Platone 3

Post on 08-Jul-2015

1,123 views 0 download

transcript

Platone

A cura di Stefano Ulliana

Panoramica

● 3) La nuova ontologia platonica ed il suo rap-porto con la costruzione di un nuovo universo. La nuova definizione della politica come ordine della legge.

William Blake – L'Antico dei giorni

3. L'ultimo Platone.

● 3.1. La nuova ontologia platonica: la trasformazione progressiva della teoria delle idee. Parmenide, Teete-to, Sofista, Politico, Filebo.

● 3.2. L'applicazione della nuova ontologia platonica alla costituzione di un nuovo universo ordinato. Timeo.

● 3.3. Le conseguenze sulla politica. Le leggi.

3.1. La nuova ontologia platonica.● La progressiva trasformazione della teoria delle

idee. Aristotele, allievo dell'Accademia platonica, sotto-pone a critica la teoria delle idee nel primo libro della sua Metafisica – Metafisica, A – riprendendo la critica che la scuola megarica (Polisseno, argomento del “ter-zo uomo”) aveva avanzato contro la medesima teoria platonica: nella ricerca di definizione e determinazione di una relazione fra il mondo ideale e quello sensibile si da atto alla costituzione di un medio concreto che, a propria volta, richiede un termine di mediazione ulterio-re, in un processo all'infinito che dissolve qualsiasi pos-sibilità di effettiva ed efficace relazione. La problematici-tà di questa moltiplicazione all'infinito si fondeva con la contraddittorietà insuperabile (aporia) di un ente che avrebbe dovuto essere nel contempo uno e molti, per

● avere relazione con l'unicità del-l'idea da una par-te e con la molte-plicità allargata degli enti sensibili dall'altra: esso sarebbe scoppia-to per la contrad-dizione.

● Qui a fianco vie-ne riportata la cri-tica aristotelica, in Metafisica, A.

● Per risolvere le critiche che Megarici ed Aristotele in-

sieme facevano valere, Platone si accinge ad una lun-ga trasformazione e revisione del proprio pensiero. A partire dal Parmenide – il testo nel quale compaiono i concetti dell'Uno e della Diade - cercherà di dare defi-nizione ad una relazione e a un medio, che non si con-cretizzino immediatamente, ma che abbiano e dimo-strino di poter possedere una struttura sì complessa, ma nello stesso tempo efficace. Lungo questa strada Platone incontrerà prima, nel Teeteto, la necessità tra-sversale di dare una definizione abbastanza sicura di conoscenza – conoscenza è opinione certa, perché basata su una causa fondata – poi dovrà affrontare di-rettamente il problema della possibilità di ridefinizione di una potenza già da lui stesso indicata, mediana, quella dell'amore, ma di doverla ripensare in funzione di una sistemazione ontologica ed universale, comples-siva dell'essere, sia ideale che apparente (l'universo).

● Questa potenza mediana viene ora definita come pos-sibilità d'essere (e quindi di non-essere, o di essere di-versamente). Essa varrà, sia per Platone che per Ari-stotele, come lo spazio immaginativo e razionale asse-gnato ad una materia intellegibile, ad una materia che occupa lo spazio mediano dell'essere e che si divide per capi opposti, sia in senso verticale, che orizzontale. Diverse saranno naturalmente le strutture approntate da Platone e da Aristotele, ma questo risulta per en-trambi il proprio punto di partenza: per il primo esso do-vrebbe condurre alla risoluzione del problema del rap-porto fra idea e sensibilità; per il secondo esso consen-tirà di applicare come soluzione del problema la rela-zione dell'atto alla potenza.

● Il poter-essere (non-essere, o es-sere diversamen-te) è una soluzione platonica che ri-prende argomen-tazioni già viste in precedenza e criti-cate dalla scuola eleate.

● Rivediamo e ri-prendiamo lo schema che le fis-sava e raffigurava.

necessario

immobile

uno

esserenon-esse-re

scopo, fine o ter-mine

divenire

● A partire dalla comprensione delle relazioni fondamen-tali presenti nello schema precedente è possibile avan-zare lungo la progressiva trasformazione dell'argomen-tazione platonica, osservando come nel Sofista Platone sia costretto da un lato a determinare una sorta di aper-tura verso l'alto, capace di rendere ragione sia della di-versità ideale che del rapporto reciproco e dialettico fra le idee stesse, dall'altro si senta necessitato a rendere stabile una possibilità di determinazione univocizzante, un giudizio vero senza errore. Ecco allora comparire i primi due “generi sommi dell'essere”: appunto la diver-sità e l'identità. Essi si applicano e si combinano in-sieme, con un possibile richiamo alla composizione re-ciproca dell'Uno superiore e della Diade inferiore.

necessario

immobile

uno

esserenon-esse-re

divenire

scopo, fine o ter-mine

1

2 2

● Per portare a conclusione un giudizio vero è necessario però dargli un termine finale di riferimento: ecco spiega-to l'inserimento del finalismo, ovvero della tendenzialità, nel sistema platonico. Lo stesso Aristotele del resto adotterà lo stesso schema compositivo, nel momento in cui farà precedere l'atto finale alla potenza in divenire. Non solo: la necessità prima dei principi e delle pre-messe si riverbererà sulla necessità delle conclusioni logiche affermative del sillogismo scientifico, a coprire e sviluppare l'emisfero astratto dell'essere. Resta però da rimarcare l'opposizione fra la decisione platonica di fare dell'Uno la forma determinante e di individuazione e quella, invece, di Aristotele di utilizzare a tale scopo un particolare concetto di materia.

● Il soggetto medio (in orizzon-tale) e mediante (in verticale), che il Platone della seconda fase aveva identificato con l'amore, ora viene invece scomposto nelle sue due di-mensioni della stabilità o quiete e del movimento. Ecco, quindi, i due rimanenti “generi sommi dell'essere”. Il quadro intero o Essere viene pertanto definito come pos-sibilità che sta in relazione (reciproca, di fare o subire). Ecco, dunque, di nuovo una forma trasformata di dialetti-ca fra le idee.

Atene – Tempio di Efesto

● Il Sofista ed il Politico sviluppano e portano a definizione ulteriore la strutturazione dialettica della filosofia platonica. Si mettono lungo il cammino che dovrebbe condurli al re-perimento di una mappa delle relazioni effettive e reali fra le idee. Contro eristi e cinici, che rispettivamente sostene-vano la comunicazione universale fra le idee e al contrario la sua impossibile effettuazione, Platone sostiene che “al-cune idee sono combinabili tra loro e altre non lo sono”. Così l'arte dialettica sarà la progressiva definizione di una determinazione ideale, attraverso possibili biforcazioni verso il basso (ver so i l , , r so è separo e allontano, sollevando), che offrono una diversificazione ed una pos-sibile identificazione, la quale a sua volta procede oltre allo stesso modo, per successiva biforcazione e identifi-cazione, sino alla conclusione del processo e all'acquisi-zione di quella parte del giudizio che non è più ulterior-mente divisibile (procedimento dicotomico e definizione specifica).

Un esempio di divisione dicotomica nel Sofista platonico

● La duplice combinazione e composizione, da un lato dei

principi dell'identico e del diverso, dall'altro della quiete e del movimento, costringe Platone a rivedere e rimodulare la re-lazione superiore delle idee. Lo spazio immaginativo e ra-zionale proprio dell'idea del Bene era stato rimodulato dal rapporto verticale e dalla combinazione dell'Uno e della Dia-de: come cambia ora la struttura di questo stesso spazio? Lo stabile movimento verso un termine e la sua potenza sem-brano combinarsi con l'atto di una determinazione comun-que superiore. Nel Filebo Platone definisce lo scopo della vita umana attraverso la riutilizzazione di criteri e parametri che – come per l'Uno e la Diade – risentono dell'influenza della scuola e della tradizione pitagorica. La stessa influen-za, del resto, sarà presente nel Timeo, testo successivo, de-dicato alla determinazione della genesi e della struttura del-l'universo visibile.

● Se il termine del movi-

mento e del divenire umano sembra come in-nestarsi nel rapporto fra desiderio e il piacere ideale che pare destinato a realizzarlo, questo in-contro pare palesare una potenza quasi illimitata: una potenza vitale infinita e libera, che come fonte inesauribile sostiene l'es-sere ed il divenire di tutte le cose naturali (uomo compreso). Ingres – La fonte

● Di fronte a questa spinta irrefrenabile, che in precedenza si era vista costituire la sostanza dei riti misterici eleusini e dio-nisiaci, come reagisce Platone? Platone cerca di dare chiusu-ra e limite a questa potenza: cerca di darle determinazione superiore, accostandola e facendola dirigere dall'intelligenza (in precedenza diretta dall'idea del Bene). Da un intelligenza che, da una posizione di superiorità, possa accostarsi ed unirsi, contemperarsi con la ricerca del piacere e così realiz-zare per l'uomo l'ideale di una “vita mista”, non divina, né grezzamente animale. Così il limite si accosta all'illimite e costituisce il misto. Il cui risultato determinato – dall'ordine misurante dell'intelligenza - è un numero. Ecco, quindi, qui presenti i quattro “generi” nuovi dell'Essere, in precedenza strutturato dai quattro criteri del Sofista.

● In realtà non cambia nulla nella posizione platonica, ma tutto

si trasforma e si sviluppa. Una struttura abbozzata inizial-mente – la teoria delle idee – riceve una prima sovrapposi-zione e risistemazione con il rapporto fra l'Uno e la Diade; poi acquisisce una forma strutturale fornita dai quattro criteri dell'identico, del diverso, della quiete e del movimento; infine questa forma strutturale raggiunge dei parametri fondamen-tali – si potrebbe quasi dire delle categorie ontologiche – tramite le quali ciò che prorompe in modo indeterminato nel-la vita viene determinato e portato a compimento e fine pre-cisi. In questo modo Platone stabilisce il rapporto classico fra vita ed intelligenza. È l'ordine e la misurazione portati e compiuti dall'intelligenza a costituire quindi ciò che, anche successivamente, verrà definito come giusta misura e giu-sto mezzo. Giusto mezzo fra una vita tutta intelligenza, ma senza vita, ed una vita completamente priva di intelligenza.

● Al primo posto della tavola dei valori platonica del File-bo viene dunque posto l'ordine, la giusta misura ed il giusto mezzo imposti dall'intelligenza. Quindi il risultato della sua operazione: ciò che è proporzionato, bello perché armoniosamente compiuto. Poi, naturalmen-te, viene considerata l'intelligenza stessa, che deve mediare con le necessità e le utilità che prorompono dalla vita stessa. Per questo deve unirsi al giudizio e – formando una coppia stabile (scienza e opinione) – giungere alla formazione ed applicazione concreta della determinazione umana verso i soli piaceri puri, non immediatamente soddisfacenti un bisogno naturale.

3.2. La nuova cosmologia platonica.● Alla nuova ricomposizione unitaria fra mondo superiore intelle-

gibile e mondo inferiore sensibile ed alla sua nuova struttura-zione immaginativo-razionale non poteva non corrispondere il tentativo platonico di dare forma ad un'origine, ad una forma-zione e ad una struttura fenomenica dell'universo completa-mente nuove e sinora impensate. Nel Timeo Platone propone allora un racconto mitologico piuttosto complesso ed articolato relativo all'origine, alla formazione ed alla struttura ordinata del-l'universo visibile e sensibile.

● Dal caos iniziale, nella sua necessaria posizione (Dal ), un'intel-ligenza ed una volontà divina – quella del Demiurgo o divino ar-tefice – amante del bello e del bene trae un nuovo ordine ed una nuova unità, come una spina dorsale attorno alla quale or-ganizzare un nuovo mondo ordinato. Naturalmente il principio dell'ordine sta nel mondo intellegibile, che il Demiurgo imita e copia nella materia del mondo sensibile.

● L'ordine e l'unità dell'universo è l'anima dell'universo stesso, che fornisce vita alla materia preesistente, di-ramandosi ed individuandosi in ogni essere naturale. Il movimento generale dell'universo è scandito dal tempo - “immagine mobile dell'eternità” delle idee – che ruota e rivoluziona secondo un ritmo ed una successione sempre eguale a se stessa, che sempre rinasce e si ri-prende. Gli astri del cielo e nel cielo costituiscono gli esseri più vicini al divino, perché incarnano con il loro movimento rotatorio la volontà ordinatrice del Demiurgo stesso: attraverso il loro movimento infatti si coordinano e si formano tutti i movimenti e le vite inferiori.

● Anche nel Timeo Platone propone una particolare strut-

turazione dell'universo visibile, che accosta alla pro-gressiva formazione delle entità numerico-geometriche della tradizione pitagorica (punto, linea, superficie, soli-do), soprattutto alla progressiva complicazione delle fi-gure triangolari, gli antichi elementi della dottrina em-pedoclea: terra, acqua, aria e fuoco. Ogni elemento ha la sua particolare e via via più complessa strutturazione geometrica, in solidi via via più complessi, che entrano in complicatissime relazioni reciproche, via via più enigmatiche nella loro possibile spiegazione. I solidi geometrici platonici verranno a loro volta interpretati successivamente da Euclide, negli Elementi (Libro XIII).

● Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Solido_platonico

3.3. Il Platone delle Leggi.

● L'ordine, la giusta misura ed il giusto mezzo del Politicoinfluenzano l'ultima speculazione politica di Platone. Anche se ogni individuo avrebbe bisogno del suo parti-colare giusto mezzo (fra eccesso e difetto), non si può non dare un riferimento generale alla collettività. Ciò avviene appunto attraverso le leggi.

● Le leggi devono convincere razionalmente della propria bontà e giustizia i singoli cittadini, che tramite di esse si possono così incamminare verso la virtù. Sostegno e vivificazione del discorso razionale ed argomentato, la tradizione religiosa consente a Platone di riutilizzare in modo rivoluzionario i miti greci, per la formazione di una speciale religione di Stato.

● La nuova religione dello Stato platonico reale utilizza gli

ultimi risultati teoretici del Timeo, per proporre un ordi-ne cosmico e teologico: lo studio dei movimenti degli astri divini diviene la premessa per la previsione dei loro effetti di determinazione sul mondo reale e sugli uomini (teologia astrale). Contro Democrito ed il natura-lismo di Anassagora Platone riprende dunque la con-cezione mitica e religiosa degli astri, come dei e divinità pensanti e volenti, determinanti. Lo stato reale degli uomini dovrà dunque ancora imitare per riflesso quelle volontà intelligenti, per dare ordine ed armonia alla pro-pria vita collettiva. Non è allora ininfluente sottolineare come questa nuova posizione comporti l'indebolimento della libertà dialettica e importi una nuova dimensione di assoggettamento e di soggezione, vicina al nuovo spirito dei tempi (Alessandro il Macedone).