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URBINO 25-01-2013
Antonella Scalognini
Il colloquio di counseling si avvale di due momenti:
la posizione di accoglienza attraverso il coinema
materno e una posizione attiva attraverso il coinema
paterno
Atteggiamento rispecchiante e non direttivo:
coinema materno attraverso l’accoglienza e
l’accettazione incondizionata (alla persona e
non al comportamento).
Posizione non giudicante come sospensione di
un giudizio assolutizzante.
Il colloquio di counseling
coinema paterno: posizione attiva che
accompagna, pedina, affianca e non
dirige (con qualche eccezione) ma
domanda per aiutare la persona ad
ampliare itinerari di senso e di azione e
promuove l’avvio all’azione
Il colloquio di counseling È arte del domandare, del fare le “giuste”
domande, le domande “appropriate”: la persona
ha in sé le risorse per procedere nella
comprensione e nella ricerca di quelle alternative
che stanno alla base del superamento della
situazione di crisi o empasse esistenziale;
promuove un ampliamento delle capacità di
discernimento attraverso la ricerca di nuovi
significati e nuove prospettive di senso; aiuta la
persona a “rivisitare se stesso, il proprio mondo, e
il problema che intende affrontare”
Franco Nanetti,
“ Counseling ad orientamento transpersonale” ed. Mylife, Rimini 2010
“ Il Risveglio della coscienza” ed. Pendragon, Bologna, 2012
Il colloquio non direttivo
Operativamente l’accoglienza inizia
mettendosi in sintonia con il
comportamento verbale e non verbale,
ricalcando così l’esperienza del mondo
che l’altro sta vivendo.
Tale passo prende il nome di
rispecchiamento.
“E’ importante entrare nel mondo dell’altro, se lo si
vuole portare nel nostro” (M. Erickson)
“E’ importante entrare nel mondo dell’altro, se lo si
vuole portare nel nostro” (M. Erickson)
Tipologie di rispecchiamento
Il rispecchiamento può avvenire:
-a livello non verbale, quando si riproducono la posizione, i
gesti, i movimenti, la respirazione, la mimica.
-a livello paraverbale, quando si riproducono il tono, il
volume, il timbro, la velocità della voce dell’altro;
-a livello verbale, quando ad es. si utilizzano i predicati verbali
di uno stesso sistema rappresentazionale dell’interlocutore.
Oltre al rispecchiamento diretto, abbiamo anche il
“rispecchiamento incrociato”: per es. si può rispecchiare la
respirazione dell’altro muovendo le dita sul tavolo con lo
stesso ritmo, oppure si può sottolineare la cadenza del
discorso con dei movimenti del capo.
IL RISPECCHIAMENTO VERBALE:
PARAFRASI E VERBALIZZAZIONE
La PARAFRASI è una forma di supporto verbale caratterizzata
da una riformulazione sintetica e chiarificatrice dei contenuti
essenziali della comunicazione dell’altro, al fine di aiutarlo ad
ampliare la comprensione cognitiva in merito al problema che
vuole risolvere e di offrirgli la consapevolezza di essere stato
capito.
La VERBALIZZAZIONE, o rispecchiamento dei sentimenti, è una
forma di supporto verbale che riformula gli stati d’animo
contenuti nel messaggio del cliente, al fine di aiutarlo a mettersi
in contatto con gli aspetti emozionali del suo discorso e a porre
in risalto il significato soggettivo che egli attribuisce alle proprie
esperienze, in modo tale che possa acquisire una maggiore
consapevolezza dei sentimenti che prova.
un inizio di frase che si concentra su un’ipotesi
di comprensione, attraverso locuzioni del tipo:
“se ho capito bene...”
“è questo che lei sta dicendo...”
“lei si domanda in parole povere...”
l’essenza di ciò che ha detto il cliente
una verifica conclusiva che consiste in una
breve domanda (esempio: “Ho capito bene?”,
“Ho correttamente inteso quanto stai
dicendo?”, “Ti corrisponde?”, “Che cosa pensi
in merito a ciò?”)
Franco Nanetti, “ Counseling ad orientamento transpersonale” ed. Mylife, Rimini
2010
Cosa ne pensi rispetto a quanto ci siamo
detti, a quanto ho osservato? Tu come
la vedi, faresti? Quale è la tua
opinione?”
Sono domande che non impongono una
risposta si-no
La tecnica del laddering nasce nell’ambito
della teoria dei costrutti personali di George
Kelly (1955).
Per Kelly, l’individuo non é un trasformatore
automatico di stimoli, ma un
COSTRUTTORE attivo di significati i cui
contenuti cognitivi (costrutti) sono
organizzati secondo criteri gerarchici di
importanza.
Come ci sentiamo non deriva da ciò che ci
succede nella vita, ma da come lo
interpretiamo
L’operazione di elicitazione degli alberi gerarchici fu
battezzata da Hinkle laddering.
Laddering verso l’alto (up), in cui convinzioni
sopraordinate e più astratte giustificano secondo
regole o concetti più generali e ampi una certa idea
dell’individuo;
Laddering verso il basso (down), in cui le stesse
convinzioni sono giustificate ricorrendo a
esemplificazioni concrete o comunque concetti più
ristretti.
La domanda up: cosa c’è di importante per te in…?
La domanda down: che significato ha per te
questo…?
E’ un superamento del conflitto
interpersonale attraverso l’apertura al
dialogo autentico.
È riprendersi la responsabilità delle
propri pensieri, comportamenti ed
emozioni
Un atto di coraggio
Quindi quando ci dicono o diciamo
“mi fai arrabbiare, mi fai sentire in
colpa, mi fai vergognare di te…” non
ci assumiamo in prima persona la
responsabilità dei nostri sentimenti e
dei nostri bisogni sottesi
1) COMUNICAZIONE DESCRITTIVA O
CONSTATATIVA O FENOMENOLOGICA.
Educa a discriminare i fatti dalle
interpretazioni senza che i fenomeni
descritti vengano interpretati e valutati.
Es. “ Sembri triste trasformato in vedo la fronte aggrottata e la mascella
contratta
“ Fai movimenti nervosi con il piede diventa fai ballare il piede, ne sento
le vibrazioni
“ Sei pieno di entusiasmo diventa sento che parli in fretta e sorridi
“ E’ sempre in ritardo diventa è arrivato in ritardo sei volte in questo
mese”
2) COMUNICAZIONE ESPRESSIVA O
EMOTIVA.
Permette di esprimere ciò che si prova
in termini emozionali: si parla di sé e di
ciò che si sperimenta senza avere la
pretesa di parlare in nome di altri, di
giudicare o colpevolizzare
Le nostre emozioni inespresse talora si
manifestano sotto forma di stili inefficaci,
interrompendo il flusso comunicativo
anziché agevolarlo
Questo capita perché alcune situazioni
provocano in noi delle reazioni emotive
(paura, ansia, rabbia, insicurezza,…) che
trapelano dalla nostra risposta e dal
nostro atteggiamento.
3) COMUNICAZIONE VALUTATIVA O
RIFLESSIVA.
si riferisce in termini cognitivi
(penso, immagino…) il proprio
punto di vista in merito ai propri
stati d’animo percepiti.
4) COMUNICAZIONE INTENZIONALE
O TEOLOGICA.
Si riconosce l’effettivo bisogno
insoddisfatto che porta a vivere uno
stato di personale disagio.
“in certe occasioni sento forte il bisogno di essere visibile,
riconosciuto, coccolato, amato…”
5) COMUNICAZIONE AFFERMATIVA O
ASSERTIVA.
Si riferisce all’interlocutore una richiesta
chiara, concisa e concreta, espressa
in positivo in riferimento al bisogno
che desidera venga soddisfatto,
senza esercitare pretesa
6) COMUNICAZIONE SPIRITUALE
Cerchiamo di comprendere le ragioni
profonde che ci spingono a reiterare gli
stessi comportamenti, rivivere gli stessi
copioni
E nel silenzio del cuore ristrutturiamo in
positivo questo nostro copione
attraverso il per-donare e per-donarsi