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RECLAMO
(art. 92 LRTV)
presentato
dalla Spettabile FEDERAZIONE DEI CACCIATORI TICINESI (FCTI), Gordola,
rappr.ta del suo Presidente Avv. Fabio Regazzi – agente anche a titolo
personale – e del Segretario Signor Michele Tamagni (rappr.ti dall’avv. Fabrizio
F. Monaci, 6500 Bellinzona)
~ Reclamanti ~
riguardante più trasmissioni connesse ai sensi dell’art. 92 cpv. 2 LRTV di cui alla
finction “Il Guardiacaccia” trasmesso in cinque puntate dalla Radiotelevisione
svizzera di lingua italiana (RSI) su LA 1 dal 4 dicembre all’8 dicembre 2017,
alle ore 20:40.
* * *
C E L I O - K R A U S H A A R
G A L F E T T I
M O N A C I
STUDIO LEGALE E NOTARILE
Michela Celio-Kraushaar
avvocato e notaio
CHE-281.930.487
Giuseppe Galfetti
avvocato
CHE-419.863.465
Fabrizio F. Monaci
avvocato
CHE-149.137.391
Iscritti nel Registro degli avvocati
del Canton Ticino e membri FSA
RACCOMANDATA
Avv. Francesco Galli
Mediatore RSI
Corso Elvezia 16
6900 Lugano
Bellinzona, 15 gennaio 2018
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A. IN ORDINE
1. La trasmissione oggetto del reclamo è stata trasmessa dalla RSI, su LA 1,
l’ultima volta l’8 dicembre 2017. Il termine di reclamo di 20 giorni secondo l’art.
92 cpv. 1 LRTV, sospeso dalle ferie di cui all’art. 22a lett. c. PA (in merito della
sospensione del termine di reclamo, cfr. decisione AIRR b.623 del 3.12.2010,
cons. 3.2.1) viene a scadere il giorno 13 gennaio 2018, sabato, di modo che viene
riportato al primo giorno feriale successivo (art. 20 cpv. 3 PA), vale a dire il
lunedì 15 gennaio 2018, e questo a prescindere dal fatto che in ogni caso l’ultima
replica è andata in onda l’11 dicembre 2017.
2. Ne discende che introdotto in data odierna il reclamo si rivela tempestivo
per tutte le trasmissioni qui impugnate (visto che tra la prima e l’ultima
trasmissione non sono trascorsi più di tre mesi, conformemente all’art. 92 cpv.
1 terza frase LRTV).
3. Il presente reclamo ha per oggetto una “trasmissione redazionale diffusa”
da una “emittente svizzera” secondo l’art. 91 cpv. 3 lett. a LRTV, ovvero la
fiction “Il Guardiacaccia” trasmessa dalla RSI, su LA 1. Del resto è pacifico che
anche una fiction può rientrare tra le trasmissioni qui querelabili (in tal senso
cfr. BLUM/STAUB, I Muri del pianto dei media svizzeri, pag. 45; cfr. altresì
decisione AIRR b. 684 del 20.06.2014).
4. La FCTI è la federazione di tutte le associazioni venatorie del Cantone
Ticino è persegue quale scopo, tra l’altro, la difesa della caccia e degli interessi
dei cacciatori (doc. 1: Statuto della FCTI). Fabio Regazzi reclama anche
individualmente in qualità di cittadino toccato dalla trasmissione quale
cacciatore; in ogni caso, nella denegata ipotesi che non gli si possa riconoscere
un legittimo interesse, egli potrà senza dubbio vantare ben più dei 20 firmatari
1 Oltre alla menzionata decisione dell’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva AIRR, si
veda anche AIRR, Rapporto annuale 2010, pag. 7.
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richiesti per l’azione popolare dinnanzi all’autorità indipendente che, se del
caso, si potrà adire in seconda istanza (art. 94 LRTV; DTF 137 II 40).
B. PREMESSE
5. Primariamente occorre premettere che le puntate da qualche giorno non
sono più disponibili sul sito della RSI2 di modo che non è più stato possibile
effettuare un’ulteriore visione al fine di riportare nel dettaglio i passaggi
maggiormente contestati. Ne viene che si chiede a codesto Mediatore che alla
RSI venga fatto ordine di produrre più copie del DVD contenente le cinque
puntate, così come ci si riserva – una volta visionata nuovamente la serie – di
approfondire, specificare e addurre argomentazioni aggiuntive.
6. Sta di fatto che la trasmissione, una prima TV prodotta dalla RSI, è passata
in cinque puntate, tra il 4 e l’8 dicembre 2017. Le rispettive repliche sono andate
in onda dal 5 all’11 dicembre 2018 (vedi doc. 2).
7. Sebbene si tratti di una fiction è bene porre in particolare risalto che la
trasmissione è stata espressamente promossa come ispirata ad una storia vera e
come rappresentativa del mondo della caccia cantonale e addirittura quale
spunto di riflessione sulla caccia.
8. Nel promo di cui al doc. 2, pubblicato sul sito della RSI il 29 novembre
2017, il responsabile Produzione Fiction RSI Alessandro Marcionetti afferma:
“Ci auguriamo che questa serie in 5 episodi dia uno spunto appassionante
per interrogarci su sensibilità, approcci e opinioni diverse attorno alla tutela
di fauna e ambiente sul nostro territorio”3. [nostre sottolineature]
2 Più precisamente i video si trovavano ai seguenti indirizzi URL: www.rsi.ch/play/tv/programma/il-
guardiacaccia?id=9798694&station=rete-uno, rispettivamente www.rsi.ch/la1/film-e-telefilm/telefilm/il-
guardiacaccia/ 3 Cfr. anche www.rsi.ch/chi-siamo/comunicati-stampa/Il-Guardiacaccia-Prima-tv-9842962.html.
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9. Come risulta altresì dal promo di cui al doc. 34, il regista Andrea Canetta
“s’ispira a una storia vera e nella Valle Onsernone (Vergeletto) gira cinque
episodi dedicati al mondo della caccia”. Del resto è noto che la storia vera a cui
ci si riferisce è quella dell’ex-capo del corpo dei guardiacaccia ticinesi,
Venanzio Terribilini di Vergeletto (il suo nome scorre d’altronde anche nei titoli
di coda della fiction litigiosa), di cui il medesimo regista si era occupato nel suo
documentario “I racconti del guardiacaccia”, passato sulla RSI, LA 1, domenica
15 novembre 2015, ore 20:405.
10. La locandina promozionale (doc. 4) così presenta la serie:
“Serie in cinque episodi dedicata al mondo della caccia. Nelle valli e
nei boschi della Svizzera italiana s’intrecciano le vicende di
guardiacaccia e bracconieri, rivali per mestiere eppure complici nella
passione per la natura, i suoi segreti e le avventure vissute inseguendo
la preda.
Orso è guardiacaccia e veglia sulle montagne in cui è cresciuto. Diana
è una biologa che condivide l’amore per gli animali, ma da un altro
punto di vista. Insieme sono chiamati ad assicurare che ognuno rispetti
la legge per una convivenza equilibrata tra l’uomo e la natura.”
[nostre sottolineature]
11. Nella trasmissione di RETE UNO, “Attualità culturale”, del 29.11.17, ore
17:40, intitolata “Il Guardiacaccia: dal locale all’universale”
(nientepopodimeno), la serie è così presentata: “Asperità e genesi di una serie
TV targata RSI scritta e diretta dal regista Andrea Canetta dedicata alla
montagna e alle sue creature (esseri umani compresi)” (doc. 5).
4 Stampa della pagina di cui all’URL www.rsi.ch/rete-uno/programmi/intrattenimento/millevoci/Ciak-si-
gira-Il-Guardiacaccia-9780082.html. 5 Ancora reperibile sul sito www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/storie/I-racconti-del-guardiacaccia-
6350098.html (visitato il 10.01.2018). Anche su Youtube: www.youtube.com/watch?v=bylYxuVXxpQ.
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12. Anche il direttore RSI, Maurizio Canetta, nel suo scritto del 14 dicembre
2017 (doc. 6) inviato al reclamante in risposta alla sua lettera aperta dell’11
dicembre 2017 (doc. 7), afferma che “si tratta di una serie basata su episodi
reali”.
13. Tutto ciò per dire che pur trattandosi di una fiction – per definizione un film
che basa la sua storia su fatti o personaggi di fantasia – la volontà, espressamente
dichiarata, della produzione e della regia, peraltro ampiamente reclamizzata, era
quella di conferire alla trasmissione sul mondo venatorio cantonale un evidente
aspetto realistico, quasi documentaristico, in contrapposizione quindi alle storie
meramente fantasiose ed inventate, senza riferimenti a cose o a persone, tipiche
della finzione. Fosse stato così non avrebbe generato nel pubblico l’idea che i
cacciatori sono bracconieri, delinquenti incalliti privi di scrupoli e di etica,
assetati di sangue e noncuranti di ogni regola.
14. Come si vedrà appresso, non solo la trasmissione riporta fatti solo
parzialmente veri e mai accaduti nelle modalità presentate o addirittura del tutto
inverosimili, ma in genere rappresenta un mondo venatorio che si contrappone
totalmente alla realtà. Alcuni episodi o non se ne ha più memoria o sono avvenuti
in tutt’altro modo e per di più in tempi ben lontani, decenni e decenni orsono.
Terribilini può casomai averne riferito per sentito dire e di sicuro non possono
essere capitati in maniera così non credibile ed inverosimile.
C. MOTIVI
15. I motivi di reclamo configurabili nella specie discendono in particolare
dagli art. 4 e 5 LRTV. Nel caso qui in esame i reclamanti fanno valere
segnatamente i seguenti motivi di reclamo.
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1) Principio di oggettività (art. 4 cpv. 2 LRTV)
Principio di oggettività (in senso stretto) (art. 4 cpv. 2 prima frase LRTV): “Le
trasmissioni redazionali con contenuto informativo devono presentare
correttamente fatti e avvenimenti, in modo da consentire al pubblico di formarsi
una propria opinione”.
Principio di trasparenza (art. 4 cpv. 2 seconda frase LRTV): “I pareri e i
commenti devono essere riconoscibili come tali”.
16. Diversamente dagli asseriti propositi promozionali visti poc’anzi, la serie
non consente nemmeno lontanamente al pubblico di formarsi un’opinione
oggettiva e corretta riguardo il mondo contemporaneo della caccia e della tutela
della fauna e del territorio. I fatti presentati sono anacronistici, arcaici, travisati
e di cui se ne era persino perso la memoria tanti gli anni trascorsi (ad es. si pensi
alla ragazzina freddata in modo assolutamente scriteriato da un cacciatore; 4.a
puntata); non sono credibili (si pensi solo al precedente cacciatore che in
condizioni meteo e di luce perfette spara alla ragazza vestita di bianco
confondendola per un capriolo (marrone-rosso) e da questo atto gravemente
negligente viene poi addirittura assolto in via giudiziaria, oppure al bracconiere
morto nel dirupo perché in fuga dal guardiacaccia che, nel 2017, caccia per
sfamare la moglie, da cui è divorziato, con i suoi tre figli; non sono riferiti come
avvenuti (ad es., nell’ultima puntata, il ferimento del guardiacaccia durante la
caccia alla beccaccia, accaduto sì, ma in modo del tutto differente – vedi anche
il documentario menzionato sopra –, tanto che i tribunali avevano prosciolto il
cacciatore siccome esente da colpe, per contro – salvo errore – attribuite alla
vittima che non doveva trovarsi in quella situazione).
17. Tutti i casi evocati che in qualche modo sono realmente accaduti – sebbene
in circostanze ben differenti da quelle narrate – risalgono ad ogni buon conto a
parecchi anni orsono, ragione per cui rappresentano un mondo venatorio che non
esiste più, sempre che sia mai esistito in queste dimensioni. Si tratta in ogni caso
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di fatti più unici che rari che sono casomai avvenuti sull’arco di parecchi anni
(probabilmente non meno di 60 anni), che non possono in nessun modo essere
rappresentativi del mondo della caccia e della montagna ticinese come
annunciato dalla produzione e dal regista. Condensandoli ai giorni nostri così
come fa la serie oltre che essere del tutto anacronistico rende l’idea che questi
avvenimenti siano la regola quotidiana e non l’eccezione.
18. La serie televisiva oggetto di contestazione si limita a proporre episodi
deplorevoli e condannabili dell’esercizio della caccia e della pesca, in totale
dispregio dei sentimenti di coloro che queste attività le praticano con estrema
passione e rigore etico e legale. L’immagine del cacciatore veicolata è deleteria
e si manifesta in tutto il suo squallore nella quarta puntata, nella quale si mostra
la scena, osservata dall’alto da due guardiacaccia, di un cacciatore che si apposta
dietro ad un masso, orina (“i cacciatori lo fanno per marcare il territorio”
chiosa il protagonista!), sorseggia del liquore da una borracina di latta, sente
degli improbabili rumori provenienti dalla boscaglia generati da due ragazze che
corrono, imbraccia il fucile e lo punta verso tali rumori, non si ferma nemmeno
con le urla, i fischi e lo sparo con la pistola delle guardie, e infine, appena una
ragazza esce dalla vegetazione esplode dissennatamente il colpo freddandola
con una pallottola al petto. Per di più una ragazza vestita di bianco-grigio chiaro
che in condizioni di visibilità perfette viene confusa con un capriolo marroncino-
rosso. Non solo: il cacciatore vuole persino darsela a gambe, sennonché viene
fermato dalla compagna della vittima. Seguirà poi il dialogo a cena tra le due
guardie e la biologa durante il quale – con riferimento all’uccisione della
giovane – si dirà che i cacciatori sono come gli squali quando sentono il sangue:
rimangono accecati! Ma non è finita. Poco oltre nello sceneggiato si vedrà il
medesimo cacciatore sbirciare nel cimitero il protagonista Orso che posa un
fiore sulla tomba della ragazza uccisa: riferirà di lì a poco di essere stato
prosciolto per l’omicidio (sic!), nonostante la gravissima e manifesta negligenza
di costui.
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19. Orbene, in tutte le puntate i cacciatori sono sostanzialmente presentati
come dei selvaggi, degli scriteriati, confusi con personaggi loschi che si
aggirano sulle montagne, dei criminali dediti all’alcol (al proposito la fiction
contiene tutta una morale) che possono uccidere incautamente che tanto
vengono altrettanto avventatamente prosciolti per il loro agiti delinquenziali,
manco si trattasse di personaggi intoccabili che tutto possono. Si minaccia
(seconda puntata) e si spara al guardiacaccia con disinvoltura (ultima puntata),
si uccide un capriolo a sassate alla testa per non rovinarne le carni (terza
puntata), e via almanaccando tutta un serie di episodi che diffondono
un’immagine del cacciatore completamente distorta, falsata e forzata.
20. D’altronde fin dalla prima puntata si propone un bracconiere incallito che
non può farne a meno di catturare camosci, quasi sia assuefatto da chissà quale
dipendenza come lo potrebbero essere tutti i cacciatori.
21. Tutto ciò non corrisponde alla prospettata informazione fornita al pubblico
sul mondo della caccia e atta a suscitare la riflessione preannunciata e
prefigurata dagli autori. L’assenza di oggettività, di correttezza e di trasparenza
è manifesta. Bastava un minimo sforzo di ricerca sul web (ad es. consultazione
del sito della FCTI e dell’UCP) oppure una scorsa alla legislazione venatoria
federale e cantonale per appurare che la realtà della caccia in Ticino e in Svizzera
è ben diversa.
22. Intanto chi vuole conseguire la patente di caccia oggi deve per due anni
frequentare corsi teorici e pratici sull’etica, sulle leggi, sulla biologia della fauna,
sulle conoscenze forestali ed ecologiche, sull’igiene delle carni, ecc.; deve
svolgere giornate di lavoro a favore dell’habitat, effettuare dei censimenti di
selvaggina, garantire di saper maneggiare a perfezione le armi, imparare a
sparare in maniera ottimale, e via discorrendo, ritenuto che da qualche anno è
pure stato pubblicato un libro che occorre apprendere a memoria. Dopo i due
anni di preparazione i candidati cacciatori devono superare severi e rigorosi
esami scritti, orali e pratici (per le armi e il tiro). L’Ordinanza sulla caccia
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prevede poi che anche il cacciatore patentato deve continuare ad effettuare un
tiro obbligatorio. La FCTI prevede poi regolarmente ad informare i cacciatori
organizzando serate di formazione e informazione, pubblicando una newsletter
e la rivista “La Caccia”.
23. In Ticino, i circa duemila cacciatori partecipano in modo determinante alla
gestione di specie problematiche come il cervo e il cinghiale, notoriamente fonte
di danni alla vite, alle colture e alle foreste, danni che hanno già superato più di
una volta la soglia annua del milione di franchi a carico del Cantone. I cacciatori
versano annualmente oltre un milione di franchi nelle casse dello Stato per le
patenti, contribuendo a finanziare il servizio cantonale della caccia. Prestano
pure il loro tempo per il recupero degli habitat per la selvaggina (anche a favore
di specie non cacciabili e in bandite di caccia) e collaborano, sempre
gratuitamente, con i guardacaccia per i conteggi primaverili di diverse specie
selvatiche o fornendo preziosi dati per altre specie, ad esempio la beccaccia o i
censimenti di fagiani nel mese di agosto, ecc. La stragrande maggioranza di loro
esercita l’attività venatoria nel rispetto delle leggi, non esitando ad
autodenunciarsi in caso di errore, e contribuisce alla valorizzazione di una
preziosa risorsa naturale qual è la carne di selvaggina le cui norme sanitarie
divengono sempre più esigenti. Essi propongono pure la costituzione di bandite
di caccia per la salvaguardia delle popolazioni di selvaggina.
24. I cacciatori concorrono a mantenere salde le tradizioni gastronomiche
(salumi di selvaggina, vecchie ricette, ecc.) e si adoperano per il mantenimento
del territorio, preservando vecchi sentieri e restaurando cascine di montagna che
sarebbe andate altrimenti perse. Attraverso la FCTI hanno raccolto
un’imponente collezione di animali imbalsamati e si recano pure nelle scuole
del cantone a presentare ai giovani le specie viventi in Ticino allestendo nei
boschi una esposizione di animali che i ragazzi devono trovare e riconoscere.
Talmente sono tante che è impossibile in questa sede, senza rischiare di essere
troppo prolissi, riassumere quali siano le reali attività dei cacciatori nel Cantone
e l’interesse pubblico che essi assolvono nell’ambito della tutela del patrimonio
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ambientale; fatto è che la fiction in contestazione si distanzia assai dalla realtà,
diffondendo – contrariamente agli intenti proferiti – l’univoco messaggio che la
caccia è delinquere e bracconaggio, un’equazione del tutto errata e falsa.
25. Il bracconaggio, inteso come il cacciare di frodo e il comportarsi senza
scrupoli verso la natura, è da sempre duramente osteggiato dalla FCTI e dai
cacciatori tutti, tant’è che l’art. 3 lett. g dei suoi Statuti ne postula una severa
repressione (doc. 1). I casi gravi si riducono vieppiù e sono da ricondurre in
prevalenza a personaggi che nulla hanno a che vedere con il mondo venatorio.
A fronte dei 7000 capi di selvaggina (di tutte le specie cacciabili)6 che vengono
abbattuti in un anno nel Canton Ticino, l’uccisione di frodo di qualche raro
esemplare diviene veramente un fatto straordinario.
26. Associare la caccia al bracconaggio, duramente combattuto dai cacciatori
medesimi e quasi sempre compiuto da persone prive di patente (quindi non
cacciatori), è del tutto fuorviante. Lascia pertanto oltremodo sgomenti
apprendere dal responsabile fiction RSI che “per raccontare questo universo
[quello dei cacciatori, ndr.] fosse obiettivamente necessario concentrarsi su chi
non rispetta le buone regole di comportamento tenute dalla maggioranza degli
appassionati di caccia alle nostre latitudini”, ciò che dovrebbe suscitare “un
dibattito aperto e costruttivo”. (v. doc. 8). Mal si comprende come si possa
sostenere che per raccontare oggettivamente un determinato settore è necessario
concentrarsi su chi, in numero esiguo, sgarra e su chi compie atti penalmente
rilevanti, segnatamente quando ciò rappresenta l’eccezione: è come dire che per
raccontare il mondo clericale occorre concentrarsi solo sui preti pedofili, o che
per raccontare l’attività dei politici svizzeri occorre concentrarsi solo su quelli
corrotti, o che per presentare il giornalismo occorre parlare solo dei giornalisti
di regime, e per il mondo dell’insegnamento si deve parlare soltanto di quei
pochi docenti inchiestati, e qui non finiremmo più di proporre esempi. Sta di
6 Sulle catture in Ticino, vedi sito UCP: www4.ti.ch/dt/da/ucp/temi/caccia/caccia/tabelle-
riassuntive-delle-catture.
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fatto che è manifestamente errato presupporre che per presentare un settore
specifico (la caccia) occorra concentrarsi quel che è eccezionale e straordinario
(il bracconaggio), ciò che per definizione non è comune, non è rappresentativo,
e dunque non può fornire una visione oggettiva e trasparente.
27. Non ne va diversamente di come è stato rappresentato l’operato dei
guardiacaccia. Essi sono delle persone mosse da passione per la natura e la fauna
selvatica, spesso con un passato di cacciatori attivi, il cui ruolo non si riduce a
sorvegliare i cacciatori durante l’esercizio della caccia, peraltro limitato a pochi
mesi all’anno. Il loro ruolo comprende il rilevamento di indicatori biologici, la
raccolta di dati sul terreno (censimenti notturni o durante il periodo degli amori)
per la pianificazione della caccia e per il monitoraggio degli effettivi di
selvaggina, la verifica dello stato di salute della fauna selvatica e dei danni alle
colture, gli abbattimenti di selvatici malati o fonte di danni, il controllo delle
catture, nonché il rilevamento dei dati biometrici delle stesse.
28. In esito a quanto suevocato se ne devo concludere che la contestata serie
televisiva il Guardiacaccia lede manifestamente il principio di oggettività.
2) Principio di pluralità o di pluralismo (art. 4 cpv. 4 LRTV)
Vedi art. 4 cpv. 4 LRTV: “I programmi delle emittenti concessionarie devono
rappresentare in modo adeguato la pluralità degli avvenimenti e delle opinioni
nell’insieme delle loro trasmissioni redazionali”.
29. Ritenuto che l’idea di fondo della fiction in parola era quella di suscitare
un dibattito, di fungere da spunto di riflessione, di presentare il mondo venatorio
e della montagna, appare chiaro a tutti che il messaggio univoco che ne è
scaturito viola altresì il principio di pluralità. S’imponeva di interpellare anche
la FCTI e di valutare le più disparate opinioni, in particolar modo di quelli che
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potevano rappresentare il cacciatore corretto che si prodiga per svolgere tutte
quelle attività di cui si è appena detto e a cui si rimanda.
30. D’altro canto il guardiacaccia, ora in pensione, a cui la serie s’ispira era
noto nell’ambiente venatorio per essere molto agguerrito contro la categoria dei
cacciatori verso cui serbava parecchi pregiudizi e, probabilmente, anche
qualche rancore, specie dopo l’inchiesta amministrativa che una quindicina di
anni fa lo aveva coinvolto.
3) Mancato rispetto dei diritti fondamentali (art. 4 cpv. 1 LRTV)
Vedi art. 4 cpv. 1 LRTV: “Tutte le trasmissioni di un programma radiofonico
o televisivo devono rispettare i diritti fondamentali. Le trasmissioni devono in
particolare rispettare la dignità umana, non devono essere discriminatorie, né
contribuire all’odio razziale, né ledere la morale pubblica, né esaltare o
banalizzare la violenza”.
31. I reclamanti reputano inoltre che la categoria dei cacciatori sia stata
ampiamente discriminata, oltre che lesa nella propria immagine, nella propria
personalità e nel proprio onore, beni giuridici tutelati a livello costituzionale
dalla libertà personale sancita dall’art. 10 cpv. 2 Cosf fed., segnatamente dalla
sua componente psichica (cfr. AUER/MALINVERNI/HOTTELIER, Droit
constitutionnel suisse, ed. 2006, vol. II, n. 340 e segg., segn. 342). Trattandosi
di diritti fondamentali protetti dalla Costituzione, i reclamanti sono senz’altro
legittimati a censurare la trasmissione anche da questo profilo.
32. Orbene, è pacifico che la serie in discussione tende a screditare la categoria
dei cacciatori dipingendoli come personaggi disonesti, dediti alla delinquenza,
privi di senso della legalità e dell’etica, non solo venatoria ma anche umana. Al
proposito, per non ripeterci, si rinvia a quanto già diffusamente scritto sopra,
rimarcando qui come in siffatte circostanze è normale che la categoria dei
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cacciatori si sia sentita lesa nella sua personalità, offesa e diffamata nella misura
in cui ciò non rappresenta per niente la realtà, soprattutto quella odierna. La
generalizzazione che viene fatta, la decontestualizzazione dei fatti, distorce la
realtà e non può che essere offensiva (non può essere la comparsata di una
manciata di secondi nella terza puntata del cacciatore corretto recitato da Diego
Gaffuri che ha ristabilito gli equilibri).
33. Per finire ci sembra pure ammissibile sostenere che la violenza sia stata
senz’altro banalizzata ed esaltata, probabilmente con l’intento di ottenere non
si capisce bene quale effetto. Ci si riferisce all’episodio già surriferito
dell’uccisione della ragazza: un fatto di estrema gravità, compiuto con così tanta
leggerezza da una persona poi addirittura assolta nonostante l’estrema
violazione delle più elementari norme di diligenza, ci appare una chiara e
preoccupante banalizzazione.
C. CONCLUSIONI
34. I reclamanti chiedono che il Mediatore esamini le contestazioni oggetto del
presente reclamo a norma dell’art. 93 LRTV. In accoglimento del reclamo, si
chiede che il Mediatore accerti che la trasmissione “Il Guardiacaccia” ha violato
i principi testé evocati e che fornisca debite raccomandazioni alla RSI al fine di
evitare per il futuro ulteriori violazioni rispetto al mondo venatorio, oltre che
raccomandare alla medesima emittente di produrre una o più trasmissioni che
rappresentino oggettivamente e in maniera completa il reale ed effettivo mondo
venatorio odierno.
35. Si chiede infine che il Mediatore inviti l’emittente a che la trasmissione non
venga più resa accessibile in alcun modo, specialmente su internet.
36. In ogni caso si chiede che venga indetta un’udienza conciliativa tra le parti.
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Con i migliori saluti.
Avv. Fabrizio F. Monaci
Si producono i seguenti documenti:
Doc. 1 Statuto FCTI (ed. 8.5.2010);
Doc. 2 Stampata promo pubblicato sul sito della RSI il 29 novembre 2017 (www.rsi.ch/chi-
siamo/comunicati-stampa/Il-Guardiacaccia-Prima-tv-9842962.html), intitolato Il
Guardiacaccia – Prima TV;
Doc. 3 Stampa promo pubb. Sul sito RSI il 4.12.2017 (www.rsi.ch/rete-
uno/programmi/intrattenimento/millevoci/Ciak-si-gira-Il-Guardiacaccia-9780082.html)
intitolato Ciak si gira – Il Guardiacaccia;
Doc. 4 Locandina de Il Guardiacaccia;
Doc. 5 Stampa presentazione della trasmissione su RETE UNO, “Attualità culturale”, del 29.11.17,
ore 17:40, intitolata Il Guardiacaccia: dal locale all’universale;
Doc. 6 Lett. Canetta/Regazzi del 14.12.2017;
Doc. 7 Lett. aperta Regazzi/Canetta dell’11.12.2017;
Doc. 8 Mail Marcionni/Dal Mas del 20.12.2017.