Post on 17-Mar-2016
description
transcript
Progetto17_Layout 1 17/01/13 11.42 Pagina 1
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:05 Pagina 2
ssoommmmaarriioo
Senso&Gusto - mensile gratuitoAutorizzazione del Tribunale di Velletri n. 08/12 del 19/04/12
EditoreAC Management di Cristiano Bucciero
via dei Ciliegi, 1 - 00040 Pavona (RM)
cell. 392 3884281
Direttore responsabilePaolo Caprio
paolocaprio@yahoo.it
CollaboratoriAntonino Addis, Serena Caprio,
Valeria Caroselli, Carlo Di Fazio,
Angelo De Martino, Emilio Farinelli,
Roberto Farinelli, Simone Francini,
Antonella Lamboglia, Luigi Jovino,
Paolo Martizi, Gabriele Zanini
Redazione e segreteriaVia Latina, 23 - 00041 Albano Laziale (RM)
Tel. 392 3884281 - 335 309696
Fax 06 93721865
redazione@sensoegusto.com
Progetto graficoMassimo Lonzi & EG
Grafica e stampaQuadrifoglio s.r.l.
Via Latina, 23 - 00041 Albano Laziale (RM)
Senso&Gusto è una rivista mensile gratuita.
E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica,
immagini e spazi pubblicitari.
La direzione non restituirà gli articoli e le foto
inviati alla redazione. Salvo accordi scritti le
collaborazioni a Senso&Gusto sono da
ritenersi gratuite e non retribuite.
Editoriale 5
Le storie del cibo 7
Il Ristorante 9
Il parere dell’esperto 11
Weekend&Relax 13
La ricetta del mese 15
Il mondo delle donne 17
L’angolo dei golosi 19
Pianeta vino 21
Magie di notte 23
Il benessere a tavola 25
Appuntamento con la beneficienza 27
Moda e tendenze 29
SENSO&GUSTO 7 -2012 17-01-2013 9:55 Pagina 3
i Dell: laptopnuovo xps12codiceN00X1203 einspirion 15
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:06 Pagina 4
E ditoriale
La politica dei prezzi onestisolo così si può combattere la crisi
Ho trascorso la fine dell'anno in Toscana, come accade da
tempo, una Regione molto bella da molti punti di vista. A
cominciare dall'accoglienza, passando per la sua storia, per
il notevole patrimonio culturale, per le sue bellezze artistiche, per la
sua natura conservata con intelligenza e le sue tradizioni gastronomi-
che. Una “summa” di cose, che rendono la Toscana un punto di rife-
rimento del turismo nazionale e internazionale. Quello che mi viene
da pensare, è che nella nostra nazione non è l'unica a possedere que-
ste prerogative. Eppure loro stanno un passo avanti a tutti, le diffe-
renze risiedono nelle strategie e nel modo di intendere il turismo. Non
dico che i visitatori siano coccolati, però vengono messi a loro agio e
nelle condizioni di sentirsi come fossero a casa loro.
Perché ho fatto questa premessa? Perché, purtroppo nella nostra
Regione ciò non accade. Il principio che indirizza la politica degli
operatori è quella di sfruttare al massimo il turista, con la conse-
guenza che quest'ultimo finisce per abbandonarti e rivolgere le sue
attenzioni altrove. Sopratutto in questo momento di difficoltà eco-
nomica, dove le spese, chiamiamole futili, vengono centellinate. Se,
con qualche chilometro in più, si trovano condizioni migliori, la
gente non ci pensa due volte a rivolgersi dove sa di stare bene e di
risparmiare più di qualche euro.
Essendo, la nostra, una pubblicazione che si occupa di ristorazione,
io, per prima cosa ho focalizzato le mie attenzioni verso questo set-
tore. Ne avevo già conoscenza, essendo un habitué, ma questa volta
ne sono stato maggiormente colpito, perché la continua escalation
dei prezzi, che puntualmente siamo costretti a subire un po' in tutti
settori, per colpa, come dicono molti operatori, di un governo tiran-
no, sembra non aver colpito i loro colleghi toscani. Prendo, per esem-
pio, i ristoratori che hanno la loro attività nella Provincia di Siena (ulti-
mamente a San Gimignano), cioè una delle più battute dal turismo
mondiale. Ho visitato, negli anni, anche altri centri importanti e belli,
come Pisa, Arezzo, Pistoia, Montepulciano, Rapolano Terme,
Certaldo, Siena e via dicendo.
Ebbene, non ho mai avuto la sensazione di essere stato spennato dal-
l'oste di turno, mangiando alla grande, sia da un punto di vista della
qualità del cibo, dell'abilità dei vari chef e la varietà delle proposte.
Non ho mai raggiunto il tetto dei 30 euro per un pasto completo, con
tanto di dolce e del buon vino. Anzi, la media, durante il mio soggior-
no, è stata intorno ai 20 euro. Con dei prezzi del genere, si stimola il
turista a muoversi, senza considerare che, chi vuole fare soltanto uno
spuntino, con 10 euro può gustare un mega tagliere composto da
salumi, formaggi, crostini e un bicchiere di vino. Cioè, quasi un pasto.
E se vuoi risparmiare di più, puoi mangiare zuppe, crostoni farciti e
altri sfizi locali anche nei bar, quasi tutti con tavola calda, naturalmen-
te nei centri più frequentati, invece di anonimi panini o tramezzini pre-
confeziona come accade da noi.
Perché da noi, non è possibile attuare una politica di questo genere
per invogliare il turismo a frequentare il nostro territorio? Eppure di
bellezze ne abbiamo tante, anche se, in alcuni casi, mal conservate.
I signori ristoratori, spiace dirlo, sanno soltanto lamentarsi, ma non
muovono un passo, per uscire dalle pastoie della crisi. Non hanno
idee. Al massimo, propongono menu fissi dai sette ai dieci euro a
pranzo, sulla cui qualità, fatte poche eccezioni, preferisco soprasse-
dere, anche se, prima o poi, su questo tema ci tornerò.
Per rendere più esplicito il mio ragionamento, voglio farvi un esempio
che la dice tutta: a San Gimignano, che può essere benissimo parago-
nato a Frascati, a Subiaco con tutti i suoi stupendi monasteri, a Tivoli
con le sue belle ville, a San Martino al Cimino sopra all'incantevole
lago di Vico, un primo piatto condito con sugo di cinghiale in quasi tutti
i ristoranti (le differenze sono minime) costa al massimo 7,50 euro,
mentre da noi una carbonara, un cacio e pepe arriva a costare come
minimo intorno ai 10 euro. Cioè parlo di piatti, che a livello di materia
prima e di preparazione, hanno costi bassissimi, al contrario di un
sugo al cinghiale, che necessita di una preparazione notevolmente più
lunga oltre ad un maggior costo della carne. Perché?
Con gli esempi mi fermo qui. Potrei dilungarmi anche sugli antipasti,
sui secondi, sui dolci. Sarebbe soltanto un'inutile ripetizione.
Dunque, cari ristoratori del Lazio, è giunto il momento di mettere da
parte i vostri fazzoletti raccoglitori di lacrime di coccodrillo, di pren-
dere in mano i vostri strumenti di lavoro, di vedere come riparare i
guasti creati negli anni, attraverso nuove strategie, tese ad invogliare
i clienti a rifrequentare con più assiduità le vostre sale desolatamen-
te vuote. Non vale neanche la giustificazione dei numerosi balzelli che
dovete pagare allo Stato. I vostri colleghi toscani o umbri o marchi-
giani non hanno delle agevolazioni speciali rispetto a voi. Hanno sol-
tanto la consapevolezza che il cliente non è un limone da spremere,
ma una risorsa. E le loro sale sono piene.
Paolo Caprio© RIPRODUZIONE RISERVATA
5
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 20:14 Pagina 5
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:10 Pagina 6
L e storie del cibo
I pantagruelici banchetti di una voltae le sofisticate “recite” in villa di oggi
7
In tempo di crisi si registrano cambiamenti che sconvolgono abitu-
dini consolidate. Le statistiche confermano che anche nel settore
della banchettistica per matrimoni, comunioni e cresime, calano
vertiginosamente le presenze e la richiesta delle performance alimen-
tari. L’industria del matrimonio si trova davanti ad una vera rivoluzio-
ne. Sicuramente dovranno essere corretti errori, che creano danni agli
sposi, alla famiglia, agli invitati, al ciclo dei rifiuti e all’ambiente. È capi-
tato a molti di noi andare per
cerimonie in una di queste lus-
suose ville, sorte come funghi in
tutta la Regione.
L’esperienza, il più delle volte è
stata traumatica. La conferma
arriva anche dalla testimonianza
di amici e parenti che, come noi,
sono stati detenuti e presi in
ostaggio nelle dimore nobiliari,
manieri impenetrabili nei giorni
delle cerimonie. Tra panni colora-
ti, hostess, addobbi floreali e
panorami mozzafiato il pasto è
considerato un optional. Un valo-
re di secondo piano. Niente a che
vedere con il sontuoso pranzo di qualche decennio fa, con immanca-
bili fritture, mezzo pollo arrosto, fettuccine, lasagne e cannelloni,
zuppa inglese come torta nuziale. Niente ville nobiliari, ma immensi
ristoranti, capaci di ospitare un esercito di persone. Adesso, invece, si
punta all'aspetto scenografico , dove viene propinato il solito buffet
all’aperto con gli angoli dell’ostricaro, del pizzettaro, dei formaggi, dei
salumi, della frutta e dei dolci. I ristoratori sanno bene che solo gli sfizi
degli antipasti coprono le esigenze caloriche e azzerano l’istinto della
fame, anche del convitato più vorace. Si passa poi ai primi piatti, spes-
so non più di due, in cui fanno bella mostra i risotti. Secondi a scelta
di carne e pesce, con l’intermezzo del sorbetto, verdure condite e
crude, ricco carrello di dolci, torta, spumante e caffè. Il costo medio,
villa compresa, si aggira (quando va bene) sopra i 100 euro a testa. La
spesa comporta più di una preoccupazione per gli sposi e i familiari.
Non parliamo poi per gli invitati. Ci sono capofamiglia (di tre o quattro
persone) nel panico, per il semplice fatto di non aver potuto mettere
nella busta più di 500 euro, metà cioè dello stipendio medio di un
impiegato. Al massimo sono riusciti a ripagare gli sposi del pranzo
offerto. Neanche i soldi per il costo della bomboniera! Sarebbe il caso
di chiedersi a chi serva tutto questo spreco? Bisognerebbe invece
considerare che quasi il 30 per cento degli italiani soffre di malattie del
metabolismo ed anche volendo è
impossibilitato a cedere alle ten-
tazioni dei menù delle cerimonie.
Per non parlare delle persone,
che per problemi dietetici o salu-
tistici, neanche sono abituati a
consumare un pasto completo al
giorno.
Partendo da queste considera-
zioni diventa chiaro che questo
sfarzo è più che un affronto. Il
trionfo degli sprechi. Uno spec-
chietto per le allodole per gente
semplice, che mentre a casa
risparmia sul costo del pane, è
costretta, durante una cerimonia,
a dare un calcio a tagliate di manzo, a tartare o a fritture di scampi e
gamberoni. Io stesso ho visto alla fine di banchetti nuziali quantità
enormi di cibo, pronte per la discarica. Ma non sarebbe meglio un
menu alla carta? La gente mangia quello che vuole. Il portafogli è salvo
e il cassonetto del riciclaggio vuoto. Alcuni titolari di ristoranti dicono
che è possibile fare delle cerimonie con menu alla carta, sempre che
la scelta sia limitata a tre o quattro portate per i primi e per secondi.
Sarebbe una decisione rispettosa verso se stessi, gli invitati e l’am-
biente. Potrebbe essere anche simpatico far le liste di nozze presso i
salumieri o le macellerie. Gli invitati potrebbero decidere di regalare
agli sposi, il prosciutto per gli antipasti, una degna bottiglia di vino o
un quarto di maiale.
Luigi Jovino© RIPRODUZIONE RISERVATA
SENSO&GUSTO 7 -2012 17-01-2013 10:17 Pagina 7
SENSO&GUSTO 7 -2012 17-01-2013 11:06 Pagina 8
I l ristorante
9
Da “La Sol Fa” cantala vera cucina romana
La vera cucina romana, nella Capitale, è diventata una rari-
tà, perché sono scomparse le osterie, che rappresentava-
no i capisaldi della tradizione gastronomica capitolina.
Qualcosa è rimasta ancora a Trastevere e a Testaccio, dove l’esi-
genza di servire il turismo di massa, ch e non sa giudicare, ha
finito per imbastardire, col tempo, carbonare e amatriciane. In
poche parole, tanta quantità, perchè i numeri sono elevati, a
discapito della qualità.
Per chi ama la cucina di Roma, oggi come oggi, è difficile, nella
moltitudine di ristoranti sparsi nella città, trovare il locale giusto
per gustare pasta e broccoli in brodo d’arzilla ( pesce povero ma
molto saporito), o la coda alla vaccinara.
Noi l’abbiamo trovato in via Sommellier, ad un passo da piazza
Santa Croce in Gerusalemme e da San Giovanni. Si chiama “La
Sol fa”, un nome che sa più di spartito musicale che di locale per
la ristorazione. Ma Claudio e Flavio Scintu, giovani fratelli, il primo
in cucina a fare lo chef, il secondo in sala a fare gli onori di casa,
dicono senza mezzi
termini che la cucina
della loro osteria, così
loro la definiscono, è
musica.
Una battuta tra il serio
e il faceto, perché in
effetti, nella sua sem-
plicità, questo locale
offre “acuti” gastrono-
mici di ottimo livello. Il segreto, secondo noi, sta tutto nella con-
duzione, di stampo strettamente familiare, visto che in cucina,
spesso accanto a Claudio, chef che studia, ricerca e poi mette in
pratica, c’è la mamma Carla, mentre Flavio s’avvale dell’aiuto del
padre Dino. Nella ristorazione di oggi, che arranca maledettamen-
te per via di un vertiginoso calo di presenze, gli unici locali che rie-
scono a tamponare la crisi, sono quelli dove è coinvolta tutta la
famiglia. C’è l’interesse di dare il massimo, a cominciare da chi
dirige l’orchestra in cucina, sempre e comunque.
Sottolineato questo importante aspetto, ritorniamo a parlare di
questo ristorante, che ha “sposato” (il matrimonio è ben riuscito) la
vera cucina romana, che vuol dire sapori forti ma veraci, che vuol
dire ricche “scarpette” per raccogliere il “sughetto”, quello di una
volta. Claudio non va tanto per il sottile, non baratta il gusto della
pietanza con gli aspetti scenografici del piatto. La coda alla vacci-
nara deve avere, secondo tradizione, un’abbondante guarnizione
di sugo e sedano, la trippa alla romana è immersa nel sugo e nel
cacio pecorino, il cacio e pepe è cremoso e piccante al punto giu-
sto, le penne all’arrabbiata sono veramente “incazzate” come
vuole la tradizione, le carni (manzo,pollo e coniglio) alla cacciatora
hanno quel sapore forte al punto
giusto, mentre la sopracitata
pasta e broccoli in brodo d‘arzilla
è una vera poesia. Quest’ultimo
piatto è veramente una rarità,
visto che è una ricetta che, nel
corso degli anni, è scomparsa dai
menu romani. Colpa di una dise-
ducazione dei ristoratori, che
hanno puntato su piatti di massa,
che con la tradizione romana
hanno poco da spartire. Ma da
“La Sol Fa” questo non avviene.
Puoi trovare questo piatto con
una certa continuità, specialmente d’inverno. E se non vuoi corre-
re rischi, basterà richiederla, quando si prenota il tavolo.
Ma c’è un altro piatto, che merita la massima considerazione: il
polpettone al forno. Sicuramente è uno dei punti di forza del risto-
rante. Qualcuno potrà storcere il naso di fronte a questa pietanza.
In molti pensano sempre che sia un riutilizzo di carni avanzate.
Non siamo disposti a mettere la mano sul fuoco per altri, ma per
quello di Claudio, si. Non soltanto per la freschezza (ne fa uno al
giorno), ma per la sapidità dell’impasto, dovuta ad un sapiente mix
di carni e di odori, con quella crosticina croccante esterna che fa
da contraltare alla morbidezza interna.
Il venerdì, come vuole la tradizione romana, lo chef propone il
pesce, cucinato sempre nel rispetto della cucina romana, come
seppie con i piselli e alici fatte in vari modi. Il tutto accompagnato
con i migliori vini del Lazio. Da sottolineare che tutti i giorni c’è la
possibilità di poter fare un pasto veloce. C’è, infatti, un mini-menu
a scelta a prezzo fisso molto conveniente. Per gli eventi, infine,
poco distante dal ristorante, Claudio e Flavio ti possono organiz-
zare una festa con i fiocchi a “ La nave”, una cantina vecchio
stampo, che loro hanno ristrutturato, ricca di atmosfera.
Paolo Caprio© RIPRODUZIONE RISERVATA
Osteria “La Sol Fa”Via Germano Sommellier !9/21 - RomaTel. 06 7027996Aperto a pranzo e cenaRiposo: sabato a pranzo e domenicaFerie: agostoCarte di credito: siwww.osterialasolfa.it
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 20:16 Pagina 9
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:15 Pagina 10
I l parere dell’esperto
Buon senso e norme di leggeper evitare il pericolo delle alterazioni
Buon 2013 a tutti. Abbiamo visto come gli alimenti ricchi di
acqua e costituiti da proteine e/o da carboidrati (zuccheri,
amido), si alterano in breve tempo. A questo gruppo apparten-
gono, per citare i più comuni: il latte, la carne e i formaggi freschi, il
pesce, la crema e la panna, i frullati di frutta.
Viceversa, troviamo alimenti che - pur essendo anch’essi costituiti da
proteine e/o da carboidrati - durano di più perché contengono
pochissima acqua. Tra questi abbiamo i salumi, i formaggi stagionati,
il miele, il pesce salato, la pasta secca, i grissini e i prodotti da forno.
Alterazioni causate da microrganismi: un semplice esperimento.Propongo un esperimento che, se volete, potrete riprodurre facilmen-
te a casa. Mettiamo in un bicchiere un cucchiaio di zucchero, circa
10-15 grammi, a temperatura ambiente, non fredda, diciamo tra i 20
e 27 gradi. Lo zucchero è un carboidrato, quindi è un alimento poten-
zialmente deperibile. Ma sappiamo per esperienza che, se lo lascia-
mo così com’è, all’asciutto, rimarrà li, uguale, integro, per anni.
Aggiungiamo ora dell’acqua, circa 100 cc, e un pizzico di lievito di
birra; agitiamo fino a che lo zucchero non si scioglie. Dopo qualche
giorno vedremo svilupparsi delle bollicine: la soluzione diventerà friz-
zante e perderà progressivamente il sapore dolce; alla fine, bevendo-
la, potremo provare un vago senso di ebbrezza: lo zucchero non c’è
più, si è modificato, trasformato in alcool, e così abbiamo prodotto
una sorta di... birra o di vinello (sempre che gli amici birrai ed enolo-
gi mi permettano di usare queste denominazioni).
Quello che è accaduto, è un processo di alterazione dello zucchero
che si chiama fermentazione.
L’alterazione-fermentazione, descritta nell’esperimento, è avvenuta
anche perché abbiamo utilizzato il lievito, cioè una popolazione di
microrganismi ghiotti di zucchero; per nutrirsi del quale hanno però
bisogno che gli venga servito non allo stato solido, cioè in polvere o in
cristallini, ma diluito in acqua... non troppo fredda, non troppo calda.
La fermentazione, infatti, NON AVVERRÀ se dovessimo cambiare
l’esperimento, mettendo la soluzione acquosa di zucchero e lievito
nel reparto più freddo del frigorifero o in freezer, oppure scaldandola
ad es. oltre i 50°C, oppure aggiungendo troppo zucchero (es. 50%).
Osservazioni sull’esperimentoSe volessimo rappresentare la fermentazione come una scena teatra-
le, dovremo prevedere la presenza dei seguenti personaggi, interpre-
ti e scenari:
il Nutriente: lo Zucchero;
l’Agente Microbico: il Lievito, che divora lo Zucchero producendo
Rifiuti alimentari;
il Mediatore Chimico: l’Acqua, che distribuisce lo Zucchero in dosi
utilizzabili dai lieviti;
l’Ambiente Fisico: il Calore, che in un certo intervallo di temperatura
favorisce i processi vitali dei microorganismi;
il Rifiuto alimentare n° 1: l’Alcool Etilico, che rimane in scena fino
alla fine;
il Rifiuto alimentare n° 2: l’Anidride Carbonica, che esce pian piano
di scena sotto forma di bollicine.
L’esperimento riproduce condizioni generali che, con opportune
varianti, riguardano la maggior parte dei processi di alterazione /
modifica degli alimenti causate da microrganismi: pensiamo ad
esempio a processi utili come la fermentazione del mosto per produr-
re vino o birra; o alla fermentazione della pasta per produrre il pane.
Pensiamo anche alla decomposizione della carne, del pesce o del-
l’uovo, dove il nutriente in questo caso non è lo zucchero, ma le pro-
teine, e il tutto avviene sempre col concorso di microorganismi in pre-
senza di acqua in determinate condizioni di temperatura.
Pensiamo anche ad altre forme di alterazione, subdole, sempre favo-
rite da microrganismi, che avvengono talvolta senza i soliti segnali di
allarme, come odori sgradevoli o cambiamenti di colore: sono le con-
taminazioni derivanti dall’attività dei microbi cosiddetti patogeni, ad
esempio le Salmonelle, che proliferano in alimenti particolarmente
ricchi di nutrienti e producono Rifiuti tossici (tossine) in piccolissime
quantità ma pericolosissime.
Dal buon senso alla LeggeNatura vuole che tutti gli alimenti col tempo si alterino. Quale prima,
quale dopo, quale con alcune conseguenze per la nostra salute, quale
con altre. Le considerazioni che abbiamo fatto trovano conferma
nella comune esperienza e nella buona pratica domestica, e sono
confermate, ampliate e sviluppate dalla cultura scientifica che ne per-
mette l’applicazione sistematica nella produzione artigianale e indu-
striale su larga scala.
Perciò, quando vogliamo che un alimento si mantenga in buono stato,
ovvero quando vogliamo rallentare la sua alterazione, non facciamo
altro che agire sulla scena teatrale adottando uno o più di questi
accorgimenti o metodi:
1) teniamo l’alimento pulito, o lo laviamo, o lo proteggiamo in reci-
piente chiuso, per evitare intrusioni di agenti microbici (lieviti,
muffe ecc.);
2) quando lo manipoliamo, teniamo puliti gli arnesi, gli indumenti, gli
ambienti e le mani, per prevenire la contaminazione di microbi;
3) lo conserviamo in ambiente freddo (frigorifero o freezer);
4) lo scaldiamo, o secondo i casi lo facciamo bollire, in modo da ucci-
dere i microrganismi o ridurne il numero;
5) lo consumiamo quanto prima, per evitare alterazioni.
Un altro metodo che tutti ben conosciamo, e che potete dedurre dalla
scena teatrale è l’origine di una serie di tecnologie antichissime e
moderne utilizzate per bloccare, rallentare o pilotare la durata dell’ali-
mento. Quale è? Pensateci. Ci ritorneremo nel prossimo articolo.
Poi ancora, per quanto riguarda la nostra sicurezza come Clienti,
come Consumatori di alimenti preparati da altri, queste stesse regole
sono dettate e imposte dalla Legge per tutelare l’igiene alimentare.
Antonino Addis© RIPRODUZIONE RISERVATA
11
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:15 Pagina 11
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:15 Pagina 12
W eekend&Relax
13
Nel Convento trasformato in Relaisriscopri la bellezza del mondo reale
Conoscete il significato di “evadere”? Immagino proprio
di si, in questo caso non da un carcere, bensì in un
convento? Qualcuno obietterà che si evade “da”, non
“in”. Ma, nella circostanza, parliamo di “evasione” interiore,
di fuga dallo stress, da un mondo che ci opprime, che non ci
fa vivere in maniera umana.
Chi ha il bisogno di staccare la spina e gettarsi in un ambiente
sano e “pulito”, possiamo consigliare una “location”, che, a mio
giudizio, riesce a coniugare riposo e distrazione. Ne sono venu-
ta a conoscenza per caso (il passaparola è un mezzo di comu-
nicazione imbattibile), ho dato un’occhiata al sito e... incuriosi-
ta mi sono detta perché no, è il posto ideale per un week end.
Appena s’è presentata l’opportunità sono letteralmente “fuggi-
ta” per godermi questo luogo e questa struttura.
Si trova ad un paio di ore da Roma, in Umbria, vicino ad
Umbertide. Quando sono arrivata a destinazione, mi sono tro-
vata davanti ad una costruzione Medioevale splendida, curata
e ben ristrutturata, rispettando i canoni ambientali che la cir-
condano. In passato è stato un convento, ora trasformato in un
relais confortevole e accogliente, lontano dal mondo reale.
Sono stati, purtroppo, soltanto due velocissimi giorni di
vacanza, ma ho intenzione di andarci almeno altre sei volte, e
vi spiego il perché.
L’Antico convento ha sette appartamenti: Il Re, La Regina, Il
Paggio, Sette, Otto ,Nove, e Dieci di denari. Mi è’ stato spiega-
to che gli appartamenti sono stati chiamati così, per via di un
mazzo di Tarocchi, trovati in una nicchia prima del restauro.
Così l’idea di chiamare gli appartamenti con il nome delle carte.
Inizialmente non ho potuto visitarli perché erano tutti occupati,
ma prima di andare via ho chiesto , perchè ero intrigata da que-
sta insolita “location”, di poterli vedre. Non riuscirò mai a spie-
garvi la bellezza di ognuno di loro, sarebbe riduttivo qualsiasi
aggettivo. Posso solo dire che il piacere provato e’ stato mag-
giore di qualsiasi aspettativa.
La natura, la purezza, ascoltare il canto del gallo al mattino, il
raggio di sole che entra in cucina, illuminando la tavola appa-
recchiata per la colazione, il silenzio che circonda il convento,
tutto è stato semplicemente magico.
Sono certa, che per chi ama come me “evadere ogni tanto”
questo luogo incantato sarà la destinazione per molti di voi .
Il convento si trova, come ho detto prima, in una delle più belle
zone dell’Umbria, ci si arriva facilmente anche perché nel sito
e’ spiegato alla perfezione.
Umbertide e’ il centro più vicino, ma la struttura è nel modo più
assoluto in una posizione strategica. Infatti, si possono visitare,
essendo abbastanza raggiungibili, le più note città d’arte dell’
Umbria e Toscana con i loro castelli e borghi meravigliosi.
Visitate il sito www.relaislanticoconvento.it, dove troverete
offerte molto interessanti. Io l’ho fatto, chissà, magari potrem-
mo incontrarci.
An. La.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Relais l’Antico ConventoLocalità RacchiusoleUmbertide (Perugia)Tel. (+39) 075 9413048info@relaislanticoconvento.it
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 20:26 Pagina 13
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:20 Pagina 14
Amiche e amici, come va? Avete passato delle buone
feste? A tavola come vi siete comportati? Qualcuno
ha provato a fare i ravioli che vi ho proposto? Se le
risposte sono positive, sono contento per voi, sperando
che vi siano riusciti bene. Se, invece c'è stata qualche
negatività, non prendetevela, andrà meglio la prossima
volta. Ma io sono convinto, che nonostante la situazione
del nostro Paese non ci fa stare bene, tutto sommato il
Natale qualche bel momento ha finito per regalarcelo.
Bando alle ciance e cerchiamo di vivere in positivo. E pen-
siamo, per esempio, a cosa abbiamo mangiato di buono
durante tutto l'arco delle feste, che sicuramente ci ha
messo allegria. Chissà perché, molte delle ricette della
tradizione, finiscono per comparire sulle nostre tavole sol-
tanto in queste occasioni.
Vi capiterà, nel corso dell'anno, di organizzare un pranzo
o una cena con parenti o amici. Sono pronto a scommet-
tere, che mai preparerete un misto di fritti vegetali pastel-
lati oppure il cotechino con le lenticchie.
Due pietanze buonissime, ma che durano il tempo di un
cenone, quello della vigilia e dell'ultimo dell'anno. Io, per-
sonalmente, continuo a mangiarli anche dopo le festività
e,per un po', li propongo ai miei clienti, sopratutto, quando
fa ancora freddo. Casomai con qualche ritocchino, per
togliergli il vestito della festa.
Fatte queste considerazioni, veniamo a noi, alla nostra
ricetta del mese, filetto di spigola su coulis di agrumi e chi-
fonade. Dopo le “abbuffate” natalizie, ho puntato su un
piatto leggero, di pesce, per non mettere nuovamente a
dura prova il vostro stomaco e crearvi problemi, se vi siete
messi a dieta per perdere il sovrappeso festivo.
Prendete i filetti di spigola e con una pinzetta togliete le
spine dorsali e laterali.
Sciacquate e asciugate i filetti, quindi cuoceteli in padella
con olio e burro, prima dalla parte della polpa, poi dalla
parte della pelle. Salate e pepate, ultimate la cottura per
circa quattro minuti. Per il coulis d’agrumi, spremete le
arance e i limoni, avendo l'accortezza di togliere i semi.
Mettete il succo ottenuto in un padellino, aggiungete 150
grammi di burro e ponetelo sul fuoco.
Dopo due minuti, prima che si arrivi all’ebollizione, scioglie-
re in un bicchiere con poca acqua fredda la maizena o la
fecola, se preferite, e aggiungetela al succo. Mescolate con
un frustino, affinché non si formino dei grumi, togliete dal
fuoco appena raggiunta l’ebollizione, aggiungete un po’ di
sale e pepe e il coulis è pronto.
Per la chifonade, invece, dovete tagliare i porri a striscioli-
ne lunghe sei cm e larghe un centimetro circa. Sciacquate
in abbondante acqua in quanto i porri contengono molta
terra all’interno. Asciugate e friggete in abbondante olio
caldo, come se fossero patate fritte. Scolare sopra un
foglio di carta assorbente e salare.
A questo punto preparerete il piatto, sistemando al centro
4/5 cucchiai di coulis caldo, ponete il filetto di spigola
sopra, in posizione orizzontale e sopra al filetto una bella
manciata di porri fritti (chifonade).
Decorare, se si vuole, con una fettina di limone a bordo del
piatto. Importante è mangiare la pietanza, unendo insieme
tutti gli ingredienti, in quanto vi posso assicurare che l'ab-
binamento è eccezionale.
Paolo Martizi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ingredienti per 5 persone
L a ricetta del mese
15
5 filetti di spigola
8 arance per spremuta
2 limoni
3 porri grandi
300 gr di burro
2 dl di olio extra vergine
20 gr di maizena o fecola
1 lt di olio per friggere
Sale pepe bianco quanto basta
Salsa di agrumi e porri fritticompagni di piatto dei filetti di spigola
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:20 Pagina 15
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:20 Pagina 16
I l mondo delle donne
Romantiche e tecnologichecosì Celli veste le sue spose
Romantici e tecnologici, impreziositi da delicati rica-
mi, cristalli Swaroski e, in alcuni modelli, da un
intreccio di luci al led. Così si può sintetizzare la col-
lezione di abiti da sposa, creati dalla “Maison Celli”, sfilati
lungo via della Croce, a due passi da Piazza di Spagna, in
occasione dell’inaugurazione del nuovo showroom, aperto
in collaborazione con la casa di prodotti di bellezza legata
a Gil Cagné, prima di Natale.
Un avvenimento che ha richiamato l’attenzione di molti
addetti ai lavori, oltre a numerosi personaggi del mondo
dello spettacolo, che hanno voluto festeggiare Giampaolo
Celli e le stiliste Maria e Alessia Celli per questa iniziativa,
che colloca la “Maison” ai livelli più elevati nel settore degli
abiti da sposa e da cerimonia.
E questo mio giudizio nasce dopo aver ammirato gli abiti,
dove le caratteristiche che più mi hanno colpito è che tutti
hanno due importanti punti in comune: l’eleganza unita alla
romantica sontuosità. E tutto ciò senza scadere mai nel
cattivo gusto. Questo è stato il leit motiv che ha contraddi-
stinto l’intera collezione. Due fattori che, secondo me,
sono di grande importanza, considerando che, nel nostro
mondo, quello della moda, dove la voglia di voler stupire a
tutti i costi, a volte, finisce per stravolgere le regole del
buon gusto.
Così, abbiamo potuto ammirare abiti eleganti e lussuosi,
dalle splendide linee romantiche e impreziositi da luminosi
bustier tutti caratterizzati da intrecci di ricami fatti a
mano e splendidi punti luce tutti di pietre
Swarovski.
Maria e Alessia Celli non hanno tralasciato nulla
al caso, dando alla loro performance creativa
della sposa di oggi, un’immagine, a mio giudi-
zio, molto realistica. Nonostante il romantici-
smo degli abiti, non ci sono mai eccessi, nes-
sun abuso di rasi e tulle, niente pomposità,
che spesso e volentieri fa da cornice a que-
sta particolare tipologia di abiti.
Hanno voluto e saputo disegnare model-
li che puntano ad esaltare la femmini-
lità a tutto tondo. Un abito, che
diventa protagonista per una
donna che, nel giorno che lo
indossa, è la protagonista
assoluta.
Tessuti leggeri, che si adagiano sul
corpo come piume e scollature
sulla schiena, a volte coraggiose,
che non sfiorano mai i confini della
volgarità, anche perché sono vela-
tamente protette da intrecci di pie-
tre e ricami.
Naturalmente, in questo susseguir-
si di “nuvole bianche”, che hanno
sfilato sul “red carpet” steso lungo
via della Croce, ha suscitato inte-
resse e grande curiosità, l’abito del futuro, quello tempesta-
to da una miriade di led. Un abito di grande effetto, con que-
ste lucine a luce fredda, tese a formare una specie di ricamo
tecnologico tra le trame del tessuto. Qualcuno potrà obietta-
re che si tratta della solita idea stravagante, un po’ folle,
delle due creative. Potrà anche essere così. Però c’è da
spezzare una lancia in loro favore:
quella della sobrietà. L’abito a me
è piaciuto, perché Maria e Alessia
sono riuscite ad evitare il pericolo
maggiore, nel quale potevamo
facilmente incappare e cioè l’ef-
fetto “albero di Natale”.
Invece, niente di tutto ciò. Le luci-
ne sono state dislocate con
sapienza, ben nascoste tra le
trame del tessuto, che nel contesto
pieno di luci dello showroom, fini-
vano per apparire come un dise-
gno. Però l’immaginazione mi porta a pensare quale fascino
possa generare in un contesto di luci soffuse. Volando con la
fantasia, mi viene da pensare all’ingresso della sposa nel salo-
ne del ricevimento completamente al buio. Dovrebbe provo-
care un mix di suggestioni ed emozioni. E sicuramente qual-
che lacrima.
E’ stata questa l’abilità delle due stiliste che, così, hanno
voluto dare all’intera collezione quel tocco tecnologico, che
vuol dire che “Celli Spose” sta già pensando al futuro.
Sempre rispettando una fondamentale regola: la donna che
riesce ad essere la protagonista, senza aver bisogno dell’au-
silio dei riflettori. Perché s’illumina da sé, attraverso il suo
abito da sposa.
Serena CaprioStilista di Moda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
17
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:20 Pagina 17
FOGLI COLLA DI PESCECONF. 3GR. 15
AMMONIACACONF.GR. 20
PASTA DI ZUCCHERO SATIN ICEGR 450OPPURE IN BARATTOLO DA KG 5E PASTA DI GOMMA SATIN ICEKG 2.5
Casseruola in pietra ollarebombata cm 22da € 240,00 a € 230,00Casseruola in pietra ollarebombata cm 26da € 355,00 a € 340,00
CIOCCOLATO PASTICOCOLORI VARICONF. GR. 300
AMIDO DI MAISCONF.GR. 250
CREMORE DI TARTAROCONF.GR. 10
ISOMALTOCONF.GR. 200
FECOLA DI PATATECONF.GR. 250
BACCHE DI VANIGLIACONF. 2GR. 4
ZUCCHERO A VELO COLORATOGR. 200E ZUCCHERO A VELO BIANCOGR. 500
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:20 Pagina 18
Ogni volta che finiscono le festività ci rimangono in
casa diverse varietà di frutta secca, frutta candita,
torroni etc…E allora non c'è dolce migliore di un
sano plumcake, che le contenga tutte o quasi per chiudere
in bellezza le “abbuffate natalizie” e per utilizzare gli avanzi,
che non dovete mai gettare nel secchio della spazzatura.
Questo, care lettrici e cari lettori, deve essere una regola,
dalla quale non dovete mai derogare. In cucina, tutto è
sempre utile, ricordatevelo bene per due motivi:
1) è un segno di rispetto verso certe cose non se le può
permettere;
2) rappresenta un'opportunità di risparmio, che di questi
tempi, non è una cosa di poco conto;
3) con gli avanzi si riescono a mettere in piedi delle ricet-
te incredibili.
Spesso, diventano delle vostre creazioni, che non si trova-
no in nessun ricettario, perché si mettono insieme degli
ingredienti insoliti.
A me, devo dire la verità, piace questo sistema di cucinare,
perché mi permette di esprimere tutta la mia fantasia, il
mio estro di chef. Infatti, io sono sopratutto un cuoco, con
la grande passione dei dolci. Ecco, perché per
“Senso&Gusto”mi diverto a proporvi dolci ricette per golo-
soni.
Non perdiamo tempo e passiamo dalle parole alla pratica.
Per prima cosa, cominciamo a lavorare il burro a pomata,
cioè rimestarlo energicamente con un cucchiaio di legno,
dopo averlo fatto ammorbidire a temperatura ambiente.
Aggiungete a questa crema di burro lo zucchero e monta-
tela a spuma per un paio di minuti con uno sbattitore elet-
trico o una planetaria, che sarebbe una di quelle meravi-
gliose macchine in grado di far tutto ciò che c'è da fare in
cucina.
Mettete le uova, una alla volta, facendole amalgamare
bene al composto. Incorporate la farina setacciata ed il lie-
vito a piccole dosi; il composto risulterà un po’ asciutto,
quindi reidratatelo, aggiungendo il latte.
A questo punto, unire tutti gli ingredienti rimasti, cioè la
frutta secca, quella candita ed il torrone. Infornare in uno
stampo da plumcake da 26 -28 centimetri, dopo averlo
imburrato ed infarinato, a 180° per circa 45/50 minuti.
A questo punto passiamo a preparare il cremoso, che
accompagnerà il dolce. Prepariamo una crema inglese.
Scaldate il latte in un pentolino, nel frattempo in una cioto-
la o bastardella rompete i tuorli e lavorateli con lo zucche-
ro, versare a filo il latte caldo e riporre sul fuoco.
Continuate a mescolare con una spatola di gomma fino a
raggiungere la temperatura di 82° o per chi non possiede
un termometro da cucina, fino a che la salsa non veli il cuc-
chiaio mostrando una certa densità.
Sciogliete il cioccolato nella salsa ancora calda, amalgama-
re bene e fate raffreddare. Non resta che impiattare il
plumcake con la salsa e servirlo. Di sicuro, è un modo dol-
cissimo per ricordare, e, nello stesso tempo, salutare le
festività ormai terminate.
Gabriele Zanini© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ingredienti (per 6 persone)
150 gr burro 150 gr zucchero semolato3 uova intere230 gr farina 009 gr lievito50 ml di latte80 gr frutta secca a piacere (noci, pinoli, mandorle, pistacchi)80 gr frutta candita (uvetta, arance, limone, cedro… zenzero)100 gr torrone alle nocciole tritato
Per il cremoso:
200 ml latte70 gr zucchero2 tuorli d’uovo80 gr cioccolato fondente
L’angolo dei golosi
Ecco il plumcake del dopo festefatto con ciò che è rimasto in dispensa
19
SENSO&GUSTO 7 -2012 17-01-2013 10:20 Pagina 19
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:23 Pagina 20
Saper fare un vino accettabile non ci vuole molto. Basta affidarsi ad un enologo preparato e di espe-
rienza. State certi che, lavorando con intelligenza alla fine, riuscirà a tirar fuori un buon vinello da tavo-
la. Fare un grande vino è qualcosa di diverso. Ci vogliono uve pregiate, coltivate su terroir adeguati
come quelli di Bosco Bando a Carlino e Terra Rossa a Caneva, curate e seguite durante il loro percorso, ci
vogliono cantine modernamente attrezzate e, soprattutto, tanta passione. Quella immensa che hanno i fra-
telli Cadorin, Evio e Angelo, con le loro mogli, Laura e Vilma, che hanno dato vita all’azienda “Le Favole”.
Grazie alla loro costanza e alla consapevolezza che il lavoro alla fine paga, hanno dato vita ad un sogno, ora
diventato realtà: quello di produrre vini tipici del Friuli di grande prestigio.
I vini della tenuta “Le Favole” custodiscono tutta l’essenza del Friuli Venezia Giulia, tutti quei profumi unici e
tipici di un territorio esclusivo, dove particolare clima, roccia carsica da un lato e vicinanza al mare dall’al-
tro danno vita a un magico incontro di sensazioni da assaporare. Emozioni cariche di ricordi e di suggestio-
ni evocate dalla terra d’origine delle due famiglie Cadorin, profondamente legate a Caneva, il luogo dove vivo-
no e si impegnano con grande dedizione. Durante la vendemmia, quando la presenza degli uomini del vino
è indispensabile per la raccolta a mano e per la trasformazione della preziosa materia prima, ogni azione si
ripete meticolosamente affiancando la tradizione all’utilizzo delle nuove tecnologie, sempre alla ricerca del-
l’assoluta qualità. La scelta dei vitigni più idonei al terreno, l’attenta lavorazione in vigna e le corrette tecni-
che di vinificazione, permettono all’azienda di esprimere al meglio una produzione di bianchi dai profumi
intensi (Friulano, Pinot Grigio, Chardonnay, Traminer Aromatico, Malvasia Istriana e Sauvignon Blanc), di rossi
ben strutturati dal gusto carico di gradevolezza (Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Refosco dal
Peduncolo Rosso) e di vini da meditazione che appassionano i sensi (Verduzzo Friulano).
Di questa gamma di vini, a me personalmente, piace uno in particolare: il Refosco dal Peduncolo Rosso.
Stiamo parlando un vino rosso, ben strutturato, in possesso di una gradazione alcoolica di media forza, quin-
di di gradevole beva. Proprio per queste sue catarrestiche, io lo trovo molto interessante. Non è un vino impe-
gnativo, con forte gradazione, ma nello stesso tempo la sua corposità e il suo colore intenso, gli permette di
inserirsi nelle alte sfere dei rossi importanti italiani. Dalle nostre parti, non è un vino particolarmente cono-
sciuto. Proprio per questo intendo segnalarvelo, perché lo merita e lo trovo superiore ad altri rossi, che inve-
ce godono di un appoggio mediatico, a volte esagerato.
A completare la collezione delle “Favole” ci sono tre preziose riserve (Storiis, Nogler e Cretis). Tre punte di
diamante, che brillano per le loro sfumature ricercate e per i loro inebrianti bouquet.
Carlo Di Fazio© RIPRODUZIONE RISERVATA
Contenuto: bottiglia 0,75 ltForma di allevamento: GuyotGradazione alcolica:13%Vitigno: Refosco dal PeduncoloRosso 100%Caratteristiche: vino ricco e cor-poso, di colore rosso intenso,con aromi di prugna, vaniglia epepe, con toni di mirtilli edaromi tostati in bicchiereAbbinamenti: selvaggina, stufatie carni dai sapori forti.
Refosco da PeduncoloRosso DOC
AziendaLe Favole Tenuta Cadorin
P ianeta vino
Refosco dal Peduncolo rossoil gusto forte del Friuli
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:23 Pagina 21
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:23 Pagina 22
Magie di notte
Aged Barrel, il cocktailinvecchiato in botti di legno
Icocktail invecchiati in botte sono una delle novità che
stanno prendendo piede nei bar all'avanguardia del pia-
neta. In realtà, si tratta di riesumare tecniche del pas-
sato in chiave moderna, ciò che prima poteva risultare
necessario, oggi diventa un qualcosa, che a parer mio, ci fa
entrare nell’universo di quei barman, che con conoscenza
e sapienza producevano da sé nei loro bar liquori, cordiali,
sciroppi ed elisir, per dare gusti, sapori e tocchi personali
al banco-bar o, perché, data la difficile reperibilità di pro-
dotti e miscele, volevano allargare i confini del loro bere
miscelato.
Una tecnica che mi ha colpito e che sto perfezionando nel
laboratorio bar dove lavoro, il BBQ Lounge Bar di Ariccia,
facendo invecchiare i cocktail in botti di legno per qualche
mese, riprendendo un po’ quello che avviene per il vino,
per i vini liquorosi e i distillati.
In botte, qualsiasi distillato, vino o liquore, ossigena, pren-
de aria, donando e ricevendo sapori dal legno in cui viene
messo ad invecchiare.
L idea dei cocktail in botte viene dall’America, da un certo
Jeffrey Morgenthaler (Mixologist al Clide Common,Oregon),
ispirato a sua volta da Tony Conigliaro (barman considera-
to un pioniere della Modern and Molecular Mixology) del
“bar senza nome” al 69 Colebrook Row di Londra, che usa
affinare in bottiglie di vetro i suoi cocktail. A differenza del
legno, i cocktail in bottiglia, come nei contenitori d’ accia-
io, hanno un ossigenazione molto ma molto lenta, quasi
impercettibile.
Queste tecniche però, hanno, come sempre, radici più pro-
fonde e dovute alle esigenze dell’epoca.
Su “How to mix a drink, bon vivant companion” di Jerry
Thomas (il primo libro che racchiude più di 200 ricette di
cocktail e tante altre per rosoli, liquori e cordiali), si hanno
ricette di punch e altri cocktail a base di frutta e vini liquo-
rosi fatti invecchiare nelle bottiglie di vetro, con dei trucio-
li di legno all’interno, tecnica che per la produzione di vino
in Italia è vietata, in quanto altera il sapore e il colore del
vino, facendolo sembrare più ricco di tannini.
Questi cocktail in bottiglie spesso venivano preparati per
i clienti, che dovevano affrontare un viaggio e che duran-
te la loro permanenza altrove, potevano comunque degu-
stare il loro cocktail preferito, preparato dal proprio bar-
man di fiducia.
A due ragazzi emigrati in Nicaragua, si dà, invece, la pater-
nità del servizio dei cocktail invecchiati in botte, in quanto
all’epoca, per passare la dogana, si pagava una tassa del
48 % circa in più su ogni bottiglia in vetro che si possede-
va, mentre le botti erano esenti da tasse.
Oggi, che non ci sono più di questi problemi, perchè fare
invecchiare un cocktail in botte? Cambia davvero tanto?
Può il legno davvero donare qualcosa al cocktail senza
offuscarlo troppo?
Su i cocktail invecchiati non si sono fatti ancora degli studi,
o almeno non troppo approfonditi.
Senza andare troppo nello specifico, almeno per il momen-
to, quando il cocktail viene messo in botte a maturare per
settimane o mesi, si agita in modo lento e delicato.
Questo è sufficiente ad influenzare il sapore della bevanda,
attraverso l’ossidazione; per esempio, una parte dell'alcool
può convertirsi, dando alla miscela aromi di mela verde,
erba, nocciola ecc ecc.. Un pò quello che succede per
alcuni vini liquorosi tipo, Sherry o Madeira.
Come al solito, vi invito a venirci a trovare al BBQ Lounge
Bar, dove appunto con l' arrivo del nuovo anno toglierò il
tappo alla mia botte di rovere francese da due litri e mezzo
e potrò finalmente testare di persona e magari con qualcu-
no di voi, il mio Aged Barrel Cocktail, sperando di ricevere
risultati positivi.
Simone Francini© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ingredienti
120 cl. Maker’s Mark Boubon Whiskey60 cl. Campari Bitter60 cl. Punt & Mes10 cl essenza d’Arancia
120 cl. Maker’s Mark Boubon Whiskey60 cl. Campari Bitter60 cl. Punt & Mes10 cl essenza d’Arancia
23
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 23
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 24
I l benessere a tavola
Tredici regole per cancellaregli stravizi delle feste
25
Dopo le feste e le
“maratone” a tavola,
ora con la coda fra
le gambe, si fanno i conti
con la bilancia. Sfido chiunque
a dire di non aver acquistato qual-
che etto, per non dire qualcosa di più. Per i più giovani, eli-
minarlo non è un problema. Basta soltanto qualche giorno di
alimentazione controllata. Per chi è entrato negli “anta”, il
discorso è ben diverso. Serve qualcosa di più di un’alimen-
tazione controllata, ci vuole anche dello spirito di sacrificio,
perchè l’eliminazione del sovrappeso è molto più lenta.
Io, proprio per questo, ho messo a punto nel “Centro medi-
co NutriSalus” di Labico, di cui sono il direttore, un siste-
ma, che chiamerei i “tredici comandamenti” della buona
salute, perchè essere nel peso forma giusto, è indice di
buona salute.
Ecco qui, di seguito alcune regole basilari che fanno parte
del “Metodo NutriSalus” e che vi permetteranno di bru-
ciare qualche caloria, perdere qualche chilo ed aumenta-
re la vostra energia e forza vitale. Sono regole semplici,
che non comportano sacrifici e particolari privazioni. Vi
invito soltanto ad avere costanza e limitarvi a pochissime
trasgressioni.
Regola 1: comincia a bruciare calorie fin dal mattino, sce-
gliendo una colazione a base di proteine, spremute o suc-
chi di frutta o vegetali, cereali, yogurt, cacao amaro. Le
prime nutrono, le seconde saziano, le terze accelerano il
metabolismo!
Regola 2: fai il pieno di antiossidanti. Queste sostanze,
contenute nella frutta e nelle verdure verdi e arancioni, aiu-
tano l’organismo a eliminare l’adipe con più facilità.
Utilizzare sempre insalate con verdure colorate.
Regola 3: mangia ogni giorno 3/4 porzioni di verdura e 3
di frutta. Queste porzioni ti daranno la giusta dose di vita-
mine e minerali necessaria al buon funzionamento del
metabolismo
Regola 4: utilizza almeno una volta al giorno dei germogli,
che oramai si trovano spesso al supermercato. Per il meta-
bolismo sono una vera e propria sferzata di energia.
Regola 5: mangiare pesce 3-4 volte alla settimana. Oltre a
essere privo di grassi, assicura un buon funzionamento
della tiroide, utile a favorire il dimagrimento, ed è una otti-
ma fonte di omega 3/6, indispensabili per il buon funziona-
mento del nostro metabolismo.
Regola 6: bevi tè verde, almeno 2-4 tazze al giorno.
Aumenta del 5% il consumo giornaliero di calorie e aiuta a
perdere peso. E’ inoltre ricco di molecole antiossidanti.
Regola 7: cuoci i cibi al forno o in padelle antiaderenti, in
modo da eliminare l’utilizzo di condimento. Utilizza le spe-
zie per insaporire le pietanze ed evita l’uso di sale. Utilizza
sempre il coperchio.
Regola 8: Impara a fare spesa a stomaco pieno. Sembra
strano come consiglio, ma da studi eseguiti si è dimostra-
to che fare la spesa a stomaco pieno diminuisce il rischio
di acquistare più cibo di quanto non serva veramente e di
maggior qualità.
Regola 9: se a pranzo mangi un panino, perché sei al lavo-
ro, evita le salse e gli insaccati grassi e scegli pane integra-
le, con bresaola, tonno o tacchino. Elimina pane bianco,
tramezzini e merendine.
Regola 10: evita il classico digiuno dopo un eccesso ali-
mentare. Non serve a niente, fa male alla salute e rallenta
il metabolismo: scegli invece un po’ di movimento ed un
pasto senza carboidrati raffinati!
Regola 11: cerca di potenziare i muscoli allenandoti ogni
giorno. La massa muscolare aumenta notevolmente il con-
sumo di energie ed aiuta a bruciare i grassi. Più muscoli ci
sono, meno grassi facciamo passeggiare con noi ogni gior-
no. Una bella camminata a passo svelto, per almeno 20
minuti, fa al caso nostro.
Regola 12: cerca di dormire almeno 8 ore per notte. La
mancanza di sonno, produce nell’organismo un ormone, il
cortisolo, che è l’ormone dello stress, che stimola la fame.
E addio sforzi!
Regola 13: fai una vita sana, evita cibo spazzatura e fai un
“minino” di sport.
Angelo De MartinoRettore dell’Università degli Studi “Santa Rita”,
Docente in Scienza della Nutrizione,
Dietologo, Nutrizionista, Biologo, Naturopata
Direttore del Centro Studi e Ricerche
Sovrappeso ed Obesità - NutriSalus© RIPRODUZIONE RISERVATA
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 25
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 26
A ppuntamento con la beneficienza
Torna il consueto appuntamento con la solidarietà
promosso dall’Associazione Culturale “Antica
Collina Praeneste”. Per il quinto anno consecuti-
vo i riflettori si accenderanno sull’evento benefico più
importante dell’area Prenestina, “Una serata per…”,
sul palco del Teatro Principe di Palestrina il prossimo
20 gennaio alle ore 17.
L’incasso della serata sarà devoluto a favore della
piccola Aurora, una bimba di 8 mesi, che vive nel
Comune di Roiate, e a cui è stata diagnosticata alla
nascita una rara e grave malattia genetica neuro-
metabolica, il morbo di Canavan. Ad oggi, per que-
sta malattia non esistono cure, ma presso
l’Università del New Jersey, negli Stati Uniti sono
in fase di sperimentazione delle terapie farmaco-
logiche (che vengono già somministrate ad
Aurora unitamente a terapie neuropsicomoto-
rie) atte a migliorarne la qualità della vita.
Proprio per questo motivo, durante la prossima
estate, Aurora e la sua famiglia dovranno recar-
si e trattenersi negli USA per sottoporre la
bambina ad analisi e ad esami specifici per
poter successivamente iniziare una terapia ad
hoc. I proventi della serata verranno utilizzati
per aiutare la famiglia nelle spese, che
dovranno essere sostenute in questa circostanza.
L’Associazione “Antica Collina Praeneste” anche per il
2013 perorerà una causa benefica, offrendo al suo pubbli-
co uno show di altissimo livello, come hanno dimostrato i
successi ottenuti nelle serate sold-out degli anni scorsi. La
prima delle serate benefiche è stata nel 2009 “Una serata
per...Cristina” seguita l’anno successivo da “Una Serata
per...Maria e Francesco”, entrambe nella cornice del
Teatro Caesar di San Vito Romano. Dalla terza edizione, la
manifestazione si è spostata al Teatro Principe di
Palestrina.
Tanti sono gli artisti che, gratuitamente, hanno contribuito,
negli anni, alla realizzazione degli spettacoli. Tra questi, ne
citiamo alcuni: Barty di RDS (testimonial dell’Associazione),
Maurizio Mattioli, Dario Bandiera, Alessandro Di Carlo,
Massimo Di Cataldo, Gianfranco Phino, Marko Tana, Sergio
Giuffrida (Seven Show), Frank Head (Sanremo 2008), Sofia
(X-Factor 3), Nicola Aliotta (Ti lascio una canzone),
BillyBand, Stefano Fiori (Area 765).
Nell’anno della quinta edizione di “Una serata per…”,
l’Associazione è già al lavoro per mettere in scena uno
spettacolo, in cui canto, danza e comicità si alterneranno
sulla ribalta.
Una piacevole serata, da offrire al pubblico, la cui presen-
za è fondamentale, per raccogliere i fondi necessari che
occorreranno alla famiglia della piccola Aurora per andare
a curarsi negli Stati Uniti.
Valeria Caroselli© RIPRODUZIONE RISERVATA
27
Una serata all’insegna della solidarietàper dare un futuro alla piccola Aurora
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 27
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:25 Pagina 28
M ode e tendenze
Il trucco permanente non servesoltanto per essere più belle
Carissimi, in questo numero vorrei parlarvi di un
argomento che va molto di moda ultimamente.
Avrete di certo sentito parlare di “trucco perma-
nente”. Ovviamente, la domanda è: come? in che modo? e
a quale prezzo?
Fino a qualche anno fa, molte donne usavano farsi tatuare
labbra e sopracciglia, usando la classica tecnica del Tattoo,
correndo però dei rischi molto elevati.
Il rischio era quello di avere sopracciglia perfette in un primo
tempo e sopracciglia sbiadite in un secondo tempo, senza
considerare il fatto che le diffederenze erano evidenti anche
da lontano.
Per fortuna, delle donne, oggi questo tipo di pericolo non esi-
ste più. Stiamo parlando di una lavorazione che si chiama “
Micropigmentazione”.
Si può creare un trucco permanente, quando le sopracciglia
non esistono o sono particolarmente sottili. Si può creare un
infoltimento delle ciglia, correggere con un effetto ottico gli
occhi cosiddetti piangenti, disegnare eyeliner di colori diver-
si, sistemare il disegno delle labbra, correggere asimmetrie,
o ancora, ed è quello che va per la maggiore, pigmentare le
cicatrici conseguenti ad operazioni di chirurgia estetica,
come l’aumento o la
diminuzione del seno.
Il trattamento viene
effettuato in 4 fasi.
La prima fase è molto
importante. Si studia il
viso, qualunque sia il
tipo di trattamento.
È obbligatorio esegui-
re il disegno di base,
dopo aver studiato l’anatomia e le espressioni del volto del
cliente. In questo modo, si potrà visualizzare quale potrà
essere il risultato finale del trattamento.
Di conseguenza, il passo successivo è quello in cui l’opera-
tore impiega tutti i mezzi e le conoscenze per ottenere un
risultato soddisfacente. In questa fase, il cliente ha la pos-
sibilità di sperimentare il futuro cambiamento, ottenendo
un nuovo disegno, colore, effetti di correzioni e di ringiova-
nimento. La terza fase è la prova del colore e della sensibili-
tà, che viene fatta trenta giorni prima del trattamento, in
quanto assicura, che il pigmento e i prodotti che verranno uti-
lizzati, siano assorbiti dall’organismo garantendo la massima
sicurezza. Infine, come ultima fase, è necessario verificare il
fissaggio del colore, l’uniformità e la sua compattezza. E’ un
trattamento che potrà risolvere dei piccoli difetti che, a volte,
in alcune persone, provocano delle problematiche.
Ci sono molti centri che usano questo tipo di lavorazione
ed uno, in particolare, l’ho trovato molto attento e compe-
tente nell’attuazione della terapia. Si chiama “Tiffany”, si
trova a Genzano, la cui titolare, Francesca Leopardi, da
anni lavora nel settore. Lei potrà darvi tutte le informazioni
necessarie. Per avere maggiori informazioni, visitate il suo
sito www.tiffanytruccosemipermanente.it, cosi avrete
modo di poter ammirare le sue lavorazioni, che sono dav-
vero splendide.
Per ora è tutto, care amiche e cari amici, a risentirci al pros-
simo numero....
Antonella Lamboglia© RIPRODUZIONE RISERVATA
29
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:27 Pagina 29
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 20:12 Pagina 30
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 17:27 Pagina 31
SENSO&GUSTO 7 -2012 16-01-2013 20:05 Pagina 32