Semantica dei nuovi media - il wikivocabolario (terza versione)

Post on 01-Dec-2014

3,405 views 0 download

description

Le cinquanta parole chiave per comprendere le dinamiche della Rete. Un'enciclopedia aggiornata costantamente, esattamente come Wikipedia, come i siti Internet in 'perpetual beta', un progetto aperto la cui forma cambia sulla base di ciò che di nuovo accade in Rete e migliorato grazie ai suggerimenti degli utenti.

transcript

Strategia di comunicazione

Gianni Florido e la Provincia di Taranto

Semantica dei nuovi media: il wiki-vocabolario (terza edizione)

Treviso, 9 settembre 2011Blob 2.0 – Comunicare in tutti i sensi

Dino Amenduni, Proforma

Chi parla?

Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico)

Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho sempre studiato e lavorato e dove vivo tuttora

Sono blogger sul Fatto Quotidiano (link al blog) e tra i fondatori di Quink, collettivo di satira e mediattivismo (www.quink.it)

Di che si parla?Oggi proseguiamo con un esperimento

Ho colto l’occasione di questa testimonianza per proseguire un processo che sarà lungo e in continuo divenire: la definizione del vocabolario dei nuovi media

Cinquanta parole chiave che spiegano l’universo di questo pezzo di mondo della comunicazione e ne intrecciano dinamiche e metodi di studio (psicologia, sociologia, semiotica, applicazione, comunicazione aziendale, istituzionale, politica)

Vocabolario o esperimento?

Un vocabolario (o un’enciclopedia) è l’emblema della conoscenza oggettiva, incontestabile e immodificabile

L’esperimento è invece il luogo della ricerca, dell’evoluzione, talvolta dell’indefinito, della sorpresa e del progresso

Come si fa a fare un esperimento su un vocabolario?

In realtà, è già successo, è Wikipedia

Sulla storica diatriba tra enciclopedia e Wikipedia è stata già operata una ricerca (2005): qual è il testo più attendibile?Ecco un’analisi: Link all'articolo di Punto Informatico

Settembre 2011, edizione #3

La prima edizione di questo vocabolario è stata presentata all’Università di Bari il 26 novembre 2010

È stata poi pubblicata su Slideshare, social network che permette di condividere presentazioni (link a Slideshare)

Ho chiesto agli studenti e ai lettori dello slideshow di darmi consigli per migliorare il lavoro

Così farò anche con questo lavoro, migliorando progressivamente attraverso i vostri suggerimenti e quelli provenienti dalla Rete

Parola #1 e filosofia dell’esperimento

La prima espressione racchiude il senso di questo esperimento

Perpetual beta

Ogni processo che nasce nel mondo dei social media (e più in generale di Internet), è, infatti, soggetto a continui cambiamenti e aggiustamenti nel tempo. Pensate a Google o a Facebook: quante novità ci sono dalla prima volta in cui avete usato questi strumenti?

Parola #2

OnestàDire la verità è l’unico sistema per avere un seguito sul web. Le bugie sono facilmente rintracciabili e, quando scoperte, divengono la causa di boomerang comunicativi difficilmente recuperabili

Parola #3

CredibilitàVa insieme all’onestà e ne è il suo prodotto più puro. Per essere ascoltati all’interno di un contesto in cui le informazioni sono iperabbondanti (e non tutte di qualità) bisogna dire cose che appaiono vere, oggettive, non confutabili. O opinioni basate su elementi facilmente reperibili da tutti

Parola #4

CoraggioDire ciò che dicono gli altri non è un vantaggio. Essere maggioranza silenziosa non cambierà la storia (della Rete). Usare linguaggi e retoriche di altri strumenti non ci permetterà di emergere. Che il mittente sia un blogger o una multinazionale, cambia poco: bisogna stupire, e spesso ci si riesce con l’onestà

Parola #5

EmpatiaSu Facebook ci interessiamo delle storie degli altri, di ciò che dicono ma anche delle loro biografie. Se chi vuole arrivare a noi non si interessa sinceramente di ciò che siamo, noi guarderemo altrove. Non esiste empatia artificiale o paracula, il sentimento deve essere genuino

Parola #6

DelegaC’è probabilmente qualcuno (magari molto più giovane) che conosce gli strumenti meglio di noi. Diamo loro una possibilità, una responsabilità, la potenza di una visione. Ascoltiamo ciò che ci dicono, anche se ci sembra assurdo. I paradigmi cambiano troppo in fretta per tenerli dentro un unico schema concettuale

Parola #7

StudioFacebook esisteva quattro anni fa? Ed è possibile stabilire oggi su quale strumento passeremo le nostre giornate fra quattro anni? Bisogna non smettere mai di imparare. E il modo migliore di imparare è osservare gli altri mentre usano gli strumenti, o usarli in prima persona (learning by doing)

Parola #8

Dialogo“I mercati sono conversazioni” (Cluetrain Manifesto, 2000). Ci fidiamo più dei commenti dei nostri amici che della pubblicità. Parliamo di prodotti commerciali senza che nessuno ce lo chieda. O gli attori della comunicazione entrano nel dialogo, o saranno ignorati se useranno stili unidirezionali e “messianici”

Parola #9

AperturaTutte le organizzazioni sono fatte dalle persone che ci vivono. Bisogna aprire le porte allo sguardo di altre persone che vogliono sapere quali sono le regole, le debolezze, i segreti. Bisogna condividere i dati. La condivisione genera condivisione, dunque passaparola positivo, dunque meccanismi efficaci di marketing

Parola #10

ReversibilitàLa velocità con cui è possibile fare cambi in corsa sul web è tale da autorizzare esperimenti anche su siti ufficiali, test e verifiche, anche fallimenti che poi possono essere facilmente assorbiti e diventare occasione di rilancio. Niente è per sempre, tutto scorre troppo velocemente perché ci si possa preoccupare della pervasività del tempo

Parola #11

Irreversibilità

Ma è vero anche il contrario. Tutto ciò che è realizzato sul web lascia una traccia. Anche la cancellazione massiccia (o la censura) non è mai definitiva. Se si pensa di nascondere qualcosa e far finta di niente, si commette un errore. Meglio affrontare i problemi e risolverli prima che diventano più grandi e si spostano “fuori dal web”

Parola #12

EmozioneA che serve la comunicazione di plastica? Ci siamo abituati a tutte le forme di marketing tradizionale. Serve qualcosa in più. Perché sia possibile è necessaria l’empatia, ossia la necessità di essere allineati dal punto di vista di ciò che si prova. Bisogna saper trasmettere emozioni, il mittente deve essere emozionato almeno quanto il destinatario

Parola #13

Media tradizionali

La distanza tra online e offline, tra nuovi media e vecchi media, non ha più senso. Facebook è uno dei principali strumenti consultati dai giornalisti, Twitter arriva prima delle agenzie di stampa, nei TG vediamo sempre più spesso video da Youtube. Il web 2.0 condiziona l’agenda setting contemporanea

Parola #14

Facebook500 milioni di utenti, 50 miliardi di valore, crescita ancora esponenziale in molti paesi del mondo, 17 milioni di iscritti in Italia (un abitante su 4, il 65% degli utenti della Rete). È stato già realizzato un film sulla sua nascita. Per molti, è stata la chiave del successo di Obama. Serve altro?

Parola #15

EsclusivaSe voglio sapere ciò che dicono le agenzie di stampa, leggo i giornali. Se voglio le interviste ai politici, guardo la TV. Se voglio i talk show, guardo i programmi di approfondimento. Se voglio la pubblicità, guardo gli spot. Il web deve essere il posto dove comunicare ciò che non è possibile altrove

Parola #16

InclusivitàNon è il contrario dell’esclusiva; può anzi diventarne un sinonimo. Condividere un’informazione in esclusiva con un gruppo di persone accresce il senso di comunità, l’integrazione, l’empatia, il sentirsi parte di un unicum. Dunque, avvicina chi parla e chi ascolta, chi comanda e chi è comandato, chi vende e chi compra

Parola #17

TempoUna parola dal doppio significato. Quello volatile del mondo di Internet, dove tutto diventa vecchio in poche ore. Ma anche quello lungo dell’impegno e della costanza necessari (più degli investimenti economici) per riuscire a “sfondare” e a ottenere gli obiettivi di comunicazione definiti

Parola #18

TwitterÈ lo strumento dei social media che mostra le maggiori potenzialità: meno diffuso in Italia che nel resto del mondo, può esplodere se si coglieranno le possibilità per il mondo del giornalismo, del marketing virale e dell’ascolto dei problemi manifestati da cittadini, elettori e aziende. Ha il merito di poter organizzare le notizie per argomento (cosa impossibile su FB)

Parola #19

#HashtagÈ il grande vantaggio competitivo di Twitter su Facebook e su tutti gli altri social media ed è il motivo per cui questo strumento può essere prezioso alleato dell’informazione, del giornalismo e dei cittadini: gli aggiornamenti sono categorizzati per parole-chiave, attraverso una precisa scelta dell’utente che produce l’aggiornamento, e dunque è più facile reperirli per chi cerca notizie su uno specifico argomento, avvenimento, evento in diretta

Parola #20

IdeeOgni pensiero creativo è potenzialmente più facile realizzare sul web. Si può chiedere aiuto all’esterno, si può lavorare a costo zero su contenuti video, testi, foto, sulla distribuzione e la comunicazione dei contenuti. Per questo motivo non bisogna avere paura di proporre tante idee, anche a rischio di bocciature: è più facile vederle realizzate

Parola #21

TagÈ la strada per collegare i contenuti ai protagonisti (persone, gruppi, aziende, organizzazioni). È il modo per riconoscere un merito o la paternità di qualcosa che è successa nel mondo dei social media. È un sistema per comunicare a più gruppi di appartenenza con un solo gesto. È un meccanismo inclusivo.

Parola #22

ScritturaÈ il formato comunicativo che armonizza ogni sforzo prodotto sui social media. Che sia un post di blog, un commento, una tag, un’annotazione, un feedback, un sottotitolo, non si prescinde dalla forma scritta che però è in evoluzione. Si va verso la forma ‘scritlata’, a un’ibridazione scritto-parlato

Parola #23

Passaparola‘I social media hanno messo gli steroidi al passaparola’. La trasmissione virale di informazioni è favorita ed esaltata da meccanismi di condivisione sociale. Un commento può essere letto da migliaia di persone e orientare atteggiamenti e comportamenti. L’80% degli acquirenti USA hanno dichiarato di considerare i commenti degli utenti decisivi nei comportamenti di acquisto dei prodotti.

Parola #24

FeedbackSe un contenuto piace, si capisce subito; se un contenuto non funziona, si fa in tempo a eliminarlo o a modificarlo; se un contenuto è dannoso, genera un passaparola negativo ben più rapido e pericoloso dei circoli virtuosi positivi. Comunque la si veda, il feedback dell’utente è un’occasione di ricerca, confronto, progresso. A costi quasi nulli

Parola #25

Coda lungaLa legge economica che regola i mercati dei beni immateriali e dunque le economie di distribuzioni di prodotti e servizi al tempo di Internet. I costi di gestione crollano, crescono invece le occasioni di conservazione di prodotti che nell’era “analogica” rappresenterebbero un costo. Cambia la configurazione del rapporto domanda-offerta, cambia il marketing, cambia l’economia mondiale

Parola #26

LinkOgni contenuto è legato a un luogo virtuale. Dunque, anche se sommerso da milioni di fatti analoghi, coincidenti, riprodotti in modo semplificato, distorto, corretto, c’è sempre un posto dove ciò che cerchiamo può essere rintracciato. E poi condiviso, copiato, incollato, reso importante e di valore per Google

Parola #27

GoogleDa lì nascono tutte le ricerche. Ha esaltato il ruolo del link, del collegamento, del riconoscimento di credibilità di un contenuto. Non è solo un motore di ricerca ma un’azienda che investe e innova in settori strategici, anche “fuori dalla rete”. Ed è un modello aziendale anche nella gestione del personale

Parola #28

Autoregolazione

Se è vero che il web tende a estremizzare e polarizzare le opinioni, è altrettanto vero che quando i luoghi della rete sono frequentati da masse critiche, i protagonisti delle sociosfere creano meccanismi semi-automatici di regolazione. Come Wikipedia, dove gli errori e le inesattezze sono controllati e corretti dagli utenti

Parola #29

Saggezza della folla

È una teoria, creata da James Surowiecki (2005), secondo cui l’unione delle valutazioni e delle opinioni di utenti non esperti restituisce valori più corretti dal punto di vista scientifico rispetto al parere di un gruppo ristretto di esperti. Applicato al web, vuol dire che ogni gruppo professionale può aprire all’esterno e acquisire informazioni a costi molto bassi, semplicemente ascoltando il ‘pubblico’

Parola #30

YoutubeIl mezzo video è il grande protagonista del web 2.0. Realizzare un video, al giorno d’oggi, è un’operazione che tutti possono eseguire con qualsiasi tipo di strumento (dal telefonino a una camera professionale). Anche la distribuzione è oramai gratuita. La qualità non conta quanto il timing, la velocità di pubblicazione o l’intuizione che è dietro l’idea. E la viralità è più facile, perché il mezzo video è cognitivamente più facile da fruire

Parola #31

SmartphoneInternet esce dai computer, il web esce dai browser. L’accesso ubiquitous favorisce e modifica l’esperienza di utilizzo e le possibilità di relazione e interazione. Dispositivi come i-Phone, Blackberry o i nuovi cellulari con Android vivono una nuova antropologia della comunicazione: si ragiona per app, per specifiche applicazioni e non per l’esperienza totalizzante e talvolta caotica della rete

Parola #32

We-GovI social media favoriscono i meccanismi democratici. Da casi “estremi” come Wikileaks a quelli più “tradizionali” come l’interazione tra politici e cittadini/elettori su Facebook, sino alle recensioni pubbliche dei prodotti e dei servizi, è possibile intervenire attivamente e concretamente nei processi. Però, in Italia manca ancora il convincimento che questo sia davvero possibile…

Parola #33

InformalitàSui social media le interfacce sono uguali per tutti gli utenti. Dunque, ci si aspetta che tutti parlino lo stesso linguaggio. Ed è il linguaggio che noi usiamo per aggiornare il nostro profilo Facebook; fresco, colloquiale, talvolta (politicamente) scorretto. Se un’azienda, in quanto tale, pensa di dover comunicare in modo diverso per motivi di gerarchia o di etichetta, commette un errore strategico

Parola #34

MarketingLe reti sociali cambiano il significato del concetto di marketing e dunque le teorie di riferimento. Se fino ad oggi ha vinto l’idea e il prodotto migliore, da domani bisognerà aggiungere un’altra variabile: la capacità di parlare con gli utenti, coccolarli, sviluppare un immaginario. Qualcuno c’è già riuscito (Apple, Lady Gaga, Obama…)

Parola #35

ScientificoInformalità e dialogo non vuol dire spontaneismo. A differenza degli sforzi di comunicazione sui mezzi tradizionali (come si misura l’efficacia di uno spot tv), le azioni sul web sono misurabili in modo scientifico: click su un banner, ROI, costo contatto, investimenti e risultati. Per questo è fondamentale la preparazione e la competenza delle risorse umane

Parola #36

Lady GagaMolto più di una musicista, è una precisa macchina commerciale. Ogni sua azione è studiata, ma ogni atto creativo è reale: c’è una strategia, c’è l’istinto, c’è il carattere di una persona-brand che ha fatto della relazione con i suoi fan la principale leva commerciale slideshow: perché Lady Gaga è un genio del marketing – in inglese

Parola #37

TribùLe appartenenze di ciascuno di noi sono cresciute in quantità e in qualità nel corso del tempo: i social media ci permettono di essere iscritti a gruppi, firmare petizioni, partecipare a lavori di aggregazioni online e offline, a qualsiasi ora e in qualsiasi modo. Sono dunque appartenenze meno deterministiche, più emotive e potenzialmente anche più brevi

Parola #38

VelocitàBanda larga, tempo reale, massa critica, Obama, Wikileaks, Piazza Tahrir, la primavera araba, i referendum, il crollo delle grandi multinazionali dei beni immateriali: tutti queste novità sono accomunate dal ruolo della Rete (decisivo nel far emergere dinamiche già esistenti) e dall’orizzonte temporale in cui sono accadute: il mondo cambia molto più velocemente del passato e troppo velocemente per poter analizzare i fenomeni senza che diventino subito ‘vecchi’

Parola #39

CondividiTra i verbi-chiave del passaggio dal web tradizionale al web 2.0: basta un click per mettere un contenuto a disposizione degli amici e potenzialmente di tutto il mondo. Un contenuto condiviso più volte diventa “importante”. Se ciò accade nelle reti sociali di appartenenza, diventa ancora più rilevante di ciò che ci dice Google

Parola #40

PianificazioneScientificità, tempo, marketing, risultati: nessuno di questi obiettivi può essere conseguito a breve termine. I risultati, negli anni, richiedono un cronoprogramma preciso, azioni e investimenti. Senza pianificazione si naviga a vista e si vive di tensioni, talvolta irrazionali, che portano a grandi scatti di reni e ad altrettanto grandi delusioni

Parola #41

Mi piaceIl like è il meccanismo più facile e naturale di appartenenza e aggregazione. Fa parte dell’istinto umano. È una delle principali intuizioni dietro il successo di Facebook, la possibilità di un’adesione leggera, che è molto facile da attuare dal punto di vista emotivo ma che crea comunque meccanismi virali e di condivisione

Parola #42

NetworkI media sociali favoriscono la creazione, la pubblicità e la condivisioni di reti sociali. Possono rappresentare la copia speculare delle relazioni “offline” o possono permettere la connessione tra reti, nodi, e l’ampliamento delle possibilità lavorative o semplicemente relazionali. Tutti sono a sei gradi di separazione, forse anche meno

Parola #43

EconomieAl plurale, perché questa parola racchiude le economie di scala e la possibilità di risparmiare sui costi di ricerca, marketing e comunicazione; perché con la teoria della coda lunga è possibile creare infiniti mercati di nicchia, interdipendenti e capaci, se ben gestiti, di restituire sistemi economici autonomi e funzionanti

Parola #44

RankLa realtà è semplificata attraverso tassonomie, elenchi, classifiche, ordini. Google ordina i link attraverso un algoritmo, chiamato PageRank, basato sull’importanza che gli utenti attribuiscono ai link sulla base del loro stile di utiizzo. Facebook ha sviluppato l’EdgeRank, che tiene conto di altre variabili come la condivisione da parte degli amici

Parola #45

TrendOggi possiamo sapere in tempo reale cosa piace, cosa no, da chi, per quanto tempo. Lo possiamo sapere leggendo le statistiche dei quotidiani, i dati di accesso a un video su Youtube, verificando quali sono gli hashtag più utilizzati su Twitter. Successi e flop sono a portata di sguardo, di qualsiasi sguardo. Chi deve prendere decisioni ha un patrimonio di dati prodotti gratuitamente dagli utenti e a sua disposizione

Parola #46

RaccontoGli utenti si raccontano, condividono foto, momenti, immagini, emozioni, paure e gioie. Così devono fare anche gli altri attori della comunicazione, impostando il proprio messaggio come un flusso continuo di informazioni. Dal reality si ritorna progressivamente alla realtà

Parola #47

In direttaSe il web è l’unico strumento con cui è possibile seguire un evento, perché escludere gli utenti interessati ma fisicamente impossibilitati? Raccontare gli eventi in diretta permette di far sentire tutti parte di momenti indimenticabili, tutti parte della comunità, tutti protagonisti del racconto

Parola #48

CrisiNon c’è individuo, società, gruppo, organizzazione, azienda che non abbia vissuto una crisi comunicativa. Sul web, però, le crisi possono essere prevenute, attenuate, gestite, trasformate in opportunità con una velocità e un tempo di reazione che prima non esisteva, con risparmio di costi, di tempo e di conseguenze irreversibili

Parola #49

Mediattivismo

La Rete favorisce l’accesso alla vita politica, informativa, relazionale di un numero molto più grande di persone rispetto a soli 10 anni fa. Molti di questi nuovi potenziali opinion leader sono nativi digitali e hanno competenze con l’editing audio-video, con la scrittura creativa, la satira e le mobilitazioni online. E se la politica si facesse (anche) così?

Parola #50

CensuraEvitare questa parola non sarebbe salutare. Esistono nazioni dove le precedenti 49 parole non possono essere attuate perché l’accesso ai social media non è libero. Ed esistono tentazioni di controllo e regolazione da parte degli stati anche nel mondo occidentale. Il web 2.0 non è esente dai rischi di censura, ma è anche il modo migliorare per sfidarla, evitarla, aggirarla

È solo l’inizio!

Questa è la prima versione dell’esperimento. Molte cose possono essere migliorate

La scelta delle parole: sono quelle giuste?Il numero delle parole: troppe, poche?L’ordine delle parole: come organizzarle?Considerare il perpetual beta: ogni quanto aggiornare?Lo slideshow: scritto troppo? Troppo poco?

Prossima release: entro fine 2011

Invia i tuoi suggerimenti a dino.amenduni@proformaweb.itSu Facebook: www.facebook.com/amenduniSu Twitter: @doonie

Grazie!Un grande abbraccio

Dino AmenduniFacebook: http://www.facebook.com/dinoamenduni

Twitter: http://www.twitter.com/doonie

LinkedIn: http://www.linkedin.com/dinoamenduni

Slideshare: http://www.slideshare.net/doonie (qui si può scaricare la

presentazione)

ProformaSito: http://www.proformaweb.it

Facebook: http://www.facebook.com/proformaweb

Twitter: http://www.twitter.com/proformaweb

Youtube: http://www.youtube.com/proformaweb