Post on 16-Feb-2019
transcript
16° ISTITUTO COMPRENSIVO
“CHINDEMI”
SIRACUSA
ANNO SCOLASTICO 2011/2012
CLASSE 4° A
PROGETTO
“SICILIA TERRA MIA”
Un anno in Sicilia
XVI ISTITUTO COMPRENSIVO – PLESSO TEMISTOCLE
CLASSE IV A
Premessa
Il presente opuscolo è il risultato finale del progetto "Sicilia terra mia"
realizzato nell'anno scolastico 2011‐2012 che ha visto coinvolti alunni della
classe IV A, guidati dall'insegnante di scuola primaria Di Stefano Sofia, con la
collaborazione dell'ins. Di stefano Maria e Cataudella Eliana.
Gli alunni vogliono dedicare questo opuscolo a tutti i nonni che a questa terra
hanno donato anni di sudore e a quelli che per amore di questa terra hanno
donato anche la vita, insomma, a tutti i nonni che su questa terra hanno
scritto pagine di storia.
A tutti loro "GRAZIE" e ora ...
mettiamoci comodi picchì... accumincia lu cuntu.
Gli alunni della IV A
incontrano i nonni
Un sentito ringraziamento per la loro testimonianza
Breve introduzione storica
I primi del novecento, in un piccolo paese della Sicilia
GLI UOMINI erano in larga maggioranza lavoratori dei campi e degli agrumeti.
Tutte le mattine si alzavano prima dell'alba al suono do svegliarinu, ovvero dello scampanio delle campane, indossavano u Bunacu (giacca) e nelle mattine più fredde anche u ippuni sulle spalle (scialle di lana) e u furriolu.
Mettevano u vadduni (la sella) sulla schiena dell'asino o della mula, sistemavano i vettili (contenitori porta attrezzi da lavoro) e partivano, portando con sè l'immancabile tascappani (borsa contenente pane e companatico).
Chi non lavorava nei campi, bensì in paese era impiegato in attività, quali la fabbrica del ghiaccio, la fabbrica del pomodoro, altri, facevano i cocchieri o i caramattari (addetti al trasporto merci con le carrozze). Vi erano poi i
canniddari, che tagliavano le canne e le portavano alle decine di forni.
Tra gli artigiani vi erano alcuni, impiegati nella costruzione di quattare, altri facevano i cufinari (costruivano ceste in vimini), altri ancora i carrari (costruivano i carretti). Vi erano numerosi scappara e piscaturi (calzolai e pescatori). Tra gli ambulanti del tempo c'era u consa piatti, che girava per i quartieri incollando piatti rotti, l'umbrellaru (ombrellaio), l'ammula fobbici e cutedda (arrotino).
LE DONNE si occupavano dell'umile casa, si recavano o lavatoiu (lavatoio) a fare il bucato portando le cose sporche da lavare avvolte na "truscia", rammentavano, cucivano e ricucivano, e si occupavano della crescita dei bambini. Generalmente si sposavano giovanissime e non le incontravi mai per la strada senza scialle e fazzoletto in testa. Da ragazze quasi tutte andavano a "mastra" (scuola di cucito e ricamo) per imparare a cucire e ricamare. Lavori artigianali di eccezionale fattura come i merletti e centrini realizzati a
chiacchierinu o all'uncinettu, come le applicazioni realizzati co tombulu e tovaglie, hanno impreziosito tavole e comodini delle abitazioni del '900. Le donne delle famiglie di pescatori si occupavano anche della costruzione dei mattaveddi (reti per la pesca).
Verso gli anni venti, con l'apertura dei Maiazze (magazzini per la lavorazione e spedizione delle arance) le donne lasciarono le loro case per impiegarsi in questa nuova attività, contribuendo così a vincere la fame e la miseria portata dal primo conflitto mondiale.
I BAMBINI, lasciavano prestissimo i loro giochi e la scuola, quelli che avevano la fortuna di poterci andare, per aiutare i papà nei campi portando con la bummula acqua fresca alla ghiumma (lavoratori negli agrumeti).
I bambini, quando potevano, scendevano in strada per giocare ca badda ri pezza (la palla di stoffa) e nuciddi (alle noccioline), ecc... .
Le bambine si costruivano le bambole legando tra loro vecchie pezze di stoffa e usando come testa un'arancia sulla quale disegnavano i tratti del viso... Ma al calar della sera, i bambini accerchiavano i nonni e in religioso silenzio, rinfrescandosi ca nivi (ghiaccio raschiato con aggiunta di essenza di limone, menta o fragola), ascoltavano cunti, proverbi, filastrocche...
Questa cerimonia quasi teatrale avveniva in strada "intra i putticati", o "no bagghiu".
U bagghiu era un cortile interno nel quale non si poteva accedere da nessuna via, ma solo attraverso le abitazioni dei residenti.
LE FAMIGLIE
Le famiglie vivano in un umile dimora illuminata dal bagliore di un lume ad olio
o de spammacei (candele), che si costruivano usando come base la buccia di
un'arancia svuotata, dentro cui facevano bruciare nel cotone imbevuto d'olio.
La casa era formata da poche piccole camere. La cucina naturalmente era a
legna. Si mangiava na buffetta (la tavola) e i piatti e le pentole riposavano na
crirenza (nella credenza).
Il bagno era composto da un catino con l'acqua. Nella camera da letto
dormivano i genitori con i bambini più piccoli e vi era na cascia, na muarra
(armadio) 'ncantaranu e i comodini che contenevano nella parte inferiore i
rinaleri (vasi da notte).
Vi era infine una stanza adibita a caretteria o a pagliaio, per il riposo del cavallo
e la sistemazione di galline e pulcini.
La spesa si faceva nelle putie, dove era possibile acquistare a na unza, du unzi, o
a quattruni, antiche unità monetarie usate in Sicilia prima dell'Unità d'Italia. Na
unza era 50 grammi, du unzi 100 grammi e 'nquattruni era 250 grammi.
Tutti a tavola
Che cosa mangiavano i nostrinonni?
Di certo niente cibi in scatola e pasti precotti da riscaldare ma prodotti della
terra. Alcune volte portate tipiche della nostra tradizione si trovano ancora oggi sulle nostre tavole. Non possiamo non iniziare con: MACCU DI FAVI, PASTA CA LANTICCHIA, PASTA CHE CICIRI e PASTA ‘CA FAVEDDA. Queste pietanze se ne cucinavano in abbondanza perché quel che avanzava veniva riscaldato al mattino seguente, diventando un'abbondante nutriente colazione. Altri piatti caratteristici erano: caccoccili arrustuti, cudduruna c'angiti, che broccoli e ca cipudda. Quanto alle pietanze preparate in occasione delle festività come Natale, Pasqua ecc., allora non era la vigilia di Natale senza "u baccalaru frittu o a ghiotta", "u turruni ca cicilena”.
Il giorno di Pasqua si mangiava l'agnello. Sulle tavole dei nostri nonni, la carne rossa scarseggiava e si mangiava quella di pollo e di coniglio affiancata a patate,
a verdure e ai legumi . Un altro cibo caratteristico era “u pani cottu”. A proposito di pane, quando lo si faceva in campagna nei forni personali, lo si faceva per più giorni e veniva conservato ne cannisci (ceste di vimini). Oggi si acquista tutto al supermercato ma allora le provviste di alcuni alimenti si facevano per tutto l'anno. E così quando era la stagione del pomodoro, la nonna preparava bocci di chiappareddi (pomodori secchi conditi) e riserve di strattu (estratto di pomodoro utilizzato per condire tante portate ottenuto facendo asciugare al sole la passata di pomodoro). Le olive si conservavano condite per tutti i gusti, ma le insuperabili erano e rimangono tutt’ora "alivi a puddascedda" (olive snocciolate, cucinate con aglio e aceto).
Che cosa si mangia oggi in Sicilia
Antipasti ‐‐‐> Panelle di ceci Arancini di riso Polpette di ricotta
Primi piatti ‐‐‐> Macco di fave Parmigiana di melenzane Pasta alla carrettiera Pasta alla norma Pasta ai broccoli arriminati Pasta con l'anciova Pasta con le sarde Secondi piatti ‐‐‐>Caponata Insalata di arance Involtini di pescespada Melenzane imbottite Pescespada 'o sammurigghiu Sarde a Beccafico Sarde fritte
Dolci ‐‐‐> Cannoli siciliani Cassata siciliana 'Nzuddi Cubbaiata Granita di limone Frutta martorana
Tipiche ricette siciliane
Tonno alla "Bobba"
E' una tipica ricetta di Avola
Arrostire i peperoni e metterli da parte.
Soffriggere il tonno a pezzi grossi o a fette spesse;
appena pronto, aggiungere i peperoni arrostiti, spellati e sfilettati e
della salsa di pomodoro;
fare insaporire per mezz'ora, poi spegnere.
Servire appena tiepido o freddo.
Minnulicchi 'nzuccarati
Versare 1/2 kg di zucchero in un tegame con un bicchiere d'acqua, aggiungete 1/2 kg di mandorle e cuocete, su fiamma molto bassa, fino a quando il composto sarà dorato e si staccherà dalle pareti della casseruola sfrigolando.
A questo punto, prelevate le mandorle con un mestolo forato e spargete su un piano di marmo unto d'olio o leggermente inumidito.
Fate, quindi, raffreddare completamente, prima di servire.
SICILIANU
Proverbi - indovinelli
modi di dire – scioglilingua
racconti – leggende
filastrocche – ricette di cucina
favole – preghiere
poesie – ninne nanne
Jnnaru (gennaio)
Proverbi e modi di dire:
Jnnaru bagnatu massaru ruvinatu
(Gennaio bagnato massaro rovinato)
PROVERBI
…..Aiutiti ca Diu t’aiuta
Metti impegno quando fai ogni cosa e Dio ti aiuterà .
….. Cu camina co zoppu
all’annu zuppia
Chi frequenta cattive compagnie , entro l’anno diventerà come loro .
…..Cu voli u mali di l’autri
u so è arreri a potta chi desidera male e disgrazie per gli altri , attira male su di se .
….. Cu picca iavi
caru teni
chi dalla vita ha avuto poco , protegge come un tesoro il poco che ha
…..U saziu nun criri o riuni
chi ha mangiato non crede che esiste il digiuno e la fame .
….. Ucca ca nun parra s’agghiama cucuzza.
Se cerchi qualcosa chiedi perché può trovarsi a un passo da te .
….. Amara a pecura ca a dari a lana .
Il peso della sventura ce l’ha colui che in sventura vi è caduto .
….. U riavulu fa i pignati ma nun fa mai i
cummogghia .
Il diavolo fa le cose storte ma non riuscirà mai a tenerle nascoste.
Così ricorda che le bugie prima o poi verranno alla luce .
..... Quannu s’agghiuri na potta si rapi n ’putticatu .
Quando si perde un’occasione , presto se ne presenterà una migliore .
….. Cu va a ligna a mala banna n’caddu si la potta.
Chi per ottenere le cose sceglie strade impervie o illecite , ne porterà
il peso sulle spalle pagandone le conseguenze .
.... Cu n’esci arrinesci .
Chi ci prova , avrà successo .
….. Ciò ca pi tia nun voi all’autri nun fari .
Ciò che non vuoi sia fatto a te , non fare ad altri .
….. A prima casedda cucuzza baffa .
Lo si dice quando al primo tentativo si fallisce .
…..Sabba testi di scussuni ca po mennu
su passuluni .
Non sperperare quel che oggi è superfluo perché domani ti
servirà
….. Cu l’avi e nun sa pigghia e comu
u sceccu attaccatu a pagghia .
Chi può prendere e non lo fa è come l’asino che resta dove
lo lascia il padrone .
Essiri ‘na nuci vacanti .
Essere un buono a nulla .
Cu non fa nenti non sbagghia nenti .
Solo chi non fa niente non commette errori .
Prima i parari mastica i paroli .
Rifletti prima di parlare .
Amuri, biddizzi , e dinari nun si
puonnu ammucciari.
Amore, bellezze e denaro non possono
essere nascosti .
Gibilisco Noemi
<< O ti mangi sta minestra
O ti ietti ra finestra >>.
Ascultari iè megghiu di parlari .
Ascoltare è meglio di parlare .
Cchiu scuru di menzanotti non
po’ fari .
Più buio di mezzanotte non può fare .
Cu un firticchiu setti casati .
Per una cosa da nulla succede
uno sconquasso.
Iasini e picciriddi
Diu l’aiuta Asinelli e bambini Dio li aiuta a dimostrare che Dio aiuta sempre gli umili.
Mugghieri e vicini
ansignili di primi Con la moglie e coi vicini fai capire subito come stanno le cose .
Cu parenti e cu vicini
nun ci accattari , nun ci vinniri Coi parenti e coi vicini non fare mai affari .
Quannu a iatta nun pò arrivari o meli ci rici ca feti.
quando non si riesce ad avere qualcosa, la si disprezza
Cu taddu arriva mali alloggia
chi arriva tardi, troverà solo quello che è rimasto.
A matinata fa a iunnata
Inizia i lavori la mattina presto perchè si lavora meglio.
Cu nasci tunnu nun pò moriri quattratu
chi nasce stupido non potrà mai morire intelligente.
Na codda ruppa ruppa Ci va no mensu cu nun ci cuppa
A volte accade che la colpa di un misfatto ricade su chi non lo ha commesso. Vai per dividere due che litigano e finisce che le buschi.
FRIVARU
(febbraio)
Filastrocche,
poesie e
scioglilingua
…Acqua di frivaru
inchi lu granaru
Acqua di febbraio riempie il granaio
C’era na vota nu re bafè miscotto e minè
c’aveva na figghia bafigghia miscotta e minigghia ,
c’aveva n’aceddu bafeddu miscotta e mineddu.
N’iornu l’aceddu bafeddu miscotta e mineddu
si ni vulò , e allora lu re bafè miscotta e minè
virennu ghianciri a figghia bafigghia miscotta
e minigghia , fici nu bannu bifannu
miscotta e mannannu…..
……scrivennu ….. populu bafusu , miscotta e minusu,
a cu m’angagghia l’aceddu , bafeddu , miscotta
e mineddu, ci rugnu a ma figghia, bafigghia
miscotta e minigghia.
Curriu ‘ncarusu bafusu , miscotta e minusu
e acchiappa l’aceddu bafeddu , miscotta e mineddu .
Oh re bafè miscotta e minè ‘cca c’è l’aceddu bafeddu ,
miscotta e mineddu , m’addari a ta figghia bafigghia ,
miscotta e minigghia?
Bruttu carusu bafusu , miscotta e minusu .
Iu pi l’aceddu bafeddu, miscotta e mineddu
t’addari a ma figghia bafigghia ,
miscotta e minigghia?
Scappa … curri …vattini, se no ti mannu a
n’galera bufera miscotta e minera .
Gibilisco Noemi
Paula piula caccarazza
fa li figghi e li rumazza
li rumazza ‘ghiazza ‘ghiazza
Paula piula caccarazza .
Sutta ‘npalazzu
c’è ‘ncani pazzu
tè pazzu cani
stu pezzu ri pani .
Menu menu lu picuraru
tri purucchi ‘ndo pagghiaru
unu c’abballa , unu c’attrippa
e uno ca ci sauta la burritta .
Straci patta iaci
quannu moru fazzu a paci
Pappantoni di vilanza
va all’agnuni e cogghi panza
è la panza ri Gesù
nesci fora ca vinci tu .
Vattini Maria ca m’arricchisti
nenti puttasti e na casa inghisti
era megghiu ca nun ‘mmineviti
e na casa nun m’inghieviti.
Luna menza luna
di lu cielu siti pattruna
quannu iti a ocche banna
salutatimi a mattri Sant’Anna .
A mattri Sant’Anna e tantu bedda
cu na scocca di ‘nzaredda
a ‘nzaredda cci vulò
San Giuseppuzzu cci la pigghiò
cci la pigghiò co vastuneddu
San Giuseppuzzu lu vicchiareddu .
Fimmini e vai
Si la to vita nun voi marturiari, luntanu di li fimmini t'à stari,
fai chiddu chi ti piaci , viaggia assai, è megghiu assai 'a cultura chi li vai.
T'alliscianu tuttu si cosa ci ài a dari,
ti rannu vasuna, ma vonnu rinari, si 'nveci nun servi pi ciò c'ànnu a fari ...
la lingua di fora 'na sciabula pari!
La colazioni ti porta 'nto lettu? Tutto cuntentu tu pensi ch'è affettu, gestu d'amuri.... sa quantu ti custa,
lacrimi forti, c'unn'è cosa giusta.
La libertà ti costa, ma vali tantu, e si ti mariti ti finisci a chiantu ,
ti pari chi stai sulu, ma nun lu sai, megghiu ziti sempri e maritati mai!
Marzu
(marzo)
Indovinelli
Niminagghia, niminagghia
Cu fa l’ovu na pagghia?
Marianu , Marianu
chi faciti na stu ghianu
nun mangiati , nun viviti
e chiu longu vi faciti
(l’asparago)
Sugnu misa all’acqua e o ventu
sugnu n’tisa ma nun mi sentu
ucca larga mussu stotto
ghiamu u vivu e ghianciu u mottu
(la campana)
Nta l’acqua nasci , nta l’acqua crisci ;
vidennu l’acqua
però sparisci.
Nell’ acqua nasce ,
nell’acqua cresce ;
vedendo l’ acqua
però sparisce .
(SALE)
Camina senza piedi .
Cammina senza piedi .
(FIUME)
Farina a muntagni,
e cull’acqua chi cc’era
non potti impastari
un pugnu ‘i lasagni.
Farina a montagne ,
e con l’acqua che c’era
non potei impastare
un pugno di lasagne .
(NEVE)
19 Marzu “ U PAPA’ ”
Quannu u vientu ciuscia forti
e la notti è scura , scura ,
se c’è me patri rintra ,
iu nun agghiu ciù paura .
Iddu , è l’uomminu ciù forti ca ci sia ,
e travagghia sempri pi crisciri a mia .
Quannu a sira sa rricoghi
stancu ri travagghiari,
iu lu stagghiu li a taliari …
poi ci fazzu na carizza
e ci passa tutta la stanchizza .
A tagghiu ra testa
a tagghiu ra cura
e ammensu ti nesci
na bedda signura
(ficodindia)
R'avanti m'accuzza
R'arreri m'allonga
(la strada)
Iaiu 'npalazzu cu durici potti
Ogni potta trenta frimmaturi
ogni frammatura vintiquattru chiavi .
(........................)
Gibilisco Noemi
Picchi a luna iavi a facci ludda
Gibilisco Noemi
Picchì a Luna iavi a facci ludda .
Sapiti picchì a Luna iavi a facci ludda?
Ora vu cuntu.
A Luna era figghia ri frunnara
e menttri a mattri scupuliava
u frunnu , idda sempri a
scuitava : “mamma rammi ‘mpocu
di pasta pi gghiucari , mamma
rammi a pasta , mamma rammi
a pasta “, e nun sinteva raggiuni .
A vogghia ca sa mattri ci riceva :
“aspetta ca comu finisciu ri
scupuliari u frunnu ta rugnu” ,
idda ancora ‘cchiù fotti “mamma
mamma a pasta , rammi a pasta” .
A mattri ra Luna pessi a ragiuni .
Lassò ri scupuliari u frunnu e ci
scupuliò a facci.
E’ gghiè di tannu ca a Luna iavi
a facci ludda .
A vecchia e u suggi
Gibilisco Noemi
A vecchia e u suggi
C’era na vota na vecchia ca scupava a crisiedda e truvò ‘nsanareddu : “ chi m’accattu, chi m’accattu cu stu sanareddu ?” pinsò idda. “Su m’accattu luppini fazzu scocci , su m’accattu brocculi fazzu pampini , ora m’accattu ‘nsanareddu ri latti ” , e accussì fici. Mentri quariava u latti sunò a campanedda ra missa e a vicchiaredda pinsò “unni u mettu , unni u mettu u latti? Ora u mettu intra ‘ncasciuleddu ra buffetta” e si ni iù a missa . Arrivannu a missa accuminciò a priari :”Santa Maria ‘nzamai u suggi si mangia u latti”. Finiu a missa , si ni iù a casa e truvò u suggi ca si mangiava u latti . Ghiusi ri cussa u casciolu , u suggi scappò , ma a cura idda no. Allura u suggiteddu senza cura si ni iù na vicchiaredda e ci rissi:" O vicchiaredda mia, pi piaciri ma runi a cura ,ca iù m'ampiddicu e mi ni vaiu?". "Cettu ca ta tonnu" ci rissi a vicchiaredda "ma prima ma tunnari u latti. Vai na pecura e mu potti". Allura u suggi si ni iù 'nda pecura e ci rissi : "pecura, mu runi 'mpoco ri latti, ca ciù pottu a vecchia, a vecchia mi runa a cura, m'ampiddicu e mi ni vaiu". "Cettu ca tu rugnu 'mpocu ri latti, ma tu vai n'da serra e pottimi l'ebba", ci rissi a pecora. Allura u suggi si ni iù 'nda terra e ci rissi: "Terra, mi runi 'mpocu ri l'ebba, l'ebba cià pottu a pecura, a pecura mi runa u latti, u latti ciù pottu a vecchia, a
vecchia mi runa a cura, m'abiddicu e mi ni vaiu". "Cettu ca ti rugnu l'ebba, ma tu va na funtana e pottimi l'acqua" ci rissi a terra. Allura u suggiteddu si ni iù 'nda funtana e ci rissi:"Funtana, ma runi l'acqua cià pottu a terra, a terra mi runa l'ebba, l'ebba cià pottu a pecura, a pecura mi runa u latti ciù pottu a vecchia, a vecchia mi runa a cura, m'ambiddicu e mi ni vaiu."
"Cettu ca ti rugnu l'acqua, ma tu va 'no quattararu e fatti rari na quattara"ci rispunniu a funtana o suggi.
Allura u suggiteddu si ni iù no quattararu e ci rissi:
"Quattararu, mi runi na quattara, a quattara cià pottu a funtana, a funtana mi runa l'acqua, l'acqua cià pottu a terra, a terra mi runa l'ebba, l'ebba cià pottu a pecura, a pecura mi runa u latti, u latti ciù pottu a vechhia, a vecchia mi runa a cura, m'ambiddicu e mi ni vaiu."
"Cettu ca ti rugnu a quattara ci rispunniu u quattararu, ma tu pottimi quattru uova.
Allura u suggiteddu si ni iù na iaddina e ci rissi: "O iaddina, pi piaciri mi runi quattru uova, ca iù ci pottu o quattararu , u quattararu mi runa na quattara, a quattara cià pottu a funtana, a funtana mi runa l'acqua, l'acqua cià pottu a terra, a terra mi runa l'ebba, l'ebba cià pottu a pecura, a pecura a pecura mi runa u latti, u latti ciù pottu a vecchia, a vecchia mi runa a cura, 'ambiddicu e mi ni vaiu." “Cettu ca ti rugnu quattru uova", ci rispunniu a iaddina "ma tu pottimi u scagghiu".
Allura u suggiteddu si ni iù o maiazzè e ci rissi o pattruni:
"Pi piaciri mi runi a 'gghiavi do maiazzè pi pigghiarimi 'mpocu ri scagghiu, u scagghiu ciù pottu a iaddina, a iaddina mi runa l'ova, l'ova ci pottu o quattararu, u quattararu mi runa a quattara, a quattara cià pottu a funtana, a funtana mi runa l'acqua, l'acqua cià pottu a terra, a terra mi runa l'ebba, l'ebba cià pottu a pecura, a pecura mi runa u latti, u latti ciù pottu a vecchia, avecchia mi runa a cura, m'ambiddicu e mi ni vaiu".
"Cettu ca ti rugnu a 'gghiavi. Dopu ca ti pigghi u scagghiu, ghiuri u catinazzu e pottimmillu" ci rissi u pattruni ro maiazzè.
Allura u suggiteddu tuttu cuntentu pigghiò a 'gghiavi, rapiu u catinazzu, u puggiò supra a buffetta, rapiu u casciolu, pigghiò u scagghiu 'gghiusi ri cussa u casciolu, ci cascò u catenazzu 'nta testa .......... e mossi u suggi.
E’ Pasqua
Curri Maria tra genti chi si scanza
e fa lu ‘Ncontru cu lu Salvaturi ,
ca beddu , e urnatu di milli culuri
a ognunu metti in cori l’esultanza.
Sublimi attimu chi n’funni spiranza
ca odiu e pesu fussiru scurdati ,
tant’occhi su di lacrimi vagnati,
Pasqua è amuri … è paci …
è fratillanza .
Maju (maggio)
Maju , una e bona .
Maggio , una sola ma abbondante .
(pioggia)
I ioca n’da strada .
Gibilisco Noemi
ioca n’da strada
E nuciddi
Si giocava con un numero definito di noccioline per ogni concorrente e una fossetta scavata nel terreno, nella quale si spingevano con le dita a turno le noccioline. Chi sbagliava passava la mano al giocatore successivo. Vinceva il gioco chi finiva per primo tutte le noccioline a disposizione prendendo come premio tutto il contenuto della fossetta.
A mucciari.
A nascondino.
A ria
Col gesso si disegnava per terra un percorso squadrato il quale, sud‐ diviso in caselle veniva numerato da uno a dieci. Il primo giocatore lanciava una pietra sulla casella numero uno è soltanto sulle altre caselle dalla due alla dieci compiva tutto il percorso in avanti ed a ritroso. Quando ritornava alla casella due, il giocatore raccoglieva la pietra posta sulla casella uno e usciva dal percorso. Se tutto era stato fatto in modo abile e corretto, non toccando durante i salti da casella a casella i confini, si provvedeva a lanciare la pietra sulla casella due e così via fino alla dieci. Il gioco finiva qui? Neanche a parlarne. Questo era solo l'inizio. Poi si rifaceva tutto ripartendo da uno ma soltanto da casella a casella con una gamba sola e se si era bravi in questo si passava a lanciare la pietra sulle caselle ad occhi chiusi.
A nichilinnola . Il nipotino si sdraiava sulle gambe della nonna a pancia in giù e la nonna iniziava a cantare una canzoncina. “Nichilinnola nichilinnola quantu ietta la cariola?” Al termine della canzoncina la nonna poggiava la mano sulle spalle del nipotino formando con le dita un numero 1, 2,3, 4 o cinque. Il nipotino provava ad indovinare e diceva ades.3 e se il numero era esatto la nonna continuava la canzoncina cantando "tri ricisti, u iocu vincisti,
quattru ricevi u iocu piddeviti". Ovviamente se il numero esatto era 4 e il nipotino diceva 3 la canzoncina
cambiava in: "tri ricisti e u iocu piddisti, quattru ricevi u iocu vinceviti".
Puti putè
La nonna sedeva nipotino sulle ginocchia e cantando una canzoncina lo rovesciava all'indietro e lo ritirava su. La canzoncina era questa:
"Puti putè , a mamma nun c'è
a ghiutu o mulinu a cattari 'nsaccu ghinu ghinu di pagghia ghinu di stuppa veni lu iattu e si l'ammucca". a questo punto la nonna mimando il gatto faceva finta di mangiare il collo del nipotino.
Festa della mamma
Nataliziu Mamma, mammuzza, si n' avissi a tia,
ju 'ntra ' stu munnu , mi sintissi persu ;
ti vogghiu beni chiù di l' Universu ,
chiù di la vista e chiù di l'arma mia .
Si lu mè sensu ancora non s' ha persu ,
lu vidi , mamma è pirchì pensu a tia :
a tia ca si’ la megghiu puisia ;
e di là puisia lu megghiu versu !
Oggi ricurri ancora la tò festa
ed ju , chi non mi scordu la jurnata ,
t'offro l'umili miu , solitu cantu .
Tu dunami la solita vasata ,
e po’ fammi durmiri ccu la testa
supra lu pettu tò amurusu e santu !
TRADUZIONE
MAMMA, MAMMINA, SE NON AVESSI TE, IN QUESTO MONDO, MI SENTIREI PERSO, TI VOGLIO BENE PIU' DELL'UNIVERSO
A VITA. PIU' DELLA MIA VISTA E PIU' DELLA MI
SE IL MIO SENSO ANCORA NON SI E' PERSO, LO VEDI, MAMMA E' PERCHE' PENSO A TE : A TE CHE SEI LA MEGLIO POESIA:
E VERSO! E DELLA MIGLIORE POESIA IL MIGLIOR
OGGI RICORRE ANCORA LA TUA FESTA ED IO, CHE NON MI SCORDO LA GIORNATA, O. TI OFFRO IL MIO UMILE SOLITO CANT
TU DONAMI IL SOLITO BACIO, E POI FAMMI DORMIRE CON LA TESTA SOPRA IL TUO PETTO, AMOROSO E SANTO.
Giugnu (giugno)
Favuli Morali
Canzuni
Favuli morali
L'ingratitudini , o la vecchia e lu Porcu
Na vecchia chi tiratu
Si avia da un puzzu l'acqua ,
Nni sdivacu lu catu
'Ntra un lemmu , e poi si sciacqua .
~ ~ ~
Un porcu arsu di siti ,
Vidennu l'acqua , scappa ,
E senza offerti o inviti ,
Arriva e si l'appappa .
~ ~ ~
Nun pensa farci mali
La vicchiaredda pia ,
E godi ca dd'armali
Si sazia e si arricria.
~ ~ ~
Vivennu quantu po’ ,
Lu porcu poi nun lassa
Fari da paru so :
Lu lemmu ci fracassa .
~ ~ ~
La vecchia a sta vinditta
Si pila e si contorci ,
Dicennu mesta e afflitta
<<Faciti beni a Porci !>>
CANZUNI
E la luna 'n mezzu 'u mari
Gibilisco Noemi
E la luna 'n mezzu 'u mari Mamma mia me maritari Figghia mia, a cu te dari Mamma mia pensaci tu.
O Mamma, pisci fritti e baccalà O Mamma pisci fritti e baccalà.
Si ci dugnu lu babberi Iddu va, Iddu veni
'u rasolu 'n manu teni. Si ci pigghia la fantasia Mi rasulia la figghia mia.
O mammà ecc.
MI VOTU E MI RIVOTU
Mi votu e mi rivotu suspirannu, passu la notti 'nterra senza sonnu.
E li biddizzi toj jeu cuntimplannu, mi passa di la notti sina a ghiornu.
Pri tia non pozzu un'ura ripusari, paci nun havi chiù st'afflittu cori.
Lu sai quannu jeu t'haju a lassari? quannu la vita mia finisci e mori.
Sicilia bedda
Di Mungibeddu tutti figghi semu terra di focu, di canti e d'amuri st'aranci sulu nui li pussidemu e la Sicilia nostra si fà onuri.
E di luntanu venunu li furasteri a massa
dicennu la Sicilia chi ciauru ca fà tonchi, tichiti tonchiti, tonchi tonchi tonchiti,
tonchi, tichiti, tonchiti la la la la la la.
L'oduri di la zagara si senti e riturnau la bedda primavera rosi sbucciati, lu suli cucenti
Sicilia bedda tu si 'na ciurera.
Chi ciauru, chi ciauru di balucu e di rosi
evviva la Sicilia e l'abitanti sò tonchi, tichiti tonchiti, tonchi tonchi tonchiti,
tonchi, tichiti, tonchiti la la la la la la.
Sciuri, sciuri
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu. La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la. Lu sabutu si sapi allegra cori,
beatu cu avi bedda la mugghieri, cu l'avi bedda ci portai i denari, cu l'avi brutta ci mori lu cori.
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu. La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la. Si troppu dispittusa tu cu mia,
ca scutu 'n letto su mi 'insonnu a tia. Si brutta n'ta la faccia a n'ta lu cori amara a cu ti pigghia pi mugghieri. Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu. La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la. Sciuri di rosi russi a lu sbocciari, amaru l'omo ca fimmini cridi, amara cu si fa supraniari,
l'uscio di paradisu non ni vidi. Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu.
Sciuri, sciuri, sciuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi dasti ti lu tornu. La, la, la, la, la, la, la, la, la, la, la.
Si maritau Rosa
Vinni la primavera li mennuli sù n'ciuri lu focu di l'amuri lu cori m'addumò...
E ammenzu suli e ciuri abbolunu l'aceddi tutti 'sti cosi beddi mi fannu suspirà... Si maritau Rosa
Saridda e Pippinedda e iù, ca sugnu bedda mi vogghiu marità...
Tanti picciotti beddi passunu di 'stà strada ma nuddu 'na vardata alla me casa dà.
Certu 'stu desideriu distruggi la me vita mi vogghiu fari zita mi vogghiu marità...
Si maritau Rosa
Saridda e Pippinedda e iù ca sugnu bedda mi vogghiu marità...
La dota l'àiu fatta la casa l'àiu macari
schetta non vogghiu stari rannuzza sugnu già... La culpa è di me matri mi teni arritirata ma ora la iurnata vaiu di ccà e di ddà...
Si maritau Rosa
Saridda e Pippinedda e iù, ca sugnu bedda mi vogghiù marità...
Luglio (luglio)
Le ninne nanne
Le ninnenanne
Stu picciliddru c'havi ca chianci voli la naca 'n mezzu l' aranci cci la mittemmu 'n mezzu la via cu ' passa passa l' annaculia . E boo e boo tutti dorminu e tu no . Stu picciliddru e c' havi ca arridi voli la naca 'n mezzu l'olivi cci la mittemmu 'n mezzu la via cu' passa passa l' anciulla . E boo e boo tutti dorminu e tu no e si tu nun vo durmiri 'nti lu culettu l' ha ad aviri .
Dormi beddru e fa la nanna ca cu tia c' è la mamma fa la nanna ca veni papà porta nuci e si nni va .
Austu
(Agosto) Proverbio : Acqua d’austu Meli , manna e mustu Acqua d’agosto miele , manna e mosto A cura ‘pe malanni
Antichi rimedi della nonna contro i malanni. "U praffumu" respirazione di vapori (a volte si aggiungeva del bicarbonato o dell'essenza di menta) emanati dall'acqua in ebollizione nella pentola. Questa respirazione di vapori era un rimedio efficace contro il naso tappato ed il raffreddore. “I vintusi" nei casi più gravi, nelle spalle dell'ammalato si metteva a sagnetta, ovvero si poggiava un bicchiere con dentro una sanguisuga che secondo le nonne succhiava il sangue cattivi dalle spalle. "U vinu cottu" era un altro rimedio contro febbre, raffreddore, dolori, ecc. "Na pala di ficurinia" in caso di tagli si appoggiava sulla ferita una foglia di ficodindia, ovviamente senza le spine, e il miracolo era fatto. "I stuppati", venivano usati per ingessare una parte contusa. L'operazione avveniva montando a neve dei bianchi d'uovo che venivano poi appoggiati sulla parte contusa assieme a del cotone. Nasceva una vera e propria ingessatura robusta ed efficace.
Rimedio antico Corpu di suli, botta di suli, insolazione. I dolori di testa in estate, prodotti da insolazione o da altra ragione,
si crede che siano effetto del sole penetrato in testa.
Una donna fa sedere l'ammalato all'occhio del sole, gli copre la testa con un fazzoletto rosso;
sulla testa gli mette un bacile e nel bacile una bottiglia capovolta, piena d'acqua, con dentro un anello d'oro.
Dopo un momento l'acqua comincia bollire, come se fosse in una caldaia e l'anello si vede andar su e giù per la bottiglia. Quando l'anello non i muove più il sofferente è guarito.
L'orazione è questa: Ancilu miu climenti,
nun parru e staju mutu, ti parru ccu la menti:
scippa stu chiovu acutu.
TRADUZIONE
Angelo mio clemente, non parlo e sto muto, ti parlo con la mente:
cava questo acuto chiodo!
Sittembri (Settembre) Usi e costumi
I castighi scolastici d'una volta
Partivano dalle sgridate dalle tirate d'orecchie e giungevano a ceffoni.
Nelle primissime età, chi in una prova di lettura non era bravo, riceveva
il non gradito complimento d'un pò di saliva nel naso.
Per i più negligenti: una mitra di cartone con un somaro dipintovi sopra.
C'era la messa in ginocchio per un tempo indeterminato. Questa penitenza veniva resa ancora più crudele da gusci di noce o dalle mani sotto le ginocchia dei castigati.
C'erano i buffetti sulle punte delle dita, con la sferza o con la riga.
E le famiglie??
…Una cosa è certa non la sferza....
no il bastone ma il maestro
insegna ed educa.
La impastatura e la infornata del pane Quando s’impastava il pane, si recitava il CREDO e non si tralasciava di fare la croce sulla farina prima di spargerla nell’acqua. Mentre si scanava (si gramolava) il pane, se una persona entrava, si diceva Diu l’accriscia! (che Dio lo accresca!) e coloro che gramolavano rispondevano:
Crisci cu veni. ‘I dinari ch’aviti sarvati,
Ni ni dati ‘na mutati
Dopo che si gramolava, si rivoltava la pasta:
Crisci, ‘n pani e ‘na cuddura. Dopo che il pane veniva messo ò conzu (nel letto a lievitare)
Allievita , pani , ca ‘a patruna havi fami .
Mentre s’infornava, alla cui operazione si dà principio invocando lu nomu di Diu e di Maria, si diceva:
Sant’anna! Saluti e beni a cu’ l’affanna!
Santa Rusulia! Jancu e russu comu a tia!
Santu Luvatu!
Mè ghiaimu, né passatu. Santu Ramunnu!
Crisci ‘u pani quantu ‘n furnu.
Santa Rita! Janca e russa la muddica!
San Giuvanni! Criscitilu beddu ‘ranni!
Quando il pane nel forno ha la bolla, vi si metteva
Sali e canigghia Ca si mangia a’ mamma e a’ figghia.
Finita la infornatura , si spazzava dinanzi il forno pi luvari li mali fùsculi (i diavoli); poi si ci sedeva in attesa che il pane veniva su bello e cotto.
Ottobri - Novembri
(ottobre – novembre)
Scongiuri e credenze
Acqua e Sali
Pi sfatturari ‘na casa jttari acqua e sali supra i maduna e supra i mura; i fimmini si scummogghiunu ‘u pettu, si strogghiunu i capiddi, si ‘nginocchiunu battennu tri voti i ginocchia e diciunu: Acqua e sali, mè Signura, pi lavari la fattura! Acqua e sali, San Giovanni, pi ‘stutari stu focu ranni! Acqua e sali pi majari; Và, fattura, e nun turnari! Per sfatturare una casa, versare acqua e sale sul pavimento e alle pareti; le donne si scoprono il petto, si sciolgono i capelli, si inginocchiano battendo tre volte le ginocchia e dicono: Acqua e sale, mia Signora, per levare la fattura! Acqua e sale San Giovanni, per spegnere questo fuoco grande! Acqua e sale per le fattucchiere, va’, fattura, e non tornare!
Per sfuggire alla jettatura (malocchio)
Cornu, gran cornu, ritortu cornu; Russa la pezza, tortu lu cornu, Ti fazzu scornu; Vaju e ritornu, Cornu! cornu! cornu! E va accompagnata con tre forti sputi. Questa formula contro il malocchio si recitava tenendo alzato l’indice ed il mignolo e piegando le altre dita della mano per raffigurare le corna.
~ ~ ~ Occhiu e malocchiu! E fuiticci l’occhiu Crepa la ‘nvidia E scattu ‘ u malocchiu!
~ ~ ~ Si stendeva una pezzuola rossa sulla testa del paziente, vi si posa una mano e si fa un segno di croce: s’è uccialura, s’è occhiatura s’è scappisatura s’è scalpicciatura s’e ucciatura s’è occhiatura ri mala pissuna, di cattiva persona ‘m pozza fari mali non possa far male a nissuna criatura a nessuna persona
Nascita ‐ La culla del futuro neonato si preparava solo di mercoledì e vi si attaccavano solo cose sante per guardarla da spiriti maligni. ‐ In una casa nella quale la moglie è incinta, se il marito raccoglie per terra un ago, è segno che il nascituro sarà maschio; se uno spillo, femmina.
Nozze ‐ La prima volta che il fidanzato varca la porta o l'uscio della fidanzata deve farlo mettendo avanti il piede destro; altrimenti potrà avvenire una rottura di relazione con la famiglia di lei.
Morte ‐ "Gloria e buon passaggiu!" esclamazione di chi si sentiva annunziare a voce o a rintocchi di campana la morte di persona conosciuta.
Preghiere per...
... non essere punto dalle api San Giuvanni lu gran Santu, di l'apuzza nun mi scantu, pigghiu meli e pigghi cira
nù cci fazzu na cannula. ... non farsi mordere dai rettili San Paulu ciraulu ammazza a chissu ca è nemicu di Diu e savva a mia ca sugnu figghiu di Maria.
... per la protezione della propria casa Iù mi ghiuru la porta mia cu lu mantu di Maria cu la forza di San Simuni co vastuni di San Giuseppi e cu hava fari mali a mia nun'hava truvari ne porta e ne mancu la via. Sant'Elia, Sant'Elia cià livari a forza e a valia a cu voli fari mali a casuzza mia.
Dicembri (dicembre)
Tradizione religiosa
Preghiere
Tempo di Natale
Santa Lucia ‘A Sarausana
Priera ra famigghia
U Signuri Binirittu Ca runa fini a sta iunnata
E ricogghi sutta o tettu A famigghia affaticata.
N’astura di riposu Iddu scinni a nui piatusu
Gabriellu rapi la via E ni saluta Ave Maria
Preghiere della sera
Iù mi cuccu e mi cuccai Cu Gesuzzu m'abbrazzai iù rommu , iddu vigghia, si c'è cosa m'arrusbigghia.
Cu Gesù mi cuccu cu Gesù mi staiu, sennu cu Gesù paura nunn'haiu.
'Na stu lettu mi cuccu iù, Cincu angili ci trovu iù, dui da testa , dui de peri e 'nto menzu San Micheli.
Iddu mi rissi , iddu mi scrissi fatti la cruci ca t'addummisci.
Santa Margherita funtana d'acqua fiorita , iù dormu e vui vigghiati su c'è bisogno m'arrusbigghiati e su numm' arriva lu cunfissuri pirdunatimi Signuri .
Na stu lettu Mi cuccu sula
m'accumpagna na bedda Signura mi cummogghia co so mantu
Lu Pattri , Lu Figghiu E Lu Spiritu Santu .
O tempu di Natali...
Intra na povira mangiatura patturiu la gran Signura fici a Gesù Bambineddu fra lu voi e l'asineddu . C'era nu poviru picuraru ca scinneva re muntagni nunn' aveva chi puttari potta mennuli e castagni .
Ninna nanna a lu bambinu
Palummedda ianca ianca chi cci potti a sta capanna? Iu ci pottu pani e vinu fazzu a suppa a lu bambinu . U bambinu voli a suppa ca cia bamba la uccuzza la uccuzza e china i meli viva viva San Micheli . San Micheli spanna l'ali viva viva San Pasquali , San Pasquali e chinu d'amuri accussi voli u Signuri .
Natali
Vinni u Natali di lu’ Bammineddu Scinniu n’terra lu figghiu ri Diu Senza vistiti ca peddi r’incoddu pi tuttu u munnu la paci purtau . Dormi biatu lu Bammineddu Al’latu lu oi e lù sciccareddu Supra la pagghia riposa Maria Giuseppi è svegliu ca li talia . Stancu ri sonnu e senza mangiari S’inginucchiau e si misi a priari . N’celu appariva na stidda cumeta C’alluminava la rutta Riali Ntornu si vistinu ranni fucati A capu testa li re priurati . Poi s’intisi luntanu na uci Prestu curriti , purtati lu luci “Purtati latti , cuperti e lu mbrù Faciti prestu , nasciu Gesù” .
La notti di Natali
E' la notti di Natali c'è na festa principali
patturiu 'na gran Signura 'na na povira mangiatura
Fici Gesù lu Bamminedu 'nmenzu o voi e l'asineddu e cu passava lu biniricia
"chi bedu figghiu fici Maria".
Ninna nanna fa a vo vo
Sant' Antuninu quann' era malatu Tutti li Santi lu ienu a truvari
Cu cci puttava 'nciuriddu e cu nu ranatu la Beddamattri ddu pumidda gentili
e ll'avò , ll'avò ll'avò rommi figghiu da mamma to e si iddu nun moli dummiri
naticateddi 'nza quantu n'aviri e n'aviri cincucentu
figghiu di oru e figghiu d'argentu e n'aviri 'nquantità
rommi figghiù ri la mammà .
San Franciscu ri Paula cunzatici la taula e mittitici canni e pisci ca stu figghiu s’addummisci e mittitici pisci e canni ca stu figghiu crisci ranni Avò , oh, avò , oh oh .
Viniti fidili Viniti fidili l'angilu n'invita viniti viniti a Betlemmi
Rit. Nasci ppi nui Cristu Salvaturi Viniti aduramu Viniti aduramu
Viniti aduramu u Signuri Gesù. A luci rou munnu brilla nta na rutta a fedi mi potta a Betlemmi
Rit. Nasci ppi nui Cristu Salvaturi Viniti aduramu Viniti aduramu
Viniti aduramu u Signuri Gesù. A notti risplenni tuttu u munnu aspetta Iemu appressu ei pasturi a Betlemmi
Rit. Nasci ppi nui Cristu Salvaturi Viniti aduramu Viniti aduramu
Viniti aduramu u Signuri Gesù.
Noemi Gibilisco
Santa Lucia vergine e martire , patrona di Siracusa
Santa Lucia " A SARAUSANA"
stu fattu ca ora ju vi cuntu
successi dopu Cristu, nò ttriccentu, a 'na picciotta ri nnomu Lucia nasciuta a Sarausa, città mia.
~ ~ ~ Ri nobili famigghia timurata, ò regnu ri li celi ristinata.
~ ~ ~ Bedda ri facci, riali 'u puttamentu ... l'occhi: "rù stiddhi ri lu firmamentu". Ruci la sò parola, ruci, ammilata ...
a lu Signuri porta la sò strata. ~ ~ ~
A'n giovani paganu ca sposa la vuleva... rispusi, era cristiana e nun puteva, pirchì lu cori sò cchiù l'ava ratu
a Cristu, figghiu ri Diu sacramintatu. ~ ~ ~
U' giuvani, pigghiatu ri rancuri, fici la spia o' so' guvirnaturi.
~ ~ ~ Pascasiu, prefettu rò 'mperu rumanu, ca cumannava supra a tutta genti, rissi a Lucia:"jù rugnu o' cristianu
cunnanni amari e attruci patimenti... ~ ~ ~
Se tu Lucia abbannuni 'u tò Diu avrai 'n cumpenzu lu pirdunu miu". Lucia rispusi: ju nu' provu scantu,
mi runa forza lu Spiritu Santu". "O' maceddhu ti fazzu purtari, re tori i carni ti fazzu squartari". "Faciti tuttu chiddhu ca vuliti,
ma ri stà fedi, no, nu' mi smuviti". ~ ~ ~
"Mittila allura 'nta lu rogu... la so' carni sa 'manciari u' focu".
Ma u' focu ca ro 'nfernu è pussisuri nu' la tuccò pò scantu rò Signuri.
~ ~ ~ Virennu 'stu miraculu putenti, Pascasiu, pigghiatu ri fururi,
resi cu' a daga sò n'forti findenti... Muriu Lucia cu 'granni ruluri...
~ ~ ~ Ma nun sapeva Pascasiu ca cu ddha morti
ci rava a vita pi' l'eternità. ~ ~ ~
Sona ‘n eternu la campana, pi Santa Lucia a Sarausana.
Personaggi illustri di origine siciliana
Antonello Da Messina Vincenzo Bellini
Fu un grande pittore E' uno dei compositori più
rinascimentale. A lui si importanti dell'800 nato
deve l'introduzione in Italia a Catania, viene ricordato
della pittura ad olio. soprattutto per le sue
opere liriche.
Giovanni Verga Leonardo Sciascia
E' uno degli scrittori italiani Nato nel 1921 a Recalmuto,
più importanti dell'800. nelle sue opere ci ha descritto
D'origine catanese. Fra le sue la società siciliana e quella
opere ricordiamo I Malavoglia italiana sotto diversi aspetti,
e Mastro don Gesualdo. positivi e negativi.
Beppe Nappa Luigi Pirandello
Nappa, in dialetto, significa Fu autore di testi teatrali e di
"buono a nulla". E infatti questa e di romanzi. ‐ Nacque ad
maschera tipica del carnevale Agrigento nel 1867 e ricevette
di Sciacca rappresenta un fannullone il Nobel per la letteratura nel
in preda al sonno e alla fame: è il 1934.
servitore pigro di un padrone disattento,
che pensa solo a dormire e a mangiare!
E, infine, personaggi nostrani
Fiorello, nato Rosario Tindaro a Catania il 16 maggio 1960, è il primo di quattro figli, di cui solo il fratello Beppe ha seguito i n parte le sue orme di artista, vantando una più che dignitosa carriera d'attore. . Cresciuto ad Augusta (SR), dove ha frequentato il liceo scientifico, ha fatto la cosiddetta gavetta in una radio locale molto seguita. Dopo aver conseguito la maturità scientifica inizia a lavorare per alcuni villaggi turistici, diventando uno degli animatori più conosciuti a livello nazionale. Il debutto sul piccolo schermo avviene nel 1988 con Dee Jay Television