Suggerimenti pratici per l’assistenza al malato non … · 2011-10-21 · Gestione del sondino...

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Suggerimenti pratici per l’assistenza al malato non autosufficiente

A chi è rivolto il corso

A chiunque si prenda cura in modo non professionale e continuativo di una persona/famigliare bisognosa di assistenza:

CAREGIVER

A che cosa servirà il corso?

� aiutarvi a valutare i vostri punti di forza e di debolezza nell’assistenza.

�ricevere suggerimenti tecnico-pratici per facilitare il vostro compito di assistenza dei malati non autosufficienti

Struttura del corso?

�4 incontri di 3 ore

�il sabato mattina

�dalle ore 9.30 alle ore 12.30

1° IncontroLo stress del familiare/assistente

1. Come prevenire l’esaurimento fisico di chi assiste.

2. Posizioni e movimenti per sollevare il paziente non autosufficiente.

3. L’insonnia.

4. L’esaurimento psichico ed emotivo: modalità per la prevenzione e controllo dello stress.

2° IncontroDifficoltà alla mobilizzazione autonoma

1. Rifacimento di un letto occupato.2. Posture e posizioni.3. Prevenzione delle lesioni da decubito.4. Deambulazione assistita o con l’aiuto di strumenti.5. Uso della carrozzina.6. Modalità di vestizione/svestizione e pulizia di una persona non autosufficiente.7. Strumenti e modalità per gestire l’incontinenza.8. Assistenza in situazioni particolari: catetere vescicale, stomia intestinale, medicazioni, tracheostomia.

3° incontro Difficoltà di alimentazione

1. Aiuto alla persona con deficit motori oppure con

disorientamento spazio-temporale.

2. Ausili per favorire l’alimentazione autonoma.

3. Suggerimenti dietetici per le difficoltà di masticazione

e di deglutizione.

4. Igiene cavo orale.

5. Gestione del sondino naso gastrico e della sonda

gastrica percutanea.

4° incontroProblemi di disorientamento spazio-temporale

Interventi ambientali per promuovere l’orientamento.Tutela della sicurezza dell’individuo.Consigli per il mantenimento delle abilitàcognitive, mnemoniche e di orientamento spazio-tempo.I servizi offerti alle famiglie con pazienti non autosufficienti.

Prima di tutto..

L’essere caregiver è comparabile ad un lavoro vero e proprio e le ore dedicate aumentano al peggioramento delle condizioni del malato, diventando un’occupazione a tempopieno.

…. Cosa comporta

Lo stress che il caregiver sperimenta nell'assistenza può incidere sulla salute

Salute = psichica – fisica – sociale

benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di

malattia (OMS)

IL MIGLIOR AIUTO CHE POSSO DARE A CHI ASSISTO E’ IL MANTENERMI IN SALUTE

Siete d’accordo?

Come mantenermi in salute? (psichico, fisico e sociale).

Una qualità di vita soddisfacente per sési ripercuote necessariamente anche sul proprio assistito.

Cosa possiamo fare:

1. salvaguardare il proprio stato di salute

2. salvaguardare le abitudini piacevoli

3. mantenere le attività normali (domestiche e/o lavorative)

4. soddisfare i bisogni di base (mangiare, cura dell’aspetto)

5. dormire a sufficienza

6. valorizzare gli aspetti positivi della relazione con l’assistito…

STRATEGIE: per gestire meglio l’assistenza

Cosa è opportuno chiedersi:

� quali attività assistenziali richieste sono in grado di effettuare,

� e quante ne devo apprendere?

•continua…. STRATEGIE:per gestire meglio l’assistenza

� E ancora:Quanto facile o difficile è chiedere aiuto?

� Chiedere è segnale di debolezza o di forza perché mira a migliorare l’assistenza al mio congiunto?

� che tipo di aiuto ho bisogno ora? E quale desidero ricevere in futuro?

� quanti familiari, amici collaboreranno attivamente con me all’assistenza?

� Quali invece daranno solo un supporto ed il loro consiglio?

� E quanti invece non potranno dare alcun contributo (ad esempio perché troppo lontani)?

continua…. STRATEGIE:per gestire meglio l’assistenza

� Quale e quanto aiuto posso avere dai servizi socio-sanitari pubblici o di volontariato? (associazionismo)

� Come posso avere informazioni ?

� Quanto invece pagando di tasca mia?

� quale sforzo finanziario posso/possiamo sostenere?

Rispondere a queste domande aiuta a

pianificare l’attività assistenziale ed inoltre:

• aiuta ad utilizzare le proprie energie con ragionevolezza

• aiuta ad usare meglio e bene le risorse impiegate

inoltre

1- conoscere la malattia e le sue manifestazioni facilita il cargiver a prendersi cura del malato.

2- Prendersi cura di srendersi cura di séé, del proprio mondo fisico, psicologico, sociale e spirituale.

insonnia

una possibile conseguenza dello stress è l’insonnia

Come prevenire l’insonnia?

�Coricarsi in orari regolari

�Non bere bevande eccitanti prima di andare a letto

�Non svolgere attività sportive intense prima di andare a letto

�La camera serve per dormire e non per guardare la TV

�Adottare rituali concilianti il sonno

Consigli per l'insonnia• Prestare attenzione agli Stili di vita

• Consumo di caffeina (tè, caffè,cioccolata..)

• Bere latte tiepido o tisane rilassanti

• Consultare il proprio medico (no fai da te o su

• consiglio di conoscenti con i farmaci)

• Metodi di rilassamento (meditazione, training autogeno altro)

Esaurimento emotivo (burn-out)

Difficile da riconoscere

� meno evidenti (es tristezza,bruciori di stomaco…)

� variabile da persona a persona (tipo di sintomo, tolleranza)

� è subdolo (si manifesta all’improvviso)

Esaurimento emotivo(burn-out)

Ogni cambiamento (+ -) sostanziale nella vita = stravolgimento emotivo = può essere destabilizzante.

IL BURNOUT del IL BURNOUT del CAREGIVERCAREGIVER

• Esaurimento emotivo o fisico

• Riduzione delle capacità personali

• Spersonalizzazione

Modalità di prevenzione e controllo dello stress emotivo

Suggerimenti generali:

� Chiedersi: Come mi sento?/ Perché mi sento cosi?

� Chiedere aiuto

Aspetti stress fisico

Ora diamo la parola al collega…..

Formazione del care-giver

Cenni di Anatomia e Fisiologia del Rachide

Una unità funzionale del rachide è costituita da

anello fibroso

nucleo polposo

In particolare il disco intervertebrale è costituito di due parti

In condizione di equilibrio quindi:

- sia il peso di “tutto ciò che sta sopra”

- sia la contrazione dei muscoli necessaria a bilanciare la tendenza alla flessione in avanti del corpo

si “scaricano” sul fulcro, sul disco vertebrale che verrà“schiacciato” da una forza compressiva che è data dalla somma delle due forze che si equilibrano

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Esempi di leve applicate al corpo umano

sollevamento corretto:Sul disco gravano 250 Kg.

sollevamento scorretto:Sul disco gravano 350 Kg.

Esempi di leve applicate al corpo umano

sollevamento simmetrico:Sul disco gravano 70 kg.

sollevamento asimmetrico:Sul disco gravano 210 kg

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Più ci si flette in avanti , più il baricentro del corpo si sposta lontano dal fulcro.

Maggiore sarà quindi la contrazione dei muscoli erettori spinali per bilanciare la tendenza del tronco a “cadere” in avanti.

Maggiore sarà quindi il carico sul disco.

Più ci si flette in avanti e più aumenta il carico sul disco intervertebrale!

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Se gli arti superiori sostengono un peso , aumenta il carico di “tutto ciò che sta al di sopra del disco” e il suo baricentro si sposta più lontano dal rachide quanto più pesante è il peso sostenuto.

Maggiore sarà quindi la contrazione dei muscoli erettori spinali per bilanciare la tendenza del tronco a “cadere” in avanti.

Di conseguenza sarà maggiore quindi anche il carico sul disco.

Se si sostiene un peso, aumenta il carico sul disco intervertebrale!

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Quando gli arti superiori sostengono un peso posto lontano dal corpo, i due problemi precedenti si sommano, aumentando il peso di “tutto ciò che sta al disopra del disco” e la sua lontananza dal rachide.

Decisamente grande sarà quindi la contrazione dei muscoli erettori spinali per bilanciare la forte tendenza del tronco a “cadere” in avanti.

Di conseguenza sarà decisamente grande anche il carico sul disco.

Se si sostiene un peso posto lontano dal corpo, aumenta decisamente il carico sul disco intervertebrale!

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

Biomeccanica del Rachide: il carico discale

migrazione di acqua nel nucleo

Anche carichi di bassa intensità ma frequenti possono danneggiare il disco intervertebrale

perché non gli consentono di recuperare il suo normale contenuto di acqua

!

Condizioni di equilibrio

Altra funzione della muscolatura del rachide è rispondere alle sollecitazioni e garantire l’equilibrio del corpo durante le diverse attività.

Base d’appoggio: la superficie delimitata (in genere un poligono) da tutti i punti in cui il corpo poggia sul piano.

Linea di gravità (cioè la linea verticale lungo cui agisce la forza di gravità e che viene prolungata dal centro di gravità/baricentro fino alla base d’appoggio

R→

R→

R

Condizioni di equilibrio

La stabilità del corpo dell’operatore dipende quindi dalla posizione relativa tra linea di gravità e base d’appoggio. In particolare si danno alcune indicazioni:

quanto più il baricentro è basso,tanto più il corpo dell’operatore è stabile

1. PIEGARE LE GINOCCHIA !

Condizioni di equilibrio

La stabilità del corpo dell’operatore dipende quindi dalla posizione relativa tra linea di gravità e base d’appoggio. In particolare si danno alcune indicazioni:

3. DIREZIONARE LE BASE D’APPOGGIO NELLA DIREZIONE DEL MOVIMENTO DA COMPIERE !

quanto più la base d’appoggio è ampia, tanto più il corpo dell’operatore è stabile

2. ALLARGARE I PIEDI !

L’attrito

ATTRITO RADENTE è una forza tangenziale che si oppone alla messa in moto e al mantenimento del moto di un corpo che striscia su di un altro

L’attrito dipende da:- qualità delle superfici a contatto (coefficiente d’attrito µ)- la forza con cui sono mantenute a contatto (forza compressiva perpendicolare alle superfici di contatto. in genere il peso del corpo N)

L’attrito non dipende da:- estensione delle superfici a contatto

Per ridurre l’attrito è necessario:

- modificare la natura delle superfici di contatto

teli ad alto scorrimento

- ridurre la forza che mantiene a contatto le superfici, cioè il peso del corpo, sollevandolo

il “sollevamento” aumenta il carico discale !

Suggerimenti per le manovre più frequenti

Rotolamento in avvicinamento

Rotolamento in allontanamento

Spostamento verso la testiera del letto

parzialmente collaborante - una persona

non collaborante - due persone

Discesa dal letto su carrozzina o poltrona

Rimessa a letto da carrozzina o poltrona

Ausili minori

CINTURA ERGONOMICA

Ausili minori

CINTURA ERGONOMICA

Ausili minori

TELINI AD ALTO

SCORRIMENTO

Diversi tipi di ausili e sicurezza nella deambulazione

BASTONI e TRIPODI

DEAMBULATORI

Diversi tipi di ausili e sicurezza nella deambulazione

TRIANGOLO o STAFFA

SPONDINE

Domande inizio relazione

Cammina?� SI, autonomamente� Si, con assistenza di una persona� NO, non cammina

Usa la carrozzina?� Si, la spinge da solo� Si, ma lo spingo io� No, è sempre a letto

A letto� Cambia posizione da solo� E’ immobile e non si sposta da solo

E’ in grado si spostarsi dal letto alla sedia/carrozzina e viceversa da solo?� SI, autonomamente

Prove pratiche

Alzarsi in piedi con piedi sotto la sedie o con piedi a livello delle ginocchia

Ginocchia flesse e estese e sentire la curvatura lombare

Flessi in avanti e dritti, sentire diversa tensione lombare

Stessa cosa con piccolo peso in mano

Torsione a piedi paralleli e a piedi a 90°o col pas so

Inclinazioni laterali e movimenti corretti (base allargata, spostamento di carico tra una gamba e l’altra, giusta posizione rispetto al paziente nel letto)

Far scendere il paziente dal letto alla carrozzina/comoda (notte, padella…)