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IL CONSULENTE
T H E W O R L D O F
NUMERO 1 15 MARZO 2011
IL CONSULENTE
NUMERO 1 15 MARZO 2011 ADALBERTO BERTUCCI
Unità sì, Unanimismo no VINCENZO MICELI Enpacl: modernità e
innovazione AAVV Lista indipendente in cerca d'autore EUFRANIO
MASSI Conciliazione delle controversie di lavoro:problemi e prospettive
Pubblicazione Quindicinale Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
T H E W O R L D O F
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IL CONSULENTE
T H E W O R L D O F
NUMERO 1 15 MARZO 2011
Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
I N D I C E
I n F o c u s
R u b r i c h e
L'Editoriale
Unità sì, unanimismo no
Un clamoroso successo
ENPACL: innovazione e moderazione
6
8
In copertina: Alba
Vincenzo Miceli
3
Eufranio Massi
Conciliazione delle controversie di
lavoro: problemi e prospettive
10
Contrordine compagni
Se avanzo seguitemi
18
Voci dal Territorio
La Consulta II
22
Misteri di Roma
Trasformare piombo in oro nel cuore di
Roma - La Porta Magica di Piazza Vittorio
NUMERO 1 15 MARZO 2011
Lista indipendente in cerca
d'autore
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2
2
AA.VV.
AA.VV.
16
28
Vita nell'Ordine..Ordine nella Vita
Elezioni delegati Enpacl: schiacciante
vittoria della Lista 1
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NUMERO 1 15 MARZO 2011
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Questo nume-
ro della Rivi-
sta ha il
pregio, o me-
glio la fortu-
na, di uscire
quasi in concomitanza con il cento-
cinquantesimo anniversario della
Unità d’Italia: non potevamo,
quindi, esimerci dal dedicarlo alla
celebrazione di questo epico
evento (a partire dalle note che
sentite in sottofondo).
Non siamo, come pure è stato detto
da un noto editorialista, “italiani
senza memoria”: i concetti di
Patria, Nazione, Appartenenza ci
sono ben chiari ed impressi nella
mente e nel cuore. E pure se
qualche pseudo-italiano, nono-
stante un giuramento nelle mani
del più alto apicale della Repubbli-
ca, mostra di non ricordarsene (o
forse di ricordarsene troppo bene),
noi siamo qui, presenti. A gridare
alto e forte che siamo fieri di essere
italiani e che vogliamo continuare
ad esserlo, a sventolare lo stesso tri-
colore che impugnavano i nostri pa-
dri ed i nostri nonni con immutato
ardore ed entusiasmo: perché se
“un popolo che ignora il proprio
passato non saprà mai nulla del
proprio presente” allo stesso modo
un popolo che rinnega il proprio
passato non ha alcuna speranza
per il futuro che lo attende.
“Unità”: una bellissima parola
che sentiamo pronunciare spesso.
Ma che altrettanto frequentemente
viene utilizzata a sproposito. “Uni-
tà” è un concetto alto, elevato, un
obiettivo da perseguire e
raggiungere. Non è e non può esse-
re un mezzo per affermare, surretti-
ziamente, personalismi e interessi
singolari, per veicolare proprie
idee spacciandole per “unitarie”
o “unanimemente condivise”. La
massa che ammicca plaudente alle
idee del capo non assomiglia
affatto alla metafora del “popolo
unito” quanto, piuttosto, a quella
del “popolo bue” che segue, doci-
le e distratta, i richiami del dema-
gogo di turno.
Noi crediamo che l’Unità non pos-
sa prescindere dal doveroso ri-
spetto della molteplicità delle idee
e delle opinioni altrui; quando il
concetto di unitarietà a tutti i costi
prende il sopravvento sul concetto
di pluralità, semplicemente si vuol
rendere giusto ciò che forte, non
potendo rendere forte ciò che è
giusto.
Così per la nostra Italia come per
la nostra Categoria amiamo
l'Unità e siamo pronti a
celebrarla; non amiamo e non
celebreremo mai gli “unitari” o
gli “unanimisti” di turno.
T H E W O R L D O F
UNITA' SI',
UNANIMISMO NO
AD
AL
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TU
CC
I
IL CONSULENTE
Direttore responsabile
Comitato scientifico
Gabriella Di Michele - Aldo
Forte - Giuseppe Sigillò
Massara - Pierluigi Matera -
Antonio Napolitano - Mauro
Parisi - Vincenzo Scotti-
Virginia Zambrano
Antonio Carlo Scacco
Progetto grafico e digitalizzazione
Antonio Carlo Scacco
Editore
NUMERO 1 15 MARZO 2011
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T H E W O R L D O F
House Organ del Consiglio provinciale dell'Ordine dei
Consulenti del Lavoro di Roma Pubblicazione quindi-
cinale.
Redazione
Eleonora Marzani
Massimiliano Pastore
Daniele Donati
Giuseppe Marini
Andrea Tommasini
Aldo Persi
Care Amiche, cari Amici
Ordine dei Consulenti del Lavoro -
Consiglio Provinciale di Roma
00145 Roma - via Cristoforo Colombo,
456
Tel. 06/89670177 r.a. - Fax 06/86763924
- Segreteria: segreteria@cdlrm.it
Ente di Diritto Pubblico - Legge 11-1-
1979 N.12
Per contributi e suggerimenti
Questo numero è stato chiuso in redazione il 14
marzo 2011
TheWorldOfIlConsulente@cdlrm.it
IL CONSULENTE
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NUMERO 1 15 MARZO 2011
Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
Ora possiamo dirlo: l’usci-
ta del Numero Zero della Ri-
vista “The World Of Il
Consulente” è stato l’evento
mediatico ed editoriale de-
gli ultimi anni. Alcuni dati,
aggiornati al momento della
chiusura di questo numero,
ma destinati inevita-
bilmente a crescere:
a) La Rivista ha avuto
un numero di "contatti", os-
sia computer dotati di un
collegamento internet (IP)
che si sono collegati nelle
prime 24 ore (il 1 marzo)
pari a 3.684; bisogna fare
attenzione a non confondere
il numero dei collegamenti
con il numero di accessi:
uno stesso collegamento
internet IP può accedere un
numero indefinito di volte
ma viene conteggiato
sempre per 1;
b) Ad oggi il numero di
collegamenti internet è pari
a 5.044;
c) Complessivamente
sono state visualizzate
60.462 pagine, il che signi-
fica che ciascun collega-
mento internet/lettore che
ha aperto la Rivista ha co-
munque sfogliato una me-
dia di oltre 12 pagine: il
che ne dimostra l’interesse.
Sono numeri impressio-
nanti che non sono mai stati
registrati, a nostra cono-
scenza, per alcuna pubbli-
cazione della Categoria.
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4
UN
CLAMOROSO
The World Of Il Consulente si conferma
l'evento mediatico/editoriale degli ultimi anni
5.044
CONTATTI IP
60.462
PAGINE APERTE
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UN
CLAMOROSO
LE RAGIONI DI UN FENOMENO
MEDIATICO
Per una volta non c’è stato bisogno di ri-
correre a sofisticate analisi socio-psicolo-
giche per comprendere le ragioni di un
successo le cui motivazioni, al contrario,
sono immediatamente apparse chiare a
tutti.
Riteniamo che “The World Of Il Consu-
lente” abbia saputo dare una risposta ad
una esigenza molto sentita, anche se
latente, della Categoria: quella di
scrollarsi di dosso il generale stato di
ottundimento e intorpidimento mentale e
culturale che ormai, a mò di cappa, la
avvolge da anni rendendo difficile, se
non impossibile, la nascita di idee e
pensieri nuovi.
Non funziona, per professionisti abi-
tuati a rincorrere novità tecnologiche e
normative, a interpretare la evoluzione
dei tempi ed anzi, a volte, a precorrerli,
ad essere sempre e comunque “sulla cre-
sta dell’onda”; non funziona il para-
digma del pensiero unico, della
unitarietà “a tutti i costi” calata
dall’alto. Unità della Categoria non si-
gnifica unitarietà di idee o, peggio, una-
nimismo che trascende la soggettività
individuale per affermare, apodittica-
mente, una sorta di soggettività collettiva
opportunamente eterodiretta.
Se il sonno della ragione genera mostri è
anche vero che è capace di generare i so-
gni più belli: quando la ragione si
addormenta quasi sempre si risveglia la
fantasia. E cosa è “The World Of Il
Consulente" se non un esercizio di fanta-
sia? Cosa se non uno strumento al servi-
zio dei Colleghi per dare spazio e forma a
idee, pensieri e progetti? Cosa se non lo
specchio, quanto più fedele, di volti ed
espressioni fino a ieri immersi e nascosti
nella palude indistinta della unitarietà
culturale e politica? Questo lo spirito che
anima la Rivista e questo, ne siamo
convinti, è ciò che più ha colpito i suoi
tantissimi lettori suscitandone i consensi
più entusiastici .
SUCCESSO
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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
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ENPACL:
INNOVAZIONE E
MODERAZIONE
H
o accolto con
entusiasmo
l’offerta del Presi-
dente Adalberto Bertucci di
ospitare un mio intervento
all’interno del numero 1
della nuova rivista del Consi-
glio provinciale dell’Ordine
di Roma. Nuova ed innovati-
va: “The world of Il Consu-
lente” si propone ad un
pubblico moderno, nello sti-
le del testo, nella grafica e
nelle modalità di consultazio-
ne. Una rivista on line,
adatta per una Categoria co-
me la nostra, sempre più “in
rete”, sempre più a contatto
con le nuove tecnologie.
Nuovo è anche il no-
stro Ente di previdenza, di
cui Adalberto Bertucci è Vice
Presidente. Nuovo perché ha
saputo interpretare le mutate
esigenze della Categoria e si
è dotato di un moderno Statu-
to. Nuovo perché ha saputo
affiancare alla tradizionale
pensione base un originale si-
stema che garantisce l’ade-
guatezza delle prestazioni.
Nuovo, infine, perché sa co-
municare con i propri iscritti,
senza burocrazia e arrivando
direttamente al cuore delle
questioni.
Sappiamo bene, noi
Consulenti del Lavoro,
quanto sia complesso il
mondo della previdenza,
pubblica e privata, di primo
e di secondo pilastro, con
l’insieme di riforme che si
sono stratificate nel tempo.
E’ “pane quotidiano” del la-
voro per i nostri studi pro-
fessionali. Non sempre,
però, ci occupiamo della no-
stra pensione, della pensio-
ne che ci erogherà l’Enpacl,
oppure ce ne occupiamo
tardi, quando è più vicino il
momento del pensiona-
mento. Per questo, l’opera
dell’attuale Consiglio di
Amministrazione è stata ri-
volta a formare tra i Colle-
ghi una vera e propria
“cultura previdenziale”,
fondata sulla consapevo-
lezza che il reddito da
pensione futuro si costrui-
sce giorno dopo giorno, con
adeguati accantonamenti in
termini di contributi.
La “modularità” contri-
butiva, ossia la facoltà che
ciascun Collega oggi ha di
Vincenzo Miceli
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versare al proprio Ente di pre-
videnza, su base rigorosa-
mente volontaria, quote di
contribuzione soggettiva ulte-
riori a quella obbligatoria, al
fine di costituirsi una “pensio-
ne su misura”, è realtà. Gra-
zie all’opera di questo
Consiglio, lo Statuto
dell’Enpacl può fregiarsi di
un istituto innovativo e di
grandissimo appeal fiscale:
tutti i contributi versati,
senza limite alcuno, godono
della piena deducibilità in se-
de di dichiarazione dei reddi-
ti. Un doppio vantaggio,
perciò, per i Colleghi: previ-
denziale e fiscale.
L’Enpacl ha saputo
interpretare in maniera inno-
vativa anche un’altra esi-
genza della Categoria,
colpita in maniera evidente
in questi anni dalla crisi fi-
nanziaria ed economica.
Oggi i Consulenti del Lavoro
che non hanno potuto mante-
nersi in regola con i paga-
menti dei contributi, possono
rateare il proprio debito, fino
a tre anni. Si tratta di una age-
volazione che avvantaggia
tutti: gli interessati, che posso-
no così evitare il recupero giu-
diziale che l’Ente da anni
adotta nei confronti dei moro-
si; l’Ente, che può mettere a
profitto maggiori entrate.
L’attenzione verso le
esigenze dei Colleghi è stato
il faro che ha guidato l’ope-
rato del Consiglio di Ammini-
strazione in questi quattro
anni. Così si è pervenuti ad
una profonda revisione della
struttura organizzativa
dell’Ente, oggi articolata per
“processi”, governati da appo-
siti Team di personale profes-
sionalmente preparato a
gestire tutte le istanze degli
iscritti e dei pensionati.
Il percorso è tracciato.
La strada è quella maestra di
un Ente vicino alla Catego-
ria, consapevole di rappre-
sentare un solido punto di
riferimento nelle situazioni di
difficoltà contingenti e nella
vecchiaia. Un Ente che può
contare su una stabilità di me-
dio-lungo periodo, certificata
da un bilancio attuariale che
ha proiettato ogni variabile
per i prossimi cinquanta anni
e dimostrato l’equilibrio dei
conti pensionistici per ben
trenta anni.
E’ certamente necessa-
rio che anche l’Enpacl, come
ogni sistema gestito a riparti-
zione, continui ad operare il
monitoraggio costante di tutti
quei fattori economici e de-
mografici che possono inci-
dere sugli equilibri futuri, al
fine di adottare per tempo le
misure più idonee a preveni-
re gli squilibri del sistema. E’
invece da criticare l’idea di
una riforma che altri defini-
scono “strutturale” senza ben
spiegarne il significato, pana-
cea di tutti i mali. La previ-
denza obbligatoria non può
permettersi improvvise acce-
lerazioni, deve procedere con
gradualità per evitare di far
gravare solo su alcuni i “debi-
ti” di tutti. La previdenza
obbligatoria di Categoria non
deve esercitare d’un colpo
una eccessiva pressione
contributiva sui propri
iscritti, pena effetti deleteri
sullo stesso esercizio della
professione.
Questo è il monito che
lancio dalle pagine di questa
bella rivista. Questo è l’augu-
rio che rivolgo ai Consulenti
del Lavoro, affinché per la lo-
ro previdenza sappiano sce-
gliere la continuità e la
moderazione.
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Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
Perché non esiste più un
pensiero concorrente nella
Categoria? perché prevalgono
personaggi che si considerano
moralmente superiori; non
sopportano che qualcuno si
metta di traverso; non cercano
l’interlocutore che si proponga
su un piano di parità; non
accettano sfide. Pensano (e rie-
scono a far credere) di lavora-
re per il bene della causa e per
il bene in generale e non tollera-
no dissensi che non entrino di
forza nel copione di una
commedia già scritta, con prota-
gonisti inventati e speranzosi.
Frequentano luoghi e persone
che permettono loro di rea-
lizzare ogni obiettivo pro-
grammato piuttosto che offrire
opportunità di esprimere idee
diverse. Utilizzano sapienti
accorgimenti per garantirsi un
elettorato che sostenga la loro
strana teologia, la seguente:
“non pensiamo alle miserie
quotidiane ma alla salvezza
della Categoria che deve esse-
re amministrata dalla preva-
lente opinione, ovviamente
rappresentata da quell’eletto-
rato eterodiretto”. Fumo, solo
fumo, nient’altro che fumo.
La nostra Categoria
Non è facile decidere di dar
vita ad una lista alternativa,
che esprima una diversa opinio-
ne considerati i più recenti tra-
scorsi, ma è quello che
occorre, che urge, perchè non
si può e non si deve vanifica-
re un patrimonio di valori, sto-
rie e impegni di più
generazioni lasciandolo nelle
mani di chi dimostra ogni
giorno, in ogni occasione e
con ogni strumento di non
considerarlo una risorsa, ma
solo un ostacolo. E nel
contempo, non ci si può
sottrarre al dovere di offrire
una prospettiva e quindi un fu-
turo a quanti non si rassegna-
no a una Categoria divisa,
piegata e rancorosa che
emerge dalle analisi e dalle
cronache di ciascun momento
istituzionale.
Una Categoria scoraggiata,
tentata dalla rinuncia, para-
lizzata e rassegnata, incattivi-
ta dalla sfiducia e dalla paura.
Educata alla diffidenza e
all’ostilità. Prigioniera di un
immobilismo suicida, mentre
è invece necessaria la mo-
dernizzazione non potendosi
prescindere da una non più
rinviabile riforma della
8
LISTA
INDIPENDENTE
IN CERCA
D'AUTORE
Elezioni Enpacl: cercasi lista indipendente, per fare
nella innovazione
Riceviamo questo contribu-
to da parte di un Collega,
che ci ha pregato di firma-
re l'articolo con uno pseu-
donimo, e volentieri
pubblichiamo
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legge istituzionale (12/79).
Cosa è stato fatto
Riguardo ai titoli Lehman B.
l’ENPACL si è immediata-
mente insinuata al passivo falli-
mentare nella procedura
concorsuale aperta in USA. Ri-
guardo al recupero dei contribu-
ti previdenziali, sia soggettivi
che integrativi, sono stati predi-
sposti ed in gran parte deposi-
tati migliaia di ricorsi per
decreto ingiuntivo.
Riguardo al portafoglio fi-
nanziario si è proceduto alla
c.d. reingegnerizzazione dopo
che il Consiglio di Amministra-
zione ha approvato il progetto
di Asset and Liability Manage-
ment.
Riguardo alla Riorganizzazio-
ne del lavoro si è proceduto a
sviluppare un’organizzazione
per processi al fine di garantire
da un lato un migliore e più
snello utilizzo delle risorse uma-
ne e dall’altro lato un migliore
servizio agli associati. Il pro-
getto di riorganizzazione è in iti-
nere e deve continuare ad
essere monitorato per favo-
rirne la realizzazione definitiva.
Riguardo alla Customer sati-
sfaction , con tale importantissi-
ma innovazione, il CDA ha
inteso misurare il livello di
soddisfazione degli associati re-
lativamente ai servizi erogati
dall’Ente. Allo stato dell’arte
si registrano giudizi estrema-
mente positivi.
Si segnalano, inoltre: la non
meno importante applicazione
del D.Lgs. 231/2001 che ha
introdotto nell’Ente la cultura
dei controlli interni come stru-
mento per la prevenzione di
reati posti in essere da ammini-
stratori, dirigenti e dipendenti;
l’innovazione della comunica-
zione istituzionale adeguata
alle esigenze degli associati;
gli interventi assistenziali in
occasione di eventi eccezio-
nalmente tragici (Abruzzo);
l’incorporazione in un’unica so-
cietà, Rosalca srl, di tutte le so-
cietà controllate dall’Ente.
Cosa fare
Intanto chi ama la Categoria
deve volerla orgogliosa e consa-
pevole, unita nelle sue diffe-
renze, civile e generosa,
tollerante ed accogliente. Una
Categoria fatta da consulenti li-
beri, che credono nei valori tra-
dizionali, nella morale e
nell’etica della responsabilità.
Poi si deve completare la ri-
forma della previdenza te-
nendo in debito conto i
suggerimenti offerti dall’on.le
Ministro del Lavoro Sacconi,
alla lettera: qualche piccolo
sforzo devono farlo i consu-
lenti del lavoro.
In tal senso il problema non è
e non può essere ridotto solo
all’esame di bilanci economici
e di bilanci tecnici ma va inqua-
drato in una sfera di valori,
principi e obiettivi sociali
Attraverso tali principi si può
e si deve ridefinire il concetto
di ‘società avanzata’ e di ‘benes-
sere sociale’ che non vanno
fondati solo su indicatori ma-
cro-economici e sulla possibili-
tà di garantire il minimo, la
soglia di sopravvivenza, ma
sulla capacità di offrire il massi-
mo, e cioè la possibilità per
ogni individuo di vivere nel
pieno delle proprie potenziali-
tà e libertà di scelta.
La soluzione di gran parte di
questi interrogativi è contenu-
ta nella riforma della nostra
previdenza, leggasi modulari-
tà; vera, riscontrabile ed in vi-
gore questa opportunità, non
resta che porre massima
attenzione alla più alta
aspettativa di vita ed alla vero-
simile necessità di aumento
dell’anzianità contributiva.
Ove si volesse, infine, si po-
trebbe anche prendere in consi-
derazione di accompagnare
verso il sistema contributivo
gli iscrivendi associati.
Si diceva del cosa fare: da
non trascurare e da non riporre
in qualche recondito cassetto il
completamento della riforma
perché l’ENPACL, il nostro
Ente di previdenza, ha bisogno
di continuità per realizzare ciò
che, guardando oltre, il CDA
in carica ha saputo concretizza-
re e documentare in atti. E’ la
condizione per una Categoria
diversa e migliore.
Deve esserci la consapevo-
lezza del coraggio dei giova-
ni, delle loro potenzialità,
dell’intraprendenza, della ge-
nialità e della capacità di “ri-
nascere” che costituiscono il
Dna della nostra Categoria e
della nostra storia. Una storia
che deve essere preservata
dai soggetti che custodiscono
questo DNA come portatori
sani ai quali ricorrere in ogni
occasione utile o necessaria.
Fontelibera
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CONCILIAZIONE DELLE
CONTROVERSIE DI LAVORO
PROBLEMI E
PROSPETTIVE
E
’
, forse, presto per
tracciare un bi-
lancio definitivo
della riforma del tentativo di
conciliazione delle contro-
versie di lavoro, voluta dal
Legislatore, attraverso le mo-
difiche introdotte con l’art.
31 della legge n. 183/2010:
ma il periodo appena tra-
scorso è sufficiente per
constatare come le novità
normative che lo hanno tra-
sformato da obbligatorio in fa-
coltativo abbiano inciso
profondamente sull’attività
della commissione provincia-
le istituita presso ogni Dire-
zione del Lavoro.
Ma, andiamo con ordine,
cercando di focalizzare
l’attenzione sulle questioni
operative.
Quando nel giugno del
1998, per effetto del D.L.vo
n.80/1998, fu introdotto il
tentativo obbligatorio,
l’intendimento di chi scrisse ta-
le norma (che riguardava sia il
settore privato che quello
pubblico – quest’ultimo con
una diversa attenzione procedu-
rale -) era quello di “deconge-
stionare” le cause innanzi al
giudice del lavoro: i risultati,
soprattutto se rapportati a
grandi realtà metropolitane co-
me Roma, sono stati oltremo-
do sconfortanti. I tempi della
giustizia non sono affatto dimi-
nuiti, i ricorsi depositati sono
di gran lunga aumentati (ad
onor del vero, a ciò hanno
contribuito anche le cause pre-
videnziali non assoggettate al
tentativo obbligatorio di conci-
liazione) ed il numero dei
tentativi richiesti alle commis-
sioni provinciali di concilia-
zione è aumentato a
“dismisura”, frutto anche
della condizione di procedibi-
lità in giudizio, correlata
all’espletamento dello stesso
o al mero decorso temporale
(60 giorni o 90 nel settore
pubblico) dal deposito della ri-
chiesta.
Senza voler, in alcun modo,
addentrarmi sulle ragioni che
hanno portato al fallimento
della obbligatorietà del tentati-
vo (cosa che mi porterebbe
lontano da questa riflessione),
ritengo opportuno
soffermarmi sulla scelta del
Legislatore: sposata la tesi
della facoltatività, si è
pensato di affiancare, ai tradi-
zionali soggetti che, da
sempre, operano sul campo
(commissioni di conciliazio-
ne, organizzazioni sindacali
Eufranio Massi
(*) Le considerazioni espresse nel testo sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non impegnano in alcun modo
l’Amministrazione di appartenenza.
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CONCILIAZIONE DELLE
CONTROVERSIE DI LAVORO
PROBLEMI E
PROSPETTIVE
nel rispetto delle procedure
previste dalla contrattazione
collettiva, magistrato nella fa-
se pre-giudiziale) anche altri
organismi ravvisabili negli
organi di certificazione (Enti
bilaterali, Università e Fonda-
zioni Universitarie, Province,
Direzioni provinciali del Lavo-
ro, ordini provinciali dei consu-
lenti del lavoro) e nelle varie
sedi di arbitrati irrituali, quale
atto propedeutico alla loro atti-
vità decisionale.
Il tentativo facoltativo di
conciliazione delle contro-
versie di lavoro avanti alla
commissione (o “rectius” alla
sotto commissione) è profonda-
mente diverso da quello in vi-
gore fino al 30 giugno 1998:
allora, sia sotto l’imperio
dell’art. 12 lettera d) della
legge n. 628/1961, che del
vecchio art. 410 cpc, quale ri-
sultava dalla riforma della
legge n. 533/1973, una volta
che la Direzione del Lavoro
aveva ricevuto la richiesta
(nella stragrande maggioranza
dei casi dal lavoratore, sia esso
subordinato od autonomo)
provvedeva a convocare le
parti che, peraltro, erano libere
di intervenire o meno. L’Uffi-
cio, quindi, si poneva, da subi-
to, in una posizione attiva,
fissando, autonomamente, il
giorno e l’ora per l’espleta-
mento del tentativo.
Ora la strada da percorrere
per il richiedente appare molto
più accidentata: innanzitutto,
la richiesta del tentativo va
inoltrata oltreché alla commis-
sione di conciliazione anche
alla controparte soltanto con
lettera raccomandata A/R o
consegnata a mano, con l’indi-
cazione degli elementi identifi-
cativi delle parti, del luogo ove
è sorto o si è sviluppato il
rapporto o dove si trova la se-
de aziendale (cosa importante
per il “radicamento” territoria-
le della vertenza ex art. 413
cpc) del luogo nel quale si
intendono ricevere le comunica-
zioni, dell’esposizione dei fatti
e delle ragioni a fondamento
della pretesa. C’è, poi, l’altro
ostacolo da scavalcare che, a
mio avviso, soprattutto nelle
micro imprese, appare di diffici-
le superamento: nei venti
giorni successivi il datore di la-
voro può aderire alla richiesta,
magari presentando le proprie
controdeduzioni: è facile pensa-
re che, la prima reazione di chi
si vede arrivare una richiesta
(magari, anche, motivata) dal
proprio ex lavoratore (diffe-
renze paga, straordinari, ferie
non godute o impugnativa del
licenziamento) sia quella di
non aderire all’invito conci-
liativo (“fammi causa” è una
risposta abbastanza ricorrente).
Un’altra remora all’adesione
scaturisce dal fatto che il dato-
re di lavoro che intendesse
aderire al tentativo facoltativo
è tenuto ad esprimere il pro-
prio consenso scritto entro 20
giorni (termine, peraltro, ordi-
natorio), presentando una me-
moria con difese, eccezioni in
fatto ed in diritto ed eventuali
domande riconvenzionali. Ciò
significa che, stando al tenore
letterale della norma, il picco-
lo datore di lavoro deve, da
subito, rivolgersi ad un profes-
sionista o ad un’associazione
per “scrivere in fatto ed in di-
ritto” le proprie controdeduzio-
ni.
Ma il percorso accidentato
non finisce qui: infatti,
quandanche il datore convenu-
to accetti il tentativo di conci-
liazione e questo abbia esito
negativo , la commissione di
conciliazione deve formulare
(art. 411 cpc, comma 2) una
proposta bonaria di concilia-
zione che, se non accettata, va
riassunta nel verbale con indi-
cazione delle valutazioni
espresse dalle parti. E’ questa
una novità rispetto al passato
per il settore privato (per
quello pubblico già esisteva
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ma la proposta del collegio
arbitrale costituito ex art. 66
del D.L.vo n. 165/2001 pote-
va avere effetti soltanto sulle
spese di giudizio) che può ri-
verberare i propri effetti sullo
stesso giudizio, in quanto il Le-
gislatore afferma esplicita-
mente che le risultanze della
proposta non accettata senza
adeguata motivazione posso-
no “veicolare” la stessa decisio-
ne giudiziale: Forse la
disposizione è un po’ forte in
quanto il giudice decide in ba-
se al proprio convincimento
quale si è fatto sulla base della
documentazione prodotta,
delle dichiarazioni e delle
eventuali prove testimoniali
ma, indubbiamente, per come
è scritta, è una forte remora
nei confronti di chi , all’atto
della richiesta, non è proprio
convinto circa la possibilità di
un accordo.
Se fino ad ora si è parlato
delle difficoltà per il convenu-
to, ve ne sono, sul piano so-
stanziale, anche per il
lavoratore: è il caso ad
esempio, della impugnativa
del licenziamento e di tutte
quelle altre ipotesi correlate,
dall’art. 32 della legge n.
183/2010, all’art. 6 della
legge n. 604/1966. Ci si riferi-
sce alla risoluzione del
rapporto che presuppone
l’accertamento sulla qualifica-
zione del rapporto (es.
apprendistato), al recesso del
committente in un rapporto di
collaborazione coordinata e
continuativa, anche a pro-
getto, al trasferimento da una
unità produttiva ad un’altra,
alla cessione del contratto, a va-
rie ipotesi di contratto a
tempo determinato ed alla co-
stituzione in capo all’utilizzato-
re del rapporto costituito con
un “falso” somministratore.
Ebbene, il termine di due-
cento settanta giorni successi-
vo a quello nel quale è stato
impugnato il recesso (entro ses-
santa giorni dalla comunicazio-
ne in forma scritta) può essere
“fortemente ridotto” (con ovvi
problemi legati alla tempistica
della strategia processuale) se
la richiesta del tentativo fa-
coltativo non è stata accettata
dall’altra parte: in questo ca-
so, dal momento in cui si è rea-
lizzato il rifiuto, il ricorso
giudiziale va presentato, a pe-
na di decadenza, entro i ses-
santa giorni successivi.
Conseguentemente, il legale o
il sindacato che assiste il lavo-
ratore (proprio per non ve-
dersi “ridotti” i termini per
presentare il ricorso, in quanto
rimessi “all’alea” dell’accetta-
zione della controparte) spingo-
no per “by-passare” il
tentativo (fatto salvo il caso in
cui, in prossimità della sca-
denza dei duecento settanta
giorni abbiano ancora bisogno
di tempo per presentare il ri-
corso ed allora per guadagna-
re altri sessanta giorni
potrebbero richiedere
l’intervento della commissio-
ne di conciliazione). Ad onor
del vero c’è da aggiungere
che con una modifica intro-
dotta dall’art. 2, comma 54,
della legge n. 10/2011 è stato
inserito un comma, l’1-bis,
nell’art. 32 che, in sede di pri-
ma applicazione ha spostato,
per i licenziamenti, la nuova
tempistica processuale al 31
dicembre 2011, sicchè fino a
tale data il termine di impu-
gnativa in giudizio delle riso-
luzioni dei rapporti di lavoro
è, in sostanza, quella antece-
dente il 24 novembre 2010.
Rispetto al quadro operativo
che si delinea con la richiesta
del tentativo di conciliazione
la commissione e l’Ufficio so-
no in una posizione “inerte”
(nel senso che non possono
procedere ad alcuna convoca-
zione) o, al massimo, nelle
more della possibile adesione,
possono controllare se la do-
cumentazione e gli elementi
prodotti dal ricorrente sono
completi, chiedendone, se del
caso, l’integrazione, come sta-
bilito dalla nota del Segretario
Generale del Ministero del La-
voro del 25 novembre 2010.
L’articolazione del nuovo
410 cpc sembra, per altri
versi, favorire le c.d. “richie-
ste congiunte di datore di la-
voro e lavoratore” le quali
consentono di superare le
lungaggini della richiesta di
convocazione e del decorso
temporale per l’adesione e
che, al contempo, sembrano,
nella maggior parte dei casi,
sottintendere ipotesi di ratifi-
ca di accordi già raggiunti, ri-
spetto ai quali non viene
meno l’onere dell’organo
conciliativo di verificare la
effettiva volontà delle parti ed
il contenuto della transazione.
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Le difficoltà d’ordine proce-
durale che riguardano la conci-
liazione amministrativa presso
le Direzioni provinciali del La-
voro non si riscontrano nel
tentativo di conciliazione
effettuato in sede sindacale, se-
condo le procedure fissate
dalla contrattazione collettiva:
ciò è affermato esplicitamente
dal comma 3 dell’art. 411 cpc.
. Ovviamente, è appena il ca-
so di sottolineare come la Giu-
risprudenza di legittimità
abbia delineato, con chia-
rezza, le modalità attraverso le
quali si realizza l’assistenza
sindacale, ritenendo che la stes-
sa debba essere “effettiva”
(Cass., n. 12858/2003) e fina-
lizzata ad un “concreto
supporto” all’assistito (Cass.,
n. 13217/2008).
Ma, sempre rimanendo
nell’ambito della conciliazio-
ne, non si può non mettere
l’accento sulle novità intro-
dotte dal comma 13 dell’art.
31: presso le sedi di certifica-
zione di cui all’art. 76 del
D.L.vo n. 276/2003 può, altre-
sì, essere esperito il tentativo
di conciliazione di cui all’art.
410 cpc che, in caso di
accordo, ha forza di legge tra
le parti ed il requisito
dell’inoppugnabilità. E’ evi-
dente come questa disposizio-
ne interessi, molto da vicino, i
consulenti del lavoro e, so-
prattutto, i loro ordini pro-
vinciali, anche alla luce del
protocollo d’intesa sottoscritto
dal Ministro del Lavoro e dal
Presidente Nazionale dell’Ordi-
ne il 18 febbraio u.s. . Que-
st’ultimo, rimandando ad un
regolamento attuativo le moda-
lità di piena operatività delle
commissioni di certificazione,
prevede (ed il richiamo esplici-
to è contenuto nelle “considera-
zioni”) anche la possibilità di
conciliare le vertenze di lavo-
ro. Ovviamente, al momento,
non è possibile dire di più, in
quanto la composizione
dell’organismo conciliativo è
rimessa alla potestà autorego-
latoria che sarà fissata a li-
vello nazionale: ciò che al
momento posso affermare
(con la riserva di poterci torna-
re allorquando il quadro di rife-
rimento sarà più chiaro) è che,
nuovi compiti si assegnano ai
professionisti ai quali il
suddetto protocollo riconosce
la piena capacità ad operare
con equanimità.
La competenza territoriale
Nulla è cambiato rispetto
alla competenza territoriale: es-
sa è sempre individuata per il
giudice competente (ma il
discorso è analogo sia per la
commissione che per gli altri
organi di certificazione abili-
tati, con eccezione di quelli co-
me le Università o gli Enti
Bilaterali a rilevanza naziona-
le che hanno una operatività
non correlata al territorio) in
base all’art. 413 cpc, secondo
il quale essa si ravvisa con il
luogo ove è sorto il lavoro,
ovvero si trova l’azienda o
una sua dipendenza alla quale
è addetto il lavoratore o pres-
so la quale prestava la sua ope-
ra al momento della fine del
rapporto. La presenza di tre
fori alternativi, senza l’indivi-
duazione di alcuna preva-
lenza, fa sì che, almeno per
quel che concerne il tentativo
facoltativo di conciliazione,
l’organo a ciò deputato debba
soltanto constatare la sussi-
stenza di una delle tre possibi-
li ipotesi, in quanto secondo
alcuni principi fissati dalla
Cassazione (Cass., 17 giugno
2000, n. 2870; Cass., 18
gennaio 2005, n. 850) la
scelta spetta all’attore. Per
completezza di informazione
occorre anche sottolineare co-
sa si intenda per “sede
dell’azienda” e per “di-
pendenza”. Nel primo caso ci
si riferisce al luogo ove si
svolge l’attività principale,
nel secondo ad una struttura
economica organizzativa ubi-
cata in luogo diverso
dall’azienda, avente una pro-
pria individualità tecnica,
anche modesta, pur senza au-
tonomia decisionale e funzio-
nale (Cass., 12 febbraio 1993,
n. 1771; Cass., 22 ottobre
1994, n. 8686). La questione
della competenza territoriale
si pone anche nell’ipotesi in
cui ci sia stato un trasferi-
mento d’azienda (o di un ra-
mo di essa) attraverso una
delle forme contrattuali previ-
ste dall’art. 2112, comma 5,
c.c, tra cui sono compresi sia
l’affitto che l’usufrutto: se il
rapporto è continuato in capo
al cessionario, subentrato
nella stessa posizione del ce-
dente, il foro può ben essere
individuato in quello dell’ori-
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ginario rapporto di lavoro
(Cass., 23 luglio 1994, n.
6842): la stessa cosa si può di-
re in caso di fusione societaria
ove si verifica soltanto una mo-
dificazione soggettiva nella ti-
tolarità dei beni aziendali.
Un discorso di natura di-
versa va fatto, invece, per le
controversie ex art. 409 cpc,
n. 3, che si riferiscono ai
rapporti di agenzia, di rappre-
sentanza commerciale e di
collaborazione coordinata e
continuativa, anche a pro-
getto. Nella vasta gamma dei
rapporti c.d. “parasubordi-
nati” appena evidenziati
rientrano, per orientamento
giurisprudenziale anche altre
figure come i contratti di natu-
ra artistica per un solo
committente, protrattisi per
un tempo abbastanza lungo
(Cass., 17 marzo 1972, n.
3272), l’associazione in parte-
cipazione, laddove l’apporto
dell’associato si sia risolto in
un’attività personale e conti-
nuativa di collaborazione lavo-
rativa in favore
dell’associante, pur se
accompagnato da un apporto
di capitale (Cass., 21 maggio
1991, n. 5693), l’incarico di
procacciatore d’affari (Cass.,
4 febbraio 1992, n. 1172) ed i
diritti patrimoniali riferibili
all’impresa familiare ex art.
230 – bis c.c., stante la caratte-
ristica della parasubordinazio-
ne nell’attività svolta dai
membri (Cass., 22 ottobre
1994, n. 8685). In tutti questi
casi il Legislatore (art. 413,
comma 4, cpc) ha individuato
un unico foro che è quello del
domicilio del prestatore al mo-
mento dello svolgimento
dell’attività per la quale è
sorta la controversia.
Sotto l’aspetto della compe-
tenza territoriale è opportuno
soffermarsi su alcune questio-
ni che riguardano quasi esclusi-
vamente la realtà romana e
che vanno tenute in considera-
zione anche dagli altri organi
di composizione delle contro-
versie di lavoro (es. commis-
sioni di certificazione) che, a
breve, inizieranno ad operare:
mi riferisco alla c.d. “autodi-
chia” di alcuni organi costitu-
zionali (Parlamento,
Presidenza della Repubblica,
Corte Costituzionale) che, in
materia di lavoro, esclude la
competenza del giudice del la-
voro (e, quindi, di qualsiasi
organo conciliativo) in favore
del principio della c.d. “giuri-
sprudenza domestica” in ordi-
ne allo stato ed alla carriera
economica dei rispettivi di-
pendenti (Cass., S.U., 10 giu-
gno 2004, n. 11019; Cass., 23
aprile 1986, n. 2861; Cass.,
27 giugno 1999, n. 3170). La
seconda questione riguarda il
personale delle ambasciate: a
Roma, unica città al mondo,
ce ne sono, in alcuni casi,
anche tre (presso lo Stato italia-
no, la Santa Sede e la FAO).
Le Sezioni Unite della Supre-
ma Corte (Cass. S.U., 12 no-
vembre 2003, n. 17087, ma
anche Cass., S.U., 27 no-
vembre 2003, n. 16830)
hanno operato una distinzione
riferendosi a due ipotesi:
quelle del lavoratore che sia
inserito nell’organizzazione e
nella struttura dell’organo
extra-territoriale che non può
rivolgersi al giudice del lavo-
ro e quella del prestatore “non
inserito (es. autista, cuoco)
che, invece, può adire il giudi-
ce del lavoro con una do-
manda di contenuto
patrimoniale che non va inci-
dere sulla organizzazione
dello Stato convenuto e senza
che ciò comporti “apprezza-
menti, indagini o statuizioni
che possano incidere sugli atti
o sui comportamenti dello
Stato estero”.
Ovviamente, quanto appena
detto in relazione alla c.d. “au-
todichia” degli organi costitu-
zionali non riguarda i
lavoratori, assunti dai singoli
parlamentari che, nel gergo
“comune”, sono stati definiti
“porta borse” e che per questi
ultimi svolgono varie funzio-
ni: la competenza a conoscere
una loro possibile contro-
versia nei confronti del pro-
prio datore di lavoro (che nel
caso è l’onorevole o il senato-
re che lo ha, o lo ha avuto,
alle proprie dipendenze) è il
giudice del lavoro , pur se la
loro prestazione si è svolta
all’interno dei vari gruppi
parlamentari: di conseguenza,
sia pure a livello facoltativo,
è possibile esperire il tentati-
vo di conciliazione presso
uno degli organismi a ciò de-
putati.
La competenza per mate-
ria
Gli organi di conciliazione
possono espletare il tentativo
su materie “a tutto campo”: il
14
IL CONSULENTE
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riferimento a quanto previsto
dall’art. 409 cpc e l’amplia-
mento operato, attraverso indi-
rizzi costanti della
giurisprudenza di legittimità
nel campo dei c.d. rapporti para-
subordinati, sui quali ho breve-
mente fatto cenno pocanzi,
oltre alla materia dei licenzia-
menti, stanno a dimostrare che
nulla è cambiato rispetto al pas-
sato. Anzi, avendo il Legislato-
re richiamato l’art. 63, comma
1, del D.L.vo n. 165/2001 ha
allargato il campo della possibi-
le conciliazione ai rapporti di
pubblico impiego, prima ri-
servati soltanto (mi riferisco
alla conciliazione “ammini-
strativa” ) al collegio arbitrale
costituito ex art. 66, ora abro-
gato. Ricordo, tuttavia, che
non tutti i rapporti di lavoro
dei dipendenti pubblici ricado-
no sotto la sfera della compe-
tenza del giudice del lavoro (e,
quindi, sia pure a livello fa-
coltativo, degli organi di conci-
liazione): ne restano fuori tutti
quei lavoratori che hanno il
rapporto regolamentato dalla
legge e non dal contratto
collettivo come, ad
esempio,(ma l’elencazione è
parziale) i Magistrati, ordinari,
amministrativi e contabili, i
funzionari della carriera prefetti-
zia, i professori universitari, il
personale della carriera diplo-
matica o gli appartenenti alle
Forze Armate o alla Polizia di
Stato.
Trattazione della contro-
versia e conciliazione
Non ci sono novità sostanzia-
li rispetto a questo argomento:
l’organo di conciliazione tratta
la controversia valutando le po-
sizioni espresse dalle parti,
cercando di agevolare un
accordo transattivo che non si-
gnifica affermare il diritto di
uno o dell’altro, ma favorire la
composizione della vertenza
attraverso reciproche concessio-
ni. Ovviamente, l’attività della
commissione di conciliazione
deve essere attiva, nel senso
che deve verificare che
l’eventuale accordo (che è
inoppugnabile) non incida su di-
ritti non ancora entrati nella sfe-
ra potestativa del lavoratore
(es. retribuzioni future), non
abbia “natura leonina” verso la
parte più debole del rapporto, e
non tocchi i contributi previ-
denziali non ancora prescritti.
Va, in ogni caso, rimarcato co-
me, una eventuale qualificazio-
ne del rapporto o il
riconoscimento di determinate
somme, non vincoli, in alcun
modo gli organi di vigilanza
degli Istituti previdenziali e
delle articolazioni periferiche
del Ministero del Lavoro, i qua-
li, nei limiti della prescrizione
quinquennale, possono, ovvia-
mente con mezzi probatori, pro-
cedere ai recuperi contributivi.
Per completezza di informazio-
ne ricordo che soltanto con la
conciliazione monocratica ex
art. 11 del D.L.vo n. 124/2004
e con le modalità ivi previste
(non mi addentro oltre nella ri-
flessione, in quanto andrei
molto lontano dall’argomento
trattato in questo scritto) si
estingue il procedimento ispetti-
vo e l’accordo raggiunto (che
presuppone il pagamento di
quanto convenuto ed il versa-
mento dei contributi relativi al
periodo concordato tra le
parti) può essere reso esecuti-
vo con il deposito nella
cancelleria del Tribunale (art.
38 della legge n. 183/2010).
Da ultimo, va ricordato co-
me, a differenza del passato, il
verbale di accordo (ma anche
quello di mancato accordo)
debba essere sottoscritto da
tutti i componenti della
commissione (o sotto commis-
sione) di conciliazione: se ciò
non dovesse accadere (e la co-
sa è particolarmente
importante nel mancato
accordo ove l’organo deve pro-
porre una sorta di bonaria
conciliazione e dove la vo-
lontà dello stesso può non esse-
re unanime) il presidente
dovrebbe certificare, in una
sorta di analogia con l’art. 821
cpc (ma qui riguarda, è bene
sottolinearlo, il lodo arbitrale)
che la volontà è stata espressa
in conferenza personale di tutti
i membri della commissione e
che il membro dissenziente si
è rifiutato di firmare.
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CO
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RD
IN
E
SE AVANZO
SEGUITEMI
Condividiamo il precetto di Eraclito secondo
cui apprendere molte cose non insegna l’intelli-
genza : nonostante ciò non abbiamo mai rifiu-
tato la conoscenza delle umane cose, nella
consapevolezza che conoscere è comunque mo-
tivo di arricchimento culturale e personale.
Così apprendiamo dal Pensiero Unitario,
fonte inesauribile di conoscenza, che ormai
la Categoria ha raggiunto una “maturità ele-
vatissima” e che restano “solo alcune sacche
di pensiero che ancora condividono vecchie
strutture mentali”: insomma sembra proprio
il “quattro gambe buono, due gambe catti-
vo” del Vecchio Maggiore nella Animal
Farm.
Ma se ci si chiede per un attimo quale sia
questa straordinaria maturità categoriale,
ecco ancora il nostro Pensiero Unitario a
chiarirci le idee: ”E così potrà essere in que-
sto anno di rinnovi durante il quale la cate-
Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte
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Fandor
CO
MP
AG
NI
!
goria dovrà dimostrare di saper mettere in
atto la grande maturità raggiunta [ecco a
cosa serviva .. ] sapendo distinguere tra
chi aggrega e divide, tra chi opera per il
bene comune e chi per il bene proprio , tra
chi guarda al futuro e chi cammina con gli
occhi rivolti al passato”. Che tradotto dalla
Repubblica di Baffonia vuol dire “Se ci
votate siete maturi, altrimenti no”.
Non avremmo particolare difficoltà a segui-
re i nostri nel cammino che porta ad un co-
tanto futuro radioso. Se non fossimo edotti
dei singolari effetti, ben rappresentati nella
riproduzione grafica che accompagna questo
scritto, che derivano dal seguire chi cammi-
na non tanto con “gli occhi rivolti al pas-
sato”, quanto con gli occhi chiusi. Effetti
singolari certo; ma anche piuttosto dolorosi.
Un cammino accompagnato da uno
straordinario processo democratico: “Le
candidature arriveranno dalla base”, recita il
nostro. Che prosegue: “ Si legge occasio-
nalmente che il metodo della scelta asse-
gnata alle Regioni sia antidemocratico
perché bloccherebbe le candidature autono-
me... Ovvio che chi scrive e afferma questo
concetto ... appartiene alla cultura del pas-
sato” continua il Pensiero, all’insegna della
maturità più sfrenata, “quella che prediligeva
le liste fatte in una stanza da pochi intimi".
Ci sorge il sospetto che, se così fosse, nes-
suno dovrebbe conoscere l’identità dei pros-
simi eletti. Che potrebbero ( e dovrebbero)
essere scelti tra uno qualsiasi dei compo-
nenti la famigerata “base”. Ed invece non ci
riesce proprio di trovare un broker che dia
per eletto un qualunque esponente della “ba-
se”, estraneo alle famose liste "fatte in una
stanza da pochi intimi", a meno di 100 ad 1
(ma forse non abbiamo cercato abbastanza).
Strana democrazia quella che conosce il no-
me dell’eletto ancor prima della sua elezio-
ne.
Forse non è una democrazia. E forse non è
neanche tanto matura.
Bruegel il Vecchio, La parabola dei ciechi, 1568, Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte
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LA CONSULTA II
Il Municipio II, sul territorio del
quale insiste la Consulta II, si
estende su di una superficie di
1.367 ettari abitati da 124.000
persone ed è formato da cinque
quartieri: Flaminio, Parioli,
Pinciano, Salario e Trieste; e' de-
limitato dal Muro Torto, dal Fiu-
me Tevere, dal Fiume Aniene e
dalla Via Nomentana. Sua ca-
ratteristica peculiare è quella di
essere costellato da Ville e
Parchi pubblici, tanto che si po-
trebbe chiamare "la città delle
ville". Il Municipio II è tra
quelli con la maggior presenza
di stranieri e in particolare di
donne immigrate che sono
maggiormente impegnate come
aiuto ai nuclei familiari italiani:
colf e badanti.
Molte sue strade sono caratte-
rizzate da testimonianze artisti-
che e archeologiche, tante e tali
che e' impossibile citarle tutte,
ma merita almeno ricordare:
Via Salaria: la Necropoli Sala-
ria, l'ipogeo di via Livenza, il Se-
polcro di Lucilio Peto in via
Salaria 125, il Mausoleo di Mas-
simo o Felicita, il Cimitero di
Trasone in via Taro, le Cata-
combe di Priscilla.
Via Flaminia: le Catacombe di
San Valentino Martire e Vesco-
vo di Terni, in via Maresciallo
Pilsudski angolo Viale Tiziano;
testimonianze della traslazione
del capo di S. Andrea a Ponte
Milvio. A proposito di Ponte
Milvio c'e' da ricordare che e'
uno dei ponti piu' antichi e stori-
camente piu' importanti di Ro-
ma. La sua origine risale al IV -
III secolo a.C. ed era ini-
zialmente di legno; fu poi ri-
fatto completamente e prese il
nome dal magistrato che auto-
rizzo' la costruzione, tale
Molvius, donde Molvio e
quindi Milvio. Ma per i romani
fu e resta ponte Molle, anzi piu'
esattamente Mollo, denomina-
zione che sarebbe derivata, se-
condo una strana versione, dal
fatto che anticamente esso
molleggiava!
Via Nomentana: vi si trovano
importanti cimiteri, tra questi,
quello di Sant'Agnese sotto
l'omonima Basilica ed il Coe-
meterium Majus a cui si
accede da via Asmara e
quello di Santa Co-
stanza. Questo antichis-
simo Mausoleo di
Costantina , fu detto nel
Rinascimento Tempio
di Bacco per le scene di
vendemmia raffigurate
nei suoi mosaici. E co-
me Tempio di Bacco il
Mausoleo fu nel corso
del XVII secolo luogo
di ritrovo di una
bizzarra associazione di
artisti olandesi e
fiamminghi chiamata
"Bentvogels" (uccelli
della banda). Quando un
nuovo membro veniva a
far parte della societa', si
celebrava la cosiddetta Festa
del Battesimo che consisteva
soprattutto in abbondanti liba-
gioni e mangiate in una vicina
osteria, sulla Nomentana. Dopo
LA COMPOSIZIONE
DELLA CONSULTA II
Presidente
GIANCARLO COMANDINI
Altri componenti
CARLO CARLOTTI
SONIA FORNACIARI
VINCENZO FUSCO
SILVIO LAUDI
ROSELLA QUACQUARINI
SORAYA ROSSETTI
VO
CI D
AL
T
ER
RIT
OR
IO
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Consulte
clicca per vedere la brochure
informativa
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LA CONSULTA II
la nottata di bagordi, alle prime lu-
ci dell'alba i Bentvogels , si recava-
no al Tempio di Bacco e dinanzi al
sarcofago di porfido, ritenuto Se-
polcro di Dio, fa-
cevano solenne-
mente l'ultimo
brindisi. Finche'
nel 1720 il pontefi-
ce Clemente XI
(1700-1721) proi-
bi' quest'usanza
che Di particolare
rilievo la zona de-
nominata Quartie-
re Coppedè, dal
nome dell’archi-
tetto-scultore che
lo realizzò tra il
1915 e il 1927, co-
struito in uno stile
architettonico non
precisamente defi-
nibile, dove i
suggerimenti tratti dal passato (le
torri medievali, le finestre manieri-
ste, gli stemmi barocchi) si fondo-
no con elementi propri dello stile
liberty e déco.
LA COMPOSIZIONE
DELLA CONSULTA II
Presidente
GIANCARLO COMANDINI
Altri componenti
CARLO CARLOTTI
SONIA FORNACIARI
VINCENZO FUSCO
SILVIO LAUDI
ROSELLA QUACQUARINI
SORAYA ROSSETTI
clicca per andare al Forum delle
Consulte
clicca per vedere la brochure
informativa
Vista dal ristorante La Pergola, Cavalieri
Hilton, Roma
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Ma la grande risorsa di questo
territorio è costituita dalle molte-
plici strutture di valore storico e
culturale che attirano nell’area
flussi di visitatori italiani e stra-
nieri. Oltre alla presenza delle
più importanti ville storiche
della capitale quali Villa Borghe-
se, Villa Ada, Villa Torlonia,
Villa Glori ed altre, partico-
larmente rilevante è la presenza
della Galleria Nazionale d’Arte
Moderna, della Galleria Comu-
nale d’arte Contemporanea MA-
CRO, della Galleria Borghese,
del museo delle Arti e
dell'Architettura del XXI seco-
lo MAXXI, del Museo Naziona-
le Etrusco, del Bioparco,
dell’Auditorium e della M
schea con il Centro Islamico
più grande d'Europa..
clicca sulla Gorgona per vedere il quartiere
Coppedé
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Cari Amici e Colleghi
con l'approssimarsi delle scadenze previste per la
presentazione del modello 730, riteniamo fare cosa
gradita mettere a disposizione di tutti una completa
Guida per la compilazione, con numerose casistiche
svolte ed esempi pratici.
Per consultare o scaricare la Guida è sufficiente
cliccare sulla copertina che vedete in basso.
Buon lavoro a tutti
Adalberto Capurso
UNA GUIDA
PER TUTTI
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TRASFORMARE IL PIOMBO
IN ORO NEL CUORE DI ROMA
La porta magica
di piazza
Vittorio Emanuele
Andrea Tomassini
La parola «alchimia» è un termi-
ne che indica quell'insieme di
dottrine esoteriche basate sulla
trasformazione dei metalli vili
in metalli nobili. Gli alchimisti
volevano dimostrare come po-
tesse avvenire la trasformazio-
ne di un uomo comune in un
uomo spirituale. Un antico ed
affascinante mistero che si
inquadra nel sistema filosofico
esoterico, combinando ele-
menti di chimica, fisica, astrolo-
gia, arte, semiotica,
metallurgia, medicina, mistici-
smo e religione.
Nonostante le innumerevoli e
contrastanti definizioni e teo-
rie, sul piano culturale, il pensie-
ro alchemico è considerato
dalle fonti più attendibili il pre-
cursore della chimica moderna
e precursore della nascita del
metodo scientifico.
Il segreto di questa nobile ed
affascinante scienza, sembra es-
sere custodito e non ancora de-
codificato nel cuore del
quartiere Esquilino a Roma ed
ancora più precisamente in
Piazza Vittorio Emanuele, a
Roma, sugli stipiti della “Porta
Magica” o “Porta Ermetica” o
meglio ancora “Porta Alchemi-
ca” costruita per volere del
Marchese di Palombara
La Piazza fu costruita ed alle-
stita, più o meno come noi la
vediamo ora, intorno al 1890.
Sul piano architettonico risulta
racchiusa su tutti e quattro i
lati da grandi palazzoni nello
stile tipico del tardo XIX seco-
lo. Sul piano stradale è
contornata da una serie
ininterrotta di arcate, affollate
di negozi fra i quali domina la
comunità cinese.
Questa architettura circonda un
vasto giardino nella cui estre-
mità settentrionale si ergono le
maestose seppur decadenti ro-
vine del ninfeo di Alessandro
Severo (III secolo), altrimenti
note col nome di “Trofei di Ma-
rio”, a rievocare l'antica me-
moria del quartiere popolato
sin dal VII secolo aC. Infatti,
22
nel corso dell'età imperiale, in
quel luogo trovavano dimora
ricche tenute suburbane di proprie-
tà di romani facoltosi, che benefi-
ciavano della rete di condutture
idriche che portavano l’acqua a
Roma seguendo i dotti delle pro-
spicienti mura cittadine.
All’interno di questo giardino è
incastonata fra i ruderi la “Porta
Alchemica”, anche conosciuta co-
me "Porta Magica" o "Porta
Ermetica" che fu fatta costruire
per volere del marchese di Pa-
lombara nel 1600 all’interno della
sua villa che originariamente tro-
vava luogo proprio non lontano a
dove ora si trova Piazza Vittorio
Emanuele.
Un gioiello ricco di misteri e studi
che sembra riporti incisi sulla sua
struttura, il segreto alchemico che
da tanti anni cercano di decifrare
senza successo. La leggenda dice
che il segreto della trasformazione
del piombo in oro sia inciso su
quella porta.
L’Alchimia ha una propria va-
lenza su molti piani, non ultimo su
quello spirituale, dove la tra-
sformazione Alchemica del
“piombo in oro” rappresenta l’ele-
vazione spirituale a noi tutti dovu-
ta sulla quale, nei secoli, sono nati
innumerevoli movimenti di
pensiero filosofico, tradizionali ed
esoterici.
Come vari altri esponenti di una
ristretta élite culturale, il Marche-
se Massimiliano di Palombara era
affascinato ed impegnato i prima
persona nello studio e nell’eserci-
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NUMERO 1 15 MARZO 2011
TRASFORMARE IL PIOMBO
IN ORO NEL CUORE DI ROMA
La porta magica
di piazza
Vittorio Emanuele
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zio delle scienze esoteriche.
Disponendo questi di rilevanti
mezzi economici e di una posi-
zione sociale di rilievo, fi-
nanziava esso stesso la ricerca
alchemica. Nella sua villa
infatti convenivano importanti
personaggi della vita sociale e
politica del tempo fra i quali
possiamo ricordare la regina
Cristina di Svezia, trasferitasi
a Roma dopo aver abdicato,
l'illustre studioso Padre Athana-
sius Kircher, il noto astrono-
mo Domenico Cassini.
Il Marchese di Palombara era
peraltro anche un membro dei
Rosacroce, un famoso ordine
esoterico, il cui simbolo era la
Rosa in forma di Croce. Fu
istituito per la prima volta nel
1407 da un occultista tedesco
di nome Christian Rosenkreuz
(il cui nome tramandato nei se-
coli si pensa fosse solo un no-
me di fantasia ideato per
proteggere la vera identità del
fondatore), che aveva stu-
diato le scienze occulte in
Terrasanta. L'ordine dei Rosa-
croce si estinse nel '500 e fu
successivamente rifondato
agli inizi del XVII secolo.
La dottrina dei Rosacroce
investiva innumerevoli campi
della scienza e della cono-
scenza. Il denominatore comu-
ne di tutte le loro pratiche era
sempre il misticismo ed il po-
stulato che solo gli adepti ini-
ziati potevano avere accesso
ai segreti della conoscenza,
gettando le basi metodologi-
che e i pensiero di quella che
è poi divenuta la moderna
massoneria.
All’uopo Villa Palombara
era provvista di un piccolo
annesso ad uso dependance,
che si suppone contenesse un
laboratorio, dove segreta-
mente venivano svolti i
convegni e gli esperimenti
alchemici, quasi facessero
parte di un rituale più ampio e
complesso. In quel contesto
un giovane medico ed alchi-
mista milanese, tale Giuseppe
Borri, espulso dal collegio di Ge-
suiti proprio a causa del suo
grande interesse per l'occultismo,
venne a Roma e si unì al circolo
di Villa Palombara
La Santa Inquisizione in quel pe-
riodo perseguitava chi con lo stu-
dio della scienza potesse
destabilizzare e minacciare l’as-
setto della Chiesa. La leggenda,
tramandata nel 1802 dall’abate ed
erudito Girolamo Cancellieri,
narra che un pellegrino fu ospitato
nella Villa Palombara per una
notte. Il pellegrino sembra fosse
l’alchimista Francesco Giustiniani
Bono, la cui storia vuole che per
tutta la notte avesse lavorato alla
ricerca di una misteriosa erba,
capace di produrre oro. Il mattino
seguente, questi fu visto sparire
attraverso la “Porta Alchemica” di
Villa Palombara e che dietro di lui
furono ritrovati frammenti d’oro e
una carta con strani simboli ed
enigmi attribuiti al segreto della
pietra filosofale.
Il marchese di Palombara fece
incidere sulle cinque porte e sui
muri della sua villa il contenuto
del manoscritto nella speranza che
un giorno qualcuno riuscisse a
capire il loro significato.
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NUMERO 1 15 MARZO 2011
Pubblicazione Ufficiale del Consiglio provinciale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma
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Andiamo a vedere insieme e leggere le iscrizioni della porta seguendo l’ordine indicato da un’incisione del XIX
secolo.
Sopra la porta è affisso un grosso disco con un doppio triangolo a forma di stella a sei punte del re
Salomone, contornato dal motto [2] TRI SVNT MIRABILIA DEVS ET HOMO MATER ET VIRGO
TRINVS ET VNVS, "tre sono le cose mirabili: Dio e l'uomo, la madre e la vergine, l'uno e il
trino". Un cerchio sormontato da una croce [3] è sovrapposto alla stella e reca un altro motto,
CENTRVM IN TRIGONO CENTRI ("il centro è nel triangolo del centro").
Nella parte più alta dello stipite, una scritta in ebraico [4] recita RUAH ELOHIM, "Spirito
Divino"; subito sotto [5] vi è un riferimento mitologico a Giasone: HORTI MAGICI
INGRESSVM HESPERIVS CVSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS
DELICIAS NON GVSTASSET IASON ("il drago delle Esperidi custodisce l'ingresso dell'orto
magico e senza Ercole Giasone non avrebbe assaggiato le delizie della Colchide"). Infatti gli alchimisti
identificavano il Vello d'Oro cercato da Giasone nell'antico mito degli Argonauti con la pietra filosofale,
l'obietti vo fondamentale dei loro studi. l'invocazione allo Spirito Divino
I montanti dello stipite, [6] e [7], recano simboli dei pianeti (a ciascuno dei quali corrispondeva
un dio ed un metallo) e motti in ordine alterno, dall'alto verso il basso, come di seguito descritto:
Sul montante sinistro:
(Saturno = piombo) QVANDO IN TVA DOMONIGRI CORVIPARTVRIENT ALBASCOLVMBASTVNC
VOCABERISSAPIENS "quando nella tua casa corvi neri partoriranno bianche colombe,allora tu potrai
dirti saggio".
(Marte = ferro)
QUI SCITCOMBVRERE AQVAET LAVARE IGNEFACIT DE TERRACAELVMET DE CAELO
TERRAMPRETIOSAM "chi sa ardere con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra il cielo e del cielo la
terra preziosa"
(Mercurio = mercurio)
AZOT ET IGNISDEALBANDOLATONAM VENIETSINE VESTE DIANA
"sbiancando Latonacol mercurio e col fuoco,Diana viene senza veste"
Sul montante destro:
(Giove = stagno)
DIAMETER SPHAERAETHAV CIRCVLICRVX ORBISNON ORBIS PROSVNT "il diametro della sfera,
la Tau del cerchio,la croce del globo,ai ciechi non servono"
(Venere = rame)
SI FECERIS VOLARETERRAM SVPERCAPVT TVVMEIVS PENNISAQVAS
TORRENTVMCONVERTES IN PETRAM "se farai volare la terra sopra la tua testa,con le sue penne (= i suoi
vapori)trasformerai l'acqua dei torrenti in pietra"
(Sole = Apollo = oro)
FILIUS NOSTERMORTVVS VIVITREX AB IGNE REDITET CONIVGIOGAVDET OCCVLTO "il
nostro figlio morto vive, ritorna Re dal fuoco e gode dell'occulto accoppiamento".
Tutti i motti si riuniscono e sintetizzano negli ultimi due, il cui significato è: "purificando la materia (Latona) col
mercurio e col fuoco, l'argento (Diana) si rivela" e "rinascendo dalle proprie ceneri (il figlio morto che vive,
tornando dal fuoco come una fenice), lo spirito e la materia divengono un tutt'uno, come risultato delle
nozze alchemiche, cioè l'unione di un principio naturale e del suo opposto (l'occulto accoppiamento)".
La parte inferiore dello stipite [8] reca il simbolo della monade, l'unità fondamentale dell'essere ed
ancora un’iscrizione:EST OPVS OCCVLTVM VERI VT GERMINET SOPHI APERIRE TERRAM
SALVTEM PRO POPVLO ("è l'opera segreta del vero saggio aprire la terra, affinché germini per la
salvezza della gente"). Sulla faccia superiore del medesimo blocco marmoreo, il gradino della porta [9], è
inciso l'interessante motto SI SEDES NON IS, che si può leggere da sinistra verso destra, "se ti siedi non
procedi", ma anche da destra verso sinistra (SI NON SEDES IS), col significato opposto: "se non ti siedi
procedi"; a prescindere dalla direzione. Questo racchiude l'insegnamento di rimanere costanti nel perseguimento
del proprio percorso e dei propri obiettivi.
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IL SIGNIFICATO DELLA PORTA MAGICA
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ARAN 10 MARZO 2011
GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO
LORETTA
ANGELINI
GABRIELLA DI
MICHELE
GIUSEPPE
MARINI
OLTRE 500 PARTECIPANTI
AL CONVEGNO CHE SI E'
SVOLTO LO SCORSO 10
MARZO ALL'ARAN
MANTEGNA HOTEL, ROMA,
DEDICATO A
"L'informatizzazione degli
adempimenti e la nuova
Organizzazione territoriale
dell'Inps. A Roma
l'esperimento di punta."
IL CONSULENTE
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ARAN 10 MARZO 2011
GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO
GIUSEPPE
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OLTRE 500 PARTECIPANTI
AL CONVEGNO CHE SI E'
SVOLTO LO SCORSO 10
MARZO ALL'ARAN
MANTEGNA HOTEL, ROMA,
DEDICATO A
"L'informatizzazione degli
adempimenti e la nuova
Organizzazione territoriale
dell'Inps. A Roma
l'esperimento di punta."
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ELEZIONI DELEGATI
ENPACL
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Si sono svolte, lo scorso 3 marzo, le elezioni per la
nomina dei quindici delegati che rappresenteranno la
provincia di Roma alle prossime assemblee Enpacl,
l’Ente di previdenza della Categoria. Il responso delle
urne, che vedeva contrapposte la Lista numero 1,
capeggiata dal Presidente del Consiglio provinciale
Adalberto Bertucci , alla Lista numero 2, quest’ultima
sponsorizzata dalla Unione Provinciale Ancl di Roma, è
stato netto ed inequivocabile: dei quasi 700 elettori
intervenuti la stragrande maggioranza si è pronunciata a
favore della Lista numero 1. I Colleghi romani hanno
quindi ampiamente recepito e premiato il messaggio di
autonomia e indipendenza lanciato in campagna
elettorale, a favore di una reale garanzia di pluralismo: è
un messaggio che sta raccogliendo favorevoli e
generalizzati consensi da parte delle altre provincie e
non mancherà, crediamo, di provocare delle gradite
quanto inaspettate sorprese nei prossimi mesi. Chi
credeva che i giochi fossero ormai fatti dovrà ora
misurarsi con la forza di Roma: sempre più unita e
sempre più determinata.
Massimiliano Costanzo
(neo eletto delegato Enpacl)
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Nella pagina seguente la comunicazione ufficiale
SCHIACCIANTE
VITTORIA DELLA
LISTA 1
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CONVEGNI - TAVOLE ROTONDE - INCONTRI
Tavola rotonda
• Venerdì 18 marzo 2011 ore 9,30 – Sede Ordine - Via C. Colombo 456
Il lavoro in somministrazione
Dott. Michele Regina
Tavola rotonda U.G.C.D.L.
• Il Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma, in collaborazione con
l’Unione Giovani Consulenti del Lavoro di Roma ha programmato per mercoledì 23 marzo p.v., dalle
ore 14.30 alle ore 18.30 circa, presso la sede dell’Ordine in Via C. Colombo 456, un incontro gratuito
(con un numero di posti limitati) valido ai fini della Formazione Continua Obbligatoria dal tema: La
gestione del personale: Lo sviluppo e i piani di carriera Relatore: Dott.ssa Luisa
Macciocca
Tavola rotonda
• Martedì 29 marzo 2011 ore 9,30 - Sede Ordine - Via C. Colombo 456
Le nuove strategie di selezione del personale nelle organizzazioni complesse (Aziende ed Enti
pubblici privati)
Dott.ssa Vittoria Pompò
clicca qui per prenotazioni
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Non tutti i Colleghi sono a conoscenza del
fatto che molti Consulenti romani, rego-
larmente iscritti all’Ordine di Roma, si so-
no visti respingere la domanda di
iscrizione alla Unione provinciale ANCL
di Roma con la seguente motivazione: “
per l’istanza di che trattasi, malgrado fos-
se regolare (sic !) sussistono ragioni di evi-
dente incompatibilità con gli scopi di
codesta [ rectius: “questa”, visto che a
scrivere è la associazione] associazione .
Tale incompatibilità è stata ritenuta dal
Consiglio [quello dell’Ancl provinciale di
Roma] una causa ostativa rispetto alla ade-
sione alla ns. Unione provinciale ANCL di
Roma”.
Tra i Colleghi romani “gravemente
incompatibili” annoveriamo il Presidente
Adalberto Bertucci (il cui papà, vale la pe-
na ricordarlo, fu tra i primissimi fondatori
dell’ANCL) e il Tesoriere del Consiglio pro-
vinciale Massimiliano Pastore. Ora nulla
dice l’Unione provinciale sulle ragioni di
“evidente” ( ma evidente a chi ?)
incompatibilità che impedirebbero l’iscri-
zione dei Colleghi; l’ANCL, come sinda-
cato unitario dei consulenti del lavoro,
proprio in quanto tale non potrebbe ( e
non dovrebbe) mai rifiutare l’iscrizione ad
un consulente regolarmente iscritto. Noi
non ci permetteremmo mai di avanzare il
sospetto che tali ragioni non siano altro
che ragioni di opportunità politica, per
cui la iscrizione di Colleghi magari
portatori di idee diverse da quelle degli
attuali organi dirigenti dell’Unione po-
trebbe compromettere delicati equilibri di
potere: se gli antichi romani usavano
applicare il motto “dividi et impera” i mo-
derni, assai più accorti di quelli, applica-
no il motto “escludi et impera”. Come
dicevamo non ci permetteremmo mai, né
ci permettiamo, di avanzare consimili so-
spetti. Tuttavia nell’attesa che i probiviri,
immediatamente appellati dai Colleghi,
chiariscano quali e quante siano le famo-
se “ragioni di evidente incompatibilità”
(e di cui daremo ampia notizia su queste
pagine), abbiamo chiesto al nostro amico
Pasquino (la famosa statua parlante sita
nella omonima piazza romana) un
commento in romanesco sulla vicenda (lo
riportiamo nella pagina a fianco).
Un vecchio detto romano dice che la “ve-
rità sta sotto il sedere di Pasquino” (per
la verità l’espressione è leggermente più
colorita) : non possiamo che essere
d’accordo.
DEMOCRAZIA
VO' CERCANDO
IL CONSULENTE
T H E W O R L D O F
NUMERO 1 15 MARZO 2011
A Fratellanza
Sotto casa ce sta n’Associazione
che cura l’interessi de’ noantri
che dice d’esse prima nell’accurturazzione
de tutti li Colleghi ‘n po' gnoranti.
“Vorrei segnamme!”, faccio all’impiegata.
Risponne quella: “Ecco qua l’istanza,
è n’attimo ... e poi che l'hai firmata
diventi socio de ‘sta Fratellanza”.
“Aspetta n’po’!.” me fissa cor cipijo
“Mo che te vedo mejo me rammenti
d’avette visto spesso su ar Consijo
‘nsieme a tant’antri ‘ndegni consulenti”.
"Perchè ‘n tar caso, me dispiace assai,
nun se potrebbe dà seguito all’istanza
datosi che, s’é evvero che ce stai,
sarebbe incompatibile co ‘a Fratellanza".
A 'riguardo e je dico: "Voi sape ‘n fatto, fija mia?
Nun statte a fa venì li mar de panza.
Me sento mejo su, drento 'a Democrazia,
che stanne fori, drento 'a Fratellanza”.
“
PA
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AT
E
”