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14 ASTRONOMIA n. 2 • marzo-aprile 2012

RUBRICA > Esploriamo la Luna

Aristarchus

Giancarlo FaveroRiccardo Balestrierifaverogian@fastwebmail.itri.balestrieri@omniway.smSezione Luna UAIluna@uai.it

Dodici giorni dopo la LunaNuova, l’avanzamento delterminatore ci permette diosservare la formazione piùluminosa del nostro satellite.Questo cratere da impatto haanche il primato dei fenomenilunari transienti (TLP):variazioni di aspetto a cui nonsembra corrispondere uncambiamento dell’orografia;sono state ad esempiosegnalate aree di colorerossastro sulle pendici internedelle pareti.

La descrizione di Wilkins

Sotto Keplero a destra delSinus Iridum c’è qualcosa cheattrae subito la nostraattenzione: un cratere cherisplende sulla Luna come unfaro, scintillando al Sole biancocome la neve. Questo è il puntopiù luminoso della Luna ed èchiamato Aristarchus.Aristarchus non è moltogrande, il suo diametro è di 45chilometri, ma le sue paretisono luminosissime e ancor piùlo è la sua montagna centrale.Con un telescopio grande ènecessario far uso di un vetroscuro per osservareAristarchus. La montagnacentrale è piccola e sullasommità l’autore ha scopertouna piccola cavità.

A causa del suo splendoreAristarchus ha naturalmenteattratto l’attenzione di tutticoloro che hanno fattoosservazioni sulla Luna e quindine sono stati eseguiti moltidisegni. Se si confrontano quellieseguiti recentemente conquelli di una cinquantina d’annifa, si notano alcune differenze.Nei vecchi disegni le pareti diAristarchus sono disegnatecome completamente bianche,mentre oggi anche untelescopio molto piccolo mostrache specialmente verso est laparete è percorsa da fasce ostriature nerastre. Una o due diqueste striature si possonoseguire anche al di là dellaparete attraverso la pianuraesterna. Ci sono anche altrifatti che dimostrano che essesono effettivamente divenute

oggi più evidenti di quanto nonlo fossero anche solo venti annifa. È questa l’opinione di unostudioso della Luna moltoscrupoloso, Robert Barker, e dialcuni altri. Con il grandetelescopio di Meudon l’autoreha trovato che queste striaturenon sono semplici strisce, masono composte di una quantitàdi punti e di lineette. Che cosasiano effettivamente questipunti e queste lineette, nessunolo può dire; possono esserepezzi di roccia o qualche tipo divegetazione propria della Lunaoppure piccoli avvallamenti esolchi molto poco profondi.L’unica cosa sicura è che questestriature esistono veramente enon sono continue.

Da H. P. Wilkins, Guida alla Luna,Feltrinelli Editore, Milano, 1959,

pp. 82-83.

Figura 1. Aristarchus è situato sudi un altopiano tra OceanusProcellarum e Mare Imbrium, comesi può vedere nella Color-CodedTopography and Shaded Relief Mapof the Lunar Near Side and FarSide Hemispheres, U.S. GeologicalSurvey (2002, foglio 1, http://geopubs.wr.usgs.gov/i-map/i2769/). I colori individuano laquota rispetto al raggio medio dellaLuna (1737.4 km): in questoestratto da -3000 m (l’azzurro piùscuro nelle pianure) a 0 m (le areeverdi).

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Unione Astrofili Italiani>www.uai.it

Dall’ItaliaAristarchus è davvero as-

sai luminoso, ma il paragonecon la neve è esagerato. Lapercentuale di luce riflessadal suolo del cratere non su-pera il 25% di quella ricevu-ta dal Sole (albedo 0.25).Questo valore è molto piùelevato del valore medio del-la Luna (0.15) e in particola-re del materiale dei mari, chepuò riflettere solo il 5% (al-bedo 0.05).

L’albedo della neve puòarrivare fino a 0.90, mentre lenubi che avvolgono Venereraggiungono 0.65. Una la-stra di ardesia può riflettere il15% della luce incidente:proprio come la Luna, che ciappare così luminosa solo peril contrasto con il cielo.

La brillantezza di Aristar-chus è attribuita al materia-le messo in vista dallo scavodel cratere, cioè del materia-le che costituisce il sottosuo-lo lunare (anortosite, in ter-mini mineralogici) e che èmolto più riflettente del ma-teriale dei mari, costituito dalava solidificata (basalto).

I caratteri descritti daWilkins permettono di defini-re Aristarchus un craterecomplesso con raggiere, si-mile a Copernicus e ad altredecine sulla Luna: Tycho, Ke-pler, ecc.

L’accenno finale alla ve-getazione prolunga fino ametà del XX secolo l’idea chetutti i mondi fossero abitati oalmeno potessero albergarela vita, idea diffusa nel Set-tecento da Bernard Le Bovierde Fontenelle (1657-1757) esostenuta anche da CamilleFlammarion (1842-1925).

Figura 3. Aristarchus ripreso da DavideZompatori il 21 aprile 2005, catadiottricoSchmidt-Cassegrain C11 XLT Ø 279mmf/10, Barlow Celestron 2x apocromatica,CCD DMK 31AF03, filtro IR Pass SchottRG695; età della Luna 13.00 giorni. Daquesta immagine si capisce come mai ilsolco è chiamato anche "Testa di cobra".

Figura 2. Herodotus (in basso alcentro), Vallis Schröteri (al di sopra) eAristarchus (in basso a destra),disegnati da Wilkins. Le differenzerispetto all'immagine sottostante sonosolo in parte dovute all'illuminazione.

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Figura 5. Estratto dalla carta I-465. I colori distinguono le strutture in base a morfologia e possibili età e origine. Le formazioni più antiche, relative all’ImbrianSystem (circa 3.1 - 3.85 miliardi di anni fa), sono le colline in celeste, azzurro e viola. Le pianure in rosa risalgono alla fine dell’Imbrian System, come lecolline in rosa più scuro: sono in parte puntinate per evidenziare le raggiere di Aristarchus, molto più recenti. In rosso formazioni forse risalenti all’Imbrian,probabilmente endogene. In verde le strutture da impatto e vulcanico/tettoniche dell’Eratosthenian (1.0 - 3.1 miliardi di anni fa). Al Copernican (da un miliardodi anni fa ad oggi) risalgono gli impatti primari, in giallo e arancio, e l’area vulcanica con Vallis Schröteri. http://www.lpi.usra.edu/resources/mapcatalog/usgs/

Figura 4. Un estratto dalla carta diPeter Grego, The Moon and How toObserve it, Springer, London, 2005;sul web inhttp://www.baalunarsection.org.uk/gregomoonmap.htm. Quil’immagine, telescopica, èrovesciata.