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TERRITORIO
CIVITELLA DEL TRONTOLa grotta Sant’Angelo, rifugio di briganti e luogo di culto scavato nella rocciaPAGINA 7
IMPRENDITORIA
IDEE E SVILUPPOIn ambito industriale esiste un’enorme potenziale di progettualità che troppo spesso resta nascosta o inutilizzata. PAGINA 28
AMBIENTE
IL BIOTOPO DI MARTINSICURODune: offrono protezione agli ambienti e agli ecosistemi più interni. PAGINA 20
MARZO 2013 M A G A Z I N E N E W S S T O R I E I M M A G I N I
RUGBY, FAIR PLAY A CASA NOSTRA
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VALVIBRATALIFEECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE ECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI
AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE ECCELLENZE CULTURA SOCIETA’ VIAGGI AMBIENTE ARTE DOMANDE E RISPOSTE
EDITORIALE
Marzo pazzerello, ma ci piace così. A livello climatico di certo
siamo abituati alle bizzarrie delle condizioni meteorologiche,
mentre ci risulta ancora difficile abituarci ( o dovrei dire ad
adeguarci nostro malgrado) ai continui cambiamenti di rotta
che ci vengono proposti/imposti dai nostri “vertici” nazionali.
Ci vorrà ancora del tempo per riuscire a vedere la sponda per un approdo
sicuro, ma la pazienza è una caratteristica che contraddistingue noi di VVL.
Sappiamo aspettare, sappiamo ascoltare e vedere. Come voi che ci seguite
con attenzione dall’inizio. Questo è il nostro 9° numero, e troverete all’interno
diverse novità. D’immagine, innanzitutto. Grafica, foto, stile. E il prosieguo
di questo new look lo potete guardare e condividere sul sito, tutto nuovo!!!
esploratelo, e diteci cosa ne pensate.
Come sempre parliamo di territorio ed
eccellenze, di storia, racconti popolari
e leggende, di talenti di ogni età, tutti di
matrice vibratiana, di ambiente e territorio.
Non mancano le pagine per i nostri
lettori più giovani, bambini e non, e tanti
suggerimenti per prenderci cura di noi
imparando anche a far da se’. E le ricette,
e il tempo libero, e qualche sorriso, ci piace
regalarvi un po’ di tutto. Per i prossimi
mesi, vi anticipo che abbiamo bisogno
di voi! Quindi scrivete, mandate foto,
segnalateci eventi, feste, ricorrenze, fate
parte anche voi della nostra squadra!!!
E in questo numero voglio ringraziare
proprio tutti i componenti della redazione di VVL, dal primo all’ultimo. Persone
che hanno condiviso mesi di crescita e di esperienze per molti di loro nuove e
non sempre facili. Quelli che sono oggi con noi sono davvero speciali. Credono
in un progetto che amiamo, e che vogliamo far crescere ogni giorno di più,
con tutti voi. Buona lettura e auguri di una serena primavera, con la Pasqua
che chiuderà questo mese di marzo.
DIRETTOREMaria Rita Piersanti
CAPO REDATTOREVirginia Ciminà
COLLABORATORIPaolo Gatti
Virginia Anna Cichetti Laura Grimaldi
Federica Bernardini Federica Pompei Virginia Maloni
Pasquale Rasicci Angelo Bruni
Giordana Galli
EDITOREDiamond Media Group s.r.l.
Via Carlo Levi, 1 Garrufo di Sant’omero (TE)
P.IVA IT01807440670
VALVIBRATALIFEè una testata registrata presso
il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005
GRAFICA223 Produzioni s.r.l.
www.223produzioni.com
STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.
PUBBLICITàwww.diamondmediagroup.it
info@diamondgroup.it
pagina 10
pagina 12
pagina 14
pagina 42
pagina 35
sommario
4 VILLA DELLE MURACCHESituata alle pendici della collina di Tortoreto, villa Muracche è una domus risalente con
ogni probabilità all’epoca della Roma repubblica.
6 IUS PRIMAE NOCTISIl diritto della prima notte.
18 NANDO PERILLIPiù di trent’anni di politica raccontata attraverso vignette, caricature, disegni e schizzi
sui personaggi e sugli avvenimenti della vita locale e nazionale.
20 IL BIOTOPO COSTIERO DI MARTINSICUROLaddove ombrelloni e chalet non hanno (ancora) messo le loro radici, ci sono lembi di
spiaggia che custodiscono scenari a molti ancora ignoti, quindi tutti da scoprire.
21 COSA PIANTARE A MARZONell’orto è tempo di semina all’aperto e di semina in coltura protetta per vari ortaggi
come alcune varietà di carote, melone, angurie, peperoni.
23 VAL VIBRATA BABYLa filastrocca Pasqua è Pasqua!
28 L’IMPORTANZA DEL COFFEE BREAKEcco come nascono le migliori idee, il giusto approccio, le più efficaci impostazioni.
Capire gli step è importante, perché in ambito industriale esiste un’enorme potenziale di
progettualità che troppo spesso resta nascosta o inutilizzata.
34 PRIMAVERA PSICHEDELICANell’aria c’è aria di primavera, tempo di colori, di nuovi amori, di fiori che sbocciano e
soprattutto dello stagionale cambio dell’armadio!
43 LE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPELa vera ricetta dei Bignè d San Giuseppe, un dolce prelibato e tipico della Festa del
Papà.
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To r t o r e t o
L A V I L L A R U S T I C A D E L L E M U R A C C H Esituata alle pendici della collina di Tortoreto, villa
Muracche è una domus risalente con ogni probabilità
all’epoca della Roma repubblicana.
di Virginia Cichettiohn Doe, photos by Doe Johnson
Innanzitutto il nome, “Muracche”,
sta ad indicare la costruzione di
un terrazzamento in opus incer-
tum, ovvero un “muro” costruito
con una classica tecnica edilizia
di epoca romana. In secondo luogo la
definizione di “villa rustica” che indi-
vidua, già al tempo di Roma antica,
una vera e propria azienda agricola
a conduzione famigliare. Durante il
periodo della sua massima fioritura
la villa raggiunse un’estensione di
ben 3710 metri quadrati. L’abitazione
fu costruita in modo da essere fun-
zionale all’attività stessa della casa,
cioè la produzione vinaria, e pre-
senta una pianta divisa in tre parti:
la pars dominica adibita agli utilizzi
famigliari dei proprietari del fondo, la
pars rustica usata dalla servitù e la
pars fructuaria all’interno della quale
si svolgevano le attività di produzi-
one del vino con tanto di vasche per
la raccolta e torchi per la spremitura.
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La zona della casa abitata dai pro-
prietari volge verso il mare, presenta
i resti di un portico ed un giardino
all’interno, una classica pavimen-
tazione in mosaico bianco e nero
impreziosita da motivi geometrici
e intarsi marmorei. Non lontano
dall’abitazione, nel 1956, sono stati
rinvenuti alcuni gruppi fittili raffigu-
ranti figure mitologiche come ciclopi
e muse, oggi conservati al museo
civico archeologico di Teramo.
La zona produttiva o fructuaria, dava
accesso diretto ai vigneti ed era
caratterizzata da un cortile e dai vari
ambienti destinati ad immagazzinare
le granaglie o alla lavorazione dell’uva
e del mosto, come la cella vinaria.
Proprio in quest’area sono stati fatti
dei significativi ritrovamenti di anfore
risalenti al I o II secolo a.C. e, con
queste, un frammento di testa di
leone che aveva inserita nella bocca
una fistula aquaria da cui sgorgava il
mosto nella vasca di fermentazione.
Sembra che l’attività vinicola fosse
talmente forte da richiedere ad un
certo momento l’ampliamento delle
vasche di raccolta per la produzione
di un nuovo vitigno. La zona fructu-
aria della villa proseguì nel suo lavoro
fino al V secolo d.C. abbandonando
però la produzione vinicola per quella
olearia mentre la pars dominica risul-
tava abbattuta già nel IV secolo.
La villa rustica delle Muracche è il
simbolo di un’imprenditoria agric-
ola che in Val Vibrata affonda le sue
radici in un’epoca molto lontana e
di un territorio prospero da cui gli
uomini, sin dall’antichità, hanno
saputo trarre i frutti migliori.
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I U S P R I M A E N O C T I SIus, una parola sacra nei canoni giuridici, trasmessa a sproposito dalla tradizione orale, ha dato crisma di legalità ad un abuso, l’abuso da parte del barone della primizia “negli sponsali dei sudditi”.x
Qu e s t a p r e t e s a
oscena d i un
potente nei con-
fronti del più debole
si diffuse anche in
Occidente durante il feudalesimo
e si diffuse con il nome di “diritto
della prima notte” oppure diritto del
signore di infilarsi nel talamo nuziale
dei suoi contadini e dei suoi servi
per assaporare il frutto verginale
delle loro mogli. Intorno al mille si
parlò di poter sostituire il diritto con-
creto con una tassa denominata
“marcheta mulierum”. Praticamente
il sovrano rinunciava a deflorare
le giovani spose dei suoi sudditi,
previo pagamento di una somma di
denaro. Si parla anche di una tassa
che i mariti settimanalmente dove-
vano pagare. assando all’Abruzzo, è
da osservare come lo stesso diritto
fosse esercitato dai feudatari sui
vassalli fin dai primordi del secolo
XIV. La licenza, l’arbitrio, la ferocia
più bestiale non avevano più limite.
Citiamo Guardiagrele, posseduta
come feudo dagli Orsini durante i secoli XIV e XV. L’infame tributo carnale
preteso è sempre vivo nella tradizione locale. Uno dei baroni fu cacciato
a sassate dal paese. Anche ad Archi c’era il marchese che introdusse
una legge secondo la quale quando una giovane decideva di maritarsi,
doveva prima andare a coricarsi con lui nella sua fortezza con quattro torri.
Anche a Pacentro un tale Orazio Rossi, feudatario del luogo, pretendeva
dai vassalli il diritto delle primizie coniugali. La medesima cosa successe a
Popoli e in tantissime altre località della Regione. Furono in tanti i mariti che
qua e là si ribellarono, ma quasi tutti pagarono con la vita la loro reazione.
Forse quello che accadde a Roccascalegna, un paesino di poche anime,
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T E R R I TO R I OT E R R I TO R I O
in provincia di Chieti, adagiato su un
colle, in una beata inerzia medievale,
se proprio non mise fine al turpe
fenomeno, attenuò certamente in
Abruzzo le violenze dei feudatari.
La sera che precedeva il giorno
delle nozze, una ragazza apprese
dai genitori i doveri della donna che
decideva di sposarsi. Il futuro sposo
si oppose all’abuso e decise di
farlo cessare in maniera sbrigativa.
Quando giunse il momento di con-
segnare la sposa al feudatario, si
presentò lo sposo vestito da donna
in quella camera preparata nella
giusta atmosfera, e illuminata da un
piccolo lume ad olio. Indossava una
elegante mantellina e nascondeva
un affilato coltello sotto la cintura. Il
barone, seduto su un seggiolone,
attendeva che la ragazza gli cadesse
tra le braccia. A cadergli tra le braccia
però non fu la vergine sposa, ma il
futuro marito che con violenza lo cri-
vellò di coltellate. Il barone trovò la
forza di alzarsi in piedi e di appog-
giarsi alle pareti della camera su cui
lasciò decine di impronte di sangue.
Il giovane, sfuggendo ai controlli,
riuscì a raggiungere il villaggio per
mostrare il coltello ancor caldo del
sangue dello spento oppressore. In
paese e nella valle cessarono gli
affanni e si gridò al trionfo e all’o-
nore salvato. L’abuso non si spense,
ma ovunque si attenuò moltissimo.
Col passare degli anni quel diritto
cessò di esistere. Forse qualche
fiammella qua e là si è protratta fino
alla prima metà del secolo scorso,
ma il “diritto” di un tempo fu definiti-
vamente cancellato.
L a g r o t t a S a n t ’ A n g e l o d i C i v i t e l l a d e l Tr o n t oR i f u g i o d i B r i g a n t i e L u o g o d i c u l t o s c a v a t o n e l l a r o c c i a
Sono trascorsi quaranta anni da quando un gruppo di giovani archeologi teramani, tra cui Walter Mazzitti e Delfino Cremonesi, decisero di effettuare una scavo archeologico nelle grotte della montagna dei Fiori, al confine tra le Marche e l’Abruzzo. Dopo uno scavo non molto profondo, emerse lo scheletro di una gigantessa. Giaceva composta, con le braccia incrociate sul petto e una pietra sotto la nuca come un cuscino. Non una vera tomba, ma una sepoltura pietosa, come se qualcuno avesse voluto nascondere in qualche modo la salma. Lo scheletro risale al tardo Medioevo, fra il 1100 e il 1200. Esso apparteneva ad una donna alta 2 metri e 10, morta fra i 22 e 25 anni di età, forse vittima di un delitto. Come, in quali circostanze e perché non lo sapremo mai con esattezza. Siamo davanti a un gial-lo di sette secoli fa. Mazzitti riteneva che il bacino fosse quello di una donna. Il cranio presentava i caratteri della femminilità. La donna aveva 23 denti con altrettanti alveoli. Il cranio aveva subìto un’operazione. II colpo ricevuto sul cranio aveva fatto entrare nella calotta cranica un ciuffo di capelli rossicci. La donna aveva ricevuto un colpo brutale: chis-sà se già morta o ancora viva . Della scoperta i ragazzi del gruppo archeologico teramano informarono subito la Soprintendenza alle Antichità di Chieti che all’epoca ha poi effet-tuato tutti i necessari interventi scientifici.
di Pasquale Rasicci
SABATO POMERIGGIOCANTINA S.OMERO
APERITIVI WINE BAR
T E R R I TO R I OT E R R I TO R I O
SECONDO ALCUNI
D O C U M E N T I
dell’epoca il suo vero
nome era Antonius
Berardi Andree de
Teramo ma era detto Zacchara perché
minuto e deforme (come Zaccheo il
pubblicano che a causa della sua
bassa statura dovette arrampicarsi
su un sicomoro per veder passare
Gesù) e visse in Italia tra il 1350 e
il 1416. Fu compositore e miniatore
come risulta da un contratto del 1390
che stipula con i frati dell’ospedale
di Santo Spirito in Sassia che lo
assumono per l’insegnamento della
musica e la decorazione di un anti-
fonario. A quell’epoca Zàcara era già
noto per le sue innumerevoli qualità
artistiche, fra cui anche il canto e
la scrittura, che fanno di lui uno dei
personaggi più ecclettici mai nati nel
teramano. Dal 1391 al 1407 fu segre-
tario papale al servizio di Bonifacio IX
e più tardi (1413 circa) dell’antipapa Giovanni XXIII come cantore e maestro
di cappella. Vivere a Roma durante lo Scisma D’Occidente lo pone al centro
di diverse contese (alcuni suoi componimenti vengono definiti satanici) e,
contemporaneamente, gli offre l’opportunità di ascoltare e conoscere i diversi
stili musicali dell’epoca. Zàcara raccoglie ogni nota aggiungendo un person-
alissimo tocco di novità compone sulla scia degli stili dell’ars nova e dell’ars
subtilior, con una tecnica che crea una continuità fra le due e la nascente
musica rinascimentale. La sua produzione musicale comprende egual-
mente musica sacra e profana e,
da quest’ultima, emergono i par-
ticolari più intimi della travagliata
vita del compositore. Zàcara fu
anche un apprezzato miniatore
a lui sono attribuite le miniature
dell’antifonario di San Benedetto
a Gabiano (Corropoli) custo-
dite presso la Fondazione Cini di
Venezia. Nel codice Squarcialupi (
una raccolta musicale del periodo)
è presente un’illustrazione che lo
raffigura minuto e con un totale di
dieci dita fra mani e piedi, come
d’altra parte è testimoniato nel suo
necrologio del 1416.
ANTONIO ZACARAda TERAMOdi Virginia Cichetti
T E R R I TO R I O
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I M I E I S O G N I N E L C A S S E T TOVeronica Valà una bella ragazza, talentuosa e amante della musica. Ha solo 21 anni, è diplomata in ragioneria e studia pianoforte al Conservatorio di Teramo.
P E O P L E P E O P L E
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Veronica Valà abita ad Alba Adriati-ca, con il padre Massimo, la mam-ma Fiorella e la sorella Federica. Ha un passato da modella e ha giocato a pallavolo in una squa-
dra locale. Ha partecipato al concorso nazio-nale Miss Grand Prix ed è arrivata in finale al concorso” Veline” nell’agosto scorso. Veroni-ca ci comunica che sta per preparare un di-sco,cantato in inglese,che dovrebbe essere pronto per la primavera/estate. Questo disco prevede la partecipazione di Dj Squalo, tecni-co di Radio 105, e sarà prodotto dalla Claudio Marastoni Communication di Reggio Emilia, nota agenzia pilotata da Claudio Marastoni, talent scout e agente di diversi personaggi dello spettacolo, moda, cinema e televisione. Come ti vedi in veste di cantante? E’stato molto emozionante registrare in studio a Milano con veri professioni-sti del settore come Dj Squalo e il gran-de cantautore e musicista Luca Ance-schi che hanno saputo consigliarmi e mettermi a mio agio durante la registrazione. La tua aspirazione è quella della musica o altro? Adoro la musica, è la mia passione. Ades-so sono dedita a questa bellissima e im-portante opportunità che mi è capitata, ma strada facendo se dovessi ricevere proposte per il cinema o per la televisio-ne le terrò senz’altro in considerazione. Hai già frequentato gli ambienti musicali? Si proprio a Febbraio sono andata al Festival di Sanremo conil gruppo della Claudio Ma-rastoni Communication. È stata una bellis-sima esperienza che mi ha permesso di in-contrare molti personaggi noti della tv e della radio ma soprattutto della scena musicale. Quando esce il tuo disco? Il disco dovrebbe uscire a fine apri-le. Da lì inizierà la campagna di promo-zione sui vari media (tv, radio e web). L’estate prossima come e dove la trascor-rerai?Sicuramente a fare serate in giro per l’Italia per la promozione del disco. Sto lavorando anche ad altri progetti che vi svelerò presto.
Il tuo futuro è rimanere in Abruzzo o hai altre intenzioni? Se vuoi fare questo lavoro ad un certo livello, devi per forza maggiore trasferirti in una città come Milano o Roma.
Noi restiamo in attesa di dettagli e altre infor-mazioni,come ad esempio il titolo del disco e le tappe del tour promozionale .In bocca al lupo,Veronica!
P E O P L E P E O P L E
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L A I K A V E N D E T TAe le zone liminali della musica
di Virginia Cichettiparte del barone
IL PROGETTO ALTERNA-
TIVE rock dei Laika Vendetta
nasce ad Alba Adriatica nel
luglio 2011 quando al terzetto
dei Lustagroove formato già da
Emidio De Beradinis (voce), Marvin
Angeloni (chitarra) e Alessandro
Di Salvatore (batteria) si uniscono
il bassista Luca Di Filippo ed il chi-
tarrista Marcos Cortellazzo. Fra i
cinque è subito empatia: il gruppo
partecipa già in agosto al MW festi-
val di Castellina Marittima vincendolo
contro ogni più rosea aspettativa.
Laika V è il loro primo pezzo, ded-
icato all’omonima cagnetta spedita
nello spazio il 3 novembre 1957 a
bordo della capsula spaziale sovi-
etica Sputnick 2. E’ la vendetta di
Laika, il ritorno da un viaggio senza
ritorno, memoria di un’ignara martire
P E O P L E P E O P L E
1 2 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
nel nome dell’umanità. Questo brano
rappresenta idealmente il filo con-
duttore del loro primo album auto-
prodotto “Laika, Sylvia, Jeanne e
le altre” (Udedi, Boleskine house
records), immerso in tematiche
legate al mondo femminile e di coloro
(umani o animali) che sono ultimi,
senza difese. Emidio, cantautore del
gruppo, lo definisce “una collezione
di ritratti femminili”, audace e deli-
cata nell’esplorazione dei rapporti
più intimi come quello madre-figlia
descritto in Mitosi. Nel disco anche
immagini sonore dei luoghi vissuti,
come Roma, come la terra e il mare
natio “suoni con cui sei cresciuto,
che aiutano ad esprimerti. Perché il
posto te lo porti in musica e parole”
(Emidio). Si definiscono un gruppo
“molto 2.0”, il web è il loro mezzo di
comunicazione preferito, grazie a cui reperiscono anche i fondi per
finanziare il proprio lavoro (sono stati i primi in Abruzzo ad utiliz-
zare Musicraiser). Si avvalgono di un gruppo di lavoro giovane che
si occupa della loro “immagine”, fra cui l’artista teramana Mokina
che ha curato l’estetica dei loro cd ed il regista Josh Heisenberg
che ha curato alcuni dei loro video. Proprio in questi giorni stanno
registrando il loro prossimo album, “Elefanti in fuga”, con un diret-
tore artistico d’eccezione: Manuele Fusaroli (noto anche come Max
Stirner). Nel titolo del disco si cela una metafora che vuole incar-
nare la gioventù moderna “nella disperazione gli elefanti in fuga tra-
volgono ogni cosa al loro passaggio. Questo disco nasce con una
cura maniacale della forma: ha una lato poetico dolce/ombroso ed
un altro nevrastenico, feroce, energico e cerca un equilibrio fra le
due cose costruendo sotto la rabbia la melodia e posizionandosi in
una zona liminale” (Emidio). A qualcuno di loro questa parola: “limi-
nale”, piace davvero molto. Forse perché sotto molto aspetti è rap-
presentativa di quanto quest’epoca stia modificando, (mettendole a
dura prova), le nuove generazioni, la loro vita ed il loro esprimersi.
Lo spazio sul quale tutto questo prende vita è il palcoscenico “nel
momento in cui siamo sollevati da terra o su di uno spazio scenico
ben definito diventiamo degli animali” (Alessandro). Il palco è la zona
liminale per eccellenza il luogo in cui gli LkV danno vita a tutta la
dissonanza di quest’epoca. Nella loro musica si sciolgono i sogni di
una generazione intera: la rabbia e la difficoltà di trovare un lavoro
o di costruire una relazione duratura.
“Ma la crisi è possibilità, è rinnovamento, una rinascita così come è intesa ad oriente, è la dea Kali allo specchio” (Emidio).
P E O P L E P E O P L E
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 1 3
R U G B Y, FA I R P L AY A C A S A N O S T R AC o m e s p i e g a r e l o s p i r i t o n o b i l e d e l l o s p o r t ? C h e l ’ i m p o r t a n t e n o n s i a v i n c e r e m a p a r t e c i p a r e ?
d i V i r g i n i a C i m i n à
CI SOFFERMIAMO
OGGI su ciò che
accade nel rugby,
in particolare nel
rugby d i casa
nostra. L’Associazione Sportiva
Dilettantistica Rugby Club Tortoreto è
nata nel 2005, ma solo dopo due anni
di duri allenamenti e partite dispu-
tate con i colori del Teramo Rugby,
ha potuto iscrivere la propria città al
campionato di serie C. Anni di dure
sconfitte ed entusiasmanti vittorie
E C C E L L E N Z E E C C E L L E N Z E
1 4 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
che hanno fatto crescere il collettivo
e dato stimoli eccezionali a questi
uomini furibondi ossessionati dalla
palla ovale costretti in mille ingarbu-
gliate regole sportive, che un arbitro in
campo riesce sempre a far rispettare,
inscenando in campo uno spettacolo
agonistico degno di questo nome.
Una società che a partire dal 2011
può vantare un proprio settore gio-
vanile e per la corrente stagione
sportiva vede impegnati nei rispet-
tivi campionati di categoria quattro
squadre juniores, dai piccolini dell’un-
der 12 fino ai ragazzi under 20, pas-
sando per l’under 14 e l’under 16, ma
anche l’avvicinamento delle ragazze,
le Tortorelle. Oltre alla
squadra Seniores che
disputa da diversi anni
con ottimi risultati il cam-
pionato di serie C, infiam-
mato dagli accesi derby
con Teramo e Pescara.
Uno sport il rugby che,
come ci conferma il pre-
sidente Sandro Porrea,
si differenzia da tutti gli
altri per lo spirito d’ami-
cizia, lealtà e sostegno
che portano ad aiutare sempre chi è
in difficoltà dentro e fuori dal campo.
Non solo uno sport ma uno stile di
vita, andare avanti senza paura fino
al fischio finale del match per poi ritro-
varsi nel terzo tempo in cui i gladiatori
si siedono a tavola tutti insieme per
gustare i piatti tipici della città della
squadra ospitante. Degna di nota è
anche la famosissima festa del Rugby
“Finché c’è birra c’è speranza”, una
festa seguita nel territorio abruz-
zese e marchigiano, completamente
realizzata e gestita dalla società.
Alla festa è collegato il Torneo di
Seven, al quale partecipano squadre
provenienti da tutto lo stivale e negli
Nella scorsa stagione sportiva il Tortoreto Rugby ha dato il via al “Torneo la Terrazza”, dedicato interamente al settore giovanile con la partecipazione di ben 16 squadre provenienti da tutta la regione.
ultimi tre anni anche formazioni
inglesi.Nella scorsa stagione spor-
tiva il Tortoreto Rugby ha dato il via
al “Torneo la Terrazza”, dedicato
interamente al settore giovanile con
la partecipazione di ben 16 squadre
provenienti da tutta la regione.
Un’intensa giornata di rugby che si
conclude con l’immancabile terzo
tempo in cui tutti i giovani parteci-
panti gustano squisiti piatti cucinati
ad arte dai ragazzi della squadra
seniores.Negli ultimi anni l’Italia e gli
italiani si sono innamorati sempre
più di questa disciplina, un tempo
riservata solo ad appassionati e
praticanti.
E C C E L L E N Z E E C C E L L E N Z E
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La satira politica del vignettista Nando Perillidi Virginia Ciminà
PIù DI TRENT’ANNI
di politica raccontata
attraverso vignette,
caricature, disegni
e schizzi sui perso-
naggi e sugli avvenimenti della vita
locale e nazionale. Vicende note a
tutti ma che nessuno aveva ancora
raccontato attraverso matite, pen-
nelli e acquarelli. Chiamarlo vignet-
tista o caricaturista è sicuramente
riduttivo. Nando Perilli infatti è un
artista a 360 gradi che ama defi-
nirsi “padrone della satira con la
fantasia”. Nasce a Nereto nel 1947
e dopo un’infanzia trascorsa tra
i banchi di scuola, l’oratorio e il
campo di calcio, si iscrive all’Isti-
tuto d’Arte Grafica e Pubblicitaria
di Ascoli Piceno che frequenta
solo per tre anni, per poi ritirarsi a
causa della prematura scomparsa
del padre. Avviene così il passag-
gio dalla scuola al lavoro, che porta
il giovane Nando a trovare occupa-
zione presso la fabbrica Ceramiche
Mignini di Nereto dove riesce a
mettere in pratica tutte le sue com-
petenze artistiche. In quegli anni
ebbe la fortuna di conoscere grandi
maestri di Castelli, Emilio e Romeo
Pardi ai quali deve l’apprendimento
di molti segreti della ceramica castel-
lana, dalla tecnica del paesaggio a
quella dei paesaggi di colore inver-
titi. Questa prima esperienza lavo-
rativa si concluse nel 1982 quando
decise di aprire una sua bottega a
Nereto. Ma la vera svolta per la sua
carriera da vignettista avviene nel
1985 quando in occasione della festa
del quotidiano “Avanti!”, organiz-
zata dalla sezione locale del Partito
Socialista Italiano, a cui lui era iscritto.
Furono inviati a Nereto alcuni
esponenti della testata tra i quali
Raffaele Genah. Fu proprio quest’ul-
timo a proporre a Nando una colla-
borazione che gli diede negli anni
grande visibilità e successo a livello
nazionale e internazionale come l’in-
tervista dedicatagli da Panorama.
Oltre 400 opere inviate nella Capitale
E C C E L L E N Z E E C C E L L E N Z E
1 8 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
che ritraevano il mondo politico
da Natta a Occhetto, Fanfani e
Spadolini. Una popolarità che lo portò
a breve di fronte un difficile bivio: tra-
sferirsi a Roma per affermarsi come
vignettista oppure rimanere a Nereto
a gestire la sua bottega. Ma il suo
cuore scelse per lui, tanto da deci-
dere di rimanere nel suo paese d’o-
rigine vicino alla moglie Maria Pia
e ai figli Emanuele e Davide. Anni
di vignette e caricature che hanno
impegnato Nando Perilli in diverse
collaborazioni come quella con
“Paese Sera”, quotidiano romano
e “Il Centro”, quotidiano abruzzese,
oltre a numerose mostre locali. Una
passione la sua che non si è spenta
nel tempo ma ha trovato vigore con
l’ascesa in politica di Beppe Grillo,
quest’ultimo protagonista in nume-
rose opere come per esempio l’ul-
tima appena sfornata che ritrae lo
stesso Grillo e Casaleggio in sella ad
una vespa, con chiari riferimenti all’o-
pera Felliniana “Vacanze Romane”.
Nando Perilli non è solo satira politica
ma racchiude un’infinità di mondi: dal
calcio, alla religione passando per
l’attualità. Una fantasia tradotta su
fogli bianchi ,grazie alla complicità
della sua matita per realizzare vere
e proprie opere d’arte.
E C C E L L E N Z E E C C E L L E N Z E
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 1 9
IL BIOTOPO COSTIERO DI MARTINSICUROPrima parte: le dune A cura di Angelo Bruni – C.E.A. Scuola Blu - Martinsicuro
SPIAGGE DI RITMO
sotto il sole e belle
donne nell’Adriatico,
sintetizzava Fiorello in
una sua hit degli anni
’90. Esistono tuttavia altri punti di
vista attraverso cui possiamo osser-
vare una spiaggia delle nostre coste.
Laddove ombrelloni e chalet non
hanno (ancora) messo le loro radici,
ci sono lembi di spiaggia che custo-
discono scenari a molti ancora ignoti,
quindi tutti da scoprire. È il caso del
biotopo costiero di Martinsicuro, circa
due ettari di spiagge basse e sab-
biose caratterizzate da un’importate
presenza di vegetazione, situazione
sempre più rara da trovare in ambienti
litorali soprattutto italiani. Questo
perché nelle “comuni” spiagge viene
a mancare un elemento fondamen-
tale per la crescita e la sopravvi-
venza delle specie vegetali: la pre-
senza delle dune. Solitamente asso-
ciate a paesaggi esotici come quelli
dei deserti, le dune possono essere
costruite tramite l’azione del vento
anche nelle nostre spiagge sono
ovviamente di dimensioni ridotte
rispetto a quelle desertiche, ma
possono unirsi tra loro per dar
luogo a lunghi cordoni paralleli
alla linea di costa. L’importanza
di questi corpi sabbiosi è mol-
teplice da un lato costituiscono
un’importante riserva di sabbia
in momenti critici di erosione, ad
esempio durante eventi di tem-
pesta, quando le onde rielabo-
rano la sabbia delle dune e le
ridistribuiscono fino a formare
nuovi profili di spiaggia in tale
maniera le dune rappresen-
tano a tutti gli effetti un’alterna-
tiva naturale ai ben più artificiali
– e spesso artificiosi - e costosi
ripascimenti che ogni stagione
molte amministrazioni sono costrette
ad operare. Oltre a questo le dune
offrono protezione agli ambienti e
agli ecosistemi più interni, andando
ad intercettare sia le ingenti disper-
sioni di sabbia nel caso di venti par-
ticolarmente potenti, sia gli stessi
venti di provenienza marina, ricchi di
salsedine potenzialmente dannosa
per alcuni dei succitati ecosistemi.
Ma c’è un altro motivo per cui le dune
rappresentano una preziosa risorsa,
in particolar modo per l’ambiente
che stiamo affrontando. Innanzitutto
bisogna fare un passo indietro e
rimarcare come non sia sufficiente
solamente una manciata di sabbia
svolazzante per dar origine ad una
duna è infatti molto importante la pre-
senza di un mezzo che ne ostacoli il
percorso, permettendo quindi quell’i-
niziale accumulo che si evolverà in
una duna vera e propria. Questo
ostacolo può essere costituito da
detriti rocciosi, di dimensioni varia-
bili, o spesso anche da forme di vita
vegetali che andremo a definire “pio-
niere”. Queste non sono che alcune
componenti della famiglia di specie
vegetali che, nel loro insieme, pren-
dono il nome di “piante psammofile”.
Per scoprirne il significato, l’aspetto e
l’importanza, vi diamo appuntamento
al prossimo mese.
A M B I E N T E A M B I E N T E
2 0 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
POLLICE VERDE A MARZO
02 Nell’orto è tempo di semina all’aperto e di semina in coltura pro-tetta per vari ortaggi come alcune varietà di carote, melone, angurie, peperoni, melanzane, asparagi, piselli, spinaci, sedani ecc. Quella dei meloni può essere effettuata in semenzaio su letto caldo dopo quindici giorni le piantine devono essere trapiantate in tunnel di mate-riale plastico e poi messe a dimora. Le irrigazioni devono essere fre-quenti. Ricordate prima di seminare il melone di fornire il terreno di letame e che, dopo che le piantine siano germogliate, di usare un concime a base di potassio.
03 Per quanto riguarda le carote evitate il letame e preferite, piutto-sto del compost ben sminuzzato. E’ importante un’accurata pulizia del
terreno e la rincalzatura durante la crescita può essere d’aiuto il mace-rato di ortica potranno essere rac-colte circa 2 mesi dopo la semina, non appena le foglie iniziano a ingial-lire. Seminate le piantine di melan-zane su un letto di terriccio umido proteggendoli con una lastra di vetro coperta da giornali. Innaffiate fre-quentemente e quando ogni pian-tina è alta 30 cm cimate per favo-rire la ramificazione , sostenete con una canna, vaporizzate con acqua per allontanare gli afidi ed elimi-nate il fogliame vecchio. Verso apri-le-maggio le piantine saranno suffi-cientemente grandi per essere tra-piantate in vasi da 23cm, protette e innaffiate. Quando i frutti sono lunghi 20cm circa, turgidi e brillanti, taglia-teli con un coltellino ben affilato.
04 Per tutto il mese, poi, è
possibile trapiantare aglio, cipolla, lattuga e cavolo cappuccio.In fase di luna calante n e l l ’ o r t o è o p p o r t u n o provvedere alle ultime potature di ulivi, v i t i e a l b e r i d a frutto. C o n la luna nuova s i semina l a c i c o r i a e si inne-s t a n o i cil iegi e i pruni. In fase di luna cre-scente è il momento di piantare i bulbi e di seminare bietole, carote e ravanelli. In fase di luna piena è tempo di dedicarsi alla raccolta di erbe aromatiche ed all’innesto di peri e meli.
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di Laura Grimaldi
01 In casa irrorate le piante più spesso insistendo sulla pagina inferiore delle foglie e spruzzatele con un buon lucidante antiparassitario, evitate la diretta esposizione delle piante da appartamento all’aria.
A M B I E N T E A M B I E N T E
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Filastrocca “Pasqua è Pasqua”illustrazioni di Giordana Galli
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lla PasquaDell’anno passatoUn palloncinoMi era scappato.
Mi era scappatoNell’alto del cielo,Io lo guardavoE piangevo piangevo.
2 4 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
Anche quest’annoUn pallone è volatoMa io ho risoFelice e beato.Il palloncinoE’ andato lassùMa io quest’annoNon piango più.
(Roberto Piumini)
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 2 5
E C C O C O M E N A S C O N O L E I D E E
IL GIUSTO APPROCCIO, le più efficaci imposta-
zioni. Capire gli step è importante, perché in ambito
industriale esiste un’enorme potenziale di proget-
tualità che troppo spesso resta nascosta o inutiliz-
zata. Il primo punto di partenza è il proposito, in altre
parole l’idea (che spesso nasce dall’osservazione): nel
concetto di idea non è presente alcun riferimento a obiet-
tivi e risorse ma solo al “disegno della mente” di qualcosa
che ancora non esiste, raffigurazione di impulsi esterni
spesso eterogenei e non associati ma già in possesso
del project manager. Alla comprensione segue l’elabora-
zione, e quindi la prima fase della struttura progettuale.
Aumentare il numero di idee alla base di un progetto
incrementa le possibilità di crescita e sviluppo dell’a-
zienda per la quale si realizza. Piuttosto che
riuscire ad avere idee brillanti, dunque,
è ancor più importante essere in grado
di trasfor- marle in progetti vincenti: è
questa la vera sfida di ogni imprendi-
tore e di ogni organizzazione. Definire un
buon progetto richiede perciò che in azienda
le idee nascano ma soprat-
tu t to che possano circolare
(ascoltando e ascoltan-
dosi), sia in maniera
spontanea s ia
secondo schemi
e p r o c e d u r e
formali. Non
es is te una
ricetta sola: la
“cas-
IMPRESA: L’IMPORTANZA DEL COFFEE BREAKCome prende forma un progetto?
setta delle idee” ha fatto miracoli per alcune aziende,
mentre in altre si è rivelata quasi inutile le riunioni formali
possono ridursi a momenti sterili o portare a idee che
cambiano il destino di un’impresa. Di solito, la nascita di
un’idea è influenzata da una specifica esigenza dell’a-
zienda. Tuttavia, è frequente il caso di idee (e quindi pro-
getti) nati dalla condivisione di esperienze e prospettive
di soggetti, anche non appartenenti alla stessa orbita
industriale, o anche di modelli/soluzioni proposti da con-
sulenti per trarne vantaggio competitivo. Ad esempio,
mai rinunciare a prendere un caffè con colleghi, colla-
boratori e soprattutto con i clienti! Il passo dall’idea al
progetto è tanto brave quanto critico. Dale Carnegie
ha detto: «Noi tutti possiamo fare cose che nemmeno
I M P R E N D I TO R I A I M P R E N D I TO R I A
Definire un buon progetto richiede perciò che in azienda le idee nascano ma soprattutto che possano circolare (ascoltando e ascoltandosi).
Pino Daniele? Ogni scarrafone è
bello ‘a mamma soja). Spesso, il
processo di valutazione prende
spunto dalle 6 W del giornalismo:
1. W h a t : q u a l è l ’ o -
biett ivo di questo progetto
2. W h y : p e r c h é f a r l o
3. W h o : c h i l o f a r à
4. H o w : c o m e f a r l o
5. Where: dove farlo (in tutti i sensi)
6. When: quando fa r lo .
Ad esempio, un progetto nasce
sempre da un’esigenza (commer-
ciale, tecnico, industriale) ma poi,
andando oltre, bisogna guardare a
quali sono le risorse in campo. Basti
pensare alla storiella dei milioni di
dollari spesi dalla NASA per realiz-
zare una penna con serbatoio d’in-
chiostro pressurizzato e “scrivere
nello spazio in assenza di gravità”
mentre i Sovietici davano ai propri
cosmonauti una matita! Dalle bar-
zellette ai fatti veri: per il rientro
in atmosfera delle navicelle pun-
tando lo scudo termico verso il
basso, gli Statunitensi adottarono
pensiamo di poter riuscire
a fare. Ma se mai rischie-
rai, mai conoscerai il tuo
potenziale». Rischiare non
significa buttarsi a capo-
fitto ma avere la lucidità di
valutare ogni idea e sapervi
cogliere i primi cenni di un
progetto. Le idee vanno
quindi pesate, attenti a non
scartare nulla con superficialità ma
neanche a restare accecati dall’e-
motività (ricordate come cantava
un complesso e costoso sistema
di manovra mentre i Sovietici con-
centrarono il peso della loro navi-
cella verso un’estremità, in modo
che la capsula assumesse sponta-
neamente l’assetto giusto. Queste
esperienze ci insegnano come non
basti saper leggere un’esigenza se
poi non si è in grado di focalizzare
l giusto obiettivo di un progetto. In
ambito industriale spesso si comu-
nica solo l’esigenza o, peggio, si
imposta un obiettivo che in realtà è
una chiave di lettura del vero obiet-
tivo. La fase successiva all’ideazione
del progetto deve pertanto essere
la giusta impostazione e comuni-
cazione dei requisiti a chi dovrà poi
svilupparlo o, se ci si trova dall’al-
tra parte, saper capire la vera anima
del progetto che ci è stato affidato. In
ultima analisi, è compito del proget-
tista o del manager di progetto indi-
viduarne la vera natura, in quanto a
lui sarà demandata ogni responsabi-
lità sulla riuscita o meno delle varie
attività.
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I M P R E N D I TO R I A I M P R E N D I TO R I A
FANTASIA E CREATIVITà contraddistin-
guono da sempre Vitamina Jeans, brand
di punta della Manifatture Lord. L’azienda,
creata dalle menti degli imprenditori san-
tegidiesi Francesco Zappacosta e Marini
Sandro, nasce quasi per “gioco”, come lo stesso titolare
ci racconta, mentre stava chiacchierando con un po’ di
amici del più e del meno in un bar. Il punto di partenza
sono stati i pantaloni successivamente le collezioni si
sono rinnovate e ampliate, andando a soddisfare gusti
ed età diverse. Da più di vent’anni Vitamina Jeans è
un marchio giovane, creativo ma anche chic che non
rinuncia all’alta qualità del Made in Italy.
Quale è stato il percorso che ha portato alla nascita di Manifatture Lord e come ha iniziato la sua attività?
Il mio primo lavoro è stata l’impresa di costruzioni
fondata nel 1957 da mio padre e tuttora in attività. Il
passaggio al settore dell’abbigliamento è avvenuto per
caso. Abbiamo aperto l’azienda Manifatture Lord io e
mio cognato a Sant’Egidio alla Vibrata.
Quali sono i mercati che rappresentano il vostro
V I TA M I N A J E A N Sl’abbigliamento santegidiese famoso nel mondodi Virginia Ciminà
3 0 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
core business?
Siamo presenti in tutto il territorio italiano dal nord al
sud ed anche all’estero: Germania, Francia, Belgio e
qualche contatto perfino con il mercato russo. Puntiamo
ad operare sul dettaglio partendo dall’estero. Abbiamo
creato una nuova linea di abbigliamento “De Ilie” ed
abbiamo allacciato anche buoni contatti commerciali in
Spagna. Il mercato principale rimane comunque quello
italiano, per ora.
Quali sono i punti di forza della vostra attività imprenditoriale?
I punti di forza sono diversi, principalmente la vestibil-
ità di tutti i nostri capi alla quale dedichiamo la massima
cura e attenzione inoltre la nostra produzione è fatta
interamente in Italia “dal filo allo stiro” come recita lo
slogan delle nostre etichette. Abbiamo sempre creduto
e scommesso sul Made in Italy per tutte le fasi di real-
izzazione del capo.
Parliamo del nome Vitamina. Da cosa nasce?
Il nome Vitamina è nato per caso. All’inizio operavamo
con il marchio Top In, due triangoli di cui uno rovesciato,
ma qualcosa mancava. Pensammo allora a “Top In, la
vitamina del jeans” e da lì è partito poi Vitamina Jeans.
Nasce ad ottobre del 1996.
Vitamina Jeans non realizza solo pantaloni ma anche
cappotti, camicie, maglie. Avrebbe mai immaginato, ai suoi inizi, che l’offerta si sarebbe così tanto ampli-ata e diversificata?
La mia azienda all’inizio produceva solo pantaloni ma
poi abbiamo deciso di ampliarci con nuove tipologie di
prodotti e spaziare dalle camicie, ai cappotti, alle maglie,
insomma puntare ad un total look. Abbiamo tre linee:
Vitamina Jeans rivolta ad una ragazza giovane, Diva
Vitamina per la signora che si vuole far notare e la linea
Vitamina Jeans uomo. Abbiamo tre stilisti in azienda
e investiamo moltissimo su ricerca e nuove tecnologie
Parliamo un po’ della situazione economica della Val Vibrata, ci sono dei veri competitori in zona?
Negli anni ‘80 la Val Vibrata era considerata la Valle
dell’Eden, trovavi in ogni angolo una diversa realtà famil-
iare produttiva. E tutto questo è pian piano svanito
soprattutto per colpa di una politica sbagliata. Noi come
imprenditori non siamo mai stati capaci di associarci e
questo ha portato molti a delocalizzare la produzione
togliendo lavoro e risorse alla Val Vibrata.
Una domanda un po’ insolita per concludere un suo difetto?
Purtroppo sono troppo buono, non so dire di no e c’è
chi se ne approfitta e mia figlia Cristina, che lavora in
azienda, me lo dice sempree se questo è da consider-
arsi un difetto allora lo accetto più che volentieri.
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 1
I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA I M P R E N D I TO R I D E L L A VA L V I B R ATA
C O R R O P O L II N M U S I C A ,
Numerosissimi allievi stanno dimostrando che la passione e la qualità del
lavoro portano a grandi risultati.
DA QUALCHE TEMPO nel territorio di
Corropoli, ricco di storia, di reperti e di
tradizioni, popolato da tanti appassionati
di arte e cultura, si parla anche attraverso
un linguaggio non verbale, ma sempre
efficace.La cosa ci è piaciuta soprattutto perché riguarda
giovani e giovanissimi, che da diversi mesi oramai
popolano i locali della ex Scuola Elementare di via S.
Giuseppe e la rendono di nuovo vibrante, letteralmente.
Difatti, grazie al lavoro di attenti e preparati professioni-
sti in ambito didattico e musicale, e grazie alla lungimi-
ranza dell’Amministrazione Comunale, a Corropoli i Corsi
Musicali sono oggi una realtà consolidata ed apprezzata.
Numerosissimi allievi stanno dimostrando che la pas-
sione e la qualità del lavoro portano a grandi risultati.I
corsi sono organizzati e coordinati dalla Associazione
Musicale Orchestra Giovanile “ I SINFONICI, con
la Direzione Artistica ed il coordinamento didattico a
cura del M° Sergio Piccone Stella, e con il patrocinio
del Comune di Corropoli. Questo è un dato importante
: l’Amministrazione Comunale del paese ha recepito
segnali che da tempo erano nell’aria, ed ha colto subito
la possibilità di sostenere una attività che unisce cultura
e ragazzi, impegno e divertimento.Tanto impegno per
progetti che stanno già regalando ottimi risultati, ma
questo è appena l’inizio. Attualmente sono operativi i
Corsi Strumentali di Flauto, Clarinetto, Sassofono, Corno,
Tromba, Trombone, Violino, Violoncello, Contrabbasso,
Chitarra classica e moderna, Canto lirico e moderno,
Pianoforte, Organo, Tastiere. E naturalmente tutte le
discipline complementari correlate ai singoli corsi. Dal
mese di ottobre
2012 è attivo
anche il Coro
Comunale di
Voci Bianche
con oltre 40
iscritti, una delle
belle novità della
stagione didat-
tica. Va ricor-
dato che le atti-
vità del Coro di
Voci Bianche
sono gratuite
per tutti i parte-
cipanti, grazie
al Patrocinio
dell’Amministra-
zione Comunale.
L’ Associazione
M u s i c a l e
Orchestra Giovanile “ I SINFONICI “ , diretta fin dalla
sua fondazione (1994) dal M° Sergio Piccone Stella,
da sempre ha perseguito un obiettivo preciso: creare
reali possibilità di lavoro in ambito musicale per giovani
musicisti preparati e motivati .Negli anni sono arrivati
importanti riconoscimenti, collaborazioni nazionali ed
internazionali con Direttori e solisti di fama, registrazioni
discografiche e televisive, concerti, e nei prossimi mesi
ancora tanti impegni per una stagione musicale che sarà
ricca di celebrazioni e ricorrenze importanti.
Le lezioni si svolgono dal lunedì al sabato ore 15,00 - 20,00 presso ex Scuole elementari via San Giuseppe. Per informazioni e Segreteria:telefono347.6590974 e-mail :isinfonici@fastwebmail.it
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 3
C U LT U R A E S P E T TA C O L I
P S I C H E D E L I C ANell’aria c’è aria di primavera, tempo di colori, di nuovi amori, di fiori che sbocciano e soprattutto dello stagionale cambio dell’armadio!
di Federica Bernardini
MA COSA CI propongono
gli stilisti per la nuova
stagione? Tra le varie
possibilità balza subito
agli occhi l’idea di abiti
dalle linee semplici ma con stampe colo-
ratissime e geometriche che richiamano
nelle fantasie e nei colori un mondo
optical. Infatti riecheggia sulle passerelle
l’atmosfera degli anni ’60 – ’70 e la cor-
rente artistica di quei tempi: l’Optical Art
( o Op Art). Fondato da Victor Vasarely, il
movimento artistico si concentrava sulla
creazione di illusioni ottiche bidimensio-
nali, tipicamente in movimento, create
per stimolare e coinvolgere l’osservatore
e per indurlo in uno stato di instabilità per-
cettiva. E proprio su queste sensazioni
psichedeliche hanno lavorato gli stilisti
creando abiti con fantasie e colori “incor-
niciati” da forme geometriche. Insomma
come avviene spesso nella moda non è
stato creato nulla di nuovo ma è stata ela-
borata una versione tutta contemporanea
di una tendenza che viene dal passato
PRIMAVERA
3 4 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
M O DA M O DA
UNA PRINCIPESSA PRÊT à PORTERdi Federica Bernardini
A QUASI SEDICI ANNI
dalla sua morte, Lady
Diana viene consi-
derata ancora oggi
un’icona di classe
e sensibilità, simbolo di valori e
bellezza. Ma la sua grandezza non
viene tanto dal gusto che aveva
nello scegliere gli abiti giusti o dalla
raffinatezza che la distingueva,
ma dalla capacità di svecchiare le
regole di corte avvicinandosi alle
donne comuni. Infatti Diana fu la
prima della Casa Reale a mischiare
la moda austera imposta dal pro-
tocollo al prét à porter, passando
dai jeans ai tailleur, dalle scarpe
alte ai mocassini, dagli abiti lunghi
alla tuta, il tutto mantenendo intatta
la sua innata eleganza. In questo
modo le donne del popolo inizia-
rono a trovare in lei una figura in cui
potersi immedesimare ed aspirare,
a discapito di anni di moda inges-
sata tipica dei reali che l’avevano
preceduta. Per celebrare lo stile di
Lady Diana, Tod’s ha sponsorizzato
il libro Timeless Icon i cui ricavati
andranno alla Clic Sargent, fonda-
zione a sostegno dei bambini malati
di cancro di cui diventò madrina la
stessa Diana nel 1981. Il volume,
edito da Electa e in circolazione
dall’11 marzo, raccoglie 92 foto-
grafie rappresentative degli outfit
più famosi della Principessa. Tra
questi il vestito di velluto nero con
cui ha ballato con John Travolta alla
Casa Bianca, e l’abito per la prima
de Il Lago dei Cigni al London
Coliseum, la cui foto è stata scelta
per la copertina del libro.
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 5
M O DA M O DA
M A S S A G G I O T H A I L A N D E S EL’antico massaggio thailandese trae le sue origini dalla medicina tradizionale cinese e da quella indiana ayurvedica arricchendo il tutto con manovre di stretching passivo e yoga.
di Linda Panyawai
IL MASSAGGIO THAILANDESE ha una lunga storia
di pratica terapeutica.Praticato per secoli, le sue
origini si possono far risalire all’India di circa 2.500
anni fa. Il primo a praticare questo tipo di massaggi
si dice essere stato JivakaKomarabhacca (il “Padre
Dottor Shivago”), un dottore, amico e contemporaneo del
Buddha. I Cinesi e gli Indiani si crede abbiano fortemente
influenzato le terapie e i trattamenti sviluppati in Thailandia.
Le basi teoriche del massaggio Thailandese risiedono
nelle linee energetiche che attraversano il corpo umano.
Delle oltre 75.000 linee di energiache si dice esistano,
solo 10 sono quelle su cui ci si focalizza. Queste linee
vengono chiamate SEN. Importanti punti che la medicina
dell’agopuntura utilizza si trovano proprio su queste linee.
Trattamenti per il corpo, per specifici organi e cure per
diverse malattie sono spesso eseguiti usando il sistema
delle dieci SEN. Molto di quello che si conosce oggi come
Massaggio Tradizionale Thailandese è stato tramandato
oralmente di generazione in generazione. Molti degli
antichi testi medici furono distrutti nel 1776 con la distru-
zione di Ayutthaya (la vecchia capitale del Siam) da parte
dei Birmani. Nel 1832, il Re Rama III, ritrovò le vecchie
tavole con le antiche inscrizioni e per preservare la tra-
dizione le fece inserire all’interno del Tempio “WatPho”
a Bangkok dove oggi si trova anche la più antica scuola
di massaggi di tutta la Thailandia. Secondariamente si
svilupparono altre scuole di fondamentale importanza
come la “Thai TraditionalMedical Service Society”
approvata dal Ministero della Salute. Il massaggio tai-
landese si caratterizza per la fluidità e la ritmicità con
cui vengono eseguiti pressioni, stiramenti, rotazioni.
Le pressioni stimolano la circolazione e il drenag-
gio linfatico e riattivano i flussi di energia le manipo-
lazioni allentano le tensioni e rendono flessibili le arti-
colazioni. Le tecniche vengono eseguite dall’opera-
tore non soltanto con le mani ma anche con i piedi, gli
avambracci, le ginocchia e i gomiti. Perché praticarlo.
Riequilibrando lo stato energetico della persona, il
Massaggio Tailandese induce uno stato di benessere
psicofisico generale. Trattamenti regolari di massote-
rapia tailandese stimolano e mantengono in salute cir-
colazione sanguigna, flusso linfatico, sistemi nervoso,
muscolare e ormonale e articolazioni.
3 6 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
P U B L I R E DA Z I O N A L E
LA TIMIDEZZA TRADUCE
un senso per lo più abit-
uale di disagio provo-
cato da timore, pudore o
soggezione, che si real-
izza in un comportamento esitante e
impacciato, talvolta anche scontroso.
È un sentimento che si presta alle più
svariate interpretazioni. Coinvolge
infatti un’ampia gamma di emozioni e
a diversi gradi di intensità: dalla sem-
plice esitazione derivante da pudore
o ritegno, al terrore che paralizza e
compromette così la qualità delle
relazioni sociali. La stessa etimolo-
gia del termine è alquanto dibattuta:
chi lo fa derivare dal latino “timre”
(temere), chi dal greco “ιμι” (timè:
stima, venerazione) quasi a inten-
dere la titubanza che viene dalla
riverenza. Il timore provato deriva
dalla percezione di essere “un libro
aperto”, di non poter opporre alcuna
difesa nei confronti dell’altro che
avanza verso di noi invadendo la
nostra sfera personale, portando
alla luce e giudicando debolezze
e insicurezze che vorremmo rima-
nessero nascoste. Esse derivano
spesso dal contesto di appartenenza
dell’individuo, dalla sua storia famili-
are e da pregresse esperienze non
molto positive. Si tratta di aspetti
della personalità che hanno radici
profonde e, in un certo qual modo,
accompagnano, definiscono e iden-
tificano il soggetto. Diversa è invece
la timidezza patologica caratterizzata
da un’interiorità in cui permangono
residui del mondo infantile e senti-
menti di vergogna, paura e senso
di colpa che l’individuo non riesce a
elaborare e accettare come caratteri
del proprio io. Da qui la resistenza a
confrontarsi con situazioni di coin-
volgimento sociale percepite come
troppo invasive o che richiedono una
messa in mostra di sé e della propria
personalità. La timidezza in questo
contesto viene a definirsi patologica
in quanto implica nel tempo un mal-
funzionamento del soggetto nelle
relazioni interpersonali e lavorative
e conduce a uno stato di sofferenza
che spinge all’adozione di condotte
di evitamento. Un intervento ade-
guato dovrebbe in tal caso proporre
un “contesto” rassicurante, disten-
sivo, che permetta di riconoscere,
circoscrivere ed elaborare il dolore,
superare la fase di negazione attra-
verso un confronto con il proprio
vissuto, abituare il soggetto alla pre-
senza dell’altro e spronarlo al ricon-
oscimento delle proprie capacità.
Q UA N D O L A T I M I D E Z Z A D I V E N TA U N P R O B L E M A ?
Articolo della
Dott.ssa Valeria
Conocchioli
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 3 9
D I A L O G O
QUESTA HA, INFATTI,
un ph acido che se
cambia, a causa di
saponi e latte deter-
gente (basici), può
causare acne, rossori, pelle spenta
e opaca, a seconda della propria
disposizione. Deve essere utiliz-
zato, quindi, mattina e sera per ria-
cidificare la pelle durante la pulizia
quotidiana dopo il latte detergente o
i saponi per il viso al fine di eliminare
sebo, batteri e mantenete lo strato
protettivo della pelle respingendo gli
agenti patogeni. Inoltre, ripristinando
acidità chiude i pori dilatati. Oltre a
quelli in commercio, il tonico pos-
siamo farcelo in casa, adoperando
ingredienti naturali da adattare al
nostro tipo di pelle, acidificando
sempre con aceto di mele o di vino
bianco. Oltre a quelli in commercio,
il tonico possiamo farcelo in casa,
adoperando ingredienti naturali da
adattare al nostro tipo di pelle, aci-
dificando sempre con aceto di mele
o di vino bianco.mQuello maggior-
mente consigliato è un tonico alla
camomilla: 1 bustina di camomilla o
capolini da acquistare in erboriste-
ria, 200 ml di acqua, 3 gocce di olio
essenziale, 1 cucchiaino di aceto.
Preparate l’infuso, filtratelo e lascia-
telo raffreddare, aggiungete l’olio
essenziale e il cucchiaino di aceto.
Agitate prima di ogni uso in quanto
l’olio tende a separarsi dall’acqua.
L’infuso può essere preparato anche
con alcune bucce di limone e rametti
di rosmarino per ottenere un tonico
astringente e miracoloso contro i pori
dilatatiι indicato per le pelli grasse
e impure. Ottime proprietà disinfet-
tanti e antisettiche sono possedute
dalla lavanda. Preparate, dunque, un
infuso con fiori di lavanda per otte-
nere un tonico riequilibrante. Ideale
per le pelli secche è il tè verde, dalle
proprietà antiossidantiι oppure un
infuso di malva o di tiglio che ha
azioni idratanti e protettive. In questo
caso potete arricchire il vostro tonico
con vitamina E (tocoferolo) o gel
d’aloe vera. Se avete la pelle sen-
sibile, tendente agli arrossamenti il
vostro tonico deve avere un’azione
lenitiva e calmanteι l’infuso sce-
glietelo, in questo caso, di timo o di
calendula unito a qualche goccia di
olio di rosa. Infine, può essere utiliz-
zata come tonico l’acqua di amame-
lide (reperibile in erboristeria) che,
grazie alle sue proprietà antinfiam-
matorie, è indicata per pulire, rinfre-
scare e tonificare la pelle.
Tonicocome, quando e perché In poche utilizzano il tonico per il viso forse perché non ne conoscono il reale vantaggio: mantenere inalterato il grado di umidità della pelle, essenziale perché si mantenga sempre morbida e idratata
di Laura Grimaldi
C I N E M AB E L L E Z Z A
4 0 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
HitchcockUscirà il prossimo 4 aprile 2013 il film
“Hitchcock” diretto dall’inglese Sacha
Gervasi e conta un cast di altissimo
livello di cui fanno parte Anthony
Hopkins, Scarlett Johansson, Jessica
Biel, Helen Mirren, Ralph Macchio,
Toni Collette, Danny Huston, James
D’Arcy, Michael Wincott, Kurtwood
Smith, Michael Stuhlbarg, Judith Hoag,
Wallace Langham, Spencer Garrett,
Tara Summers, Currie Graham.
Alfred Hitchcock, il maestro del brivido,
la straordinaria icona cinematografica
nota per aver ideato alcune delle
sequenze più spaventose ed intrig-
anti mai apparse sul grande schermo,
nascondeva un segreto: una lunga ed
intensa storia d’amore con una donna
forte e decisa, sua moglie Alma Reville,
nonché sua collaboratrice professio-
nale. Il film fa luce sulla loro relazi-
one affascinante e complessa. E lo fa
attraverso il racconto della loro avven-
tura cinematografica più coraggiosa:
la lavorazione dell’inquietante thriller
PSYCHO, del 1960, che sarebbe stato
il film più controverso del noto regista
nonché il suo maggiore successo.
OblivionOblivion, diretto da Joseph Kosinski
e interpretato da Tom Cruise, Morgan
Freeman, Nikolaj Coster-Waldau, Olga
Kurylenko, Zoe Bell, Melissa Leo,
Andrea Riseborough, uscirà nelle sale
cinematografiche giovedì 11 aprile
2013.
In uno spettacolare pianeta Terra del
futuro che si è evoluto fino a diventare
irriconoscibile, un uomo si confronta
col passato che lo porterà ad affron-
tare un viaggio di redenzione e ricerca
mentre si batterà per salvare l’umanità.
Jack Harper (Cruise) è uno degli ultimi
riparatori di droni operanti sulla Terra,
parte di una massiccia operazione per
estrarre risorse vitali. Dopo decenni di
guerra contro una terrificante minaccia
conosciuta come Scavs, la missione di
Jack è quasi terminata. Vivendo e per-
lustrando gli straordinari cieli da migli-
aia di metri d’altezza, la sua esistenza
crolla quando salva una bella straniera
da uno spacecraft precipitato. Il suo
arrivo innesca una serie di eventi che
lo costringono a mettere in questione
tutto ciò che conosceva e mettono
nelle sue mani il destino dell’umanità.
Iron Man 3Dalla regia di Shane Black, uscirà il
24 aprile 2013 il nuovo film Iron Man
3 che vede lo sfacciato ma brillante
industriale Tony Stark/Iron Man com-
battere contro un nemico senza limiti.
Quando Stark vedrà il suo mondo
personale distrutto per mano del suo
nemico, intraprenderà una straziante
missione alla ricerca dei responsabili.
Si tratterà di un’impresa che metterà
a dura prova il suo coraggio in ogni
momento.
Con le spalle al muro, Stark dovrà
sopravvivere senza i dispositivi da
lui creati, fidandosi solo del proprio
ingegno e istinto per proteggere le
persone che ama. Mentre trova tutte
le forze per reagire, Stark trova la ris-
posta alla domanda che lo ha sempre
segretamente perseguitato: è l’uomo
che fa l’armatura o è l’armatura che
fa l’uomo?
Tra il cast spiccano i nomi di Robert
Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Guy
Pearce, Don Cheadle, Rebecca
Hall, Paul Bettany, Ben Kingsley, Jon
Favreau, William Sadler.
A D A P R I L EC I N E M A
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B E L L E Z Z A
R I C E T T E
LA LEISHMANIOSI È
una malattia protozoaria
sostenuta nel cane da
Leishmania infantum, un
protozoo della famiglia
Tripanosomatidae. Sono comunque
diverse le specie di Leishmania
che possono causare malattia sia
nell’uomo che negli animali. Questa
malattia viene trasmessa da insetti
vettori i cosiddetti flebotomi o pap-
pataci. Le femmine pungono esclu-
sivamente nelle ore serali-not-
turne (tramonto-alba) in un periodo
compreso all’incirca tra la metà di
maggio e la fine di ottobre. Il periodo
d’incubazione può variare da alcuni
mesi ad alcuni anni e la sintoma-
tologia è molto varia: aumento del
volume dei linfonodi, anoressia, dimagrimento, lesioni
cutanee, zoppia, lesioni oculari, etc. Il trattamento tera-
peutico di questa malattia rappresenta ancora oggi un
problema di non facile soluzione in quanto le terapie
attualmente in uso non consentono la guarigione
parassitologica dei cani infetti. Dunque l’intervento sui
vettori (flebotomo) rappresenta un punto cruciale per
la strategia di controllo nei confronti di questo paras-
sita. Bisogna impedire che il flebotomo si alimenti sul
cane per prevenire l’infezione da Leishmania mediante
l’applicazione di repellenti a base di piretroidi. Ma c’è
di più. Ad Aprile 2012 è stato immesso in commercio
un vaccino contro la Leishmaniosi, avente lo scopo di
prevenire lo sviluppo della malattia. Anche se la vac-
cinazione rappresenta una sfida appena agli inizi ed
effettuabile solo in quei cani sierologicamente nega-
tivi è bene ricordarsi che effettuare una lotta integrata
consente di contrastare maggiormente questa insidi-
osa, diffusissima e spesso letale malattia.
RUBRICA A CURA
della Dott.ssa
Federica Pompei,
Medico Veterinario
L E I S H M A N I O S IL a p r i m ave ra è a l l e p o r t e …a t t e n z i o n e
P E T
4 2 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
R I C E T T EP E T
PROCEDIMENTO:
Preparate prima la pasta quindi versate in una pentola
l’acqua con il burro e accendete il fuoco a fiamma media
non appena l’acqua inizierà non a bollire, ma a fare le
prime bollicine versateci la farina e mescolate energi-
camente fino a quando il composto non si staccherà dai
bordi della pentola. Spegnete il fuoco e aggiungete le 6
uova, una alla volta, sempre girando con forza finchè il
tutto non sarà amalgamato.
Preparate ora la crema lavorando i 2 tuorli con lo zuc-
chero, aggiungete poi la farina setacciandola con
un colino per non formare grumi, il latte e due
pezzetti di scorza di limone, ponetela sul
fuoco a fiamma media facendola adden-
sare e mescolando continuamente con
un cucchiaio di legno. Togliete le bucce
di limone e staccate dal fuoco.
Con una siringa da pasticciere dalla
bocca larga riempita di pasta cospar-
gete un piattino di caffè di composto per
INGREDIENTI:
Amarene sciroppate . Per la pasta: 6 uova 300 gr di farina 50 gr di burro 1\2 litro di acqua Zucchero a velo. Per la crema: 50 cl di latte 2 tuorli 100 gr di zucchero 80 gr di farina 1 limone
L E Z E P P O L E D I S A N G I U S E P P E
dargli la forma di una ciambella, lasciate scivolare le
zeppole, una alla volta, nell’olio bollente e cuocete fino a
quando non si gonfieranno, appoggiatele su carta assor-
bente e quando si saranno freddate cospargetele di zuc-
chero a velo, ponete nel mezzo poca crema, amarene
sciroppate e servite.
VARIANTE: Le zeppole possono anche essere cotte al
forno per 30 minuti a 200°.
di Laura Grimaldi
A CURA DI PAOLO GATTI IN COLLABORAZIONE CON FLORINDO FANì
T E M P O L I B E R O C U R I O S I TA’
4 4 VA L V I B R ATA L I F E M A R Z O 2 0 1 3
Orizzontali
1- In zona è famoso quello di Sant’Egidio10- Ispido 11- Cancellino per gli inglesi13 – L’inizio del-la catastrofe 14 – Sincera, fran-ca 16- Caratte-rizzata da cal-do e umidità18 – Cosi sono le scar-pe della befana19- Pronta, agile24- Piante ar-bustive tipiche della macchia m e d i t e r r a n e a26- Avvisato 27- Lente al ritroso28- Commettono furti 29- Yoctoli-tro 30- Località della Guinea 31- Sito Hip Hop 33- Social Engine Forum35- Si dice che tre fanno una prova 39- Orange County 40- Tipo di pasta in semola di grano duro 43- Ha la cruna 46- Concet-to, autore del libro “Gente delle campagne della Val Vibrata” 47- Uno in inglese 49- Alleanza Nazionale 50- Metà di otto 52- Il simbolo della squadra di calcio del Pesca-ra 55- Amò Giulietta 58- Angelo della morte per gli Ebrei 59- Le ultime vocali 60- Valle-cupa è una sua frazione 65- Leggendario67- Antico britannico 68- Settimana-le italiano 69- Royal Opera House
Verticali 1- Processo di autodifesa della pelle dopo una ferita 2- Yasser, politico palestine-
PAROLE CROCIATESoluzioni : Orizzontali: Carnevale 10- Irto 11- Eraser 13- Ca 14- Schietta 16- Afa 18- Rotte 19- Scattante 24- Mirti 26- Allertato 27- Etnel 28- Ladri 29- Yl 30- Tiabe 31- Mz 33- Asiaze 35- Indizio 39- Oc 40- Maccarone 43- Ago 46- Benizi 47- One 49- An 50- Ot 52- Delfino 55- Romeo 58- Af 59- Ou 60- Colonnella 65- Epic 67- Ancient 68- Chi Verticali: Cicatrizzazione Arafat Rt Nos Veho Aritmetica Laetitia Esternazioni Brasile12- Et 15- Creola 17- Ana 19- Saltimbocca 20- Cla 21- Ald 22- Termici 23- Tty 25- Tebe 32- Zoo 34- So 36- Naet 37- Dcn 38- Iri 41- No 42- End 44- Gaffe 48- Ee 51- Meet 53- La 54- Noio 55- Roi 56- Mnn 57- Ol 61- On 62- Lc 63- Lc 64- Ah 66- Pr
se scomparso nel 2004 3- R e a l Time 4- P r o -tossido di azoto 5- Noto pro-duttore di tele-scopi 6- I l ramo più antico della matematica 7- Il nome della Casta 8- Dichiarazioni del proprio pensiero 9- Vi si svol-geranno i Mon-diali di Calcio del 2014 12- L’ex-traterrestre più famoso 15- Lin-gua mista, come ad esempio il gia-maicano 17- As-
sociazione Nazionale Alpini 19- Piatto tipico romano a base di vitello e prosciutto 20- Cen-tro Linguistico d’Ateneo 21- Aldo senza o 22- Lo sono alcuni pannelli solari 23- Teletype25- Sito archeologico in Egitto dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco 32- Famoso è quello di 105 34- Così a Londra 36- Nordic Association of Electricity Tra-ders 37- Dynamic Circuit Network 38- Dea dell’arcobaleno 41- Negazione 42- La fine per gli Inglesi 44- Figuraccia 48- Diven-ta i in feeling 51- Incontrare per i britanni-ci 53- Dopo il sol 54- Precede ” Volevam savoir” in una famosa scena dei film di Totò 55- Re in Francia 56- Le consonan-ti di manna 57- Le prime di Olga 61- L’ini-zio dell’Ontario 62- Le iniziali della Corna 64- Espressione usata spesso nei fumetti66- Le prime di prime
vignette a cura di Rossano Piccioni
T E M P O L I B E R O C U R I O S I TA’
M A R Z O 2 0 1 3 VA L V I B R ATA L I F E 4 5
Abbiamo ricevuto da un nostro lettore questa comunicazione. Chi può dare una risposta chiara ai suoi dubbi?
La pesca sportiva e la raccolta di mitili lungo la costa italiana è regolata da una legge della Repubblica che ne stabilisce regole, modalità e tempi.Tuttavia a noi abruzzesi tale diritto ci viene negato da oltre dodici anni. Il Compartimento Tuttavia a noi abruzzesi tale diritto ci viene negato da oltre dodici anni. Il Compartimento Marittimo di Pescara, competente per territorio, vieta dall’agosto 2000 tale pratica, lecita in altre parti dell’Italia, con una ordinanza che ogni anno viene reiterata. Prevede sequestro del mezzo impiegato, il sequestro del pescato ed un’ammenda di oltre mille euro con conseguente de-nuncia penale. Perché tutto questo?Manca la mappatura delle acque entro i cinquecento metri dalla costa. Insomma, le acque della nostra costa sono balneabili, buone per i bagni dei bambini che possono persino ingerirla buone per le bandiere blù ma velenosa per i mitili. Non è precisamente così. Dicono:” non sappiamo se le acque costiere sono idonee alla raccolta delle telline ma nel dubbio noi emaniamo da oltre dodici anni un divieto assoluto con una bella ordinanza.”Già un’ordinanza dovrebbe essere limitata nel tempo e nel luogo. Giusta per un improvviso sverGià un’ordinanza dovrebbe essere limitata nel tempo e nel luogo. Giusta per un improvviso sver-samento di sostanze tossiche alla foce dei fiumi, per un evento eccezionale ed imprevedibile ma vietare senza aver fatto un controllo impedendo ai cittadini abruzzesi un loro diritto mi sembra proprio una cattiva gestione del territorio.La mappatura delle acque in questione dovrebbe essere fatta dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo che non si muove se non incaricato dalla Regione. Le analisi sono state fatte però oltre i cinquecento metri a quanto sembra se è vero che molte decine di grosse imbarcazioni munite di turbo aspiratori raschiano ogni giorno il fondale raccogliendo tonnellate di vongole .In definitiva è solo una questione politica, di competenze ,incompetenze ,immobilità e di rim-palli.Di sicuro gli unici a rimetterci siamo noi cittadini abruzzesi privati di un innocuo passatempo estivo e di un ottimo piatto di spaghetti alle telline.Egisto Morelli
Abbiamo ricevuto da un nostro lettore questa comunicazione. Chi può dare una risposta chiara ai suoi dubbi?
La pesca sportiva e la raccolta di mitili lungo la costa italiana è regolata da una legge della Repubblica che ne stabilisce regole, modalità e tempi.Tuttavia a noi abruzzesi tale diritto ci viene negato da oltre dodici anni. Il Compartimento Tuttavia a noi abruzzesi tale diritto ci viene negato da oltre dodici anni. Il Compartimento Marittimo di Pescara, competente per territorio, vieta dall’agosto 2000 tale pratica, lecita in altre parti dell’Italia, con una ordinanza che ogni anno viene reiterata. Prevede sequestro del mezzo impiegato, il sequestro del pescato ed un’ammenda di oltre mille euro con conseguente de-nuncia penale. Perché tutto questo?Manca la mappatura delle acque entro i cinquecento metri dalla costa. Insomma, le acque della nostra costa sono balneabili, buone per i bagni dei bambini che possono persino ingerirla buone per le bandiere blù ma velenosa per i mitili. Non è precisamente così. Dicono:” non sappiamo se le acque costiere sono idonee alla raccolta delle telline ma nel dubbio noi emaniamo da oltre dodici anni un divieto assoluto con una bella ordinanza.”Già un’ordinanza dovrebbe essere limitata nel tempo e nel luogo. Giusta per un improvviso sverGià un’ordinanza dovrebbe essere limitata nel tempo e nel luogo. Giusta per un improvviso sver-samento di sostanze tossiche alla foce dei fiumi, per un evento eccezionale ed imprevedibile ma vietare senza aver fatto un controllo impedendo ai cittadini abruzzesi un loro diritto mi sembra proprio una cattiva gestione del territorio.La mappatura delle acque in questione dovrebbe essere fatta dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo che non si muove se non incaricato dalla Regione. Le analisi sono state fatte però oltre i cinquecento metri a quanto sembra se è vero che molte decine di grosse imbarcazioni munite di turbo aspiratori raschiano ogni giorno il fondale raccogliendo tonnellate di vongole .In definitiva è solo una questione politica, di competenze ,incompetenze ,immobilità e di rim-palli.Di sicuro gli unici a rimetterci siamo noi cittadini abruzzesi privati di un innocuo passatempo estivo e di un ottimo piatto di spaghetti alle telline.Egisto Morelli