Date post: | 25-Feb-2019 |
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§ 1. Il lavoro che aiuta il lavoro
Carissime delegate e delegati, graditi ospiti, spettabili Autorità,
amiche ed amici, ringrazio Voi, a nome di tutta la Ust Cisl di Bari per la
partecipazione a questo nostro quinto congresso e per il contributo che
riterrete di dare ai nostri lavori. Ringrazio e saluto la Cisl Nazionale che ci
onora con la presenza di un attento e rigoroso dirigente sindacale, l’amico
segretario nazionale Gigi Petteni che siamo certi saprà arricchire il nostro
dibattitto e riportare le istanze di questo territorio ad un livello di grande
ascolto e di forte attenzione della nostra segretaria generale Annamaria
Furlan. Annamaria, con lungimiranza, sta spingendo il movimento sindacale
nella sua interezza ad un ruolo di protagonismo sociale che mancava da oltre
20 anni in questo Paese. Ringrazio e saluto tutta la Cisl di Puglia e tutte le
Ust presenti. Sono orgoglioso di avere qui con noi la nostra segretaria
regionale Daniela Fumarola, che sta scrivendo e siamo certi scriverà una
delle pagine più belle del sindacato in Puglia, fuori e dentro l’organizzazione.
Un grazie particolare a tutti voi delegate e delegati, ai segretari di categoria
e alle loro “squadre” che in un clima di ampia partecipazione hanno svolto i
congressi rieleggendo le rappresentanze. Consentitemi un ringraziamento
anche ai giornalisti presenti e a quelli che pur non potendo esserci vorranno
dare cronaca del nostro congresso: abbiamo bisogno di un rinnovato dialogo
coi media fatto di denuncia ma anche di approfondimenti e di proposte per
continuare a costruire un territorio coeso e senza sudditanze.
È stato un momento prezioso per la nostra organizzazione. Ho
partecipato a tutti i congressi di categoria e sono rimasto molto soddisfatto
della partecipazione e dei contenuti espressi, frutto di un lavoro serio e
costante. Dobbiamo veramente essere orgogliosi di far parte di questa
organizzazione della quale il prossimo mese celebreremo il 67° anno dalla
fondazione. Alcuni criticano il sindacato, ma dimenticano che quando ci
sono incidenti sul lavoro, problemi di occupazione, ingiustizie, e quando si
chiedono tutele, i sindacalisti e le sindacaliste sono presenti. Con i loro limiti,
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con le loro incertezze, ma certamente ci sono. Il sindacato è lavoro che aiuta
il lavoro, è spartiacque tra ingiustizia e giustizia, tra sfruttamento e diritti,
tra indifferenza e solidarietà, tra esclusione e bene comune. È per questo
che dobbiamo voler bene al sindacato, difenderlo e promuoverlo: ce lo
chiedono ogni giorno i nostri quasi 80mila iscritti delle federazioni della Cisl
di Bari.
In tutto l’Occidente c’è stata una svalutazione culturale del lavoro,
che non è più considerato come forma di espressione e di realizzazione delle
persone e manifestazione del primato dell’uomo sul capitale e sulla tecnica.
Il sindacato deve tornare ad occuparsi di lavoratori pensati non
astrattamente come ceto sociale, ma come soggetti del lavoro-lavorato,
agito; il sindacato deve tornare a dare centralità alla persona in azione sul
lavoro. Dunque, dobbiamo tornare in fretta alle origini: “Il sindacalista non
è più quello che cambia il mondo, ma quello che cambia il tuo mondo”. Siamo
nel pieno della quarta rivoluzione industriale e il confronto diretto con i
cambiamenti in atto è una sfida inedita non solo per la politica e la società,
ma anche per chi rappresenta i lavoratori. Per la sua storia la Cisl può
proporsi, più di altri, come un soggetto di rappresentanza che intercetta non
solo i bisogni di tutela contrattuali o di servizio dei lavoratori e delle
lavoratrici, ma anche come soggetto che, per le sue tradizioni di
organizzazione non asservita a nessuno, autonoma, aconfessionale,
interclassista e interculturale, si candida a rappresentare il lavoratore in
quanto persona.
§ 2. Futuro glocale, rete di luoghi e prossimità
Di fronte ad un modello di sviluppo che pone le cause degli eventi
assai spesso fuori dai confini delle nostre case, delle nostre città, del nostro
Paese e della stessa Europa, il territorio viene sempre di più evocato dalla
politica come il luogo dove poter recuperare un più corretto rapporto dei
cittadini con le istituzioni pubbliche. Ed è proprio sul territorio che la Cisl di
Bari ha sviluppato e qualificato nel tempo la sua presenza, a partire
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dall’impegno dei nostri sindacalisti pensionati, impegno oggi rafforzato
sempre di più dalla militanza di decine di giovani volontari e giovani delegati,
legittimando così dal basso il proprio ruolo di rappresentanza sociale. Siamo
riusciti a costruire un patrimonio relazionale, a formare una rete capillare di
presenze: tra i 41 comuni della Città Metropolitana di Bari e i 7 comuni della
Bat, ex provincia di Bari, siamo presenti in 39 comuni sui 48 complessivi; e
siamo presenti in 4 municipi della Città di Bari. Ma per migliorare la capacità
di intercettare nuovi bisogni, in particolare delle persone e delle famiglie più
vulnerabili, la Cisl di Bari dovrà impegnarsi con ogni sforzo collettivo di tipo
organizzativo ed economico, più di ieri e più di oggi, affinché ognuno dei 48
comuni dove operano i nostri sindacalisti le nostre unioni sindacali comunali
possano rappresentare un presidio qualificato e partecipato della comunità
per costruire insieme una piattaforma sociale di rilancio della
contrattazione. Oggi il territorio è “glocale”, globalizzato ma con anime
localizzate, luogo che tiene insieme gli interessi settoriali con quelli della
rappresentanza dei giovani, degli anziani, delle donne, degli immigrati del
mondo del lavoro e di chi un lavoro non ce l’ha perché lo cerca o lo ha
perduto. La vera sfida si gioca a livello locale, ma pensando con uno sguardo
oltre il recinto: nel futuro “glocale” serve un sindacato come rete di luoghi
e persone connessi ma in relazione. È sul territorio che si crea un forte
intreccio tra investimento, ricerca, insediamenti produttivi e comunità
locali. A questo livello si può, si deve fare sistema, legando sviluppo e
territorio in modo armonico. Devono essere intensificati gli investimenti e le
alleanze tra forze sociali attraverso lo sviluppo della concertazione e della
contrattazione. Abbiamo la necessità di riprogettare i territori in cui viviamo
considerando compatibilità ambientali, sviluppo sostenibile,
delocalizzazioni, flussi migratori e le modificazioni che riguardano la
popolazione. Abbiamo bisogno di un lavoro che sia anch’esso sostenibile.
Dobbiamo metterci in gioco e decidere, Cisl insieme alle sue categorie, un
grande e positivo ruolo a livello territoriale e regionale, facendoci promotori
di progetti credibili ed ecosostenibili, sapendo che quanto viene deciso avrà
ripercussioni anche sulle condizioni di vita e di lavoro nostro e delle future
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generazioni. In questa partita rientrano i grandi temi della responsabilità
sociale d’impresa, dei distretti industriali, della formazione, del welfare
territoriale, della gestione del mercato del lavoro, dello sviluppo sostenibile
e dell’ecosistema, della conciliazione dei tempi di vita coi tempi di lavoro.
Progetti di questa natura richiedono una forte integrazione fra il ruolo
verticale delle categorie e quello orizzontale della confederazione: non
possiamo fermarci solo alla difesa dei posti di lavoro ma di entrare nei
meccanismi decisionali che possono creare il lavoro.
Ripeto, favorire la creazione di lavoro. Il nostro intervento dovrà
essere quindi a tutto campo: dalla formazione dei giovani, alla
individuazione delle vocazioni a cui un territorio è chiamato, alla
progettazione delle infrastrutture necessarie, alla creazione di collegamenti
e rapporti con il resto del mondo. Ogni nostra azione ha influenza sulle
persone e sull’ambiente in cui viviamo: se questa affermazione è vera per i
singoli individui, pensiamo a quale peso abbiano per le comunità degli
uomini, alludo alle città, o per le attività economiche e produttive, le attività
che i gruppi svolgono.
I temi dello sviluppo sostenibile ci coinvolgono tutti quanti anche
se con diversa consapevolezza. Le questioni legate alle tematiche ambientali
non sono per noi un optional. Lo sanno bene gli amici della Filca, costruire
una casa a basso consumo e basso impatto ambientale, la “casa passiva”,
richiede l’uso di materiale, di tecniche costruttive e di operatori con una
capacità e qualificazione professionale diversa dalla tradizione ed ha perciò
dei riflessi sui livelli professionali, sulle metodologie di lavoro e sulla
qualificazione dei lavoratori impiegati.
Nei prossimi anni il sindacato confederale di questo territorio deve
assumere come primo asse strategico riposizionare e rilanciare la
contrattazione di prossimità. Il crinale su cui il sindacato si muove è spesso
troppo stretto e molte volte il negoziato coi Comuni si apre e si risolve di
fronte alla generica affermazione del “non ci sono risorse”, affermazione
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che di frequente segna l’inizio e la conclusione del confronto sui bilanci
locali. Dobbiamo superare la pregiudiziale per cui nulla si può fare per la
mancanza di risorse, salvo recuperale all’interno del sistema, tagliando i
servizi e aumentando la quota di partecipazione dell’utente-cittadino. Lo
diciamo agli amici e compagni di Cgil e Uil: rilanciamo insieme una capacità
di intervento in ogni singolo territorio che agisca non solo dal lato della
rivendicazione dei servizi e della spesa sociale, ma anche da quello delle
entrate. La maggiore manovrabilità sulle imposte locali amplia il nostro
ambito di intervento non solo nel “gioco” minimo del “più o meno imposte
addizionali”, ma soprattutto su quali potranno essere i potenziali impieghi
delle risorse territoriali. E su questo percorso, per noi della Cisl, la banca dati
Aida - strumento di analisi dei bilanci comunali che la Confederazione ci
mette a disposizione - assume una valenza straordinaria, avendo già messo
a sistema da due anni l’analisi dei bilanci consuntivi del Comune di Bari e che
nei prossimi mesi si cercherà di estendere ad altri nostri comuni di
riferimento. In quest’ottica abbiamo elaborato di recente con i colleghi della
Cgil e della Uil della Bat, ma ci auguriamo di definirlo anche nell’area
metropolitana di Bari, un protocollo di intesa sulle relazioni sindacali. Lo
promuoveremo comune per comune, affinché queste relazioni assumano
un’importanza strategica nell’azione di governo locale. Altro che casta,
siamo soggetto propulsivo dello sviluppo economico e sociale.
§ 3. Oltre lo squilibrio demografico e le vite precarie: le priorità della
contrattazione sociale
I territori dei comuni della Città Metropolitana di Bari e dei nostri
comuni della Bat stanno accumulando un grave squilibrio. Parlo dello
squilibrio demografico: all’allungamento dell’età della vita è corrisposto e
sta corrispondendo una forte de-natalità. Un trend che può sballare ogni
sistema di welfare e la cui, non ultima causa, è il “trattamento” che è stato
riservato alla famiglia, svalutata come istituzione - il matrimonio oggi sta
diventando una rarità - e caricata di responsabilità e di oneri che ne hanno
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reso sempre più problematica la decisione di fare figli. Qualche numero, per
capire la bomba demografica che ci è scoppiata in casa. Prendendo in esame
solo i dati della Città Metropolitana, la popolazione è diminuita di 184.533
abitanti, è passata da 1.249.533 del 2007 a 1.065.000 del 2016. I giovani
compresi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni sono appena 138.000, negli
ultimi 10 anni sono diminuiti di 15.662 unità.
Di contro, gli over 65 sono aumentati negli ultimi 10 anni di 45.840
unità, arrivando ad un totale di 256.191, cioè quasi il doppio dei giovani tra
i 15 e i 24 anni. Un fatto drammatico tropo poco preso in considerazione dai
soggetti politici e sociali del nostro territorio e del Paese. Se a questo
aggiungiamo la crescita esponenziale del lavoro di cura, necessario per gli
anziani non autosufficienti – un lavoro fatto quasi esclusivamente da donne
per lo più straniere – non ci sarà difficile capire l’ampiezza del problema e
immaginare come la rivendicazione di forti stanziamenti di risorse
pubbliche, pur necessaria, non colmerà il divario tra domanda e offerta
provocato dallo squilibrio generazionale. Occorrerà quindi sperimentare
strade innovative in grado di rendere reciprocamente compatibili il costo
per le famiglie e la tutela di chi lavora.
Nella contrattazione sociale con gli enti locali e con le Asl, le nostre
priorità non possono che derivare dall’analisi appena fatta. E queste priorità
sono essenzialmente tre: sostenere la famiglia, la natalità, la tutela dei
minori, con l’attivazione di servizi per la prima infanzia, il post scuola, la
conciliazione tra lavoro e famiglia; dare nuove risposte al problema della
non autosufficienza, sviluppando l’assistenza domiciliare e sperimentando
nuove forme organizzative di lavoro di cura; contenere l’imposizione fiscale
e tariffaria, con una lotta più efficace all’evasione e un recupero di efficienza,
nonché garantire maggiore equità attraverso una tassazione locale
progressiva e l’utilizzo dell’Isee.
§ 4. Nuovi lavori, nuove imprese
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Non vorremmo trascorrere altri anni a parlare degli effetti della
crisi piuttosto che a trovare strumenti per superarla. Dobbiamo mettere al
centro dei nostri interessi di comunità l’obiettivo di favorire nuovo nuovi
lavori e nuove imprese. Abbiamo perso molto tempo in questi anni a frenare
con le mani l’onda d’urto della crisi e le sue conseguenze: ammortizzatori
sociali come respiratori artificiali da sale da rianimazione del mondo del
lavoro, fallimenti di impresa, sfruttamento del lavoro, che si chiami lavoro
nero, grigio, voucher, tirocinio, falso lavoro autonomo, disagio del lavoro.
Quando si parla di mercato del lavoro, la cosa peggiore che si
potrebbe fare è quella di non guardare in faccia alla realtà:
Nel 2015 mentre i voucher dilagavano in Italia e nelle nostre province di Bari
e Bat, il lavoro totalmente in nero veniva individuato dall'Ispettorato in
1.478 casi. Nel 2016, sempre nella provincia o meglio nella Città
Metropolitana di Bari e nella provincia Bat, con il rallentamento nel
frattempo del dilagare dei voucher, soprattutto sul finire del 2016, i
lavoratori in nero scoperti dall'Ispettorato sono passati a 1.724 casi. Un
aumento di quasi il 17% dal 2016 al 2017. E vorrei ricordare che i 1.724
lavoratori al 100% in nero sono stati scoperti in un campione complessivo di
appena 5.157 aziende, cioè appena nel 3% delle 151.550 aziende esistenti
nelle due province. Non oso immaginare cosa potrebbe venire fuori se ci
fosse il controllo del restante 97% delle aziende. Se continuiamo a guardare
il mercato dell’occupazione come gli struzzi, senza preoccuparci di
qualificare il lavoro e rendere il costo del lavoro a tempo indeterminato
sempre meno costoso il futuro sarà sempre più precario. Mai che gli venga
in mente a qualche politico di riproporre la legge 407 del 1990 sulle
agevolazioni alle assunzioni stabili: basterebbe abbassare il requisito
soggettivo di disoccupato da 24 mesi a 12 mesi per rimettere in moto in
maniera strutturale la convenienza delle imprese ad assumere. Quella legge
abrogata dal governo di Matteo Renzi fu uno scippo alle imprese del Sud e
alla speranza dei giovani meridionali. Nel 2015 e nel 2016 abbiamo regalato
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alle imprese del Nord incentivi che per 25 anni erano stati concepiti per
riequilibrare le aree del Mezzogiorno.
Questa crisi porta il sistema delle imprese dei nostri comuni di
riferimento ad essere prevalentemente irregolari nel rispetto delle norme
sul lavoro. Siamo ad un tasso di irregolarità delle imprese ispezionate del
58,30%, con forti percentuali di violazione in materia di salute e sicurezza,
violazioni che rappresentano il 40% del totale accertato in tutta la Regione:
1.385 su 3.567. Vorrei ricordare che in Italia lo scorso anno abbiamo avuto
una media di 85 morti al mese: in Puglia abbiamo registrato 51 morti, di cui
8 nella Bat e 8 nella provincia di Bari, cioè il 30% delle morti bianche di tutta
la Puglia. La nostra regione è quarta in Italia per morti sul lavoro rispetto agli
occupati. Il mancato rispetto delle norme in materia di tutela della salute e
sicurezza sui luoghi di lavoro ci deve non solo far riflettere a voce alta, ma ci
deve impegnare a tutti i livelli, partendo da una valorizzazione del ruolo e
dei compiti assegnati agli Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza)
o agli Rlst (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali), queste
ultime figure sostenute dagli organismi paritetici della bilateralità
contrattuale, in primis, edilizia e artigianato, per stimolare, tra i lavoratori,
la cultura della sicurezza. Non può essere più tollerabile una situazione che
vede le aziende baresi violare più di quanto non facciano complessivamente
le aziende di Bologna, Torino, Firenze e Reggio Calabria.
Nella provincia di Bari il tasso di disoccupazione è al 20,3% e nella
Bat è del 18,5%. I disoccupati sono 125mila, centomila nella provincia di Bari
e 25mila nella Bat, tra cui tantissimi giovani. A loro aggiungiamo i centomila
inattivi, non cercano più lavoro o perché scoraggiati o per motivi familiari,
ma che sono certamente disponili a lavorare. La gravità sociale della
mancanza di lavoro nei nostri territori sta facendo scivolare ampie fette
della nostra popolazione residente, tra cui giovani e bambini, nella povertà
assoluta, con rimbalzi nelle forme di devianza sociale che trovano nella
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criminalità organizzata e nel bullismo da quartiere le insidie più pericolose
per la coesione sociale.
§ 5. Mafie e corruzione: non possiamo morire ogni giorno
Dai cantieri alle cave, dagli appalti pubblici ai lavori privati, la
criminalità organizzata, troppo spesso presente nelle nostre realtà, è una
drammatica presenza che va affrontata con grande determinazione da tutte
le forze sociali responsabili di questo Paese, a partire dal sindacato
confederale. Proprio ieri, Bari ha visto sfilare migliaia di uomini e donne,
ragazze e ragazzi, per dire ancora una volta e anche quest’anno basta alle
Mafie e a chi non le combatte e non le respinge. Abbiamo scoperto in questi
anni infiltrazioni in numerose imprese locali, apparentemente
insospettabili, appalti truccati, veri e propri sabotaggi nella qualità dei lavori.
Ma non meno criminale è la costituzione di cartelli di imprese per spartirsi il
denaro pubblico, omogeneamente presenti in tutto il Paese. Ma se molte
sono le forme in cui si manifesta, sempre identico è il risultato: minare alla
base le imprese “sane”, distruggere una concorrenza pulita, negare tutele e
diritti ai lavoratori, danneggiare gli interessi dei cittadini. Per noi è criminale
anche chi non paga regolarmente chi lavora - magari con una busta paga
formalmente regolare ma con una retribuzione ridotta, taglieggiata - chi non
versa i contributi, chi sfrutta il lavoro degli immigrati, chi diventa “caporale”,
chi obbliga a lavorare in condizioni non sicure e malsane. Anche questa
criminalità che nega i diritti alle persone è figlia della stessa avidità, del
ricorso al guadagno facile, dell’arricchimento immediato e privo di scrupoli.
È un atteggiamento che non si manifesta solo con il controllo del territorio,
delle imprese, dell’economia, ma cerca di impadronirsi delle persone,
dell’anima della gente, di negare ogni speranza e di sostituirsi allo Stato, alle
istituzioni, ai comuni, a ogni forma di difesa e ribellione. Per questo,
l’atteggiamento mafioso va combattuto sia scuotendo le coscienze dei
singoli sia promuovendo una educazione alla legalità che porti
all’indignazione individuale e collettiva per costruire insieme risposte utili a
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una società che include. Educazione alla legalità e resistenza per costruire
speranza: una speranza che non sia un bel sentimento fermo alla teoria ma
che si traduca nei fatti, per non morire ogni giorno. Ed è solo il lavoro che
può svolgere una funzione di promozione ed emancipazione sociale.
§ 6. Aree ad insediamento agevolato per le imprese
La gente è stanca di sentirsi raccontare solo dati e dettagli della crisi
e del contesto socio-economico. La gente non ci segue se diciamo loro solo
a quale quartile di percentuale di povertà appartiene. I giovani disoccupati
di Bari, di Andria, di Monopoli, di Canosa, di Turi e di tutti i nostri comuni si
aspettano dal sindacato, dalla Cisl, una proposta e un’azione propositiva. Il
sindacato vuole condividere con tutti gli attori sociali, economici e politici,
protagonisti del territorio, un’idea di crescita concreta di lavoro, dobbiamo
respingere con forza l’idea, come dicono gli anglosassoni, di una jobless
growth, ossia di una crescita senza lavoro, perché questa crea
disuguaglianza e desertificazione delle nostre comunità. Ne abbiamo già
tanta, da queste parti, di disuguaglianza considerando che una famiglia su
due è a rischio di esclusione sociale, soprattutto di giovani: basti pensare che
oggi a Bari ci sono 8mila giovani in meno dai 20 ai 29 anni rispetto a 10 anni
fa. In quest’ottica dobbiamo assolutamente valorizzare le risorse e gli
interventi compresi nel Patto per la Città Metropolitana di Bari, nell’ambito
del Fondo per lo Sviluppo e la coesione destinato alle Regioni e alle Città
Metropolitane del Mezzogiorno. Vanno spesi subito e bene i 230 milioni di
euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per gli interventi compresi
nel Patto per la Città Metropolitana di Bari in relazione alla programmazione
2014-2020 - 42 milioni solo nel 2017 - finalizzati alla mobilità sostenibile,
alla realizzazione della smart city, alla valorizzazione dei beni culturali e
ambientali, nonché alla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo
economico e produttivo ed alla sicurezza e tutela del territorio. Ed è anche
per questo che chiediamo di sottoscrivere al più presto un protocollo sugli
appalti per la Città Metropolitana, così come abbiamo fatto con il Comune
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di Bari, per garantirci legalità, trasparenza e qualificazione del lavoro
nell’impiego di queste risorse pubbliche, valorizzando l’esperienza costituita
del Forum per la legalità dell’Area metropolitana di Bari, un esperimento
sociale di partecipazione allargata che la Cisl di Bari ha positivamente accolto
e sostenuto. Aspettiamo al più presso l’attivazione del tavolo inter-
istituzionale per una condivisone partecipativa sulle linee strategiche ed
operative sottese a questo atto, secondo un accordo di partenariato
istituzionalizzato, che stiamo cercando di costruire su altri due importanti
capitoli di finanziamento, uno in particolare sul comune di Bari - e parliamo
dei 91 milioni di euro del Pon Metro - su cui insistiamo a chiedere confronto
e condivisione, e l’altro riguarda il finanziamento per la riqualificazione
urbana e la sicurezza delle periferie: 35 interventi strategici tra Bari e gli altri
40 comuni dell’area metropolitana, per un finanziamento di circa 40 milioni
di euro.
Aree ad insediamento agevolato per le imprese da un lato, e
valorizzazione delle vocazioni turistico-paesaggistiche e storico-culturali
dall’altro, ci sembrano i più concreti driver di sviluppo e di crescita delle
economie di comunità se vogliamo regalare un futuro alle nostre città.
“Proviamo un po’ a vedere il Sud dimenticando il divario col Nord. Allora
scopriremo un Sud con tanti segni in più invece dei soliti segni meno. Un Sud
senza il quale l’Italia non potrebbe andare avanti”, scrive Lino Patruno nel
suo splendido libro Il Meglio Sud che non è solo operazione di orgoglio ma è
rottura di stereotipi e iniezione di fiducia per un Sud che ha la più grande
fabbrica d’Italia e che esporta nel 91% dei Paesi del mondo. Ha ragione
Patruno, dobbiamo essere più orgogliosi di mostrare al mondo intero di
come si possa “attraversare il deserto e superare il divario”. E non è un caso
se ai nostri lavori congressuali abbiamo invitato lui e un altro avveduto policy
maker come Pierangelo Raffini, assessore allo Sviluppo economico del
Comune di Imola che ci declinerà il modo concreto con il quale la
manifattura fa ripartire il territorio: la scelta di avvalerci di questi contributi
è un chiaro segnale di quale strada di protagonismo sociale vorrà vivere la
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nostra organizzazione sindacale nei prossimi anni e nel prossimo futuro,
consapevoli della nostra storia economica. Rimettiamo al centro la
connessione storica tra agricoltura e produzione industriale, un intreccio che
a partire dagli Anni Sessanta ha creato le condizioni di uno sviluppo
irrobustito dalla capacità negli anni di attrarre investimenti, anche esteri, ma
solo dopo la contaminazione e l’impulso del salto innovativo e tecnologico
che, nel frattempo, cervelli e imprenditori locali hanno garantito portando
Bari e la sua provincia a un’intersettorialità di cicli produttivi su palcoscenici
internazionali, in settori come la meccanica di precisione, la meccatronica,
l’automotive, la chimica e la farmaceutica. Dall’agricoltura è partito tutto,
all’agroalimentare dobbiamo guardare nelle sue molteplici declinazioni e
interconnessioni.
§ 7. Reinsediamento manifatturiero per ricostruire nuove economie urbane
La Cisl di Bari oggi è qui a congresso per lanciare una sfida
avvincente, coraggiosa e difficile, riscostruire nuove economie urbane
secondo tre filoni: quello delle imprese ad alto impatto sociale,
prevalentemente impegnate a fornire servizi di nuova generazione
nell’ambito del welfare, della cura della persona, della cultura e della
creatività cui si possono ascrivere anche le numerose piattaforme di
economia collaborativa destinate a scambiare beni e servizi invece che
promuoverne il possesso esclusivo; quello delle imprese attive nell’ambito
del green, dell’agricoltura periurbana e del crescente settore del food, di
trasformazione e distribuzione; e quello delle nuove manifatture urbane
legate all’artigianato tradizionale ad alto valore aggiunto o a quello digitale.
Il sostegno alla manifattura urbana come settore potenzialmente in grado
di generare anche nuova occupazione va sperimentato su larga scala a
partire da oggi. Il tema del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane
è oggetto di riflessione e di costruzione di politiche pubbliche concrete già
da tempo in diverse metropoli globali. Tra queste la città di New York ne ha
fatto un vero e proprio programma politico-amministrativo. Il rapporto del
Center for an Urban Future di New York city individua nei settori della
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stampa in 3D, nelle lavorazioni artigiane ad alto valore aggiunto del legno e
dei metalli, e nel food, una traiettoria di sviluppo produttivo ed
occupazionale per una città attentissima anche al tema della rigenerazione
urbana. Dobbiamo rendere le nostre città un ecosistema abilitante per la
nascita, l’insediamento e la crescita di imprese operanti nel campo della
manifattura digitale e del nuovo artigianato. Per renderlo possibile è
necessaria un’alleanza tra attori pubblici e privati in una coalizione a guida
comunale per la promozione della nuova manifattura e artigianato digitale,
integrando nuove iniziative e azioni in un quadro coerente di interventi,
guidati anche dai cambiamenti del mercato e dei consumi dove la ricerca di
prodotti e servizi su misura supera di gran lunga quella di prodotti
standardizzati. Poiché il tema del reinsediamento produttivo è contiguo a
quello della rigenerazione urbana, i Comuni ad iniziare da quello di Bari -
mettano a disposizione spazi, in prevalenza nelle aree oggetto di intervento
nel piano Periferie, insieme a servizi e risorse per favorire la nascita di nuove
realtà produttive, la transizione delle imprese esistenti e l’attrazione di
nuovi player nell’ecosistema.
§ 8. Non c’è crescita senza cultura e senza turismo culturale
Non ci sarà crescita, però, senza cultura. La cultura delle proprie
tradizioni, del rispetto delle vocazioni, la cultura dei luoghi e della loro storia,
delle architetture che ci ricordano come eravamo, ma anche la cultura
dell’attualità che quotidianamente arricchisce di valore la provincia di Bari e
i nostri comuni della Bat. E la cultura delle persone che hanno scritto e
stanno scrivendo la storia di questa terra, dei loro traguardi che sono anche
i nostri. Bisogna conoscerli, valorizzarli, perché solo questa conoscenza
sviluppa l’orgoglio di appartenere ad una comunità e favorisce quella che
l’antropologa Laura Marchetti - anche lei una mente del fare con la quale la
Cisl Bari costruisce analisi e impegni – chiama democrazia ecologica, citando
Vandana Shiva: “La democrazia ecologica vivente non è una democrazia
formale, non ha rappresentanza istituzionale. E’ invece una democrazia che
vibra nella quotidianità e assume come diritto invalicabile il diritto delle
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persone a vivere in un ambiente salubre, duraturo, consono alla
soddisfazione dei bisogni primari della vita e alla libera espressione dei valori
di bellezza, appartenenza, memoria, relazione e pace: un ambiente, cioè, in
cui gli esseri umani, oltre che fra loro, siano relazionati con la biodiversità,
gli ecosistemi, le risorse idriche ed energetiche e quell’insieme di sfondi
paesaggistici e naturali su cui hanno modulato la loro storia e la loro identità
psicologica e culturale. L'intero territorio provinciale, presenta un numero
notevole di testimonianze storiche, monumentali ed archeologiche, quali
chiese, cattedrali, palazzi signorili, chiese rupestri che, attraverso forme di
finanziamento nazionali e comunitarie, devono essere riqualificate e
ricondotte a far parte di un patrimonio che, per la sua unicità, deve essere
in grado di promuovere sensibilmente il settore turistico. Bisogna
recuperare e valorizzare tutte le risorse storiche, culturali ed artistiche
rappresentate da musei, strutture ipogee, scavi archeologici, chiese rupestri
e cripte presenti sul territorio. Bisogna organizzare direttamente
manifestazioni culturali, per dare sostegno all'attività delle numerose
associazioni presenti sul territorio, per stimolare la nascita di processi di
contaminazione culturale e di impegno. La cultura deve essere intesa come
risorsa e come piattaforma di rilancio, coinvolgendo tutte le realtà locali, le
istituzioni culturali, le forze intellettuali e, in particolare, i giovani. Tutto ciò
permetterà un potenziamento dell'imprenditorialità, dell'artigianato e di
nuove professionalità specifiche in tutti i settori della cultura. Il turismo
culturale di Alberobello, il turismo culturale di Castel del Monte, due
apprezzabilissimi siti Unesco, il turismo culturale che si nutre del nostro
patrimonio storico e paesaggistico non può restare confinato ad un livello di
stagionalità che coincide con quella balneare. Occorre puntare su una
esperienza di conoscenza nei borghi e centri storici della Puglia allungando
la stagione fino a Natale con eventi specifici da promuovere su tutti i media.
Bisogna puntare sul miglioramento dell'accoglienza e dei servizi e su
prodotti integrati, investendo su prodotti e servizi orientati all'allungamento
della stagione. Questo perché noi crediamo veramente che il turismo possa
diventare uno straordinario terreno di occupazione stabile. Ci auguriamo
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che il senso del Piano strategico del Turismo della Puglia 2016-2025, con i
suoi 42 milioni di euro stimati di investimenti in promozione dei fondi Ue
2014-2020 possa andare in questa direzione, ragionando di turismo e
cultura a 360 gradi e per 365 giorni all’anno.
§ 9. Formazione, alternanza scuola-lavoro, apprendistato duale
Un ulteriore tassello di costruzione implica la progettazione di
adeguati percorsi formativi, facendo leva anche sul patrimonio di scuole
professionali esistenti, o sperimentando percorsi nuovi. E su questi
meccanismi di pianificazione strategica dello sviluppo che dobbiamo
valorizzare sempre di più e meglio il sistema dell’alternanza scuola-lavoro e
il sistema dell’apprendistato duale, che sono percorsi di avvicinamento al
mondo del lavoro che nei Paesi(vedi Germania, Austria, Svizzera) ove questi
percorsi sono strutturati da anni, hanno regalato ai giovani speranze
concrete di lavoro con tassi di disoccupazione giovanile di 30/40 punti
percentuali in meno rispetto ai nostri territori. In quest’ottica la scuola può
giocare un ruolo determinante, dovremo porre attenzione al ruolo degli
istituti tecnici professionali, spesso preferiti, dai ragazzi stranieri che
possono rappresentare una grande risorsa per il futuro dei nostri territori e
delle loro imprese. Bisogna sviluppare una politica di valorizzazione della
cultura tecnica, sapendo anche che su queste politiche si gioca la “partita”
dell’integrazione sociale dei giovani stranieri. Auspichiamo sempre più, un
dialogo fra scuola e città, fra scuola e mondo del lavoro. Il centro delle
riforme per dare più chance ai giovani sta nel rapporto tra scuola e lavoro. È
stato positivo aver reso stabile e a disposizione di tutti i percorsi scolastici
superiori di qualsiasi tipo l’alternanza scuola-lavoro, fino ad oggi praticata
da un numero ristretto di istituti, più che altro di orientamento tecnico. I
numeri da trattare sono imponenti, occorre investire nell’assistenza alle
scuole, nel sostegno alle imprese che ospitano, ma occorre per far dialogare
tra loro due mondi, quello della scuola e quello del lavoro, che non si sono
mai parlati, attivare una rete territoriale, creare la figura di un tutor
territoriale, un organismo facilitatore, per assicurare un contesto favorevole
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e far comprendere al mondo delle imprese che si tratta di un investimento
complesso ma proficuo, anche alla luce delle recenti agevolazioni alle
assunzioni di giovani in alternanza scuola-lavoro introdotte nel nostro
panorama legislativo.
La Cisl di Bari è pronta a fare la sua parte anzi siamo forse i maggior
fautori sul territorio dell’alternanza scuola-lavoro, ospitando ormai da 2 anni
nelle nostre strutture giovani che vivono con entusiasmo questa esperienza
formativa. Su questo tema strategico per la crescita dell’occupazione
giovanile l’impegno della bilateralità territoriale nei vari settori contrattuali
giocherebbe sicuramente un ruolo propulsore e su questa idea apriremo un
confronto con i nostri amici di Cgil e Uil e soprattutto con le rappresentanze
datoriali. Il Jobs Act ha introdotto in via definitiva l’apprendistato duale sia
per le qualifiche e diplomi tecnico-professionali, sia per le lauree: è la vera
novità in Italia che vi arriva con ritardo, grande strumento di primo ingresso
e vero ingresso nel mercato del lavoro per milioni di giovani europei che si
qualificano non solo sui banchi di scuola ma iniziando a lavorare in contesti
formativi positivi. L’apprendistato duale costituisce per la Cisl la più grande
medicina per provare a guarire l’economia e il mercato del lavoro italiano
dal sottoutilizzo dei propri giovani. Le parti sociali hanno ormai completato
gli accordi di supporto normativo e adeguata correlazione salariale visto che
si tratta di studenti che anche lavorano. Ora però non possiamo lasciare
queste necessarie riforme abbandonate a sé stesse o in mano a pochi
soggetti attivi. In Italia deve diventare a breve normale e prevalente nel
mondo dell’istruzione e nel mondo delle imprese far sì che ogni giovane e
ogni ciclo di studi possa avere un contratto di lavoro che serva a qualificare
al meglio le competenze e le conoscenze. Su questi temi e verso questi
strumenti il nostro territorio meridionale registra il principale e il più grave
spread rispetto a tutte le principali economie regionali europee. Tutto ciò,
se non affrontato e recuperato, continuerà a lasciare i giovani ai margini. Il
sindacato è chiamato a contribuire in modo decisivo a questa nuova cultura
e la Cisl ha le caratteristiche valoriali e progettuali per essere soggetto
trainante e promotore sul territorio di queste politiche. Occorre pensare ad
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una progettualità che metta i giovani al centro delle nostre attività
contrattuali, fiscali, sociali e che evitando di confinarla nel solo
Coordinamento giovani, sia pure esso costituisca un bacino di risorse utili e
di cui con orgoglio ne ho stimolato la nascita e lo sviluppo, facendo leva
sull’entusiasmo di giovani italiani e giovani migranti, anche grazie alla
collaborazione dell’Anolf, la nostra associazione che stiamo rivitalizzando e
che si occupa di assistenza, tutela e inclusione degli stranieri.
§ 10. Tra nuovi bisogni e legami sociali: la presenza immigrata
Se lavoro è coesione sociale, in quest’ottica, affrontare anche la
tematica delle politiche sull’immigrazione per il nostro sindacato e per il
nostro territorio diventa fondamentale per sviluppare azioni volte a
prevenire/risolvere situazioni di eventuale conflittualità sociale nei contesti
territoriali, in particolar modo laddove la convivenza non è spontanea. Le
politiche sull’immigrazione, innanzitutto, devono avere l’obiettivo di
favorire una forte integrazione tra settori quali l’istruzione, la sanità, la
formazione professionale, il lavoro, e tra i diversi livelli istituzionali di
governo del territorio. E per fare questo non possiamo puntare solo ad
accogliere bene chi arriva ma anche a dare buona vita a chi ha scelto Bari e
la nostra provincia per realizzare il progetto migratorio. Sono 41.082 gli
stranieri regolarmente residenti nella provincia di Bari e nella Bat, un
numero che rappresenta un terzo del totale stranieri residenti in Puglia
arrivati a 122.724. Il 33,5% degli stranieri incide sul totale della popolazione
appena per il 3,5%: siamo al di sotto della media del Sud, 4%, e di quella
nazionale, 8%. Ha ragione il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno,
Gianluigi De Vito quando scrive che “Chi parla di “invasione” continua a
spararla grossa e a investire sulla propaganda razzista e che è ora di passare
dalle coesistenze alle convivenze”. Le presenze aumentano, ma il trend non
allarma. Bari continua ad essere il territorio più attrattivo: dei 2mila stranieri
che hanno acquisito la cittadinanza italiana, la metà, 1029, vive nel nostro
territorio: sono il 47% del totale regionale. Bari e Bat sono la prima
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“provincia Georgiana” in Italia: abbiamo la più alta concentrazione di
georgiani, il 23,9% del totale nazionale senza contare che la maggior parte
delle georgiane sfugge al censimento perché non ancora regolarizzata. Ma
è proprio l’incidenza delle donne il dato che più preoccupa: la percentuale è
scesa al 51,4%. Questo significa che le donne e le madri, le prime risorse
umane di coesione sociale, soffrono e vanno via: avremo sempre meno
ricongiungimenti familiari e sempre meno nuove nascite. Eppure, Bari è
anche la provincia che concentra il 34,8% del totale dei minori stranieri
residenti in Puglia. Il rapporto sugli alunni stranieri che frequentano le
nostra scuole ci dice che su 7.283 iscritti i frequentanti delle superiori sono
1.906, appena il 3%: la presenza di studenti stranieri è sovradimensionata
nelle scuole elementari e medie, e sottodimensionate in quelle superiori che
traghettano verso il lavoro. Non c’è accoglienza, inclusione e coesione senza
formazione e lavoro. Occorre un rinnovato “patto di convivenza” tra
persone straniere, italiane ed istituzioni. Ma non si possono costruire
relazioni positive per promuovere confronto interculturale, sviluppare e
facilitare occasioni di incontro e scambio tra cittadini autoctoni e migranti
senza favorire l’accesso ai diritti di cittadinanza e percorsi di rappresentanza
e percorsi partecipativi alla vita pubblica locale.
§ 11. Sanità e welfare generativo
Il terreno della coesione è fertile se prima di tutto ci si prende cura
della salute di chi lo abita. L’art. 32 della nostra Costituzione non può essere
ridotto a pezzo d’antiquariato o a dotta citazione. Dice l’articolo 2: “La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”
confermando i principi fondamentali che identificano il Servizio Sanitario
Nazionale come bene pubblico a tutela del diritto alla salute proprio di tutti
i cittadini. Questo diritto è stato minato dai tagli lineari ai finanziamenti di
sanità e assistenza fatti dagli ultimi governi. Bisogna recuperare efficacia ed
efficienza, contrastando sprechi e illegalità: non può esserci risanamento se
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i tagli sono indiscriminati. La profonda riorganizzazione di tutta l’assistenza
sanitaria nel territorio deve svilupparsi non in una penalizzazione o una
riduzione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ma anzi prevedere una
riqualificazione e potenziamento di tutti i servizi diagnostici e terapeutici e
di cura offerti, al fine di poter meglio soddisfare i reali bisogni assistenziali.
Se accettiamo che il cambiamento della cultura sanitaria passa attraverso il
superamento dell’idea di sanità centrata sull’ospedale e su un ospedale in
ogni centro abitato e approdi a una politica della sanità centrata sui cittadini
e sulla promozione della salute e sul diritto al benessere psicofisico, allora il
territorio deve realmente ed efficacemente costituire fattore di salute
attraverso un processo di rifunzionalizzazione dell’offerta complessiva di
servizi di salute che deve favorire l’implementazione di percorsi sanitari
integrati sul territorio, finalizzati alla soluzione di specifiche problematiche
quali l’accessibilità alle cure (tempi di attesa) oltre che la condivisione di una
fattiva integrazione delle strutture/servizi (medici di famiglia e pediatri,
medici specialisti ambulatoriali) interessati nell’erogazione di prestazioni.
Serve una coraggiosa riorganizzazione dei servizi sociosanitari a cominciare
dal ridimensionamento e dalla riqualificazione della rete ospedaliera e dal
potenziamento dei servizi distrettuali come l’assistenza domiciliare e cure
primarie, con l’integrazione fra sociale e sanitario.
Questa situazione di disagio che quotidianamente vive la nostra
popolazione quando si parla di offerta socio-sanitaria, colpisce purtroppo e
soprattutto la popolazione anziana dei nostri comuni. Le condizioni di salute
sono per gli anziani la prima fonte di apprensione: l’insorgere di una malattia
o un evento invalidante sono motivo di grande preoccupazione perché
potenziali cause di non autosufficienza. È chiaro che la situazione di disagio
è più o meno percepita a seconda del funzionamento del sistema sanitario
e socioassistenziale. Ci auguriamo pertanto che attraverso i confronti
territoriali che in queste settimane hanno preso avvio con le Asl si possano
individuare misure di intervento per il potenziamento e la qualificazione
della rete dei servizi dell’Asl, per rendere più efficienti le liste di attesa, per
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assicurare ai cittadini la qualità delle prestazioni erogate ed il rispetto dei
LEA.
§12. Comunicare per inFormare e includere
Anche l’informazione e la comunicazione sono complementari a
una buona azione politica, contrattuale e di tutela individuale attraverso
l’azione dei servizi. Il cambiamento della società ci impone un continuo
aggiornamento per saper interpretare i nuovi modi di informare e
comunicare. In due anni abbiamo investito tanto sui nuovi media e siamo
riusciti a creare un sito istituzionale aggiornato e una pagina facebook che
nell’universo Cisl è la più seguita d’Italia, seconda solo a quella della Cisl
nazionale. È ormai diventato indispensabile far conoscere all’interno e
all’esterno dell’organizzazione la posizione politico-sindacale della Cisl e
delle sue federazioni. Purtroppo al momento la conoscenza dell’attività del
sindacato è ancora molto limitata tra la gente comune, pertanto bisogna
mettere in campo una vera e propria strategia mirata alla comunicazione,
che sia condivisa a livello nazionale, regionale e territoriale, con margini di
autonomia, ma avendo ben chiaro quel che riguarda chi, cosa, come, dove
e quando informare e comunicare. I nostri soci hanno bisogno di
un’informazione costante a domicilio: tocca a noi capire qual è il metodo
migliore per centrare l’obiettivo. La sfida è raggiungere il più ampio numero
di persone, anche quelle che non hanno modo di avvicinarsi al Sindacato
frequentando la sede più vicina. Bisogna intensificare i rapporti con la
stampa, le tv e le radio locali e potenziare la comunicazione attraverso i
social e il sito web, senza dimenticare i metodi più tradizionali come il
volantinaggio nei mercati e nei centri di aggregazione per anziani e nei
luoghi di lavoro, metodi un po’ vecchi forse, ma sempre efficaci, perché si
stabilisce un rapporto diretto con le persone. Connessi sì, ma soprattutto
in relazione.
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§ 13. Crescere per il futuro
Come Cisl abbiamo tentato di intraprendere la strada della
innovazione coinvolgendo i nostri quadri in progetti di formazione per
cercare di essere un sindacato nuovo che guarda al futuro,
#crescereperilfuturo come dice l’hashtag di questo congresso. I servizi
sindacali – in particolare l’Inas e il Caf – non sono parti accessorie del fare
sindacato, ma rappresentano un pezzo importante e decisivo dell’offerta
sindacale, a fronte di una domanda che in questi anni è andata sempre più
crescendo, diversificando e individualizzando, nel mentre avveniva una
costante diminuzione delle risorse. L’operatore dei servizi, da ex sindacalista
prestato all’assistenza è diventato sempre più un professionista al quale
viene chiesto un servizio di qualità. Servizio sul quale si sono altresì scaricate
e si scaricano inefficienze pubbliche e responsabilità private. In questo
processo di grande cambiamento che non è ancora terminato, qualche volta
può essere venuto meno il senso di appartenenza e lo spirito di squadra con
il resto dell’organizzazione, provocando da una parte (i servizi) la percezione
che il proprio lavoro fosse sottovalutato, e dall’altra (le categorie) la
convinzione che i servizi potessero fare più e meglio, specie sul versante del
proselitismo. La questione, ovviamente, non può mai trovare una soluzione
definitiva, affidata com’è al variare delle situazioni e delle sensibilità. Resta
la consapevolezza che è solo dal confronto e dal dialogo sul territorio che
può venire una positiva risposta, anche rimettendo in discussione i propri
atteggiamenti e le proprie abitudini. Nessuno può chiamarsi fuori da un
processo che chiede disponibilità alla crescita professionale, efficienza,
flessibilità: non esistono rendite di posizione per nessuno, perché la sfida o
la si vince tutti assieme o la si perde. La riorganizzazione dei servizi è quindi
indispensabile se si vuole rimanere all’altezza delle nuove domande dei
cittadini, e soprattutto degli iscritti, ai quali vanno assicurate “corsie
preferenziali” e assistenza personalizzata. Il miglioramento della qualità e
dell’efficienza dei servizi – sviluppando inedite capacità manageriali – deve
essere pertanto una nostra priorità, migliorando la nostra capacità di
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lavorare assieme e rafforzando il nostro spirito di squadra. Ringrazio a tal
fine i responsabili e gli operatori dei nostri servizi, il nostro personale, in
particolare chi ha contribuito alla riuscita di questo congresso. Tutti hanno
operato mettendo insieme competenza e umanità, per permettere ai
lavoratori, ai cittadini e alle famiglie di accedere a servizi equi e di qualità.
Ricordo inoltre che come Cisl di Bari abbiamo investito molto in solidarietà:
il servizio per gli immigrati curato dall’Anolf, lo sportello colf-badanti,
l’associazione consumatori Adiconsum), il Sicet per i problemi abitativi.
Abbiamo molto valorizzato l’azione solidaristica attraverso una stretta
collaborazione con l’Anteas, che rappresenta sicuramente un’opportunità
per il sindacato di realizzare esperienze anche intergenerazionali. Infatti,
l’azione volontaria diventa una “terra di mezzo” in cui facilitare l’incontro fra
l’organizzazione e le persone che non hanno mai incontrato il sindacato o
iscritti ai quali offrire reali possibilità di impegno sociale, aprendo la strada
anche all’impegno sindacale. Vogliamo e dobbiamo implementare il ruolo e
le strategie del Coordinamento giovani Cisl di Bari e del Coordinamento
donne della Cisl di Bari, migliorare le politiche organizzative in tema di
immigrazione in correlazione ad un rinnovato rapporto di servizio con
l’Anolf, per fare dei giovani, delle donne e degli immigrati di questa
organizzazione, che ringrazio di cuore per l’impegno e la passione profusa in
questi anni di militanza, una comunità di valori e di idee non solo per il
nostro sindacato ma per tutta la società.
Volgo al termine di questa mia relazione. Non ho toccato le
situazioni ed i problemi dei diversi comparti perché sono stati analizzati
puntualmente nelle relazioni e nei dibattitti congressuali a cui voi tutti
delegati avete partecipato con grande coinvolgimento. Il sostegno della
Confederazione alle rivendicazioni delle categorie non solo non è mai
mancato in questi anni ma sarà sempre più rafforzato in uno spirito di azione
e proposta per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita nei
luoghi di lavoro e nelle comunità. Ringrazio tutti quelli che hanno creduto e
che credono in questo progetto perché oggi fare sindacato non è per niente
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semplice, bisogna trovare una motivazione forte e nuova. Bisogna essere
capaci di entrare in empatia con la gente: entrare nei problemi dei
lavoratori, nei loro dubbi, nelle loro paure, nelle loro speranze per una
politica che guardi al quotidiano e alla persona. Questa mia relazione ha
voluto cogliere solo qualche tessera del grande mosaico del nostro essere e
fare, per consegnarlo a Voi e al congresso chiamato a fare verifica di un
percorso compiuto negli ultimi anni ma anche a condividere una comune
azione per essere e continuare a fare sindacato. Ed è per questo che insieme
ai due miei colleghi di segreteria, Giuseppe Nanula e Rosiane Riche, due
amici che mi hanno supportato in questi venti mesi appena trascorsi con
saggezza e con grande senso di responsabilità, tra mille difficoltà ma tanto
entusiasmo, ci riproponiamo alla guida della Cisl di Bari, per continuare ad
emozionare gli altri alle nostre passioni, orgogliosi di essere Cisl.
Care amiche, cari amici, ho provato ad offrire alla vostra attenzione
l’idea di Cisl che vogliamo nel nostro territorio, nelle nostre città: un’idea
etica e politica alta, rigorosa e pragmatica, capace di grandi idealità e di non
minore concretezza, di visioni strategiche lungimiranti e di iniziative che
dobbiamo tradurre con coerenza nell’impegno quotidiano di
rappresentanza del lavoro. E’ arrivato il momento di costruire insieme non
un progetto, ma, come dice un grande sociologo di casa nostra,
Giandomenico Amendola, di costruire una “progettualità” che sia
“espressione di una città, attraverso le istituzioni, le forze politiche e i
cittadini nelle loro organizzazioni associative”. Approcciamoci sempre di più
e meglio nei tavoli aperti di confronto con le Asl territoriali per migliorare
l’offerta sanitaria e l’assistenza socio-sanitaria per i nostri concittadini;
facciamo decollare il partenariato economico-sociale sui tavoli aperti del
Pon Metro e del Patto per la Città Metropolitana di Bari, finalizzando le
risorse comunitarie ad un concreto progresso del territorio; impegniamoci
per mettere a sistema il confronto istituzionale con le amministrazioni
comunali in modo da aggredire le povertà sociali e le inefficienze della
burocrazia riqualificando la spesa corrente e la spesa in conto capitale dei
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nostri Comuni per sostenere il welfare e il rilancio delle attività produttive.
La contrattazione territoriale tra le parti sociali deve costruire di più, e non
può limitarsi agli accordi sulla detassazione del salario di produttività, se
vuole agire da volano più ampio per migliorare redditi e condizioni di
impiego dei lavoratori e competitività e responsabilità sociale delle imprese.
Ecco care amiche e cari amici, questo per noi è crescere per il futuro
Buona vita Cisl, buona vita Cisl Bari
Bari, 22 marzo 2017