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A01 · Albert Einstein. 7 . Indice. 13 Prefazione. 15 Introduzione. Fondamenti di Matematica e...

Date post: 18-Feb-2019
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Paolo Di Sia

Fondamenti di Matematica e Didattica II

Prefazione diPaolo Martelli

Copyright © MMXIVARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

----

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: aprile

A coloro che,

nonostante tutto,

non smettono

di cercare

Se i fatti non corrispondono alla

teoria, allora cambiate i fatti.

Albert Einstein

7

Indice

13 Prefazione

15 Introduzione

Fondamenti di Matematica e Didattica II

17 Capitolo I

Fondamenti di didattica della matematica

1.1. Introduzione, 17 – 1.2. Il sapere, 19 – 1.3. Il sapere sapiente, 20 – 1.4.

Dal sapere sapiente al sapere da insegnare, 21 – 1.5. Dal sapere da

insegnare al sapere insegnato, 23 – 1.6. L’insegnante, 23 – 1.7.

Devoluzione, 24 – 1.8. Istituzionalizzazione, 24 – 1.9. L’alunno, 24 – 1.10.

Trasmissione della conoscenza (empirismo), 26 – 1.11. Critiche, 27 – 1.12.

Il modello costruttivista, 29 – 1.13. L’influenza del comportamento

sull’insegnamento, 31 – 1.14. La conoscenza come adattamento, 32 – 1.15.

Il costruttivismo sociale, 34 – 1.16. La teoria delle situazioni didattiche, 35

– 1.17. Il concetto di ostacolo epistemologico, 36 – 1.18. Il modello

“inquiry”, 38 – 1.19. Il gruppo collaborativo, 41 – 1.20. Il tutoraggio tra

pari, 43

45 Capitolo II

Algebra: equazioni e disequazioni

2.1. Introduzione storico-didattica, 45 – 2.2. Gli Egizi e i Babilonesi, 48 –

2.3. I Greci, 49 – 2.4. Gli Arabi, 50 – 2.5. Omar Khayyām, 52 – 2.6. Il

8 Indice

Medioevo, 53 – 2.7. Il Rinascimento, 53 – 2.8. L’Ottocento, 54 – 2.9. Prodotti notevoli e triangolo di Tartaglia, 55 – 2.10. Monomi e polinomi,

56 – 2.11. Polinomi di primo grado, 57 – 2.12. Polinomi di secondo grado,

59 – 2.13. Equazioni, 60 – 2.14. Equazioni algebriche di primo grado, 61 –

2.15. Equazioni algebriche di secondo grado, 61 – 2.16. Equazioni

algebriche di grado superiore al secondo, 62 – 2.17. Disuguaglianze e

disequazioni, 63 – 2.18. Sistemi di disequazioni di primo grado, 67 – 2.19.

Disequazioni di secondo grado, 67 – 2.20. Disequazioni di grado superiore

al secondo, 68 – 2.21. Disequazioni razionali fratte, 68 – 2.22. Disequazioni con valore assoluto, 68 – 2.23. Disequazioni irrazionali, 69 –

2.24. Disequazioni esponenziali e logaritmiche, 69 – 2.25. Esercizi, 71

79 Capitolo III

Funzioni e geometria analitica

3.1. Introduzione storico-didattica: la Grecia, 79 – 3.2. La prima scuola di

Alessandria, 80 – 3.3. L’opera “Le Coniche”, 81 – 3.4. Periodo 476 (caduta

di Roma) - 1453 (caduta di Costantinopoli), 85 – 3.5. Rinascimento, 86 –

3.6. Sviluppi della geometria analitica, 90 – 3.7. Asse reale e piano

cartesiano, 91 – 3.8. Il concetto di funzione, 92 – 3.9. Funzione razionale

fratta, 95 – 3.10. Funzione esponenziale e logaritmica, 96 – 3.11. Funzione

composta e inversa, 98 – 3.12. Studio di una funzione, 99 – 3.13.

Trasformazioni di grafici, 103 – 3.14. Equazioni delle coniche, 104 – 3.15.

Esercizi, 108

113 Capitolo IV

Trigonometria

4.1. Introduzione storico-didattica, 113 – 4.2. Angoli, archi orientati e loro

misura, 119 – 4.3. Seno, coseno, tangente e cotangente di un angolo

orientato, 120 – 4.4. Relazione fondamentale della goniometria, 122 – 4.5.

Interpretazione goniometrica del coefficiente angolare di una retta, 123 –

4.6. Teoremi relativi al triangolo rettangolo, 123 – 4.7. Funzioni circolari,

125 – 4.8. Equazioni con funzioni circolari, 129 – 4.9. Disequazioni con

funzioni circolari, 130 – 4.10. Importanti relazioni, 131 – 4.11. Esercizi,

134

Indice 9

137 Capitolo V

Limiti e continuità

5.1. Introduzione storico-didattica: il concetto di limite, 137 – 5.2.

Definizione di limite, 140 – 5.3. Limiti di successioni, 144 – 5.4. Limiti

notevoli, 145 – 5.5. Teoremi relativi ai limiti, 146 – 5.6. Proprietà dei

limiti, 146 – 5.7. Forme indeterminate, 148 – 5.8. Calcolo di limiti, 148 –

5.9. Continuità, 150 – 5.10. Esercizi, 153

159 Capitolo VI

Derivazione

6.1. Introduzione storico-didattica, 159 – 6.2. Il lavoro di Newton, 161 –

6.3. Il concetto di derivata prima di una funzione, 165 – 6.4. Derivate di

ordine superiore al primo, 167 – 6.5. Teoremi sulle derivate, 167 – 6.6.

Derivate di funzioni elementari, 169 – 6.7. Regole di derivazione, 171 –

6.8. Teoremi di de l'Hôpital e limiti di forme indeterminate, 173 – 6.9.

Polinomio, formula, serie di Taylor e Mac Laurin, 175 – 6.10. Esercizi,

178

185 Capitolo VII

Integrazione

7.1. Introduzione storico-didattica, 185 – 7.2. Dal metodo di esaustione al

calcolo integrale, 188 – 7.3. Il metodo degli indivisibili, 189 – 7.4.

L’integrale di Lebesgue, 193 – 7.5. Considerazioni aggiuntive

sull’integrale di Lebesgue, 196 – 7.6. Funzione primitiva e integrale

indefinito, 198 – 7.7. Metodi di integrazione, 201 – 7.8. Integrale definito,

202 – 7.9. Integrale di una funzione definita a tratti, 203 – 7.10. Integrali

impropri, 204 – 7.11. Esercizi, 207

213 Capitolo VIII

Funzioni di più variabili

8.1. Introduzione didattica, 213 – 8.2. Derivate parziali, 214 – 8.3. Derivate

parziali di funzioni di n variabili, 215 – 8.4. Derivate parziali di ordine

superiore al primo, 216 – 8.5. Differenziali delle funzioni di due o più

variabili, 218 – 8.6. Massimi e minimi di funzioni di due variabili, 218 –

8.7. Massimi e minimi relativi per le funzioni di n variabili, 220 – 8.8.

10 Indice

Massimi e minimi vincolati per le funzioni di due variabili, 221 – 8.9.

Esercizi, 224

231 Capitolo IX

Elementi di topologia

9.1. Introduzione storico-didattica, 231 – 9.2. Distanza e spazi metrici, 235

– 9.3. Intorno e spazio topologico, 236 – 9.4. Spazio vettoriale, 238 – 9.5.

Esercizi, 242

245 Capitolo X

Geometria piana e solida

10.1. Introduzione storico-didattica, 245 – 10.2. Il triangolo, 247 – 10.3. Il

parallelogramma, 248 – 10.4. Il rettangolo, 249 – 10.5. Il rombo, 249 –

10.6. Il quadrato, 250 – 10.7. Il trapezio, 251 – 10.8. Circonferenza e

cerchio, 252 – 10.9. Poligoni regolari, 253 – 10.10. Geometria nello spazio,

255 – 10.11. Prisma, 256 – 10.12. Parallelepipedo e cubo, 257 – 10.13.

Piramide, 258 – 10.14. Cilindro, 259 – 10.15. Cono, 260 – 10.16. Sfera,

261 – 10.17. Solidi particolari, 261 – 10.18. Angolo solido, 268 – 10.19.

Esercizi, 271

273 Capitolo XI

Cenni di geometria moderna

11.1. Matematica e geometria nel periodo 1450-1800, 273 – 11.2. Gauss,

Bolyai, Lobachevsky, Hilbert, 277 – 11.3. La geometria ellittica di

Riemann, 281 – 11.4. La geometria iperbolica di Bolyai-Lobachevsky, 283

287 Capitolo XII

Sull’essenza della matematica

12.1. Il programma di Erlangen e la visione unitaria della geometria, 287 –

12.2. L’importanza delle geometrie non euclidee, 288 – 12.3. Il metodo

storico e quello matematico-scientifico, 289 – 12.4. Il pensiero formale,

290 – 12.5. Sulla natura della matematica, 290 – 12.6. Il “fare

matematica”, 292 – 12.7. Matematica e bellezza, 294

Indice 11

297 Capitolo XIII

Sul concetto di infinito

13.1. La matematica e l’infinito, 297 – 13.2. Definire l’infinito, 299 – 13.3.

Infinito in potenza e in atto, 301 – 13.4. Infinitesimi e infiniti, 302 – 13.5.

Paradossi dell’infinito, 303 – 13.6. Infinito, transfinito, 305

309 Conclusioni

311 Bibliografia

323 Bibliografia (in ordine alfabetico)

335 Elenco delle figure

13

Prefazione

Il testo considera debitamente la rinnovata attenzione posta al

carattere formativo delle materie di base; intende essere uno strumento

di riferimento e un aiuto indispensabile alla didattica dei primi corsi di

matematica a livello accademico. Il volume è caratterizzato da un lato

per il rigore espositivo e tecnico degli argomenti trattati, dall’altro per

una interessante introduzione didattico-pedagogica inerente in

particolare il primo capitolo e i primi paragrafi di tutti gli altri. Vi

sono molti esempi e figure, così come una grande quantità di esercizi,

di difficoltà variabile. Il testo presenta due livelli di lettura e

comprensione: uno più semplice, per tutti coloro che intendono

avvicinarsi agli argomenti trattati in modo didattico e pedagogico,

l’altro rigorosamente tecnico. Questa duplice possibilità di lettura

lascia ai possibili docenti che lo utilizzeranno la libertà di scelta sul

livello in cui porsi, a seconda degli argomenti che trattano e

dell’ambito didattico in cui operano. I potenziali fruitori del testo sono

non solo studenti universitari, ma anche insegnanti in servizio e non,

genitori, chiunque sia interessato e incuriosito dal processo di

evoluzione della matematica e dalla sua inevitabile interazione con la

realtà della vita. Il testo offre molti spunti di riflessione, è duttile e ben

completato da una quantità considerevole di indicazioni

bibliografiche, non solo in lingua italiana. Esso segue il volume

“Fondamenti di Matematica e Didattica I” scritto dall’autore nel 2013,

di cui può considerarsi come “naturale” proseguimento, ma è anche

indipendente da esso. E’ redatto con cura e passione da un

professionista, amante della conoscenza, che ha al suo attivo varie

importanti pubblicazioni nazionali e internazionali inerenti questo

settore e settori affini.

Paolo Martelli

Marzo 2014

15

Introduzione

Questo libro prosegue il cammino iniziato con il volume

“Fondamenti di Matematica e Didattica I” relativo ai fondamenti e alla

didattica della matematica. Il testo parte e introduce in ogni capitolo

gli aspetti pedagogico-didattico-storici delle tematiche trattate, per

passare agli aspetti tecnici rigorosi che contraddistinguono la

matematica nel suo insieme. Ho inserito molti esercizi, con un diverso

grado di difficoltà e con soluzione indicata (per i meno semplici),

nonchè una bibliografia di 280 opere in lingua italiana, inglese,

tedesca e francese. Vi sono inoltre 101 figure illustrative. Partendo dai

fondamenti della didattica della matematica, viene esposta l’algebra,

la geometria analitica, la trigonometria, l’analisi, le funzioni di più

variabili, la topologia, la geometria piana e solida, per concludere con

argomenti di geometria moderna, l’essenza della matematica e il

concetto di infinito. I vari capitoli sono strutturati in modo da essere

indipendenti uno dall’altro, permettendo quindi anche una lettura

parziale del volume.

Desidero ringraziare tutte/i le/i componenti della casa editrice

Aracne editrice S.r.l. di Roma, che con professionalità e serietà hanno

seguito le fasi di creazione e realizzazione del volume.

Un ringraziamento speciale va al Dr. Paolo Martelli, che ha letto il

volume con attenzione, offrendo, in particolare per gli aspetti

pedagogico-didattici, la sua documentata professionalità in ambito

teorico e sperimentale.

Paolo Di Sia

Bressanone, Marzo 2014

17

Capitolo I

Fondamenti di didattica della matematica

1.1. Introduzione

La preparazione specifica dell’insegnante è di norma necessaria

ma non sufficiente; l’entusiasmo che un insegnante mostra durante

l’insegnamento è infatti senza dubbio importante per gli allievi, che

possono venire positivamente influenzati, ma ciò non è sufficiente per

cercare di trarre da ogni allievo il meglio che può dare.

Analogalmente il buon senso può condurre fuori strada; esistono

infatti insegnanti di buon senso che nella pratica hanno

comportamenti didattici assai diversi. Da questo si evince l’esistenza

di una grande complessità di rapporti tra insegnamento e

apprendimento1; la convinzione che le situazioni d’insegnamento

possano essere descritte esclusivamente in modo razionale è diventata

l’origine della didattica vista come campo scientifico. Gli studiosi di

didattica si occupano del come e del cosa si insegna, ma anche del

come e del cosa si apprende. La distinzione fra insegnamento e

apprendimento è fondamentale; esiste un’inevitabile distanza tra gli

obiettivi e intenzioni dell’insegnante e le conoscenze e i sapere poi

realmente acquisiti dagli allievi. Tutto ciò può essere schematizzato

nel cosiddetto triangolo didattico (Fig. 1):

18 Fondamenti di Matematica e Didattica II

Fig. 1: Il “triangolo didattico”.

In esso vengono riassunte le interazioni tra insegnante e allievo

relativamente ad un dato sapere in una situazione d’insegnamento;

viene superato il modello lineare della sola relazione insegnante-

allievo. Oggetto di studio della didattica diventano perciò

l’insegnante, l’alunno e il sapere insegnato, in tutte le modalità di

interazione2. In particolare la pedagogia ha spesso considerato

l’attività dell’allievo indipendente dal sapere insegnato; si è capito che

tra i parametri necessari per valutare l’attività dell’allievo è

indispensabile inserire anche il contenuto dell’insegnamento.

Le teorie generali che si sono staccate dai contenuti delle discipline

“non riescono ad aiutare gli insegnanti a comprendere le difficoltà

incontrate dagli studenti per specifici concetti e specifiche

competenze”3. Inoltre è chiaro come i concetti e le conoscenze

derivino da problemi specifici che l’uomo ha dovuto affrontare nel

corso della storia, quindi nelle teorie generali manca l’importante

aspetto epistemologico.

Pertanto in una disciplina possiamo distinguere:

i contenuti;

i contenuti della didattica di quella disciplina;

i contenuti di didattica generale, che si pone il problema di

come passare dai contenuti di una specifica disciplina a quelli

di qualunque disciplina.

Fondamenti di didattica della matematica 19

Per la preparazione di un buon docente di matematica sono quindi

necessarie le tre discipline: matematica, didattica della matematica,

didattica generale.

Oggi la ricerca in didattica segue in particolare due strade:

studi e ideazioni di strumenti e di situazioni atte a migliorare

l’insegnamento. Il centro dell’attenzione non è l’allievo bensì

l’argomento in gioco;

ricerca empirica sulla fase di apprendimento. Il centro

dell’attenzione è soprattutto l’allievo e il processo di

apprendimento, ma anche l’insegnante e il suo metodo

d’insegnamento4.

1.2. Il sapere

Il termine sapere è molto generico ed interrogarsi sul suo

significato conduce al di fuori del sistema didattico in senso stretto.

Yves Chevallard5 distingue a questo proposito tre tipi di sapere:

sapere sapiente (oggetto di sapere);

sapere da insegnare (oggetto da insegnare);

sapere insegnato (oggetto di insegnamento).

Il processo generale di trasformazione che permette di passare dal

sapere sapiente al sapere insegnato è stato denominato “trasposizione

didattica” da Chevallard che, tra i primi, ne ha fatto l’analisi in

didattica.

La trasposizione didattica in senso lato è rappresentata dal seguente

schema:

→ oggetto di sapere → oggetto da insegnare → oggetto di

insegnamento, nel quale il primo anello della catena segna il

passaggio dall’implicito all’esplicito, dalla pratica alla teoria, dal

precostruito al costruito.

20 Fondamenti di Matematica e Didattica II

1.3. Il sapere sapiente

Gli oggetti che costituiscono il sapere matematico sono prodotti

dalla comunità matematica. Durante la fase di costruzione del sapere

l’attività del ricercatore è personalizzata, poiché è lui stesso a

scegliere il problema di cui occuparsi, gli strumenti concettuali e la

strada da adottare nella sua ricerca. Nell’elaborare le sue riflessioni

egli può commettere errori, può avere ripensamenti. Risultano anche

personali le motivazioni che hanno condotto il ricercatore a questo suo

lavoro che riguarda in genere un problema specifico; questa attività

assume pertanto anche un carattere contestualizzato.

Il ricercatore elabora delle conoscenze, sufficientemente nuove ed

interessanti per essere comunicate alla comunità matematica, dando ad

esse la forma più generale possibile, secondo le regole di

comunicazione vigenti nella comunità scientifica. Questa fase

rappresenta il momento della comunicazione del sapere. Un

ricercatore, per comunicare agli altri ricercatori ciò che pensa di aver

trovato, lo trasforma:

elimina “l’infanzia” della sua ricerca, ossia le riflessioni inutili,

gli errori, gli itinerari tortuosi, che portano a vicoli ciechi.

Sopprime anche tutto ciò che attiene all’ordine delle

motivazioni personali o a quello del suo punto di vista sulle

basi ideologiche della scienza. Chiamiamo l’insieme di queste

soppressioni con il termine “depersonalizzazione”;

toglie la storia anteriore che lo ha condotto a tale ricerca, la

distacca dal problema particolare che voleva risolvere e cerca

il contesto più generale nel quale il risultato è vero. E’ ciò che

viene indicato con il termine “decontestualizzazione”6.

La descrizione del processo attraverso cui il ricercatore in

matematica arriva a comunicare una scoperta serve a comprendere

meglio alcune caratteristiche dell’oggetto di sapere così come esso

appare nei testi dell’istituzione produttrice; non si può ovviamente

ridurre a questo la descrizione del lungo processo storico che ha

condotto ai vari oggetti del sapere matematico.

La depersonalizzazione e la decontestualizzazione sono due

caratteristiche dell’oggetto di sapere, così come questo appare

Fondamenti di didattica della matematica 21

culturalmente, e si può dire che esse abbiano sia un effetto positivo

che negativo sul processo successivo di trasposizione didattica.

L’effetto positivo è quello di rendere il sapere pubblico,

dunque utilizzabile e verificabile da chiunque, da tutti i

membri di una stessa comunità scientifica.

L’effetto negativo è quello di far scomparire parzialmente o

totalmente il contesto della ricerca e della scoperta. Questa

perdita non riguarda tuttavia i ricercatori contemporanei o

dello stesso settore dell’autore della pubblicazione, poichè essi

conoscono il retroterra del lavoro e la posizione esatta della

scoperta nell’ambito dei problemi a loro familiari.

1.4. Dal sapere sapiente al sapere da insegnare

Si potrebbe ritenere che l’insegnante sia in grado di trasformare

direttamente, di sua iniziativa, un sapere sapiente in oggetto di

insegnamento. In realtà esiste un lavoro essenziale che precede quello

dell’insegnante, in cui quest’ultimo non ha influenza diretta in quanto

solo insegnante.

Il sistema di insegnamento deve essere considerato come un

sistema aperto, avente cioè interazione con l’ambiente sociale, in

particolare con le famiglie e le comunità scientifiche, e il suo

funzionamento deve essere compatibile con tale ambiente sociale.

Yves Chevallard ha utilizzato il termine “noosfera” per designare

l’insieme dei luoghi e delle istanze dove avvengono gli scambi tra il

sistema di insegnamento ed il suo ambiente, rappresentato ad esempio

da associazioni di specialisti e da commissioni di riflessione

sull’insegnamento. Nella noosfera i rappresentanti del sistema di

insegnamento incontrano i rappresentanti della società, genitori degli

alunni, specialisti della disciplina, emissari degli organi politici, etc.

Il problema primario da risolvere affinchè l’insegnamento sia

possibile riguarda la compatibilità del sistema con il suo ambiente.

La noosfera deve sostenere costantemente la matematica in quanto

disciplina, difendere e giustificare il suo ruolo all’interno

dell’insegnamento. Particolare e fondamentale compito della noosfera

22 Fondamenti di Matematica e Didattica II

è quello di effettuare, nella trasposizione didattica, il passaggio dal

sapere sapiente al sapere da insegnare:

“…..da una parte il sapere insegnato deve essere visto dai

“sapienti” stessi come sufficientemente vicino al sapere

sapiente….., dall’altra il sapere insegnato deve apparire come

sufficientemente lontano dal sapere dei “genitori”, cioè dal

sapere banalizzato dalla società (e banalizzato soprattutto dalla

scuola)”5.

La noosfera assolve il suo compito mediante una operazione di

cambiamento di programmi, diminuendo la distanza tra il sapere da

insegnare ed il sapere sapiente e ristabilendo la distanza con il sapere

banalizzato.

Il sapere da insegnare non si colloca solo nei testi dei programmi;

un testo di programma deve infatti essere interpretato. Il sapere da

insegnare è dunque quello che l’insegnante trova interpretato sui libri

di testo e nelle abitudini che si consolidano nel tempo. Chevallard

parla di “testo del sapere”, sottolineando che questo testo non è

interamente scritto da nessuna parte.

Merita attenzione anche un fenomeno che spesso influenza la

trasposizione didattica, nel passaggio dal sapere sapiente al sapere da

insegnare; si tratta del “processo di elementarizzazione” del sapere

sapiente, nel quale l’insegnante può avere un ruolo determinante

attraverso la sperimentazione di un sapere sapiente che non è ancora

diventato sapere da insegnare7.

Questo processo, che rende più elementari certe concezioni o teorie

altrimenti proprie solo dei ricercatori, è solitamente attuato da

insegnanti in collegamento a gruppi di ricerca didattica e il suo

sviluppo può anche richiedere un arco di tempo abbastanza lungo1.

In passato tale processo ha ricoperto un ruolo importante per ciò

che riguarda il calcolo infinitesimale, la geometria analitica, le

trasformazioni geometriche, l’informatica, la probabilità e la

statistica, argomenti che fino a qualche tempo fa segnavano il distacco

tra la matematica pre-universitaria e quella universitaria.


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