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– La Letterina n. 357 - giovedì 28 marzo 2013 – dei lettori della missiva dilaga quando si...

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F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001- Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected] Amicus Plato, sed magis amica veritas– La Letterina n. 357 - giovedì 28 marzo 2013 – AL DIRIGENTE SCOLASTICO ALL’ALBO AL DIRETTORE SGA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO EDITORIALE IL CANTICO DELLE CREATURE DI PAPA FRANCESCO Papa Francesco, ha aperto l’Omelia della Messa d’inizio del Ministero Pietrino, con un ringraziamento al Signore e un affettuoso saluto ai chierici, ai religiosi, ai cristiani e non, a tutti gli uomini di fede diversa, ai potenti del mondo presenti in quella Piazza resa “universale” dai mezzi di comunicazione. Nessun annunzio clamoroso, ma una decisa puntualizzazione sul “ vero potere come servizio umile e concreto”. Il seguito del discorso mi è sembrato una bella parafrasi del Cantico delle creature di San Francesco. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. Tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: È l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati”. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione”. Ricordiamo che l’odio,l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo - Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010 vai al sommario 1 Giuseppe Luca Direttore responsabile
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F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001- Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo

Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected]

“Amicus Plato, sed magis amica veritas”

– La Letterina n. 357 - giovedì 28 marzo 2013 –

AL DIRIGENTE SCOLASTICOALL’ALBO

AL DIRETTORE SGAAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D’ISTITUTO

EDITORIALE

IL CANTICO DELLE CREATURE DI PAPA FRANCESCO

Papa Francesco, ha aperto l’Omelia della Messa d’inizio del Ministero Pietrino, con un ringraziamento al Signore e un affettuoso saluto ai chierici, ai religiosi, ai cristiani e non, a tutti gli uomini di fede diversa, ai potenti del mondo presenti in quella Piazza resa “universale” dai mezzi di comunicazione.Nessun annunzio clamoroso, ma una decisa puntualizzazione sul “vero potere come servizio umile e concreto”. Il seguito del discorso mi è sembrato una bella parafrasi del Cantico delle creature di San Francesco.“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”.Tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: È l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene.“Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati”.Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! “Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione”.Ricordiamo che l’odio,l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive:

La Letterina, settimanale on line dell’A.S.A.Si. Sicilia - Rete delle scuole autonome della Sicilia - Statuto del 29.01.2003 dal notaio La Fata di Palermo - Direttore Responsabile: Giuseppe Luca - Iscrizione al registro del Tribunale di Palermo II sez. civile al n.8/2010

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Giuseppe LucaDirettore responsabile

F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001- Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo

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quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! La tenerezza, non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. “Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati”.Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo e ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!Custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza.Per noi genitori, educatori e uomini di scuola di qualunque fede o idea politica, aprire l’orizzonte della speranza per ridare fiducia ai nostri figli e ai nostri studenti, credo sia un grande valore per sostenere la nostra identità.

Giuseppe Luca, [email protected],3334358311- 095313028

Direttore Responsabile della “Letterina”

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Auguri di Buona PasquaNel campo di concentramento di Auschwitz di fronte alle forche dell’impic-cagione, un giovane chiede al rabbino: “Dov’è, dunque, Dio? Dov’è?”. Risposta: “Eccolo, è appeso a quella Forca”. Eccolo, diciamo noi, è appeso a quella “Croce” Perché? Perché è legato con cordone ombelicale al dolore dell’uomo. Fino a quando l’uomo non sarà del tutto sanato, e felice e fratello, Dio pende con lui dalla forca e dalla Croce. Il dolore di Dio cesserà quando dagli occhi dell’uomo “scomparirà ogni lacrima e noi saremo riuniti a lui”. Fino a quel giorno, nella lenta gestazione della liberazione storica, il pianto di Dio sarà sempre unito a quello dell’uomo.

Mons. Italo Mancini (In Tre Follie, Milano 1986, pp.39-40)

La “Letterina” formula gli auguri più sinceri agli alunni con i loro genitori, ai docenti, ai dirigenti, al personale ausiliario e a quanti hanno al cuore i problemi del nostro sistema scolastico.

A risentirci Giovedì 11 Aprile con il N. 358

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Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected]

EDITORIALE

IL CANTICO DELLE CREATURE DI PAPA FRANCESCO Giuseppe LucaCustodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza.Per noi genitori, educatori e uomini di scuola di qualunque fede o idea politica, aprire l’orizzonte della speranza per ridare fiducia ai nostri figli e ai nostri studenti, credo sia un grande valore per sostenere la nostra identità.

ATTIVITÀ ASSOCIAZIONI SCUOLE AUTONOME

DUE IMPORTANTI PROVVEDIMENTI MINISTERIALI SUI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: LA DIRETTIVA DEL MINISTRO DEL 27 DICEMBRE 2012 E LA CIRCOLARE APPLICATIVA N. 8 DEL 6 MARZO 2013: NON PIÙ “PARTI UGUALI TRA DISUGUALI?”Giuseppe FusacchiaIl 27 Dicembre 2012 il Ministro ha emanato una importante Direttiva, dal titolo “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”.

OBBLIGO/FACOLTÀ DI RIVOLGERSI ALLA CONSIP PER GLI ACQUISTIRedazioneIl portale www.acquistainretepa.it ha pubblicato una tabella aggiornata alle ultime disposizioni della “Spending review”, sull’obbligo o la facoltà per le Pubbliche Amministrazioni di fare acquisti tramite la CONSIP.

SCUOLA ATTIVA

ALL’ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO STATALE “ E. MAJORANA” DI MILAZZO SI È DISCUSSO DI FASCISMO CON PATRIZIA ZANGLAdal sito www.itimajorana.gov.it Si è discusso di fascismo, ieri, all’ITT “Ettore Majorana” di Milazzo. L’occasione è stata offerta dall’incontro con la Prof.ssa Patrizia Zangla, docente di storia e filosofia, storica e saggista, autrice del saggio storico “Racconto nero 1943-45, l’ultima camicia nera”, edito da “Albatros”.

OLTRE IL P.O.F.: SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “G. GUZZARDI” ADRANO dal sito http://www.scuolaguzzardi.itPortiamo a conoscenza diverse attività che la scuola ha progettato per i propri alunni.

INAUGURAZIONE LABORATORI STITUTO COMPRENSIVO STATALE “V. DE SIMONE” VILLAROSAdal sito www.icdesimonevillarosa.gov.it Alla presenza della rappresentanza scolastica e dell’Ente locale sono stati inaugurati il 15 marzo 2013, i laboratori di scienze e di lingua inglese.RIFLESSIONI

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LO SCANDALO INFINITO DELLA FORMAZIONE IN SICILIARoberto TripodiL’ECAP di Agrigento accusata di truffa aggravata. La Guardia di Finanza ha incriminato il presidente dell’ECAP per aver indotto alcuni lavoratori a firmare buste paga false e aver corrotto un maresciallo dei Carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro assumendone la moglie nella Onlus Casa Amica.

I SISTEMI SCOLASTICI RETAGGI DI UN MONDO SCOMPARSONorberto Bottani (dal libro “Requiem per la scuola” edito dal Mulino) I sistemi scolastici contemporanei, nelle società postmoderne come nei paesi in via di sviluppo, sono il prodotto dell’era industriale. La storia delle loro origini è ben nota perché è stata analizzata da molti studiosi e storici dell’istruzione scolastica.

L’AUTONOMIA SCOLASTICA E IL “RITRATTO OVALE” DI EDGAR ALLAN POEGaetano BonaccorsoDedicato a tutti i ministri, i burocrati regionali, i dirigenti scolastici e i docenti che hanno amato più se stessi che l’autonomia e a tutti coloro che credendo di amarla troppo hanno contribuito ad ucciderla.

NOTIZIE

IL CERCHIO E LA BOTTE Dirigente Scolastico Anonimo (lettera firmata)Arriva oggi, fresca di stampa ministeriale, la nota della dott.ssa Stellacci, capodipartimento del MIUR.Il fatto è grave: giunge infatti notizia alle dipartimentali orecchie che alcune scuole pretendono il versamento dei contributi per l’ampliamento dell’offerta formativa, deliberati dal consiglio di istituto, all’atto dell’iscrizione. Lo sconcerto dei lettori della missiva dilaga quando si arriva a parlare addirittura di abusi.

OPINIONI

COMITATO TECNICO NAZIONALE PER L’ISTRUZIONE DEGLI ADULTIElena UgoliniSi è insediato ieri il comitato tecnico nazionale per l’istruzione degli adulti con l’obiettivo di avviare l’attuazione concreta del regolamento sui centri provinciali istruzione per gli adulti (CPIA) pubblicato in gazzetta ufficiale il 15 Febbraio 2013.

DISAL COMUNICAdal sito www.disal.itIl XX Convegno nazionale DiSAL, concluso oggi a Tivoli Terme sulla crisi e le prospettive per una nuova dirigenza scolastica ha visto l’accadere di una sempre nuova sorpresa di impegno e studio per tanti dirigenti delle scuole statali e non statali, giunti da tutte le regioni italiane, assieme agli amici e rappresentanti venuti dalle altre nazioni europee.

PROBLEMI SINDACALI

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PRECARI PER COLPA DELLO STATO: CANCELLATI 200.000 POSTI NELLA SCUOLA IN SEI ANNI A DISPETTO DEGLI ABILITATIdal sito www.anief.net Il Miur, nel programmare dal 1999 al 2013 i concorsi a cattedra, le sessioni riservate per il conseguimento dell’abilitazione e i corsi di specializzazione universitari a numero chiuso per la formazione degli insegnanti, non ha tenuto conto della riduzione di un sesto dell’organico del personale, della chiusura di una scuola autonoma su due, dell’allungamento dell’età pensionabile, ma ha ottenuto dal Parlamento una deroga alla normativa comunitaria che accresce le graduatorie e mortifica la professionalità.

LETTERE ALLA REDAZIONE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Redazione* Gentile Direttore, mi sono ritrovata a sorpresa in una foto della vostra “Letterina” n. 356 del 21 marzo 2013, inserita insieme ad altre foto che hanno per titolo “fotoromanzo” con un scritta a forma di fumetto che mi fa dire testualmente “scusate, è possibile avere dalla Regione bidelli, non pregiudicati?”. Gentile Prof.ssa Mazzola ...

ULTIMORA!!!

INTERVISTA A PIO LA TORRERoberto TripodiAlla seduta spiritica della Rete ASASi di questa settimana, tenuta presso un istituto commerciale di Palermo, è apparso Pio La Torre.

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ATTIVITÀ ASSOCIAZIONI SCUOLE AUTONOME

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DUE IMPORTANTI PROVVEDIMENTI MINISTERIALI SUI BISOGNI EDUCA-TIVI SPECIALI: LA DIRETTIVA DEL MINISTRO DEL 27 DICEMBRE 2012 E LA CIRCOLARE APPLICATIVA N. 8 DEL 6 MARZO 2013: NON PIÙ “PARTI UGUALI TRA DISUGUALI?”Il 27 Dicembre 2012 il Ministro ha emanato una importante Direttiva, dal titolo “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organiz-zazione territoriale per l’inclusione scolastica”. La Direttiva trae spunto, ad oltre 30 anni dalla Legge n.517 del 1977, che diede avvio all’integrazione scolastica, dalla riflessione del mondo scolastico sull’attuale situazione presente nelle scuole, sottolineando che “gli alunni con disabilità si trovano inseriti all’interno di un contesto sempre più variegato, dove la discriminante tradizionale - alunni con disabilità / alunni senza disabilità - non rispecchia pienamente la complessa realtà delle nostre classi. Anzi, è opportuno assumere un approccio decisamente educativo, per il quale l’identificazione degli alunni con disabilità non avviene sulla base della eventuale certificazione, che certa-mente mantiene utilità per una serie di benefici e di garanzie, ma allo stesso tempo rischia di chiuderli in una cornice ristretta”.La Direttiva ridefinisce e in qualche modo rivoluziona il tradizionale approccio all’integrazione scolastica, basa-to sulla certificazione della disabilità, allargando il campo di intervento e di responsabilità della scuola all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni:svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Nel variegato panorama delle nostre scuole la comples-sità delle classi diviene sempre più evidente.Quest’area dello svantaggio scolastico, che ricom-prende problematiche diverse, viene indicata come area dei Bisogni Educativi Speciali (in altri paesi europei: Special Educational Needs). Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. […] In questo senso, ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o

per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta. Va quindi potenziata la cultura dell’inclu-sione, e ciò anche mediante un approfondimento delle relative competenze degli insegnanti curricolari, fina-lizzata ad una più stretta interazione tra tutte le componenti della comunità educante”.A chiarire puntualmente le implicazioni di questo mutamento di prospettiva interviene la Circolare applicativa n. 8 del 6 Marzo 2013, sottolineando i seguenti aspetti:

Ø a livello di singola classe - estensione a tutti gli studenti in difficoltà del diritto alla personaliz-zazione dell’apprendimento, anche in assenza di certificazione: ciò comporta la possibilità, per i Consigli di Classe e i teams docenti, di adottare per tutti gli alunni portatori di BES, in analogia con quanto previsto dalla Legge 170/2010 per gli alunni con DSA, misure compensative e dispensative nonché progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita, elaborando, in accordo con la famiglia, uno specifico PDP. Ciò anche in assenza di certificazione, facendo leva sulla corresponsabilità e sulla competenza professionale “pedagogica” del gruppo docente. Sono evidenti le implicazioni in termini di valutazione personalizzata e di legittimazione di prove di esame differenziate al termine del 1° ciclo di istruzione: si potrebbe dire che per la prima volta, in modo ufficiale, si stabilisce che l’obbligo formativo è responsabilità della scuola, non dell’alunno. Ø a livello di organizzazione interna - costituzione del Gruppo di Lavoro per l’inclusione e valoriz-zazione delle professionalità presenti nella scuola: per perseguire gli obiettivi posti dalla Direttiva il GLH di Istituto, già presente nelle scuole ai sensi dell’art. 12 della Legge 104/92, viene ampliato includendo tutte le professionalità specifiche presenti nella scuola, assumendo il nome di Gruppo di Lavoro per l’Inclusione, ed estende la propria com-petenza all’intera problematica dei BES, e non più soltanto alla disabilità. Il GLI svolge funzioni interne (rilevazione dei BES, focus/confronto sui casi e sulle strategie, monitoraggio del livello di inclusività della scuola) ed esterne (interfaccia con i servizi sociosanitari territoriali per azioni di formazione, prevenzione, monitoraggio, ecc.).Ø a livello di collegialità docente e di comunità scolastica - inserimento nel POF di una “policy” per l’inclusione e coinvolgimento dei docenti “cur-ricolari”: il GLI elabora annualmente un “Piano

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annuale per l’inclusione”, basato su una attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento, da perseguire nel senso della trasversalità delle prassi di inclusione negli ambiti dell’insegnamento curricolare, della gestione delle classi, dell’organizzazione dei tempi e degli spazi scolastici, delle relazioni tra docenti, alunni e famiglie, dell’impegno a partecipare ad azioni di formazione e/o di prevenzione concordate a livello territoriale; il piano deve inoltre specificare criteri e procedure di utilizzo “funzionale” delle risorse pro-fessionali presenti, privilegiando, rispetto a una logica meramente quantitativa di distribuzione degli organici, una logica “qualitativa”, sulla base di un progetto di inclusione condiviso con famiglie e servizi sociosanitari che recuperi l’aspetto “pedagogico” del percorso di apprendimento e l’ambito specifico di competenza della scuola;Ø a livello territoriale: nel riorganizzare la rete dei CTS e dei CTI (ancora da individuare nel Lazio; l’ASAL ha inviato una nota all’USR per richiedere che siano individuati dalle Reti già presenti); la Circolare specifica che “le scuole dovranno poi impegnarsi a perseguire, anche attraverso le reti scolastiche, accordi e intese con i servizi sociosanitari territoriali (ASL, Servizi sociali e scolastici comunali e provinciali, enti del privato sociale e del volontariato, Prefetture, ecc.) finalizzati all’integrazione dei servizi “alla persona” in ambito scolastico, con funzione preventiva e sussidiaria, in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 328/2000. Tali accordi dovranno prevedere l’esplicitazione di procedure condivise di accesso ai diversi servizi in relazione agli alunni con BES presenti nella scuola”.

Come ASAL condividiamo senza riserve la logica sottesa a questi provvedimenti e li salutiamo con il favore che merita il coraggio di aver riproposto al centro del dibattito nelle scuole, in un momento così difficile, un tema irrinunciabilmente “pedagogico” come quello, di donmilaniana memoria, del “non fare parti uguali tra disuguali”, sullo sfondo del richiamo all’art. 3 della Costituzione (“è compito della Repub-blica rimuovere gli ostacoli […] che impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”).Non possiamo esimerci dal considerare, però, che un cambiamento di prospettiva così radicale viene proposto in un contesto scolastico profondamente segnato da almeno un decennio di politiche recessive, che hanno ingenerato sofferenze organizzative, gestionali e finan-ziarie che rischiano di impattare negativamente con una logica come quella indicata dalla Direttiva e dalla

Circolare. In particolare, i seguenti elementi suscitano preoccupazione:

Ø Il numero degli alunni per classe, che ha raggiunto sovente livelli incompatibili con una adeguata personalizzazione degli interventi, soprattutto se coniugato alla contemporanea riduzione del personale docente di classe, di sostegno e ATAØ La carenza di formazione dei docenti cur-ricolari, che rischia di essere l’elemento di maggior resistenza all’assunzione di una responsabilità peda-gogica condivisa nei confronti dei BES; si tratta di una evidente criticità, vuoi per l’assenza di modelli formativi capaci di raggiungere un corpo docente così esteso, vuoi per l’assenza di vincoli contrattuali in materiaØ La carenza di tempi e di fondi per il ricono-scimento dell’impegno del personale in attività di sistema, come è quella dell’implementazione di una “policy” per l’inclusione; in particolare, non è facile ipotizzare soluzioni organizzative che consentano il funzionamento del GLI (che la Circolare prevede si riunisca “almeno” una volta al mese!); la logica vorrebbe che esso rientri nelle attività funzionali all’insegnamento, e in particolare nelle 40 ore riser-vate ai Consigli di classe/interclasse, ma il numero elevato di ore necessarie potrebbe suggerire di far funzionare il Gruppo a due velocità: un impegno orario più elevato e costante per le risorse “specialistiche” e un coinvolgimento più episodico (2/3 volte l’anno) ai “curricolari”.Ø Il rischio di contenzioso nei confronti delle deci-sioni dei Consigli di classe di procedere (o di non procedere) all’elaborazione di un PDP in assenza di certificazione; crediamo che sia necessario, nel prossimo futuro, dotare i Consigli di modelli e strumenti di analisi/valutazione del disagio scolastico validati e rigorosi, che motivino adeguatamente la loro assunzione di responsabilità.

Per favorire l’implementazione di questi provvedimenti nelle scuole abbiamo deciso, come ASAL, di costituire un gruppo di lavoro per elaborare modelli e procedure comuni che supportino i singoli Consigli di Classe e team docenti, così come i costituendi Gruppi di Lavoro per l’Inclusione, nel loro compito; nel frattempo, proponiamo una “mappa” della nuova organizzazione scolastica per l’inclusione.

Giuseppe Fusacchia - Associazione Scuole Autonome Lazio, www.asal.it

OBBLIGO/FACOLTÀ DI RIVOLGERSI ALLA CONSIP PER GLI ACQUISTI

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Il portale www.acquistainretepa.it ha pubblicato una tabella aggiornata alle ultime disposizioni della “Spen-ding review”, sull’obbligo o la facoltà per le Pubbliche Amministrazioni di fare acquisti tramite la CONSIP.La Tabella è stata elaborata in collaborazione tra MEF e Consip, si potrebbe dire che è ufficiale.La tabella è a disposizione per la consultazione in caso di dubbi sulla facoltà/obbligatorietà di utilizzo degli strumento di acquisto. Gli obblighi e le facoltà sono stabiliti in base a:· la tipologia di Amministrazione di appartenenza:

Amministrazioni statali, regionali, Enti del servizio sanitario nazionale, scuole e università, altre Ammi-nistrazioni, organismi di diritto pubblico

· la tipologia di acquisti da effettuare: merceologie di beni e servizi da acquistare

· gli importi di spesa: sopra o sotto la soglia comu-nitaria.

L’obbligo di rivolgersi alla CONSIP per gli acquisti sta bloccando le scuole, ne mina l’autonomia, crea procedure complesse, costringe il personale ad aggirare le norme o a no effettuare gli acquisti, occorre probabilmente ripensare questi metodi che sviliscono ancora di più la presunta autonomia scolastica.

Redazione, [email protected]

SCUOLA ATTIVA

ALL’ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO STATALE “E. MAJORANA” DI MILAZZO SI È DISCUSSO DI FASCISMO CON PATRIZIA ZANGLA Si è discusso di fascismo, ieri, all’ITT “Ettore Majorana” di Milazzo.L’occasione è stata offerta dall’incontro con la Prof.ssa Patrizia Zangla, docente di storia e filosofia, storica e saggista, autrice del saggio storico “Racconto nero 1943-45, l’ultima camicia nera”, edito da “Albatros”.L’opera, di chiaro interesse storico, presenta un affresco lucido e preciso dell’Italia dall’armistizio dell’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. L’esposizione dell’autrice, introdotta, all’inizio, dai Proff. Michelangelo Munafò e Filippo Russo, chiara e puntuale, attraverso il supporto di documentazioni storiche e filmati di repertorio, ha catturato l’attenzione degli alunni, abituati al confronto con gli autori, tradizione da anni consolidata nell’Istituto e che ha visto ospiti nella scuola scrittori di levatura internazio-

nale come Dacia Maraini e Simonella Agnello Hornby, testimoni di pregio della letteratura contemporanea e di Laura Boldrini, già alto commissario Onu, autrice di saggi di denuncia e da qualche giorno Presidente della Camera dei Deputati.È con l’orgoglio del Dirigente di una scuola che si connota come punto di riferimento nel territorio che il Preside Prof. Stello Vadalà ha presentato ai suoi allievi la Prof Zangla ribadendo lo sguardo attento che il Majorana rivolge al panorama culturale e non solo locale, nell’ottica di una riqualificazione costante dei suoi allievi, finalizzata ad una restituzione culturale che, proprio attraverso gli studenti, rappresenta una notevole ricaduta sull’intero territorio.

dal sito www.itimajorana.gov.it, [email protected]

OLTRE IL P.O.F. SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “G.GUZZARDI” ADRANO ECDLLa scuola ha l’obbligo di assicurare ai suoi allievi una formazione generalizzata e approfondita di quelle tecniche e tecnologie dell’informazione e della comuni-cazione che interessano in maniera trasversale qualsiasi impegno operativo e che sempre più costituiscono un “requisito di ammissione” alla vita attiva. Le nuove tecnologie non possono essere considerate però solo in chiave di procedure e di strumenti tecnici, costituendo esse stesse una dimensione culturale dalla quale oggi la scuola non può prescindere. A tal fine, la nostra scuola, disponendo di una attrezzata aula informatica, pianifica percorsi didattici multimediali e specifiche progettualità per il conseguimento della patente europea.TRINITY & F.I.T.L’insegnamento delle lingue comunitarie è di fonda-mentale importanza nell’azione educativa e formativa del nostro Istituto. L’insegnamento mira a condurre gli studenti ad una corretta impostazione dello studio della lingua relativamente alle competenze comunicative generali e alle abilità ricettive e produttive. Gli allievi, a fine anno scolastico, avranno la possibilità di affrontare gli esami dei vari gradi del TRINITY e del F.I.T. conseguendone le relative certificazioni.SCHOLA CANTORUMLa Schola Cantorum Guzzardi è stata fondata nel 1997 dalla professoressa Enza Bonomo con il convincimento che lo studio più approfondito della musica costituisca l’elemento promozionale di sicura efficacia per far emergere ed accrescere le potenzialità dei nostri ragazzi. La Schola Cantorum ha collezionato una serie

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di prestigiosi riconoscimenti: due primi premi al Con-corso Nazionale Verdiano di Busseto.TEATROIl teatro si configura come strumento comunicativo di grande efficacia, capace di assolvere ad una funzione “sociale”, perché insegna a parlare al pubblico.L’efficacia didattica del teatro si basa sulla possibilità di un coinvolgimento emotivo ed affettivo dei ragazzi. Facendo teatro essi possono manifestare la fantasia, la gioia di entrare in altri mondi, la capacità di assumere ruoli a loro congeniali.LABORATORI ARTISTICICon l’attivazione dei laboratori grafico-pittorici si vuole ulteriormente accrescere, potenziare e migliorare la creatività in campo espressivo, attraverso il recupero, il rafforzamento o il potenziamento delle capacità grafico-cromatiche o pittoriche da parte di ciascun allievo.

dal sito http://www.scuolaguzzardi.it

INAUGURAZIONE LABORATORI STITUTO COMPRENSIVO STATALE “V. DE SIMONE” VILLAROSA Alla presenza della rappresentanza scolastica e dell’En-te locale sono stati inaugurati il 15 marzo 2013, i labo-ratori di scienze e di lingua inglese coordinati rispet-tivamente dalle insegnanti Ferrazzano Adeltina e Inserra Rosalba e realizzati anche grazie ai fondi strutturali PON FESR 2008-2016. Gli alunni delle classi quarta A hanno avuto il piacere di fare assistere i graditi ospiti ad una lezione d’inglese: da veri professionisti, indossati cuffie e microfonino e posizionati davanti al computer, hanno saputo interagire con naturalezza con l’inse-gnante; invece gli allievi della quinta D hanno illustrato i diversi angoli che compongono il laboratorio scien-tifico e intrattenuto i presenti con semplici esperimenti. Il laboratorio si pone l’obiettivo di stimolare e incen-tivare, attraverso un approccio ludico e scientifico allo stesso tempo, il piccolo scienziato che c’è in ogni bambino. A quanto pare la nostra scuola ha tutte le carte in regola per fornire agli alunni il passaporto giusto per appartenere ad un mondo multilingue e capirlo con spirito analitico per rispettarlo e migliorarlo. È proprio vero che il futuro è dei bambini ma sta noi adulti il dovere di fornire loro i mezzi per costruirne uno migliore.

dal sito www.icdesimonevillarosa.gov.it

RIFLESSIONI

LO SCANDALO INFINITO DELLA FORMA-

ZIONE IN SICILIAL’ECAP di Agrigento accusata di truffa aggravata. La Guardia di Finanza ha incriminato il presi-dente dell’ECAP per aver indotto alcuni lavoratori a firmare buste paga false e aver corrotto un maresciallo dei Carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro assumendone la moglie nella On-lus Casa Amica. Intanto gli Enti di Formazione religiosi, con in testa

sacerdoti e suore, sfilano davanti la Regione richie-dendo il pagamento di 49 milioni di euro di arretrati: il personale (1.800 unità) è senza stipendio da 16 mesi. Era ovvio che la formazione professionale privata, gestita con metodi illeciti, finisse per naufragare e trascinare nel baratro anche la formazione gestita dagli enti cattolici, che era seria e ben organizzata. Ben 286 milioni di euro ai 248 enti ammessi a gestire corsi: 1.153.000 euro a ogni ente in media, 32.000 a ogni scuola statale. Queste le scelte dell’Autonomia siciliana che hanno ridotto allo stremo le scuole, senza un’edi-lizia degna di questo nome, attrezzature tecnologiche al passo coi tempi, manutenzione adeguata. Un sistema ben rodato che permetteva agli enti di formazione di chiedere più soldi di quelli stanziati, di ottenere un acconto del 50%, di chiedere fino al finanziamento dell’80% da riscuotere, e mai il 100% in modo da non presentare il rendiconto. L’imbroglio si è inceppato con l’Avviso 20, cioè il dirottare i finanziamenti europei sulla formazione, provocando le ispezioni di Bruxelles che hanno bloccato i fondi erogati. Oggi Crocetta e Scilabra sono costretti a dichiarare che la ricreazione è finita e soldi non ce ne sono più. Ostenta sicurezza, ma anche dispiacere, il presidente della Regione Rosario Crocetta, nel commentare la minaccia della quale sarebbe stato oggetto, indirizzata anche all’assessore Scilabra. “Se qualcuno crede di intimidirmi in questo modo, evidentemente non mi conosce, o ha la memoria corta. Non capisco perché i lavoratori dovrebbero scagliarsi contro un governo che sta lavorando proprio per giungere a dei processi di stabilizzazione. Anzi, a pensarci bene, lo capisco. Questa gente si ricordi che nel periodo in cui ero sindaco, ho fatto arrestare 850 mafiosi ed estortori. Con me, non c’è santo che tenga”.Il governatore ha presentato una denuncia nei confronti di un dirigente sindacale che ha espresso pesanti minacce nei suoi confronti oltre che dell’assessore Scilabra e del direttore generale Corsello. Crocetta rivela che le parole usate dal sindacalista sono state: “Io stesso pagherò la benzina per darvi fuoco e al

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Roberto Tripodi

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presidente Crocetta non basteranno neppure cento uomini di scorta per salvarlo”. La minaccia non è stata lanciata da Matteo Messina Denaro, ma dal sindacalista CISL Giorgio Tessitore in un incontro col Direttore Generale Anna Rosa Corsello, in quanto tra gli Enti cui revocare l’accreditamento ci sarebbe lo IAL della Cisl. Il segretario regionale della CISL, Maurizio Bernava si è affrettato a difendere il proprio dirigente e ha minacciato un sit-in permanente davanti l’assessorato. Non solo Crocetta comunica che non saranno pagati gli enti di formazione: sarà richiesta la restituzione delle somme indebitamente percepite: sono già stati notificati 34 decreti, per la restituzione di 6 milioni di euro, a diversi entri, tra cui l’ECAP (vicino alla CGIL) e il CEFOP (vicino a Genovese del PD). Il problema è che la regione si ritrova indirettamente a libro paga 9.000 dipendenti degli Enti di formazione privati, assunti con criteri discrezionali, che a detta di molti non hanno conseguito risultati brillanti nel procurare occupazione ai giovani formati. I sindacalisti, che su questo sistema criminoso hanno lucrato, sono sul piede di guerra, ma, a differenza del passato, la novità è che questa volta i soldi sono finiti e pure la possibilità per la Regione di contrarre ulteriori debiti. La crisi finanziaria della Regione e la denuncia del Commissario dello Stato di un buco di bilancio di 2,4 miliardi di euro, hanno fatto venire allo scoperto un sistema di cogestione tra Regione, sindacati e partiti che ha penalizzato la cosa pubblica, i servizi scuola, sanità e assistenza, oltre che il sostegno alle imprese produttive. Adesso tagliare i privilegi e gli sprechi risulta oltremodo difficile e Crocetta rischia davvero.

Roberto Tripodi, [email protected], 3473904596 Presidente regionale ASASI

I SISTEMI SCOLASTICI RETAGGI DI UN MONDO SCOMPARSOI sistemi scolastici contemporanei, nelle società post-moderne come nei paesi in via di sviluppo, sono il prodotto dell’era industriale. La storia delle loro origini è ben nota perché è stata analizzata da molti studiosi e storici dell’istruzione scolastica.Concepiti in pieno Ottocento i sistemi scolastici attuali sono i discendenti diretti di un ambizioso programma educativo di promozione sociale connesso alla strategia politica elaborata per costruire gli stati nazionali moderni. Il mondo industriale e dei grandi opifici è però quasi scomparso; il lavoro infantile nelle società postmoderne cosiddette avanzate è a sua volta presso-ché sparito, così come le società rurali e le attività

professionali che necessitavano di molte braccia e che sfruttavano anche la manodopera infantile.La società nella quale i sistemi scolastici sono stati concepiti non esiste più, eppure essi sopravvivono.Qualche ritocco c’è stato, ma l’impianto di base, l’intelaiatura ha resistito. Non si può sostenere che le scuole del primo decennio del XXI secolo siano identiche a quelle di un secolo fa. In realtà sono assai diverse da quelle di cinquant’anni fa, ma ci sono sempre insegnanti nelle scuole elementari, professori nelle scuole medie, aule per le classi e molto spesso le scuole sono ubicate negli stessi palazzi di un secolo fa. Il modello di scuola non è cambiato come non sono cambiate le reti ferroviarie costruite nell’Ottocento o persino l’impianto stradale messo a punto secoli fa. Non circolano più treni trainati da locomotive a vapore ma le stazioni ferroviarie, i capolinea odierni sono molto spesso identici a quelli costruiti più di cento anni fa. Bisogna dunque chiedersi se i fattori che hanno indotto le società industriali e agricole dell’Ottocento a costruire i sistemi scolastici sono tuttora validi e quindi se questi sistemi sono perenni, se trascendono le contingenze temporali, oppure se non sono invece obsoleti.Per rispondere a questa domanda è necessario esami-nare gli scenari che hanno caratterizzato l’emergere di questi sistemi, sviscerare le ragioni che hanno indotto le società dell’Ottocento a dotarsi di servizi scolastici pubblici e imporre un’istruzione obbligatoria, e infine interrogarsi sulle loro funzioni. Ora si ha a che fare con sistemi scolastici ipertrofici, complessi, difficili da gestire e ci si interroga su come e perché riformarli. Vale la pena o meno mettervi le mani per ritoccarli? Dove stanno i meccanici? Chi li forma? Quali compe-tenze devono avere?La presenza della continuità dei servizi scolastici pubblici molto spesso si legittima per due funzioni: una educativa e una politica. Gli economisti dell’educazione dal canto loro sciorinano molti dati per far valere l’importanza della funzione economica dell’istruzione, aspetto che qui di seguito non tratteremo.La funzione più ovvia è quella educativa. Più ovvia nel senso che è quella più evocata tra coloro che si occupano d’istruzione e soprattutto tra gli insegnanti. La funzione educativa è quella che nobilita la profes-sione e la colloca al di sopra di ogni sospetto; nel suo nome si contesta la pertinenza di qualsiasi valutazione e si considera unico e incomparabile il mestiere d’inse-gnante. La funzione educativa per principio è una missione etica e ha a che fare con il sacro. Chi la esercita ritiene di non svolgere una professione venale ma, come i religiosi, di rendere un servizio all’umanità, di adempiere a un dovere, di assolvere una missione e,

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come un missionario, è inviato a convertire gli infedeli, a fare del proselitismo. Inutile qui tirare in ballo Rousseau o qualsiasi altra teoria educativa che trat-teggia ed esalta la funzione unica dell’educatore, che, pur declinata in vari modi, elabora un’idea di base, ossia formare un individuo responsabile e plasmarne la personalità. Si possono far valere molteplici argomenti, di vario genere, per giustificare un compito così sacro, incomparabile, che si situa al di sopra di ogni sospetto e che instaura una relazione unica, peculiare tra l’educatore e l’allievo, tra colui che si suppone sappia e colui che non sa, tra chi insegna e chi apprende. Orbene è proprio questa dicotomia che è oggigiorno in crisi. Va da sé che per svolgere tale missione occorrono sacri-ficio, dedizione, impegno da parte dell’educatore. Si tratta di un compito che non ha prezzo, che non è mai adeguato allo stipendio che si riceve. Ci sono insegnanti educatori nel mondo che guadagnano ogni mese soltanto 60 dollari, altri che non ricevono nemmeno questa cifra, che svolgono la loro missione pressoché senza remunerazione, che percepiscono un salario di tanto in tanto, oppure che sono ricompensati con un pollo. La ricompensa autentica risiede nel successo professionale e sociale degli allievi e nel riconosci-mento affettuoso e ammirato dei discepoli ossia, si potrebbe dire con un’espressione tecnica, nel capitale sociale che l’insegnante-educatore riesce a generare. Alcuni vi riescono, altri non ce la fanno. Le qualità richieste per acquisire tale competenza non si insegnano nelle università e nemmeno nei corsi di formazione. Si tenta di farlo, si prova a forgiare insegnanti con questo profilo, si sperimentano svariati modelli di formazione ma la professione è in crisi come lo sono altre imperniate sulla vocazione, sulla chiamata a dedicarsi a una missione, per esempio le vocazioni sacerdotali.Indipendentemente dal valore che gli insegnanti attribuiscono alla funzione c’è da chiedersi se il loro percorso di studi, i criteri di selezione e di assunzione, il supporto offerto, la formazione in servizio, le modalità di valutazione bastino in un sistema scolastico di massa, che non è più quello ottocentesco, a risolvere il problema delle disuguaglianze rispetto all’istruzione oppure a offrire pari opportunità educative a tutti i discenti. La risposta che possiamo dare attualmente, documentata da moltissime ricerche, internazionali e nazionali, oppure dalle statistiche scolastiche, per esempio quelle sulle bocciature o sulla dispersione scolastica, è negativa. Ci sono ancora buoni maestri, nelle scuole si incontrano educatori, persone impegnate, competenti, che amano i loro alunni, che non speculano sul tempo dedicato al mestiere, come ce ne sono stati in passato. Forse, ma è difficile dimostrarlo, la loro

proporzione è calata unicamente per un fatto mecca-nico, ossia perché il numero totale degli insegnanti e dei professori è aumentato, ma queste figure non bastano a risolvere il problema della disuguaglianza sociale rispetto all’istruzione. In primo luogo perché non ci sono frotte di «veri educatori» o di «buoni insegnanti» nelle scuole.Ci sono due possibilità per capire l’impotenza degli educatori: o ci si sbaglia nel ritenere educative molte attività che si compiono nella scuola per cui si tende a ritenere educativo quanto invece non lo è, oppure perfino, magari inconsciamente, senza volerlo e senza saperlo, si compiono azioni che non sono di per sé «educative», ancorché sia alquanto difficile intendersi su che cosa lo sia. L’altra possibilità è data dalla carenza di educatori nei sistemi scolastici. Se la spiegazione corretta è la prima allora la soluzione è relativamente semplice. Si devono rivedere i compiti assegnati agli insegnanti, ossia ridiscuterne la missione. Se invece la risposta giusta è la seconda, allora il problema diventa più complesso perché occorre trovare la soluzione per aumentare la proporzione degli «educatori» che operano nelle istituzioni scolastiche pubbliche, il che potrebbe anche dire accettare nelle scuole la presenza di figure professionali diverse oppure modificare il profilo professionale dell’insegnante così come lo si intende oggi, con tutte le conseguenze relative, come per esempio il modo di stabilire l’orario di lavoro, i criteri di assunzione, il numero complessivo, ossia la propor-zione di educatori in rapporto al numero degli studenti, lo stipendio, e così via.

Norberto Bottani Dal libro “Requiem per la scuola”

edito dal Mulino

L’AUTONOMIA SCOLASTICA E IL “RI-TRATTO OVALE” DI EDGAR ALLAN POE

Dedicato a tutti i ministri, i burocrati regionali, i dirigenti scolastici e i docenti che hanno amato più se stessi che l’autonomia e a tutti coloro che credendo di amarla troppo hanno contribuito ad ucciderla.Il castello, nel qual il mio domestico s’era deciso di penetrare a viva for-za, anziché permettermi, deplore-volmente ferito come io era, di pas-

sare una notte all’aria aperta, era una di quelle costru-zioni, indecifrabile miscuglio di grandezza e melan-conia, che hanno per sì lungo tempo innalzate le loro

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Gaetano Bonaccorso

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rocche eccelse in mezzo agli Appennini, tanto nella realtà quanto nell’immaginazione di mistress Radcliffe. Secondo ogni apparenza, esso era stato abbandonato temporaneamente e tutt’affatto di recente. Noi ci adattammo in una camera fra le più piccole e le meno riccamente ammobiliate, posta in una torre appartata dal fabbricato. Lungo i muri erano tese delle tappezzerie adorne di numerosi trofei araldici d’ogni forma, nonché di una quantità veramente prodigiosa di pitture moder-ne, in sontuose cornici dorate, d’un gusto arabesco. Io provai tosto un vivo interesse (e la causa ne era forse il delirio che incominciava) per questi dipinti che erano affissi, non solamente sulle pareti principali delle diverse camere, ma altresì in una sequela di anditi e corridoi che, per la bizzarra architettura del castello, dovevamo passare inevitabilmente; e crebbe tanto l’interesse, che ordinai a Pietro di chiudere le massicce imposte della camera - di accendere un gran candelabro a più bracci, collocato vicino al mio capezzale, e di alzare invece, quanto era possibile, le tende di velluto nero, guarnite di frange che circondavano il letto. Io desiderava tutto ciò per poter almeno, quando non mi fosse dato di addormentarmi, consolarmi alternativa-mente nella contemplazione di quei dipinti e nella lettura di un piccolo volume che io avevo trovato sull’origliere, che enunciava appunto il valore di essi e ne conteneva la descrizione. Io lessi lungo tempo, assai lungo tempo; contemplai tutto religiosamente, devota-mente quasi; e le ore passarono rapide e brillanti, direi così, talché udii suonare la solenne ora della mezza-notte. La posizione del candelabro non mi garbava, e, protendendo la mano con certa difficoltà, per non disturbare di soverchio il mio domestico addormentato, io lo collocai in maniera che i suoi raggi si proiettassero in modo completo sul libro. Ma questa operazione produsse un effetto assolutamente inatteso. I raggi delle molteplici candele (poiché ve ne erano molte) caddero allora sopra una nicchia che si trovava sulla parete e che una colonna del letto aveva fino allora coperta d’un ombra profonda: e mi apparve d’un tratto, in mezzo alla viva luce, un quadro che m’era dapprima sfuggito all’esame. Era il ritratto d’una giovine le cui forme già pronunciate, accennavano a una donna ormai fatta. Io gettai sul dipinto un rapido sguardo e chiusi gli occhi: il perché non lo compresi bene io stesso a tutta prima. Ma nel mentre le mie pupille rimanevano abbassate, analizzai rapidamente la ragione che mi obbligava quasi di ricorrere a tale espediente. Era questo un movimento involontario per guadagnar tempo e per pensare, per assicurarmi che la mia vista no mi aveva ingannato, per calmare, direi così, e preparare ad un tempo stesso il mio spirito ad una contemplazione più pacata e sicura.

Dopo alcuni istanti guardai di nuovo quel dipinto fissamente. Io non poteva allora più dubitare, quand’an-che lo avessi voluto, di distinguere ogni cosa assai nettamente; giacché il primo baleno di luce su quella tela aveva dissipato lo stupore da trasognato da cui i miei sensi erano invasi, e mi aveva richiamato d’improvviso alla vita reale. Il ritratto, io l’ho già detto, era quello d’una giovine donna. Era una semplice testa, giacché il collo e le spalle vi si intravedevano appena; il tutto composto in quello stile che suole chiamarsi, in linguaggio tecnico, stile da vignetta; vi era assai della maniera di Sully nelle teste di sua predilezione. Il braccio, il seno, e fino le ultime ciocche di capelli, si fondevano in modo da sfuggire ad ogni indagine, nell’ombra indefinita ma intensa che serviva di fondo all’insieme. La cornice era ovale, magnificamente dorata e foggiata a rilievi sul gusto moresco. Come opera d’arte non si poteva, del resto, trovar nulla di più ammirabile di quel dipinto. Tuttavia non dovevano essere né la perfetta esecuzione dell’artista, né l’immor-tale bellezza della fisionomia, che mi impressionavano così d’improvviso e sì fortemente; ed io dovevo poi credere ancor meno che la mia immaginazione, non ancor ben risveglia, avesse preso quella testa per quella d’una persona vivente. Allora mi s’affaccio senz’altro al pensiero che i dettagli del disegno, lo stile di vignetta e l’aspetto del quadro avrebbero ben tosto dissipato una simile allucinazione, cosicché io sarei stato liberato repentinamente da ogni illusione. Nel mentre maturava tra me queste riflessioni, assai preoccupata, io restai, mezzo seduto, mezzo sdraiato, più di un’ora forse cogli occhi fissi in quel ritratto. A lungo andare però, sembrandomi d’aver scoperto il vero segreto del suo effetto, mi lasciai ricadere sul letto. Io aveva indovinato che il fascino di quella pittura era un’impressione vitale assolutamente adeguata alla vita stessa; ciò che dappri-ma m’aveva fatto trasalire, poi confuso, soggiogato, atterrito. Pieno di spavento profondo, misterioso, io ricollocai il candelabro alla sua pristina posizione, ed essendomi così tolto dagli occhi la causa della mia violenta agitazione, cercai ansiosamente il volume che conteneva l’analisi dei dipinti e la loro istoria. Passando tosto al numero che disegnava il ritratto ovale, io vi lessi allora lo strano e singolare racconto che segue: «Era una giovinetta veramente d’una rara bellezza e che non era meno amabile di quel che fosse piena di giovialità. E maledetta sia l’ora in cui essa vide il pittore! S’innamorò di lui e divenne infine sua sposa». «Egli, appassionato, studioso, austero, e che aveva già trovato nell’arte la sua fidanzata: ella una giovinetta non meno amabile che piena di gaiezza, tutta luce e sorrisi e colle pazzie in capo di una giovine gazzella; innamorata

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alla follia d’ogni cosa, e non odiando che l’arte, che ora la sua rivale; nulla temendo fuorché la tavolozza e i pennelli e gli altri odiosi istrumenti che la privavano dell’aspetto del suo adorato amante. Oh! fu una ben terribile cosa per questa poveretta quando essa udì il pittore manifestarle il desiderio di dipingere egli stesso la sua giovine sposa. Ma essa era umile ed obbediente, e posò quindi con dolcezza, durante ben lunghe settimane, nella tetra e più alta camera della torre, ove la luce pioveva sulla bianca tela solamente da un’apertura del soffitto. Ma egli, il pittore, metteva ogni sua gloria in quel lavoro, che progrediva di giorno in giorno, di ora in ora. Ed era un uomo appassionato e strano e pensieroso che si perdeva in fantasticherie; cosicché egli non voleva vedere come la luce che cadeva così lugubremente in quella torre isolata dissecava le fonti della salute ed ogni vigoria di spirito della sua amata, la quale deperiva visibilmente agli occhi di tutti, fuorché ai suoi. Ma essa sorrideva sempre, e sempre senza muover lamento, giacché s’accorgeva come il pittore (che già aveva una gran fama) provava un piacer vivo ed ardente nel suo compito e lavorava notte e giorno per ritrarre quella che l’amava tanto, nonostante che si facesse di giorno in giorno più debole e languente. E in verità, quanti contemplavano il ritratto parlavano a bassa voce della sua rassomiglianza, come di una superba meraviglia, e di una prova non meno grande della potenza del pittore, che del suo profondo amore per quella che egli dipingeva sì mirabilmente e in modo quasi prodigioso. - Ma a lungo andare, appressandosi il lavoro al suo compimento, niuno fu più ammesso nella torre; poiché il pittore, divenuto demente quasi dall’ardore della sua opera, staccava raramente gli occhi dalla tela nemmeno per guardare l’aspetto della sua amante. Ed egli non voleva vedere come i colori che stemprava sulla tela, erano tolti dalle guance di quella che era seduta e posava presso di lui. E quando furono trascorse lunghe settimane e non restava ormai che ben poco a fare, null’altro che un ultimo tocco alle labbra e un tratto all’occhio, lo spirito della giovine donna palpitò ancora un istante come l’ultimo guizzo della fiamma d’una lampada. E allora il tocco fu dato e il tratto fu posto, e per un momento il pittore si trattenne in estasi davanti il proprio quadro - quel quadro che egli stesso aveva dipinto; ma un momento appresso, mentre egli stava tuttora contemplando, prese a tremare, si fece pallido in viso e, come colpito di repentino spavento, gridando con voce possente: «davvero che è la vita stessa!» - egli si rivolse bruscamente per riguardare la sua amata; - essa era morta!».

Gaetano Bonaccorso, [email protected]

OPINIONI

IL CERCHIO E LA BOTTEArriva oggi, fresca di stampa ministeriale, la nota della dott.ssa Stellacci, capodipartimento del MIUR.Il fatto è grave: giunge infatti notizia alle dipartimentali orecchie che alcune scuole pretendono il versamento dei contributi per l’ampliamento dell’offerta formativa, deliberati dal consiglio di istituto, all’atto dell’iscri-zione. Lo sconcerto dei lettori della missiva dilaga quando si arriva a parlare addirittura di abusi.L’onta è grave! Chiedere apertamente e chiaramente soldi ai genitori per pagare l’assicurazione, i beni materiali per il funzionamento delle scuole (non cose di alto lignaggio eh … carta igienica, fotocopie, qualche progettino, materiali per i laboratori, dio non voglia qualche computer o lim …) Non si fa! Non si deve! Tanto più “pretendendoli” all’atto dell’iscrizione.La Stellacci scrive che qualche dirigente ha dato di testa e ha punito disciplinarmente o nella valutazione chi non ha versato l’essenziale contributo e, se così è e sarà stato, ha ragione da vendere … Ma al solito si spara nel mucchio chi-piglio-piglio, con buona pace dei controlli e delle sanzioni disciplinari che dovrebbero colpire i dirigenti stolti, lasciando in pace chi fa il suo dovere.Ma il disgusto ha il sopravvento: che figura ci fa la pubblica amministrazione? E vogliamo poi parlare del clima di fiducia e collaborazione che si deve instaurare con le famiglie?Stiamo parlando, prosegue la penna della Stellacci, che da qui in poi si avviluppa nelle spire della retorica, di livelli essenziali di prestazioni che “tutte le istituzioni scolastiche sono tenute a garantire al fine di assicurare alla totalità degli alunni l’effettivo esercizio del diritto allo studio”. Amen.I contributi sono volontari e sono erogazioni liberali. Ri-Amen, fine del ragionamento.Ma … la solerte funzionaria deve ad un certo punto ammettere che “non sfugge a questo Dipartimento che il contributo delle famiglie rappresenta una fonte essenziale per assicurare un’offerta formativa che miri a raggiungere i livelli qualitativi sempre più elevati, soprattutto in considerazione delle ben note riduzioni della spesa pubblica che hanno caratterizzato gli ultimi anni”.Come uscirne? Da un lato guai a te se “pretendi” asetticamente i soldi all’atto dell’iscrizione, dall’altro si ammette che sono essenziali. Ma dai! È facile!Caro preside, devi sfruttare al meglio gli incontri e le

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riunioni aperte ai genitori in cui non solo dovrai sacrosantamente rendicontare come si è speso il contributo liberale (lo si fa regolarmente), ma sfoggiare il tuo spirito seduttivo per ammaliare le madri e i padri dei teneri virgulti, tenendo viva la fiamma della solidarietà e della collaborazione reciproca, facendo loro capire che 8/10 euro al mese per i loro figli sono ben spesi …Ultimo colpo in canna sulla categoria: le irregolarità dovranno essere segnalate. Ma, scusi, cara Stellacci, l’incipit del suo pamphlet non partiva proprio dal grido di dolore che si leva dalle famiglie a fronte degli abusi delle scuole, alias presidi? Queste famiglie avranno un nome e un cognome e i loro figli in qualche scuola andranno, o no?Ma mi tolga una curiosità: la irregolarità sta nel chiedere male i soldi o nel chiederli tout court? O basta la persuasione e siamo a posto? L’amministrazione statale è assolta grazie alla nostra moral suasion? Qual è il confine tra il nostro esprit de finesse (sic!) che deve persuadere-convincere e i bilanci in rosso?Che fare? Questo martello che alla fine batte sempre sullo stesso legno di botte, quello dei presidi, mi ha stancato … Quasi quasi non chiedo più nulla e chiudo tutti i contratti e i progetti per i quali investo i soldi dei genitori contribuenti … Torniamo alla pagella e al gessetto polveroso.Ma sarà un livello minimo di prestazione?Beh, andando a ritroso, ci sarebbe il calamaio colmo di nero inchiostro, ma mi sa che i ragazzi poi diventerebbero tutto novelli Pollock …

Dirigente Scolastico Anonimo (lettera firmata)

NOTIZIE

COMITATO TECNICO NAZIONALE PER L’ISTRUZIONE DEGLI ADULTI

Si è insediato ieri il comitato tecnico nazionale per l’istruzione degli adulti con l’obiettivo di avviare l’attuazione concreta del regolamento sui centri provinciali istruzione per gli adulti (CPIA) pubblicato in gazzetta ufficiale il 15 Febbraio 2013. Il regolamento ha lo scopo di mettere a sistema l’esperienza dei centri territoriali

permanenti e dei corsi serali e dare strumenti concreti per valorizzare il capitale umano delle persone che vivono e lavorano nel nostro Paese.

I CPIA saranno istituzioni scolastiche dotate di una propria autonomia organizzativa, didattica e gestionale per poter progettare e proporre anche attraverso accordi di rete stabili, un’offerta formativa più flessibile e personalizzata. Lo scopo è consentire a più persone possibile di poter conseguire dei titoli di studio di primo e di secondo livello, attraverso dei patti formativi individuali capaci di valorizzare le competenze già acquisite e di conciliare i tempi del lavoro e della famiglia. I CIPIA possono diventare una risposta concreta per le migliaia di ragazzi tra i 16 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di un’occupazione (i neet), possono diventare uno strumento per la riquali-ficazione professionale di chi ha perso il lavoro, un luogo in cui favorire l’alfabetizzazione linguistica per gli stranieri e la formazione nelle carceri, rispondendo ad un bisogno diffuso di coesione sociale.Questa riorganizzazione dei percorsi di istruzione degli adulti è una parte molto importante dell’apprendimento permanente che ha visto un passo in avanti fonda-mentale nella pubblicazione del decreto legislativo relativo alla certificazione delle competenze del 15 febbraio.Il gruppo tecnico nazionale è composto da rappresen-tanze dei diversi attori che a vario titolo lavorano per l’apprendimento permanente: MIUR, dirigenti e docenti esperti di istruzione per gli adulti, Regioni ed Enti locali, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, Organiz-zazioni Sindacali.Il gruppo è articolato in 5 sezioni differenti di lavoro: percorsi di primo livello, percorsi di secondo livello, percorso di istruzione nelle carceri, strumenti di flessibilità, assetti organizzativi e accordi di rete.I lavori del Comitato saranno funzionali alla creazione di un documento di riferimento sulla base del quale avviare dei progetti assistiti a partire dal 1 settembre 2013 ed accompagnare la messa a sistema nell’anno scolastico del 2014/2015.

Elena Ugolini

DISAL COMUNICA1. Il XX Convegno nazionale DiSAL, concluso oggi a Tivoli Terme sulla crisi e le prospettive per una nuova dirigenza scolastica ha visto l’accadere di una sempre nuova sorpresa di impegno e studio per tanti dirigenti dalle scuole statali e non statali, giunti da tutte le regioni italiane, assieme agli amici e rappresentanti venuti dalle altre nazioni europee. Si è vissuto così un

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Elena Ugolini

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evento professionale, culturale e di amicizia, durante il quale il comune interesse educativo per la professione direttiva ha permesso di mettere a fuoco utili percorsi per affrontare la seria crisi della scuola italiana.Da fonti autorevoli, nazionali e internazionali, sentiamo da tempo affermare che l’istruzione e l’educazione sono elementi centrali di investimento per il futuro di una nazione. Sempre le stesse fonti ricordano come, per la qualità di una scuola, sia decisiva una positiva e competente figura direttiva.Relazioni, gruppi di lavoro e interventi hanno aiutato a documentare quanto sia urgente garantire una nuova dirigenza educativa ed organizzativa alle scuole statali e paritarie, sostegno di una forte alleanza con i docenti, i genitori e le comunità locali, come molte comunità scolastiche sono già impegnate a fare, per garantire un clima di scuola favorevole all’apprendimento.2. Tra le tante problematiche messe a fuoco, nell’attuale stato di confusione politica, amministrativa e istituzionale, i convenuti si sono trovati concordi nel proporre a DiSAL alcune urgenze che l’Associazione valuterà a breve per interpellare chi è istituzionalmente responsabile:- assumere ogni misura possibile per concludere entro giugno quanto necessario alle nomine del maggior numero possibile di neodirigenti che hanno superato un concorso nazionale da molte parti inefficiente e bloccato, che in alcuni casi ha rasentato il ridicolo. Si tratta di impedire, senza perdere tempo, che migliaia di scuole restino ancora a settembre senza dirigente titolare;- eliminare, così, il maggior numero possibile di reggenze, dopo una stagione di vergognoso sfrutta-mento dei Capi di Istituto in servizio, che a prezzo di seri sacrifici personali, hanno fatto funzionare quasi un terzo delle scuole italiane senza dirigente titolare. Il tutto in attesa che amministrazione e sindacato rivedano presto e radicalmente lo stesso istituto della reggenza;- fermare e rivedere l’irragionevole aumento di dimensioni delle Istituzioni Scolastiche Autonome per tornare al limite invalicabile di 1.000 alunni, così da evitare i gravi problemi educativi, didattici, relazionali ed organizzativi conseguiti alle mega-scuole costituite;- costituire presso il MIUR, assieme ad Associazioni e sindacati della dirigenza scolastica, un gruppo di esperti che delinei un nuovo profilo della professione direttiva attento ai mutamenti avvenuti, per una scuola non più “terminale dell’amministrazione centrale” ma vera “impresa sociale” radicata nella propria comunità locale. 3. Per sostenere la ripresa della scuola, vera risorsa per la ripresa nazionale, è ormai urgente scegliere di

invertire l’assenza di sviluppo e tornare ad investire su istruzione ed educazione, con il supporto di un sistema di erogazione delle risorse equo, generalizzato per tutto il sistema delle scuole pubbliche, aperto a tutti i contributi delle famiglie e della società e dotato di un rigoroso sistema di controlli di gestione, che premi chi si assume responsabilità e utilizza i bilanci per il bene della comunità. Quanto avvenuto al XX Convegno ha confermato la scommessa sulla quale DiSAL si gioca da anni: proporre una solidarietà professionale tra chi dirige scuole, incentrata attorno alla “questione seria”: l’istruzione e l’educazione. In questo clima i partecipanti hanno elaborato proposte che la Direzione nazionale di DiSAL raccoglierà a breve per un “Manifesto per una nuova dirigenza scolastica”, che verrà proposto a tutti i colleghi, così da presentare ai responsabili istituzionali, politici, asso-ciativi e sindacali una via coraggiosa, praticabile e benefica per la scuola italiana.

dal sito www.disal.it

PROBLEMI SINDACALI

PRECARI PER COLPA DELLO STATO: CANCELLATI 200.000 POSTI NELLA SCUOLA IN SEI ANNI A DISPETTO DEGLI ABILITATIIl Miur, nel programmare dal 1999 al 2013 i concorsi a cattedra, le sessioni riservate per il conseguimento dell’abilitazione e i corsi di specializzazioni universitari a numero chiuso per la formazione degli insegnanti, non ha tenuto conto della riduzione di un sesto dell’organico del personale, della chiusura di una scuola autonoma su due, dell’allungamento dell’età pensionabile, ma ha ottenuto dal Parlamento una deroga alla normativa comunitaria che accresce le graduatorie e mortifica la professionalità.Negli ultimi quattordici anni, il Governo ha bandito due concorsi a cattedra (1999-2001 e 2012-2013), ha autorizzato tre sessioni di corsi riservati per il consegui-mento dell’abilitazione dei supplenti che hanno prestato un determinato servizio (provveditorati 2000-2001, SSIS 2007-2008, TFA speciali 2013-2014), ha intro-dotto due corsi post-universitari a numero chiuso per la formazione specialistica degli insegnanti (SSIS, AFAM e SFP 1999-2009, TFA ordinari 2012-2013); contempo-raneamente ha razionalizzato il tempo scuola e gli

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organici del personale (legge 296/06, 244/07, 133/08, 169/08, 111/11) e ha dimensionamento la rete scolastica (DPR 233/98, DPR 81/09), creando graduatorie (perma-nenti - ad esaurimento, d’istituto) sempre più piene attraverso deroghe esplicite (legge 106/2011) alle norme europee (direttiva 1999/70/CE) che continuano a essere sanzionate dai tribunali del lavoro e generano nuove procedure comunitarie d’infrazione a carico dello stesso Stato italiano.Se si confrontano i dati degli aventi diritto al voto (tra cui supplenti annuali e al termine delle attività didat-tiche) nelle elezioni RSU del 2006 e 2012, infatti, si scopre che sono scomparsi 200.000 posti di lavoro nella scuola, sulla pelle soprattutto di quei precari che hanno portato avanti le nostre scuole, grazie a riforme sempre più precise (spending review) improntate a generare nuovi tagli attraverso:- riduzione delle scuole autonome (12.000 nell’a. s. 2008-2009, 8.000 nell’a.s. 2012-2013) con conseguente riduzione unitaria di posti in organico per dirigenti, dsga e ata e contrazione degli organici del personale e creazione di sovrannumerari; - riduzione del tempo scuola nell’a.s. 2010-2011 (da 4 a 6 ore settimanali) in ogni ordine e grado dal primo al secondo ciclo di istruzioni, e del tempo pieno e prolungato con eliminazione delle compresenze; - innalzamento progressivo di un punto percentuale del rapporto tra alunni e docenti, aa.ss. 2007-2011;- ritorno al maestro unico e cancellazione dell’in-segnante specialistico di lingua inglese nella primaria, a.s. 2009-2010; - riduzione di 1/3 dell’organico ATA, aa.ss. 2009-2011 - sbarramento al 70% dell’organico di diritto per il sostegno, aa.ss. 2008-2010.Il risultato è che, a fronte delle esigenze delle famiglie, dei rapporti internazionali sulla qualità dell’istruzione, del cambiamento del mercato del lavoro, del dibattito pedagogico e degli studi scientifici, lo Stato ha adottato riforme improntate alla necessità di ridurre la dotazione organica dell’amministrazione scolastica, ha disposto l’assunzione tra il 2002-2012 di 300.000 docenti e ata, eppure ha creato altri 250.000 precari tra docenti e ata che continua ad assumere a tempo determinato con lo stesso stipendio iniziale.Il nuovo Governo deve cambiare drasticamente questa politica scolastica che ha allontanato l’Italia non soltanto dall’Europa ma anche dai Paesi più economi-camente sviluppati. La precarietà della nostra istruzione deve essere combattuta attraverso non soltanto maggiori investimenti ma l’aumento del tempo scuola, dell’ob-bligo a 18 anni dell’istruzione, di una seria riforma dell’apprendistato e di un maggior collegamento tra la

scuola, l’università e il mondo del lavoro, con una particolare attenzione alle sfide educative di una società globale, interconnessa e reticolare.

dal sito www.anief.org

LETTERE ALLA REDAZIONE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

* Gentile Direttore,mi sono ritrovata a sor-presa in una foto della vostra “Letterina” n. 356 del 21 marzo 2013, in-serita insieme ad altre foto che hanno per titolo “fotoromanzo” con una

scritta a forma di fumetto che mi fa dire testualmente “scusate, è possibile avere dalla Regione bidelli, non pregiudicati?”. A parte che non mi è stato anticipato che sarebbe stata pubblicata una mia foto, a parte che il contesto era tutt’altro, si trattava infatti della conferenza realizzata l’otto marzo in occasione della festa della donne e alla quale sono stata gentilmente invitata dalla Preside prof.ssa Sbrana a fare un intervento, a parte che il mio intervento era relativo alla promozione della donna e proprio nel momento in cui è stata scattata la foto pubblicata stavo rendendo omaggio ad una grande donna, Alda Merini e infatti ho tra le mani la sua raccolta di poesie, a parte tutto ciò, non penso che la questione della legalità allo Zen così come in tutta Italia possa essere trattata in modo così semplicistico e ridicolizzante, con delle battute create ad hoc da non so chi, quando per anni proprio allo Zen abbiamo invece con serietà e impegno promosso percorsi che hanno coinvolto ragazzi, genitori, Forze dell’Ordine, magi-strati, operatori di Associazioni Nazionali quali “Libera”, Associazioni locali quali “Mamme Tutors”, in un cammino comune verso la partecipazione alla cittadinanza democratica. Ritengo doveroso questo mio piccolo appunto proprio per onorare quella verità che voi citate all’inizio della vostra Letterina. (“Amicus Plato, sed magis amica veritas”).Ringraziando, per la cortese attenzione, con l’auspicio che questa breve nota possa essere integralmente pubblicata nella prossima “Letterina”, La invito intanto gentilmente a togliere immediatamente la mia foto dal giornale on-line in quanto non l’ho mai autorizzata a divulgarla e soprattutto con didascalia impropria che non corrisponde al contesto originale. Porgo distinti

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saluti,prof.ssa Carla Mazzola

Gentile professoressa Mazzola,la ringrazio per la lettera che ci permette di appro-fondire e dibattere la linea della nostra letterina. Non volevamo turbare o offendere, né lei, né l'istituto dove lei lavora. Sono io l'autore della frase inserita nella sua foto.Quando produciamo articoli o foto, li mandiamo preliminarmente agli altri componenti della redazione e agli interessati, per ricevere eventuali consigli o censure. Ho spedito in anticipo per due volte la bozza della letterina all'indirizzo mail della preside Roberta Sbrana che non mi ha risposto. In realtà ho poi saputo che per un caso aveva la casella di posta piena e non ha visto il contenuto del messaggio.Penso che il compito di un giornale on line della scuola sia di comunicare la realtà e stimolare dibattito e confronto. Occorre alzare il livello di guardia su quanto accade nelle nostre scuole per proporre rimedi e tenere desta l'attenzione.Credo poi che il tono ironico fosse ben intuibile nella foto: la rubrica “Fotoromanzo” è sempre stata improntata allo scherzo, anche se “castigat ridendo mores”.Le foto usate le abbiamo prese da facebook, sono naturalmente pubbliche e a disposizione di un gran numero di persone.Le chiedo scusa per aver abusato della sua pazienza e mi cancelli pure dal gruppo dell'IC Sciascia, così evito eventuali future tentazioni.Cordiali saluti

Roberto Tripodi

ULTIMORA!!!

INTERVISTA A PIO LA TORRE

Alla seduta spiritica della Rete ASASi di questa settimana, tenuta presso un istituto commerciale di Palermo, è apparso Pio La Torre, Nacque nella frazione di Altarello di Baida del comune di Palermo in una famiglia di contadini molto povera, da padre palermitano e madre lucana, figlia di un pastore. Sin da giovane si impegnò nella lotta a favore dei braccianti,

finendo anche in carcere, prima nella CGIL (come segretario regionale della Sicilia) e, infine, aderendo al

Partito Comunista. Nel 1963 fu eletto per il PCI deputato all’Assemblea Regionale. Nel 1969 si trasferì a Roma per dirigere prima la direzione della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Nel 1972 venne eletto deputato nel collegio Sicilia occidentale, e propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (Legge Rognoni-La Torre) ed una norma che prevedeva la confi-sca dei beni ai mafiosi (scopo poi raggiunto dall’associa-zione Libera, che raccolse un milione di firme al fine di presentare una proposta di legge, che si concretizzò poi nella legge 109/96). Lo abbiamo intervistato:ASASi: Onorevole, come è possibile che Centri di formazione professionale come l’ECAP, collegati alla CGIL, abbiano incassato somme destinate ai lavoratori, senza però pagare il personale?Pio La Torre: Guardi, ormai ho capito che la corruzione in Sicilia, ha anche messo radici in settori della CGIL e del mio partito. Mi meraviglia però che l’assessore regionale Scilabra voglia destinare 452 milioni di euro, accantonati nel cosiddetto “Piano giovani”, che gestisce il Ministro Barca, a questi centri di formazione professionali privati. Perché questi soldi non si danno alle scuole superiori statali per organizzare l’apprendistato con le aziende che stanno sul mercato?ASASi: Onorevole, nel 1981 decise di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. Svolse la sua maggiore battaglia contro la costruzione della base missilistica Nato a Comiso che, secondo lei, rappresentava una minaccia per la pace nel Mediterraneo e per la stessa Sicilia; per questo raccolse un milione di firme in calce ad una petizione al Governo. È per questo che fu ucciso?Pio La Torre: Alle 9:20 del 30 aprile 1982, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, stavo raggiun-gendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediata-mente seguito da raffiche di proiettili. Da un’auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Morii all’istante, mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere. Fu la mafia a uccidermi. Puntava sugli appalti di movimento terra che gli americano avrebbero dovuto assegnarle per Comiso e non voleva perdere questo affare. Cosa Nostra considerava questo omicidio un favore fatto agli americani e alla Democrazia Cristiana. Al mio funerale presero parte centomila persone tra cui Enrico Berlinguer, il quale fece un gran bel discorso. Poco dopo l’omicidio fu rivendicato dai Gruppi proletari organizzati e fu messo in piedi un depistaggio più sofisticato che attribuiva il delitto a personaggi interni al PCI. Furono Buscetta e Gaspare

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Pio La Torre

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Mutole a chiarire che invece era stata Cosa Nostra in collegamento coi servizi segreti.ASASi: Fu lei a conoscere i risvolti più segreti dell’attività del generale Dalla Chiesa; a comprendere il peso della P2; a intuire la posta in gioco con l’installazione della base missilistica Usa a Comiso; a intravedere, con nove anni di anticipo, il peso di strutture come Gladio. Raccoglie e riceve documenti riservati, appunta tutto su una grande agenda: di questo non si troverà nulla, fu trafugata come l’agenda di Borsellino e quella di Dalla Chiesa. Cosa pensa del Giudice Grasso come presidente del Senato?Pio La Torre: È stata un’ottima scelta. Grasso ha scritto la sentenza del maxiprocesso, la prima sentenza di condanna per la mafia. Un processo senza ombre nonostante i pubblici ministeri fossero Ajala (super-ficiale) e Signorino (ricattato dalla mafia) e il presidente Giordano fosse un ottimo giudice, ma che nella sua vita si era occupato solo di civile.ASASi: Onorevole, ha visto che in Sicilia il prossimo anno saranno licenziati altri 568 professori?Pio La Torre: La Regione investe 286 milioni di euro nella formazione fasulla privata, progetta di investirne altri 452 in questo inutile pozzo senza fondo, e riserva alle 1000 scuole statali solo 32 milioni di euro. L’assessore Scilabra sembra non capire questa realtà. La scuola pubblica meridionale muore, nonostante punte di eccellenza e la presenza di notevoli risorse umane. Anche il Ministro sembra non capire nulla. Continua

con tagli forsennati e poi concede al personale di assentarsi dal lavoro per seguire corsi di improbabile qualificazione coi permessi per il diritto allo studio. A livello regionale si concedono ai sindacati privilegi inauditi in contrasto con norme di legge e sentenze del TAR Lazio. Pensi che solo in Sicilia, esonerare il personale per fargli prendere una seconda laurea, vuol dire concedere 2.300 permessi retribuiti di 150 ore, con una spesa di 17 milioni di euro per ore eccedenti di supplenze. Vi consiglio di scrivere alla Corte dei Conti, anche perché la contrattazione integrativa regionale viola i limiti imposti dalla legge e dal TAR del Lazio.ASASi: Onorevole, nel 1976, la sua relazione di minoranza alla commissione parlamentare Antimafia passerà alla storia come il primo atto di accusa contro la Dc di Lima, Gioia, Ciancimino e la mafia finan-ziaria. Nel 1980, in Parlamento non teme di spiegare l’omicidio Mattarella con il caso Sindona e con la riscoperta di una vocazione americana della mafia siciliana. Come giudica l’impegno antimafia delle scuole siciliane?Pio La Torre: i professori e i maestri hanno costituito un esercito che ha sostenuto la lotta di quella parte della politica, della magistratura e delle forze dell’ordine che ha contrastato la criminalità mafiosa. È grazie a loro se ancora vivete in spirito di libertà, con una stampa libera e con possibilità di dissentire.

Roberto Tripodi, [email protected], 3473904596 Presidente regionale ASASi

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F.N.A.S.A. Federazione Nazionale delle Associazioni delle Scuole Autonome - Statuto del 2001- Sede legale : Via dei Prefetti 47 - Roma - c/o ANCI - Sede Operativa: c/o ITIS A. Volta, Passaggio dei Picciotti 1, 90123 Palermo

Tel. 091 6494211 - 091 6494216 - fax 091 474126 - sito web: www.associazionescuole.it - e-mail: [email protected]

FOTOROMANZO

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L’ASASi PROMUOVE L’USO DEL SOFTWARE LIBERO

L’ASASI aderisce alle raccomandazioni Europee sulle specifiche di uso da parte delle P.A. del software libero e pertanto, la Letterina viene diffusa in formato internazionale ODT open document.Questo formato è leggibile dagli applicativi open office, star office e dalla versione di word 2007 aggiornata con il service pack 2.In alternativa la Letterina è distribuita nel formato PDF Portable Document Format.Questo formato è leggibile con il software gratuito Acrobat Reader, scaricabile mediante il seguente link Download Acrobat Reader Sul sito www.asasicilia.org sono reperibili i numeri arretrati della letterina L’indice cronologico del 2012 è raggiungibile mediante il link Indice cronologico 2012 Collegandosi al sito www.asasicilia.org, oltre a quelli dello scorso anno, si possono trovare anche gli indici degli anni precedenti.Si invitano caldamente le scuole ad installare la suite OpenOffice.org gratuita, con licenza open source, per come previsto dalle raccomandazioni governative per il risparmio nell’acquisto dei software.

ISCRIZIONE ALL’ASASi

Ecco come fare per ottenere l’adesione all’ASASi di una scuola o di una rete di scuole e per pagare la quota annuale1) Delibera del Consiglio di Circolo/Istituto o dell’organo preposto se si tratta di una rete di scuole; non è obbligatorio inviarla; basta citarne gli estremi nella lettera di adesione;2) Lettera di adesione: va inviata una comunicazione presso la sede operativa sotto indicata anche per posta elettronica e registrazione on-line da effettuare sul sito dell’ASASi;3) Pagare la quota associativa annuale: SINGOLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE : 50,00 euro RETI DI SCUOLE: 25,00 euro x numero di scuole che compongono la rete (esempio: rete di 10 scuole = 250,00 euro)Il versamento, a favore dell’Associazione, va fatto tramite bonifico bancario, utilizzando l’IBAN riportato di seguito. La spesa va imputata, nell’ambito del Programma Annuale. Banco Popolare Siciliano - Agenzia 3, Palermo, numero conto 2383/147624 intestato a ASAS Associazione delle Scuole Autonome della Sicilia. IBAN IT07 Z 05034 04603 000000147624

ATTENZIONE: Poiché dall’estratto conto non è sempre possibile capire da quale scuola proviene il bonifico per il pagamento della quota associativa annuale, si prega di indicare nella causale il codice meccanografico principale della scuola che fa il bonifico.Esempio: CAUSALE: “CTTF03000R - QUOTA 2010” (non serve altro!) DENOMINAZIONE UFFICIALE: Associazione delle Scuole Autonome della SiciliaSEDE OPERATIVA: ITIS Volta, Viale dei Picciotti 1, 90123 PalermoRicordiamo che le scuole aderenti debbono inviare la quota annuale entro i primi due mesi di ogni anno. Grazie.

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Tiratura nazionale attuale 36.000 copie esclusivamente in formato elettronico

REDAZIONEPippo Luca, Lucia Rovituso, Roberto Tripodi, Giuseppe Adernò, Adriana Bongiorno, Gaetano Bonaccorso, Bianca Boemi, Pasquale Bova, Salvo Indelicato, Giusi Buccola, Mariolina Mendola, Giovanna Orlando, Salvo D’Agostino, Gianfranco Purpi.

Consultare per le news dal mondo della scuola il sito scolastico siciliano www.aetnanet.org e i siti web delle Associazione Scuole Autonome

FNASA Federazione delle scuole autonome (Federazione Nazionale delle Associazioni Scuole Autonome)

Campania Associazione della Scuole della CampaniaEmilia Romagna Associazione scuole autonome BolognaFriuli Venezia Giulia Associazione delle Scuole del Friuli Venezia GiuliaLazio Associazione Scuole Autonome del LazioLombardia Associazione Scuole Autonome BrescianeLombardia Associazione Istituzioni Scolastiche Autonome MantovaneLombardia Associazione delle Scuole Autonome Provincia di BergamoLombardia Associazione Scuole VaresePiemonte Associazione Scuole Autonome del PiemontePuglia Associazione Scuole Autonome della PugliaSardegna Associazione Scuole Autonome della SardegnaSicilia Associazione Scuole Autonome della Sicilia

Copyright Il copyright degli articoli è libero. Chiunque può riprodurli. Unica condizione: mettere in evidenza che il testo riprodotto è tratto da www.asasicilia.orgCondizioni per riprodurre i materiali:Tutti i materiali, i dati e le informazioni pubblicati sono “no copyright”, nel senso che possono essere riprodotti, modificati, distribuiti, trasmessi, ripubblicati o in altro modo utilizzati, in tutto o in parte, senza il preventivo consenso di ASASi, a condizione che tali utilizzazioni avvengano per finalità di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citata la fonte attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili: “www.asas.sicilia.it”. Ove i materiali, dati o informazioni siano utilizzati in forma digitale, la citazione della fonte dovrà essere effettuata in modo da consentire un collegamento ipertestuale (link) alla home page www.asasicilia.org o alla pagina dalla quale i materiali, dati o informazioni sono tratti.DisclaimerAlcuni materiali informazioni sono forniti da soggetti terzi e riflettono le loro opinioni personali. L’unico responsabile è il soggetto che ha fornito i materiali o le informazioni o che ha espresso le opinioni. L’ASASi in ogni caso, farà in modo di adottare ogni misura ragionevolmente esigibile per evitare che siano pubblicate, nel sito web, opinioni diffamatorie ed offensive o chiaramente in contrasto con diritti di terzi.L’ASASi non può, in particolare, essere considerata responsabile, neppure a titolo di concorso, in ordine alla violazione di diritti di terzi attuata nel sito web mediante la diffusione di materiali, dati, informazioni o opinioni.Informativa ai sensi della Legge n. 675 del 31/12/96In relazione al D.Lgs 196/2003 riguardante la “Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”, garantiamo che tali dati vengono solo da noi utilizzati con la massima riservatezza,esclusivamente per l’invio della rivista on line che non contiene proposte pubblicitarie.

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