3L’editoriale
28Leattività
42MedicinapreventivaMalattie
rare 56
6-7numero
3 Gli sviluppi intorno al FISDE di Antonio Michelazzi
5 Comunicazioni ai socia cura di Marco Volpe
13 La bacheca dei soci
14 Al di là delle aspettative di Stefania Scali
16 Occhio al talento!di Stefano Bini
18 Uno splendido soggiorno!di Silvano Rossetti
20 Lavoro e handicapdi Paola Epifano
22 La mia esperienza al FISDEdi Giuseppe Mangione
24 Le vostre lettere
28 Incontro nazionaledi Vincenzo Marini
34 Disabilità e lavorodi Gianni Maccagno
36 Dire fare ... catalogaredi Fernanda Fedeli
38 Barriere affettive e analisi transazionaledi Vincenzo Guarracino
Periodico del Fondo IntegrativoSanitario per i Dipendenti del Gruppo Enel
14VoiFisde
5Comunicazioni
ai soci
Periodico delFondo IntegrativoSanitario per iDipendenti del Gruppo Enel
6-7
FISD
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II
numero
71Strutturesanitarie
convenzionate
24Le vostrelettere
16
13La bacheca
dei soci
62L’espertoCibo perla mente70
38
Pubblicazione trimestrale luglio/dicembre 2006 n. 6-7 Anno II
Registrazione Tribunale di Roma n. 224/2006 dell’08-06-2006
DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Michelazzi
COMITATO DI REDAZIONEGiuseppe BombaciStefano Renzo CherubiniNicola FioreMario GorgaPier Luigi LoiGiovanni MaccagnoPietro PernettiStefano PighiniVito Rossi
COORDINAMENTO EDITORIALEAntonia Lepore
DIREZIONE, REDAZIONEE AMMINISTRAZIONE00198 RomaVia Nizza, 152Tel. 06 8305 2752Fax 06 8305 [email protected]
Fotocomposizione e StampaLITO sas 00139 RomaVia Monte Fumaiolo, 24/28Tel. 06 8718 1545 Fax 06 8719 [email protected]
Progetto graficoJeikòn Stefano Trivellone e Francesca MazzaniTel. 06 8718 [email protected]
Finito di stampare nel mese di novembre 2006
Periodico del Fondo IntegrativoSanitario per i Dipendenti del Gruppo Enel
42 L’occhio pigro e l’occhio che vede troppodi Robert P. Wright
46 Mantieni giovane il tuo cuore!di Donatella Del SindacoGiovanni Pulignano e Roberto Ricci
50 Incontinenza urinaria in pediatriadi Mario De Gennaro
54 Le malattie della tiroideintervista a cura di Antonia Lepore
56 Atrofia muscolare spinaledi Marco Barra Caracciolo
62 Gli effetti della TV sugli adolescentidi Maurizio Tucci
66 Qualità della vita e disabilitàdi Paolo Meazzini
70 Cibo per la mente
71 Strutture Sanitarie convenzionate
42
62
Nel corso del prossimo mese di gennaio gli uffici del FISDE, attualmente
in Corso Trieste, traslocano nella sede di proprietà in Via Nizza.
Invitiamo pertanto i Soci ad inviare la corrispondenza al nuovo indirizzo:
FISDE - Via Nizza, 152 - 00198 Roma
18
▲ Antonio Michelazziè Presidente delConsiglio diAmministrazione del FISDE
EDITORIALE
3
In un
contesto
di clima gene-
ralmente positivo pre-
sente nelle attività del FISDE, con cresci-
ta delle attività, della copertura della
spesa dei soci e delle attese su alcuni
problemi che stanno a cuore agli stessi
soci, registriamo alcuni sviluppi e proble-
mi, di cui diamo conto:
• gli organi sociali di ARCA e FISDE
sono stati prorogati in attesa di aggior-
namenti che riguarderanno la struttura
dell’ARCA e potrebbero avere riflessi
su quella del FISDE;
• il contratto di lavoro recentemente rin-
novato contiene un impegno delle
nostre Fonti Istitutive a promuovere la
trasformazione del FISDE in Fondo di
settore;
• la istituzione di una scadenza definitiva
dei termini per l’iscrizione al FISDE da
parte dei soci straordinari, che ha
costituito una novità decisa per evita-
re comportamenti opportunistici (mi
iscrivo quando mi ammalo) intollerabili
per qualsiasi organizzazione di assi-
stenza sanitaria, ha determinato la
decadenza dal FISDE “per distrazione”
di molti pensionati che non avevano
percepito questo cambiamento. Per
evitare tali situazioni, abbiamo in corso
una trattativa con l’INPS per automa-
tizzare il versamento della quota FISDE
mediante trattenuta sulla pensione, su
delega del socio straordinario;
• si mantiene sempre viva la pressione
per ottenere l’estensione dell’assisten-
za FISDE al coniuge (sia coniuge non a
carico del dipendente che coniuge del
pensionato);
• occorre un riesame della norma che
prescrive 25 anni di permanenza in Enel
per l’iscrizione al FISDE come Soci
straordinari per i pensionati AGO, per
tener conto del personale uscito dall’E-
nel nel contesto del processo di libera-
lizzazione e privatizzazione dell’energia
elettrica, nonché del personale entrato
in Enel nel contesto del programma di
differenziazione delle attività.
svi
luppi
intorno
gli
al
di Anton io Michelazz i
Peralcuni degli sviluppi e
dei problemi citati
sono competenti le
Fonti Istitutive. Quello che il FISDE ha
fatto e può ancora fare è di prepararsi
ad ogni evenienza, valutando i problemi
organizzativi ed economici correlati all’e-
ventuale aumento del perimetro degli
assistiti, con l’elaborazione di “pacchet-
ti di assistenza sanitaria integrativa” ido-
nei per convenzioni con altre imprese
del Settore elettrico, ed idonei per l’of-
ferta a familiari dei Soci oggi non assisti-
ti, senza nessun onere per le imprese.
In proposito ricordiamo che è in corso
con successo l’estensione dell’assisten-
za FISDE ai dipendenti delle società del
Gruppo Edison con un pacchetto sani-
tario integrativo ad hoc.
Continua la crescita dei ser-
vizi FISDE nel campo della
sanità integrativa (si ram-
menta l’inserimento tra le prestazio-
ni r imborsate di quelle relative al
ciclo del parto); della medicina pre-
ventiva (oltre alla prevenzione onco-
logica, cardiovascolare, oculistica,
ortodontica per i bambini, al PTSD,
alle campagne antifumo, si avvierà
una campagna informativa su altre
patologie); del la disabil ità (nel la
Giornata nazionale del 7 ottobre
con le famiglie dei disabili è stato
lanciato un programma di arricchi-
mento dei soggiorni specialistici sia
come qualità che nella quantità, è
stato deciso l’avvio general izzato
del programma “borse lavoro”, ed è
stato confermato il proseguimento
dei progetti sul “dopo di noi”).
Nelprossimo numero po-
tremo anticipare una
prima valutazione del
bilancio 2006, per le decisioni da pren-
dere relativamente al pagamento del-
le quote di saldo.
EDIT
ORIA
LE
4
Questo numero del nostro giornale è un numero doppio, in quantoparticolarmente ricco di articoli e di notizie, per cui il prossimo numerouscirà all’inizio del 2007.
Colgo quindi l’occasione per augurare, anche a nome del Consiglio diAmministrazione e dei collaboratori FISDE, buone feste di Natale e buonanno a tutti i soci!
NOVITÀ IN MATERIA DI RIMBORSI SULLE PRESTAZIONI SANITARIE
Il Consiglio di Amministrazione del FISDE, modificando il PSAI vigente, ha stabilito
che il ricovero medico (in analogia con quanto già previsto per quello chirurgico)
venga rimborsato in unica soluzione, nella percentuale del 100% delle tariffe previ-
ste dal Nomenclatore – Tariffario.
Con la stessa delibera, è stata inoltre decisa l’ammissione a rimborso delle seguenti
prestazioni sanitarie:
■ parto naturale
■ parto cesareo
■ aborto terapeutico
■ visite specialistiche e accertamenti diagnostici correlati a parto (naturale ecesareo) e aborto terapeutico
■ noleggio di strumenti di fisiochinesiterapia, purchè associato all'intervento delfisioterapista
Il parto naturale e cesareo e l’aborto terapeutico saranno rimborsati in unica soluzio-
ne, in misura pari al 100% delle tariffe del Nomenclatore - Tariffario, nel rispetto della
normativa prevista per i ricoveri con o senza intervento chirurgico (art. 4.4 del PSAI).
Le visite specialistiche e gli accertamenti diagnostici correlati al parto (naturale e
cesareo) e all’aborto terapeutico saranno rimborsati nel rispetto della normativa e
delle percentuali previste rispettivamente per le visite specialistiche (art. 4.2 del PSAI)
e per gli accertamenti diagnostici (art. 4.3 del PSAI).
Il noleggio di strumenti di fisiochinesiterapia (comunque associato all’intervento del
fisiochinesiterapista) sarà rimborsato nel rispetto della normativa prevista dal PSAI
per la fisiochinesiterapia (art. 4.5 del PSAI). Rimane escluso il rimborso del solo
noleggio di strumenti di fisiochinesiterapia.
Le novità indicate trovano applicazione per le prestazioni fatturate a fare data dal 1°
settembre 2006.
▲ Marco Volpe è Segretario del Consiglio di Amministrazionedel FISDE
COMUNICAZIONI ai SOCI
COMUN
ICAZIONI AI SOCI
5a cura d i Marco Vo lpe
■ La quota associativa per il rinnovo
dell’iscrizione al FISDE in qualità di so-
cio straordinario nel 2007 non subisce
variazioni rispetto al 2006.
■ L’importo della quota associativa è
pertanto confermato in 250 Euro.
■ Il pagamento di tale quota va effet-
tuato entro il 31 marzo 2007; in tal mo-
do, sarà garantito il diritto alla continui-
tà delle prestazioni del Fondo, con
l’eccezione delle prestazioni di assisten-
za sanitaria in forma diretta, la cui ero-
gazione potrà avvenire soltanto a paga-
mento effettuato della quota associativa.
Il pagamento della quota associativa -
senza alcuna maggiorazione - potrà
essere effettuato anche nei tre mesi suc-
cessivi, e dunque fino al 30 giugno
2007. In tal caso, il diritto alle prestazio-
ni decorrerà dalla data di iscrizione.
■ Il mancato rinnovo dell’iscrizione en-
tro il 30 giugno 2007, comporterà la de-
cadenza automatica dal diritto ad iscri-
versi al FISDE.
■ La quota associativa annuale do-
vrà essere versata, nel rispetto dei
termini sopra indicati, sul conto cor-
rente postale n. 95885000 intestato al
Fondo Integrativo Sanitario dei Dipen-
denti del Gruppo Enel – Roma.
■ I soci straordinari in regola con l’i-
scrizione per l’anno 2006, potranno
utilizzare il bollettino di conto corren-
te postale prestampato che sarà loro
inviato dal FISDE.
■ Sarà opportuno che i soci che non
riceveranno a casa il bollettino nei
prossimi giorni verifichino la regolari-
tà della propria iscrizione presso le se-
di dell'ARCA e utilizzino un bollettino
di conto corrente postale libero per il
pagamento della quota 2007.
■ Al fine di accelerare i tempi della regi-
strazione del rinnovo di iscrizione e frui-
re quindi delle prestazioni del Fondo,
sarà cura del socio esibire allo sportello
ARCA copia dell’attestazione dell’avve-
nuto pagamento.
RINNOVO ISCRIZIONE ANNUALE IN QUALITÀ DI SOCIO STRAORDINARIO QUOTA ASSOCIATIVA ANNUALE 2007
COM
UNIC
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SOCI SUPERSTITI
■ Si ricorda che, come prevede lo Sta-
tuto del Fondo, il socio straordinario su-
perstite ha diritto alle prestazioni del FI-
SDE a condizione che, nel l ’anno
precedente a quello della iscrizione/rin-
novo, il reddito del suo nucleo familia-
re, escludendo dal computo la pensio-
ne di reversibilità o indiretta, non sia
stato superiore a 3 volte il trattamento
minimo di pensione INPS.
■ Si considerano componenti del nu-
cleo familiare: il coniuge superstite, l’or-
fano od equiparato del socio
ordinario/straordinario aventi diritto a
pensione di reversibilità o indiretta a ca-
rico dell’evidenza contabile separata co-
stituita nell’ambito del Fondo Pensioni
Lavoratori Dipendenti (ex “Fondo di Pre-
videnza Elettrici” – FPE”) dell’INPDAP ov-
vero a carico dell’AGO/Fondo Pensio-
ne lavoratori dipendenti.
■ Entro il 30 settembre di ciascun an-
no, i soci straordinari superstiti sono te-
nuti a presentare, alle sedi territoriali
competenti del service ARCA, copia del-
la documentazione fiscale attestante il
reddito del proprio nucleo familiare re-
lativamente all’anno precedente, speci-
ficando gli importi percepiti a titolo di
pensione di reversibilità o indiretta, uni-
tamente ad una autocertificazione atte-
stante la composizione del proprio nu-
cleo familiare alla data del 31 dicembre
dell’anno precedente.
■ Qualora dalla documentazione presen-
tata risulti un reddito complessivo supe-
riore al parametro sopraindicato (il triplo
del trattamento minimo di pensione
INPS), dovrà essere restituito al FISDE il
corrispettivo di ogni prestazione/rimbor-
so nel frattempo eventualmente ottenuti.
In tal caso, il FISDE provvederà alla resti-
tuzione della quota versata.
■ I soci superstiti non sono tenuti al pa-
gamento della quota annuale per tutto il
periodo in cui il loro reddito superi il para-
metro reddituale.
Potranno iscriversi di nuovo al cessare di
tale situazione reddituale, presentando
copia della documentazione fiscale atte-
stante il reddito del nucleo familiare rife-
rito agli anni per i quali non hanno proce-
duto all’iscrizione, specificando gli impor-
ti percepiti a titolo di pensione di
reversibilità o indiretta, oltre alla autocer-
tificazione attestante la composizione del
proprio nucleo familiare al 31 dicembre di
ciascun anno precedente a quello per il
quale non è stata rinnovata l’iscrizione.
■ L’esatto ammontare del trattamen-
to minimo di pensione INPS relativo
all’anno 2006 (anno di riferimento per
il 2007), sarà noto solo nel mese di
dicembre 2006 e potrà essere richie-
sto alle sedi ARCA.
COMUN
ICAZIONI AI SOCI
7
■ Si ricorda che gli aventi diritto, in base
allo Statuto vigente, ad assumere la qua-
lifica di soci straordinari, debbono prov-
vedere alla iscrizione per la prima volta al
FISDE in qualità di soci straordinari entro
tre mesi dalla cessazione dal servizio; in
tal caso, avranno altresì diritto alla conti-
nuità delle prestazioni del Fondo.
■ Potranno anche procedere alla iscri-
zione entro i successivi tre mesi; in
ogni caso, la mancata iscrizione al FI-
SDE entro il termine di sei mesi dalla
cessazione dal servizio comporta la
decadenza automatica dal diritto ad
iscriversi al Fondo.
■ Oltre alla domanda di iscrizione (cor-
redata della documentazione prevista),
gli aventi diritto alla iscrizione per la
prima volta al FISDE come soci straordi-
nari sono tenuti al versamento della
quota associativa annuale pro-quota in
dodicesimi, calcolando a tal fine i mesi
che mancano alla conclusione dell’anno
(1° gennaio – 31 dicembre), a partire dal
mese successivo a quello della quie-
scenza.
■ Maggiori informazioni (anche per quel
che attiene alla documentazione da pre-
sentare) possono essere richieste allo
sportello ARCA.
ISCRIZIONE PER LA PRIMA VOLTA AL FISDEIN QUALITÀ DI SOCIO STRAORDINARIO (A SEGUITO DI CESSAZIONE DAL SERVIZIO LAVORATIVO)
COM
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8
■ Finora, per fare prevenzione oncologi-
ca o cardiovascolare, occorreva attende-
re che la convenzione stipulata dal FISDE
con la Lega Italiana per la Lotta contro i
Tumori (LILT) o quella stipulata con l’As-
sociazione Nazionale dei Medici Cardio-
logi Ospedalieri (ANMCO) “arrivasse”
nella propria provincia di residenza. Gli
screening di medicina preventiva poteva-
no infatti essere effettuati esclusivamen-
te nell’ambito dei programmi organizza-
ti dal FISDE con tali organizzazioni.
■ Con la novità da poco introdotta, il
FISDE, pur confermando l’impegno
organizzativo teso alla progressiva esten-
sione su tutto il territorio nazionale della
importante collaborazione con la LILT e
con l’ANMCO, ha voluto offrire ai propri
assistiti l’opportunità di fare comunque e
da subito prevenzione oncologica e car-
diovascolare.
■ Pertanto, nel triennio 2006 – 2008,
gli assistiti FISDE, residenti nelle pro-
vince da completare e che si trovino
nelle fasce di età previste dal proto-
collo per la prevenzione cardiovasco-
lare e da quello per la prevenzione
oncologica potranno liberamente sce-
gliere se inserirsi nei programmi ANM-
CO e LILT (ove attivati nella propria pro-
vincia) oppure, in via alternativa, effet-
tuare gli screening presso strutture sa-
nitarie e specialisti liberamente scelti.
■ Naturalmente, i programmi avviati dal
Fondo in collaborazione con ANMCO e
LILT - organizzazioni leader nel settore di
rispettiva competenza - presentano
caratteristiche di maggiore strutturazione
e coordinamento. Per quanto possibile,
è quindi meglio inserirsi nei percorsi tra-
dizionali, aderendo alla lettera – invito che
il FISDE invia ai soci, man mano che
l’ANMCO e la LILT comunicano l’attiva-
zione di nuove province. In tal caso, oltre-
tutto, gli screening previsti dal protocol-
lo sono pagati direttamente dal Fondo.
■ Qualora tuttavia l’assistito scelga di
avvalersi, per l’effettuazione degli accer-
tamenti, di strutture sanitarie e profes-
sionisti liberamente individuati, potrà
chiedere al FISDE il rimborso in unica
soluzione delle spese sostenute, entro
predefiniti limiti massimi.
■ Destinatari degli screening, aree
territoriali interessate, screening previ-
sti, limiti di rimborso nonché le altre
principali regole sono indicati nelle pa-
gine che seguono.
PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE E PREVENZIONE ONCOLOGICA
Con una recente delibera, il Consiglio di Amministrazione del FISDE haintrodotto importanti novità in materia di fruizione delle prestazioni diprevenzione cardiovascolare e di prevenzione oncologica.L’obbiettivo è quello di completare nel triennio 2006 - 2008 la primacampagna di prevenzione cardiovascolare e la seconda campagna diprevenzione oncologica FISDE, consentendo da subito al maggiornumero di assistiti - residenti nelle province da completare - disottoporsi agli screening.
9I soci/beneficiari residenti nelle aree territoriali interessate ed aventi i requisiti anagrafici definiti dal progetto di preven-
zione oncologica e da quello di prevenzione cardiovascolare, nel corso del triennio 2006-2008 potranno fruire, per una
volta, delle prestazioni previste da ciascuno di tali progetti.
Le prestazioni di medicina preventiva potranno essere fruite, o aderendo ai protocolli sanitari concordati con la LILT e
con l’ANMCO (man mano che tali protocolli saranno attivati nelle varie province, nel corso del predetto triennio) oppu-
re effettuando le visite e gli accertamenti presso medici specialisti e strutture sanitarie liberamente scelti.
La partecipazione ai Programmi di medicina preventiva realizzati in collaborazione con la LILT e con l’ANMCO è a cari-
co del FISDE. Qualora il socio, in via alternativa, preferisse optare per l’effettuazione delle prestazioni presso medici
specialisti e strutture sanitarie di propria scelta, il FISDE rimborserà, entro definiti tetti massimi, le spese sostenute per
gli screening.
Condizione per il rimborso è l’effettuazione di tutte le prestazioni previste da ciascun protocollo.
La richiesta di rimborso dovrà essere presentata allo Sportello ARCA, utilizzando il modulo in uso per i rimborsi sani-
tari in forma indiretta. Nella prima pagina del modulo, quale “descrizione della prestazione”, occorrerà specificare che
trattasi di prestazioni eseguite nell’ambito dei programmi di medicina preventiva; non dovrà essere compilata, nella
terza pagina del modulo, la parte riservata alla “Certificazione del proprio medico di fiducia”.
La domanda, completa di tutti i documenti di spesa, dovrà essere presentata entro il sessantesimo giorno successi-
vo a quello della data dell’ultimo giustificativo di spesa.
Il rimborso sarà effettuato in unica soluzione, entro i tetti massimi previsti, fino a concorrenza della spesa sostenuta.
Eventuali prestazioni sanitarie non previste dai singoli protocolli, prescritte nel corso delle visite, saranno rimborsate nel
rispetto della regolamentazione per le prestazioni sanitarie.
MODALITÀ DI FRUIZIONE DELLE PRESTAZIONI DI PREVENZIONE
ONCOLOGICA E CARDIOVASCOLARE
Destinatari
soci ordinari (e familiari a carico) e soci straordinari di entrambi i sessi appartenenti alla fascia di età 35 - 74 anni.
Aree territoriali interessate
tutte le Province; restano esclusi i soci/beneficiari residenti nelle province di La Spezia, Brescia, Udine, Bologna, Roma,
Ascoli Piceno, Caserta, Potenza, Foggia, Palermo, Trapani, Cagliari che si siano già sottoposti agli screening nell’am-
bito della campagna organizzata con l’ANMCO.
Prestazioni ammesse a rimborso
• prelievo ematico per la determinazione della glicemia a digiuno, della colesterolemia totale, trigliceridi, colesterolo
HDL, creatininemia;
• visita specialistica cardiologica
• elettrocardiogramma;
Limite massimo di rimborso: Euro 170
PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE
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Prevenzione secondaria dei tumori
• della mammella e dell’apparato genitale nelle donne
• della cute in entrambi i sessi
• del colon-retto in entrambi i sessi
• della prostata negli uomini
Destinatari
soci ordinari (e familiari a carico) e soci straordinari: donne di età pari o supe-
riore ai 20 anni, uomini di età pari o superiore ai 40 anni
Aree territoriali interessate
tutte le province
PRESTAZIONI AMMESSE A RIMBORSO
PER DONNE DI ETÀ COMPRESA TRA I 20 AI 39 ANNI
• visita oncologica (con particolare riferimento a seno, cute e cavità orale)
• visita ginecologica + Pap-test
• eventuale ecografia mammaria e transvaginale su indicazione clinica
Limite massimo di rimborso: Euro 210
PRESTAZIONI AMMESSE A RIMBORSO
PER DONNE DI ETÀ PARI O SUPERIORE AI 40 ANNI
• visita oncologica (con particolare riferimento a seno, cute e cavità orale)
• visita ginecologia + Pap-test
• mammografia + eventuale ecografia su indicazione del radiologo
• ricerca Sangue occulto feci
Limite massimo di rimborso: Euro 210
PRESTAZIONI AMMESSE A RIMBORSO
PER UOMINI DI ETÀ COMPRESA TRA I 40 E I 49 ANNI
• visita oncologica
(con particolare riferimento cute, cavità orale ed esplorazione rettale)
• ricerca Sangue occulto nelle feci
Limite massimo di rimborso: Euro 210
PRESTAZIONI AMMESSE A RIMBORSO
PER UOMINI DI ETÀ PARI O SUPERIORE AI 50 ANNI
• visita oncologica
(con particolare riferimento a cute, cavità orale ed esplorazione rettale
• ricerca Sangue occulto nelle feci
• PSA
Limite massimo di rimborso: Euro 210
PREVENZIONE ONCOLOGICA
GUIDA OPERATIVA
■ Finalità della campagnaLa campagna si propone di consentire ai soci/beneficiari delle prestazioni delFISDE di verificare, mediante controllo oculistico, il rischio di glaucoma, distac-co di retina e di maculopatia, nonchè di eventuali altre patologie (es.: occhiopigro nei bambini).
■ Destinatari della campagnaSono destinatari della campagna i soci ordinari e straordinari del FISDE e ifamiliari fiscalmente a carico dei soci ordinari. Alla campagna possono partecipare i soggetti di entrambi i sessi, di tutte le età.
■ Durata della campagnaLa campagna di prevenzione oftalmologica rimane aperta negli anni 2006 e2007. Nel periodo di apertura della campagna è possibile fruire una sola voltadelle prestazioni.
■ Modalità di fruizione delle prestazioniCiascun assistito, interessato a partecipare alla campagna, potrà recarsi da unmedico oculista di fiducia e chiedere di essere sottoposto alla visita specialisti-ca di prevenzione. Gli esiti della visita potranno essere raccolti, a cura dell’ocu-lista, nel “referto della visita di prevenzione” (vedi pagina seguente modulo 1).
Il costo della visita sarà rimborsato dal FISDE, in unica soluzione, entro il 120%della tariffa prevista dal Nomenclatore-Tariffario per le viste specialistiche (dun-que entro il tetto di 72 Euro).
Per ottenere il rimborso, entro il tetto appena indicato, occorrerà presentare alservice ARCA la seguente documentazione:
• domanda di rimborso delle prestazioni (modulo verde per le prestazioni informa indiretta); si precisa che non occorrerà compilare, nella terza paginadel modulo, la “certificazione del medico di fiducia”;
• documento di spesa fiscalmente valido;• attestazione del medico che la fattura emessa riguarda visita di prevenzione
(vedi pagina seguente, modulo 2)
La domanda di rimborso andrà presentata entro il sessantesimo giorno suc-cessivo a quello del giustificativo di spesa.
■ Ulteriori prestazioni diagnostiche e specialisticheEventuali spese per prestazioni diagnostiche o terapeutiche, prescritte inoccasione della visita specialistica, saranno rimborsate dal FISDE, nel rispettodella normativa regolamentare sulle prestazioni sanitarie.
CAMPAGNA DI PREVENZIONE DELLE MALATTIE OFTALMOLOGICHE
Facendo seguito al lancio della campagna di prevenzione dellemalattie oftalmologiche, avvenuto con il numero 5 di NoiFisde e sulsito www.fisde.it, in relazione ai molti quesiti da voi posti, vi forniamouna guida completa per la fruizione delle prestazioni.
COMUN
ICAZIONI AI SOCI
11
Paziente: anno di nascita:
Anamnesi familiare positiva per:
■■ glaucoma ■■ distacco di retina ■■ maculopatia ■■ altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Anamnesi personale positiva per:
■■ glaucoma ■■ distacco di retina ■■ maculopatia ■■ altro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pressione intraoculare OD:
■■ fino a 20 mmHg ■■ 21-24 mmHg ■■ 25-30 mmHg ■■ oltre 31 mmHg
Pressione intraoculare OS:
■■ fino a 20 mmHg ■■ 21-24 mmHg ■■ 25-30 mmHg ■■ Oltre 31 mmHg
Il/la paziente è: ■■ miope ■■ ipermetrope ■■ presbite
■■ È presente dispigmentazione maculare e/o drusen maculari
■■ È presente maculopatia conclamata
■■ Sono presenti distrofie retiniche periferiche regmatogene
■■ Sono presenti rotture retiniche periferiche
■■ Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il/la paziente necessita di sorveglianza per:
■■ rischio glaucoma ■■ distacco di retina ■■ maculopatia ■■ altro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il/la paziente necessita di terapia per:
■■ glaucoma ■■ prevenzione distacco di retina ■■ maculopatia ■■ altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Data
Firma del medico oculista
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Campagna di prevenzione malattie oftalmologiche
Referto della visita oculistica di prevenzione
Il sottoscritto dott. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
con studio in . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
dichiara
di aver sottoposto il sig. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
ad una visita oculistica di prevenzione delle malattie oftalmologiche (rischi di glaucoma,
maculopatia, distacco della retina, ecc.) e di aver consegnato al paziente il referto della visita
(sul modello predisposto dal FISDE) con le risultanze di quanto riscontrato.
Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il medico oculista(Timbro e firma)
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La bacheca dei soci
COMUNICATOSi porta a conoscenza a tutto il personale del Gruppo Enel che, sin dal lontano1963, fu costituito un Gruppo Donatori Volontari Sangue Enel a carattere socio-umanitario, che fa capo alla C.R.I.- Via Ramazzini 31, Roma.
Come ben si sa la carenza di sangue, a Roma e nella Regione Lazio, è notevole,quindi invito tutti i donatori e chi volesse diventare tale a recarsi presso la CRI – ViaRamazzini o nei vari centri sottoelencati, per la donazione.
Bisogna ricordare, infine, che donare il sangue è una grande prova di solidarietà eche il Vostro piccolo grande gesto di generosità può salvare ed aiutare chi ne habisogno.
Qui di seguito, pertanto, vengono elencati i C.N.T.S. periferici dove è possibile effet-tuare la donazione a favore del Gruppo Donatori della C.R.I. - Enel – n. 84 –
L'occasione mi è gradita per salutarVi e ringraziarVi anticipatamente per l'impegnoche certamente come sempre vorrete apportare.
GRUPPO DONATORI (SEDE)Via Bernardino Ramazzini, 31- tel. 06/65750280-288
S. EUGENIOV.le dell’Umanesimo, 10 – tel. 06/5926198S. SPIRITOLungotevere in Sassia, 1 – tel. 06/68352278S. RAFFAELEVia Chianesi, 53 – tel. 06/52406120 – 06/386999
Luigia MigliavaccaCapo Gruppo Donatori Sangue
Roma, 12/10/2006
CAMPAGNA DONAZIONI DI SANGUE DEL SAN FILIPPO NERI
13
L’Azienda ospedaliera San Filippo Neri
di Roma, in collaborazione con l’Asso-
ciazione donatori di sangue San Filippo
EMA.S.F. e con il II Municipio ha organiz-
zato una mattinata di donazioni di san-
gue per il giorno 23 ottobre 2006.
Al fine di illustrare l’organizzazione del
servizio, la gestione delle emergenze e
gli impieghi del sangue, il FISDE ha pro-
posto una conferenza informativa, tenu-
ta dal dottor Francesco Equitani,
responsabile dell’Unità Operativa “Rac-
colta, produzione e compensazione
emocomponenti sul territorio” e dal dot-
tor Giancarlo Carbone, Dirigente medico
e Referente per l’Area donazioni di san-
gue, entrambi del San Filippo Neri, che
si è tenuta nei locali dell’Auditorium di
Viale Regina Margherita 125 in Roma,
giovedì 19 ottobre.
Durante la conferenza sono state spie-
gate nel dettaglio le modalità con cui
viene effettuato il prelievo di sangue,
nonchè l’importanza, per la prevenzione
primaria, del chek up generale e degli
esami ematochimici di controllo che il
donatore di sangue avrà l’opportunità di
eseguire nella stessa mattinata della
donazione.
Infine sono state riassunte le norme
contrattuali che regolano le donazioni di
sangue per i dipendenti Enel.
▲ Stefania ScaliCentralinista Zona di Prato
Penso di poterdire che ENEL è frale prime aziende,se non la prima inassoluto, checonsideraseriamente efattivamentel’aspetto dellariqualificazione edel ricollocamentodi personale condeficit visivo.
Poisono trascorsi ben tre
anni, ma ciò che abbia-
mo potuto apprendere
nel corso svoltosi a Bologna è andato ben
oltre ogni mia più rosea aspettativa.
Il corso al quale ho partecipato dal 5 al
16 giugno, tenutosi presso l’Asphi di
Bologna, ha visto 11 partecipanti non
vedenti. Il Fisde (che lo ha fortemente
voluto) ha puntualmente organizzato il
soggiorno ed il nostro accompagna-
mento in quei giorni.
Il corso è stato ben strutturato: si pro-
poneva di darci le basi per l’uso del
personal computer attraverso l’ausilio
di programmi con sintesi vocale; pro-
grammi che ci consentono l’utilizzo di
molti applicativi.
L’insegnante, Marina Vriz, non vedente,
laureata in informatica, ha saputo tra-
smettere a tutti noi un po’ della sua pas-
sione per il computer. Abbiamo potuto
conoscere meglio Windows, Jaws (il
software creato appositamente per uti-
lizzatori non vedenti), Word, Microsoft
Outlook, apprendere a navigare su Inter-
net e un po’ di Excel.
VOIF
ISDE
14
Nel giugno di tre anni fa mi sono recata alla Verna,ad un convegno interregionale del Fisde,
con un preciso obiettivo.Volevo chiedere al Fisde se poteva farsi carico di organizzare un corso per la riqualificazione
ed il successivo ricollocamento dei centralinisti non vedenti.
In un gruppo di lavoro ho fatto la mia richiesta,che è stata poi riportata nelle conclusioni del Convegno.]
{
aldi làdelleaspettative
di Stefan ia Scal i
“
”
Ora sta a noi ad approfondire, per
crescere.
Sono stati giorni molto intensi ed impe-
gnativi, ma anche piacevoli perché si è
creato fra tutti un buon affiatamento ed
una sana collaborazione.
In alcuni momenti del corso sono sta-
ti presenti alcuni dirigenti dell’Enel e
del Fisde.
Si è parlato anche della nostra ricolloca-
zione e di quali siano i futuri profili pro-
fessionali che potremmo andare a rico-
prire. L’azienda ci considera risorse e, se
ci vengono dati gli strumenti opportuni,
noi potremo diventarlo sempre più.
Con questo, non ci nascondiamo certo
le varie difficoltà che indubbiamente ci
attendono nel lasciare un lavoro del tutto
accessibile ed oramai ben conosciuto,
con garanzie legislative sia dal punto di
vista dell’indennità di mansione che dal
punto di vista pensionistico, per una atti-
vità che presenta molte incognite. La
prospettiva di una crescita professiona-
le, può essere comunque la molla che ci
spinge a superare queste difficoltà.
L’utilizzo dei nuovi applicativi, pur con
l’aiuto della sintesi vocale, richiede,
comunque, per noi un grande sforzo
di concentrazione e tanta, tanta appli-
cazione.
Si intravedono comunque delle prospet-
tive inimmaginabili solo fino a qualche
anno fa…
Penso di poter dire che ENEL è fra le
prime aziende, se non la prima in asso-
luto, che considera seriamente e fattiva-
mente l’aspetto della riqualificazione e
del ricollocamento di personale con
deficit visivo.
Ritengo che tutto ciò sia anche il risulta-
to di una “sensibilità alla solidarietà” che
in azienda ancora si percepisce. In pas-
sato, più di adesso, si è investito, in soli-
darietà. Mi riferisco, ad esempio, alla
costituzione del Fondo Handicap all’in-
terno del Fisde.
Il valore sociale di questa iniziativa è
facilmente comprensibile.
Credo proprio che la sinergia fra tutte le
componenti, abbia permesso la realizza-
zione di questo importante progetto, che,
oltre a creare nuove opportunità per i non
vedenti, porterà ad un miglior utilizzo del-
le risorse all’interno dell’Azienda.
Venerdì 7 luglio u.s. si è svolta, presso la
sede Enel di Roma, in viale Regina Mar-
gherita, la consegna degli attestati di
partecipazione ai corsi di “alfabetizzazio-
ne informatica di personale con deficit
visivo”, per i partecipanti ai tre corsi che
si sono svolti a Bologna.
Da parte mia un ringraziamento a tutte le
persone che hanno collaborato alla rea-
lizzazione di questo importante progetto.
Si è parlatoanche della nostraricollocazione e diquali siano i futuriprofili professionaliche potremmoandare a ricoprire.L’azienda ciconsidera risorsee, se ci vengonodati gli strumentiopportuni, noipotremo diventarlosempre più.
VOIFISDE
15
“
”
▲ Per conosceremeglio Stefano Bini,Ste per gli amici,visitate il suo sitowww.ste75b.com
Quest’anno ho fatto
una vacanza specia-
le. Ho cambiato pe-
riodo, meta e pure associazio-
ne: e allora via verso una nuo-
va avventura! In Toscana e più
precisamente a Principina in
provincia di Grosseto, la se-
conda e la terza settimana di
luglio con il gruppo BABELE.
Questa vacanza aveva un ob-
biettivo: per la fine del soggior-
no dovevamo aver realizzato un
cortometraggio, per questo fra
gli accompagnatori c’era un re-
gista che ha lavorato anche in
RAI. Lui ci ha spiegato alcune
nozioni del cinema, che io non
ricordo (l’esperienza è da rifare
anche per questo), poi ha chie-
sto ad alcuni di noi di pensare
a delle idee per la realizzazione
del corto, e naturalmente chi
non ha fatto l’attore è stato im-
pegnato nella preparazione del-
la scenografia e di tutto il resto.
In pratica tutti i partecipanti del
soggiorno hanno avuto una par-
te importante per il successo fi-
nale del nostro film.
La trama in breve: due ragazzi
innamorati passeggiano tran-
quillamente, ad un certo punto
si fermano, si stanno per bacia-
re... Ma lui per terra vede, na-
scosto tra le foglie, un vecchio
diario. Incuriositi i due ragazzi
sfogliano e leggono quel libro
così misterioso e scoprono che
su ogni pagina vi è una storia.
Qui entrano in scena altri pro-
tagonisti che raccontano: alcu-
ni i loro sogni e altri dei picco-
li momenti della bellissima va-
canza... Non vi dico di più, è da
vedere non da raccontare.
Occhioal talento!
VOIF
ISDE
16
di Stefano B in i
Questa vacanza è stata caratte-
rizzata da un altro fatto che chi
come me è appassionato di cal-
cio non poteva perdere: la finale
mondiale ITALIA – francia (Nb.
francia minuscolo apposta).
Mamma mia che ”casino” quan-
do l’ITALIA ha vinto! Alla fine gli
appassionati avevano coinvolto
gli altri, e all’ultimo rigore siamo
esplosi tutti, indescrivibile la
gioia. CAMPIONI del MONDO!!!
Dopo un po’ di trambusto siamo
partiti alla volta di Grosseto, con
quattro pulmini e una macchina
per far festa. Grosseto come,
penso, tutte le città d’Italia era
piena di gente festante, clacson
che suonavano, bandiere e
maglie dell’Italia ovunque, tutti
euforici!!! CAMPIONI DEL
MONDO!!! Questa Partita ha
cambiato anche l’andamento
della mia vacanza, infatti avevo
detto che se l’Italia avesse vinto,
l’indomani e per tutti i giorni a
venire avrei fatto il bagno in pisci-
na, qualora ci fossimo andati. Io il
mio pegno l’ho pagato, ma qual-
cun altro ha fatto orecchie da
mercante rimandando e chi sa
poi se l’ha fatto, come detto, a
fine estate. Vero Alex?
Questo soggiorno è stato una
nuova avventura: molti posti
nuovi visitati, tra i quali Certaldo
con gli spettacoli degli artisti di
strada, l’isola d’Elba e il suo bel-
lissimo mare, Castiglion della
Pescaia, Capalbio, ecc; molta
gente nuova e quindi nuove
conoscenze e amicizie, e alcune
sono diventate più speciali e
affiatate.
Una bella esperienza sicuramen-
te da ripetere...
Per finire vorrei spendere due
parole per gli accompagnatori
che ci hanno assistito per 15
giorni e ringraziarli per tutto quel-
lo che fanno, mettendo sempre
davanti le nostre esigenze, trat-
tandoci però alla pari, dandoci
molta fiducia in ogni cosa che
facciamo. Non so proprio come
esprimere quello che provo per
questi ragazzi, credo comunque
che loro lo sappiano bene.
▲ Il cortometraggio«Giro di vite» è statorealizzato daipartecipanti alsoggiornospecialistico estivo«Occhio al talento».I partecipanti hannoavuto la possibilità diapprendere, diformarsi, dicimentarsi nel campodella videoproduzionecon l’intento diacquisire strumenti etecnicalità lavorative.L’attività formativa siè articolata in unaserie di incontriindividuali e digruppo a partire dallateoria fino allarealizzazione diquesto video.
17
Giro di vite
SPUNTI
Nella hall imperversa Paolo, ora Vescovo
poi chierichetto, quindi spasimante della
splendida Maria, poscia mezzo maître
tutto inchini e baciamano e niente serve ad
azzittirlo. Stefano di contro, intellettuale
d’avanguardia, non fa altro che corrergli incontro rimediando a più non posso bene-
dizioni “Urbi et Orbi” ma più orbi che urbi. Dietro a loro si alza uno strillo da gallo
cedrone, è la Terry che da sfogo alla sua gioia. Ora dolce e pomiciona poi recalci-
trante abbraccia forte, forte la Gina sua inseparabile amica, piccola, carina e dol-
cissima con tutti. Arriva Mario, con la chitarra in mano che ci canta le canzoni di
Battisti con struggente maestria, sempre rincorso da Andrea irrimediabilmente
spettinato. Tra nuvole di fumo si materializza imponente Isabella con l’immancabi-
le sigaretta seguita a ruota da Nicoletta, una gazzella dagli splendidi occhi verdi,
sempre sorridenti. Si staglia Ulla, splendida bionda dagli occhi azzurri dolcissimi,
come il suo immancabile sorriso accompagnata da una bolognese doc, Anna Maria,
dallo spiccio scilinguagnolo e una grande contagiosa simpatia. Marcello snello e
scattante, sempre gentile e caro è l’Eminenza grigia di Tommaso che suo malgra-
do è costretto a fare l’eremita. C’è la cara signora Luciana che è la più giovane del
gruppo e a dispetto delle sue varie primavere partecipa con entusiasmo alle mani-
festazioni. È accompagnata da quella sbarazzina di Federica che nonostante le
sue treccine birichine parla quattro lingue. C’è il gatto Cesario, sempre sornione,
che arriva motorizzato con alle terga il fedele Tiziano, pittore di nota fama. Gian-
marino da Verona, pare che non se la vuole, è invece sempre attento e affettuoso
con la sua Pina. Con lui c’è Antonio, un vero ragazzo d’oro, sempre attento e pieno
di premure. Antonio “Lucano” poco amaro molto “fico”, ballerino di fama seguito da
presso da Angelo il “Fra Ciufoli” dell’Auriga. Provetto suonatore di chitarra e valen-
te canterino. La “Volpe” (Silvano) uomo di pansa, pensa molto e brontola di più, dis-
pensa consigli a destra e a manca ma manca chi gli da retta. La sua anima gemel-
la, Antonio, sornione e furbetto è un gran bravo ragazzo e ci vuole ben poco per
accorgersene. Che dire poi del nostro eroe, Flaviano, eccezionale cantante che ha
vinto all’unanimità la “Corrida” dell’Hotel Castanea, simpatico ed arguto è una cara
persona come lo è Simone sempre allegro, scherzoso e birichino. Benedetto, con gli
occhiali sul naso, è il nostro Infermiere- Angelo Custode, di tutti i nostri acciacchi,
sempre con la siringa in mano e le tasche ricolme di pillole. Infine, eclettica, simpa-
tica, decisa, spiritosa c’è Monica, la nostra “Capo”. Coccola tutti ed è da tutti coc-
colata. È generosa, instancabile e di una dedizione eccezionale.
Una splendida, unica, cara persona.
VOIF
ISDE
18
UNO SPLENDIDOSOGGIORNO!
di S i lvano Rossett i
A tutti i partecipanti un ringraziamento
reciproco da parte di ciascuno di noi
all’altro, in un infinito abbraccio di solida-
rietà, di amore e di felicità per i giorni tra-
scorsi serenamente. Un ringraziamento
profondo e sincero va al FISDE che ci ha
regalato questo periodo di relax e di
confortevole soggiorno consentendoci,
per quanto possibile e compatibile con i
nostri problemi, di vivere giorni sereni.
Confidiamo che ciò si perpetui nel
tempo ed in altri soggiorni. Chi non è
nelle nostre condizioni non immagina
neanche lontanamente il bene che ciò ci
procura sotto tutti i punti di vista.
Grazie ancora. Un abbraccio infinito,
colmo di gratitudine ad Auriga per le
persone che ci ha affiancato, per la loro
dedizione, umanità, freschezza, simpa-
tia e gioia di vivere.
Un bacio a tutti con tanto affetto. Da tutti
noi un grazie immenso e un arrivederci a
presto… Silvano
Nelle immagini i partecipanti al soggiornospecialistico integratoper disabili over 50Porretta Terme29/09/2006
VOIFISDE
19
I docenti ed i formatori della cooperativa
tengono corsi di orientamento e formazio-
ne al lavoro a beneficio di nove ragazzi
diversamente abili. Tra questi ci sono
anch’io.
Il progetto ha due scopi:
• Compiere con noi soggetti disabili,
attivi e determinati corsisti, un percorso
che, rispettando gli interessi e le volontà
personali, faccia emergere le conoscen-
ze di base possedute, fornisca gli inse-
gnamenti adeguati per conoscere e
valutare quali sono le figure professionali
più richieste dal mercato del lavoro e
soprattutto, ci faccia acquisire le capaci-
tà e le compenze necessarie per svolge-
re una precisa attività in un determinato
settore.
• Affidare a noi, i ragazzi del Progetto
Eridano, la costituzione, l’amministrazio-
ne e la gestione di una cooperativa
sociale che sarà una risposta concreta
per un “dopo di noi” senza incubi.
Mai termina il percorso formativo di una
persona e, quindi, solo per esigenze di
organizzazione questa esperienza for-
mativa è stata divisa in due fasi.
La prima fase, che ha richiesto la
nostra permanenza in Ostuni per due
settimane ogni mese, è terminata il 6
ottobre 2006.
Alcuni di noi hanno già lavorato in vere
strutture e hanno acquisito esperienza
dallo stage realizzato.
La fase formativa di base si è composta
di diversi moduli collegati.
Il modulo di orientamento ci ha per-
messo di simulare colloqui di lavoro fina-
lizzati all’assunzione in azienda.
Il modulo di informatica ci ha offerto le
informazioni e le competenze per co-
struire il sito web del progetto (www.pro-
gettoeridano.net) e per conseguire la pa-
tente europea del personal computer.
Lavoro & Handicapun binomio rea l i zzabi le
VOIF
ISDE
20
Per voi lettori di questo giornalenon costituisce una novità
il supporto concreto che il FISDE riserva alle famiglie
conviventi con soggetti dotati di diverse abilità.
Ad ulteriore sostegno,il FISDE finanzia
il “Progetto Eridano”ad Ostuni (Brindisi) con la collaborazione
della cooperativa sociale “La Ragnatela”.]
{
di Pao la Ep i fano
Il modulo di attività espressiva ha
fatto emergere le nostre capacità di
improvvisazione e immediatezza, neces-
sarie anche nel mondo del lavoro.
Il modulo di grafica pubblicitaria ci
ha fornito le competenze per creare, ad
esempio, un nuovo logo per il FISDE.
Durante il modulo di turismo sociale
abbiamo realizzato una guida turistica
dell’alto Salento, cercando di far emer-
gere sia la mentalità imprenditoriale che
lo spirito di gruppo.
La seconda fase prevede una forma-
zione specialistica più individualizzata e
aderente a quella che sarà la nostra
reale occupazione da svolgere, a scelta,
nel luogo dove ognuno di noi vive oppu-
re all’interno della cooperava sociale,
dotata già della sede, attualmente in
fase di ristrutturazione, sita in Brindisi.
Le barriere architettoniche non saranno
presenti in questa struttura, che com-
prenderà l’area sportiva (piscina e pale-
stra attrezzata per la fisioterapia, ecc.), e
l’area destinata al turismo sociale (che
prevede la creazione di un albergo in
grado di accogliere e supportare i turisti
abili e disabili). Qualcuno di noi, con le
specifiche capacità professionali, si
occuperà delle pubbliche relazioni del-
l’albergo. Nella struttura sarà inoltre pre-
sente il laboratorio di informatica che
sarà la sede dei corsi di formazione e di
informatica che realizzeremo in favore
dei terzi e, in particolare, dei soggetti
diversamente abili che risiedono in quel-
la zona e che devono inserirsi nel
mondo del lavoro.
Sono sicura che presto la cooperativa
funzionerà e, quindi, vi invito tutti nel
nostro albergo!
DIARIO DI BORDO è un romanzo
autobiografico nel quale l’autrice rac-
conta la sua vita attraverso episodi e
ricordi che invitano a riflettere sulla
nascita, la morte, il dolore e la felicità.
In questo testo l’autrice, attraverso le
proprie vicende, narrate con un linguag-
gio leggero e divertente, tratta il tema
della disabilità e delle barriere psicologi-
che, anche più insormontabili di quelle
architettoniche.
Oltre ad essere una lettura piacevole,
questo romanzo ci fa riflettere sul sen-
so della vita, ci invita ad affrontare le dif-
ficoltà quotidiane senza lamentarci, per
rispetto della vita stessa e delle perso-
ne meno fortunate, e a capire che, a vol-
te, un atteggiamento positivo può aiu-
tare a superare anche gli avvenimenti più
tristi. Paola ci vuole infatti comunicare
che la disabilità non arriva per ingigan-
tire i problemi e sminuire le gioie e che
la vita è sempre degna di essere vissu-
ta con il sorriso e con la grinta.
▲ Paola Epifano è nata a Castiglione a Casauria (PE) il 3 febbraio 1961 Si è laureata ingiurisprudenzapresso l’Università diTeramo nel 1992. Dopo la laurea hascritto molti articoliper diverse testategiornalistiche e ancheper la nostra rivista.Vi presentiamo oraDIARIO DI BORDO, il suo primo romanzo.
VOIFISDE
21
Dalmese di luglio
dopo sei anni di
attività e con
molta nostalgia, ho lasciato il
FISDE in quanto la mia organiz-
zazione sindacale, la UILCEM,
mi ha chiamato a ricoprire l’inca-
rico di Vice Presidente dell’AR-
CA Nazionale, un incarico di pre-
stigio all’interno degli istituti
sociali dell’ENEL.
I sei anni trascorsi nel Consiglio
d’Amministrazione del FISDE
hanno lasciato una traccia molto
forte nel mio modo di essere; so-
no stati anni in cui ho potuto ac-
quisire nuove e più forti sensibili-
tà verso i problemi delle persone
meno fortunate nella vita e in cui
ho avuto la positiva sensazione di
fare qualcosa di importante aiu-
tando altri che avevano veramen-
te bisogno.
Inquesti anni sono state
fatte cose importanti:
s i è m ig l i o r a t a l a
“macchina”del FISDE, messa
in piedi nel migliore dei modi
dai primi Consiglieri eletti alla
fine del 1997.
Si è allargato l’ambito della medi-
cina preventiva, che è andata
oltre quella classica oncologica,
inserendo la prevenzione cardio-
vascolare, l’ortodonzia per i
bambini e, per ultima, la preven-
zione oculistica. Sono state scel-
te da tutti condivise e per questo
si sono potute avviare.
All’interno del C.d.A. si è lavora-
to sempre in
sinergia nell’in-
teresse dei soci.
Non vi è mai stata
differenza tra i Consiglieri nomi-
nati dall’ENEL e i Consiglieri di
parte sindacale eletti dai soci:
abbiamo lavorato sempre tutti
insieme, un vero esempio positi-
vo di gestione congiunta tra
Azienda e Sindacato.
Anche tra le rappresen-
tanze sindacal i v i è
stato un atteggiamen-
to di estrema collaborazione,
non c’è mai stata differenzia-
zioni di sigle nell’esporre le
proprie convinzioni sui vari ar-
gomenti anche se non sono
mancati i distinguo gestiona-
li, cosa normalissima in qua-
lunque contesto associativo.
Uncapitolo a parte
merita l’att ività
verso i disabi l i
che ha raggiunto livelli quasi
d’eccellenza con le ultime ini-
ziative dei progetti speciali.
Più volte si è detto che non ci
sono in Italia e forse anche ol-
tre, Fondi, Associazione, Enti
pubblici o privati che assisto-
no i disabili allo stesso livello
di qualità fornito dal FISDE.
Una eredità che viene da mol-
to lontano, quando non vi era
il FISDE ed era l’ARCA a for-
nire l’assistenza ai soci.
Gli Amministratori di allora han-
no avuto la sensibilità di dedica-
re notevoli risorse per aiutare i
soci che avevano figli disabili
quando, almeno in Italia, non vi
La mia esperienza al FISDE
VOIF
ISDE
22
di G iuseppe Mangione
era una sensibilità diffusa verso
il problema.
I dipendenti dell’ENEL hanno
avuto il merito di condividere
che parte del loro salario fosse
destinato ai colleghi di lavoro
più in difficoltà.
Voglio ricordare che gli stanzia-
menti agli istituti sociali sono
sempre derivati da risorse desti-
nate in busta paga e dirottate
verso l’ARCA, e poi verso il
FISDE, per fornire i servizi di
competenza ai lavoratori e ai
pensionati dell’Azienda.
Quest’ultima ha avuto il merito di
condividerne le finalità, fermo
restando gli obblighi derivanti dalla
legge 300 Statuto dei lavoratori.
Perquesta ragione
le organizzazio-
ni sindacali si
risentono quando, per la non
conoscenza dei fatti pregressi, si
asserisce che le risorse per gli
stanziamenti agli istituti sociali
sono dell’ENEL.
Sarebbe grave se non si riconos-
se la scelta nobile compiuta da
tutti i lavoratori dell’ENEL che
hanno rinunciato nel tempo, e
continuano a rinunciare, a circa
60 euro al mese in busta paga
per avere degli istituti sociali assi-
stenziali culturali e ricreativi che
molti ci invidiano.
È responsabilità degli Ammini-
stratori chiamati a gestirli dare
il massimo per migliorarne l’ef-
ficienza, tenendo sempre pre-
sente che il loro ruolo è quello
di dare il servizio migliore pos-
sibile ai soci.
Nelmio nuovo com-
pito di Vice Pre-
sidente dell’AR-
CA, ruolo simile a quello che
avevo nel Fondo, cercherò di
portare la mia personale espe-
rienza, acquisita in questi anni
trascorsi nel Consiglio d’Ammini-
strazione del FISDE, in particola-
re quella della collaborazione nel
lavoro e quella di vivere il nostro
compito come una missione di
servizio verso i soci.
Unringraziamento a
tutti coloro della
tecnos t ru t tu ra
che collaborano con il C.d.A.
e che, con il loro lavoro, hanno
permesso che quanto deciso
fosse realizzato.
Infine un auspicio.
Lostatuto del FISDE
assegna il ruolo
di Presidente alla
componente ENEL anche se
la cosa non convince (in tutti
gli istituti sociali la Presiden-
za è sempre in alternanza
delle due parti: sindacato-
azienda) e quindi sarebbe
necessario un approfondi-
mento sulla questione.
Lacosa più impor-
tante è che il Pre-
s i den t e abb i a
qualità e capacità gestionali,
ma anche che sia sensibile
verso i problemi dei soci ,
sensibilità che ha dimostrato
di avere l’attuale Presidente
l’ing. Michelazzi, che ha ca-
ratterizzato l’ottima gestione
degli ultimi anni.
VOIFISDE
23
▲ Giuseppe Mangione, che ha lasciato il Consiglio di Amministrazionedel FISDE lo scorso luglio, è attualmente Vice Presidente dell’ARCA Nazionale
@ Egr. Direttore,
comunico con Lei per chiederLe perchè
il ritardato pagamento della quota di
iscrizione annuale debba comportare la
cancellazione dal FISDE. Come Lei im-
magina e certamente comprende, può
succedere che, per un disguido, una
distrazione, un impedimento connesso
a cause di forza maggiore, il versamen-
to non venga puntualmente eseguito.
In casi analoghi, per capitoli ben più de-
licati, come le tasse, le contribuzioni ai
vari Enti (Inps, Inail, TV, ecc.) il contri-
buente viene assoggettato tuttalpiù ad
una penalità di ritardato pagamento e
mai alla perdita dei diritti.
Il FISDE ha una sua specifica finalità,
appunto integrativa dell'assistenza sa-
nitaria per quei casi in cui l'assistito
non riesce da solo a far fronte ad esi-
genze particolari che, quindi, fuoriesco-
no dalla genericità. Questi ultimi sono
in prevalenza gli anziani ai quali pertan-
to si dovrebbe rivolgere più attenzione:
almeno quella di non cancellarli per una
banalità dalle liste degli aventi diritto al-
l'assistenza sanitaria integrativa.
Grazie e se ritiene pubblichi pure que-
sto mio appunto che spero non riman-
ga inascoltato. Cordiali saluti
Pietro Aiello
Caro Aiello,
in passato i soci in quiescenza potevano
iscriversi al FISDE in qualsiasi momento,
pagando le quote relative al periodo tra-
scorso senza iscrizione. Tale regolamen-
tazione determinava la situazione che
molti si iscrivevano se e quando aveva-
no bisogno delle prestazioni del Fondo.
Mi pare chiaro che nessun Fondo sani-
tario o Assicurazione possa accettare
che gli assistiti si iscrivano al bisogno,
pena un rapido fallimento.
Per questo motivo è stato deciso un ter-
mine alla facoltà di iscriversi. Ebbene,
qualsiasi termine è criticabile e qualsiasi
ritardo può essere giudicato accettabile
o no. Sta di fatto che esisterà sempre
qualcuno che è fuori termine.
Stiamo studiando con l’INPS la possibili-
tà che i soci FISDE rilascino una delega
per la trattenuta della quota annuale da
versare al FISDE, in modo da risolvere il
problema. In caso di esito positivo si valu-
terà l’eventualità di riprendere in conside-
razione i casi fuori termine disposti alla
delega all’INPS.
Vi terremo informati sugli sviluppi trami-
te il giornale e il sito internet.
LE V
OSTR
E LE
TTER
E
24
LevostreLettere
@
@ Ho ricevuto il Vs. straordinario e gra-
dito periodico ed ho letto con soddisfa-
zione che il bilancio 2005 è soddisfacen-
te ed il Presidente dott. Michelazzi ha
annunciato alcune novità per il 2006. A
proposito di ciò vorrei formulare una
sentita richiesta che, peraltro, viene da
più parti e che molti aspettano e cioè
l’estensione dell’assistenza anche al co-
niuge del socio in pensione.
Ci sono novità in tal senso?
Distinti saluti.
Angelo Sanarico
Caro Sanarico,
innanzitutto grazie per i complimenti al
giornale. Per quanto riguarda la sua
richiesta, la praticabilità di tale apertura è
di stretta competenza delle nostre Fonti
Istitutive, che ne devono valutare l’op-
portunità, e pertanto è a queste ultime
che si deve rivolgere la sua richiesta.
Da un punto di vista tecnico, di compe-
tenza del Fondo, avendo preparato pac-
chetti di prestazioni sanitarie per i dipen-
denti Edison, siamo preparati a rendere
disponibili detti pacchetti anche a paren-
ti non assistiti dei soci FISDE senza oneri
a carico delle Aziende.
LE VOSTRE LETTERE
25
✍ Ringrazio il Fisde per avermi dato
anche quest’anno l’ opportunità di par-
tecipare ad un soggiorno specialistico
per disabili over 50, che mi auguri
possa essere replicata anche il prossimo
anno. Con questo augurio voglio espri-
mere tutta la mia riconoscenza e rimar-
care la positività che hanno questi sog-
giorni. Ci siamo trovati tra ex colleghi
Enel e abbiamo scambiato le nostre
pene, le nostre realtà di vita, abbiamo
socializzato, abbiamo cercato tutti
insieme di creare un gruppo affinché
questo soggiorno fosse da noi vis-
suto con serenità e allegria.
Affinché tutto fosse piacevole, ha
contribuito anche l’imponente
struttura residenziale dello “Atahotels
Naxos Beach Resort” che ci ha ospitato
mettendo a nostra disposizione locali,
palestra, piscina, per poter svolgere al
meglio tutte le attività inserite nel pro-
gramma di lavoro. La stessa tranquillità
del residence, immerso in un parco
naturale di agrumi, uliveti, fiori di ogni
genere, il verde dei prati, tra l’imponente
sagoma dell’Etna e il suggestivo profilo
di Taormina e l’ospitalità dei siciliani, ha
sicuramente influito a rendere più piace-
vole la vacanza.
In questo contesto grande merito va
agli operatori della Dedalus che han-
no fatto di tutto affinché il soggiorno
fosse vissuto al meglio. Debbo dire che
ci sono riusciti anche questa volta e,
con grande umanità e allegria, hanno
elargito sorrisi a tutti e con professio-
nalità si sono presi cura di noi.
È con l’amaro in bocca e con nostalgia
che lascio la terra di Sicilia, il suo sole,
anche se a tratti ha fatto le bizze, l’in-
cantevole e splendido spettacolo natu-
rale dell’immensità dell’Etna e i suoi
paesaggi, le Gole dell’Alcantara, Acitrez-
za con l’Isola Lachea e i Faraglioni, la
Villa del Casale nella suggestiva vallata
di Piazza Armerina e per finire il maesto-
so e monumentale monastero dei Bene-
dettini di Catania.
Lascio anche una parte di me agli amici
della Dedalus che ancora una volta mi
hanno aiutato ad apprezzare il vero valo-
re della vita, incoraggiandomi a conti-
nuare questo percorso e ad essere
orgoglioso di me stesso per i risultati
fin’ora acquisiti.
Con lo spirito rinfrancato e rigenerato si
fa rientro alle proprie abitazioni in seno
alle famiglie e alle nostre quotidiane abi-
tudini, ma con la speranza di ritrovarci
ancora il prossimo anno e ricreare, in
assoluta armonia con la natura, nuove
esperienze, nuove soddisfazioni e nuove
avventure.
Un arrivederci in Sardegna nel 2007.
Santu Lussurgiu, 26 Settembre 2006
Giorgio Onano
✍ In questa era dove l'evolversi della
Società moderna è portata al consumi-
smo, al potere e dove i valori sociali
verso i più deboli come i disabili sono
sempre più dimenticati, ecco mettersi in
evidenza il nostro FISDE e tutto il suo
Consiglio che lo compone: il FISDE,
infatti, sta portando avanti un progetto a
favore dei disabili, che lo rende merite-
vole sotto ogni profilo.
Questo progetto tende a non far sen-
tir il disabile solo ed emarginato dalle
strutture pubbliche e dal sociale che
lo circonda, e mira a coinvolgerlo per
renderlo pari alle altre persone e go-
dere degli stessi diritti con piena au-
tonomia di scelta.
Una delle tante iniziative a favore dei
disabili è il Viaggio della Salute, e ap-
punto ad uno di questi soggiorni salute
ho partecipato. Devo dire che sono ri-
masto soddisfatto di questa esperien-
za: sono stati 15 giorni meravigliosi.
Vi racconto la mia storia di disabile: circa
5 anni fa mi trovavo in vacanza a Pom-
pei ed all'improvviso in seguito ad un
edema polmonare entrai subito in coma
per circa venti giorni. Successivamente
ripresomi da questo infortunio la mia vita
è diventata inutile e solitària, e la paura
ha preso sempre più il sopravvento sia
in me che nella mia famiglia. La persona
in cui mi rispecchio e cioè bella, allegra e
sempre coinvolgente si è spenta. Mi
sentivo come se fossi entrato in tunnel
buio senza via d'uscita, quando un gior-
no decisi, seppure con grande scettici-
smo, di iscrivermi al Fondo Handicap.
Nei giorni a seguire ricevetti una tele-
fonata dalla Dott.ssa Nicastro che mi
propose questo “Viaggio Soggiorno
della Salute” ed io accettai con molta
diffidenza.
LE V
OSTR
E LE
TTER
E
26 @
Che dire di questi soggiorni salute, per
quanto mi riguarda può anche chiamar-
si rinascita di un disabile. Organizzato
in modo ineccepibile dal FISDE che mi
ha aiutato a venir fuori da quel tunnel,
donandomi molta forza e carica per con-
tinuare la mia lotta per la vita.
Sono stati 15 giorni stupendi e meravi-
gliosi trascorsi così intensamente pres-
so l'Hotel Orizzonte di Acireale vicino al
mare bellissimo della Sicilia e sotto alle
falde dell'Etna.
Abbiamo avuto allo stesso tempo ritmi
rilassanti e prevalentemente all'insegna
della natura, dell'attività terapeutiche, ri-
abilitative e della cultura. Siamo stati as-
sistiti 24 ore su 24 da operatori altamen-
te specializzati, un assistente per ogni
disabile, con la presenza assidua della
bellissima Dott.ssa Francesca Egitto
pronta per ogni problema.
Un grazie a Giuseppe Mangione del FI-
SDE, che è stato un punto di riferimen-
to sempre presente ed attento.
Un grazie è dir poco a tutti gli operato-
ri della Coop. Dedalus con in testa la
Presidente Giusi Musumeci ed i Suoi
capitani Luca Paradiso ed Ivana Vitale.
Un grazie al la Dott.ssa Nicastro,
Consulente della Sicilia Orientale per i
disabili, che mi ha dato l'opportunità di
partecipare.
Ed infine un grazie forte va al Presiden-
te ed al Consiglio del FISDE.
Spero solo di poter ripetere questa me-
ravigliosa esperienza in un futuro
prossimo. La mia famiglia in particolare
Vi ringrazia per avermi fatto riacquista-
re la voglia di vivere.
Antonio Lena
pensionato Enel dal 1977
iscritto al Fondo Handicap dal 2005.
✍ È con grande riconoscenza e gra-
titudine che scrivo questa lettera di rin-
graziamento al FISDE.
Mi sono trovato, a conclusione della vi-
ta lavorativa, quando si vorrebbero rea-
lizzati tanti progetti a lungo program-
mati, a dover combattere contro un
male oscuro, un disagio alimentare di un
mio familiare. Tutto è diventato terribil-
mente difficile e complicato. Poi l’incon-
tro provvidenziale con una comunità
specializzata e l’inizio di un lungo per-
corso rieducativo. Oggi, dopo vari me-
si, vediamo dei miglioramenti.
In tutto questo periodo ho avuto parec-
chi contatti con l’Ufficio ARCA sportel-
lo FISDE di Udine trovando sempre la
massima disponibilità e collaborazione
nell’accogliere e sbrigare le varie prati-
che. A tutti il mio grazie: al Consiglio di
Amministrazione del Fondo che ha ac-
colto la mia domanda, al dottor Pasco-
letti che ha seguito il mio caso con tan-
ta umanità e ai dipendenti dell’ARCA
del Friuli Venezia Giulia per l’attenzione
alla mia vicenda.
In questo periodo così difficile mi sono
reso conto veramente dell’importanza vi-
tale e determinante dell’esitenza del FI-
SDE e dell’aiuto concreto che riesce ad
offrire, facendoci affrontare con più se-
renità le difficoltà che la vita improvvisa-
mente ci mette davanti al cammino.
Vi ringrazio tutti di nuovo anche a no-
me di tutta la mia famiglia.
Lettera firmata da un socio
della provincia di Udine
LE VOSTRE LETTERE
27
▲ Da sinistra: Ubaldo Bombaci,Gianni Maccagno,Nicola Fiore, Pier Luigi Loi, Pietro PernettiConsiglieri CdA FISDE
Alle ore 09,15, i lavori
del la giornata sono
entrati nel vivo.
Il Presidente ha illustrato le inizia-
tive consolidate nel tempo e
quelle di recente attuazione, che
confermano il rinnovato impulso
che il FISDE sta dando alle pro-
prie attività.
In particolare, quelle sul versan-
te delle campagne di medicina
preventiva e quelle rivolte alle
persone disabili.
Riguardo a queste, è stato evi-
denziato come il FISDE finaliz-
zi tali sue iniziative al coinvolgi-
mento di un numero sempre
più grande di giovani parteci-
panti, adoperandosi affinché si
arrivi a registrare che tutti i gio-
vani disabili vi prendono parte
ed a far sì che i programmi dei
soggiorni specialistici compren-
dano, in aggiunta alle attività ri-
creative e riabilitative, anche dei
momenti di socializzazione al
lavoro e sperimentazione di at-
tività lavorative.
ALfine di dare la più
ampia informa-
zione sulle pros-
sime iniziative e applicando le
innovazioni introdotte nel modo
di raccogliere le adesioni delle
famiglie e le loro preferenze in
termini di date, è stato prean-
nunciato l’arrivo di una lettera
a tutte le famiglie con allega-
to un modulo mediante i l
quale dare la propria adesione
o meno alle iniziative proposte
ed indicare le date ritenute più
adatte alle proprie esigenze.
Sulla scorta dei ritorni di que-
sta prima ricognizione, i rispet-
tivi Consulenti FISDE in ogni
area territoriale, effettueranno
delle riunioni con gruppi di ge-
nitori che hanno espresso la lo-
ro adesione ai soggiorni specia-
listici rivolti ai giovani disabili ed
indicato le date preferite sia per
quanto proposto per il prossi-
mo inverno che per la prossi-
ma estate.
Sitratta d’innovazioni
procedurali che faci-
literanno la migliore
composizione dei gruppi dei
partecipanti ai differenti sog-
giorni specialistici e nel con-
tempo l’organizzazione otti-
male delle numerose iniziative.
LE A
TTIV
ITÀ
28Il 7 ottobre 2006 si è svolto l’incontro nazionale del Consiglio di Amministrazione FISDE con i disabiliassistiti, le loro famiglie,i Consulenti e le Cooperative presso l’Ergife Palace Hotel a Roma
di Vincenzo Marin iincontro nazionale
ILPresidente nel ricorda-
re l’attenzione sempre
espressa dal FISDE
per la ricerca ed per il soste-
gno alle Associazioni ed agli
Organismi che s’impegnano
nei settori delle malattie che
comportano severe disabilità,
ha invitato a prendere una
copia delle pubblicazioni della
Famiglie SMA Onlus - Asso-
ciazione tra genitori di bambi-
ni affetti da Atrofia Muscolare
Spinale (vedi articolo a pag. 54) e
del libro “Diario di Bordo” di
Paola Epifano, assistita dal
FISDE in Abruzzo di cui parlia-
mo a pag. 20.
Neldare la parola ai
rappresentanti
delle Cooperati-
ve Sociali insieme alle quali il
FISDE attua i Progetti Integrati, il
Presidente ha evidenziato come
il FISDE tenga particolarmente a
questa iniziativa che determinerà
concretamente una possibile
soluzione alla problematica della
conquista, da parte del giovane
disabile, dell’autonomia di una
vita indipendente. In modo da
affrontare il “Dopo di noi”.
Perciascuno di tali
Progetti Integra-
ti si prevede la
costituzione di un nuovo sogget-
to giuridico, Onlus o Cooperati-
va di tipo B, cui partecipino co-
me soci i giovani disabili, le loro
famiglie, rappresentanti delle Isti-
tuzioni territoriali che danno la
disponibilità delle strutture ricet-
tive, e rappresentanti della Co-
operativa Sociale con cui si at-
tua il singolo Progetto: rispetto a
tale nuovo soggetto il FISDE si
pone come “sovventore” per par-
te delle risorse necessarie e per
un numero limitato di anni. Do-
po un congruo periodo di avvia-
mento, ciascun Progetto dovrà
sostenersi da sé.
Vedremo che ciascun
Progetto ha un suo
orientamento, a cen-
tro servizi per i l territorio
(informatica, accoglienza turi-
smo sociale e religioso, docu-
mentazione del territorio, agri-
turismo, florovivaistica, ecc.).
Tra l’altro le nuove Cooperati-
ve Sociali che scaturiranno dai
Progetti Integrati avranno tutti
29
Sono state programmate le seguenti iniziative:
FFOORRMMAAZZIIOONNEE GGEENNIITTOORRII • Formazione di base (7 giorni) riservato ai genitori con bambini disabili da 0 a 14 anni che si svol-
gerà ad Urbino fra la fine di giugno ed l’ inizio di luglio.• Formazione su affettività e sessualità (7 giorni) riservato ai genitori con giovani disabili da 15 a
40 anni che si svolgerà ad Urbino fra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
SSOOGGGGIIOORRNNII SSPPEECCIIAALLIISSTTIICCII JJUUNNIIOORREESS LLUUDDIICCOO RRIIAABBIILLIITTAATTIIVVII Riservati ai figli adolescenti ed adulti dei soci. • Inverno (10 giorni): sono previsti soggiorni a fine gennaio e nei mesi di febbraio e marzo.• Estate (15 giorni): MARE: sono previsti soggiorni nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre.
MONTAGNA: sono previsti soggiorni nei mesi di luglio e agosto
SSOOGGGGIIOORRNNII BBRREEVVII JJUUNNIIOORREESS LLUUDDIICCOO RRIICCRREEAATTIIVVII Riservati ai figli adolescenti ed adulti dei soci che non hanno mai partecipato ai soggiorni specia-listici (durata 2/3 giorni)Periodo : Sono previsti soggiorni nei mesi di maggio e ottobre.
SSOOGGGGIIOORRNNII SSEENNIIOORREESS Riservati ai soci straordinari con problemi di autonomia o che necessitano di cure riabilitative spe-cialisticheEstate: Sono previsti soggiorni nei mesi di giugno e settembre
Le date e le località di svolgimento dei soggiorni saranno definite in base al numero delle ade-
sioni pervenute.
Se non avete comunicato la Vostra adesione alle iniziative compilando lo specifico modulo allegato
alla lettera che il Presidente del Fisde ha inviato a tutti gli iscritti al Fondo Disabili lo scorso 10 otto-
bre, potete ancora farlo presentando presso gli uffici della Vostra ARCA di appartenenza il modulo di
adesione debitamente compilato.
▲ Vincenzo Marini è Responsabile del Settore Handicapdel FISDE
i presupposti per proporsi al
FISDE ed all’ARCA, quali rea-
lizzatori di soggiorni speciali-
stici ed attività previste dal
Programma ARCA Giovani.
Il Progetto Eridano
Ubicato ad Ostuni ed a Brindisi,
viene illustrato da Luigi Salesi
della Cooperativa La Ragnatela.
Il Progetto ha raggiunto, gradual-
mente, nell’arco di un anno, lo
stadio della costituzione della
Cooperativa Eridano.
Il percorso formativo dei giovani
ha riguardato l’informatica, fino al
conseguimento della patente
europea mediante un corso
tenuto anche a Lugano, la lingua
inglese, la scuola alberghiera, la
gestione d’impresa; tra l’altro il
gruppo di giovani ha ricevuto l’in-
carico dal FISDE di predisporre
un nuovo logo, ed il lavoro è
prossimo alla conclusione ed
imminente la consegna al CdA
del bozzetto.
Sono intanto stati avviati i lavori
di ristrutturazione dell’Istituto
Margiotta che ospiterà il Centro
Servizi, mentre sono già pronte
le strutture per l’accoglienza del
turismo sociale e religioso.
L’istituzione che coopera all’inizia-
tiva è la Diocesi di Brindisi ed
Ostuni, proprietaria delle strutture.
Il Progetto La Lupaia
(Panicale)
Gianfranco Piombaroli del
Consorzio Auriga, ha successi-
vamente descritto questo pro-
getto, ricordando che sabato 14
ottobre, si terrà la riunione con
le famiglie dei potenziali parteci-
panti al Progetto stesso. L’inte-
ra giornata verrà dedicata alla
descrizione delle varie fasi di rea-
lizzazione nonché ai colloqui con
i genitori e con i figli, prima indi-
vidualmente e poi l’intero nucleo
familiare (vedi articolo a pag. 34).
Ha sottolineato come l’impegno,
analogamente al Progetto Erida-
no, è teso alla costituzione di
una nuova Cooperativa Sociale
che gestirà una Casa Albergo
con annesso Centro Servizi plu-
rifunzionale, utilizzando l’ampio
terreno della tenuta “La Lupaia”,
un bosco con un percorso at-
trezzato per il passaggio delle
carrozzine ed un laghetto per la
pesca sportiva. L’intero comples-
so è di proprietà della Comunità
Montana Associazione Comuni
Trasimeno Medio Tevere che, te-
nuto conto della finalità altamen-
te sociale del Progetto, ha deci-
so di darla in locazione al
Consorzio Auriga affinché La Lu-
paia sia la sede operativa del
Progetto.
In considerazione anche delle
esigenze di manutenzione del
verde che la gestione comporte-
rà, il percorso di formazione e di
orientamento al lavoro su cui
poggia il Progetto Integrato pre-
vede altresì sessioni didattiche
specifiche rivolte all’acquisizione
delle abilità adeguate.
LE A
TTIV
ITÀ
30
Il Progetto Radici
Lo stato d’avanzamento del pro-
getto è stato presentato da
Ivana Vitale della Cooperativa
Dedalus e da Natale Nicolosi, l’a-
gronomo che tratta le tematiche
inerenti alla botanica.
Il Progetto Radici si propone,
sempre effettuando un ade-
guato percorso di formazione
e di orientamento al lavoro, di
pervenire alla costituzione di una
nuova Cooperativa, denomina-
ta Carrubo, che gestirà uno spa-
zio florovivaistico le cui produ-
zioni verranno poste sul mer-
cato.
I partecipanti al Progetto Radici
fruiscono di un rilevante appog-
gio in termini di disponibilità a far
visitare ai ragazzi i reparti opera-
tivi di una azienda florovivaistica,
da parte dell’Azienda FARO, lea-
der in tutto il centro - sud d’Italia
del settore.
Trascorsi i primi sei mesi di effet-
tuazione del percorso formativo e
di orientamento al lavoro, i giova-
ni alloggeranno in una nuova strut-
tura ricettiva che li accoglierà e
sarà altresì sede dei momenti
d’aula e di quelli dedicati alle appli-
cazioni pratiche. La sistemazione
in spazi propri si realizzerà con la
ristrutturazione e l’ adeguamento,
in corso d’opera, di una parte del-
l’edificio di Casa Sirio situato nel
Comune di Aci Sant’Antonio, in
provincia di Catania.
Anche in questa sede, i giovani
fruiranno oltre che dei momenti
d’aula ed esercitativi anche di
sessioni dedicate alla ginnastica
dolce, all’acquagym, all’affina-
mento dell’espressività mediante
la partecipazione al laboratorio
teatrale.
Laparola passa quin-
di a Carlo Lepri
Consulente per il
FISDE in Liguria, che presen-
ta l’esperienza delle Borse
Lavoro, sottolineando la rin-
novata tensione data dal FI-
SDE a questo ulteriore mezzo
per inserire nel mondo del la-
voro i giovani disabili.
Il FISDE attiva le borse lavoro
seguendo delle precise linee gui-
da che ogni Consulente applica
unitamente al Decreto
Ministeriale 25 marzo 1998, n.
142 Regolamento recante nor-
me di attuazione dei principi e
dei criteri di cui all’articolo 18
della Legge 24 giugno 1997, n.
196, sui tirocini formativi e di
orientamento. Destinatari di que-
sta iniziativa sono i giovani dis-
abili assistiti dal FISDE di età
compresa tra i 18 ed i 40 anni,
in possesso della certificazione
che attesta lo status d’invalido
civile e di quella che comprova
che è iscritto nelle liste del col-
locamento mirato (Legge n.
68/1999). Verranno individuati
dai rispettivi Consulenti Territoriali
e dovranno possedere i seguen-
ti prerequisiti: sufficiente auto-
nomia personale; adeguate ca-
pacità relazionali; motivazione al
lavoro; abilità lavorative residue;
disponibilità della famiglia; so-
stegno della rete dei servizi del
territorio.
Il FISDE utilizzando quest’istitu-
to prefigura due differenti tipi di
Borsa Lavoro: la Borsa Lavoro
finalizzata all’occupazione, ri-
volta a persone disabili che pos-
sono in un tempo relativamente
LE ATTIVITÀ
31
▲ Da sinistra: il prof. Paolo Meazzini,l’ing. AntonioMichelazzi, il dott. VincenzoGuarracino
breve, essere assunte dall’azien-
da ospitante. In questo caso,
l’ammontare della Borsa sarà di
euro 350 al mese per un mas-
simo di dodici mesi; la Borsa
Lavoro finalizzata all’inseri-
mento sociale, rivolta a perso-
ne disabili di una certa gravità,
che possono trarre beneficio
dall’inserimento lavorativo ma
che non hanno le caratteristiche
per essere assunti dall’azienda
ospitante. In questo caso la
Borsa Lavoro è uno strumento
per la socializzazione della per-
sona disabile ed ammonta ad
euro 200 al mese per la durata
di due anni (eventualmente rin-
novabili).
ILPresidente ha quindi
presentato personal-
mente i Consiglieri di
Amministrazione presenti al-
l ’ incontro. Hanno r ivolto i l
proprio saluto ai convenuti,
ne l la s tessa success ione,
Ubaldo Bombaci; Gianni Mac-
cagno; Nicola Fiore; Pietro
Pernetti; Pier Luigi Loi.
Èquindi stata data la
parola a Luigi Rossi
dell’ASPHI che ha illu-
strato dappr ima le f ina l i tà
della sua Fondazione per poi
soffermarsi sui primi moduli
di un percorso di riqualifica-
zione professionale rivolto a
personale disabile, in parti-
colare ipovedente e non ve-
dente, in servizio all’ENEL.
ASPHI è l’acronimo di Avvia-
mento e Sviluppo di Proget-
ti per ridurre l’Handicap me-
diante l’Informatica ed è la
sintesi della finalità principe
che si sono dati i fondatori ed
i continuatori di questa im-
portantissima iniziativa sia in
termini sociali che imprendi-
toriali.
In sintesi, il messaggio di ASPHI è
in rapida sequenza,
a) facciamo di tutto per valorizza-
re la persona, perché comunque
ciascuno ha delle capacità, delle
potenzialità;
b) sensibilizziamo le aziende
affinché valorizzino al massimo le
persone disabili che lavorano per
loro. In tal modo si accresce il
capitale umano e quindi la pro-
duttività complessiva.
I l r i ferimento al l’esperienza
ENEL - FISDE - ASPHI vissuta,
come prima si accennava, con
la prima tappa del percorso di
riqualificazione professionale,
ha rappresentato un modello
avanzato di collaborazione, nel-
l’intento di riqualificare degli ex
centralinisti come addetti alle
applicazioni informatiche. È es-
senziale che l’opera prosegua
interessando altre persone nel-
le stesse condizioni e dando
seguito al cambio mansioni.
Dopo la pausa per i l
pranzo, i lavori sono
ripresi con le comu-
nicazioni dei Consulenti
FISDE Elio Revera e Vincen-
zo Guarracino, relative ai
nuovi criteri ispiratori dei
soggiorni specialistici.
In estrema sintesi l’obiettivo è
quello di allargare la partecipa-
zione dei giovani ai soggiorni
specialistici e arricchirli di con-
tenuti, oltre che ricreativi e ri-
abilitativi, anche culturali e di
formazione al lavoro.
In tal modo i soggiorni specialisti-
ci, pur continuando a rappresen-
tare una finalità volta ad offrire ai
giovani ed alle famiglie momenti
forti di interruzione della routine
quotidiana e di socializzazione,
potranno costituire anche un
mezzo per valutare insieme,
FISDE e famiglie, la praticabilità
dell’inserimento nei Progetti inte-
grati o nelle borse lavoro.
Ecco che in tal modo l’insieme
delle iniziative, soggiorni spe-
cialistici, parent training, proget-
ti integrati, e borse lavoro si in-
quadra in una visione organica
di proposta di vita.
LE A
TTIV
ITÀ
32
Per abbattere le “barriere affetti-
ve” (vedi articolo a pag. 38) che
ostacolano una più ampia parte-
cipazione dei disabili alle attività
FISDE verranno proposte iniziati-
ve di “prova”, con week end lun-
ghi o soggiorni in cui sia possibi-
le a qualche familiare risiedere in
località prossima al giovane che
per la prima volta si allontana
dalla famiglia.
Subito dopo, Bruna
Lani della Cooperati-
va Montefeltro - Cen-
tro Socio Educativo La Fran-
cesca di Urbino il lustra i l
Ciclo biennale di Formazione
Genitori che il FISDE propo-
ne ogni anno con docenti
delle Università di Urbino e di
Udine. Questo ciclo di forma-
zione, realizzato con la meto-
dica del parent training, ha
già avuto 93 coppie di geni-
tori partecipanti. I l punto di
forza di questa iniziativa,
consolidata nel tempo, è che
ha come destinatari tutt i i
componenti del nucleo fami-
l iare. Le coppie di genitori
giungono ad Urbino con i
f igl i . I f igl i disabil i ed i loro
fratelli sorelle sono assistiti
da operatori specializzati che
durante tutto l’arco della
giornata l i seguono e pro-
pongono loro momenti ludi-
co-pedagogici. Inoltre, i gio-
vani disabili vengono visitati
da medici specialisti nelle dif-
ferenti branche ed i risultati
delle differenti sedute clini-
che e di accertamento dia-
gnostico vengono poi con-
frontati con quelli determina-
ti dalle analoghe visite spe-
cial ist iche ed accertamenti
diagnostici che verranno
effettuati l’anno successivo.
Prende la parola il Prof.
Paolo Meazzini Con-
sulente Scientif ico
Generale del FISDE. L’ap-
proccio semantico è una
delle possibi l i modalità con
cui avvicinarsi al complesso
e delicato settore della dis-
abilità. Nel tempo l’evoluzio-
ne clinico-scientif ica unita-
mente a quella sociale hanno
determinato una maggior
attenzione all’utilizzo dei ter-
mini preferendo espressioni
meno d’urto e più di riguar-
do. Operare in questi ambiti
richiede prima di tutto attitu-
dine a curare i rapporti inter-
personali, propensione alla
proattività, una costante
dedizione fattiva e propositi-
va. Numerose differenti bran-
che scientifiche hanno negli
anni contribuito efficacemen-
te a ricercare soluzioni ido-
nee ad alleviare le ri levanti
complicazioni derivanti dalla
situazione di disabil ità. La
medicina, la psicologia ma
anche la scienza dell’orga-
nizzazione, l’informatica, l’in-
gegneria biomedica, che
tanto contribuiscono a trova-
re possibili soluzioni alle pro-
blematiche che scaturiscono
dalla situazione di disabilità o
nuovi ambiti operativi come
ad esempio le attività, le
terapie ed i programmi edu-
cativi assistit i dagli animali.
L’esperienza maturata in nume-
rosi anni di presenza professio-
nale negli ambiti clinico-scientifici
dedicati alla ricerca ed alla speri-
mentazione a favore della disabi-
lità, conferma che la scienza ha
allargato sì gli orizzonti applicati-
vi ed affinato le metodiche tera-
peutiche, ma la spinta propulsiva
principale viene impressa dalla
forte motivazione degli operatori
del settore e dai genitori che
instancabili non si arrendono mai
e continuano ad esplorare nuove
possibili soluzioni.
Sono stati a più riprese
ringraziati gli opera-
tori specializzati che
nell’ambito delle rispettive
Cooperative coadiuvano il
FISDE; le famiglie, che con-
sentendo ai loro figli di parte-
ciparvi, constatano la qualità
delle proposte e parlandone
con le altre famiglie effettua-
no la diffusione a cascata
delle impressioni avute; i
componenti del Consiglio di
Amministrazione del FISDE
costantemente attenti al la
migliore finalizzazione di ogni
iniziativa; lo staff del FISDE
che contribuisce con grande
disponibilità a mantenere alto
lo standard qualitativo delle
iniziative ed in particolar
modo di quelle rivolte al le
persone disabili.
L’incontro si è concluso alle 16,30
con un cordiale arrivederci.
LE ATTIVITÀ
33
IL14 ottobre 2006 a
Paciano ( PG ) situa-
to nelle vicinanze del
lago Trasimeno, ospitati in un
bel convento sapientemente
ristrutturato, che ha contri-
buito a creare un clima
austero ma ri lassante, se
vogliamo anche mistico, è
stato presentato il progetto
“Lupaia” e sono stati indivi-
duati i giovani disabil i che
daranno vita a questo impor-
tante e innovativo progetto
del FISDE.
Cos’è questo progetto, per
intanto è il frutto della collabora-
zione di più soggetti, oltre al
FISDE le istituzioni locali ( Comu-
nità Montana Monti del Trasime-
no e Comune di Panicale ) il
Consorzio Auriga e le famiglie
coinvolte.
Da un po’ di tempo il FISDE si è
fatto carico di una preoccupazio-
ne forte e crescente dei genitori,
dare un futuro di vita indipenden-
te, anche lavorativa, ai loro figli
disabili.
Con questa finalità abbiamo
colto la disponibilità della Comu-
nità Montana a trasferirci in
comodato due splendidi edifici
perfettamente ristrutturati ed
arredati situati nel comune di
Panicale.
Le strutture sono inserite nel
verde, circondate da un vasto
terreno su cui insistono vari
impianti sportivi, giochi per i
bimbi ed area attrezzata, 14
ettari di bosco per percorsi
didattici o semplici passeggiate
ed un bellissimo laghetto di
pesca sportiva.
Facilitati quindi dalla sensibilità
delle istituzioni locali il Fisde ha
deciso di promuovere e finanzia-
re questo progetto, dove un
ruolo importante lo assume il
Consorzio Auriga forte di opera-
tori-educatori dotati di una pro-
fessionalità ed una umanità dav-
vero ammirevole, ma soprattutto
con la partecipazione delle fami-
glie che è fondamentale ricono-
scendo ad esse il diritto – dove-
re di corresponsabilità nella
Disabilità e lavorodalle parole ai fatti
LE A
TTIV
ITÀ
34
di G iann i Maccagno
Era una splendida giornata di sole,in un incantevole scenario dell’Appennino Umbro-Toscano
in prossimità del lago Trasimeno…potrebbe iniziare così una bella favola
e invece inizia la realtà di quello che sarà certamenteun bel percorso di vita indipendente
per alcuni giovani disabili assistiti dal FISDE.]
{
gestione del progetto individuale
per i loro figli.
L’obiettivo centrale di questo
progetto è quello di gestire una
struttura turistico – ricettiva – for-
mativa e per questa ragione i
ragazzi disabili nei prossimi mesi
parteciperanno ad un intenso
programma di attività formativa.
I corsi saranno mirati alla gestio-
ne amministrativa, gestione della
struttura ricettiva compresa la
ristorazione, manutenzione del
verde, cura igiene e pulizia del-
l’ambiente, sviluppo delle cono-
scenze linguistiche e relazionali,
acquisizione di competenze per
l’uso del PC e conseguimento
della patente europea ECDL.
Inoltre è previsto da subito un
soggiorno specialistico della
durata di due settimane prope-
deutico alla partecipazione al
progetto, dove i ragazzi comin-
ceranno a “vivere” gli obiettivi
che ci siamo proposti.
Completato il percorso formati-
vo, una volta che i nostri parteci-
panti avranno acquisito le com-
petenze sociali, interpersonali e
professionali, avuto riguardo alle
diverse autonomie e abilità, non-
ché alla necessità di supporto
esterno, saranno loro, in prima
persona, con il loro lavoro quoti-
diano i gestori di questa attività.
Il progetto si fonda anche sulla
residenzialità dei partecipanti
prevedendo inoltre la possibilità
di creare un nucleo volto allo svi-
luppo delle autonomie ed alla
gestione dell’emergenza.
Nell’incontro del 14 ottobre
abbiamo condiviso con le fami-
glie questi obiettivi, le loro aspet-
tative non esenti da incertezze,
ma anche la volontà di essere
elementi strutturali di questa
“scommessa”, fiduciosi di poter
dare una concreta risposta al
bisogno di vita indipendente e
lavorativa dei figli e un po’ solle-
vati dalle preoccupazioni per il
futuro.
Con questo spirito ci siamo detti
arrivederci alla prossima puntata
di questo film, che vuole essere
non una favola ma una storia a
lieto fine.
▲ Gianni Maccagno,Consigliere diAmministrazioneFISDE, è tutor delProgetto Panicale
LE ATTIVITÀ
35
▲ Disegno di Rossella Di Tommaso In
questo contesto andremmo
a raccontare l’esperienza di
Follonica che su proposta
del Consorzio Auriga ha ospitato un
laboratorio per la gestione ordinaria
di una biblioteca.
Il ciclo prevedeva numero 6 incontri di
2,30 ore ciascuno dove i partecipanti, in
totale 10 ragazzi provenienti da diverse
Regioni, hanno avuto modo di conosce-
re la Biblioteca di Follonica, i suoi servizi
al pubblico e i servizi che in genere le
biblioteche offrono agli utenti. Fra le atti-
vità proposte e coordinate dall’ eccellen-
te direttrice della Biblioteca Miria
Mignolfi, vi sono state quelle di imparare
a riconoscere la struttura di un libro e le
definizioni delle sua parti, e quella di
compilare sintetiche bibliografie integra-
te con l’abstract di ciascun testo e con
descrizioni analitiche quali la presenza di
illustrazioni, la paginazione e l’altezza
della costola, tutti elementi richiesti nel
processo di catalogazione di un libro.
La struttura delle lezioni ha previsto inol-
tre un interscambio costante di ruoli
dove gli apprendisti oltre a svolgere i
basilari compiti tipici degli erogatori dei
servizi, hanno svolto le azioni solitamen-
te previste dagli utenti, come per esem-
pio la richiesta e ritiro della tesserina per-
sonale, il prestito di libri e di materiale
non librario, e la navigazione su internet.
In questo modo contestualizzando la
relazione di reciprocità, gli allievi hanno
potuto comprendere sia le azioni da
svolgere per usufruire del servizio sia la
modalità con la quale tali servizi vengo-
no organizzati e dipanati.
Alcune fasi degli incontri sono state rea-
lizzate da certuni con il computer e da al-
▲ Fernanda FedeliReferente e Coordinatrice Turismo SocialeConsorzio Auriga
direfare...catalogare
LE A
TTIV
ITÀ
36
di Fernanda Fedel i
I laboratori di formazione volti all’osservazione dei pre-requisiti e requisiti formativi
si collocano fra le novità degli ultimi anni dei soggiorni specialistici promossi dal Fisde.]
{
tri a mano scrivendo in stampatello, men-
tre per coloro che hanno manifestato dif-
ficoltà di attenzione, sono state presenta-
te, all’interno dello stesso spazio/tempo,
attività trasversali quali la scelta e ascol-
to di CD musicali, la visione di film, giochi
di società, disegno e pittura.
Grazie alla disponibilità ed esperienza
degli addetti, al supporto sempre deter-
minante degli operatori e sopratutto alla
volontà evidenziata dagli stessi appren-
disti, il percorso formativo si è concluso
con un bilancio positivo sia in termini di
contenuto che di relazione. Da parte
nostra è stato emozionante scoprire e
verificare nell’atteggiamento e nell’e-
spressione dei ragazzi tutta la loro curio-
sità, la loro voglia di partecipare e il loro
entusiasmo innanzi alla possibilità di
conoscere e apprendere nozioni, tecni-
che e realtà nuove.
Ovviamente il soggiorno di Follonica non
si è distinto solo per la sua attività for-
mativa, in linea con il pensiero e il senso
basilare della vacanza, esso ha infatti
ospitato attività di carattere ludico spor-
tivo, culturale e di socializzazione, quali
l’acquaticità, l’equitazione, i giochi di
squadra, le feste, le gite, tanto sole,
mare e soprattutto buona compagnia.
Un saluto a tutti e a presto... e mi racco-
mando su la testa !!!
LE ATTIVITÀ
37
La vignetta diPat Carra qui soprarende molto beneil senso emotivoche si cela dietrola BarrieraAffettiva: un pattopsicologico di nonseparazione tragenitori e figli.
fine settimana, prevede che i
genitori alloggino in un albergo
nei pressi della struttura dove si
trovano ospitati i loro figli: giova-
ni che non hanno mai partecipa-
to ad un soggiorno specialistico.
Ma le soluzioni tecniche risolvono
solo una parte del problema; la ri-
manente è di ordine psicologico.
La vignetta di Pat Carra qui sopra
rende molto bene il senso emoti-
vo che si cela dietro la Barriera
LE A
TTIV
ITÀ
38
Durante l’incontro nazionale con i genitori degli assistiti disabili,il Presidente del Fisde Antonio Michelazzi, ha più volte sottolineato
che, a suo avviso, il fattore maggiormente condizionante la scelta dei genitori di far o non far partecipare ai soggiorni specialistici i propri figli
è l’innalzamento di una “ Barriera Affettiva”.Concordo pienamente e questo articolo vuole essere
un contributo tecnico-scientifico a supporto di tale convinzione. ]
{
Pera b b a t t e r e
questa barrie-
ra sono state
programmate una serie di inizia-
tive: incontri nazionali, gruppi
informativi regionali con i geni-
tori e soggiorni considerati co-
me tappa di un percorso di vi-
ta più complesso verso l’inte-
grazione socio-lavorativa.
Si vuole raggiunger il massimo nu-
mero possibile di assistiti per con-
sentire loro di fruire di esperienze
davvero utili per il loro “piano di vi-
ta”, oltre che entusiasmanti occa-
sioni ludico-ricreative.
Sempre a tal fine, il C.d.A. del
Fisde ha contemplato l’attivazio-
ne di un ulteriore tipologia di sog-
giorno (formula week-end) per
incentivare i genitori ed i loro figli
a sperimentare con gradualità il
vivere separati. Questa esperien-
za, che si snoda nell’arco di un
Barriere Affettivee Analisi Transazionale
di Vincenzo Guarracino
“
”
per
gent
ile c
once
ssio
ne d
i Pat
Car
ra ©
Pat
Car
ra
Affettiva: un patto psicologico di
non separazione tra genitori e figli.
Ma quali possono essere le dina-
miche che sostengono questi
bisogni regressivi?
L’approfondimento delle motiva-
zioni, talvolta inconsce, che spin-
gono un genitore a non favorire
l’emancipazione e l’autonomia
del proprio figlio, è argomento di
studio specifico delle psicologie
dinamiche.
Una tra queste è l’Analisi
Transazionale, psicologia ca-
ratterizzata da un linguaggio ac-
cessibile e comprensibile an-
che per i non addetti ai lavori.
È un sistema teorico-pratico utile
alla comprensione della perso-
nalità, dei comportamenti umani
e della comunicazione oltre che
una metodica psicoterapeutica.
Nasce negli anni 50, grazie agli
sviluppi scientifici del pensiero di
Eric Berne, psichiatra e psicoa-
nalista americano.
Il concetto fondamentale di tale
sistema teorico è il modello
degli Stati dell’Io.
Uno Stato dell’Io è un sistema
coerente di comportamenti, sen-
timenti e cognizioni.
Se io mi comporto, penso e
provo emozioni in relazione a ciò
che mi sta accadendo nel qui ed
ora, facendo riferimento a tutte le
risorse che ho maturato fino a
questo momento della mia vita,
si ritiene che io sia nello
Stato dell’Io Adulto.
Se, invece, mi comporto, penso
e sento in modi che sono simili, o
addirittura una copia, di quelli dei
miei genitori o di altre persone
che sono state per me genitoria-
li, allora si dice che sono nello
Stato dell’Io Genitore.
Se, infine, mi comporto, penso e
provo emozioni come quando
ero bambino, mi trovo nello
Stato dell’Io Bambino.
Gli Stati dell’Io, nel momento in
cui si concretizzano nell’agire
sociale, si suddividono ulterior-
mente in Funzioni:
• il Genitore Normativo
(ricorda le regole, ammonisce,
critica)
• il Genitore Affettivo
(sostiene, conforta, suggerisce)
• il Bambino Adattato
(è condizionato dalle regole,
conflitti irrisolti )
• il Bambino Libero
(spontaneo, affettivo, autentico)
• l’Adulto
(ragiona, usa gli stati dell’Io in
modo da risolvere i problemi)
L’illustrazione grafica che segue
aiuta a farsi una rappresentazio-
ne visiva degli Stati dell’Io, rima-
nendo ad un primo livello di ana-
lisi degli stessi (in questa occa-
sione non consideriamo gli altri
livelli teorici e metodologici, più
articolati e complessi, dell’A.T.).
Ritorniamo al nostro problema
principale: la difficoltà a separar-
si dai propri figli.
Il processo d’individuazione pre-
vede che ad un certo punto della
propria esistenza, il figlio, per
poter sopravvivere con un sano
equilibrio psichico, necessiti di
separarsi dalle figure che l’hanno
accudito.
Questo percorso non risulta faci-
le per nessuno dei protagonisti e,
talvolta, si compie con sofferen-
za ed ambivalenza.
Tale problematicità relazionale è
ancor più evidente e complessa,
quando il figlio presenta qualche
forma di disabilità.
Il grande dispendio di energia
psichica che ha consentito ai
genitori di prendersi cura degli
aspetti “deboli” del figlio, può,
talvolta, reclamare un tornaconto
non sempre orientato al ben-
essere di tutti.
La separazione è vissuta come un
abbandono e non è sollecitata.
In questi casi, il sistema famiglia
diventa una prigione dorata da
cui neanche il figlio desidera più
uscire.
Ma il tutto si paga a caro prezzo!
Si rischia, infatti, l’arresto dei sani
processi maturativi e di sviluppo
insiti in ogni essere umano.
In ultima analisi, quindi, possia-
mo affermare che è da ritenersi
fisiologico e normale vivere una
certa apprensione quando i figli
cominciano a separarsi; è, d’al-
tro canto, altamente pernicioso
consentire a tali stati d’animo di
▲ Vincenzo Guarracinopsicologo epsicoterapeutaè Consulente Territoriale FISDE in Campania
LE ATTIVITÀ
39
ori
STATI DELL’IO analisi strutturale di I grado
Registrazione di pensieri,
emozioni e comportamenti
ricavati dal modellamento
con le figure genitoriali
Problem solving, osservazione,
ipotesi, ragionamento deduttivo
Motivazioni, affetti, desideri,
complessi, conflitti, traumi
Genitore
Adulto
Bambino
... è da ritenersifisiologico enormale vivere unacerta apprensionequando i figlicominciano asepararsi; è, d’altrocanto, altamenteperniciosoconsentire a talistati d’animo diprendere ilsopravvento.
“
”
La separazioneè vissuta come unabbandono e nonè sollecitata. In questi casi, ilsistema famigliadiventa unaprigione dorata dacui neanche ilfiglio desidera piùuscire.
prendere il sopravvento.
Secondo l’Analisi Transazionale,
ciò accade non tanto in virtù di un
disturbo o deviazione delle fun-
zioni dello Stato dell’Io Genitore,
quanto, invece, per problemi irri-
solti dello Stato dell’Io Bambino
del padre o della madre.
Facciamo qualche esempio:
Una madre non ha mai risolto la
separazione dai propri genitori
ovvero è ancora ferma in una
posizione filiale: può proiettare
tale limite nella relazione con il
figlio. Ella, provvede a trasmette-
re alla generazione successiva la
medesima conflittualità, bloc-
cando il normale processo di
separazione psicologica.
È questo il caso che gli addetti ai
lavori chiamano d’inversione dei
ruoli: il figlio si prende cura delle
debolezze e delle esigenze infan-
tili dei suoi genitori. Si crea una
relazione non sana di tipo sim-
biotico ovvero entrambi i partner
relazionali godono della tutela
psicologica dell’altro; uno scam-
bio di favori affettivi che ferma il
cambiamento, blocca i processi
autonomizzanti di entrambi.
Un genitore da bambino non
ha visto gratificato come avreb-
be desiderato, i propri bisogni
di conforto, riconoscimento ed,
in generale, d’amore: può cer-
care di frasi “risarcire” dai pro-
pri figli, legandoli a se in manie-
ra nevrotica.
Queste dinamiche non hanno
nulla a che fare con la volontà o
premeditazione; esse nascono da
esperienze emotive di dolore,
mancanza e si radicano nel siste-
ma di credenze dell’individuo.
Quando ciò si cristallizza nella
personalità, tali meccanismi
LE A
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ITÀ
40
“
”
diventano poco visibili ed acces-
sibili alla coscienza di chi li attiva
e, pertanto, fuori dal controllo
cosciente della persona.
Interrompere queste trame rela-
zionali è sempre possibile: attra-
verso la riflessione, l’introspezio-
ne e l’attivazione delle funzioni
dello Stato dell’Io Adulto.
Coniugi, in un rapporto di cop-
pia ormai da tempo rarefatto, in
quanto sono anni che vivono la
maggior parte delle loro funzioni
familiari in qualità di genitori:
potrebbero, per paura di sor-
prendersi non più così uniti ed
intimi come partner, cercare di
mantenere il legame con i figli a
scopo difensivo.
I loro Stati dell’Io Bambino sono
solidali nel non contattare la disil-
lusione. Essi, dopo anni di genito-
rialità, hanno perso le coordinate
del vivere in coppia e preferisco-
no, così, continuare a dedicarsi al
figlio impedendogli di andar via.
La presenza del figlio mantiene
salvo lo status quo del sistema
coppia. Egli diventa l’ancora che
impedisce alla coppia di andare
alla deriva.
Anche in questi casi nulla è irri-
solvibile, prendere coscienza di
tali comprensibili paure può con-
sentire ai coniugi di riattivare
quelle risorse da anni sopite e
risperimentare, con gioia, nuove
forme di convivenza e organizza-
zione della vita quotidiana, non
in contraddizione con le spinte
naturali all’autonomia e separa-
zione dai propri figli.
Infine, una paura universale dello
Stato dell’Io Bambino è quella
che concerne la morte.
Questa angoscia è radicata in
ogni essere umano e non si
accetta quasi mai pienamente.
Alcuni studiosi ritengono che la
causa generale di buona parte
dei disagi esistenziali siano da
ricollegarsi all’angoscia di morte.
In ultima analisi, molte condizioni
nevrotiche, che affliggono l’uo-
mo contemporaneo, sarebbero
sostituzioni, spostamenti di
senso per dis-trarsi da tale ine-
luttabile destino.
Orbene, una persona che, nel
corso della sua vita, non ha avuto
la possibilità di elaborare sufficien-
temente tale paura, tende a vive-
re la vita come se non dovesse
finire mai. Un continuo affannarsi
affinché nulla cambi.
In questo caso, il meccanismo
difensivo della negazione è
perennemente attivato.
Un genitore con siffatta proble-
matica irrisolta, potrebbe riversa-
re tale negazione su qualsiasi
evento simbolicamente rievo-
cante il concetto di fine, e, quin-
di, anche la separazione dal figlio
rischierebbe di essere vissuta
come un tabù.
Anche in questo caso l’attivazio-
ne delle funzioni dello Stato del-
l’Io Adulto può aiutare la persona
ad affrontare in modo più realisti-
co e meno drammatico gli inevi-
tabili “lutti” che, ahinoi, la vita ci
dispensa.
Tutte queste dinamiche se radi-
cate e relegate nelle convinzioni
dello Stato dell’Io Bambino con-
tribuiscono sicuramente a
fomentare l’innalzamento della
cosiddetta “Barriera Affettiva”.
Non intervenire significa lasciare
il “potere esecutivo” allo Stato
dell’Io Bambino che, per un pro-
cesso tecnicamente chiamato
“coazione a ripetere” vuole che
tutto rimanga inalterato, che
nulla si modifichi.
Il dominio della fantasia infantile
sul pensiero maturo dell’Adulto
tenderà a proseguire nel tempo
con ricadute negative sui senti-
menti di autostima e sulle moti-
vazioni alla autonomia dei mem-
bri della famiglia.
Se, al contrario, la persona,
anche grazie ad un aiuto mirato
o servizio di counseling, decide
di attivare lo Stato dell’Io Adulto,
vince sul dominio affettivo dello
Stato dell’Io Bambino mettendo-
lo seriamente in crisi.
Attraverso questo processo di
“decontaminazione”, l’Adulto
riprenderà il controllo della si-
tuazione pervenendo a deci-
sioni sane e che garantiscono
l’autonomia di tutti.
È importante sottolineare la spin-
ta responsabile alla decisionalità,
senza di essa nessuno ha il
potere di ispirare cambiamenti in
qualcun altro.
Pertanto, il genitore deve potersi
sentire protagonista e, se ne
avverte l’esigenza, provare a
migliorarsi ridecidendo le proprie
convinzioni ritenute limitanti.
In questi casi confrontarsi con
esperti del campo può aiutare il
genitore ad approfondire le dina-
miche interiori ed orientare le sue
riflessioni verso idee e sentimenti
sostenenti la separazione dei figli.
Il Fisde, avvalendosi della pro-
fessionalità dei consulenti terri-
toriali, attraverso incontri speci-
fici di coppia e/o di piccolo grup-
po (così come previsti nella
programmazione operativa dei
soggiorni specialistici), garanti-
sce ai genitori dei ragazzi dis-
abili la possibilità di confrontar-
si con le tematiche inerenti la
“Barriera Affettiva”, al fine di co-
adiuvare i loro sforzi educativi in
un ottica emancipativa per se
stessi ed i propri figli.
... il genitore deve potersisentireprotagonista e, se ne avvertel’esigenza, provarea migliorarsiridecidendo leproprie convinzioniritenute limitanti.In questi casiconfrontarsi conesperti del campopuò aiutare il genitore adapprofondire ledinamiche interioried orientare le sueriflessioni versoidee e sentimentisostenenti la separazione dei figli.
LE ATTIVITÀ
41
“
”
L’occhio
Nonè un caso
che molti
si rivolga-
no direttamente all’ottico nel
momento in cui si accorgono
che la vista sta in qualche modo
deteriorandosi.
L’ottico è sì un commerciante
ma è anche, e prima di tutto,
un professionista il quale ha
dovuto studiare diversi anni per
imparare a riconoscere e cor-
reggere i difetti ottici e, quan-
do è il caso, suggerire al clien-
te di rivolgersi al medico spe-
cialista perché c’è qualcosa
che va al di là delle sue com-
petenze. Il suo intervento in
queste situazioni è quindi da
considerarsi sempre qualifica-
to ed idoneo.
Vi sono però un paio di situazioni
ottiche che possiedono impor-
tanti implicazioni mediche e di
queste parlerò in questo articolo.
Lap r ima r i gua rda
l’occhio cosiddet-
to “pigro” o, più
scientificamente, “ambliope”.
Mi capita spesso di sentirmi chie-
dere da novelli genitori quando
dovrebbero portarmi per la prima
volta il figlio o la figlia. In genere si
attendono una risposta del tipo
“se non vi sembra che ci siano
problemi, alla fine della prima o
all’inizio della seconda elementa-
re”. In pratica, nel momento in cui
i loro figli iniziano ad impiegare la
vista in attività più complesse e
non solo ludiche.
Non è così.
Se i genitori non notano nel figlio
strabismo o la tendenza a tenere
chiuso un occhio o ad inclinare
spesso la testa od altri segni so-
spetti, la prima visita dovrebbe
essere effettuata tra i tre anni e
mezzo ed i quattro: non più tardi.
Ed è una visita essenziale che
può veramente fare la differenza.
Perché correggere un difetto
ottico con un ritardo di pochi
anni può, a volte, fare la differen-
za? Perché non è affatto raro
che, in presenza di astigmatismo
o miopia od ipermetropia, un
occhio sia più colpito dell’altro.
Allora cosa succede? Succede
che nei bambini piccoli la plasti-
cità del sistema nervoso è dav-
vero notevole ed il cervello è in
MED
ICIN
A PR
EVEN
TIVA
42
“pigro”L’articolo pubblicato nel numero precedente
di questa rivista e relativo alla campagnadi prevenzione oftalmologica
si concludeva con l’esortazione a non considerare le “gocce”che l’oculista instilla nel corso della visita come un quasi inutile fastidio
(bruciano e fanno vedere male per tre o quattro ore),ma come la premessa indispensabile per poter portare a termine la parte più importante
della visita stessa. Questa considerazione, verissima in sé, potrebbe però portare qualcuno a ritenere che la prima parte della visita, e cioè la valutazione della capacità visiva
senza l’ausilio di lenti e poi, se è il caso, la determinazione della correzione ottica necessariaper ottenere una visione ottimale, sia un “momento”
di grande utilità pratica, ma di scarsa rilevanza medica.]
{
L’ cchio grado di reagire sopprimendo la
zona che riceve l’immagine dal-
l’occhio peggiore e privilegiando
la zona che riceve l’immagine
dall’occhio con il minor difetto.
Questo è un meccanismo di
“difesa”: l’immagine più sbiadita
che fornisce l’occhio più debole,
sovrapponendosi a quella più
nitida dell’occhio migliore, finisce
per disturbare la visione com-
plessiva. Allora ecco che il cer-
vello spegne l’interruttore dello
schermo (l’area della corteccia
occipitale deputata alla visione)
che riceve l’immagine dell’occhio
più debole e nel volgere di pochi
anni quell’area sarà utilizzata per
altre funzioni (in buona parte
viene dedicata alla visione del-
l’occhio “buono”).
La conseguenza, grave, è che
quando infine ci accorgiamo del
problema, magari quando il
bambino ha dieci o dodici anni,
e prescriviamo le lenti giuste per
far sì che le immagini dei due
occhi giungano al cervello con
eguale nitidezza, lo schermo che
riceve l’immagine dell’occhio più
debole è ormai inutilizzabile, si
occupa d’altro, e quindi il bambi-
no vedrà sempre e comunque
male da quell’occhio. Non avrà
una buona visione stereoscopica
(il senso preciso della profondità)
e così, pur conducendo una vita
per tanti versi assolutamente
normale, per altri troverà preclu-
se alcune professioni e limitazio-
ni in attività quali la guida di auto-
vetture. Non ultimo, vivrà con il
costante recondito timore che
succeda qualcosa all’unico
occhio buono. Non c’è alcun
motivo che succeda qualcosa di
negativo all’occhio buono ma è
un po’ come fare un lungo viag-
gio sapendo che siamo sprovvi-
sti della ruota di scorta: non fore-
remo, ma che tensione!
Cosa cambia se ci accorgiamo
di questa situazione quando il
bambino ha tre anni e mezzo-
quattro? Vediamo che l’occhio
“buono”, corretto, vede il 70 per
cento della acuità visiva massi-
ma (cioè sette decimi). Il bambi-
no è piccolo, la funzione visiva
sta ancora perfezionandosi e a
questa età non si pretende che
veda di più. I dieci decimi verran-
no più tardi, per tutti, in prima o
▲ Robert P. Wright,oculista, èConsulente Scientificoper la campagna di prevenzioneoftalmologica del FISDE
MEDICIN
A PREVENTIVA
43
“che vedetroppo”
e•••
di Robert P. Wright
seconda elementare. L’occhio
“cattivo”, invece, pur con le giu-
ste lenti non vede più, diciamo,
del 20 per cento. Abbiamo sco-
perto un occhio “pigro”. Cosa
possiamo fare? Si prescrivono gli
occhiali con le giuste lenti per
ciascun occhio (se anche l’oc-
chio “buono” ne ha bisogno, si
intende) e soprattutto prescrivia-
mo qualche ora al giorno di ben-
daggio dell’occhio buono affin-
ché il cervello sia letteralmente
costretto a dedicare nuovamen-
te la zona che riceve l’immagine
dall’occhio “cattivo” alla sua ori-
ginaria funzione. Chiudendo l’oc-
chio buono, infatti, il cervello non
ha più possibilità di scelta e deve
rivedere le sue intenzioni.
Nelle visite successive si assiste-
rà così ad un felice processo di
recupero visivo che non riguar-
da, si badi bene, l’entità del difet-
to ottico (cioè il miglioramento
non si traduce nella prescrizione
di lenti sempre più leggere) ma
l’entità della acuità visiva. Il bam-
bino cioè inizierà a vedere il 40
per cento della norma e poi il 60
ed infine, se si è fortunati, anche
il 100 per cento. A quel punto si
smetterà di prescrivere il ben-
daggio, si controllerà che l’oc-
chio non tenda a ritornare un
poco pigro, e poi si andrà avanti
con le consuete visite di control-
lo per la gradazione degli occhiali
e la salute dell’occhio. La funzio-
ne visiva dell’occhio pigro è
recuperata.
Di cruciale importanza è che i ge-
nitori non si lascino impietosire
dalle proteste del figlio il quale avrà
non poche difficoltà a compren-
dere il motivo per cui per tre o
quattro ore al giorno deve vedere
male: cioè usare l’occhio più de-
bole. Si stuferà presto di giocare
al pirata e cercherà di togliersi la
benda. È molto importante coin-
volgerlo nella responsabilità (a
quell’età iniziano a capire certi
discorsi) e comunque essere in-
flessibili nell’applicare le prescri-
zioni dell’oculista.
Si può prevenire ancor prima
dei tre anni e mezzo – quattro?
Sì, certo, ma c’è qualche pro-
blema in più. La visita, stante
l’impossibilità del piccolino a
collaborare, è più traumatica ed
il portare l’occhiale più proble-
matico. Tutto si può fare ma, se
non si nota alcun segno nega-
tivo e non c’è storia familiare
di importanti difetti visivi, od oc-
chi pigri o strabismo, mi sem-
bra più che sufficiente una bel-
la visita all’età indicata allorché
il tutto si svolge più serenamen-
te, come in un gioco. Ma non
oltre. Più anni passano e meno
reagirà il cervello.
È bene precisare che in tutti quei
casi, e sono la grande maggio-
ranza, in cui il difetto ottico è pre-
sente con lieve differenza tra i
due occhi non si verifica il feno-
meno dell’occhio pigro e quindi
un ritardo nella prescrizione delle
lenti non comporta alcun danno
permanente.
MED
ICIN
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EVEN
TIVA
44
Qualche cenno ora a
“l’occhio che vede
troppo”.
Qui sembra di trovarci al contra-
rio in una situazione altamente
invidiabile, magari da sfruttare in
prospettiva a fini di gloria, fama o
mero tornaconto economico.
È un equivoco. Può apparire un
po’ una cattiveria voler deludere
chi ritiene di vedere più del nor-
male ma non v’è altro modo di
giustificare la prescrizione di lenti
in questi casi.
Stiamo parlando dell’iperme-
tropia.
Qualche cenno di ottica. In condi-
zioni ottimali il nostro cristallino (la
lente contenuta nel nostro occhio
dietro l’iride) quando guardiamo
un oggetto posto oltre i tre-cinque
metri è a riposo. Vediamo bene e
senza sforzo. Quando ci appli-
chiamo per vicino il nostro cristal-
lino si mette al lavoro e, finchè ce
la fa (cioè fin verso i 43-44 anni),
va tutto bene.
Se siamo miopi ci capita di vede-
re male a distanza: il cristallino
non può farci nulla ed allora dob-
biamo inforcare un paio di
occhiali o indossare delle lenti a
contatto per vedere bene a
distanza. Da vicino, invece,
vediamo bene anche ad occhio
nudo e senza alcuno sforzo.
Quando siamo ipermetropi,
invece, il nostro occhio è messo
a fuoco, a riposo, per oggetti che
sono posti oltre l’infinito. Questo
non ci conferisce alcuna visione
paranormale ed invece fa sì che il
nostro cristallino, con uno sfor-
zo, compensi questa anomalia
esattamente come fa quando
dobbiamo leggere. Guardiamo
un bel panorama ed è come se
stessimo leggendo. Questo sfor-
zo di messa a fuoco si sommerà
poi all’ulteriore sforzo fisiologico
per leggere. In due parole è
come se trascorressimo tutta la
giornata leggendo a distanza
che variamo da 30 o 50 cm
(quando guardiamo lontano) a
15 o 20 centimetri quando stia-
mo effettivamente leggendo.
È troppo!
Ecco allora che vediamo bene ma
con il trascorrere delle ore e del-
l’applicazione possiamo avvertire
stanchezza, bisogno di chiudere
gli occhi, e, nei casi di difetto più
importante, anche mal di testa,
sfocamenti transitori della vista,
malessere. Le lenti, in questo
caso, non ci aiutano a vedere
meglio perché già vediamo bene,
ma a vedere senza affaticarci in
maniera innaturale.
Con il passare degli anni e quin-
di con la maggiore rigidità del cri-
stallino inizieremo a vedere male
da vicino ad una età più precoce
rispetto ai nostri coetanei non
ipermetropi ed infine ci sarà
sempre più difficile anche vedere
da lontano. Di qui la prescrizione
di lenti bifocali o multifocali.
È una seccatura ma le lenti da
occhiale, le lenti a contatto od
eventualmente il trattamento con
laser ad eccimeri risolvono il
problema e così non dobbiamo
più preoccuparci di come
vediamo ma di cosa vedia-
mo, che è non meno importante!
MEDICIN
A PREVENTIVA
45
▲
DDoonnaatteellllaa DDeell SSiinnddaaccoo cardiologaOspedale IRCCS INRCA Roma
GGiioovvaannnnii PPuulliiggnnaannoocardiologoOspedale S. CamilloRomaArea ScompensoCardiaco ANMCO
RRoobbeerrttoo RRiiccccii cardiologoOspedale Santo SpiritoU.O. di CardiologiaRomaConsigliere diAmministrazione HCF
LA VECCHIAIA NON È UNA MALATTIA!
Secondo le ricerche più recenti, l'invec-
chiamento non è una malattia, ma un pro-
cesso naturale che rende gli individui più
“fragili”. La fragilità riduce le difese di fron-
te alle malattie e agli eventi stressanti.
Non tutti, però, invecchiano allo stesso
modo. L’invecchiamento, infatti, è con-
dizionato da diversi fattori come le
malattie, lo stile di vita e i fattori sociali
ed economici.
La prevenzione è quindi la chiave di volta
anche nell’anziano e considerare le
malattie dell’anziano come conseguen-
za dell’età e non suscettibili di cure effi-
caci è soltanto un pregiudizio.
MA IL CUORE INVECCHIA?
Con l’avanzare dell’età il muscolo car-
diaco conserva la sua forza per pompa-
re il sangue nelle arterie, ma è più rigido
(si rilascia con più difficoltà) e le sue
pareti tendono a ispessirsi. Il battito car-
diaco tende a rallentare e risponde
meno prontamente agli stimoli. Le valvo-
le del cuore e le arterie, in particolare
l’aorta, tendono a diventare più rigide e
meno elastiche. Nell’insieme queste
modificazioni non hanno un significato
di malattia, ma rendono l’apparato car-
diovascolare meno pronto a reagire allo
sforzo fisico e a stimoli vari, e possono
predisporre allo sviluppo di malattie.
Se si mantiene uno stile di vita sano e si
pratica una regolare attività fisica mode-
rata i cambiamenti associati all’invec-
chiamento sono meno marcati.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO
CARDIOVASCOLARE NEGLI ANZIANI?
Anche nella popolazione anziana la com-
parsa delle malattie cardiovascolari è faci-
litata dalla presenza di fattori predispo-
nenti: i fattori di rischio cardiovascolare.
Il rischio cresce in modo esponenziale
se sono presenti contemporanemente
più fattori. Il tuo medico ti può aiutare a
calcolare il tuo rischio cardiovascolare
globale.
Pressione arteriosa
Circa i 2/3 degli italiani sopra i 65 anni
soffre di ipertensione arteriosa (pressio-
ne superiore a 140/90 mmHg).
In passato si pensava che l’aumento
Mantieni giovaneil tuo cuore !
MED
ICIN
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TIVA
46A causa del processo di invecchiamento
in atto nelle popolazioni del mondo occidentale, le malattie cardiovascolari come l’infarto, lo scompenso cardiaco o l’ictus cerebrale sono in continuo aumento
e rappresentano una importante causa di mortalità e disabilità.Queste malattie che colpiscono soprattutto gli ultrasessantacinquenni,
hanno un impatto rilevante sul grado di autonomia e sulla qualità della vita dei pazienti anziani e comportano costi elevati sia in termini umani che economici.]
{di Donate l la De l S indaco G iovanni Pu l ignano Roberto R icc i
della pressione con l’età fosse un fatto
naturale e che gli anziani non dovessero
curarsi. Per questo motivo, purtroppo,
ancora oggi non tutti gli ipertesi si cura-
no. L’ipertensione rappresenta una
importante causa predisponente all’ic-
tus cerebrale e alla demenza, così come
per le malattie del cuore.
Controlla regolarmente la pressione
arteriosa!
• Se hai la pressione alta consulta il tuo
medico per modificare lo stile di vita e,
se necessario, iniziare una cura.
• Se già assumi farmaci, assicurati che i
valori di pressione siano sempre sotto
controllo.
Dislipidemia
Valori elevati di colesterolo (maggiori di
200 mg/dl) e trigliceridi (maggiori di 150
mg/dl) sono associati ad un rischio
aumentato di malattie cardiovascolari. Il
colesterolo, se in eccesso, si accumula
sotto forma di placche nella parete dei
vasi sanguigni (arterie) che diventano più
rigidi e possono restringersi: questo pro-
cesso si chiama aterosclerosi.
Queste placche possono rompersi e for-
mare sulla loro superficie un coagulo di
sangue (il trombo) che può chiudere
completamente l’arteria.
Se si chiude una arteria del cuore (coro-
naria), si genera un infarto cardiaco. Se
chiude un’arteria del cervello si provoca
un ictus cerebrale.
Fumo di sigaretta
Il fumo è responsabile di aumentare il
rischio di morte per malattie cardiache,
ictus cerebrale, broncopatie e cancro.
Purtroppo, anche se con l’avanzare del-
l’età la quota di fumatori si riduce, molti
anziani continuano a fumare.
Non dimenticare:
a) smetti di fumare,
non è mai troppo tardi!
b) chiedi al tuo medico
il modo di smettere
c) chiedi aiuto e collaborazione
ai familiari
d) evita il fumo passivo.
Sedentarietà
Un terzo degli uomini e quasi la metà
delle donne non svolge alcuna attività
fisica durante il tempo libero e questa
quota si riduce drasticamente con l’a-
vanzare dell’età.
Diabete
Il diabete viene diagnosticato con valori
di glicemia superiore a 126 mg/dl, l’iper-
glicemia per valori compresi fra 110 e
125 mg/dl. Queste condizioni aumenta-
no al crecere dell’età.
Se sei diabetico ricorda:
a) la glicemia a digiuno
deve avvicinarsi alla normalità
b) l’emoglobina glicata
deve essere inferiore al 7%.
c) mantieni un peso corporeo
ideale e adotta uno stile di vita attivo
d) mantieni sotto controllo pressione
arteriosa e livelli di colesterolemia.
Sovrappeso e obesità
In alcuni paesi industrializzati l’obesità è
diventata una vera e propria epidemia: or-
mai una persona su tre è in soprappeso
o è obesa e colpisce tutte le fasce di età.
L’aumento del peso appare correlato
alle malattie cardiovascolari e all’insor-
genza di diabete.
In età molto avanzata, tuttavia, una
eccessiva riduzione del peso può esse-
re controproducente e associarsi ad una
minore longevità.
MEDICIN
A PREVENTIVA
47
MANTIENI GIOVANE IL TUO CUORE!
La salute del cuore e delle arterie dipen-
de, in parte, dallo stile di vita che adot-
tiamo tutti i giorni.
Esistono stili di vita e comportamenti
che tutti gli individui possono seguire per
raggiungere e mantenere una condizio-
ne di benessere generale e cardiovasco-
lare e aumentare l’aspettativa e la quali-
tà di vita.
Questi obiettivi possono essere raggiun-
ti in modo più agevole se lo stile di vita
corretto viene adottato precocemente,
ma è stato dimostrato che un certo
beneficio può essere raggiunto a qual-
siasi età.
Segui questi pochi consigli per vivere più
a lungo e in buona salute:
Impara a mangiare
per mantenere giovane il cuore!
Una alimentazione adeguata e corretta
permettere di ridurre il rischio cardiova-
scolare e di invecchiare in buona salute.
Non sempre però l’anziano si nutre in
modo adeguato, a volte perché manca
la voglia o si è soli, a volte per problemi
di salute o economici.
I punti fondamentali di una corretta
alimentazione sono:
1. aumentare il consumo di vegetali,
cereali (specie integrali) legumi, frutta,
e olio extravergine
2. ridurre il consumo di grassi animali (for-
maggi grassi, carni grasse, salumi)
3. privilegiare il pesce anche grasso (gras-
so buono omega-3), tranne l’anguilla e
i prodotti lattiero-caseari scremati
4. mangiare poco e spesso
5. ridurre gli zuccheri semplici (dolci ecc.)
6. non salare e non usare scatolame
7. bere almeno due litri di acqua al dì e
solo un bicchiere di vino ai pasti se lo
si gradisce (2 al dì!)
Combatti la sedentarietà!
Non si è mai troppo anziani per non trar-
re beneficio da un’attività fisica regolare.
La riduzione della capacità fisica correla-
ta all’età non è dovuta solo al processo
fisiologico dell’invecchiamento, ma
anche alla diminuzione delle attività fisi-
che quotidiane.
Un cuore allenato è un cuore che si
mantiene giovane, che fa vivere meglio
la quotidianità e si accompagna ad un
umore positivo, condizione che contri-
buisce a vivere più a lungo.
I sedentari si ammalano di più.
Le passeggiate, il nuoto e la bicicletta (o
la cyclette) per 30 minuti, da 3 a 6 volte
alla settimana sono utili ma devi seguire
uno schema preciso e non stancarti.
In casa esegui semplici esercizi, alter-
nando periodi di movimento e di riposo
e accompagnando ogni movimento con
una respirazione profonda e tranquilla.
L’esercizio deve prevedere anche fasi di
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TIVA
48
estensione articolare, con esercizi di
flessibilità, e stretching muscolare. Man-
tieni una corretta posizione.
La scelta di un programma di esercizio
fisico si deve basare sulle caratteristiche
del singolo individuo. Parlane col tuo
medico per farti consigliare un program-
ma di esercizi personalizzato.
Pesati regolarmente!
Prendi l’abitudine di pesarti regolarmen-
te, non solo per controllare l’accumulo
di “grassi” ma anche quello di liquidi. Un
rapido aumento del peso può significare
una ritenzione di liquidi e dovresti con-
sultare il tuo medico. Lo stesso vale se
perdi peso in modo ingiustificato.
Mantieniti attivo tra la gente!
Non tutte le persone anziane smettono
di lavorare, se il tuo lavoro non prevede
sforzi pesanti potresti essere in grado di
continuare. Se non lavori mantieniti atti-
vo dedicandoti a interessi personali, alla
famiglia, agli amici e, se puoi, ad aiutare
gli altri nel Volontariato.
Conserva interesse per la vita, continua
a leggere e tenerti informato di quello
che accade, vai a mostre e manifesta-
zioni, fa qualche viaggio adatto alle tue
condizioni, meglio in compagnia.
Non restare troppo tempo da solo
davanti al televisore. Continua a occu-
parti delle faccende domestiche e ai tuoi
passatempo preferiti. Se puoi permette-
telo adotta un cagnolino o un gattino, è
dimostrato che … fanno bene al cuore
Non rinunciare agli affetti
e ai rapporti intimi!
La vita affettiva ha una dimensione rile-
vante per l’uomo di tutte le età, compre-
sa quella avanzata. Invecchiare non
significa rinunciare ai sentimenti e ad
una serena e appagante attività sessua-
le, anche se hai problemi di cuore o di
circolazione.
Se ti senti ansioso o hai dei dubbi, rifiu-
ta i pregiudizi e le paure e parlane tran-
quillamente con il tuo medico ed il tuo
partner. Non sono comunque consiglia-
bili le “avventure” per il carico emoziona-
le che comportano.
Riduci lo stress!
Lo stress definisce una condizione di
disagio caratterizzata da una sensazio-
ne soggettiva di pressione, tensione e
fatica. Numerosi studi hanno dimostrato
la relazione tra stress e malattie cardio-
vascolari. Affronta con maggiore sereni-
tà e buon senso i tuoi rapporti personali
e lavorativi, chiedi aiuto al tuo medico o
ad altri specialisti!
In conclusione, un corretto stile di
vita e una vita attiva permettono di
contrastare gli effetti del tempo e di
mantenere un buono stato di salute
anche nell’età più avanzata.
Per maggiori informazioni e per ricevere gli
opuscoli educazionali www.tuttocuore.it
MEDICIN
A PREVENTIVA
49
▲ Mario De GennaroResponsabile U.O.C. di Urodinamica PediatricaOspedale Bambin Gesùdi Roma Presidente SIUDSocietà ItalianaUrodinamicawww.siud.it
Anche per un bambi-
no, Incontinenza Uri-
naria vuol dire “inca-
pacità di controllare e tratte-
nere l’urina” e si manifesta
con perdite da poche gocce
a tutto il contenuto vescicale.
Fughe d’urina anche piccole
possono essere un problema
igienico e, comunque, creano un
disagio che può provocare un
grave “malessere”, che rende il
bambino nervoso e infelice per
non potere svolgere una vita
come tutti gli altri.
Il problema è certo meno fre-
quente che nell’età adulta, ma si
calcola che una percentuale
variabile tra il 5 e il 10% dei bam-
bini in età scolare presenta delle
perdite d’urina di giorno o di
notte, di carattere “funzionale”,
cioè relativo all’attività della
vescica.
Molto meno frequente (1 ogni 3-
4.000) ma più complessa da trat-
tare è l’incontinenza “anatomi-
ca”, cioè causata da una
malformazione congenita. Gran
parte di questi bambini devono
usare più volte al giorno un cate-
tere (tubicino) per svuotare la ve-
scica, da soli o con l’aiuto di un
familiare. Fuori di casa e nelle
scuole, queste semplici manovre
possono diventare ostacoli insor-
montabili se non si ha a disposi-
zione un bagno attrezzato e un
luogo riservato dove poterle effet-
tuarle. In carenza di ciò spesso
devono supplire gli stessi genito-
ri, con evidenti tensioni e costi
sociali.
Ma fortunatamente oggi esisto-
no differenti soluzioni che si
diversificano in relazione alle
cause, funzionale o malformati-
va, che sottostanno all’inconti-
nenza stessa.
UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO
A differenza dell’adulto, in cui
l’incontinenza è un problema che
compare “nuovo” (n.d.r.: tranne
reminescenze infantili, dove
quando si faceva pipì a letto
spesso si veniva sculacciati), nel
bambino piccolo è ovviamente
considerata “naturale” nei primi
anni e, se in seguito si verificano
“incidenti”, il fenomeno viene
spesso sottovalutato dai genitori
e può capitare che il pediatra
non prenda gli adeguati provve-
dimenti. “Passerà con la cresci-
ta” e “allo sviluppo le cose
andranno a posto” sono espres-
sioni molto frequenti, non vi è
dubbio che ciò è statisticamente
vero, ma nel frattempo il bambi-
no ne soffre molto più di quanto
si immagini. Il ritardo nell’affron-
tare il problema fa perdere l’oc-
casione di fornire quelle corrette
abitudini che già da sole, senza
medicine o altro, possono risol-
vere la cosa quando è in fase ini-
ziale ed evitare infezioni urinarie.
A 5-6 anni è bene iniziare ad
occuparsi del problema, anche
se minore, con un colloquio e
con consigli adeguati.
Anche l’incontinenza da malfor-
mazioni congenite va affrontata
presto, appena il bambino può
apprezzare il vantaggio di non
bagnarsi e potersi confrontare
con gli altri.
CAPIRE IL “CONCETTO”
DI INCONTINENZA
La base del successo nella cura
dell’incontinenza nel bambino è
“renderlo consapevole” di cosa
gli succede, di fagli desiderare di
risolvere il problema e di conse-
guenza avere una sua collabora-
zione motivata, che è elemento
indispensabile per ottenere
buoni risultati.
È inutile e forse controproducen-
te iniziare un percorso di tratta-
mento (o anche solo di diagnosi)
se non vi è la volontà di risolvere
il problema e quando non è
“sentito” come tale. Avere il pan-
MED
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TIVA
50
incontinenza di Mario De Gennaro
nolino, in qualche caso, può
essere quasi un ‘rifugio’ e un
desiderio di “non crescere”.
Anche i genitori, inconsciamen-
te, possono quasi non volere
che il proprio bambino, che
magari ha una malattia più grave,
cresca e diventi autonomo.
UN ORGANISMO IN CRESCITA:
L’EDUCAZIONE AL CONTROLLO
DELLE URINE
Gran parte dei bambini impara
a controllare volontariamente la
propria vescica all’età di 2-3
anni, le femmine prima dei ma-
schi, con una variabilità da 7
mesi e mezzo a 5 anni e 3 me-
si, che dipende dalle condizio-
ni sociali e culturali. Non ci si
deve meravigliare o preoccu-
pare se fino a 5 anni si presen-
tano saltuari “ incidenti”, in
quanto il controllo non è un
meccanismo immediato. I geni-
tori dovranno accompagnarlo
nella crescita, tranquillizzarlo se
accade e insegnargli le buone
abitudini che lo aiutano nel con-
trollo. Le “buone regole” valgo-
no per qualsiasi bambino, an-
che se non ha mai avuto pro-
blemi, così come si raccoman-
dano buone abitudini nell’ali-
mentazione o nell’igiene orale,
onde prevenire complicazioni:
• essere regolare e non avere
fretta, andando in bagno non
quando lo stimolo è “imperio-
so” ma secondo un orario
periodico;
• abituarsi a bere durante il gior-
no per “allenare la vescica” e
per non averne troppo biso-
gno la sera;
• per le bambine, avere una
posizione corretta sul water e
permettere ai muscoli di rila-
sciarsi bene, effettuando uno
svuotamento completo;
• svuotare regolarmente l’inte-
stino, che interferisce molto
con lo svuotamento della ve-
scica.
QUALI SONO LE CAUSE
DELL’INCONTINENZA PEDIATRICA?
INCONTINENZA “FUNZIONALE”
Prima del quinto anno di vita non
bisogna parlare di incontinenza
funzionale o di enuresi notturna.
• Infezioni urinarie: una sem-
plice cistite, molto frequente
nelle bambine, può provocare
saltuari “incidenti” di inconti-
nenza.
• Vescica iperattiva: anche nel
bambino può essere presente,
senza alcun altro problema,
questa condizione che, come
nell’adulto, aumenta il numero
delle minzioni al giorno (nel
bambino oltre i 5 anni è norma-
le da 4 a 7 volte): fa “correre al
bagno” anche se la vescica
non è piena (urgenza); fa pren-
dere posizioni particolari per
impedire alle urine di uscire,
come “accovacciarsi” sulle
gambe, sedersi sul tallone, di
cui va presa nota e riferito al
medico.
• Minzione disfunzionale: si
chiama così uno svuotamento
vescicale incompleto, con il
bambino che va al bagno molto
raramente perché rimanda a
quando compare lo stimolo. Ed
è sempre associata a stitichez-
za, di cui molto spesso i geni-
tori non si accorgono. In casi
estremi, la vescica perde la
forza di contrarsi e le cure sono
più difficili e lunghe.
L’enuresi notturna non è una
malattia, ma un semplice “ritar-
do” dei meccanismi che fanno
trattenere le urine durante la
notte. La natura riduce, attraver-
so un “ormone”, la produzione
di urine nel periodo notturno, e
quando la vescica è piena
durante il sonno, invia automati-
camente un segnale di risveglio
al cervello. Geneticamente que-
sti meccanismi si possono svi-
luppare con ritardo e quindi il
bambino bagna il letto.
La condizione provoca però un
grave malessere, in quanto il
bambino si sente “diverso” e
spesso molto triste, perdendo
fiducia in sé stesso. Va quindi
rassicurato che il fenomeno si
risolve da solo (15% ogni anno),
anche se molto raramente
(0,5%) persiste in età di adole-
scente.
Contrariamente a quanto comu-
nemente ritenuto, l’enuresi not-
turna è quindi in genere causa e
non conseguenza di problemi
psicologici per il bambino. Molto
raramente capita di bagnare il
letto dopo un lungo periodo in
cui il bambino era completa-
La base del successo nella curadell’incontinenzanel bambino è “renderloconsapevole” dicosa gli succede,di fagli desideraredi risolvere ilproblema e diconseguenzaavere una suacollaborazionemotivata, che è elementoindispensabile per ottenere buoni risultati.
MEDICIN
A PREVENTIVA
51
urinaria in pediatria
“
”
L’enuresinotturna non è una malattia, ma un semplice“ritardo” deimeccanismi chefanno trattenere le urine durante la notte.
La condizioneprovoca però ungrave malessere,in quanto ilbambino si sente“diverso” e spessomolto triste,perdendo fiduciain sé stesso.
mente regolare e questo può
essere la ‘spia’ di un malessere
psicologico anche grave (fino al
maltrattamento) oppure di una
malformazione nascosta.
INCONTINENZA ANATOMICA
Alcune malformazioni conge-
nite comportano un danno ana-
tomico o neurologico ai meccani-
smi della continenza. Si tratta di
malformazioni delle vie urinarie
come l’estrofia della vescica, di
malformazioni della colonna ver-
tebrale e del midollo come la spi-
na bifida, di anomalie ano-rettali
con incontinenza fecale.
Ancora più rare, esistono delle
malformazioni ‘nascoste’ di spina
bifida o delle vie urinarie, per cui
necessitano accertamenti più ap-
profonditi.
Come per l’adulto, ma molto più
raramente, possono accadere
malattie che colpiscono il sistema
nervoso e che provocano anche
incontinenza. Possono essere
problemi neo-natali o traumi, infe-
zioni o altro che danneggiano i
meccanismi della continenza.
COME DIAGNOSTICARLA
La gran parte delle incontinen-
ze funzionali (almeno 80%) pos-
sono essere diagnosticate sem-
plicemente con una storia clini-
ca accurata, aiutata da diari (del-
la minzione) da compilare a
casa ed eventualmente dalla
visita di uno specialista Urolo-
go Pediatra.
Esistono dei percorsi stabiliti che
sono in grado di inquadrare il
problema evitando indagini
non necessarie, ma senza tra-
scurare patologie importanti an-
che se rare.
Storia clinica: conferma se gli
episodi di incontinenza sono
solo notturni; esclude incidenti di
giorno, sintomi da infezioni, altre
patologie urologiche.
Visita: conferma che l’anatomia
è normale, esclude anomalie
dei genitali e del dorso, sospet-
to di anomalie neurologiche (ri-
flessi).
Analisi delle urine: esclude che
ci sia un’infezione in atto.
Diario minzionale: è la registra-
zione a casa, per 3 giorni, del
comportamento della vescica,
segnando a che ora il bambino
fa la pipì e la quantità per ogni
volta, l’ora e la quantità di liquidi
bevuti ed eventuali episodi di
incontinenza.
Esami urodinamici “non inva-
sivi”: sono ben tollerati da un
bambino anche piccolo, se spie-
gati ed eseguiti da personale
esperto. Si tratta di farlo urinare
in un vasetto (Uroflussimetria),
calcolare il residuo con uno stru-
mento poggiato sul pancino
(Bladder scan), registrare il rila-
sciamento del muscolo sfintere
(elettromiografia)
Indagini strumentali invasive:
sono indicate solo nell’inconti-
nenza da malformazioni e molto
raramente per incontinenze fun-
zionali che non rispondono al
trattamento convenzionale; pos-
sono comprendere anche esami
radiologici.
PERCORSO TERAPEUTICO DEL
BAMBINO
Per l’Incontinenza Funzionale la
prima e principale cura è quella
che viene chiamata “comporta-
mentale”, cioè semplicemente
mettere in atto le buone abitudi-
ni. Per l’Enuresi Notturna ci sono
dei farmaci oppure un apparec-
chietto che aiuta a favorire il
risveglio a vescica piena.
La terapia riabilitativa com-
prende mezzi ben tollerati dal
bambino, anche come un
‘gioco’:
• il training vescicale consiste
nell’abituare la vescica a tratte-
nere sempre un poco di più,
rimandando di tempi crescenti
il momento di fare pipì nel
corso della rieducazione;
• la chinesiterapia insegna con
esercizi specifici a rilasciare i
muscoli;
• il biofeedback è uno stru-
mento che fa vedere cosa suc-
cede nella minzione, su uno
schermo o con dei segnali
luminosi o addirittura con dei
videogames;
La terapia farmacologica viene
limitata al massimo, a parte nel
caso specifico della pipì di notte.
La terapia chirurgica può es-
sere necessaria, ma solo nella in-
continenza da malformazioni:
• le infiltrazioni intrauretrali di
agenti “volumizzanti” sono ef-
fettuate in endoscopia, cioè
senza un vero e proprio inter-
vento;
• una chirurgia ricostruttiva
della vescica o del collo vesci-
cale si rende necessaria nelle
forme più complicate e, in ge-
nere, ha poi bisogno di un ca-
teterismo a intermittenza per
svuotare la vescica.
INCONTINENZA NEL BAMBINO
COME PROBLEMA SOCIALE
In riferimento all’incontinenza
MED
ICIN
A PR
EVEN
TIVA
52
“
”
funzionale del bambino perfet-
tamente sano, non vi è dubbio
che negli ultimi decenni vi sono
stati dei cambiamenti, ma an-
che elementi che l’hanno resa
più frequente. Da un lato l’uso
di assorbenti ha reso più pigri i
genitori nell’insegnare loro a es-
sere autonomi, dall’altro al con-
trario talvolta si impone un’au-
tonomia in modo frettoloso per
poter mandare i bambini all’asi-
lo nido, alcuni dei quali non li ac-
cettano con i pannolini. Ciò può
accadere anche per alcune
scuole riguardo bambini meno
abili o con problemi di malfor-
mazioni. La vita frenetica che
spesso si impone ai bambini e
il minor tempo dedicato all’
“educazione” nella crescita, li
rende troppo spesso dei “riten-
zionisti” cronici di urine e feci.
NON FARLO SENTIRE “SOLO”
Un bambino con incontinenza o
enuresi notturna è spesso con-
vinto di essere un “diverso”: un
semplice colloquio sereno può
spiegargli quanto sia invece fre-
quente, soprattutto per la enure-
si notturna, e quindi tranquilliz-
zarlo. Data la lunghezza dei trat-
tamenti, vederlo spesso e spie-
gargli bene le cose è l’unico
modo per acquistarne la fiducia
e fargli sentire accanto un medi-
co o un’infermiera come degli
amici che vogliono aiutarlo.
A maggior ragione si sente
emarginato un bambino con
incontinenza “anatomica”, che
deve mettere un catetere o cam-
biare un pannolino e non può
tenersi il suo ‘segreto’ per le dif-
ficoltà ambientali che trova nelle
scuole o in altri ambienti sociali.
Parlane con lui e con il Pediatra.
La vita freneticache spesso siimpone ai bambinie il minor tempodedicato all’ “educazione”nella crescita, li rende troppospesso dei“ritenzionisti”cronici di urine e feci.
MEDICIN
A PREVENTIVA
53
La Federazione Italiana Incontinenti (FINCO -ONLUS) è stata fondata nel 1999 e riunisce i cit-tadini che soffrono di incontinenza urinaria, imedici che si interessano a tali problematiche, gliinfermieri specialisti della riabilitazione dell’incon-tinenza, le ostetriche, i fisioterapisti ed i cittadinisensibili a tali problematiche. La FINCO tutelaanche gli interessi dei pazienti oncologici (e deiloro familiari) che a causa di un tumore alla pro-stata, vescica, collo dell’utero, pavimento pelvi-co, etc., spesso soffrono di incontinenza e nontrovano risposte adeguate ai loro bisogni. Gli incontinenti italiani sono circa 5 milioni, di cui3 donne. L’incapacità più o meno grave di urina-re a tempo e luogo ha un impatto sociale deva-stante che incide pesantemente sulla qualitàdella vita, sia per il vissuto soggettivo che per irapporti interpersonali. La FINCO si adopera per:• eliminare nelle donne il senso di vergogna;• incoraggiare le donne colpite a cercare aiuto;• favorire una diagnosi precoce e il trattamento
tempestivo;• massimizzare l’accesso e la possibilità di scel-
ta per le donne affette da incontinenza urinariada sforzo (IUS);
• donare la libertà alle donne afflitte dall’IUS;• ottenere la rimborsabilità dei farmaci per la con-
tinenza;• ottenere gratuitamente dispositivi medici conte-
nitivi di “qualità” e garantire la libera scelta;
• attivare i “Centri Riabilitativi FINCO” grazie alla“Giornata nazionale per la prevenzione e lacura dell’incontinenza” che ogni anno si svolgeil 28 giugno, giornata in cui gli Ambulatoriaccreditati FINCO sono aperti gratuitamenteper le visite (www.giornataincontinenza.com).
L’Associazione fornisce gratuitamente informa-zioni socio-sanitarie, consulenze di esperti, infor-mazioni sui dispositivi medici contenitivi, tuteladei diritti, organizza convegni e collabora con leIstituzioni .
Coloro che vogliono associarsi o versare obla-zioni volontarie possono utilizzare il conto corrente postale n. 69779080, intestato a: FINCO - Casella Postale n. 30 - 70010Capurso (BA).
Il conto corrente bancario è intestato a:FINCO – Banca Popolare di Bari Agenzia n.4 - CAB 04002 - ABI 05425 -conto n. 010024151. La FINCO rientra tra i soggetti che possono ricevere il 5 per mille dell’imposta sulreddito.
Per maggiori informazioni telefonare (ore 10/13 giorni lavorativi)
sito: www.finco.org mail: [email protected]
“
”
▲ Maria Luisa Rufimedico di base ASL RM-B è specialista inendocrinologia,omotossicologia e discipline integrate
Lat i ro ide è una p icco la
ghiandola endocrina po-
sta nella regione ante-
riore del collo davanti alla trachea
che pesa nel l 'uomo adulto circa
20/25 grammi, ma in gra-
do di mettere in circolo or-
moni important issimi per
mantenere in vita organi
quali il cuore, i muscoli, il
fegato, la cute e l'appara-
to riproduttivo e per attiva-
re funzioni come il meta-
bolismo dei grassi e degli
zuccheri. Emerge quindi la
necessità di sorvegliare ed
intervenire in maniera adeguata tut-
te le volte che c'è un sospetto di
disturbi della tiroide. Abbiamo rivol-
to alla dottoressa Maria Luisa Rufi,
endocr inologa, a lcune domande
sull’argomento.
Le malattiedella
tiroide
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TIVA
54
in terv ista a cura d i Anton ia Lepore
Negli ultimi anni c'è stato un forte aumento delle malattie tiroidee
dovuto in parte ad una diagnosi precoce di patologie un tempo sconosciute, ma soprattutto e purtroppo
ad un progressivo incremento dell'inquinamento ambientaleper l’eccessivo uso di additivi chimici
e di conservanti nell'industria alimentare,l'abuso di pesticidi e la nascita di centrali nucleari
nelle vicinanze dei centri abitati che nel tempohanno provocato effetti a distanza dannosi e deleteri per la salute.]
{
Quali sono le persone che devonoessere sottoposte ad un controllomedico specialistico endocrinolo-gico e quando è necessario uncontrollo?Le persone che accusano un senso di
costrizione alla gola oppure dolore al
collo, coloro che avvertono sintomi come
eccessiva sonnolenza, stanchezza e/o
facile irritabilità, tachicardia o tanta sudo-
razione. Inoltre, le persone che sanno di
avere un familiare diretto affetto da distur-
bi della tiroide devono sottoporsi ad una
visita endocrinologica.
Quali sono le più frequenti pato-logie tiroidee?A parte l'ipotiroidismo, in cui c'è
una diminuzione della funzionalità del-
la ghiandola e l’ipertiroidismo, in cui
invece la tiroide funziona in eccesso,
le malattie tiroidee che più frequente-
mente diagnostichiamo sono le pato-
logie nodulari e le tiroiditi o infiam-
mazioni della ghiandola. Inoltre, il vec-
chio gozzo tiroideo, visibile ad occhio
nudo come un rigonfiamento alla ba-
se del collo e molto diffuso in passa-
to - soprattutto nelle zone montane do-
ve vi era carenza di iodio - è ancora
molto frequente.
I bambini e gli adolescenti devo-no essere controllati? Tutti i neonati alla nascita, da parecchi
anni, vengono sottoposti ad un piccolo
prelievo di sangue sul quale vengono
dosati gli ormoni tiroidei proprio per pre-
venire malattie tiroidee congenite che
potrebbero compromettere un armonico
sviluppo psico-fisico del bambino.
Durante l'infanzia e l'adolescenza un
controllo mirato va fatto solo se ci sono
problemi d' accrescimento, obesità o
eccessiva magrezza e/o disturbi del
ciclo mestruale.
Quali sono gli esami da eseguirein caso di patologia tiroidea? Il più semplice ed innocuo è l'ecogra-
fia tiroidea che permette di vedere la
grandezza e la struttura del tessuto
ghiandolare tiroideo e quindi in grado
di mettere in evidenza noduli, infiamma-
zioni o ingrossamenti tiroidei. Poi c'è l'e-
same del sangue che ci permette di
dosare il valore degli ormoni tiroidei e
quindi di scoprire eventuali casi di ipo
o ipertirodismo.
L'ago aspirato tiroideo con l'esame
citologico e la scintigrafia tiroidea
vengono effettuate solo in alcuni pazien-
ti in presenza di patologia nodulare dub-
bia o sospetta.
Sarà comunque l'endocrinologo che va-
luterà, caso per caso, quali indagini ese-
guire e con quali priorità in ogni singo-
lo paziente.
MEDICIN
A PREVENTIVA
55
▲ Marco BarraCaracciolo, dell’Enel,è un genitore sociodella Onlus FamiglieSMA
Il mio piccolo bambino si chia-
ma Luca, ha 30 mesi ed è affet-
to da atrofia muscolare spinale di
tipo 2. Tutto iniziò quando ave-
va circa otto mesi e le sue pic-
cole gambine cominciarono a
piegarsi quando toccavano il ter-
reno. Io attribuivo la cosa all’ec-
cessivo peso, mia moglie so-
spettava qualcosa di diverso e
più grave. Aveva ragione Lei. Di
li a poco la nostra vita sarebbe
cambiata per sempre. Stavamo
per iniziare un’esperienza dram-
matica e “fantastica” allo stesso
tempo.
Sotto la spinta di mia moglie
(effettivamente le mamme hanno
un sesto senso verso i loro pic-
coli cuccioli), iniziammo a con-
sultare i migliori pediatri e neuro-
logi via via consigliati da parenti
ed amici. Nessuno diagnosticò
nulla di grave e molti la pensava-
no proprio come me: “il bimbo è
leggermente soprappeso”.
Passarono i mesi e, tra le conti-
nue preoccupazioni che conti-
nuavano ad affliggere mia moglie,
arrivò il 13 Marzo; festeggiamo il
primo compleanno di Luca, che
continuava a non mantenere la
posizione eretta e a non fare le
cose tipiche di un bambino del-
la sua età, come gattonare o ro-
tolare sul letto. Qualche giorno
dopo, ci recammo all’ennesima
visita dello specialista di turno, il
quale ci parlò di una leggera ipo-
tonia e ci fissò un appuntamen-
to al Bambin Gesù con un bra-
vo neurologo infantile: 31 marzo
2005 – ore 9:00 – dr Bertini.
Arrivammo chiaramente puntua-
li all’ospedale, ma fummo co-
stretti ad aspettare quasi due
ore nell’atrio del reparto di “neu-
rologia Infantile”. Il tempo tra-
scorreva lento tra immagini cru-
de di bambini con gravi proble-
mi e genitori tr ist i che
aspettavano di essere chiama-
ti. Non avrei mai potuto imma-
ginare che quello, ahimè presto,
sarebbe diventato anche il mio
mondo.
Finalmente fummo chiamati e co-
noscemmo il dr Bertini all’interno
di una stanza piccola e stretta,
con tanto disordine e uno strano
e ingombrante macchinario vici-
no ad un vecchio e arrugginito
lettino. Osservò Luca per pochi
secondi, poi mi guadò e con aria
grave mi disse: “suo figlio ha uno
sguardo vivo ed intelligente”. Non
sapevo cosa pensare. È una co-
sa positiva, generalmente. “No,
temo che suo figlio sia affetto da
una malattia rara nota con il no-
me di Atrofia Muscolare Spinale;
la posizione a “rana” delle gam-
be, quando è seduto, lo sguardo
vivo e la respirazione diaframma-
tica sono tra i segnali caratteristi-
ci”. Guardai mia moglie, ma co-
me me era paralizzata. Tutto
prese a girare intorno a noi in
modo vorticoso, senza lasciarci il
respiro necessario per capire, per
fare domande, per realizzare che
il “sogno” di una vita normale era
svanito lì, sulle labbra di quel me-
dico, nel suo sguardo abituato,
suo malgrado, a vedere il dolore
altrui e perciò fermo, deciso, qua-
si assente. L’unica flebile speran-
za era la possibilità di una dia-
gnosi errata. Del resto, pensai,
“come è possibile che guardan-
do Luca seduto su un lettino per
pochi secondi abbia emesso una
sentenza così dura e crudele?”.
Ma, anche stavolta, sbagliavo io.
Il dr Bertini, che in seguito ab-
biamo conosciuto come uno dei
massimi specialisti delle malat-
tie neuromuscolari, eseguì un
primo esame di verifica utilizzan-
do lo strano e ingombrante mac-
chinario che serviva a misura-
re la forza delle gambe di Luca
inserendo un piccolo ago all’in-
terno del muscolo:
“Elettromiografia”. L’esame die-
de una prima conferma, ma, co-
me da prassi, fece seguire un
prelievo di sangue per l’esame
del DNA. Dopo 5 giorni trascor-
si tra false speranze a contare i
minuti, l’esame confermò defini-
tivamente la diagnosi. Fu come
ricevere una condanna.
Così conoscemmo l’altro signifi-
cato della sigla SMA (Spinal
Muscolar Atrophy), fino a quel
giorno abbinata solo ai noti
supermercati..
Pur nella drammaticità e nel vuo-
to assoluto che riempì la nostra vi-
ta, in pochi giorni imparammo ve-
locemente tutto quello che si po-
teva sapere sulla malattia di Luca.
Atrofia muscolare spinale
MAL
ATTI
E RA
RE
56
di Marco Barra Caraccio lo
57
Tipo I Acuto (Grave)
La SMA tipo I è anche chiamata
Sindrome di Werdnig-Hoffman.
La diagnosi dei bambini affetti da
questo tipo viene generalmente
fatta prima dei sei mesi di età e
nella maggior parte dei casi
prima dei tre mesi; può manife-
starsi altresì una mancanza di
movimenti fetali nei mesi finali di
gravidanza.
Generalmente un bambino affet-
to dal tipo I (Werdnig-Hoffman)
non è mai in grado di sollevare
la testa o di compiere i normali
progressi fisici e motori. La de-
glutizione e l’alimentazione pos-
sono essere difficoltose e il bam-
bino può mostrare difficoltà a
inghiottire la propria stessa sali-
va. C’è una debolezza generale
nei muscoli respiratori interco-
stali e accessori (muscoli situati
fra le costole). Il petto può ap-
parire concavo (scavato verso
l’interno) in seguito alla respira-
zione diaframmatica (addomina-
le). L’esito è spesso fatale entro
il primo o secondo anno di vita.
Che cos'è l'Atrofia muscolare spinale?
N.B.: Anche nel caso in cui la
diagnosi sia fatta entro i primi sei
mesi di età, il decorso della ma-
lattia può differire significativa-
mente a seconda del bambino.
Tipo II (Cronico)
La diagnosi del tipo II della malat-
tia viene quasi sempre formulata
prima dei due anni di età, con
una netta maggioranza di casi
diagnosticati entro i quindici
mesi. Sebbene perdano facil-
mente l’equilibrio, i bambini affet-
ti da questo tipo riescono a stare
seduti senza bisogno di soste-
gno, ma normalmente non sono
in grado di raggiungere la posi-
zione seduta senza aiuto. Ad un
certo punto potrebbero essere in
grado di stare in piedi. Questo
avviene prevalentemente con
l’aiuto di tutori o con supporti per
posizione eretta.
Problemi di alimentazione e di
deglutizione generalmente non
sono tipici del tipo II; tuttavia, in
alcuni pazienti si possono veri-
ficare e si può dunque rendere
necessario l’uso di un sondino
per l’alimentazione.
Le fascicolazioni della lingua ven-
gono riscontrate meno frequente-
mente in bambini affetti dal tipo II,
ma è comune riscontrare un tre-
more nelle dita in estensione.
Anche i bambini affetti da questo
tipo utilizzano la respirazione dia-
frammatica.
Tipo III (Lieve)
La diagnosi del tipo III della ma-
lattia, anche nota come malat-
tia di Kugelberg-Welander o
Atrofia muscolare spinale giova-
nile, viene effettuata in un arco
di tempo che va da poco do-
po i diciotto mesi di età alla
adolescenza. I pazienti affetti
dal tipo III possono stare in pie-
di da soli e camminare, ma pos-
sono avere qualche difficoltà a
camminare o ad alzarsi da una
posizione seduta o piegata. È
possibile riscontrare tremore
nelle dita in estensione ma ra-
ramente si osservano fascico-
lazioni della lingua.
L’Atrofia muscolare spinale (SMA) è una malattia delle cellule nervose delle corna anteriori del midollo spi-
nale. Queste cellule sono quelle da cui partono i nervi diretti ai muscoli, e che trasmettono i segnali moto-
ri (si chiamano anche motoneuroni). Per questo motivo, la SMA colpisce i muscoli volontari usati per atti-
vità quali andare a carponi ("gattonare"), camminare, controllare il collo e la testa e deglutire.
Essa colpisce principalmente i muscoli più vicini al tronco. La debolezza nelle gambe è generalmente
maggiore della debolezza nelle braccia. Alcuni movimenti anomali della lingua - chiamati fascicolazioni
della lingua - possono essere presenti in pazienti con il tipo I della malattia e in alcuni pazienti con il tipo
II. I sensi e le percezioni sono normali, così come lo è l’attività intellettuale. In effetti si è spesso osserva-
to che le persone affette da SMA sono insolitamente intelligenti e socievoli.
MALATTIE RARE
I primi mesi sono stati i più dif-
ficili. C’erano troppi perché sen-
za risposta e spesso inutili.
All’improvviso i sogni, i giochi,
i piani, che come tutti i genito-
ri avevo condiviso con mia mo-
glie, andarono in frantumi in
mille schegge, lacerandoci l’a-
nima e lasciando ferite profon-
de. La malattia sembrava aver
colpito principalmente noi, per-
ché Luca continuava ad esse-
re il bambino di sempre: è sta-
to lui che, con i suoi sorrisi e il
suo sguardo “vivo ed intelligen-
te”, ci ha restituito coraggio e
tanta forza nell’anima per an-
dare avanti.
Certo, non Vi nascondo che la
prospettiva cambia. Si vive gior-
no per giorno cercando di non
pensare al domani: come sarà la
sua vita? quali difficoltà dovrà
affrontare? quali problemi di
salute dovrà superare? quali
offese un mondo diverso potrà
riservargli?
Sono domande senza risposte
a cui si ci sforza, e un po’ si
finge, di non pensare.
Resta la paura di non essere lì
con lui a supportarlo per supera-
re questi momenti. Si, questa
forse è la paura che rimane,
silenziosa e opprimente: “la
paura di lasciarlo solo”, di non
poter essere “onnipresenti” ed
“eterni”.
All’improvviso si innalzano
davanti ad occhi, che colpevol-
mente non avevano mai osser-
vato, le barriere di un diversa-
mente abile.
Quelle architettoniche che, non-
ostante i progressi fatti negli ulti-
58
Che cosa causa l'Atrofia muscolare spinale?
Nella sua forma di gran lunga prevalente, l’Atrofia muscolare spinale è una malattia auto-
somica recessiva, ovvero si manifesta solo se entrambi i genitori sono portatori del gene
responsabile della malattia. Perchè il nascituro sia affetto da SMA è necessario che rice-
va il gene da entrambi i genitori. Nel caso in cui entrambi i genitori siano portatori, la pro-
babilità che il gene venga trasmesso da entrambi al nascituro rendendolo affetto da SMA
è del 25%, cioè un caso su quattro.
Esistono anche alcune forme estremamente rare di SMA che possono manifestarsi come forma
mutante o autosomica dominante. I difetti genetici ai quali sono imputabili queste forme sono
solo in parte conosciuti.
MAL
ATTI
E RA
RE
mi anni, sono ancora presenti
ovunque e spesso riposizionate
dagli stolti; quelle culturali, delle
persone che creano ostacoli
anche dove non dovrebbero
esserci; quelle “burocratiche”,
che ti impediscono e/o rallenta-
no l’applicazione dei diritti di tuo
figlio, costringendoti a continue
mortificazioni che riaprono le feri-
te mai chiuse.
Come dicevo all’inizio di questo
mio breve racconto, quest’espe-
rienza è drammatica e fantastica
nello stesso tempo.
È fantastica nel rapporto spe-
ciale che si crea con il tuo bam-
bino, nella fortuna di conosce-
re persone uniche, nel modo
con cui affronti i problemi della
vita quotidiana.
Paradossalmente, ti accorgi che
stai sperimentando la vita nella
sua essenza profonda e, come
d’incanto, le cose si allineano
come sarebbe giusto lo fosse
per tutti; in base alle priorità
che ai “diversi”, invece, si im-
pongono da sole.
Tutto ciò che sembrava “indi-
spensabile” avere o fare prima di
allora è entrato a far parte del
“superfluo”, del “banale” e av-
verti che ciò che vivi ha qualco-
sa di speciale, che speciale un
po’ diventi tu stesso nella lotta
non solo con la malattia, ma con-
tro tutte le barriere che per tuo
figlio devi abbattere.
Grande, grandissimo supporto
l’abbiamo trovato nell’associa-
zione Famiglie SMA a cui ci
siamo prontamente iscritti sotto
consiglio dello stesso dr Bertini.
È un’associazione onlus fonda-
ta nel 2001 da un gruppo di ge-
nitori di bambini affetti da SMA.
Grazie all’associazione abbia-
mo avuto la possibilità e il pia-
cere di conoscere altri genitori
“speciali”, pronti a condividere
esperienze, ad aiutarti nei mo-
menti di difficoltà e a battersi in-
sieme per un futuro “possibile”
per i nostri bambini.
Conoscere genitori che hanno
bambini con situazioni cliniche
sicuramente più gravi” di Luca o
addirittura che hanno dovuto
subire lo strazio di una perdita,
ci hanno fatto capire che forse
tra i genitori del club dei “rari”,
siamo “fortunati”, perché Luca
oggi è qui e ci sarà anche do-
mani, perché la sua SMA 2 gli
consente, tutto sommato, una
vita “accettabile”, al di là della sua
disabilità. Certo le sue gambine
sono troppo deboli in confronto
al suo sorriso, ma sento che sia-
mo dei “privilegiati” perché po-
teva non essere così, perchè for-
se avremo già dovuto rinunciare
a quel sorriso, a quelle manine
che dolcemente ci accarezzano
il viso e ci regalano la vita, quel-
la vera, ogni giorno.
E se, a volte, pensiamo di non
farcela, in fondo ce la facciamo
ancora, perché questa malattia
che leva ai muscoli dei nostri figli
la forza, la restituisce a noi nell’a-
nima. Bisogna “solo” accettare
l’idea che la vita si esprime in
tanti modi e che chi esiste davve-
ro esiste per sempre.
Tra le persone uniche che abbia-
mo avuto il piacere e la fortuna di
conoscere ci sono gli angeli che
seguono Luca e gli altri piccoli
bambini: Prof. Eugenio Mercuri (
Dipartimento di Scienze Pediatri-
che medico-chirurgiche e Neu-
roscienze dello sviluppo U.
C.S.C. Roma), Dott. Enrico Ber-
tini (Neurologo Responsabile del
laboratorio dell’Unità di Medicina
Molecolare Ospedale pediatrico
Bambino Gesù), Dott.ssa Marika
Pane (Dipartimento Neurologia e
Psichiatria Infantile U. C.S.C.
Roma), Marco Pelliccioni (fisiote-
rapista della UILDM Roma).
Infine, consentitemi un sentito
ringraziamento al dr Paolo Bar-
beris, persona di elevato profilo
professionale e umano, che in un
mondo che corre distratto dal
business e, a volte, dimentica, mi
ha teso una mano discreta e
silenziosa. Un grazie infinito
anche all’ing. Antonio Michelazzi
che mi ha dato questa opportu-
nità di diffondere la conoscenza
di una malattia rara e della nostra
piccola associazione.
MALATTIE RARE
59
Fondata cinque anni fa, Famiglie
SMA è cresciuta fino a raccoglie-
re oltre 200 famiglie, diventando
un punto di riferimento in Italia e
all’estero tra quanti si occupano,
per motivi personali o professio-
nali, di Atrofia muscolare spinale.
Grazie anche alla nostra associa-
zione, l’Italia è uno dei paesi
all’avanguardia nel mondo nella
ricerca di una cura per la SMA:
valga per tutti la recente speri-
mentazione clinica con il fenilbu-
tirrato, organizzata insieme ad
Asamsi (altra importante asso-
ciazione onlus) e all’Università
Cattolica di Roma, che rappre-
senta uno dei primi trials al
mondo per una malattia neuro-
muscolare condotto in doppio
cieco e su un numero relativa-
mente ampio di pazienti.
A livello internazionale, Famiglie
SMA, dopo l’iniziale affiliazione
con l’associazione statunitense
Families of SMA, la più importa-
te associazione SMA del mondo,
è stata tra i fondatori dell’Inter-
national Alliance for SMA
(IASMA) e, in Europa, della
nascente federazione europea
SMA Europe; nel mondo in cui
viviamo la dimensione internazio-
nale è fondamentale, e la stretta
collaborazione tra le associazioni
è necessaria per sostenere al
meglio gli interessi dei pazienti di
fronte alle istituzioni internaziona-
li, al mondo della ricerca e a
quello dell’industria. In tutto que-
sto cammino, fondamentale è
stato il supporto che abbiamo
ricevuto dal nostro Comitato
Scientifico, formato da alcuni dei
principali esperti sulla SMA in Ita-
lia e all’estero. Per quanto riguar-
da la ricerca in Italia, proseguono
con successo i vari studi da noi
finanziati, presso alcuni dei
migliori centri di ricerca genetica
del nostro paese.
A livello europeo, prosegue la
messa a punto dei protocolli cli-
nici per futuri trials e le attività di
preparazione di una sperimenta-
zione clinica europea prossima
ventura. Una buona notizia è che
l’Unione Europea nei mesi scorsi
ha approvato un progetto di
ricerca europeo sulle malattie
neuromuscolari (nell’ambito del
sesto Programma quadro); si
tratta nel complesso di milioni di
euro, una parte dei quali benefi-
cerà anche la SMA e alcuni dei
ricercatori italiani più attivi in
materia; un importante ruolo di
coordinamento sarà svolto in
tale progetto dal dott. Bertini e
dal prof. Mercuri (altro speciali-
sta mondiale che per mia fortuna
segue da vicino Luca), entrambi
membri del nostro Comitato
Scientifico; Famiglie SMA è ono-
rata di partecipare al progetto
come associate partner. Più in
generale, a livello mondiale, pro-
segue la ricerca di molecole pro-
mettenti per la cura farmacologi-
ca, così come i tentativi di arriva-
re a una terapia genica. L’attesa
di tutti noi genitori è quella che
venga finalmente trovata una
cura, anche se tutti questi pro-
gressi possono sembrare lenti;
purtroppo la realtà con cui ci si
deve confrontare tutti i giorni è
che trovare una cura per la SMA,
come per tante altre malattie
gravi e complesse, è una sfida
difficile, che richiede anni, anche
perché, essendo “rare”, il nume-
ro dei malati non rappresenta né
un business per le case farma-
ceutiche, nè una priorità per lo
Stato, entrambi colpevolmente
assenti. Si va avanti grazie alla
solidarietà e all’esistenza di
scienziati, ricercatori e medici
che si prodigano perché credo-
no nella loro missione.
Oltre che alla ricerca, l’associa-
zione pone massima attenzione
alle attività/progetti volte a mi-
gliorare l’assistenza e la riabilita-
zione e, in generale, la conviven-
za con la SMA. Stiamo
collaborando a un progetto della
Fondazione Iard di Torino, finan-
ziato dall’Istituto San Paolo di To-
rino, sulla percezione sociale del-
la disabi l i tà, i cui r isultat i
dovrebbero fornire strumenti per
una migliore accettazione, per-
sonale e sociale, dell’handicap.
Inoltre, stiamo partecipando, in
collaborazione con l’International
Center for Birth Defect di Roma e
altre associazioni, a un progetto
per la costituzione di Centri pilo-
ta in tutta Italia per l’Assistenza
multidisciplinare ai bambini affet-
ti da disabilità congenite. Infine, in
alcune regioni, dal Piemonte alla
Puglia, genitori nostri associati
partecipano, a nome dell’Asso-
ciazione, a gruppi di lavoro pro-
mossi dalle rispettive Regioni per
migliorare l’assistenza.
Concludo invitando chiunque sia
interessato ad approfondire, rice-
vere informazioni e/o aiutarci a
vincere le nostre sfide, a visitare il
sito dell’associazione www.fami-
gliesma.org .
MAL
ATTI
E RA
RE
60
Tra i tanti nuovi“amici”, mi fapiacere citareDomenicoMarchetti,Presidentedell’associazioneche, nonostante lamalattia gli abbiastrappato via il suopiccolo tesoro, hatrasformato questapiccolaassociazione inuna macchina diidee ed iniziative.Nel box il brevesunto delleiniziative chehanno visto lanostraassociazioneprotagonistaanche grazie al suo dinamismo.
“
”
ANGELI SENZA ALI è la storia di
Camilla, ma anche quella di Matteo,
Brian, Claudia, Sara, Jacopo e di tanti
altri bimbi che sono morti prima … ma,
soprattutto, è una storia d’amore, d’a-
more immenso, di speranza, di fede, di
voglia di vivere, di aiutare gli altri, di aiu-
tare chi oggi sta affrontando analoghi
dolori e crede sia tutto perso.
I proventi di questo libro sono devoluti
alla Famiglie SMA Onlus che sostiene la
ricerca sull’atrofia muscolare spinale
(SMA) e promuove l’assistenza e la riabi-
litazione dei bambini affetti.
Famiglie SMA OnlusAssociazione tra genitori di bambiniaffetti da Atrofia Muscolare SpinaleVia Alberico II, 4 00193 Roma
Tel. 06 6873178 Fax 06 6873457
Codice Fiscale 97231920584 c/c postale n. 65702011 c/c bancario n. 3417887 presso Unicredit Banca ABI 2008 CAB 03209
[email protected] www.famigliesma.org
MALATTIE RARE
61
▲ Maurizio Tucci,giornalista, èResponsabile della comunicazioneSocietà Italiana di Pediatriawww.sip.it
ILprimo dato ad appari-
re preoccupante è che
continua ad aumenta-
re, con un trend che sembra
inarrestabile, i l “consumo
televisivo” da parte degli
adolescenti. Neanche l’av-
vento del PC e di Internet,
entrati nelle abitudini consoli-
date degli adolescenti a par-
tire dal 2000-2001, è riusci-
to, a dispetto delle previsioni,
ad invertire la tendenza e ad
erodere spazio alla TV.
A guardare più di tre ore di TV al
giorno nel 1997 era, secondo le
indagini della SIP, il 19% del
campione osservato. Nel 2004 la
percentuale era salita al 26,8% e
nel 2005, a distanza di un solo
anno, è arrivata al 31%. Paralle-
lamente la percentuale di chi
guarda meno di 1 ora di TV al
giorno è passata dal 25% del
1997 all’odierno 13%.
Ad aggravare la situazione c’è,
inoltre, la ragionevole ipotesi che
il dato “denunciato” dagli adole-
scenti sia, in buona fede, forte-
mente sottostimato.
Quando si parla di ore di visione
televisiva si tende generalmente
a fare riferimento al tempo che
viene dedicato a seguire pro-
grammi volontariamente scelti. A
questa visione, per così dire
“attiva”, va quantitativamente
aggiunta la visione “passiva” e
cioè relativa a quando si è spet-
tatori, più o meno obbligati, di
programmi scelti da altri. Pensia-
mo, ad esempio, ai telegiornali
guardati durante i pasti (oltre il
75% degli adolescenti intervista-
ti ha dichiarato che a casa loro
c’è la TV accesa mentre si pran-
za o cena). È molto verosimile (e
la conferma, sia pure non stati-
stica, la abbiamo da quanto
emerge dai focus group) che
questo tempo-TV non venga
considerato quando si risponde
alla domanda “per quante ore al
giorno guardi la TV” e che ci sia,
quindi, un “sommerso” di visione
TV che sfugge alle statistiche,
ma “entra” comunque nella testa
dei bambini.
Ma non basta. Dal 1997 ad oggi
non solo è aumentato il consu-
mo tout court di televisione, ma
sono aumentate anche le cattive
abitudini connesse alla visione
della TV. Ad avere la TV nella
propria camera nel 1997 era il
44% oggi è il 67%. A guardare la
TV durante i pasti, come già anti-
cipato, è oggi il 75,3% (nel 1997
era il 68,7%) e a guardarla a letto
gli effettidellaTV
sugli adolescenti
L’ES
PERT
O
62
Nel 1997 la Società Italiana di Pediatria ha iniziato ad occuparsi in modo sistematico di abitudini e stili di vita degli adolescenti
realizzando, tra l’altro, una indagine quali-quantitativa annuale,basata su un questionario strutturato
(somministrato a scuola ad un campione nazionale rappresentativo di 1200 studenti di scuola media tra gli 12 e i 14 anni)
e su “focus group” (realizzati sempre a scuola, ma senza la presenza dell’insegnante).L’indagine spazia in varie aree
(dalle abitudini alimentari allo sport, dal bullismo al modo di vestire e di atteggiarsi,al rapporto con il mondo degli adulti,…),
ma fin dalla prima edizione si è dato ampio rilievo ad analizzare il rapporto tra adolescenti e media ed, in particolare, con la televisione.]
{di Mauriz io Tucci
prima di addormentarsi oggi è il
51,5% contro il 45,1% del 1997.
Inoltre, a guardarla la sera dopo
cena è l’84,3% del campione:
più di quanti la guardino nel
pomeriggio (70%) in cui ci
dovrebbe essere la fascia protet-
ta, sulla cui reale applicazione ci
sarebbe comunque da aprire un
altro lungo capitolo.
Senza trascurare che la TV è
anche una “generosa” distributri-
ce di pubblicità. Nel 1997 dava un
giudizio “positivo” sulle pubblicità
televisive meno del 10% degli
adolescenti, oggi il 48% li trova
divertenti gli spot pubblicitari, il
38% utili e il 29% interessanti. Da
una nostra indagine specifica
effettuata monitorando tre ore di
trasmissione (dalle 15.00 alle
18.00) di Italia 1 (l’emittente più
seguita dagli adolescenti) per 4
settimane (in diversi periodi del-
l’anno) è risultato che l’emittente
ha trasmesso 647 tra spot pubbli-
citari e trailer di altri programmi
televisivi. In pratica circa un terzo
del tempo di trasmissione è desti-
nato alla pubblicità. La durata
media del singolo spot è intorno ai
20 secondi e generalmente sono
trasmessi in blocchi di almeno 10.
Facendo una banale simulazio-
ne risulta che se un bambino
guarda per due ore al giorno Ita-
lia 1, nella fascia oraria compre-
sa tra le 15,00 e le 18,00 rischia
di vedere, in un anno, 31.500
spot pubblicitari dei quali circa
5.500 pubblicizzanti alimenti
(per lo più snack e merendine).
Non possiamo meravigliarci,
quindi, se solo l’8% dichiari di
non desiderare ciò che vede
nella pubblicità televisiva.
Ma esiste una correlazione tra
maggior consumo televisivo e
stile di vita complessivo di un
adolescente? Per contribuire a
fornire una risposta a questo
importante interrogativo abbia-
mo analizzato come si modifica-
no, in base alla “dose” di televi-
sione giornaliera assunta, abitu-
dini e comportamenti degli ado-
lescenti.
I risultati appaiono inequivocabi-
li. Alcune correlazioni sono pre-
vedibili, ma non per questo posi-
tive. Ad esempio, gli adolescenti
che dichiarano di guardare più di
3 ore al giorno di TV, (“over 3”)
rispetto ai coetanei che la guar-
dano meno di un ora (“under 1”),
hanno, in percentuale molto
maggiore, la TV nella loro came-
retta (73,5% vs 59%); guardano
molto di più la TV la sera tardi
prima di addormentarsi (72% vs
33,5%) e durante i pasti (87,7%
vs 58,2%).
Ad imitare i comportamenti degli
“eroi” televisivi è il 64% degli
... l’overdosetelevisiva sembracondizionare - inpeggio - tutti icomportamentidegli adolescenti.
... passare più ditre ore al giornodavanti alla TV,indipendentementedalla qualità deiprogrammivisionati, degradain modo sensibilela qualità di vita.Oltre 3 ore di TV al giorno significa,inevitabilmente,meno attivitàfisico-sportiva,meno socializzazionecon gli amici,meno stimoliculturali e, spesso, anchemeno tempotrascorso con i genitori.
63
“
”
COMPORTAMENTI ALIMENTARI E FUMO (%) COMPORTAMENTI SOCIALI (%)
“over 3 ore”, rispetto al 40%
degli “under 1”. A desiderare di
partecipare ad un reality-show il
60,5% degli “over 3” vs il 41,8%
degli “under 1” e a desiderare
spesso le cose viste nella pubbli-
cità televisiva il 30,2% vs il 12%.
Inoltre il 64% degli “over3” ten-
de ad imitare i comportamenti
degli “eroi” televisivi contro il
40% dei “under1”; a desidera-
re di partecipare ad un reality-
show è il 60,5% degli “over3”
vs il 41,8% degli “under1” e a
desiderare spesso le cose viste
nella pubblicità televisiva i l
30,2% vs il 12%.
Appaiono certamente più inquie-
tanti, anche perché meno preve-
dibili, gli effetti prodotti dalla
L’ES
PERT
O
64
più di 3 ore
meno di 1 ora
VISIONE DI TV AL GIORNO
Se la vittima di un “bullo” riferisce la cosa ad un adulto:
• Fa la cosa giusta 80,4 65,9
• È un fifone 8,9 16,8
• È una spia 7,6 14,4
Se dovesse capitare a teMi difendo da solo 43,7 54,1
Informo i miei genitori 29,7 19,4
Ne parlo con un amico 12,7 17,8
Se non sono eccessive le subisco 3,8 3,9
Informo un insegnante 7,6 3,1
Mi sento spesso triste 22,8 26,2Mi sento spesso solo 15,8 16,5Mi fido molto di:
madre 94,9 82,2
padre 89,2 76,9
insegnanti 51,9 40,4
medico 64,6 53,8
tv 3,8 7,9
libri 36,1 30,4
amici 51,9 61,7
Internet 6,3 12,9
Vorrei più tempo da passare con gli amici 62 79,8Vorrei più tempo da trascorrere coi tuoi genitori 19,6 9,2Vorrei più tempo a disposizione per giocare 12,7 9,4Se avessi 1000 euro li spenderei per:
Motorino 5,7 11,8
Viaggio 6,3 3,7
Playstation oggetti elettronici 1,9 7,3
Beneficenza 6,3 1,6
Per essere considerati “in gamba” è importantissimo:Essere rispettato dal gruppo 62,6 66,7
Essere bello 36 43,5
Vestire alla moda 32,3 41,7
Essere coraggioso 33,5 33,6
Essere bravo nello sport 20,3 28,9
Avere la ragazza (il ragazzo) 24,1 28,6
Fare cose spericolate 15,2 25,2
Essere magro 22,2 24,4
Essere bravo a scuola 27,9 22,1
Avere il telefonino più bello 10,7 14,4
Avere molti soldi in tasca 12 13,6
Essere bravo a navigare in internet 6,4 13,6
Essere bravo con la playstation 5,1 10,2
Fumare 5,7 7
Bere alcolici 5 5,7
più di 3 ore
meno di 1 ora
Mi piace mangiare 87,3 91,1Mangio quasi sempre le stesse cose 15,2 16Mangio cose molto diverse 51,9 31,5Mangio solo le cose che mi piacciono 31,6 50,9Secondo i miei genitori mangio tanto 21,5 35,7
Come “fuoripasto” mangio tutti i giorni:Merendine confezionate 16,5 30,7
Snack salati confezionati 12 19,7
Panini fatti in casa 32,9 42,5
Frutta 62,7 45,9
Biscotti 29,7 36,2
Gelati 26,6 32,5
Cioccolata 27,2 37,3
Caramelle 16,5 34,4
Patatine 16,5 34,1
Mentre guardo la tv il pomeriggio “mangiucchio” 62,7 80,6Bevo abitualmente:
Vino 3,8 8,9
Birra 6,3 14,7Liquori 2,5 4,7
Vorrei essere:Più magro/a 51,3 54,6
Più alto/a 61,4 63,3
Più bello/a 65,2 69
Più muscoloso/a 36,1 47,5
Ho fatto una dieta dimagrante 19,6 23,4Su indicazione di:
Un medico 45,2 33,3
Ho deciso io 22,6 36,6
Su indicazione dei genitori 29 20,4
Mai fatto una dieta dimagrante ma vorrei farla 6,3 12,6Ho fumato/fumo sigarette 20,3 34,6La maggior parte dei miei amici fuma 18,4 31,8Conosco amici o compagni che fumano “canne” 36,1 48,8Ho visto un amico o compagno ubriaco 3,2 12,9
VISIONE DI TV AL GIORNO
Le tabelle riassumono alcune tra le
più significative differenze di
comportamento tra adolescenti
che guardano la TV meno di un’ora
al giorno e adolescenti che
guardano più di 3 ore al giorno.
overdose televisiva su atteggia-
menti apparentemente non stret-
tamente correlati alla visione e i
dati, riassunti nelle tabelle della
pagina a fianco, si commentano
da soli. Stando a quanto emer-
ge, un maggior consumo televi-
sivo peggiora le abitudini alimen-
tari, fa aumentare il consumo di
alcol e fumo, peggiora la perce-
zione del proprio corpo facendo
desiderare di essere più alti, più
magri, più belli, ecc… ed induce
più facilmente a sottoporsi (o a
desiderare di sottoporsi) ad una
dieta, speso autogestita. Ma
sembra produrre effetti negativi
anche su quelle che potremmo
definire le “abitudini sociali”.
Gli “over3”, rispetto agli “under1”,
tendono ad essere più aggressivi,
meno portati a rivolgersi agli adul-
ti (genitori, insegnanti) in caso di
necessità, e ad avere meno fidu-
cia negli “adulti” in generale. Così
come considerano più importan-
te il possesso di oggetti e “status
symbol” per apparire autorevoli
all’interno del gruppo dei pari.
In conclusione, l’overdose televi-
siva sembra condizionare - in
peggio - tutti i comportamenti
degli adolescenti. Ciò avviene
certamente per effetto del tipo di
messaggi e di modelli che la tele-
visione veicola, ma anche perché
passare più di tre ore al giorno
davanti alla TV, indipendente-
mente dalla qualità dei program-
mi visionati, degrada in modo
sensibile la qualità di vita. Oltre 3
ore di TV al giorno significa, ine-
vitabilmente, meno attività fisi-
co-sportiva, meno socializzazio-
ne con gli amici, meno stimoli
culturali e, spesso, anche meno
tempo trascorso con i genitori.
Le tabelle della pagina preceden-
te riassumono alcune tra le più si-
gnificative differenze di comporta-
mento, evidenziate dalla ricerca,
tra adolescenti che guardano la
TV meno di un’ora al giorno e ado-
lescenti che guardano più di 3 ore
al giorno.
L’ESPERTO
65
Decalogo rivolto ai genitori, per un uso corretto della TV da parte di bambini e adolescenti.
1 Consentire la visione dei programmi televisivi per un massimo di 2 ore al giorno.
2 Non consentire,ai ragazzi, di guardare la televisione subito prima di andare a dormire e la mattina appena
svegli (in particolare se si deve affrontare una giornata scolastica).
3 Evitare di utilizzare la televisione come premio-castigo, attribuendole un “valore morale” che non le compete.
4 Scegliere insieme ai propri figli i programmi adatti a loro e motivare sempre le esclusioni. (Divieti immotivati
suscitano sempre forte curiosità).
5 Essere presenti il più possibile durante i momenti in cui i figli guardano la televisione.
6 Essere sempre disponibili a parlare con i propri figli di quanto si vede in televisione ed anzi cercare di stimo-
larli a esprimere pareri, gusti, perplessità o timori.
7 Prestare grande attenzione alla qualità e quantità di alimenti e bevande che i ragazzi sono portati a consuma-
re mentre guardano la TV.
8 Prestare attenzione alla postura che assumono i ragazzi mentre guardano la TV (evitare, ad esempio, che lo
facciano sdraiati per terra o sul letto) e alla distanza dallo schermo (almeno 2 metri).
9 Fornire ai propri figli, quanto più possibile, alternative alla televisione (sport, passeggiate, letture, incontri con
gli amici). Spesso i ragazzi si mostrano tanto attaccati alla televisione, perché rappresenta l’unico passatempo
disponibile.
10 Essere sempre consapevoli che gli effetti positivi o negativi che possono dipendere dalla televisione, derivano
non solo dalla qualità dei programmi, ma anche dall’uso che si fa in famiglia del mezzo televisivo.
realizzato dalla Societa’ Italiana di Pediatria
▲ prof. Paolo Meazzini Università di Udine Consulente ScientificoGenerale FISDE
QUALITÀ DELLA VITA:
QUALE DEFINIZIONE?
Da anni se ne parla e tutti sem-
brano comprenderne il significa-
to. Ma è davvero così?
Da un'intervista rilasciata da
circa 1000 persone provenienti
da ceti sociali diversi e collocate
in regioni diverse, è emerso che il
minimo comune denominatore
sottostante a “qualità della vita” è
lo stato di benessere vissuto
della persona.
Qualità della vita, quindi, potreb-
be di fatto equivalere al benes-
sere fisico e psichico che carat-
terizza la persona in un momen-
to dato.
Ma - facciamo un pò i maligni -
cosa s' intende con benessere?
Ancora una volta le risposte
sono ambigue e contradditorie.
È un po' quello che succede col
termine di “qualità”. Ognuno sa
cos'è ma nessuno sa definirla.
Sembra proprio di vivere nel
mondo di Alice, dove ogni paro-
la cambia di significato quando
passa da una persona all'altra.
Tuttavia non è il caso di cadere in
un irreversibile pessimismo
semantico.
Se i termini sono poco chiari nel
lessico quotidiano, la situazione
cambia, perlomeno in parte, in
quello scientifico.
In questo caso la risposta alla
domanda: “Cos'è la qualità della
vita?” consiste nell'estrapolare
da questi termini dei concetti più
precisi ed in qualche modo veri-
ficabili.
Ciò è avvenuto in maniera anco-
ra più rigorosa nel caso delle
persone disabili, per le quali la
qualità della vita diventa un tra-
guardo che impegna tutte le
risorse disponibili.
QUALITÀ DELLA VITA E DISABILITÀ
Tralascio di fornire una definizio-
ne del termine “disabile” in quan-
to ci allontanerebbe dagli obietti-
vi che intendo qui perseguire.
Mi limito a ricordare che l'Orga-
nizzazione Mondiale della Sanità
e l'Unione Europea, nell'effluvio
delle loro commissioni, ne hanno
istituite alcune dedicate proprio
all'analisi di questo settore. Tal-
volta i risultati prodotti sono piut-
tosto deludenti, talaltra invece di
notevole rilievo.
È il caso questo degli sforzi effet-
tuati per identificare le aree nelle
quali si articola il concetto di
“qualità della vita”.
Di esso la Divisione di Salute
Mentale dell'Organizzazione
Mondiale della Salute fornisce la
seguente definizione, inserita al-
l'intero di uno strumento atto a
misurarla (Progetto WHOQOL,
acronimo di World Health Orga-
nization Quality Of Live):
“Il progetto WHOQOL definisce
la qualità della vita come le per-
cezioni degli individui a riguardo
della loro posizione all'interno del
contesto formato dalla loro cul-
Qualità della vitae disabilità
L’ES
PERT
O
66
La nostra è una società di consumi talmente vorace da metabolizzare in pratica qualsiasi cosa.
Anche le parole ed i concetti.Anno per anno si creano delle vere e proprie mode linguistiche,
che si diffondono con velocità impressionante.Una di queste riguarda proprio i termini che compaiono nel titolo di quest'articolo. ]
{
di Pao lo Meazz in i
tura e dal loro sistema di valori ed in rap-
porto ai propri scopi, aspettative, criteri
ed interessi. Si tratta di un concetto
ampio che abbraccia in modo comples-
so la salute fisica della persona, il suo
stato psicologico, il livello d'indipenden-
za, le relazioni sociali, le credenze perso-
nali ed i suoi rapporti con le caratteristi-
che importanti dell'ambiente”.
Vi sono delle deduzioni che devono es-
sere tratte da questa definizione.
La prima fa riferimento al fatto che la
qualità della vita è il risultato di una va-
lutazione soggettiva della persona e del
grado di soddisfazione che la caratte-
rizza. Ciò significa che persone che, ad
esempio, godono di uno stato di salu-
te diversa, possono sentirsi entrambi
ragionevolmente soddisfatte.
La seconda riguarda i settori nei quali la
qualità della vita dovrebbe essere misu-
rata. Si va dallo stato di benessere fisi-
co a quello psichico ecc.
La terza ed ultima consiste nel fatto che
la valutazione effettuata dalla persona
tiene conto delle sue aspettative, dai
suoi interessi e così via.
Come si può constatare il termine “qua-
lità della vita” è stato meglio articolato
dalla ricerca scientifica.
Rimane tuttavia elusiva perché alla sua
base vi è un giudizio altamente sogget-
tivo, grazie al quale a situazioni diverse
potrebbe corrispondere uno stesso sta-
to di soddisfazione ed a situazioni ugua-
li uno stato di soddisfazione diverso.
Il progettoWHOQOL definiscela qualità della vitacome le percezionidegli individui a riguardo dellaloro posizioneall'interno delcontesto formatodalla loro cultura e dal loro sistemadi valori ed in rapporto ai propri scopi,aspettative, criteried interessi.
L’ESPERTO
67
Fatta questa premessa, il progetto WHOQOL contiene uno strumento di valuta-
zione della qualità della vita, composto di 100 voci, il cui scopo è quello di mi-
surare i settori indicati nella tabella seguente.
Area1: AMBITO FISICO1 Dolore e disturbi2 Energia e fatica3 Sonno e riposo
Area 2: AMBITO PSICOLOGICO4 Sentimenti positivi5 Pensiero, apprendimento, memoria e concentrazione6 Autostima7 Immagine ed aspetto corporeo8 Sentimenti negativi
Area 3: LIVELLO D'INDIPENDENZA9 Mobilità10 Attività di vita quotidiana11 Dipendenza da medicazioni e trattamenti12 Capacità lavorativa
Area 4: RELAZIONI SOCIALI13 Relazioni interpersonali 14 Sostegno sociale15 Attività sessuale
“
”
... qualità dellavita è un concettoampio cheabbraccia in modocomplesso la salute fisicadella persona, il suo statopsicologico, il livellod'indipendenza, le relazioni sociali,le credenzepersonali ed i suoirapporti con le caratteristicheimportantidell'ambiente.
Da questo strumento ne sono
gemmati due riguardanti l'univer-
so delle disabilità.
Il primo di questi riguarda le per-
sone con disabilità lieve e media e
può essere compilato dalla perso-
na disabile. Il secondo, invece,
riguarda le persone con disabilità
grave. In questo caso la compila-
zione è affidata ad un famigliare
oppure ad un operatore del Cen-
tro diurno o di un'altra struttura
frequentata dal disabile.
Nella Tab. 2 sono confrontate le
due scale elaborate da una delle
Commissioni Europee deputate
allo studio delle Disabilità.
Le differenze tra i due strumenti
sono piuttosto tenui. Quelle di
maggiore spessore riguardano
l'ambito psicologico, le relazioni
sociali e la spiritualità, che
manca nel caso della persona
con grave disabililtà.
Sebbene le due scale non siano
indenni da imperfezioni, esse
offrono uno spaccato della quali-
tà di vita che caratterizza le per-
sone con disabilità.
Dai risultati che possono esse-
re ottenuti, è possibile fondare
piani d'intervento mirati a mi-
gliorare la qualità all'interno di
ognuno dei settori nei quali le
scale sono articolate.
L'aspetto che maggiormente
m'interessa di questa visione della
disabilità è il cambiamento d'ap-
proccio che da essa discende.
In altre parole gli obiettivi che la
persona disabile dovrebbe per-
seguire non sono soltanto quelli
connessi alla sua integrazione
nel tessuto sociale, ma anche, e
forse in maggior misura, quelli
intrinsecamente collegati alla
qualità della sua esistenza.
Forse è utopistico pensare di
rendere felice la persona, parti-
colarmente quanto si tratta di
una con disabilità più o meno
grave, ma perché non tentarci?
L’ES
PERT
O
68
Confronto tra le due scale della vita
applicate all'universo delle disabilità HEQOL 1
(acronimo di Handicap European Quality of Life) e HEQOL 2.
HEQOL1 HEQOL 2
Ambito fisico Ambito fisico
Ambito psicologico Ambito psicologico
Livello d'indipendenza Livello d'indipendenza
Ambiente Ambiente
Relazioni sociali Relazioni sociali
Spiritualità/religione ecc. Sviluppo personale
“
”
Ricordo a questo proposito un
caso da me trattato. Era un'ado-
lescente affetta da una moltitudi-
ne di menomazioni, che la ren-
devano gravemente disabile.
Non poteva assolutamente muo-
versi, non era in grado di comu-
nicare, era caratterizzata da
numerose stereotipie ecc. Era
assistita all'interno di un centro
diurno, all'interno del quale gli
operatori cercavano con sforzi
davvero commoventi di portare
la persona ad impossessarsi per
lo meno di alcune parole, che le
consentissero una forma di
comunicazione,anche primitiva.
Questo, infatti, era il desiderio
della famiglia, espresso con forte
sollecitudine.
I risultati - com'era logico atten-
dersi - furono del tutto deludenti.
La famiglia, assolutamente non
scoraggiata dagli insuccessi rei-
terati, ritenne che questi fossero
attribuibili all'inefficacia dei tratta-
menti eseguiti nel centro diurno
ed alla scarsa dedizione degli
operatori. Assunsero pertanto
una pedagogista che a casa
continuava l'addestramento lin-
guistico.
L'adolescente disabile non riuscì
neanche in questo caso a miglio-
rare la sua capacità comunicati-
va. Fatto davvero sgradevole fu
notare, però, il contestuale peg-
gioramento della persona, sotto-
posta a trattamenti così intensivi.
Aumentarono le stereotipie, i
comportamenti autolesionistici e
quelli aggressivi rivolti prevalen-
temente contro la logopedista.
Risultato? Nessun miglioramen-
to nella comunicazione. Netto
peggioramento nella qualità della
vita.
Avendo constatato la pericolosi-
tà di questi dati, affrontai la fami-
glia, ponendo la seguente
domanda “È così importante che
la ragazza apprenda alcune
parole (assumendo che ne sia in
grado) se questo training la
rende così infelice?” Messi di
fronte ad una scelta così netta e
radicale, i genitori rifletterono e
giunsero alla conclusione che
l'obiettivo più importante era la
qualità della vita piuttosto che
l'apprendimento di qualche
parola, che non avrebbe in alcun
modo migliorato la qualità delle
sue relazioni sociali.
Cambiò così la loro filosofia di
vita. Acquistarono un cucciolo di
labrador, cominciarono a proget-
tare ed attuare gite in posti diver-
si, cessarono la loro persecuzio-
ne linguistica.
Avevano capito che la qualità
della vita della loro figlia era un
obiettivo di gran lunga superiore
a quelli cognitivi che essa avreb-
be potuto raggiungere.
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▲ Paola Magni,giornalista, lavora inredazione a LifeGate(portale Internet,radio FM e magazineper la diffusionedell’eco-cultura) ed è Responsabile dell’area tematica“Alimentazione”
▲ Stefano Carnazzilavora in LifeGatecome DirettoreResponsabile. È statopromotore di Gaia -Animali & Ambiente e autore del libro-inchiesta “Quattrosberle in padella.Come difendersidall’inquinamentoalimentare” (2000).
▲ ChristianeNorthrup è medico,specializzata inostetricia eginecologia.Ha studiato allaDartmouth MedicalSchool e al Tufts NewEngland MedicalCenter. È stataPresidente dellaAmerican HolisticMedical Association esostiene la necessitàdi un abbinamentofra le pratiche miglioridella medicinaconvenzionale e dellemedicinecomplementari.
CIBO
PER
LA
MEN
TE
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Mastro Geppetto cede la sua colazione,
tre pere, ha solo quelle… Capriccioso,
Pinocchio ne sbafa solo la polpa. “E
cominciò a masticare. Da principio stor-
se un po’ la bocca; ma poi, una dietro l’al-
tra, spolverò in un soffio tutte le bucce: e
dopo le bucce, anche i torsoli, e quan-
d’ebbe finito di mangiare ogni cosa, si
batté tutto contento le mani sul corpo, e
disse gongolando: - ora sì che sto bene!”.
Così racconta Collodi, mostrandoci un
burattino che pare in linea con le miglio-
ri e più nuove indicazioni per una sana
alimentazione. In effetti bucce d’arancia,
torsoli di mele e pere, semi d’agrumi ma
anche il cuore dell’ananas, il gambo di
carciofi, le foglie verdi dei rapanelli e del-
le carote sono fra le cose che in tavola
non vanno mai, perché finiscono nella
spazzatura; eppure sono autentici con-
centrati di sostanze benefiche! Sono tan-
tissime le “piccole” cose che si possono
fare per mangiare meglio: provvedendo
alla nostra salute in modo pre-
ventivo, ma senza perdere nul-
la del piacere della tavola, an-
zi, proprio recuperando ritmi e
gusti che la fretta e gli eccessi
ci hanno fatto dimenticare. Gli
autori hanno scelto cinquanta
di queste piccole cose e ce le
presentano, da buoni com-
mensali, con arguzia e sapore.
consigliato da Paolo Piazza collaboratore FISDE
Il rapporto madre-
figlia rappresenta
la fonte della salu-
te di ogni donna. Il
nostro corpo e le
nostre convinzioni
al riguardo si gene-
rano nel terreno
delle emozioni,
delle opinioni e dei comportamenti di
nostra madre; è lei a ofrirci la prima espe-
rienza di nutrimento quando non siamo
ancora nate, è lei il primo e più potente
modello femminile a insegnarci che cosa
significa essere donna e prendersi cura
del proprio corpo. E il nostro comporta-
mento in tutte le relazioni - con il cibo, con
i figli, con i partner e anche con noi stes-
se - ne è un riflesso: Ogni donna che capi-
sca i legami madre-figlia può ricostruire la
propria salute (qualunque sia la sua età!)
e lasciare alla generazione successiva
un’eredità positiva e duratura.
Scritto con calore, entusiasmo e profon-
da intelligenza, questo è un libro indi-
spensabile per tutte le donne.
consigliato da Antonia Lepore collaboratrice FISDE
cibo perla menteLE PERE DI
PINOCCHIO50 piccole cose per una sana alimentazione madri
e figliecostruire un legame fondamentale per la salute fisica ed emotiva
STRUTTURE SANITARIE
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Piemonte
Studio dentistico Dott. Borri Bernardino ODONTOIATRA
Via Monte Grappa, 3
12048 Sommariva Bosco (CN)
Tel. 0172 53143
Lombardia
Studio dentistico Missori ODONTOIATRA
Via Caduti sul lavoro, 61
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02 2423035
Studio dentistico Missori ODONTOIATRA
Via Missori, 27
20092 Cinisello Balsamo (MI)
Tel. 02 6184126
Trentino Alto Adige
Studio dentistico Dott. Lorefice AndreaODONTOIATRA Via Silvano Buffa, 16 38050 Pieve Tesino (TN)Tel. 0461 593333
Liguria
C.M.D.POLIAMBULATORIVia Zara, 2 19035 Ponzano Magra (SP)Tel. 0187 632280
Lazio
Studio dentistico Dott. Guerreri Guglielmo ODONTOIATRAVia di Trasone, 48 00199 Roma (RM)Tel. 06 86213908
Studio dentistico Dott. D’Alfonso Alessi Maria ODONTOIATRAVia Oslo, 5 00144 Roma (RM)Tel. 06 5205089
Studio dentistico Dott. Grandi Cristiano ODONTOIATRAVia Dalmazia, 18 00198 Roma (RM)Tel. 06 8548733
Laboratorio analisi clinicheQuartaPOLIAMBULATORIOVia G.B. De Rossi, 22 00161 Roma (RM)Tel. 06 4402341
Medical Line SOCIETÀ ODONTOIATRICAVia Achille Montanucci, 30/g 00053 Civitavecchia (RM)Tel. 0766 540709
Calabria
Riabil CenterPOLIAMBULATORIOC.so Calabria, 129 87012 Castrovillari (CS)Tel. 0981-22294
SiciliaStudio dentistico Dott. Cutietta LuigiODONTOIATRAVia Galileo Galilei, 159 90145 Palermo (PA)091 202483
Studio implantoprotesi oraleASSOCIAZIONE DI ODONTOIATRIVia Carlo Goldoni, 9 90145 Palermo (PA)Tel. 091 6821695
Studio dentistico Dott. Leo Salvatore Tullio ODONTOIATRAVia Pietro Germi, 5 92019 Sciacca (AG)Tel. 0925 991203
Studio dentistico Dott. Balsamo MassimilianoODONTOIATRAVia G. B. Grassi, 1595125 Catania (CT)Tel. 095 221217
Kine CenterCentro medico di terapia fisicae riabilitazione funzionalePOLIAMBULATORIOVia Pietro CastelliComplesso Grace 98122 Messina (ME)Tel. 090 6783188
Centro di diagnostica per immagini POLIAMBULATORIOVia Campo sportivo, 2198028 S. Teresa di Riva (ME)Tel. 094 2791447
Studio dentistico Dott. Scarso Piergiovanni Maria ODONTOIATRAVia Cavour, 50 96012 Avola (SR)Tel. 0931-834004
Studio dentistico Dott. Lo Giudice Enzo ODONTOIATRACorso Gelone, 41 96100 Siracusa (SR)Tel. 0931 22590
Studio dentistico Dott. Lo Giudice Enzo ODONTOIATRACorso V. Emanuele, 502 96014 Floridia (SR)Tel. 0931 942011
Sardegna
Centro oculistico laser S. Lucia POLIAMBULATORIOVia Cherubini, 24/26 09128 Cagliari (CA)Tel. 070 401813
Studio Ecografico Dott. Pinna Lido GiuseppePOLIAMBULATORIO Via Canalis, 17 09170 Oristano (OR)Tel. 078 3300049
elencostrutture sanitarie
convenzionate in forma diretta
Queste sono lenuove strutturesanitarieconvenzionate nelperiodo dal 20giugno al 20ottobre 2006. Si aggiungono,perciò, a quellepubblicate neinumeri precedentidi NoiFisde.Troverete in unopuscolo allegato alprossimo numerodella rivista, l’elencocompleto di tutte lestrutture sanitarieconvenzionate informa diretta per il2007.
Errata corrigeNel n. 5 di NoiFisde è contenuto un errore che visegnaliamo.La struttura:
Medical BCentro Polispecialistico Città di Busto Arsizio POLIAMBULATORIOVia Togliatti, 421052 Busto Arsizio (VA)Tel. 0331 3986029
in realtà è:
Medical BCentro Polispecialistico Città di Busto Arsizio POLIAMBULATORIOVia Togliatti, 421052 Busto Arsizio (VA)Tel. 0331 386029