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Date post: 11-Aug-2020
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21 il Giornale Venerdì 11 dicembre 2009 NUMERI La Grecia prevede nel 2010 un rapporto tra deficit e Pil al 9,4%, una percentuale ben al di sopra del limite del 3% imposto dal Patto di stabilità Nell’ultimo Bollettino la Bce rin- nova l’invito ai Paesi di Eurolan- dia a riportare entro il 2011 il rapporto tra deficit e Pil al di sot- to del limite del 3% FTSE MIB 22.386 0,67 19.953 FTSE Italia All Share 22.796 0,64 - FTSE MID Cap 24.247 0,25 - FTSE Italia Star 11.037 0,61 - 1 Buzzi Unicem 10,85 + 4,53 2 Italcementi 9,185 + 2,45 3 Unicredit 2,305 + 2,10 4 Stmicroelectronics 5,795 + 1,94 5 Banca Popolare di Milano 5,12 + 1,79 1 Fondiaria-Sai 10,48 - 2,69 2 Geox 4,422 - 2,53 3 Mediobanca 7,885 - 1,50 4 Bulgari 5,49 - 0,81 5 Banca Monte Paschi 1,256 - 0,40 NEW YORK Dow Jones 10.403,41 0,62 NEW YORK Nasdaq 2.189,76 0,26 LONDRA FTSE 5.244,37 0,78 FRANCOFORTE DAX 5.709,02 1,08 PARIGI CAC 40 3.798,38 1,09 TOKIO Nikkei 225 9.862,82 -1,42 ZURIGO SMI 6.410,64 0,93 DOLLARO Americano 1,47 -0,20 STERLINA Inglese 0,91 0,11 FRANCO Svizzero 1,51 0,00 YEN Giapponese 129,87 -0,56 DOLLARO Australiano 1,61 1,16 DOLLARO Canadese 1,55 0,34 CORONA Danese 7,44 -0,01 9,4% 2011 PIAZZA AFFARI Economia Rodolfo Parietti L’Unione europea sarà for- se «una famiglia», come ricorda- va ieri il ministro svedese agli Af- fari europei, Cecilia Malmstro- em, ma di sicuro non è un ban- co del mutuo soccorso. Seduta su una montagna di debito pub- blico da 300 miliardi di euro, la Grecia dovrà cavarsela da sola. Non sembra infatti esserci spa- zio per un’azione di sostegno concertata nella parole con cui il premier svedese Fredrik Rien- feldt, presidente di turno della Commissione Ue, ha riassunto la linea di condotta che Bruxel- les intende seguire: «La Grecia ha un problema interno che va affrontato con decisioni nazio- nali». Dopo i giorni delle tensioni ge- nerate dai timori di default, con i mercati in fibrillazione dopo aver faticosamente smaltito il vi- rus Dubai, ieri la parola d’ordi- ne è stata «rassicurare». Jean- Claude Juncker, presidente del- l’Eurogruppo, è convinto che Atene ce la farà: «Escludo cate- goricamente una bancarotta», ha detto. Una reazione c’è stata, almeno a giudicare dal restrin- gersi dello spread tra i titoli gre- ci e quelli tedeschi e dal recupe- ro delle Borse del Vecchio conti- nente: quella ellenica ha guada- gnato il 5%, mentre Milano ha solo parzialmente beneficiato (+0,7%) del recupero dei titoli bancari agevolato dalla notizia secondo cui gli istituti italiani sa- rebbero esposti marginalmen- te con la Grecia, per appena 5,3 miliardi di euro (dati della Bri). Nessuno, comunque, mini- mizza una situazione definita «gravissima» da Bruxelles. E non potrebbe essere altrimenti, considerati gli altri focolai di cri- si aperti. Il premier spagnolo, Jo- sé Luis Zapatero, è stato costret- to a scendere in campo dopo che il deterioramento dei conti pubblici è finito nel mirino de- gli investitori e sotto la lente di Standard&Poor’s, che mercole- dì ha modificato le prospettive del Paese da «stabili» a «negati- ve»: «Dobbiamo essere chiari: il Tesoro spagnolo procede sui fi- nanziamenti nella normalità». E a proposito della mossa di S&P, il leader iberico ha ricorda- to come Moody’s e Fitch abbia- no invece confermato il rating spagnolo. Essendo la crisi greca l’argo- mento del giorno, anche il finan- ziere George Soros non ha fatto mancare il proprio parere: «Ci sono state pressioni perchè Ate- ne rimettesse in ordine la sua ca- sa, ma non si permetterà che di- chiari default. Lo stesso vale an- che per la Gran Bretagna». Per la verità, Londra non sembra far parte della lista dei Paesi ingua- iati, anche se qualche mese fa si erano sparse voci di un possibi- le declassamento del debito bri- tannico, con la perdita della tri- pla A dell’eccellenza. Su una cosa Soros ha ovvia- mente ragione: la Grecia deve si- stemare i propri conti, e ne è consapevole. «Siamo pronti a fa- re sforzi, a fare importanti cam- biamenti», ha detto ieri il pre- mier, George Papandreu. Entro l’inizio di febbraio la Commis- sione Ue renderà nota la nuova scadenza entro cui Atene dovrà riportare il disavanzo entro i pa- rametri imposti dal Patto di sta- bilità, mentre la Bce - nel Bollet- tino di dicembre - ribadisce che il termine per riequilibrare le fi- nanze pubbliche delle nazioni dell’euro zona è il 2011. Una missione quasi impossibile per la Grecia, che prevede un defi- cit al 9,4% l’anno prossimo. Il dossier Grecia sarà in ogni caso sul tavolo del vertice dei ca- pi di Stato e di governo che si è aperto ieri sera. Anche se il Trat- tato europeo non contempla operazioni di salvataggio (solo l’Austria ha sollevato la questio- ne relativa alle “munizioni” a di- sposizione per far fronte a crisi di questa natura), «il problema Grecia è un problema di tutti», ha ricordato il cancelliere tede- sco, Angela Merkel. Il timore è infatti che si possa innescare una sorta di effetto domino sul mercato dei titoli di Stato, unito alle preoccupazioni che la cura che il governo di Atene dovrà im- porre possa non essere accetta- ta dalla popolazione. BORSE ESTERE I peggiori Valore var% Provocazione Quella sovranità della moneta in mani private Valore % al 2-1-2009 DEBITO PUBBLICO A 300 MILIARDI L’Europa scarica la Grecia: «Deve farcela da sola » Il presidente della Commissione, Rienfeldt: «Problema interno, va affrontato con decisioni nazionali». Juncker (Eurogruppo): «Escludo la bancarotta». Anche la Spagna nel mirino, ma Zapatero rassicura: «Il Tesoro non ha problemi di finanziamento» CAMBI di Ida Magli Abbiamo ricominciato a tre- mare per le banche. Abbiamo rico- minciato a tremare addirittura per gli Stati, a rischio di fallimento at- traverso i debiti delle banche. Si è alzata anche, in questi frangenti, la voce di Mario Draghi con il suo me- mento ai governanti: attenzione al debito pubblico e a quello privato; dovete a tutti i costi farli diminuire. Giusto. Ma l’unico modo efficace per farli diminuire è finalmente riappropriarsene. Non è forse giun- ta l’ora, dopo tutto quanto abbia- mo dovuto soffrire a causa delle in- credibili malversazioni dei ban- chieri, di sottrarci al loro macrosco- pico potere? Per prima cosa infor- mando con correttezza i cittadini di ciò che in grande maggioranza non sanno, ossia che non sono gli Stati i padroni del denaro che vie- ne messo in circolazione in quan- to hanno delegato pochi privati, azionisti delle banche centrali, a crearlo. Sì, sembra perfino grotte- sca una cosa simile; uno scherzo surreale del quale ridere; ma è real- tà. C’è stato un momento in cui al- cuni ricchissimi banchieri hanno convinto gli Stati a cedere loro il di- ritto di fabbricare la moneta per poi prestargliela con tanto di inte- resse. È così che si è formato il debi- to pubblico: sono i soldi che ogni cittadino deve alla banca centrale del suo paese per ogni moneta che adopera. La Banca d’Italia non è per nulla la «Banca d’Italia», ossia la nostra, degli italiani, ma una ban- ca privata, così come le altre Ban- che centrali inclusa quella Euro- pea, che sono proprietà di grandi istituti di credito, pur traendo volu- tamente i popoli in inganno fre- giandosi del nome dello Stato per il quale fabbricano il denaro. Ha co- minciato la Federal Reserve (che si chiama così ma che non ha nulla di «federale»), banca centrale ameri- cana, i cui azionisti sono alcune delle più famose banche del mon- do quali la Rothschild Bank di Lon- dra, la Warburg Bank di Berlino, la Goldman Sachs di New York e po- che altre. Queste a loro volta sono anche azioniste di molte delle Ban- che centrali degli Stati europei e queste infine, con il sistema delle scatole cinesi, sono proprietarie della Banca centrale europea. In- somma il patrimonio finanziario del mondo è nelle mani di pochissi- mi privati ai quali è stato conferito per legge un potere sovranaziona- le, cosa di per sé illegittima negli Stati democratici ove la Costituzio- ne afferma, come in quella italia- na, che la sovranità appartiene al popolo. Niente è segreto di quanto detto finora, anzi: è sufficiente cercare le voci adatte in internet per ottenere senza difficoltà le informazioni fondamentali sulla fabbricazione bancaria delle monete, sul cosid- detto «signoraggio», ossia sull’inte- resse che gli Stati pagano per avere «in prestito» dalle banche il dena- ro che adoperiamo e sulla sua as- surda conseguenza: l’accumulo sempre crescente del debito pub- blico dei singoli Stati. Anche la bi- bliografia è abbastanza nutrita e so- no facilmente reperibili sia le tra- duzioni in italiano che i volumi spe- cialistici di nostri autori. Tuttavia queste informazioni non circola- no e sembra quasi che si sia forma- ta, senza uno specifico divieto, una specie di congiura del silen- zio. È vero che le decisioni dei ban- chieri hanno per statuto diritto alla segretezza; ma sappiamo bene quale forza pubblicitaria di diffu- sione la segretezza aggiunga alle notizie. Probabilmente si tratta del timore per le terribili rappresaglie cui sono andati incontro in Ameri- ca quegli eroici politici che hanno tentato di far saltare l’accordo con le banche e di cui si parla come dei «caduti» per la moneta. Abraham Lincoln, John F. Kennedy, Robert Kennedy sono stati uccisi, infatti (questo collegamento causale na- turalmente è senza prove) subito dopo aver firmato la legge che auto- rizzava lo Stato a produrre il dolla- ro in proprio. Oggi, però, è indispensabile che i popoli guardino con determina- zione e consapevolezza alla realtà del debito pubblico nelle sue vere cause in modo da indurre i gover- nanti a riappropriarsi della sovra- nità monetaria prima che esso di- venti inestinguibile. È questo il mo- mento. Proprio perché i banchieri ci avvertono che il debito pubblico è troppo alto e deve rientrare, ma non è possibile farlo senza aumen- tare ancora le tasse oppure elimi- nare alcune delle più preziose ga- ranzie sociali; proprio perché le banche hanno ricominciato a falli- re (anche se in realtà non avevano affatto smesso) e ci portano al disa- stro; proprio perché è evidente che il sistema, così dichiaratamente pa- tologico, è giunto alle sue estreme conseguenze, dobbiamo mettervi fine. In Italia non sarà difficile con- vincerne i governanti, visto che più volte è apparso chiaramente che la loro insofferenza per la situa- zione è quasi pari alla nostra. cultura.eni.com © 2009 Musée du Louvre / Angèle Dequier © 2009 Musée du Louvre / Angèle Dequier Leonardo a Milano dal 27 novembre al 27 dicembre 2009 Fonte: Bloomberg REAZIONE In ripresa le Borse (+5% Atene). Banche italiane esposte per «appena» 5,3 miliardi EUROTOWER Il quartier generale della Bce, a Francoforte [Emblema] I migliori Valore var% PARADOSSI Il nodo è quello del capitale delle banche centrali, controllato dalle aziende di credito Il «pacchetto» di mi- sure per il rilancio dell’occupazione ne- gli Usa dovrebbe esse- re votato la prossima settimana dalla Ca- mera: è questo l’au- spicio della presiden- te della House of Re- presentatives, Nancy Pelosi. Il «pacchet- to», annunciato dal presidente Obama martedì scorso, sarà di un importo com- preso tra 75 e 150 mi- liardi di dollari. In no- vembre il mercato del lavoro Usa ha in- terrotto la lunga spi- rale negativa, con il tassodi disoccupazio- ne sceso al 10% e ap- pena 11mila posti di lavoro persi. Ma dal- l’inizio della recessio- ne sono stati bruciati 7,2 milioni di posti. Obamaha infatti deci- so di estendere fino a ottobre 2010 il piano di aiuti Tarp, le cui ri- sorse saranno in par- te destinate proprio al rilancio dell’occu- pazione. Stati Uniti A giorni il voto sugli aiuti all’occupazione
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Page 1: 1 2 3 4 5 3 4 5 ZURIGO CAC 40 CORONA Australiano … GIORNALE... · 2017-02-16 · Economia 21 Venerdì11 dicembre2009 NUMERI La Grecia prevede nel 2010 un rapportotradeficit ePilal

21 il GiornaleVenerdì 11 dicembre 2009

NUMERI

La Grecia prevede nel 2010 unrapporto tra deficit e Pil al 9,4%,una percentuale ben al di sopradel limite del 3% imposto dalPatto di stabilità

Nell’ultimo Bollettino la Bce rin-nova l’invito ai Paesi di Eurolan-dia a riportare entro il 2011 ilrapportotra deficit e Pil al di sot-to del limite del 3%

FTSE MIB 22.386 0,67 19.953

FTSE Italia All Share 22.796 0,64 -

FTSE MID Cap 24.247 0,25 -

FTSE Italia Star 11.037 0,61 -

1 Buzzi Unicem 10,85 + 4,53

2 Italcementi 9,185 + 2,45

3 Unicredit 2,305 + 2,10

4 Stmicroelectronics 5,795 + 1,94

5 Banca Popolare di Milano 5,12 + 1,79

1 Fondiaria-Sai 10,48 - 2,69

2 Geox 4,422 - 2,53

3Mediobanca 7,885 - 1,50

4 Bulgari 5,49 - 0,81

5 Banca Monte Paschi 1,256 - 0,40

NEW YORK Dow Jones 10.403,41 0,62

NEW YORK Nasdaq 2.189,76 0,26

LONDRA FTSE 5.244,37 0,78

FRANCOFORTE DAX 5.709,02 1,08

PARIGI CAC 40 3.798,38 1,09

TOKIO Nikkei 225 9.862,82 -1,42

ZURIGO SMI 6.410,64 0,93

DOLLARO Americano 1,47 -0,20

STERLINA Inglese 0,91 0,11

FRANCO Svizzero 1,51 0,00

YEN Giapponese 129,87 -0,56

DOLLARO Australiano 1,61 1,16

DOLLARO Canadese 1,55 0,34

CORONA Danese 7,44 -0,01

9,4%2011

PIAZZA AFFARI

Economia

Rodolfo Parietti

L’Unione europea sarà for-se«unafamiglia»,comericorda-vaieri ilministrosvedeseagliAf-fari europei, Cecilia Malmstro-em, ma di sicuro non è un ban-co del mutuo soccorso. Sedutasuunamontagnadidebitopub-blico da 300 miliardi di euro, laGrecia dovrà cavarsela da sola.Non sembra infatti esserci spa-zio per un’azione di sostegnoconcertata nella parole con cuiilpremiersvedeseFredrikRien-feldt, presidente di turno dellaCommissione Ue, ha riassuntola linea di condotta che Bruxel-les intende seguire: «La Greciaha un problema interno che vaaffrontato con decisioni nazio-nali».

Dopoigiornidelletensionige-nerate dai timori di default, coni mercati in fibrillazione dopoaverfaticosamentesmaltitoilvi-rus Dubai, ieri la parola d’ordi-ne è stata «rassicurare». Jean-ClaudeJuncker,presidentedel-l’Eurogruppo, è convinto cheAtene ce la farà: «Escludo cate-goricamente una bancarotta»,ha detto. Una reazione c’è stata,almeno a giudicare dal restrin-gersi dello spread tra i titoli gre-ci e quelli tedeschi e dal recupe-rodelleBorsedelVecchioconti-nente:quellaellenicahaguada-gnato il 5%, mentre Milano hasolo parzialmente beneficiato(+0,7%) del recupero dei titolibancari agevolato dalla notiziasecondocuigliistitutiitalianisa-rebbero esposti marginalmen-te con la Grecia, per appena 5,3miliardi di euro (dati della Bri).

Nessuno, comunque, mini-mizza una situazione definita«gravissima» da Bruxelles. E

non potrebbe essere altrimenti,consideratiglialtri focolaidicri-siaperti.Ilpremierspagnolo,Jo-séLuis Zapatero,èstatocostret-to a scendere in campo dopoche il deterioramento dei contipubblici è finito nel mirino de-gli investitori e sotto la lente diStandard&Poor’s,chemercole-dì ha modificato le prospettivedel Paese da «stabili» a «negati-ve»: «Dobbiamo essere chiari: ilTesoro spagnolo procede sui fi-

nanziamenti nella normalità».E a proposito della mossa diS&P,il leaderibericoharicorda-to come Moody’s e Fitch abbia-no invece confermato il ratingspagnolo.

Essendo la crisi greca l’argo-mentodelgiorno,ancheilfinan-ziere George Soros non ha fattomancare il proprio parere: «CisonostatepressioniperchèAte-nerimettesseinordinelasuaca-sa, ma non si permetterà che di-

chiari default. Lo stesso vale an-che per la Gran Bretagna». Perlaverità, Londranonsembrafarparte della lista dei Paesi ingua-iati, anche se qualche mese fa sierano sparse voci di un possibi-ledeclassamentodeldebitobri-tannico, con la perdita della tri-pla A dell’eccellenza.

Su una cosa Soros ha ovvia-menteragione:laGreciadevesi-stemare i propri conti, e ne èconsapevole.«Siamoprontiafa-re sforzi, a fare importanti cam-biamenti», ha detto ieri il pre-mier, George Papandreu. Entrol’inizio di febbraio la Commis-sione Ue renderà nota la nuovascadenza entro cui Atene dovràriportareildisavanzo entroipa-rametri imposti dal Patto di sta-bilità,mentre la Bce - nel Bollet-tino di dicembre - ribadisce cheil termine per riequilibrare le fi-nanze pubbliche delle nazionidell’euro zona è il 2011. Unamissione quasi impossibile perla Grecia, che prevede un defi-cit al 9,4% l’anno prossimo.

Il dossier Grecia sarà in ognicasosultavolodelverticedeica-pi di Stato e di governo che si èapertoierisera.AncheseilTrat-tato europeo non contemplaoperazioni di salvataggio (solol’Austriahasollevatolaquestio-nerelativaalle“munizioni”adi-sposizione per far fronte a crisidi questa natura), «il problemaGrecia è un problema di tutti»,ha ricordato il cancelliere tede-sco, Angela Merkel. Il timore èinfatti che si possa innescareuna sorta di effetto domino sulmercato dei titoli di Stato, unitoalle preoccupazioni che la curacheilgovernodiAtenedovràim-porre possa non essere accetta-ta dalla popolazione.

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REI peggiori Valore var%

Provocazione Quella sovranitàdella moneta in mani private

Valore % al 2-1-2009

DEBITO PUBBLICO A 300 MILIARDI

L’Europa scarica la Grecia: «Deve farcela da sola»Il presidente della Commissione, Rienfeldt: «Problema interno, va affrontato con decisioni nazionali». Juncker (Eurogruppo):«Escludo la bancarotta». Anche la Spagna nel mirino, ma Zapatero rassicura: «Il Tesoro non ha problemi di finanziamento»

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di Ida Magli

Abbiamo ricominciato a tre-mareperle banche.Abbiamorico-minciato a tremare addirittura pergli Stati, a rischio di fallimento at-traverso i debiti delle banche. Si èalzataanche, in questi frangenti, lavocediMarioDraghiconilsuome-mento ai governanti: attenzione aldebito pubblico e a quello privato;doveteatutti i costi farli diminuire.Giusto. Ma l’unico modo efficaceper farli diminuire è finalmenteriappropriarsene.Nonèforsegiun-ta l’ora, dopo tutto quanto abbia-modovutosoffrireacausadellein-credibili malversazioni dei ban-chieri,disottrarcialloromacrosco-pico potere? Per prima cosa infor-mando con correttezza i cittadinidi ciò che in grande maggioranzanon sanno, ossia che non sono gliStati i padroni del denaro che vie-ne messo in circolazione in quan-to hanno delegato pochi privati,azionisti delle banche centrali, acrearlo. Sì, sembra perfino grotte-sca una cosa simile; uno scherzosurrealedelqualeridere;maèreal-tà. C’è stato un momento in cui al-cuni ricchissimi banchieri hannoconvintogliStatiacedere loro ildi-

ritto di fabbricare la moneta perpoi prestargliela con tanto di inte-resse.Ècosìchesièformatoildebi-to pubblico: sono i soldi che ognicittadino deve alla banca centraledel suo paese per ogni moneta cheadopera. La Banca d’Italia non èper nulla la «Banca d’Italia», ossialanostra,degliitaliani,maunaban-ca privata, così come le altre Ban-che centrali inclusa quella Euro-pea, che sono proprietà di grandiistitutidicredito,purtraendovolu-tamente i popoli in inganno fre-giandosi del nome dello Stato perilqualefabbricanoildenaro.Haco-minciato la Federal Reserve (che sichiamacosìmachenonhanulladi«federale»), banca centrale ameri-cana, i cui azionisti sono alcunedelle più famose banche del mon-doqualilaRothschildBankdiLon-dra, la Warburg Bank di Berlino, laGoldman Sachs di New York e po-che altre. Queste a loro volta sonoancheazionistedimoltedelleBan-che centrali degli Stati europei e

queste infine, con il sistema dellescatole cinesi, sono proprietariedella Banca centrale europea. In-somma il patrimonio finanziariodelmondoènellemanidipochissi-mi privati ai quali è stato conferitoper legge un potere sovranaziona-le, cosa di per sé illegittima negliStatidemocraticiovelaCostituzio-ne afferma, come in quella italia-

na, che la sovranità appartiene alpopolo.

Niente è segreto di quanto dettofinora, anzi: è sufficiente cercare levoci adatte in internet per otteneresenza difficoltà le informazionifondamentali sulla fabbricazionebancaria delle monete, sul cosid-detto«signoraggio»,ossiasull’inte-

resse che gli Stati pagano per avere«in prestito» dalle banche il dena-ro che adoperiamo e sulla sua as-surda conseguenza: l’accumulosempre crescente del debito pub-blico dei singoli Stati. Anche la bi-bliografiaèabbastanzanutritaeso-no facilmente reperibili sia le tra-duzioniinitalianocheivolumispe-cialistici di nostri autori. Tuttaviaqueste informazioni non circola-no e sembra quasi che si sia forma-ta, senza uno specifico divieto,una specie di congiura del silen-zio. È veroche le decisioni dei ban-chierihannoperstatutodirittoallasegretezza; ma sappiamo benequale forza pubblicitaria di diffu-sione la segretezza aggiunga allenotizie.Probabilmentesi trattadeltimore per le terribili rappresagliecui sono andati incontro in Ameri-ca quegli eroici politici che hannotentato di far saltare l’accordo conle banche e di cui si parla come dei«caduti» per la moneta. AbrahamLincoln, John F. Kennedy, Robert

Kennedy sono stati uccisi, infatti(questo collegamento causale na-turalmente è senza prove) subitodopoaverfirmatolaleggecheauto-rizzava lo Stato a produrre il dolla-ro in proprio.

Oggi, però, è indispensabile chei popoli guardino con determina-zione e consapevolezza alla realtàdel debito pubblico nelle sue verecause in modo da indurre i gover-nanti a riappropriarsi della sovra-nità monetaria prima che esso di-ventiinestinguibile.Èquestoilmo-mento. Proprio perché i banchierici avvertono che il debito pubblicoè troppo alto e deve rientrare, manonèpossibilefarlosenzaaumen-tare ancora le tasse oppure elimi-nare alcune delle più preziose ga-ranzie sociali; proprio perché lebanchehannoricominciatoafalli-re (anche se in realtà non avevanoaffattosmesso)eciportanoaldisa-stro;proprioperché èevidentecheilsistema,cosìdichiaratamentepa-tologico, è giunto alle sue estremeconseguenze, dobbiamo mettervifine. In Italia non sarà difficilecon-vincerne i governanti, visto chepiù volte è apparso chiaramentechelaloroinsofferenzaperlasitua-zione è quasi pari alla nostra.

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Leonardo a Milanodal 27 novembre al 27 dicembre 2009

Fonte:Bloomberg

REAZIONE In ripresa

le Borse (+5% Atene).

Banche italiane esposte

per «appena» 5,3 miliardi

EUROTOWER Il quartier generale della Bce, a Francoforte [Emblema]

I migliori Valore var%

PARADOSSI Il nodo è quello

del capitale delle banche

centrali, controllato

dalle aziende di credito

Il «pacchetto» di mi-sure per il rilanciodell’occupazione ne-gliUsadovrebbeesse-re votato la prossimasettimana dalla Ca-mera: è questo l’au-spiciodella presiden-te della House of Re-presentatives, NancyPelosi. Il «pacchet-to», annunciato dalpresidente Obamamartedì scorso, saràdi un importo com-preso tra 75 e 150 mi-liardididollari.Inno-vembre il mercatodel lavoro Usa ha in-terrotto la lunga spi-rale negativa, con iltassodidisoccupazio-ne sceso al 10% e ap-pena 11mila posti dilavoro persi. Ma dal-l’iniziodellarecessio-ne sono stati bruciati7,2 milioni di posti.Obamahainfattideci-so di estendere fino aottobre 2010 il pianodi aiuti Tarp, le cui ri-sorse saranno in par-te destinate proprioal rilancio dell’occu-pazione.

Stati UnitiA giorni il votosugli aiutiall’occupazione

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