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Teatro Minimo ARIEL n. 1 Teatro Minimo La Rivincita
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Teatr

o Minimo

ARIEL n. 1

Teatr

o Minimo

LaRivi

ncita

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Teatro MinimoLa compagnia Teatro Minimo nasce nel 2001 ad Andria (Bari)dall’incontro tra Michele Sinisi e Michele Santeramo, due attoriprovenienti da percorsi diversi, ma legati dall’attenzione perla scrittura, per la parola, per il racconto. Dal 2004 si aggiungealla compagnia Antonella Papeo che ne cura l’aspetto organizzativo,distributivo e progettuale. Con la compagnia collaborano stabilmenteVittorio Continelli, attore e formatore, Giuseppe Moschetta, direttoredi scena e tecnico audio – luci, i musicisti Giorgio Vendola eMarcello Zinni e Alessandro Rivera Magos all’organizzazione.

Teatrografia:- La rivincita (2013)- L'arte della commedia (2012)- Let There Be Love (2012)- Storie d'amore e di calcio (2012)- Il sogno degli artigiani (2011)- Le scarpe (2010)- Sequestro all'italiana (2009)- Iupiter (2008)- Amleto (2007)- Cirano (2006)- Vico Angelo Custode (2005)

- Accadueò (2004)- Murgia (2003)- Nobili e porci libri (2004)- Konfine (2003)

Pubblicazioni:- Il cattivo (in Senza corpo, Minimum Fax, 2008)- Sacco e Vanzetti, loro malgrado(Editoria & Spettacolo, 2007)- teatro minimo (Torre di Nebbia, 2005)- Konfine (Edizioni Corsare, 2003)

www.teatrom

inimo.eu

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PERCHÉ UNA COMPAGNIA CIVICA

di Michele Santeramo

La costituzione di unaCompagnia Civica è unaprovocazione, in un tempodi sempre maggiori ri-strettezze economiche chedevono necessariamenteportare a reinventare il pro-cesso di costruzione di unaproduzione.La precarietà nella qualeproduttori, attori, autori, re-gisti, maestranze vivono allostato attuale sembra unacondanna a cui tutti si sonoabituati, e la si consideranormalità dalla quale èimpossibile fuggire.Ma se invece di dare la realtàper incontrovertibile la siconsidera solo come unaparticolare asprezza del pre-sente, allora trovare soluzio-ni è possibile.Abbiamo deciso di produrre

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prima il testo L’arte dellacommedia di Eduardo De Fi-lippo, impiegando nove atto-ri e due tecnici. Poi diprodurre La Rivincita, un te-sto di nuova drammaturgia,impiegando sei attori e duetecnici. È possibile provare aoffrire continuità lavorativaa un gruppo di attori e diprofessionisti? È possibileprodurre in Puglia edesportare quelle produzioni?E come si fa?La Compagnia Civica cerca dirispondere a queste domandepartendo dall'intenzione nondi rappresentare un territo-rio specifico, ma di operaresu quello per produrre idee espettacoli; quanto più è radi-cato il punto di vista tantopiù può rappresentare storieuniversali, non fermandosi

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PERCHÉ UNA COMPAGNIA CIVICA

alla descrizione del territorioma provando a descrivere ilpaesaggio, che è la relazionetra territorio e abitanti.A livello tematico dunque,ragionare intorno a questitemi porta una chiarezzamaggiore nello scegliere testie tematiche da sviluppare. Illavoro sulla messa in scenapuò essere così condiviso conpersone che quotidiana-mente provano a dare rispo-ste non uguali ma ispiratedalle stesse esperienze, atrovarsi in scena perchépartiti da un vissuto semprepiù condiviso.Ogni spettacolo è necessarioal successivo e, per poteravere un orizzonte vivo da-vanti, occorre fare in modoche le difficoltà contingentinon siano totalizzanti. Biso-

gna forse fare ogni giornoquel che si prova sempre afare in scena: costruire unordine diverso tra le cose, ecredere che quella messa inscena sia una nuova, credibi-le realtà.Celine ha indicato, in una suaintervista, come un difetto lapraticità del teatro. Noiinvece abbiamo cominciato apensare che il teatro siaindispensabile proprioperché pratico, proprioperché da fare ogni giorno.Ma perché questa praticitàpossa trovare spazi e imporsiall’attenzione di un nuovopubblico deve trovare stradediverse da quelle percorsefino ad ora.La Compagnia Civica è untentativo, il nostro, dipercorrere queste strade.

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2UN'ARTE SEMPLICE E COMPLESSAL'AVVENTURA PRODUTTIVA DI UN PROCESSO IN DIVENIRE

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«Siamo venuti a presentarviun'arte semplice», propriocosì espone al suo pubblico illavoro che sta per andare inscena – e che in realtà èappena andato in scena – ilcapocomico Michele Sinisiche, chiudendo Il sogno degliartigiani, tentativo firmato daMichele Santeramo di elabo-razione della buffonescacommedia interna al Sognoshakespeariano, dichiarava lasua ferma dedizione a una ri-cerca civica, di appassionatarelazione umana verso laplatea, nell'arte dell'attore.Visto oggi, quel lavoro diTeatro Minimo che risale al2011 si fa avvenimentoesemplare e punto di svoltaper la costituzione di unaCompagnia Civica che nel no-me porta una sorta di paros-

sismo, amplificando il nucleodi “compagnia” che attieneespressamente all'arteteatrale con la derivazione disovrainsieme che cerca nellaconcordanza sociale, nellacomunità umanaquell'allargamento per la ri-levanza culturale di cui ilteatro ha profondo bisogno.In questi anni è di urgenteattualità la riflessione attornoal mestiere dell'attore, lamissione congenita nell'usodella sua materia intima chesi incatena alla funzione so-ciale mai come oggi di fonda-mentale importanza. Tra lepieghe di Teatro Minimoquesta necessità si è sempretenuta in viva luce e ha costi-tuito il filo rosso attraversocui rileggere la quasi totalitàdella loro produzione. Se

di Simone Nebbia

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UN'ARTE SEMPLICE E COMPLESSA

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l'obiettivo che origina il nomenon si è mai discostato dallapovertà dei mezzi per laricchezza dei segni, l'interopercorso artistico ne hacontinuamente ribattuto leragioni rimodulandole sullabase dei diversi tempi che laloro ricerca ha attraversato.Già, perché l'arte non esistese non nel contesto in cui simanifesta, sia esso quello dinascita o quello che volta pervolta ne completa e suggeri-sce una diversa percezione.Ecco allora come in questopanorama una simile iniziati-va risulti fortementeconnaturata all'evoluzioneartistica che ha intesoconcretizzare l'esperienza diquel Sogno nell'avventura deL'arte della commedia, testo diEduardo De Filippo con unapotente connotazione politicanel rapporto fra l'arte e le

istituzioni (vi si narra la vi-cenda di un capocomico chechiede aiuto al prefetto delpaese una volta che si èincendiato il suo capannone)e che per la prima voltagiunge dagli eredi a unacompagnia indipendente.Per realizzare questa comu-nanza di intenzione artistica epolitica – quindi realizzarequello spettacolo dentro efuori la scena – alla fine del2011 un gruppo appartenenteinteramente al territorio pu-gliese, costituito di noveattori e due tecnici, ha ini-ziato dai piccoli nuclei di

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aggregazione nella città diAndria, gli spazi sociali ecommerciali, proponendosotto forma di monologhipreparatori di 15 minuti mo-menti di lettura in anteprimae promuovendo così quel dia-logo con la cittadinanza chesarebbe poi diventato il tes-suto in cui far esistere la na-scente Compagnia Civica. Nonun progetto a tavolino,dunque, ma la materializza-zione di un processo in dive-nire che non potevaprescindere dalla messa inscena ma che si è fondatoanche sull'intenzione che haanimato Teatro Minimo nelrecepire la chiamata delTeatro Pubblico Pugliese agestire la residenza teatraledel Teatro Manzoni / Audito-rium Paola Chicco, nell'ambi-to del progetto Teatri Abitati.Da questo rinnovato sensodella comunità ha dunquepreso forza un disegno dupli-ce che si è esteso in altre areedi tutta Italia, dove lo spetta-

colo è andato in scena econfluisce oggi nella primaproduzione di unadrammaturgia originale,scritta da Michele Santeramo:La rivincita.È proprio una similecompenetrazione di fattori,dunque, a suggerire che unmodello confortante di pro-duzione, di ricerca e di ge-stione delle risorse fuori daicanali abituali e in rapportodiretto con la fruizione sti-molandone la necessità c'èstato e c'è, in questi difficilianni; è un modello che ri-parte dalle piazze e dallestrade, senza mai dimentica-re i teatri grandi e piccoli incui confluire con un bagaglioartistico e umano che daquelle piazze e strade è nato.E dove persiste ostinato, no-nostante ogni rivolgimento,a nascere di continuo.

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6di Andrea Pocosgnich

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UNTEATROSCRITTONELLATERRAAPPUNTI SULLA DRAMMATURGIA DI MICHELE SANTERAMO

Il mondo drammaturgico di Mi-chele Santeramo è radicato in unageografia ben precisa, quella delsud d'Italia, pugliese per la preci-sione, ma lo è per genesi non peraspirazione: l'umanità e la terra dicui si nutre potrebbe tranquilla-mente essere quella bergamasca,quella pontina o di qualsiasi altraorigine provinciale d'Italia. Perchéè lontanodallametropoli che tuttonasce, nel ritmo lento del paese,ma con la cadenza di unlinguaggio moderno che si fa vei-colo di aspirazioni e di proble-matiche contemporanee. Ipersonaggi messi in scena dallacompagnia Teatro Minimo nonsembrano avere il tempo e la forzaper rimanere invischiati nellequestioni estetiche del Novecento,sono presi da troppa umanità, do-lore e passione per preoccuparsidella propria "rappresentazione".

Hanno a che fare con la vita,sempre, ne sono pieni, anchequando tenderebbero a fuggireverso derive più assurde: la realtàè sempre lì a due passi, pronta ariacciuffarli prima che spicchino ilvolo. In Sequestro all'italiana(2009) il giocometateatrale dei dueamici è d'altronde un escamotage,uno specchio deformato perguardare meglio a una situazionelimite ma non improbabile: duedisoccupati che rapiscono unaclasse di bambini per incontrare ilsindaco e risolvere la propria si-tuazione.È ancora valido infatti l'accosta-mento dei testi narrativi di Sante-ramo a quello di grandi narratoricome Ascanio Celestini, intuito daAntonio Audino alcuni anni fa. Maquesta vicinanza è valida anche –se non addirittura in misuramaggiore – in quei testi dove è ildialogo la forma espressiva pri-maria, dove gli scambi tra i prota-gonisti hanno un andamento chenon lascia spazio a sospiri e ri-

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UNTEATROSCRITTONELLATERRA

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pensamenti, dove l'ironia arrivaaffilata come una lama asquarciare di colpo il velodell'ipocrisia e della finzione persvelare, d'un tratto, il sorrisobeffardo di una vita costante-mente in salita. È quello svela-mento impietoso che nei salottiborghesi di Pirandello arrivavadopo un percorso di autocoscienzalento e lancinante e che qui èinvece fulmineo e colto nel suonascere.«Il lavoro di Teatro Minimo, leoperazioni portate in scena daMichele Santeramo e Michele Si-nisi […] ci parlano soprattutto diquesto, della lacerazione interna dichi deve misurarsi con eventiinimmaginabili, compresi soltantoin parte, dove non è possibile farsitante domande, ma rispetto aiquali bisogna comunque agire,senza pensarci su più di tanto.Perché quei problemi, quelli di underelitto che incrocia la strada diun altro individuo smarritosmarrito e infelice, creano unasomma incalcolabile di miseria,moltiplicano i dolori, fanno esplo-dere sofferenza, e il prodotto chene deriva è una cifra inesatta,confusa, quasi illeggibile, un nu-mero che non aiuta certo a farordine». Questa lacerazioneinterna di cui parlava Audino nellaprefazione al volume Teatro Mini-

mo, pubblicatonel 2005 daTorre diNebbia, non è poi molto dissimiledai dolori che muovono i perso-naggi di Emma Dante. In VicoAngelo Custode, testo di Santera-mo del 2005, riconosciamo alcunetensioni di Vita mia: come per illavoro dell'artista palermitanaanche qui Michele Sinisi, VittorioContinelli (attore di lungo corsodella compagnia di cui Sinisi èanche regista) e Danilo De Summahanno a che fare con un cadavere;in opposizione a quanto succede inVita mia il corpo è quello dellamadre e il rischio maggiore è cheinizi a puzzare. Ecco allora quellanecessità di agire di cui parla Au-dino, quella realtà che non vuoleperdersi in rappresentazioni me-taforiche e in estetismi, chél'afflato poetico è già nelrincorrersi delle battute e nel“dirle” semplicemente. Gabriele,Raffaele e Michele, tre fratelli, de-vono capire come raggiungere lasomma necessaria all funerale, fi-no a quel momento nessuno nelquartiere dovrà sapere del lutto.La lingua è semplice, trasparente,così come le messinscene di Sinisi,a comporre un teatro pro-grammaticamente “minimo” chefaccia emergere la situazione so-ciale eumana.Al centro c'è sempre la famiglia, dirado i personaggi di Santeramo

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sono autonomi daquesto contesto,nella maggior parte dei casi i pro-tagonisti sono fratelli, altre volteamici: è uno sguardo costante-mente moltiplicato attraverso gliocchi di tipologie umane archeti-piche. Sono amici molto strettiMichele e Franco di Accadueò(2004), i due che giocano a fare gliattori in Sequestro all'italiana. So-no fratelli i due poveri cristi de Lescarpe (2010) e di Storia d'amore edi calcio (2012), così come lo sono iprotagonisti dell'ultima fatica Larivincita.Si parla comunque e sempre diuomini che, legati per sangue oper amicizia, hanno il dovere diaiutarsi a vicenda, ma anche diessere invidiosi: ognuno puòsfruttare le debolezze e le necessi-tà dell'altro, può ferirlo perché inmezzo c'è una vita passata a lotta-re insieme. Alla fratellanza tra iprotagonisti segue spesso una po-sizione di subalternità tra i perso-naggi: uno è più derelittodell'altro, c'è quello che insegna isegreti della vita e l'altro cheingenuamente deve ascoltare, c'èquello sulla sedia a rotelle (Lescarpe) e il fratello che deveprendersi cura di lui. È insommaun campionario di disfatte “gio-cate” a coppia o in piccoli gruppi,un'infinita corsa a ostacoli tra po-veri. L'altro macrotema è infatti il

denaro, omeglio la sua assenza. Leeconomie perennemente in rossodei protagonisti del La Rivincitafanno da motore costanteall'azione. Dopo la confisca delterreno Vincenzo è costretto adadattarsi con lavoretti allagiornata, ed è per un assegno chenon doveva essere incassato dalfratello Sabino che Vincenzo fini-sce protestato, come d'altronde èper una questione di soldi cheviene accettato addirittura losfregio di far sversare sostanzechimiche nella propria terra. Mal'abbiamo detto la terra è tutto esarà infatti grazie alla terra che idue fratelli avrannogiustizia.La povertà è dunque il filo rosso ditutta la produzione artistica, purenel racconto Nobili e porci libri(2004) il Barone Gennaro deGemmis alla lunga non puòsfuggire a questa condizione, sa-crificherà i suoi possedimenti perla più importante biblioteca diStoria pugliese. Eppure nulla vienedato per scontato, vi è il tempoancheper la riflessione.I protagonisti non hanno solo ache fare con una povertà cronica,ma anche con un isolamento to-tale rispetto alle istituzioni: percitare l'impiegato comunale con ilquale Vincenzo ha a che fare du-rante la procedura di esproprio,«non hanno aderenze», ovvero

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VITTORIO

: [...]C'era

gente che

partiva co

n la valigia

, vuota.

Perché?

ROSI: Per

ché non av

eva niente

da metter

ci dentro.

VITTORIO

: Macon l

a valigia

sembrava

che dentro

avesse

qualcosa. I

poveri, ne

inventano

una più de

l diavolo.

ROSI: Dev

ono farlo.

VITTORIO

: Sono fur

bi. Non c'

è

da fidarsi d

ei poveri.

Le Scarpe,

2010

GABRIELE: È inutile che prendi i libri,

tanto non ti chiama nessuno.RAFFAELE:Mi chiamano, prima o poi mi

chiamano. Arriva una telefonata, mi

dicono dov'è la scuola e io vado e

insegno.MICHELE: Che numero sei, ingraduatoria?RAFFAELE: 3124.MICHELE: E ti chiamano solo dopo un

terremoto.GABRIELE: Che tu devi essere l'unico

rimasto.MICHELE: O dopo una carestia che

uccide solo i professori di lettere.GABRIELE: E allora devono chiamare per

forza te.RAFFAELE: Ogni anno che passaaumentano le possibilità; l'anno scorso

ero 30 posizioni indietroMICHELE: Così a 67 anni fai la prima

supplenza. C'è speranza.Vico Angelo Custode, 2005

nonhanno amicizie in quella zona,innominata e lontanissima, abitatadai vincenti, non possono usu-fruire di raccomandazioni tali darisolvere i propri problemi. Mainvece che attendere si danno dafare come possono, sicuri che pri-ma o poi la ruota girerà nel versogiusto ancheper loro.È un'ironia amara e pungentequella di Santeramo, mai fine a sestessa tende sempre a fare lucesulla torbida realtà nella quale so-no costretti ad agitarsi i perso-naggi, in cui finiamo, tutti, perriconoscerenoi stessi.

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12Hai diretto quasi tutti gli spettacoli di Teatro Minimo, cosa vuol dire per te questa voltaessere diretto da Leo Muscato e fare solo l'attore?Il nostro mestiere si fonda su un fattore: è sempre una scelta lavorare insieme, non èmai una costrizione e, prima che economico, è un equilibrio innanzitutto emotivo. Irapporti tra le persone sono le cose più delicate. Questa è la vera scommessa e inquesto senso il teatro oggi secondo me deve tornare alle origini per richiamare a sépiù persone, sia sulla scena che in fase di creazione. La Compagnia Civica è un esempiodi questo tentativo. È un equilibrio sempre cangiante, va modulato, ma c'è uno scopoche unisce le persone. Così come io da attore ho avuto la possibilità di lavorare conaltri come Valerio Binasco, già Leo Muscato, Veronica Cruciani, Ninni Bruschetta,Marco Baliani, è importante per me che anche un autore come Michele Santeramopossa confrontarsi con altri artisti perché ci sia un rivedersi negli occhi degli altri. È unarricchimento reciproco: per me come attore e per Michele come autore. A lui lapossibilità di esseremesso in scena anche oltre una certa abitudine, che è che ha Sinisidi leggere tra le righe di Santeramo.

Come si sono svolte le prove in compagnia, quanto sono durate?Come sempre accade a Teatro Minimo tutt'altro rispetto ai ritmi da teatro Stabile: inventicinque giorni abbiamo confezionato tutto. Tra le difficoltà c'era il fatto che iltesto era nato come una sceneggiatura cinematografica, dunque aveva dei saltitemporali e di spazio pazzeschi. Su indicazione di Leo, Michele ha perciò fatto tagli,aggiustamenti e modifiche varie in corsa, mentre stavamo provando. Una corsacontro il tempo. Il tutto in uno spazio dove abbiamo grandi difficoltà, utilizziamo unascuola per la nostra residenza (vinta per altri tre anni), ma il preside non ci vuole lì. Ungiorno siamo arrivati in ritardo alle prove e lui si è messo a gridare con gli attori.

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LA COMPAGNIA AL LAVOROCONVERSAZIONE CON MICHELE SINISI

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Dunque Leo ha lavorato in questa situazione complessa.

Per questo progetto la compagnia ha accolto nuovi nomi.Per quanto riguarda i tecnici ci siamo aperti – è la prima volta che accade – a unascenografa, Federica Barolini, e a un direttore tecnico/light designer, AlessandroFerazzi. Una novità rispetto alla consuetudine di Teatro Minimo, ed è stata una sceltadi Leo legata anche ai ritmi stretti. Tra l'altro Leo nei primi giorni di prove mi hachiesto se fossi disposto a interpretare un ruolo secondario, quello di Sabino, il fratellodi Vincenzo. Io non sono mai stato abituato a sedermi a tavola dove non sono statoinvitato, è contro la mia indole obbligare un regista a darmi un determinato ruoloperché sono il produttore dello spettacolo. Per me qui il senso è anche quello di fareun'esperienza nella quale sono produttore insieme a Michele Santeramo e poi sonoattore, anche per avere all'interno di quella “squadra” creata nel 2001 (Teatro Minimo,ndr), una prospettiva ribaltata. Anche perché artisticamente Leo si poneva dellequestioni di credibilità: per capire quale dei dueMichele, io o Cipriani, potesse essere ilprotagonista e quale il fratello inmaniera più esatta e credibile.

Come sono stati scelti gli altri attori?Il progetto della Compagnia Civica, iniziato con L'arte della commedia, ci ha permessodi interfacciarci più stabilmente con un nucleo di attori che tra l'altro aveva giàconosciuto Leo durante un laboratorio tenuto da lui in residenza. Il progetto ha tra gliobiettivi quello di continuare a investire, in una logica di mutuo soccorso oltre che diconvenienza economica, sulle le stesse persone, così non c'è bisogno ogni volta diconoscersi per andare in scena e confezionare qualcosa, non a caso questo concetto loesprimoproprio con una certa semplicità.

LA COMPAGNIA AL LAVORO

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14ARIEL - numero 1

Teatro Minimo - La Rivincita

direttore editoriale Andrea Pocosgnichhanno collaborato Simone Nebbia, Andrea Pocosgnich, Michele Santeramo

si ringrazia per il contributoMichele Sinisiillustrazioni Renzo Francabandera

editing, grafica e impaginazione Sergio Lo Gatto

La presente pubblicazione è prodotta su carta stampabile, non costituisce testata giornalistica, ha fini diapprofondimento critico e promozione culturale e la sua distribuzione non è periodica.

Tutti i diritti di pubblicazione a mezzo stampa e diffusione in formato digitale sono riservati.© KleisEdizioni

Teatro e Critica è una rivista quotidiana di critica teatrale.Online dal 2009 come osservatorio su Roma e attualmente impegnata in collaborazioni con altre redazioni e realtà

nazionali e nella proposta di laboratori presso festival e strutture didattiche, è considerata una dellepubblicazioni di riferimento per l'attualità delle arti sceniche.

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LA RIVINCITA

DI MICHELE SANTERAMO

REGIA DI LEO MUSCATO

CON

MICHELE CIPRIANI

VITTORIO CONTINELLI

SIMONETTA DAMATO

PAOLA FRESA

RICCARDO LANZARONE

MICHELE SINISI

ASSISTENTE ALLA REGIA

ANTONELLA PAPEO

SCENE E COSTUMI

FEDERICA PAROLINI

LUCI

ALESSANDRO VERAZZI

TECNICO

NICOLA CAMBIONE

ORGANIZZAZIONE

LUCA MARENGO E ANTONELLA PAPEO

PRODUZIONE

LUCA MARENGO

TEATRO MINIMO

FONDAZIONE PONTEDERA TEATRO

IN COPRODUZIONE CON

BOLLENTI SPIRITI - REGIONE PUGLIA

IN COLLABORAZIONE CON

ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI ANDRIA

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