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1- il programma della manifestazione XXXIII Numero 5.pdfdal quartiere alla regione Direz. e Redaz.:...

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dal quartiere alla regione Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma per una Comunità europea federale ANNO XXXIII - N. 5- MAGGIO 1985 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170 ORGANO MENSILE DELL'AICCRE, ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE, REGIONI IL VERTICE DI MILANO STA PER COMINCIARE: IL POPOLO EUROPEO GUARDA A QUEL CHE SI ACCINGONO A DECIDERE I GOVERNI NAZIONALI E LI GIUDICHERÀ COME MERITANO MILANO SABATO 29 GIUGNO -i' -
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Page 1: 1- il programma della manifestazione XXXIII Numero 5.pdfdal quartiere alla regione Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 -00187 Roma per una Comunità europea federale ANNO XXXIII -N.

dal quartiere alla regione Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma per una Comunità europea federale ANNO XXXIII - N. 5 - MAGGIO 1985

Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170

ORGANO MENSILE DELL'AICCRE, ASSOCIAZIONE UNITARIA D I COMUNI, PROVINCE, REGIONI

IL VERTICE DI MILANO STA PER COMINCIARE: IL POPOLO EUROPEO GUARDA A QUEL CHE SI ACCINGONO A DECIDERE I GOVERNI NAZIONALI E LI GIUDICHERÀ COME MERITANO

MILANO SABATO 29 GIUGNO

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2 COMUNI D'EUROPA maggio 1985

Programma

Un milione di cittadini in piazza per l'Unione europea Il 2" .i<,li,, ,i \liliiiiii 8 4 <q,; <!a -i,,,f,,,, ,li,.,?,,.r,,s>

Il Vertice di Milano (28-29 giugno), che concluderà il semestre di presidenza italiana, sarà !;,',,ai ,,l <>i.,,.Ili, S$117,-,..

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decisivo per il futuro dell'Europa. Si sta infatti delineando con chiarezza il fionte dell'opposizione i,, lb;,,z,>t ., <.l,;etIe,w i l ,,r,51,.1: , , s ,,,?V<,8,6, <li l \lll\l ~ ~ ' l ' ~ l O 1 ' I . ~ (,..C i., ,;l,n~,, .., ..t,<,,>+t..x. . tp)>m~~;"r~<i ci I'.~:-!:~ri,..~:i<i t ur.i(*.i.

I,, '. I',*<.,ill"ii,iii.. I ilini,,iii> l , i<.ii,,. !*il. 51 (Danimarca, Grecia e Gran Bretagna) e quello favorevole (i sei paesi fondatori della Comunità, più l,,-T g.< i ,,.,C, IZ* r,o,.,,, mi<,,,21~... ., tc<~r.,r8,,,c, ..l*>. ; I JZC,~~,,~,,

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Irlanda ed i nuovi partners, Spagna e Portogallo). Esiste dunque una base più che sufficiente per la creazione dell'unione europea. Ma è necessario superare l'insidiosa posizione di chi vowebbe ritardare l'istituzione dell'unione in vista di una improbabile unanimità. In vista di questo appuntamento decisivo, il Movimazto /èderalista europeo, dal suo Congresso di Cagliari del novembre scorso, ha - - lanciato un Appello agli Europei per invitarli a partecipare ad una manifstazione di massa a Milano a sostegno del progetto di Unione proposto dal Parlamento Europeo. LA manifestazione di Milano si propone di rendere visibtle il sentimento di fratellanza che ormai congiunge indissolubil- mente, al di kì delle frontiere, i popoli d'Europa. Fra le nazioni europee la guerra è ormai impensa- btle. Questa è la fondamentale acquisizione del processo di un$cazione europea e nel contempo l'eredità più preziosa della Resistenza. Il MFE ha voluto compiere uno sforzo particolare per rendere visibtle la &finitiva pacificazione degli europei - anche i n coincidenza con il quarantennale della fine della seconda guerra mondiale - organizzando una gioiosa festa &l1 'Europa*, che sarà animata dalla partecipazione di artisti e d i un pubblico provenienti da ogni paese della Comunità. Diamo di seguito il programma della manifestazione: 1 -

Venerdì 28 giugno

mattinata - Corteo di 100 TIR sulla tangenziale di Milano con striscioni e bandiere. Ripresa televisiva con elicottero - Manifestazione al Castello di circa 500 giovani federalisti all'arrivo dei capi di Stato e di Governo - Consegna di un messaggio a Craxi da parte di una delegazione della JEF in rappresentanza della forza federalista (F.

Spoltore, P. Lorenzetti, L. Trumellini) - Conferenza stampa, in Castello, della forza federalista (Pinder, Hofmann, Thorn, Van Berghen e Spoltore)

serata - Concerto alla Scala (il Comune di Milano conta di offrire 200 biglietti in omaggio ai federalisti)

sabato 29 giugno

9.00-9.30 - Arrivo dei partecipanti e formazione dei cortei 10.00 - Partenza dei cortei 11.30 - Arrivo dei cortei in piazza del Duomo 11.35 - Dichiarazione di adesione delle confederazioni sindacali 11.45 - Dichiarazioni della forza federalista (Pinder, Hofmann, Van Berghen e Thorn) 12.05 - Allocuzioni: Sindaco di Milano, Presidente della Regione Lombardia, Presidente del Parlamento Europeo, Presidenti

delle Camere italiane, esponente del Governo italiano, Altiero Spinelli 12.50 - Concerto della Pace. Inno dell'Europa 13.00 - Chiusura. Trasferimento al Parco. Pranzo 16.00 - Festa dell'Europa. I parte. Parco Sempione 16.10 - Banda civica e sbandieratori. Parata in costume della Famiglia Meneghina con i gonfaloni delle 6 porte di Milano

- Arrivo al Palco del Parco. «Inno alla gioian - Apertura della Festa e dichiarazioni del Segretario generale del MFE L. V. Majocchi, del Vice-presidente delllUEF

Claus Schoendube e del Vice-presidente della JEF Francois Bourguignon 16.45 - Rassegna di cori

- Corni da caccia del complesso Royal Fott Saint Huber - Performances bandistiche - Esibizione del gruppo folkloristico di Dozza

18.00 - Teatro di Ventura *I1 trionfo di Bertoldon 18.50 - Sbandieratori di Ferrara 19.00 - Teatro di strada. Esibizioni 20.30 - Lancio della Mongolfiera. Chiusura della prima parte della festa. Cena 22.00 - Festa dell'Europa. I1 parte. Arco della Pace

- Spettacolo di balletto 23.00 - Concerto per i reali fuochi d'artificio di Haendel 24.00 - Chiusura della Festa

Contemporaneamente alla festa al parco si terranno due altre manifestazioni. Alle ore 17.00 al Piccolo Teatro l'orchestra Carme offrirà un concerto di musica da camera con repertorio barocco (capienza 500 persone). Alle ore 20.00 alla Scala sarà possibile assistere alle prove generali delllAndrea Chenier (capienza consentita 1000 persone). I biglietti disponibili per il Piccolo e per la Scala saranno distribuiti ai capi delegazione allo stand del MFE installato al Parco, con priorità alle delegazioni UEF e ai dirigenti europei della forza federalista.

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA 3

I Sindaci delle grandi città ed i Presidenti delle Regioni europee chiedono con forza l'Unione europea

A Strasburgo, in un incontro-conferenza stam- pa congiuntamente al Presidente del Parlamento Europeo Piene F$imlin, il Presidente europeo del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d 'Euro- pa, JosefHofmann, ed il Segretario generale, Tho- mas Philippovich, accompagnati dai parlamenta- ri europei contemporaneamente investiti da mandati in amministrazioni locali, hanno pre-

Aachen, Kurt Malangré, Oberburgermeister; Abruzzi, Felice Spadaccini, Presidente della Regione; Alicante, José Luis Lassaletta Cano, Alcade; Alkmaar, C.M.L. Roozemond, Burge- meester; Alsace, Marcel Rudloff, Président du Conseil Régional; Amersfoort, A. Schreuder, Burgemeester; Ancona, Guido Monina, Sinda- co; Antwerpen, H.B., Cools, Burgemeester; Aosta, Edoardo Bich, Sindaco; Aquitaine, Jac- ques Chaban-Delmas, Président du Conseil Régional; Arezzo, Aldo Ducci, Sindaco; Asti, Gian Piero Vigna, Sindaco; Auvergne, Mauri- ce Pourchon, Président du Conseil Régional; Avellino, Lorenzo Venezia, Sindaco; Badalo- na, Joan Blanch i Rodriguez, Alcade; Barcelo- na, Pascual Maragall, Alcade; Bari, Francesco de Lucia, Sindaco; Basilicata, Carmelo AZ- zarà, Presidente della Regione; Berlin, Eber- hard Diepgen, Regierender Burgermeister; Be- sancon, Robert Schwint, Sénateur-Maire; Bie- lefeld, Klaus Schwickert, Oberburgermeister; Bologna, Renzo Imbeni, Sindaco; Bolzano, Luigi de Guelmi, Sindaco; Bonn, Hans Da- niels, MdB, Oberburgermeister; Bordeaux, Jacques Chaban-Delmas, Député-Maire; Bra- ganca, José Gomes Pinheiro, Presidente da Camha Municipal; Braunschweig, Hartmut Scupin, Oberburgermeister; Bremen, Hans Koschnick, Burgermeister; Caen, Jean-Marie Girault, Sénateur-Maire; Cagliari, Paolo de Magistris, Sindaco; Calabria, Bruno Domini- janni, Presidente della Regione; Campania, Antonio Fantini, Presidente della Regione; Campobasso, Gerardo Litterio, Sindaco; Ca- narias, Jeronimo Saavedra, Presidente del Go- bierno Autonomo; Cantabria, Angel Entreso- tos, Presidente del Gobierno Autonomo; Ca- tanzaro, Marce110 Furriolo, Sindaco; Celorico da Beira, Faria De Almeida, Presidente da Ca- mira Municipal; Champagne-Ardenne, Ber- nard Stasi, Président du Conseil Régional; Charleroi, 'Jean-Claude Van Cauwenberghe, Bourgmestre; Clerrnont-Ferrand, Roger Quilliot, Sénateur-Maire; Cordoba, Julio An- guita, Alcade; Darmstadt, Gunther Metzger, Oberburgermeister; Delft, R.M. Galles, Bur- gemeester; Dordrecht, J. Noorland, Burge- meester; Dortmund, Gunter Samtlebe, Ober- burgermeister; Duisburg, Josef Krings, Ober- burgermeister; Dusseldorf, Klaus Bungert, Oberburgermeister; Eindhoven, G.W.B., Bor- rie, Burgemeester; Emilia-Romagna, Lanfran- co Turci, Presidente della Regione; Enschede, H. Wierenge, Burgemeester; Essen, Peter Reu- schenbach, MdB, Oberburgermeister; Firen- ze, Lando Conti, Sindaco; Frankfurt, Walter Wallmann, Oberburgermeister; Friuli-Vene-

sentato l'appello del CCRE in favoredellJUnione v0 Trattato di Unione europea, tramite la con- europea, sottoscritto dai Sindaci delle grandi vocazione di una Confuenza int~rgovernativa città e dai Presidenti delle Regioni europee. Il investita di un preciso mandato in tal senso. Dia- Presuiente Hofmann ha tenuto a sottolineare che mo di seguito la lista dellefirmea tutt'oggiperve- un'eventuale minoranza di paesi membn dissen- nute, ricordando che altre continuano a giungere zienti o che non si sentano ancora pronti a realiz- a tutte le Sezioni nazionali del CCRE. zare un 'integrazione politica non può e non deve bloccare il processo in corso, tendente ad un nuo-

zia Giulia, Adriano Biasutti, Presidente della Regione; Funchal, Joao de Sa Fernandes, Pre- sidente da Camira Municipal; Galicia, Gerar- do Fernandez Albor, Presidente de la Xunta; Genbloux, Robert Marchal, Bourgmestre; Ge- nova, Fulvio Cerofolini, Sindaco; Gijon, Jose Manuel Palascio Alvarez, Alcade; Gouveia, Santinho Pacheco, Presidente da Camha Mu- nicipal; Granada, Antonio Jara, Alcade; 's- Gravenhage (la Haye), F.G.I.L. Schols, Bur- gemeester; Groningen, H.G. Buiter, Burge- meester; Guarda, Abilio Aleixo Curto, Presi- dente da Camara Municipal; Hamburg, Klaus von Dohnanyi, Oberburgermeister; Hanno- ver, Herbert Schmalstieg, Oberburgerrneister; Hasselt, Paul Meyers, Burgemeester; Heerlen, J.A.M. Reijnen, Burgemeester; Hengelo, C.P.M. Bevers, Burgemeester; 's-Hertogen- bosch (Den Bosch), B.L:A. van Zwieten, Bur- gemeester; Horta, Herbert Betencourt Dart, Presidente da Camha Municipal; Kassel, Hans Eichel, Oberburgermeister; Kiel, Karl Heinz Luckhardt, Oberbiirgermeister; Koln, Nor- bert Burger, Oberburgermeister; Krefeld, Die- ter Putzhofen, Oberburgermeister; Lagos, José Alberto Baptista, Presidente da Camiìra Municipal; Languedoc-Roussillon, Robert Capdeville, Président du Conseil Régional; L'Aquila, Tullio de Rubeis, Sindaco; La Spe- zia, Sandro Bertagna, Sindaco; Lazio, Gabriele Panizzi, Presidente della Regione; Leiden, C.H. Goekoop, Burgemeester; Liguria, Rinal- do Magnani, Presidente della Regione; Lille, Raymond Vaillant, Premier Maire-Adjoint; Limoges, Louis Longequeue, Sénateur-Maire; Limousin, Louis Longequeue, Président du Conseil Régiond; Lombardia, Giuseppe Guz- zetti, Presidente della Regione; Lucca, Franco Fanucchi, Sindaco; Luxembourg, Lydie Wurth-Polfer, Bourgmestre; Lyon, Francisque Collomb, Sénateur-Maire; Maastricht, A.M.I.H. Baeten, Burgemeester; Mainz, Joc- kel Fuchs, Oberburgermeister; Mannheim, Gerhard Widder, Oberburgermeister; Manto- va, Gianni Usvardi, Sindaco; Marche, Emidio Massi, Presidente della Regione; Marseille, Jean-Victor Cordonnier, Premier Maire-Ad- joint; Messina, Antonio Andò, Sindaco; Mila- no, Carlo Tognoli, Sindaco; Molise, Adolfo Colagiovanni, Presidente della Regione; Mou- scron, J.P. Detremmerie, Député-Bourgme- stre; Mulheim-an-der-Ruhr, Eleonore Gul- lenstern, Oberburgermeister; Munchen, Georg Kronawitter, Oberburgermeister; Mul- house, Joseph Klifa, Maire; Murcia, Antonio Bodalo Santoyo, Alcade; Murcia, Carlos Col- lado Mena, Presidente del Gobierno Autono-

mo; Nancy, André Rossinot, Député-Maire; Napoli, Carlo D'Amato, Sindaco; Nice, Jac- ques Médecin, Député-Maire; Nord pas-de- Calais, Noel Joseph, Président du Conseil Régional; Nurnberg, Andreas Urschlechter, Oberburgermeister; Offenbach, Walter Suer- mann, Oberburgermeister; Oviedo, Antonio Masip, Alcade; Padova, Settimo Gottardo, Sindaco; Perpignan, Paul Alduy, Sénateur-Mai- re; Pescara, Gabriella Bosco, Sindaco; Pie- monte, Aldo Viglione, Presidente della Regio- ne; Poitiers, Jacques Santrot, Député-Maire; Poitou-Charentes, René Monory, Président du Conseil Régional; Pontevedra, José Rivas Fontan, Alcade; Porto, Paulo Valada, Presi- dente da Camka Municipal; Potenza, Gaeta- no Fierro, Sindaco; Puglia, Gennaro Trisorio Liuzzi, Presidente della Regione; Reggio Cala- bria, Giovanni Palamara, Sindaco; Rennes, Miche1 Phlipponneau, Premier Maire-Adjoint; Roma, Ugo Vetere, Sindaco; Rotterdam, A. Peper, Burgemeester; Rouen, Jean Lecanuet, Sénateur-Maire; Salerno, Vittorio Provenza, Sindaco; Santander, Juan Hormaechea, Alca- de; Sardegna, Mario Melis, Presidente della Regione; Sassari, Raimondo Rizzu, Sindaco; Sicilia, Rino Nicolosi, Presidente della Regio- ne; Siracusa, Fausto Spagna, Sindaco; St. Etienne, Fran~ois Dubanchet, Maire; Stras- bourg, Marcel Rudloff, Sénateur-Maire; Stutt- gart, Manfred Rommel, Oberburgermeister; Terni, Giacomo Porrazzini, Sindaco; Tilburg, H.B.P.A. Letschert, Burgemeester; Torino, Giorgio Cardetti, Sindaco; Toscana, Gianfran- co Bartolini, Presidente della Regione; Tou- lon, Maurice Arreckx, Maire; Toulouse, Do- minique Baudis, Maire; Tournai, R. Van Spi- tael, Borgmestre; Trentino-Alto Adige, Pier- luigi Angeli, Presidente della Regione; Trento, Adriano Goio, Sindaco; Treviso, Antonio Mazzarolli, Sindaco; Trieste, Franco Richetti, Sindaco; Umbria, ~ e r m a n i Marri, Presidente della Regione; Valencia, Ricard Perez Casado, Alcade; Valladolid, Tomas Rodriguez Bola- nos, Alcade; Veneto, Carlo Bernini, Presiden- te della Regione; Venezia, Mario Rigo, Sinda- co; Viana do Castelo, Henrique Matta, Presi- dente da Camira Municipal; Vigo, Manuel So- to Ferreiro, Alcade; Vitoria-Gasteiz, Jose An- gel Cuerda Montoys, Alcade; Vlaardingen, A.A.J.M. van Lier, Burgemeester; Wiesbaden, Hans-Joachin Jentsch, Oberb~r~ermeister; Wurzburg, Klaus Zeitler, Oberburgermeister; Zaragoza, Ramon Sainz de Varanda, Alcade; Zwolle, G. Loopatra, Burgemeester.

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4 COMUNI D'EUROPA maggio 1985

Forza federalis ta e fronte democratico europeo '1 Parlamento Europeo dovrà essere stretta- mente associato, con l'incarico di adottare ra-

I1 Movimento europeo chiama a raccolta pidamente il Trattato di Unione europea: tale convocazione rischia di essere messa in discus-

per il 29 giugno a Milano sione a causa dell'inatteso e inammissibile cam- biamento di atteggiamento da parte di alcuni governi.

Il 18 maggio si è riunito a Bruxelles il Consi- tra Parlamento, Consiglio e Commissione, per Conferma il suo completo appoggio alla ma- glio Federale del Movimento europeo per eleggere renderli democratici ed efficaci; nifestazione di Milano del 29 giugno e invita i le nuove cariche sociali: il CCRE era rappresen- - l'adozione, senza indugio, per realizzare rappresentanti di tutte le organizzazioni mem- tato da Serafini, vicepresidente delegato ai movi- questi obiettivi del Trattato di Unione euro- bri a parteciparvi per esigere l'effettiva realiz- menti europeisti, da Philippovich, segretario eu- pea, secondo lo spirito e il metodo del Proget- zazione dell'unione europea. ropeo, e da Albert Gordiani, delegato regionale t0 del Parlamento Europeo; I1 Consiglio italiano del Movimento euro- Rhone Alpes. invita i rappresentanti degli Stati membri e peo è espressione delle seguenti forze: DC,

A succedere a Petrilli, che è stato nominato neoaderenti - o, se necessario solo la maggio- PLI, PRI, PSDI, PSI, CGIL, CISL, UIL, p r e s h t e onorario, è stato designato Gaston ranza di essi - a decidere, in occasione del ACLI, AEDE, AICCRE, FNL, MFE, AGE, Tborn, dopo un ampio dibattito aperto da Serafi- Consiglio europeo di Milano, la convocazione AMI, ASE, CIFE, FICE, MCL e Sinistra euro- n i che ha invitato Tborn aprendere senza ambi- di una Conferenza intergovernativa alla quale pea. guità posizione sul Trattato di Unione europea approvato dal Parlamento Europeo, sull'esito d a hvori del Comitato Dooge e sulla manifestazio- ne di Milano (29 giugno) promossa per chiedere Politica ed organizzazione al duramente ai governi l'immediata convocazione di una Confwenza intergovernativa che decida Comitato Centrale del MFE la ratifica del Trattato di Unione.

E' stato anche segretario con Sabato 25 maggio si è riunito a Roma, nella definiti dal progetto approvato dal Parlamento compiti straordinari di ristrutturazione del sede del Movimento europeo, il Comitato centra- Europeo. Questo progetto deve pertanto esse- vimento, Gino Majocchi, rappresentante del- ledel MFEsotto hpresidenza di Luciano Boh. re esplicitamente indicato nel mandato come la ~ ' U E F e segretario nazionale del MFE: il suo com- J!.U relazione politica è stata svolta dal segreta- base dei lavori della conferenza, secondo le pito sarà essenziale, se vuole p-ire a un T& generale, Gino Majocchi, il quale ha illustra- conclusioni del rapporto Dooge "Fonte democratico europeo ". to la risoluzione che è stata poi approvata all'una- osserva

11 consiglio ha anche deciso il suo nirnità al termine del dibattito nel testo che qui - che l'allargamento sarà dawero un suc- alla manifestazionewalkta organizzata a ~ i - pubblichiamo. Il secondo punto all'ordine del cesso della presidenza italiana solo se sarà ac- lano per il 29 prossimo e ha invitato i giorno che concemeva la manifestazione di Mila- compagnato dal rafforzamento

di tutte le organizutzioni conso- no è stato illustrato da Sante Granelli. Nel dibat- - che è doveroso quindi per l'Italia non la- ,-bte a parteciparvi in gran numero per esigere tito, in cui i due punti all'ordine del giorno sono sciare nulla di intentato per awiare la fonda- l'urgente attuazione dell'unione europea. stati un$cati sono intervenuti: Venturelli, zione dellJUnione, anche se ciò dovesse com-

Praussello, Ruta, Dastoli, Serafini Bagbi Sabati- portare la indisponibilità di qualche paese Successivamente, il 3 giugno, si è riunito a Ro- no, Usai Bernstein, Lorrai Ceramicokz, Grua, membro a partecipare alla Conferenza

ma il Consiglio Nazionale del CIME, che al ter- Porta, Anselmi Iono, Montani Spoltore, Me - che l'unione, comunque istituita, coinci- mine dei lavori ha approvato h seguente rìsolu- Del Vecchio, Malcovati e Ittn. de in ogni caso con l'interesse di tutti i popoli zione: della Comunità, anche di quelli che ne dovesse-

ro restare per il momento esclusi, come illustra I1 Consiglio italiano Movimento europeo I1 Comitato centrale del Movimento Federa- eloquentemente il precedente della Comunità per il Vertice di Milano lista Europeo, constatate

11 Consiglio italiano del Movimento euro- riunito a Roma il 25 maggio 1985, - le adesioni sin'ora pervenute alla manife-

peo, stazione popolare del 29 giugno preso atto

preoccupato per le divergenze emerse tra i rileva - del documento, inviato dal Presidente - ,-he mai nella storia si è avuta una così paesi membri della Comunità europea in occa- Andreotti agli altri membri del Consiglio dei

sione della riunione dei sette Paesi più indu- Ministri della Comunità e ai Presidenti della imponente mobilitazione in favore dell'Euro-

strializzati, svoltasi a Bonn in merito alle rela- Commissione e del Parlamento Europeo, in pa e un così vasto consenso delle forze politi-

zioni tra l'Europa e il resto del mondo sul ter- ordine al mandato da conferire alla Conferen- che, sociali, religiose e culturali in tutti i paesi

reno commerciale, monetario, tecnologico e su za intergovernativa della Comunità

quello della ricerca, invita - delle dichiarazioni rese nell'occasione - i1 governo italiano a non disattendere, nel sconcertato per il rifiuto che alcuni paesi dallo stesso Anheotti allastampa membri della Comunità che hanno partecipa- negoziato con gli altri paesi membri, le attese

rileva con la più viva soddisfazione generate dall'iniziativa del suo Ministro degli to alla Conferenza hanno opposto alla concer- - che ; termini di questo mandato corri- Esteri tazione preliminare domandata dai Presidente spandono alle indicazioni della risoluzione - tutte le forze che hanno aderito all'appel- della Commissione, che secondo i Trattati ha C,,, approvata dal parlamento E~~~~~~ e al lo dei federalisti a dispiegare ogni energia per il competenza nelle relazioni commerciali, voto favorevole già espresso dai due rami del miglior successo della mobilitazione popolare inquieto per l'effetto che queste divergenze e parlamento italiano - tutti i mezzi d'informazione a rendere ricorso abusivo veto - 'Ome - che, in particolare, è stata indicata una pubblico ,-he, per la prima volta, un paese &ia- te si è per la formazione dei prezzi precisa data per la conclusione dei lavori della mato a ospitare il Consiglio europeo è in grado agricoli - rischiano di produrre sulla volontà conferenza di accogliere i Capi di stato e di governo della i'ariamento Commissione e - che Andreotti ha richiamato le formazio- Comunità con una così festosa presenza popo- della maggioranza degli Stati, circa: ni europee dei partiti alle loro responsabilità lare, con grande beneficio dellBimmagine di - l'approfondimento dell'integrazione eu- ropea con la valorizzazione del mercato inter- ribadisce Milano e dell'Italia.

no e l'avanzamento sul terreno della moneta, - che la versione definitiva del mandato do- (11 dmmnto approvato dal CIME e quelli dell'Esecutivo della ricerca e, in prospettiva, della politica vrebbe concernere il metodo per giungere alla deU'AICCRE, che pubblichiamo nella pagina accanto, sono stati

estera e in quello della sicurezza; definizione del T~~~~~~~ senza rimettere in di- approvati rispettivamente e giugiO. Data perb I'im~Ortan- za dei testi, abbiamo creduto opportuno inserirli nel numero di - la modifica dell'equilibrio istituzionale scussione i contenuti che sono già ampiamente maggio die era in U)W di stampa [n.d.r.])

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA

due documenti dell'Esecutivo dell' AICCRE

Quel che esigiamo a Milano

I1 liberum veto, cioè la gestione umanistica e quindi la permanente prevaricazione delle mi- noranze, dissolse la Polonia. La gestione unani- mistica farà regredire e dissolverà la Comunità europea, sorta viceversa - è il preambolo dei Trattati comunitari - ad opera di governi «de- terminati a porre le fondamenta di una unione sempre più stretta fra i popoli europei,,.

D'altra parte la decisione a maggioranza nel Consiglio dei Ministri della Comunità anche su temi fondamentali, più volte ingenuamente proposta, è stata finora giustamente respinta, perché una Camera degli Stati, con voti tutti predeterminati in base a logiche nazionali e quindi particolari, non può pretendere di di- sporre di minoranze permanenti, prive di uno strumento di garanzia basato su una logica co- munitaria: tale può essere solo un Parlamento Europeo o assemblea popolare a elezione euro- pea e diretta, articolata in gruppi politici trans- nazionali. Bisognava quindi passare dall'unani- mità a un sistema bicamerale di codecisione, prudente ma capace di superare la paralisi: que- sto è proposto nel progetto di Trattato di Unione europea, approvato a larga maggioran- za dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984.

I Trattati comunitari concessero al Parla- mento Europeo il diritto di censura nei riguar- di dell'Esecutivo della Comunità: ma poiché il Parlamento Europeo non partecipa alla forma- zione e all'investitura dell'Esecutivo stesso, questo diritto, esercitato sino in fondo, può concludersi solo in uno stallo. I1 Trattato di Unione risolve questa contraddizione.

Al processo di integrazione economica e so- ciale previsto dai Trattati di Parigi e di Roma si affiancò, affidata ad altri meccanismi e quindi senza un previsto coordinamento, la coopera- zione politica. I1 Trattato di Unione, senza pretendere di far sorgere dall'alba al tramonto la Federazione sovranazionale economica e po- litica, riconduce ad un unico foro le due diver- se materie, così manifestamente interdipenden- ti: e così si dica dei problemi della sicurezza, affidati oggi ad altre istituzioni comuni, prive per altro di effettivi poteri.

Infine tutti si rendono conto che occorre realizzare, appunto, una *unione sempre più stretta,,, ma ciascuno ha le sue specifiche pro- poste ed è generalmente indisponibile per le proposte degli altri: il Trattato di Unione ac- cetta il principio del progresso graduale, ma ne stabilisce ordine e criteri, assicurandone quindi la realizzazione e pertanto facilitando via via gli accordi parziali, con la garanzia di una logi- ca al di fuori di ogni egemonia, perché è la logica pattizia, convenuta a priori.

Ecco perché, sulla linea degli stessi motivi ispiratori, strategici, dei Trattati di Parigi e di Roma, occorre un nuovo Trattato. Ecco perché si chiede una Conferenza intergoverna- tiva che esamini, in tempi brevi, il felice e de- mocratico compromesso offerto dal Parlamen- to Europeo. Ecco perché meraviglia che i go-

verni nazionali si preoccupino più della riela- borazione del progetto di Strasburgo che della sua ratifica. Ecco perché, infine e soprattutto, non si può subordinare la convocazione e la gestione della Conferenza intergovernativa a una minoranza di Paesi che non si sentano an- cora pronti a realizzare una unione più stretta.

L'unità europea ha compiti troppo urgenti ed essenziali per poter attendere gli esitanti: l'organizzazione della pace, l'ordine economi- co internazionale, la risposta comune e solidale alla grande sfida tecnologica in corso, la lotta contro la disoccupazione. Un primo nucleo di Paesi coraggiosi, felicemente integrati, avrà un effetto esemplare per tutti. Invitiamo i governi nazionali, dotati di maggiore sensibilità per la crisi comune - europea e planetaria -, a com- piere coerentemente e subito l'autentica scelta europea, che è - se non si vuole condiscendere alle tesi della filosofia anarchica - la scelta di un adeguato meccanismo decisionale, demo- cratico e sovranazionale.

La capacità mostrata dal Parlamento Euro- peo di pervenire ad un avanzato compromesso costituzionale dovrebbe aiutare a chiarire ai

Chi go

L'esecutivo dell'AICCRE, riunito a Roma il 4 giugno '85,

sottolinea che il progetto di Trattato di Unione europea è passato nel febbraio 1984 al Parlamento Europeo col voto favorevole di tutti i parlamentari italiani,

che nell'aprile successivo, a Torino, in occa- sione dei XV Stati generali del CCRE, il presi- dente del Consiglio Craxi, forse primo fra tutti gli uomini di governo europei, ha indicato l'appoggio al Trattato come la «via maestra» da seguire,

che il progetto ha trovato il pieno appoggio - maggioranza e opposizioni nazionali - del Parlamento italiano,

che, dopo il Vertice di Fontainebleau, il de- legato del presidente del Consiglio italiano, on. Mauro Ferri, nel Comitato ad hoc istituzionale (Comitato Dooge), ha difeso efficacemente, si- no al rapporto del marzo scorso, il Trattato e le sue modalità di elaborazione definitiva e ra- tifica,

che il Ministro degli Esteri Andreotti, in pie- no accordo col presidente del Consiglio e in vista dell'ultimo Consiglio dei Ministri degli Esteri comunitario (Stresa, 8-9 giugno) prima del Vertice di Milano di fine giugno, ha inviato ai Colleghi un tempestivo e lucido Schema di mandato per una Conferenza intergovernativa sull'unione europea,

e si meraviglia e si rammarica che in varie occasioni, pubbliche (incontro a Bonn dei Pae-

governi il sentimento fondamentale, anche se talora latente o inespresso, dei loro popoli. Se i governi nazionali esitano ancora, rischiano di creare una frattura molto grave tra loro e le forze vive della società europea.

(approvato all'unanimid)

verna?

si industrializzati) e private, non si siano espressi coerentemente con la linea del gover- no alcuni dei suoi membri, e che - con chiara eco nel giornalismo specializzato - la nostra diplomazia stia portando avanti arbitrariamen- te una preparazione «parallela» e minimalista del Vertice di Milano.

L'Esecutivo fa presente che anche un'auto- rità tecnica, non facile agli entusiasmi europei- sti, cioè il Governatore della Banca d'Italia, ha affermato giorni orsono nella relazione annua- le (1985): «la realizzazione della costruzione comunitaria segue da troppi anni il passo: è mancata la capacità di definire e rendere opera- tivi assetti istituzionali e procedure decisionali atti a completare la creazione di un mercato Europeo dei fattori della produzione e dei pro- dotti*.

Il governo italiano dovrebbe tener fermo lo Schema di mandato del Ministro Andreotti, fa- cendo chiaro che rappresenta la posizione uni- ca del Governo stesso e che l'impasse comuni- taria, tutta basata sull'insufficiente e inceppato processo decisionale, è tale che - qualora in sede di Consiglio Europeo non si riscontrasse l'unanimità: come, se si sta alle conclusioni del Comitato Dooge, è sicuro che awenga - 1'Ita- lia sarebbe pronta a far suoi i suggerimenti (~Ceux qui voudrontn) contenuti nel discorso del Presidente Mitterrand a Strasburgo del 24 maggio 1984. Una minoranza di esitanti non ~ u ò bloccare il cammino verso l'unità euro- pea, necessaria e urgente.

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6 COMUNI D'EUROPA magglo 1985

Cronaca delle Istituzioni europee

L'Unione europea e le responsabilità del Governo italiano

di Pier Virgilio Dastoli

I1 governo italiano, assumendo la Presidenza In queste condizioni, se la maggioranza dei di turno del Consiglio CEE, aveva indicato - governi intende rispettare pienamente «lo spi- fra gli obiettivi principali della sua azione - la rito ed il metodo del progetto del Parlamento» conclusione del negoziato con la Spagna ed il e dare un seguito ai suggerimenti del Comitato Portogallo, la soluzione dei problemi di bilan- Dooge, ci si deve porre sin d'ora il problema cio sulla base delle richieste fatte dal Parlamen- to al momento del rigetto del progetto per il 1985, il rilancio istituzionale della Comunità e la conseguente convocazione a Milano della Conferenza intergovernativa incaricata di ne- goziare un trattato d'Unione europea.

I1 negoziato con Spagna e Portogallo si è fa- ticosamente concluso dopo il Consiglio Esteri- fiume di metà marzo ed il Consiglio europeo del 29 e 30 marzo: la firma solenne dei trattati di adesione è oramai fissata a Madrid e Lisbona durante la giornata del 12 giugno. È ora auspi- cabile che le procedure nazionali di ratifica si concludano, come previsto, entro la fine del- l'anno consentendo così ai due paesi iberici di entrare nella Comunità a partire dal 1" genna- io 1986.

I problemi di bilancio, sottoposti alle rigide condizioni decise dai capi di governo al Consi- glio europeo di Fontainebleau, non hanno po- tuto invece trovare soluzione adeguata, poiché il contributo alla Gran Bretagna è ancora rim- borsato sotto forma di «sconto» sulle entrate, cioè sulla base del principio anti-comunitario del .giusto ritorno,,; la vera riforma della poli- tica agricola è ancora di là da venire; le risorse proprie sono state bloccate a1lY1,4% dell'IVA e sono quindi destinate ad esaurirsi nuovamente entro il 1986.

I1 rilancio istituzionale della Comunità è evi- dentemente legato alla risposta che i capi di governo sapranno e vorranno dare al progetto di Trattato approvato dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984 ed ai suggerimenti formula- ti dalla maggioranza del c.d. Comitato Dooge, largamente ispirati al testo del Parlamento.

Le posizioni dei dodici governi europei (i dieci della Comunità, la Spagna ed il Portogal- lo) sono abbastanza note, anche se l'atteggia- mento di alcuni governi (in particolare quello tedesco) potrebbero essere condizionati dalle riserve di altri (in particolare quello inglese), Nove governi (Benelux, Italia, Francia, Repub- blica Federale, Irlanda, Spagna, Portogallo) so- no favorevoli alla convocazione di una Confe- renza intergovernativa, incaricata di redigere un Trattato d'Unione europea che rispetti lo spirito ed il metodo del progetto del Parlamen- to. Tre governi sono contrari a modifiche so- stanziali ai trattati comunitari ed in p articolare all'attuale equilibrio istituzionale e sostengono la necessità di rafforzare il funzionamento del- la Comunità attraverso impegni politici - e non giuridici - dei governi. I1 governo danese, inoltre, ha una posizione negoziale già prefissa- ta dal suo Parlamento (il Folketing) che si è dichiarato contrario alla ~artecipazione della Danimarca alla Conferenza e all'adozione di un Trattato d'Unione europea.

dellaconvocazioni di una ~ o n f e r e n z ~ d i gover- ni al di fuori delle procedure comunitarie e quindi al di fuori del Consiglio europeo.

Il Presidente di turno del Consiglio CEE e ministro degli Esteri italiano, Andreotti, ha in- viato il 21 marzo ai suoi colleghi uno schema di mandato per la conferenza intergovernativa; tale schema - come il rapporto Dooge - si ispira largamente alle idee del Parlamento Eu- ropeo. L'iniziativa italiana giunge a proposito, poiché costringe i governi a riflettere e nego- ziare sulla base di un preciso progetto di man- dato e poiché dissipa alcune perplessità e preoccupazioni sollevate da parte francese e belga sul reale impegno dellYItalia a favore della Conferenza intergovernativa. Tutte le perples- sità e tutte le preoccupazioni non sono tuttavia risolte pienamente, poiché la stampa straniera (cui fa eco la stampa italiana: v. .I1 Corriere della Sera* di domenica 26 maggio) si chiede insistentemente se vi sia coincidenza di vedute fra il Presidente del Consiglio, Craxi, ed il mi- nistro degli Esteri Andreotti, tenuto anche conto delle critiche che il quotidiano ufficiale

della D C - «I1 Popolo, - e del PRI - *La Voce Repubblicana» - hanno rivolto agli inizi di maggio al Presidente del Consiglio. A questa situazione si è poi aggiunta la posizione con- traddittoria del governo italiano al vertice dei paesi industrializzati di Bonn dove il ministro del Tesoro Goria ha sostenuto la linea statuni- tense relativa alla mancanza di legami fra nego- ziato commerciale e negoziato monetario, smentendo il capo del governo e ignorando l'impegno da noi preso nella qualità di presi- denti di turno della CEE al Consiglio del 19 marzo.

La proposta di Andreotti è ora sul tavolo dei governi, che ne discuteranno al Consiglio este- ri «informale» de11'8 e 9 giugno a Stresa e ne trarranno le conclusioni al Consiglio europeo di Milano del 28 e 29 giugno. Fra l'una e l'altra riunione, il Parlamento Europeo si riunirà in sessione plenaria a Strasburgo (10-14 giugno): dopo aver ascoltato l'allocuzione solenne del Presidente della Repubblica italiana, i parla- mentari europei non mancheranno certamente di ribadire ai governi l'esigenza incontestabile che la Conferenza sia convocata anche di fron- te all'opposizione di alcuni fra di loro; che il negoziato si svolga solo sulla base del progetto del Parlamento; che Conferenza e Parlamento elaborino e approvino - secondo appropriate procedure di conciliazione - il testo definitivo del Trattato da sottoporre alle ratifiche nazio- nali.

Solo così facendo si potranno controbilan- ciare le spinte nazionali presenti nella Confe- renza con le spinte europee presenti nel Parla- mento Europeo.

Nuova presa di posizione del P.E. sull'unione europea

di Kirchberg

Su EuropaRegioni del 29 marzo avevamo commentato i risultati dei lavori del Comitato Spaak2, sottolineando le responsabilità parti- colari del governo italiano nell'attuale fase di negoziati che precede il Consiglio europeo di Milano. I1 Vertice di Bruxelles del 29-30 marzo ha formalizzato queste responsabilità incari- cando il governo italiano, nella sua qualità di presidente di turno del Consiglio CE, di son- dare la disponibilità degli altri governi alla con- vocazione della Conferenza intergovernativa per l'Unione europea. Per quel che si sa e per quel che si può capire dalle prudenti parole pronunciate da Craxi prima al Consiglio di Bruxelles e poi dinnanzi al Parlamento Euro- peo, il governo italiano si muove per ora alla ricerca di un consenso unanime, quindi sulla base di un mandato generico che a Milano potrà accontentare tutti e consentire allo stesso governo italiano di assumersi l'onore formale di convocare la Conferenza intergovernativa. I1 29 marzo avevamo già sottolineato i rischi di questa strategia e le ipotesi che vengono for- mulate in queste settimane alla Farnesina con- fermano e rafforzano i nostri timori: fra le al- tre idee, sembra che la nostra diplomazia - con l'accordo di parte della commissione ese- cutiva - lavori su una formula di realizzazione

graduale dell'unione europea, attraverso fasi da sottoporre volta per volta al consenso di tutti i governi della Comunità.

Le esperienze negative del piano Verner (1970) del progetto di Unione politica (1972), dello SME (1978), e della dichiarazione di Stoc- carda (1983), hanno probabilmente insegnato nulla ai nostri diplomatici! Nell'ultima sessio- ne plenaria, il Parlamento Europeo ha da parte sua confermato a larga maggioranza il suo so- stegno al progetto di Trattato approvato dal- l'Assemblea nella scorsa legislatura. In due proposte di risoluzione presentate dal demo- cristiano belga Croux e dal so,cialdemocratico tedesco Seeler a nome della commissione isti- tuzionale l'Assemblea ha chiesto, tra l'altro, ai governi che sia convocata una Conferenza in- tergovernativa incaricata di unegoziare,, il pro- getto di Trattato che istituisce l'Unione euro- pea sotto forma di un progetto giuridico con- creto e preciso; che la Conferenza si ispiri allo spirito e al metodo del progetto del Parlamen- to; che il Parlamento o la Conferenza giunga- no all'adozione del testo definitivo da sotto- porre alle ratifiche nazionali; che la Conferen- za sia convocata anche se alcuni governi non fossero d'accordo. I1 fatto politico più impor- tante del dibattito parlamentare è stato il largo

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maggio 1985

sostegno alle risoluzioni dato da due gruppi (o frazioni nazionali di guppi) che nei precedenti voti sull'unione europea avevano assunto un atteggiamento di riserva o di astensione: socia- listi francesi e conservatori inglesi (questi ulti- mi a larghissima maggioranza) hanno contri- buito complessivamente alla relazione di un te- sto politico equilibrato e alla formazione di un vasto consenso in aula. Di fronte al nuovo im- pegno di questi settori politici dell'Assemblea è doveroso suonare un campanello d'allarme sulla presenza di un fronte particolarmente ampio di attendisti, proprio tra le file di colo- ro che avrebbero dovuto sostenere prima con un impegno politico chiaro e poi con il voto in Assemblea la riaffermazione solenne che il Par- lamento Europeo si apprestava a fare sulla ne- cessità e sull'urgenza di realizzare le proposte contenute nel progetto del 14 febbraio 1984. Per l'ampiezza di questo fronte attendista e perché fatti di questo genere non si ripetano, riportiamo i dati relativi ai voti espressi dai gruppi politici (e dalle frazioni nazionali più significative) e i nomi dei deputati italiani as- senti. Ad essi ci rivolgiamo formalmente per chedere loro ragione della non partecipazione al voto sulle risoluzioni Croux e Seeler.

a) Voto del rapporto Croux: votanti 284, fa- vorevoli 202, contrari 52, astensioni belga;

b) non hanno partecipato al voto (tenendo conto che un'assenza media di circa il 30% può essere considerata fisiologica): il 90% del gmp- po gollista (per decisione del gruppo), il 55% per l'insieme del gruppo comunista (i comuni- sti francesi erano usciti dall'aula) e il 48% dei comunisti italiani, il 40% del gruppo socialista (in particolare il 100% dei socialdemocratici, il 66% dei socialisti italiani, il 60% dei socialisti francesi, il 33% dei socialdemocratici tedeschi), il 35% dei liberali, il 33% dei non iscritti, il 30% dell'estrema destra il 18O/0 dei conservato- ri, il 17% dei democristiani, il 15% delle allean- ze ecologista ed altri.

RISOLUZIONE

sulla posizione del Parlamento Europeo nei confronti dei lavori del Consiglio europeo

concernenti l'Unione europea

I1 Parlamento Europeo,

- visto il progetto di Trattato che istituisce l'Unione europea, adottato dal Parlamento stesso il 14 febbraio 1984 (l), - vista la dichiarazione solenne sull7Unio-

ne europea fatta dal Consiglio Europeo nel 1983 a Stoccarda, - vista la decisione del Consiglio Europeo

di Fontainebleau di creare un Comitato ad hoc per le questioni istituzionali, - vista la relazione di tale Comitato, - vista la sua risoluzione del 12 dicembre

1984 sui risultati del Consiglio Europeo di Du- blino a seguito della relazione interlocutoria del Comitato ad hoc per le questioni istituzio- nali (2), - vista la relazione interlocutoria dell'on.

Seeler sullo stato delle deliberazioni in seno ai parlamenti nazionali per quanto riguarda il

(1) G.U. n. C 77 del 19-3-1984, pag. 33 (2) G.U. n. C 12 del 141-1984, pag. 47.

C O ~ U N I D'EUROPA

progetto di Trattato che istituisce l'Unione eu- ropea (doc. A 2-16/85), - vista la relazione della sua commissione

per gli affari istituzionali (doc. A 2-17/85).

1. Ricorda che la necessità e l'urgenza di pre- parare un Trattato che istituisca l'Unione eu- ropea si fa ogni giorno più impellente poiché: - la Comunità non riesce quasi più ad adot-

tare le misure necessarie per l'applicazione dei trattati comunitari; - non ha le competenze né i mezzi necessa-

ri per far fronte ai nuovi problemi comuni che l'Europa deve affrontare, a trenta anni dalla firma dei trattati esistenti; - questa paralisi rischia di peggiorare con

una Comunità di dodici membri; - diventa sempre più inconcepibile, sotto il

profilo democratico, che i parlamenti degli Sta- ti perdano il controllo e le competenze legisla- tive nel settore della legislazione comunitaria senza che tali competenze siano assunte dal Parlamento Europeo eletto a suffragio diretto;

2. sottolinea che tali necessità e urgenze sono state riconosciute non soltanto dal Parlamento Europeo ma anche dalle varie presidenze del Consiglio che si sono succedute, da vari capi di governo, d.al Comitato ad hoc nonché dai par- lamenti di diversi Stati membri;

3. constata: - che gli obiettivi, le competenze e le istitu-

zioni dell'unione, così come enunciati dal Co- mitato ad hoc, coincidono con quelli formulati in un linguaggio giuridico preciso nel progetto del Parlamento, mentre la relazione finale del Comitato ad hoc contiene alcune lacune nei settori importanti dell'unione europea, con- trariamente al progetto del Parlamento; - che la risposta del Comitato ad hoc per

quanto riguarda l'esigenza del Parlamento Eu- ropeo di partecipare a pieno diritto alla reda- zione del testo definitivo del Trattato deve es- sere precisata;

4. considera pertanto necessario e urgente: - che la decisione di convocare una Confe-

renza intergovernativa' sullYUnione europea venga presa ai più tardi nel giugno 1985; - che la Conferenza riceva il mandato di

negoziare un progetto di Trattato istitutivo dell'unione europea sotto forma di un autenti- co progetto giuridico concreto e preciso; - che essa assuma il suo compito sulla base

dell'esperienza comunitaria, della relazione del 29 marzo 1985 elaborata dal Comitato ad hoc dei rappresentanti personali dei Capi di Stato e di governo e del progetto di Trattato votato dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984; - che, sulla base delle conclusioni della re-

lazione del suddetto Comitato ad hoc, la Con- ferenza si conformi allo spirito e al metodo del progetto di Trattato del Parlamento Europeo; - che tale spirito del progetto del Parla-

mento, così come è espresso nel preambolo, si rifletta anche nell'insieme dei suoi principi, dei suoi obiettivi, delle sue politiche, istituzioni, procedure e risorse; - che la Conferenza si ispiri al metodo del

progetto di Trattato del Parlamento, esami- nandone la struttura e le disposizioni e propo- nendo le modifiche che potrebbero considera- re opportune;

- -che, secondo opportune procedure di concertazione, il Parlamento e la Conferenza giungano ad adottare il testo definitivo del pro- getto di Trattato, da sottoporre alle firme dei governi e alle ratifiche nazionali; - che sia fissato un calendario in modo che

i lavori della Conferenza possano concludersi in un tempo ragionevole;

5. auspica che tutti gli Stati membri della Co- munità partecipino alla Conferenza accettando il mandato e il metodo di lavoro proposti al paragrafo 4 della presente risoluzione; confer- ma che un'eventuale reticenza da parte di talu- ni governi non deve costituire un ostacolo alla convocazione di una conferenza da parte degli Stati che la desiderano;

6. esprime l'auspicio che, in base agli impegni assunti nella Dichiarazione solenne di Stoccar- da, tutti gli Stati membri della Comunità aderi- scano insieme ail'unione; qualora, tuttavia, ta- luni Stati dovessero ritenere impossibile proce- dere alla ratifica del Trattato istitutivo dell'U- nione nel lasso di tempo reputato necessario e ragionevole dalla maggioranza per quanto ri- guarda l'entrata in vigore del Trattato, occor- rerebbe che:

a) questi Stati mantenessero il pieno diriito di diventare membri dell'unione senza biso- gno di nuovi negoziati,

b) delle disposizioni provvisorie fossero sta- bilite di comune accordo tra l'Unione e gli Sta- ti in questione onde mantenere quanto più possibile stretti i rapporti tra questi Stati e 1'U- nione;

7. rivolge un insistente appello ai parlamentari nazionali e all'opinione pubblica in generale, affinché appoggino l'iniziativa e il progetto del Parlamento Europeo e la sua richiesta di giun- gere allJUnione europea;

8. chiede che, una volta firmato il trattato d'a- desione, i governi spagnolo e portoghese siano invitati a partecipare alla Conferenza intergo- vernativa e decide di invitare le delegazioni parlamentari spagnola e portoghese a parteci- pare ai lavori del Parlamento Europeo concer- nenti l'Unione europea;

9. incarica il suo Presidente di trasmettere il testo della presente risoluzione e la relazione a essa attinente al Consiglio Europeo, ai Capi di Stato o di governo, ai parlamenti degli Stati membri e alla Commissione.

RISOLUZIONE

sulla stato delle consultazioni nei parlamenti degli Stati in merito al progetto di trattato

che istituisce l'Unione europea

I1 Parlamento Europeo,

- richiamandosi al progetto di trattato che istituisce l'Unione europea, da esso approvato il 14 febbraio 1984 (l), - richiamandosi alle risoluzioni del 6 luglio

1982 e del 14 settembre 1983, preparatorie del progetto di trattato, e a quella che lo accompa- gna (4 ,

(1) G.U. n. C 77 del 19-3-1984, pag. 33 (2) G.U. n. C 77 del 19-3-1984, pag. 53; G.U. n. C 238 del 13-9-1982, pag. 25; G.U. n. C 277 del 17-10-1983, pag. 95.

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8 COMUNI D'EUROPA maggio 1985

- visti i documenti presentati in seno ai pea già annunciata nella dichiarazione del ver- 7. incarica il suo Presidente di trasmettere la parlamenti degli Stati e le risoluzioni da questi tice dell'ottobre 1972, ripresa dalla Dichiara- presente risoluzione e la relazione interlocuto- approvate, zione solenne di Stoccarda e confermata dalla ria a essa attinente ai parlamenti degli Stati, ai - richiamandosi ai contatti che si sono avu- relazione del comitato ad hoc per le questioni governi degli Stati membri e alla Commissio-

ti fra le delegazioni della sua commissione per istituzionali («Comitato Dooge»); ne. gli affari istituzionali i parlamenti degli Stati membri. - vista la relazione dell'on. Croux a nome Taccuino da Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo

della commissione per gli affari istituzionali, sulla posizione del-Parlamento Europeo nei confronti dei lavori del Consiglio Europeo concernenti l'Unione europea (Doc. A 2- 1 7 / 0 C \ l// OJ),

- vista la relazione interlocutoria della commissione per gli affari istituzionali (Doc. A 2-16/85),

1. sottolinea la necessità di una intensiva coo- perazione tra i parlamenti degli Stati e il Parla- mento Europeo per raggiungere in tutta la Co- munità il più ampio consenso parlamentare possibile sul trattato che istituisce l'Unione eu- ropea;

2. sottolinea la propria disponibilità a organiz- zare tutti i contatti e tutti gli incontri opportu- ni con i vari parlamenti nazionali e a prendere qualsiasi altra iniziativa atta a consentire al Parlamento Europeo di tener conto delle posi- zioni e dei pareri espressi dai parlamenti degli Stati;

3. invita i parlamenti degli Stati a proseguire i loro lavori sul progetto di trattato del 14 feb- braio 1984, sia per influenzare e controllare così i lavori dei rispettivi governi che per con- tinuare il dialogo con il Parlamento Europeo;

4. auspica che, nel quadro di tali lavori, i parla- menti degli Stati definiscano entro un termine ravvicinato i loro orientamenti politici concre- ti relativi al progetto di trattato del Parlamen- to Europeo; auspica che i parlamenti della Spa- gna e del Portogallo siano coinvolti sin d'ora in questi lavori;

5. constata che i parlamenti degli Stati membri hanno ceduto numerose competenze alle Isti- tuzioni della Comunità e che attualmente tali competenze sono esercitate quasi tutte dal Consiglio, senza una vera partecipazione parla- mentare democratica, né a livello nazionale, né a livello comunitario; constata che il progetto di trattato prevede di far partecipare d'ora in poi il Parlamento Europeo all'esercizio di det- te competenze, applicando così i principi fon- damentali della democrazia nella Comunità europea;

6. incarica la sua commissione per gli affari istituzionali di presentare, se necessario, rela- zioni interlocutorie sullo stato dei lavori relati- vi al progetto di trattato dell'unione europea nei parlamenti degli Stati, fa notare che il pro- getto del Parlamento Europeo rappresenta la realizzazione dell'obiettivo dell'unione euro-

Commissione: programma energia 1986-90

Uno dei settori in cui la Comunità si trova in testa fra i vari paesi industrializzati è quello del risparmio energetico, dello sfruttamento delle fonti energetiche alternative e della sosti- tuzione del petrolio. Entro il 2000 d'altro can- to gli esperti prevedono che il consumo di energia di tutta la Comunità sarà di circa 1,I miliardi di tep. Ciò significa un aumento an- nuo delle esigenze energetiche dell'l-2°/o sol- tanto. Al tempo della prima crisi petrolifera del 1973 la nostra dipendenza nei confronti del petrolio era effettiva: il 62% del consumo di energia. Dieci anni più tardi il petrolio copre *soltanto» il 48% del nostro fabbisogno. Nella Comunità la produzione di petrolio garantisce attualmente il 30% del consumo dei Dieci e il 15% circa del consumo totale di energia. In ge- nerale, fenomeno ancora più importante, la Comunità sta ottenendo ottimi risultati nel campo del risparmio con una società più pro- pensa ad evitare gli sprechi. Se si continuerà su questa strada l'Europa volterà la schiena alla tendenza tradizionale in base alla quale lo svi- luppo economico è sinonimo di aumento del consumo d'energia. Uno degli elementi più in- teressanti di questa strategia europea è l'inno- vazione tecnologica destinata a risparmiare energia, a trovare prodotti di sostituzione del petrolio e ad incoraggiare il ricorso a fonti energetiche nuove o rinnovabili. Per iniziativa di Nic Mosar, responsabile dell'energia, la Commissione europea propone ai Dieci (e suc- cessivamente ai Dodici) di continuare lo sforzo awiato nel 1978 con un programma finanzia- rio di 700 milioni di ECU per gli anni 1986- 1990.

Parlamento Europeo: vertice per la lotta d'inquinamento

Le riunioni dei sette paesi maggiormente in- dustrializzati, quella dedicata all'ambiente e quella dellYOCSE, che si terranno a maggio e a giugno, sono valutate favorevolmente da una risoluzione approvata dall'Aula, durante la ses- sione di aprile, sulla base di una relazione di Kenneth Collins (SOC. GB). L'Assemblea spera che venga riconosciuta l'importanza mondiale dell'ambiente le cui risorse, come è detto nel

I A B B O N A T E V I A

terzo programma in materia della Comunità «sono le basi, ma anche il limite di un ulteriore sviluppo socio-economico e del miglioramento delle condizioni di vita». Con questa premessa la risoluzione auspica che le due riunioni pren- dano atto del ruolo di una politica ambientale nella lotta contro la disoccupazione e come in- centivo per lo stesso sviluppo tecnologico e portino a significative misure internazionali concernenti l'inquinamento atmosferico, del suolo, delle acque (del mare, di quelle interne e delle falde freatiche), nonché gli standards eco- logici delle industrie ovunque impiantate, i de- positi di scorie ed i pericoli conseguenti per l'uomo e la natura.

Condannato il Consiglio La Corte di Giustizia delle Comunità euro-

pee, accogliendo parzialmente il ricorso pre- sentato dal Parlamento, ha emesso il 22 maggio una sentenza di condanna nei confronti del Consiglio riconoscendolo colpevole di non aver assicurato, in violazione dei trattati, la li- bera prestazione di servizi in materia di traspor- ti internazionali e di non aver stabilito le con- dizioni per l'ammissione dei trasportatori non residenti ai trasporti nazionali di uno Stato membro. È stata invece respinta l'accusa gene- rica dellJAssemblea per la carenza nell'attua- zione di una politica comune dei trasporti, es- sendo stato riconosciuto al Consiglio, sempre in base ai trattati, un ampio potere discreziona- le nell'effettuare le scelte concernenti la messa in opera di tale politica. Contro il ricorso del- l'Assemblea (la cui presentazione risale al 1982) il Consiglio aveva opposto l'obiezione della non ricevibilità, basata sulla constatazio- ne che il Parlamento cercava, con tale azione, di rafforzare i propri poteri nell'ambito del processo legislativo (e decisionale) comunitario e di voler esercitare, senza averne diritto, un controllo sull'operato dei ministri. Ed è pro- prio questo, al di là del contenuto letterale del- la sentenza, il fatto più importante. La Corte ha cioè riconosciuto la funzione di controllo del Parlamento e sottolineato l'importanza del suo ruolo nel processo legislativo e nell'attuale contesto istituzionale. Diventerà ora sempre più difficile per il Consiglio sottrarsi ai propri doveri, evitando semplicemente di prendere decisioni, come troppo spesso è stato sino ad ora il caso. (Continuaapa~. 15)

l I I agenzia settimanale per gli enti regionali e locali / 1

Organo mensile dell'AICCRE, associazione unitaria di Comuni, Province, Regioni I I

Europa R e g i o n i

esce tutti i venerdì a cura deil'AICCRE

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA LXI

centro studi di formazione professionale

I1 cambiamento nella comunicazione scritta: rapporto tra quotidiano e settimanale nella stampa europea

Il settimanale è entrato in crisi? la formula collaudata attraverso decenni di successi talvolta clamorosi non risponde più alla domanda del mercato? l'inte$erenza del quotidiano nell'area di diffusione conquistata dal settimanale con una penetrazione capillare e graduale ha sconvolto un equilibno che appariva consol&to a livello culturale, tecnico-merceologico? E c'è ancora spa- zio per le varie ipotesi alle quali si aftdava la fortuna del settimanale, pa'odico di attualità, portavoce di u n gruppo di opinione, ebdomadu- rio di immagini o prodotto culturale elaborato da particolari correnti politiche? e fino a che pun- to questa crisi di cambiamenti è legata all'impat- to delle nuove tecnologie sul tessuto industriale? A queste domande, inserite in un contesto che estende l'indagine all'intero quadro socio-econo- mico e culturale, intendeva dare risposta la ricer- ca - di cui riproduciamo qui di seguito l'intro- duzione - condotta da u n gruppo di giovani del Centro studi e preparazione profissionale del1 'As- sociazione stampa europea @SE), che si è giù qua- lif2cata attraverso esperienze analoghe. -

I risultati cui sono pervenuti i giovani ricerca- tori, attraverso una puntwle raccolta di dati e una appropriuta ùìenttficazione delle linee di t&za su base globale, segnalano un muta- mento che va ben al di kì del crudo rilievo stati- stico. Il settimanale, come formula e in termini di mercato, è in crisi. Sintomi certi segnalano una stanchezza crescente del lettore medio nei confronti di un prodotto che si è assestato, alme- no da trent'anni, su posizioni di puro manteni- mento e che non è più al passo con i tempi. È una crisi che investe, in pari misura, contenuti e lin- guaggio e che sicuramente è stata afiettata e ag- gravata dall'ingresso massiccio delle nuove temo- logie nel comparto industriale dell'editoria.

Ma sarebbe erroneo e sommario attribuire il declino del settimanale esclusivamente alla dra- stica innovazione dei mezzi di composizione e stampa. Si tratta certo di u m componente di ri- lievo nel complesso quadro delle editorie giorna- listiche, ma il fattore primario della crisi di cam- biamento va ùìentificato in quella che i ricercato- ri del Centro studi ASE dejìniscono come la nset- timanalizurziones del quottdiano. Sempre più le vie dei due sistemi editoriali, sinora progrediti in parallelo e senu attriti (anzi in un assetto di re- ciproca integrazione) si intersecano e inte?fierisco- no. Il trasferimento dei contenuti del settimanale al quotidiano è in corso da tempo. L'innovazio- ne tecnologica, con h consistente accelerazione dei tempi di elaborazione e produzione, ha reso più rapido e praticamente irregressibile un pro- cesso di supplenza che, in punto di arrivo, restrin- ge gli spazi di sopravvivenza della stampa ebdo- maduria in quanto tale.

In realtà siamo di fronte ad un fenomeno di accorpamento che trasfasce al quotidiano i con-

tenuti e, curiosamente, il linguaggio gradual- mente messo a punto dal settimanale. Avremo al tennine di questo itinerario, che accomuna in- scindibilmente due esperienze parallele, un unico prodotto, articolato, come già indica la formula adottata dagli Stati Uniti, in u n certo numero di componenti settoriali? Tramontato il settimana- le di immagini, in dzficoltà o in stallo, il perio- dico di opinione (comunque ininfluente in tenni- n i di mercato globale) il futuro appartiene vera- mente a un modello di quotidiano onnicompren- sivo, che soffoca in un abbraccio mortale ogni

Una striscia di carta lunga 3.100 km., la stes- sa distanza che separa Roma da Stoccolma; tan- to sarebbe lungo il percorso formato dai gior- nali acquistati ogni giorno in Europa: 77 milio- ni.

Una cifra che, con I'ausilio di quest'immagi- ne, può apparire più significativa di quello che non sia in realtà.

I1 paragone con i dati riguardanti il Giappo- ne e gli Stati Uniti infatti, ridimensiona rapida- mente ogni entusiasmo. I due giganti industria- lizzati d'oltreoceano sfiorano, con i soli totali nazionali, la cifra globale del vecchio continen- te.

Negli Stati Uniti si vendono giornalmente circa 62 milioni di quotidiani, con una media di 29 copie per 100 abitanti; in Giappone, addi- rittura, si raggiungono i 74 milioni di tiratura, (diffusione media 63 copie su 100 abitanti), e un solo quotidiano, 1'ASAHI SHIMBUN, col- loca sul mercato interno una cifra due volte e mezzo superiore d'intera produzione italiana.

In Europa, dunque, si legge poco, e la media comunitaria è di non molto superiore alle 20 copie per 100 abitanti.

Ma è una cifra che non fa giustizia, come tutte le medie aritmetiche, di una realtà conti- nentale che è senza dubbio molto più variegata di quanto non suggerisca lo scarno dato stati- stico. Accanto ad una fascia di paesi, principal- mente quelli mediterranei, dove si riscontra una scarna propensione al consumo di quoti- diani, si collocano i dati relativi ai paesi anglo- sassoni, dove la lettura del giornale è una radi- cata consuetudine.

La fascia di paesi di antica tradizione per quanto riguarda la stampa periodica si identifi- ca sostanzialmente con quelle nazioni ad alto sviluppo industriale e a diffusa scolarizzazione. Tale fascia comprende il settore nord-europeo di ceppo germanico.

La situazione della stampa in Gran Bretagna è quella di un paese ad alta percentuale di letto-

altro tipo di pubblicazione? La risposta dei giova- ni ricercatori del Centro studi dell>ASE, anche sulla scorta di alcuni episodi di controtendenza che attenuano i segnali d i allarme, non è drastica e definitiva a tal punto. La ricerca si limita a rilevare e ad aggregare una serie di fenomeni che convergono su una linea di tendenza che potrà avere soltanto dagli sviluppi futuri, a scadenza relativamente breve la sua v 4 c a e la convaltda indiscutibile del mercato.

Guido Botta vicepresidente ASE

ri, awicinandosi essa al 50% della popolazione. Questa larga diffusione consente anche una realtà polimorfa nel giornalismo anglosassone: la complementarietà tra stampa quotidiana na- zionale e locale, tra upopularsn e «qualities», tra rotocalchi e riviste specializzate è indice di una notevole tradizione giornalistica. A far da contrappeso a questa immagine positiva è la forte concentrazione imprenditoriale nel cam- po dell'editoria, che è esclusivo appannaggio di una decina di gruppi finanziari, che possiedo- no, oltre alle testate gionalistiche, canali radio- televisivi privati e case editrici. Tutto ciò a sca- pito di un pluralismo che riesca a incidere pro- fondamente nella realtà socio-culturale britan- nica. I1 fenomeno interessante è senza dub- bio il usunday», il quotidiano-settimanale che con una propria personalità editoriale si è im- posto sul mercato inglese. La sua veste corposa e nel contempo agile può essere la caratteristica prima della linea di tendenza verso cui si muo- ve la stampa inglese.

Diversamente dall'Inghilterra, in Irlanda la percentuale dei lettori è decisamente inferiore rispetto alla media, dal momento che appena il 26,7% dei cittadini compra regolarmente un quotidiano. I1 secondo elemento caratterizzan- te è relativo all'assoluta mancanza di giornali omologabili come ~qualities*: i sette quotidia- ni nazionali possono tutti essere definiti dei «populars» nei quali sono quasi esclusivamente presenti notizie a carattere scandalistico e di- simpegnato. Con l'uscita domenicale del Nsun- dayn il discorso delle vendite e delle percentua- li dei lettori migliora sensibilmente: infatti, il SUNDAY WOPLD raggiunge una vendita di 300.000 copie rispetto alle 173.000 di IRISH INDEPENDENT nei giorni infrasettimanali.

Diverso è, invece, il discorso relativo alle li- nee di tendenza che percorrono la stampa da- nese; sicuramente il dato dell'alta percentuale di lettori (circa il 37%) è riconducibile alla tra- dizione della stampa inglese, ma, e questo è un forte elemento distintivo, sebbene il numero

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LXII COMUNI D'EUROPA maggio 1985

dei giornali sia relativamente alto, ciò non va mai a scapito della qualità del prodotto. Infatti, anche nei soggetti maggiormente popolari è possibile trovare esempi di buon giornalismo, ove molta attenzione viene riservata alla politi- ca estera, alle notizie provenienti dal «grande mondo» e quale riscontro esse abbiano nella «piccola Danimarca*.

I1 dato più interessante che si registra in Olanda è l'alto grado di organizzazione della stampa. Meno incoraggiante è invece il fatto che le pubblicazioni sono espressioni di gruppi imprenditoriali ben determinati che tolgono spazio alla libertà di pensiero.

L'Olanda è l'unico paese europeo nel quale è stato costituito un fondo di credito che la stampa può utilizzare per la ristrutturazione, mediante l'aumento delle tariffe della pubbli- cità che viene passata dalla radio e dalla televi- sione.

«Der Fa11 Deutschland~, «il caso Germania* inteso nell'ambito editoriale, assume particola- re rilevanza in campo europeo: ci occupiamo infatti di un paese in cui la diffusione dell'in- formazione stampata, particolarmente di quel- la quotidiana, è fra le alte, in proporzione, nella popolazione; un paese all'avanguardia nel campo delle nuove tecnologie di stampa; un paese, soprattutto, che pubblica il maggior nu- mero di quotidiani in tutta Europa. Trattiamo quindi di una nazione in cui, come in tutti i paesi del Nord, si legge molto ed in cui l'azien- da editoriale è quasi sempre un'impresa di suc- cesso: è in particolare il quotidiano, rispetto a tutta l'informazione periodica, a riscuotere il maggiore consenso dal pubblico: ciò è dimo- strato dal fatto che le tirature della stampa giornaliera sono oggi in costante aumento, al contrario di quanto avviene per la stampa pe- riodica le cui tirature sono, con o meno rilevanti fluttuazioni nel corso degli ultimi an- ni, sostanzialmente costanti; ciò è dovuto al fenomeno della progressiva asettimanalizza- zione~ del quotidiano tedesco, aspetto altresì constatato in altre nazioni europee, che conti- nua a togliere spazio alle pubblicazioni perio- diche, soprattutto a quelle settimanali non spe- cializzate.

Anche in Austria, si registra negli ultimi an- ni un notevole aumento della tiratura media dei quotidiani, con il risultato che il giornale riesce a raggiungere quasi il 70% della popola- zione austriaca.

Caratteristica peculiare di questo paese è che il settore giornalistico si awale di un limitato numero di quotidiani, risultato della forte con- centrazione editoriale: ciò comporta una for- ma di crisi dell'impresa giornalistica dovuta al- la scarsità sia quantitativa che qualitativa delle testate. Ancora grave è la situazione dei periodici austriaci, soffocati dalla concorrenza tedesca.

La crescita d'importanza dei quotidiani re- gionali rispetto ai nazionali è il fattore che più risalta nella analisi della stampa francese.

L'altro dato interessante é l'aumento di let- tori dei periodici di informazione contrappo- nibile al calo delle pubblicazioni specializzate nel campo economico.

Queste due linee sono in parziale contrasto con ciò che accade nel resto d'Europa dove as- sistiamo ad una «settimanalizzazione» del quo-

tidiano molto accentuata, e dove i periodici su- biscono un calo di vendite notevole. E' da no- tare, infatti, che il quotidiano francese già pre- senta questa caratteristica di ampiezza e non- scandalosità delle notizie.

E' in forte calo la lettura della carta stampa- ta, ma la media francese rimane comunque tra le più alte d'Europa. Anche in Belgio riscontriamo il fenomeno pe- culiare visto nell'analisi della stampa francese della crescita dell'interesse per i giornali regio- nali rispetto ai nazionali.

La divisione sempre più marcata tra stampa francofona e stampa fiamminga è l'altro dato che caratterizza il Belgio, soprattutto se notia- mo - ancora una volta - che la diffusione fiam- minga avanza così velocemente da relegare quella stampa nazionale alla sola capitale. A Bruxelles ha enorme diffusione la stampa este- ra.

I periodici hanno in Belgio un valore altissi- mo perché - non dovendo agire sul mercato, come i quotidiani, per acquisire nuove fette di opinione pubblica - sono più liberi di ospitare il dibattito politico.

L'altissima penetrazione della stampa estera - dovuta alla posizione geografica, ma soprat- tutto alla presenza delle sedi comunitarie - è il dato che riscontriamo nel Granducato del Lus- semburgo, come abbiamo già visto essere nel Belgio.

La stampa locale ha tutto sommato una tira- tura abbastanza notevole, ma c'è da considera- re, per i periodici specialmente, che si tratta di pubblicazioni consegnate a domicilio che sono strettamente legate alla vita sociale e culturale lussemburghese.

Con Spagna, Portogallo e Grecia la situazio- ne sin qui descritta subisce un brusco ridimen- sionamento, in termini reali di tiratura e diffu- sione.

Si tratta di un'area che, pur non completa- mente omogenea geograficamente, presenta delle spiccate similitudini da un punto di vista dello sviluppo economico, del livello di indu- strializzazione, del reddito pro-capite, del regi- me politico vigente.

Liberatesi delle ultime tre dittature conti- nentali, Spagna, Portogallo e Grecia subiscono ancora gli effetti della loro globale arretratezza sociale, e stentano a tenere il passo con le più antiche democrazie europee. La condizione della stampa ne è testimone fedele.

La Spagna, con una media di 10 lettori ogni 100 abitanti, si situa ai gradini più bassi come indice di diffusione nella scala europea, per quello che riguarda i quotidiani. Lievemente

confortante è la situazione dei periodici (40 per 100 copie), ma dovuta in maggior parte alla naturale propensione del lettore spagnolo per lo scoop e il sensazionalismo, uno dei caratteri costanti nel panorama della stampa iberica. I sintomi di ripresa comunque ci sono ed anche in grado tale da confortare l'ipotesi di un rapi- do decollo qualitativo e di diffusione. La nasci- ta di EL PAIS e l'effetto parzialmente trainan- te che il suo successo ha avuto stanno già pro- ducendo il risultato di «svecchiare» le testate spagnole dal punto di vista tecnologico e di contenuto; la crisi dei settimanali d'opinione è in un certo qual modo compensata dall'affer- marsi di periodici specializzati di settore; lo

scandalismo e il pettegolezzo perdono terreno e spazio sulle pagine nazionali.

Un migliorato tenore di vita e una più diffu- sa scolarizzazione stanno lentamente creando una classe di lettori che fa dell'informazione un elemento insostituibile nel lavoro e nei rap- porti sociali; e preme per una stampa che asse- condi queste esigenze.

La situazione portoghese è ancora più criti- ca, e la stampa è, oltre che per i fattori prima ricordati, anche penalizzata da una crisi econo- mica profonda, che inibisce l'accesso delle clas- si popolari e operaie al mondo dell'informa- zione. L'elevato costo del quotidiano (30 Escu- dos, circa 400 lire) fa sì che l'acquisto sia una prerogativa propria dei ceti medio-alti; e la me- dia di lettori portoghesi, la bassa d'Europa con 6 lettori per 100 abitanti lo dimostra am- piamente.

I periodici non sfuggono a questa regola e lamentano una diffusione che sfiora a malape- na il 5%.

Una situazione chiaramente deficitaria, e che non sembra essere in grado di evolversi in tempi brevi; crisi nazionale, scarsa alfabetizza- zione, profitti inesistenti non invogliano gli editori a mutamenti tecnologici e di struttura.

La Grecia, forse più degli altri due paesi, ha risentito del cambiamento politico che l'ha sconvolta. Usciti di scena i colonnelli, si è im- mediatamente acceso nella popolazione un in- teresse prima sopito per la politica, interesse che ha colpito, o meglio «inquinato», anche il mondo della stampa.

La caratteristica saliente del paese di Papan- dreu è infatti la quasi totale assenza di quotidia- ni indipendenti, aggredito e circondati da fogli popolari e di spiccata ed evidente ispirazione politica o partitica.

Nonostante questo le tirature sono basse: 600 mila copie in totale, con una media di 10 lettori per 100 abitanti.

Ancora più grama la condizione dei periodi- ci, che raggiungono meno del 5% della popola- zione, confermando l'amara realtà dell'inesi- stenza o quasi di un «modello» greco, autono- mo e definito, di settimanale d'opinione.

Contrariamente a quanto si è abituati a leg- gere e sentire, la condizione della stampa italia- na non è affatto in stato comatoso. Anzi, so- prattutto nel settore dei quotidiani si riscontra una sensibile crescita delle tirature, delle vendi- te e delle diffusioni. I quotidiani si stanno pro- gressivamente adeguando alle nuove tecnolo- gie «fredde», e alle nuove forme di linguaggio.

Nell'altro grande settore dell'informazione scritta, quella settimanale, si assiste ad un pe- riodo di stasi generale, probabile prologo di una tendenza al ridimensionamento dell'area intera.

Infatti i periodici d'opinione e gli «omni- bus-, hanno fin qui ricoperto un ruolo surdi- mensionato nel panorama italiano, per una se- rie di concause storiche.

La terza ed ultima componente della &a- de» della comunicazione, il settore audiovisi- vo, è in grosso sviluppo, ma la potenzialità espressa non è ancora giunta al culmine per problemi tecnici e legislativi.

Uno dei fattori che hanno contribuito prin- cipalmente a frenare la crescita dell'informa- zione scritta è stato senza dubbio lo sviluppo e

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magglo 1985 COMUNI D'EUROPA LXIII

l'affermarsi della civiltà audiovisiva. I media elettronici sono, per la loro stessa

natura, i più idonei a seguire i ritmi di una società in rapidissima evoluzione tecnologica come quella odierna, che chiede esattamente quello che i mezzi di comunicazione audiovisi- vi sono in grado di offrire.

Enorme massa di notizie, qualitativamente elevate e in grado di raggiungere i fruitori in tempi di molto inferiori a quelli precedenti le innovazioni; possibilità di disporne ovunque a piacimento, con conseguente rapido utilizzo per esigenze professionali; subitaneo impatto della informazione stessa, favorito dalle imma- gini o, nei sistemi Videotel, da una grafica computerizzata nitida e precisa.

La carta stampata, attaccata sul monopolio della notizia, fatalmente ridimensionata in ter- mini di audience, viste inaridite le sue fonti pubblicitarie, è stata costretta, soprattutto in questi anni, a correre fatalmente ai ripari per sopravvivere e rilanciarsi.

E la strada percorsa, come dimostra il trend europeo predominante, passa per un percetti- bile mutamento del mondo giornalistico, che tende sempre di più ad adeguarsi alle modifica- zioni prodotte dalla società post industriale. - Innanzi tutto la sottrazione costante di

introiti pubblicitari operata da radio e televi- sione ha messo in drammatica evidenza i costi, spesso altissimi, che sono legati alla produzio- ne dei quotidiani e dei periodici. Privati della fonte di sostentamento principale, i mezzi di informazione tradizionale hanno compiu- to un'opera di decisa modernizzazione delle strutture: l'introduzione delle tecnologie «fredde*, la fotocomposizione e l'offset, hanno consentito di ridurre l'incidenza della mano d'opera nella fase di preparazione del prodot- to; e in alcuni paesi (è il caso della Spagna con EL PAIS) i videoterminali in redazione metto- no in grado, con I'im~a~inazione diretta, di saltare un altro costoso passaggio dell'iter tra- dizionale. - I caratteri di immediatezza dell'informa-

zione audiovisiva hanno costretto poi i mezzi tradizionali di comunicazione a compiere un altro tipo di mutamento, anche questo piutto- sto radicale. Gli inveterati canoni anglosassoni della notizia in 25 righe, succinta e compendio- sa, sono ormai un anacronismo da quando que- sto tipo di monopolio è passato in altre mani. E' stato necessario allora operare una trasfor- mazione del linguaggio vero e proprio, render- lo più malleabile a tutti i fruitori e cercare di conquistarne altri. E' un parlato più piano e colloquiale, incline ad una rivisitazione anche storica della notizia, ad un suo diverso inqua- dramento per una migliore comprensione e va- lutazione globale. E' per esempio il caso de LA REPUBBLICA in Italia, di LIBERATION in Francia, del tedesco BILD ZEITUNG, del da- nese L'INFORMATION, e per versi anche di una parte della tradizionale stampa uquality* inglese, su tutti THE GUARDIAN.

La stessa introduzione dei sommari in prima pagina, di chiara ispirazione televisiva, consen- te al lettore di scegliere, dopo un primo ap- proccio generale con la notizia, quella su cui concentrarsi maggiormente e che sarà, nell'in- terno, trattata in modo ampio ed approfondi- to. La corsa contro il tempo determinata poi

dalla rapida propagazione dell'informazione televisiva e dalla sua simultaneità, ha inoltre consigliato i maggiori quotidiani nazionali di mettere in opera un sistema di teletrasmissione del prodotto, per snellire al massimo i tempi di distribuzione, omogeneizzando le aree di dif- fusione nazionali.

Inoltre l'intenzione di reagire all'aggressione audiovisiva ha portato gli editori anche al con- vincimento di differenziare i propri prodotti, per garantire una maggiore penetrazione sul mercato interno, attraverso aggiustamenti qua- litativi, di contenuto o di distribuzione.

Così in alcuni paesi d'Europa, come 1'Inghil- terra, la Francia, la Germania, la Spagna e par- zialmente anche l'Italia si assiste ad un successo nelle vendite di quei quotidiani che insistono sul proprio supplemento domenicale, un inser- to di vario formato e consistenza, destinato ad ampliare il livello di informazione specialistica a seconda delle esigenze dei lettori.

Sono tendenze consolidate in Inghilterra con i usundays,, (specialmente sport), in Fran- cia con i quotidiani «storici» nazionali come LE MONDE, LE FIGARO, FRANCE-SOIR, in Danimarca con POLITIKEN, in Germania con il corposo BILD ZEITUNG e il SUD- DEUTSCHE ZEITUNG, sono invece di più recente introduzione in Italia con LA STAM- PA e LA REPUBBLICA, in Spagna con EL PAIS e ABC, marcatamente monotematici; in Grecia con VIMA con allegati a colori model- lati sul rotocalco di intrattenimento. La Ger- mania sta inoltre incentrando i suoi sforzi nel tentativo di rompere la tradizionale gabbia del- la distribuzione a mezzo edicola o abbonamen- to diffondendo capillarmente i suoi prodotti in luoghi diversi come negozi, supermercati, e con il classico porta a porta.

In Francia LIBERATION è riuscito ad indi- viduare una precisa fascia di lettori, a livello nazionale, a cui rivolgersi, ed in breve tempo ha conquistato il suo posto al sole privilegian- do il dibattito, più che la nuda informazione, e compensando parzialmente il travaso in atto tra il venduto nazionale e regionale.

Lo stesso può dirsi per l'Italia, dove ancora LA REPUBBLICA si è imposta come infor- matore privilegiato di un'area culturalmente omogenea, e per la Spagna, con il quasi omolo- go EL PAIS. Non è un caso che tutte queste testate siano tecnologicamente all'avanguardia, di recenti origini anagrafiche, e con staff reda- zionali molto giovani. - La tendenza globale, o perlomeno di più

spiccata evidenza, sembra dunque essere quella di un mutamento del quotidiano e del suo ruo- lo; un mutamento che si traduce, in termini reali, nella stessa negazione della sua funzione tradizionale di informatore giornaliero: il gior- nale è sempre-meno «quotidiano*, e sempre più simile ad un settimanale, ad un organo di informazione ad ampio respiro e di media du- rata.

Invaso sul proprio territorio dai mezzi au- diovisivi, tende a sua volta, in una sorta di rea- zione a catena, a sconfinare alla ricerca di spazi vitali. Notizie più estese, commento, specializ- zazione settoriale marcata, dibattiti di ampio respiro erano state da sempre considerate pre- rogativa indiscussa dei settimanali d'opinione, favoriti dalla pausa di riflessione sull'evento

che erano in grado di concedersi, e da più co- mode scadenze temporali di edizione. - L'affermarsi dell'informazione audiovisi-

va ha rotto questo equilibrio, aggiungendo un nuovo fattore di crisi in un settore, quello dei periodici, già penalizzato dalla sottrazione di introiti pubblicitari comune a tutta la carta stampata.

I1 fenomeno, preso nella sua globalità, non è di così marcata evidenza, ma dei segni premo- nitori possono $ cogliersi laddove i quotidia- ni unuova formula* stanno affermandosi.

In Germania il periodico non è mai riuscito a divenire quell'istituzione che è invece il quo- tidiano; e il lettore tedesco trova ampio sfogo alla sua sete di «specialità» più sulle pagine del FRANKFURTER ALLGEMAINE che su quelle di STERN.

In Italia i settimanali d'opinione come L'E- SPRESSO, PANORAMA e altri registrano una lieve flessione di vendite, a fronte di una generale crescita della stampa quotidiana, e in special modo di quella più recente (LA RE- PUBBLICA) o rivitalizzata (CORRIERE DELLA SERA). In Spagna CAMBIO 16 e TIEMPO sono in forte crisi di vendite e di identità, soppiantati nella loro funzione da quotidiani più dinamici ed incisivi.

La Gran Bretagna, che può vantare il solo THE ECONOMIST, registra si un lieve au- mento di tirature, ma a solo beneficio del mer- cato estero, rimanendo stazionarie le cifre rela- tive al consumo interno.

In Portogallo la flessione è generale e costan- te, e lo stesso per la Grecia, che non ha ancora trovato un soddisfacente modello di settimana- le d'opinione.

L'unica eccezione sembra essere costituita dalla Francia, dove si registra una tendenza parzialmente inversa, con un calo di LE NUO- VEL OBSERVATEUR, e una netta ripresa de L'EXPRESS LE POINT. - Sono dati, come visto, sufficientemente

allarmanti per la stampa periodica, e che ren- dono inevitabili degli «aggiustamenti» di rotta da parte degli editori. A questa invasione di settore, comunque, già risponde una reazione ben precisa e quasi omogenea a livello euro- peo.

Si assiste in questo tempo ad un fiorire di riviste, settimanali o mensili, che fanno della specializzazione monografica la loro caratteri- stica più evidente: è una caccia al lettore appas- sionato di ecologia, viaggi, geografia, automo- bilismo, tempo libero, sport.

L'informatica, l'economia, la finanza, il de- naro sono temi trattati con cura e cognizione di causa da periodici ben curati e rifiniti, in grado di fornire un panorama continuo dell'e- voluzione di questi settori ai managers e agli operatori di area. La maggior parte di queste testate, soprattutto in Italia, appartiene a case editrici già proprietarie di uomnibus~ o fogli d'opinione, e corrisponde alla realizzazione in campo editoriale del principio economico del- la suddivisione del rischio per più fattori, al fine di ridurne l'incidenza globale.

Lo sforzo è per il momento coronato da un lusinghiero successo in termini di vendite e di tiratura, e soprattutto sembra foriero di svilup- pi ancora più fausti con l'emergere di nuove professioni e interessi collegati.

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LXIV COMUNI D'EUROPA magglo 1985

L'Associazione stampa europea - giornalisti per l'Europa Unita

Qualche recedente storico

L'Associazione Stampa Europea - Giorna- listi per l'Europa Unita (ASE) - che ha tenuto il suo primo congresso ordinario a Roma il 5 e 6 dicembre 1984, rappresenta una componente importante nell'ambito della sforza federali- sta», che a sua volta costituisce il nucleo centra- le del fronte democratico europeo, impegnato per la costruzione dell'unione europea. Nella lunga storia dell'associazionismo dei giornali- sti che si sentivano e si sentono particolarmen- te impegnati a favore dell'unità europea, I'ASE si colloca in ~osizione di punta Der almeno due motivazioni: la prima per l'alta professionalità di tutti i colleghi iscritti, sia che essi rappresen- tino i più importanti quotidiani (scritti o parla- ti) italiani, sia che rappresentino i periodici maggiormente attivi nella battaglia europea; la seconda per l'impegno politico europeo, assun- to sulla base dei fini statutari: infatti, sin dalla prima riunione informale, tenutasi presso la se- de dell'AICCRE il 9 ottobre 1982, le adesioni all'Associazione rispettano rigorosamente il primo assunto, così come tutti i documenti programmatici od operativi adottati a seguito di dibattiti politici, che hanno sempre visto la partecipazione di molti degli iscritti, sono im- prontati alla linea politica federalista.

Per questo i giornalisti dell'ASE guardano idealmente e come riferimento politico ai gior- nalisti e ai pubblicisti degli anni '40 e '50 e ai fondatori stessi del federalismo europeo. Non va dimenticato, infatti, che gli autori del Mani- festo di Ventotene erano qualificati giornalisti come Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Così come credo nessuno può negare il titolo di giornalista (peraltro riconosciuto formalmente con l'iscrizione alllAlbo dei Pubblicisti) ad Al- tiero Spinelli, se si guarda l'imponente mole di scritti, a partire da quelli pubblicati nell'edizio- ne clandestina di Unità Europea, nel periodo fra il maggio 1943 e il febbraio 1945, e ai suc- cessivi, raccolti solo in piccola parte nei due volumi .Dagli stati sovrani agli Stati Uniti d'Europa» e «L 'Europa non cade dal cielo».

Non crediamo necessario continuare questi accenni certamente incompleti, ma ci premeva motivare quanto abbiamo avanzato sulla rap- presentatività delllASE come risultato di pro- fessionalità e coerenza politica.

Non vi è dubbio che iniziative giornalistiche a carattere europeo - come annotava Aldo Garosci nella sua relazione al congresso del- l'Associazione nazionale della stampa italiana, svoltosi a Merano dall'l al 5 ottobre 1952, sul tema «La stampa italiana e il federalismo euro- peo* - non sono mancate sin dalla fine della II guerra mondiale, sia nel settore delle pubblica- zioni, sia in quello dell'associazionismo. Fra le pubblicazioni ricordiamo, a parte quelle uffi- ciali del Movimento federalista europeo che si stampavano a Torino, fino agli anni '50, Mon- do Europeo (sottotitolo erivista di Civiltà euro- pea*), il cui primo numero è datato settembre 1945, diretto da Milo di Villagrazia che succes-

1" marzo del 1947 dava vita a Il Mondo Europeo (facendo rinascere Il Mondo fiorentino), che di- viene portavoce del Movimento federalista eu- ropeo; Nuova Europa di Mario Salvatorelli; Stati Uniti d'Europa, apparso la prima volta i1 27 febbraio 1947 con il sottotitolo sorgano set- timanale del Movimento italiano per la Federa- zione europea», diretto da Antonio Scrimali; e per certi versi, anche L'Europeo qualunque, di- retto da Guglielmo Giannini.

Successivamente al 1950, mentre si moltipli-

cane le pubblicazioni di associazioni europee o federaliste (fra queste è doveroso ricordare Co- muni d'Europa, organo dell'AICCRE, che ap- parso per la prima volta nell'aprile del 1952, viene pubblicato ininterrottamente da trenta- tre anni, con puntuale periodicità), vedono la luce interessanti iniziative pubblicistiche, pro- mosse da alcuni impegnati colleghi, come le agenzie di stampa di Mario Arpea, la NEM, o di Marce110 Contigliozzi, I'AEF, o il periodico economico europeo diretto da Luigi Crucillà

- sivamente, insieme a Alessandro Bonsanti, il I1 primo numero del periodico dell'ASE.

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA LXV

La relazione di Garosci nel 1952.

Mercato Comune o quello politico diretto da Armando Zanetti Opinione Europea.

Ben più importante, per il nostro discorso, la costituzione a Roma, agli inizi degli anni '50, di un'Associazione di giornalisti europei- sti, di cui fu segretario il collega Regdo Scodro, e animata da Luciano Bolis. Ma essa non ri- spondeva pienamente e contemporaneamente ai due requisiti professionalità-federalismo che caratterizzano I'ASE.

Vi è sempre stato un contrasto fra giornalisti e federalisti, meglio sarebbe dire fra movimen- to federalista e stampa che si è espresso quasi costantemente in accusa del primo verso la se- conda per la scarsa attenzione che i mass-media portano ai problemi dell'integrazione europea. Giustamente già Aldo Garosci lo fa notare nel- la relazione citata, dopo aver sottolineato che la stampa si è occupata dei problemi dell'inte- grazione europea solo quando gli avvenimenti - vedi vicende del Piano Marshall - o i fede- ralisti si sono impegnati in azioni qualificanti, come il lancio della petizione federalista del 1950. A questo proposito dice testualmente Garosci «La petizione federalista del 1949 rap- presenta veramente un principio non solo di aspirazione, ma anche di iniziativa italiana in campo di unificazione europea, dove fino allo- ra l'iniziativa era spettata ad altri, e soprattutto alla Francia. Benché infatti la petizione fosse stata decisa dall'organizzazione internazionale dei federalisti, essa era stata concepita dai fede- ralisti italiani e solo in Italia essa ebbe vera- mente uno sviluppo popolare e ebbe conse- guenze politiche. Essa non fu opera governati- va (sebbene alla fine ricevesse l'appoggio del governo e, in una solenne riunione, apponesse- ro la loro firma, con l'on. De Gasperi, vari altri ministri); fu opera dei federalisti che sep- pero conquistarsi prima l'appoggio delle perso- nalità politiche, poi alla fine quello del gover- no. E sulla stampa molte furono le manifesta- zioni di consenso: Salvatorelli, Negro, Edilio Rusconi, Riccardo Forte, Armando Zanetti, Somma, Lenti, Del Bo, Baget-Bozzo, sono solo alcuni dei nomi di giornalisti che, senza solleci- tazione alcuna e con scopo di informazione e

non di propaganda, presero occasione dalla pe- tizione per illustrare alcuni aspetti del movi- mento federalista. Oltre, naturalmente, ai pro- tagonisti del movimento stesso, che diedero al- la campagna le loro energie: Ernesto Rossi e Spinelli in testa, ma anche Parri, Cifarelli, Pe- dussia, Bergman e molti altri.

Fu allora che veramente stampa e movimen- to federalista cominciarono a conoscersi e a comprendersi, come è da allora che il governo italiano, sempre maggiormente persuaso della serietà delle aspirazioni federaliste, uscì dal ri- serbo prudente di collaboratore volenteroso di iniziative altrui (reso necessario o consigliabile per la situazione tutt'altro che facile, all'inizio, della nostra posizione diplomatica) per assu- mere a sua volta posizioni di propria iniziativa nella costruzione europea. E quanto alla stam- pa, c'è da osservare che spesso hanno saputo vedere più giusto, nelle possibilità di azione eu- ropea, coloro che restavano vicino agli uomini politici italiani, e che ne potevano seguire l'a- zione a lunga scadenza che taluni, anche eccel- lenti, corrispondenti all'estero, troppo portati a soprawalutare le notizie raccolte negli am- bienti dei diplomatici di professione, che in questa faccenda uscirono nettamente battuti».

L'ASE e I'AJE

Per venire a tempi più recenti, che riguarda- no direttamente la nascita dell'ASE e la sua at- tività, non possiamo fare a meno di richiamar- ci alla costituzione dell'Associution des journali- stes européennes, della quale furono protagoni- sti, oltre al collega Palumbo, la totalità dei soci fondatori dell'ASE. L'AJE prese vita dalla con- vergenza di.due iniziative, nate quasi contem- poraneamente ad Ostenda e a Roma, che si fu- sero nel grande convegno promosso a San Re- mo il 26 e 27 maggio per iniziativa di Marce110 Palumbo e la collaborazione di Luigi Bellotti. Al convegno di San Remo (al quale, per la cro- naca, Gianfranco Martini, allora segretario ge- nerale aggiunto dell'AICCRE, portò il saluto e l'adesione della sua Associazione) furono getta- te le basi politiche ed organizzative dell'AJE, che venne costituita l'anno successivo a Bru- xelles (IO e 11 ottobre 1963).

Dopo un inizio promettente, I'AJE entrava in una fase di stallo, dovuta principalmente a crisi dirigenziale, alla sempre più ridotta quali- ficazione professionale dei soci - di giornali- smo attivo - che non permetteva di incidere sulla stampa cosiddetta di informazione, cosa che si verificava non solo per le altre Sezioni nazionali, ma anche per quella italiana, nonché alla sempre maggiore difficoltà di mantenere un indirizzo politico coerente e federalista.

Ma è stata soprattutto la crisi intervenuta nella Sezione italiana (che, come avviene per tutte le organizzazioni federaliste, è la Sezione trainante) a determinare l'uscita dei colleghi che ora militano nell'ASE. Nell'editoriale stampato sul primo numero del periodico del- I'ASE si legge «... è noto il clima di tensione in cui è vissuta in questo ultimo anno l'Associa- zione dei giornalisti europei, che noi abbiamo appena lasciato. Si era instaurato, e non certo per colpa nostra, un clima di rissa continua. Ogni riunione offriva il destro a un gruppetto di nostri colleghi di usare un linguaggio estre-

mamente provocatorio e di disconoscere l'ope- ra che molti di noi faticosamente portavano avanti per diffondere nel paese l'idea dell'Euro- pa unita. Tutte le riunioni degli organi diretti- vi si perdevano in litigi e si arenavano su cavilli e pretesti. Le votazioni, in forza del potere che un gruppo esercitava attraverso l'uso perverso delle deleghe, dimostravano che la sempre in- vocata unità dell'associazione era soltanto una vaga chimera.

Per lavorare in nome dell'Europa e per svol- gere il nostro compito di giornalisti europei non avevamo altra scelta che quella di costitui- re un nuovo organismo. Ed è così nata l'«Asso- ciazione Stampa Europea - Giornalisti per l'Europa unitaw.

Così dopo anni di immobilismo, un gruppo di giornalisti ha scelto un ruolo da protagonisti nella battaglia per la costruzione dell'Europa, costituendo una nuova Associazione che, fin dall'inizio, nei documenti di base e nell'attività concreta, si è schierata a sostegno di tutte le azioni in favore dell'unità europea, prima fra tutte quella costituente del Parlamento Euro- peo.

Ma un sano realismo deve tener conto so- prattutto dei risultati di questi primi due anni e mezzo di attività: verificare, cioè, l'incidenza dell'azione politica dell'ASE nei fatti europei in generale e nei mass media in particolare.

Se noi tentiamo una schematizzazione, cre- do che possiamo dire che i giornalisti, nei ri- guardi dell'integrazione sovranazionale del- l'Europa, si collocano generalmente in tre cate- gorie: quelli che non ci credono, ritenendola una pura illusione di qualche ingenuo utopista, e si divertono spesso a dare grande risalto alle vicende di uno o due deputati che consumano un po' più di alcool della media o addirittura ne travisano i fatti; una seconda categoria, che è diametralmente opposta, che tende a super- valutare l'azione comunitaria in atto, come se l'Europa fosse già una realtà compiuta; una ter- za, infine, come quella dei giornalisti iscritti all'ASE, che pazientemente si adopera, rifiu- tando il genericismo degli uni e degli altri, per fare dell'unità dell'Europa il punto di riferi- mento principale della informazione e forma- zione della pubblica opinione e della classe po- litica.

Gianfranco Martini porta il saluto dell'AIC- CRE al Convegno di San Remo.

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LXVI COMUNI D'EUROPA magglo 1985

Ma dobbiamo dire con sincerità che pratica- mente questa coscienza non trova eco nella stampa, forse anche perché i giornalisti dell'A- SE trovano gli stessi impedimenti e le stesse difficoltà che incontrano altri colleghi impe- gnati in battaglie politiche e civili diverse. Ciò per i condizionamenti che il mondo della stampa, scritta o parlata, soffre, condiziona- menti in gran parte legati a strutture - le pro- prietà - che nulla o quasi vogliono cedere del potere nazionale o settoriale che detengono e cercano di difendere. Non è questa la sede per affrontare un così ampio problema (che peral- tro, per quel che riguarda gli aspetti europei, è già stato portato all'attenzione in una delle commissioni degli Stati generali dei Comuni e delle Regioni d'Europa, svoltisi a Torino nel- l'aprile 1984). Resta però il fatto che si comin- cia a verificare, nella lotta quasi solitaria che alcuni colleghi dell'ASE conducono all'interno delle redazioni qualche risultato positivo, so- prattutto nella puntualizzazione delle temati- che europee; certamente anche per il contesto politico che, come diceva Garosci, si è reso più *europeo»: difatti, oltre ad alcuni quotidiani di partito - come l'Avanti! e Il Popolo che per merito dei colleghi Francesco Gozzano e Artu- ro Pellegrini restano attenti alle problematiche europee - e qualche quotidiano di opinione, come Il Messaggero (per l'impegno di Maurizio Montefoschi), recentemente una più continua presenza viene assicurata dai giornali-radio e dai telegiornali per il lavoro dei colleghi Stefa- no Tomassini (GR4 e del direttore del TG1 Albino Longhi, che, inoltre, d'accordo con il responsabile della rubrica TG1 speciale, Alber- to La Volpe, realizzeranno, per la prima volta, la ripresa in diretta della manifestazione fede- ralista del 29 giugno a Milano, in occasione del Consiglio Europeo, manifestazione alla quale anche I'ASE ha aderito.

I1 I Congresso Nazionale

I1 recente congresso dell'ASE, nel cui qua- dro, fra l'altro, è stata presentata dal gruppo

dei giovani riuniti nel Centro studi e pre- parazione professionale lo studio che sintetiz- ziamo in queste pagine, segna una svolta nel modo di lavorare dei soci. Essi si pongono non solo come spettatori più o meno attenti a quanto si verifica, ma sono anche interpreti e, nel limite delle possibilità, protagonisti degli avvenimenti, come ha chiarito il presidente dell'ASE, Antonio Spinosa, nella sua relazione introduttiva dal tema UL'ASE come proposta politica europea».

Difatti al Congresso del dicembre 1984, rela- zioni ed interventi dei soci si sono mescolati a quelli di personalità politiche ed esperti, che hanno trattato tematiche di grande attualità: il semestre italiano, con una relazione introdutti- va di Michele Tito, che ha posto l'accento sugli obiettivi prioritari da realizzare, come la legit- timazione del progetto di Trattato approvato dal Parlamento Europeo; l'utilizzazione dello scudo nel sistema monetario internazionale, con una relazione affidata al capo ufficio studi della Banca nazionale del lavoro, Alberto Muc- ci, che ha sostenuto la necessità e l'urgenza del passaggio alla seconda fase del Sistema moneta- rio europeo e il positivo ruolo dellYECU; l'in- sostituibile azione che la Comunità può svol- gere nel bacino del Mediterraneo, che, nella sottolineatura del relatore, Dino Frescobaldi, diviene ancora più importante con l'ingresso di Portogallo e Spagna nella Comunità; infine, gli aspetti politici del processo di unificazione europea, soprattutto alla luce, come ha chiari- to nella sua relazione Francesco Gozzano, del- l'azione politica del nostro governo che, se è sicuramente difficile, ha però il sostegno dell'o- pinione pubblica e il consenso della maggio- ranza dei paesi della Comunità e dei molti altri che guardano con interesse all'unificazione del- !'Europa. Proprio al Congresso questo consen- so è stato confermato da alcune personalità po- litiche intervenute, come il vicesegretario ge- nerale delllONU, Doo Kinguè, che ha valoriz- zato i rapporti fra la Comunità e il Terzo mon- do, attraverso la Convenzione di Lomé, e i rappresentanti di Spagna e Portogallo che han- no partecipato ai lavori.

Gli atti del Convegno di Palermo.

Grande rilievo per il valore politico e cultu- rale ha assunto anche la manifestazione - svol- tasi durante il Congresso - della consegna ad Altiero Spinelli, da parte del presidente della Corte Costituzionale, Leopoldo Elia, del pre- mio giornalistico Rinaldo Forti - Associazione stampa europea, patrocinato dalla editrice Za- nichelli (per ricordare il suo capoufficio stam- pa Forti, socio fondatore del19ASE). È stata l'occasione, come ha voluto sottolineare San- dro Pertini nel suo messaggio indirizzato al presidente dellYASE, Antonio Spinosa, per pre- miare «un vero europeista, ed un uomo che, dai tempi del Manifesto di Ventotene fino ad oggi, all'Assemblea di Strasburgo, mai ha cessa- to di battersi con passione totale ed intransi- gente per l'ideale di un'Europa unita, libera, affratellata,,.

Proprio prendendo spunto dalla quaranten- nale attività politica e culturale di Spinelli in favore della battaglia federalista, ~ e o i o l d o Elia ha ripercorso, in modo magistrale, le tappe più importanti del processo di integrazione euro- pea, da Ventotene al progetto di nuovo Tratta- to per l'Unione europea, sostenendo il grande valore giuridico e politico dei contenuti del Trattato che è basato non solo su una «flessibi- lità progressiva» diretta a realizzare sia il fede- ralismo fra gli Stati sia quello all'interno degli Stati, ma anche sul parallelismo fra la democra- tizzazione delle istituzioni e l'accrescimento dei poteri della Comunità, parallelismo di fon- do che viene da lontano, cioè da Ventotene e dall'opera di De Gasperi e dei federalisti.

Rispondendo ad Elia, Spinelli ha fatto il punto della battaglia politica in corso, indican- do le tre principali linee di azione: la convoca- zione della Conferenza intergovernativa, pre- vista dal Vertice di Dublino, da effettuarsi en- tro il mese di giugno, anche se non tutti i 10 Paesi della Comunità intendono parteciparvi; l'assunzione del testo di progetto di Trattato di Unione europea, approvato dal Parlamento Europeo e sostenuto da Mitterrand come base

Il Convegno deli'ASE in Campidoglio (marzo '83). di lavoro della Conferenza; infine, la partecipa-

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA LXVII

zione ai lavori della Conferenza del Parlamen- to stesso.

L'ASE nel Fronte democratico europeo

I1 congresso quindi, e l'attività successiva, sono in linea con quanto dicevamo all'inizio sulla caratteristica particolare dell'ASE, cioè di giornalisti non solo attenti a ciò che avviene nel campo politico europeo, cosa peraltro co- mune a molti altri colleghi dei paesi comunita- ri e non comunitari, ma di giornalisti consape- voli di far parte di una Associazione impegnata direttamente nella battaglia europea, insieme alle altre organizzazioni federaliste, che hanno immediatamente riconosciuto e sostenuto l'A- SE. Ne è testimonianza il convegno della «for- za federalista,, svoltosi il 23 e 24 aprile 1983 a Firenze e Montecatini dove, a fianco del Movi- mento Europeo, del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa, dell'Associazione eu- ropea degli insegnanti, ha partecipato 1'ASE. Nel documento finale presentato dal collega Francesco Gozzano, membro della Giunta, che era stato relatore e coordinatore della sa commissione «Una stampa al servizio della de- mocrazia eufopea~, si afferma:

«In seno alla commissione che si è occupata dei problemi della stampa, si è svolta una lunga e approfondita discussione sulla relazione pre- sentata dal sottoscritto, nella quale si poneva- no in evidenza i limiti dell'informazione sui problemi comunitari, collegandoli peraltro al- la scarsa incidenza che in generale questa pro- blematica ha sulla vita politica italiana. Una scarsa incidenza dovuta alla sensazione che il "poteren si eserciti più nelle capitali dei singoli paesi che non a Bruxelles, e che quindi i poteri decisionali sono nelle mani dei singoli governi piuttosto che in quelle delle istituzioni della CEE. Analogo il discorso per il Parlamento Europeo, la cui possibilità di incidere sull'azio- ne dei governi e della Commissione CE è piut- tosto modesto e ciò spiega - ma non giustifica - la preoccupante carenza di informazioni sul- la sua attività.

La discussione in seno alla commissione si è quindi orientata da un lato a segnalare e docu- mentare le lacune e le deficienze dell'informa- zione e il livello di "disinformazionen sull'atti- vità europea, in particolare quella del Parla- mento, e dall'altro a sottolineare come i pro- blèmi comunitari debbano essere visti nell'ot- tica della politica interna e non internazionale, data l'incidenza che le decisioni a livello comu- nitario hanno sull'economia e la finanza del nostro paese, sulla sua vita sociale, culturale e civile. Inoltre è stato messo in rilievo come lo scarso interesse dell'opinione pubblica è pro- porzionale all'insufficiente impegno europeo che si riscontra a livello ufficiale, delle forze politiche, economiche e sociali e del governo, data la del potere decisionale nazio- nale rispetto a quello europeo. Ciò non può essere addebitato alla stampa: se essa è carente non si ~ u ò peraltro operare un rovesciamento di moli e di responsabilità.

Compito della stampa europea e federalista è quello di fornire orientamenti e temi di discus- sione all'opinione pubblica per sollecitarla a premere sui governi e sulle forze politiche af- finché i problemi del paese siano risolti in chia-

ve europea e sovranazionale, che costituisce l'unico metodo per portare realmente l'Italia nell'Europa, per non approfondire il fossato che separa il Nord dal Sud dellYEuropa.

In particolare, i giornalisti più impegnati nell'edificazione di un'Europa sovranazionale si riconoscono nellYASE che nella riunione del suo Comitato politico del 20 aprile scorso ha approvato un documento nel quale si afferma fra l'altro che "deve essere fatta una scelta pre- cisa per unYEuropa democratica, sovranaziona- le e federale". Nel documento si sostiene inol- tre che I'ASE "ha affermato con chiarezza il suo impegno a sostenere l'iniziativa costituzio- nale del Parlamento Europeon e che essa "fa appello a uomini di governo e a leaders politici affinché si preparino a sostenere - al governo e nei Parlamenti nazionali - la battaglia politi- ca per la ratifica del progetto di Trattato sul-

l'Unione europea, e non siano allontanati né ritardati gli obiettivi e le scelte di procedura posti alla base dell'iniziativa del Parlamento Europeon. La risoluzione afferma, infine, che secondo 1'ASE "non vi è alternativa all'ipotesi costituente del Parlamento Europeo e che ogni miglioramento nel quadro dei Trattati attuali dev'essere proposto e adottato nell'ottica del progetto parlamentaren ...

Riteniamo che attraverso un'azione capilla- re e in profondità potremo dare il nostro ap- porto, come giornalisti europei, alla lotta per l'edificazione di unYEuropa sovranazionale e federale».

Credo che ogni ulteriore commento sia su- perfluo: a tutti noi impegnarci per la realizza- zione di questi fini.

Edmondo Paolini

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COMUNI D'EUROPA maggio 1985

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA 9

Che la moneta cattiva non scacci la buona di Umberto Serafini

Dopo il tempestivo Schema che l'on. An- dreotti ha inviato ai colleghi in vista della riu- nione dei ministri degli esteri comunitari, che si svolgerà a Stresa 1'8 e il 9 giugno, Schema che ha permesso di superare la costernazione dei più europeisti dei nostri consociati (specie francesi) per l'atteggiamento del governo italia- no (e più particolarmente del ministro Goria) al Vertice degli industrializzati a Bonn, riman- gono due nodi, sui quali occorre fare chiarez- za. Dall'attuale impasse comunitaria alla fede- razione europea si arriverà per gradi (dello stes- so awiso sono stati anche i parlamentari euro- pei più accesi), ma - esattamente come ora ha scritto il ministro Andreotti e come non siamo sicuri che tenga fermo la Farnesina - questo processo graduale deve essere previsto dall'au- tomatismo stabilito attraverso un trattato: in- somma ai governi nazionali, una volta ratifica- to il Trattato di Unione europea, non sarà dato

spazio per ripensarci. Il criterio non è dif- forme da quello seguito, in un campo più limi- tato, dai Trattati di Roma, che, per quel che hanno avuto di positivo, se ne awalevano. In altri termini se si pensa ancora di compiere un progresso nel campo decisionale attraverso successivi e particolari compromessi, pezzo per pezzo e volta per volta, la continuazione dell'impasse è sicura.

I1 secondo nodo riguarda coloro che convo- cano e coloro che partecipano alla Conferenza intergovernativa, che dovranno affrontare il Progetto di Trattato per l'Unione europea proposto dal Parlamento Europeo e decidere il metodo di lavoro. Chi legga o rilegga attenta- mente le conclusioni del Comitato ad hoc per i problemi istituzionali, uscito da Fontaine- bleau (Comitato Dooge), che sono state conse- gnate a marzo al Consiglio europeo, sa bene che se si pensa di trovare l'unanimità per la convocazione della Conferenza intergovernati- va si sbaglia, ma soprattutto sbaglia a priori e senza possibilità di uscita chi pensi che Dani- marca e Inghilterra soprattutto, ma anche Gre- cia e Irlanda siano poi disponibili a fare uscire dalla Conferenza intergovernativa un progetto di Trattato di Unione europea, pronto per la ratifica, che abbia qualche rassomiglianza con

NUOVE ADESIONI DI ENTI TERRITORIALI LOCALI

ALL'AICCRE

Comune di: ab.

Alzano Lombardo (BG) ........... 1 1.883

Carmignano (FI) .................... 8.077

Isili (W) ............................. 3.2 15

.............. Santa Elisabetta (AG) 3.257

San Viro (CA) ....................... 4 . 1 1 1

Savoca (ME) ......................... 1.484

quello prodotto, con brillante e democratico compromesso, dal Parlamento Europeo e da esso approvato il 14 febbraio 1984. Chi voglia l'unanimità per la Conferenza e nella Confe- renza, vuole unanimemente fare approvare il nulla. Se si hanno chiari questi due nodi, se si tiene presente la disponibilità attuale della Francia (magari anche per motivi di ordine in- terno) a fare un salto di qualità europeo anche limitato a «ceux qui voudront,,, se si ha presen- te che l'appoggio italiano e del Benelux alla tesi francese mette con le spalle al muro la Germa- nia e la costringe a impegnarsi per il Trattato,

Tre domande all'on. Il PPE, che votò compatto il progetto di Trat-

tato di Unione europea nel febbraio scorso, conti- nua in questa linea unitaria, oppure, con la nuo- va composizione del gruppo dopo le seconde ele- zioni, registra posizioni difèrenziate?

No, direi proprio di no, la decisione del Par- tito popolare europeo di votare compatto all'e- poca della risoluzione si mantiene intatta, nel senso che siamo tutti convinti dell'importanza di compiere con decisione un balzo in avanti sulla strada dell'unificazione europea. Certo il tempo passa e le condizioni mutano e io vedo, con una certa preoccupazione, manifestarsi al- l'interno di alcuni paesi di gande tradizione europeista delle incertezze, delle titubanze, che mi dicono che vanno aumentati tutti gli sforzi possibili perché la data di giugno sia colta in maniera significativa. Devo dire, da questo punto di vista, che le dichiarazioni del presi- dente Craxi non ci hanno del tutto rassicurato. D'altra parte ritengo che la data di giugno deve essere la data della chiarezza: ove non si mani- festasse all'interno del Consiglio una volontà unanime di procedere sulla strada dell'unifica- zione europea, sarebbe molto meglio che ve- nissero alla luce con chiarezza le discordanze, perché allora gli europeisti convinti, i paesi de- cisi ad andare avanti e non ad arrestarsi do- vrebbero, a mio awiso, prendere una scelta co- raggiosa per il bene dell'Europa.

il Vertice di fine giugno (o una grande mossa politica collaterale immediatamente successi- va) ha la sicurezza del successo (con quel mini- mo di rischio che ogni grande azione politica comporta); altrimenti saremo al solito blu blu dei Vertici europei. Infatti la riforma istituzio- nale è l'acquisizione di un irrinunciabile mec- canismo decisionale, senza il quale la famosa Comunità europea tecnologica, il piano comu- nitario per l'occupazione giovanile e tante al- tre belle cose si iscrivono - sia detto con il beneplacito di coloro che a torto si credono realisti - nel regno dei sogni. Auguriamo al Ministro - Presidente Andreotti - di tener duro, durissimo a Stresa, col pieno e lungimi- rante appoggio del presidente Craxi: è l'ora di far valere in Europa con estrema coerenza i diritti della ragione e del buon senso.

Roberto Formigoni gioranza dei popoli europei hanno compreso la novità dei tempi contemporanei, che è quel- la di un pericoloso arretramento dell'Europa nei confonti delle altre nazioni del mondo. Non parlo soltanto e soprattutto in termini economici, parlo in termini culturali, di capa- cità di iniziativa. Sono preoccupato, lo confes- so, grandemente preoccupato, dei sintomi di invecchiamento che il nostro continente sta manifestando: c'è un invecchiamento anagrafi- co, c'è un invecchiamento nel senso di un ve- nir meno dalla capacità di iniziativa dei diversi campi dell'e~~ressività umana, e c'è un invec- chiamento nel fatto che non sappiamo supera- re i nostri particolarismi, per cui occorre che dalla base dei nostri popoli si manifesti con de- cisione una volontà di costruire in positivo.

Il dibattito istituzionale, oltre a questo aspetto di contenuti, tocca anche alcuni aspetti specifici, come quello ad esempio dell'elezione dei parla- mentari spagnoli e portoghesi?

Sì, l'adesione di Spagna e Portogallo ci ralle- gra grandemente, ma vorremmo che fosse po- sitiva e corretta anche dal punto di vista istitu- zionale. Questo è un Parlamento eletto a suf- fraggio universale, arrivano 84 nuovi parla- mentari, 60 dalla Spagna e 24 dal Portogallo, in uno stesso Parlamento devono esserci parla- mentari eletti secondo una procedura elettora- le analoga, ecco perché chiediamo che i parla- mentari spagnoli e portoghesi siano eletti al

In questo senso la manijistazione popolare del più presto a suffragio universale. Lo abbiamo 29 giugno a Milano pensa sia un aiuto, un soste- chiesto attraverso una risoluzione della com- gno a questa opinione? missione politica fatta propria dal Parlamento

Sì, credo di sì, come tutte le manifestazioni Europeo nel mese di febbraio scorso, lo abbia- dirette dalla volontà e dall'iniziativa che si ma- mo chiesto di nuovo con una interrogazione nifestano appunto nella base popolare. Io qui vorrei dare una risposta anche come leader del Movimento popolare in Italia. Noi abbiamo aderito a questa manifestazione, crediamo che appunto ci si debba muovere nella direzione indicata prima, vogliamo portare il contributo specifico della nostra cultura, la volontà di co- struire un'Europa aperta e capace di valorizza- re i diversi apporti culturali e spirituali, ma un'Europa in cui venga realizzato il progetto di Unione, perché questo, a nostro giudizio, sarebbe il segno del fatto che almeno la mag-

della commissione politica, che ho svito l'o- nore di presentare in quanto presidente della commissione stessa, e proprio adesso in com- missione politica abbiamo approvato una nuo- va relaziosie che presenteremo nel mese di maggio sull'adesione di Spagna e Portogallo, in cui torneremo a ribadirlo. Non .è un punto se- condario, è il voler dare attuazione piena alla dignità delle istituzioni comunitarie, del Parla- mento, della Comunità europea, e voler mette- re sullo stesso piano i diritti di tutti i popoli europei.

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1 O COMUNI D'EUROPA magglo 1985

L'emigrazione al centro del dibattito

Mi sembra che il recente dibattito sull'emigra- zione al Parlamento Europeo abbia registrato un aggiornamento terminologico e delle tema- tiche, abbia fatto il punto delle cose attuate e non attuate, abbia proposto dei passi avanti. Fra le cose importanti c'è la possibilità di par- tecipare alla vita politica e sindacale, attraverso l'esercizio del voto amministrativo, attraverso i corsi che vuole istituire la Commissione, di aggiornamento, di preparazione, di sensibiliz- zazione degli operatori sociali, affinché questi curino veramente il rispetto delle normative in essere, il rispetto dei diritti fondamentali degli emigranti. Un passo importante è quello che prevede il patrocinio gratuito a tutti i lavorato- ri emigranti, in modo che possano far valere di fronte ai tribunali i loro diritti; questo creerà owiamente una giurisprudenza tale da preve- dere un po' tutti i casi, e soprattutto creerà un certo tipo di costume, per cui anche i tribunali nazionali non faranno più riferimento soltanto alle loro norme, ma faranno riferimento alle norme comunitarie. Vi è poi la possibilità di dare alle associazioni degli emigrati un ruolo di interlocutore nei confronti della Commissione e del Consiglio, e questo è un passo importan- tissimo, sia come apporto di esperienza, come conoscenza di dati, che come coinvolgimento.

Esiste oggi la necessità di non perdersi in di- scorsi superati e vecchi, ma soffermarsi sulla domanda nuova che emerge nel mondo dell'e- migrazione, che è sostanzialmente una doman- da di cultura, una domanda di riscoperta delle proprie radici, una domanda di garanzia dei propri valori culturali e dei riferimenti etici. Allora bisogna offrire scuole nuove, conoscen- za della lingua come strumento indispensabile per la comunicazione, come momento di par- tecipazione, libertà di associazione, partecipa- zione a tutti i momenti della vita. Un ruolo importantissimo può essere svolto in questo senso dalle associazioni, specie dalle associazio- ni regionali che sono quelle che più di tutte richiamano ai valori vissuti. E' in quest'ottica regionale che abbiamo affrontato la politica dei rientri: può fare qualcosa la Commissione, possono fare qualcosa gli Stati membri, ma gran parte di questa politica spetta proprio alle Regioni, perché il reinserimento nella società awiene ad opera delle Regioni o non awiene affatto.

~ Sul piano dell'informazione la Commissio- ne ha fatto alcune proposte che ci paiono abba- stanza imporanti anche se limitate; la predispo- sizione di un manuale che contenga tutte le norme e che sia di facile consultazione; corsi di informazione e formazione per gli operatori

Sono a disposizione dei nostri let- tori le raccolte degli inserti di &o- muni d'Europa> degli anni 82-83-84; si possono richiedere al- la nostra redazione.

sociali; e a questo si potrebbe aggiungere anche un'altra azione rivolta agli emigrati, difficil- mente raggiungibili singolarmente, prevenden- do uno strumento che colleghi le associazioni, per fare opera veramente capillare. Bisogna in- fine ricordare come tutti i paesi di più forte immigrazione abbiano qualche preoccupazio-

ne a considerare sullo stesso piano i lavoratori migranti comunitari e i lavoratori provenienti - dai paesi terzi. Noi riteniamo però che non è attraverso il rifiuto che si risolvono questi pro- blemi, se alcune difficoltà ci sono devono esse- re messe in luce. I cittadini comunitari sono portatori di diritti e di doveri connessi con questa embrionale cittadinanza europea, che agli altri debbono esser estesi via via, specie sul piano della previdenza, dell'assistenza, sul pia- no delle riforme pensionistiche, sulla garanzia del posto di lavoro, sui diritti civili.

I gemellaggi ad Arezzo, la pace e la manifestazione del 29 giugno a Milano

L'incontro che si è svolto ad Arezzo il 22 e 23 febbraio sul contributo che i gemellaggi possono dare ad una politica di pace in una prospettiva europea ha avuto più di un motivo d'interesse. I sindaci e gli amministratori pre- senti hanno giustamente sottolineato, sulla scia della ricca relazione introduttiva di Umberto Serafini, che non è più tempo di gemellaggi di turismo ristretto e generica rapresentanza. Se legami fecondi tra città si devono stabilire, è opportuno che investano i vari aspetti che ca- ratterizzano il presente di centri forti di grandi tradizioni, di istituzioni culturali, di risorse economiche ed ambientali. Perseguire l'obiet- tivo di gemellaggi a costellazione che, dentro l'ambito dell'Europa comunitaria, costruisca- no circuiti permanenti di scambio e collabora- zione tra città è un compito che può dare con- cretezza ad una vera e propria politica di rela- zioni internazionali tra città, facilitando la dif- fusione di una coscienza comune dei problemi e delle difficoltà, contribuendo al confronto delle idee e dei programmi. Del resto le città sono il deposito più alto e riconoscibile di un'Europa che storicamente si è espressa e si esprime nel reticolo di comunità diverse, com- plesse e pur in grado di scoprire ad ogni passo ragioni non effimere di concordia e di conver- genza. Ma approfondire le ragioni che già han- no spinto tante città a tentare con positivi ri- sultati la via del gemellaggio operativo ed isti- tuzionalizzato oggi ha motivi urgenti e politi- camente attuali. Se questi legami tra comunità non vengono concepiti all'insegna di un ana- cronistico eurocentrismo, se il loro contenuto di proposte e di volontà viene esaltato, è natu- rale che si incontrino lungo la strada delle espe- rienze nuove o rinnovate dei gemellaggi, il te- ma della pace e quello dellYUnione europea. E tra i due temi c'è un rapporto profondo. I1 mi- glior contributo che l'Europa e le sue città pos- sono dare alla ripresa, in una fase tesa e cruciale delle relazioni internazionali, di una seria ed efficace trattativa per il disarmo, è proprio un attivo contributo a consolidare nell'opinione pubblica e nelle politiche degli Stati la convin- zione che solo parlando con una voce, risco- prendo i fondamenti della sua autonomia, l'Europa può essere fattore decisivo nella co-

di Roberto Barzanti

tersi perché il progetto di Trattato di Unione europea divenga dimensione di una speranza collettiva significa anche contribuire ad incar- dinare la pace su volontà al riparo dall'incer- tezza delle mosse diplomatiche e delle azioni occulte dei governi. Se - come c'è da augurarsi - il 29 giugno a Milano sfileranno centinaia e centinaia di gonfaloni dei Comuni a dichiarare l'attualità di un disegno che è anche una rispo- sta politica alla crisi drammatica dell'Europa comunitaria ciò sarà la migliore verifica della pertinenza e del valore delle idee che hanno dato e danno sostanza ed incisività ad un euro- peismo vivo, all'altezza dei compiti che oggi più di ieri lo investono.

Sono in preparazione gli Atti del Convegno sui gemellaggi svoltisi ad Arezzo il 22 e 23 feb- braio 1985. Coloro che sono interessati a rice- verli possono prenotarli presso la Provincia di

A A

1 1 struzione di un nuovo ordine mondiale. Bat- Arezzo o presso la nostra redazione.

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magglo 1985 COMUNI D'EUROPA 11

Con l 'appoggio determinante della Regione Puglia e la collaborazione del CINSEDO, 1 'A IC- CRE - sotto il patronato di tutto il CCRE - terrà a Bari (7ecbnopolis) un convegno su "Nuove tec- nologie, Unione Europea, occupazione: un ruolo per le Regionimall'inizio (seconda metà di genna- io) del 1986. Pubblichiamo una Nota con cui L'AICCRE apre fase preparato& del conve- gno, a cui parteciperanno le Regioni italiane ed europee, scienziati uomini delle istituzioni co- munitarie.

I1 ruolo delle Regioni

I1 tema delle tecnologie avanzate è di p n d e attualità e i convegni in merito si moltiplicano, anche affrontando l'ipotesi di uno sviluppo tecnologico nel quadro europeo: minore atten- zione è tuttavia dedicata alla interdipendenza fra applicazione delle tecnologie avanzate e istituzioni economiche e politiche comuni. I1 Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Euro- pa e la sua Sezione italiana sono poi particolar- mente interessati ad analizzare l'incidenza del- le nuove tecnologie sul problema occupaziona- le - verificando comparativamente, fra occu- pazione diretta ed occupazione indotta, quale sia stata la caratterizzazione dei molti milioni di nuovi posti di lavoro, negli anni recenti, in società superindustrializzate come quella ame- ricana - e, più ampiamente, ad analizzare la loro incidenza sul territorio. Sembra anzi al CCRE che si debba verificare globalmente il ruolo delle Regioni europee in una ristruttura- zione tecnologica e produttiva a livello comu- nitario: non si tratta infatti solamente di dotare le Regioni europee delle qualità necessarie per recepire o anche stimolare il processo produtti- vo, ferme tenendo le esigenze dell'accumula- zione di capitale e della bilancia dei pagamenti comunitari verso l'esterno, ma di rendere le Regioni stesse protagoniste di un processo che possono e debbono contribuire a orientare in varii suoi aspetti. Le Regioni hanno assetto giuridico assai vario nella Comunità (per la Germania federale coi Laender ci troviamo di fronte a veri Stati federati), ma comunque a noi interessa la loro struttura democratica e la loro capacità - per ampiezza e competenze - di intervenire nel coordinamento di sviluppo economico e sistemazione del territorio. Ebbe- ne, le Regioni europee debbono contribuire al- la stessa scelta delle nuove tecnologie - vor- remmo più in generale poter dire: alla stessa determinazione del modello europeo di svilup- po -, tenendo sempre presenti, accanto ai pro- blemi del lavoro e dell'insediamento umano, quelli della necessità di sostituire processi at- tuali di sviluppo forsennato, distruttivo del- l'ambiente, con una tecnologia che avanzi in funzione della sopravvivenza del sistema uo- mo-società-biosfera: in tal senso, per fare un

guidata partendo da un vigile controllo del ter- ritorio (agricoltura, scarichi urbani e industria- li, inquinamento atmosferico).

Politica del lavoro e assetto del territorio

D'altra parte la creazione di unlEuropa alla testa delle tecnologie avanzate e pienamente di- sponibile per una società post-industriale è una scommessa non facile: occorre vincere resisten- ze e timori, passare dall'Europa battezzata re- centemente dei «due terzi» (due terzi di occu- pati, poco disponibili alle novità, e un terzo di disoccupati stabili, sottoccupati, emarginati) all'Europa di tutti. I1 mondo delle autonomie e quello del sindacato saranno disponibili nel non difendere i vecchi (e insufficienti) posti di lavoro in settori ormai non competitivi, se c'è un programma per gestire democraticamente, col loro concorso, il momento crudo della ri- strutturazione economica, del passaggio dallo statu quo delle politiche nazionali di sviluppo alla dinamica europea, con momentanea, pre- vedibile nuova disoccupazione tecnologica per le categorie più deboli e impreparate o destina- te a perdere una sopportabile staticità per un cambiamento migliorativo ma rischioso. Oc- corre procedere, sia su scala comunitaria che regionale, a una ri~r~anizzazione del lavoro, passare dalla stagione del Fondo Sociale euro- peo a quella delle Agenzie regionali del lavoro coordinate a livello comunitario: bisogna infat- ti inventare gli istituti per gestire una politica che renda più flessibile l'offerta di lavoro, at- traverso la differenziazione di contratti e di tempi, e moltiplicando le occasioni per i capaci

e i volenterosi. Anche provvedimenti come la diminuzione dell'orario di lavoro su scala co- munitaria vanno visti in un quadro globale: se non devono essere un ~alliativo per rinviare il problema capitale della ristrutturazione econo- mica sovranazionale, essi debbono coincidere col momento più difficile della ristrutturazio- ne, che è volta in prima istanza a riacquistare competitività in campo.internazionale.

Va da sé che nella ristrutturazione economi- ca comunitaria le Regioni hanno direttamente un compito attivo in modo particolare in quanto essa comporta un mutamento radicale nell'insediamento umano (produttivo e abitati- vo): è scontato, per fare l'esempio classico, il rapporto tra urbanistica (o Raumordnung) e te- lematica. Inoltre nella crisi indubbia dello Sta- to assistenziale non va coinvolta l'esigenza irri- nunciabile per gli europei di uno Stato sociale: in una società in cui, avanzato e non, il terzia- rio diviene sempre di più il settore del massi- mo impiego - in questo senso si può parlare, senza eccessiva enfasi, di società post-industria- le - è promettente affidare alle Agenzie regio- nali del lavoro la ricerca e l'organizzazione dei cosiddetti posti di lavoro fuori mercato. Non finanziare - dunque - produzioni parassitarie e disoccupazione, ma investire in servizi vòlti, anche capillarmente, a risparmiare ingenti co- sti sociali per i danni inferti agli uomini e al- l'ambiente dalla sfrenata produzione o da un non corretto insediamento umano, ma anche da mancata o inadeguata prevenzione nei cam- pi sanitario, geologico, ecc. ecc.. Inoltre entra- re in competizione con USA e Giappone non significa copiarne le non rare degenerazioni consumistiche: non saranno pertanto mai pa- rassitari i posti di lavoro creati per organizzare il tempo libero a fini di cultura, per aumentare l'età scolastica obbligatoria, per incrementare la ricerca scientifica fondamentale e disinteres- sata, e via dicendo. In questo quadro saranno accettabili i sacrifici e i tagli nel «benessere ma- teriale,, necessari per l'accumulazione di capi-

esempio essenziale, la rivoluzione biotecnolo- (la foto è stata ripresa dalla rivista Agora, organo del Bureau int~~ouvernarnental pour l'infonati- gica in corso offre infinite possibilità, ma va q ~ e )

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COMUNI D'EUROPA maggio 1985

tale, gli investimenti, le innovazioni. Qui sarà bene notare, per memoria, che respingiamo un'accumulazione europea che continui a con- tare in qualche modo, direttamente o indiretta- mente, sullo scambio ineguale o comunque sullo sfruttamento di aree deboli del mondo e sul mercato internazionale delle armi.

Pensiamo che su questo panorama si può im- postare un contributo ad una visione concreta, non retorica di comunità tecnologica europea e di Europa delle Regioni, una Europa autenti- camente «comunitaria», con gli obiettivi simul- tanei di una produzione competitiva, di una riduzione al minimo della disoccupazione e di una costante cura della qualità di vita. Natural- mente per non uscire da questa prospettiva bi- sogna tener fermi alcuni punti, che elenchia- mo.

Produzione e territorio

Fare una politica europea delle tecnologie avanzate significa saper realizzare l'intero ciclo che va dalla ricerca all'utilizzazione nel terzia- rio. Oggi, per la mancanza di un Potere politi- co europeo che dia garanzie di stabilità politi- ca, offra una moneta unica, una fiscalità armo- nizzata, elimini le politiche contraddittorie delle commesse pubbliche di singoli, impotenti Stati nazionali, ecc. ecc., si moltiplicano gli ac- cordi fra industrie nazionali dell'Europa e in- dustrie giapponesi o americane: in realtà ci si affida a multinazionali extraeuropee o, comun- que, apolidi, si opera un divorzio fra impresa e territorio, si rischia di annullare l'efficacia del- la democrazia regionale e sindacale: insomma si sta creando una economia europea non in- ternazionalizzata, ma più precisamente colo- niale. Urge dunque la realizzazione dell'unio- ne Europea, economica e politica, come pro- gettata e proposta dal Parlamento Europeo (14 febbraio 1984): essa permetterà fra l'altro di su- perare l'aberrazione di un MEC a direzione in- tergovernativa, cioè in concreto una serie di accordi o compromessi per singoli settori eco- nomici, senza strategia intersettoriale, il che genera il massimo dell'antieconomicità e del- l'ingiustizia (o Stati nazionali sovrani e prote- zionisti o Federazione europea: il compromes- so di una economia confederale alla lunga non ha senso, e difatti la CEE è in una impasse di tutta evidenza). È assurdo che la Comunità chieda alle Regioni, prima di coinvolgersi fi- nanziariamente, programmi integrati e coeren- ti, mentre essa non ubbidisce a un governo economico, anzi non è affatto governata: pre- tendere di costruire la Comunità europea tec- nologica e proiettarla sulle Regioni, mentre le altre politiche settoriali vanno ciascuna per suo conto, significa creare il caos sul territorio. Le Regioni hanno bisogno di un governo euro- peo. A questa esigenza di base fa riscontro quanto affermato (con quel che subito segue) dalla massima autorità monetaria italiana nella sua relazione annuale (1985): «La realizzazione della costruzione comunitaria segna da troppi anni il passo: è mancata la capacità di definire e rendere operativi assetti istituzionali e proce- dure decisionali atti a completare la creazione di un mercato europeo dei fattori della produ- zione e dei prodotti*.

Una autentica politica regionale comune

Inoltre l'Europa comunitaria (Trattati di Pa- rigi e di Roma) ha fatto a suo tempo suoi i principi informatori della Legge fondamentale della Germania di Bonn (*mantenimento e tu- tela dell'uniformità delle condizioni di vita nel territorio federale»), pur avendo istituzioni in- sufficienti e strutture inadeguate per attuarli pienamente: orbene, parallelamente a una grande rivoluziorie economica e sociale (impli- cita nell'assunzione piena di tutte le nuove tec- nologie), la costruzione europea dovrà assume- re un assetto pre-federale (in qualche modo già contemplato dal famoso rapporto McDougall) a tutti i livelli: l'esempio, appunto, della Ger- mania federale ci deve indurre a riflettere e a superare, per il Mezzogiorno d'Europa e per tutte le aree periferiche o in difficoltà di svilup- po, gli esclusivi interventi straordinari del tipo classico della Tennessee Valley Authority (o i più modesti pannicelli caldi - a posteriori, do- po aver incautamente favorito uno sviluppo a più velocità - rappresentati dai fondi «assi- stenziali~ comunitari). Anche i suggerimenti dell'OCSE e della scuola di Ancona (Giorgio Fuà) sullo «sviluppo tardivo» dovranno servire per l'eccezionalità. Occorrerebbe di regola te- ner presente nell'unione europea la filosofia politica che informa uno strumento ordinario della Germania occidentale, cioè il federalismo fiscale, verticale e orizzontale. Esso permette, fra l'altro, di rispettare quanto l'auto- nomia fiscale degli enti territoriali democratici (stimolandone altresì il senso di responsabi- lità), ma nello stesso tempo aziona lo scatto automatico di quella solidarietà, che nell'àmbi- to comunitario chiameremmo meglio giusti- zia, in quanto un mercato unico porta vantaggi a tutti, ma certamente vantaggi maggiori ai più forti e ai ricchi, mentre uno sviluppo di- storto non giova a nessuno, perché l'efficienza di ciascuno - anche del debole e del povero - è l'efficienza e il bene comune di tutti. In vista di una Europa competitiva e post-industriale occorre permettere veramente a tutti i singoli territori di partecipare a parità di premesse allo sviluppo. Naturalmente le istituzioni politiche comuni ed effettivamente sovranazionali sono le uniche che garantiscano la solidarietà, ma anche il controllo, poiché diritti e doveri non possono essere a senso unico.

Nord e Sud

Per debito di chiarezza non possiamo trascu- rare di sottolineare con forza che, proprio quando il baricentro della Comunità europea si è spostato - con le nuove accessioni - più a Sud e si chiede ai consociati centro e nord europei di affrontare equamente la questione Nord-Sud all'interno della Comunità, noi ve- diamo profilarsi di nuovo, aspra, la stessa que- stione all'interno di singoli Paesi (per es. 1'Ita- lia). Sembra talvolta di riascoltare in Italia le polemiche degli anni Cinquanta tra i seguaci della nota economista unordista» Vera Luz e i emeridionalistim. È stato scritto recentemente che, con le tendenze in atto, nel 1990 i quattro

quinti della disoccupazione nazionale saranno concentrati nell'Italia meridionale: all'attuale crisi occupazionale, indiscutibile, di Regioni italiane del Nord industriale (come di tutte o quasi le Regioni europee a forte industrializza- zione) farebbe seguito scarsità di manodopera. Ma - si è ancora osservato - una ripetizione dell'emigrazione di massa, dal Sud al Nord, de- gli anni Sessanta avrebbe costi impensabili. Spostamento, quindi, al Sud dell'asse del no- stro sviluppo (e analogo spostamento da Nord a Sud Europa)? Non è problema da affrontare con tesi prefabbricate, ma va certamente af- frontato, perché la rivoluzione tecnologica eu- ropea deve avere anche riferimenti spaziali: tutte le Regioni - sottosviluppate, in crisi o surchargées - si debbono confrontare su que- sto problema. Occorre per altro tenere presen- te, ad evitare posizioni conservatrici o corpora- tive, quel che ha rilevato recentemente uno studioso francese, ossia l'enorme costo della non-Europa (ovvero di un'Europa intergover- nativa perennemente in panne). D'altra parte è solo facendo chiarezza sul problema Nord-Sud che potrà poi parlarsi delle politiche comuni dell'unione europea, del loro coordinamento e della loro proiezione sul territorio. Solo così, d'altro canto, potrebbe parlarsi strategicamen- te di una politica regionale comunitaria (ove la democraticità sarebbe data dalla consultazione a priori delle Regioni): ben altra cosa è l'attuale politica regionale a posteriori, destinata ad of- frire solo palliativi agli squilibri territoriali, che un mercato comune «intergovernativo» tende a moltiplicare. In ogni modo, se da un canto occorre far proprie le preoccupazioni «nordiste» per una politica assistenziale che prescinde dalla resa economica (ma la politica corporativa di appoggio a produzioni sene- scenti e senza awenire è di tutte le latitudini), conviene riflettere sulla massima generale, che noi parafrasiamo dalla sentenza di una autorità economica: <la questione meridionale si ripro- pone quale snodo decisivo del progresso eco- nomico e civile dell'intera società europea».

Obiettivi del convegno e del CCRE

Un convegno così complesso come quello qui delineato non potrà procedere che per in- dividuazione paziente di tutti i problemi, con- fronto di scenari alternativi e di ipotesi di lavo- ro, tentativo di scoprire convergenze e messa in evidenza delle soluzioni in conflitto radica- le. I1 Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa e la sua Sezione italiana sono d'awi- so che potrà avere grande utilità questo primo confronto globale - vòlto soprattutto, come deve fare il politico e l'amministratore, a tener conto di tutte le interdipendenze -, senza na- scondere la loro ambizione di far sortire dal convegno stesso (a cui dovrebbero partecipare varie Regioni di tutta la Comunità, studiosi di politica economica e sociale che notoriamente ispirano i principali gruppi politici, imprendi- tori aperti alle nuove tecnologie e sindacalisti <europei») comitati stabili che, con l'ausilio del CCRE, continuino ad approfondire le singole soluzioni e siano poi in condizione di avanzare proposte operative.

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maggio 1985 COMUNI D'EUROPA

opinioni

L'Europa fra eureka e strategic defence initiative di Dario Velo

I1 recente vertice di Bonn dei sette paesi più industrializzati del mondo si inserisce nel «nuovo corso,, inaugurato a Williamsburg due anni or sono. Prima di quella data, i vertici avevano avuto prevalente carattere economi- co; a fronte della crescente interdipendenza delle economie, essi sono sorti come strumen- to per ricercare il coordinamento delle politi- che congiunturali e per awiare i negoziati ne- cessari per sostenere il libero scambismo.

I1 vertice di Williamsburg ha segnato una svolta, in quanto per la prima volta la discus- sione si era concentrata in misura rilevante sui temi della sicurezza. In effetti, contenuto es- senziale del comunicato finale era stata l'accet- tazione da parte dei paesi partecipanti del prin- cipio di un pieno dispiegamento dei missili americani sul teatro europeo. In questo modo, la decisione sugli euromissili, che in ultima istanza concerneva Italia e Germania, era stata ratificata anche dal Giappone e dalla Francia, che non fanno parte della NATO.

Nel confronto di forza fra le due superpo- tenze, sembra che non rimanga spazio per i non-allineamenti: tutti gli alleati sono stati chiamati a sostenere la leadership statunitense.

Questa richiesta di sostegno ha preso la for- ma, nel vertice di Bonn, di una proposta di partecipazione al finanziamento della Strategic Defence Initiative reaganiana. I1 problema ha aspetti politici, militari, tecnologici; tutti que- sti aspetti sono rilevanti e vanno considerati ma non sfugge come il quadro generale di rife- rimento sia un disegno unitario, centrato sull'i- niziativa statunitense per il rafforzamento del- la propria leadership.

I1 primo aspetto che deve essere valutato è se le «guerre stellari,, riducano o aumentino i ri- schi di conflitto a cui è esposta l'Europa.

L'evoluzione della strategia militare atlanti- ca in questo dopoguerra ha reso sempre più vulnerabile il nostro continente.

Nell'immediato dopoguerra gli Stati Uniti, grazie al monopolio della bomba atomica pri- ma, della bomba H dopo, potevano minacciare la rappresaglia nucleare in caso di attentato da parte sovietica alla sicurezza degli alleati euro- pei; questo periodo è stato caratterizzato dalla teoria della amassive retaliation,,. Ma, con l'e- quilibrio nucleare istauratosi alla fine degli an- ni '50, si è fatta strada la strategia della aflexible response,,; secondo questa teoria, la risposta doveva essere proporzionata alla natura e gra- vità dell'attacco. La risposta nucleare è diventa- ta l'«extrema ratio,, a cui fare ricorso quando ad essere investita dall'attacco fosse la potenza leader. Questa evoluzione strategica si com- prende; è nella natura dei rapporti internazio- nali che il paese leader non si offra all'olocau- sto nucleare per proteggere l'alleato. Ma per l'Europa ciò significava essere esposta al ri- schio di una guerra convenzionale; per il vec- - chi0 continente le conseguenze di una guerra convenzionale combattuta sul proprio territo-

rio sarebbero altrettanto devastanti di quelle di un conflitto nucleare.

La prospettiva delle guerre stellari probabil- mente riduce il rischio che le due super poten- ze si distruggano a vicenda, e probabilmente abbassa il rischio stesso di un ricorso all'arma nucleare. Rimane irrisolto invece il problema della sicurezza europea, che è anzi aggravato dalle crescenti tensioni fra i due blocchi.

La sicurezza dell'Europa è collegata alla di- stensione, e quindi al superamento del bipola- rismo verso la creazione di un ordine multipo- lare. In questo quadro si colloca l'interesse de- gli europei per l'affermazione di un nuovo or- dine economico e monetario internazionale. In questo stesso quadro si colloca l'interesse dell'Europa a contrastare qualsiasi progetto che rafforzi il bipolarismo, aggravi le tensioni nel mondo, cristallizzi gli schieramenti.

L'essere stati chiamati a co-finanziare nuove strategie difensive, impone agli europei di valu- tare con la massima attenzione le motivazioni e le conseguenze delle crescenti spese militari statunitensi.

La causa più diretta della crisi della distensio- ne è costituita dalla politica dell'unione Sovie- tica. Essa tende a congelare il sistema bipolare sancito a Yalta, ostacolando l'emergere della Comunità a occidente e della Cina a oriente. L'URSS si è dimostrata pronta a estendere il proprio impero, anche a prezzo di aggressioni militari dirette (Afghanistan) o per interposta persona (Cuba, Vietnam). Essa inoltre da anni conduce una politica di riarmo continuo, che ha ribaltato a suo vantaggio l'equilibrio con il blocco occidentale, nel settore degli armamen- ti sia nucleari che convenzionali.

La crisi della distensione e dei rapporti inter- nazionali deriva però anche dai limiti della po- litica statunitense. Di fronte alla politica sovie- tica, gli Stati Uniti stanno ricercando una ri- sposta di puro contenimento militare. Questa tendenza è stata accentuata dalla attuale ammi- nistrazione, che sta perseguendo il recupero della superiorità militare americana.

Questo obiettivo porta a subordinare i rap- porti Nord-Sud alla logica del confronto Est- Ovest e costringe a sostenere i regimi rea- zionari purché antisovietici.

Di fronte a questo quadro, la Comunità eu- ropea ha finora svolto un ruolo del tutto inade- guato rispetto alle proprie possibilità. Spetta all'Europa interrompere l'involuzione milita- rista dei rapporti internazionali, rilanciando la distensione e promuovendo la cooperazione internazionale.

Le spese militari hanno, nelle moderne eco- nomie industrializzate, una importante ricadu- ta sullo sviluppo economico e tecnologico. La realizzazione della S.D.I. pone in discussione un progresso tecnologico rilevantissimo; sia sufficiente ricordare che il progetto prevede commesse per ricerca alle Università statuni- tensi per circa 20 miliardi di dollari nei prossi- mi dieci anni.

Di fronte ai progressi della tecnologia ameri- cana e giapponese negli ultimi anni, e di fronte agli investimenti programmati dall'ammini- strazione Reagan, gli europei non possono illu- dersi sulle possibilità delle strategie nazionali fino ad oggi adottate.

I1 progetto Eureka presentato dal Presidente Mitterrand ha il merito di avere posto gli euro- pei di fronte all'alternativa fra partecipare al programma statunitense o varare il progetto autonomo europeo.

Dal punto di vista economico, la scelta chia- ma in causa considerazioni di ordine imprendi- toriale e pubblico. I1 riferimento al ruolo del- l'imprenditore è essenziale; per colmare il ri- tardo tecnologico europeo non è sufficiente realizzare un «pool» di risorse diretto da un'a- genzia pubblica, ma è necessario mobilitare imprenditori in grado di raggiungere una posi- zione di leader a livello mondiale con i propri prodotti.

Certamente a molte imprese europee po- trebbe convenire, oggi, partecipare al progetto statunitense, alleandosi alle aziende d'oltreo- ceano più avanzate e traendo profitto dalla ca- pacità delle autorità americane di alimentare progetti a medio-lungo termine.

Ove si consideri l'interesse generale euro- peo, è certo che una scelta di tale portata è destinata a ripercuotersi sullo sviluppo econo- mico. I1 settore delle costruzioni aero-spaziali è uno dei campi decisivi in cui si gioca il futuro dei sistemi economici avanzati. La cooperazio- ne europea ha consentito di ottenere, nel setto- re aero-spaziale, significativi successi (Airbus, Arianne, etc.): ciò di per sé dimostra che il pro- getto Eureka è possibile, non solo necessario.

L'alternativa fra S.D.I. ed Eureka pone in gioco i rapporti economici che potranno svi- lupparsi fra Stati Uniti e Europa; l'opzione a favore del progetto americano si colloca nella prospettiva di una collaborazione subordinata, mentre l'orientamento a favore di Eureka è in grado di rafforzare la capacità dell'industria eu- ropea di porsi in posizione di collaborazione paritetica con le imprese statunitensi e giappo- nesi.

Spetta all'operatore pubblico conciliare il mercato e l'interesse generale. Spetta cioè all'o- peratore pubblico garantire le condizioni ne- cessarie perché l'imprenditorialità possa realiz- zarsi, orientandosi verso scelte coerenti con l'interesse generale.

Una politica industriale moderna è realizza- ta manovrando poche grandi commesse, o co- munque incidendo su punti cruciali, in grado di orientare lo sviluppo.

I1 progetto Eureka ha questa valenza. I1 pro- blema è accertare quali condizioni siano neces- sarie per la sua realizzazione.

L'alternativa fra la partecipazione europea alla S.D.I. e il varo di Eureka pone in discussio- ne il molo che l'Europa può svolgere a livello mondiale.

La condizione europea per rendere pratica- bile questa alternativa è il rafforzamento delle autorità comunitarie, con l'attribuzione di un potere esecutivo sufficientemente autorevole per garantire l'unità del mercato.

La Comunità potrà contribuire alla disten- sione e prendere in mano il proprio stesso de-

(Continua apag. l > )

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Autonomie locali e regioni in Europa

Verso un rafforzamento del ruolo dei sindaci in materia forestale ?

Un progetto di legge sulla foresta sarà esami- nato dal Parlamento nella sessione di primave- ra. Obiettivo primario del progetto è di per- mettere una migliore valorizzazione della fore- sta francese. Ma sono anche previste disposi- zioni per meglio organizzare Nordinamento fondiario forestale o per consentire ai sindaci di intervenire più direttamente quando è ne- cessario, ad esempio per la difesa contro gli in- cendi. I Comuni forestali proprietari di foresta non sono dunque i soli toccati da questo pro- getto di cui ecco una rapida analisi.

La politica forestale resta di competenza del- lo Stato. Tuttavia saranno emanati orienta- menti regionali, stabiliti dal ministro dell'hgri- coltura previo parere del Consiglio regionale.

di interesse generale. I1 nuovo testo prevede che le collettività potranno ugualmente ordi- nare" questi lavori facendo partecipare alle spe- se sostenute le persone che hanno reso necessa- ri i lavori stessi o che vi avevano interesse. Inoltre l'elenco di questi lavori sarà nuova- mente definito soprattutto per l'introduzione di lavori di allestimento forestale. Infine, il programma dei lavori sarà deciso dalla colletti- vità e non dal ministro o dal suo rappresen- tante.

Un altro asse portante di questo progetto di legge è l'instaurazione di un ordinamento fon- diario forestale. Sono previste disposizioni par- ticolari per permettere scambi fondiari tra pro- prietari forestali tenendo conto delle particola-

Questa politica-forestale congloberà l'organiz- zazione generale della produzione come pure lo sviluppo delle industrie del legno. Misure di decentramento permetteranno ai rappresen- tanti dello Stato che agiscono nella regione di stabilire la regolamentazione del taglio dei bo- schi e delle foreste nell'ambito territoriale di collettività ed enti morali senza far ricorso a ordinanze ministeriali. Gli aiuti dello Stato saranno rivolti alle foreste che presentano le migliori garanzie di buona gestione: foreste pubbliche sottomesse al regi- me forestale e foreste private che saranno dota- te di semplici piani o regolamenti di gestione.

La principale modifica riguardante il taglio BANCA NAZIONALE DEL LAVORO

della foresta sottoposta al regime forestale per- BANCA NAZIONALE DEL LAVORO

metterà all'ufficio nazionale delle foreste di procedere ad operazioni di taglio in monopo- lio. Inoltre il regime speciale dei dipartimenti del Basso Reno, dell'hlto Reno e della Mosella viene modificato ed esteso a tutta la Francia. I boschi da tagliare, i cui prodotti sono venduti a taglio effettuato, saranno amministrati a scel- ta della collettività sia in monopolio, sia attra- verso la mediazione di un'impresa che rispon- de a determinate disposizioni. Le sessioni di vendita di prodotti lavorati provenienti dalla foresta di un comune saranno presiedute dal sindaco assistito dal rappresentante dell'ONF.

Le condizioni di consegna dei tagli di legna ai fini del legnatico e le modalità di taglio, al- lorché la divisione dei boschi si effettua prima del taglio, sono ridefinite dal progetto in modo da rafforzare il ruolo del consiglio municipale. 2 Pieni poteri per le opere di interesse genera- le

Oltre ad alcune disposizioni riguardanti i co- muni proprietari di foreste ed oltre a quelle relative alla gestione della foresta privata, tutti i sindaci sono direttamente interessati da qual- che altra modifica legislativa prevista in questo testo.

I1 Codice rurale prevede attualmente che i dipartimenti, i comuni come anche i gruppi di queste collettività nonché i sindacati misti so- no autorizzati ad eseguire ed a farsi carico di alcuni lavori aventi un carattere di urgenza o

BANCA NAZIONALE DEL LAVORO U N GRUPPO DI RILIEVO INTERNAZIONALE CON 25.000 DIPENDENTI

IN IiAUA 399 PUNTI OPERATIVI 9 SEZIONI DI CREDITO SPECIALE 4 AZIENDE BANCARIE PARTECIPATE - - ~-

40 SOCIETÀ PARTECIPATE NEL SETTORE DEI SERVIZI PARABANCARI

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COMUNI D'EUROPA

rità dello sfruttamento forestale: natura dei po- polamenti, produttività dei terreni, ecc.

Entro queste linee di ordinamento fondiario forestale i Safer potranno intervenire alle stesse condizioni di un centro agricolo.

Libera iniziativa contro gli incendi

Infine, nuove disposizioni fondate sull'ordi- namento agricolo e forestale tendono a meglio organizzare lo spazio rurale in tutti i casi in cui agricoltura e foreste sono in concorrenza. Scambi di terreni boscosi, da rimboscare e non boscosi permetteranno, ad esempio, di limitare i rimboschimenti disordinati di piccoli appez- zamenti abbandonati dagli agricoltori di alcu- ne regioni.

La terza ed ultima parte di questa legge favo- risce la protezione e la polizia della foresta; condizioni di autorizzazione di dissodamento e rivalutazione delle imposte di dissodamento riguardanti i privati. Infine, i sindaci delle re- gioni mediterranee vedono rafforzato il loro ruolo in materia di protezione contro gli in-

Taccuino (Continua & pag. 8)

Riunita a Roma la commissione poli- tica

Si è riunita a Roma dal 22 al 24 maggio, sot- to la presidenza dell'on. Formigoni, la com- missione politica del Parlamento Europeo. I1 giorno 23, in un incontro con la commissione, il ministro degli Esteri on. Andreotti ha riferi- to di aver scritto al Presidente del Parlamento Europeo, Pflimlin, per esporgli le linee princi- pali dell'atteggiamento che il governo italiano intende assumere in occasione del Consiglio europeo di Milano del 29 e 30 giugno sul rilan- cio della Comunità. Per parte loro, l'on. Cas- sanmagnago, vice presidente del Parlamento Europeo, e l'on. Formigoni hanno espresso il proprio sostegno all'iniziativa italiana affinché al Consiglio europeo di Milano si giunga senza indugi alla convocazione di una Conferenza intergovernativa che, come previsto da An- dreotti, presenti le proprie conclusioni entro il prossimo mese di novembre. Tra l'altro l'on. Formigoni, riferendosi ad un ulteriore argo- mento toccato da Andreotti, ha dichiarato: «Concordo con il parere espresso dal ministro Andreotti che il progetto Eureka sia un pro- getto indispensabile per lo sviluppo dell'Euro- pa ... siamo in presenza di qualcosa che non può essere rimandato, perché un rinvio si tra- durrebbe semplicemente in un ulteriore distac- co dell'Europa dai paesi terzi tecnologicamen- te più avanzati ... non si deve prefigurare una conflittualità tra alleati in questo campo, ma semplicemente due diversi modi di partecipare ad un comune progetto». La commissione po- litica, al termine dei suoi lavori, ha adottato un rapporto della on. Ien van den Henvel sui di- ritti dell'uomo nel mondo e sulla politica co- munitaria in materia di diritti dell'uomo.

Nuovi orientamenti 1986-88 del FSE Concentrare in modo migliore l'azione del

Fondo sociale europeo in quelle regioni ed in quei settori nei quali il suo intervento è più necessario ed efficace. Associare più stretta-

cendi: essi potranno assumere l'iniziativa dei necessari lavori di taglio e di allestimento, ren- dere obbligatorio lo sfrondamento per i pro- prietari e, ove necessario, provvedervi d'ufficio dopo l'intimazione fatta al proprietario ed a spese di quest'ultimo.

Nello stesso modo, il potere dei sindaci vie- ne particolarmente rafforzato per la messa in opera di lavori di risistemazione dei terreni in montagna, lavori per i quali essi potrano pari- menti prendere l'iniziativa.

La presentazione degli orientamenti di que- sto testo di progetto di legge sta a significare nello stesso tempo un movimento di decentra- mento dei poteri dello Stato, del ministero ver- so i rappresentanti regionali ed un accresci- mento del potere d'iniziativa dei sindaci.

I rappresentanti della commissione dei co- muni rurali dell'AMF saranno chiamati a dare il loro parere su questo progetto di testo legi- slativo.

(Questo articolo è stato tratto dalla rivista ~Départements & Communess del m a n o 1985)

mente il Fondo all'ammodernamento ed alla ristrutturazione industriale ed alle nuove tec- nologie. Migliorare la qualità dei progetti che possono beneficiare del contributo del Fondo sociale europeo. Sono questi gli obiettivi prin- cipali che la Commissione ha evidenziato ap- provando, su proposta del Sig. Sutherland, i nuovi orientamenti del Fondo sociale che do- vranno disciplinare i suoi esercizi finanziari per il 1986, 1987 e 1988. Detti orientamenti sono inoltre caratterizzati da criteri di selezio- ne molto più severi e rigidi di quelli precedenti affinché il Fondo possa far fronte all'aumento massiccio, tanto numerico quanto finanziario, delle domande di sovvenzione presentate al Fondo dagli Stati membri. In effetti, il divario tra le domande ed i mezzi finanziari disponibi- li si è bruscamente ampliato. Mentre il bilancio del FSE è diminuito dal 1983 al 1984 (da 1.947 milioni di ECU a 1.902 milioni di ECU) ed è aumentato solo lievemente dal 1984 (fino a 2.010 milioni di ECU), l'importo totale delle domande è passato da 3.180 milioni di ECU nel 1983 a 3.440 milioni di ECU nel 1984 e a 4.998 milioni di ECU nel 1985. Dal 1983, il bilancio è pertanto aumentato del 6% mentre l'importo delle domande ha registrato un in- cremento superiore al 57%. I1 numero delle do- mande è passato da 752 nel 1983 a 4.785 nel 1985 con un aumento percentuale superiore al 600%. Tale evoluzione rispecchia il crescente ricorso al finanziamento comunitario dovuto, in particolare, all'aumento della disoccupazio- ne che nella Comunità è raddoppiata dal 1980, per raggiungere oggi un tasso pari al 12%

Esaminati gli aiuti regionali Gli aiuti regionali che cercano di rimediare

alle cause delle distorsioni di concorrenza fra le diverse regioni e sono graduati in funzione del- l'intensità dei problemi regionali non creano disparità nelle condizioni di concorrenza bensì, quando siano opportunamente modula- ti, costituiscono degli strumenti atti a correg- gere efficacemente le distorsioni di concorren- za esistenti. Questa è la premessa da cui parte

L'organo della sezione olandese del CCRE.

una relazioni informativa adottata all'unani- mità dal Comitato economico e sociale. Delle distorsioni di concorrenza possono essere inve- ce facilmente provocate dagli aiuti concessi a singoli settori o comparti economici. Essi de- vono essere pertanto forniti a titolo del tutto eccezionale evitando qualsiasi pregiudizio alle condizioni degli scambi intracomunitari. Il Comitato raccomanda pertanto alla Commis- sione di applicare in modo flessibile le di- sposizioni degli articoli 92 e 93 del Trattato (compatibilità degli aiuti concessi dagli Stati con le regole della concorrenza). Secondo il Comitato economico e sociale i Trattati di Ro- ma non tengono conto a sufficienza dell'im- portanza che la politica regionale riveste per l'integrazione europea e la creazione di un'u- nione politica. Malgrado la chiara presa di po- sizione contenuta nel preambolo, alla politica regionale non è stata riconosciuta tutta l'im- portanza che le spetta. Non si può rimediare a tale carenza trattando gli aiuti regionali conte- stualmente alle regole di concorrenza: ciò com- porta anzi ulteriori difficoltà.

L'Europa fra eureka e strategic defence initiative (Continua & p g . 13)

stino solo se saprà dotarsi di un governo euro- peo capace di completare l'integrazione econo- mica, orientare le forze innovatrici del mondo produttivo, avviare la realizzazione di una di- fesa autonoma dell'Europa. Questo progetto è realistico, in quanto corrisponde all'azione co- stituente intrapresa dal Parlamento Europeo.

In questo quadro assumono grandissima im- portanza le tappe intermedie in direzione della difesa europea, dell'unione economica e quindi del controllo europeo sulle scelte strategiche per il futuro dell'Europa. Queste iniziative, co- me Eureka in primo luogo, rendendo manife- sta la volontà della Comunità di procedere ver- so l'unione, rafforzerebbero in modo imme- diato e decisivo la capacità europea di svolgere un efficace ruolo autonomo, contribuendo a una evoluzione positiva del quadro internazio- nale.

Page 24: 1- il programma della manifestazione XXXIII Numero 5.pdfdal quartiere alla regione Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 -00187 Roma per una Comunità europea federale ANNO XXXIII -N.

16 COMUNI D'EUROPA maggio 1985

Sono stati pubblicati, i n questi giorni, gli atti del XII Congresso del Movimento fedwalista europeo (MFE), che si è svolto a Cagliari dal 2 al 4 dicembre 1984, con la parola d'ordine aUnione europea subtto (pw la pace, per la liberazione del- le comunità locali, per lo sviluppo del Terzo Mondo, per una nuova politica del lavoro)». ~ C O - muni d'Etrropa» ha giù pubblicato un ampio commento, a firma del suo direttore, Umberto Swafini, presidente dell'AICCRE come .Inserto» al n. 2jèbbraio 1985, al quale rimandiamo. Qui di seguito, riportiamo la parte finale della presen- tazione degli atti.

Il Trattato d'Unione venne, come noto, appro- vato a larga maggioranza dal Parlamento Euro- peo il 14jèbbraio 1984. I1 Parlamento italiano non esitava a far conoscere la prop/ia disponibt- lità alla ratifica. I1 24 maggio dello stesso anno, con lo spettacolare discorso di Mitterrand a Stras- burgo, cadeva la pregiudiziale francese contro ogni riforma delle istituzioni. Il Consiglio euro- peo di Fontainebleau apriva una nuova fase in- terlocutoriu di studio tra i governi sul problema dell'unione, una fase intesa, in ogni caso, a tene- re aperto il processo e, possibilmente, a rafforzare il fiorite dei paesi favorevoli. Risultava immedia- tamente evidente che gli sviluppi che Fontaine- bleau avrebbe avuto sarebbero dipesi dal processo politico generale. Il MFE era chiamato dunque a una mobilitazione che avrebbe potuto rivelarsi decisiva e che comunque avrebbe concorso a im-

pedire che l'iniziativa del Parlamento Europeo finisse per perdersi nelle morte gore di una conjè- renza intergovernativa, nelle intese diplomati- che, nei compromessi al livello più basso, in altre parole, in iniziative che avrebbero finito per sna- turare completamente il progetto di trattato e per privarlo di ogni contenuto innovativo

Il XII Congresso del MFE, che si tenne a Ca- gliari nei giorni 2, 3 e 4 dicembre 1984, muove- va da questa presa di coscienza e il suo primo risultato deve considerarsi l'Appello agli Europei, con cui si promuoveva una mobilitazione di lar- go respiro in vista di una grande manifestazione di piazza da tenersi a Milano il 29 giugno in occasione del Consiglio europeo al termine del semestre di presidenza italiana della Comunità, con lo slogan aun milione di cittadini in piazza per l'unione europea». Il rapporto, redatto per iscritto dal presidente del1 MFE Mario Albertini prima del Congresso e pubblicato in questo volu- me, inquadra teoricamente questa mobilitazione e sottolinea adeguatamente il signftcato politico di questo appello. Cosi come la seconda parte del rapporto morale, presentato dal segretario gene- rale, ne analizza la praticabilità.

Questo appello non era, va da sé, sufficiente. Cosi come a Bologna, il Movimento ritenne di non potersi esimere dall'interrogarsi sulla natura della fona adeguata a sostenere un compito così difficile, sugli strumenti idonei a farla crescere, sull'azione indispensabile a impegnarla sul terre- no strategico. Anche di questa riflessione si ritro- va ampia eco nel rapporto morale.

Ma il Congresso di Cagliari ha una sua ulte- riore peculiarità. Va ricordato infatti che, pro- prio nei mesi che ne precedettero lo svolgimento, si aperse in Sardegna e in Italia u n vivace dibat- tito sulla natura delle autonomie locali che ne vedeva al centro la stessa Sardegna. Da un canto, si sprecavano le accuse al sofocante centralismo dello Stato giacobtno che il sistema delle regioni non era riuscito affatto a scalfire. Dall'altro can- to, non si lesinavano pesanti attacchi a compor- tamenti politici che erano definiti semplicemente come antinazionali o addirittura denunziati co- me ispirati al separatismo. Era evidentemente in gioco una nuova concezione dela statualità che faticava ad esprimersi sul terreno della vecchia cultura dello Stato nazionale, ma che risultava coerentemente e fucidamente pensabile nel qua- dro di ri fhmento della cultura fedealistica. Na- turale dunque che i fedealisti non si lasciassero Sfugg2're l'occasione. Da ciò non solo la scelta di Cagliari come sede del Congresso, non solo la relazione politica del presidente A lbertini, che in- tese sfruttare questa contingenza per allargare il discorso di Bari sviluppando, oltre al polo cosmo-

politico della cultura jèderalistica, quello comu- nitario, ma anche un approfondimento della te- matica della fona federalista che può svilupparsi allhltezza dei compiti cui è chiamata solo se sa individuare tutte le virtualità fedwalistiche dei comportamenti politici e attualizzarle mediante il vincolo con cui legarle alla lotta per l'unione.

Per ciò che attiene alla struttura di questo vo- lume, molte cose sono già state dette. Si égtà fatto cenno infatti all'Appello agli Europei, al rappor- to precongressuale del presidente Albertini che fu redatto in forma scritta, alla sua relazione politi- ca di cui è riprodotta la trascrizione stenografica non rivista dall'autore, al rapporto morale del segretario generale Majocchi. Il volume riporta anche le cinque relazioni che introdussero i lavo- ri delle diverse commissioni. Esse furono redatte in forma scritta - e dzfuse nel Movimento come documenti precongressuali - da Lucio Levi, Anto- nio Padoa Schioppa, Sergio Pistone, Giuseppe Usai e Ruggero Del Vecchio, e Paolo Lorenzetti. In chiusura si ritrovano i documenti approvati e l'elenco degli eletti.

COMUNI D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.R.E.

ANNO XXXIII - N. 5 MAGGIO 1985

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V. ALESSANDRO CRUTO, 8 Associato aII'USPI

Unione Stampa Periodica Italiana

SOMMARIO

pag. 1 Il vertice di Milano sta per cominciare 3 I Sindaa delie grandi attà ed i presidenti delle Regioni

europee chiedono con forza l'Unione europea 4 Forza fedetalista e fronte democratico europeo 5 Due documenti dell'Esecutivo dell' AICCRE 6 Cronaca delie Istituzioni europee:

L'Unione europea e le responsabilità del Governo italia- no, di P . V . DASTOLI Nuova presa di posizione del P.E. sd'unione europea, di KIRCHEIERG

Taccuino da Bnixelies, Lussemburgo e Stmburgo, di ER.

Che la moneta cattiva non scaca la buona, di U. SERAFINI L'emigrazione al centro del dibattito, di F. PISONI I gemellaggi, la pace e la manifestazione del 29 giugno a Milano, di R. BARZANTI

11 Nuove tecnologie, Unione europea, occupazione: un ruo- lo per le Regioni

13 Europa fra eureka e strategic defence initiative, di D .

VELO 14 Autonomie e Regioni in Europa

INSERTO: Il cambiamento nella comunicazione scritta: rapporto tra quotidiano e settimanale nelia stampa europea


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