+ All Categories
Home > Documents > 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA...

1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA...

Date post: 22-Feb-2019
Category:
Upload: vodien
View: 269 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
27
Percorso di lettura 1 Temi del racconto Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti Il filo della narrazione Luigi Pirandello, Il corvo di Mìzzaro Isaac Bashevis Singer, Ole e Trufa Italo Calvino, Tutto in un punto Gina Lagorio, Donne
Transcript
Page 1: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Perc

orso

di l

ettu

ra1

Tem

i d

el r

acco

nto Il racconto

dell’uomo: realtà,simboli, sentimenti

Il filo della narrazioneLuigi Pirandello, Il corvo di MìzzaroIsaac Bashevis Singer, Ole e TrufaItalo Calvino, Tutto in un puntoGina Lagorio, Donne

Page 2: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

2 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

P

Luigi Pirandello (1867-1936)

Il corvo di Mìzzaro

IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo. Sentendo il misterioso scampanellio, il bracciante Cichè siimpensierisce, ma poi, quando capisce che si tratta solo di un corvo, che per giunta gliruba il pane della colazione, si indispettisce e inizia una lotta senza tregua contro l’ani-male.

Pastori sfaccendati, arrampicandosi un giorno su per le balze di Mìzzaro, sor-presero nel nido un grosso corvo, che se ne stava pacificamente a covar le uova.

«O babbaccio1, e che fai? Ma guardate un po’! Le uova cova! Servizio di tuamoglie2, babbaccio!»

Non è da credere che il corvo non gridasse le sue ragioni: le gridò, ma dacorvo; e naturalmente non fu inteso. Quei pastori si spassarono a tormentarloun’intera giornata; poi uno di loro se lo portò con sé al paese; ma il giornodopo, non sapendo che farsene, gli legò per ricordo una campanellina di bron-zo al collo e lo rimise in libertà:

«Godi!» Che impressione facesse al corvo quel ciondolo sonoro, lo avrà saputo lui

che se lo portava al collo su per il cielo. A giudicare dalle ampie volate a cuis’abbandonava, pareva se ne beasse, dimentico ormai del nido e della moglie.

«Din dindin din dindin...»I contadini, che attendevano3 curvi a lavorare la terra, udendo quello scam-

panellio, si rizzavano sulla vita; guardavano di qua, di là, per i piani sterminatisotto la gran vampa del sole:

«Dove suonano?»Non spirava alito di vento; da qual mai chiesa lontana dunque poteva arrivar

loro quello scampanio festivo? Tutto potevano immaginarsi, tranne che un cor-vo sonasse così, per aria.

«Spiriti!» pensò Cichè, che lavorava solo solo in un podere a scavar conche4

attorno ad alcuni frutici5 di mandorlo per riempirle di concime. E si fece ilsegno della croce. Perché ci credeva, lui, e come! agli Spiriti. Perfino chiamares’era sentito qualche sera, ritornando tardi dalla campagna, lungo lo stradone,presso alle Fornaci6 spente, dove, a detta di tutti, ci stavano di casa. Chiamare?E come? Chiamare: «Cichè! Cichè!» così. E i capelli gli s’erano rizzati sotto laberretta.

PUBBLICAZIONE

Novelle per un anno, 1922

LUOGO E TEMPO

campagna siciliana,inizio Novecento

PERSONAGGI

Cichè, la moglie,pastori, contadini

1. babbaccio: babbeo, sciocco.2. servizio... moglie: lavoro per la fem-mina.3. attendevano: si dedicavano.

4. conche: fossati circolari per meglioraccogliere l’acqua.5. frutici: alberi molto giovani.6. Fornaci: grandi forni dove si cuoce-

vano i mattoni; un tempo erano pre-senti nelle vicinanze di quasi tutti ipaesi.

Page 3: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Ora quello scampanellio lo aveva udito prima da lontano, poi da vicino, poida lontano ancora; e tutt’intorno non c’era anima viva: campagna, alberi epiante, che non parlavano e non sentivano, e che con la loro impassibilità gliavevano accresciuto lo sgomento. Poi, andato per la colazione, che la mattinas’era portata da casa, mezza pagnotta e una cipolla dentro al tascapane7 lasciatoinsieme con la giacca un buon tratto più là appeso a un ramo d’olivo, sissignori,la cipolla sì, dentro al tascapane, ma la mezza pagnotta non ce l’aveva più trova-ta. E in pochi giorni, tre volte, così.

Non ne disse niente a nessuno, perché sapeva che quando gli Spiriti prendo-no a bersagliare uno, guai a lamentarsene: ti ripigliano a comodo e te ne fannodi peggio.

«Non mi sento bene», rispondeva Cichè, la sera ritornando dal lavoro, allamoglie che gli domandava perché aveva quell’aria da intronato.

«Mangi però!» gli faceva osservare, poco dopo, la moglie, vedendogli ingol-lare due o tre scodelle di minestra, una dopo l’altra.

«Mangio, già» masticava Cichè, digiuno dalla mattina e con la rabbia di nonpotersi confidare.

Finché per le campagne non si sparse la notizia di quel corvo ladro che anda-va sonando la campanella per il cielo.

Cichè ebbe il torto di non saperne ridere come tutti gli altri contadini, che sen’erano messi in apprensione.

«Prometto e giuro», disse, «che gliela farò pagare!»E che fece? Si portò nel tascapane, insieme con la mezza pagnotta e la cipol-

la, quattro fave8 secche e quattro gugliate di spago9. Appena arrivato al podere,tolse all’asino la bardella10 e lo avviò alla costa11 a mangiare le stoppie12 rimaste.Col suo asino Cichè parlava, come sogliono13 i contadini; e l’asino, rizzandoora questa ora quell’orecchia, di tanto in tanto sbruffava, come per rispondergliin qualche modo.

«Va’, Ciccio, va’», gli disse, quel giorno, Cichè. «E sta’ a vedere, ché ci diver-tiremo!»

Forò le fave; le legò alle quattro gugliate di spago attaccate alla bardella, e ledispose sul tascapane per terra. Poi s’allontanò per mettersi a zappare.

Passò un’ora; ne passarono due. Di tratto in tratto Cichè interrompeva illavoro, credendo sempre di udire il suono della campanella per aria; ritto sullavita, tendeva l’orecchio. Niente. E si rimetteva a zappare.

Si fece l’ora della colazione. Perplesso, se andare per il pane o attendere anco-ra un po’, Cichè alla fine si mosse; ma poi, vedendo così ben disposta l’insidia14

Percorso di lettura 1 3

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

7. tascapane: borsa in tessuto, portata atracolla, usata per tenerci il pranzo alsacco.8. fave: legumi che si mangiano sia cru-di che cotti o fatti seccare.9. quattro gugliate di spago: una quan-

tità di corda sottile (spago) corrispon-dente a quattro volte la lunghezza che siinfila nell’ago per cucire. 10. bardella: sella in legno usata percavalcare l’animale o per legare i baga-gli da trasportare.

11. costa: campo in pendio.12. stoppie: i residui delle piante di gra-no rimasti sul campo dopo la mietitura.13. sogliono: sono soliti fare.14. l’insidia: la trappola, preparata peril corvo.

Page 4: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

sul tascapane, non volle guastarla: in quella, intese chiaramente un tintinnio lon-tano; levò il capo:

«Eccolo!» E, cheto15 e chinato, col cuore in gola, lasciò il posto e si nascoselontano.

Il corvo però, come se godesse del suono della sua campanella, s’aggirava inalto, in alto, e non calava16.

«Forse mi vede», pensò Cichè; e si alzò per nascondersi più lontano.Ma il corvo seguitò a volare in alto, senza dar segno di voler calare. Cichè

aveva fame; ma pur non voleva dargliela vinta. Si rimise a zappare. Aspetta,aspetta; il corvo, sempre lassù, come se glielo facesse apposta. Affamato, colpane lì a due passi, signori miei, senza poterlo toccare! Si rodeva dentro, Cichè,ma resisteva, stizzito, ostinato.

«Calerai! calerai! Devi aver fame anche tu!»Il corvo, intanto, dal cielo, col suono della campanella, pareva gli rispondes-

se, dispettoso: «Né tu né io! Né tu né io!»Passò così la giornata. Cichè, esasperato, si sfogò con l’asino, rimettendogli

la bardella, da cui pendevano, come un festello17 di nuovo genere, le quattrofave. E, strada facendo, morsi da arrabbiato a quel pane, ch’era stato per tutto ilgiorno il suo supplizio. A ogni boccone, una mala parola all’indirizzo del corvo– boja, ladro, traditore – perché non s’era lasciato prendere da lui.

Ma il giorno dopo, gli venne bene.Preparata l’insidia delle fave con la stessa cura, s’era messo da poco al lavo-

ro, allorché intese uno scampanellio scomposto lì presso e un gracchiar dispera-to, tra un furioso sbattito d’ali. Accorse. Il corvo era lì, tenuto per lo spago chegli usciva dal becco e lo strozzava.

«Ah, ci sei caduto?» gli gridò, afferrandolo per le alacce. «Buona, la fava?Ora a me, brutta bestiaccia! Sentirai».

Tagliò lo spago; e, tanto per cominciare, assestò al corvo due pugni in testa.«Questo per la paura, e questo per i digiuni!»L’asino che se ne stava poco discosto a strappare le stoppie dalla costa, sen-

tendo gracchiare il corvo, aveva preso intanto la fuga, spaventato. Cichè loarrestò con la voce; poi da lontano gli mostrò la bestiaccia nera:

«Eccolo qua, Ciccio! Lo abbiamo! lo abbiamo!»Lo legò per i piedi, lo appese all’albero e tornò al lavoro. Zappando, si mise

a pensare alla rivincita che doveva prendersi. Gli avrebbe spuntate le ali, perchénon potesse più volare; poi lo avrebbe dato in mano ai figliuoli e agli altri ragaz-zi del vicinato, perché ne facessero scempio. E tra sé rideva.

Venuta la sera, aggiustò la bardella sul dorso dell’asino; tolse il corvo e loappese per i piedi al posolino della groppiera18, cavalcò e via. La campanella,legata al collo del corvo, si mise allora a tintinnare. L’asino drizzò le orecchie es’impuntò.

4 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

15. cheto: lento e silenzioso.16. calava: scendeva.

17. festello: ornamento.18. posolino della groppiera: striscia di

cuoio che partendo dalla sella passa sot-to la coda dell’animale.

Page 5: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

«Arrì!» gli gridò Cichè, dando uno strattone alla cavezza19.E l’asino riprese ad andare, non ben persuaso però di quel suono insolito che

accompagnava il suo lento zoccolare sulla polvere dello stradone.Cichè, andando, pensava che da quel giorno per le campagne nessuno più

avrebbe udito scampanellare in cielo il corvo di Mìzzaro. Lo aveva lì, e nondava più segno di vita, ora, la mala bestia.

«Che fai?» gli domandò, voltandosi e dandogli in testa con la cavezza. «Ti seiaddormentato?»

Il corvo, alla botta:«Cràh!»Di botto, a quella vociaccia inaspettata, l’asino si fermò, il collo ritto, le

orecchie tese. Cichè scoppiò in una risata.«Arrì, Ciccio! Che ti spaventi?»E picchiò con la corda l’asino sulle orecchie. Poco dopo, di nuovo, ripeté al

corvo la domanda:«Ti sei addormentato?»E un’altra botta, più forte. Più forte, allora, il corvo:«Cràh!»Ma, questa volta, l’asino spiccò un salto da montone e prese la fuga. Invano

Cichè, con tutta la forza delle braccia e delle gambe, cercò di trattenerlo. Il cor-vo, sbattuto in quella corsa furiosa, si diede a gracchiare per disperato; ma piùgracchiava e più correva l’asino spaventato.

«Cràh! Cràh! Cràh!» Cichè urlava a sua volta, tirava, tirava la cavezza; ma ormai le due bestie

parevano impazzite dal terrore che s’incutevano a vicenda, l’una berciando20 el’altra fuggendo. Sonò per un tratto nella notte la furia di quella corsa dispera-ta; poi s’intese un gran tonfo, e più nulla.

Il giorno dopo, Cichè fu trovato in fondo a un burrone, sfracellato, sottol’asino anch’esso sfracellato: un carnaio che fumava sotto il sole tra un nugolodi mosche.

Il corvo di Mìzzaro, nero nell’azzurro della bella mattinata, sonava di nuovopei cieli la sua campanella, libero e beato.

L. Pirandello, Novelle per un anno

Percorso di lettura 1 5

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

19. cavezza: corda usata per legare la testa dell’asino.20. berciando: gridando in modo sguaiato.

Page 6: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

6 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Luigi PirandelloLuigi Pirandello, nacque nel 1867 presso Girgenti(oggi Agrigento) in Sicilia, in una famiglia di agiatecondizioni economiche. Terminati gli studi liceali,frequentò l’università a Palermo, Roma e infine aBonn, dove si laureò in Lettere con una tesi sul dia-letto di Girgenti. Iniziò quindi a collaborare condiverse riviste, si sposò e si trasferì con la famiglia aRoma, per insegnare Letteratura italiana al Magi-stero. Nel 1904 il fallimento economico del padre eil peggioramento della malattia mentale dellamoglie, che degenerò fino alla pazzia, segnaronoprofondamente la sensibilità dello scrittore e feceromaturare in lui una concezione molto amara dellavita, che si riflette nelle opere in cui nevrosi e pazziasono motivi ricorrenti. Costretto a intensificare lasua produzione letteraria per motivi economici,cominciò a pubblicare alcune novelle e, nel 1910,iniziò la sua attività per il teatro. Gli anni successivifurono molto fecondi per la sua produzione narrati-

va e teatrale, dandogli notorietà e riconoscimentiufficiali: nel 1929 fu insignito del titolo di Accade-mico d’Italia e nel 1934 ricevette il Premio Nobelper la Letteratura. Morì a Roma nel 1936. La sua produzione, oltre alle raccolte di poesie esaggi, comprende romanzi, tra cui Il fu MattiaPascal, Uno, nessuno e centomila, commedie edrammi per il teatro, tra cui Così è (se vi pare), Seipersonaggi in cerca d’autore ed Enrico IV.Le Novelle per un anno, scritte in vari tempi nelcorso della vita dell’autore, furono pubblicate perla prima volta nel 1922 e successivamente tra il1932 e il 1935, in 15 volumi di 15 novelle ciascuno.L’autore ha usato uno stile semplice e una linguacolloquiale, vicina a quella parlata, per rappresen-tare in modo più autentico la realtà degli uomini edelle cose, osservata con grande attenzione per iparticolari e la psicologia dei personaggi. Alcunenovelle hanno fornito a Pirandello lo spunto perromanzi e opere teatrali.

Vit

a e

op

ere

SCHEDA DI ANALISI Il corvo di Mìzzaro

LA STORIA E I PERSONAGGI Il protagonista

Cichè potrebbe essere considerato l’immagine simbolica dei contadini meridionali, vit-time della povertà e dell’ignoranza, tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento. Ma Piran-dello assume un altro punto di vista: i pastori e gli altri contadini sdrammatizzano leproprie paure. Cichè, invece, ha «il torto di non saperne ridere», è assillato dalla pre-senza degli spiriti, non sa vivere serenamente come gli altri contadini, lavora isolato,non parla con le persone ma con gli animali, si esaspera per situazioni ridicole, sfogan-dosi ingenuamente con l’asino e poi con il corvo. Simbolo delle persone cupe che siprendono troppo sul serio, che non hanno il senso dell’umorismo, che non sanno vede-re il lato comico delle cose. Pirandello sembra dire che il riso è liberatorio ed è uno straordinario rimedio allatetraggine che minaccia la serenità dell’uomo.

L’ambiente

La vicenda è ambientata nel microcosmo sociale e naturale della campagna siciliana,simile a quello di altre novelle di Pirandello. Cichè vive nella solitudine dei «piani ster-minati sotto la gran vampa del sole», dove «non spirava alito di vento», dove «non c’eraanima viva: campagna, alberi e piante, che non parlavano e non sentivano, e che con laloro impassibilità gli avevano accresciuto lo sgomento». Per Cichè la natura è un luogodi lavoro, di fatica che non lo gratifica; facile quindi capire perché parli più con il suoasino che con i suoi simili, perché creda agli spiriti, perché gli sembri di sentirsi chiama-re «Cichè! Cichè!», quando la sera torna da solo lungo lo stradone, e lo scampanellio diun corvo possa diventare per lui un’ossessione.

Page 7: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

IL DISCORSO NARRATIVOL’umorismo

A proposito di questa novella pirandelliana, il critico letterario Giuseppe Morpurgocosì scrive: «Chi ha vinto tra l’uomo e il corvo? Il corvo. L’uomo non esiste più; è ridot-to a un mucchio di carne sconciata e purulenta e frammista a quella del somaro; il cor-vo è su nel cielo, libero, e la sua campanella non suona a morto ma a festa. Osserva ilpotente contrasto delle due immagini, l’una macabra, l’altra lieta, con cui si chiude ilracconto. Nel contrasto è il sapore umoristico della vicenda». In effetti il contrasto dàorigine a uno spunto comico che suscita un riso di superiorità. Ma la comicità si stem-pera e si trasforma in umorismo per il senso di pietà che il lettore prova per il poverocontadino: la sua smania di vendetta nei confronti del corvo, sproporzionataall’“affronto” che ha ricevuto, assume connotati patetici per il dramma verso cui lo tra-scina l’asino imbizzarrito.

Percorso di lettura 1 7

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

RIFLESSIONE e PRODUZIONE

Percorso di analisi

La storia e i personaggi1 Nella novella compaiono due personaggi e alcune comparse, ma solo di Cichè conosciamo

gli stati d’animo. Rintraccia nel testo quelle parti che permettono di comprendere lo spiritodel personaggio e sintetizzale per motivare le seguenti caratteristiche, come nell’esempio.a) Superstizioso: crede agli spiriti, gli sembra che lo chiamino e gli rubino il pane. b) Chiuso e isolato...c) Ottuso e ostinato...

2 Con chi Cichè si confida e parla familiarmente?

3 In che modo il compagno “gli risponde”?

4 Dove è ambientata la novella?

5 In che modo l’ambiente influenza la vita di Cichè?

6 Perché il corvo porta al collo una campanella?

7 Qual è la prima impressione che il suono della campanella provoca nei contadini che lo sentono?

8 A che cosa, invece, Cichè attribuisce il suono?

9 Che cosa manca dal tascapane di Cichè?

10 Perché Cichè non ne parla con la moglie?

11 In che modo Cichè scopre dell’esistenza del corvo? Come reagisce?

Page 8: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

12 Che trappola prepara Cichè per catturare il corvo?

13 Con chi si sfoga Cichè per la mancata cattura?

14 Quale trattamento Cichè riserva al corvo dopo averlo catturato e perché?

15 Quale rivincita medita di prendersi Cichè?

16 Dove viene legato il corvo durante il ritorno a casa e con quali conseguenze?

17 Come reagisce Cichè all’agitazione dell’asino?

18 Quale conseguenza produce l’imbizzarrirsi dell’asino?

Il discorso narrativo19 Nel corso della narrazione si accenna tre volte a un «riso di derisione», cattivo e maligno,

che però viene punito nel corso degli eventi da una ineluttabile vendetta. Completa il commento.

La prima derisione è quella dei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . che scherniscono il . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

perché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma poi diventeranno le vittime dell’animale che li assillerà con la

sua campanella.

Il secondo riso di derisione è quello metaforico del . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , che a modo suo

prende in giro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . svolazzando a lungo sopra di lui.

Il terzo riso è quello di . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . quando cattura il . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e assapora la

vendetta.

Scrittura finalizzata

Interpretare20 Che tipo di rapporto tra gli uomini e gli animali emerge dal testo? Considera

il comportamento di Cichè, ma anche quello dei pastori e quello che Cichè si aspetta dai ragazzi. Pensi che comportamenti di questo genere siano ancora diffusi?

8 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 9: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Percorso di lettura 1 9

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

L

Isaac Bashevis Singer (1904-1991)

Ole e Trufa

IL TEMA DEL RACCONTO Protagoniste della storia sono due foglie. È autunno eormai ingiallite le due foglie stanno per staccarsi dall’albero dove sono vissuteinsieme.

La foresta era grande e fitta di alberi frondosi. Era novembre. In quel perio-do dell’anno, di solito faceva freddo e qualche volta nevicava; quel novembre,però, era relativamente caldo. Le notti erano fresche e ventilate ma, la mattina,appena spuntava il sole, l’aria si riscaldava. Si poteva credere di essere ancora inestate, se non fosse stato per il fatto che il suolo era coperto di foglie: alcuneerano gialle come lo zafferano e altre rosse come il vino, alcune dorate e altremulticolori. Le foglie erano state strappate dalla pioggia e dal vento – talune digiorno, talaltre di notte – e adesso formavano un folto tappeto sul sottobosco.Sebbene la loro linfa si fosse prosciugata, emanavano un profumo piacevole.Penetrando attraverso i rami, il sole le illuminava, e i vermi e le mosche soprav-vissuti chissà come alle tempeste autunnali vi strisciavano sopra. Lo spazio tra lefoglie e il suolo costituiva un ottimo nascondiglio per grilli, topi di campagna emolte altre creature che cercavano protezione nella terra. Gli uccelli che nonmigrano nei paesi più caldi per l’inverno, se ne stavano appollaiati sui rami spo-gli. Tra loro c’erano i passeri: molto piccoli, ma dotati di grande coraggio e diun’esperienza accumulata attraverso migliaia di generazioni.

Saltellavano, cinguettavano e andavano in cerca del cibo che la foresta pote-va offrir loro in questo periodo dell’anno. Moltissimi insetti e vermi erano mor-ti nelle settimane addietro, ma nessuno piangeva la loro perdita. Le creature diDio sanno perfettamente che la morte è soltanto una delle fasi della vita. Con laprimavera, la foresta sarebbe stata di nuovo traboccante di erba, foglie verdi,boccioli e fiori. Gli uccelli migratori sarebbero tornati dalle terre lontane eavrebbero cercato i loro nidi abbandonati. E anche se il vento o la pioggia aves-sero rovinato un nido, l’avrebbero potuto riparare facilmente.

Un albero aveva perso quasi tutte le foglie: sulla cima ne rimanevano ancoradue. Una si chiamava Ole e l’altra Trufa. Ole e Trufa erano attaccati allo stessoramoscello. Poiché si trovavano proprio sulla sommità della pianta, ricevevanoancora tantissima luce dal sole. Per una qualche ragione a loro ignota, Ole eTrufa erano sopravvissuti alle piogge, alle notti gelide e al vento, e stavanoancora attaccati alla punta del ramoscello.

Chissà perché una foglia cade e un’altra rimane sull’albero? Ole e Trufa pen-savano che la ragione fosse il grande amore che provavano l’uno per l’altra. Oleera leggermente più grande di Trufa e più vecchio di un paio di giorni, ma Tru-fa appariva molto più carina e delicata. Una foglia può fare ben poco per un’al-

PUBBLICAZIONE

Storie per bambini, 1986

LUOGO E TEMPO

Una foresta,senza tempo.

PERSONAGGI

Ole e Trufa, due foglie

Page 10: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

tra quando soffia il vento, quando cade la pioggia oppure quando comincia agrandinare. Accade perfino d’estate che una foglia sia strappata dall’albero,figuratevi quando arrivano l’autunno e l’inverno: non c’è assolutamente nienteda fare. Nonostante ciò, Ole incoraggiava Trufa in ogni occasione. Durante letempeste più violente, quando rimbombavano i tuoni, scintillavano i lampi e ilvento strappava – oltre alle foglie – perfino i rami, Ole supplicava Trufa: «Reg-giti, Trufa! Reggiti con tutte le tue forze!»

Talvolta, durante le notti fredde e tempestose, Trufa si lamentava: «Ah, lamia ora è arrivata, Ole. Ma tu resisti!»

«Per quale motivo?» le chiedeva Ole. «Senza di te, la mia vita non avrebbealcun senso. Se cadi, ti seguirò».

«No, Ole, non farlo! Finché una foglia può restare attaccata, non dovrebbelasciarsi andare...»

«Tutto dipende dal fatto che resti con me» rispondeva Ole. «Di giorno, tiguardo e ammiro la tua bellezza. Di notte, sento il tuo profumo. Rimanerel’unica foglia sull’albero... No, mai!»

«Ole, le tue parole sono molto dolci, ma non corrispondono a verità» dicevaTrufa. «Sai benissimo che non sono più bella come una volta. Guarda comesono rugosa! La mia linfa si è prosciugata e, davanti agli uccelli, mi vergogno.Mi guardano con pietà. Talvolta mi sembra che ridano, vedendomi cosi rinsec-chita. Ho perso tutto, ma mi rimane ancora una cosa: l’amore per te».

«E non ti basta? Di tutti i poteri, l’amore è il più grande, e il migliore» dicevaOle. «Ci siamo amati così a lungo che siamo ancora qui, e nessun vento, pioggiao temporale ci può distruggere. Ti dirò una cosa: non ti ho mai amata comeadesso».

«Perché, Ole, perché? Sono tutta gialla».«Chi ha detto che il verde è bello e il giallo no? Tutti i colori sono ugualmen-

te eleganti». Proprio mentre Ole pronunciava queste parole, ciò che Trufa aveva temuto

durante tutti quei mesi accadde: si alzò il vento, strappando Ole dal ramoscello.Trufa cominciò a tremare e a sbattere come se fosse sul punto di venire divelta,invece si tenne forte. Vide Ole cadere e volteggiare nell’aria e lo chiamò nellalingua delle foglie: «Ole! Torna qui! Ole!»

Prima ancora che terminasse la frase, Ole era sparito, mischiandosi alle altrefoglie sul terreno. Adesso Trufa era l’ultima foglia dell’albero.

Finché fu giorno, Trufa riuscì a trattenere il suo dolore; ma, quando scese lanotte e prese a cadere una pioggia insistente, piombò nella disperazione piùnera. Considerò che la colpa di ogni disgrazia delle foglie era dell’albero, deltronco e di tutti i rami. Le foglie cadevano, ma il tronco rimaneva ritto, solido esaldamente piantato nel suolo. Non lo turbavano né il vento né la pioggia né lagrandine. Che cosa importava a una pianta che probabilmente viveva in eternodi ciò che succedeva a una foglia? Per Trufa, l’albero era una specie di Dio: sicopriva di foglie per qualche mese, poi se le scrollava di dosso; le nutriva con lapropria linfa finché gli andava bene, poi le lasciava morire di sete. Trufa lo sup-

10 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 11: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

plicò di restituirle il suo Ole e di far tornare l’estate, ma l’albero non le prestòalcuna attenzione, oppure si rifiutò di esaudire le sue preghiere...

Trufa non avrebbe mai pensato che una notte potesse essere lunga comequella, né così buia e gelida. Parlava con Ole, sperando in una risposta, ma luirimaneva in silenzio e non dava segno della sua presenza.

Trufa disse all’albero: «Poiché mi hai portato via Ole, adesso prendi ancheme».

Ma l’albero non prestò ascolto nemmeno a questa preghiera.Dopo un po’ di tempo, Trufa si addormentò. Il suo non poteva dirsi un son-

no vero e proprio, ma una specie di sfinimento, di fiacchezza. Quando si sve-gliò, si accorse stupita di non essere più attaccata all’albero. Il vento l’avevastrappata mentre dormiva. Adesso non era come quando si svegliava sull’albe-ro, con il sole: tutte le sue paure e le sue ansie erano sparite. Il risveglio le portòuna consapevolezza che non aveva mai avuto prima: adesso sapeva di non esse-re soltanto una foglia in balia di ogni soffio di vento, bensì una parte dell’uni-verso. Non era più piccola, debole e caduca, ma faceva parte dell’eternità.Attraverso una forza miracolosa, comprese il mistero delle sue molecole, deisuoi atomi, dei suoi protoni e dei suoi elettroni: l’enorme energia che lei rap-presentava e il progetto divino a cui apparteneva.

Accanto a lei, scorse Ole: subito sentirono l’uno per l’altra un amore che nonavevano mai provato. Non era un sentimento che dipendeva dal caso o daicapricci, ma un qualcosa di possente ed eterno come l’universo stesso. Si reseroconto del fatto che nei mesi da aprile a novembre avevano temuto qualcosa disbagliato: non era una morte, quella, bensì la redenzione. Un venticello sollevòOle e Trufa: volteggiarono insieme, provando la gioia riservata a coloro che sisono liberati e che hanno raggiunto la vita eterna.

I. B. Singer, Storie per bambini, trad. it. di R. Duranti, Milano, Mondadori, 1995

Percorso di lettura 1 11

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 12: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

12 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Isaac Bashevis SingerIsaac Bashevis Singer, nome originario Icek-HerszZynger, nacque a Radzymin, presso Varsavia, inPolonia, nel 1904, in una famiglia di rabbini distrettissima osservanza religiosa. A quattro anni sitrasferì con la famiglia a Varsavia, in un quartierepoverissimo nel quale continuò ad abitare ideal-mente per tutta la vita: “Quella mia casa io nonl’ho mai lasciata, il mio indirizzo è sempre stato invia Krochmalna”. In quella casa tutto era conside-rato “peccato”: giocare, disegnare, correre; persi-no leggere era peccato, a meno che non si trattas-se di letture religiose. Nel 1917 la famiglia si trasfe-rì a Bilgoray, piccolo villaggio ebraico trincerato inse stesso e immerso nel tradizionalismo più esa-sperato. A diciotto anni Isaac si recò a Varsavia astudiare in un seminario per rabbini, ma dopo dueanni l’abbandonò per iniziare a lavorare come cor-rettore di bozze nella rivista letteraria diretta dalfratello Joshua. Nel 1935 si trasferì a New York perraggiungere il fratello e rimase per sempre negli

Stati Uniti, di cui ottenne la cittadinanza nel 1943,dedicandosi alla produzione letteraria. Nel 1978ricevette il Premio Nobel per la Letteratura conquesta motivazione: “Per la sua alta arte narrativache ha radici nella tradizione culturale ebreo-polacca e dà vita alle condizioni umane universa-li”. Morì nel 1991 a Miami. Scritte inizialmente inyiddish, antica lingua degli ebrei dall’Olanda allaRussia, le sue opere sono state poi tradotte ininglese da Singer stesso, che si faceva aiutare inquesto lavoro da amici. Singer ha pubblicato 18romanzi, 14 libri per bambini, numerosi raccontibrevi, oltre a saggi, articoli e recensioni. Tra iromanzi più noti La famiglia Moskat (1950), La for-tezza (1957) e Il mago di Lublino (1960). Tra leraccolte di racconti Gimpel l’idiota (1957), I duebugiardi (1961), Breve venerdì (1964) e La luna ela follia (1985). Tra i libri per bambini Zlateh lacapra e altre storie (1966), Il golem (1969), Unanotte di Hanukkah (1980), Storie per bambini(1986).

Vit

a e

op

ere

SCHEDA DI ANALISI Ole e Trufa

LA STORIA E I PERSONAGGI La favola

Nella favola Ole e Trufa i protagonisti sono foglie, che assumono atteggiamenti, statid’animo, espressioni propri della condizione umana. Le due foglie sono il simbolo del-l’amore, ma rappresentano anche la sofferenza dell’uomo di fronte alla decadenza fisicae alla morte. L’unico che sembra sottrarsi alla sofferenza è l’albero, che appare loroquasi come un dio («... tronco rimaneva ritto, solido e saldamente piantato nel suolo.Non lo turbavano né il vento né la pioggia né la grandine»), sino a che non si rendonoconto che la vita vera non è sulla Terra, ma oltre essa, in una dimensione ultraterrena.Dall’immagine del venticello che li solleva e li fa volteggiare traspare così la morale: lagioia è riservata a coloro che si sono liberati dalla paura della morte.

IL DISCORSO NARRATIVOL’allegoria e il suo insegnamento

Per capire che cos’è un’allegoria possiamo paragonarla ai proverbi più semplici, il cuisenso non sta nel loro significato letterale, ma nel messaggio che essi lasciano implicita-mente intendere. Con il noto proverbio secondo il quale “chi dorme non piglia pesci”non ci si riferisce a un pescatore assonnato, ma si vuole comunicare che: “chi non si dàda fare non ottiene niente”. Questo accade perché ogni proverbio nasconde un insegnamento e quindi ha un inten-to educativo; l’immagine contenuta nel proverbio è solo uno strumento concreto perfar intendere il messaggio astratto e la sua morale. Allo stesso modo, l’allegoria contiene un messaggio e per trasmetterlo ricorre a figureconcrete di persone, animali, cose. Testi tipicamente allegorici sono la parabola, l’apo-logo e la favola.

Page 13: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Percorso di lettura 1 13

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

RIFLESSIONE e PRODUZIONE

Percorso di analisi

La storia e i personaggi1 Dove si svolge il racconto?

2 In quale periodo dell’anno è ambientata la vicenda? Perché il periodo è tanto importanteper lo sviluppo della storia?

3 Che particolarità presenta il clima di quell’anno?

4 Chi sono i protagonisti della storia?

5 Ole e Trufa resistono su un albero ormai spoglio. a) Quale motivo può spiegare la loro persistenza sulla cima dell’albero?b) Quale spiegazione ne danno loro?

6 Per quali motivi si lamenta Trufa?

7 Che cosa teme Ole?

8 Come avviene la separazione di Ole e Trufa?

9 Che cosa chiede Trufa all’albero?

10 Come avviene il riavvicinamento tra Ole e Trufa?

Il discorso narrativo11 Le stagioni sono sempre state utilizzate per rappresentare il ciclo della vita e la descrizione

del paesaggio autunnale assume un valore allegorico: il concetto di base («la morte èsoltanto una delle fasi della vita») è rappresentato attraverso figure concrete di animali ed esseri vegetali.Precisa in che modo sono presentati nel testo l’autunno e la primavera e la vita che vi si svolge.

12 In che modo i cicli stagionali della natura assomigliano alla vita umana?

13 Che cosa simboleggiano Ole e Trufa?La rassegnazione.La condizione umana.Il succedersi delle stagioni.L’amore.

14 Scrive l’autore: «Un venticello sollevò Ole e Trufa: volteggiarono insieme, provando la gioiariservata a coloro che si sono liberati». Di che cosa si sono liberati Ole e Trufa?

Della morte.Delle loro paure.Dell’albero.

abcd

abc

Page 14: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Scrittura finalizzata

Interpretare e commentare15 Nella parte finale del testo si legge una frase chiave: «[Ole e Trufa] si resero conto del fatto

che nei mesi da aprile a novembre avevano temuto qualcosa di sbagliato: non era unamorte, quella, bensì la redenzione». Spiega:a) che cosa significa la frase;b) quale messaggio generale vuole trasmettere il racconto;c) se e in quale misura ne condividi l’insegnamento.

14 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 15: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Percorso di lettura 1 15

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

«S

Italo Calvino(1923-1985)

Tutto in un punto

IL TEMA DEL RACCONTO Il racconto, come tutti quelli della raccolta Le cosmico-miche, prende il via da un enunciato scientifico che viene sviluppato inmodo molto personale da Qfwfq, il protagonista-voce narrante.

Attraverso i calcoli iniziati da Edwin P. Hubble1 sulla velocità d’allontanamentodelle galassie, si può stabilire il momento in cui tutta la materia dell’universo eraconcentrata in un punto solo, prima di cominciare a espandersi nello spazio.

«Si capisce che si stava tutti lì», fece il vecchio Qfwfq, «e dove, altrimenti?Che ci potesse essere lo spazio, nessuno ancora lo sapeva. E il tempo, idem2:cosa volete che ce ne facessimo, del tempo, stando lì pigiati come acciughe?»

Ho detto “pigiati come acciughe” tanto per usare una immagine letteraria:in realtà non c’era spazio nemmeno per pigiarci. Ogni punto d’ognuno di noicoincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quel-lo in cui stavamo tutti. Insomma, non ci davamo nemmeno fastidio, se non sot-to l’aspetto del carattere, perché quando non c’è spazio, avere sempre tra i pie-di un antipatico come il signor Pbert Pberd è la cosa più seccante.

Quanti eravamo? Eh, non ho mai potuto rendermene conto nemmenoapprossimativamente. Per contarsi, ci si deve staccare almeno un pochino unodall’altro, invece occupavamo tutti quello stesso punto. Al contrario di quel chepuò sembrare, non era una situazione che favorisse la socievolezza; so che peresempio in altre epoche tra vicini ci si frequenta; lì invece, per il fatto che vicinisi era tutti, non ci si diceva neppure buongiorno o buonasera.

Ognuno finiva per avere rapporti solo con un ristretto numero di conoscen-ti. Quelli che ricordo io sono soprattutto la signora Ph(i)Nko, il suo amico DeXuaeauX, una famiglia di immigrati, certi Z’zu, e il signor Pbert Pberd che hogià nominato. C’era anche una donna delle pulizie – “addetta alla manutenzio-ne”, veniva chiamata –, una sola per tutto l’universo, dato l’ambiente così pic-colo. A dire il vero, non aveva niente da fare tutto il giorno, nemmeno spolve-rare – dentro un punto non può entrarci neanche un granello di polvere –, e sisfogava in continui pettegolezzi e piagnistei.

Già con questi che vi ho detto si sarebbe stati in soprannumero; aggiungi poila roba che dovevamo tenere lì ammucchiata: tutto il materiale che sarebbe poi

PUBBLICAZIONE

Le cosmicomiche, 1965

LUOGO E TEMPO

l’universo, in un futuroimprecisato

PERSONAGGI

Qfwfq, Pbert Pberd, la signora Ph(i)Nko, De Xuaeaux, gli Z’zu

1. Edwin P. Hubble: (1889-1953) a -strofisico statunitense, autore di studifondamentali sulle galassie (ammassi

stellari) e l’espansione del l’universodopo il big bang, la grande esplosioneprimordiale da cui avrebbe avuto origi-

ne l’universo stes so.2. idem: nello stes so modo, in la tino.

Page 16: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

servito a formare l’universo, smontato e concentrato in maniera che non riusci-vi a riconoscere quel che in seguito sarebbe andato a far parte dell’astronomia(come la nebulosa3 d’Andromeda) da quel che era destinato alla geografia (peresempio i Vosgi4) o alla chimica (come certi isotopi5 del berillo6). In più si urta-va sempre nelle masserizie della famiglia Z’zu, brande, materassi, ceste; questi

Z’zu, se non si stava attenti, con la scusa che erano una famiglia numerosa,facevano come se al mondo ci fossero solo loro: pretendevano perfino diappendere delle corde attraverso il punto per stendere la biancheria.

Anche gli altri però avevano i loro torti verso gli Z’zu, a cominciare da quel-la definizione di “immigrati”, basata sulla pretesa che, mentre gli altri erano lìda prima, loro fossero venuti dopo. Che questo fosse un pregiudizio senza fon-damento, mi par chiaro, dato che non esisteva né un prima né un dopo né unaltrove da cui immigrare, ma c’era chi sosteneva che il concetto di “immigrato”poteva esser inteso allo stato puro, cioè indipendentemente dallo spazio e daltempo.

Era una mentalità, diciamolo, ristretta, quella che avevamo allora, meschi-na. Colpa dell’ambiente in cui ci eravamo formati. Una mentalità che è rima-sta in fondo a tutti noi, badate: continua a saltar fuori ancor oggi, se per casodue di noi s’incontrano – alla fermata d’un autobus, in un cinema, in un con-gresso internazionale di dentisti –, e si mettono a ricordare di allora. Ci salu-tiamo – alle volte è qualcuno che riconosce me, alle volte sono io a riconosce-re qualcuno –, e subito prendiamo a domandarci dell’uno e dell’altro (anchese ognuno ricorda solo qualcuno di quelli ricordati dagli altri), e così si riat-tacca con le beghe di un tempo, le malignità, le denigrazioni. Finché non sinomina la signora Ph(i)Nko, – tutti i discorsi vanno sempre a finir lì –, e alloradi colpo le meschinità vengono lasciate da parte, e ci si sente sollevati come inuna commozione beata e generosa. La signora Ph(i)Nko, la sola che nessuno dinoi ha dimenticato e che tutti rimpiangiamo. Dove è finita? Da tempo hosmesso di cercarla: la signora Ph(i)Nko, il suo seno, i suoi fianchi, la sua vesta-glia arancione, non la incontreremo più, né in questo sistema di galassie né inun altro.

Sia ben chiaro, a me la teoria che l’universo, dopo aver raggiunto un estremodi rarefazione, tornerà a condensarsi, e che quindi ci toccherà di ritrovarci inquel punto per poi ricominciare, non mi ha mai persuaso. Eppure tanti di noinon fan conto che su quello, continuano a far progetti per quando si sarà dinuovo tutti lì. Il mese scorso, entro al caffè qui all’angolo e chi vedo? Il signorPbert Pberd. «Che fa di bello? Come mai da queste parti?» Apprendo che ha unarappresentanza di materie plastiche, a Pavia. È rimasto tal quale, col suo dented’argento, e le bretelle a fiori. «Quando si tornerà là», mi dice, sottovoce, «la

16 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

3. nebulosa: massa gassosa di idrogeno,elio e tracce di altri elementi e polveri,interna a una galassia.4. Vosgi: Catena montuosa della Fran-cia orientale.

5. isotopi: atomi che hanno lo stessonumero atomico e le stesse proprietàchimiche, ma massa atomica legger-mente diversa dovuta a un diversonumero di neutroni.

6. berillo: silicato di alluminio e beril-lio, che forma cristalli limpidi e traspa-renti che co stituiscono le pietre prezio-se come gli smeraldi e le acquamarine.

Page 17: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

cosa cui bisogna stare attenti è che stavolta certa gente rimanga fuori... Ci siamocapiti: quegli Z’zu...»

Avrei voluto rispondergli che questo discorso l’ho sentito già fare a piùd’uno di noi, che aggiungeva: «ci siamo capiti... il signor Pbert Pberd...»

Per non lasciarmi portare su questa china, m’affrettai a dire: «E la signoraPh(i)Nko, crede che la ritroveremo?»

«Ah, sì... Lei sì...» fece lui, imporporandosi.Per tutti noi la speranza di ritornare nel punto è soprattutto quella di trovar-

ci ancora insieme alla signora Ph(i)Nko. (È così anche per me che non ci credo).E in quel caffè, come succede sempre, ci mettemmo a rievocare lei, commossi, eanche l’antipatia del signor Pbert Pberd sbiadiva, davanti a quel ricordo.

Il gran segreto della signora Ph(i)Nko è che non ha mai provocato gelosie tranoi. E neppure pettegolezzi. Che andasse a letto con il suo amico, il signor DeXuaeauX, era noto. Ma in un punto, se c’è un letto, occupa tutto il punto,quindi non si tratta di andare a letto ma di esserci, perché chiunque è nel puntoè anche nel letto. Di conseguenza, era inevitabile che lei fosse a letto anche conognuno di noi. Fosse stata un’altra persona, chissà quante cose le si sarebberodette dietro. La donna delle pulizie era sempre lei a dare la stura7 alle maldicen-ze, e gli altri non si facevano pregare a imitarla. Degli Z’zu, tanto per cambiare,le cose orribili che ci toccava sentire: padre figlie fratelli sorelle madre zie, nonci si fermava davanti a nessuna losca insinuazione. Con lei invece era diverso: lafelicità che mi veniva da lei era insieme quella di celarmi io puntiforme in lei,quella di proteggere lei puntiforme in me, era contemplazione viziosa (data lapromiscuità del convergere puntiforme di tutti in lei) e insieme casta (data l’im-penetrabilità puntiforme di lei). Insomma, cosa potevo chiedere di più?

E tutto questo, così come era vero per me valeva pure per ciascuno deglialtri. E per lei: conteneva ed era contenuta con pari gioia, e ci accoglieva e ama-va e abitava tutti ugualmente.

Si stava così bene tutti insieme, così bene, che qualcosa di straordinariodoveva pur accadere. Bastò che a un certo momento lei dicesse: «Ragazzi, aves-si un po’ di spazio, come mi piacerebbe farvi le tagliatelle!» E in quel momentotutti pensammo allo spazio che avrebbero occupato le tonde braccia di lei muo-vendosi avanti e indietro con il mattarello sulla sfoglia di pasta, il petto di leicalando sul gran mucchio di farina e uova che ingombrava il largo tagliere men-tre le sue braccia impastavano impastavano, bianche e unte d’olio fin sopra algomito; pensammo allo spazio che avrebbero occupato la farina, e il grano perfare la farina, e i campi per coltivare il grano, e le montagne da cui scendeval’acqua per irrigare i campi, e i pascoli per le mandrie di vitelli che avrebberodato la carne per il sugo; allo spazio che ci sarebbe voluto perché il Sole arrivas-se con i suoi raggi a maturare il grano; allo spazio perché dalle nubi di gas stel-lari il Sole si condensasse e bruciasse; alle quantità di stelle e galassie e ammassigalattici in fuga nello spazio che ci sarebbero volute per tener sospesa ogni

Percorso di lettura 1 17

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

7. dare la stura: dare libero sfogo.

Page 18: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

galassia ogni nebula8 ogni sole ogni pianeta, e nello stesso tempo del pensarloquesto spazio inarrestabilmente si formava, nello stesso tempo in cui la signoraPh(i)Nko pronunciava quelle parole: «... le tagliatelle, ve’, ragazzi!» il punto checonteneva lei e noi tutti s’espandeva in una raggiera di distanze d’anni-luce esecoli-luce e miliardi di millenni-luce, e noi sbattuti ai quattro angoli dell’uni-verso (il signor Pbert Pberd fino a Pavia), e lei dissolta in non so quale specied’energia luce calore, lei signora Ph(i)Nko, quella che in mezzo al chiuso nostromondo meschino era stata capace d’uno slancio generoso, il primo «Ragazzi,che tagliatelle vi farei mangiare!», un vero slancio d’amore generale, dando ini-zio nello stesso momento al concetto di spazio, e allo spazio propriamente det-to, e al tempo, e alla gravitazione universale, e all’universo gravitante, renden-do possibili miliardi di miliardi di soli, e di pianeti, e di campi di grano, e disignore Ph(i)Nko, sparse per i Continenti dei pianeti che impastano con le brac-cia unte e generose infarinate, e lei da quel momento perduta, e noi a rimpian-gerla.

I. Calvino, Le cosmicomiche, Milano, Mondadori, 1993

18 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

8. nebula: nebulosa, v. nota 3.

Italo CalvinoItalo Calvino, nacque nel 1923 a Santiago de LasVegas, nell’isola di Cuba, dove il padre, agronomo,si trovava per motivi di lavoro. Ancora bambinotornò in Italia e si stabilì con la famiglia a Sanremo,città a cui rimase sempre molto legato, come allaterra ligure che fece da cornice a molte fra le sueprime opere. Nel 1941 si iscrisse all’Università diTorino, ma nel corso della guerra lasciò gli studi perpartecipare alla Resistenza come partigiano nelladivisione Garibaldi, combattendo in duri scontrisulle Alpi Marittime. Nell’immediato dopoguerraabbandonò definitivamente gli studi scientifici e silaureò in Lettere. Assunto alla casa editrice torineseEinaudi, conobbe Cesare Pavese, Elio Vittorini,Beppe Fenoglio, Natalia Ginzburg e molti altrigiovani scrittori e intellettuali, impegnati come luinel dibattito politico e culturale del dopoguerra. Sistabilì in seguito a Roma e tra gli anni Cinquanta eOttanta viaggiò molto, in Europa e negli Stati Uni-ti, dove tenne numerose conferenze. Nel 1964sposò l’argentina Esther Judith Singer, interprete diprofessione, e si trasferì a Parigi, dove rimase perquasi vent’anni. Tornò definitivamente in Italia nel1980, proseguendo la sua attività di studioso, scrit-tore e collaboratore dei più importanti quotidiani

nazionali. Morì improvvisamente a Siena, nel 1985,all’età di sessantadue anni.A ventiquattro anni pubblicò il suo primo roman-zo, Il sentiero dei nidi di ragno, in cui la Resistenzaè vista attraverso gli occhi di un ragazzino, cosìcome nella raccolta di racconti Ultimo viene il cor-vo, pubblicata nel 1949. Negli anni Cinquantascrisse Il visconte dimezzato (1952), Il barone ram-pante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959), riuni-ti poi sotto il titolo I nostri antenati. In seguitoaffrontò importanti aspetti della vita sociale deltempo con sguardo attento e una prospettiva ana-litica molto originale; nacquero così La speculazio-ne edilizia (1957), La giornata di uno scrutatore(1963) e Marcovaldo ovvero Le stagioni in città(1963), una raccolta di racconti dal tono più legge-ro e umoristico. Le opere successive, che compren-dono i racconti Le cosmicomiche (1965) e Ti conzero (1968) e i romanzi Il castello dei destini incro-ciati (1969), Le città invisibili (1972), Se una notted’inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983),sono caratterizzate da una scrittura sempre limpidaed elegante e dalla ricerca di strutture narrativeinnovative e ardite. Gli anni Ottanta furono anchequelli della produzione saggistica, fra cui Una pie-tra sopra (1980), raccolta di scritti sulla letteratura.

Vit

a e

op

ere

Page 19: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Percorso di lettura 1 19

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

SCHEDA DI ANALISI Tutto in un punto

LA STORIA E I PERSONAGGI Un’allegoria del presente

A chi gli chiedeva della sua vocazione favolistica, del perché preferisse scrivere storie difantasia invece di storie legate all’attualità, Calvino, nella premessa al libro, rispondevache il problema era di trovarla, la realtà, e di capire come fosse veramente: «Cos’è que-sta terra, cos’è questo tempo in cui siamo nati? Quale rapporto col mondo ci può soste-nere nelle minacciose congiunture che si preparano?»Creando non solo i nostri antenati, ma anche le loro origini biologiche a partire daquando non esistevano ancora e il tempo si misurava in anni-luce, Calvino non evadedalla realtà, ma crea la mappa di un universo ancora informe, in divenire che ha già lecaratteristiche del mondo attuale, un’allegoria del presente. Il senso del viaggio nel fan-tastico diventa così la ricerca dell’origine di ciò che ci circonda e la premessa per unadiversa interpretazione della società.

IL DISCORSO NARRATIVOUn protagonista misterioso

Protagonista e voce narrante de Le cosmicomiche è Qfwfq. Difficile poter dire chi è,perché in nessuno dei racconti è descritto. È un personaggio non-personaggio, privo dicorpo, di identità, anche il suo nome è ambiguo o meglio ambivalente, perché può esse-re letto nei due sensi senza cambiare. Di lui non si sa nulla, è un’entità, non un uomo, oalmeno non lo era prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla Terra. Di certo hal’età dell’universo e qualunque cosa sia accaduta, dalla nascita dei pianeti a quella dellavita, dall’uscita dei vertebrati dalle acque alla scomparsa dei dinosauri, lui era già lì,pronto a saltar su a raccontare come sono andate le cose. Più che un personaggio è unavoce, un punto di vista, che attraverso il viaggio nello spazio ci mostra un atteggiamen-to più semplice e naturale nell’affrontare ciò che accade, anche se si tratta di enormi ecomplessi fenomeni cosmici.

RIFLESSIONE e PRODUZIONE

Percorso di analisi

La storia e i personaggi1 Qual è il significato del titolo? A che cosa corrisponde il “punto” a cui fa riferimento?

2 Perché «... si stava tutti lì»? Che cosa manca per potersi allargare?

3 L’ambiente è grande o piccolo?

4 È possibile rendersi conto di quanti stanno in quel punto?

5 Quale materiale è accumulato nel punto?

Page 20: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

6 Chi è il protagonista-voce narrante?

7 Quali caratteristiche ha la famiglia degli Z’zu? Come vengono considerati e perché?

8 Quale personaggio viene ricordato da tutti con simpatia e perché?

9 La vita sul punto rappresenta un mondo in miniatura in cui si muovono personaggi diversi,prototipi di persone del mondo reale e attuale. A quale genere di persone “contemporanee”corrispondo i vari personaggi?

10 Che cosa succede quando la signora Ph(i)Nko manifesta il desiderio di fare le tagliatelle?

11 Che cosa ha messo in moto la signora Ph(i)Nko con la sua generosa proposta?Il bisogno di cibo.L’immaginazione creatrice.La capacità di creare.

12 L’espansione dell’universo è presentata in modo non scientifico, ma per associazione di idee.Il processo seguito va dal generale al particolare o viceversa?

13 Spiegando l’espansione dell’universo, l’autore suggerisce l’idea che sono più importanti i fenomeni cosmici o la vita?

Il discorso narrativo14 Nello scegliere i nomi dei suoi personaggi, l’autore ha lasciato via libera all’inventiva.

Volendoli classificare, alcuni assomigliano a formule chimiche, altri amplificano un suono o si possono leggere nei due sensi. Trascrivili classificandoli in base alle tre caratteristiche.

15 Il linguaggio di Calvino è molto diretto e coinvolgente. A chi si rivolge la voce narrante?

Scrittura finalizzata e creativa

Scrivere una storia16 L’autore ha immaginato che lo sviluppo dell’universo sia stato causato dalla signora Ph(i)Nko

con la sua proposta delle tagliatelle. Se ciò non fosse avvenuto, da quale altro spunto,desiderio, proposta o altro avrebbe potuto avere inizio lo sviluppo? Prova a immaginare una storia diversa.

Interpretare

17 Quali aspetti del mondo descritto da Qfwfq ti sembrano più simili a quelli del mondo attualee perché?

abc

20 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 21: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Percorso di lettura 1 21

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

L

Gina Lagorio (1922-2005)

Donne

IL TEMA DEL RACCONTO La storia è ambientata in campagna, dove una bambi-na, si trova a contatto con diverse donne della famiglia e fatica a trovare unmodello femminile in cui identificarsi.

La bambina stava nascosta in un angolo, fra il pagliaio e i primi alberi delfrutteto. Era stata sgridata dalla nonna ancora una volta. «Sono tua madrina dibattesimo» le aveva detto «perciò chiamami madrina. Le nonne sono quellevecchie, come la nonna di là1».

La bambina sentiva che non era giusto, e le parole che non aveva osatorispondere le si accavallavano rabbiose nella mente, disegnandosi sulle labbraimbronciate e oscurando come una nuvola gli occhi innocenti.

“I miei nipotini mi chiameranno nonna” pensò, ma quel pensiero era troppoteorico2, per darle consolazione.

Aveva ragione la mamma a non voler stare con la suocera, alla cascina; labambina aveva ascoltato i genitori qualche volta, quando erano troppo inquietitra loro per accorgersi di lei e aveva capito perché suo padre abitasse in città: lamamma si era ribellata a vivere così. D’estate soltanto venivano in campagna espesso era capitato alla bambina di osservare gli occhi arrossati della madre,dopo che le voci si erano fatte vibranti e poi nella grande casa il silenzio di leipareva rendere più insolente il ticchettio degli zoccoli della nonna che girava sue giù, come una trottola, alta, decisa, affaccendata, dalla cucina alla stalla, dalcortile al pozzo, sempre parlando, a tutti e a nessuno, senza aspettare risposta,come si conviene a una padrona.

L’aia3 della cascina era divisa in due da una rete metallica fissata a paletti;dall’altra parte, il primogenito della vecchia casa, fratello del nonno, abitavacon la famiglia. Sua moglie era la nonna Cesca; per tutti; la chiamavano cosìperché aveva i capelli candidi, una massa compatta e soffice come la chiarad’uovo montata, e perché era buona; anche alla bambina, che pure non era deisuoi, a volte regalava della frutta o una ciambella dolce, quando faceva il pane;ma non era questo che commuoveva la bambina e la portava spesso di là, sottoquell’altro portico.

Ecco, passava la rete metallica e tutto pareva più sereno, la gente più distesa,contenta, senza furia e senza fretta, le galline, solenni, impettite, con la coda piùdritta; lei le osservava sempre: le galline abbassano la coda quando chi le chia-

PUBBLICAZIONE

Il silenzio: racconti di unavita, 1993

LUOGO E TEMPO

campagna piemontese,anni trenta

PERSONAGGI

la bambina, nonna Cesca

1. nonna di là: si riferisce a una prozia, di cui si parla più avanti.2. teorico: astratto.3. aia: il grande cortile interno.

Page 22: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

ma ha una voce imperiosa. Anche l’aria le pareva diversa, più chiara; da quellaparte colture e boschivi non impedivano la vista delle montagne.

In casa dicevano con disprezzo che la vigna della nonna Cesca valeva pocoperché troppo in declivio. Proprio per questo invece alla bambina piaceva; innessuna delle vigne che la nonna-madrina aveva portato in dote, l’ombra ai pie-di degli alberi, quando il sole tramontava, era così calda e tosata come nella vec-chia vigna scoscesa, che permetteva, allungati sul pendio erboso, le mani sottola testa, di guardare il sole sparire dietro le montagne viola.

Una volta, tornando a casa, con le mani e la faccia impiastricciate d’uva nera,aveva incontrato, in cortile, la nonna. Le mani sui fianchi, si era fermata, veden-dola, e i piccoli occhi obliqui scintillavano, attentissimi. La bambina aveva avu-to paura; sapeva che non doveva andare di là; per farsela amica, la salutò comelei voleva:

«Ciau4, madrina».«Da dove vieni, così sporca?» Vibravano in quella voce oscure minacce e rancori antichi, che avvolsero la

bambina, lasciandola senza forza e senza pensieri. Rispose:«Dalla vigna di nonna Cesca».Lo schiaffo le giunse previsto e non le fece male; anzi era contenta che glielo

avesse dato; ora poteva dedicarsi, senza rimorsi e senza scrupoli, a odiarla tran-quillamente. Non l’ascoltava neppure, mentre la conduceva a casa tenendolasaldamente per mano, con una forza sgarbata che manifestava la voglia repressadi picchiarla ancora. Le lavò anche la faccia, con le mani che si frenavano astento, passandole sul viso. E parlava, parlava, come un fiume che si rovescialibero dopo una diga, senza interrompersi, senza esitare: diceva che non biso-gna andare come i pezzenti in casa altrui, quando si hanno tanti beni al sole.

«Perché non rispondi, quando ti parlo? Eppure dicono che a scuola sei bra-va».

La nonna, ora che l’aveva picchiata e lavata, si calmava, la collera lentamen-te le sbolliva, mentre tornava a esser consapevole della sua superiorità, liberan-dosi dall’invidia momentanea che l’aveva diminuita.

«Cosa vai a fare di là, con quegli straccioni?» chiese ancora, e già sulla suafaccia di donna matura, ma ancora calda di vita, nasceva il balenare di un sorri-so. «Non sai che solo con i beni che io lascerò a te e alle altre nipoti, sarete ric-che? Ragazze con dote, non come quella poveretta di là che vuol farsi monacaperché sa che un marito non lo troverà mai!»

La bambina la guardava, zitta; aprì la bocca, tentata di dirle che non eravero, che la nipote di nonna Cesca non era una stracciona, era buona e guardar-la cucire in silenzio la faceva star bene. Ma tacque ancora; la nonna aveva attac-cato un altro dei suoi discorsi favoriti: quello della bellezza femminile in gene-rale e della sua in particolare.

22 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

4. Ciau: ciao, in dialetto locale.

Page 23: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

«Lo sai che io ero la più bella ragazza del paese? E tanti mi volevano, anchegente istruita...»

Ora la nonna rideva; le dette un buffetto sulle guance: «Cosa mi guardi, conquegli occhi sgranati? Su, dammi un bacio e facciamo la pace».

Ecco, ora quel volto le si avvicinava; già sentiva il ribrezzo correrle lungo ilfilo della schiena, quella pelle era a un dito dai suoi occhi sbarrati. Le gocciolinedi sudore come ogni volta le sembrarono enormi; ora ne sentiva il freddo con-tatto sulla faccia; s’irrigidì, immobile.

Era finito, se ne andava; la mano passò rapida dove quel bacio era statoposato: gli occhi seguivano la nonna, cattivi: «Anche stavolta l’ho cancellato. Ituoi baci non mi piacciono, non li voglio».

Spesso durante le lunghe ore del pomeriggio, quando la gente di casa lalasciava sola, per i lavori della campagna, la bambina si guardava nello specchiodella grande cucina, tutto contornato di fotografie di sposi e di coscritti5.

C’era anche la sua, col vestito della prima Comunione. La bambina prende-va tra le mani il ritratto più grande, quello della nonna giovane, nel giorno del-le nozze, e l’osservava attenta, per lunghi minuti. Cercava di essere giusta, manon riusciva a risolvere un suo problema, a uscire dalla perplessità. La nonnaera davvero bella?

Pareva di sì, se lei lo diceva e tutti stavano a sentire quando raccontava di sé;una volta un contadino per strada le aveva chiesto se la bambina che aveva permano fosse la sua ultima nata e alla risposta ch’era una nipote, aveva replicatoqualcosa in dialetto, con gli occhi maliziosi e la faccia ammiccante.

Lei non aveva afferrato le parole, ma aveva capito che la nonna era rimastacontenta: aveva riso e poi, al mercato, le aveva comprato le caramelle.

A scuola le era sembrato di ritrovare quel profilo autoritario in certi busti diimperatori romani, ma gli imperatori romani non sono belli, o almeno non sipossono amare. E poi, se la nonna era bella, la mamma e lei, che le somigliavatutta, come un guscio di noce spaccato in due, non lo erano affatto! Questopensiero angosciava la bambina. Se la nonna era bella, lei e la mamma eranobrutte. Ogni linea dei loro volti era il contrario di quella corrispondente nellanonna. Potevano esserci due bellezze, una opposta all’altra? La bambina ci pen-sava, finché la malinconia non la spingeva fuori, con i pulcini, i conigli e il gat-to.

Un giorno, la nonna la condusse al mercato con un’altra nipote, che allabambina metteva soggezione, perché a ogni incontro, durante le vacanze, labaciava sulle guance come fanno i grandi.

Incontrarono un’amica della nonna, una signora, che viveva in paese.Dopo le prime chiacchiere, la signora smise di discorrere, chinò gli occhi sul-

le cugine; Giacinta aveva il braccio infilato in quello della nonna, ascoltava,senza neppure girare gli occhi intorno; la bambina si era invece distratta a guar-dare le bancarelle del mercato.

Percorso di lettura 1 23

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

5. coscritti: i giovani chiamati al servizio militare, che un tempo era obbligatorio.

Page 24: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

«Oh, questa la riconosco» fece la signora, accarezzando Giacinta «è la figliadella vostra maggiore. Ma questa, chi è? Non mi raccapezzo, non assomiglia anessuno di voi, ma com’è graziosa! E che occhi ha!»

La risposta della nonna fu rapida e secca, come una frustata.«Bella non è, ma sana sì: è la figlia del mio Pietro».La bambina sentì un groppo alla gola, si smarrì al pensiero di piangere, tra

tutta quella gente, e non rispose alla signora che le chiedeva il nome.«Avrebbe dovuto chiamarsi Giacinta, come me, poiché era la prima, ma sua

madre ha preferito darle il nome di quella sua sorella morta giovane, si ricor-da?» La nonna stava bisbigliando con la signora; certo parlava di quella zia chelei non aveva conosciuto e di cui la mamma teneva il ritratto in camera.

Alla bambina piaceva, quella zia che si chiamava come lei, e che pareva sorri-derle da molto lontano, con occhi simili ai suoi, ma velati di malinconia.

Al ritorno dal mercato, la bambina disse che non mangiava e che andava ariposarsi. Invece scappò da nonna Cesca: senza una parola le buttò le braccia alcollo, scossa dai singhiozzi.

La vecchia cominciò a confortarla con parole simili a una cantilena, le avevausate tante volte che forse erano divenute davvero una canzone, dove non sibada al senso, ma solo alla musica, che si conosce e che consola.

La bambina si calmò; nonna Cesca le chiese il perché del suo pianto. «Dimmila verità, nonna, la verità vera» disse, piano. «Come sono io? È vero che sonbrutta?»

Un riso di meraviglia increspò le rughe del volto chinato su quello protesodella bambina:

«E io che avevo immaginato chissà quali dispiaceri! Ma non sai, stupidina,che la tua mamma era bella come un angelo e che tu le somigli tutta?»

Un bacio rapido, e già la bambina volava via, come un uccello prigionieroridonato alla libertà. Percorse l’aia, correndo; fu sulla soglia della cucina. Chia-mò forte: «Nonna! Nonna!»

La nonna si affacciò, subito aggrondata: «Ti ho già detto di non chiamarmicosì. Cosa vuoi?»

«Mi è venuto fame, voglio mangiare, adesso. Se ti chiamo madrina me nedai? Intanto però sei nonna lo stesso, perché sei vecchia!»

Era bello vedere la nonna diventare rossa e farfugliare come un tacchinoinfuriato.

La bambina era tutta un riso di malizia: una femminilità precoce la facevaapparire più alta, in quel momento, alta quanto la nonna, non più sottomessa,ma fatta ardita dalla consapevolezza del proprio vantaggio. Sentiva confusa-mente, con un crescendo aspro di gioia, che con lei c’era la mamma e tutte lesue lacrime silenziose.

«Insolente, brutta sfacciata che non sei altro!»Sotto i suoi occhi irriverenti, la nonna si trasformava: la collera le aveva tira-

to il viso e il naso era adunco come quello dei falchetti, mentre le si avvicinavaper misurarle uno schiaffo.

24 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Page 25: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

Fece un balzo all’indietro, canterellando, liberata: «Sfacciata sì, ma non brut-ta, nonna! Non sono brutta, io, somiglio alla mamma e un giorno sarà come lei,più bella di te!»

La nonna rimase ferma, col braccio a mezz’aria; la provocazione le era sco-nosciuta, nessuno l’aveva mai osata con lei. Non trovava nemmeno parole, nonla collera la soffocava, ma uno smarrimento ignoto, simile a un’improvvisastanchezza. Si volse verso la casa: dall’interno, nessuna voce, ma certo le nuoredovevano aver udito; le sembrò di sentirle ridacchiare; la bambina, allontanan-dosi, la guardava ancora ridendo.

La mano che la nonna aveva levata per colpire, passò lenta, tra i capelli: siassestò la corona delle trecce sul capo, si eresse sul busto, rientrò nella sua casa.

G. Lagorio, Il silenzio: racconti di una vita, © Eredi di Gina Lagorio, Tutti i diritti riservati tratti da Grandi & Associati, Milano

Percorso di lettura 1 25

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

Gina LagorioGina Lagorio nacque a Bra, in provincia di Cuneo,nel 1922. La passione per la lettura e la scrittura,concepita fin dai primi an ni di studio, la portò acollaborare con molti e importanti periodi ci quan-do ancora si preparava a laurearsi in Letteraturainglese all’Università di Torino. Dopo aver vissutonella sua terra d’origine e in Liguria, insegnandoItaliano nelle scuole superiori, dal 1974 visse e lavo-rò a Milano dove entrò in contatto con il mondoeditoriale, prima come consulente e poi come scrit-trice. Nella sua produzione si alternano racconti(Un ciclone chiamato Titti, Il silenzio: racconti diuna vita), saggi critici (sullo scrittore Beppe Feno-

glio e sul poeta Camillo Sbarbaro), opere teatrali(Freddo al cuore) e soprattutto romanzi: Approssi-mato per difetto (1971), La spiaggia del lupo(1977), Tosca dei gatti (1983), Tra le mura stellate(1991), Il bastardo (1996), Inventario (1997), L’Ar-cadia Americana (1999), sempre caratterizzati dauna grande capacità descrittiva e di analisi psicolo-gica dei personaggi. A proposito del suo “mestieredi scrivere” ha affermato: «Raccontare è stato perme una seconda maniera di essere, una rispostaistintiva al bisogno di espressione per impadronir-mi del mondo, attraverso un tipo diverso di cono-scenza». Ha vinto importanti premi letterari e le sueopere sono state tradotte in molte lingue.

Vit

a e

op

ere

SCHEDA DI ANALISI Donne

LA STORIA E I PERSONAGGI La psicologia dei personaggi

Il tema di fondo del racconto è il contrasto tra generazioni, colto nel momento in cuitale contrasto diventa uno strumento di crescita e maturazione. Per la giovane protago-nista della storia il confronto non è con l’elemento maschile, ma con le altre donne del-la famiglia e, in ultima analisi, con se stessa. La bambina, probabilmente vicina alla pubertà, si trova a scegliere tra due diversimodelli femminili. Da una parte la madre e la zia materna, con cui ella si identifica, chele offrono un modello femminile di grande mitezza e sensibilità, ma anche di fragilità;non compaiono in modo diretto nell’intreccio, ma sono degnamente sostituite e rap-presentate dalla nonna «buona», coi capelli bianchi, che vive al di là di una rete metalli-ca che delimita, anche fisicamente, un mondo dove «tutto pareva più sereno, la gentepiù distesa». Al di qua della rete, dove la bambina vive, c’è la nonna «cattiva», che incarna l’aspetto

Page 26: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

più aggressivo della femminilità: la floridezza, il vigore fisico, la ricchezza, il potere sul-la famiglia, l’autorevolezza, la superbia, tutti elementi che insieme la rendono una verae propria matriarca, colei che non vuole essere chiamata nonna perché: «Le nonnesono quelle vecchie, come la nonna di là».Nel complesso intreccio delle conflittualità, la bambina compie una difficile ricerca diidentità che la porta a ribellarsi alla nonna «cattiva», sentendo «che con lei c’era lamamma e tutte le sue lacrime silenziose».

IL DISCORSO NARRATIVOIl linguaggio e lo stile

La narrazione si presenta piana e semplice, ma contemporaneamente attenta a cogliere,anche nelle sfumature, le ripercussioni emotive che i fatti producono nell’animo deipersonaggi. Nel testo sono presenti varie tipologie di discorso, funzionali alla comples-sità e all’evoluzione psicologica dei personaggi ed efficaci nel rappresentarle. Il testo presenta una focalizzazione interna, infatti gli avvenimenti sono presentati dalpunto di vista della bambina e la realtà è filtrata dai suoi occhi. Il monologo interiore leconsente di esprimere pensieri, sentimenti e timori ancora confusi, che inizialmentefatica a esternare: «le parole che non aveva osato rispondere le si accavallavano rabbio-se nella mente». Progressivamente, però, il suo giudizio va facendosi più nitido, e allafine trova il coraggio di manifestarsi esplodendo nel discorso diretto: «Non sono brut-ta, io, somiglio alla mamma e un giorno sarò come lei, più bella di te!»La nonna è una donna sicura di sé, che pretende di imporre alla bambina i suoi valori,con il suo esempio, ma soprattutto con le sue parole. Il suo insegnamento perentorio ètrasmesso attraverso il discorso diretto («Sono la tua madrina di battesimo... perciòchiamami madrina»), altre volte indiretto («diceva che non bisognava andare come pez-zenti in casa altrui»).

26 Il racconto dell’uomo: realtà, simboli, sentimenti

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010

RIFLESSIONE e PRODUZIONE

Percorso di analisi

La storia e i personaggi1 Chi è la protagonista? Chi ha scelto il suo nome e perché?

2 Come si chiamano le due nonne?

3 Qual è la nonna vera? Come vuole essere chiamata e perché?

4 Perché tutti chiamano Cesca «nonna»?

5 Come si chiama la cugina della protagonista? Perché le è stato dato quel nome?

6 La cugina Giacinta va d’accordo con nonna Giacinta? Quale suo comportamento permettedi capirlo?

Page 27: 1 Il racconto lettura Temi del racconto dell’uomo: realtà ... · Il corvo di Mìzzaro IL TEMA DEL RACCONTO Un pastore, per divertirsi, lega una campanellina al col-lo di un corvo.

7 Quale personaggio, importante per la bambina, è menzionato ma non compare nel racconto?

8 Dove si svolge la vicenda?

9 Che cosa divide l’aia?

10 Quale delle due parti piace di più alla bambina e perché?

11 La storia è contemporanea o è ambientata nel passato?

12 Come mai il padre della bambina aveva deciso di andare a vivere in città?

13 Descrivi i sentimenti che la bambina prova nei confronti di nonna Giacinta e di nonna Cesca.

14 Perché Giacinta non vuole che la nipotina frequenti nonna Cesca e reagisce duramentequando lei trasgredisce?

Perché in quel posto la bambina si sporca sempre.Perché è separato da un rete metallica.Perché prova invidia e gelosia.

15 Quali caratteristiche della madre la bambina ritrova nella nonna Cesca?Bellezza e fierezza.Tristezza e solitudine.Mitezza e bontà.

16 Perché alla fine la bambina risponde in modo coraggioso e deciso alla nonna Giacinta?È diventata spregiudicata e aggressiva, come le ha insegnato inconsapevolmente la nonna.È stufa di sopportare le angherie della nonna e sbotta intenzionalmente in una frase che la ferisce.Rassicurata sulla propria bellezza, ha acquisito sicurezza e coraggio.

Il discorso narrativo

17 Che tipo di focalizzazione è presente nel testo?

18 Rileggi il seguente periodo: «Se la nonna era bella, lei e la mamma erano brutte. Ogni lineadei loro volti era il contrario di quella corrispondente nella nonna. Potevano esserci duebellezze, una opposta all’altra?» Che tipo di discorso usa l’autrice?

Discorso indiretto.Discorso diretto.Monologo interiore.

Scrittura finalizzata

Argomentare

19 Nel processo di maturazione della protagonista, secondo te, è stato più utile l’intervento di nonna Cesca, che l’ha rassicurata, o l’asprezza di nonna Giacinta, che l’ha indotta a ribellarsi? O entrambi? Esprimi la tua opinione in proposito.

abc

abc

a

b

c

abc

Percorso di lettura 1 27

S. Damele, T. Franzi, Storie che contano © Loescher Editore, 2010


Recommended