+ All Categories
Home > Documents > 1. LE ARCHITETTURE DEL BORGO DESCRIZIONE ED ......529 1. LE ARCHITETTURE DEL BORGO DESCRIZIONE ED...

1. LE ARCHITETTURE DEL BORGO DESCRIZIONE ED ......529 1. LE ARCHITETTURE DEL BORGO DESCRIZIONE ED...

Date post: 31-Jan-2021
Category:
Upload: others
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
46
529 1. LE ARCHITETTURE DEL BORGO DESCRIZIONE ED INTERPRETAZIONE DELLE ATTIVITÀ mativi dei depositi esaminati. Sono i reperti in essi contenuti relazionati alla sequenza stratigra- fica a fornirci una serie di elementi per definire prima le attività (secondo la definizione carandiniana) ed in seguito circoscrivere fasi e periodi, operazioni necessarie per storicizzare la stratigrafia e soprattutto per capire i suoi conte- sti di formazione. Spesso si è cercato di mettere a confronto le ca- tegorie di reperti proprio del deposito in eleva- to rispetto a quello del sottosuolo 2 . Anche nelle architetture infatti ci sono tipi di reperti più ri- correnti di altri: materiale da costruzione con relative caratteristiche dimensionali, di finitura o decorazione, legante, intonaci, elementi archi- tettonici decorativi, strutturali o di arredo, ce- ramiche inserite, aperture, tanto per citare quel- li maggiormente conosciuti. Tra questi sicuramente quelli relativi alla tecnica muraria sono tra i reperti più studiati perché pre- senti in ogni tipo di deposito (lacerto di muratu- ra/complesso monumentale), paragonabili pro- prio per questa loro ‘onnipresenza’ ai reperti ce- ramici individuati nel sottosuolo. Non a caso pro- prio sull’analisi delle tecniche murarie sono sta- te elaborate le prime codifiche metodologiche e questa rimane una delle categorie di dati più ana- lizzate nella tante ricerche svolte in tutta la pe- nisola. Ciò non toglie che in questi decenni più gruppi di ricerca abbiano lavorato molto anche su altri tipi di reperti mettendo a punto impor- tanti e sofisticati metodi di analisi. Lo studio dei reperti è infatti importante perché ha una doppia e consequenziale funzione: stabi- lire la cronologia dei depositi; risalire al conte- sto storico di produzione. Già in passato ma anche più recentemente è sta- to sintetizzato in maniera chiara come da certi tipi di reperti degli elevati si possa arrivare a datazioni relativi o assolute 3 . Altrettanto chiara- Dal 1995, in contemporanea allo scavo della Rocca ebbe inizio una serie di campagne di rico- gnizione delle architetture presenti nel borgo sot- tostante. Malgrado l’elevato numero di superfi- ci murarie non registrabili, perché intonacate o pesantemente restaurate (Fig. 2), fu comunque da subito evidente un cospicuo gruppo di emer- genze con ancora un notevole potenziale infor- mativo (Fig. 3). Fin dalle prime fasi della ricerca risultò chiaro, quindi, che per una migliore com- prensione delle vicende insediative della Rocca era necessario trovare degli ‘agganci’ con i prin- cipali eventi costruttivi dell’abitato. Ciò ha por- tato necessariamente all’applicazione del presup- posto teorico di una totale integrazione tra i dati provenienti dal deposito orizzontale con quello verticale. L’archeologia dell’architettura del resto è una disciplina che sin dal momento della sua nascita ha fatto propri gli strumenti metodologici della ricerca nel sottosuolo. Non volendo ripercorrere un percorso già intra- preso in maniera più completa da altri ricerca- tori, finalizzato a mettere a fuoco i punti in co- mune tra archeologia del sottosuolo e delle ar- chitetture 1 , sarà comunque utile ricordarne i principali proprio per giustificare i criteri di in- dagine e di rielaborazione dei dati presentati in questo volume. Da un punto di vista degli ‘strumenti’ di lettura del dato materiale, l’analisi stratigrafica è sicu- ramente il principale che accomuna le due inda- gini (sottosuolo/elevati). Indipendentemente dal tipo di deposito (singola muratura/sondaggio; edificio/ambiente; complesso monumentale; in- tero insediamento) per ambedue le ‘archeologie’ rappresenta il primo ed essenziale passo neces- sario per risalire alla sequenza di formazione dello stesso deposito e stabilirne una cronologia relativa data dalle relazioni fisiche intercorrenti tra gli strati. Così come nello scavo, anche per gli elevati però la sequenza stratigrafica da sola non basta per ricostruire in maniera completa i processi for- 1 Dei molti interventi a riguardo, ricordiamo le più re- centi sintesi di BROGIOLO 1996, 1997. 2 In passato si vedano i contributi di MANNONI, BROGIOLO e PARENTI in FRANCOVICH, PARENTI 1988, sino tra gli altri ai più recenti accenni al problema in FERRANDO CABONA 1998, MANNONI 1998 e PARENTI, GIOVANNINI, MONTEVEC- CHI 1999, pp. 29-36. 3 Si veda lo schema presentato in PARENTI 1988b, p. 281. © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale
Transcript
  • 529

    1. LE ARCHITETTURE DEL BORGODESCRIZIONE ED INTERPRETAZIONE DELLE ATTIVITÀ

    mativi dei depositi esaminati. Sono i reperti inessi contenuti relazionati alla sequenza stratigra-fica a fornirci una serie di elementi per definireprima le attività (secondo la definizionecarandiniana) ed in seguito circoscrivere fasi eperiodi, operazioni necessarie per storicizzare lastratigrafia e soprattutto per capire i suoi conte-sti di formazione.Spesso si è cercato di mettere a confronto le ca-tegorie di reperti proprio del deposito in eleva-to rispetto a quello del sottosuolo2. Anche nellearchitetture infatti ci sono tipi di reperti più ri-correnti di altri: materiale da costruzione conrelative caratteristiche dimensionali, di finiturao decorazione, legante, intonaci, elementi archi-tettonici decorativi, strutturali o di arredo, ce-ramiche inserite, aperture, tanto per citare quel-li maggiormente conosciuti.Tra questi sicuramente quelli relativi alla tecnicamuraria sono tra i reperti più studiati perché pre-senti in ogni tipo di deposito (lacerto di muratu-ra/complesso monumentale), paragonabili pro-prio per questa loro ‘onnipresenza’ ai reperti ce-ramici individuati nel sottosuolo. Non a caso pro-prio sull’analisi delle tecniche murarie sono sta-te elaborate le prime codifiche metodologiche equesta rimane una delle categorie di dati più ana-lizzate nella tante ricerche svolte in tutta la pe-nisola. Ciò non toglie che in questi decenni piùgruppi di ricerca abbiano lavorato molto anchesu altri tipi di reperti mettendo a punto impor-tanti e sofisticati metodi di analisi.Lo studio dei reperti è infatti importante perchéha una doppia e consequenziale funzione: stabi-lire la cronologia dei depositi; risalire al conte-sto storico di produzione.Già in passato ma anche più recentemente è sta-to sintetizzato in maniera chiara come da certitipi di reperti degli elevati si possa arrivare adatazioni relativi o assolute3. Altrettanto chiara-

    Dal 1995, in contemporanea allo scavo dellaRocca ebbe inizio una serie di campagne di rico-gnizione delle architetture presenti nel borgo sot-tostante. Malgrado l’elevato numero di superfi-ci murarie non registrabili, perché intonacate opesantemente restaurate (Fig. 2), fu comunqueda subito evidente un cospicuo gruppo di emer-genze con ancora un notevole potenziale infor-mativo (Fig. 3). Fin dalle prime fasi della ricercarisultò chiaro, quindi, che per una migliore com-prensione delle vicende insediative della Roccaera necessario trovare degli ‘agganci’ con i prin-cipali eventi costruttivi dell’abitato. Ciò ha por-tato necessariamente all’applicazione del presup-posto teorico di una totale integrazione tra i datiprovenienti dal deposito orizzontale con quelloverticale.L’archeologia dell’architettura del resto è unadisciplina che sin dal momento della sua nascitaha fatto propri gli strumenti metodologici dellaricerca nel sottosuolo.Non volendo ripercorrere un percorso già intra-preso in maniera più completa da altri ricerca-tori, finalizzato a mettere a fuoco i punti in co-mune tra archeologia del sottosuolo e delle ar-chitetture1, sarà comunque utile ricordarne iprincipali proprio per giustificare i criteri di in-dagine e di rielaborazione dei dati presentati inquesto volume.Da un punto di vista degli ‘strumenti’ di letturadel dato materiale, l’analisi stratigrafica è sicu-ramente il principale che accomuna le due inda-gini (sottosuolo/elevati). Indipendentemente daltipo di deposito (singola muratura/sondaggio;edificio/ambiente; complesso monumentale; in-tero insediamento) per ambedue le ‘archeologie’rappresenta il primo ed essenziale passo neces-sario per risalire alla sequenza di formazionedello stesso deposito e stabilirne una cronologiarelativa data dalle relazioni fisiche intercorrentitra gli strati.Così come nello scavo, anche per gli elevati peròla sequenza stratigrafica da sola non basta perricostruire in maniera completa i processi for-

    1 Dei molti interventi a riguardo, ricordiamo le più re-centi sintesi di BROGIOLO 1996, 1997.

    2 In passato si vedano i contributi di MANNONI, BROGIOLOe PARENTI in FRANCOVICH, PARENTI 1988, sino tra gli altriai più recenti accenni al problema in FERRANDO CABONA1998, MANNONI 1998 e PARENTI, GIOVANNINI, MONTEVEC-CHI 1999, pp. 29-36.3 Si veda lo schema presentato in PARENTI 1988b, p. 281.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 530

    Fig. 2 – Planimetria del borgo. In grigio sono evidenziati gli edifici coperti non leggibili esclusi dall’indaginearcheologica.

    Fig. 1 – Panoramica del borgo di Campiglia.

    mente in alcuni lavori si è dimostrato come dal-l’analisi di certe categorie di reperti è possibilerisalire al processo produttivo che a sua voltarimanda al contesto storico.La classificazione e tipologia delle tecniche mu-rarie può portare quindi ad importanti conside-razioni interpretative al pari di quelle dedottedall’analisi dei materiali rinvenuti nel sottosuo-lo.Vista in quest’ottica quindi non ci sono poi dif-ferenze sostanziali nei passaggi di conoscenza del-l’archeologo e dell’archeologo delle architettu-re se l’obiettivo che si persegue è il medesimo,ovvero la ricostruzione dei processi storici chehanno determinato un certo deposito del sotto-

    suolo o in elevato. La differenza consiste appun-to solo nelle caratteristiche del deposito e neireperti in esso contenuti4.Partendo di conseguenza dal presupposto cheCampiglia Marittima con il suo borgo andavaconsiderato come un grande deposito da analiz-zare ‘archeologicamente’ in ogni sua parte,passando dalla teoria alla pratica, la principalepreoccupazione è stata quella di non creare trop-pe distinzioni tra i due tipi di deposito, non tan-to nella registrazione (che necessitava invece di

    4 A questo proposito si vedano le recenti considerazionidi FERRANDO CABONA 1998; MANNONI 1998 e PARENTI 1999.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 531

    Fig.

    3 –

    Mat

    rix

    delle

    pri

    ncip

    ali a

    ttiv

    ità

    cost

    rutt

    ive

    indi

    vidu

    ate

    nel b

    orgo

    .

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 532

    questa differenziazione per i distinti parametridi lettura) quanto nella rielaborazione dei nu-merosi dati raccolti.Per questo si sono individuate categorie di de-positi ed agito di conseguenza5. La Rocca classi-ficabile come complesso monumentale, è statasuddivisa in più corpi di fabbrica (edificio A,palazzo, torre B etc.) ognuno dei quali corrispon-dente ad un’area di scavo. In fase di pubblica-zione, per una maggiore chiarezza di lettura, vi-sta la complessità dei dati acquisiti, la sequenzastratigrafica della Rocca è stata trattata separa-tamente da quella del borgo come anche nel casodella pieve di S. Giovanni.A seguito di una ricognizione sistematica delborgo, sono stati invece individuati tutti quei cor-pi di fabbrica dove, seppure non integralmente,erano leggibili le sequenze murarie. Di ogni pro-spetto sono state registrate le singole USM sul-l’apposita scheda veloce. Per la base grafica diappoggio sono state adottate diverse scale di re-gistrazione. Nel caso infatti di importanti corpidi fabbrica come quello del Palazzo Pretorio odegli edifici della Rocca, si è partiti da un esi-stente rilievo fotogrammetrico in scala 1/50, cor-redato da planimetrie alla stessa scala. Per la mag-gioranza degli edifici del centro, carenti di unasimile documentazione, è stata invece eseguitauna presa fotografica più possibile ortogonale,poi rielaborata con appositi programmi (AdobePhotoshop, Cumulus Desktop Plus) e corredatadi un eidotipo in scala o meno dove sono stateevidenziate le differenti USM e le conseguentiattività costruttive.La scelta di questo tipo di documentazione gra-fica, per taluni forse poco esatta o approfondi-ta, è nata dall’esigenza di una strategia di ricercache tenesse conto, come nel caso di Campiglia,innanzitutto di un esiguo gruppo di lavoro (com-posto per buona parte della ricerca solo da chiscrive), di tempi ridotti e di un basso preventivodi spese (nelle quali appunto non era certa pre-vista l’effettuazione di prospetti fotogrammetri-ci o il rilievo manuale per ogni resto in elevato).Per contestualizzare i corpi di fabbrica nel tessu-to urbano, ognuno di essi è stato posizionato inbase al suo perimetro nella planimetria catastalein scala 1/1000.Oltre alle schede USM, per ogni corpo di fab-brica è stata compilata una scheda generale dovesono state riportate, oltre alle coordinate neces-sarie per la localizzazione dell’edificio e la sua

    descrizione, osservazioni ad esempio pertinentile misure della struttura e di certi suoi elementistrutturali o di arredo (presenza di mensole, tipodi buche pontaie, numero di solai, nel caso spe-cifico di Campiglia, tipo e misure di pilastri por-tanti e così via).Tutte le schede cartacee compilate sono state ca-tastate in un sistema di archivi relazionali realiz-zati con un DBMS per Macintosh, nello specifi-co File Maker Pro 3.0. Analogamente a quantoè avvenuto per lo scavo, i dati dopo essere statiinseriti nella memoria computerizzata, sono con-fluiti all’interno di una piattaforma G.I.S. bidi-mensionale realizzata per l’occasione6.Nella fase di rielaborazione, per ogni singolo pro-spetto sono state individuate delle attività chehanno seguito una numerazione consequenzialea quelle identificate nella Rocca. Analogamentea quanto fatto per le planimetrie di ogni area discavo, dalla divisione per attività si è passati alprospetto di fase o periodo. In base alla crono-logia individuata è stata adottata per la Rocca(sottosuolo ed elevati) ed il borgo la stessa se-quenza e numerazione di periodi e fasi.Ciò ha consentito in ultimo di elaborare delleplanimetrie sincroniche dell’intero insediamen-to dove sono state riportate le sequenze strati-grafiche analizzate e cronologicamente suddivi-se.Nel presente volume è stato inoltre adottato lostesso criterio divulgativo per ambedue i conte-sti stratigrafici, ovvero quello di descrivere edinterpretare le attività secondo la medesima scan-sione di fasi e periodi.Analogamente a quanto fatto per lo scavo, i re-perti propri delle architetture sono stati trattatiseparatamente in base alle loro caratteristichenella sezione VI di questo volume. La sequenzastratigrafica periodizzata dei due contesti, rela-zionata alle categorie di reperti in essa contenu-te sarà poi ridiscussa ed analizzata nel capitolofinale dedicato alle conclusioni.Non avendo individuato nessuna stratigrafia per-tinente le fasi più antiche altomedievali, la de-scrizione delle attività inizia dal periodo II, cor-rispondente al XII secolo quando il castello subìun ampliamento coincidente con l’utilizzo dellapietra nelle architetture. Per questo periodo, acausa dell’esiguità dei resti materiali ed indica-tori cronologici associati non è stata possibileuna divisione in due fasi come per lo scavo.Una distinzione per fasi è state invece possibile,seppure con un certo margine di oscillazione,

    5 In questo lavoro di classificazione si è tenuto conto del-la terminologia codificata da BROGIOLO 1988. 6 BIANCHI, NARDINI 2000

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 533

    nel periodo III (XIII secolo), quando in tutto ilborgo, a seguito di un maggiore sviluppo econo-mico e sotto la spinta di Pisa che controllava stret-tamente la vita politica, sorsero nuove struttureedilizie civili e religiose che determinarono unampliamento del nucleo originario con la con-seguente costruzione di una rinnovata cinta mu-raria.Sebbene il periodo III rappresenti di fatto il mo-mento di maggiore attività edilizia nel borgo,confrontabile per entità di interventi solo con ilrinnovamento edilizio ottocentesco (che peral-tro non modificò i limiti duecenteschi dell’abi-tato) anche nella prima fase del successivo pe-riodo (prima metà XIV secolo) sono registrabiliseppure in numero assai ridotto alcune attivitàcostruttive.La mancanza di evidenze materiali rapportabilicon certezza alla fase 2 del IV periodo, ossia allaseconda metà del XIV secolo, sembra coincide-re con un momento di stasi economica e politicalegata all’indebolimento del potere pisano suquesta porzione territoriale dell’alta Maremmache precedette l’avvicendamento di Firenze nelcontrollo del territorio, avvenuto ai primi annidel XV secolo.L’arrivo dei fiorentini comportò, nel corso delXV secolo, una serie piuttosto numerosa di la-vori di consolidamento e ricostruzione dellestrutture esistenti, in particolare relative alla cintamuraria ma anche importanti ampliamenti comequello riguardante il Palazzo Pretorio.Seppure a ritmo sostenuto anche nel corso dellafase 2 del periodo V (XVI secolo) si registranointerventi relativi ad edilizia religiosa e civile,pubblica o privata.

    1. PERIODO II (XII SECOLO):IL CASTELLO IN PIETRA

    La prima attestazione documentaria del castellorisale al 1004 quando questo è ricordato prov-visto di ecclesia et curte. Se nella Rocca, grazieall’indagine archeologica è stato possibile ripor-tare in luce resti dell’insediamento sommitalecoevi e precedenti a questa prima attestazionedocumentaria, diverso è il discorso relativo al-l’abitato sottostante. Le più antiche evidenzemateriali riconoscibili nel tessuto urbano attua-le risalgono infatti solo al XII secolo e questo dasolo costituisce comunque un importante risul-tato considerando l’assenza di scavi e le conti-nue trasformazioni del borgo. Il XII secolo quicome in altri castelli del territorio rappresentòinfatti un importante momento di riorganizza-zione dell’assetto insediativo coincidente con unuso diffuso della pietra come materiale da co-struzione. Nella Rocca, come abbiamo scritto nelrelativo capitolo, in questi cento anni si costrui-scono sia il grande edificio turriforme a due pia-ni che il vicino palazzo dove abitavano i contiGherardeschi.L’analisi dei resti murari appartenenti a questoperiodo testimonia però un medesimo impegnocostruttivo anche per l’abitato sottostante. L’evi-denza di un grande muro di cinta in pietra, an-cora conservato per oltre 50 m, sebbene inglo-bato nelle successive unità abitative, è la tracciapiù consistente dell’esistenza di un circuito mu-rario difensivo che con andamento circolare pro-teggeva il borgo (Figg. 5-6). Ipotizzare l’anda-mento della cinta è immediato nel versante sud-

    Fig. 4 – Ricostruzione del castello di Campiglia nel XII secolo.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 534

    ovest mentre risulta più arduo in quello di nord-est dove i continui rifacimenti del circuito ren-dono attualmente non visibile questa prima fasecostruttiva, solo quindi ipotizzabile in relazionealla posizione dell’area sommitale, alla confor-mazione del terreno e anche grazie al confrontocon altri centri del territorio.In questo originario circuito si accedeva attra-verso una porta situata nel versante ovest, di cuiancora oggi sono riconoscibili parte degli stipitie della soglia (Fig. 6). La cinta racchiudeva sicu-ramente un abitato costituito da case in pietraalternate ad altre in materiale deperibile. Le trac-ce di due probabili case di questo periodo sonoriconoscibili nei terrazzamenti sottostanti la Roc-ca e sono costituite da ridotti lacerti di muratu-ra caratterizzate dalla medesima tecnica che leaccomuna anche a quella utilizzata nel circuitomurario. Maggiori dati si riscontrano invece ana-lizzando un edificio di cui risulta visibile solo ilmuro perimetrale ovest, solitamente interpreta-to come un lato della navata della chiesa di S.Biagio, individuata dalla Ceccarelli come l’ori-ginaria chiesa castrense del castello7.Le caratteristiche degli edifici della Rocca unitia quelli del borgo, confrontati con l’ipotetica pla-nimetria originaria del castello, mostrano un in-sediamento di una certa consistenza che già nelcorso della prima metà del XII secolo rappre-sentava un abitato di rilievo nel territorio mal-grado l’appartenenza dei conti ad uno dei ramiminori della famiglia (Fig. 4). Qui nel 1113 sog-giornò papa Innocenzo II. Inoltre l’importanzadel castello è indirettamente testimoniata dall’in-teresse di Pisa nei suoi confronti già nel corso diquesto secolo che si concretizzò con una serie didonazioni all’arcivescovado da parte dei Ghe-rardeschi che, sempre nel XII, militarono nel-l’esercito pisano8. Come sostiene la Ceccarelli èpossibile inoltre che già negli anni trenta del se-colo cominciasse a svilupparsi un primo organi-smo comunale di cui purtroppo ancora non siconoscono le caratteristiche. Proprio nel 1139in uno degli atti di donazione all’arcivescovadopisano si descrive il castello provvisto di un bor-go che in questi anni doveva essersi formato ester-namente alla cinta. A questo agglomerato abitati-vo è da rapportare un consistente lacerto di mu-ratura individuato al di sotto della chiesa di S.Lorenzo che testimonia l’esistenza di costruzioniin pietra anche nel borgo esterno al castello.

    ATTIVITÀ 187: COSTRUZIONE DI UN TRATTODELLA CINTA MURARIA DEL BORGO

    Dell’originaria cinta che chiudeva il primo bor-go, sorto nel XII secolo lungo i terrazzamenti sot-tostanti la Rocca, restano oggi pochi tratti. Il suc-cessivo ampliamento dell’abitato nel corso del XIIIsecolo (vedi il paragrafo II.2.1) e le continue tra-sformazioni subite dai singoli corpi di fabbricahanno portato alla distruzione od all’obliterazio-ne di buona parte del circuito difensivo.Uno dei pochi tratti appartenenti alla cinta è peròattualmente riconoscibile lungo la linea di ter-razzamento che costeggia via P. Gori. In questocaso la cinta costituisce il muro perimetrale suddi una serie di case poste lungo la linea di pen-denza. La mancanza di intonaco, permette diosservare, seppure non da vicino, un lungo trat-to di muratura (circa 50 m di lunghezza e 1.60di spessore) costruito, nella porzione inferiore,con pietre in calcare alberese di medie e grandidimensioni, ben squadrate e poste in opera conregolarità. Successivi rifacimenti hanno portatoalla ricostruzione della parte superiore del trat-to di muratura in questione.L’analogia di questa tecnica muraria, con quelleadottate negli edifici della Rocca di XII secolo,permette di ascrivere a questo periodo cronolo-gico la costruzione della cinta.

    ATTIVITÀ 188: COSTRUZIONE DELLA PORTA DIACCESSO AL BORGO (Fig. 6)

    Seguendo verso ovest l’andamento del tratto dicinta sopradescritto, dopo alcuni corpi di fab-brica che ne interrompono la continuità, nel ver-sante interno della linea di terrazzamento, dovesi origina via Pietro Gori, è parzialmente leggi-bile un ulteriore lacerto del circuito. Il lacerto èlegato ad uno spigolo che prosegue per circa 2metri di altezza (USM 2). Allo spigolo a sua vol-ta, oggi si appoggia un arco in mattoni (USM 3)costruito, come la soprastante muratura (USM5), in età moderna. L’arco è collegato ad un pic-colo vicolo coperto che permette il passaggio tradue terrazzamenti poste a quote differenti.Vista la posizione e le dimensioni dello spigolooltre al suo collegamento alla cinta, è ipotizza-bile che quest’ultimo sia ciò che resta dell’origi-naria porta della cinta che permetteva l’accessoal borgo. Osservando l’andamento dello spigo-lo, per la presenza di pietre al di sotto ed oltre lostipite si nota inoltre, come probabilmente laquota della soglia originaria dovesse essere adun livello superiore di circa 0.80 m dall’attualepiano di calpestio. Le successive trasformazioni

    7 Vedi CECCARELLI infra cap. I.3 t.1.8 Si veda infra CECCARELLI, cap. I.5 t.1.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 535

    Fig. 5 – Planimetria del borgo nel periodo II (XII secolo). I numeri rappresentano le attività appartenenti aquesto periodo.

    Fig. 6 – Attività 188, i resti dell’originaria porta di accesso al castello di XII secolo. In grigio sono segnatele strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 536

    e distruzioni non consentono di verificare altrecaratteristiche dell’apertura.

    CF 1 ATTIVITÀ 189: COSTRUZIONE DEL LATOPERIMETRALE DI UN EDIFICIO RELIGIOSO? (Fig. 7)

    Ripartendo dalla porta sopradescritta e ripercor-rendo verso nord-est il tratto di via Pietro Gori,si incontra a metà circa della via (non è presenteil numero civico) il lato sud di un edificio checonserva ancora consistenti tratti originari dimuratura rapportabili al XII secolo. Di questoedificio attualmente è ben individuabile lo spi-golo sud-ovest, mentre a causa di successivi ad-dossamenti di strutture, non è possibile verifica-re l’originarietà dello spigolo opposto, sud-est.Il muro perimetrale è costruito con pietre in cal-care di medie e grandi dimensioni, ben squadra-te, in alcuni casi rifinite superficialmente a sub-bia, poste in opera con regolarità.Tutte le aperture presenti, ad eccezione del ta-glio USM 19, sono rapportabili ad interventi suc-cessivi di età medievale e moderna.A causa di rifacimenti posteriori, degli altri trelati perimetrali è impossibile determinare conesattezza le originarie dimensioni dell’edificio.Osservando però la planimetria dell’insediamen-to, si nota come l’edificio in questione sia postoin uno dei terrazzamenti immediatamente sot-tostanti la Rocca. In alcuni documenti di XII eXIII secolo, è menzionata la chiesa di S. Biagiocome uno dei primi e più importanti edifici reli-giosi del castello di Campiglia.La posizione dell’edificio e la consistenza dei re-sti murari porterebbero ad ipotizzare un colle-gamento tra questa struttura e la chiesa sopraci-tata. In questo caso il lato perimetrale oggi visi-bile corrisponderebbe ad una delle navate del-l’edificio, dove dovevano aprirsi delle monofo-re di cui rimarrebbe traccia proprio nel taglioattualmente visibile nella porzione superioredella muratura (USM 19).I cambiamenti di età posteriore, che hanno por-tato anche ad una consistente modifica degli spaziinterni, non consentono però ulteriori verifichedi questa ipotesi, invalidando così anche la pos-sibilità che questo tratto di muratura potesse ap-partenere ad un edificio civile con funzione abi-tativa, come quella avuta in seguito.

    CF 2-3-4 ATTIVITÀ 190-191-192:COSTRUZIONE DEL LATO PERIMETRALE DI TREEDIFICI (Figg. 8-9-10)

    Di queste attività che corrispondono appunto,all’edificazione di strutture murarie in pietra, ri-

    Fig. 7 – Attività 189, i resti della presunta chiesa di S.Biagio. In grigio sono segnate le strutture appartenenti

    all’originaria fase costruttiva.

    mangono a testimonianza dei ridotti lacerti dimuratura.In due casi (att. 190, Fig. 8/ att. 191 Fig. 9) sitratta di murature costruite in pietre di calcarealberese ben squadrate e rifinite superficialmen-te a subbia, poste con regolarità. I tratti di mu-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 537

    ratura, situati sempre nei terrazzamenti sotto-stanti la Rocca, costituiscono parte della porzio-ne inferiore dei lati perimetrali sud di attuali abi-tazioni, che hanno invece la muratura soprastantelegata ad interventi di età moderna. A causa diqueste successive trasformazioni non è possibileipotizzare ulteriori caratteristiche degli edificioriginari.L’altro tratto di muro (att. 192, Fig. 10) è situa-to invece al di fuori di quello che doveva essereil circuito del primo muro di cinta in pietra delcastello di XII secolo. Si tratta infatti di un la-certo muro di notevole spessore posto in un lo-cale al di sotto della chiesa di S. Lorenzo. Il muroè caratterizzato dall’utilizzo di conci di medie egrandi dimensioni, ben squadrati e spianati asubbia e scalpello ai margini esterni del concio.Purtroppo, a causa delle successive murature chesi elevano al di sopra del muro in questione ri-sulta difficile stabilire il suo andamento e soprat-tutto la sua funzione.

    2. PERIODO III-IV (SECC. XIII-XIV):AMPLIAMENTO DEL BORGO

    L’analisi degli elevati nella Rocca ci ha indicatocome anche la prima metà del XIII secolo conti-nuò ad essere un periodo particolarmente fecon-do per le attività di cantiere. Proprio in questidecenni infatti l’area sommitale venne ampliatacon la costruzione di due torri e di una cisterna.La circolazione di maestranze e la mutata situa-zione politica ed economica produssero impor-tanti effetti pure nell’assetto edilizio dell’abita-to. In questo periodo infatti si rafforzò il rap-porto di Campiglia con Pisa che andò di paripasso con lo sviluppo di un Comune che allametà del Duecento era definito in tutte le suecariche principali9. Contemporaneamente purmantenendo importanti diritti signorili, la sferadi influenza dei Gherardeschi andò gradatamentediminuendo sino ad arrivare all’episodio che san-cì una forte rottura con l’ordinamento passatoquando, nel 1287, una guarnigione pisana occu-pò gli edifici dell’area sommitale.La società campigliese in questi anni andava ra-pidamente cambiando ed arricchendosi nella suaarticolazione interna. Tra la metà del XIII e lafine di quello successivo sono attestati ventisettenotai, con una maggiore concentrazione nel pe-riodo compreso tra la seconda metà del Due-

    9 Vedi infra CECCARELLI, cap. I.5.

    cento e i primi decenni del Trecento. Al verticesociale vi erano dei gruppi di nobiles discenden-ti dai milites al servizio dei conti. Tra gli abitantidel borgo si trovavano anche medici, speziali,fabbri, calzolai, bottai, proprietari terrieri che siarricchivano con le principali attività economi-che del centro ovvero la pastorizia e l’agricoltu-ra.Il rapporto con Pisa incentivò inoltre un proces-so di immigrazione nella città di molti campi-gliesi che mantennero sempre ben saldi i rap-porti con il loro luogo di origine. Questa situa-zione unita alle esigenze politico-difensive delcomune spiega l’importante fase di ampliamen-to che si verificò in particolare nella seconda metàdel Duecento (Fig. 11), In questo periodo infattila cinta muraria fu ingrandita andando ad inglo-bare tutto il borgo esterno all’originario castel-lo, formatosi lungo le pendici ovest del centro.Assieme alla cinta furono costruite anche le por-te di accesso: quella verso sud, oggi scomparsa,che immetteva verso la Rocca; la porta nord oggidetta di S. Antonio; la porta detta a Mare, versoovest recentemente riportata in luce che in ori-gine, come si suppone dall’analisi dei documen-ti, doveva chiamarsi di S. Lorenzo per la vici-nanza con l’omonima chiesa; la porta nord-estoggi chiamata “Fiorentina”.L’ampliamento della cinta coincise nel 1246 conl’edificazione del complesso più simbolico del-l’abitato ovvero il Palazzo Pretorio, posto quasia ridosso dell’originario circuito di XII secolo,di fronte al quale è documentata l’esistenza diuna piccola piazza. Alla fine del secolo risale in-vece l’edificazione della chiesa di S. Lorenzo,costruita sopra un preesistente edificio. Semprenell’ambito degli edifici religiosi, nel 1248 è poiricordata la chiesa di S. Anastasia, oggi comple-tamente scomparsa che alcuni autori localizze-rebbero in prossimità del Palazzo Pretorio, pro-babilmente all’interno del primo circuito mura-rio10. Le esigenze della più ampia comunità por-tarono poi all’edificazione di un ospedale dedi-cato ai SS. Jacopo e Filippo nel luogo dell’attua-le municipio.Contemporaneamente fu avviata una cospicua se-rie di progetti edilizi relativi ad abitazioni privateche testimoniano il benessere economico dei loroabitanti. La catalogazione effettuata in questa sederiguarda i resti di ben venticinque strutture abitati-ve, di cui nella maggioranza dei casi risulta analiz-zabile nelle forme originarie solo uno od al massi-mo due dei lati perimetrali. Questo risultato è suffi-

    10 LANDOLFI, LOMBARDI 1990, p. 86

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 538

    Fig. 10 – Attività 192, lacerto di muro, al piano inferiore della chiesa di S. Lorenzo, appartenente al periodo II.

    11 Per i confronti con le tipologie abitative pisane si vedaREDI 1991. Per la descrizione del tipo vedi infra BIANCHIcap. VI.2, sez. III

    Figg. 8-9 – 8. Attività 190, lacerti di murature portanti appartenenti al periodo II; 9. Attività 191, lacerti dimurature portanti appartenenti al periodo II.

    ciente per individuare però all’interno della por-zione in espansione del borgo la presenza didicianove case a pilastri su modello di quelle pisa-ne con relative varianti, rapportabili ad un arcocronologico compreso tra la seconda metà del XIIIsecolo ed i primi decenni del successivo11. Si trattadi abitazioni nella maggioranza caratterizzate dal-la presenza di pilastri angolari portanti in pietrache dal piano terra proseguivano sino alla coper-tura. Solo in pochi casi questi pilastri all’altezzadel primo piano terminavano con archi. Lo spaziocompreso tra i pilastri per lo meno nella facciataprincipale era invece chiuso da sporti in legno.

    Alla metà del XIII secolo deve essere collocata lacostruzione del grande edificio riportato parzial-mente in luce al di sotto della chiesa di S. Lorenzodurante recenti lavori di restauro, caratterizzatodalla presenza di un grande ambiente con pilastricentrali in muratura necessari a sostenere il solaioligneo dell’originario primo piano, oggi distrut-to. Le caratteristiche architettoniche e decorativedell’edificio, provvisto di intonaci dipinti lo rap-portano ad una edilizia civile di particolare pre-gio appartenente sicuramente ad un membro del-le classi sociali campigliesi più elevate.Agli ultimi scorci del XIII secolo sono ascrivibilipoi la maggior parte degli esempi di ulteriori ti-pologie abitative individuate lungo il fronte del-le vie principali e caratterizzate da murature pie-ne su cui si trovavano al piano terra ampie aper-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 539

    ture probabilmente collegate alle attività com-merciali dei loro abitanti. Vista l’esiguità dei re-sti materiali, sicuramente databili al primo cin-quantennio del XIV secolo, la prova indiretta diuna certa attività edilizia è testimoniata dalla pre-senza di tre epigrafi non in situ rispettivamentedel 1302, 1307 e 1322 che ricordano appuntola costruzione di tre distinti edifici privati12.

    2.1. Periodo III fase 1(prima metà XIII secolo)

    CF 5 ATTIVITÀ 229-230: COSTRUZIONE DELPALAZZO PRETORIO (Figg. 13-14-15)

    All’ampliamento del borgo nella seconda metàdel XIII secolo e al crescere di importanza delcomune di Campiglia fu conseguente la costru-zione di un palazzo comunale. Il palazzo fu si-tuato in prossimità dell’ipotizzato circuito piùantico di XII secolo, lungo la strada principaleche dalla porta di S. Antonio conduce a piazzadella Repubblica. Il fabbricato fu costruito sullalinea di terrazzamento adattando le forme ar-

    chitettoniche ai dislivelli del terreno. Un’iscri-zione eseguita su uno dei peducci di imposta de-gli archi a piano terreno commemora la sua co-struzione nel 1246, ricordando la committenzada parte di un Gentile Rosso dei Beriti. Dai do-cumenti sappiamo inoltre che nel 1253 il palatiocommunis era provvisto di un primo piano doveebbe sede in un primo tempo la curia del Comu-ne ed in seguito alloggiò il capitano. Le caratte-ristiche architettoniche ancora oggi riconoscibi-li nelle murature dell’edificio confermano que-sta sintetica descrizione delle fonti scritte anchese i successivi interventi di ampliamento del fab-bricato, avvenuti nel corso del XV e XVI secolo,non facilitano molto la lettura di queste caratte-ristiche originarie.Dall’analisi stratigrafica dei paramenti murari(spessore 1.30 m) esterni ed interni si deduceche questo primo edificio non fosse di grandidimensioni. Il fronte principale misurava infatticirca 9 m, sviluppandosi in profondità per circa10 m, quindi non discostandosi troppo dalle mi-sure riscontrate nelle case a pilastri di questo pe-riodo (Fig. 14). L’entrata del palazzo si trovavalungo la via principale (attuale via Cavour). Duegrandi aperture (2.62; 2.57 m di larghezza, USM67-68, Fig. 15) sormontate da archi a pieno cen-

    Fig. 11 – Planimetria del borgo nel periodo III e IV. In grigio le attività relative al periodo III, in nero quelleoscillanti tra la fine del III periodo e l’inizio di quello successivo.

    12 Vedi infra il contributo di TEDESCHI, cap. 4, sez. VI.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 540

    Fig. 12 – Ricostruzione del borgo nel periodo III.

    Fig. 13 – Il Palazzo Pretorio.

    Fig. 14 – Planimetria del piano terra del palazzopretorio. In grigio sono indicate le originarie strutture

    (rilievo G. Boccacci).

    tro in calcare bianco e grigio, immettevano alpiano terreno. L’altro fronte a vista era postolungo la via secondaria che costeggiava il per-corso del circuito murario di XII secolo (Fig. 16),Nel paramento murario attuale non sembrano

    però visibili tracce rapportabili ad eventuali porteo finestre su questo lato.Un solaio ligneo divideva questo piano da quel-lo superiore. Tracce indirette di questo solaio,oggi scomparso, si ritrovano nella presenza di

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 541

    Fig. 16 – Prospetto nord-est del Palazzo Pretorio. In grigio sono evidenziate le strutture appartenentiall’originaria fase costruttiva (rilievo G. Boccacci).

    Fig. 15 – Prospetto nord-ovest esterno del Palazzo Pretorio. In grigio sono evidenziate le strutture appartenentiall’originaria fase costruttiva (rilievo G. Boccacci).

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 542

    alcune mensole interne in pietra su cui questopoggiava, ancora inserite nella porzione supe-riore dei lati perimetrali nord e sud, poco al disotto dell’attuale solaio, evidentemente ricostrui-to più o meno all’altezza di quello originario.Come già attestato dai documenti, il palazzo ave-va anche un piano superiore. Tracce di questolivello sono riscontrabili nei paramenti murari esono inoltre testimoniate dall’esistenza di unapiccola finestra, attualmente tamponata, presentein prossimità del pianerottolo delle attuali scaleche conducono al piano superiore. La finestra(1.12 m) di larghezza era in origine sormontatada un arco in pietra, oggi completamente can-cellato durante il recente restauro.

    CF 6 ATTIVITÀ 225: COSTRUZIONE DI PORZIONI DIEDIFICIO AL DI SOTTO DELLA CHIESA DI S. LORENZO

    All’inizio degli anni Novanta del XX secolo, aseguito di lavori nei vani posti al di sotto dellachiesa di S. Lorenzo prospicienti via della Liber-tà, fu riportato in luce un ambiente di notevoledimensioni (Fig. 17), In quell’occasione fu aspor-tato con mezzo meccanico anche il riempimen-to di terra presente internamente all’ambiente,pregiudicando così la possibilità di datazione del-le strutture attraverso i depositi stratigrafici inesse contenuti. Malgrado ciò le murature oggivisibili rappresentano delle importantissime trac-ce di un edificio che per dimensioni e caratteri-stiche architettoniche doveva sicuramente esse-re uno dei più importanti all’interno del centrostorico campigliese. L’edificio fu costruito addos-sandosi ad un muro più antico cronologicamen-te rapportabile al XII secolo (vedi att. 192 pre-cedente paragrafo) che andò a chiudere questospazio sul lato nord-ovest. In relazione al nuovoprogetto edilizio fu edificato il nuovo muro pe-rimetrale sud, ancora oggi ben leggibile nelle suecaratteristiche originarie (Fig. 18), Si tratta diun muro con riseghe decrescenti nella porzioneinferiore, edificato in posa d’opera molto rego-lare con pietre di calcare di medie dimensionisviluppate soprattutto in lunghezza, squadrate espianate superficialmente con uno strumento apunta. Lungo il muro, a distanze regolari, si apro-no due feritoie strombate verso l’esterno che te-stimoniano come accanto all’edificio, perlome-no su questo lato, in origine si trovasse uno spa-zio aperto. A seguito di lavori relativi all’edifi-cazione della chiesa di S. Lorenzo, nel corso del-la seconda metà del XIII secolo ed ai suoi suc-cessivi rifacimenti, gli attuali lati perimetrali sud-est e ovest dell’ambiente furono ricostruiti uti-lizzando tecniche murarie totalmente differenti

    dai muri più antichi ovest e sud. A momenti piùtardi sono inoltre rapportabili la costruzione diun semipilastro addossato al lato sud e di unarampa di scale attraverso la quale si accedevanell’edificio religioso soprastante. Il fabbricatodoveva essere provvisto di due piani come sem-bra dimostrare l’esistenza di tre pilastri interni,in fase per uguaglianza di tecniche murarie conil lato sud (Fig. 19), I pilastri, di uguale misura(1.30×0.80 m) dovevano essere necessari sia peril sostegno del tetto (similmente al palazzo edall’edificio A della Rocca) sia per quello dei so-lai lignei interposti tra il piano terreno e quellosuperiore ed erano disposti a distanze regolaril’uno dall’altro (2.50 m). Il prestigio dell’edifi-cio è dimostrato dalla presenza di esigui fram-menti di intonaco dipinto che in origine rivesti-vano la superficie dei pilastri e forse anche quel-la dei muri. Il perimetro dell’originario edificionon doveva discostarsi troppo da quello attuale(7.20 m×14.10 m). Ugualmente identiche sonoinfatti le misure che separano gli stessi pilastridai muri più antichi come da quelli costruiti suc-cessivamente, segno forse che nel rifacimento di

    Fig. 17 – Planimetria dell’ambiente conservato al di sottodella chiesa di S. Lorenzo. In grigio sono evidenziate lestrutture appartenenti all’originaria fase costruttiva

    (rilievo M. Belli, G. Fichera).

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 543

    quest’ultimi si cercò di mantenere le caratteristi-che planimetriche originarie. In seguito, proba-bilmente dopo la costruzione della chiesa, i pila-stri furono in parte rasati per impostare dellenuove volte di copertura in pietra e mattoni.A causa degli interventi più recenti non ci sonoindizi relativi alle possibili entrate all’edificio, cosìcome rimane poco chiaro il rapporto di quest’ul-timo con la nuova cinta muraria. In base all’ipo-tizzato andamento del circuito murario è peròpensabile che il fabbricato fosse di poco internoo addirittura addossato alla stessa cinta.Per quanto riguarda la datazione, le caratteristi-che delle tecniche murarie lo avvicinano a quel-

    le proprie del nuovo circuito murario del borgoe del palazzo Pretorio rapportando la sua data-zione alla seconda metà del XIII secolo.

    2.2. Periodo III fase 2(seconda metà XIII secolo)

    ATTIVITÀ 193-194-195-196: COSTRUZIONE DITRATTI DELLA NUOVA CINTA MURARIA (Figg. 21-22)

    Come vedremo in seguito, trattando delle tra-sformazioni edilizie di Campiglia in età moder-na, la cinta difensiva del borgo fu sempre unadelle strutture più sottoposte a restauri e cam-biamenti.Ciò ha, di conseguenza, causato la distruzioneo parziale obliterazione delle parti più anticherelative al suo ampliamento avvenuto nel cor-so della seconda metà del XIII secolo. Solo lapresenza delle porte di questa cinta (di cui scri-veremo nel prossimo paragrafo), che per for-tuna sono state in parte preservate, ci consen-te di ipotizzare con certezza l’andamento delcircuito. I tratti di muratura associabili, sonoinvece attualmente pochi e di ridotte dimen-sioni.Nel caso delle attività 194 e 195 si tratta di ri-dotti lacerti legati alle porte di S. Antonio e diquella “a Mare”.Il lacerto relativo all’attività 193 (USM 1, Fig.21) è stato invece riportato in luce durante loscavo dell’area 8000, situata immediatamente aridosso della cinta inferiore della Rocca. A que-

    Fig. 18 – Il lato perimetrale sud dell’edificio sotto-stante la chiesa di S. Lorenzo in cui originariamente

    si aprivano due feritoie.

    Fig. 19 – I pilastri interni all’edificio necessari per ilsostegno del solaio ligneo originario.

    Fig. 20 – Particolare del frammento di intonacodipinto conservato su uno dei pilastri.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 544

    Fig. 21 – Lacerto di cinta muraria appartenente alperiodo III.2 rinvenuto durante lo scavo nella Rocca,

    dell’area 8000.

    Fig. 22 – Lacerto di cinta muraria conservatosi inprossimità dei locali sottostanti la chiesa di S. Lorenzo.

    Fig. 23 – La porta cosiddetta “a Mare”.

    sto tratto, originario nel suo paramento interno,ma completamente rifatto esternamente, si pog-giavano strati databili alla s.m. del XIII secolo.All’attività 196 (Fig. 22), corrisponde un trattodi muratura, vicino agli attuali locali della Mise-ricordia, che per tecnica muraria è comparabilein tutti i suoi parametri ai tratti sopradescritti.La tecnica muraria che accomuna i lacerti si ca-ratterizza infatti per l’utilizzo di conci in calcarealberese, squadrati ma non rifiniti superficial-mente, posti in opera con regolarità grazie, a vol-te, all’utilizzo di zeppe in pietra. I conci si carat-terizzano sempre per una maggiore dimensionedella lunghezza rispetto all’altezza.

    ATTIVITÀ 197-198-199: COSTRUZIONE DELLEPORTE DELLA CINTA MURARIA (Figg. 23-24-25)

    Delle porte presenti nel circuito di XIII secolo,se ne sono conservate solo tre delle probabiliquattro o cinque esistenti.Nel caso dell’attività 197 (Fig. 23), si tratta del-la porta detta “a Mare” situata nel tratto sud-estdella cinta. La porta ha gli stipiti esterni costru-iti in calcare locale con conci ben squadrati e rifi-niti con scalpello nel “nastrino” e subbia a puntafine nella superficie interna. Questi sono sovra-stati da un arco con estradosso ogivale in concidi calcare alberese bianco alternati ad altri di co-lore grigiastro, rifiniti allo stesso modo di quellidegli stipiti. L’arco si imposta su due peducci ec-cedenti sempre in calcare. Gli originari cardinidella porta sono stati asportati in tempi recenti.Internamente la porta è provvista di un arco ri-bassato sempre in calcare. Lo spazio intercor-rente tra l’arco interno ed esterno è di 2.22 m.L’altra porta meglio conservata è poi quella di “S.Antonio” (att. 198, Fig. 24), posta poco al di sot-to della Rocca, nella porzione nord-ovest dellacinta. La porta presenta caratteristiche molto si-mili a quella precedentemente descritta. Gli stipi-ti sono sempre costruiti in conci di calcare biancorifiniti a subbia e scalpello. L’arco esterno com-posto da conci bicromi in calcare bianco e grigioha l’estradosso ogivale e poggia su peducci spor-genti. L’arco interno è ribassato. A differenza del-la porta “a Mare”, la larghezza della porta è leg-germente inferiore, misurando 1.50 m. In questocaso invece i cardini si sono conservati, così comegli alloggi per i pali di chiusura delle ante lignee.L’ultima entrata al borgo conservata, corrispon-de all’attività 199 e si colloca in prossimità del-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 545

    L’originaria porta della cinta medievale fu inglo-bata in quel secolo nel bastione di rinforzo dellemura e in età contemporanea venne utilizzatacome accesso al locale cinema, oggi dismesso.La chiusura di questi locali e soprattutto la man-canza di luce non ha consentito riprese fotogra-fiche. L’osservazione di alcune caratteristicheancora registrabili ha comunque portato al ri-scontro di alcuni elementi simili alle altre due.Malgrado l’arco interno sia stato ricostruito inmattoni, si nota come gli stipiti originari furonoedificati con conci in calcare ben squadrati e ri-finiti superficialmente. Lo spazio intercorrentetra l’arco interno ed esterno è di 2.23 m, mentrela misura tra uno stipite e l’altro misura 2.75 m.

    CF 7 ATTIVITÀ 200: COSTRUZIONE DI PILASTRI INUN EDIFICIO POSTO IN VIA BUOZZI (Fig. 26)

    Si tratta di un edificio con il fronte posto su unadelle principali vie di Campiglia che dalla portafiorentina conduce alla piazza del borgo (attualepiazza della Repubblica). Dell’originario assettosi conservano due pilastri angolari portanti, an-cora visibili sino quasi all’altezza del tetto (USM1-2). In base alle attuali evidenze è ipotizzabileche i pilastri non fossero provvisti di un arco discarico sommitale. La larghezza dei pilastri, co-struiti con conci di calcare alberese ben squadratie rifiniti in superficie con uno strumento a lamapiana, è di 0.56 m. Le trasformazioni di età con-

    Fig. 24 – La Porta S. Antonio.

    Fig. 25 – L’originaria porta legata alla cinta di XIIIsecolo in prossimità dell’attuale Porta Fiorentina.

    l’attuale Porta Fiorentina (Fig. 25), L’attuale ac-cesso visibile è il risultato infatti di una ricostru-zione avvenuta nel corso del XVI secolo (vediatt. 242, periodo V, fase 1).

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 546

    CF 8 ATTIVITÀ 201: COSTRUZIONE DI PILASTRI INUN EDIFICIO POSTO IN VIA ASPROMONTE 5 (Fig. 27)

    La casa è localizzata in una delle strade seconda-rie, nella porzione nord-ovest del borgo. Tracceevidenti della struttura originaria sono indivi-duabili in due pilastri coincidenti con gli angolidel corpo di fabbrica. Il primo pilastro (USM 1),nell’angolo nord-est, è leggibile sino quasi all’al-tezza dell’attuale tetto; il secondo (USM 2) siconserva invece per circa 3 m. Ambedue i pila-stri misurano 0.60 m di larghezza e sono costru-iti con pietre in calcare locale ben squadrate espianate. L’intero fronte stradale misura circa 11m, mentre l’attuale profondità del corpo di fab-brica è d circa 9 m. L’ampiezza del fronte strada-le fa ipotizzare la presenza di un ulteriore pila-stro di scarico centrale, distrutto durante i suc-cessivi interventi edilizi. Date le caratteristichedegli elementi strutturali superstiti, si deduce chei pilastri non fossero provvisti di un arco di sca-rico sommitale.

    CF 9 ATTIVITÀ 202: COSTRUZIONE DI PILASTRI INUN EDIFICIO POSTO IN VIA CURTATONE 1 (Fig. 28)

    L’abitazione si trova nella porzione nord-ovestdel centro storico, in una delle vie secondarie.Uno dei pilastri portanti, parzialmente conser-vato coincide con l’angolo nord-est del corpo difabbrica, l’altro visibile sino all’altezza dell’at-tuale primo piano, dista dal precedente 4.10 mcirca. I due pilastri, costruiti con pietre in calca-re alberese ben squadrate e spianate, misuranoin larghezza 0.55/0.56 m. Le consistenti trasfor-mazioni di età moderna e contemporanea nonconsentono di risalire sia alla divisione degli spaziinterni, sia all’originaria profondità del corpo difabbrica.

    CF 10 ATTIVITÀ 203: COSTRUZIONE DI PILASTRI INUN EDIFICIO POSTO IN VIA CURTATONE 5 (Fig. 29)

    L’abitazione si trova a poca distanza da quellaprecedentemente descritta da cui era divisa daun piccolo chiasso. Dell’originario assetto, leg-gibile solo sulla facciata principale (le altre sonointonacate o non visibili) rimane a testimonian-za la presenza del pilastro angolare sinistro (USM1) largo circa 0.50 m e di quello destro che adifferenza del primo si conserva solo per alcunitratti nella porzione superiore della muratura. Idue pilastri costruiti con conci di calcare albere-se ben squadrati e spianati distano tra loro circa4.30 m e si dispongono su di un fronte stradaleampio circa 6 m. Le successive trasformazioni

    Fig. 26 – CF 7, attività 200. In grigio sono evidenziatele strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    temporanea rendono difficile la percezione de-gli originari spazi interni della struttura.Dall’analisi planimetrica si deduce un fronte stra-dale largo 6 m circa con una profondità del cor-po di fabbrica intorno agli 11 m.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 547

    Fig. 27 – CF 8, attività 201. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 28 – CF 9, attività 202. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    del fabbricato non consentono di risalire alla pro-fondità della struttura.

    CF 11 ATTIVITÀ 204: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA CAVOUR 2A (Fig. 30)

    La struttura ha il fronte principale, in prossimi-tà del Palazzo Pretorio, prospiciente il tratto ter-minale di via Cavour, prima che questa si immettanella piazza principale del centro. La casa ha su-

    bito nel tempo rifacimenti che hanno portato aconsistenti modifiche dell’assetto originario. Diquesto restano a testimonianza due pilastri: unoposto al limite nord (USM 1) ancora visibile sinoal primo piano della casa; il secondo a sud, leg-gibile in corrispondenza del secondo e terzo pia-no. Ambedue i pilastri, non provvisti di arco som-mitale, sono larghi 0.60 m e costruiti con pietrein calcare alberese ben squadrate e spianate. Datala distanza che li separa è ipotizzabile che in ori-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 548

    gine esistesse un ulteriore pilastro al centro ne-cessario per bilanciare lo scarico delle strutturee che i due pilastri facessero parte di un frontedi case contigue, più ampio di quello intuibileoggi, come si deduce dall’osservazione del cor-po di fabbrica contiguo. Dalla planimetria si de-duce che anche in origine la casa avesse una pro-fondità di circa 10 m.

    CF 12 ATTIVITÀ 205: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA DINI (Fig. 31)

    La presunta casa a pilastri si trova in una dellevie secondarie poste nelle immediate vicinanze

    della piazza principale. Di questa struttura restaa testimonianza il pilastro angolare sinistro (USM1) oggi visibile sino all’altezza del primo piano,largo 0.56 m, costruito con pietre in calcare al-berese ben squadrate e spianate. Il fronte strada-le misura circa 4.50 m. I continui rifacimenti han-no cancellato le tracce di ulteriori caratteristi-che dell’assetto originario del fabbricato.

    CF 13 ATTIVITÀ 206: COSTRUZIONE DI PILASTRI INUN EDIFICIO POSTO IN VIA MAGENTA 11 (Fig. 32)

    Il fabbricato si trova in prossimità del PalazzoPretorio, all’inizio di via Magenta, nel punto in

    Fig. 29 – CF 10, attività 203. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 30 – CF 11, attività 204. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 549

    Fig. 31 – CF 12, attività 205. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    cui questa si unisce alla via principale Cavour.Si tratta di una delle case a pilastri meglio leggi-bili grazie anche alla totale mancanza di intona-co e ai rifacimenti che hanno interessato in mas-sima parte solo la porzione di muratura superio-re al secondo piano. La casa era in origine prov-vista di tre pilastri, due angolari ed uno in posi-zione quasi centrale, costruiti con pietre in cal-care alberese ben squadrate e spianate con sub-bia o strumento a lama piana. Mentre le dimen-sioni dei pilastri angolari sono le medesime, os-sia 0.57 m, quello centrale misura 1.01 m. In

    realtà il pilastro mediano è leggermente decen-trato, distando rispettivamente 3.45 m e 2.37 mdai pilastri angolari ovest ed est. Nel punto dirottura del pilastro a sinistra (USM 1) sono an-cora visibili i segni di alloggio dei conci apparte-nenti ad un ipotizzabile arco che dovevano chiu-dere lo spazio compreso tra queste strutture por-tanti (USM 15). Gli archi furono demoliti quan-do il fabbricato venne rialzato di un ulteriorepiano. L’intero fronte stradale misura quasi 7 m.A causa degli interventi successivi non è possibi-le risalire alla profondità del corpo di fabbrica.

    Fig. 32 – CF 13 attività 206. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 550

    CF 14 ATTIVITÀ 207: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA MAGENTA (SENZANUMERO CIVICO) (Fig. 33)

    Questa abitazione si trova quasi contigua a quellaprecedentemente descritta. In questo caso le strut-ture originarie sono meno conservate anche se leloro caratteristiche sono parzialmente ricostruibi-li. Due pilastri angolari, larghi 0.63-0.58 m, co-struiti con pietre in calcare alberese ben squadratee spianate, sono leggibili sino al primo piano del-l’attuale abitazione (USM 1-2). I pilastri distanotra loro 4.76 m. Considerando l’entità di questadimensione è ipotizzabile, come nel caso preceden-te, l’esistenza di un pilastro centrale, distrutto neisuccessivi rifacimenti. L’ampiezza dell’intero fron-te stradale misura 6 m circa, mentre l’attuale pro-fondità del corpo di fabbrica è di 10-11 m.

    CF 15 ATTIVITÀ 208: COSTRUZIONE DI UN EDIFICIOPOSTO IN VIA CAVOUR 11 E VIA LEOPARDI (Fig. 34)

    L’abitazione si trova nella porzione nord-est diCampiglia ed in origine aveva un fronte strada-le prospicente via Cavour e l’altro su via Leo-pardi. In via Cavour, una delle strade principa-li che congiungeva porta S. Antonio con la piaz-za passando davanti al Palazzo Pretorio, rima-ne oggi a testimonianza della casa il resto di unpilastro angolare, delimitante un passaggio co-perto, leggibile sino al primo piano dell’attualeabitazione. Il pilastro costruito con pietre in cal-care alberese ben squadrate e spianate misura

    0.56 m di larghezza. Resti della struttura me-dievale si conservano anche sugli altri lati af-facciati sulla viabilità secondaria. Dal passag-gio coperto si osservano i resti del muro checongiungeva il pilastro sulla facciata principalecon quello prospiciente via Leopardi. Si trattadi una muratura costruita con conci di calcarealberese squadrati e spianati in superficie inmaniera grossolana con uno strumento a pun-ta. I conci, posti in opera regolarmente, si ca-ratterizzano per una maggiore dimensione del-la lunghezza rispetto all’altezza. Su via Leopar-di sottoposta a pesanti interventi successivi èancora visibile, all’altezza del primo piano, partedell’originario pilastro angolare (USM 1) rac-cordato alla muratura perimetrale sopradescrit-ta. A circa 3.87 m è parzialmente leggibile, solonella porzione inferiore della muratura, un al-tro pilastro (USM 2), sempre in calcare albere-se, largo 0.57 m. Nel proseguimento in altodella muratura, oggi intonacata, il limite ester-no di questo pilastro coincide con uno spigoloche divide questo dal contiguo corpo di fabbri-ca. La distanza tra i due elementi strutturali cifornisce dei dati sul possibile fronte stradale del-la casa, corrispondente a circa 4.87 m. La pre-senza comunque di un ulteriore pilastro a 5.50m dal mediano (USM 3), sempre con le stessecaratteristiche di quest’ultimo (conci in calcareben squadrati, larghezza 0.57 m) porta ad ipo-tizzare un fronte più ampio dell’edificio (11 mcirca), provvista forse originariamente di duepilastri angolari ed uno centrale.

    Fig. 33 – CF 14, attività 207. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 551

    Fig. 34 – CF 15, attività 208. In grigio sono evidenziatele strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    CF 16 ATTIVITÀ 209: COSTRUZIONE DI UN PILASTROIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA P. GORI 3 (Fig. 35)

    Nell’edificio, posto su di una via che si originadalla piazza principale di Campiglia, è visibilesolo uno dei pilastri, facenti parte di un frontestradale probabilmente più ampio, forse coinci-dente con la misura dell’attuale (8 m). Il pilastro(largo 0.60 m), leggibile sino al di sopra del-l’odierno secondo piano, fu costruito con pietrein calcare alberese ben squadrate e rifinite a sub-bia. La sua unicità rispetto a quelli censiti all’in-terno del centro urbano è quella di avere ancorain posto, all’altezza dell'originario primo e secon-do piano, delle mensole semi-circolari in calcareaggettanti (indicate con le frecce nella Fig. 35).L’edificio in origine doveva infatti fare parte diuna schiera di case con le medesime caratteristi-che strutturali. Due case contigue condivideva-no il medesimo pilastro. La prova è la presenzadi queste mensole necessarie per sostenere le travidei solai poste rispettivamente nelle due case aquote diverse. Le profonde trasformazioni subi-

    te nei secoli successivi non consentono di risali-re né alla primitiva profondità del fabbricato néalle sue caratteristiche strutturali interne.

    CF 17 ATTIVITÀ 210: COSTRUZIONE DI UNPILASTRO IN UN EDIFICIO POSTO IN VIA DELLESCUOLE 2 (Fig. 36)

    Dell’originaria casa a pilastri rimane come unicatestimonianza uno dei pilastri angolari leggibilisino all’altezza del secondo piano (USM 1). Il pi-lastro, costruito con conci di calcare alberese squa-drati e spianati in superficie, è stato parzialmentetagliato nella parte inferiore rendendo impossibi-le la verifica della misura della sua larghezza.Tenendo presenti i dati planimetrici, che invecenon dovrebbero avere subito modifiche, l’interofronte stradale misura 6 m per una profonditàdi 7 m circa.

    CF 18 ATTIVITÀ 211: COSTRUZIONE DI UNPILASTRO IN UN EDIFICIO POSTO IN VIA BUOZZI(SENZA NUMERO CIVICO) (Fig. 37)

    L’abitazione aveva il fronte principale prospicente

    Fig. 35 – CF 16, attività 209.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 552

    via Buozzi, ovvero una delle più importanti stra-de che da Porta Fiorentina, situata nel settorenord-ovest del borgo, portava alla piazza princi-pale di Campiglia. I rifacimenti di età modernae contemporanea hanno quasi completamentecancellato le tracce della casa a pilastri, ingloba-ta nell’odierno fabbricato. L’unica testimonian-za oggi ancora leggibile è il resto di un pilastroconservato sino all’altezza dell’attuale primo pia-no. Il pilastro, costruito con conci di calcare al-berese squadrati e spianati in superficie, misura0.58 m di larghezza.

    CF 19 ATTIVITÀ 212: COSTRUZIONE DI UNPILASTRO IN UN EDIFICIO POSTO IN VIAASPROMONTE (SENZA NUMERO CIVICO) (Fig. 38)

    La casa a pilastri era situata nella parte termina-le della via nel punto dove questa si immette inun piccolo vicolo senza uscita. Del fabbricato re-sta a testimonianza un lacerto di pilastro ango-lare conservato sino quasi all’altezza del primopiano attuale dell’abitazione. Il pilastro, costru-ito con conci di calcare alberese squadrati e spia-nati in superficie, misura 0.56 m di larghezza.

    Fig. 36 – CF 210, attività 210. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 37 – CF 18, attività 211. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 553

    Significativo è il fatto che se l’altro pilastro an-golare si fosse conservato, il fronte stradale, comesi deduce dalla planimetria, sarebbe stato ampio4.10 m, ossia la misura comune del modulo basedella case a pilastro campigliesi. L’attuale pro-fondità del corpo edilizio è di 13 m.

    CF 20 ATTIVITÀ 213: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA CAVOUR 2 (Fig. 39)

    In origine questa abitazione doveva fare parte

    di un fronte unico di case a pilastri dispostelungo una delle vie principali, nel punto in cuiquesta si congiungeva alla piazza del borgo. Ilcorpo di fabbrica infatti è la prosecuzione diquello corrispondente all’attività 204, con cuicondivideva uno dei pilastri. A differenza diquest’ultima, in questo caso i resti sono anco-ra più esigui. La pesante intonacatura della por-zione inferiore rende impossibile la lettura delpiano terreno. In corrispondenza del primopiano sono leggibili parte dei pilastri angolari

    Fig. 38 – CF 19, attività 212. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 39 – CF 20, attività 213. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 554

    Fig. 40 – CF 21, attività 214. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    sempre costruiti con conci di calcare localesquadrati e spianati in superficie. Data l’am-piezza del fronte stradale (7 m) è possibile cheesistesse in origine un pilastro centrale, neces-sario per bilanciare lo scarico delle strutture.Le successive trasformazioni non consentonodi verificare la profondità originaria dellastruttura.

    CF 21 ATTIVITÀ 214: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA MAGENTA 2 (Fig. 40)

    Si tratta di un corpo di fabbrica di notevolidimensioni con il fronte minore posto lungola via principale Cavour e l’altro situato nellavia secondaria Magenta. In quest’ultima stra-da dell’originaria struttura sono riconoscibili,sino quasi all’altezza del tetto, i resti di trepilastri: due (USM 1-4) coincidenti con i limi-ti angolari della casa; il terzo (USM 3) posto a

    circa 3.60 m dal pilastro angolare destro. A3.60 m circa dal pilastro angolare USM 4 siindividuano i ridotti resti di uno spigolo di mu-ratura (USM 3) che, data l’uniformità di mi-sure delle distanze tra un pilastro e l’altro, po-trebbero essere interpretati come tracce di unaltro pilastro centrale posto appunto alla me-desima distanza dall’angolo del corpo di fab-brica. L’originario fronte lungo via Magentain origine sarebbe stato quindi composto daquattro pilastri in pietra. I pilastri non eranochiusi sulla sommità con archi di scarico omeno. Tutti e tre i pilastri, costruiti con concidi calcare squadrati e spianati in superficie consubbia misurano tra gli 0.54/0.55 m di larghez-za. Il fronte su via Cavour è invece di difficilelettura a causa di recenti interventi di restau-ro che hanno quasi totalmente cancellato ognievidenza della prima fase costruttiva della casache, come si deduce parzialmente dall’odier-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 555

    na planimetria, doveva avere un volume com-preso tra gli 8-9 m di larghezza per circa 12-13 m di profondità.

    CF 22 ATTIVITÀ 215: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN PIAZZA DELLAREPUBBLICA (SENZA NUMERO CIVICO) (Fig. 41)

    Il corpo di fabbrica è situato nella piazza princi-pale del borgo nel punto in cui in questa si im-mette via Cavour. Malgrado i successivi rifaci-menti che hanno portato ad un accorpamentodi più strutture abitative, i due pilastri apparte-nenti all’originaria casa sono ancora ben visibilisino quasi all’altezza del secondo piano. Nel fron-te stradale prospiciente la piazza, che ha un’am-piezza di circa 5 metri per una profondità di cir-ca 9 m, i pilastri, costruiti con conci di calcaresquadrati e spianati superficialmente con subbia,sono posti a circa 3.80 m di distanza l’uno dal-l’altro e misurano 0.55 m. Data la loro presuntaaltezza è probabile che i pilastri non terminasse-ro con archi di scarico.Sul fronte invece affacciato su via Cavour la pre-senza ancora ben leggibile di un pilastro angola-re è la testimonianza dell’esistenza anche su que-sto lato di un sistema di archi di scaricoinframezzati da originarie strutture in legno.

    CF 23 ATTIVITÀ 216: COSTRUZIONE DI UNA CASAA PILASTRI IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA 13(Fig. 42 CF1)

    La casa è uno degli esempi meglio conservati epiù elaborati di questo tipo di architetture al-l’interno del centro storico. Il fronte principaleche si affaccia sulla piazza misura circa 7.50 mdi ampiezza. Un ulteriore fronte era situato lun-go la via secondaria P. Gori anche se a causa del-l’intonaco e di ulteriori rifacimenti non rimanenessuna traccia della struttura originaria, chedoveva comunque avere una profondità di circa9 m. Sulla piazza sono invece ben leggibili duepilastri che proseguono oltre il primo piano finoad arrivare quasi al di sotto dell’attuale copertu-ra. A circa 2.50 m l’uno dall’altro si trova unulteriore pilastro necessario per sostenere duearchi a tutto sesto posti all’altezza dell’odiernoprimo piano. Gli archi, oggi in parti distrutti perla realizzazione di due aperture moderne, eranocostruiti con conci in calcare bianco e grigio dimedie dimensioni. I pilastri che misurano 0.80m di larghezza sono costruiti sempre con concidi calcare bianco e grigio perfettamente squa-drati e spianati con subbia e scalpello in superfi-cie. A differenza dei trattamenti superficiali in-dividuati nelle altre case a pilastri, è qui che tro-viamo in alcuni conci delle porzioni inferiori larea-lizzazione di una sorta di bugnato ottenutaspianando i margini del concio a scalpello e la-sciando l’interno della superficie in rilievo.Date le caratteristiche strutturali ancora visibiliè presumibile che al di sopra degli archi il para-mento in pietra continuasse sino alla coperturaoriginaria, come è deducibile anche dall’esisten-za di porzioni di muratura originarie ancora vi-sibili malgrado le successive trasformazioni.

    CF 24 ATTIVITÀ 217: COSTRUZIONE DI UNA CASA APILASTRI IN PIAZZA REPUBBLICA 14 (FIG. 42, CF2)

    La casa si trova accanto a quella precedentementedescritta, con cui condivide uno dei pilastri in-terni. A differenza di quest’ultima, la parzialecopertura ad intonaco ed i successivi rifacimentirendono però più difficile la lettura delle carat-teristiche originarie. Malgrado ciò è comunquepossibile calcolare l’ampiezza del fronte princi-pale, l’unico visibile che, analogamente a quellodel fabbricato vicino misura circa 7.50 m. Similimisure si riscontrano anche nella profondità dellastruttura intorno ai 9 m. La presenza di lacertidi muratura caratterizzata da conci squadrati espianati o lavorati a bugnato al centro della fac-ciata, lascia inoltre presupporre l’esistenza, an-

    Fig. 41 – CF 22, attività 215. In grigio scuro sonoevidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase

    costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 556

    che in questo caso, di un pilastro centrale neces-sario a sostenere archi di scarico di cui si intui-sce un’imposta (USM 41), all’altezza del primopiano mentre la restante porzione superiore difacciata (USM 22) doveva essere in muratura.

    CF 25 ATTIVITÀ 218: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO IN VIA BUOZZI 2 (Fig. 43)

    Dell’originario fabbricato rimane a testimonianza

    uno dei pilastri angolari visibile sino all’altezzadell’attuale copertura. A causa della differentequota del corpo di fabbrica contiguo è inoltrepossibile osservare parte del paramento mura-rio che originandosi da questo pilastro, costitu-iva uno dei lati perimetrali della struttura. Il pi-lastro in questione, largo 0.62 m, fu costruitocon pietra in calcare alberese ben squadrate seb-bene rifinite sommariamente in superficie conuno strumento a punta. A causa delle successive

    Fig. 42 – CF 23, Attività 216-217. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti alle originarie fasi costruttive.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 557

    trasformazioni, che hanno causato l’unione dipiù corpi di fabbrica, solo in base all’osservazio-ne della planimetria è possibile ipotizzare che inorigine la casa si sviluppasse per circa 8 m inprofondità. La presenza dei resti di un altro pi-lastro visibile per un ridotto tratto nella porzio-ne superiore della muratura, porta inoltre ad ipo-tizzare la misura del fronte stradale intorno ai9 m.

    CF 26 ATTIVITÀ 226: COSTRUZIONE DI PILASTRIIN UN EDIFICIO POSTO VICINO PALAZZO PRETORIO(SENZA NUMERO CIVICO) (Fig. 44)

    I ridottissimi resti di questa casa a pilastri sonoancora leggibili all’interno di un fabbricato vici-no Palazzo Pretorio, con uno dei fronti posto sudi un sottopassaggio che conduce ai terrazzamen-ti sottostanti la Rocca. Le tracce della casa, l’unicaposta all’interno dell’originario circuito mura-rio di XII secolo, consistono in una porzioneinferiore di pilastro della larghezza di 0.62 mancora legato ad un lacerto di muratura provvi-sta di fondazioni decrescenti. Il pilastro fu suc-cessivamente in parte tagliato per l’inserimentodi un arco sempre in pietra. Questa operazionee i modesti resti rendono di conseguenza diffici-

    le capire verso quale direzione la struttura abita-tiva doveva svilupparsi, così come il quasi totaleabbattimento delle sue strutture per la creazionedi un moderno spazio aperto retrostante non per-mette di risalire alle forme originarie della pla-nimetria.

    CF 27 ATTIVITÀ 219: COSTRUZIONE DI PARTE DIUN EDIFICIO POSTO IN VIA DINI (SENZA NUMEROCIVICO) (Fig. 45)

    Il corpo di fabbrica è lungo una strada seconda-ria nelle immediate vicinanze della piazza prin-cipale del borgo (attuale p.zza della Repubbli-ca). Di questo edificio sono visibili ridottissimiresti rappresentati da un’angolata (USM 1) chedal piano terra prosegue sino all’attuale secon-do piano alla quale, nella porzione inferiore èlegata un’apertura (USM 2) di cui si legge unostipite e parte dell’arco a tutto sesto. Sia la por-zione di muratura sia l’apertura sono caratteriz-zate dall’impiego di conci di medie e grandi di-mensioni di limitata altezza, squadrati e spianatisuperficialmente a subbia. In mancanza di ulte-riori elementi datanti, la cronologia dell’edifi-cio oscilla tra la fine del XIII e la prima metà diquello successivo.

    Fig. 43 – CF 25, attività 218. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 558

    CF 28 ATTIVITÀ 221: COSTRUZIONE LATOPERIMETRALE DI EDIFICIO POSTO IN PIAZZA DELMERCATO (Fig. 46)

    Si tratta di un fabbricato di notevoli dimensionisituato nelle immediate vicinanze di piazza dellaRepubblica. L’edificio doveva avere un fronte sullastessa piazza, attualmente non leggibile perché co-perto da intonaco. L’altro fronte retrostante è oggiprospiciente piazza del Mercato, uno slargo rica-vato in età contemporanea. Alla struttura origi-naria è rapportabile parte dell’angolata (USM 1)che dal piano terreno sale fino alla copertura in-sieme a porzioni di muratura caratterizzate dal-l’uso di conci in calcare di medie dimensioni, squa-drati e spianati, posti con apparecchiatura rego-lare. In mancanza di ulteriori elementi datanti, lacronologia dell’edificio oscilla tra la fine del XIIIe la prima metà di quello successivo.

    CF 29 ATTIVITÀ 224: COSTRUZIONE LATO PERIMETRALEEDIFICIO VIA DELLE BELLE DONNE 4 (Fig. 47)

    Di questo edificio con il fronte su di una dira-mazione secondaria di via Cavour, rimangonotracce in un pilastro che è visibile all’altezza delprimo piano e di una porzione di muratura aquesta associata caratterizzata da conci in calca-

    Fig. 44 – Attività 226. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 45 – CF 27, attività 219. In grigio sonoevidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase

    costruttiva.

    re squadrati e spianati posti con apparecchiatu-ra regolare.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 559

    del borgo avvenuta nel corso della seconda metàdel XIII secolo. Una sua prima attestazione risaleal 1281, quando viene ricordato in un documen-to relativo ad una confinazione. Nel 1298 l’at-tuale rettore lo donò allo Spedale Nuovo di Pisa.L’ospedale sorgeva nelle immediate vicinanze dellachiesa di S. Lorenzo, nell’area definita dai docu-menti Podium Millui, nella porzione sud-ovest del-l’abitato, probabilmente a poca distanza dallemura di cinta. La storia del complesso fu caratte-rizzata da una serie di trasformazioni. L’ultimadelle quali ne fece la sede del Municipio. Proprioa seguito di lavori di restauro di questi ambienti,avvenuti agli inizi degli anni Ottanta del XX se-colo, oggi non sono visibili tracce delle struttureoriginarie. Chi scrive quindi si basa sull’analisi fattada Costanza Cucini, impegnata nello scavo di si-los interni all’ospedale, che ricorda l’esistenza dimurature rapportabili al XIII secolo, poi nasco-ste nei lavori di consolidamento13.

    2.3. Periodo IV fase 1(prima metà XIV secolo)

    In questo periodo, per mancanza di elementi da-tanti assoluti, sono stati inseriti edifici con cro-nologia (per confronti tipologici) oscillante trala fine del secolo XIII e i primi decenni di quellosuccessivo.

    13 Si veda CUCINI 1987, p. 153.

    Fig. 46 – CF 28, attività 221. In grigio sono evidenziatele strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    CF 30 ATTIVITÀ 227: COSTRUZIONE DELLACHIESA DI S. LORENZO (Fig. 48)

    Nel 1276 il terreno su cui sorse la chiesa, nellaporzione ovest del borgo all’interno del nuovocircuito murario, fu acquistato dal pievanoBombello con l’intento di costruire il nuovo edi-ficio religioso, attuale sede parrocchiale. La pri-ma attestazione documentaria certa della chiesarisale però al 1325 quando viene menzionatacome campione di beni dello Spedale Nuovo diPisa. La chiesa, come si deduce da una vecchiapiantina pubblicata dal Falchi, doveva essere anavata unica. I successivi rifacimenti, hanno mo-dificato l’aspetto originario ed i più recenti re-stauri hanno invece reso illeggibili le caratteri-stiche dell’unico lato della chiesa non copertoda intonaco, ovvero la facciata, costruita conconci di medie e grandi dimensioni di calcarechiaro, ben squadrati e spianati in superficie eposti con apparecchiatura regolare. Dall’analisistratigrafica appare evidente sia il taglio per l’in-serimento di un nuovo portale, sia quello perl’apertura di una monofora soprastante, sia il rial-zamento della struttura (USM 4-5) avvenuto conprobabilità nel 1783 quando fu ricostruita l’in-tera volta di copertura dell’edificio.

    CF 31 ATTIVITÀ 228: COSTRUZIONEDELL’OSPEDALE DEI SS. JACOPO E FILIPPO

    L’ospedale faceva probabilmente parte di una se-rie di nuovi edifici sorti a seguito dell’espansione

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 560

    CF 32 ATTIVITÀ 220: COSTRUZIONE LATOPERIMETRALE FABBRICATO PIAZZA DELLAREPUBBLICA 11 (Fig. 49)

    L’edificio fa parte di una serie di costruzioni edi-ficate intorno allo spazio della piazza tra la se-conda metà del XIII e il XIV secolo. La cronolo-gia relativa in base ai rapporti stratigrafici ci in-dica che l’edificio è sicuramente posteriore aquello immediatamente adiacente. A riguardoperò delle sue caratteristiche originarie, i suc-cessivi rifacimenti non ci consentono di andareoltre la registrazione della presunta planimetria,caratterizzata da un fronte principale di circa 7m. per 10-11 m. di profondità. Oltre al frontesulla piazza (USM 1) è probabile che l’edificioavesse comunque visibile anche parte di quelloposto lungo via Cavour. Un muro a scarpa dirinforzo dell’angolata, edificato in tempi recen-ti, oblitera parzialmente su questo lato infattiparte di un’apertura a piano terreno con archi estipiti in conci di calcare, che trova degli imme-diati confronti con quelle appartenenti ad edifi-ci di questo periodo. Un piccolo chiasso dovevapoi separare questo fabbricato da quello adia-cente posto su via Cavour.Per quanto riguarda il fronte principale, non ci

    sono indizi relativi al tipo di aperture (quelle vi-sibili sono di epoche successive) mentre il tipodi tecnica muraria adottata rimanda ad una mu-ratura in conci in calcare squadrati e spianati su-perficialmente a subbia, di limitata altezza masviluppati in lunghezza, posti con apparecchia-tura regolare. Le caratteristiche strutturali del-

    Fig. 47 – CF 29, attività 224. In grigio chiaro è evidenziatoil pilastro appartenente all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 48 – La chiesa di S. Lorenzo.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 561

    l’edificio portano ad inserire la sua costruzionetra la fine del XIII ed il XIV secolo.

    CF 33 ATTIVITÀ 222: COSTRUZIONE LATOPERIMETRALE EDIFICIO PIAZZA DELLA REPUBBLICAS.N. (Fig. 50)

    L’originario edificio, costruito addossato a duefabbricati preesistenti (la casa a pilastri att. 26 el’abitazione att. 31), con l’unico fronte visibilesu piazza della Repubblica, anche in origine do-veva essere provvisto perlomeno di due piani.Dell’assetto originario restano porzioni di mu-ratura al piano terra e superiore, caratterizzateda una tessitura regolare con utilizzo di concisquadrati e spianati superficialmente. A questitratti di muri si legano due originarie finestrecon stipiti ed arco a pieno centro in pietra. Lacronologia ipotizzabile per questo edificio ci ri-porta ad un orizzonte cronologico oscillante trala fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.

    CF 34 ATTIVITÀ 223: COSTRUZIONE LATOPERIMETRALE EDIFICIO VIA CAVOUR S.N. (Fig. 51)

    Si tratta di un edificio di notevoli dimensioni edate le sue caratteristiche anche di un certo pre-gio, situato lungo la via principale Cavour pocodopo l’uscita dalla piazza principale. L’edificio

    aveva solo un fronte visibile largo circa 8 m edera caratterizzato dalla presenza di pilastri por-tanti malgrado al suo interno fosse prevista lamuratura in pietra. Al piano terreno sui pilastriin questione si impostavano due grandi archi apieno centro con conci provvisti in alcuni casi dicunei dentati, che costituivano le entrate princi-pali all’edificio. La porta a sinistra (USM 2) eralarga 2.50 m con stipiti alti 2.60 m. Di dimen-sioni leggermente inferiori la destra, larga 1.70m. Al primo e secondo piano un sistema di bifo-re o trifore sormontate da archetti in pietra (USM4-5-6-7-8-9), di cui restano visibili solo alcuneparti dell’imposta nei pilastri, davano luce agliambienti interni. Anche questo edificio fu conogni probabilità costruito tra la fine del XIII se-colo e i primi anni del successivo.

    CF 48 ATTIVITÀ 260-261: COSTRUZIONE DI UNEDIFICIO IN VIA CAVOUR (Fig. 52)

    Le attività corrispondono alla costruzione di ununico corpo di fabbrica composto da due unitàabitative costruite nel medesimo arco tempora-le. L’edificio, sottoposto in tempi recenti a pe-santi restauri fu costruito poggiato all’abitazio-ne descritta nella precedente attività ed è an-ch’esso situato lungo la via principale che dal-l’originaria piazza portava alla porta di S. Lo-

    Fig. 49 – CF 32, attività 220. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 562

    Fig. 50 – CF 33, attività 222. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    Fig. 51 – CF 34, attività 223. In grigio sono evidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase costruttiva.

    renzo. Attualmente l’unica porzione del fabbri-cato che ha parzialmente conservato le caratte-ristiche originarie è quella del piano terra in

    cui si aprono quattro entrate di diverse dimen-sioni. La prima da sinistra (USM 2) si caratte-rizza per le ridotte dimensioni (1 m di larghez-

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 563

    za) ed è sormontata da un arco a tutto sestocomposto da cunei in calcare dentati. Imme-diatamente adiacente si trova invece una gran-de apertura (USM 3) provvista di arco ribassa-

    to e larga 2.70 m con stipiti, sempre in calcare,alti 2.60. Subito vicino a questa si apre una nuo-va entrata (USM 4) con arco a tutto sesto sem-pre comprensivo di cunei dentati e misure iden-tiche alla USM 2, ovvero 1 m di larghezza. Ac-canto si trova una nuova apertura con arco ri-bassato, di larghezza però leggermente inferio-re (2.30 m) rispetto alla USM 3 precedentemen-te descritta. Da un sopralluogo degli internisempre al piano terreno, si evince che pur nonessendo visibili spigoli in facciata, le due unitàabitative erano divise da un muro interno. Unapiccola porta larga 0.80 m, sopraelevata dal-l’originario piano di calpestio circa 1.30 m met-teva però in comunicazione i due ambienti. Lesuccessive trasformazioni non permettono di co-gliere l’originaria quota dei solai che divideva-no il primo piano da quello terreno.

    3. PERIODO V (XV-XVI SEC.):LA DOMINAZIONE FIORENTINA

    Quando i fiorentini nel 1406 si impadronironodi Campiglia trovarono un borgo caratterizzatoda strutture difensive ed abitative che non ave-vano più subito consistenti interventi da più diun secolo. È evidente quindi come l’attenzionedei nuovi governanti, data la posizione strategi-ca di Campiglia, si incentrò inizialmente sullesue opere di difesa.Alla prima metà del secolo infatti risalgono la-vori di restauro o ricostruzione di molte partidel circuito di XIII secolo. In particolare si in-tervenne sui tratti presenti nei terrazzamenti anord-est ed a sud della Rocca e nel tratto inprossimità dell’attuale porta a Mare, che furo-no quasi completamente ricostruiti e rinforzaticon bastioni semicircolari. La tempestiva rea-lizzazione di queste strutture fu probabilmentedovuta all’imminenza di eventi bellici di rilievocome quello dell’assedio posto a Campiglia daAlfonso di Aragona nel 1447 che si conclusecon il ripiego delle truppe aragonesi verso Piom-bino.Non sappiamo in realtà che cosa questo assediocomportò alle strutture. Si presumono però, datala dinamica degli eventi, dei danni minimi cheprobabilmente giustificarono una serie di inter-venti di riassetto delle mura nel 146614.Altri interventi rapportabili tra il primo e secon-do cinquantennio del XV secolo si leggono poi

    Fig. 52 – CF 48 Attività 260-261. In grigio sonoevidenziate le strutture appartenenti all’originaria fase

    costruttiva.

    14 BOCCACCI 1984, p. 19.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 564

    nelle strutture del Palazzo Pretorio sulla cui fac-ciata principale cominciarono ad essere appostigli stemmi dei rettori e dei capitani inviati daFirenze15. Contemporaneamente, sempre nellafacciata principale furono aperte quattro fine-stre e probabilmente un accesso nel lato perime-trale secondario oltre una possibile risistemazio-ne degli interni che oggi, dopo gli ultimi restau-ri, risulta difficile cogliere.Mentre una consistente guarnigione trovava al-loggio nella Rocca, nel borgo le abitazioni priva-te continuarono ad essere soggette a continui la-vori di restauro o manutenzione, difficilissimi daindividuare senza un minimo appoggio delle fon-ti scritte. È probabilmente in questi decenni in-fatti che nella maggioranza delle facciate delle casea pilastri, gli originari sporti in legno furono so-stituiti da strutture in muratura utilizzando pietremiste a materiale di riuso o laterizi. Ma solo inalcuni casi, grazie alla presenza di epigrafi, è pos-sibile riconoscere l’entità dell’intervento, comenella casa con loggiato lungo via Buozzi.La continua attività edilizia privata è giustificatadal relativo benessere economico di questa co-munità che emerge dall’analisi dei catasti effet-tuata da Castiglione nel tomo 1. Anche i periodidi flessione demografica come all’inizio del Quat-trocento, legati ancora all’onda lunga delle pe-stilenze trecentesche che portò la popolazionecampigliese a 340 individui, furono in seguitocompensati da un considerevole aumento cheattestò alla fine dello stesso secolo la comunità a812 abitanti.Questi dati devono essere messi in relazione conla trasformazione dell’ospedale dei SS. Jacopo eFilippo che alla metà del XV secolo fu rialzatodi un piano, la costruzione della chiesa di S. Se-bastiano posta immediatamente all’esterno di unadelle porte urbane e l’ampliamento della chiesadi S. Lorenzo.La delicata situazione politica del vicino centrodi Piombino, passato nel 1501 sotto il dominiodi Cesare Borgia, indusse Firenze ad aumentareil numero degli armati presenti a Campiglia sot-to il comando di Otto di Montauto16. Di fronteal pericolo di possibili assedi, le opere difensivenel corso del primo cinquantennio subirono ul-teriori interventi. In questo periodo venne in-fatti fortificato il tratto ovest e nord-ovest delcircuito tramite la costruzione di altri bastionisemicircolari in prossimità della porta a Mare edella cosidetta porta Fiorentina che in questa oc-

    casione fu totalmente ricostruita, leggermenteavanzata rispetto all’originario accesso medieva-le, ora incorporato nel bastione. È forse in questoperiodo che venne anche edificato un rivellinoche alcuni studiosi posizionano in prossimità del-l’attuale piazza della Vittoria17. Di questa struttu-ra oggi non rimane alcuna traccia materiale e do-cumentaria. L’unico indizio è rappresentato dalrilievo catastale del 1821 in cui in questo luogo èdisegnata una sorta di piattaforma provvista diun bastione semi-circolare. Si può ipotizzare, aseguito di questo intervento, l’apertura di unaporticciola, nel luogo dell’attuale porta a Rivelli-no, che permetteva un più facile accesso dall’in-terno del circuito; porta in seguito mantenutaaperta e ricostruita con forme medievali e mate-riale di riuso alla metà del secolo scorso18.Contemporanei a questi interventi sono la co-struzione della chiesa di S. Antonio, in prossimi-tà dell’omonima porta urbana nord-ovest, la co-struzione della cappella di S. Rocco nella chiesadi S. Lorenzo e l’ampliamento del Palazzo Pre-torio a cui nel corso del XVI secolo furono ag-giunti un piano superiore e due corpi di fabbricalaterali. L’ulteriore aumento della popolazionein questo secolo, incentivato anche da una mas-siccia immigrazione di corsi, liguri, lombardi etoscani19 fu bruscamente frenato da un’epidemiadi vaiolo nel 1611 e da una più terribile di pestebubbonica nel 1631 che ridusse drasticamentela comunità e determinò un’involuzione anchenelle opere edilizie pubbliche e private20. Biso-gnerà attendere la fine del XVIII secolo perchési verifichi un ulteriore incremento demografi-co, coincidente con un relativo sviluppo edilizioche tra 1826 e 1836 porterà alla costruzione dipiù di cento abitazioni21.

    3.1. Periodo V fase 1 (XV secolo)

    ATTIVITÀ 231-232-233: RICOSTRUZIONE DIPARTI DELLA CINTA (Fig. 53)

    Quando, dal 1406, i fiorentini si impossessaro-no di Campiglia una delle prime preoccupazio-ni, vista la postazione strategica del centro, fuquella di restaurare il circuito murario che a di-stanza di circa un secolo e mezzo dalla sua co-

    15 CIABANI, ELLIKER 1989.16 BOCCACCI 1984, pp. 19-20.

    17 Si veda a questo proposito la planimetria relativa alleemergenze monumentali in BOCCACCI 1984, p. 21.18 GRANDI 1990, p. 43.19 Vedi il contributo di CASTIGLIONE infra cap. II, sezione I.20 PAZZAGLI 1990, p. 56-59.21 OMODARME 1990, p. 61.

    © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

  • 565

    struzione doveva esser


Recommended