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#1 / September 2012

Date post: 26-Mar-2016
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#1 Oca Nera Rock
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OCA NERA ROCK #1 / September 2012 Non è passato nemmeno un anno dalla nascita dell’Oca e le novità sono in continuo aumento - così dicono. Siamo lieti di presentarvi il nostro format mensile, sfogliabile online e scaricabile per chi ci vuole comodamente a portata di mano. Questo è l'ennesimo frutto della nostra passione, che coltiviamo giorno dopo giorno per offrire anche a voi una grande voglia: quella di essere curiosi. Le oche sono così per natura, mettono il becco ogni dove, e noi abbiamo scelto proprio questo nome per il nostro progetto: Oca Nera Rock . Diventa curioso. Seguici. Diventa un'Oca anche tu. Dunque, ci siamo A Perfect Day Festival QUESTO MESE CON NOI... L'edizione di settembre è stata realizzata con la collaborazione di Emanuela Vh. Bonetti Andrea Fiaschetti Eliana Giaccheri Villafranca di Verona, l’Oca era presente per l’evento più atteso a chiusura della stagione estiva A Perfect Day Festival e SotAlaZopa: due festival ai quali non potevamo certo mancare. Ancora recensioni a demo, Ep e album d’esordio. Il tutto proposto rigorosamente dagli artisti più coraggiosi. Mettici il becco pure tu Le recensioni ai dischi: l’opinione di chi non ha timore nel dire se qualcosa è piaciuto o meno. L’Oca consiglia… Page 2
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OCA NERA ROCK #1 / September 2012

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Non è passato nemmeno un anno dalla

nascita dell’Oca e le novità sono in continuo

aumento - così dicono.

Siamo lieti di presentarvi il nostro format

mensile, sfogliabile online e scaricabile per

chi ci vuole comodamente a portata di

mano.

Questo è l'ennesimo frutto della nostra

passione, che coltiviamo giorno dopo giorno

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per offrire anche a voi una grande voglia:

quella di essere curiosi.

Le oche sono così per natura, mettono il

becco ogni dove, e noi abbiamo scelto

proprio questo nome per il nostro progetto:

Oca Nera Rock.

Diventa curioso.

Seguici.

Diventa un'Oca anche tu.

Dunque, ci siamo

A Perfect Day Festival

QUESTO MESE CON NOI...

L'edizione di settembre

è stata realizzata con la

collaborazione di

Emanuela Vh. Bonetti

Andrea Fiaschetti

Eliana Giaccheri

Villafranca di Verona, l’Oca

era presente per l’evento più

atteso a chiusura della

stagione estiva

A Perfect Day Festival e SotAlaZopa: due festival ai quali non potevamo certo mancare.

Ancora recensioni a demo, Ep e album d’esordio. Il tutto proposto rigorosamente dagli artisti più coraggiosi.

Mett ici i l becco pure tu

Le recensioni ai dischi: l’opinione di chi non ha timore nel dire se qualcosa è piaciuto o meno.

L’Oca consigl ia…

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Arriva il giorno dell’evento, forse, più atteso. Il tempo è ancora instabile, ma per fortuna degli spettatori in questa giornata darà tregua. E appena arrivati c’è già qualcosa di diverso nel castello. Le presenze sono aumentate, già dai primi minuti del live, mentre si esibiscono gli Alt-J, si hanno difficoltà a trovare spazi per prendere posto anche dietro. I ragazzotti di Cambridge, seppur lanciati dall’album di esordio che ha avuto riscontri positivi, risentono un po’, come i gruppi dei giorni precedenti che hanno aperto le giornate, dell’orario e del gran movimento degli spettatori alla ricerca dei posti migliori, e passano a loro volta abbastanza inosservati. Il fermento c’è ed è palpabile nel pubblico.

Oggi molto più variegato, coperte praticamente tutte le fasce di età, magliette che riportano a origini musicali differenti, dai Beatles ai Rage Against The Machine, dai Clash ai Radiohead, dai Ramones ai Devo. E mi chiedo ancora chi fosse il giovanotto che girava con Tiziano Ferro… Comunque, l’aria diventa elettrica con l’uscita sul palco dei dEUS. Il gruppo belga, senza tanti complimenti, butta giù uno dopo l’altro pezzi tirati, chitarre potenti, pezzi che richiamano generi diversi, ribadendo l’ecletticità della band. I dEUS incantano e scaldano il pubblico, che non si fredda neanche nella mezz’ora del cambio palco che prelude

all'ingresso della Mark Lanegan Band. Il cantante statunitense non perde neanche tempo in saluti, sale sul palco e inizia un’ora abbondante di rock, post-rock, grunge e qualsiasi altra cosa che gli passi per la testa, senza dare tregua al pubblico, con pezzi forti, cupi, sonorità che vengono fuse come in pochi sanno fare. Lanegan propone un’esibizione ad altissimi livelli, pubblico entusiasta e, così come è entrato in scena, ne esce, senza una parola per nessuno. C’è appena il tempo per riprendersi dalle due esibizioni precedenti, perché è già tutto pronto per il gran finale. Un boato accoglie i Sigur Ros al loro ingresso. E’ solo questione di un attimo. In pochi secondi un religioso

silenzio comincia ad accompagnare l’esibizione di Jonsi e compagni. Luci basse che esplodono all’improvviso, immagini oniriche proiettate alle loro spalle, e questo silenzio del pubblico, che pare ascoltare estasiato ogni nota, che sia il piano, o la chitarra suonata con l’archetto o con i denti. Attimi in cui sembra più di essere all’Arena per la lirica, ma i Sigur Ros fanno questo effetto, il loro saper creare musica che emoziona, richiamando con le loro sonorità le origini di una terra, l’Islanda, che fonde elementi come acqua e fuoco così come loro fondono visioni psichedeliche ad esplosioni rock. Un concerto seguito per intero senza distrazioni, che ha affascinato e divertito il pubblico, con il castello strapieno di gente e di soddisfazione.

Villafranca di Verona, 02/09/2012 - Day 3

Andrea Fiaschetti

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Merçe Vivo Lasortedelcanecheleccalalama

Mettici il becco pure tu

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7 pezzi nuovi per i Merçe Vivo, band torinese che ci regala un ottimo album da ascoltare attentamente. Atmosfere cupe, testi malinconici ma aperti verso speranze future. Sonorità che richiamano i Morphine, colpa anche di un sax accattivante, riferimenti espliciti alla letteratura, dal titolo dell’album omaggiando Erri De Luca ai riferimenti a De Saint Exupery e Baricco, ci imbattiamo in un album che al suo interno è combattuto tra un’esplosione di post rock e una ventata di

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cantautorato d’autore. Formula voluta o casuale è ciò che comunque colpisce dell’album, che lascia l’ascoltatore in sospeso, concentrato su una dialettica non semplice nei testi e in una concettualità altrettanto non semplice delle sonorità. Colpisce la scelta di produrre l’album con soli 7 brani, che forse non danno il tempo e lo spazio necessario per approfondire la comprensione della visione del mondo dei Merçe Vivo, alla ricerca continua di riposte che sembra

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nessuno voglia dare, ma che lasciano sicuramente il segno per la capacità del gruppo di creare atmosfera e, cosa più importante, di trasmetterla. In un panorama italiano abbastanza standardizzato, un album da consigliare, quantomeno per poter provare a cercare, anche noi, qualche risposta.

Andrea Fiaschetti

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Bugo, Circolo degl i Art ist i Roma 08/09/2012

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Eliana Giaccheri

L'Oca Sotto Palco

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Mettici il becco pure tu

Emanuela Vh. Bonetti

Ugo Moscato

Raccolta n. 1

Ugo Moscato è un cantautore siciliano, di quelli che quando cominci ad ascoltarli ti portano indietro con la memoria, a quando bastavano una chitarra, una fisarmonica, tante belle cose da dire e si faceva musica. Semplicemente, così. Raccolta n.1 è un Ep di quattro brani appena, registrati – come lui candidamente ammette – durante i weekend fra le mura domestiche. Sarà l’ambiente casalingo del quotidiano, i sentimenti genuini che traspaiono dai testi o forse la personalità folk che emerge nei suoni: non lo so, l’unica certezza è che questo Ep è piacevole ed orecchiabile e si lascia ascoltare perchè ti sa conquistare. Senza pretese, lentamente. E’ una conoscenza reciproca, un incontro conoscitivo amoroso – quello che nasce fra i brani e l’ascoltatore. Quasi come descritto in Cinque minuti d’amore, secondo pezzo dell’Ep. Ed in appena tredici minuti totali vengono toccate tutte le sfere dei sentimenti: dal dolore alla solitudine, dalla tristezza all’amore e poi ancora all’insicurezza. Ugo Moscato ci regala un bel disco, e ce lo canta con una voce squisita: chapeau.

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Sono 9 le tracce del primo album solista di Xabier Iriondo, ritrovato chitarrista degli Afterhours. Con un passato carico di collaborazioni, un tour estivo nel 2011 che lo ha portato nuovamente a lavorare con Manuel Agnelli e soci, ecco che arriviamo (finalmente) ad un lavoro solista ufficiale. Irrintzi fa emergere prepotentemente le radici basche di Iriondo e la sua personalità, sempre tendente alla ricerca e proiettata verso la sperimentazione sonora. E’ un album esplosivo e carico, sia riguardo i brani di Xabier sia in merito alle cover, rivisitate magnificamente e pregne di personalità – parliamo di Cold Turkey, The Hammer, Reason to Believe ePreferirei Piuttosto Per Ben Gente Per Male, davvero sorprendenti. In tutto il disco il suono si spacca e corre a volte in direzione noise, altre volte più verso il post rock, mescolando suoni taglienti a ritmi più caldi e penetranti, etnici, sicuramente folk sebbene più spinti – anch’essi – verso una ricerca rumorosa della perfezione.

L’album vede numerose partecipazioni, in primis quella di Agnelli, Prette e Dell’Era. E poi ancora gli OvO, Paolo Tofani ed altri ancora. Non è un miscuglio, una meltin’pot musicale. Piuttosto sono le diverse sfumature e caratteristiche dei singoli che si sono fuse nell’ideale di musica secondo Iriondo, che con Irrintzi mostra il suo essere viscerale nei confronti di una tradizione, una territorialità che viene rivista, portata a nuovo splendore nell’attualità. E la perfezione del suono di Xabier è riconoscibile in ogni brano, segno che la sua individualità è graffiante e affermata.

Irrintzi Xabier Iriondo

L’Oca

consiglia

Emanuela Vh. Bonetti

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E’ nuovamente il Piemonte a regalarci musica, stavolta con Nicolas Joseph Roncea. Cuneese, al secondo album solista, sicuramente è un ragazzo che fermo non ci sa stare. Lo dimostrano sostanzialmente sia le numerose collaborazioni attive – con progetti quali Fuh e Io Monade Stanca – che la nascita di Impossible Roncea, sua ultima personale fatica. Questo Ep di 5 brani vede la luce in un periodo buio, quando Nicolas è costretto a concedersi artisticamente una pausa per curare una tendinite. L’accaduto non frena la voglia di creare musica, anzi: stimola la ricerca di nuove metodologie per dare vita ad accordi folk sperimentali.

Impossible Roncea

Nicolas Joseph Roncea

Mettici il becco pure tu

Emanuela Vh. Bonetti

E’ così che vengono in aiuto ad una chitarra pizzicata i supporti elettronici, ben calibrati, che ricreano atmosfere dense e minimali, forti e cadenzate. Proprio i ritmi della chitarra dettano tempi che sono sicuramente una conseguenza di questa tendinite; in contrasto, la voce è morbida e vellutata, quasi sussurrata, ansiosa di correre e protendersi verso l’alto. I brani sono cantati in inglese, sebbene la quarta traccia porti un titolo in italiano – Tutto andava bene. I suoni sembrano sospesi, e la presenza del pianoforte rende il tutto incantevole e meno nevrotico, soprattutto nei punti in cui sono forti le sovraincisioni sovrapposte.

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So Long And Thanks For The Candy Fish

Candy Fish

Mettici il becco pure tu

Emanuela Vh. Bonetti

Dietro il nome di Candy Fish – le caramelline gommose a forma di pesciolino – fa capolino il trio bolognese capeggiato da Gianluca Rimei e composto Matteo Manganelli e Valerio De Virgiliis. So Long And Thanks For The Candy Fish è il loro primo lavoro in gruppo, venuto alla luce dopo alcune collaborazioni nel progetto Lowbrow! che vedeva Rimei solista. Qui si presentano 11 brani di pop rock, che vedono contrapposte melodie malinconiche condite da esplosioni euforiche: un ascolto poliedrico di emozioni, questo è indubbio. C’è qualcosa di interessante in ogni brano, anche se alla fine la monotonia della voce toglie entusiasmo all’ascolto. Il ritmo è lento, come se stessimo parlando di un pop alla moviola, e la cosa calza a pennello con i suoni della batteria che non emerge, resta soffocata.

Non mi aspettavo qualcosa di martellante, ma speravo in un suono più marcato, meno statico. Panick Attack è la settima traccia, ed è comunque la più interessante: intro elettronica, in un corretto equilibrio fra chitarre, bassi e la batteria. Diciamo che traccia una linea immaginaria fra i primi e gli ultimi pezzi dell’album, e personalmente preferisco la seconda parte alla prima: un pizzico di ricerca in più, forse è proprio in questi brani che si trova una sorta di nuova identità, un pizzico di novità. E parliamo davvero di cose ben fatte, citando Day By Day e Fragment#4. Che dire, vediamo che strada prenderà il prossimo lavoro.

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Dopo il successo di Canzoni di tattica e disciplina, ecco tornare i Luminal con Io Non Credo, specchio fedele dell’essenza più pura del gruppo. Nove pezzi totalmente rock che raccontano l’attualità, nel modo più disagiato e disilluso possibile. Quest’album è saturo di poesia avvolta sempre da aloni rivoluzionari con testi brillanti.

Io Non Credo

Luminal

L’Oca

consiglia

Emanuela Vh. Bonetti

Sonorità piene, arricchite dalle collaborazioni di Nicola Manzan e Andrea “Fish Pesce” che in alcuni brani regalano raffinatezza grazie a viola, violino e pianoforte. Parliamo di un disco che è più che all’altezza del precedente, e piace per la grinta noise-punk che spinge, e nell’immaginario rievoca un cuore estrapolato da un torace che perde sangue ma continua fortemente a pulsare, vivere. I Luminal ancora una volta riescono a scuotere, risvegliare gli animi portandoli ad un senso di dovere ed obbligo verso la quotidianità, una presa di posizione dovuta se non necessaria. Ed Alessandra Perna si riconferma essere un ossimoro sensuale in elegante equilibrio sui tacchi: una voce profonda ed incisiva che con disinvoltura mostra la sua carnalità in ogni singolo brano da lei interpretato, racchiusa in una figura esile al punto che te lo chiedi…da dove arriva tutta questa voce? Io non credo è la seconda traccia e regala il nome all’album – e assieme al brano Signore e Signori dell’Accusa sembra quasi una preghiera rivolta a sé stessi, un augurio oltre che un processo al proprio essere. Aspettative, accuse, necessità di cambiamenti e di certezze: musicalmente e nei testi, i Luminal si riconfermano una delle più belle ed interessanti realtà italiane.

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Di Demo In Peggio

Calogero Incandela

Mettici il becco pure tu

Emanuela Vh. Bonetti

Di demo in peggio è l’Ep di Calogero Incandela, minimal style in copertina tanto quanto nei suoni, per non perdere l’essenza pulita di questo cantautore palermitano. Con una chitarra in mano, umorismo a volte scadente – a tratti brillante, ci troviamo dinanzi a 5 brani che già dai titoli esprimono il succo di quello che è il lavoro di Calogero. Ali di pollo è un racconto ricco di metafore, nelle quali sono presenti espressioni colloquiali e doppi sensi, significati nascosti, giochi di parole, ed è forse l’unico brano che in qualche modo mi piace realmente. “Roba che poi ti lecchi di le dita“, per dirla come la direbbe lui. Passiamo poi a Giuseppe ha preso casa, incentrata su una strana presenza che occupa il divano e potrebbe togliersi di mezzo grazie ad un pò di ddt. Il cerume è un viaggio anatomico all’interno del proprio cavo uditivo, alla scoperta di un gusto amaro, condiviso anche nel quotidiano di questa vita carica di difficoltà e che non lascia tregua né respiro. La cacca dei boyscout e Raffaello sono le ultime due canzoni, delle quali non svelo nulla lasciando un pò d’intraprendenza a chi vorrà cimentarsi in questo ascolto. Non che sia facile, per carità, scrivere testi come quelli di Calogero, ma a mio avviso…dopo un ascolto ad un Ep così, cosa rimane? Un sorriso, nulla più. Si percepisce la genialità dei significati nascosti, l’uso delle metafore, ma musicalmente non è il disco che sceglierei di riascoltare in un qualsiasi momento della mia giornata. Servono voglia e un pò di dedizione per questo Ep, giusto per evitare di accantonarlo dopo un primo e leggero ascolto.

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SotAlaZopa Mountain Rock Festival Tonadico, 15/09/2012

L’Oca Sotto Palco

Andrea Fiaschetti

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