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10 Processo Produzione Caramelle Rev

Date post: 07-Jul-2018
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    10. Processo di produzione di caramelle

    Una caramella è un prodotto dolciario ottenuto mediante cottura di una miscela di sciroppo di

    glucosio e di zucchero, successivamente addizionata di essenze ed estratti di erbe e piante

    aromatiche, frutta, succhi, aromi.Il termine caramella sembra derivare dal latino Canna Mellis, ovvero tubo-di-miele, con

    riferimento a dei bastoncini di zucchero di canna, conosciuti in Siria ed importati in Italia da

    Goffredo di Buglione in occasione della prima crociata (1097-1099). Il nome viene anche

    fatto derivare dai vocaboli arabi kora (piccolo globo) e mochalla (cosa dolce).

    Cenni storici

    La diffusione popolare delle caramelle avvenne nel XV grazie alla diffusione, in Europa, della

    coltivazione della barbabietola da zucchero. La maggiore quantità di materia prima

    disponibile permise di produrre confetti, tondini di zucchero aromatizzati, oltre alle già presenti pasticche di orzo che all’epoca erano famose per "mollificare la tosse". I confettieri

     piemontesi, infatti, all’inizio della diffusione delle caramelle, facevano largo uso del "sucher

    d’ördi" (zucchero d’orzo) per la loro realizzazione. La pasta utilizzata era ottenuta da uno

    sciroppo di zucchero e una decozione di farina d’orzo che, una volta cotta, veniva versata su

    una pietra unta d’olio in modo da formarne dei bastoni. Questi erano lasciati raffreddare e,

    dopo la solidificazione, venivano divisi in pezzetti formando così dei bastoncini. Ne "Il

    confetturiere piemontese" (1790) un anonimo autore spiega come produrre "caramelle d’ogni

    sorta" facendo "cuocere il zuccaro alla cottura detta caramel […], si bagna il dito nel zuccaro

    e subito si mette nell’acqua fresca, indi si mette sotto i denti, e se non si attacca ai medesimi, e

    che sii alquanto croccante, allora sarà cotto, e si versa poco per volta, sopra una pietra, indi si

    mette cadun pezzetto in carta. Se volete dargli qualche gusto, od odore, bisogna metterlo nelzuccaro quando bolle".

    Per molto tempo le caramelle e in generale tutti i prodotti della confetteria furono consumati

    esclusivamente in ambienti reali ed aristocratici. La loro diffusione tra la massa avvenne solo

    nella seconda metà dell’800 quando i piccoli laboratori aumentarono la loro produzione, fino

    a diventare delle piccole industrie. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, i confettieri

    iniziarono ad incartarle per proteggerle ed abbellirle. Il periodo considerato di maggior

    successo per le caramelle è quello successivo alla prima guerra mondiale. In quegli anni i

    confettieri idearono una gamma infinita di caramelle dalle forme, dai sapori e dai tipi svariati.

     Ingredienti

    Sono ammesse varie tipologie di zuccheri1 (Legge 139 del 31 marzo 1980), ovvero:

    -   zucchero di fabbrica 

    1 Lo zucchero è la denominazione comune del disaccaride saccarosio:

    Il legame interessa la funzione aldeidica del glucosio e quella chetonica del fruttosio: poiché entrambe le funzioni riducentisono impegnate nel legame glicosidico, il saccarosio è uno zucchero non riducente.

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    -   zucchero raffinato 

    -   zucchero liquido  (soluzione acquosa di saccarosio, con almeno il 62% in peso di

    sostanza secca, e con un contenuto di zucchero invertito2 al massimo del 3% in peso

    sulla sostanza secca)

     zucchero liquido invertito  (soluzione acquosa di saccarosio, parzialmente invertitomediante idrolisi, con almeno il 62% in peso di sostanza secca, e con un contenuto di

    zucchero invertito superiore al 3% in peso ed inferiore al 50% in peso sulla sostanza

    secca)

    -  sciroppo di zucchero invertito (soluzione acquosa, di saccarosio parzialmente invertito

    mediante idrolisi, nella quale la porzione di zucchero invertito è preponderante: la

    sostanza secca deve essere almeno il 62% in peso, ed il contenuto di zucchero

    invertito è superiore al 50% in peso sulla sostanza secca)

    -  sciroppo di glucosio3 (soluzione acquosa depurata e concentrata di saccaridi alimentari

    ottenuta da idrolisi di amido e/o da fecola4, con almeno il 70% in peso di sostanza

    secca, ed un equivalente in destrosio5

     pari almeno al 20% in peso sulla sostanza secca)

    2 Lo zucchero invertito è il risultato dell'azione della idrolisi del saccarosio mediante acidi diluiti. Per reazione di idrolisi si

    ottiene una molecola di glucosio ed una di fruttosio.

    La miscela ha chimicamente un potere rotatorio (della luce polarizzata) negativo, opposto a quello del saccarosio che èinvece positivo e per questo prende il nome di zucchero invertito. Lo zucchero invertito è presente naturalmente nei succhi dialcuni frutti, principalmente quello d'uva.

    Il suo utilizzo da parte dell'industria alimentare in sostituzione dello zucchero da tavola è dovuto a vari motivi. Innanzitutto lasolubilità in acqua dello zucchero invertito è superiore a quella del saccarosio circa del 75 per cento a temperatura ambiente

    ed anche il suo potere dolcificante è circa 1.3 – 1.4 volte maggiore di quello del saccarosio.

    La presenza di glucosio e soprattutto di fruttosio nello zucchero invertito, conferisce una forte tendenza ad assorbire acqua eda trattenerla; da qui ne deriva che i prodotti a cui viene addizionato si mantengono più umidi, e quindi si possono ottenere

     prodotti dalle caratteristiche più plastiche e più soffici.

    Lo zucchero invertito oltre ad abbassare il punto di congelamento, ha un'azione riducente capace di ritardare il processo di

    ossidazione e quindi di alterazione dei prodotti alimentari nei quali viene aggiunto.

    Lo zucchero invertito si trova allo stato di sciroppo denso e per le sue caratteristiche è ampiamente utilizzato in sostituzione

    dello zucchero nell'industria dolciaria, sopratutto per la realizzazione di gelati, ma anche nella fabbricazione di marmellate,conserve, frutta sciroppata. Viene usato anche nella produzione della birra, e nello zuccheraggio dei mosti. Per la sua proprietà di evitare o ritardare la cristallizzazione è molto utilizzato in pasticceria per la preparazione di glasse e coperture.

    3 Il glucosio è un monosaccaride aldeidico

     presente in natura in due enantiomeri con la forma destrogira (D-glucosio o destrosio) più diffusa.

    4 Nel linguaggio comune, il termine fecola identifica l'amido contenuto nei tuberi di patata. Nel processo produttivo, i tuberi

    vengono lavati e ridotti in polpa, poi lasciati macerare in acqua. La fecola viene quindi ricavata dal setacciamento del liquidolattiginoso che ne fuoriesce, ricchissimo di amido e di altri nutrienti (proteine solubili e sali minerali), poi separati per

    centrifugazione. Come tutti gli amidi, la fecola è costituita da due polimeri di glucosio differenti: amilopectina (80%) edamilosio (20%). Rispetto all'amido di frumento, e ancor più a quello di mais, la fecola è più ricca di amilopectina (70% nel

    mais, 75% nel frumento), mentre la temperatura di gelatinizzazione si attesta intorno ai 60 - 65 °C.

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    -  sciroppo di glucosio disidratato  (sciroppo di glucosio parzialmente essiccato, con

    almeno il 93% in peso di sostanza secca, ed un equivalente in destrosio pari almeno al

    20% in peso sulla sostanza secca)

    -  destrosio monoidrato  (destrosio depurato e cristallizzato contenente una molecola

    d'acqua di cristallizzazione, con almeno il 99.5% in peso sulla sostanza secca di

    destrosio, ed almeno il 90% in peso di sostanza secca)

    -  destrosio anidro  (destrosio depurato e cristallizzato, non contenente acqua di

    cristallizzazione, con almeno il 99.5% in peso sulla sostanza secca di destrosio, ed

    almeno il 98% in peso di sostanza secca)

    Sono esclusi i dolcificanti e gli edulcoranti sintetici ed artificiali (come l’aspartame,

    l’acesulfame, la saccarina, ecc.); sono ammessi solo i polialcoli che derivino dalla

    trasformazione dell’amido di mais e dal saccarosio.

    La quantità minima di zucchero (saccarosio) in percentuale non deve essere inferiore al 60%.

     per le caramelle dure. Per le caramelle con ripieno la percentuale minima di zucchero

    (saccarosio) non deve essere inferiore al 40%.Secondo la legislazione vigente è ammesso l’uso di additivi e di aromi.

    Tipologie di caramelle e processi di produzione

    Le caramelle tradizionali, dure o ripiene, a base prevalentemente di zucchero e aromi, hanno

    un processo di lavorazione che si compie, spesso, in breve tempo. Zucchero e glucosio

    (sciroppo di glucosio), la cui presenza impedisce che la caramella cristallizzi, formando

    screpolature sulla superficie, vengono dosati automaticamente, insieme a semplice acqua. Lo

    sciroppo viene riscaldato a circa 110°C, perché gli zuccheri siano sciolti del tutto; passa

    quindi, in un "cuocitore" (dove raggiungere in breve i 130°C) e da qui finisce in una camerasotto vuoto. E’ proprio la combinazione di temperatura e vuoto che favorisce la perdita di

    quasi tutta l’acqua (l’umidità residua è solo del 3-4%). A questa massa zuccherina, così

    concentrata, vengono aggiunti gli aromi, sostanze responsabili dei diversi gusti. La massa

    zuccherina, una volta aromatizzata viene distribuita su una banda metallica e raffreddata. Si

    forma così, un “nastro” di prodotto, la cui temperatura scende a 75-80°C. L’impasto viene

    quindi stirato fino a formare un cordone di 2-3 cm di diametro, che a sua volta entra nella

    stampatrice, dove appositi stampi, che ruotano ad alta velocità, lo tagliano dando la forma

    voluta. Nell’ultimo tratto della filiera, un graduale raffreddamento dà alla caramella il classico

    aspetto vetroso, tipico della sua struttura amorfa.

    La figura seguente mostra un esempio di sistema per pesare e miscelare gli ingredienti

    (Coolmix, Hosokawa):

    5 Il Destrosio Equivalente sta ad indicare livello di equivalenza, di un dato carboidrato, in rapporto al glucosio (valore 100): èuna misura del grado di idrolisi di amidi e derivati.

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    La cottura può avvenire o in apparecchiature discontinue (ad es. TBK 50, Hosokawa)

    o in apparecchiature continue, aventi scarico discontinuo (ad es. TBK 750, Hosokawa)

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    o di tipo continuo (ad es. TBK-C, Hosokawa)

    La figura seguente mostra un esempio di nastro raffreddatore (Cooling Conveyor, Hosokawa)

    su cui il prodotto può essere raffreddato; il profilo di temperatura può essere controllato

    mediante l’acqua di raffreddamento.

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    Altro esempio di tunnel di raffreddamento è il seguente:

    La formatura della caramella può anche avvenire mediante deposito in opportuni stampi, il cui

    materiale è scelto in relazione al tipo di caramella prodotta:

    Stampi in alluminio,

    rivestiti di teflon, con

    eiettori a molla, per

    caramelle preparate ad

    alta temperatura.

    Stampi in alluminio per

    lecca-lecca.

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     Nel caso delle caramelle ripiene  il ciclo di lavorazione è assai simile a quello descritto, con

    l’unica variante di una follatrice dotata di un tubo distributore della crema interna. Il cordone

    di massa zuccherina, quindi, quando va alla stampatrice, ha già al suo interno il ripieno. Le

    creme del ripieno possono essere a base grassa o zuccherina; alla prima appartengono la

    crema al caffè, al cioccolato, alle mandorle o nocciole, del secondo tipo fanno parte quelle a base di confetture e marmellate, miele, liquore. Il ripieno rappresenta circa il 15% della

    caramella totale. La conservabilità delle caramelle ripiene è leggermente inferiore, perché

     proprio il cuore morbido può subire, nel tempo, qualche alterazione.

    Stampi in silicone per

    caramelle preparate a

     bassa temperatura

    (fondant, toffee,...)

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    Assai più lungo il processo di lavorazione delle caramelle fondenti: tra la preparazione e il

    confezionamento passano anche cinque giorni. Si tratta, infatti, di un procedimento

    complementare diverso, che richiede una conoscenza specifica del processo di

    cristallizzazione dello zucchero. Perché la consistenza di questo prodotto sia perfetta (econsenta uno scioglimento rapido), si procede a due fasi distinte: la prima, di base, appena

    descritta, permette di ottenere uno sciroppo molto concentrato, che viene raffreddato su un

    tamburo ruotante e successivamente sottoposto a una azione meccanica in una battitrice. Il

    saccarosio cristallizza in minutissimi cristalli, dando origine a una massa bianca, il fondant. Si

    aggiungono gli aromi e, quindi, il fondant aromatizzato viene colato in stampi della forma

    voluta. Segue un raffreddamento ad aria, in un tunnel ventilato. Perché queste caramelle

    "fondono"? Perché il saccarosio è presente in minutissimi cristalli, avvolti da un sottile film di

    sciroppo residuo. Se le caramelle venissero confezionate subito, perderebbero, nel giro di

     poco tempo, la loro umidità e diventerebbero molto dure. Prima del confezionamento, quindi,

    si procede alla "brillantatura", che consiste nel dotarle di un rivestimento di cristalli di

    zucchero. La brillantatura viene ripetuta il giorno successivo. Seguono l’essiccazione finale e

    il confezionamento.

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    Le caramelle mou  furono inventate, pare, da un confettiere parigino agli inizi di questo

    secolo, per festeggiare la visita ufficiale in Francia dell'imperatore Menelik. Oltre

    all’immancabile zucchero, ingrediente essenziale delle caramelle mou è la panna, o crema di

    latte, accompagnata da grassi vegetali. L’impasto viene lavorato e quindi estruso, cioè fatto

     passare attraverso fori che gli danno la forma di grossi spaghetti o lunghi parallelepipedi,

    quindi viene tagliato e fatto raffreddare, ottenendo il classico colore tra il bruno e il marrone.

    Le caramelle gommose  sono caratterizzate da una notevole morbidezza ed elasticità, datadalla presenza di gomme anche in alte percentuali. La più utilizzata è la gomma arabica,

    ottenuta dall’essudato della corteccia di un’acacia che cresce in Africa. La gomma arabica

    viene purificata e quindi aggiunta alla miscela di sciroppo di glucosio e altri zuccheri. La

    gomma arabica non deve essere in percentuale, inferiore al 45%; gli zuccheri non devono

    essere inferiori al 45%. Sono ammessi gli edulcoranti come i polialcoli; sono vietati gli amidi

    modificati. Sono ammessi gli acidificanti consentiti dalle normative in vigore. Vietato l’uso di

    conservanti, emulsionanti e gelatine animali. Anche in questo caso le materie prime vengono

    dosate, miscelate, riscaldate e sciolte per ottenere una massa fluida. Dopo l’aggiunta di

    essenze, estratti, aromi o acidificanti, l’impasto ottenuto viene colato in "cassetti" stampati per

    dare forma alle caramelle. Si passa dunque all’essiccazione, seguita dall’eventuale aggiunta di

    zucchero in granelli.

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    Per la produzione delle  pastiglie  si adotta un processo di lavorazione differente da quello

    utilizzato per le caramelle. I produttori di pastiglie applicano un procedimento a freddo:

    impastano zucchero a velo (in percentuale non inferiore al 90%), gomma adragante e gomma

    arabica aggiungendo aromi e altri ingredienti caratterizzanti. Una volta reso omogeneo

    l’impasto, questo viene laminato fino a formare una sfoglia. La sfoglia viene dunque pressata

    con uno stampo che dà la forma, quindi le pastiglie passano all’essiccazione.

    La liquirizia  fu usata dai Babilonesi per curare la peste, dai romani contro le anemie, nel

    medioevo contro le ulcerazioni e infine dalla confetteria moderna come rinforzante dei sapori.

    La liquirizia viene ricavata dalle radici della pianta che è pulita e poi estratta in acqua. Il

    succo passa in soluzione e, una volta purificato e concentrato, è pronto per entrare a far parte

    dei diversi tipi di caramella alla liquirizia. Per realizzare le liquirizie morbide, all’estratto di

    liquirizia si aggiungono zucchero e farina: la pasta viene lavorata e formata in lunghi nastri.

    Per le liquirizie gommose oltre all’estratto e allo zucchero entrano nella ricetta lo sciroppo di

    glucosio e la gomma arabica. L’estratto di liquirizia pura a cubetti, poi, può essere ottenuto

    semplicemente essiccando l’estratto in piccoli pezzi.

     Nel caso delle gelatine di frutta alla miscela base di sciroppo di glucosio e di zuccheri vieneaggiunta pectina di frutta6  successivamente acidificata e addizionata con polpa e succhi di

    frutta caratterizzante e aromi naturali. La polpa di frutta non deve essere inferiore al 15% del

     prodotto finito. Sono vietati i conservanti ed emulsionanti. Sono ammessi gli acidificanti

    consentiti dalla normativa in vigore.

    6 La pectina è un eteropolisaccaride costituito da una catena base di molecole di acido galatturonico,

    lungo la quale sono intercalati in proporzione variabile residui di ramnosio

    In corrispondenza di tali residui di ramnosio si innestano catene laterali più o meno lunghe, che contengono ancora ramnosio,e anche galattosio e arabinosio. Le pectine formano dei colloidi gelatinosi, abbondanti nella parete cellulare della frutta: essi

    vengono idrolizzati con la maturazione da alcuni enzimi come la pectasi e la pectinasi (sono presenti soprattutto nelle mele enelle pere). Ogni frutto ha una percentuale di pectina variabile a seconda della specie e della sua età di maturazione. La

     pectina cementifica lo spazio tra una cellula e l'altra, tenendole unite e dando croccantezza a frutta o verdura. Con il procedere della maturazione questo legame si scioglie e il frutto perde consistenza. La pectina trova impiego nell'industria

    alimentare come gelificante, soprattutto nella realizzazione di marmellate e confetture, assumendo la denominazione di E440.

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    Esercizio: Dimensionamento di un impianto per la preparazione di caramelle ( fondant )

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    Sistema di dosaggio ingredienti

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    Sistema di solubilizzazione degli zuccheri

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    Si consideri il dimensionamento di un impianto avente una produttività di 500 kg/h a partire

    da zucchero, glucosio ed acqua demineralizzata.

    La ricetta che viene utilizzata prevede 100 parti (in peso) di zucchero, 100 parti di glucosio

    (85°Brix) e 18 parti di acqua.

    Le tre materie prime si trovino in 3 serbatoi, alle seguenti temperature: Tacqua = 80°C, Tzucchero 

    = 20°C e Tglucosio = 40°C.

    Da lì, esse vengono inviate nel serbatoio (del volume di 300 l) in cui sono miscelate, per poi

    andare all’apparecchiatura in cui viene allontanata parte dell’acqua. In quest’ultima il

    serpentino usato per il riscaldamento abbia un volume di 34 l, il diametro esterno sia di 40

    mm (lo spessore di parete è di 2 mm), e sia disposto secondo una spirale di 0.6 m di diametro

    e con un passo di 0.05 m. Il riscaldamento viene effettuato con vapore a 10 bar (relativi).

    -  il volume dei serbatoi di stoccaggio delle materie prime (si consideri una densità di

    mucchio pari a 850 kg/m3 per il saccarosio, e pari a 650 kg/m3 per il glucosio);- 

    la temperatura alla quale può essere riscaldata la miscela acqua-glucosio-zucchero;

    -  la pressione di lavoro, ed il consumo della pompa;

    -  il consumo di vapore;

    -  il grado di concentrazione della soluzione che si può ottenere quando la miscela venga

     portata a pressione atmosferica dopo riscaldamento.

    Proprietà di zuccheri e soluzioni zuccherine

    Densità (equazione di Kimball): ( )2

    330.872524.484exp170435

     B ρ  ⎛ ⎞+=   ⎜ ⎟⎜ ⎟⎝ ⎠

     

    ρ : densità, kg/m3

     B : concentrazione, °Brix

    Calore specifico: ( )1 0.632 0.001 0.0011 100100

     p

     Bc T P= − − + −⎡ ⎤⎣ ⎦  

    c p : calore specifico, kcal/kg K

    T : temperature, °C

    P: purezza (saccarosio puro = 100)

    Viscosità (equazione di Wagnerowski):4120

    ln 11.75 2.191

     N T 

    η ⎛ ⎞= − −⎜ ⎟+⎝ ⎠

     

    η  : viscosità, P

    T  : temperatura, °C

    1900 18

     B N 

     B=

    − 


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