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1,00 Tempo di vacanza - Articolo... · 2017. 9. 30. · e-mail:[email protected]...

Date post: 06-Nov-2020
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GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 14 - Anno XXV - 25 luglio 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 Gallura unita Uniti si vince? Forse l’antico adagio andrebbe aggiornato in chiave meno definitiva. Più prosaicamente e, fuori da ipotesi consolatorie, si può almeno azzardare che la sconfitta risulterebbe meno scontata. Così diventa esigenza pratica, prima ancora che svolta ideo- logica, quella unione del territorio del- la Gallura che punta a dare forza e so- stanza alle rivendicazioni di un tratta- mento almeno pari ad altre zone della Sardegna. Pensi a Cagliari, apogeo della politica che conta, ma guardi an- che a Sassari, in una diatriba campa- nilistica che, in anni di tagli lineari sui servizi da parte del Governo, diventa vera e propria ragione di esistenza. Di recente è arrivata la stretta di mano tra i sindaci di Olbia e Tempio, in nome di un connubio che dimentica liti fratri- cide e agguati istituzionali e lancia la sfida dei centri guida della Gallura, che cercano con questa iniziativa di mettere da parte i campanili su temi cardine per lo sviluppo sociale ed eco- nomico della comunità: viabilità, tra- sporti, turismo. Nizzi e Biancareddu hanno reso plasticamente evidente e ora cavalcano un malcontento diffuso che si esplicita nella riduzione di servi- zi essenziali, o nella semplice riorga- nizzazione di un apparato pletorico ed economicamente insostenibile, come dichiarano i sostenitori, che va dalla sanità ai baluardi della presenza dello Stato. La chiave sono le infrastrutture, con in testa il progetto di una strada a quattro corsie che colleghi Olbia ad Arzachena e Santa Teresa, dimentica- to nei meandri di stanze del potere evi- dentemente troppo anguste per una politica impegnata negli ultimi decen- ni intorno a prebende e rendite di po- sizione. Così negli ultimi anni l’unità della Gallura, vagheggiata e poi ab- bandonata per troppo tempo, ha tro- vato ragioni di risveglio nella difesa dei presidi sanitari, nella portualità, nell’emergenza siccità: compiendosi attraverso il Tavolo delle associazioni o la matura presa di coscienza sinda- cale, come nel caso della Cisl e la nasci- ta del “Patto per la Gallura”. Partendo dall’inevitabile considerazione che una popolazione di circa 160 mila abi- tanti rappresenta una componente davvero minoritaria rispetto ad altri territori isolani. Che però non vanta- no caratteristiche peculiari come quelle galluresi: usi, costumi, lingua, che rappresentano da soli una piatta- forma identitaria sulla quale innesta- re contenuti politici, sociali ed econo- mici. Senza le corde vocali, infatti, al- zare la voce serve a poco. L’editoriale di Giacomo Legame L estate è l’occasione propizia per riposarsi ma anche per rientrare in se stessi. E’ sempre più frequente la scelta di preferire luoghi di spiritualità a luoghi di villeggiatura. In questi ultimi ci si immerge nel mare o nella mon- tagna, negli altri in un clima che favorisce l’inte- riorità e la contemplazione. Intanto le parroc- chie e le chiese della nostra diocesi per andare in- contro alle esigenze dei tanti turisti che affollano le zone costiere, da San Teodoro a Castelsardo, passando per Olbia, Arzachena, Palau e Santa Teresa, hanno aumentato il numero delle cele- brazioni Eucaristiche in tarda serata. In diverse località, poi, la Santa Messa è celebrata anche in lingua inglese come a Pittulogu tutti i sabato se- ra. Nessuna variazione sull’assistenza ai poveri. La mensa vincenziana di Olbia continuerà a ga- rantire un pasto caldo a tutti i poveri per tutta l’estate, così come aveva già fatto lo scorso anno, grazie all’opera di tanti volontari che anche nei mesi di vacanza dedicano alcune ore della loro giornata al prossimo. Tempo di vacanza Un cammino verso se stessi pag. 3 Affetto da una rara patologia il piccolo Charlie Gard è in bilico tra la vita e la morte, tra chi vorrebbe staccare il respiratore che lo tiene in vita e chi si batte perché abbia cure sperimentali. La riflessione del dott. Franco Pala La Gallura e tutto il territorio è scesa in piazza a Tempio per affermare una forte contrarietà alla riforma della sanità della Regione Sardegna. L’appello dei sindaci è stato quello di rimanere uniti. Lo stemma episcopale di mons. Gian Franco Saba, riproduce il motto scelto dall’arcivescovo metropolita di Sassari “Dilectione amplectere Deum”, “Abbraccia Dio con l’amore”. Il Vescovo comunica che in data 10 luglio 2017 ha provveduto alle seguenti nomine: Padre Piero Pi- gozzi, parroco “ad tempus” di Sant’Antonio di Gallura e Padre Tonino Sechi, diacono collaboratore della stessa parrocchia; Don Romolo Fenu, parroco “ad tempus” della Parrocchia San Giovanni Bat- tista in Cannigione. Le nomine avranno valore giuridico dalla data della presa di possesso dell’ufficio. Charlie Gard una riflessione pacata Tempio, grande folla per chiedere il diritto alla salute Speciale Arcivescovo, ecco lo stemma Nuove nomine e trasferimenti di parroci pag. 16 pag. 9 pag. 6
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Page 1: 1,00 Tempo di vacanza - Articolo... · 2017. 9. 30. · e-mail:galluraeanglona@tiscali.it Impaginazione e grafica GiANNi cAriA g.caria54@alice.it Stampa TAS P. Niedda sud strada 10

GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 14 - Anno XXV - 25 luglio 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

Gallura unita

Uniti si vince? Forse l’antico adagioandrebbe aggiornato in chiave menodefinitiva. Più prosaicamente e, fuorida ipotesi consolatorie, si può almenoazzardare che la sconfitta risulterebbemeno scontata. Così diventa esigenzapratica, prima ancora che svolta ideo-logica, quella unione del territorio del-la Gallura che punta a dare forza e so-stanza alle rivendicazioni di un tratta-mento almeno pari ad altre zone dellaSardegna. Pensi a Cagliari, apogeodella politica che conta, ma guardi an-che a Sassari, in una diatriba campa-nilistica che, in anni di tagli lineari suiservizi da parte del Governo, diventavera e propria ragione di esistenza. Direcente è arrivata la stretta di mano trai sindaci di Olbia e Tempio, in nome diun connubio che dimentica liti fratri-cide e agguati istituzionali e lancia lasfida dei centri guida della Gallura,che cercano con questa iniziativa dimettere da parte i campanili su temicardine per lo sviluppo sociale ed eco-nomico della comunità: viabilità, tra-sporti, turismo. Nizzi e Biancaredduhanno reso plasticamente evidente eora cavalcano un malcontento diffusoche si esplicita nella riduzione di servi-zi essenziali, o nella semplice riorga-nizzazione di un apparato pletorico edeconomicamente insostenibile, comedichiarano i sostenitori, che va dallasanità ai baluardi della presenza delloStato. La chiave sono le infrastrutture,con in testa il progetto di una strada aquattro corsie che colleghi Olbia adArzachena e Santa Teresa, dimentica-to nei meandri di stanze del potere evi-dentemente troppo anguste per unapolitica impegnata negli ultimi decen-ni intorno a prebende e rendite di po-sizione. Così negli ultimi anni l’unitàdella Gallura, vagheggiata e poi ab-bandonata per troppo tempo, ha tro-vato ragioni di risveglio nella difesadei presidi sanitari, nella portualità,nell’emergenza siccità: compiendosiattraverso il Tavolo delle associazionio la matura presa di coscienza sinda-cale, come nel caso della Cisl e la nasci-ta del “Patto per la Gallura”. Partendodall’inevitabile considerazione cheuna popolazione di circa 160 mila abi-tanti rappresenta una componentedavvero minoritaria rispetto ad altriterritori isolani. Che però non vanta-no caratteristiche peculiari comequelle galluresi: usi, costumi, lingua,che rappresentano da soli una piatta-forma identitaria sulla quale innesta-re contenuti politici, sociali ed econo-mici. Senza le corde vocali, infatti, al-zare la voce serve a poco.

L’editorialedi Giacomo Legame

L’estate è l’occasione propizia per riposarsima anche per rientrare in se stessi. E’sempre più frequente la scelta di preferire

luoghi di spiritualità a luoghi di villeggiatura. Inquesti ultimi ci si immerge nel mare o nella mon-tagna, negli altri in un clima che favorisce l’inte-riorità e la contemplazione. Intanto le parroc-chie e le chiese della nostra diocesi per andare in-contro alle esigenze dei tanti turisti che affollanole zone costiere, da San Teodoro a Castelsardo,passando per Olbia, Arzachena, Palau e Santa

Teresa, hanno aumentato il numero delle cele-brazioni Eucaristiche in tarda serata. In diverselocalità, poi, la Santa Messa è celebrata anche inlingua inglese come a Pittulogu tutti i sabato se-ra. Nessuna variazione sull’assistenza ai poveri.La mensa vincenziana di Olbia continuerà a ga-rantire un pasto caldo a tutti i poveri per tuttal’estate, così come aveva già fatto lo scorso anno,grazie all’opera di tanti volontari che anche neimesi di vacanza dedicano alcune ore della lorogiornata al prossimo.

Tempo di vacanzaUn cammino verso se stessi

pag. 3

Affetto da una rara patologia ilpiccolo Charlie Gard è in bilico trala vita e la morte, tra chi vorrebbestaccare il respiratore che lo tienein vita e chi si batte perché abbiacure sperimentali.La riflessione del dott. Franco Pala

La Gallura e tutto il territorio èscesa in piazza a Tempio peraffermare una forte contrarietàalla riforma della sanità dellaRegione Sardegna. L’appellodei sindaci è stato quello dirimanere uniti.

Lo stemma episcopaledi mons. Gian FrancoSaba, riproduce ilmotto sceltodall’arcivescovometropolita di Sassari“Dilectione amplectereDeum”, “Abbraccia Diocon l’amore”.

Il Vescovo comunica che in data 10 luglio 2017 ha provveduto alle seguenti nomine: Padre Piero Pi-gozzi, parroco “ad tempus” di Sant’Antonio di Gallura e Padre Tonino Sechi, diacono collaboratoredella stessa parrocchia; Don Romolo Fenu, parroco “ad tempus” della Parrocchia San Giovanni Bat-tista in Cannigione. Le nomine avranno valore giuridico dalla data della presa di possesso dell’ufficio.

Charlie Gard una riflessione pacata

Tempio, grande folla per chiedere il dirittoalla salute

Speciale Arcivescovo,ecco lo stemma

Nuove nomine e trasferimenti di parroci

pag. 16 pag. 9

pag. 6

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N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

GALLURAANGLONA& var ie2

Nuova Serie

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4del 21-12-1960

Proprietà:Diocesi di

Tempio-Ampurias

AmministratoreGavino Fancellu

Direttore responsabile:don Giovanni Sini

[email protected]

Condirettore:Daniela Astara

Redazione:Franco Fresi

Andrea MuzzedduGiuseppe Pulina

Gianni SattaPietro ZannoniTomaso Panu

Gavino Fancellu

AbboNAMeNTi 12 MeSi

ITALIAordinario € 20,00

sostenitore € 30,00benemerito € 50,00

ESTERO+ spese di spedizione

HANNo collAborATo

Sebastiano SanguinettiGianni Sini - Daniela Astara

Giacomo Legame - Maria VitielloFilippo Sanna - Pierluigi Sini

Massimo Terrazzoni - Leonardo Pedroni Piccoli frati e suore di Gesù e Maria

Antonella Sedda - Donatella SiniValerio Baresi - Marella Giovannelli

Miuccio Demontis - Alessandro SecciLuigi Agus - Maria Antonietta Mazzone

Franco Pala

PubbliciTà

Istituzionali: -20%Promozionali: -25%

Prima pagina: a modulo € 15,00Ultima pagina

(solo riquadri settori commerciali)a cmq € 1,00

a modulo mm 25 x colonna € 1,00

Sconti, non cumulabili, per formato, frequenza, invito.

I prezzi sono al netto di IVA.

La Redazione si riserva la facoltà di rifiutare

inserzioni pubblicitarie

Direzione Redazione e AmministrazioneVia episcopio, 7

07029 Tempio Pausaniac. P. 183 - c. c. P. n.11733078

Tel e Fax 079 635790e-mail: [email protected]

Impaginazione e grafica

GiANNi [email protected]

Stampa

TASP. Niedda sud strada10 - 07100 Sassari

Tel 079 262221 - 079 262236Fax 079 262221

e-mail: [email protected]

Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 26 luglio 2017.

NOTIZIE SUL PAPA

NOTIZIE DAL MONDO

NOTIZIE DALLA SARDEGNA

Papa Francesco in Amazzonia: appuntamento nel gennaio 2018Papa Francesco si recherà in Amazzonia nel 2018. Il pontefice si recherà in Perù dal 18 al 21 gennaio inparticolare nel vicariato apostolico di Puerto Maldonado. Grande la gioia espressa in tutto il Paese.

In agosto, incontro mondiale delle famiglie a Dublino. Ci sarà anche il Papa Avviata in Irlanda la macchina organizzativa per l’Incontro mondiale delle famiglie in programma a Du-blino dal 21 al 26 agosto 2018. Video-clip, seminari, iniziative in tutte le diocesi, reclutamento volontari euna campagna per ospitare i pellegrini nelle famiglie di Dublino e dintorni. Papa Francesco ha assicuratola sua presenza.

Allarme cattolici in Bosnia ed Erzegovina: in calo e con meno diritti rispetto agli altriI numeri non lasciano speranze: mentre prima della guerra nel Paese si contavano 740.726 cattolici, oggine sono rimasti circa 400mila e ogni anno 15mila fedeli scompaiono dall’anagrafe. Una situazione com-plicata, che non cambia da anni, e che anzi è peggiorata dalla fine della guerra nel 1995. È quanto emergedalle conclusioni dei vescovi della Bosnia ed Erzegovina che recentemente hanno terminato la loro 70ªassemblea plenaria. Uno dei problemi più importanti è rappresentato dall’emigrazione che, con passilenti ma sicuri, minaccia addirittura “la scomparsa dei cattolici”, secondo il presidente dei vescovi, cardi-nale VinkoPuljić (Sir).

Olbia, aperto il ponte sul rio SilighedduDopo due anni, riapre il pontedi via Vittorio Veneto. L’ope-ra, costata un milione e 600mila euro, è stata inauguratalo scorso 19 luglio dal sindacoSettimo Nizzi, dopo la benedi-zione di don Theron Casula,parroco di San Michele Ar-cangelo. Il ponte era stato ab-battuto durante l’alluvionedel primo ottobre 2015 su de-cisione dell’allora sindacoGianni Giovannelli per scongiurare l’inondazione di zona Isticadeddu. L’apertura, slittata più volte inquesti anni, con conseguente scia di polemiche, è stata dettata – ha spiegato Nizzi – da una variazione delprogetto, necessario per adattare il nuovo ponte ai futuri lavori di rifacimento dell’ingresso ovest di Olbia.

Aeroporto Costa Smeralda, Olbia-Bercellona tutto l’anno con VuelingVueling lancia la stagione invernale 2017 operando per la prima volta il collegamento con Barcellona an-che nei mesi più freddi dell’anno, grazie a due frequenze settimanali ed un totale di più di 11 mila posti di-sponibili. La compagnia aerea ha dato il via alle sue operazioni con il primo volo verso il capoluogo cata-lano nel giugno 2013 e, sin da allora, ogni estate ha collegato l’isola sarda con la Spagna. Quest’anno, perla prima volta, Vueling sarà l’unico operatore ad operare il collegamento anche nella stagione invernalecon voli a partire da € 39,99.

Cambia l’assessore regionaleai trasporti, arriva l’olbieseCarlo Careddu Rimpasto nella giunta guidata da FrancescoPigliaru in Regione. L’olbiese Carlo Cared-du sostituisce Massimo Deiana che andrà aricoprire l’incarico di presidente dell’Auto-rità portuale. Con Careddu in Giunta salgo-no a tre gli esponenti galluresi nel governosardo, con Pier Luigi Caria, che ricopre ilruolo di assessore regionale dell’agricolturae Ninni Chessa, capo di gabinetto dell’As-sessorato al Turismo guidato da BarbaraArgiolas.

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3pr imo p iano GALLURAANGLONA&N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

I mesi estivi, quelli delle vacan-ze, del riposo, delle tanto sospi-rate ferie per chi il lavoro ce l’ha,possono essere l’opportunitàper “il tempo della persona”, il“tempo della libertà”, il tempoper un cammino verso se stessi.Non è scontato, il rischio è che igiorni di prolungato relax tra-scorrano in fretta senza che ce nesi accorga, distratti dalle tantecose da fare: il mare o la monta-gna, le escursioni, i giochi, il di-vertimento, oppure trascorranonell’ozio. Abituati ai ritmi frene-tici della nostra società è facilecadere nell’alternativa di non farnulla. Eppure davanti alla possi-bilità di poter scegliere come im-piegare le ore libere emerge o po-trebbe emergere ciò a cui la per-sona davvero tiene, perchéquando gli impegni rallentano,si schiude dinanzi il dramma e labellezza della libertà, della scel-ta, della decisione, di poter darspazio ai desideri del cuore. È be-ne quindi riflettere su quali sia-no i nostri desideri e anche do-mandarsi qual sia il senso cri-stiano del riposo. Senza dimen-ticare che anche se gli sforzi lavo-rativi vengono meno, restanoquelli della famiglia che non vamai in vacanza. L’assenza di im-pegni mal si sposa con un tempodi vacanza degno di un cristiano.

Come vivere, quindi, questotempo di vacanza? GiovanniPaolo II durante l’Angelus del 6luglio 1997 ha dato questa indi-cazione: «Perché la vacanza siaveramente tale e porti autenticobenessere, occorre che in essa lapersona ritrovi un buon equili-brio sia con se stessa che con glialtri e con l’ambiente. È questaarmonia interiore ed esterioreche rigenera l’animo e restitui-sce energie al corpo ed allo spiri-to». Il tempo del riposo di Gesù,del ristoro della sua anima, eraquello dell’ascolto e della pre-ghiera, del dialogo con il Padre.Emerge che per riposare forsenon è necessario andare in unposto lontano, non è necessarioallontanarsi dalla propria città odal proprio paese, ma fermarsi,laddove si è e far spazio a ciò cherealmente conta e che spesso èoffuscato da un’agenda del quo-tidiano troppo ricca di appunta-menti per un deserto interioreche ci permetta di dialogare connoi stessi. Edgar Morin, filosofoe sociologo francese ha detto che«la cosa che sembra più facile èin realtà la più difficile: conosce-re se stessi». Papa BenedettoXVI durante l’udienza generaleda Castel Gandolfo dell’8 agosto2012 parlando ai tanti fedeli riu-niti di fronte al Palazzo Apostoli-co aveva ricordato che anche invacanza è importante trovare unpo’ di tempo per “parlare con

Dio”. In particolare aveva pro-posto la figura di San Domenicodi Guzman, fondatore dell’Ordi-ne dei Predicatori, un uomo che«il giorno lo dedicava al prossi-

mo, ma la notte la dava a Dio»,per usare una frase del beatoGiordano di Sassonia, suo suc-cessore alla guida dei domenica-ni, come sono meglio noti.

Non so se riuscirò a trovarele parole giuste per de-scrivere la splendida

giornata che abbiamo trascorso,maddalenini e non, sabato 8 lu-glio all’isola di Lavezzi! Circa 50 imaddalenini partecipanti, aiquali si sono uniti 22 ragazzi di-sabili dell’Associazione “Amicidi Nemo” di Palau-Arzachenacon la responsabile Irene Coccoe una quindicina di turisti chehanno apprezzato tantissimoquesta bellissima giornata. Cisiamo ritrovati tutti al mattinonella chiesa di S. Maria Madda-lena dove il parroco Don Dome-nico Degortes, dopo una brevepreghiera, ci ha accompagnatialla barca. Una piccola proces-sione che ha attirato l’attenzionedei passanti nel vedere questonutrito gruppo di “bagnanti” cheper la strada pregava! Questa gi-ta - pellegrinaggio era stata ri-mandata a causa del forte vento,

ma sabato era una giornata bel-lissima e, nella traversata, ab-biamo potuto godere della bel-lezza indescrivibile del nostromare, che sembrava veramenteuno specchio. Appena arrivatiabbiamo visitato il piccolo cimi-tero dove riposano gli uominidell’equipaggio della fregatafrancese “Semillante”, che lamattina del 15 febbraio 1855,sorpresi da una tempesta men-tre attraversavano le Bocche diBonifacio, si schiantarono sugliscogli proprio ad ovest dell’isoladi Lavezzi e subito dopo ci siamopotuti immergere, con un bagnotonificante, nelle acque cristalli-ne di questa selvaggia isola. Bellespiagge grandi, ma anche picco-le cale sabbiose che permettonointimità, fondali trasparenti do-ve, facendoti il bagno, sei circon-dato da una miriade di pesci. Do-po l’ottimo pranzo preparato eservito a bordo della barca, con-diviso e apprezzato da tutti,qualche ora di relax dove, chi vo-

leva ripararsi dal sole cocente èrimasto sulla barca chiacchie-rando e facendo amicizia in veraarmonia, chi invece non ha sapu-to resistere ad un altro allettantebagno. Poi, attraversando unostretto sentiero tra la lussureg-giante vegetazione, dove si senteforte il profumo dell’elicriso, cisiamo recati nei pressi delle anti-che rovine del monastero bene-dettino e lì l’infaticabile Don Do-menico ha celebrato la S. Messafacendo presente che anche senon ci sono muri, quella è la cat-tedrale del creato! Questa è unacattedrale scolpita dalla natura eanche se Lavezzi appartiene alla

Corsica, è sempre nel nostro ar-cipelago, arcipelago delle isoleintermedie. Perciò rivolgiamo aDio preghiere di lode e di ringra-ziamento”. Possiamo dire diaver trascorso una giornata stra-ordinaria in quell’angolo di pa-radiso di una bellezza disorien-tante, dove le rocce modellatedal vento e dal mare sono vera-mente l’impronta di Dio! Un rin-graziamento a Pier Luigi Aversa-no, l’organizzatore, ma anche alcomandante Onorato della bar-ca Orient Express e al suo equi-paggio, che con la loro gentilezzae premura hanno contribuito arendere unica questa giornata!

La buona vacanzaIl tempo della personadi Daniela Astara

Costa Smeralda, un’estate da record, + 13%I dati dell’estate 2017 sono da record: ottantamila presenze e unincremento, rispetto al 2016, del 13 per cento. La stagione turisti-ca Marriott Costa Smeralda si sta confermando molto positiva.Emanuele Massolini, Director of revenue and business develop-ment, spiega che «sarà una delle migliori stagioni di sempre. Co-me avevamo previsto, quest’anno dovremmo raggiungere le 80mila presenze. Archiviati maggio e giugno con dati di crescita im-portanti, stiamo per salutare anche un luglio che ha confermatole nostre anticipazioni. Le prenotazioni di agosto ci assicuranoche andrà tutto molto bene, anche rispetto allo stesso mese del-l’anno scorso. Stesso discorso per settembre». I nuovi mercatiesteri sono stati raccontati dal Director sales & marketing, Clau-dio Cadeddu: «Il flusso turistico proveniente dai Paesi dell’exUnione Sovietica è in aumento, dopo alcuni anni di flessione,mentre stiamo lavorando molto sul Sudamerica, un mercatomolto promettente, così come quello australiano».

Una vacanza rigenerante Quando il riposo e la natura diventa preghiera di Maria Vitiello

La gita-pellegrinaggio a Lavezzi

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N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà4

Metti una sera d’estate con ungiovane, affermato, scrittore econ un poeta, classico fra i clas-sici, e metti insieme 400 perso-ne affascinate e attente ai versidell’uno e dell’altro. E’ stataquesta la magia realizzatasi unanotte di fine giugno nel centrostorico di Olbia. La seconda se-rata della rassegna “Sul filo deldiscorso” della Biblioteca Sim-pliciana ha conquistato un nu-meroso e attento pubblico. Difronte ad una platea di centinaiadi persone, protagonista del-l’evento è stato AlessandroD’Avenia, autore di vari successieditoriali: Bianca come il latte,rossa come il sangue, “Ciò cheinferno non è“; “Cose che nessu-no sa“ e l’ultimo bestseller “L’ar-te di essere fragili” (Mondadori2016). Il giovane scrittore e pro-fessore di lettere, nella inaspet-tata versione one man show hasoggiogato il pubblico con unmonologo formidabile, alter-nando momenti di autenticacommozione, nel ricordare isuoi trascorsi di allievo di PadrePino Puglisi, morto ammazzatodalla mafia, a momenti di perso-nalissima interpretazione del

suo ruolo professionale, quellodi insegnante di liceo: “Quandoqualcuno dei miei alunni michiede: prof. ma perchè fa sem-pre l’appello così lungo, non ri-mane tempo per il program-ma...” e lui, di rimando “Tu, voi,siete più importanti del pro-gramma!”. Stupore e applausifra le fila degli astanti, con nonpochi insegnanti. Che contrac-colpo. A seguire, dopo tante col-te ed appassionanti citazioni,passando disinvoltamente daDante a Manzoni, riattualizzatinei loro classici, l’insegnate hasottolineato come conta di piùincontrare sguardi e cuori deglialunni quindi, finalmente, ègiunto a parlare del grande reca-natese, protagonista del suo ul-timo libro, Giacomo Leopardi,restituendoci però un ritrattoinedito del grande poeta, quellosì di un animo inquieto, ma che,sin da giovanissimo, risulta –secondo D’Avenia - molto piùvicino e simile di quanto si possaimmaginare ai nostri ragazzi.“Abbandonate l’idea di lui comepessimista, piuttosto era ungrande amante della vita e unlottatore” ha spiegato lo scritto-re che, attraverso le parole e iversi del poeta recanatese, si èrivolto soprattutto agli adole-

scenti e alle loro fragilità, cosìcome scrive nel suo libro. D’Ave-nia, sempre padrone del palco,ha letto passi scelti da “l’Infini-to”, “Dialogo della Natura e diun islandese”, sino allo “Zibal-done” e “La Ginestra”. L’appas-sionata e appassionante perfo-mance ha rappresentato uncontinuo appello – rivolto per lopiù ai giovani – a non rimanerepiatti e subire la propria esisten-za ma anzi, a dispetto della famadi pessimista cronico, avere fa-me di vita quanto Leopardi. Aigenitori ha rimproverato il con-tinuo tentativo di evitare ai pro-pri figli l’impatto con la realtà econ i problemi “voi cercate disoddisfare i loro desideri, primaancora che questi vengano

espressi, così facendo impediteloro di fare la fatica ed il cammi-no necessari per soddisfare i de-sideri”. Le altre parole “strana-mente” ricorrenti nel monologodel giovane insegnate/scrittore,ormai inconsuete o usate a spro-posito dai più, sono state le pa-role vocazione ed educazione.Parole che, in una sua ampia in-tervista - pubblicata qualchegiorno prima - sul Corriere, ave-vano già sorpreso chi aveva avu-to la fortuna di leggerla. Una se-rata insolita che ha ulterior-mente nobilitato il già ricco pro-gramma della rassegna della Bi-blioteca Simpliciana e che, nesiamo convinti, possa segnareun percorso di crescita culturaledella città.

Gli studenti dell’Ipia diOlbia incontrano la co-munità Arcobaleno di

don Andrea Raffatellu. “Il pro-blema delle tossicodipenden-ze” è il nome del progetto rea-lizzato all’Ipia di Olbia e scatu-rito dalla volontà di coniugareuna disciplina come il diritto el’economia, importante al finedella maturazione morale e ci-vica del giovane, con una mate-ria quale la religione cattolicaaltrettanto importante per iltessuto sociale in cui la Chiesasvolge la propria opera. Un mo-do per rinvenire un punto dicontatto tra materie che potes-sero suscitare interesse e allostesso tempo condurre gli stu-denti delle classi prime versouna riflessione sulle tossicodi-pendenze, una dipendenzatroppo spesso diffusa e dai ri-

svolti preoccupanti, per la so-cietà moderna, sia nella sua di-mensione generale che partico-lare, se riferita al territorio incui quotidianamente viviamo.Per questo i docenti hanno pen-sato di far incontrare i ragazzicon chi ogni giorno fa esperien-za della sofferenza che derivadall’uso di droghe. Dopo unabreve introduzione sul tema al-

la luce delle normative vigenti,tenuta dal prof. Claudio Gia-nonzo e dalla prof.ssa BarbaraDettori, gli studenti sono statiaccompagnati dal prof. RobertSarek nella comunità “Arcoba-leno” in località Maltana a Ol-bia fondata e guidata da 35 annida don Andrea Raffatellu cheassieme a uno staff di esperti evolontari accoglie persone con

problemi di dipendenze (dro-ga, alcol, gioco d’azzardo, pro-blemi affettivi) che liberamen-te decidono di cambiare vita. Lìvengono seguiti costantemen-te, assistiti, guidati e incorag-giati, un cammino lungo e nonprovo di ostacoli, disseminatodi vittorie e sconfitte, dove sonopassati, dalla sua apertura oltre600 giovani.

Metti una sera d’estate olbiese fra D’Avenia e Leopardi

“Il problema delletossicodipendenze”Gli studenti visitano lacomunità Arcobaleno

Sul filo del discorsodi Filippo Sanna

D’Avenia a Olbia

I ragazzi dell’Ipia in visita alla comunità Arcobaleno di Olbia

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Assessore, lei ricopre lacarica da poco più di centogiorni, qual è la situazionedel mondo agricolo inSardegna?«La situazione che sta af-frontando il comparto agricolosardo è in questi mesi molto dif-ficile. Da dicembre a oggi abbi-amo avuto la sfortuna di doverfare i conti con numerosi dannida maltempo che hanno colpitole campagne sarde: dalle nevi-cate alle trombe d’aria, dallegelate all’ondata di siccità. Perle diverse calamità naturali ab-biamo chiesto al Governo il ri-conoscimento dei danni: sullasiccità siamo stati la prima Re-gione d’Italia. A questi flagelli sisommano i problemi di carat-tere finanziario che nelle ultimestagioni hanno ridotto il prezzo,pagato a pastori e agricoltori, diprodotti come il latte ovicapri-no o i cereali. Da quando il pres-idente Francesco Pigliaru mi hachiesto di guidare l’assessoratodell’Agricoltura mi sono messosubito al lavoro per tamponarele emergenze e pianificare in-terventi di più ampio respirocoinvolgendo le associazioni dicategoria, il Governo nazionalee i tanti portatori di interesse.Nel programma di sviluppo ru-rale 2014-2020 (finanziato daUnione europea, Stato e Re-gione) abbiamo a disposizione 1miliardo e 308 milioni di euroda investire nell’agricoltura.Dal primo gennaio 2016 (datadi inizio della nuova program-mazione in tutta Italia) abbi-amo già speso verso le aziendesarde oltre 210 milioni. Siamoquindi intervenuti lanciandonumerosi bandi e mettendo acorrere risorse importanti».

Nello specifico quali levertenze che staaffrontando?«In due incontri avuti a Romaabbiamo illustrato al ministrodelle Politiche agricole, ali-

mentari e forestali, MaurizioMartina, lo stato di crisi dell’a-gricoltura chiedendo una mag-giora attenzione soprattuttonell’erogazione dei pagamentida parte dell’Agenzia nazionaleAgea. Se il flusso di risorse ver-so le nostre decine di migliaia diaziende fosse più regolare ecostante molti problemi sareb-bero maggiormente gestibili.Per renderci più autonomi, laGiunta ha comunque messo incampo il progetto dell’Ente pa-gatore regionale che dovrebbenascere entro il prossimo annoed entrare a regime nei mesi aseguire. Ma oggi la vertenzadelle vertenze è la siccità. Lenostre dighe, esclusi gli invasidei territori della Nurra e delsud Sardegna nell’area del ba-cino del Cixerri, hanno moltapiù acqua dello scorso anno.Non ci dovrebbero quindi es-sere problemi per il consumodomestico. L’assenza di pioggefra l’inverno e la primavera hatuttavia compromesso la fasevegetativa riducendo pascoli,colture foraggere, cerealicole eorticole».

Il settore lattiero-caseariouna profonda crisi con ilprezzo del latte in fortecalo. Che politiche intendeportare avanti perrisolvere questo infinitoproblema?«Puntare sulla monoproduzionedi Pecorino romano, andando

ben oltre le capacità di assorbi-mento dei mercati, come ac-caduto in questi ultimi anni, fasaltare in aria il sistema. Se en-tra in crisi questo prodotto, a cuiè destinato ben oltre il 50% dellatte ovino sardo, crolla il prez-zo remunerato dai trasforma-tori ai pastori, che quest’anno èsceso intorno ai 60 centesimi. È necessaria quindi una pro-grammazione seria che accom-pagni e regolamenti le azioniproduttive, così da incremen -tare la diversificazione sull’usodel latte: nuovi formaggi, ven-dita diretta fuori dall’Isola,polverizzazione. Come Regioneabbiamo quindi favorito lanascita dell’Oilos (Organismointerprofessionale latte ovinosardo), che per la prima voltamette assieme i maggiori com-ponenti della filiera. Un risulta-to storico che istituisce un luogodi confronto dove i pastori (pro-duttori primari) si relazionanocon il mondo della trasfor-mazione (cooperative e indus-triali privati) con l’obiettivo digovernare il comparto impe-dendo le pericolose oscillazionidi mercato. Per far fronte allacrisi, il Consiglio regionale hastanziato 14 milioni di euro: 12milioni andranno direttamenteai pastori sulla base del latteprodotto nel 2016 e che secondoalcune stime dovrebbe garan-tire un incremento del prezzo dicirca 4 centesimi a litro. Gli altri2 milioni sono invece destinati

all’acquisto di pecorini sardiDop da destinare agli indigenti.Sempre per gli indigenti ci sonoaltri 4,1 milioni di euro stanziatida Governo a cui si aggiungonoaltri 3,5 milioni inquadrati nelprogramma di miglioramentodelle greggi: le pecore a fine car-riera superiori ai 4 anni, che inquota parte escono ogni annodalla produzione, sono finanzi-ate con 30 euro a capo».

Dove sbaglia la Sardegnanel promuovere i prodottidi punta della produzioneagro-pastorale?«L’epoca della globalizzazione edell’apertura di nuovi mercati dacentinaia di milioni di consuma-tori ci impone di raccontare almondo intero una Sardegna chenon è solo mare, ma agroali-mentare di eccellenza prodottoin territori incontaminati, dovel’ambiente va di pari passo con laqualità della vita».

Che messaggio intenderivolgere a coloro chelavorano e vivono in unasituazione drammatica?«Abbiamo tante esperienze im-prenditoriali di successo chepossono e devono essere esempivirtuosi da seguire. La Regione èpronta a fare la propria parte cre-ando le condizioni per finanziarele buone pratiche di sviluppo, ècompito invece delle impresecostruire nuove economie e farecrescere l’occupazione».

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L’intervista

di Pierluigi Sini

Caria: «Per far fronte alla crisi,il Consiglio regionale ha stanziato 14 milioni di euro»

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Sindaci, associazioni di categoria,mamme con bambini e tantissimagente. Tutti uniti a Tempio per dire no,

con forza, e in forma pacifica alla riforma sa-nitaria della Regione Sardegna. Ad aprire illungo corteo i primi cittadini giunti da tuttala Gallura e anche oltre, con indosso la fasciatricolore. Un segnale forte delle istituzionilocali che chiedono a gran voce di non pena-lizzare le periferie con la chiusura o il ridi-mensionamento degli ospedali e di garanti-re a tutti il diritto alla salute. “Abbiamo cre-duto nella forza, nell’impegno e nell’orgo-glio delle nostre genti – ha commentato ilsindaco di Tempio Andrea Biancareddu. Eforse questa è stata la dimostrazione che lanostra isola non vuole rassegnarsi, ma è di-sposta a combattere per la difesa dei propridiritti. Trascorsa questa giornata indimen-ticabile – ha aggiunto il primo cittadino - de-ve restare l’impegno a lavorare per la città ea difesa del nostro ospedale insieme ai sin-daci dei territori che condividono gli stessinostri problemi. L’Unione deve essere la no-stra forza”. Per il presidente dell’Anci, Emi-liano Deiana quella di Tempio “è stata la piùimponente manifestazione popolare” allaquale ha partecipato nel territorio gallureseda quando è sindaco di Bortigiadas. Per De-iana “di questo va dato atto alle genti di Gal-lura, ai comitati, alle associazioni e all’Am-ministrazione Comunale di Tempio”. Se-

condo il presidente del-l’Unione dei Comuni, “ll mes-saggio che arrivava da quellapiazza, dalle nostre genti èquello dell’unità e della coe-sione. Senza unità e coesioneogni sforzo sarà vano. Devo-no essere coese le ammini-strazioni; devono essere coe-si i partiti politici; devono es-sere coese le popolazioni; de-vono crearsi le condizionidella coesione fra tutti i terri-tori delle aree marginali”.L’appello quindi è alla Regio-ne: “La politica regionale, laGiunta Regionale, la maggio-ranza in consiglio regionaledeve ascoltare le ragioni diquella piazza che vuole unariforma vera, umana, civile che non tagli, mamigliori i servizi sanitari a partire da quelliospedalieri – ha detto. In Sardegna - si po-trebbero fare nomi e cognomi - c’è gente cheriforma non ne vuole. E non la vuole non perdifendere i diritti dei tempiesi, degli aggesi odei teresini, ma per difendere posizioni dipotere e privilegi. Noi la riforma invece la vo-gliamo: ma la vogliamo partendo dalle ga-ranzie per chi abita nelle aree disagiate. Que-sta è la differenza sostanziale fra le ragionipopolari della manifestazione di Tempio e

coloro che lavorano a mantenere privilegi eposti di potere: a destra, a sinistra, al centro,sopra e sotto”. Intanto lo scorso 20 luglio inRegione è stato trovato l’accordo per salvarei piccoli ospedali: Isili, Sorgono, Bosa, Mu-ravera e La Maddalena avranno un repartodi medicina generale con venti posti letto,un pronto soccorso e in più un reparto dichirurgia (non previsto dal decreto ministe-riale) per interventi di urgenza che preveda-no un periodo di degenza compreso tra le 24ore e i quattro giorni.

Tempio, in migliaia in piazza per difendereil diritto alla saluteIn commissione sanità trovato l’accordo per salvare i piccoli ospedalidi Daniela Astara

I sindaci del territorio durante lamanifestazione a Tempio

La folla al corteo

Una lieta sorpresa è stata, al termine dellaMessa celebrata all’aperto, l’annuncio daparte di monsignor Angelo Becciu, di una

particolare benedizione impartita da PapaFrancesco alla comunità maddalenina perquesto particolare “compleanno”. È statauna grande festa quella del 22 luglio, giornodella solenne festività di Santa Maria Mad-

dalena, patrona dell’arcipelago maddaleni-no, particolarmente importante perchéproprio quest’anno si celebrano i 250 annidella fondazione della comunità isolana.Festa solennizzata dalla significativa pre-senza di monsignor Angelo Becciu, sostitu-to alla Segreteria di Stato vaticana. Alla con-celebrazione oltre al vescovo della diocesimonsignor Sebastiano Sanguinetti e a quel-lo di Ozieri monsignor Corrado Melis erapresente anche il “primate” della Corsicamonsignor Oliver de Germay. MonsignorBecciu nell’omelia ha sottolineato l’impor-tanza di Maria di Magdala nell’annunciarela risurrezione di Gesù, lei donna, attualiz-zando il suo ruolo nell’importanza che ledonne rivestono e sottolineando quantesiano ancora le discriminazioni nei con-fronti di esse. Alle celebrazioni, precedutedalla novena predicata dai sacerdoti di LaMaddalena e da quelli che negli anni hannoprestato servizio nell’isola (l’ultima sera dalnostro vescovo), è stata notevole la presenzadi fedeli, sia alla Messa solenne celebrata dinotte sia alla processione a terra e a quella,molto suggestiva, a mare. Nutrita anche lapresenza delle autorità civili e militari. (Nelprossimo numero maggiori approfondi-menti su questa celebrazione).

La Maddalena celebra 250 anni di fondazioneMons. Becciu annuncia una benedizione di Papa Francesco

di Claudio Ronchi

Un momento della celebrazione con mons. Becciu

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La presentazione di unprogetto di attività for-mative destinate agli im-

migrati del territorio è statal’occasione per uno sguardo piùapprofondito su quella che èuna realtà ancora poco cono-sciuta nei numeri e nei fatti. Ilprogetto “Diamante”, che ha atema l’immigrazione come ri-sorsa per lo sviluppo del territo-rio, è stato presentato a Olbianella Sala Lodovici del centromeeting dell’aeroporto CostaSmeralda, a far gli onori di casaSergio Bucci, progettista SPS,ad introdurre i lavori ed i relato-ri Gerolamo Balata, agenzia for-mativaA.R.A.Form, presentati itestimonials della serata: Giu-seppina Biosa, settore servizi al-la persona – Comune di Olbia,Don Andrea Raffatellu, vicariogenerale della diocesi di TempioAmpurias, Maalaoui Hamadi,Imam del centro culturale isla-mico di Olbia, Karim Assakri,presidente associazione Essa-lam, è iniziato il confronto e il di-battito davanti ad una plateacomposta da operatori estraco-munitari, operatori culturali erappresentanti di associazionidi categoria (ConfCommercio,A.G.C.I.). Il primo intervento,della dirigente Biosa, corredatodalle slide dell’ufficio statisticocomune di Olbia, ha evidenziatocome la presenza dei cittadinistranieri – regolari - in città rap-presenta il 10,1% dei 59.997 re-sidenti (dato 2016), con unaequa distribuzione fra uomini edonne. Quindi sono stati espostii dati circa le etnie e provenienzee i vari servizi dedicati da partedel settore servizi alla persona.

Confermato il ruolo di Olbia cit-tà del dialogo e dell’ accoglienza,così come – da una recente con-siderazione della sovrintenden-za – era già stato in passato. DonAndrea Raffatellu con il plausoall’iniziativa ha ricordato quan-ta accoglienza di base già vi sia incittà, soprattutto ad opera delleCaritas e di come la Chiesa, cat-tolica per definizione, è aperta albisogno di tutti e che ogni occa-sione – reale – di lavoro può di-ventare una benedizione pertutti. Bucci, a scanso di equivoci,ha sottolineato che determinatifondi UE, destinati alle attivitàcon gli immigrati, non vanno insottrazione ad altre forme di fi-nanziamento aperte a tutti gliaventi titolo. Maalaoui Hamadi,nel riportare il dato degli italianiall’estero che quasi si equivale -

in una ipotetica compensazione- con quello delle presenze stra-niere in Italia, ha offerto una ri-flessione sul tema degli immi-grati come risorsa in termini dicontributo al PIL del sistemaPaese, a come, con l’esempio delfenomeno badanti (886 mila dicui 672 mila “straniere”), rap-presenti un concreto aiuto allefamiglie. Karim Assakri ha testi-moniato l’importanza della crea-zione del lavoro tramite l’impre-sa, del mettersi davanti un pro-getto e lavorare per creare lavoroper sé e per gli altri. Negli ultimidue interventi è emersa, fra le ri-ghe, la diversa impostazione eapertura culturale fra occidentee mondo islamico rispetto al-l’importanza della famiglia co-me luogo di generazione di figli.Infine, Bucci, ha dato le princi-

pali coordinate del progetto for-mativo che prevede, su Olbia, larealizzazione di due corsi di for-mazione (finanziati con FondiPOR Sardegna 2014-2020) i cuidestinatari saranno 64 cittadinidi Paesi Terzi, residenti in Sar-degna da almeno 6 mesi, perconseguire le qualifiche di Re-sponsabile dell’impresa di puli-zie e/o Responsabile dell’impre-sa di giardinaggio e manuten-zione. Scopo finale del progettoè quello di creare/supportarenuovi imprenditori e porli incondizione, attraverso la forma-zione prima e l’accompagnamen-to ai bandi del microcredito, me-diante imprese individuali o coo-perative, di accedere al mondodel lavoro. Un traguardo ambi-zioso, difficile ma fondamentaleper una vera integrazione.

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Sarà il cantante inglese John Newman il pro-tagonista del concerto al Cala di Volpe delprossimo 29 luglio, evento musicale del-l’estate negli alberghi che Marriott gestisceper conto della proprietà di Qatar Holding.Con lui, sul palco, si esibirà anche un altro ar-tista di fama mondiale il cui nome sarà svela-to tra pochi giorni. I dettagli della serata sonostati resi noti durante una conferenza stam-pa che si è svolta nell’hotel Cala di Volpe e allaquale hanno partecipato Franco Mulas, Areamanager di Marriott Costa Smeralda; Ema-nuele Massolini; Director of revenue and bu-siness development; Claudio Cadeddu, Di-rector sales & marketing e Cristina Gattu, Di-gital marketing coordinator. John Newman,27 anni, è uno degli artisti esplosi in questi ul-timi anni grazie a una voce estremamentepotente unita a una straordinaria capacità da

performer. La sua hit “Love me again” del2013 è una delle canzoni più ascoltate e balla-te degli ultimi cinque anni. Altri brani moltoconosciuti sono: “Out of my head”, “Chea-ting” e “Come and get it”. “Si tratta di un gran-de interprete, con delle capacità notevoli diintrattenitore – ha spiegato Franco Mulas –è un artista giovane, con un importante se-guito di fans sui social. Abbiamo quindi deci-so di puntare sulla generazione dei “millen-nials” perché, in qualità di destinazione turi-stica proiettata verso il futuro, intendiamocontinuare a renderci attrattivi verso i clientistorici dei nostri hotel ma anche nei confrontidelle nuove generazioni”. Il concerto del 29luglio è il primo dei grandi show targati Mar-riott Costa Smeralda, il 12 agosto si repliche-rà con l’evento dell’estate: l’esibizione deiBlack Eyed Peas.

Progetto “Diamante”, immigrazione comerisorsa attraverso la formazionedi Filippo Sanna

Cala di Volpe, il 29 luglio John Newman sul palco

Il tavolo dei relatori

Jhon Newman

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Quest’anno la Caritas si ètinta di verde. La tuteladell’ambiente é infatti il

tema portante del progetto“Madre Terra” iniziato nellescuole di Tempio Pausania edora approdato all’interno del-l’Oratorio Don Mureddu. Ispi-rate dalle parole di Papa France-sco “Come esseri umani non sia-mo dei meri beneficiari, ma cu-stodi delle altre creature. Me-

diante la nostra realtà corporea,Dio ci ha unito tanto strettamen-te al mondo che ci circonda, chela desertificazione del suolo é co-me una malattia per ciascuno, epossiamo lamentare l’estinzio-ne di una specie come fosse unamutilazione. Non lasciamo cheal nostro passaggio rimanganosegni di distruzione e di morteche colpiscono la nostra vita equella delle future generazioni.”Le due responsabili Caritas Pao-la Sechi e Veronica Spanu hanno

costruito una serie di laboratorididattici per i bambini che fre-quentano l’oratorio. Le attività sisvolgeranno ogni settimana ilmartedì, il mercoledì e il giovedì.Cosa si fará nello specifico? Dav-vero tanti piccoli progetti. Ci saràil laboratorio sulle erbe, dove ibambini immersi nel verde dellapineta di San Lorenzo cerche-ranno e impareranno a ricono-scere i più interessanti esemplaridi piante e fiori spontanei. Il la-boratorio sull’orto sinergico, nel

quale i piccoli potranno creareun piccolo orto basato sui princi-pi di sostenibilità della perma-cultura (un metodo di coltivazio-ne che crea mini ecosistemi na-turali, in grado di mantenersi au-tonomamente e di rinnovarsicon un basso impiego di ener-gia). I due laboratori “mani in pa-sta”, dove con farina e fantasia ibambini impareranno a impa-stare per creare il pane, la pizza eappunto la pasta. Si pianterà unalbero in un’area verde vicinaall’oratorio, si andrà a vedere co-me viene estratto il sughero, cisarà il riciclo creativo e la produ-zione del sapone. Senza dimenti-care il laboratorio teatrale, dove ibambini si metteranno nei pannidi un altro essere vivente con loscopo di promuoverne la tutela efavorirne il rispetto. Altra propo-sta sarà quella legata alla pet the-rapy, con il laboratorio “l’amicoasino”. Qui i bambini avranno lapossibilità di stare con gli asini,in modo da rilassarsi, socializza-re e migliorare la qualità della vi-ta promuovendo la corretta inte-razione uomo-animale. Tuttoquesto sarà realizzato, ovvia-mente, anche grazie al lavoro deiragazzi del gruppo giovani dellaparrocchia cattedrale di San Pie-tro e agli animatori adulti del-l’Oratorio Don Mureddu.

Per la festa di San Benedetto, al Mater Dei,presenti tre vescovi

L’11 luglio la Chiesa celebrala festa di San Benedettopadre dei monaci e patro-

no d’Europa. Anche quest’annonel Monastero Mater Dei di Por-to Istana la celebrazione delSanto di Norcia è stata partico-larmente partecipata. L’Eucare-stia è stata celebrata alle 11 pre-sieduta da mons. SebastianoSanguinetti, concelebrata damons. Corrado Melis vescovo diOzieri e da mons. Gian FrancoSaba arcivescovo eletto di Sas-sari, con la partecipazione di di-versi sacerdoti non solo delladiocesi di Tempio. Presenti an-che i monaci delle FraternitàMonastiche di Gerusalemme diFirenze col priore fr. Pierre Em-manuel. Molti turisti si sonouniti ad altri fedeli amici del mo-nastero. Nell’omelia il Vescovoha presentato la figura di sanBenedetto come colui che ha do-nato la regola che ha formatonon solo schiere di monaci, ma

anche dato orientamenti alla co-stituzione dell’Europa. Alla ce-lebrazione è seguito un momen-to fraterno di convivialità che hapermesso la conoscenza del pic-colo seme del Monastero a di-verse persone che per la prima

volta lo visitavano. Un piccoloseme che auguriamo diventi ungrande albero, ha affermato nelsaluto finale mons. Melis, conl’augurio che tutti possano fareproprio questo piccolo germo-glio di vita contemplativa, che

vuole essere luogo di ricerca diDio non solo per coloro che Diochiamerà a formare la comuni-tà, ma anche per tutti i cercatoridi Dio che in mille modi già fre-quentano questa casa di pre-ghiera.

La festadi padre Massimo Terrazzoni

Oratorio Don Mureddu, i bambini protagonisti nella tutela dell’ambiente

La Caritas, “Madre Terra”, ecco i laboratori didatticidi Leonardo Pedroni

Un momento della celebrazione Eucaristica al Mater Dei

I ragazzi dell’oratorio

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Secondo la tradizione araldica della Chiesacattolica, lo stemma di un Arcivescovo Me-tropolita è tradizionalmente composto da:- uno scudo, che può avere varie forme(sempre riconducibile a fattezze di scudoaraldico) e contiene dei simbolismi tratti daidealità personali, da particolari devozioni oda tradizioni familiari, oppure da riferimen-ti al proprio nome, all’ambiente di vita, o adaltre particolarità;- una croce doppia, arcivescovile(dettaanche “patriarcale”) con due bracci tra-versi all’asta, in oro, posta in palo, ovveroverticalmente dietro lo scudo;- un cappello prelatizio (galero), concordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci perciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in1.2.3.4), il tutto di colore verde;- un pallio bianco con crocette nere,posto in fondo allo scudo;- un cartiglio inferiore recante il mottoscritto abitualmente in nero.Per questo stemma è stato adottato uno scu-do di foggia gotica frequentemente usatonell’araldica ecclesiastica mentre la crocepatriarcale d’oro è lanceolata, con cinquegemme rosse a simboleggiare le CinquePiaghe di Cristo.

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo

dell’ Arcivescovo Saba

“Partito: nel 1° d’oro, alla fede di carnagio-ne e di moro posta in banda; nel 2° d’azzur-ro al libro aperto d’argento attraversato daun caduceo di rosso posto in palo; al capo diSavoia”

Il motto:

DILECTIONE AMPLECTERE DEUM(Sant’Agostino,

“De Trinitate” Liber VIII,12)

Per il proprio motto episcopale l’Arcivesco-vo Saba ha scelto queste parole tratte dal “Detrinitate” di sant’Agostino: “Abbraccia il DioAmore e abbraccia Dio con l’amore(amplectere dilectionem Deum, et dilec-tione amplectere Deum”.

InterpretazioneGli ornamenti esterni caratterizzanti lostemma di un Arcivescovo Metropolita, ol-tre ai venti fiocchi verdi pendenti ai duelati dello scudo, sono la croce astile arci-vescovile e il pallio. Tale croce, detta an-che “patriarcale”, a due bracci traversi, iden-tifica appunto la dignità arcivescovile: infat-ti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriar-chi e, poco dopo, dagli Arcivescovi. Alcunistudiosi ritengono che il primo braccio tra-verso, quello più corto, volesse richiamare ilcartello con l’iscrizione “INRI”, posto sullacroce al momento della Crocifissione di Ge-sù. Il pallio viene posto nello stemma degliArcivescovi con giurisdizione metropolita-na, come in questo caso; cioè di Arcivescoviche presiedono una provincia ecclesiasticacostituita da più diocesi chiamate suffraga-

nee. Nella parte destra dello scudo (va ricor-dato che destra e sinistra in araldica sono in-vertite rispetto a chi guarda in quanto tali po-sizioni sono riferite, per storica tradizione,alla destra e alla sinistra del possessore delloscudo che lo reggeva davanti a sé) appare unsimbolo che in araldica viene definito “fe-de”, cioè due mani che si stringono. Un insi-gne ed erudito storico e araldista del XIX se-colo, Berardo Candida Gonzaga, così defini-sce tale figura: “simbolo [...] d’una mutuaunione, di riconciliazione, di alleanza e diconclusione di un contratto di pace”. Nel no-stro caso questo simbolo è costituito da unamano di carnagione chiara che afferra unamano scura; di tutta evidenza il richiamo alconcetto di solidarietà che, nel contesto at-tuale, si esplica nell’aiuto e soccorso ai mi-granti, ai nostri fratelli che attraversano ilMediterraneo, questo mare ricco di storia ecultura che oggi, parafrasando le parole diPapa Francesco, assume giorno dopo giornola dimensione di “un immenso cimitero” perle genti delle periferie del mondo; guardan-do tale disegno sembra quasi di assistere allosforzo di chi presta amorevole soccorso pertrarre dall’acqua chi vi si dibatte in pericolodi vita. Il “campo” su cui poggiano le due ma-ni è in oro, il primo tra i metalli nobili, sim-bolo quindi della prima Virtù, la Fede; infat-ti, è la Fede che rende ancora più forte e dina-mica la Carità che origina il gesto di amoreverso il fratello in difficoltà. Nella parte sini-stra appaiono due figure che richiamanol’ascendenza dell’Arcivescovo. Il cognomeSaba fa subito pensare all’antico regno di Sa-ba, noto nella storia per la sua floridezza eper i ricchi scambi commerciali che intratte-neva con i regni vicini, soprattutto di spezie eincenso per le celebrazioni religiose, e per lalungimiranza dei suoi sovrani; tra questi fi-gura la mitica regina di Saba, citata dalla Sa-cra Scrittura, che si mette in viaggioper raggiungere re Salomone, il so-vrano giudaico la cui fama di monar-ca sapiente ed equilibrato, è giuntafino a lei spingendola a fargli visitaper attingere alle sue doti di uomosaggio e giusto. Di questa donna, ol-tre che nella Bibbia, nel 1° Libro deiRe, troviamo citazioni nel Corano enel Kebra Nagast, dove si narra delleggendario trasferimento dell’Arcadell’Alleanza in Etiopia. Quindi, co-me non riconoscere nella regina unpunto di convergenza e d’incontrotra culture e religioni differenti, con-cetti assolutamente attuali negliodierni contesti e quindi il camminodella sovrana etiope che si reca daSalomone identifica come, alla fine,la ricerca di equilibrio, pace e sag-gezza sia linfa vitale per le vite di tuttinoi, denominatore comune di diver-se culture, religioni e razze. Eccoquindi il perché questi concetto so-no rappresentati dal caduceo, ilbastone alato con due serpenti attor-cigliati intorno a esso. I serpenti chesi affrontano indicano posizioni op-poste, ricondotte all’armonia dalle

ali che simboleggiano il primato dell’intelli-genza e della sapienza che provengono dal-l’alto, ponendosi al di sopra delle contese. Ilcaduceo simboleggia quindi la conciliazio-ne, l’armonia che origina dalla sapienza. Eraportato dagli araldi e dagli ambasciatori co-me simbolo della loro funzione mediatriceed aveva anche una valenza morale, poichérappresentava la condotta onesta e sapientedei sovrani. In questo caso è disegnato inrosso, il colore che rappresenta la fiammache alimenta da sempre la ricerca della sa-pienza e della saggezza di cui la regina di Sa-ba è l’impersonificazione. Il libro apertosu cui poggia il caduceo costituisce riferi-mento alla mamma di Mons. Saba, Caterina:infatti, esso è uno degli attributi che nell’ico-nografia classica accompagnano la figuradella santa patrona della madre dell’Arcive-scovo, Santa Caterina da Siena, dottore dellaChiesa, frequentemente rappresentatanell’atto di reggere il libro delle Sacre Scrit-ture. Esso è in argento, colore simbolo del-la trasparenza, quindi della verità e della giu-stizia, doti che devono sempre corredare lozelo pastorale del Vescovo mentre l’azzur-ro dello sfondo simboleggia il distacco daivalori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio,quindi il cammino delle virtù che si innalza-no sulle cose di questa terra verso l’incorrut-tibilità della volta celeste; inoltre, vuole an-che richiamare le acque del Mediterraneo sucui si affaccia l’arcidiocesi turritana che ilSanto Padre Francesco ha affidato alle curepastorali di Mons. Saba. Il “capo” dello scu-do, cosiddetto Capo di Savoia in quantoriprende il vessillo della casa Sabauda chegovernò il Regno di Sardegna e Piemonte,vuole essere un gesto di omaggio alla cittàche ospita la sede arcivescovile: infatti, il ves-sillo sabaudo appare anche oggi nello stem-ma comunale di Sassari.

9v i ta ecc les ia le - ga l lu ra GALLURAANGLONA&N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

Descrizione dello stemma episcopale di Mons. Gian Franco Saba

Arcivescovo Metropolita eletto di Sassari

Speciale nomina arciveScovo

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Anche quest’anno conl’arrivo della bella sta-gione si è rinnovato il

consueto appuntamento con ilcampo scuola, organizzato dal-la parrocchia Sacra Famiglia diOlbia, che ospiterà nei mesi diluglio e agosto, in quattro turni,un cospicuo numero di bambi-ni e ragazzi dai 9 ai 16 anni, nel-la struttura parrocchiale di SanTeodoro, non molto distantedalla nota spiaggia “la Cinta“. Irisvolti educativi del campo so-no curati dal parroco della Sa-cra Famiglia, Don Andrea Raf-fatellu che per quest’anno hascelto il tema “La gioia del-l’amore in famiglia” che si sno-da attraverso un percorso il cuifilo conduttore è l’Enciclica diPapa Francesco “Amoris Laeti-

tia”, che rappresenta un puntodi riferimento costante per ri-flettere in modo meno superfi-ciale sulla famiglia, quale co-munità di vita, luogo dove siimpara ad amare, fatta di volti,di persone uniche che amano,dialogano, si sacrificano per glialtri e difendono la vita, soprat-tutto quella dei più fragili e deipiù deboli. Un tema caro aibambini e ragazzi d’oggi chespesso si ritrovano a dover farei conti con famiglie in crisi, lacui complessità del contesto so-cio relazionale del nostro tem-po ne ha palesato la crisi e moltidi loro vivono la sofferenza del-la separazione e il divorzio deiloro genitori. Di fronte a questisegnali diventa allora un pas-saggio importante e significati-vo individuare strumenti e mo-dalità che accompagnino gli

stessi, ed è questo uno degliobiettivi del campo scuola. Unameravigliosa esperienza di for-mazione quest’ultima, di spiri-tualità, di amicizia, di comu-nione e di confronto che si al-terna ad attività ricreative, mo-menti di gioco e di divertimen-to che costituiscono il mezzopiù bello, attraverso cui i ragaz-zi imparano a rapportarsi congli altri. Il secondo turno ha giàfatto rientro in città e ha affer-mato di aver vissuto un’espe-rienza preziosa che ha permes-so di assaporare con spirito giu-sto gli aspetti della convivialità,un’esplosione di emozioni cheli aiutano ad essere protagoni-sti della loro crescita umana ecristiana. I temi trattati hannoaccompagnato ciascuno nelleproprie riflessioni nell’intentodi fotografare non solo le im-

pressioni, ma anche tutto quel-lo che di bello è stato vissuto.Fin dall’inizio si è cercato dicreare un ambiente accoglienteche coinvolgesse direttamente iragazzi, che suddivisi in squa-dre, si sono cimentati in varieattività ludiche, sia nel portica-to della casa, che al mare dove siè cercato di far rispettare sem-pre i valori della sportività edella competitività. Spazio èstato dato oltre che alla pre-ghiera, anche al servizio e allaresponsabilità, collaborandonell’apparecchiare la tavola etenere puliti gli spazi comuni;infatti è con l’esempio nellaquotidianità, mediante segni egesti che si coltiva il rispettodell’altro, il senso di giustizia,l’accoglienza cordiale, il dialo-go, il servizio generoso, la soli-darietà e ogni altro valore.

Oltre alla diocesi di Tempio, arrivano anche ad Ozieri i Piccoli Frati e Piccole Suore di Gesù e Maria

Per i Piccoli Frati e le Picco-le Suore di Gesù e Maria laSardegna sta diventando

sempre più una terra di “Grazia”e “Missione” dove poter far frut-tificare abbondantemente il lorocarisma a servizio della Chiesa diDio. Infatti, dopo essere stati ac-colti amorevolmente nella dio-cesi di Tempio dal Vescovo Se-bastiano Sanguinetti, e dopo larecente ordinazione presbitera-le di Fra Giuseppe, avvenuta loscorso 1 Aprile nella parrocchiade “La Salette”, dove oltre al no-stro Vescovo erano presenti an-che Mons. Corrado Melis eMons. Emery Kabongo, ultima-mente la giovane comunità reli-giosa è stata accolta anche nelladiocesi limitrofa di Ozieri, graziealla paterna accoglienza del Ve-scovo Mons. Corrado Melis, lafraterna disponibilità di DonGianfranco Pala e Don Antonel-lo Satta, la preziosa presentazio-ne di Don Gianni Sini, sacerdotee rinomato esorcista della dioce-si di Tempio Ampurias e il nullaostadel fondatore Fra VolantinoVerde e del Vescovo referenteMons. Antonio Staglianò. In talmodo arriva a sette il numero didiocesi in cui la giovane Comu-nità è attualmente presente: aTempio, a Ozieri, a Noto, a Cre-mona e a Roma per gli studi ac-cademici negli atenei Pontifici,per quanto riguarda l’Italia. Poi,all’estero in Francia nella diocesidi Toulon e negli USA a Houma-Thibodaux in Louisiana. Inoltre,con la grazia di Dio, a fine ottobresi dovrebbe aprire una nuova ca-sa femminile anche in un’altra

diocesi del Piemonte, così daespandere ulteriormente questonuovo stile di vita, suscitato dal-lo Spirito Santo al fondatore diquesta nuova realtà. E a tal pro-posito per l’occasione della nuo-va apertura era presente anchefra Volantino, fondatore dellaComunità, che ben conosciamo,il quale, insieme a suor Veroni-ca, co-fondatrice, hanno presen-tato i “nuovi” frati e le “nuove”suore al Vescovo di Ozieri e al po-polo accorso numeroso e festo-so. Ad Ozieri, dunque, i PiccoliFrati e le Piccole Suore hannoaperto due case di formazione.La casa maschile, sita nellacanonica della Cattedrale diOzieri, alla quale i frati e le suorefaranno riferimento per il servi-zio liturgico e pastorale, è com-posta attualmente da Fra’ Mi-chele, napoletano, laureato insacra Teologia alla PontificiaUniversità Lateranense di Ro-

ma, che oltre ad occuparsi dellaformazione dei ragazzi in espe-rienza, dovrà iniziare anche l’in-segnamento di religione nellescuole pubbliche. Fra’ France-sco, siciliano, che ha appenaconcluso il biennio filosoficopresso la Pontificia UniversitàLateranense di Roma continue-rà gli studi teologici per il sacer-dozio a Cagliari, ed in ultimo fra-tello Giovannino, siciliano an-che lui, postulante, che prose-guirà la formazione interna. Lacasa femminile si trova inve-ce presso la “Redenzione” vicinoal seminario, ed è composta at-tualmente da Suor Clara, porto-ghese, che si occuperà della for-mazione interna delle sorelle inesperienza, da Suor Susanna,già laureata in Lettere e Filoso-fia all’Università di Firenze, cheora sta completando la specia-lizzazione sempre in Filosofiapresso la Pontificia Università

Lateranense, con il progettodell’insegnamento di religioneper l’anno prossimo, e da tre ra-gazze in esperienza: Marta eMariana, venute addiritturadalla Cina attratte da questo ca-risma ed Elena, siciliana, ed en-tro settembre dovrebbero arri-vare per un esperienza prolun-gata altre 4 ragazze cinesi ed unabrasiliana, ed altre ancora da va-gliare. Comunque, se volete sa-perne di più a riguardo dei Pic-coli Frati e alle Piccole Suore diGesù e Maria, potete visitare ilsito internet: www.fratipove-ri.net e www.suorepovere.net,che è tutto da scoprire! Ad Ma-iorem Dei Gloriam et BonumAnimarum! Affidiamo questonuovo progetto per la Diocesi diOzieri a San Giuseppe, alla Ma-donna e al Piccolo Gesù Bambi-no, dato che di Piccoli Frati ePiccole Suore di Gesù e Mariaabbiamo parlato.

di Piccoli Frati e Suore di Gesù e Maria

Campi scuola, tra giochi e preghiera, un cammino di formazionedi Antonella Sedda

I frati e le suore assieme a mons. Melis

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Con una solenneconcelebrazione, si è conclusalo scorso 20 luglio a Laerru, lafesta in onore di SantaMargherita. Come da tradizione, la piccolacomunità dell’Anglona harinnovato la devozione allagiovane martire che secondo latradizione agiografica fu uccisasotto Massimiliano adAntiochia di Pisidia tra il 275 eil 290 all’età di 15 anni. La due giorni di preghiera inprogramma il 19 e il 20 luglioguidata dal parroco donAugusto Ramirez è stataparticolarmente partecipata datutto il paese che si è preparatoper l’occasione con la consuetatredicina in onore di SantaMargherita. Iniziata il 6 luglio, la specialepreghiera si è conclusa il 18luglio. Un modo per vivere conintensità e fede la patrona diLaerru. Rinnovata, anchequest’anno la tradizionesecondo la quale molti degliemigrati, legati alla santamartire, patrona dellepartorienti, per partecipare aifesteggiamenti fannocoincidere le loro ferie con le

date della festa. Sono tanti infatti coloro chehanno raggiunto la piccolacomunità per rendere omaggioalla giovane Santa.Particolarmente suggestiva laprocessione per le vie del paese

sotto un sole cocente,accompagnata dalla bandamusicale “Luigi Canepa” diSassari, dal comitatoorganizzatore dellecelebrazioni, dal sindaco infascia tricolore, dai sacerdoti

giunti anche dalle comunitàlimitrofe e dai tanti fedeli. Ad aprire il corteo il simulacrodi Santa Margherita addobbatoper l’occasione con fiori rossisimbolo della morte violentasubita dalla giovane.

11v i ta ecc les ia le - ang lona GALLURAANGLONA&N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

Laerru, grande festa per Santa Margherita

Castelsardo, la gioia del campo estivo

Metti 31 ragazzi fra gli undicied i tredici anni, 8 adulti, iloro catechisti, aggiungi ilgiovane e dinamico parroco,Don Pietro Denicu, portalitutti a Cuglieri per quattrogiorni, ed ecco pronto uncampo estivo memorabileche rimarrà nello scrigno deiricordi più cari, per tutta lavita.

I ragazzi delle ultime dueclassi del catechismo,cresimandi e neo cresimati,che hanno frequentato nelloscorso anno scolastico, laprima e seconda mediainferiore, hanno infattiaderito con entusiasmo allaproposta del parroco, ditrascorrere, tutti insieme,quattro giorni nel CentroSpiritualità Giovani diCuglieri.

Quì, in un clima di allegra maresponsabile autogestione,hanno trascorso 4 giorni digioco, spiritualità e gioiosacondivisione, dal 10 al 14Luglio.

Soddisfatti dell’iniziativa e delcomportamento dei ragazzi gliotto catechisti, loroaccompagnatori: Teresa Arca,Patrizia Pinna, MariaAntonietta Contini, Francesca

Cimino, Patrizia Santoni,Uccio Sanna, Paola Cimino eSuor Antoinette.

Felicissimi i ragazzi, per moltidei quali si è trattato dellaprima esperienza fuori casa. Laprima vacanza senza i genitoriha dato modo di comprovare laloro autonomia ma anche dicondividere lunghe giornate disano divertimento insieme ailoro amici più cari.

di Donatella Sini

Un momento della processione a Laerru

I ragazzi del campo scuola, il parroco e gli animatori

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N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

GALLURAANGLONA& l i tu rg ia de l la paro la12

Commento al Vangelo della Domenica a cura di don Valerio Baresi

28 Luglio 2017

Campo scuola A.C.R.

29 Luglio 2017

Campo scuola A.C.R.

30 Luglio 2017

XVII Domenica del TempoOrdinarioCampo scuola A.C.R.

31 Luglio 2017

Campo scuola A.C.R.

1 Agosto 2017

Campo scuola A.C.R.

2 Agosto 2017

S. Maria degli Angeli,Festa del Perdono di Assisi

Festa Patronale a Perfugas e comunità“La Porziuncola” a Tempio

6 Agosto 2017

XVIII Domenica delTempo Ordinario

CALENDARIO

PASTORALE

30 Luglio 2017XVII DOMENICAanno A(Mt 13, 44-52)

«Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo»

Quando si stratta di tesori, disoldi, di beni economici sidrizzano subito le orecchiedella gente… “Dove c’è daguadagnare? Dov’è l’offertaspeciale? Dove regalano?...”Dov’è il “tuo” tesoro?No, non rispondere in fretta. Non dire a bruciapelo: “Il miotesoro è mio figlio… miafiglia… Dio…” verifica primadove va il tuo cuore…. Doveinvesti più tempo, piùdenaro, più attenzioni….Gioco, divertimento, auto,bellezza estetica, successo, pc,

tv, piaceri…?Il tuo tesoro èproprio lì, dove va iltuo cuore. Gesù si presenta anoi come tesoro. Ma solo con unosguardo profondopuoi scorgerlo. Solo col cuore, con lafede puoi vederel’invisibile.Solamente sericonosci questotesoro “nascosto”nel campo della vita,sarai disposto avendere tutto, peracquistare il campo,a mollare tutto ciò che tiimpedisce di abbracciare Dio,sapendo che, accogliendoDio, non accogli ‘qualcosa’ dibello, ma tutto. Accogli ilsenso del tuo esistere, accoglila capacità di amare e dilasciarti amare, accoglil’infinito… ritrovi finalmentete stesso, la tua anima!Ma se continui a lasciartiaffascinare solo dalle coseeffimere, inseguirai, come i

bambini, ciò che ti soddisfa“immediatamente” e scarteraii valori più grandi e faticosidella vita, eviterai di scenderein profondità, nel midollodell’esistenza e tiaccontenterai di sopravvivere,di tirare avanti, di goderti ilmomento presente, senzadarti da fare per “scavare” inprofondità, per costruire sulla“roccia”, per cercare tesori eperle preziose che danno

senso e gioia profonda al tuoquotidiano.C’è davvero un tesoroineffabile nella vita:Dio/Amore, che per essereraggiunto deve esseretenacemente ecoraggiosamente cercato eabbracciato. Allora l’amore ela felicità saranno finalmenteaccolti, diventando stileabituale della nostra vita.Vita eterna. Vita da Dio!

Interviene addiritturala voce di Dio inquesto evento. Sembra che DioPadre non riesca piùa tacere, a rimanerenel suo totale,“divino” silenzio.

Più che un ordinesembra unapreghiera:

“Per favore…ascoltatelo!”…

Dio Padre manifestail Suo immenso

Amore per il Figlio,“l’amato”, “in Lui hoposto il miocompiacimento”, macontemporaneamentegrida a noi il Suoamore di Padre,affinché possiamovivere nella Gioia,nell’Amore, nellapienezza di vita:

“Ascoltatelo!”.

Se ascolto e seguoGesù mi rendo contoche la mia vita equella del mondocambiano! Dio mi ha creato peramare! Se amo, percepiscofortemente il senso ela bellezza della vita.Comincio acomprendere chenell’amore, cioè nel“dare la vita”, iopossiedo finalmentela Vita. Quellatrasfigurazionenon è solo di Gesù, èla trasfigurazione

dell’umanità. Non pensare cheesista solo il male, ilpeccato, il dolore…Quella croce,dichiarazione infinitadell’amore di Dio pernoi, si trasfigura nellarisurrezione. Siamo stati creati perla vita non per lamorte; siamoimmersi nellaMisericordia e nonnella melma delpeccato. Alza lo sguardo. Gesù è trasfigurato, èluminoso, risorto e inLui l’uomo ètrasfigurato,luminoso, risorto. Certo è Gesù l’amato,ma in lui, Dio Padredesidera abbracciareciascuno di noi e farcisentire, speciali,unici, amati.

Ascoltiamo eseguiamo Gesù, ilRisorto, il Vivente: nevale davvero la pena!

6 Agosto 2017TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (Mt 17, 1-9)

«Questi è il Figlio mio, l’amato. Ascoltatelo»

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13cu l tu ra GALLURAANGLONA&N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

(III parte)Nell’antica e preziosa pergamena, ingiallitadal tempo, risalente al 1614, si legge: “Io,Giacomo Passamar, vescovo di Ampurias eCivita, la notte del 5 dicembre 1614, ho fattoun sogno eccezionalmente nitido in cui SanSimplicio mi ha indicato il punto all’internodella Basilica, sotto i pilastri principali, dovesi trovano la tomba sua e dei compagni mar-tiri. Simplicio mi ha detto che nella città diTerranova, ancora una volta, è venuta menola fede e sta per liberarsi il Nemico di Tene-bra. Mi ha chiesto di portare in salvo le sueossa e il suo sangue. Facendo questo avreitrovato anche il segreto per fermare il Maleche minaccia la comunità. Ho quindi decre-tato per il giorno 6 dicembre 1614, la primaricognizione delle reliquie dei martiri olbie-si. Alle prime luci del mattino, aiutato dalgesuita Giovanni Battista Barba, sotto l’al-tare maggiore della chiesa, posta fuori dallacittà di Terranova, nella cripta, in una tom-ba intagliata nella roccia, a una profonditàdi dieci palmi, ho rinvenuto le ossa e il san-gue di San Simplicio. Due giorni dopo, l’8 di-cembre 1614, sotto l’altare della stessa chie-sa, abbiamo ritrovato le ossa dei compagnimartiri. Nella tomba di Simplicio vi era an-che una scatola di legno contenente una car-tula vergata dallo stesso martire. Come an-nunciatomi dal sogno, ho trovato il segretoper tenere imprigionato il Nemico di Tene-bra, rivelato dall’Essere di Luce a Simpliciola notte prima del suo martirio. Ora conoscoil mio destino - ha lasciato scritto il martire -e ciò che si deve fare per scongiurare la di-struzione totale e definitiva di Terranova,già chiamata dai greci Olbia che significafelice, e per questo, da sempre ambita dalleinvidiose, superbe e corrotte forze del Male.

L’Essere di Luce mi darà laforza, quando sarò trafittodalla lancia, di restare in vitail tempo necessario per ap-porre delle croci fatte con ilmio sangue sulla cinta mura-ria di Terranova. In questomodo il Nemico di Tenebranon potrà penetrare nel cen-tro abitato. La seconda con-dizione per tenerlo imprigio-nato è che almeno un fedele,in città, dimostri autenticadevozione nel punto in cuiverserò il mio sangue nelgiorno del martirio. In que-sto luogo sarà imprigionatoil Nemico di Tenebra”.Il vescovo Passamar, nellapergamena, aveva anchescritto che San Simplicio, ap-parendogli in sogno, gli avevachiesto di portare in salvo lesue ossa e il sangue. Interes-sante, a riscontro, un docu-mento seicentesco, custoditoa Roma presso la Sacra Rota,dove si legge che il vescovoPassamar, dopo la ricognizio-ne, ordinò l’immediato tra-sferimento delle reliquie diSan Simplicio e dei suoi com-pagni di martirio. Queste “per maggiore cu-stodia dagli infedeli furono trasportate den-tro alla città di Terranova, cinta da muraglie,e situate e riposte nella più sicura Chiesaparrocchiale di San Paolo”. Subito dopoquesta traslazione l’antica cattedrale di SanSimplicio venne incendiata e ridotta in statomiserevole. Il Nemico di Tenebra si era libe-rato. Nel corso di molti anni, come docu-mentano varie relazioni inviate alla SantaSede, i vescovi di Ampurias e Civita denun-ciano “grandi discordie, gravi scandali e di-sordini popolari che esistevano a Terrano-va, causati dalle liti tra i funzionari baronalicorrotti e i banditi locali; la città fu anche

teatro di una serie di omicidi.” Don France-sco racconta a Viola Colonna di aver ritrova-to anche un altro tassello utile alla sua ricer-ca; la testimonianza che, in un lontano pas-sato, il Nemico di Tenebra si era già liberatoun’altra volta. Era scolpita con caratteri ro-mani su una lastra di marmo, fortunosa-mente recuperata nei depositi del museo ar-cheologico di Cagliari. In essa si racconta lastoria della piccola Aurelia Fiorenza, unabambina vissuta nel V secolo dopo Cristo.Allora, nella città di Olbia, non era rimastonessuno che avesse memoria di Simpliciovissuto duecento anni prima e della sua pro-fezia (continua).

(III parte)Il suono delle campane, alle sette e mezzodel mattino, sveglia il nostro paesello. Lefinestre si aprono e le facce assonnatescrutano il cielo. La Messa della mattinacelebrata dal don, era alle ore otto, il donin sacrestia si preparava indossando i pa-ramenti, ma la notte passata a sistemarel’altare dell’anfora, si notava tutta nellesue profonde occhiaie. Le donne, ma an-che qualche uomo , che si recavano a Mes-sa, entrando, notarono l’altare dell’anfo-ra chiuso dalle tavole, si domandaronostupiti cosa fosse quella novità, poi letto ilcartello affisso dal parroco, tiravano unsospiro di sollievo e prendevano posto neibanchi per partecipare alla Santa Messa.Il curato celebrò con un po’ di fretta,l’omelia che generalmente durava, anchedurante la settimana circa dieci minuti,durò solo cinque. Mentre in sacrestia sve-

stiva i paramenti sacri, al don apparve,come d’incanto una immagine vista la se-ra prima, ricordò di aver visto sul pavi-mento della cappella tre macchie di colo-re scuro. Uscì dalla sacrestia e si precipitòall’altare, quello libero dal tavolame. “Ec-cole, ricordavo bene“, pensò. Si avvicinòosservò con attenzione, le tre gocce eranoposte a triangolo, formando una freccia equindi una di esse indicava qualcosa. Al-zò lo sguardo e vide la statua di San Lo-renzo che stranamente pendeva lieve-mente da una parte. “Che è successo an-cora?”, pensò. Si avvicinò alla statua delsanto e vide che sotto il piedistallo era sta-ta posta una piccola busta tanto da farpendere la statua. La sollevò, prese la bu-sta, la aprì e disse: “Se vuoi indietro l’an-fora devi consegnarmi il Vangelo”. Il Van-gelo era un testo antichissimo del me-dioevo con tutti i caratteri in oro e di par-ticolare valore affettivo per la popolazio-ne, forse anche più dell’anfora, tanto è ve-ro che veniva custodito dentro una cassa-forte. La firma della richiesta quella sì chefaceva paura “ Boja l’alegru”. Tutti, maproprio tutti sapevano chi era “Boja l’ale-gru”. Si trattava di uno tra l’uomo e la be-

stia, qualcuno l’aveva visto, enorme ebrutto, cattivo al punto giusto, ma scher-zoso. Si narrava che facesse scherzi a con-tadini e pastori, ma anche agli stessi ani-mali che legava per le code. Il parroco pen-sava a questa figura legata alla credenzapopolare e alle favole, come ad un perso-naggio utilizzato per spaventare i bambinimonelli, altri invece dicevano che era unafigura demoniaca, altri ancora, una vec-chia storia del settecento. “Perché riesu-mare questo nome, che incuteva paura eorrore per chiedere il riscatto?” pensò ildon. Nel foglietto che teneva tra le mani viera scritto: “Venerdì alle 23 porta quantorichiesto alla fontana secca o non vedraipiù l’anfora”. A questo punto qualcuno deimiei lettori dirà: “Ma come andrà a fini-re?”. Si tratta del solito racconto con finaledove arrivano “i nostri” e salvano tutti, masoprattutto quale insegnamento moraletrarre da questa favoletta? Per chi volesseinventare un finale lo può fare tranquilla-mente e inviarlo alla redazione e quellopiù interessante e simpatico verrà pubbli-cato, altrimenti abbiate la pazienza diaspettare il prossimo numero quando vidirò chi ha rubato l’anfora (continua).

Sangue sulla cittàUn racconto ambientato nell’Olbia del passatodi Marella Giovannelli

Hai preso tu l’anfora? Racconto d’estate da “sotto l’ombrellone” diacono Miuccio Demontis

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N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

GALLURAANGLONA& cu l tu ra14

Con le parole dell’arcangelo Ga-briele che annuncia a Maria:«Concepirai un figlio e lo chia-merai Gesù», in un villaggio allaperiferia dell’Impero ha inizio lanuova storia del mondo, nel na-scondimento, nell’umiltà, nellapovertà. È il rovesciamento deivalori.

In quest’ultimo libro, don Giu-seppe Delogu non ci racconta lastoria della Chiesa o ci spiega iprincipi del Cristianesimo, va al-la radice e affronta, con umiltà eintelligenza, la figura di Gesù, letappe della sua vita, la formazio-ne dei discepoli, gli incontri per-sonali significativi.

Personaggi celebri della tradizio-ne evangelica vengono inseriti inun discorso articolato, volto a da-re una risposta alla domandafondamentale sulla personalitàdel Cristo: gli apostoli, Zaccheo,Nicodemo, Maria, che nell’ascol-to del Maestro ha scelto “la partemigliore”, l’ufficiale romano chenon si ritiene degno di ospitare

Gesù nella sua casa e lo prega diguarire il proprio servo: «Dì sol-tanto una parola!».

Il libro è anche un invito a darenoi lettori una risposta persona-le. Tutti gli incontri sono descritticon le parole stesse del testo sa-cro e con un’abile capacità narra-tiva. Le folle che seguivano ilMaestro erano attratte dal fasci-no della sua figura, ma anche dal-la sapienza del suo insegnamen-to. Don Giuseppe ci propone unapproccio ad esso non sistemati-co e dottrinale, ma esistenziale,capace cioè di avvicinare il letto-re “a conoscere e gustare almenoqualche cosa di ciò che costitui-sce la incommensurabile ric-chezza di Cristo, per essere ricol-mi di tutta la sapienza di Dio”.

L’insegnamento di Gesù rove-scia radicalmente ogni sapienzadi questo mondo. Così accadecon il discorso delle Beatitudini,del sale della terra, della Luce delmondo, che dà una prima rispo-sta alla domanda su chi sia Gesù:«Io sono la luce del mondo... chisegue me non cammina nelle te-nebre, ma avrà la luce della vita».

Il cammino proposto è arduo epretende che solo chi perde la suavita per Lui e per il Vangelo, lasalverà. Un cristianesimo pocoaccomodante, dunque, direi tra-gico, per cui la vita è un rischio euna scommessa, che si può per-dere.

Le stesse spigolature di sapienzal’autore le trae dall’analisi delleprincipali parabole evangeliche,raccontate con un linguaggiosemplice e attraente, ma denso dinuovi spunti interpretativi cheaiutano la progressiva costruzio-ne della figura di Gesù e prepara-no la risposta definitiva. Gesùappare come l’uomo della croce,lo sconfitto, ma soprattutto Dioche sconfigge la morte per la sal-vezza del mondo.

Alla fine del percorso – ci dicel’autore - la sensazione è quella diessere giunti appena all’inizio. Laricchezza di Cristo è talmentegrande che ogni progresso versola sua conoscenza costituisce sol-tanto un piccolo passo nella sca-lata dell’altissimo monte su cuiegli si manifesta e si dona a coloroche lo cercano.

Il libro di Don Giuseppe è un do-no prezioso, perché sostituisce auna fede stanca e banale la ricer-ca problematica e affascinante diuna risposta alla domanda “Chi èGesù?”.

Un libro da leggere e da... rileg-gere.

Delogu Giuseppe, Lo chiameraiGesù, Arti Grafiche Caramanica,Marina di Minturno, Latina2017, euro 15.

“Cantu campu decu fà sempri onori a Locusantuch’è la tarra di l’incantu di ca veni a istragnà”

Bellissime parole cantate da Cic-cheddu Mannoni, (nostro illu-stre compaesano) che esaltano“l’incantu” rappresentato dallaMadonna, nostra Signora di Lo-cusantu “Regina di Gallura”. Dasecoli i Luogosantesi hanno ve-nerato il Simulacro della Madon-na che la Provvidenza ha volutoin un luogo dove regna la sempli-cità e la natura in tutto il suosplendore. La devozione popola-re delle genti di Gallura si è unitada sempre a quella dei Luogo-santesi in continui pellegrinaggiverso quel luogo-santo, determi-nando una tradizione di cultoche evidenzia una sincera, senti-ta e incorruttibile venerazioneverso la Madonna. Pace, sereni-tà, conforto e coraggio è ciò cheLei infonde dall’alto dell’altare achiunque alzi lo sguardo e apra ilsuo cuore.

“S’è beddha chi dugna coris’innammurigghja di TePa l’occhj mei un fioried è la meddhu chi c’è”.

Numerosi sono i momenti dipreghiera lungo l’arco dell’anno,ma il momento più sentito per iLuogosantesi è quello de “La Fe-sta Manna” che si celebra nel me-se di setttembre in tre giorni, il 7il Vespro, l’8 la Festa Manna conla processione del simulacro diNostra Signora di LuogosantoRegina di Gallura, il 9 San Giu-seppe. In questo solenne evento,giunto quest’anno alla 789° edi-zione, tanti pellegrini,prove-nienti da molti paesi della Sarde-gna, arrivano per porgere un de-voto saluto, un ringraziamento,una preghiera. E tra i numerosifesteggiamenti religiosi e non, èbello e commovente l’incontro ditante comunità della Gallura chesi danno appuntamento per par-tecipare a questo evento ricco ditradizione, ma sopratutto di sin-cero sentimento.

“Tu sei nata par l’incantu deliziosa elmusurala meddhu di Locu Santula più beddha di Gaddhura”

rubrica Scenari galluresi a cura di Gallura da Valorizzare

“Lo chiamerai Gesù”, il nuovo libro di don Delogu, «da leggere e da... rileggere»La recensionedi Tomaso Panu

Una devozione infinita di Alessandro SecchiCoordinatore Luogosanto e Team Tradizioni e Folklore

Altare basilicale nel santuario di Luogosanto

Don Giuseppe Delogu

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15rubr iche GALLURAANGLONA&N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

La chiesa parrocchiale di Stella Maris a Porto Cervo

Collocata su uno sperone amare circondato da fittavegetazione mediterra-

nea, la chiesa parrocchiale diStella Maris di Porto Cervo è po-sizionata al centro del borgo,esattamente tra Porto CervoCentro e Porto Cervo Marina, peridealmente unirle, essendone unpò il centro topografico. La fac-ciata e il lato destro dell’edificio siaffacciano su un ampio piazzaleposto subito sotto il gruppo di ca-se di Sa Conca, realizzate, comela stessa chiesa su progetto di Mi-chele Busiri Vici, tra il 1965 e il1966. La facciata, preceduta daun ampio porticato retto da seimonoliti in granito rosa, ha for-ma leggermente concava e ter-mina in alto con un profilo a dop-pio inflesso sormontato da unascultura in ferro battuto raffigu-rante il monogramma marianoentro un cerchio, su cui poggianodue colombelle che affiancano lacroce centrale. Unico elementodi decoro architettonico è una lu-netta cieca ornata serie di losan-ghe in rilievo. Sullo spigolo tra lafacciata e il lato destro si erge la

torre campanaria a base circola-re, collegata tramite raccordo alprospetto e ornata con piccolisquarci ciechi decorati, come lalunetta in facciata, a losanghe arilievo. Collegato alla torre è ilprospetto meridionale, che pre-senta un alzato sinuoso in cui sialternano forme concave e con-vesse senza soluzione di conti-nuità, sormontate da coperture afalsa cupola in laterizi. Il lato set-tentrionale, visibile dal porto,presenta ugualmente un pro-spetto curvilineo anche se addol-cito con al centro un grande oro-logio in ferro battuto. L’interno èsuddiviso in due navate, di cuiquella principale molto ampia ecoperta da una volta a botte forte-mente ribassata, che prende ori-gine dalle colonne di separazionecon quella minore, a sua volta co-perta in ogni campata con cupolea calotta e terminante in fondo inuna cappella. L’atrio è coperto dauna cantoria che sporge sull’aulatramite una balconata chiusa suilati da colonne e il cui accesso ègarantito da una scala sulla sini-stra ricavata da una emergenzaconvessa della parete, che serveda separazione tra l’atrio e la cap-pella circolare del fonte battesi-male, collocata sotto al campani-le. In fondo all’aula si apre il pre-sbiterio a forma ellittica sormon-tato da una cupola con lanternafinestrata decorata, all’esterno,con maioliche azzurre e blu alter-nate. Il bianco delle mura, sia al-l’interno che all’esterno, esalta leforme segnate da un andamentocurvilineo continuo in cui emer-gono i pochi elementi decorativi,come le superfici losangate a ri-lievo, o gli estradossi delle aper-

ture verso l’esterno, che presen-tano una decorazione piana a vo-lute e punte di freccia. Forme pla-stiche segnate, nei vuoti e nei pie-ni, dall’intensa luce solare, cheprontamente si interrompe nelporticato della facciata e nelle co-perture realizzate a coppi, fattaeccezione, come già detto, per labassa cupola presbiteriale: unicoelemento variopinto dell’edifi-cio. Le stesse forme all’internoprendono vigore dal pavimentorealizzato a mosaico in tondi digranito scuro, che contrasta colcandore delle superfici verticali edi copertura, da cui pendono am-pie lampade a campana con pi-nacolo a croce in ferro battuto.L’aula è illuminata in modo sof-fuso attraverso le aperture late-rali, mentre il presbiterio, la cuiluce risulta più intensa, dalla lan-terna della cupola. Oltre la stra-ordinaria architettura, la chiesadi Porto Cervo può vantare note-voli opere d’arte, come la splen-dida addolorata di DomínikosTheotokópoulos, meglio notocome El Greco: uno dei massimiartisti del secondo ‘500 europeo.

Formatosi a Creta (suo luogo dinascita) come iconografo, si tra-sferì, grazie ai buoni uffici del fra-tello, a Venezia, dove operò forsepresso la bottega di Tintoretto(anche se lui affermava esserestato allievo di Tiziano). Fu poi aRoma dove ebbe modo di studia-re Michelangelo, quindi a Tole-do, in Spagna, dove visse l’ultimoperiodo della sua esistenza pro-ducendo opere intrise di un pro-fondo misticismo, reso attraver-so chiaroscuri netti, colori a trattiviolenti e anamorfismi che anti-cipano di secoli non solo l’im-pressionismo, ma pure l’espres-sionismo, soprattutto nell’ideaintuitiva della stesura del coloreper rendere forme e volumi. Ol-tre il prezioso dipinto sono damenzionare i portali bronzei rea-lizzati da Luciano Minguzzi, lesculture monumentali all’ester-no di Pinuccio Sciola, il Crocifis-so ligneo settecentesco di scuolatedesca del presbiterio, l’organodel ‘600 realizzato dai fratelli na-poletani De Martino, la Via Cru-cis di Silecchia e l’arredo in pre-gevole legno di ginepro.

I luoghi della fede a cura di PhD Prof. Luigi Agus - Cattedra di Storia dell’Arte ModernaAccademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”

I sapori della Gallura e dell’Anglona a cura di Maria Antonietta Mazzone

Ingredienti:

1 kg di zucca, 80g di mandorle a lamelle, 2 scalogno,4/5 cucchiai di olio extravergine di oliva, timo qb, sale qb,pepe fresco di macina.

T agliare lazucca atocchetti.

Tritare finemente loscalogno e farlo ap-passire in padella.Unire la zucca e farcuocere a fuoco mo-derato. Se necessa-rio aggiungere ungoccio di acqua. Ag-giustare di sale, ti-mo e pepe e passa-re al mixer. Servirecalda con una piog-gia di mandorle to-state al momento, eun filo di olio crudo.Buonissima.

Vellutata di zucca di Giovanna

La chiesa vista dall’alto

Interno della chiesa

Questa è la ricettadella mia amicaGiovanna. Tutti

dovrebbero avere almenoun’amica così: sempresorridente, direi quasiserafica, persino quando lasua professione dicommercialista la costringea orari pazzeschi! Generosae altruista, ha sempre unasoluzione per ogniproblema. Estremamentetecnologica, in cucina passacon disinvoltura dall’utilizzodell‘ultimo hi-tech  allapreparazione del carasaucon “Su Frementalzu” dacuocere nel forno a legna.Una perla di donna diretevoi, ma poiché la perfezionenon è di questo mondoanche lei ha un però che sichiama Iside. Della dea

egizia ha non solo il nome,ma anche la regalità! Vistate chiedendo chi è Iside?Iside è una gatta. Forse èun gatto! O forse, puravendo le sembianze di unagatta, è in realtà un esserediabolico, con lo sguardosatanico e la zampataferoce. Penso si siamaterializzata durantel’ultima mostra sugli egizi eche sia sulla terra pervendicare tutti i gattimaltrattati. Ogni giorno alprimo albeggiare richiama lamia amica con suoni similial miagolio dei gatti normalie lei, col suo solito sorriso econ una dolcezza dascioglievolezza modelloLindt si arma di forchetta ela imbocca con pazienzazen. Mai visto un gatto

mangiare con la forchetta?Lo so, nessuno l’ha maivisto! D’altronde quanti gattidi nome Iside conoscete?Dai, proviamo questaricetta, al mercato sonoarrivate le prime zucche.

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N. 14 Anno XXV 25 luglio 2017

GALLURAANGLONA& et ica16

Quando mi è stato chiestodi scrivere un commentosul caso di Charlie Gard,

di cui si occupano i media in que-sto periodo, sapevo che non sa-rebbe stato semplice per duemotivi: innanzitutto il caso diCharlie si presenta diverso daquelli precedenti che hanno te-nuto vivo il dibattito sul fine vita,come quello del Dj Fabio o ditanti pazienti SLA; inoltre noi loconosciamo solo attraversoquello che ci viene riferito dallevarie fonti di informazione, nonsempre libere da pregiudizi o damanipolazioni ideologiche espesso ovviamente carenti dalpunto di vista tecnico. La differenza della vicenda diCharlie da quelle precedenti stanel fatto che in quei casi da unaparte c’erano i malati che chie-devano la sospensione delle te-rapie ed i loro amici e famigliariche peroravano questa richiestacontro medici e spesso giudiciche erano contrari o titubanti;mentre nel caso di Charlie abbia-mo da una parte un bambinomolto piccolo, incapace di espri-mere una sua volontà, ed i suoigenitori che vogliono che venga-no proseguite e tentate tutte lecure possibili, anche sperimen-tali, e dall’altra i medici che le vo-gliono interrompere perché rite-nute inutili e causa di sofferenza. Anche qui è chiamato in causaun giudice, che prima ha dato ra-gione ai medici ordinando la so-spensione delle cure, poi ha de-ciso che era opportuno ascoltareanche altri pareri. Davanti ad un dilemma cosìgrande ed al dibattito che ne è se-guito su giornali, televisione, re-te, mi pare che si siano definitidue atteggiamenti opposti: unoimpostato sulle conoscenzescientifiche e sulla razionalitàche giustifica la scelta di sospen-dere le terapie e che è proprio deimedici ed in parte del giudice(che poco conosce di medicina eche deve applicare delle leggi);l’altro impostato sul “sentimen-to”, che è proprio di chi si schieracon i genitori come difensoredella vita del piccolo Charlie epoi della vita in generale. Come se la scelta dettata dallarazionalità (io direi piuttostodalla ragionevolezza) fosse con-tro la vita e quella dettata dalsentimento e dall’amore (io direimeglio dalla emotività) fosse afavore della vita. Io diffiderei sia dell’uno chedell’altro atteggiamento, perché

mettono delle lenti che deforma-no la realtà e ottenebrano il giu-dizio. Sulla base di ciò che sappiamo,proviamo a chiarirci le idee suquello che sta accadendo.Sappiamo che Charlie è affettoda una patologia ereditaria chesi chiama “sindrome da deple-zione di DNA mitocondriale”,malattia rarissima che è caratte-rizzata dalla incapacità dei mito-condri (organelli presenti in tut-te le nostre cellule con la funzio-ne di produrre l’energia che per-mette alle cellule e quindi agli or-gani di vivere) a sintetizzarenuovo DNA che serve per la vitadel mitocondrio stesso.Detto così poco si capisce se unonon è addentro alla biologia cel-lulare ed in realtà il quadro èmolto più complesso in quantoquesta sindrome si presenta, aseconda dei cromosomi inte-ressati, con quadri diversi: gliorgani colpiti possono essere ilfegato (forma epatica), il siste-ma nervoso con il fegato ed imuscoli (encefalopatia neuro-gastro intestinale) ed altre for-me minori. Quello che ci interessa è che lavariante della malattia presen-tata da Charlie esordisce pochimesi dopo la nascita, non è com-patibile con la vita e non è attual-mente curabile. L’unica terapia è il supporto arti-ficiale di alcune funzioni (Char-lie è connesso al respiratore) eserve solo a ritardare l’inevitabi-le morte che normalmente av-viene in breve tempo. Si stanno sperimentando conqualche risultato delle cure incasi simili a quello di Charlie, mache presentano una evoluzionediversa e una minore compro-missione degli organi. Allo stato attuale nulla dice chequeste cure funzionino e chefunzionino in particolare suCharlie. Su questi dati possiamo ragione-volmente dire che per Charlienon ci sono cure possibili e che èragionevole non insistere in te-rapie inutili che ne prolunganol’agonia e la sofferenza né tenta-re di tenerlo in vita in modo sur-rogato ed innaturale, piuttostocontinuando le terapie di base(compreso il respiratore) e le te-rapie che alleviano il dolore e lasofferenza. Questa scelta si chiama “desi-stenza” (il contrario di insisten-za) e nasce dalla necessità di evi-tare quello che si chiama accani-mento terapeutico. L’insistenza, l’accanimento, ce

lo dice lo stesso magistero dellaChiesa, non sono un bene, pos-sono anche diventare una man-canza di rispetto. La desistenza quindi non preve-de la sospensione dei supportivitali (ad es. staccare il respirato-re ed accelerare così la morte)ma consiste nell’assistere il ma-lato e lasciare la malattia al suocorso naturale, senza accelerarela morte ma senza impegnarsi inuna lotta inutile e dolorosa. Sembra di capire dalle notizielette sui media che i medici diLondra chiedano qualcosa dipiù della desistenza: voglionoessere autorizzati a staccareCharlie dal respiratore (il cheprovocherebbe la sua morte ra-pida), cosa che i genitori diCharlie comprensibilmente ri-fiutano, chiedendo anzi che siprovino tutte le terapie speri-mentali (sono stati raccolti an-che parecchi soldi per portarlonegli Stati Uniti) anche se conscarse speranze di successo. Sembrerebbe che su questo si siainnestato il conflitto fra i medicied i genitori, con Charlie nelmezzo: staccare tutto e lasciarlomorire oppure tentare tutto adogni costo. La via di mezzo, la desistenza, insé ragionevole e nello stessotempo rispettosa dei tempi na-turali della malattia non mi pa-re sia citata come possibile op-zione. Io personalmente la preferirei,ma lo dico da qui, senza cono-scere le persone ed i particolaridella vicenda. Dunque è difficile esprimere ungiudizio (capisco la difficoltà delgiudice) o anche un’opinione dalontano e quindi è meglio perquesto non esprimersi. E’ peròopportuno porre a me ed a voi al-cune domande:Qual è il metro di misura del-

l’amore per una persona? O meglio, quali sono le scelte cherealizzano nella concretezzal’amore ed il rispetto per unapersona? Forse bisogna essere nello stes-so tempo ragionevoli ed emotivi(ora si dice empatici, capaci cioèdi calarci nella realtà di chiamiamo): abbiamo bisogno diun approccio che potrei chiama-re con termine biblico “la sa-pienza del cuore”, dono grandedello Spirito, che mette insiemele ragioni della realtà e quelledell’amore, non abbandona laragionevolezza e non spegne leemozioni: non le mette in con-flitto, perché guarda oltre la ra-zionalità e oltre l’emozione, pro-fondamente alla vita di colui chevogliamo aiutare. Che cosa è bene per Charlie?Qualcuno nel dibattito se lo èchiesto?Noi che come credenti ci schie-riamo spesso a “difesa della vita”in nome della nostra fede, abbia-mo veramente fede e difendia-mo veramente la vita? Se avessimo veramente fede lamorte non ci dovrebbe spaven-tare, dovremmo accettare i no-stri limiti; dovremmo accettareche alcune malattie siano incu-rabili, senza sottoporre coloroche pensiamo di amare a curelunghe, dolorose e inutili; do-vremmo anche essere pronti adessere sempre vicini a questepersone, grandi e piccole chesiano, senza accelerare la mortee senza prolungare in manierainnaturale la vita, proprio per-ché la vogliamo rispettare in lo-ro come un dono. Spero che la storia del piccoloCharlie ci aiuti almeno a riflette-re su di noi, sulle nostre paure esui nostri limiti, non per dispe-rarci, ma per dare un senso eduna direzione alla speranza.

Il caso del piccolo Charlie, diamo un sensoe una direzione alla speranza del dott. Franco Pala

Il piccolo Charlie con i genitori


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