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12 • Atalanta - Crotone • 18 Febbraio 2017 · 2017. 7. 13. · la gente dell’Atalanta....

Date post: 06-Mar-2021
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12 • Atalanta - Crotone • 18 Febbraio 2017
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DA 20 ANNI NEI NOSTRI CUORI!Chicco ed Ale.

Due nomi che significano molto per tutti noi, da chi in quei giorni ha versato lacrime per questa tragedia,

ai ragazzi più giovani che mantengono il loro ricordo vivo e sempre con grande affetto. Il numero 14, la nostra Curva dedicata a lui, quelle immagini che rivediamo di Federico che gioca in campo, con quella spensieratezza di un ragazzo di 22 anni.

Ed è impossibile dimenticare, dimenticarvi. Ognuno di noi ha nel proprio cuore un pensiero, un ricordo per loro, la vostra Curva e la gente dell’Atalanta. Domenica scorsa era il vostro anniversario e dopo tanto tempo sentivamo il bisogno di portarti qualcosa di noi.

In questi anni molti di noi, e anche tanti curvaioli sono passati da

Poggio di Garfagnana, al cimitero del tuo paese e quest’anno voleva-mo salutarti a modo nostro.

E cosi con tre macchine siamo partiti domenica scorsa e siamo arrivati a Poggio e siamo rimasti stupiti perché non immaginava-mo un posto cosi.

Nella provincia di Lucca, ma a confine con Massa Carrara dopo essere usciti dall’auto-strada e aver preso dei fiori per te, abbiamo affrontato

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Oggi è una giornata speciale, un significato speciale per tutti noi. Oggi il nostro pensiero sarà tutto per loro. A vent’anni dalla loro scomparsa, Chicco ed Ale, rappresen-tano per tutti noi una pagina importante della nostra ultra centenaria Storia. E i Ragazzi della Nord hanno realizzato un qualcosa di speciale, per loro, per TUTTI noi. Un bandierone interamente (come sempre) realizzato a

mano, con l’aiuto della passione e dell’amore che ci lega a questi colori. Per questo all’entrata chiederemo alla Nord un aiuto

economico per le spese di materiale che abbiamo avuto.Con Passione, per due settimane, ogni sera siamo rimasti

al Covo fino a tardi a realizzare questo bandierone, che testimonia la vicinanza di tutti NOI a Chicco ed Ale.Ed oggi sarà un orgoglio per tutti sventolarlo e viverci

insieme questa partita ed il significato che diamo ad essa. Un ringraziamento speciale lo dedichiamo a tutti quei ra-gazzi e ragazze che in queste settimane hanno dedicato tempo e passione per onorare la memoria di Federico ed Alessandra.4

quasi un’ora di strada tra i pa-esi collinari della Garfagnana e a mezzogiorno siamo arri-vati nella frazione di Poggio.

Lo ammettiamo non sape-vamo bene cosa aspettarci ma abbiamo trovato un pic-colo paese con quasi nessu-na persona in giro tranne un signore anziano che veden-doci camminare insieme, in silenzio, verso il cimi-tero, ci ha chiesto: “Siete i ragazzi dell’Atalanta per Federico?” ed alla nostra risposta ci ha semplice-mente sorriso e salutato.

Un cimitero molto umi-le, che dà quel senso di abbandono, abbiamo tro-vato subito la tua tomba e vedendo la tua faccia

sorridente con quella splendida tuta di rappresentanza al “delle Alpi” di Torino, ci siamo davvero emozionati. Siamo ri-masti qualche minuto in silenzio e poi abbiamo lasciato il nostro semplice pensiero per te, per Ale.

In macchina al ritorno pensavamo a quanto bene ti saresti trovato nell’A-talanta di oggi, con giovani ragazzi come te, con grande voglia di dimo-strare e crescere di partita in partita.

Noi ti ricordiamo cosi, con un sorriso e vogliamo pensarti che an-che oggi sei li, in campo, nella Tua Curva con noi.

Ciao ChiccoCiao Ale

CURVA NORD “PISANI” 14

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OGGI COREOGRAFIA PER CHICCO ED ALE

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SITUAZIONE A ROMA DOPO LA DECISIONE DI RIMUOVERE LE BARRIERE.

OLIMPICO: SEQUESTRARE SCIARPE PER EDUCARE TIFOSI

Se il buongiorno si vede dal mattino il “percorso” au-spicato martedì dal Mi-

nistro dell’Interno Marco Minniti e demandato al capo della Polizia Franco Gabrielli, teso a rimuovere le tante vituperate barriere del-lo stadio Olimpico, non è iniziato esattamente con il piede giusto.

È bastata una serata di inizio febbraio, in uno scarno scenario popolato da poco più di ventimi-la spettatori (malgrado l’elevata posta i palio e la tradizionale im-portanza che abbraccia ogni Ro-

ma-Fiorentina che si rispetti) per far tornare nella mente dei tifosi romanisti i fantasmi che da ormai due anni rappresentano il vero e proprio deterrente, in grado di tenere lontano dagli spalti non

solo il tifo organizzato ma anche molti “semplici” tifosi, stanchi di dover sottostare a regole e bal-zelli più adatti a un check-in aero-portuale che a uno stadio di calcio dove, a rigor di logica, dovrebbe prevalere l’aspetto ludico e dove certamente non si dovrebbero te-nere lezioni di Galateo e linguaggio educato.

In diversi settori dell’impian-to di Viale dei Gladiatori martedì scorso alcuni tifosi hanno visto sequestrate le proprie sciarpe recanti scritte e sfottò contro le

squadre storicamente rivali. Dal “Lazio m…” allo “Juve ti odio”. Mo-tivo? La discriminazione territo-riale. Ovviamente.

La stessa che negli anni passati ha prodotto la squalifica per alcuni

singoli settori e lo sdegno a coman-do di buona parte della stampa. A parte l’ironia nel constatare come non possa chiaramente sussistere la stessa quando viene chiamata in causa l’altra squadra della città, e la logica riflessione su quanto pos-sa esser ottuso prendere sul se-rio, tanto da vietare, simili ogget-ti, ci si chiede come mai cotanta solerzia e voglia di educare venga riservata quasi sempre ai tifosi di calcio? È chiaro che paghino il loro peccato originale di occupare nella scala sociale il ruolo di “cavie da laboratorio”, utili a sperimentare nuove forme di repressione con-trollo delle masse.

Non da meno è stato il “solito” trattamento riservato ai tifosi ospiti, che ormai ha fatto desiste-re diverse tifoserie dall’affron-tare la trasferta nella Capitale. Se i fan del Pescara (come quelli dell’Internazionale) hanno deci-so di boicottare la sfida con la Roma, memori di quella contro la Lazio che li aveva visti arrivare a partita iniziata, scortati sull’A24 come deportati e in seguito multa-ti per non aver rispettato i posti, i cesenati e i viola hanno optato per un iniziale silenzio contro le folli disposizioni messe in atto a Roma. Come sovente avviene ne-gli stadi italiani molti di loro sono stati filmati, documento alla mano, pur non avendo compiuto nessun

atto delinquenziale o violento ma per esser “colpevoli” di portare una bandiera o uno striscione (che come si può vedere da alcune foto del settore ospiti non recavano nemmeno scritte offensive).

Un comportamento non nuovo, basti ricordare come vennero ge-stiti i tifosi del Frosinone lo scor-so anno a Napoli: ripresi uno a uno neanche fosse una retata camor-ristica. Tutto questo rende quanto meno “divertente” il voler impar-tire al pubblico pallonaro lezioni di educazione su cosa scrivere all’interno delle sciarpe al fine di evitare la celeberrima discrimina-zione territoriale. Conosciuta fino a qualche anno fa come sfottò.

Un pubblico peraltro vessato da una vera, costante e cieca discri-minazione territoriale: quella sui biglietti e sulle trasferte, gene-ralmente soggetti a una vendita regolata dalla provenienza geogra-fica dello stesso. Ricordate? “Sei di Bergamo e vuoi vedere l’Atalan-

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ta a Roma? Se hai la tessera del tifoso forse ti ci mandiamo, altri-menti rimani a casa essendo resi-dente nella città orobica”. Non è certamente la prima volta che ciò avviene. A Roma come in altre parti d’Italia. Ma è quanto meno curioso che tali “sequestri” (per-donate le virgolette ma già usare questo termine in riferimento a sciarpe e magliette è quanto meno singolare) si concretizzino proprio nella giornata in cui, probabilmen-te, è andato in scena un capitolo fondamentale per la rimozione delle barriere erette nei settori popolari dello stadio Olimpico.

Inoltre se si esula momentane-amente dal discorso relativo allo stadio Olimpico, occorre inqua-drare il tutto nell’ennesima prova di forza volta a burocratizzare il tifo negli stadi di calcio. Elemen-ti e imposizioni che ormai da anni contraddistinguono la vita media di un tifoso. Dall’obbligo nel chie-

dere autorizzazioni per le core-ografie e gli striscioni, passando per il divieto a tamburi e mega-foni, ai titoloni scandalistici e mo-

ralizzatori in occasione delle con-testazioni (anche pacifiche) nei confronti di squadre ree di aver fallito stagioni o partite impor-tanti. Alle condanne preventive. Il tifoso deve essere sempre ligio al ruolo che gli ha assegnato il si-stema calcio. Un esempio attuale? Quanto avvenuto a Pescara, con la macchina del presidente Seba-stiani data alle fiamme e la colpa subito focalizzata dai giornali sul tifo organizzato degli abruzzesi. Pur non essendoci ancora nulla di concreto a tal merito.

Processi mediatici che iniziano ben prima dell’individuazione di un colpevole e che contribuisco-no a formare nella mente dell’o-pinione pubblica la percezione di un “mostro a tre teste” che va sempre e comunque combattuto. Sia chiaro, nella fattispecie l’epi-sodio di Pescara è assolutamente deprecabile e i colpevoli vanno pu-niti, ma perché additare qualcuno o qualcosa senza avere la minima prova? Ieri mattina, in riferimen-to all’accaduto su “Il Centro” si parla addirittura di terrorismo. Un’esacerbazione dell’avvenuto e l’utilizzo fuori luogo del termine in questo periodo storico. Un alone di stucchevole perbenismo, misto a pregiudizio, che ormai pervade le menti di chiunque sia chiamato a giudicare o “metter mano” su una qualsiasi manifestazione sportiva ove si assembrino dei tifosi.

Curioso poi che spesso a farsi ca-rico di tali decisioni siano organi o personaggi che nel loro curriculum non hanno certo le carte in regola per insegnare educazione e buone maniere al prossimo. E ancor più assordante risulta il silenzio dei

media su questi avvenimenti che ormai rappresentano la normali-tà in quasi tutti gli stadi italiani. Quando si parla di “vivibilità degli stadi” ma soprattutto delle cele-berrime “famiglie allo stadio” si dovrebbe tenere conto di questo. Così come andrebbe sottolineato il fatto che ieri un allegro nucleo fa-miliare da tre che voleva assistere al match spendendo meno possibi-le avrebbe dovuto sborsare 105 Euro per una curva (con la scarsa possibilità di vedere nitidamen-te il match) mentre i tifosi viola presenti all’Olimpico hanno pagato il loro tagliando ben 45 Euro. Un mix di repressione, caro biglietti e scomodità che produce ormai uno scenario a dir poco desolante quando Roma e Lazio giocano tra le mura amiche.

Proprio qua deve essere indivi-duato il cuore della “Questione romana”.

Quel percorso di cui Minniti ha imposto il compimento a Gabrielli si spera che sia in grado di ripor-tare ogni cosa al suo posto. A co-minciare da quel clima di normale folklore che si deve respirare in ogni stadio, per garantire al già claudicante calcio italiano di es-sere ancora minimamente appe-tibile al pubblico. Per finire con una minima armonia da ristabilire tra tifosi e istituzioni. Assoluta-mente fondamentale (questa sì) per avere una piena e cosciente gestione dell’ordine pubblico. Gli ultimi due anni di folle repressione hanno acuito, nella maggior parte del pubblico calcistico, la distanza ideologica e di tolleranza con chi la domenica è chiamato a fare servi-zio d’ordine.

E forse questo è uno degli aspet-ti più gravi. Che ne dicano gran-di firme ed esimi personaggi che fanno a gara per scongiurare la rimozione delle barriere e “resti-tuire lo stadio in mano ai violenti” un percorso verso la normalità può

soltanto giovare a lenire un astio complessivo che aumenta ancor più una tensione sociale di cui questa città e questo Paese non avrebbe-ro davvero bisogno in questo pe-riodo storico.

Una maglia o una bandiera goliar-dica e di sfottò non hanno mai uc-ciso nessuno. Bisogna saper distin-guere tra cosa è davvero pesante e inaccettabile e cosa rappresen-ta invece l’aspetto folkloristico e passionale del calcio. Chiedete a qualsiasi tifoso laziale e romanista se preferirebbe un derby con in-vettive reciproche per 90’ oppure quelli di adesso: con lo stadio vuo-to, grigio e silenzioso.

Quando l’Italia riuscirà a uscire dalla logica dell’emergenza conti-nua e si metterà in testa di gestire le singole situazioni con criterio e professionalità ne guadagneremo tutti in fatto di qualità della vita. Stiamone certi.

Simone Meloni 1312

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Ricordiamo che per chi volesse informazioni o volesse dare una mano ci si ritrova come sempre il martedì sera al Covo.

SCRIVI A “SOSTIENI LA CURVA”:

[email protected] Sostienilacurva @sostienilacurva

ATALANTA - CROTONEJUVENTUS - PALERMO

EMPOLI - LAZIOBOLOGNA - INTERCHIEVO - NAPOLIPESCARA - GENOA

SAMPDORIA - CAGLIARIUDINESE - SASSUOLO

ROMA - TORINOMILAN - FIORENTINA

NAPOLI - ATALANTAJUVENTUS - EMPOLI

PALERMO - SAMPDORIACHIEVO - PESCARA

CROTONE - CAGLIARIGENOA - BOLOGNALAZIO - UDINESE

SASSUOLO - MILANINTER - ROMA

FIORENTINA - TORINO

SQUADRE P.ti PG V N P RF RSJUVENTUS 60 24 20 0 4 49 16

ROMA 53 24 17 2 5 50 21NAPOLI 51 24 15 6 3 57 26

ATALANTA 45 24 14 3 7 39 26INTER 45 24 14 3 7 39 24LAZIO 44 24 13 5 6 42 28MILAN 41 24 12 5 7 34 28

FIORENTINA 40 24 11 7 6 41 33TORINO 35 24 9 8 7 45 36

SAMPDORIA 33 24 9 6 9 29 30CHIEVO 32 24 9 5 10 25 31

UDINESE 29 24 8 5 11 27 32SASSUOLO 27 24 8 3 13 33 40BOLOGNA 27 24 7 6 11 23 37CAGLIARI 27 24 8 3 13 32 50

GENOA 25 24 6 7 11 27 35EMPOLI 22 24 5 7 12 14 33

PALERMO 14 24 3 5 16 20 45CROTONE 13 24 3 4 17 20 42PESCARA 9 24 1 6 17 22 55

La classifica di serieDALL’ATALANTA

AD ATLANTA...BUENA SUERTE

CARLOS!Ciao guerriero!Dopo quasi sette anni di battaglie con la nostra Maglia, te ne sei

andato in punta di piedi, senza quasi voler disturbare.Hai voluto salutare la tua avventura con noi con la giusta dose di

modestia, al contrario di quella che mostravi agli avversari.Noi però non ti dimenticheremo di certo. Hai onorato per più di 150

volte la nostra Maglia con orgoglio, fierezza e combattendo sempre per i nostri Colori, facendo il “cattivo” quando occorreva, mostrando a tutti che il tuo spirito era da Atalanta, sempre!Sei andato in una squadra il cui nome ha solo una “a” in meno rispet-

to al nostro, ma alla nostra Atalanta senza di te mancherà qualcosa in più rispetto ad una semplice lettera.

Perché sette anni non si scordano, per-ché con te abbiamo gioito e soffer-to, ma, soprattut-to, abbiamo sempre avuto con noi uno “da Atalanta”.Giusto che ades-

so tu abbia trovato una nuova dimen-sione, ma Bergamo sarà sempre casa tua.

In bocca al lupo, guerriero!

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