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Date post: 02-Dec-2015
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rivista di filosofia
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2 SOMMARIO Hans Holbein il Giovane (1497-1543), Ritratto di Erasmo da Rotterdam (1523)
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SOMMARIO

Hans Holbein il Giovane (1497-1543), Ritratto di Erasmo da Rotterdam (1523)

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SOMMARIO

Dal 4 al 10 settembre 1993, nella sede dell’Istituto Italiano pergli Studi Filosofici, in Palazzo Serra di Cassano, Napoli, si ètenuto un Convegno internazionale in onore di Egon AlfredKlepsch, Presidente del Parlamento Europeo, sul tema “Euro-pa”. Hanno partecipato ai lavori: Mario Agrimi, Carlo Amiran-te, Angelo Arpa, Maurice Aymard, Gennaro Barbuto, AntonioBarone, Remo Bodei, Giovanni Bonacina, Monika Bosse, Reinhar-dt Brandt, Manfred Buhr, Alberto Burgio, Giuseppe Cacciatore,Gaetano Calabrò, Giuseppe Cantillo, Massimo Capaccioli, Vin-cenzo Cappelletti, Giorgio Capra, Gaetano Cingari, Vera Coc-co, Ermenegildo Cocco, Pasquale Colella, Franco Compasso,Girolamo Cotroneo, Umberto Curi, Guido D’Agostino, BiagioDe Giovanni, Romeo De Maio, Francesco De Martino, Domeni-co De Masi, Luigi De Rosa, Raffaella De Vivo, Paul Dibon,Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Mario Forte, Marc Fuma-roli, Antonio Gallinaro, Antonio Gargano, Andrea Giordano,Giovanni Grasso, Tullio Gregory, Gerd Held, Yves Hersant,Emilio Hidalgo Serna, Felice Ippolito, Marco Ivaldo, DomenicoJervolino, Gianni Korinthios, Reinhardt Lauth, Alfonso MariaLiquori, Domenico Losurdo, Juha Manninen, Gerardo Marotta,Titti Marrone, Aldo Masullo, Vittorio Mathieu, Nullo Minissi,Giovanni Moretto, Bruno Moroncini, Carmine Napolitano, Nuc-cio Ordine, Rosario Pinto, Giuseppe Prestipino, Giovanni Pu-gliese Carratelli, Saverio Ricci, Giovanni Russo, Michele Scu-diero, Vittorio Silvestrini, Bruna Soravia, Jan Sperna Weiland,André Stoll, Paolo Strolin, Adriano Tassi, Mario Telò, NicolasTertulian, Imre Toth, Aldo Trione, Bruno Vitiello, Lech Witkowski,Stefano Zen e Sergio Zoppi. Il testo che segue riporta l'interventoal convegno dell'on. Egon Alfred Klepsh.

Vorrei innanzitutto esprimere il mio ringraziamento al-l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, del quale siamotutti ospiti qui, in questo antico e glorioso Palazzo Serradi Cassano. Abbiamo offerto al convegno il patrociniodel Parlamento europeo, e di buon grado abbiamo accol-to l’invito a presenziare ai lavori. Porgere il nostro salutoci rende ora particolarmente lieti, poiché, attraverso glistudi e l’esperienza che abbiamo maturato, da cittadini,nelle istituzioni nazionali e nelle istituzioni unitarie dellanuova Europa, abbiamo ben potuto riconoscere quantosia stato determinante, per il fiorire dell’ideale politicodell’unità europea, l’opera secolare, travagliata e appas-sionata, della cultura dell’età che chiamiamo moderna.È alla storia, alla cultura, alla religione che per secolihanno formato i nostri spiriti che occorre fare riferimentoper affrontare uno dei maggiori problemi di oggi: comepossono e debbono intrecciarsi le esigenze delle singolenazioni, di unità entro i propri confini e di identitànazionale ben garantita, e l’esigenza comune a tutte didare corpo e sostanza al disegno unitario entro un grandeorganismo comunitario? E’ un tema da considerare conspirito aperto e con coraggio, lasciando cadere le grosso-lane ipotesi semplificatrici; nessuna trascuratezza puòessere consentita di fronte alle culture nazionali, chehanno il diritto di conservare e svolgere la loro identitàspecifica, ciò che per ciascun popolo è sempre la più

EDITORIALE

significativa delle conquiste storiche ed è punto di par-tenza obbligato per le conquiste successive. Una Europaal livello delle sue tradizioni non potrebbe certo costru-irsi nella violazione di tali diritti; e perciò siamo tenuti arifiutare, se vogliamo fare opera meritoria per il futuro,i progetti di sviluppo che pongano in antitesi l’unitàdell’insieme e le individualità nazionali che ne sono ilfondamento. Le difficoltà e l’originalità del progettoeuropeo stanno appunto qui: nell’intento, che è ancheuna necessità, di costruire una comunità nella qualenazionalità differenti - le cui interrelazioni hanno persecoli avuto un ruolo essenziale nella formazione e nelprogredire di un comune spirito europeo - riescano aintegrarsi in maniera ancora più stringente, non solo nel-l’ambito politico ma in ogni ambito della vita civile espirituale. E questa strada - vogliamo ancora sottolinearlo -costituisce per noi un percorso obbligato: solo per il suotramite potrà sorgere l’Europa unita.Ed è allora all’Europa dell’Umanesimo, alla memoriastorica di questa e al corpo di valori che ad essa rimaneassociato da secoli, che dobbiamo innanzitutto fare rife-rimento. A quella tradizione dell’Umanesimo che - nondobbiamo dimenticarlo - è al tempo stesso patrimoniodei singoli Paesi d’Europa e dell’Europa nella sua inte-rezza. La scelta che è maturata negli ultimi decenni, diessere “europei”, impone dei limiti, delle condizioni; e sevogliamo essere tali dobbiamo guardare alle nazionid’Europa, alla loro storia e al loro stesso presente, comeagli elementi di uno svolgimento unitario, nel qualesempre opera la totalità implicita che l’Europa rappre-senta, in quanto entità di civiltà e di cultura, nel nostromondo tormentato ed ancora solcato da profondissimecontraddizioni. L’Italia meridionale, e Napoli in partico-lare, hanno contribuito al costituirsi di questa tradizionein una maniera determinante, dai primi albori del mondoclassico, e per un lunghissimo arco di secoli sono restatesedi privilegiate di questa, senza che mai la sua lucevenisse meno e si oscurasse del tutto. E perciò a questeprimissime fonti della nostra civiltà, da Napoli, va primache alle altre il nostro riconoscimento. Lasciatemi aprirea questo punto una parentesi per citare quanto è statodetto da uno dei più grandi filosofi viventi - Hans GeorgGadamer - sulla città di Napoli e sul vostro Istituto:«Sono particolarmente lieto di poter affermare che lagrande eredità toccata in sorte a Napoli è oggi in buonemani. E’ un merito inestimabile dell’Istituto Italiano pergli Studi Filosofici quello di aver preso qui l’iniziativa.Infatti la ripresa della filosofia promossa a Napoli dal-l’attività dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ègià nota in tutto il mondo. Tornerà a onore della grandetradizione culturale di Napoli, se si riuscirà a tenere vival’eredità del grande pensiero europeo ed a edificare suqueste premesse nuove forme di pensiero e di vita. Tuttociò ci fa credere in quell’Europa per la quale viviamo eche, come speriamo, sopravviverà alle minacce di questaepoca. Spero che l’Istituto Italiano per gli Studi Filoso-

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SOMMARIO

fici costituirà nel prossimo futuro un modello per l’Eu-ropa per superare gli ostacoli rappresentati dalla burocra-tizzazione degli studi. Senza iniziative di questo tipo lacultura è perduta perché la burocratizzazione degli studi- come conseguenza della tendenza industriale dellanostra epoca - significa la pietrificazione della cultura ed unaminaccia alla creatività e alla ricchezza dei rapporti umani».Eredità somma, per l’Italia e per l’Europa, fu quella dellescuole di filosofia e di pensiero della Magna Grecia; ealtrettanto grande fu quella della vocazione universali-stica della civiltà greca, dei suoi legislatori e fondatori dicittà, del disegno, umanissimo pur se incompiuto, dellapolis antica.Tutto ciò ha costituito la premessa ideale di un unicosvolgimento, che si è protratto per secoli. L’Europa e lospirito europeo sono il risultato più alto di quel grandemoto che, sorto inizialmente nelle città italiane nei secolidella Rinascenza, si propagò al di là dei suoi confini einformò presto di sé l’intera vita degli Stati nazionalidell’Occidente che allora si venivano definitivamenteconfermando.Qui a Napoli, città che vanta nobili tradizioni di culturae di impegno civile nei suoi grandi intellettuali, da Brunoa Giannone e da Filangieri a Croce e Omodeo, è d’obbli-go considerare un tale processo non solo in quantovicenda di storia politica, ma più ancora una faticamemorabile delle coscienze e luminosa esperienza inte-riore, come vicenda emblematica della storia della cultu-ra europea. Rendiamo omaggio, perciò, all’intuizionesomma di Bertrando Spaventa, che ha voluto coglierel’essenziale, nell’evoluzione delle relazioni tra pensieroitaliano e pensiero europeo nel corso nell’età moderna,tra Rinascimento e Risorgimento, traducendolo nellagiustamente celebrata tesi della circolarità dello svolgi-mento spirituale europeo in rapporto all’Italia. Lo spiritoeuropeo moderno compì proprio qui le sue prime prove,e innanzi che altrove nel Sud del Paese, nelle regionistesse che avevano tratto gloria dalle scuole della MagnaGrecia e poi, negli anni oscuri delle invasioni barbarichee della decadenza, dai pensatori solitari che dai ritiri diCalabria serbavano e tramandavano la fede nella filoso-fia, nel pensiero, nella superiorità del vivere civile.E’ molto sintomatico constatare che oggi, alla soglia delterzo millennio, allorché il problema del rapporto fraunità europea e identità degli Stati nazionali si pone convigore, si sia pensato a fare ricorso ad un concetto - lasussidiarietà - che affonda le sue radici lontano neltempo. Tale concetto ha infatti una lunga tradizione nellastoria delle idee politiche e sociali; se ne possono trovaretracce già nelle opere di Aristotele e di San Tommasod’Aquino. Nel pensiero contemporaneo esso viene evo-cato in termini di scienza politica da Alexis de Tocque-ville, secondo il quale l’organizzazione collettiva trovala sua giustificazione nel fatto di consentire lo sviluppodella personalità. La collettività deve dunque dotarsi distrutture che garantiscano in modo ottimale tale svilup-

po. A partire da tale postulato di un’autodeterminazionedel singolo quanto più ampia possibile, si fissa il princi-pio di sussidiarietà quale fondamento dell’organizzazio-ne delle strutture: gli organismi di rango superiore devo-no assumersi unicamente i compiti che non potrebberoessere assolti in modo migliore, o con la stessa efficacia,dagli organismi di rango inferiore.Fondamentalmente la sussidiarietà è un termine socio-politico e non un principio giuridico o costituzionale.All’origine, e nella sua concezione più astratta, la sussi-diarietà è una raccomandazione normativa, una regolaper fissare disposizioni istituzionali in modo tale daconsentire che le decisioni concernenti direttamente lavita delle persone siano prese il più possibile in bassonella catena dell’organizzazione sociale. L’idea socio-filosofica che ne sta alla base è la sovranità, l’Eigenwertdell’individuo. Solo le cose che il singolo non puòcompiere adeguatamente possono essere assegnate ad unlivello più alto di organizzazione sociale.Nella dottrina sociale cattolica, il punto di partenzafondamentale del principio della sussidiarietà è il singo-lo essere umano, a cui va lasciata quanta più libertàpossibile: «...così come è sbagliato togliere all’individuoe affidare ad un gruppo quello che può essere portato atermine da imprese o industrie private, è altresì un’ingiu-stizia, un grave male e una violazione dell’ordine naturale,che un’associazione più ampia e più importante si arroghifunzioni che possono essere svolte con efficienza da gruppipiù piccoli e di rango inferiore» (Papa Pio XI, QuadrigesimoAnno, 1931, paragrafo 79).Nel dibattito moderno sulla sussidiarietà, il rapportooriginario tra l’individuo e la collettività, tra il privato eil pubblico, è stato esteso agli organismi e alle autoritàpolitiche. In questa versione la sussidiarietà richiede chei livelli più bassi di autorità e di giurisdizione abbiano laprecedenza rispetto ai più elevati e che in taluni settoril’elaborazione e l’assunzione di decisioni non sianosoggette ad interferenze del centro. Il principio è utiliz-zato anche nel diritto costituzionale, in particolare quelloconcernente gli Stati organizzati federalmente, nel cuiambito disciplina la divisione dei poteri legislativi fra lanazione nel suo complesso ed i singoli Stati membri.L’attuazione del principio di sussidiarietà contribuiscedunque al rispetto delle identità nazionali degli Statimembri e tutela i loro poteri. Esso è inteso a far sì che ledecisioni all’interno dell’Unione europea vengano preseil più vicino possibile ai cittadini.Unità dell’Europa e unità nazionali sono dunque unagrande bandiera, tessuta e ritessuta attraverso una altis-sima tradizione secolare, e la forza e la solidità lorodiscende da questa tradizione, alla quale pur nelle tor-mentate vicessitudini storiche dell’Occidente sono rima-ste strettamente legate. Perché la cultura e la civiltàmoderne in Europa muovono dall’unico grande ceppodell’Umanesimo e la sua tradizione è nella sua essenzaunitaria. Per l’Europa furono compiute le ricerche uma-nistiche e la versione latina di Marsilio Ficino, che reseroil pensiero di Platone e di Plotino patrimonio di tutti iPaesi dell’Occidente e fondarono la Respublica literaria.Lo spirito europeo è l’espressione non soltanto delle più

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SOMMARIO

41 NOTIZIARIO

43 CONVEGNI E SEMINARI

43 Cinquantenario della morte di Martinetti

44 Heidegger in discussione

45 Che ruolo ha la mente nella Natura?

46 Luigi Stefanini: personalismo ed esistenzialismo

46 ‘De arte combinatoria’

47 Omaggio a Geymonat

50 Omaggio a Dal Pra

52 Esegesi ed epistemologia nel Seicento

53 Lo spazio dell’immaginazione

53 Soggettività e concetto in Hegel

55 Fichte: la ricerca del fondamento

56 Kairòs e tempus

57 Topologia del moderno

57 Kant e il problema di Dio

58 CALENDARIO

59 DIDATTICA

59 Manuali di filosofia a confronto (I parte)

63 Interventi, proposte, ricerche

64 RASSEGNA DELLE RIVISTE

70 NOVITÀ IN LIBRERIA

17 RESOCONTO

17 Ermeneutica, teologia e topologia della storia

13 SCHEDA

13 La stampa filosofica in Russia

nell'anno primo del post-comunismo

19 AUTORI E IDEE

19 Esistenzialismo italiano

20 Lo stato delle cose: Vilém Flusser e il design

21 L’escatologia occidentale

22 Morale senza moralismo

22 Introduzione a Gramsci

23 Soggettività e modernità

25 TENDENZE E DIBATTITI

25 Cassirer: una riscoperta

26 Marx e la modernità

27 Testo e/o immagine nell’estetica francese

29 Due secoli di teologia

30 Primo piano:

‘Dividi et computa’: la filosofia e il computer

La “formattazione”: una metafora per i filosofi

35 PROSPETTIVE DI RICERCA

35 Dilthey e Nietzsche

37 Filosofia della vita

38 Theunissen su Kierkegaard

39 Il filosofale e il filosofico

40 Nietzsche e il nichilismo

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RESOCONTO

Emanuele Severino (f. di G. Barbaro), Franco Volpi

Carlo Sini (f. di M. Totaro), Remo Bodei (f. di M. Totaro)Massimo Cacciari (f. di M. Totaro), Vincenzo Vitiello (f. di M. Totaro)

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RESOCONTO

con interventi di Pier Aldo Rovatti

Carlo Sini, Vincenzo Vitiello, Franco

Volpi

a cura di Flavio Cassinari

Ermeneuticateologia

topologia della sto-ria

In occasione della pubblicazione dell’ope-ra di Vincenzo Vitiello, Topologia delmoderno (Marietti, Genova 1992), si è svol-to a Napoli (Istituto Suor Orsola Beninca-sa, 18-19 novembre 1992) un seminario distudi dedicato al tema: “Ermeneutica, teo-logia e topologia della storia”, a cui hannopartecipato, tra gli altri, Remo Bodei, Mas-simo Cacciari, Felix Duque, Bruno Forte,Umberto Galimberti, Pier Aldo Rovatti,Emanuele Severino, Carlo Sini. Il conve-gno si è segnalato non solo per quantità equalità degli interventi, ma soprattutto perl’effettiva struttura seminariale dei lavori,dove larga parte è stata dedicata alla discus-sione delle tesi presentate dai relatori.Il convegno si è articolato in tre momenti,centrati sul rapporto tra tempo storico edescatologia, tra nichilismo e redenzione, etra linguaggio e contraddizione. Per quantoriguarda il primo momento, Massimo Cac-ciari ha rilevato come l’odier-no carattere “futuribile”, attri-buito ai termini di “tempo stori-co” e di “escatologia”, rimuovail primitivo significato testa-mentario, secondo il qualel’escatologia non fa riferimen-to a un “tempo che verrà”, mapiuttosto a un “tempo che vie-ne”. Il tempo futuro, indicatodal termine eskaton, si rappre-senta come realizzazione, in attoin questo tempo storico; lo sipuò riscontrare, particolarmen-te, nel nuovo testamento, lad-dove, più che a un “futuro eter-no”, è possibile pensare a un“eterno che è presente”. Certo,ha osservato Cacciari, non pertutti l’eterno è presente, ma soloper colui che sa interpretare,cioè per il credente; per gli altri,l’eskaton apparirà come talesolo nel futuro, nel momentodel disvelamento apocalittico.A esso non è peraltro estraneala dimensione del nascondimento, in quan-to scoperta della profondità, dell’insonda-bilità di quell’abisso che è Dio. Per credentie non credenti, tuttavia, ogni momento èdecisivo, e cessa quindi di esser tale, cioè diessere elemento di una serie, per diventare“punto critico”, luogo della krisis, decisivoin quanto “prossimo” a un fine e alla fine.Dal punto di vista di un’escatologia consi-derata in senso finalistico, il tempo storicoimplode dunque nell’attimo.In realtà, ha sostenuto Umberto Galim-berti, tale implosione è caratteristica di untempo concepito in funzione tecnico-ope-rativa, dove la dimensione scopica del “darsida fare” provoca una contrazione del tem-po: il tempo “serve” al progetto, non c’èuna serie, ma soltanto un “sempre imme-diatamente” prima e un “sempre immedia-tamente” dopo l’attimo, concepito comekairos, come “buona occasione” per il pro-getto. Il tempo storico nasce perciò, a pare-re di Galimberti, solo come escatologia,

poiché, per definizione, il tempo è tale soloin quanto posto al di fuori della portatadell’uomo. Nella storia, e solo in essa,nasce il problema del “senso” - nell’acce-zione letterale del termine - della storiamedesima, e le domande sul senso dellastoria sono poste dall’uomo, che ne vienetrasceso, in quanto abitatore del tempo esca-tologico.A questo proposito, ha rilevato BrunoForte, l’impostazione di Cacciari si pre-clude la possibilità, offerta invece dal pen-siero cristiano, di fondare una filosofiadella storia, il cui programma potrebbeappunto essere sintetizzato nella formula:“alla ricerca del senso perduto”. SecondoForte, la filosofia della storia non può cheessere cristiana, perché solo per il cristianola determinazione dell’eskaton qualifica ilpresente come “penultimo”, distendendolonella storia. Così accade nella tradizione di

Paolo, dei sinottici e di Gioacchino daFiore, dove il tempo viene pensato comeaion, eone che si distende nella storia. Aquesta tradizione Forte contrappone la pro-spettiva dell’ideologia, che a suo parerepuò trovare un’ascendenza giovannea eagostiniana, accomunante ortodossi e pro-testanti e alla quale viene ascritto, conBultmann, lo stesso Cacciari. Essa consistenel ridurre il tempo a funzione della proget-tualità; in questo modo la storia si annichi-lisce, perché il futuro fagocita il presente.A parere di Forte, questa posizione, conl’enfatizzazione del carattere “critico”, cioèdecisivo, dell’attimo, in cui l’istante brutodiventa “gravido di Dio”, è assai poco laicae antistorica, perché sottolinea l’unicitàdell’eskaton a scapito della pluralità deimomenti della storia. Proprio questa, haperò implicitamente sostenuto RemoBodei, è la lettura contemporanea dell’eska-ton, impostasi con le filosofie del progres-so settecentesche. La prospettiva eonica,

che fa riferimento a un’apocalisse prossi-ma, implica una tensione; quello di “pro-gresso” è invece un concetto che nascequando viene rimossa la nozione di apoca-lisse, come distruzione e disvelamento e,con essa, viene rimosso il carattere aionicodel tempo dal futuro, dall’escatologia. Inquesto modo la storia diviene, vichiana-mente, “civile”, affare dell’uomo e dellasua progettualità, dilatata indefinitamente.Si verifica così una perdita del futuro, unacompressione del tempo nella presentifica-zione dell’istante, dello Jetzt; correlativa-mente, si presenta l’esigenza di dare senso,da un punto di vista soggettivistico, allaframmentazione che ne risulta, al “momen-to”, che rimane altrimenti indeciso. La ne-gatività dell’attimo si presenta però in que-sta prospettiva come irredimibile, e il pro-blema, ha sostenuto Bodei, consiste neltrovare un’alternativa a una storia che fini-

sce per non spiegare più nulla ea un’escatologia che, per chinon è cristiano, non dice nullarispetto al futuro. Per questooccorre, a parere di Bodei, nonuna topologia matematica, bensìuna considerazione cronotopi-ca che sappia pensare il passatoche non passa e l’avvenire chenon avviene, senza rimanerenella lallazione concettuale.Il dibattito sull’eskaton ha in-trodotto il tema del nulla comedeprivazione di senso del pre-sente. In questo contesto di ri-flessione è intervenuto FelixDuque, che ha connesso la que-stione del nichilismo a quelladella redenzione, mettendo inevidenza il carattere “per natu-ra” para-dossale dell’uomo.Duque ha con ciò voluto indi-care il collocarsi dell’uomo aimargini della doxa, in forza dellasua duplicità di “animale logi-co”. La natura animale dell’uo-

mo, per come essa è stata indagata daNietzsche, consiste nell’essere fuori di sédella vita, nel collocarsi di quest’ultima aldi là di ogni individualità costituita cometale. Etica e logica sono appunto funzionalial “tenere assieme”, dal punto di vista del-l’identità individuale dell’uomo, la vita;per questo i filosofi, come sosteneva Plato-ne, parlano sempre di morte. Quest’ultima,come istanza rappresentativa della natura,è il contrario del logos, ma è al contempociò che conferisce ad esso il suo senso.Risiede qui, a parere di Duque, il terreno incui si connettono nichilismo e redenzione,laddove la seconda consiste nell’accetta-zione della morte, in quanto possibilità dicongiungere logos e natura. In questa pro-spettiva il male arrecato all’altro, la morteche gli si infligge, è male, è morte che siarreca a sé medesimi, una sua anticipazio-ne; d’altra parte, solo accettando la propriamorte, il proprio nulla in quanto esserivitali, ci si salva in quanto esseri razionali.

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RESOCONTO

A questo proposito, Pietro Coda ha rileva-to come, nel pensiero occidentale, il con-cetto di nichilismo e quello di redenzionesiano a tal punto connessi, che nell’idea diredenzione è implicita una dimensione ni-chilistica, dalla quale, secondo Coda, ènecessario liberarsi. In questa prospettivala topologia proposta da Vitiello può essereinterpretata non come una sorta di primatodella determinazione spaziale nei confron-ti di quella temporale, ma come loro com-presenza. Nello stesso senso la redenzionedal nichilismo, implicito nell’idea stessa diredenzione, può attuarsi laddove si inter-preti la “fine della storia” come caratterefinito della storia medesima; concetto, que-sto di finitezza della storia, che non ha nullaa che spartire con quello di un compimentoredimente (e perciò nichilistico) della sto-ria medesima.A partire dalla celebre sentenza heidegge-riana che sottolinea la non identità di filo-sofia e teologia, Carlo Sini ha sostenuto,contro Forte, il carattere irresolubile del-l’alternativa fra topologia e storia: la filo-sofia non si identifica né con l’una, né conl’altra, proprio perché si differenzia in modoradicale, in quanto pratica di domande,dalla teologia che è pratica di risposte. Inquesto senso, ha affermato Sini, la filosofiaè “ermeneutica”, laddove il termine va in-teso non come interpretazione di testi, o ditradizioni, ma come espressione di unadomanda portata al suo massimo livello diradicalità, poiché essa verte sul domanda-re, sull’interpretare medesimi. Non è tale,secondo Sini, l’ermeneutica contempora-nea quando si chiede, per esempio, cosasiano nichilismo o redenzione, e si collocacosì sul livello della domanda sociologica,piuttosto che su quello della domanda filo-sofica. Questa ermeneutica rimane infattinell’equivoco della “superstizione dellecose”, ovvero nella presupposizione che sidia qualcosa come nichilismo, redenzione,tempo, e così via. Al contrario, ha osserva-to Sini, non esiste la “cosa” indipendente-mente dalle pratiche che la costituiscono:non si può chiedere cosa sia il tempo ecome lo si possa pensare, perché non si dà“il tempo”, ma solo pratiche finite, imma-gini di mondo. Così pure per la redenzione,che non esiste “in sé”, ma come insieme dipratiche (discussioni, aspettative, e altro)per cui si viene posti “nella disposizioned’animo della redenzione”. Per compren-dere, da un punto di vista autenticamentefilosofico, cosa sia ad esempio la “reden-zione dal dolore”, occorre per Sini dareascolto, fenomenologicamente, alla pro-pria pratica finita; da essa appare come taleredenzione, lungi dal consistere in un rap-porto di risarcimento per il dolore patito, simanifesti invece come consapevolezza delproprio stare, spinozianamente, come modofinito in una sostanza finita. Tale consape-volezza non ha affatto il carattere del “sa-pere qualcosa”: nell’apocalisse, quando ilvelo sulla verità si solleva, si scopre chenon c’è nulla, e che questo nulla coincide

con il tutto.Il rapporto tra nichilismo e redenzione,come ha sottolineato Duque, può essereriformulato in termini diversi nel rapportofra linguaggio e contraddizione. Il linguag-gio è infatti un modo per fuggire l’imme-diatezza, guardando “le cose stesse” da unadistanza che permetta di coglierle. Per He-gel il linguaggio è il luogo della contraddi-zione tra il nome e la cosa, tra il logos e lavita; al termine della Logica la contraddi-zione si compone quando il linguaggioperviene a un nome che non è un nome,bensì la “cosa stessa”. Qui il nome si tra-sforma in pro-nome, ovvero nella condi-zione di possibilità della cosa; il logosdiventa condizione di possibilità della vita,e la mediatezza del linguaggio dilegua nel-l’immediatezza, nella morte.La questione della distanza, come luogo dinascita dell’essenza contraddittoria del lin-guaggio, è stata affrontata da Pier AldoRovatti a partire da tematiche di caratterepsicoanalitico. Il gioco del fort-da costitu-isce l’inizio della difesa dall’angoscia at-traverso il simbolico, attuata tramite uncontrollo dell’assenza. Proprio qui si collo-ca però la contraddizione, perché tale con-trollo porta con sé la coazione a ripetere,che appartiene essenzialmente al dominiodel linguaggio. In altri termini, attraverso illinguaggio si sta nella contraddizione e,con ciò, nella distanza. Quest’ultima acca-de in due modi, che indicano ciò da cui “sitiene la distanza”: anzitutto come distanzadall’impossibile, da ciò che non è esprimi-bile in quanto non semiotizzabile, ovverola distanza dagli oggetti, che è anche ladistanza dalla morte dell’io; in secondoluogo come distanza dall’immaginario,ovvero da ciò che viene approssimato dal-l’immagine, l’io medesimo. La nostra di-stanza è quindi non solo dalle cose, maanche dall’io; il carattere contraddittoriodelle parole consiste nel loro stesso essereposte. Risiedere in questa contraddizionecomporta un “mettersi in gioco”, che con-siste tanto in un’apertura (lo “stare in ascol-to” del linguaggio), quanto in una chiusura,per via della dimensione prospettica in cuici si viene a collocare.Franco Volpi ha tuttavia messo in dubbiol’assimilazione di linguaggio e contraddi-zione, sostenuta da Duque e da Rovattisulla base del fatto che il linguaggio sareb-be, contemporaneamente, il luogo dellasignificanza e quello della sua distruzione,e l’uomo semplice “frammezzo” (zwischen)tra l’uno e l’altro. Tale posizione, ha rileva-to Volpi, è anche espressa in Topologia delmoderno da Vitiello, che arriva a condivi-dere la posizione di Emanuele Severinocirca l’eternità del tutto, ovvero l’eternitàdi tutti gli enti, chiamando a sostegno Kant,quando afferma che il tempo è eterno, pro-prio perché esso non accade nel tempo.Volpi ritiene, invece, che proprio Kantpossa essere utilizzato in tutt’altra direzio-ne, facendo riferimento alle sue riflessionisulla contraddizione, esposte nella Dialet-

tica trascendentale. Con la trattazione del-le antinomie, a parere di Volpi, si prospettaper Kant la possibilità di procedere oltre ilprincipio di non contraddizione aristoteli-co, arrivando a configurare un luogo dovetertium datur, dove cioè tesi e antitesi pos-sano essere entrambe false, o entrambevere. Così pure potrebbe accadere, ipotizzaVolpi, per la contrapposizione fra le tesi,entrambe false, che sostengono l’eternità oil divenire degli enti.Vincenzo Vitiello ha a sua volta precisatoil proprio dissenso da Volpi, sottolineandodi non ritenere residenza dell’uomo la con-traddizione come luogo della non signifi-canza, e mettendo conseguentemente inevidenza la propria distanza dalla posizio-ne di Severino. Vitiello ha infatti ribaditoche il carattere contraddittorio di ciascundiscorso va ricondotto alla necessità di direcon esso il suo proprio orizzonte, in modotale però che questo dire non risulti esausti-vo; deve cioè configurarsi un discorso chesia, a un tempo, inclusivo e non inclusivo disé, a differenza di quanto ritiene Severino.Per quest’ultimo, ha continuato Vitiello, larelazione “A=A”, l’ “Uno è Uno” è, genti-lianamente, reale; il problema, piuttosto, èper Vitiello quello di pensare questa rela-zione, che è, a suo avviso, intimamentecontraddittoria.Precisando la propria posizione, Emanue-le Severino ha ribadito come egli, purd’accordo con la tesi di Vitiello, secondo laquale «l’Identico è da sempre», non ritengaaffatto l’Identico un ente particolare, bensìla totalità degli enti. L’Identico è “già dasempre”; quindi (e solo in forza di ciò) lecose del mondo sono “già da sempre”. Lacontraddizione si costituisce solo nellamisura in cui il soggetto intende presentarsicome isolato; il suo significato non appar-tiene in questo modo al predicato, in quantoquesto soggetto pretende l’autoesaustività.Conseguentemente, quando “si dice”, ildire si pone come un’alterità rispetto a ciòdi cui si dice, e ha così luogo la contraddi-zione. Nasce in questo modo il pregiudiziorelativo al divenire degli enti, interpretatocome il passare da un ente a un nulla, eviceversa: una volta il soggetto ha un deter-minato predicato e un’altra volta quel pre-dicato è, per il soggetto, un nulla; in questomodo, ha chiarito Severino, la categoria deldivenire proviene dalla considerazione delsoggetto come isolato, ed è cespite dellacontraddizione. Da essa non riesce a libe-rarsi il principio di non contraddizione che,anzi, la assume come proprio presupposto.A parere di Severino, occorre invece rico-noscere che la relazione fra soggetto epredicato non si instaura fra enti isolati, maè originaria; solo così si evita la contraddi-zione, l’isolamento del soggetto, il diveni-re. Sostenere, come fa Volpi (e Platone),che alcune cose possono essere eterne, ealtre no, implica, secondo Severino, l’am-missione dell’isolamento del soggetto, deldivenire, della contraddizione.Nella contraddizione cade la filosofia con-

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RESOCONTO

alcune domande rivolte loro da Flavio Cassinari.D. Nell’insieme, il dibattito sul volume di VincenzoVitiello, Topologia del moderno, sembra essersi svilup-pato attraverso una serie di opposizioni, la prima dellequali può essere individuata dalla coppia storicità-topo-logia. Il primo termine rinvierebbe a una prospettivaescatologica, in quanto orientata verso “un centro”,mentre il secondo configurerebbe piuttosto un policen-trismo, una “compresenza di centri”. In che senso vainteso il rapporto fra le due prospettive, e la seconda puòessere considerata espressione della “fine della storia”?

Rovatti: L’ultima parte della domanda contiene l’oriz-zonte in cui collocherei una risposta. Occorre che sifaccia “spazio” a una pluralità di punti di vista, a queste“due prospettive”, creando cioè, in luogo di gerarchia edipendenza, uno spazio di “gioco” e di coinvolgimento.Proprio la questione di uno spazio siffatto mi sembra iltema messo a fuoco nel testo di Vitiello tramite la nozionedi topologia. In questo modo non si tratta di penalizzareo di escludere la prospettiva del tempo, ovvero dellastoria, bensì di ricondurla in tale “orizzonte” o, per dirlacon un’espressione a me congeniale, di indebolirla.

Vitiello: Più che di “fine della storia”, si può forsesostenere che la storia non sia incominciata, in quantonon è mai iniziata la condizione di possibilità di ognistoria. Occorre chiedersi se la contrapposizione, nelsenso della domanda, fra una prospettiva “policentrica”e una “monocentrica”, non si ponga comunque a partiredal fatto che ammettiamo, come loro condizione di pos-sibilità, un orizzonte. La topologia intende mettere indiscussione proprio questo orizzonte di possibilità, riflet-tendo sulla dimensione spaziale del tempo; riflettendo,cioè, sul suo orizzonte, che non è storia, ma metastoria.Una riflessione che voglia essere radicale deve dunqueesercitarsi su questo orizzonte.Sini: Non vedo opposizione tra storicità e topologia, mapiuttosto un differente modo di intendere e interpretare lastoricità. La fine della storia, del resto, non può esseresancita da una “teoria”, per di più filosofica. Si ha una finedella storia solo se vien meno la pratica dello sguardostoriografico (che la filosofia ha potentemente contribu-ito a innescare, almeno a partire da Aristotele), e con essotutta quella tradizione di pratiche, anzitutto di scrittura edi lettura, che lo sostanziano. Non mi pare di vedereall’opera nulla di questo genere in una topologia come la

temporanea (quando, con Derrida e Gada-mer, considera inseparabili linguaggio edessere, linguaggio e pensiero), che non puòpiù disporre della categoria della necessitàavendola liquidata. A questo esito si giun-ge quando la riflessione connette in primoluogo il pensiero al linguaggio, in secondoluogo alla storicità, e conclude che il pen-siero non è incontrovertibile. Ma entrambele connessioni, soprattutto la seconda, sonoipotesi ermeneutiche accettate come in-controvertibili, utilizzate per negare la pos-sibilità della categoria di incontrovertibili-tà. Eppure, identità ed eternità dell’ente, haobiettato Sini, sono tali solo in riferimentoa una totalità che non si dà come tale, ma dicui esse sono evento; e Felix Duque haribadito come, non dandosi l’identità, ilmovimento è da un nulla a un nulla.Nella tavola rotonda che ha concluso ilconvegno, durante la quale sono stati messia fuoco alcuni nodi tematici presenti nel-l’opera di Vitiello, Topologia del moderno,Bruno Forte ha definito quest’opera una“celebrazione dell’idea”, e su questa basel’ha accostata alla prospettiva hegeliana, inforza del suo concepire il moderno come u-topia: il “non luogo” originario di Hegel fada correlato al domandare dell’uomo, èonnipresente e, proprio per questo, “in nes-sun luogo”. A parere di Forte, è centralenell’opera di Vitiello il rapporto fra tempoed eternità: laddove l’eskaton si esauriscenel presente, la storia si annulla; qui risie-derebbe il debito con quella che Forte hadefinito l’ “ebbrezza hegeliana” per il com-pimento.Relativamente al suo debito con Hegel,Vincenzo Vitiello ha tuttavia ribadito chela topologia solo in prima istanza consistein un pensiero dell’Assoluto, perché l’eska-ton indica non una fine, ma un orizzonte: lacategoria del moderno non accade “dopo”

quella di Medioevo, ma si identifica, piut-tosto, con la storicità in quanto tale. Vitiel-lo ha ribadito di non pensare a una fine,intesa come “compimento” della storia,perché ciò implicherebbe ancora un prima-to del tempo, che egli pone, invece, comecomplanare allo spazio.A partire dalla tematica della contra-dizio-ne, Pier Aldo Rovatti, che ha peraltroaffermato la propria sintonia con la pro-spettiva di Vitiello, ha rilevato in essa ilpermanere di un “residuo di soggettività”.Se la contra-dizione è infatti implicita nellasospensione del giudizio, nell’epoché fe-nomenologica, in essa sopravvive, in posi-zione residuale, ma nondimeno inelimina-bile, un orizzonte di soggettività, il cuimancato riconoscimento porta alla tesi diuna dissoluzione dell’evento nel linguag-gio. A questa obiezione Vitiello ha rispostoche la contraddizione non può rappresenta-re l’ultima parola, pena la ricaduta in unafilosofia dell’identità di stampo hegeliano;occorre, invece, mantenere la contraddi-zione all’interno della contraddizione.Da parte sua Carlo Sini ha invitato Vitielloa precisare il rapporto fra la sua nozione ditopologia e l’ermeneutica, nonché quello,in una prospettiva topologica, che intercor-re fra la pratica filosofica e la questione deltempo. In altri termini, ha rilevato Sini, nonè chiaro se a partire dalla topologia siaancora possibile il darsi di una scritturafilosofica, né se la topologia medesima leappartenga; sullo sfondo rimarrebbe, dun-que, il rischio di reintrodurre la nozione di“fine della filosofia”. A questa considera-zione Vitiello ha risposto che la topologia,posta l’ermeneutica come disciplina stori-ca, riguarda le condizioni di possibilità diogni ermeneutica. Per quanto riguarda poil’osservazione di Sini circa il carattere fon-dativo della pratica nei confronti della to-

pologia, Vitiello ha a sua volta sollevato laquestione del rapporto fra tempo e pratica,interrogandosi su quale dei due termini siacondizione di possibilità per l’altro. A que-sto proposito, affermando la contiguità ditopologia e monadologia, Vitiello ha avvi-cinato la propria posizione a quella di Lei-bniz, e quella di Sini a quella di Spinoza.Massimo Cacciari ha individuato invecetratti schellinghiani nella riflessione di Vi-tiello, soprattutto laddove vengono ritrova-te in Dio le scissioni che caratterizzano edefiniscono l’uomo, prima fra tutte quellafrattura, irredimibile, che colloca appuntoil suo “soggiorno”, il suo ethos, nell’u-topia, in quel non luogo cioè che è il fram-mezzo, la contra-dizione fra uno e molti.Rispondendo ancora a Sini, che gli chiede-va di tematizzare la questione della distan-za che accade nel rimando, e che è, quindi,implicita nella struttura del segno linguisti-co, Vitiello si è detto d’accordo sul fattoche sia proprio l’evento ciò che occorrepensare attraverso il linguaggio. Egli haaffermato però di ritenere la categoria di“evento”, per come essa è utilizzata da Sini,eccessivamente ipotecata da una vena mi-stica, e ha ribadito la necessità di direl’evento. Se la filosofia, ha concluso Vitiel-lo, consiste nel domandare, ciò va inteso asuo parere in senso radicale: non preten-dendo, cioè, in alcun modo una risposta,non pretendendo neppure di sapere chi sisia, che cosa si domandi. Non è lecito, inaltri termini, neppure rispondere alla do-manda se, dietro al velo sollevato dall’in-terrogante, vi sia un nulla, o non piuttostoun qualcuno, o un qualcosa.

A proposito di alcune delle tematiche emer-se durante il convegno, Pier Aldo Rovat-ti, Carlo Sini, Vincenzo Vitiello e Fran-co Volpi hanno cortesemente risposto ad

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intende Vitiello, indipendentemente dalle sue intenzioni.Volpi: Il binomio storicità-topologia configura, a mioavviso, più che un’opposizione, una complementarità. Ilprimo termine indica infatti un problema, ossia il carat-tere eminentemente storico, e dunque temporale, dell’uo-mo e della sua esperienza con tutto ciò che ne consegue,in primo luogo la questione del modo in cui le manifesta-zioni e le espressioni storiche della vita possono essereadeguatamente conosciute. Il secondo termine indica,invece, una determinata disposizione metodologica peraffrontare, in maniera filosoficamente accorta, il proble-ma della storicità. Se si vuole parlare di antitesi, essasussiste non tanto fra storicità e topologia, bensì fratopologia e “storicismo”, qualora si intenda con questosecondo termine un atteggiamento ingenuamente narra-tivo, orientato sulla mera successione cronologica e sto-riografica. Avremmo, in questo caso, l’opposizione didue modi di affrontare il problema della storicità, alterna-tivi l’uno all’altro: quello topologico, che si profila comeun approccio storicamente consapevole, e quello storici-stico. Quest’ultimo, se nel secolo scorso, nella contrap-posizione al positivismo, ha avuto la sua grande stagionee anche, certamente, le sue buone ragioni d’essere, appa-re oggi (specialmente tenendo conto delle critiche mossea tale posizione già da Nietzsche, poi da Heidegger einfine dall’ermeneutica successiva) come una posizionenon sufficientemente radicale, ed esposta agli esiti delrelativismo culturale e del mero “narrativismo”.

D. Che rapporto sussiste fra lo “sguardo topologico” dauna parte e il punto di vista dell’ermeneutica dall’altra?

Sini: L’unico “punto di vista dell’ermeneutica” che abbiaeffettiva consistenza filosofica è quello di Heidegger.Quanto è poi seguito sotto tale nome è solo sociologiadella cultura o storia delle idee, le cui proposte e conclu-sioni non solo sono filosoficamente irrilevanti o infonda-te, ma, proprio per questo, non si fanno in alcun modocarico delle reali - e fruttuose - aporìe contro le quali siscontra il cammino heideggeriano. Vi è solo la presunzio-ne di un “superamento” che si riduce a formulette super-ficiali, nelle quali nessun esercizio di pensiero è, di fatto,messo in opera; un tale esercizio, chissà perché, vienepiuttosto dichiarato impossibile. La topologia di Vitiello- come, per altri versi, la meditazione “sull’inizio” diMassimo Cacciari - in quanto effettivi esercizi di pensie-ro, non hanno nulla a che vedere, pare a me, con questi“punti di vista ermeneutici”. Semplicemente li lascianoalla loro attualità “presunta” e, invero, già appannata;oppure li lasciano alla loro attualità effettiva, per quantiamano leggere di filosofia senza farla, cioè senza sapereche significhi farla.Volpi: Se topologia ed ermeneutica vanno di pari passonell’opposizione allo storicismo, dei cui problemi esseperaltro intendono farsi carico, una volta che ci si lascialle spalle il confronto con lo storicismo, la prospettivatopologica sollecita l’ermeneutica in direzione di unproblema di fondo che ne travaglia la definizione meto-dologica, e che, in breve, può essere così formulato: qualè la logica, qual è la razionalità propria dell’ermeneutica?Segue essa un metodo meramente narrativo, o trova un

aggancio con le forme della razionalità argomentativa?Su questo punto si potrebbe dire che gli esponenti delpensiero ermeneutico hanno a lungo esitato o, quantome-no, non hanno fornito risposte univoche e concordi.L’adesione del giovane Heidegger al programma meto-dologico della fenomenologia è stata più che altro unospunto iniziale (fatta salva la grandezza dell’inizio hei-deggeriano,) la cui enigmaticità e problematicità è rac-chiusa nella tesi secondo la quale la possibilità (dellafenomenologia) sta più in alto della sua realtà, cioè dellasua realtà storica di movimento filosofico. Gadamer, purnel suo contrapporsi a ogni restringimento metodologicodel libero gioco del comprendere, ha sottolineato e teoriz-zato la struttura dialogica dell’esperienza ermeneutica.Ulteriori precisazioni “di metodo” sono state fornite, dailoro rispettivi punti di vista, da Richard Rorty e anche daGianni Vattimo, che ha recentemente reclamato, dalpunto di vista dell’ermeneutica, un “diritto all’argomen-tazione”. La prospettiva della topologia può inserirsi amio avviso proficuamente in questa problematica, eaprire uno scorcio interessante per affrontare di petto laquestione.Rovatti: Lo “sguardo topologico” è certamente una va-riazione ermeneutica; o, piuttosto, un rilancio rispettoalla prospettiva di quest’ultima. Esso si incarica infatti dicircoscrivere, e possibilmente di descrivere, una zonafilosofica che l’ermeneutica (per esempio, quella di Ga-damer) si accontenta di costeggiare. Non saprei indicarealtrimenti tale zona se non con il termine, ovvio, di“soggettività”. Il problema consiste, appunto, nel metterea tema lo “sguardo topologico”, nel determinare a qualemodalità di “vedere” esso appartenga, con quale tipolo-gia di “soggetto” risulti congruente.Vitiello: A mio parere l’ermeneutica, anche quella gada-meriana, che pure pone il problema della fusione degliorizzonti, non mette in questione l’orizzonte complessi-vo, quello al cui interno si danno tutti gli altri orizzonti,le condizioni di possibilità particolari. L’ermeneutica silimita, infatti, ad affermare questo orizzonte: così acca-de, ad esempio, quando essa parla del linguaggio comedel mondo stesso al cui interno avvengono tutti i rapportistorici, e a partire dal quale la storicità medesima èpensabile. Il paradosso consiste qui nel volere ermeneu-ticamente portare nella storia, nel flusso del divenirestorico, il movimento storico; eppure, già per Kant, «dieZeit bleibt und wechselt nicht», il tempo rimane, e nonmuta.

D. Se il punto di vista storico appare come correlato diquello teologico e come cifra della filosofia, mentre, purcon molti distinguo, l’ermeneutica si collocherebbe sullato dello sguardo topologico, in che misura il tema della“fine della filosofia”, che viene qui introdotto, non portacon sé quello del superamento della filosofia medesima,e cosa si può intendere con ciò?

Rovatti: Fine della filosofia? Ma non è piuttosto la finedella filosofia intesa, per lo più e innanzitutto, comestoria? Potremmo parlare, allora, e semmai, di “altroinizio”. E ci si potrebbe chiedere: questo iniziare aguardare la filosofia come se essa fosse sempre stata

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nell’orizzonte topologico (nel senso che a questo termineconferisce Vitiello) comporta o no qualcosa come un“oltre” rispetto alla filosofia? Vorrei introdurre qui quel-lo che per me, dopo quello relativo alla questione della“soggettività”, è il secondo problema fondamentale, ilproblema del linguaggio. Più precisamente: il problemadella parola filosofica e della sua pretesa stabilità, o dellasua riconosciuta trasparenza. Dove lo sguardo topologi-co - se vogliamo continuare a chiamarlo così - “vede”soprattutto la contraddizione, la filosofia pretende subitoche questo “oggetto”, che viene visto, sia in piena luce,che sia suscettibile di “una” logica, che resti al suo postosenza muoversi. Ma losguardo topologico nonvede questo tipo di ogget-to, e forse non ha in vistanulla che si possa chiamaredavvero oggetto. Infatti lacontraddizione è contrad-dittoria: la parola “contrad-dizione” va messa tra vir-golette e tra parentesi, nonè né stabile né trasparente,non è semanticamente uni-voca. Indica uno spazio dioscillazione, e come tale è“impropria”. Questo effet-to di improprietà, che losguardo topologico confe-risce al linguaggio, potreb-be suggerirci l’ “oltre” del-la filosofia. Non una super-filosofia, bensì piuttosto lasua lateralizzazione; percosì dire, la possibilità discavare un vuoto attornoalle parole filosofiche, per-ché continuino a parlare.Sini: Per quanto mi riguar-da, la fine della filosofianon è da intendersi come“utopico” passaggio ad al-tro. Solo chi non ha inteso ilsenso profondo della filo-sofia, e il carattere filosofi-co della “fine” e della “finedella filosofia”, può nutrireingenue e precipitose speranze in tal senso. Le quali sonoa loro volta figure della fine, spesso patetiche nella loropresunzione. Quell’orizzonte, che già Heidegger chia-mava “fine della filosofia”, e che indubbiamente in variomodo ci concerne (nonostante i successi della filosofiacome cultura da mass-media, o Weltzivilisation), vainteso, a mio avviso, come possibilità “etica”; ovverocome un nuovo modo di frequentare la filosofia - e, più ingenerale, il sapere, a cominciare dal saper fare e dal sapervivere - come un nuovo “abito di scrittura”, in cui latradizione stessa si rinnova senza superstizioni e acquisi-sce nuovi sensi. Che cosa poi voglio dire qui con “scrit-tura” non è possibile, né opportuno, sintetizzarlo: nonposso far altro che rinviare al mio Etica della scrittura (Il

Saggiatore, Milano 1992).Vitiello: La topologia vuole essere “filosofia”; essa re-spinge infatti ogni discorso relativo a una “fine dellafilosofia”, e richiede perciò un diverso rapporto con lafilosofia medesima. La topologia accetta, con sincerità eserietà, la tesi della contemporaneità della storia. Que-st’ultima, assunta da Benedetto Croce in una prospettivaesclusivamente psicologica, e da Marx in una solo socio-logica, trova invece con Hegel e con Nietzsche la suaespressione filosofica più rigorosa. Mi riferisco in parti-colare ai passi, posti al termini della parte introduttivadelle Lezioni sulla filosofia della storia, nei quali Hegel

afferma che solo in appa-renza lo storico guarda alpassato, perché, in realtà,egli guarda invece sempreal presente. Non si trattaqui del presente che passa,ma di quello eterno, lo Jetztche sempre è. Per ciò cheriguarda Nietzsche, occor-re invece riferirsi alla dot-trina dell’eterno ritorno che,interpretata filosoficamen-te, cioè al di fuori da ogniarcaicismo e misticismo, si-gnifica comprensione del-lo spazio della storicità.L’anulus aeternitatis rap-presenta l’orizzonte nonmutevole del flusso del tem-po; l’eternità si presentacome eternità del tempo,non soltanto nel tempo.Ogni escatologia non puòperciò essere che successi-va alla concezione topolo-gica, e ciò vale anche perl’ermeneutica.

D. La questione della “fine”della filosofia rimanda aquella del suo “inizio”;nell’uno e nell’altro caso,non si rischia di reintro-durre nella prospettiva“topologica” lo “sguardo

storico”? Fino a che punto i tentativi per sfuggire al-l’eventuale contraddizione non si risolvono in una sortadi “raddoppiamento” dei concetti, che appaiono per unverso come “originari”, per l’altro come debitori allaprospettiva che si intenderebbe superare?

Rovatti: Se ci siamo un poco capiti sul senso del discorso,allora sarà chiaro che “contraddizione” e “raddoppia-mento” non sono da intendersi qui come dei limiti. Ilgioco è in perdita, ed è un gioco di rilanci: ci si dovràinfine interrogare su cosa è un gioco, e su quale processoabbia da compiere l’ “io” del giocatore. Sono i problemiche mi interessano, e che vorrei segnalare, per arrivareall’esigenza di rappresentare, nel discorso filosofico

Giorgio de Chirico, Il pomeriggio di Arianna (part.), 1913

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medesimo, la intenibilità della propria posizione, l’effet-to di scivolamento. L’ “originario” non scompare comequalcosa di falso, né dovrà ricomparire come quel “vero”di cui volevamo evitare il ritorno, per il semplice motivoche si tratterà di rappresentarlo come pretesa, o comeillusione necessaria al nostro proprio “stare al gioco”. Sitratterà, dunque, di “metterlo in scena”, di riuscire aospitarlo.Sini: Non credo che ci si possa liberare dallo sguardostorico, limitandoci per esempio a sconvolgerne le crono-logie. In realtà, non abbiamo altro che lo sguardo storico;questo è tuttora il nostro modo di comprendere. Possiamoperò cominciare ad abitare altrimenti lo sguardo storicostesso; il che implica, alla lunga, una modificazione. Inquesta direzione la topologia di Vitiello dà indubbiamen-te un importante contributo, il cui valore, già oggi consi-derevole, è da vedersi in movimento verso ulteriori esignificative prospettive che da Vitiello è lecito attender-si, con vantaggio di tutti coloro che amano ancora pensarefilosoficamente.Vitiello: In merito alla questione della “fine” e dell’“inizio”, della storia e della filosofia, va precisato che,all’interno dell’orizzonte topologico, si danno molti inizie molte fini, tutti gli inizi e tutte le fini possibili. Detto ciò,va subito aggiunto che non si è ancora detto l’essenziale,ovvero che se l’orizzonte della storia, cioè l’eterno deltempo, non cade nel flusso del tempo, è però vero chequesto orizzonte è finito, cioè mortale; l’orizzonte èsempre orizzonte di un aoriston, di un indefinito. Senzaquesto indefinito, non ci sarebbe l’orizzonte; orizzonte èsempre orizein ton aoriston, definire ciò che non èdefinito, dire l’indicibile.Volpi: La problematica della fine e dell’inizio dellafilosofia (che investe poi la questione, più vasta, della suaautocomprensione storica) viene alla luce in tutta chia-rezza nel pensiero heideggeriano: esso pretende di nonessere più filosofia, e di stare quindi oltre la filosofia, etuttavia altro non è, né potrebbe essere altrimenti, che unradicale confronto con la filosofia e con le sue grandiquestioni e, quindi, una continua rievocazione di quelloche la filosofia è stata. In tal senso, Heidegger parla di An-denken, di pensiero che rievoca, di pensiero rammemo-rante. Anche la prospettiva della decostruzione, teorizza-ta da Derrida, non oltrepassa questa difficoltà; semmai, laesaspera e la radicalizza. La questione del linguaggio, nelsuo incrociarsi con gli interrogativi qui sollevati, rappre-senta senza dubbio un punto di riferimento, e di passaggioobbligato: è la dimensione in cui “tutto l’essere che puòessere compreso” è situato, e nella quale dunque ogni“altro inizio”, per quanto nuovo sia, è già sempre storica-mente collocato, e perciò “topologicamente determina-to”, e quindi allacciato all’antico. Il linguaggio è, con-temporaneamente, la dimensione in cui la tradizione sisedimenta e si decanta, e lo “spazio di azione”, lo Spiel-Raum, nel quale può avvenire l’apertura del nuovo.

D. Dal problematico rapporto fra sguardo topologi-co, ermeneutica, e prospettiva storica, emerge dun-que la questione del linguaggio, come questione delrapporto fra dicibile e indicibile; ma se questo è poi ilproblema della filosofia, la soluzione di questo rap-porto è ancora interna alla filosofia? La “fine”, o

l’“inizio”, della filosofia, in che misura le apparten-gono?

Rovatti: Credo di aver già detto come orienterei la miarisposta. Aggiungo che il linguaggio filosofico, secondola mia interpretazione, non corrisponde a una logica: sipotrebbe dire che esso immetta in una “confusione” ditipi logici, e con ciò tenti di avvicinarsi proprio allo“spazio” del linguaggio. Per esempio, pone domande allaparola poetica, e da essa ottiene suggerimenti sulle regoledel gioco; ovvero, su come il gioco funziona, su come illinguaggio agisce in questo gioco. Ma dove “abita” allorala filosofia, se essa ha bisogno di questa “distanza” da sestessa? Si potrebbe ipotizzare che abiti la paradossaleconsapevolezza del gioco del linguaggio.Sini: La questione del dicibile e dell’indicibile, se vieneconsiderata alla luce di ciò che io chiamo “pratiche” (perle quali valga il precedente riferimento a Etica dellascrittura) si vanifica pressoché interamente. Non esisto-no né il dicibile, né l’indicibile; o, meglio, esistono solonella pratica universalizzante della concettualità filosofi-ca. Esistono molteplici pratiche della parola e, correlati-vamente, del silenzio. Ma solo se si è raggiunta effettiva-mente (non solo come nozione teorica, cioè buona per un“dibattito”) la dimensione che io chiamo “etica”, alloradivengono evidenti e comprensibili le espressioni con lequali mi riferisco qui alle “molteplici pratiche dellaparola e del silenzio”. Naturalmente nessuno è obbligatoad accedere effettivamente a una dimensione etica, nelsenso in cui intendo tale termine; bisogna vedere se puòfarlo, il che è di nuovo una questione etica che riguardalui. Per parte mia, tenendo conto del cammino che, incerto modo, mi sono trovato costretto a percorrere, inquanto cammino “segnato”, posso dire solo che se puòfarlo, allora certamente lo farà. Non avrà altra scelta, e inquesto, con apparente paradosso, consisterà la sua liber-tà. Si potrebbe dire: libertà dalla teoria nella teoria.Ovvero: modo di abitare il circolo ermeneutico nellamaniera giusta, e perciò di permanervi.Vitiello: La questione del linguaggio, intesa come que-stione del rapporto tra l’indefinito e l’orizzonte che lodefinisce, riassume tutti i problemi e tutte le difficoltà,non solo - sarebbe poco - della topologia, ma della stessafilosofia nella e della quale viviamo, volenti o nolenti chesi sia, almeno da Platone. Non a caso l’ultima parte diTopologia del moderno è dedicata al rapporto tra silenzioe linguaggio; è questo un problema tutto filosofico econsiste non solo e non tanto nella contraddizione, bensìnel dire la contraddizione. In questo senso, la topologiaosa riprendere la questione “filosofia” ab origine, cioèdall’aporìa del mentitore, dalla questione della contrad-dizione in cui, dicendo, ci si pone.

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SCHEDA

di Giovanni Mastroianni

La stampafilosofica in Rus-

sianell’anno primo

del post-comunismo

Nel 1991, le principali pubblicazioni periodiche acui continuavano a fare riferimento i filosofi(ancora per poco) sovietici, erano tre: i “Vopro-

sy filosofii” (“Questioni di filosofia”), organo dell’Istitu-to di Filosofia dell’Accademia delle scienze dell’Urss, le“Filosofskie nauki” (“Scienze filosofiche”), del Ministe-ro dell’istruzione speciale superiore e media dell’Urss, ela serie 7/Filosofia del Bollettino dell’Università di Mo-sca (“Vestnik Moskovskogo universiteta”). I “Voprosyfilosofii” uscivano ogni mese, e avevano raggiunto daqualche anno una tiratura di circa cinquantacinquemilaesemplari per numero. Le “Filosofskie nauki” e il bollet-tino filosofico dell’Università della capitale tiravanorispettivamente settemila esemplari dodici volte all’an-no, e tremila esemplari sei volte all’anno.La preminenza dei “Voprosy” datava dalle origini, dal1947, dalla svolta determinata nei vari campi della vitaculturale da Andrej Zdanov. Il primo numero aveva avutoappunto come unico conte-nuto gli atti della discussio-ne sulla Storia della filoso-fia dell’Europa occidenta-le di Georgij Aleksandrov,quando i maggiori specia-listi erano stati costretti ariconoscere al cospetto delSegretario del Comitatocentrale del Partito comu-nista le proprie responsabi-lità per il passato, e a pro-mettere nel lavoro futurouna maggiore intransigen-za ideologica. E’ significa-tivo che il vecchio studiosoincaricato di celebrare inpiena perestrojka il quaran-tesimo anniversario dellafondazione della rivistaavesse evitato di fermarsisu questo precedente imba-razzante (e di fare addirit-tura il nome di Zdanov, pur ricordando come niente ildibattito da lui promosso) e si fosse piuttosto diffuso sulgrande lavoro compiuto in tanto tempo, prima «nono-stante le difficoltà connesse al periodo del culto dellapersonalità di Stalin», poi nelle condizioni via via deter-minate dal XX Congresso e dalle vicende politiche adesso seguite. Era un patrimonio di esperienze e soprattut-to di competenze che non doveva andare disperso colresto, a vantaggio del dilettantismo «dei grafomani dellafilosofia e degli altri sedicenti ‘riformatori’ della scienza,la cui attività arreca un danno serio alla scienza filosofi-ca» (C. G. Arzakanjan, Filosofskaja mysl’ i filosofskijzurnal, “Voprosy filosofii”, 1987/7, pp. 133 sgg.).L’uso voleva che l’attività delle vere e proprie rivistefosse integrata dalle raccolte, anch’esse ufficiali, dei varigruppi di studio. A. L. Andreev e K. Ch. Delokarovavevano così curato ancora nel 1989, per le edizioniNauka di Mosca, una prima serie di “Obscestvennajamysl’” (“Il pensiero sociale”), con ricerche sulla storiadelle idee nella Russia dei secoli XII-XIX, sul pensiero

sociale russo dell’Ottocento, su Hutcheson, Hume eHegel, sul leninismo in Occidente e su Bucharin, e con untesto attribuito a Radiscev e uno di Rozanov su Solov’ev.Negli ultimi tempi, lo spazio di tali pubblicazioni erastato occupato da altre dello stesso tipo ma indipendenti,e alla fine da altre riviste. A Mosca, dove già usciva daqualche anno un “Annuario storico-filosofico” (“Isto-riko-filosofskij ezegodnik”), fra il 1990 e il 1991 eranoapparsi una rivista intitolata “Celovek” (“L’uomo”), unaraccolta letterario-filosofica intitolata “Opyty” (“Espe-rienze”) e diretta da A. V. Gulyga, un almanacco intito-lato “Kvintessencija” (“Quintessenza”) a cura di V. I.Mudragej e V. I. Isanov, una raccolta di studi ebraiciintitolata “Targum” e diretta da M. Scneider, una rivistaintitolata “Naciala” (“Principi”) e diretta da N. V. Skoro-bogat’ko, una rivista intitolata “Voprosy metodologii”(“Questioni di metodologia”) e diretta da G. P. Scedro-vickij, un almanacco intitolato “Paralleli” e diretto da A.

Kara-Murz, una rivista fi-losofico-letteraria intitola-ta “Logos” e diretta da V.V. Anascvili, e una intito-lata “Socio-logos”, di so-ciologia, antropologia emetafisica, a cura di V. V.Vinokurov e A. F. Filip-pov. A Leningrado/S. Pie-troburgo, una rivista filo-sofica intitolata “Stupeni”(“Gradi”) e diretta da V. I.Smirnov, un almanacco fi-losofico-artistico intitolato“Silentium” e diretto da L.M. Morev, e un altro “Lo-gos”, diretto da N. B. Iva-nov e G. L. Tul’cinskij,anch’esso inteso a rinno-vare l’edizione russa del1910-1914 della celebre ri-vista internazionale di filo-sofia della cultura di Georg

Mehlis.Quanto su queste stesse iniziative pesassero gli equivocie i compromessi della particolare fase politica, non si sadire. Ma Arsenij Gulyga, il direttore degli “Opyty”,aveva curato nel 1988 con Aleksej Losev la prima edizio-ne sovietica di Vladimir Solov’ev. La sua prefazione sichiude (a p. 46 del primo dei due volumi di Mysl’ diMosca) con una sottolineatura dell’opposizione del filo-sofo della onniunità al positivismo, all’idealismo razio-nalistico, al nietzscianesimo «e alle altre specie di deca-dentismo». E col commento, tratto dai Quaderni filoso-fici di Lenin: «Quando un idealista ne critica un altro, hala meglio com’è noto il materialismo». Proprio del 1990è questa giustificazione di Gulyga, per la pubblicazionedi altri testi di Solov’ev in un volume della Bibliotecadell’ateo di Sovetskaja Rossija di Mosca: «Il lettore nondeve meravigliarsi del fatto che le opere di VladimirSolov’ev siano incluse nella serie ateistica: la concezio-ne del mondo materialistica può essere solida solo ad unacondizione, se essa si basa sulla conoscenza, sulla storia

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della cultura, di cui fa parte integrante anche la storia delpensiero religioso» (p. 5).Nel 1992, i “Voprosy filosofii” si sono subito ripresentaticome organo dell’Istituto di filosofia dell’Accademiadelle scienze russa (non più dell’Urss). Sul frontespiziointerno, sotto l’indicazione dell’inizio della pubblicazio-ne (“luglio 1947”), esibivano quella del nuovo finanzia-tore, la Banca panrussa della borsa. I lettori hannoinsieme saputo della costituzione di un Fondo FilosoficoMoscovita, organizzazione sociale non commerciale,avente anzitutto il compito di aiutare la «più vecchiapubblicazione filosofica russa a “sopravvivere» (p. 191del n. 1). La tiratura è diminuita, ma a poco meno diquarantamila esemplari per mese. Le “Filosofskie nauki”hanno invece interrotto le pubblicazioni dopo solo trenumeri. Il competente Comitato per la scuola superiorepresso il Ministero della scienza, della scuola superioree della politica della tecnica della Federazione russa nonha evidentemente fornito il sostegno in cui la redazionesperava. Il “Vestnik Moskovskogo universiteta” è uscitocome al solito.Altre pubblicazioni indipendenti si sono aggiunte a quel-le sopra indicate. A Minsk, un nuovo “Istoriko-filoso-fskij ezegodnik”, sotto la direzione di A. Michajlov. AMosca, una rivista di filosofia, letteratura e culturaintitolata “Zdes’ i teper’” (“Qui e ora”) e diretta da M.Nemcov. A Kiev, ma in lingua russa, una rivista trime-strale artistico-filosofica e di logica della cultura intito-lata “Novyj krug” (“Il nuovo cerchio”) e diretta da A.Mokrousov. A S. Pietroburgo, una raccolta dei lavoridella Scuola religioso-filosofica superiore, a cura di G. I.Benevic, sotto il titolo “Patrologija. Filosofija. Germe-nevtika”. Stava per uscire una nuova rivista del FondoFilosofico Moscovita, intitolata “Filosofskie issledova-nija” (“Ricerche filosofiche”).I “Voprosy filosofii” compivano a luglio altri cinqueanni. Il numero 7 è uscito con un bel 45 in rosso sullacopertina, e a pp. 3 sgg. un editoriale del direttore,Vladislav Lektorskij, inteso a precisare i risvolti e leimplicazioni della «profondissima crisi, vissuta dallescienze sociali». La crisi non significa «che in generalenegli ultimi settanta anni i rappresentanti delle nostrescienze sociali ed umane non abbiano creato niente chemeriti una qualunque attenzione». Se tanti filosofi hannolavorato «all’applicazione dei dogmi del ‘socialismosviluppato’ nelle altre discipline sociologiche», è anchevero che «negli anni più difficili, in condizioni incredi-bilmente pesanti, nella situazione della persecuzioneideologica e delle repressioni politiche, nel nostro paesesono vissuti e hanno operato pensatori eminenti come M.M. Bachtin, A. F. Losev, V. F. Asmus, S. L. Rubinstejn,Ja. A. Golosovker». Negli anni sessanta è apparsa «unanuova generazione di uomini interessanti, i cui lavoriripubblicheremo (e non di rado li pubblicheremo per laprima volta, perché a suo tempo non potevano esserepubblicati)». Si tratta, per non dire che dei morti, di M.K. Mamardascvili, fra l’altro a lungo collaboratore eanche direttore dei “Voprosy”, di E. V. Il’enkov, P. V.Kopnin, M. K. Petrov, E. G. Judin.La storia dei “Voprosy filosofii” non è stata ancorascritta. Ma per tutti coloro che hanno seguito le nostre

pubblicazioni negli anni 60 e negli anni del “ristagno”, èindubbio il fatto che la rivista ha giocato in questo tempoun ruolo unico nella nostra cultura e ha cercato dicontrastare la pressione ideologica esercitata su di essa.Altra cosa è che questo non sia sempre riuscito, che nonin tutte le sfere della conoscenza filosofica questo fosseanche possibile (specialmente nella filosofia sociale enella teoria della società sovietica).Certo, ora noi lavoriamo in una situazione in linea diprincipio diversa. E non possiamo non capire che ogginon basta seguire le vecchie, anche belle, tradizioni.Adesso si tratta non semplicemente di singole ricercheprofessionali, persino di problemi filosofici importanti,bensì della necessità di una intera rivoluzione dellaconcezione del mondo, non solo della rinuncia ai clichédel marxismo dogmatico, bensì della demolizione dimolti profondi orientamenti della coscienza sociale, distereotipi fortemente radicati del pensiero e della condot-ta.Occorre sviluppare «la linea che si è tracciata nellarivista già quattro anni addietro», la linea cioè dei tempidi Gorbacev, con gli aggiustamenti suggeriti da un con-testo sociale e culturale “in continuo cambiamento”. Il“pluralismo” impone di salutare con favore le nuoveriviste; ma esse «si distinguono dalla nostra, o per unindirizzo problematico assai concreto (per esempio, ilchiarimento delle questioni della metodologia), o per lapresenza di preferenze filosofiche nettamente determi-nate (fenomenologiche, postmodernistiche, religioso-filosofiche, etc.), o ancora in chi sa quali rapporti».I “Voprosy filosofii”, la più vecchia rivista filosoficarussa, ha una sua riconosciuta specificità, i suoi lettori eautori. Noi pensiamo che nelle condizioni della varietàdella stampa periodica di filosofia questa specificità puòmeglio manifestarsi. I “Voprosy filosofii” tendono in-somma a prendere il posto tenuto fino al 1917 dai “Vo-prosy filosofii i psichologii”. Com’è mostrato nel volumeche li illustra in dettaglio (Guerini e Associati, Milano1989), i “Voprosy filosofii i psichologii” avevano lafunzione di un punto d’incontro al di sopra delle parti, perle ricerche, i libri e le riviste speciali di più sicuraqualifica scientifica, a prescindere (come si diceva) dalledifferenti concezioni del mondo. E’ un esito paradossale,per un periodico inaugurato da Zdanov nel nome delladiscontinuità e autosufficienza del marxismo rispetto atutte le filosofie precedenti, ma non incredibile. Si èinfatti ricreata da un lato una situazione assai simile, incircostanze ovviamente diverse, a quella che descrivevaVladimir Solov’ev nel commentare con la solita ironianel primo numero del 1891 il “largo programma” dei“Voprosy filosofii i psichologii” - «un programma chenon esclude nessuna veduta e nessun indirizzo di pensie-ro». «Io non so se è o non è desiderabile coltivare palmeda dattero sulle rive / gelate due terzi dell’anno / delfiume Peciora, ma so che questo è impossibile. Altrettan-to impossibile è una pubblicazione filosofica collettivadi indirizzo rigorosamente-determinato ed esclusivo,dove la cultura filosofica si trova ancora allo stadio delle“nebulose”, e dove ogni pensatore è l’unico seguace delsuo indirizzo, e l’unico rappresentante della sua scuola»(pp. 117 sgg. della sezione speciale per la critica e la

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bibliografia).Gli operatori in servizio hanno dall’altro lato gli stessivalidi motivi di prima, per restare uniti attorno al vecchiocentro e alla sua tradizione. Non è facile rinunziare aivantaggi pratici di una grossa struttura editoriale e didistribuzione, né liberarsi degli abiti contratti nella lungapartecipazione alle riflessioni organizzate su larga scala.Soprattutto, le posizioni e i titoli acquisiti nel periodosovietico mantengono tutta intera la loro validità solo senon interviene una rottura, se non prevale un’idea delrinnovamento incapace di distinguere fra le strumenta-lizzazioni politiche del passato e le tecniche strumenta-lizzate. Da qui anche l’interesse all’apologia della filoso-fia del settantennio, persino con l’annessione ad essa perl’occasione in qualità di esponenti più illustri degliesclusi e perseguitati di allora.Lo spoglio che si presenta a conclusione, comprendel’elenco di tutti gli articoli, testi, documenti, note erecensioni usciti nel 1992 nei “Voprosy filosofii” (VF),nelle “Filosofskie nauki” (FN), e nel Bollettino filosofi-co dell’Università di Mosca (VMU). Per dare una primaimpressione della specie e della proporzione dei temi, gliarticoli, etc., sono stati distribuiti in cinque sezioni, asecondo che riguardino questioni del pensiero russoprerivoluzionario e dell’emigrazione (I) e di quello delperiodo sovietico (II), questioni del pensiero occidentale

e in genere non russo (III), dibattiti in corso attualmentein Russia (IV) e questioni del marxismo (V). La primasezione è di 100 item. La seconda di 70. La terza di 84.La quarta di 108. La quinta di 7. Sembra un mondorivolto all’indietro e al di fuori, più che in avanti. Ilsilenzio su Marx e Lenin non è forse una semplicereazione.Delle altre riviste dello stesso anno si sono potute vederele sole descrizioni di tre primi numeri, date da A. Ogur-cov nel numero 9 dei “Voprosy filosofii”. “Zdec’ iteper’” ha questo titolo per la convinzione che sia impos-sibile capire la Russia di oggi al di fuori della sua storiae della storia del mondo. Fra gli autori stampati o ristam-pati o intervistati: M. Mamardascvili, sui rapporti lin-gua-pensiero e le loro possibili cristallizzazioni; S. Cho-ruzij, sul problema della persona nell’ortodossia; M. B.Turovskij, sulla dipendenza della cultura dalla filosofia;V. S. Bibler, sulla differenza fra cultura e civiltà; alcuniesponenti del cinema russo; S. Dzimbinov, sugli studidegli ultimi venti anni intorno ai filosofi religiosi. Il“Novyj krug” riprende anch’esso note di Mamardascvilie Bibler, sul concetto della filosofia e sulle forme stori-che del dialogo, ed altre di A. Scevcenko sul rapportoRussia-Occidente nella filosofia della storia di Mamar-dascvili, G. Tul’cinskij sull’essere come atto, Georges

Nivat su destino di PaulPascal, A. N. Gorski sullacritica postmodernistica,M. Gasparov e O. Sedako-va su Bachtin. Ci sono poiestratti di un trattato inedi-to del futurista ucraino A.Bogomazov (1880-1930).Si annunziano per il secon-do numero un altro articolodi Mamardascvili, un Ro-zanov e Dostoevskij di A.Pjatigorskij, una crisi del-l’antiideologia di V. Bibi-chin, e traduzioni da Cassi-rer e Heidegger. “Patrolo-gija. Filosofija. Germene-vtika” contiene nella sezio-ne filosofica articoli di O.M. Nogovicyn, sulla formadell’uomo e sulla indivi-dualità trascendente, e A.G. Cernjakov, sul temponella storia della metafisi-ca europea, nonché la tra-duzione di Il tempo e l’al-tro di Levinas.

IL’agosto dei cambiamenti - la visionedi un emigrato russo (intervista a N.B. MORAVSKIJ), VF/1.

AKSENOV G. P., Il potere del tempo(Su Valerian Mudrav’ev e la sua filo-sofia), VF/1.

BERDJAEV N. A., Lettere a M. O.Gersenzon, a cura di M. A. Kolerov,VF/5.

BOLDYREV A. I., Rec. a La filoso-fia russa della seconda metà del XVI-II secolo, Sverdlosk, 1990. FN/2.

BULGAKOV S. N., Lettere inedite aV. V. Rozanov, a cura di M. A. Kole-rov, VF/10.

CHOLODNYJ V. I., L’opera assio-logica di Aleksej StepanovicChomjakov, FN/1.

CIULKOV G. I., Appunti automaticidi Vl. Solov’ev, a cura di M. V. Mi-chajlova, VF/8.

CIUZOV F. V., Lettera a Ju. F. Sama-rin, a cura di N. I. Cimbaev, VF4.

DAHM H., Il lume della ragione na-turale nel pensiero di Vl. Solov’ev,VF/8.

Il destino dell’essere - la via verso lafilosofia (intervista a Ju. V. MAM-LEEV), VF/9.

FILATOV V. P., Sulla serie Dallastoria del pensiero filosofico nazio-nale, VF/1.

FRANK S. L., La dimostrazione on-tologica dell’esistenza di Dio, 1930,VMU/5.

FRANK S. L., I presupposti filosoficidel dispotismo, VF/3.

GAJDENKO P. P., Sotto il segnodella misura (il conservatorismo libe-rale di P. B. Struve), VF/12.

GAVRJUSCIN N. K., Le antitesi della“spada ortodossa”, VF/4.

IL’IN I. A., Il seppellimento deltolstoismo imbalsamato (capitoli dellibro Sulla resistenza al male con laforza), VF/4.

ISUPOV K. G., La parola come atto(sulla dottrina filosofica di A. A. Me-ier), VF/7.

ISUPOV K. G., Rec. a Puskin nellacritica filosofica russa. Fine del XIX-prima metà del XX secolo, a cura diR. A. Gal’ceva, Mosca, 1990, VF/1.

ISUPOV K. G., Rec. a L’eros russo,o La filosofia dell’amore in Russia,Mosca, 1991, VF/12.

IVANOV A. V., Il cosmo socio-giu-ridico della Russia: si avvererà il so-gno?, VMU/2.

IZGOEV A. S., Il potere e la persona,1922, FN/1.

JANOV A. L., La tragedia di un gran-de pensatore / K. N. Leont’ev, VF/1.

KAMENSKIJ Z. A., Sulle letture con-temporanee di P. Ja. Ciadaev, VF/12.

KANTOR K. M., Qual è la via versola civiltà?, VF/11.

KARASEV L. V., L’idea russa (sim-bolismo e senso), VF/8.

KARTASCIOVA L. E., Uno sguar-do all’estetica, VMU/1.

KOLEROV M. A., PLOTNIKOV,N. S., La via creativa di P. B. Struve,VF/12.

KOZLOVA N. N., L’esperienza rus-sa: invito alla critica, FN/3.

KRAVCENKO V. V., Le vedute este-tiche di P. D. Uspenskij, FN/1.

LAPSCIN I. I., Confutazione del so-lipsismo, 1924, a cura di A. G. Vasce-stov, FN/3.

LEBEDEV A. A., L’amore senza gio-ia (saggi di letture possibili di Ciada-ev), VF/7.

LICHACEV D. S., Su AleksandrAleksandrovic Meier, VF/7.

LOPATIN L., Presente e futuro dellafilosofia, 1910, VMU/4.

MAKAROV M. G., La fondazionedell’ideale morale nella filosofia deiprimi slavofili e in Vl. Solov’ev, FN/2.

Materiali per la biografia creativa diP. B. Struve, VF/12.

Materiali per la biografia di S. L.Frank, VF/3.

MEIER A. A., Il senso religioso delmessianismo, VF/7.

MEIER A. A., La Società religioso-filosofica di Pietroburgo, VF/7.

MIRTICJAN A. A., P. A. Kropotkinsul terrore rivoluzionario, VMU/1.

MISCIN N. A., Contro corrente. Vitae opera di L. M. Lopatin, VMU/4.

MUDRAV’EV V. N., Lettere. La viainterna. Note filosofiche, aforismi, acura di G. P. Aksenov, VF/1.

NOVGORODCEV P. I., L’idea deldiritto nella filosofia di Vl. Solov’ev,1901, VMU/3.

NOVGORODCEV P. I., Sui compitidell’attuale filosofia del diritto, 1902,VMU/3.

PAVLOV A. T., Per la questionedella originalità della filosofia russa,VMU/6.

PESKOV A. M., Il complesso ger-manico degli slavofili, VF/8.

POKROVSKIJ N. E., P. A. Sorokin:lavorare nel campo natio?, FN/1.

POLTORACKIJ N. P., La filosofiareligiosa russa, a cura di I. A. Savkin,VF/2.

PRIGOZIN A. I., Sul senso della no-stra storia, FN/3.

PUGACEV O. S., V. S. Solov’ev:assoluti etici e linea di condotta nellavita, VMU/6.

RASCKOVSKIJ E. B., Losev e So-lov’ev, VF/4.

RED’KO N. N., Il grottesco filosofi-co-religioso di F. M. Dostoevskij,VMU/3.

REZVYCH T. N., La realtà e l’uomonella metafisica di S. Frank, VMU/5.

ROZANOV V. V., Lettere a N. K.Michajlovskij e P. B. Struve, a cura diM. A. Kolerov, VF/9.

SCVARC I. G., Dalle lezioni Sulle

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SCHEDA

tre conoscenze, 1782-1783, a cura diS. V. Arzanukin, FN/1.

SERBENKO N. I., Rec. a I. A. GO-LOSENKO, Pitirim Sorokin: il desti-no e i lavori, Syktyvkar, 1991, FN/3.

SEVERNIKOVA N. M., La conce-zione del mondo di A. A. Fet, VMU/1.

SHCHUKIN V. G., Il mondo cultura-le dell’occidentalizzante russo, VF/5.

SOLOV’EV V. S., Lettere del sabato.Il cielo e la terra, VMU/6.

SOROKIN P. A., Il cambio degliorientamenti come sintomo sociale,1921, FN/1.

SPEKTORSKIJ E. V., Il concettodella società nel mondo antico, 1911,a cura di I. V. Kupreeva, FN/2.

STEPUN F., La Russia alla vigiliadel 1914, VF/9.

STRUVE P. B., La Grande Russia.Dai ragionamenti sul problema dellapotenza russa, 1908, VF/12.

STRUVE P. B., L’intelligencija el’economia nazionale, 1908, VF/12.

STRUVE P. B., V. V. Rozanov, ungrande scrittore con un vizio organi-co, 1910, VF/12.

STRUVE P. B., Individualismo e so-cialismo. Frammento, VF/12.

TICHOMIROV L. A., Lettere a M.V. Lodyzenskij, a cura di V. N.Nazarov, VF/5.

TREDGOLD D., L’influenza del cri-stianesimo ortodosso sulle vedute po-litiche dei pensatori russi del XIXsecolo: Gogol’, Dostoevskij, Leskov,VMU/1.

TVARDOVSKIJ K., Autobiografia,a cura di B. T. Dombrovskij, VF/9.

VLASENKO K. I., La storia dellafilosofia russa nell’interpretazione diM. N. Ersciov, VMU/5.

ZUKOV V. N., La filosofia sociale diP. I. Novgorodcev, VMU/3.

IIBACHTIN M. M., Aggiunte e modi-fiche al Rabelais, VF/1.

BIBICHIN V. V., Dai racconti di A.Losev, VF/10.

CHORUZIJ S. S., Un combattimentodi retroguardia. Pensiero e mito diAleksej Losev, VF/10.

CHORUZIJ S. S., Karsavin, l’ebrai-smo e il PCR, VF/2.

CIOLKOVSKIJ K. E., Gli utopisti.L’universo vivente, VF/6.

Le conferenze karsaviniane di Pietro-burgo, VF/2.

Dialogo sulla dialogica, VF/12.

GAVRJUSCIN N. K., La via cosmi-ca alla “felicità eterna” (K. E. Ciolko-vskij e la mitologia della tecnocrazia)(VF/6).

GOGOTISCVILI L. A., Varianti einvarianti di M. M. Bachtin / per ilRabelais / (VF/1).

KARSAVIN L. P., La filosofia e ilPCR. A proposito di un articolo di A.N. Kozennikov, VF/2.

KIN C. I., L’uomo che ha accettato lastaffetta, VF/2.

KOZEVNIKOV A., La filosofia e ilPCR, VF/2.

Lettera a Chruscev di P. I. Sciabalkinsulle persecuzioni subite negli annitrenta, e sulle responsabilità di alcuniaccademici e professori; replica diquesti ultimi e controreplica dell’in-teressato, FN/1.

Materiali dell’adunanza generale dellasocietà dei biologi materialisti del-l’Accademia comunista, 14 e 24 mar-zo 1931, FN/1.

PECENKIN A. A., CIAJKOVSKIJA. V., Ricordando B. M. Kedrov, VF/1.

PETROV M. K., La trasparenza el’organizzazione nell’attività delloscienziato. Il mito e la rivoluzionescientico-tecnica, VF/6.

SMIRNOV A. V., Alla memoriadi Oleg Fedorovic Serebrjan-nikov, VF/11.

La società sovietica e l’uomo sovieti-co - il punto di vista di AleksandrZinov’ev (materiali di una “tavolarotonda”, a cui sono intervenuti: V. I.TOLSTYCH, V. M. MEZUEV, N.V. LJUBOMIROVA, A. M. FEDI-NA, S. G. KORDONSKIJ, I. K. PAN-TIN, K. M. KANTOR), VF/11.

VASIL’EVA M. O., La filosofiadell’esistenza di Andrej Platonov,VMU/4.

ZINOV’EV A. A., Il Vangelo di Gio-vanni, VF/11.

IIIABBAGNANO N., L’esistenza comelibertà, VF/8.

ABELARDO P., Dialettica, VF/3.

ADORNO T. W., Per una logica dellescienze sociali, VF/10.

AGAZZI E., La responsabilità - verabase per il regolamento di una scien-za libera, VF/1.

AKIMOV P. A., Rec. a Ju. B. MOL-CIANOV, Il problema del temponella scienza contemporanea, 1990,FN/1.

APRESJAN R. G., Il centro scientifi-co-educativo Etica della non violen-za, VF/3.

ARENDT H., La tradizione e l’epocaattuale, VMU/1.

ARON R., Equivoque et inépuisable,a cura di I. A. Goborov, VMU/2.

ARTEM’EVA O. V., Rec. a A. HEL-LER, Un’etica comune, VF/2.

L’Associazione internazionale dellariconciliazione (IFOR), VF/3.

BALLESTREM K. G., Le aporie del-la teoria del totalitarismo, VF/5.

BEAUVOIR S. (de), Must we burnSade? (a cura di I. V. Egorova), FN/1.

BOBBIO N., Intellettuali e potere,VF/8.

BUBER M., Il problema dell’uomoda Aristotele a Kant, a cura di Ju. S.Terent’eva, FN/3.

CAMPBELL J., Libertà e comunità,VF/12.

CHROSTOVSKIJ O. V., Il significa-to dell’olocausto per la comprensio-ne cristiana della Bibbia, VF/5.

Colloquio di A. JACQUES e S.LAUER, VF/5.

DAVYDOV M. A., “Avendo supera-

to la durezza della natura... “ (B. S.Kuzin e A. G. Gurvich), VF/5.

DE MAN P., La critica e la crisi, acura di S. A. Nikitin, FN/3.

DERRIDA J., Lettera a un amicogiapponese, VF/4.

FADEEVA T. M., L’Europa unita:eredità e fortuna, VF/4.

FRENKIN A. A., Le questioni dellafilosofia politica nelle riviste dellaRepubblica Federale Tedesca, VF/1.

GAJDENKO P. P., La razionalitàscientifica e la ragione filosofica nel-l’interpretazione di Edmund Husserl,VF/7.

GANDHI M. K., La mia fede nellanon violenza, VF/3.

GOBOZOV I. A., Raimond Aron -grande pensatore del XX secolo,VMU/2.

GROYS B., Ricerca dell’identità na-zionale russa, VF/1.

GRZEGORCZYC A., La comunica-zione spirituale alla luce dell’idealedella non violenza, VF/3.

GUARDINI R., Il Salvatore nel mito,nella rivelazione e nella politica, acura di Ju. S. Terent’evic, FN/2.

GUSEJNOV A. A., L’etica della nonviolenza, VF/3.

HABERMAS Ju., Il moderno - unprogetto incompleto, VF/4.

HARRE R., L’epistemologia socia-le: trasmissione del sapere attraversoil discorso, VF/9.

HELLER A., Immanuel Kant invita apranzo, VF/11.

HOLTON G., Che cos’è l’anti-scien-za?, VF/2.

HUSSERL E., La crisi delle scienzeeuropee e la fenomenologia trascen-dentale. Introduzione alla filosofiafenomenologica (capitoli dal libro),VF/7.

Intervista a N. BOBBIO, VF/8.

ISAEV S. A., Il Dio-incognito e ilDio-anonimo nella teologia di SorenKierkegaard, VMU/1.

ISUPOV K. G., La storia come arte-fatto estetico, FN/3.

KASAVIN I. T., Il filosofo di Oxford- 1991: a case-studies, VF/8.

KING M. L., Amate i vostri nemici,VF/3.

KNJAZEVA E. N., KURDJUMOVS. P., La sinergetica come nuova vi-sione del mondo: dialogo con I. Pri-gogine, VF/12.

KORNEEV P. V., L’evoluzione del-l’approccio filosoficamente irrazio-nalistico all’esperienza vitale, FN/1.

KOSEVIC E., Il pensiero filosofico eteologico protocristiano in rapportoalla problematica del corpo, FN/3.

KOSEVIC E., L’uomo e il suo corpoalla luce del Vecchio e del NuovoTestamento, FN/1.

KUNG G., Le scienze cognitive suuno sfondo storico. Note di un filoso-fo, VF/1.

KUNGUROV O. N., Il problema del-la crisi dell’arte nell’estetica dell’Il-luminismo tedesco, VMU/1.

KURTS P., L’umanesimo nella pro-spettiva storica, VMU/2.

KUZIN B. S., Sul principio del cam-

po nella biologia. Dalle lettere ad A.A. Gurvich, VF/5.

KUZNECOV V. G., L’ermeneutica:evoluzione dell’idea e situazione at-tuale, VMU/2.

LACKS D., Sul pluralismo della na-tura umana, VF/10.

LEZOV S. V., La teologia di RudolfBultmann, VF/11.

LJUBIN V. P., Norberto Bobbio: lapolitica e gli intellettuali, VF/8.

LORENZ K., L’aggressione (il co-siddetto Male), VF/3.

LORENZ K., Gli otto peccati capitalidell’umanità civilizzata, VF/3.

LUKS L., Per la questione della sto-ria dello sviluppo ideale della “pri-ma” emigrazione russa, VF/9.

LYSENKO V. G., La filosofia com-parata in Russia, VF/9.

MAN’KOVSKAJA N. B., L’esteticaecologica all’estero, FN/2

MAMARDASCVILI M. K., Un pen-siero vietato (Colloqui con A. Epel-boin), VF/4-5.

MEYLER H., Il negro bianco, a curadi A. M. Zveren, VF/9.

MILDON V. I., La “terra” e il “cielo”della coscienza storica (le due animedell’umanità europea), VF/5.

MIRIMANOVA N., La non violenza:movimenti e organizzazioni, VF/3.

NAZARETJAN A. P., L’evoluzionestorica della morale: progresso o re-gresso?, VF/3.

NERETINA S. S., Abelardo e Petrar-ca: le vie dell’autoconoscenza dellapersona, VF/3.

NICCOLO’ DA CUSA, De pace fi-dei, VF/5.

OJZERMAN T. I., La filosofia diKant come revisione radicale dellametafisica e sua nuova fondazione,VF/11.

OVCINNIKOV N. F., Karl Popper -nostro contemporaneo, filosofo delXX secolo, VF/8.

POPOV A. V., RODRIGES M. G.,Le peculiarità della pratica delle co-munità di base latino-americane,VMU/4.

POPPER K., La logica delle scienzesociali, VF/10.

POPPER K., La miseria dello storici-smo, VF/8-10.

RUTKEVIC A. M., La disputa sulpositivismo nella sociologia tedesca,VF/10.

La Russia e l’Occidente: interazionedelle culture (materiali di una “tavolarotonda”, a cui sono intervenuti: V. I.TOLSTYCH, V. S. STEPIN, K. M.KANTOR, V. A. DMITRIEV, A. M.SALMIN, L. V. POLJAKOV, V. M.MEZUEV, G. R. IVANICKIJ, Ju. M.BORODAJ, E. Ju. SOLOV’EV, A.A. KABAKOV, F. T. MICHAJLOV,V. N. SCERDAKOV, T. A. ALEK-SEEVA), VF/6.

SANTAYANA G., Il progresso nellafilosofia, VF/4.

SCIBAEVA M. M., Rec. a K. M.DOLGOV, Da Kierkegaard a Camus,Mosca, 1990, FN/2.

SCIOCHIN V. K., G. Santayana e lafilosofia indiana, VF/4.

SCREJDER Ju. A., L’esperienza

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SCHEDA

della interazione cristiano-giudai-ca, VF/5.

SCTINOV V. N., La filosofia di Ri-chard Bernstejn come alternativa allafilosofia analitica, FN/2.

SERLE G., Una parola rivoltata,VF/4.

SHARP J., Il ruolo della forza nellalotta non violenta, VF/8.

SILICEV D. A., J. Derrida: la deco-struzione, ovvero una filosofia in sti-le postmoderno, FN/3.

THOM P., Il metodo sperimentale:mito degli epistemologi (e degli scien-ziati?), VF/6.

VERNANT J. P., Un Socrate geor-giano, VF/5.

VIRT S., Perché gli uomini hannocominciato ad aver paura dei reatto-ri?, VF/2.

WRIGHT G., Logica e filosofia nelXX secolo, VF/8.

ZADVORNYJ V. L., Rec. a P. HA-DOT, Plotino o la semplicità dellosguardo, Mosca, 1991, FN/3.

ZOTKIN A. A., Sul rapporto recipro-co del Samkhya e del Vedanta (se-condo il materiale del trattato di Vij-nanabhiksu Samkhyapravacanabhas-ya), VMU/3.

IVACHUPDOV M. D., BAZENOV L.B., La scienza naturale e la religionenel sistema della cultura, VF/12.

AMOSOV N. M., La mia concezionedel mondo, VF/6.

ARSCINOV V. I., SVIRSKIJ Ja. I.,Dalla lettura a senso a un prodotto asenso, VF/2.

BACHUR V. T., Per la questionedella base scientifico-naturale del-l’ideale, FN/3.

BARENBOJM G. M., La situazioneecologica nel paese, VMU/5.

BIBICHIN V. V., Filosofia e religio-ne, VF/7.

La bioetica: difficoltà, prospettive (ma-teriali di una “tavola rotonda”, a cuisono intervenuti: A. P. OGURCOV, I.T. FROLOV, S. Ja. DOLECKIJ, A. P.GROMOV, A. M. GURVIC, A. Ja.IVANJUSCKIN, V. A. TICHO-NENKO, R. V. KOROTKICH, G. A.SKRJABNEV, L. V. KONOVALO-VA, B. G. JUDIN, S. M. MALKOV,P. D. TISCENKO, VF/10.

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Il centro di ricerche internazionali epolitologiche dell’Università apertarussa, VF/2.

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L’educazione alla fine del XX secolo(materiali di una “tavola rotonda”, acui sono intervenuti: A. F. ZOTOV,V. I. KUPCOV, V. M. ROZIN, A. P.MARKOV, E. V. SCIKIN, V. G.CAREV, A. P. OGURCOV), VF/9.

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L’etica del lavoro come problemadella cultura nazionale: aspetti attuali(materiali di una “tavola rotonda” delsettembre 1991, con interventi di E.Z. MAJMINAS, D. E. FURMAN, L.A. RADZICHOVSKIJ, Ju. N. DA-VYDOV, M. BJUSCER, L. A. GOZ-MAN), VF/1.

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POMERANC G. S., L’irrazionale inpolitica, VF/4.

RADAEV Vad. V., Nella lotta delledue utopie, VF/4.

KAKITOV A. I., Civiltà, cultura, tec-nologia e mercato, VF/5.

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Religione e politica nella Russia po-stcomunista (materiali di una “tavolarotonda”, a cui sono intervenuti: D. E.FURMAN, V. I. GARADZA, A. V.SCIPKOV, S. B. FILATOV, A. V.JUDIN, p. AMBROSIJ (SIVERS), p.ANATOLIJ (BASKAKOV), L. N.MITROCHIN), VF/7.

ROMANOV Ju. I., Sullo status cate-goriale dell’ideale, FN/3.

ROTENFEL’D Ju. A., La dialetticanon classica: un approccio concretoal problema, FN/1

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SAMOCHVALOVA V. I., L’uomo eil mondo: il problema dell’antropo-centrismo, FN/3.

SCEVCENKO V. N., Rec. a M. S.KAGAN, Approccio sistemico e sa-pere umano, Leningrado, 1991, VF/9.

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SCVYREV V. S., La razionalità comevalore della cultura, VF/6.

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SOKOLOV V. V., La filosofia amare?, VMU/4.

STECKIN O. Ja., Nel giorno del giu-dizio, FN/2.

Le strade della cultura. Colloquio conM. L. GASPAROV, VF/3.

SVETLOV V. A., Sulla risolubilitàdi una questione irrisolta, ovvero seProtagora doveva sporgere denunciacontro Evatlo, FN/1.

Lo sviluppo dei fondamenti scientifi-ci e umanistici della filosofia: conclu-sioni e prospettive, a cura di I. T.FROLOV e altri, VF/10.

SVINCOV V. I., Uomini e crisi,VF/8.

SVINCOV V. I., La collettivizzazio-ne della coscienza, FN/3.

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AUTORI E IDEE

Eugenio Garin, Giovanni GentileNicola Abbagnano, Luigi Pareyson

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AUTORI E IDEE

AUTORI E IDEE

Esistenzialismo italiano

A cinquant’anni dall’inchiesta sull’esi-stenzialismo, presentata sulla rivista“Primato” nel 1943, che rappresentòl’atto di nascita ufficiale del cosiddet-to “esistenzialismo positivo” italiano,viene oggi pubblicato sull’argomentoun volume, L’ESISTENZIALISMO IN ITALIA

(Paravia, Torino 1993) a cura di BrunoMaiorca, con un’appendice su “Abba-gnano e Gentile” di Giovanni Fornero.L’edizione, che ha anche lo scopo diricordare degnamente la figura e l’ope-ra di Nicola Abbagnano, recentemen-te scomparso, si segnala nel contem-po come uno strumento di documen-tazione particolarmente idoneo allaridefinizione della categoria storiogra-fica di “esistenzialismo” e all’aggior-namento scientifico e didattico deidocenti di filosofia.

L’inchiesta su L’esistenzialismo in Italiache la rivista “Primato” offrì ai suoi lettoridalle proprie colonne nel fatidico 1943rappresenta uno snodo culturale e ideologi-co significativo nelle vicende della filoso-fia italiana contemporanea. Ad essa prese-ro parte sia gli esponenti riconosciuti dal-l’esistenzialismo italiano (Abbagnano ePaci), sia i loro oppositori e contraddittori(Carlini, Spirito, Olgiati, Guzzo, Carabel-lese, Pellizzi, Della Volpe, Luporini, Ban-fi, Gentile). Chi, come, in modo esemplare,Eugenio Garin, si è soffermato sul signifi-cato generale dell’episodio, ne ha per lo piùrilevato il valore di sintomo di una crisidella vecchia egemonia idealistica e dellaemergenza di nuovi protagonisti (se non dinuove egemonie) nella futura scena filoso-fica del dopoguerra. Interessante dunquesul piano ideologico, l’episodio è stato vi-ceversa scarsamente valutato sul terrenostrettamente filosofico, dove la cifra (ripre-sa nello stesso dibattito da alcuni protago-nisti come Banfi) dell’esistenzialismo comefilosofia della crisi (quando non addiritturacome “moda” giovanile) sembrò polariz-zare, per tutti gli anni Quaranta e anche neisuccessivi anni Cinquanta, il giudizio pre-valente della opinione filosofica ufficiale.A compensare questa lacuna interviene orail volume curato da Bruno Maiorca, che

insiste viceversa sul significato filosoficodi quella vicenda e rovescia il giudiziotradizionale, ricostruendo nell’ampio sag-gio introduttivo l’intera parabola teoricadell’esistenzialismo italiano (che amò de-finirsi, in polemica con quello tedesco efrancese, positivo, anziché negativo e ni-chilistico), dagli inizi negli anni Trenta allesue ultime propaggini nell’ultimo trenten-nio del dopoguerra. Un merito particolaredi questo volume non è solo quello dimetterci a disposizione per la prima voltain maniera integrale i testi (ormai introva-bili) dell’inchiesta di “Primato”, ma di se-guire con puntigliosa attenzione la succes-siva evoluzione dell’esistenzialismo italia-no, attraverso una scelta straordinaria dipagine antologiche dei suoi protagonisti edei suoi storici e critici (da Filiasi Carcanoa Bobbio; da Paci ad Abbagnano, a Parey-son; da Lombardi a Battaglia; da Prini aStefanici, A Garin, ecc.), dal 1943 al 1989.Ne risulta un quadro ricchissimo e infor-mato su un fenomeno che ha interessatotanta parte (e la migliore) della nostra cul-tura filosofica, e a cui va ormai riconosciu-to un posto e un ruolo non episodico nellafilosofia novecentesca.Un discorso a parte merita l’appendice, checontiene un saggio di Giovanni Fornerosu “Abbagnano e Gentile”, che fa il puntosulla questione di fondo dell’esistenziali-smo italiano, riguardante cioè i suoi rap-porti con la tradizione idealistica, domi-nante in Italia nella prima metà del secolo.Fornero affronta tale complessa questionestoriografica a proposito dei due autori chedelle due rispettive posizioni (l’idealisticae l’esistenzialistica) si possono giustamen-te ritenere i maggiori rappresentanti e ca-pofila: Giovanni Gentile e Nicola Abba-gnano. Egli rileva l’esistenza di oppostetradizioni interpretative, affermanti una li-nea di continuità o, all’opposto, una rottu-ra tra l’esistenzialismo positivo di Abba-gnano e l’idealismo attualistico di Gentile.La prima tradizione di lettura risale a LuigiPareyson, che fin dai suoi Studi sull’esi-stenzialismo (Firenze 1943) aveva consi-derato l’esistenzialismo di Abbagnano«come una filosofia muoventesi ancoranell’orbita speculativa dell’attualismo»come sua estrema propaggine. La secondatradizione, già implicitamente presente nelle

Cronache di filosofia italiana di EugenioGarin e più ampiamente ripresa da Anto-nio Santucci e Giuseppe Semerari, sot-tolinea viceversa «l’irriducibile tendenzaantiintellettualistica ed antiattualistica dellafilosofia di Abbagnano, concepita comeestranea all’attualismo ed ad esso antiteti-ca».Fornero non si limita ad argomentare leragioni del proprio dissenso dalla primalinea interpretativa e della propria adesionealla seconda (fatta propria, del resto, dallostesso Abbagnano), ma va a fondo nellaricerca delle ragioni che hanno determina-to questa apparentemente contraddittoriasituazione ermeneutica. Si tratta in effettidi spiegare come mai «il filosofare di Ab-bagnano, pur non essendo mai stato orien-tato idealisticamente, presenti alcune con-sapevoli concordanze con l’attualismo».Fornero individua tre fondamentali tesispeculative che accomunano oggettivamen-te l’attualismo gentiliano e l’esistenziali-smo positivo di Abbagnano: 1) il principiodell’umanità dell’essere e l’affermazionedella presenza dell’uomo; 2) la visionedell’uomo come autocrisi e problematicitàsempre aperta; 3) il concetto dello spiritocome valore ed eticità intrinseca. Ma, aqualificarne il valore e a demarcarne ildiverso significato nelle due posizioni, afronte di ciascuna di esse sta una tesi con-traria, che segnala la discontinuità delleimpostazioni: 1) la dottrina dell’Io comeprincipio assoluto e la risoluzione del finitonell’infinito; 2) la definizione dell’esisten-za come pensiero e l’assunzione della sog-gettività come presupposto; 3) l’ottimismometafisico e l’incapacità di giustificare lasingolarità e gli aspetti costitutivamentelimitanti della condizione umana. Il riget-to, da parte di Abbagnano, dei presuppostimetafisici dell’impostazione attualistica faassumere cioè «un senso radicalmente nongentiliano» alle comuni istanze dell’uma-nesimo, dell’attivismo, dell’eticità, presentisia nell’idealismo che nell’esistenzialismo.I rapporti di continuità tra le due posizioninon vanno spiegati in una sorta di “ecletti-smo” della posizione di Abbagnano (comesostiene la maggior parte dei suoi criticiidealisti), bensì in «una confluenza su certimotivi da parte di due filosofie struttural-mente dissimili e tra di loro inconciliabili».

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AUTORI E IDEE

La conclusione di Fornero è infatti che «ilgentilianesimo, complessivamente consi-derato, appare una filosofia dell’uomo pro-posta nei termini di una metafisica ideali-stica dello spirito infinito, mentre il pensie-ro di Abbagnano si configura come un’ana-lisi della condizione umana nella sua fini-tudine esistenziale condotta tramite la cate-goria del possibile».E’ una conclusione che farà certo discute-re, anche in presenza delle recenti rivaluta-zioni del pensiero di Gentile, ma che meritacomunque di essere presa in seria conside-razione, alla luce delle pazienti indaginistoriografiche cui Maiorca e Fornero sisono sottoposti in questo impegnativo vo-lume. A.V.

Lo stato delle cose:Vilém Flusser e il design

Saggi e articoli sul design e sull’archi-tettura, già pubblicati su riviste spe-cialistiche, testi finora inediti di confe-renze, analisi “fenomenologiche” dioggetti e situazioni della vita quoti-diana: questo (e altro) nel volume “po-stumo” del filosofo e saggista VilémFlusser dal titolo: VOM STAND DER DINGE.EINE KLEINE PHILOSOPHIE DES DESIGN (Lostato delle cose. Una piccola filosofiadel design, a cura di Fabian Wurm,Steidl Verlag, Göttingen 1993).

Come ricorda Fabian Wurm nella postfa-zione a questa raccolta di saggi e articoli,Vilém Flusser amava esercitare la propriariflessione su situazioni della vita quotidia-na, su oggetti e situazioni “minime”, comel’abbigliamento, gli ombrelli, il telefono,la macchina da scrivere, la macchina foto-grafica. Ma partendo da tali oggetti - siveda ad esempio l’ultimo volume da luipubblicato in vita, Gesten. Versuch einerPhänomenologie (Gesti. Tentativo di unafenomenologia, Bollmann, Düsseldorf-Bensheim 1991, - Flusser riusciva a farvedere, in una sorta di fenomenologia dellavita e della cultura quotidiana, nuove rela-zioni tra questi oggetti all’interno di unadeterminata cultura e a sviluppare nuoveteorie, all’incrocio di diverse disciplinescientifiche.Flusser praticava questo approccio inter-medio tra filosofia, critica della cultura egiornalismo già negli anni ’60 e ’70 inBrasile, dove era arrivato negli anni ’40 persfuggire alla persecuzione nazista (di cuicaddero vittime i genitori e la sorella) edove negli anni ’60 - dopo avere lavoratocome direttore di una fabbrica di trasfor-matori - era divenuto docente di filosofiadel linguaggio e della comunicazione eaveva collaborato a riviste di cultura e allastampa quotidiana. Dalle colonne della“Folha de Sao Paulo”, uno dei più grandiquotidiani del Brasile (e dal 1966 anche

dalle pagine della “Frankfurter Allgemei-ne Zeitung”), Flusser presenta le sue osser-vazioni antropologiche e di filosofia e cri-tica della cultura del grande paese subtropi-cale. Se nel 1972 Flusser doveva lasciare ilBrasile a causa della dittatura militare, nel-lo stesso anno si interrompeva anche la suacollaborazione con il quotidiano di Franco-forte, dopo che egli ebbe affermato in unarticolo che «anche le zuppe sono cultura»in quanto da esse è possibile sviluppareosservazioni e deduzioni sui caratteri gene-rali di un determinato ambiente culturale:un po’ troppo per il paludato e seriosogiornale francofortese.Questo atteggiamento di spregiudicatezzaha fatto sì che a Flusser venisse da alcuniaffibbiato il ruolo di enfant terrible e diprovocatore. Un ruolo che egli del restoaccettava volentieri. A quanti gli rimpro-veravano di coltivare il gusto della provo-cazione fine a se stessa, rispondeva: «Vo-glio risvegliare dubbi. Tutto quello chedico suona come una tesi, ma non bensostenuta. Non si presta attenzione al fattoche in quello che dico c’è sempre anche unpo'di ironia. Non mi prendo del tutto sulserio. E anche i problemi non li prendo deltutto sul serio. Quello che voglio è provo-care. Provocare nel vero senso della parola:chiamar fuori».Questo atteggiamento provocatorio e iro-nico, e questo approccio di critica dellacultura tra filosofia e giornalismo (rea-lizzantesi in una scrittura di grande go-dibilità) si trova anche nei saggi raccoltiin questo volume, suddivisi a secondadel tema (tra gli altri: il concetto didesign e quello di forma, i rapporti deldesign con la teologia e con l’etica, ildesign e la guerra, la filosofia di Witt-genstein, la fabbrica) in quattro parti:“Dei fondamenti”, “Sullo stato dellecose”, “Creazioni e edifici”, “Oltre l’oriz-zonte”. Si veda, ad esempio, il saggio“Design come teologia” dove, partendodalla constatazione dell’uniformità tracultura occidentale e orientale (due cul-ture altrimenti separate, nella loro con-cezione della vita e della morte, da unabisso) prodottasi a partire dalla compe-netrazione di tecnica e design e dai codi-ci computerizzati, si sostiene la tesi di unsignificato “teologico” delle nuove for-me del design: «Non si esprimono forsein questo design un ebreo-cristianesimoe un buddismo, che hanno “oltrepassatose stessi”, per i quali oggi ci mancano leparole? Questa è un’ipotesi ardita, av-venturosa. Ma se si prende in mano unapparecchio radio tascabile giapponese e cisi concentra sul suo design, l’ipotesi nonappare più così avventurosa, diventa addi-rittura necessaria. Suggerire tutto ciò è l’in-tenzione di questo saggio, che deve peròammettere di considerare come qualcosa diprovvisorio quello che in esso viene propo-sto. Esso vuole essere letto come saggio,come tentativo di un’ipotesi.»La concezione che Flusser ha del design

è anch’essa enfatica e in qualche misuraprovocatoria (probabilmente molti desi-gner non sarebbero disposti ad accetta-la). Il design sembra essere per luiun’espressione per così dire concentratae simbolica del rapporto della specieumana con la natura, della trasformazio-ne della natura in cultura e storia. Ildesign si situa al punto di confluenza discienza, arte ed economia, e il designernon esercita, come giardinieri, urbanistied ecologisti, un’attività di abbellimen-to di un mondo già esistente, ma è crea-tore di mondi, ha a che fare con il proget-to e con il possibile. Questa concezione,sottesa a tutti i saggi, viene sviluppatapiù esplicitamente nell’articolo “Sullaparola design”. Qui Flusser tenta di com-prendere, in senso semantico e non sto-rico, come la parola “design” sia giuntaad avere il suo attuale significato: essaappartiene per Flusser allo stesso camposemantico dei termini “astuzia”, “truc-co”, al quale apparterrebbero anche ter-mini come “meccanica”, “macchina”,“tecnica” e “ars”, traduzione latina delgreco “techné”: tutti termini che rinvia-no all’atteggiamento esistenziale di uncontrollo e di una formazione della natu-ra da parte dell’uomo. Nel design siesprime così una connessione interna tratecnica, scienza e arte. In questo sensoampio il design starebbe così alla base diogni cultura in quanto trasformazionetecnico-scientifica della natura. Lo sguar-do del designer diventa così quello del“secondo occhio” dell’anima che, se-condo un verso del Pellegrino Cherubi-co di Angelus Silesius, guarda dal tempoall’eternità (mentre il “primo occhio” èrivolto dal tempo nel tempo). Qui Flus-ser cita i momenti fondamentali dellastoria delle scienze e delle tecniche dellacultura occidentale, dai profeti delle cul-ture mesopotamiche (che, prevedendogli eventi naturali, permettevano di in-canalare il corso dei fiumi), alla geome-tria di Euclide e alla meccanica galileia-na e newtoniana, fino agli sviluppi con-temporanei della meccanica quantisticae delle geometrie non-euclidee. Il profe-ta (e oggi il designer) è colui che vedenon il corso dell’Eufrate, ma la formaeterna di ogni corso d’acqua, non il sin-golo fenomeno, ma la sua “idea” in sen-so platonico. Anche se oggi non credia-mo più che la scienza “scopra” delleforme preesistenti in un ordine divinodel mondo, ma che le “inventi”, resta ilfatto che tali forme sono qualcosa disovratemporale, e che il ruolo del desi-gner - inconsapevole di tutto ciò - èsimile a quello di un demiurgo platoni-co. «In Mesopotamia - scrive Flusser aproposito del designer - lo si chiamavaprofeta. Ma egli si merita piuttosto il

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AUTORI E IDEE

nome di un dio. Solo, grazie a Dio, eglinon ne è consapevole e si considera untecnico o un artista. Possa Dio conser-vargli questa fede.» M.M.

L’escatologia occidentale

Le attese escatologiche che attraver-sano la storia della teologia cristiana edella filosofia occidentale, il rapportotra modernità, cristianesimo ed ebrai-smo, tra messianismi religiosi e uto-pie secolari, le potenzialità rivoluzio-narie dell’escatologia: questi alcuni deitemi presenti nello studio di JacobTaubes, ABENDLÄNDISCHE ESCHATOLOGIE

(Matthes & Seiz, Munchen 1993), ap-parso per la prima volta nel 1947 erecentemente ristampato.

Abendländische Eschatologie, rimastol’unico libro di Jacob Taubes, è anche lasua dissertazione, e venne pubblicata perla prima volta nel 1947 nei “Beiträge zurSoziologie und Sozialphilosphie” direttidal sociologo di Zurigo Réné König. Tau-bes nacque a Vienna da una famiglia ebrea(dalla quale da quattro generazioni prove-nivano rabbini), che nel 1936 dovette tra-sferirsi a Zurigo, dove il padre - anch’eglirabbino - era stato chiamato dalla comuni-tà ebraica. Fu questo fatto che permise aTaubes e alla sua famiglia di sfuggire aipogrom hitleriani. Ordinato rabbino nel

1943, Taubes studiò poi filosofia e storia aBasilea e a Zurigo. Le riflessioni storico-teologiche presentate nella Abendländi-sche Eschatologie non sarebbero state ri-prese in altri libri, ma nell’attività di inse-gnamento universitario: da New York eGerusalemme - dove era stato chiamato daGershom Scholem - Taubes giunse nel1966 a Berlino, dove insegnò filosofiadella religione e diresse l’Istituto di Erme-neutica della Freie Universität. Dalla cat-tedra berlinese egli avrebbe dato, fino allamorte nel 1987, sempre nuovi impulsi allacomprensione del presente nel confrontocon gli intricati testi della tradizione teolo-gico-filosofica occidentale. Nella sua atti-vità di studioso Taubes collegò motiviteologici con temi politici e con figure dipensiero provenienti sia dalla tradizione disinistra che da quella conservatrice, nel-l’orizzonte della teologia e della filosofiadella storia. Fu fautore di un confronto trala filosofia tedesca e quella francese e ana-lizzò l’influenza del pensiero ebreo sulleteorie della modernità.E’ in questo orizzonte problematico che siinserisce la Abendländische Eschatologie,in cui viene ripercorsa la storia di oltre duemillenni di attese escatologiche nel pen-siero e nella storia culturale e religiosadell’Occidente, dall’apocalittica antico-te-stamentaria alla «rottura assoluta, anticri-stiana, con la tradizione occidentale» sulfinire del XIX secolo. Questa rottura rap-

presenta per Taubes una svolta epocale,che porta ad un riconoscimento della ca-ducità e labilità dei riferimenti del pensie-ro occidentale alla tradizione teologico-escatologica: «Se Marx costruisce la so-cietà senza Dio,Kierkegaard pone solo ilsingolo prima di Dio: il presupposto gene-rale è la frattura tra Dio e il mondo, laseparazione del divino e del mondano.»Guardando all’indietro a partire dalla pro-spettiva aperta da questa rottura epocale,Taubes mostra storicamente come dal-l’apocalittica ebraica l’idea di una fine deitempi - nella quale l’”eternità” ha la me-glio sul “principio mortale del tempo” - siaattiva e si trasformi nella gnosi ellenistica,nella teologia cristiana e nella filosofiamoderna. Tale continuità è individuabilead esempio nello schema storico delle treepoche in cui si articola la civiltà occiden-tale (Antichità - Medioevo - Età Moderna),una trasformazione o secolarizzazione diquello trinitario (Padre - Figlio- SpiritoSanto), che trova una formulazione ereticanella concezione di un “terzo regno” spiri-tuale di Gioacchino da Fiore. Taubes metteanche in luce le potenzialità rivoluzionarie,rivelatesi soprattutto nei movimenti del-l’età moderna, implicite nello schema dipensiero di una fine dei tempi: da ThomasMünzer all’Illuminismo (Lessing, il chi-liasmo, i motivi escatologici presenti nellareligione della ragione e nell’antropologiadi Kant) alla forma triadica della dialetticain Hegel e in Marx. Ma è proprio con ilmomento di crisi «caratterizzato dall’ap-

Mathias Grünewald, Polittico d’Issenheim (1505-1516, particolare), Colmar

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AUTORI E IDEE

moderna”. Ed è questa la condizione dellacontemporaneità, di un presente intesocome “tempo fissato” (Frist), come mo-mento di passaggio o di attesa tra un “non-più” e un “non-ancora”. M.M.

Morale senza moralismo

Parlare di morale è già praticarla; findalle prime righe dell’introduzione lostudio di Jean-Marie Domenach, UNE

MORALE SANS MORALISME (Una moralesenza moralismo, Flammarion, Paris1992), avverte che non è possibile undiscorso sulla morale che voglia rima-nere disimpegnato da una scelta divalori. (Riprendiamo qui un discorsoche ha già avuto spazio nei precedentinumeri di questa rivista.)

Il rapporto tra parola e azione - quale è statotracciato da Hegel nella Fenomenologiadello Spirito - è necessariamente comple-mentare, dialettico: tra la teorizzazione diuna moralità interiore, particolare, e l’azio-ne «che non possiede validità in se stessa»,ma per la coscienza di un dovere, si pone laparola, il «linguaggio dello spirito etico»,che «sopprime la particolarità» tanto delgiudizio individuale, quanto la presuntauniversalità di una «coscienza sicura disé». Hegel vuole che il linguaggio morale,esprimendosi, si confessi apertamente al-l’altro e ne attenda il riconoscimento, in unrapporto di uguaglianza. Il linguaggio sipone dunque come elemento costitutivodella morale che risulta così essere “perfor-mativa”, dal momento che opera attraversol’enunciazione stessa.Su questo terreno si è sviluppata in Franciala recente polemica nei confronti delle tesidi Gilles Lipovetsky, espresse in Le crépu-scule du devoir (Il crepuscolo del dovere,Gallimard, Parigi 1992), dove, sulla base diuna descrizione sociologica, si metteva inevidenza come la persistenza epigonale diuna moralità sia oggi incentrata su deivalori individualistici, minimalistici, e comein definitiva abbia un carattere “indolore”.L’obbligazione etica non sembra più avereoggi un valore morale, bensì sociale; èveicolata dai media, ha un carattere emula-tivo e agisce attraverso il richiamo dell’in-giunzione pubblicitaria.Se il confronto con l’attualità e con il mon-do della comunicazione mediatica si rivelacentrale anche nelle analisi di Jean-MarieDomenach, quest’ultimo tuttavia non ri-nuncia al concetto di responsabilità che èimplicito in qualsiasi atto morale, al con-tempo individuale, sociale e storico ed esi-ste in rapporto ad un determinato contesto.Per Domenach, responsabile dell’attualeimpasse morale del mondo contemporaneosarebbe invece l’individualismo: non si dàmorale se non nel legame che si vuolestabilire con l’altro; la morale è un prodottoe una realizzazione storica che vive, oltre

che negli atteggiamenti degli individui, nelleloro forme politiche, nel diritto, nei costu-mi. La morale misura del resto i proprilimiti e la propria necessità in quei territoridi frontiera dove sorgono i casi di coscien-za e dove viene messa alla prova l’astrat-tezza dei grandi principi etici. Il mondo deimedia sembra introdurre una nozione quie-tistica, emulativa e in definitiva “irrespon-sabile” del comportamento morale; perchiunque non voglia rassegnarsi alla messain scena della moralità mediante gli spetta-coli a favore di iniziative umanitarie, latele-solidarietà, la sfida che si pone è quelladi realizzare una deontologia della comu-nicazione mediatica. E.N.

Introduzione a Gramsci

Per venire incontro all’esigenza di una“introduzione” al pensiero gramscia-no è oggi disponibile l’edizione italia-na dell’opera di James Joll, GRAMSCI

(trad. it. di Andrea Di Gregorio, Mon-dadori, Milano 1992). Nel frattempo larivista catalana “Realitat” dedica unintero fascicolo (n. 34, gennaio 1993)al rivoluzionario sardo.

Nella sua recente raccolta di saggi dedicatia Gramsci e Togliatti (Roma 1991), Giu-seppe Vacca lamentava il fatto che «aGramsci ancora non è stata dedicata unamonografia che ne abbracci tutta l’opera»,esigenza già a suo tempo sollevata dallostesso Togliatti, allo scopo di far megliorisaltare il «nesso evidente che unisce ilpensiero ai fatti e movimenti reali», gliscritti alla vita dell’autore. In effetti, se inquesti ultimi tempi è stata fatta sempremaggior luce su alcuni aspetti meno notidella biografia di Gramsci e si è giunti aduna migliore conoscenza dei suoi testi,manca ancora un’opera complessiva chesaldi i due aspetti. Inoltre, se si esclude larapida Guida al pensiero e agli scritti diAntonio Gramsci, dovuta a Antonio A.Santucci (Roma 1987), non era ancoradisponibile un testo divulgativo su un auto-re che ha fatto della necessità di un «legameorganico» tra intellettuali e masse e quindidella nascita di una «letteratura nazionalpo-polare» nel senso migliore del termine unodegli obiettivi primari della sua battagliapolitico-culturale, preliminare alla conqui-sta dell’«egemonia» da parte delle classipopolari, senza la quale non potrà avvenirela loro ascesa al potere.Ad entrambe le esigenze sopra accennate sipropone di venire incontro la recente tradu-zione italiana del saggio di James Joll,Gramsci, un’opera che accanto agli indub-bi pregi (oltre al merito di essere, come si èvisto, pressoché un unicum nel suo genere)presenta tuttavia anche difetti.Il principale limite del libro è dovuto alfatto che l’edizione originale è del 1977, e

da allora ci sono state tali novità, sia nellabibliografia gramsciana, sia, più in genera-le, nell’intero assetto politico-economicomondiale, da renderlo per alcuni aspettianacronistico. Si aggiungano poi alcunievidenti schematismi (ad esempio nelladescrizione delle correnti del PSI alla vigi-lia della scissione di Livorno), fraintendi-menti (si pensi all’unità di teoria e praticaauspicata da Gramsci, qui giudicata comegià fece Maria A. Macciocchi «non dissi-mile da quanto fu praticamente fatto nellaCina maoista trent’anni più tardi, quandoagli intellettuali fu imposto di svolgere aperiodi lavori manuali») e veri e proprierrori (addirittura clamorosa l’affermazio-ne secondo la quale, per quanto riguardava«la possibilità di leggere ciò che desideravae di ricevere libri e riviste (...), le autoritàcarcerarie (...) furono abbastanza liberali»nei confronti di Gramsci).Ma veniamo ai pregi dell’opera di Joll.Innanzitutto, nella sintetica ma esaurienteprima parte biografica, l’interpretazione sisottrae ad alcuni luoghi comuni ormai sfa-tati dalla critica più attenta, ma ancorapresenti in molti studi su Gramsci; così Jollnega che la sua famiglia d’origine fossepovera, e non si lascia fuorviare dal mito diun Gramsci marxista fin dai banchi dellascuola (il cui primo scritto teorico sareb-be... un tema di terza liceo su “Oppressi edoppressori”, che non a caso apriva la vec-chia edizione dei suoi Scritti giovanili (To-rino 1958), ma riconosce come egli «siadiventato un marxista vero e proprio» sol-tanto dopo che «la sua attività di militantesocialista era già cominciata».Nella seconda parte del volume, dedicataall’analisi dei principali nuclei teorici deiQuaderni, pur nella brevità della trattazio-ne si segnalano spunti che, se non propriooriginali, ancora non sono entrati nella vul-gata del pensiero gramsciano: così l’ideache questo, pur contrapponendosi esplici-tamente a quello di Bucharin e Trockij,mostra spesso insospettate analogie conessi, rispettivamente a proposito «dell’in-terpretazione del marxismo come filosofiavivente e in perpetua evoluzione (“sarebbestrano se il marxismo stesse mai fermo”»,aveva scritto l’autore del Saggio popola-re), e dell’interesse per l’«americanismo»,nonostante i rischi «bonapartisti» insiti nelleproposte trockijane. Inoltre, accanto al ri-conoscimento che l’interpretazione nonmeccanica del rapporto tra struttura e so-vrastruttura da parte di Gramsci costituisceuno sviluppo delle tesi dell’ultimo Lenin eche uno dei concetti chiave di tale interpre-tazione, quello di “blocco storico”, non èprivo di ambiguità, si sottolinea come «iteorici marxisti della generazione di Gram-sci che ne condivisero alcune delle suepreoccupazioni furono l’ungherese Györ-gy Lukács e il tedesco Karl Korsch».Il confronto tra le concezioni gramsciane equelle lukácsiane è al centro anche di duetra i saggi contenuti nel numero monogra-fico dedicato a Gramsci dalla rivista “Rea-

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AUTORI E IDEE

litat”: in particolare Giuseppe Prestipinocoglie la carica antistaliniana presente, al-meno implicitamente, nel pensiero dei dueautori; mentre Michael Löwy, criticandola generica categoria di “marxismo occi-dentale” nella quale essi sono stati spessoinclusi, preferisce riprendere, privandoladel suo intento svalutativo, la definizionealthusseriana di «interpretazione umanisti-co-storicista del marxismo», tesa a «supe-rarne la versione positivista [...] dominantetanto nella Seconda quanto nella TerzaInternazionale (soprattutto dopo il 1924,l’anno della morte di Lenin)».Particolarmente interessante, anche perchél’unico non già noto al lettore italiano,risulta il testo dell’intervento al convegnodi Barcellona del ’91 di Iohanna Börek,dal significativo titolo: “Gramsci: un filo-logo legge il testo frammentario dellarealtà”, dove il carattere asistematico“per eccellenza” dei Quaderni del car-cere viene messo in relazione con laformazione filologica giovanile dell’au-tore, evidenziandone la capacità di aprirsia quella «visione ampia e contemplativadi cui parlava Adorno nei Minima Mora-lia», proponendo inoltre stimolanti edinedite analogie tra il concetto gram-sciano di “senso comune” e quello hus-serliano di “conoscenza quotidiana”,nonché il “microdialogo” bachtiniano.Interessante infine il testo di Giorgio Ba-ratta su “Tre modelli di americanismo”,in cui si evidenzia come Gramsci, rifug-gendone sia il fascino (il “mal d’America”descritto da Marcuse), sia «una critica ro-mantica, puramente nostalgica o romanti-co-regressiva», lo consideri realisticamente«come la forma specifica assunta nel no-stro secolo dal modo di produzione capita-lista», manifestando nei suoi confrontiquello stesso «spirito di resistenza» che siritrova in due suoi grandi contemporanei:il Chaplin di Tempi moderni e il Kafka diAmerika.Chiudono la rivista spagnola l’annunciodell’avvenuta costituzione ed il manifestodell’ “Associazione Catalana di Studi Gram-sciani”, affiliata a quella “InternationalGramsci Society” che dovrebbe assicurare,oltre all’approfondimento degli studi sulpensiero gramsciano, una sua migliore di-vulgazione, coniugando, sull’esempio del-l’opera del rivoluzionario sardo, rigore d’in-dagine e semplicità di esposizione. G.C.

Soggettività e modernità

Di fronte allo strapotere della politicae della tecnica nel XX secolo - e allesue conseguenze distruttive - abbia-mo bisogno oggi di una ricostruzionedella filosofia che aiuti l’uomo ad au-todeterminarsi nel suo essere umanoe nella sua soggettività: questa la tesifondamentale sostenuta da Hans Ebe-

ling nel suo recente DAS SUBJEKT IN DER

MODERNE. REKONSTRUKTION DER PHILOSOPHIE

IM ZEITALTER DER ZERSTÖRUNG (Il soggettonella modernità. Ricostruzione dellafilosofia nell’epoca della distruzione,Rowohlt, Reinbek 1993).

Nelle sue precedenti opere Hans Ebelingsi è occupato di questioni che possonoessere ascritte all’ambito della filosofiamorale: la libertà e la morte, l’uguaglianzae la ragione, la soggettività e la modernità,il tutto sullo sfondo di un confronto criticocon la filosofia di Heidegger. Questi temiritornano in Das Subjekt in der Moderne,un’opera progettata nel 1988-89 e scrittadal 1990 al 1992, un periodo cruciale edenso di mutamenti, di cui ancora non èdato vedere l’esito, negli equilibri politici esociali europei. Il risultato della storia eu-ropea nel periodo 1914-1989, e della “ne-gazione di sé dell’Europa” che in questoperiodo si delinea, è per Ebeling la “perditadella soggettività”. Gli indici di tale perditasono individuabili ai tre livelli della “liqui-dazione” politica, tecnica e intellettuale.Nonostante le diverse premesse ideologi-che, comune alla dittatura nazista e stalini-sta è per Ebeling il tentativo di produrrel’uomo così come si producono animali, direnderlo “uomo-animale”. Risultato è lamorte, non solo metaforica, del “soggettopolitico”.Alla radice di questa “duplice paralisi”della soggettività, in particolare in Germa-nia, si trovano per Ebeling (che sembra quiproporre alcune variazioni di un cliché giàimmesso non molti anni or sono sul merca-to della cultura dai cosiddetti nouveauxphilosophes) proprio due filosofi, Marx eNietzsche, che liquidano la “teoria del sog-getto” sostituendo ad essa una “dottrinadelle pulsioni”. Sulla stessa linea, anche latecnica porterebbe nella direzione di unaanimalizzazione dell’uomo - un animalche solo accidentalmente ha il carattere dirationale - e di una rimozione della co-scienza umana della finitezza: «Decisivanon è di per sé la liquidazione della razio-nalità (Vernünftigkeit) e della finitezza, mala produzione dell’assenza di presa di co-scienza: assieme alla coscienza della fini-tezza la tecnica si prende ogni coscienza. Ilsuo ideale è l’assenza di coscienza dell’ani-male, che in questo modo resta meglioconsegnato al calcolo. Corrispondentemen-te c’è bisogno di espellere dall’uomo lacoscienza della morte».Momento storico cruciale di questa “liqui-dazione tecnica di ogni razionalità non-tecnica” è la fine dei sistemi dell’idealismotedesco: non solo delle teorie da Kant aHegel, ma della «soggettività europea cheattraverso di esse si è costituita». Alla liqui-dazione politica e tecnica si accompagna (osi aggiunge) quella intellettuale, della qua-le esponenti esemplari (oltre al decostru-zionismo francese e al post-modernoanything goes, amuzing ourselves to dea-th) sono per Ebeling Heidegger, Horkhei-

mer e Adorno e Habermas: il primo con lasostituzione del Dasein alla soggettivitàtrascendentale; i francofortesi, che por-tano dialetticamente l’illuminismo allesue conseguenze estreme, e giungonocosì a un “illuminismo privo di linguag-gio”; Habermas, infine, che sostituisceal paradigma della coscienza le strutturecomunicative della ragione, e porta, conla propria concezione intersoggettiva elinguistica della razionalità, a una “co-mune priva di coscienza”.Coerentemente con la premessa che - purnella situazione di perdita della soggettivi-tà, delineata in questo testo con toni a trattiapocalittici - non è possibile ritornare sem-plicemente alla teoria della soggettivitàprecedente il 1914, cancellando con uncolpo di spugna ciò che è successo a partireda quell’anno cruciale, Ebeling si confron-ta nella prima parte del suo studio con leposizioni di Heidegger, della teoria criticae di Habermas, mentre nella seconda partedell’opera delinea alcuni aspetti di unanuova concezione della soggettività, intesacome principio di resistenza rispetto aidiversi tentativi di liquidazione. Nella terzaparte vengono prese in considerazione leresistenze che il “doppio caos” del tempo edella tecnica, da una parte, il futuro, dall’al-tra, oppongono a un’affermazione dellasoggettività nel senso delineato da Ebe-ling. Per quanto riguarda il primo aspetto,afferma Ebeling, «il soggetto nella moder-nità deve ugualmente aver messo a distan-za il caos del tempo e il dis-ordine dellatecnica, se vuole avere “futuro”». Le possi-bilità di una ricostruzione della soggettivi-tà (e della filosofia) si trovano, nella dire-zione del futuro, messe a confronto da unaparte con il problema dell’ “unità di moder-nità e malinconia” e con quello dell’ “avve-nire dello stato”, ed entrambe le questionicostituiscono le due facce di un problemapiù generale: quello «di produrre non soloun avvenire di un soggetto sopravvissuto ase stesso, ma dell’essere cosciente stesso».Per Ebeling questo ha al tempo stesso a chefare con il rinnovamento della figura hege-liana di una ragione “speculativa” che nonoffre solo una conoscenza di ciò che è, mache «penetra con lo sguardo in ciò che deveessere.»Convinto che per l’umanità l’alternativaall’essere “soggetto” sia la perdita di sestessa, Ebeling individua il ruolo della ri-flessione filosofica nella testimonianzadell’imprescindibilità della soggettività, eintende il proprio lavoro come un invito euno stimolo alla riflessione filosofica inte-sa come “amore della saggezza”. Con l’av-vertenza, però, che ciò è, per l’appunto,solo un invito e uno stimolo, e che il percor-so o l’esperienza della filosofia deve esserefatta dal soggetto stesso. M.M.

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TENDENZE E DIBATTITI

Ernst Cassirer

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TENDENZE E DIBATTITI

TENDENZE E DIBATTITI

Cassirer: una riscoperta

La filosofia di Cassirer sembra cono-scere negli ultimi anni una ripresa distudi, che si è tradotta in convegni,pubblicazioni e traduzioni. Ne sonotestimonianza i due recenti fascicolimonografici, dedicati a Cassirer,pubblicati dalla “Revue de Metaphy-sique et de Morale” (n. 4, 1992) edalla “Internationale Zeitschrift fürPhilosophie”. E’ inoltre annunciatala prossima pubblicazione, pressola casa editrice Meiner di Amburgo,dei progetti relativi al IV volumedella FILOSOFIA DELLE FORME SIMBOLI-CHE, cui seguirà la pubblicazione dialtri inediti.

Nella sua presentazione del fascicolomonografico della “Revue de metaphy-sique et de morale” dedicato a ErnstCassirer, Marc B. de Launay sottoli-nea come tale pubblicazione sia statoconcepito «in un’atmosfera decisamen-te europea, fatta non più di dichiarazionid’intenti, ma di collaborazione effettiva,d’affinità intellettuali e d’amicizia». Ilnumero raccoglie infatti alcuni dei con-tributi e degli interventi pronunciati inoccasione dell’incontro su “Il contributodi Cassirer alla filosofia del XX secolo”,tenutosi nel settembre 1991 a Heidel-berg presso la Forschungsstätte der Evan-gelischen Studiengemeinschaft. In quel-l’occasione studiosi tedeschi, francesi eitaliani (ma provenienti anche dal Porto-gallo e dal Brasile) si riunirono intorno aC. F. von Weizsäcker e a P. Aubenque,grazie all’iniziativa di H. Wismann, diF. Capeillères e di Ch. Berner. Il collo-quio faceva seguito ad un precedenteincontro tenutosi a Nanterre dal 12 al 14ottobre del 1988, i cui atti sono statiraccolti e pubblicati da J. Seidengartnel volume Ernst Cassirer. De Marbourga New York (Cerf, Paris 1990). Nel casodel convegno di Heidelberg, invece, al-cuni contributi appaiono oggi sulla “Re-vue de metaphysique et de morale”, altrisono usciti sul secondo numero della“Internationale Zeitschrift für Philo-sophie”, a cura di G. Figal e di E. Rudol-ph. Anche nella sua resa editoriale, l’in-

contro di Heidelberg segnala l’aspetto diapertura internazionale di un fenomenoche non sarebbe ingiustificato chiamareuna vera e propria “rinascita cassireria-na”.J. M. Krois, nel suo intervento, pubbli-cato sulla “Revue de metaphysique et demorale”, dal titolo: “Cassirer, Neo-Kan-tianism and Metaphysics (Cassirer, ilneokantismo e la metafisica, già apparsoin Italia sul fascicolo monografico de “Ilcannocchiale”, n. 1-2, 1991, dedicato ai“Filosofi della scuola di Marburgo”),interpreta l’itinerario teorico di Cassirercome un progressivo distanziamento daipresupposti teorici della scuola neokan-tiana di Cohen e di Natorp, il cui metodotrascendentale, a suo avviso, si contrad-distingueva per una limitazione dell’in-dagine filosofica al piano della “teoriadella conoscenza”. A giudizio di Krois,Cassirer con la sua Filosofia delle formesimboliche ha trasformato la teoria delconoscere in una teoria della compren-sione del senso. Sulla base di una precisaconoscenza dei testi lasciati inediti daCassirer, molti dei quali risalgono alperiodo dell’esilio dopo il 1933, Kroismette poi in luce il tentativo di perveniread una “metafisica delle forme simboli-che”, al cui interno una funzione centra-le era svolta da una ripresa della dottrinadi Goethe del “fenomeno originario” edella teoria della Gestalt di Kurt God-steins. Gli inediti saranno pubblicati pres-so l’editore Meiner di Amburgo dallostesso Krois e da O. Schwemmer: ilprimo volume includerà i progetti cassi-reriani relativi ad un quarto volume del-la Filosofia delle forme simboliche, e sene prevede anche un’edizione inglese, acura di D. P. Verene, presso la YaleUniversity Press.Nel suo intervento sulla “InternationaleZeitschrift für Philosophie”, dal titolo:“Der Werkbegriff in der Metaphysik dersimbolischen Formen” (Il concettod’opera nella metafisica delle forme sim-boliche), O. Schwemmer ci dà utili rag-guagli circa la struttura del progetto,lasciato incompiuto da Cassirer, del IVvolume della Filosofia delle forme sim-boliche. Si trattava in origine di mano-scritti raccolti da Cassirer sotto un’unica

copertina e risalenti a periodi diversi:nella forma editoriale prevista, essi siarticoleranno in una prima parte, sul temadi una “Metafisica delle forme simboli-che”, che comprende due capitoli, “Spi-rito e vita” e “Il problema del simbolo”come problema fondamentale dell’an-tropologia filosofica, entrambi risalential 1928 e collegantesi al III volume del-l’opera maggiore di Cassirer; in una se-conda parte con abbozzi di testi sui “fe-nomeni di base” (Basisphänomene, iltermine in cui Cassirer ritraduce la dot-trina goethiana del “fenomeno origina-rio”), scritti intorno al 1940, nel periododell’esilio svedese dell’autore; in unaterza parte, infine, che comprende proget-ti, abbozzi e appunti della fine degli anniVenti, che riguardano la tematica com-plessiva della filosofia delle forme simbo-liche.Come notano G. Figal e E. Rudolph inapertura del fascicolo monografico della“Internationale Zeitschrift für Philo-sophie”, da alcuni anni si assiste, sia inEuropa (specialmente in Germania, inFrancia e in Italia) che negli USA, ad unariscoperta di Cassirer come filosofo ori-ginale e sistematico, la cui riflessioneinveste i campi non solo delle disciplinefilosofiche, ma anche della teoria politi-ca, della linguistica, dell’etnologia, del-la storia delle religioni e, in posizione dirilievo, dell’epistemologia. Al proble-ma del perché in Germania, la patria cheCassirer fu costretto ad abbandonare nel1933, la sua filosofia sia rimasta, daldopoguerra fino ad oggi, ai margini delladiscussione accademica, si riallaccia l’in-tervento sulla medesima rivista di J. M.Krois, dal titolo: “Aufklärung und Me-taphysik. Zur Philosophie Cassirers undder Davoser Debatte mit Heidegger” (Il-luminismo e metafisica. Sulla filosofiadi Cassirer e il dibattito di Davos conHeidegger), secondo il quale a questaeclissi ha contribuito anche il prevalerenel dibattito filosofico degli ultimi de-cenni di un orientamento critico versoquelle che vengono definite (e liquidate)come filosofie del soggetto, di vocazio-ne umanistica. L’attuale riscoperta dellafilosofia cassireriana avviene però in unquadro complessivo che consente di ri-

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TENDENZE E DIBATTITI

valutarne appieno tutto lo spessore teo-rico-sistematico. Al centro di questa ri-presa sono, secondo Figal e Rudolph, itemi relativi ad una teoria della cultura ealla discussione circa il confronto fraculture diverse; e inoltre i temi concer-nenti un’ermeneutica interdisciplinare euna critica della modernità che recuperila filosofia della soggettività, senza ac-comiatarsene in modo dogmatico. Lastessa diffusione dell’ermeneutica diorigine heideggeriana in quest’ultimodecennio ha imposto la necessità di guar-dare al confronto fra Cassirer e Heideggeral di là degli stessi termini del celebredibattito fra i due filosofi svoltosi a Da-vos nel ’29. Spunti in questa direzione sipossono cogliere sia nell’intervento diKrois, che nel resoconto del dibattito apiù voci (P. Aubenque, L. Ferry, E.Rudolph, J. F. Courtine, F. Capel-lières) tenutosi durante i colloqui diHeidelberg e pubblicato sulla rivista te-desca. Si tenga presente, a questo propo-sito, che il dibattito di Davos tra Cassirere Heidegger è stato ripubblicato, nellasua versione originale, in appendice allaedizione per la “Gesamtausgabe” hei-deggeriana di Kant und das Problem derMetaphysik (Kant e il problema dellametafisica, V. Klostermann, Frankfurta.M. 1991; utili precisazioni in merito sipossono trovare nella nota di M. Ferrari,“Cassirer e Heidegger. In margine adalcune recenti pubblicazioni”, apparsasu “Rivista di storia della filosofia” n. 2,1992).Una riprova dell’ampiezza dell’attualeinteresse per la filosofia di Cassirer, sonoi titoli dei contributi pubblicati sulle dueriviste sopra segnalate, che spaziano daitemi dell’epistemologia a quelli dellafilosofia della cultura cassireriane. Sisegnalano, oltre gli interventi già richia-mati, i due articoli di M. Ferrari sulproblema dello spazio nella filosofia diCassirer (“Cassirer und der Raum. SechsVariationen über ein Thema” e “La phi-losophie de l’espace chez Ernst Cassi-rer, apparsi rispettivamente sulla rivistatedesca e su quella francese), l’articolodi J. Seidengart, “La physique modernecomme forme symbolique privilégiéedans l’enterprise philosophique de Cas-sirer” (La fisica moderna come formasimbolica privilegiata nell’impresa filo-sofica di Cassirer), pubblicato su en-trambe le riviste); inoltre i contributi diH. G. Dosch, “Ernst Mach und ErnstCassirer”, di D. Marcondes, “Languageand Knowledge in Cassirer’s Philosophyof Symbolic Forms” (Linguaggio e co-noscenza nella filosofia delle forme sim-boliche di Cassirer), di E. W. Orth, “Istder Neukantianer Ernst Cassirer einNominalist? Verlegenheiten der Substan-zkritik” (E’ il neokantiano Ernst Cassi-rer un nominalista? Difficoltà della cri-tica della sostanza) - apparsi sulla rivistatedesca-, ed inoltre gli articoli di E.

Rudolph “La résurgence de l’aristotéli-sme de la Renaissance dans la philo-sophie politique de Cassirer” (Il risorge-re dell’aristotelismo del Rinascimentonella filosofia politica di Cassirer), di F.Capeillères “Sur le néo-kantisme de E.Cassirer” (Sul neokantismo di E. Cassi-rer ) e la recensione di M. B. de Launayall’edizione francese (Gallimard, Paris1993) del Mito dello stato di Cassirer -apparsi sulla rivista francese. Sulla me-desima rivista F. Capeillères, cui si devela traduzione e la cura di una raccolta diinediti di Cassirer, pubblicati col titolo:L’idée de l’histoire (Cerf, Paris 1988),fa il punto, nella rassegna “L’éditionfrançaise de Cassirer” (L’edizione fran-cese di Cassirer), sugli studi dedicati aCassirer e sulle traduzioni delle sue ope-re in francese.In questo contesto di ripresa di studi suCassirer si segnalano, infine, due recentilavori. Si tratta del saggio di Th. Knop-pe, Die theoretische Philosophie ErnstCassirers. Zu den Grundlagen transzen-dentale Wissenschafts- un Kulturtheorie(La filosofia teoretica di E.C. Sui fonda-menti della teoria trascendentale dellascienza e della cultura, Meiner, Ham-burg 1992), e del lavoro di C. Savi,Bruno Bauch ed Ernst Cassirer (Biblio-polis, Napoli 1992). Movendo dai temirelativi alla critica della conoscenza, af-frontati da Cassirer in Sostanza e funzio-ne, Knoppe tenta un’esposizione com-plessiva del suo pensiero e del suo pro-getto di una filosofia della cultura; dalcanto suo l’autrice del saggio in linguaitaliana avvia un confronto sistematicofra i rispettivi lavori di interpretazionekantiana del più giovane esponente dellaScuola neokantiana del Baden e del-l’erede della Scuola di Marburgo, indi-viduando sia i differenti modelli di kan-tismo, cui tali interpretazioni si rifanno,sia gli esiti cui essi pervengono neglianni ’20.Sono di recente stati pubblicati due volumiche raccolgono, in traduzione italiana, al-cuni saggi cassireriani degli anni ’20 e ’30.Nel volume Spirito e vita (Edizioni 10/17,Salerno 1992) R. Racinaro ha raccolto,insieme ad altri testi, gli interventi di Cas-sirer su Scheler, su Heidegger e Bergson,risalenti agli anni 1930-34, che dovevanooriginariamente confluire nel libro prean-nunziato nella prefazione al III volumedella Filosofia delle forme simboliche conil titolo: “Vita” e “Spirito”: critica dellafilosofia contemporanea (le cui vicende siintrecciano con quelle degli inediti di cuiabbiamo riferito sopra). Nel volume Mito econcetto (La Nuova Italia, Firenze 1992)sono stati pubblicati (a c. di R. Lazzari)

due saggi, intitolati: “La forma del concet-to nel pensiero mitico” e “Il concetto diforma simbolica nella costruzione dellescienze dello spirito”, che furono compostida Cassirer tra il 1921 e il 1922, all’iniziodella sua collaborazione con la “BibliotecaWarburg” di Amburgo. R.L.

Marx e la modernità

Venuta meno la fuorviante identifica-zione tra teorie marxiane e regimi se-dicenti comunisti, numerosi studiosisi dedicano ora a precisare meglio irapporti tra Marx e le strutture teori-copolitiche di quello che fino a qual-che anno fa era il mondo occidentale,ma che ora tende a coincidere conl’intero orizzonte della Modernità.Segnaliamo in particolare il volume diJacques Bidet, TEORIA DELLA MODERNITÀ

(trad. it. di Gianluca Foglia, EditoriRiuniti, Roma 1992), il saggio di Jac-ques Texier, MARX ET LA DÉMOCRATIE.PREMIERS PARCOURS (“Actuel Marx”, n.12, 1992) e la prosecuzione del dibatti-to sui “tre concetti di libertà” nella“nuova serie” di “Critica marxista”con gli interventi di Maurizio Lichtner,LIBERTÀ INDIVIDUALE E RELAZIONE SOCIALE

(n. 6, 1992), e di Roberto Finelli, LA

LIBERTÀ TRA UGUAGLIANZA E DIFFERENZA (n.3, 1993). Nel frattempo è ripresa lapubblicazione dell’edizione critica delleopere di Marx ed Engels (la cosiddettaMEGA).

In estrema sintesi, la tesi di Jacques Bidetè la seguente: la “modernità” si caratterizzaper la presenza di una “matrice economica,giuridica, politica, ideologica”, presuppo-sto dei due sistemi produttivi che fino a ierisi ponevano come alternativi, capitalismo ecomunismo. Il misconoscimento di talematrice da parte dei marxisti, chiusi nellarigida contrapposizione tra struttura e so-vrastruttura, è fonte della debolezza dellaloro analisi del capitalismo e causa nonultima del recente crollo dei regimi che sudi essa sono stati costruiti. Di fronte a talesconfitta storica Bidet propone un “meta-marxismo postcomunista”, vale a dire, se-condo la definizione che egli stesso forni-sce, una «teoria generale della modernità,che integra l’apporto di Marx e di altretradizioni in un processo di reciproca inter-pretazione (...) orientata verso il sociali-smo», che tenga presente l’«esperienza sto-rica del comunismo». Cardine di tale teoriaè una riproposta, sulle orme di Rawls, delcontrattualismo, dal quale originano insie-me la democrazia e la «antinomia tra lacontrattualità centrale dello Stato e la con-trattualità interindividuale della società ci-vile» che, «insolubile nel quadro del capi-talismo», sarebbe stata ignorata dai «teori-ci del comunismo» (ma altrove Bidet rico-nosce l’apporto fondamentale di Gramsci

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in proposito). «L’appuntamento mancatodi contrattualismo e socialismo», a causadell’influenza esercitata su Marx dagli “an-ticontrattualisti” (Hegel e i socialisti fran-cesi, eredi della tradizione illuminista), haprovocato le deviazioni autoritarie e cen-tralizzatrici del marxismo che, sul pianoeconomico, si sono tradotte nell’identifica-re «il piano come la forma naturale» diorganizzazione, mentre altrettanto faceva-no i teorici del liberalismo rispetto al «mer-cato», «con un effetto simile di sospensio-ne del paradigma del contratto sociale». Inrealtà, secondo Bidet, piano e mercato,anziché escludersi a vicenda, sono «duemostri da padroneggiare, due forme dellanostra ragione», che «possono essere uma-nizzate, trasformate in società civile» inuno «spazio intermedio» tra l’«inter-indi-vidualità» e lo Stato, quello dell’«asso-ciazione», che solo la «forma-contratto»rende possibile, grazie alla «sottomis-sione del mercato al piano e del piano alcontratto».Per Bidet si tratta, in sostanza, di riprenderee sviluppare (Bidet dice «radicalizzare»)alcuni spunti contenuti nelle opere di Marx,in cui il capitalismo, anziché identificarsicon il mercato, ne appare «come uno speci-fico svolgimento strutturale accanto ad al-tri possibili». Tali possibilità sono invecestate trascurate dallo stesso Marx e, soprat-tutto, dai marxisti che, concentrandosi sul-la teoria del «valore-lavoro» (ed ignorandole smentite ad essa portate dalla realtà em-pirica) hanno colto solo la “superficie” enon la “sfera interna” dell’analisi marxia-na. Bidet invece, rifacendosi a quest’ulti-ma ed integrandola con «un certo liberali-smo», tenta di elaborare una «teoria delloStato» che, pur assente negli scritti di Marx,«s’impone come una necessità logica» apartire dalla trattazione del «sistema mer-cantile in generale» contenuta nel Capita-le: il sistema mercantile, infatti, richiede unpotere centrale «che assicuri che ognunopaghi i propri debiti», ma nulla impedisceche tale potere possa «volere qualcosa didiverso, e in particolare regolamentare,organizzare, privilegiare, pianificare»; sa-rebbe quindi possibile un «passaggio alsocialismo», senza fuoriuscire dall’ambitodella «contrattualità» e delle garanzie “li-berali” da essa assicurate.Per parte sua Jacques Texier, nei suoiPremiers parcours su Marx et la démocra-tie, si dichiara convinto del carattere «fon-damentalmente democratico» del pensieromarx-engelsiano, anche se è possibile tro-vare nei loro testi espressioni di segnocontrario e, in ogni caso, il problema dellademocrazia appare subordinato a quellodella rivoluzione. Per sostenere la propriatesi Texier richiama passi finora ingiusta-mente sottovalutati in cui i fondatori delmaterialismo storico ipotizzarono che nelmondo anglosassone, «ove il proletariatocostitui(va) la grande maggioranza dellapopolazione», la transizione al socialismopotesse avvenire in forma pacifica, grazie

alla conquista del suffragio universale edelle altre libertà politiche, purché il votovenisse trasformato «da strumento di in-ganno, quale è stato finora, a strumentod’emancipazione». Inoltre da ricordare l’au-tocritica del vecchio Engels per aver fattolui e Marx eccessivo affidamento ancheper quanto riguarda il “continente” sui«colpi di mano» (i “moti” del 1848, laComune parigina del ’71) per ottenere tra-sformazioni sociali possibili solo al termi-ne di quella che Gramsci chiamerà «guerradi posizione», per vincere la quale ed otte-nere l’«egemonia» il proletariato ancoraminoritario dovrà allearsi con i contadini ela piccola borghesia. Resta ancora da chia-rire, conclude Texier che si propone diapprofondire ulteriormente la sua ricerca ,se la democrazia sia da considerarsi solouna tappa di quella «rivoluzione perma-nente» che porterà alla sua negazione, pri-ma in favore della «dittatura del proletaria-to» e poi della società senza classi, o seinvece l’obbiettivo della rivoluzione co-munista non sia che l’instaurazione di unapiù compiuta e “reale” forma di democra-zia.Il problema del valore da attribuire ai tradi-zionali ideali liberali dell’ ’89 ed in parti-colare alla libertà ha continuato ad animareil dibattito teorico sulla “nuova serie” di“Critica marxista”: gli ultimi interventi inordine di tempo sono stati quelli di Mauri-zio Lichtner, che come Texier sottolineache «l’atteggiamento concreto di Marxverso la democrazia non è affatto così li-quidatorio come oggi si vuol far credere»,anche se egli, tutto teso all’analisi storico-economica della società capitalista e al-l’elaborazione di un progetto di emancipa-zione della collettività da essa, ha soventedimenticato l’individuo. Oltre a questo«marxismo della “contraddizione”», Ro-berto Finelli ritiene tuttavia «di poter estrar-re ed esplicitare dall’opera di Marx ancheun cosiddetto marxismo dell’ “astrazione”,da cui poter tornare a muovere un confron-to, forse più adeguato dei precedenti, con larealtà sociale contemporanea». In tale pro-spettiva la «libertà socialista» non consi-sterebbe «nella generalizzazione, a tutticoloro che finora ne sono stati esclusi, dellalibertà liberaldemocratica, che muove dal-l’individuo atomistico e dalla naturalizza-zione e neutralizzazione dell’economico»,ma in una «liberazione dall’Astratto», ilCapitale, appunto.Il processo di rilettura dei testi marxengel-siani, di cui gli studi citati non sono chealcuni esempi, non può che trarre ulterioreimpulso dalla ripresa della pubblicazionedell’edizione critica delle opere dei fonda-tori del materialismo storico, segnalata daJacques Grandjonc sul n. 13 (1993) di“Actuel Marx”. Iniziata nel 1921 a Moscaper volontà di Lenin, interrotta nel ’35 allavigilia delle più terribili “purghe” stalinia-ne (durante le quali, due anni dopo, verràfucilato il suo stesso direttore, Rjazanov),ripresa nel ’75 sotto la “tutela” dei partiticomunisti sovietico e tedesco-democrati-co, la MEGA sembrava destinata ad essere

vittima del loro crollo nell’ ’89. In quellostesso anno, però, è sorto un comitato scien-tifico internazionale, finalmente indipen-dente da ogni condizionamento politico,che si occuperà della pubblicazione deivolumi ancora inediti e della revisione diquelli sinora comparsi. G.C.

Testo e/o immaginenell’estetica francese

Assume sempre più consistenza, nelpensiero francese contemporaneo, lariflessione sul rapporto fra immaginee testo, figura e scrittura. Ormai ab-bandonata, dai più, la messe di refe-renze freudiano-lacaniane che hannoabbondato negli anni passati, si prefe-risce un approccio multiplo (storico,semiotico, filosofico) al problema, at-tento alle singole elaborazioni stori-che, capace di allargare il compassodella riflessione, senza le eccessiveforzature ideologiche della moda delmomento. Le linee di tendenza di que-st’interesse si possono individuare inbase a tre eventi di rilievo di questiultimi mesi: il volume postumo di LouisMarin, pionere in questo campo, daltitolo: LES POUVOIRS DE L’IMAGE (Il poteredell’immagine, Seuil, Paris 1993); ilconvegno LA PENSÉE DE L’IMAGE. SIGNIFI-CATION ET FIGURATION DANS LE TEXTE ET LA

PEINTURE, organizzato da Gisèle Ma-thieu-Castellanie e dal gruppo di ricer-ca “Poétique et Poésie”, tenutosi allaSorbona e all’Università Saint-Denisdi Parigi dal 27 al 29 maggio 1993; ilvolume collettivo L’ARTISTE EN REPRÉ-SENTATION (L’artista in rappresentazio-ne, Desjonquères, Paris 1993), curatoda René Demoris, che raccoglie gli attidel congresso omonimo, tenutosi aParigi dal 16 al 17 aprile 1991.

Al confine fra letteratura e pittura, l’ultimostudio, pubblicato postumo, di Louis Ma-rin, Les pouvoirs de l’image, riprende temia lui cari, ma, per così dire, alza il tiro dellariflessione, affrontando la dinamica rap-presentativa inerente all’immagine dellatrans-figurazione e della visione. Analiz-zando infatti gli “effetti” dell’immaginenel testo, e la metamorfosi del figuralenella scrittura, Marin si pone un triplicescopo: cogliere il potere “sovversivo” del-l’immagine, la sua capacità di sostituzionee presentificazione dell’assente; descrive-re i dispositivi mediante i quali nell’esibi-zione dell’altro assente si costituisce qual-cosa come un soggetto “di ritorno”.Presentando nell’immagine la rappre-sentazione di un assente, il soggetto sicostituisce come “sguardo”. E’ in questogioco di specchi, a volte vertiginoso, chegli effetti dell’immagine danno forza alsoggetto come attore o autore dello sguar-do. In questa autocostituzione è possibi-

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Max Ernst, La grande roue orthochromatique qui fait l’amour sur mesure, 1919

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le cogliere la dinamica di tale stranariflessività: nello sguardo di ritorno, il séè restituito come un altro, come un “ne-mico” - secondo un’espressione di He-gel, ripreso da Marin. Ma cogliere in attola forza, i “poteri” dell’immagine, signi-fica interrogarsi sulle condizioni di pos-sibilità dell’immagine stessa, sull’esi-stenza di a-priori materiali e sensibili,come la luce e l’ombra; e qui Marin siriallaccia alla tradizione fenomenologicadi Merleau-Ponty.Sebbene, come ha ricordato Pier-Antoi-ne Fabre in una serata al Beaubourgdedicata al volume postumo di Marin, imotivi teologici non costituiscano tantoil “fondamento” dell’immagine, quanto“un fondo senza fondo” a partire da cuiun’immagine prende consistenza, poi-ché è l’immagine stessa che genera il suopotere di significazione, il rapporto fratesto e immagine concerne, quasi natu-ralmente, gli studiosi di problemi teolo-gici. E’ ciò che è emerso al convegno“La pensée de l’image”, dove ClaudeGandelman, storico della religione, si èoccupato di analizzare le strategie te-stuali (pictogrammi) con cui è stato argi-nato il divieto ebraico della rappresenta-zione di Dio. In questo caso, è il testo che“imita” la figura e cerca di disegnare conil proprio corpo l’immagine interdetta,cercando così una «sovversione legaledella legge» e una via d’uscita alla «pul-sione d’iconicità». Jean Wirth ha inve-ce ricostruito magistralmente il pensieromedioevale relativo all’immagine, e inparticolare all’espressione: “a immagi-ne di”, secondo cui Dio avrebbe creatol’uomo, lasciandogli in consegna di farealtrettanto con la natura circostante.Wirth ha così seguito lo sviluppo delleidee di “imago”, “icona”, “pictura” daHugo di San Vittore a Scoto.Per altri studiosi, comprendere il “pote-re genealogico dell’immagine” di cuiparla Marin, significa cogliere “sul fat-to” i prestiti, i “furti” reciproci fra imma-gine e testo.E’ come se si potesse scrivere meglio,imparando a vedere di più; e viceversa,come se si potesse supplire alle lacuneoculari con la descrizione verbale. Daquesto punto di vista, un fecondo campodi studio è quello offerto dagli “esempi”storici d’incrocio fra testo e immagine.A questo proposito, tra gli interventicontenuti nella raccolta L’artiste en re-présentation, Pierre-Louis Rey, affron-tando il problema della compresenza, senon della concorrenza fra testuale e figu-rale, ha esaminato le figure “concorren-ti” di Bergotte, lo scrittore, Elstir, ilpittore, Vinteuil, il musicista, in A’ larecherche du Temps perdu. Estremamen-te convincente risulta l’analisi propostada Rey della visita del narratore nell’ate-lier d’Elstir: l’apprendistato della “me-tafora” letteraria si gioca qui nella sedu-zione dei quadri e dell’immagine trasla-

ta della realtà.Henri Behar si è invece preoccupato distudiare i dispositivi autobiografici con cuiPicasso si autoritrae nelle sue tardive poe-sie. Ancora sulla rivalità fra testo e imma-gine è intervenuto anche, tra i partecipantial convegno “La pensée de l’image”, YvesHersant, rivendicando la portata teorica,spesso dimenticata, di Luciano e delle sue“Immagini” a partire dal problema: chimeglio ritrae una donna bella? Lucianoschizza una vera e propria teoria delle pos-sibilità e dei limiti della figurazione e dellascrittura, e della differenza fra eikona eeidolon.Altri interventi, sempre raccolti nel vo-lume L’artiste en représentation, si sonooccupati di ricostruire come l’universopittorico lavori all’interno della lettera-tura. In particolare René Demoris, pre-sente anche al convegno “La pensée del’image”, si è interessato di ricostruirel’immagine e l’ideale della pittura nel-l’inchiostro dei critici letterari del seco-lo delle Lumières e la paura dell’allego-ria in pittura nel medesimo periodo.Emmanuelle Baumgartner ha inveceanalizzato come il paradigma pittoricoagisca all’interno della scrittura di Chri-stine de Pizan nel Livre de la Cité desDames, nella prospettiva di consegnareuna legittimità al lavoro della scrittricestessa. Altri hanno “spiato” il pittoreall’opera: Jean-Rémy Mantion si è ccu-pato di Hubert Robert; Jeannine Gui-chardet di Claude Lantier.Interventi più specificatamente estetico-letterari non sono mancati neanche alconvegno “La pensée de l’image”.Eliane Formentelli ha esaminato la tenta-zione dell’immagine in Balzac; MarcelTetel ha analizzato la tensione fra scritto eimmagine nella “Délie”; Paul J. Smith si èinvece occupato della fiaba illustrata. Infi-ne una tavola rotonda, diretta da DanielArasse, studioso affermato di arti visivo-pittoriche, ha fatto il punto sulle piste ulte-riori di ricerca aperte dal tema: “testo e/oimmagine: quali direzioni, dunque?” Diffi-cile dirlo: forse quelle che portano sulle viedimenticate della retorica, dell’ekphrasis,della devisa, dell’allegoria. F.M.Z.

Due secoli di teologia

Due ampie opere di ricostruzionestorico-critica sono oggi disponibiliper gli studiosi di teologia che inten-dano operare un bilancio degli svi-luppi di pensiero di questa discipli-na da Kant ai teologi di questo seco-lo: è il caso del volume di HendrikusBerkhof, DUECENTO ANNI DI TEOLOGIA E

FILOSOFIA. DA KANT A RAHNER (trad. diMichele Fiorillo, Claudiana, Torino1992) e dell’opera di Rosino Gibelli-ni, LA TEOLOGIA DEL XX SECOLO (Queri-niana, Brescia 1992). Da segnalare,

in quest’ambito di riflessione, dueprospettive interpretative che pren-dono spunto da diverse ipotesi te-matiche: si tratta dello studio diXavier Tilliette, LA SETTIMANA SANTA

DEI FILOSOFI (Morcelliana, Brescia 1992),che affronta il problema della morte diDio in rapporto anche all’ateismo, edel volume di Vittorio Possenti, OLTRE

L’ILLUMINISMO. IL MESSAGGIO SOCIALE CRI-STIANO (Paoline, Cinisello Balsamo1992), che analizza il ruolo del cristia-nesimo come dottrina sociale.

In uno dei saggi raccolti nel volumeCredere e comprendere (1933-1965) ilbiblista e teologo Rudolf Bultmann(1884- 1976), amico e collaboratore diM. Heiddeger all’università di Marbur-go dal 1923 al 1929, osservava che lateologia «mentre parla di Dio deve, nelcontempo, parlare dell’uomo». La con-siderazione appare solo a prima vistabanale; in realtà recensisce la relazioneo la tensione presente nel dibattito teolo-gico-filosofico da Kant in poi.Lo strappo operato da Kant nel campodella metafisica e della teologia è capi-tolo ormai noto e tuttavia non differibilea chi si accinga alla riflessione filosoficae teologica contemporanea. E’ proprioKant, infatti, il punto di partenza teore-tico e storiografico adottato dal teologoolandese Hendrikus Berkhof nella suaopera 200 Jahre Theologie. Ein Reisebe-richt, pubblicato in prima edizione nel1985 e recentemente tradotto anche peril pubblico italiano con il titolo: Duecen-to anni di teologia e filosofia. Da Kant aRahner . A fronte delle interpretazioni“dualiste” di Kant, per le quali ragionpura e ragion pratica appaiono giustap-poste e in definitiva irrelate, così che losforzo di Kant sarebbe da intendere so-prattutto nella prospettiva della «distru-zione universale» (M. Memdelsohn) edello smantellamento delle prove del-l’esistenza di Dio, Berkhof sottolineainvece la complementarietà di fede eragione, ravvisabile nella coordinazionedella Critica della ragion pura alla Cri-tica della ragion pratica. Il dualista Kantsarebbe così un “monista in speranza”,laddove la speranza risulterebbe essere«il concetto centrale della filosofia kan-tiana della religione» e il concetto diDio, causa morale del mondo, colmereb-be il fossato tra natura e moralità.In realtà, come Berkhof riconosce, dopoKant «la distanza tra filosofia e teologiasi è fatta sempre più grande» e il tentati-vo operato dalla cosiddetta Teologia Li-berale (A. Von Harnack, E. Troeltsch,A. Ritschl, J. W. Hermann, A. Julicherecc.) di inserirsi più profondamente nel-la storia (cristiana nel caso di Von Har-nack, delle religioni nella prospettiva diTroeltsch) suscitò la reazione di KarlBarth. La critica del grande teologo rile-vò soprattutto la riduzione del cristiane-

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Primo piano:filosofia e computer

‘Divide et computa’:la filosofia e il computer

Gli ultimi quaranta anni sono statisegnati dagli straordinari migliora-menti tecnici relativi al modo in cuila logica binaria e sequenziale dellamacchina di Turing è stata imple-mentata elettronicamente. In que-sto breve arco di tempo la microe-lettronica ha reso possibile la co-struzione della quarta generazionedi macchine di von Neuman e l’in-formatica è divenuta la “tecnologiacaratterizzante” della nostra epoca,un po’ come il mulino lo è stato perl’epoca medievale, l’orologio mec-canico per la cultura seicentesca edil telaio per la rivoluzione industria-le. Oggi quella del computer si pre-senta ai nostri occhi come una infra-tecnologia. L’elaborazione elettro-nica pervade in modo orizzontale lamaggior parte degli ambiti econo-mici, scientifici, amministrativi esociali della nostra vita e nel norddel mondo il microprocessore stadiventando tanto diffuso quanto ilmotore elettrico.

Molti sintetizzano questi vari fenomeniparlando di una rivoluzione informatica.Vi siano o meno i termini per una carat-terizzazione a tinte così forti, sicura-mente l’informatica rappresenta in que-sti anni un settore strategico non solo daun punto di vista industriale e politico,ma anche da quello scientifico. Le varietecnologie legate allo sviluppo e alladiffusione dei computer influenzano inmodo sempre più diffuso la crescita, lagestione e la fruizione del sapere, alme-no per due aspetti fondamentali. Anzi-tutto, l’informatica ha enormemente fa-cilitato, o molto più spesso reso sempli-cemente possibile, la risoluzione di unvasto numero di problemi di tipo mate-matico o comunque rigorosamente for-malizzabili. Per sua natura il computer èun “calcolatore”, perciò le sue più diret-te applicazioni hanno spesso riguardatol’avanzamento del sapere a base quanti-ficabile. I grandi sviluppi tecnologici escientifici della seconda metà del nostro

simo a fenomeno intramondano, perden-do di vista l’oggetto teologico proprio.In Barth, almeno nel Barth del Romer-brief (Lettera ai romani), viene radical-mente distrutta ogni possibilità psicolo-gica, storica, metafisica di giungere aDio. Il fossato, la distanza tra Dio el’uomo è colmata solo dall’intervento diDio, dal suo venire incontro all’uomonella realtà di Gesù Cristo.L’uomo non ha possibilità di valicare laTodeslinie che lo separa da Dio e l’irru-zione della resurrezione rappresenta lavera parola nuova che tocca il mondo elo mostra come mondo vecchio, pecca-tore. Il mondo è così sottomesso al “no”del peccato e del giudizio di Dio, maanche al “si” di Dio in Cristo; ciò costi-tuisce la struttura dialettica della rivela-zione cristiana e conseguentemente fon-da anche la dialetticità del procedereteologico che non può in alcun modoarmonizzare Dio e uomo, fede e ragione.Ma «i teologi dialettici erano tutti con-vinti che la rivelazione di Dio fosse ri-sposta alla questione dell’esistenza. Pre-sto doveva ripresentarsi la questione an-tropologica». Torniamo così alla battutadi Bultmann posta in apertura.Quest’ultima citazione e le considera-zioni che la precedono sono contenute inun’ampia, documentata e anche eruditaopera del teologo e filosofo Rosino Gi-bellini, La Teologia del XX secolo , chepassa in rassegna il pensiero teologico diquesto secolo dalla teologia liberale aipiù recenti sviluppi contemporanei. Laquestione antropologica, fa notare Gi-bellini, insita anche nella “seconda svol-ta” barthiana (cioè a partire dall’operaL’Umanità di Dio del 1956) si esprime,a partire dalla seconda metà del secolo,nei termini del rapporto tra teologia emodernità, tra fede cristiana e mondodivenuto ormai adulto. L’ingresso dellatematica della secolarizzazione apparein questo senso emblematica. Nell’ela-borazione di Dietrich Bonhoeffer, mortonel 1945 nel campo di concentramentodi Flossemburg, essa appare non solo nelsenso di un dato oggettivo, culturale, madi occasione promettente, processo in-nescato dalla stessa rivelazione cristia-na.La provocazione bonhoefferiana, inve-stendo la teologia, ha innescato un veroe proprio dibattito su quella che vennepoi chiamata la “teologia della secola-rizzazione”. Come rileva Gibellini non èfacile ricondurre ad unità un movimentoteologico che, nelle sue espressioni piùconsapevoli, si riproponeva di introdur-re la “secolarizzazione come tema dellateologia” (F. Gogarten). Al suo internofiorirono infatti anche posizioni radicalicome quelle che intesero argomentare,in maniera provocatoria, intorno allamorte di Dio”.L’evocazione del morire di Dio richia-ma immediatamente alla memoria Hegel

(Fede e sapere, 1802) e Nietzsche (GaiaScienza, 1882), ma la riflessione di He-gel non può essere interpretata attraver-so una problematica atea come sarà poiin Nietzsche. E’ questa la convinzione,polemica quindi anche nei confronti delcristianesimo ateo, del filosofo gesuitaXavier Tiliette che intende «ricostruirela meditazione dei filosofi sul triduummortis nella sua recente opera La Setti-mana Santa dei Filosofi . Il confrontocon il Venerdì santo speculativo hege-liano, equivocamente inteso alle originidell’ateismo, permette invece di coglie-re il senso estremo e necessario dellaKenosi di Cristo come morte per la qualel’Uomo-Dio diviene piena manifestazio-ne dello Spirito. Ne scaturisce una riccae suggestiva riflessione che lascia inte-ragire con fiducia il dato della fede conl’argomentazione della filosofia, della let-teratura, della poesia nella convinzione che«certe profondità...e certe arditezze...hannoil loro posto in filosofia».In ambito cattolico, fa notare Gibellini,il tema della secolarizzazione non pro-dusse le radicalizzazioni incontrate in-vece nel mondo protestante. Già però inun articolo del 1954, “Significato teolo-gico della posizione del cristiano nelmondo moderno”, K. Rahner, più tardiinterprete della cosiddetta “Svolta an-tropologica” in teologia, attraverso ilrecupero “kantiano” dell’apriori religio-so come apertura radicale al mistero,segnalava la condizione di diaspora delcristiano dopo l’epoca costantiniana emedievale. In questo contesto potevanocosì emergere nuove impostazioni teo-logiche che raggiungevano consapevo-lezza nelle prospettive aperte dalla “teo-logia politica” (J. B. Metz) e della “teo-logia della liberazione (G. Gutierrez, C.Boff, J. Comblin ecc.). Tali prospettiveriproponevano problemi (quali il rap-porto tra fede e società, tra fede e trasfor-mazione sociale, tra Chiesa e istituzioni)che il cattolicesimo, soprattutto euro-peo, aveva con fatica affrontato e cheancor’oggi non finiscono di tormentarela coscienza cristiana.Le vicende politiche che dall’800 in poihanno caratterizzato la presenza cattoli-ca nella società liberale, industriale epost-industriale hanno prodotto un ge-nere letterario - quello di “dottrina so-ciale” - che, dopo un decennio di oblio,è ritornato prepotentemente alla ribaltacon il pontificato di Giovanni Paolo II.Se ne occupa, nella prospettiva di unariabilitazione e chiarificazione teorica,Vittorio Possenti nel suo Oltre l’Illumi-nismo. Il messaggio sociale cristiano .La dottrina sociale viene qui definitauna «forma peculiare di filosofia pubbli-ca cristiana» che, nel rifiuto dei modelliprivatistici di fede operanti nelle teoriesociali e politiche illuministiche, riven-dica lo statuto di insegnamento pratico eil proprio ruolo di «dottrina morale suifatti sociali». Il dialogo dell’autore conle prospettive di J. Maritain è costante e

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secolo devono moltissimo alla possibili-tà di realizzare calcoli che avrebberorichiesto tempi umanamente insoppor-tabili, anche se fossero stati effettuati dalegioni di assistenti. Sarebbe tuttavia unerrore limitare la valutazione dell’im-patto delle innovazioni tecnologicheconnesse alla diffusione dei computeralle sole dirette applicazioni della loropotenza di calcolo e quindi alla loroutilità nelle scienze matematizzate. L’in-formatica risulta ormai insostituibile inqualsiasi area che sia sottoponibile adanalisi binaria, e di conseguenza allamanipolazine di bits (cioè binary digits,insieme di numeri binari 0/1). Le appli-cazioni grafiche, i programmi C.A.D.(computer aided design) e C.A.I. (com-puter aided instruction), i sistemi C.A.M.(computer aided manufacture), le mac-chine C.N.C. (computer-numerically-controlled), le banche dati, la telemati-ca, le simulazioni di modelli, la postaelettronica, il word-processing, l’emer-gente tecnologia legata alla creazione direaltà virtuali sono solo alcuni tra i piùimportanti esempi in cui le potenzialitàsimbolico-computazionali degli stru-menti informatici sono state impiegate afini diversi dalla risoluzione di comples-si calcoli numerici. In molti di questicasi l’informatica ha messo a disposi-zione dell’uomo i mezzi necessari allagestione delle sue conoscenze.L’importanza di questa funzione mana-geriale è difficilmente sopravalutabile.L’universo delle conoscenze e delle in-formazioni è uno spazio intellettuale lacui densità ed estensione sono in conti-nua crescita esponenziale. Alla fine de-gli anni settanta si calcolava che nei varisettori della matematica venissero pro-dotte ogni anno circa duecentomila di-mostrazioni di teoremi. Il lettore potràpensare con lo stesso sgomento al ritmoin cui si pubblicano articoli su rivistespecialistiche, interventi su quotidiani,relazioni da convegni, antologie, recen-sioni o monografie in campi anche piùspecifici quali l’etica, ad esempio, o lafilosofia della mente. Effetto diretto diquesta esplosione del sapere è stata laprogressiva diffusione della specializ-zazione. Già da molto tempo uomini edonne hanno abbandonato l’ambizionedi poter dominare anche solo una galas-sia del sapere umano e si sono limitati,necessariamente, a suoi ben circoscrittisettori. Se il fenomeno può apparire comeuna triste ma ineluttabile necessità inaltri campi, nell’ambito di una discipli-na quale la filosofia, esso risulta vieppiùfrustrante e pericoloso. Pericoloso, per-ché la filosofia è forse il sapere che piùdi ogni altro ha bisogno di mantenerecoese le proprie ricerche all’interno diun quadro unitario, seppure molto arti-colato, e compatto, seppure ricco di con-trasti, in ferma contrapposizione ad unaormai endogena tendenza alla frammen-

tazione e alla dissoluzione della propriaspecificità. Frustrante, perché una filo-sofia divisa in rigidi settori e fatta daspecialisti è in stridente contraddizionecon le ambizioni universali ed unifica-trici di una riflessione razionale che sipresenta, per sua stessa natura, qualeultima soglia del pensiero teorico.La necessità di sottolineare l’utilità ge-stionale dell’informatica risiede quindinell’importante ruolo che questo settoredella tecnologia avanzata ha iniziato arivestire nei confronti di almeno alcunidei problemi generati dall’enorme cre-scita e frammentazione del sapere. Gra-zie all’informatica è forse oggi divenutopossibile opporsi, se non addirittura in-vertire, quel processo di sempre mag-giore specializzazione cui è andata sog-getta anche la stessa filosofia, e con ciòsuperare il relativo stallo da eccesso diinformazione in cui spesso i filosofi,come molti altri loro colleghi, percepi-scono di trovarsi. E’per questo che damolte parti si è parlato dell’era del com-puter come di un ritorno della mentalitàrinascimentale.Non è un caso che l’informatica giungaproprio oggi a cercare di risolvere i no-stri problemi di gestione del sapere. Alcontrario, il suo insorgere deve esserevisto come frutto diretto di un processodi autoregolazione del sapere stesso. Ladomanda di informazione cresce in modointerattivo con il grado di complessità diun sistema e questo, a sua volta, promuo-ve la creazione di tutti quei mezzi che,risultando ragionevolmente ottenibili,ovvero adottabili, siano utili a migliora-re l’accesso al quantitativo di informa-zione richiesto dal proprio funzionamen-to. Si tratta di un processo di ottimizza-zione a stadi omeostatici. I sistemi presiin considerazione possono essere i piùdiversi, da una compagnia assicurativaalla struttura burocratica di una grandefacoltà universitaria. Nel caso in cui ilsistema sia costituito dall’intero univer-so del sapere, la domanda di informazio-ne aumenta in modo direttamente pro-porzionato all’incremento della quantitàdi informazioni già accumulatasi. Ciòcomporta, per il sistema stesso, la neces-sità di individuare procedure gestionalisempre più efficienti, volte al trattamen-to dell’informazione economicamentepiù efficace. Nel corso dei secoli la capi-talizzazione del sapere ha finito per au-toregolamentare la sua crescita. Le co-noscenze hanno promosso al contemposia il loro stesso ampliamento che ilrinvenimento degli strumenti per la pro-pria gestione. Nel caso della filosofia,ma non solo della filosofia, si è passatidalla memoria labile della tradizioneorale, alla memoria permanente di quel-la scritta, dai rotoli di papiro ad accessolineare ai codici di pergamena ad acces-so casuale, dalla creazione di grandi bi-blioteche alla stampa di volumi cartacei,

dalle semplici tavole dei contenuti allacomparsa degli indici analitici, dai ma-nuali alle opere enciclopediche, per giun-gere fino ai lessici filosofici, ai dizionariconcettuali, ai grandi lavori biografici ebibliografici e ai primi data-base su CD-ROM. Ciascuna innovazione è stata resapossibile non solo dal clima culturale (sipensi alla nascita della storiografia filo-sofica nel Rinascimento), ma anche dal-la comparsa di nuove tecnologie, ed hasegnato un importante passo avanti, nel-la scala della fruizione del sapere, grazieal quale la riflessione ha potuto avvaler-si al meglio del proprio passato. La civil-tà moderna delle macchine, del motore,del petrolio, dei materiali sintetici, del-l’energia elettrica e termonucleare harappresentato una fase di acuta crescitadel quantitativo di informazioni prodot-te e richieste. Dall’ultimo dopoguerra adoggi si è perciò assistito alla corrispon-dente reazione gestionale. L’universodella conoscenza è divenuto un dominiocosì ricco e complesso e le varie forme diconoscenza una risorsa così preziosa -un bene, se non spesso una merce - che leprocedure di amministrazione hanno ri-chiesto in modo sempre più urgente unatecnologia adeguata alle loro dimensio-ni e alla loro importanza. Il sapere hainiziato a produrre strumenti all’altezzadella propria amministrazione razionaleattraverso l’informatica. La lezione chesi deve trarre da questa dinamica è chia-ra. Se da un lato l’avvento dell’elabora-tore elettronico ha fatto sì che il proces-so di espansione delle conoscenze, giàavviato dall’invenzione della stampa, èvenuto ad accellerarsi ulteriormente - edha perciò contribuito parimenti a pro-muovere la conseguente corsa alla spe-cializzazione - d’altro lato la stessainformatica deve anche essere vista comeil settore tecnologico avanzato che hainiziato a fornire almeno una parzialerisoluzione ai problemi sorti proprio dallagestione di un sapere ormai smisurato.Stabilito che la nostra civiltà attraversaoggi una fase storica in cui i problemidella gestione delle informazioni sonotanto importanti quanto quelli relativialla loro creazione, rimane ora da chie-dersi in quale misura questo fenomenomacroculturale riguarda in modo speci-fico anche la filosofia. Per dare una ri-sposta a questo quesito è necessario com-piere un passo indietro e individuarealmeno quattro punti di riferimento orien-tativi all’interno della mappa dei diversirapporti che intercorrono oggi tra filoso-fia e informatica. Da un lato si possonoraccogliere tutte quelle considerazionidi sociologia della conoscenza che han-no occupato i filosofi sin da quando si ècercato di comprendere la natura e laportata delle trasformazioni culturalicomportate dalla diffusione del compu-ter, delle banche dati elettroniche, deisistemi intelligenti, della posta elettro-

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nica, insomma dei vari strumenti fornitidall’informatica come tecnologia appli-cata (a questo proposito un testo sullasituazione italiana, esemplare anche peril suo approccio fortemente ideologizza-to, è quello di G. Battista Gerace, Lepolitiche dell’informatica, Editori Riu-niti, Roma 1991). Questioni di etica in-formatica, insieme a problemi connessicon l’alfabetizzazione e la didattica, rap-presentano zone di confine di questaprima area .Più recentemente, si è iniziato a parlaredi Epistemologia Informatica, ovvero diEpistemologia del Computer. Si tratta inquesto caso di un approccio che investi-ga l’informatica come scienza autono-ma. Lo statuto di questa emergente bran-ca del sapere filosofico, ancora larga-mente in via di sviluppo, sembra esseresimile a quello di altri speciali settoriquali la filosofia della logica o la filoso-fia della fisica, formatisi già da diversianni. Contrariamente a quanto avvieneper la filosofia del linguaggio, ad esem-pio, queste discipline dibattono temi cheriguardano principalmente non fenome-ni naturali, ma saperi codificati, ovveroquestioni teoriche che emergono dallanascita di quegli insiemi di conoscenzeche di volta in volta vanno sotto il nomedi logica matematica, fisica, o informa-tica. Lo studio dell’intelligenza artifi-ciale (A.I.) in relazione all’intelligenzaumana rappresenta la terza e più notaarea di contatto tra informatica e rifles-sione filosofica. Il tema è certamenteben noto e qui ci si può limitare adosservare che purtroppo l’acceso dibat-tito sulle analogie o addirittura le possi-bili identità tra mente e computer hacontribuito, negli scorsi anni, ad allonta-nare più di un filosofo anche dalla sferapragmatica dell’uso dell’informaticacome semplice strumento. Proprio que-st’ultimo aspetto, che con un gioco diparole viene oggi definito dell’augmen-ted intelligence (A.I.), è quello su cui hocercato di attrarre l’attenzione nelle pa-gine precedenti. In questo ambito, chie-dersi che cosa possa comportare l’usodella tecnologia informatica per lo svi-luppo del pensiero filosofico vuol dire,in sostanza, cercare di capire sia in chemodo e in quale misura la filosofia possatrarre vantaggio dalle recenti innovazio-ni tecnologiche sia che cosa significhiper un filosofo essere all’altezza dellatecnologia in suo possesso.Riguardo alla prima questione, si trattadi vedere quali sono gli strumenti chel’informatica mette a disposizione dellostudioso di filosofia, quale è la loro fun-zione e valutarne la loro utilità. In filo-sofia le aree direttamente interessate dallacosì detta humanities computing sonotre: gli ausili didattici, i testi elettronicisu cui opera ogni analisi quantitativa e lagestione dati (indice delle citazioni, ca-taloghi elettronici, bollettini, liste di di-

scussione, giornali elettronici, ecc.). Laseconda questione merita invece qual-che parola di commento in più. Oggiessere all’altezza della più avanzata tec-nologia vuol dire, in primo luogo, esserein grado di avvantaggiarsi degli stru-menti informatici forniti dall’ingegneriasia per lo svolgimento più veloce e piùefficiente dei propri compiti di insegnan-te e di ricercatore, sia al fine di contra-stare la specializzazione settoriale attra-verso una più ricca interdisciplinarietà.In secondo luogo, significa ampliarel’ambito del teoricamente fattibile perandare ad includere tutte quelle ricerchefinora mai promosse a causa di un ap-proccio necessariamente limitato dallerisorse e dagli strumenti a propria dispo-sizione. Si pensi, ad esempio, alla giàconcreta possibilità di studiare la fortu-na di un autore o un testo attraversol’analisi quantitativa del numero di cita-zioni che la sua opera ha ricevuto sullepiù importanti riviste di uno specificosettore nel corso dell’ultimo decennio(una determinata regione spazio-tempo-rale dell’universo del sapere). Infine,significa per il filosofo proporsi comeutente informato ed intelligente, che pro-muove e guida l’offerta delle nuove tec-nologie per ottenere un servizio semprepiù adeguato e flessibile. In breve, sitratta di essere in grado di trarre vantag-gio da ciò che è stato reso più facile, disfruttare ciò che oggi viene reso possibi-le per la prima volta ed infine di sugge-rire nuove applicazioni per nuove esi-genze future. Soprattutto nell’ultimocaso, più che il supporto tecnologicoquello di cui si sente il bisogno sono leidee da implementare. L.F.

Boden, Margaret A. (a cura di), The Philo-sophy of Artificial Intelligence, O.U.P.,Oxford 1990.Bolter, J. David, L’uomo di Turing, la culturaoccidentale nell’età del computer, Pratiche,Parma 1985 (ed. orig. ing. 1984).Di Giandomenico, Mauro e Lepschy, Anto-nio (a cura di), Epistemologia Informatica, in“BioLogica”, 5 (1991).Gerace, G. Battista, Le Politiche dell’Infor-matica, Editori Riuniti, Roma 1991.Miall, David S. (a cura di), Humanities andthe Computer, New Directions, ClarendonPress, Oxford 1990 (nuova ed.).Pagels, Heinz R. (a cura di), La Cultura deiComputer, Boringhieri, Torino 1989 (ed. orig.ing. 1984).Rota Giancarlo, La libertà nasce dal numero,“Il Sole-24 Ore”, 29 Dicembre 1991(n. 332), p. 21.Vamos, Tibor, Epistemologia del Computer,ed. it. a cura di Franco Filippazzi, Sperling &Kupfer, Milano 1993 (ed. orig. ing. 1991).

La “formattazione”:

una metafora per i filosofi

Il nuovo, si sa, ha spesso il potere didisincagliare il pensiero e di istituiredelle possibilità impensate, e sem-bra che anche la nozione di “format-tazione” sia non soltanto facilmen-te spendibile, ma in grado di aprireorizzonti importanti, o almeno disuggerire un approccio inedito quan-to promettente ad una serie di as-sunti comunemente recepiti in filo-sofia, specialmente in rapporto a variaspetti della teoria (e della pratica)della comunicazione e dell’interpre-tazione.

Per poter usare i dischetti quando lavo-riamo al computer, dobbiamo prima for-mattarli. Li si devono cioè predisporreper poter recepire in un modo predefini-to i dati che vogliamo immettervi; dopodi che dobbiamo usare una macchinapredisposta a riconoscere quel particola-re tipo di formattazione sia per scriverviqualcosa, sia per poter poi riconoscerequei dati quando li andremo a leggere.La formattazione è dunque un codice“scritto”in un linguaggio appropriato (il“linguaggio macchina”), che rimane pe-raltro inaccessibile alla generalità degliutenti.Anche i programmi di scrittura istitui-scono ulteriori forme di predisposizione(a livello di file) sotto forma di ulteriorisegni diacritici. Scopriamo l’esistenzadi questo secondo livello di codificazio-ne quando pretendiamo di leggere un fileprodotto con il sistema di scrittura Asulla base del sistema di scrittura B. Intal caso infatti compaiono, soprattuttoall’inizio, una quantità di segni che nonsapevamo di aver introdotto e che, finquando continuiamo a lavorare con ilsistema di scrittura B, non significanopiù nulla né per noi, né per la macchina.Del resto, se salviamo il nuovo file sullabase del linguaggio B e poi andiamo arileggerlo utilizzando il sistema di scrit-tura A, puntualmente accade che tuttiquei segni diacritici scompaiano (perchétornano a funzionare, appunto, da segnidiacritici), mentre ne compaiono moltialtri che, di nuovo, non significano piùnulla né per noi né per il programma discrittura che stiamo utilizzando.Dietro al dato tecnico affiora un simbolo(o una metafora) degna di nota: anche lanostra mente è “formattata”. Lo si vedemolto bene a partire dall’osservazionedi come significhiamo, perché ad ognicomunicazione si accompagna una va-stissima gamma di presupposti che ser-vono appunto per “formattare” a doverela nostra unità comunicazionale.Poniamo che suoni il telefono e io ri-sponda con il consueto “Pronto!”. Ciòbasta per trasmettere una gamma di in-formazioni molto precise di cui è diffici-le fare l’inventario. Con il nostro “Pron-

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to!” mettiamo infatti gli altri in condi-zione di identificare il nostro sesso, ap-prossimativamente la nostra età, la no-stra calma o concitazione, la nostra sicu-rezza o insicurezza, l’affiorare o menodi determinate forme di ansietà, alcunimodelli culturali che abbiamo assimila-to, quasi sempre lo strato della societàcui apparteniamo, spesso persino se sia-mo o non siamo dei fumatori, quasi sem-pre la nostra lingua materna (si sentesubito, per esempio, se chi dice “Pron-to!” è un francese, un greco o un italia-no). Inoltre ci facciamo quasi semprericonoscere.Poiché queste informazioni vengonodate, si presume, senza troppo pensarci,seguendo gli automatismi di abitudiniormai stabilizzate, quindi persino con ilrischio di nuocere a noi stessi (in quantopuò accadere che alcune delle informa-zioni che diamo senza pensarci venganousate contro di noi); in esse dobbiamovedere dei valori meramente semiotici.Infatti, è già diverso se accade che io misforzi di dire “Pronto!” come lo potreb-be dire un genovese o un molisano, ocome potrebbe dirlo un francese, se pro-vo ad affettare una voce accentuatamen-te senile, o infantile, se cerco di farmiscambiare per mio fratello o di imitare iltimbro di voce o almeno lo standardcomunicazionale di un noto attore co-mico, e via di seguito. In questo caso haluogo una cosciente ricerca volta a co-municare significati artificialmente ag-giunti alla gamma di significati che vie-ne comunemente associata ad una cosìricorrente unità comunicazionale; si de-cide di modificarne alcuni (allo scopo diaccreditare un’immagine diversa dellanostra personalità), eventualmente disopprimerne molti (come accade nel casoin cui si voglia essere impersonali fino alpunto di essere virtualmente irriconosci-bili). Siamo cioè in presenza di una sele-zione intenzionale, un’organizzazionefunzionale dei significati che il parlantevuol far arrivare al ricevente.L’analista che si misurasse con un dato“Pronto!”, per spremerne ogni possibileinformazione cercherebbe, in primo luo-go, di stabilire se la parola è stata pro-nunciata con spontaneità o affettazione;quindi isolerebbe i valori semiotici dellarisposta; passerebbe poi a chiedersi sequel “Pronto!” ha anche dei valori reto-rici. In tal caso dovrebbe avviare tuttauna serie di analisi ulteriori (identifica-zione dell’obiettivo comunicazionale,ecc.). Il modo forse più semplice e piùappropriato di evocare l’insieme delleindicazioni associate ad un comunissi-mo “Pronto!” è, per l’appunto, di direche questo è un “Pronto!” debitamenteformattato, eventualmente sottoposto aduna formattazione mirata.Comprendiamo allora che la formatta-zione introduce delle opzioni, delineauna corsia preferenziale, precostituisce I nastri magnetici di una biblioteca elettronica (Don Mc Coy)

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degli automatismi (potremmo dire: delle“macro”) sotto forma di convenzionisemplificanti. Da un lato accredita dun-que dei criteri di decodifica dell’unitàcomunicazionale, vale a dire dei principimetacritici, e di conseguenza attiva for-me anche cospicue di «riduzione dellacomplessità» (Niklas Luhmann), dall’al-tro istituisce tra i parlanti (tra i partecipidel “giuoco” comunicazionale) una in-tesa, un’aria di famiglia, eventualmenteun senso di complicità che marca la dif-ferenza rispetto agli estranei (identifica-ti come coloro che non hanno familiaritàcon certi codici). Donde il senso (solita-mente percepito come gratificante) dellacoappartenenza ad una cultura, ad unafetta della società, ad un gruppo più omeno ricco di connotazioni identifican-ti. Trasforma cioè l’interlocutore in unpartner col quale si capisce di avere giàmolto in comune, ed è appena il caso diannotare che l’operazione si svolge, pergran parte, a livello subliminale: di soli-to ha luogo senza che il desitinatario sene renda pienamente conto, e può benaccadere che non se ne renda ben contonemmeno chi la determina.Non c’è limite ai livelli di formattazionedella comunicazione (verbale o non). Lepagine di Dostojevski, di Nietzsche, diKierkegaard, di Cartesio, di Platone rag-giungono livelli di formattazione moltoalti, e determinano un condizionamentopotente nei ricettori. Viene anzi naturalepensare che Socrate e Platone vadanoannoverati tra i più antichi maestri informattazione (= nell’arte del creareun’atmosfera molto definita e magariavvolgente): se il primo si dedicò a for-mattare i suoi interlocutori, il secondo siè dedicato con somma maestria a for-mattare e con ciò stesso ad educare isuoi lettori. Quanto a Platone, poi, egliha fatto molto di più che indurre milionidi lettori a sentirsi in sintonia con Socra-te, anziché con Eutifrone o con Trasima-co. Ne è buon indizio il fatto che neinostri anni Ottanta sia stata da più partilanciata la seguente parola d’ordine:«Leggere Platone come egli voleva es-sere letto». Ma con un presupposto che,a pensarci bene, ha dell’incredibile: conla convinzione che la sola “lettura” vera-mente legittima sia appunto quella di chiriesce a vedere la realtà “con gli occhi diPlatone”, il che indubbiamente costitui-sce un modo di penetrare il testo, ma nonsenza esporre il lettore (in questo casoproprio il lettore specializzato) a rischidi prim’ordine. Un simile atteggiamentoinplica infatti, in pari tempo, che ci siprecluda quasi ogni possibilità di decon-dizionarci dalla magia della pagina pla-tonica e che si accetti di assumere, versoquesto autore, un atteggiamento nonmeno globalmente ricettivo di quello chepuò assumere chi si rivolge al “suo padrespirituale” per farsi guidare ed illumina-re. In tal caso come si potrebbe ancora

sperare di “capire” Platone? Perché nonsi può “capire” senza identificare il mag-gior numero di fattori miranti a format-tare il lettore, cioè ad indirizzarlo, maanche a renderlo docile e ricettivo, inultima analisi acritico. (E’tutt’altra cosa,perciò, provare a leggere Platone cosìcome egli probabilmente voleva che losi leggesse; qualcosa del genere, del re-sto, l’abbiamo fatto tutti in modo spon-taneo la prima volta che abbiamo lettoun suo dialogo, e proprio in virtù del-l’accuratissima formattazione a cui egliha sottoposto gran parte dei suoi scritti.)Esiste dunque una formattazione invo-lontaria (quella che abbiamo assorbito, eche spesso non possiamo non riprodurrealquanto meccanicamente) e una for-mattazione intenzionale (indotta artifi-cialmente, per mezzo di una comunica-zione sapientemente mirata che suoleavvalersi di forme sempre nuove di dis-simulazione). Un’antica e celebrata for-ma di screening dei livelli di formatta-zione, sia volontari che involontari, sideve a Francesco Bacone (teoria degliidola).Ed esistono anche i professionisti dellaformattazione intenzionale (più o menoaccuratamente mimetizzata). Tra costo-ro sembra appropriato annoverare nonsoltanto giornalisti e pubblicitari, inse-gnanti, sacerdoti e politici, ma anchequanti ‘sanno trattare’con i bambini ocon una determinata clientela, e persinochi si sia specializzato nell’addomesti-care ed eventualmente addestrare cani,cavalli o elefanti per fini particolari.Ognuno a suo modo cerca infatti di cre-are un’atmosfera o addirittura una formamentis (ecco un antecedente specificodella nozione di formattazione), si ado-pera per istillare dei convincimenti e/odelle abitudini (e intanto induce qualcu-no a modificare i suoi schemi, cioè adadottare un apparato diacritico modifi-cato), e prim’ancora si studia la format-tazione che i destinatari della sua comu-nicazione hanno nel frattempo assorbitoo adottato, allo scopo di prevenire ilrischio di un dialogo tra sordi. Analoga-mente, delle “rivoluzioni scientifiche”si può ben dire che esse consistono nel-l’escogitare ed accreditare il passaggioda una formattazione presuntamente ob-soleta ad una di nuovo tipo. (E sembraappropriato ricordare che un elementoessenziale del gap tra “primo” e “terzo”mondo più in generale tra diversi tipi disocietà è proprio la diversa formattazio-ne delle nuove generazioni, il diversostandard di formattazione che ha corsoin un determinato ambiente.)Ad un livello più tecnico si dovrà invecefar parola, se non altro, della logica in-formale, il cui obiettivo è di individuarele premesse tacite che precisano il sensodi ciò che viene argomentato (cioè, dinuovo, la formattazione strisciante). Lariflessione sulle operazioni di formatta-

zione sembra idonea a spingere l’atten-zione degli analisti dallo schema logico(innocuo) alle forme di contestualizza-zione che danno “colore” al singolo ar-gomento, e alle insidie che in esse pun-tualmente si celano. Analogamente lostudio delle fallacie può trovare nuovoimpulso dato che, per potersi insinuarenel discorso senza compromettere l’at-tendibilità di ciò che il locutore asseri-sce, la fallacia (e per la verità non soltan-to la fallacia) “scommette” su quattrodiversi livelli di formattazione: la for-mattazione del locutore, la formattazio-ne della situazione, la formattazione pre-esistente dei ricettori intenzionati, la for-mattazione indotta che il locutore stasforzandosi di accreditare. Di conseguen-za, basta introdurre la nozione di format-tazione nella teoria delle fallacie peristituire eo ipso la necessità di estenderel’analisi a questi quattro livelli, ciò dicui non si era ancora avvertita l’esigen-za.Prende forma, inoltre, la nozione di “for-mattazione responsabile”, e si intuisceimmediatamente la sua rilevanza nonsolo pedagogica, ma anche etica e filo-sofica. Formattazione vuol dire infattiquadro di riferimento, albero dei presup-posti, “orizzonte” entro cui si muove undeterminato pensiero, forme e livelli diprecomprensione, distinzione tra livelloprecategoriale (o antepredicativo) e li-vello già “manipolato” della rappresen-tazione. Prospettive degne di nota si de-lineano, pertanto, anche in rapporto allanozione di “circolo ermeneutico”, inquanto l’idea di una formattazione a piùlivelli lascia intravedere delle eccellentipossibilità di sottoporre una simile ga-lassia alle necessarie operazioni analiti-che.Un ambito elettivo per l’uso della nozio-ne di cui stiamo discutendo sembra chesia l’idea di cultura. Se ogni cultura (eogni sub-cultura) è un tipo di formatta-zione, va da sé che anche la più “primi-tiva” delle culture non possa non celareuna complessità e una capacità di tenutache siamo sempre sul punto di sottovalu-tare (tra l’altro: quella complessità equella capacità di tenuta, in virtù dellequali è così difficile impostare lo svilup-po delle aree più refrattarie del terzomondo). S’intravede, del pari, qualcheinedita possibilità di analizzare le strut-ture, gli assunti di base, le modalità di“lettura” della realtà, le semplificazioniaccreditate, le forme di arroccamentoche contraddistinguono ciascuna cultu-ra, e così pure le condizioni di permeabi-lità, la dinamica delle grandi trasforma-zioni.S’intravede, con ciò stesso, anche un’“ideologia” della formattazione. Nelladisputa tra “olisti” e “riduttivisti”, lariflessione sulle varie forme di formatta-zione sembra implicare un’automaticaopzione a favore dei primi. E non si vedecome una simile idea non possa nonalimentare, tra l’altro, un sano discredi-to nei confronti dell’attitudine, così dif-

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PROSPETTIVE DI RICERCA

PROSPETTIVE DI RICERCA

Dilthey e Nietzsche

Nello studio PHILOSOPHIE DER FLUKTUANZ.DILTHEY UND NIETZSCHE (Filosofia dellafluttuanza. Dilthey e Nietzsche, Van-denhoeck & Ruprecht, Göttingen 1992)Werner Stegmeier propone, conl’obiettivo di mettere in luce “unità edifferenza” delle loro filosofie, un con-fronto analitico tra due pensatori chenel passato sono stati accomunatisotto l’etichetta di “filosofi della vita”.

Furono Scheler nel 1915 e Rickert nel1920, nella situazione filosofica in cui inGermania si andavano gradualmente affer-mando la fenomenologia e il neo-kanti-smo, ad interpretare, il primo con un’ac-centuazione positiva, il secondo in un sen-so critico, il pensiero di Dilthey e Nietzsche(assieme a quello di Bergson), sotto ladenominazione comune di Lebensphilo-sophie, “filosofia della vita”. Il termineavrà in seguito una grande fortuna nellacultura tedesca, e servirà a caratterizzareuna serie di posizioni filosofiche e di criticadella cultura (ai nomi di Dilthey, Nietzschee Bergson si aggiungeranno quelli di Spen-gler, Simmel, Klages, Th. Lessing, W. Ja-mes e Dewey) che oppongono di volta involta l’intuizione al concetto, la vita almeccanismo, l’organico all’inorganico, lanatura alla cultura, ciò che è spontaneo aciò che è irrigidito, il movimento alla stati-cità ecc. Se il termine, tanto in Rickertquanto in Husserl viene usato in sensopolemico, come sinonimo di “relativismo”,“antropologismo” e “irrazionalismo”(un’accusa che ritornerà nelle critiche diparte marxista di Lukács e Lieber, che adessa aggiungono l’aggravante di avere pre-parato o sostenuto l’ideologia fascista enazista negli allievi diretti di Dilthey enell’ambiente della “scuola diltheyana”(Misch, Larsch e Bollnow) il termine assu-me invece una connotazione positiva, ma apatto di distinguere tra la filosofia della vitadi carattere astorico e antiscientifico diNietzsche e quella diltheyana, che non op-pone la “vita” alla “storia” o allo “spirito”,ma la concepisce in senso storico, in quantoobiettivata nelle forme e nei sistemi dellacultura (arte, scienza, filosofia, religione),e vede in essa l’“oggetto” delle scienze

dello spirito. Nel frattempo tanto la ricezio-ne diltheyana quanto quella nietzscheana sisono lasciate alle spalle questa chiave in-terpretativa vitalistica, e il pensiero dei duefilosofi viene oggi considerato nell’am-piezza delle sue connessioni storiche e nel-la sua ricchezza tematica, che spesso pre-corre problemi di grande importanza nellafilosofia del Novecento.Partecipi della crisi d’identità della filoso-fia derivante dalla dissoluzione dei sistemiidealistici e dall’affermazione delle scien-ze e del positivismo, Dilthey e Nietzschesono per Werner Stegmeier accomunatidal fatto di non credere più che la filosofiapossa produrre una qualche verità in gradodi recidere il suo legame con la situazionestorico-culturale e temporale in cui essa haorigine. Da questo punto di vista entrambii pensatori, visti con una certa diffidenzadalla filosofia universitaria (ad onta dellaposizione accademica di Dilthey, e del suc-cesso “postumo” e “post-moderno” dellafilosofia di Nietzsche), esprimono o pre-corrono una tendenza di fondo del pensieroe della cultura del nostro secolo: quella diuna filosofia dell’incommensurabilità edell’individualità che Stegmaier rintracciain pensatori anche assai diversi tra loro, daLévinas, che pur non menzionando Diltheye Nietzsche impiegherebbe il concetto divita e di alterità in quanto irriducibilità alsistema filosofico, a Wittgenstein, chemosso dal problema dell’incommensura-bilità del linguaggio sviluppa la propriateoria dei “giochi linguistici”, per giunge-re, sulla stessa linea di filosofia analitica edel linguaggio, fino a Carnap, Quine, Put-nam, Goodman e Rorty. A giustificazionedella propria interpretazione della filosofiacontemporanea come filosofia dell’incom-mensurabilità, Stegmeier si rifà a Lyotard,secondo cui il sapere “post-moderno” èquello che rafforza la nostra capacità disopportare l’incommensurabile.Nonostante le analogie suggerite dalla si-tuazione storica e da alcune delle risposteche a essa danno, tra Dilthey e Nietzscherimangono nette differenze: Dilthey, cheha immediatamente riconosciuto la gran-dezza di Nietzsche, ma che si è ancheespresso criticamente nei suoi confronti,mirava a fondare filosoficamente la cono-scenza e l’interpretazione del mondo stori-

co, e la “vita” è in lui sempre vita storica;Nietzsche vedeva nella scienza e nel sapereun’espressione della “volontà di potenza”,e con il suo prospettivismo e il suo “filoso-fare col martello” sembra situarsi agli anti-podi dell’atteggiamento critico e scientifi-co di Dilthey.Ma al di là di analogie e differenze super-ficiali tra i due pensatori, scopo dello studiodi Stegmeier è di «chiarire unità e differen-za» delle loro filosofie. Tale intento si trovadi fronte a difficoltà di carattere testuale,storico, biografico e critico. Anzitutto ilcarattere “frammentario” delle opere, e ilfatto che entrambi i filosofi hanno esercita-to la loro influenza più attraverso testipostumi che per mezzo di opere pubblicatein vita. Dilthey non portò a compimento lesue opere sistematiche fondamentali, l’In-troduzione alle scienze dello spirito e laVita di Schleiermacher; e i saggi da luipubblicati in vita, dedicati al problema diuna fondazione delle scienze dello spirito,sono la parte emergente di un progettofilosofico di dimensioni più ampie (comerisulta dalla pubblicazione di testi ineditidiltheyani a cura di H. Johach, H.-U. Les-sing e F. Rodi nei voll. XVIII e XIX delleGesammelte Schriften). E anche Nietzsche,le cui opere, testi postumi e lettere sonooggi raccolte nell’edizione critica di Colli eMontinari, fu soprattutto scrittore aforisti-co. Ogni interpretazione di carattere globa-le, come vuole essere quella di Stegmeier,rischia quindi l’unilateralità, in quanto co-stretta a fissare e irrigidire un pensiero dallemille sfaccettature.Dilthey e Nietzsche, poi, non si sono maiincontrati, né risulta che si siano cercati.Nelle loro biografie sono individuabili deiparallelismi. Le origini familiari e il corsodegli studi, ad esempio: figli di pastoriprotestanti, entrambi iniziano con la teolo-gia, per dedicarsi poi allo studio della storiae alla filosofia. I disturbi fisici legati airitmi e ai modi della vita di studio sonodocumentati con abbondanza nelle operedi Nietzsche (che in Ecce homo indica inessi una causa della propria saggezza), eanche nei diari di Dilthey non mancanotestimonianze circa disturbi alla vista, cau-sati dalla lettura, e squilibri di caratterenervoso, dovuti all’eccesso di concentra-zione. Diverso è invece il rapporto dei due

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Wilhelm Dilthey, Oswald Spengler

Henri Bergson, John DeweyFriedrich Nietzsche, Georg Simmel

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filosofi con l’accademia e il loro atteggia-mento rispetto alla filosofia e al sapere. Nel1867 Dilthey viene chiamato all’universitàdi Basilea, dove Nietzsche arriverà nel 1869.I due, però, non si incontrano. Dopo Kiel eBreslavia, Dilthey giunge nel 1883 a Berli-no, nella più prestigiosa università del Reich(dove sarà però considerato a lungo comeun outsider), mentre Nietzsche conduceuna vita sempre più vagabonda, alla ricercadi luoghi adatti al suo filosofare solitario.Il metodo scelto da Stegmaier nel suo stu-dio è di sviluppare prima un’analisi dellefilosofie di Dilthey e Nietzsche nella lorosingolarità, per mettere successivamente inevidenza ciò che esse hanno in comune. Aimargini di tale zona di comunanza dovràperò poi ancora apparire la specificità deidue universi di pensiero. Nei primi duecapitoli dello studio viene analizzata lasituazione storica in cui Dilthey e Nietz-sche iniziano a filosofare: la crisi dell’ide-alismo, la mancanza di punti di riferimentofilosofici (come per la generazione degliidealisti erano stati ad esempio Kant eSpinoza); e viene delineata la nuova imma-gine della filosofia proposta da Dilthey eNietzsche, la cui critica del meccanicismoappare a Stegmeier influenzata in mododecisivo dal concetto di sviluppo e dallateoria darwiniana dell’evoluzione. Perquanto riguarda Dilthey, vengono analiz-zati anche i suoi rapporti con alcuni filosofidella tradizione tedesca: Leibniz, Kant,Hegel e Schleiermacher. Nel terzo capitolol’elemento comune ai due pensatori vienedefinito come una “filosofia della fluttuan-za” (Philosophie der Fluktuanz), intesacome una filosofia degli oggetti storici inquanto oggetti che mutano in modo irrever-sibile, ma che conservano al tempo stessoun’identità e continuità con se stessi: «Unafluttuanza è una sostanza fluente; fluttuan-za è la categoria dell’autonomia in unafilosofia dell’incommensurabilità». Con-cetti che hanno questo carattere “fluttuan-te” sono in Dilthey quello di “connessionestrutturale acquisita” e in Nietzsche quellodi “forma fluida”. L’ultimo capitolo, dedi-cato alla “radicalizzazione nietzscheanadella filosofia della fluttuanza”, analizza ledifferenze della posizione di Nietzsche,che Stegmeier considera più radicale a li-vello teorico, da quella di Dilthey, piùpreoccupato della questione della fonda-zione in senso critico e gnoseologico: talidifferenze riguardano essenzialmente ilproblema del “comprendere”, la cui analisirovescia in Nietzsche la possibilità del “ve-nir-compreso” nella necessità dell’incom-prensione. Temi dell’ultimo capitolo sonoanche la critica della morale in Nietzsche,la fondazione di tale critica in una filosofiadell’interpretazione sviluppata in base alladottrina della volontà di potenza, e, infine,la critica di tale fondazione svolta da Nietz-sche come critica della “ragione della suavita”. M.M.

Filosofia della vita

Nel volume LEBENSPHILOSOPHIE. ELE-MENTE EINER THEORIE DER SELBSTER-FAHRUNG (Filosofia della vita. Elemen-ti di una teoria dell’esperienza di sé,Rowohlt, Amburgo 1993) FerdinandFellmann presenta una panoramicastorica dei diversi orientamenti diquesta composita tendenza filosofi-ca. I problemi sistematici che fannoda filo conduttore della ricostruzio-ne storica sono quelli della soggetti-vità e dell’esperienza che il sogget-to fa di se stesso: una questione cheper l’autore sembra diventare sem-pre più attuale in un’epoca caratte-rizzata da una “crescente reificazio-ne e mediatizzazione del mondo”.

Il concetto di Lebensphilosophie è andatoincontro nel nostro secolo a diverse edalterne fortune. Impiegato da WilhelmDilthey per caratterizzare lo sforzo dellapropria filosofia a una comprensione dellavita storica e umana che partisse “dalla vitastessa”, senza sottoporla a spiegazioni dicarattere metafisico o scientifico-naturale,il concetto - e il programma che esso sottin-tende - è stato ripreso esplicitamente daallievi diretti e indiretti di Dilthey comeGeorg Misch, Herman Nohl, O. F. Boll-now. Alla Lebensphilosophie diltheyana siè successivamente richiamato Martin Hei-degger in Sein und Zeit e in altri scritti elezioni universitarie, riaprendo la discus-sione con la Dilthey-Schule dopo le criti-che del suo presunto relativismo sviluppateda H. Rickert, dal punto di vista di unafilosofia dei valori di matrice neo-kantia-na, e da E. Husserl nella prospettiva di unafilosofia “come scienza rigorosa” (ma ne-gli anni ’20 Husserl si riavvicinerà all’im-postazione diltheyana attraverso il proble-ma del rapporto tra psicologia e fenomeno-logia e quello di una fenomenologia delmondo della vita).Se il concetto di “filosofia della vita” èstato impiegato in senso sistematico so-prattutto da Dilthey e dalla sua scuola, alsuo interno sono stati compresi, in ricostru-zioni successive, anche pensatori comeNietzsche, Simmel, Spengler, Bergson,W. James.Con la sua più recente opera FerdinandFellmann - già autore di importanti studi diestetica fenomenologica e del volume Sym-bolischer Pragmatismus, dedicato all’ “er-meneutica dopo Dilthey” - presenta unapanoramica storica delle diverse correntidella Lebensphilosphie, a cui fa da filoconduttore sistematico la questione dellasoggettività. Per Fellmann la ricerca sullafilosofia della vita è legata alla passione perla vita individuale e per la sua unicità. Ilfascino che tale orientamento filosoficoesercita è legato a due ragioni: da una partela Lebensphilosophie insegna che «la ri-flessione filosofica ha un valore solo quan-do serve alla vita», dall’altra essa permette

di affrontare problemi e di comprenderefenomeni in un modo più ricco che con glistrumenti delle scienze e di una filosofiaispirata ad un modello “naturalistico” elogico-formale di scientificità, in quantocontiene «forme di pensiero più ricche eflessibili di quelle della logica formale».Centrale nello studio di Fellman è il con-cetto di “esperienza di sé” (Selbster-fahrung), che si realizza già nella vita quo-tidiana, in esperienze e nella terapia digruppo, nell’analisi individuale, nell’intro-spezione e nella meditazione, e che puòessere intesa come una forma modernadell’imperativo delfico “conosci te stes-so”. Non appena ci si chieda che cosa (ochi) sia il Sé di cui si tratta in questo tipo diesperienza, risulta chiara la dimensionefilosofica del problema, che non può essererisolto da una scienza empirica come lapsicologia, in quanto riguarda i fondamentistessi della teoria e della scienza. Chi si èposto la questione del soggetto e dellacoscienza si è trovato spesso, nella storiadella filosofia, di fronte a una secca alterna-tiva, quella tra esperienza e a priori, tra“persona empirica” (esemplare è per Fell-man a questo proposito la posizione diPeter F. Strawson) e “soggetto puro” (ti-pica è la posizione di Kant). Rifacendosi aJaspers, Fellmann ritiene più appropriatoutilizzare il concetto di “Sé”, che costitui-sce “la realità dell’esperienza personale disé” nella sua paradossabilità e non comple-ta conoscibilità. Importante è anche - e quisi chiarisce il legame di questa problemati-ca con la Lebensphilosophie - il concetto di“esperienza della vita” (Lebenserfahrung),diversa dall’esperienza oggettuale dellescienze e però caratterizzata da una pro-pria, specifica obiettività, sedimentantesinon in proposizioni universalmente valide,ma “nel comportamento concreto dell’uo-mo”. Per queste sue caratteristiche di fles-sibilità e per la sua aderenza alla fatticitàdella vita nella sua dialettica di individua-lità e generalità l’esperienza della vita -espressa da categorie specifiche e diverseda quelle scientifico-naturali, come adesempio le categorie della vita diltheyane ogli esistenziali heideggeriani - diventa ilmodello della Selbsterfahrung.E’ questo della Selbsterfahrung, di una“teoria dell’esperienza nella prospettiva delsoggetto”, il punto di vista che nell’inter-pretazione di Fellmann conferisce caratte-re unitario alla Lebensphilosophie. L’uo-mo - scrive Fellmann riecheggiando ErnstBloch - vive troppo vicino a sé: il viverenon è mai completamente cosciente e tra-sparente a se stesso, coscienza e vita nonpossono coincidere. Solo una filosofia del-la vita che non si risolva in una retoricadell’immediatezza, ma che sia consapevo-le di questa tensione tra vita e coscienzapuò servire alla costruzione di una teoriadell’esperienza di sé e della soggettività; alconcetto di una coscienza intenzionale ri-volta agli oggetti si sostituisce qui quello di“vita” come modalità della comprensione

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della soggettività, nella prospettiva non diuna “fondazione logica della conoscenzascientifica” ma di un “chiarimento di strut-ture dell’esperienza del mondo della vita”.Fellmann individua due grandi epoche del-la Lebensphilosophie, entrambe interpre-tabili come una reazione agli eccessi siste-matici della filosofia e alle pretese di asso-lutezza della ragione: la prima tra XVIII eXIX secolo, espressa nei Beiträge zur Phi-losophie des Lebens (1781) di Karl PhilippMoritz e nelle Vorlesungen einer Philo-sophie des Lebens (1827) di FriedrichSchlegel; la seconda negli anni tra la crisidell’idealismo tedesco e le due guerre mon-diali. E’ su questo secondo periodo che siconcentra l’attenzione di Fellmann, e inparticolare su Schopenhauer e Nietzsche,considerati, nella prima parte dell’opera,come precursori della Lebensphilosophie,su rappresentanti “classici” di questo orien-tamento di pensiero come Bergson, James,Dilthey, Simmel (seconda parte), sulla “faseideologica” della filosofia della vita, quellache con autori come Spengler, Klages e Th.Lessing più si espone al sospetto del-l’“irrazionalismo” (terza parte). Nelle ulti-me due parti vengono rispettivamente pre-se in considerazione le risposte alla filoso-fia della vita da parte della fenomenologia,dell’esistenzialismo e dell’antropologia fi-losofica (centrali sono qui le figure di Hus-serl, Heidegger, e Scheler) e, con riferi-mento a Wittgenstein, si indicano alcunevie, percorrendo le quali, attraverso i meto-di della filosofia analitica del linguaggio,può venire chiarita e sviluppata l’idea dellafilosofia della vita. M.M.

Theunissen su Kierkegaard

Nel suo ultimo libro, DER BEGRIFF VER-ZWEIFLUNG. KORREKTUREN AN KIERKEGAARD

(Il concetto di disperazione. Correzio-ni a Kierkegaard, Suhrkamp, Frankfurta. M. 1993) Michael Theunissen pro-pone un’analisi dettagliata dello scrit-to di Kierkegaard LA MALATTIA MORTALE

con l’obiettivo di mettere in luce ipresupposti taciti su cui si basa l’ana-lisi della disperazione del filosofo da-nese.

Studioso di Kierkegaard e di Hegel, autoredi una Negative Theologie der Zeit (Teolo-gia negativa del tempo, Suhrkamp,Frankfurt a. M. 1991), Michael Theunis-sen sostiene in questo suo studio, conconsapevole unilateralità, la necessità dianalizzare la filosofia di Kierkegaard, ein particolare lo scritto La malattia morta-le, dal punto di vista dei contenuti e dellaconcettualità, piuttosto che da quello dellaforma e dei mezzi retorici. In questo, Theu-nissen si muove in opposizione sia a Kie-rkegaard stesso - che si preoccupava del-l’efficacia della forma nella trasmissione

dei contenuti del discorso filosofico - siaad alcune recenti tendenze delle ricezionekierkegaardiana che concentrano la pro-pria attenzione sulle forme retoriche del-l’esposizione. E’ solo concentrandosi suicontenuti - sostiene Theunissen in contro-tendenza rispetto alle posizioni “decostru-zioniste” e “post-moderne” - che si rendegiustizia alla “serietà” del pensiero kierke-gaardiano (un tema, questo della serietà, acui egli dedicò ventiduenne, nel 1955, lapropria dissertazione Der Begriff der Er-nst bei Sören Kierkegaard, pubblicata nel1958).Già la presentazione, nel titolo, della “di-sperazione” non in quanto esperienza esi-stenziale o stato d’animo, ma come “con-cetto”, mette in luce la prospettiva di fon-do dell’opera: si tratta di considerare, at-traverso l’analisi del testo kierkegaardia-no, il problema della disperazione nellasua dimensione concettuale, superando altempo stesso criticamente alcune debolez-ze della prospettiva di Kierkegaard. Que-sti, afferma Theunissen, considerava lafilosofia come una parte subordinata dellapropria «psicologia cristiana della dispe-razione», di natura essenzialmente reli-giosa. L’interesse di Theunissen è invecedichiaratamente filosofico e si rivolge, piùche a Kierkegaard, alla cosa stessa: alconcetto e al problema della disperazione.Con Kierkegaard c’è però un accordo sulmodo di procedere di un’analisi della di-sperazione, che deve essere non prescritti-vo, ma descrittivo, e che dalla descrizionedeve ricavare anche una sua eventualeefficacia pedagogica. Anche Kierkegaard,pur convinto che l’unico modo per ottene-re la salute sia la fede religiosa, non propo-ne una dottrina della fede come uscitadalla disperazione, ma descrive e presentaun movimento: «Se si vuole sapere comesi esce dalla propria disperazione non sideve consultare una dottrina della fede,bisogna solo fare questi movimenti. Kie-rkegaard li descrive così esattamente chepuò compierli anche chi non sappia che iteologi legano ad essi l’idea della fede.»Il volume si compone di tre studi finorainediti. Nel primo, “Il presupposto fonda-mentale esistenziale-dialettico dell’anali-si kierkegaardiana della disperazione”,Theunissen intende ricostruire l’esposi-zione del problema della disperazione nel-la Malattia mortale in modo da metterne inluce i presupposti impliciti. Scopo di talericostruzione è di «riportare alla luce leintenzioni nascoste di Kierkegaard e difacilitare, attraverso una cauta correzionedella sua concettualità, un confronto ra-zionale con la sua analisi della disperazio-ne». Tali presupposti non sono le premes-se - o decisioni preliminari - di carattereteologico e antropologico dello scritto kie-rkegaardiano, ma coincidono con i “pre-giudizi” di Kierkegaard circa il modo incui ci rapportiamo al nostro essere umanoe al nostro “essere-posti” (alla fatticitàdella nostra situazione nel mondo), e cado-

no nella sfera che Heidegger delimita come“esistentiva-ontica” rispetto a quella “esi-stenziale-ontologica” della costituzionedell’essere dell’esserci. Tale presuppostodi fondo è per Theunissen di tipo “esisten-ziale-dialettico”, in virtù del carattere dia-lettico di un’esistenza «che ha un rapportospezzato con la propria struttura», ed èespresso dalla proposizione (che in quantotale non si trova nel testo kierkegaardia-no): «noi vogliamo non essere quello chesiamo».Theunissen analizza anche le implicazionistorico-epocali dell’esperienza kierkegaar-diana della disperazione. Da questo puntodi vista la filosofia dell’esistenza rappre-senta l’espressione di una modernità delcui carattere “kierkegaardiano” testimo-nia ad esempio anche l’opera di Kafka:«Osservata dal punto di vista di questamodernità la Malattia mortale appare comel’inizio di un’epoca che, nonostante ogniPost-moderno, continua ancora, nello svi-luppo europeo di una comprensione del-l’uomo di se stesso e della propria vita».Sulla base di questa interpretazione del-l’influsso di Kierkegaard sulla modernità,viene analizzata, a conclusione del primosaggio, la trasformazione del punto di vi-sta di Kierkegaard in Essere e tempo diHeidegger e in L’essere e il nulla di JeanPaul Sartre.Il secondo studio, “Per la critica trascen-dente dell’analisi kierkegaardiana della di-sperazione”, sviluppa, dopo la critica “im-manente” del primo saggio, una critica chesi propone di andare oltre la prospettivakierkegaardiana, partendo dal confrontocon essa.Nel terzo studio, “Osservazione finale rias-suntiva: la dialettica nella Malattia morta-le”, partendo dalla constatazione dello stes-so Kierkegaard del carattere “troppo dia-lettico” dello scritto in questione, vieneanalizzato il rapporto della dialettica kie-rkegaardiana con quella di Hegel. Si tratta,per Theunissen, di giungere a una visionedella dialettica hegeliana (e kierkegaardia-na) nella sua molteplicità di livelli - andan-do oltre lo schema generale (che pure,appunto in quanto schema, conserva unasua validità) dell’opposizione di una dia-lettica inconciliata, composta dai due mo-vimenti della tesi e dell’antitesi (Kierke-gaard), a una dialettica triadica, in cui tesie antitesi trovano una conciliazione nellasintesi finale (Hegel). «Kierkegaard - scri-ve Theunissen - assume la dialettica estre-mamente stratificata di Hegel in modo qua-si ugualmente stratificato. Anzitutto egli sene appropria nella duplicità che la caratte-rizzava nel pensiero speculativo, in quantoessa non doveva essere solo un metodo, maanche una struttura interna al reale.»La questione del metodo dialettico, chesecondo Theunissen guida il procedimen-to della Malattia mortale, concerne ancheil rapporto tra antropologia e teologia neltesto kierkegaardiano: «La concezionecomplessiva è costruita dialetticamente inquanto è solo la seconda parte (dello scrit-to kierkegaardiano, NdR) che tematizza le

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all’inizio.» Alla luce dell’argomentazionedella seconda parte, risulta così chiaro cheanche le affermazioni in apparenza pura-mente antropologiche dell’esposizionevanno lette teologicamente. M.M.

Il filosofale e il filosofico

«Tra l’alchimia e la cultura dell’Occi-dente ci sarebbe una così essenzialecomunanza di destino che l’apparentecancellazione dell’una corrisponde inprofondità al declino dell’altra»: a par-tire dalla rilevazione di questo rappor-to originario, lo studio di FrançoiseBonardel, PHILOSOPHIE DE L’ALCHIMIE (Fi-losofia dell’alchimia, PUF, Paris 1993)tenta di riannodare i legami tra la tra-dizione alchemica e il pensiero razio-nale. Da segnalare, in questo stessocontesto di riflessione, un saggio diLoup Verlet, LA MALLE DE NEWTON (Ilbaule di Newton, Gallimard, Paris1993), che ci presenta un ritratto piut-tosto inedito del grande scienziato,impenitente alchimista e mago.

Oblio o rimozione che sia, il pensierofilosofico ha proceduto a estirpare dallapropria storia la tradizione alchemica, sen-za neppure «riconoscere il ruolo che sa-rebbe giusto ascrivere alla vasta corrente

della Naturphilosophie, i cui legami conl’antica alchimia restano stretti». PerFrançoise Bonardel non si tratta soltantodi riprendere il filo alchemico che attra-versa il pensiero di filosofi, artisti, scrittori- di una parte notevolissima della culturaeuropea - quanto piuttosto di riproporrealla comprensione il modello di una razio-nalità diversa, liberata innanzitutto da quel-la patente di irrazionalismo che le vieneattribuita da una razionalità considerataintegrale. Restituire uno statuto filosoficodi autentico lignaggio all’alchimia signifi-cherebbe dar voce ad una tradizione chemantiene un potenziale di pensiero ancoraintatto, ma che rimane tanto più oscuroquanto meno è indagato. Una risposta in-coraggiante ci viene per il momento dallarecente pubblicazione degli scritti di Ni-colas Flamel (1330-1418), celebre alchi-mista francese, che Didier Kahn ha rac-colto nel volume: Ecrits alchimiques (Scrit-ti di alchimia, Belles Lettres, Paris 1993).Bonardel ritiene che l’eredità culturale espirituale dell’alchimia possa ancora darefilosoficamente “a pensare” e persino in-dicare una strada verso “una ermeneuticad’ispirazione filosofale”. Il pensiero er-metico ha cercato il segreto della “con-giunzione” tra Uno e Molteplice, Identitàe Differenza, macrocosmo e microcosmo,seguendo percorsi che si sono incrociaticon quelli della ragione filosofica all’inse-gna della diffidenza. Tra i motivi di questa

ostilità c’è in primo luogo la non trascura-bile convinzione che la ratio si sia costitu-ita e abbia approntato i suoi modelli cono-scitivi proprio attraverso la lotta contro isaperi magico-simbolici, caratterizzati dauna comunicazione iniziatica. L’alchimiapone un parallelismo tra “ciò che sta inbasso e ciò che sta in alto”, tra sfera psichi-ca e animus mundi: diventano inscindibilil’aspetto operativo e il momento teoretico,entrambi raccolti in un’esperienza gnose-ologico-religiosa di purificazione (l’ora-torio), che mette in contatto l’alchimistacol ritmo universale e gli consente di inter-venire armonicamente nei moti di trasfor-mazione della natura. E’ dunque il caratte-re sacrale e iniziatico della disciplina al-chemica a rendere difficile il dialogo -sottolinea Bonardel - «a causa tanto delsenso del segreto iniziatico, quanto del-l’impotenza a trasporre verbalmente il la-voro effettuato sulla materia». E tuttavia,nel progetto di questo lavoro, per ristabili-re lo «spazio comune» tra filosofale efilosofico, appare indispensabile procede-re ad un’opera di traduzione degli arcanidel linguaggio alchemico. Sembrerebbequesta l’unica strada per arrivare alla “pie-tra filosofale”, al nucleo epistemologico diun sapere che proclama l’opacità della paro-la e la trasparenza, l’operante verità del-l’ineffabile.La presenza di un rapporto originario tra laconoscenza esoterica e l’indagine scienti-

Max Ernst, Untitled, 1920

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fica trova un esempio impareggiabile nel-l’opera di Isac Newton, al centro dell’ana-lisi di Loup Verlet, La malle de Newton.La malle, ovvero il baule in questione, èquello nel quale il grande fisico inglese hachiuso i propri manoscritti prima di mori-re. Sottratti all’attenzione degli studiosi,questi scritti sono stati riscoperti da Key-nes nel 1936. Si tratta di studi di esegesibiblica, di lavori sull’alchimia e sulla ma-gia che dimostrano come «il primo deifisici sia stato contemporaneamente l’ulti-mo dei maghi». Per convalidare questatesi, Verlet utilizza, accanto agli strumentidell’indagine storica e dell’epistemologia,quelli della psicoanalisi. Una lettura cheinterpreta il “caso Newton” come un mo-mento di particolare evidenza del parados-so costitutivo di ogni rivoluzione scientifi-ca, che consiste nel «nascondimento delladiscontinuità fondatrice». Con ciò si vuoldire che se le grandi svolte della scienzaavvengono attraverso una improvvisa mu-tazione che introduce dei principi incom-patibili con il sistema precedente, la comu-nità degli scienziati ha finora vissuto nellarimozione della propria storia, fornendoneuna versione dove sono escluse le rotture.Utilizzando come metafora il caso deimanoscritti celati di Newton, Verlet affer-ma allora che «la scienza moderna si costi-tuisce e si sviluppa a partire dalla chiusuradel baule, mettendo da parte e squalifican-do il suo contenuto».Accanto ad una geniale produzione scien-tifica, Newton ha perseguito fino agli ulti-mi giorni un programma di esegesi deitesti sacri che mirava ad apprendere il«linguaggio mistico» dei profeti per giun-gere alla comprensione della parola stessadi Dio. Dopo anni di studi egli ha credutodi interpretare nelle profezie bibliche l’an-nuncio dell’imminente fine del mondo,espresso in una cifra del tutto differentedal “linguaggio strumentale” della scien-za. Resta che tutte queste conclusioni, as-sieme alle carte dove sono testimoniate,sono state chiuse da Newton nel famosobaule. L’atto di chiudere in uno scrignouna tale conoscenza dovrebbe così avere ilsignificato di affermare l’autonomia for-male dell’indagine scientifica, mentre de-nuncia - secondo l’analisi di Verlet - lapresenza di un rapporto di competizione edi suggestione ideale nei confronti di que-sto programma di interpretazione dei testibiblici.In un quadro storico dove ancora si consu-ma la lotta tra spirito della Riforma e dellaControriforma mentre si annunciano glialbori del processo di “disincantamentodel mondo”, la paradossale intenzione diNewton sarebbe quella di dimostrare l’ope-ra di Dio nelle cose rinunciando al miraco-lo dell’Eucarestia. Il nuovo modello dellascienza, che fornisce una spiegazione de-gli eventi, dove sembra escluso qualsiasiintervento divino, rimanda ad una nozionedi esperienza che rappresenta al contrario ilsegno del favore accordato da Dio all’essere

fornito di conoscenza, che assegna «all’uo-mo il mezzo privilegiato di avvicinarsi a Luinella misura possibile». Nella loro formula-zione matematica le leggi della gravitazioneuniversale devono pertanto essere conside-rate come l’autentica espressione del Verbo«poiché esse non sono immanenti al mondo,ma esprimono la maniera in cui Dio siincarna». La matematizzazione del reale,che il modello newtoniano ha posto allabase della scienza moderna, sembrerebbecosì trovare un proprio momento geneticoall’interno di una problematica religiosache si ispira e non disdegna di cercarerisposte nei saperi prescientifici. E.N.Nietzsche e il nichilismo

Nello studio FRIEDRICH NIETZSCHES PHI-LOSOPHIE DES EUROPÄISCHEN NIHILISMUS

(La filosofia nietzscheana del nichi-lismo europeo, De Gruyter, Berlino1992) Elisabeth Kuhn proponeun’analisi filologica delle fonti e del-l’evoluzione del concetto di nichili-smo in Nietzsche, e ne mette in lucela funzione all’interno dell’edificiocomplessivo della sua filosofia.

In un aforisma della Gaia scienza Nietz-sche si vantava polemicamente di non es-sere uno di quegli studiosi eruditi che,seduti al tavolo da lavoro e circondati dacarte polverose, trovano lo stimolo allascrittura in libri di altri. Eppure oggi sap-piamo, grazie alla studio filologico del-l’opera nietzscheana, quanti stimoli Nietz-sche abbia trovato in testi di altri autori epensatori, anche se, appunto, non nel mododello studioso che cita e critica le fonti, manel senso “corsaro” del Freigeist, che pie-ga frasi e formulazioni concettuali di altriscrittori al fine di esprimere il propriopensiero.A un’analisi filologica che mette in luce lefonti del concetto di nichilismo in Nietz-sche è dedicato questo studio di ElisabethKuhn. L’autrice si riferisce a un’espres-sione polemica dello stesso Nietzsche con-tro la “tirannia dei concetti ‘eterni’, e indi-ca come proprio la concezione storica eprospettivistica che Nietzsche ha della con-cettualità giustifichi un approccio “stori-co-evolutivo” alla sua filosofia. Un ap-proccio di questo tipo, che va alla ricercadelle trasformazioni subite da un concettoall’interno dell’evoluzione dell’opera diun filosofo, appare particolarmente op-portuno per quanto riguarda il multiformeconcetto di nichilismo, che costituisce unadelle chiavi di lettura fondamentali delpensiero nietzscheano.Kuhn propone anzitutto un’analisi dellefonti del concetto di nichilismo, per giun-gere in conclusione a una descrizione, con-dotta in una prospettiva sistematica, del-l’ambito e della funzione del nichilismonella filosofia di Nietzsche. La studiosacollega così la storia del concetto di nichi-lismo - dalla sua “ricezione” da parte diNietzsche nel 1880, al suo sviluppo, fino al

suo abbandono nel contesto del progettodella “volontà di potenza” del 1888 - allacostruzione nietzscheana della storia delpensiero europeo, da Platone allo stessoNietzsche a un avvenire che è quello delnichilismo compiuto e dell’avvento dell’“oltre-uomo”.Una delle fonti principali del concetto dinichilismo è per Kuhn la traduzione fran-cese del romanzo di Turgenjev Padri efigli, dove uno dei personaggi afferma:«Un nichilista è un uomo che non si piegaa nessuna autorità, che non accetta nessunprincipio senza una prova, per quanto gran-de sia anche il rispetto con cui questoprincipio viene riconosciuto.» Quella cheda Turgenjev viene descritta come unaposizione politica nella cultura russa dellametà del secolo XIX, diventa in Nietzschela caratteristica di tutta la cultura occiden-tale, intesa come uno sviluppo del nichili-smo, della décadence. Il pensiero nichili-stico è per Nietzsche, scrive Kuhn, «latrasfigurazione di concetti contrari allavita in valori più elevati», la trasformazio-ne del Nulla nel Vero, nel Divino, nelBuono. Kuhn mostra come per Nietzschequesto atteggiamento abbia compenetratotutti gli ambiti della cultura occidentale:dal concetto platonico-cristiano di Dio allamorale, dalla filosofia alle scienze dellanatura, dall’economia alle scienze stori-che. Anche l’arte - che nei primi scritti diNietzsche (si pensi alla Nascita della tra-gedia) assume un valore positivo e vienecontrapposta, in quanto affermazione del-la vita, a quella che in seguito diventerà lasua negazione nichilistica - non sfugge aquesto processo. E anche Nietzsche - chesi sentiva parte dello sviluppo della déca-dence - definirà le proprie opere giovanilicome una «metafisica da artisti». Da que-sto processo di affermazione del nichili-smo (a cui consegue quell’atteggiamentodi auto-commiserazione e di rimpianto peruna pienezza perduta dei valori, detto ni-chilismo “passivo”) Nietzsche contrappo-ne la necessità di un nichilismo “attivo”,che veda nella “trasvalutazione di tutti ivalori” una possibilità creativa e un ponteverso l’“oltre-uomo”. In Spinoza, Kant,Hegel e Schopenhauer, Nietzsche vede iprincipali protagonisti filosofici di questoprocesso e indica in se stesso il “primonichilista compiuto d’Europa”.Kuhn prende talvolta troppo alla lettera (ointerpreta in maniera troppo fantasiosa!) ilsuo autore: come quando, in un’appendiceal volume, viene indicato nel 2088 l’annodel ritorno di Zarathustra, intendendo insenso apocalittico l’espressione nietzsche-ana «Incipit philosophia. Incipit Zarathu-stra.» O quando considera l’affermazionedell’“eterno ritorno dell’eguale” alla stre-gua di un “imperativo etico”.Una questione fondamentale dello studiodi Kuhn è il rapporto di Nietzsche conHegel, che comprende la questione delrapporto di Nietzsche con la tradizionefilosofica e con i suoi metodi. Kuhn mettein discussione la tradizionale contrapposi-zione tra un Hegel filosofo sistematico e

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NOTIZIARIO

NOTIZIARIOIl pensiero e l’opera di HANS BLU-MENBERG sono al centro di unaserie di convegni e seminari organiz-zati dal Centro culturale della Fonda-zione Collegio San Carlo di Modena.Apre la serie degli incontri (22 otto-bre 1992) la presentazione della re-cente edizione italiana dell’opera diBlumenberg, Passione secondo Mat-teo, con la partecipazione di SergioGivone, Pierangelo Sequeri, CarloGentili. Seguirà un Seminario di stu-dio dal titolo: “Hans Blumenberg.Metafora, mito, modernità”, che pre-vede interventi di Vincenzo Vitiello(19 gennaio 1994), Barnaba Maj (16febbraio 1994), Michele Cometa (2marzo 1994), Bruno Accarino (23marzo 1994). Concluderà le manife-stazioni dedicate al filosofo una “Gior-nata di studio su Blumenberg” (10maggio 1994), con la partecipazionedi Remo Bodei, Gianni Carchia, PierAldo Rovatti, Francesca Rigotti. Pres-so il Centro culturale è disponibileuna bibliografia completa primaria esecondaria su Hans Blumenberg.

Nel sanmarinese CENTER FORINTERDISCIPLINARY RESEARCHON SOCIAL STRESS (CIROSS),viene sviluppato un progetto di ricer-ca sulla guerra con l’obiettivo di por-re in prospettiva le variabili socio-culturali che rendono probabile loscoppio di una guerra e delineare, avantaggio di governanti e politici diopposizione, quali passi siano daprendere per tenere sotto controlloqueste variabili. La scelta di occu-parsi di “tensioni sociali” corrispon-de al bisogno, sentito come urgente,di individuare le forze e le pressioni,che agendo sulle strutture sociali,viste come intero, provocano rotturesia a livello di gruppi sia a livello diindividui.Dall’anno della sua fondazione nel1991, nel CIROSS si è aperto unconfronto, tenuto vivo dal generosoquanto infaticabile apporto di Gior-gio Ausenda, tra antropologi, socio-loghi, storici e filosofi. Il primo volu-me pubblicato dal CIROSS, Effectsof War on Society (Gli effetti dellaguerra sulle società, a cura di GiorgioAusenda, AIEP Editore, San Marino1992), raccoglie contributi di AiratAklaev (Mosca), Giorgio Ausenda(San Marino), Robert L. Carneiro(New York), T.J. Cornell (London),Cristopher Dandeker (London), R.Brian Ferguson (Newark NJ), KeithHopkins (Cambridge), David Lester(Blackwood NJ), Riccardo Pozzo(Milano/Trier), Karen A. Rasler(Bloomington NY), Nikolai Ruden-sky (Mosca), Joseph A. Tainter (Cor-rales NM), Philipp M. Taylor (Lee-ds), William Thompson (Bloomin-gton NY). Tesi di fondo di questaraccolta di studi è che ogni dibattitosu pace e conflitti, ogni dotta disser-tazione polemologica continuerà arestare speculazione a meno che nonvengano suffragate da fatti empirica-mente verificabili: per meglio scopri-re le cause della guerra si deve muo-vere dall’individuazione degli effetti,

e in particolare degli effetti sulla so-cietà. Gli effetti socioculturali, infat-ti, possono essere visti come soluzio-ni per certe condizioni, che, una voltarealizzate, conducono a guerre. Daqui l’invito a studiare temi quali, adesempio, le conseguenze propriamen-te evolutive della guerra, il suo ruolonello sviluppo politico, non solo ri-spetto al problema della nazionalità edelle etnie, ma anche alle comunica-zioni, ai costi economici, e certamen-te, alla violenza personale.Questa idea si lascia chiarire con dueesempi più specificamente filosofici:basta leggere il frammento B 56 diEraclito («la guerra è il padre di tuttele cose...») secondo il suo senso lette-rale per rendersi conto che il filosofodi Efeso pone l’accento sugli effetti(«...e alcune le mostra come dèi, altrecome uomini; qualcuno lo fa schiavoe gli altri liberi»). Già Eraclito, dun-que, aveva visto la guerra come il

fattore principale che determina lastratificazione sociale, che provocarapidi mutamenti in tutte le situazionisociali, che scandisce il mutamentosociale. D’altra parte, anche Kant inPer la pace perpetua, discutendo del-la «garanzia della pace perpetua»aveva riconosciuto come nella «di-scordia tra gli uomini», le cui leggi dieffettuazione (Wirkungsgesetze) pa-iono rimandare come loro causa a un“destino” per noi inconoscibile, sidimostri, attraverso i suoi effetti, par-te di un disegno teleologico, che Kantchiama “natura”.

L’attualità del saggio di Kant del 1795,Zum ewigen Frieden (Per la pace per-petua), confermata ogni giorno dallenotizie dei giornali e delle televisioni,ha sollecitato due registi produttoricinematografici e televisivi, Franca

Maranto e Santi Flavio Colonna, adimpegnarsi nell’elaborazione del pro-getto PER LA PACE PERPETUA -KANT: UN’IDEA DALL’EUROPA.Il progetto si propone di fare dellaricorrenza del secondo centenariodella pubblicazione del testo kantia-no, nel 1995, un’occasione per riflet-tere sui problemi dell’umanità di oggialla luce del pensiero di Kant. E di farpartire dalla cultura europea e dal-l’Europa tutta un invito al mondo acercare la Pace e l’Unità alla lucedella ragione.Il progetto è stato presentato a Romaalla stampa mondiale dai due attori edai filosofi Norbert Hinske e VittorioMathieu, che fanno parte del comita-to promotore assieme a Pietro Adon-nino, Reinhard Brandt, GiovanniConso, Maria Teresa Gentile, Anto-nio Landolfi, Rudolf Malter, Silve-stro Marcucci e Gerardo Marotta.Il progetto, che ha raccolto consensi eautorevoli adesioni (Parlamento Eu-ropeo, Consiglio d’Europa, UERecc.), prevede, nella sua articolatacomplessità (si muove con diversimezzi su più piani: accademico, sco-lastico, popolare), convegni di stu-dio, incontri, ricerche, pubblicazionie iniziative audiovisive. Gli autori delprogetto stanno preparando uno sce-neggiato televisivo “Immanuel - na-scita di un mondo nuovo”, un film dicarattere spettacolare, “Il cielo stella-to sopra di me...”, un CDI e trasmis-sioni radiofoniche. Le manifestazio-ni si concluderanno a Venezia (SanGiorgio Maggiore, Fondazione Cini)con una settimana di celebrazioni(l’ultima dell’ottobre 1995) sul tema:“La pace: un impegno categorico”.Poiché nella ricorrenza kantiana sipuò prevedere che saranno intrapreseiniziative culturali su Kant e la suaopera e sulla pace in generale, si invi-ta vivamente a darne notizia al Comi-tato per le celebrazioni kantiane c/oEtnea Film, via Monte Zebio 19, I-00195 Roma, che provvederà a cura-re la pubblicazione di un Index cele-brationis che le conterrà tutte. L’In-dex celebrationis verrà consegnato alSegretario Generale dell’ONU nelcorso della serata conclusiva.

Nel marzo 1993 è stata fondata laDEUTSCHE GESELLSCHAFT FÜRÄSTHETIK. Come suo primo presi-dente è stato eletto Jörg Zimmer-mann (Hannover). Il primo convegnodella società avrà luogo a Hannoverdal 10 al 13 marzo 1994 e avrà cometema: “Estetica ed esperienza dellanatura”. Parallelamente al convegnoverrà allestita allo Sprengel Museumdi Hannover una mostra dal titolo:“La scoperta della natura”. Ulterioriinformazioni potranno essere richie-ste direttamente alla Deutsche Gesel-lschaft für Ästhetik (FachhochschuleHannover, Herrenhäuser Str. 8, 30419Hannover).

Società Filosofica ItalianaConvegno Nazionale 1993

LA DIDATTICADELLA FILOSOFIAnell’Universitàe nella Scuola secondariasuperiore

25 novembreore 9.00 : G. Giannantoni, A. Sgherri, L. Vigoneore 15.00: E. Serravalle, D. Massaroore 17.00: laboratori

26 novembreore 9.00: C. Sini, R. Parascandoloore 11.00 e ore 15.00: laboratoriore 18.00: assemblea soci S.F.I.

Organizzato dalla Sezionetrevigiana della S.F.I.

Treviso,25-26-27 novembre 1993Palazzo dei TrecentoCasa dei CarraresiIstituto MagistraleDuca degli Abruzzi

27 novembreore 10.00: tavola rotonda con la partecipazione diT. De Mauro, S. Veca, C. Quarenghi, R. Di Nubila

Partecipano ai laboratori:G. Casertano, A. Sgherri,P. Biancardi, C. Lazzerini,E. Berti, E. De Palma,L. Tarca.

Segreteria e informazioni:S.F.I. Sezione trevigiana,c/o Ist. Magistrale Duca degli Abruz-zi, via Caccianiga 5, 31100 Treviso,tel. 0422-262874/53304/383562,tel. e fax. 0422-490202

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CONVEGNI E SEMINARI

Piero Martinetti

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CONVEGNI E SEMINARI

CONVEGNI E SEMINARI

Cinquantenario della mortedi Martinetti

Il 22 marzo 1993 si è svolta a Torinouna giornata di studio su PIERO MARTI-NETTI NEL CINQUANTENARIO DELLA MORTE. Ilconvegno, presieduto da Italo Lana,presidente dell’Accademia delle Scien-ze di Torino, Pietro Rossi e Carlo Au-gusto Viano, è stato organizzato dal-l’Accademia delle Scienze di Torino,dall’Istituto Italiano per gli Studi Filo-sofici e dal Dipartimento di Filosofiadell’Università di Torino. Tra i parteci-panti: Norberto Bobbio, Girolamo DeLiguori, Stefano Poggi, Massimo Fer-rari, Dino Pastine, Mario Miegge, Ame-deo Vigorelli, Franco Alessio.

Norberto Bobbio ha introdotto i lavoridella giornata ricordando il rapporto affet-tivo e il debito intellettuale e morale che,nonostante la distanza filosofica e la diver-sità delle elaborazioni, legava Augusto DelNoce, Ludovico Geymonat e Luigi Parey-son a Piero Martinetti. Pur non avendomai insegnato all’Università di Torino, Mar-tinetti, ha notato Bobbio, è stato considera-to, al di là di Croce e di Gentile, un modelloper la società filosofica torinese della pri-ma metà del ‘900. Bobbio ha letto, inoltre,alcune pagine martinettiane inedite sullecarceri, scritte nel 1935 dopo l’arresto incasa Solari, durante una retata degli appar-tenenti, o presunti tali, al movimento Giu-stizia e Libertà. I rapporti tra Martinetti e laTorino accademica di fine secolo sono statiinvece illustrati da Girolamo De Liguori.Martinetti, infatti, studiò filosofia a Tori-no; suoi professori furono, fra gli altri,Roberto Bobba, Pasquale D’Ercole, Giu-seppe Allievo, Paolo Raffaele Troiano eArturo Graf, che erano impegnati, da unaparte, nell’elaborazione di una filosofiaconsapevole del proprio compito religioso,dall’altra nella definizione del rapporto trala tradizione filosofica italiana e l’ideali-smo tedesco.Nel luglio del 1893 Martinetti si laureò conuna tesi sul sistema Sankhya. A questoproposito Dino Pastine ha evidenziato lapreferenza accordata da Martinetti a questosistema e la sua impossibilità ad avvicinar-si al Buddhismo Mahayana a causa dell’av-

versione nei confronti di ogni forma con-fessionale di manifestazione religiosa. Lasingolarità della posizione martinettiana èstata riconosciuta nel contributo che appor-ta a sfatare i pregiudizi e le deformazioniindotte dal mito indiano diffuso nella cultu-ra romantica tedesca; il suo limite, invece,è stato rilevato nella sostituzione del mitoromantico con quello, peraltro diffuso nel-la cultura del tempo di Martinetti, di unaremota purezza dell’India classica, in con-trapposizione alla corruzione dei costumi edella lingua dell’India moderna.Per ciò che riguarda il riferimento marti-nettiano alla filosofia tedesca, StefanoPoggi, svolgendo un esame dei capisaldidella teoria gnoseologica di Martinetti, conparticolare riferimento alla sua prima ope-ra sistematica, Introduzione alla metafisi-ca, del 1904, e agli Scritti di metafisica e difilosofia della religione, pubblicati nel 1976a cura di E. Agazzi, ha sottolineato unaforte dipendenza e, nel contempo, una di-stanza di Martinetti da alcuni autori tede-schi. In particolare, è stato evidenziato comel’elaborazione della posizione coscienzia-lista di Martinetti dipenda dal pensiero diLotze, da lui conosciuto nella traduzionefrancese. In Lotze Martinetti troverebbe,infatti, una posizione che nasce dalle scien-ze empiriche, ma è antimaterialista e recu-pera la concezione leibniziana dell’io comeappercezione. L’esame del problema dellacausalità permette, inoltre, di considerarela distanza di Martinetti dalla soluzionekantiana, la sua critica alle posizioni diMach e Avenarius e la sua vicinanza, attra-verso Lotze, a Herbart.Su alcuni temi e motivi dell’Introduzionealla metafisica, anche se da una prospettivadiversa in quanto rivolta specificatamenteall’esame della posizione metafisica diMartinetti, si è soffermato anche FrancoAlessio. La figura di conoscenza propostada Martinetti, nel suo aspetto di processo diunificazione obiettivo ma relativo, fa tra-sparire da una parte una ripresa della visio-ne di Leibniz, secondo la quale ogni unitàindividuale è uno specchio che riflette ilmondo sotto un aspetto differente, dall’al-tra rimanda alla connessione spinoziana divoluntas e intellectus. Quest’ultima si con-figura, allo stesso tempo, come un ripensa-mento del volontarismo schopenhaueria-

no. Il rapporto di Martinetti con Scho-penhauer è stato ulteriormente messo inluce nella considerazione dell’elaborazio-ne metafisica nel decennio 1904-1914, conparticolare attenzione alle esposizioni mar-tinettiane di Spinoza e Spir: la visionemetafisica martinettiana non è in tal sensouna costruzione astrattamente logica, poi-ché è sostenuta da un apriori, da una visio-ne, da una intuizione geniale. In questadirezione Alessio ha indagato il rapportometafisica-religione: in quanto la visionemetafisica è elevazione della coscienza, lametafisica martinettiana assume il compitoe la funzione di rinnovamento della co-scienza, ponendosi come uno strumento dirottura nei confronti delle forme istituzio-nali e confessionali della vita religiosa: nelconflitto tra le forme inferiori e quellesuperiori di religiosità riecheggia, ha nota-to Alessio, la distinzione kantiana tra falsae vera popolarità.La ricezione, l’interpretazione e l’assun-zione martinettiana di Kant sono state trat-tate, congiuntamente a quelle di Hegel, daMassimo Ferrari. Lontano tanto dal neo-criticismo quanto dalla lettura hegeliana diKant proposta da Spaventa e da Gentile,Martinetti vede in Kant il padre della nuovametafisica idealistica: egli riprenderebbe,cioè, il Kant della Dialettica trascendenta-le e del rapporto tra ragion teoretica eragion pratica. La sistematizzazione dellainterpretazione metafisica di Kant, quasisospesa - ha notato Ferrari - tra trascenden-tale e trascendente, risale ai corsi tenuti trail 1924 e il 1926. La preferenza accordataalla Dialettica trascendentale dipende dalfatto che qui Martinetti trova la teoria kan-tiana della ragione come facoltà dell’asso-luto, cioè come facoltà religiosa che sidischiude alla sintesi definitiva a cui aspirail bisogno metafisico dell’uomo. In questopercorso è stato altresì notato come l’ac-centuazione dell’elemento metafisico-mo-rale conduca Martinetti a leggere Kant inuna direzione in cui sembra impossibilesostenere una morale autonoma dalla vitareligiosa. Il rapporto di Martinetti con He-gel è invece polemico: la critica a quelloche Martinetti chiama il “metodo” dialetti-co, l’attacco, nella ripresa della riflessionedi Pietro Ceretti, alla triade idea-natura-spirito e la serrata confutazione dell’Asso-

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CONVEGNI E SEMINARI

luto hegeliano conducono Martinetti, allafine dell’Introduzione alla metafisica, ametter da parte la filosofia hegeliana. L’in-teresse di Martinetti va, tuttavia, alle pagi-ne dell’Enciclopedia dedicate alla psicolo-gia, allo Hegel politico, di cui il filosofoapprezza la critica del liberalismo in nomedi una superiore concezione dello Statocome volontà morale, che solleva le volon-tà particolari al piano dell’universalità. Aquesto proposito, Ferrari ha però eviden-ziato alcuni rilievi critici mossi da Marti-netti a Hegel, riassumibili nel rimprovero,da un lato, di aver frainteso la morale kan-tiana, dall’altro di non aver inteso lo Statocome uno strumento al servizio dell’attivi-tà morale. Ferrari ha notato, inoltre, che lasimpatia di Martinetti va allo Hegel delleLezioni sulla filosofia della religione, no-nostante egli individui l’esito e il limitedella posizione hegeliana nella umanizza-zione della religione come momento del-l’Assoluto.La riflessione martinettiana specificatamen-te rivolta alla religione è stato il tema dellerelazioni di Mario Miegge e Amedeo Vigo-relli, che si sono soffermati rispettivamentesul rapporto di Martinetti con la teologiaprotestante e sull’interpretazione martinet-tiana del Cristianesimo. L’intento di Ma-rio Miegge è stato quello di indagare learee culturali in cui avviene l’incontro diMartinetti con il protestantesimo e il taglioteorico di questo interesse. In questa pro-spettiva di ricerca sono stati considerati irapporti di Martinetti con l’ambito deglistudi biblici sul Nuovo Testamento, conquello degli studi sulla storia del Cristiane-simo e, infine, la riflessione martinettianasu Monod e su Barth. E’ emerso come ilrifiuto della cristologia della Formgeschi-chte possa essere letto come il rifiuto stessodella teologia cristiana, a partire dall’as-sunzione della kantiana Religione nei limitidella pura ragione quale modello criticodelle religioni, nell’ipotesi che proprio l’in-terpretazione martinettiana della posizionekantiana sulla religione possa rappresenta-re il vero aggancio di Martinetti con ilprotestantesimo. Il confronto del filosofocon Monod e Barth è stato delineato detta-gliatamente nei suoi momenti di dissenso:Miegge ha evidenziato come Martinettiattacchi il dualismo di entrambi i teologi,ravvisando in esso un carattere di incoeren-za e una articolazione irrazionale.Relativamente all’interpretazione martinet-tiana del Cristianesimo, Amedeo Vigorelliha sottolineato come questa si svolga nelsenso di un approfondimento che va da unalettura storica a una lettura simbolica. L’in-contro con il Cristo della storia libera, cioè,il senso spirituale della fede dalle incrosta-zioni mitologiche cui va incontro la religio-ne nel suo processo di paganizzazione;tuttavia affinché la coscienza possa conser-vare il senso spirituale del simbolismo re-ligioso è richiesta la concomitante operadella ragione filosofica. Da parte di Mar-tinetti c’è infatti la rivendicazione, ha

notato Vigorelli, di un unico piano deldiscorso tra fede e ragione, la cui unità sisitua non a livello di una violenta pretesarazionalistica, bensì di una comune va-lenza simbolica. C.F.

Heidegger in discussione

In occasione della presentazione delvolume HEIDEGGER IN DISCUSSIONE (a curadi Franco Bianco, Angeli, Milano 1992),che raccoglie il testo delle relazionipresentate al convegno “L’eredità diHeidegger” (maggio 1989), il Diparti-mento di Filosofia e Teoria delle Scien-ze Umane della III Università degli Stu-di di Roma ha organizzato il 28 genna-io 1993, presso la sede del Goethe-Institut di Roma, un dibattito, cui han-no partecipato Franco Bianco, Dome-nico Losurdo, Otto Pöggeler, Carlo Sini.

Il volume Heidegger in discussione si arti-cola in quattro sezioni che, della multifor-me eredità heideggeriana, tematizzano ri-spettivamente la riflessione sulla prassi, laquestione del rapporto fra logos e soggetti-vità, il confronto con la tradizione e lacritica della modernità e, infine, l’orizzon-te religioso della speculazione heidegge-riana. Come ha rilevato Franco Bianco, laraccolta di testi Heidegger in discussioneintende stabilire lo status quaestionis deldibattito su Heidegger in una prospettivaunitaria, che non si limiti ad approcci setto-riali: tale è appunto la finalità delle quattro“chiavi di accesso” proposte dal volume. Ildibattito italiano su Heidegger dell’ultimoventennio, nella contrapposizione fra “hei-deggeriani” e “antiheideggeriani”, tra apo-logeti e detrattori, ha perso di vista, secon-do Bianco, le valenze “pratiche” della filo-sofia heideggeriana con la rimozione, o lanon corretta valutazione, della “questionepolitica”.Questo approccio è stato condiviso da Car-lo Sini, che ha rivolto in particolare lapropria attenzione a uno dei saggi contenu-ti nel volume, quello di Klaus Held, dedica-to alle “tonalità emotive fondamentali” dellafenomenologia heideggeriana. Nella lettu-ra di Held, che interpreta Heidegger attra-verso le dimensioni dell’arte, della filoso-fia e della politica, Sini ha rilevato come iltema dell’ “oblio dell’essere” si moduli,per i pochi che sanno coglierlo (quali ipoeti), come senso del mistero e, da qui,come possibilità di un “nuovo inizio”. Que-st’ultimo si fonda sull’esperienza di unevento dischiuso da una “tonalità emotivafondamentale”, che rende chiara l’ “indi-genza abissale” in cui è collocato l’uomonell’età della tecnica. Questa tonalità sidetermina in Heidegger come silenzio: il“nuovo inizio” non è dunque, ab origine,una parola salvifica, bensì un ammutoli-mento. Tuttavia, secondo Held, non si indi-

vidua così il “vero inizio”; se per Heideg-ger occorre lasciare a se stesse, per unnuovo inizio, filosofia, arte e politica (de-mocrazia) moderne, per Held ciò è dovutoa un’inadeguata comprensione di questedeclinazioni dell’oblio dell’essere. In par-ticolare, la democrazia, e non l’“essere perla morte”, garantisce sempre la possibilitàdi un “nuovo inizio”, cioè l’apertura dinuovi discorsi. La democrazia è lo spaziodove si apre la possibilità di reiterare il“nuovo inizio”, di fondare le proprie posi-zioni, nel senso del “dare ragione” di esse.Di questa interpretazione Sini ha eviden-ziato due punti critici: l’incapacità dellafilosofia di accettarsi come pratica finita, eil suo porsi invece, nella sua pretesa diverità, come pratica universale. Al contra-rio, ha osservato Sini, l’ “universalità” del-la filosofia consiste in una “particolarità”;anche il logos greco, in quanto logon dido-nai, “dare ragione”, la visione “istoriale”, econ essa la storia e le sue concrezioni, fra lequali la democrazia, non sfuggono per Sini,contro Held, a questa condizione.Nel suo intervento Otto Pöggeler ha inve-ce ricondotto la pluralità dei punti di vistache caratterizza i saggi della raccolta Hei-degger in discussione alla voluta asistema-ticità e contraddittorietà del pensiero hei-deggeriano. La continua richiesta di rispo-ste a questioni fondamentali e il caratterecontingente delle lezioni a cui Heideggeraffidò il suo pensiero renderebbero di fattoimpossibile un’esposizione oggettiva diquesto pensiero e ne moltiplicherebbero leinterpretazioni. Di qui, ha notato Pöggeler,il valore di questa raccolta, che intendeinnanzitutto fornire prospettive di interpre-tazione, suggerendo motivi per un ulterioreapprofondimento ed esplorazione del pen-siero heideggeriano, dalla tematica religio-sa, in cui si intrecciano cattolicesimo, mi-stica e letture di Lutero, al ruolo delladottrina dello sgomento come dottrina del-la tonalità emotiva fondamentale, al pro-blema delle reciproche implicazioni di fi-losofia e politica. Inoltre, ha aggiunto Pög-geler, la ricerca del giusto accordo interiorecome condizione per il libero mostrarsi deifenomeni solleva a sua volta problemati-che più o meno tradizionali, dalla naturadella caducità alla irrappresentabilità dellavirtù, fino a ricondurre la Gestimmtheitstessa a un groviglio di problemi, risolvibi-li solo sul piano dell’articolazione del di-scorso. Paradossalmente, ha rilevato Pög-geler, la distruzione dei propri manoscrittiavrebbe permesso a Heidegger di esercita-re il proprio influsso in modo più sottile eincisivo. Ad esempio, il saggio di ManfredRiedel contenuto nella raccolta, incentratosull’ermeneutica e la natura, mostra comeanche questo noto conoscitore di Aristotelee Hegel, si sia lasciato condurre, a proposi-to di Heidegger, su una strada completa-mente diversa.La questione dell’influenza di Heideggersul pensiero “di sinistra” (Derrida in pri-mis) in Francia e in Italia, a dispetto del non

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CONVEGNI E SEMINARI

occasionale legame del filosofo con il na-zionalsocialismo, è stata messa in evidenzada Domenico Losurdo. Esclusa la tesi diuno Heidegger “impolitico”, Losurdo vedeal centro dell’attenzione del filosofo tede-sco, per tutto l’arco della sua riflessione,l’evento della prima guerra mondiale. Al-cuni caposaldi del pensiero di Heidegger(primo fra tutti, la determinazione dell’“esserci per la morte”) vengono così ricon-dotti da Losurdo alla prospettiva dellaKriegsideologie tedesca da un lato, dove laguerra è letta come una sorta di meditatiomortis, e, dall’altro, alla confutazione dellaparallela - e non meno barbarica - ideologiadella “crociata per la democrazia”, adottatadall’Intesa. Il rifiuto heideggeriano dellademocrazia nasce dal fatto che la democra-zia, la retorica dei diritti dell’uomo, condu-cono al bellicismo, alla “mobilitazione to-tale”. Rifacendosi al rapporto intercorsofra Heidegger e Jaspers, Losurdo ha soste-nuto che il più vicino ad assumere le vestidi ideologo di un determinato schieramen-to politico sia stato, tanto nel primo, quantonel secondo dopoguerra, più Jaspers cheHeidegger. Quest’ultimo, analogamente aCarl Schmitt, appare piuttosto come il cri-tico di un interventismo universalistico ebellicista: in altri termini, Heidegger appa-re come un critico, ante factum, dell’ideolo-gia democraticista e universalista che sitraduce nella guerra di sterminio, e che staalla base della recente retorica sulla guerradel Golfo. Errore di Heidegger, a parere diLosurdo, è solo quello di identificare l’ideo-logia democratica con l’umanismo. F.C./L.C.

Che ruolo ha la mentenella Natura?

Con un incontro dal titolo: SEMINARIO

SULLA FILOSOFIA DELLA MENTE DI DAVIDSON,si è concluso a Roma, il ciclo di lezioniche Donald Davidson ha svolto dal 3febbraio al 1 aprile all’Università “LaSapienza” di Roma. I principali proble-mi affrontati da Davidson nelle suelezioni sono stati quelli riguardanti ladescrizione degli eventi mentali, la pos-sibilità della conoscenza, la nascita ela natura del linguaggio.

Gli argomenti fondamentali che la filosofiatratta da secoli sono in fondo riducibili adue classi di problemi che da sempre sipongono all’uomo in modo naturale: qual èla realtà ultima del mondo che ci circonda?Qual è la natura dei procedimenti mentaliche ci permettono di conoscere e comuni-care? Metafisica, filosofia della natura,psicologia, filosofia analitica e filosofiadella mente hanno cercato nel corso deisecoli di sviluppare nuove prospettive attea fornire gli strumenti per risolvere questiquesiti, tanto che sorge il dubbio che tali

quesiti non solo non possano mai avere unarisposta univoca, ma, nella loro sistematiz-zazione, non permettano neanche l’acqui-sizione di risultati parziali saldamente giu-stificati. Su questi argomenti, Donald Da-vidson ha riassunto nelle sue lezioni i risul-tati a cui lo ha condotto una riflessione chedura da decenni, resa pubblica nei suoisaggi più importanti, raccolti nei due volu-mi Actions and Events del 1980 (Azioni edeventi, trad. it. di R. Brigati, a cura di E.Picardi, Il Mulino, Bologna 1992) e Inqui-ries into Truth and Interpretation (Indaginisu verità e interpretazione) del 1984, diprossima pubblicazione in Italia.Nelle sue concezioni Davidson si discostainnanzitutto da quelle che sono state defini-te le pretese degli «scienziati che filosofeg-giano e [dei] filosofi che si atteggiano ascienziati della natura.» Programmatica èdunque l’intenzione di Davidson di nonservirsi dei risultati delle scienze naturali epsicologiche per conseguire le sue rispo-ste, per non cadere appunto nel ben notocircolo vizioso per cui le spiegazioni deglieventi mentali si fondano su risultati teoricispecifici conseguiti a prescindere dagli stes-si eventi mentali di cui vien data giustifica-zione. La difesa della non-riducibilità del-l’evento mentale da quello fisico, punto dipartenza nella descrizione degli eventimentali, è invece per Davidson una condi-zione che deve essere rispettata in ognitrattazione di problemi cognitivi. In questosi può scorgere la difesa di una certa visio-ne riduzionista della natura, la difesa delledescrizioni causali, materialistiche. Quelloche Davidson rifiuta, però, è l’uso diriduzioni esplicative, cioè l’equivalenzatra leggi che gestiscono le connessionitra i fenomeni mentali e quelle che de-scrivono i fatti della natura; se questofosse possibile allora la spiegazione deifenomeni mentali sarebbe necessaria-mente dello stesso tipo di quelli fisici.Solitamente queste riduzioni sono ac-compagnate da una sorta di riduzioni-smo ontologico: una forma di monismo.Chi lega queste spiegazioni a una formadi monismo è considerato monista no-mologico; chi, come Davidson, rifiutaquesto legame si definisce monista ano-malo.Il monismo anomalo di Davidson si basa sutre principi fondamentali: gli eventi menta-li sono correlati causalmente a eventi fisici;le singole relazioni causali sono descritteda leggi deterministiche; non ci sono leggideterministiche per eventi psicofisici. Aquesti tre punti Davidson aggiunge un’ul-teriore condizione: gli eventi mentali sonosupervinients (sopravvenienti) al loro so-strato fisico. Supervinient è, per esempio,un qualunque termine valutativo, che nonsi può ricondurre, pur dipendendo da essi,alla pura somma dei termini descrittivi chelo determinano. In questa sua concezioneDavidson rifiuta qualsiasi forma di duali-smo cartesiano e ribadisce che le unità chevengono trattate all’interno di una teoria

della conoscenza sono unità psicofisiche.Ogni evento mentale ha quindi una dipen-denza necessaria da condizioni fisiche par-ticolari, ma non è possibile descrivere glieventi mentali in funzione di questa basefisica. Il che implica che un cambiamentodella base fisica ha conseguenze sulla natu-ra degli eventi mentali ad essa associati; masignifica anche che la causalità che gover-na il mondo degli eventi mentali è differen-te da quella espressa dalle strict laws, leleggi deterministiche del mondo fisico.Sono le regulative laws che vanno cercateall’interno del mondo mentale, quelle ridu-cibili a desideri e credenze, elementi ultiminella descrizione degli eventi mentali.Questo risultato viene spiegato da David-son con l’esempio della traduzione da partedi un interprete del discorso di un parlante:l’interprete può intendere il discorso delparlante solamente applicando alle frasi diquesto le proprie categorie di coerenza e lapropria visione del mondo in base a ciò cheviene definito il principio di carità. In pra-tica, il criterio di verità applicato alle frasidel parlante è riscontrabile nelle frasi del-l’interprete; vi è cioè un carattere ricorsivodel concetto di verità. In tale situazione,l’unica oggettività con cui si ha a che fareè la struttura astratta del linguaggio, quellasintattica; ma da questa è impossibile risa-lire alle proprietà che gestiscono e giustifi-cano i comportamenti del parlante. Si puòrisalire ad essi solo tramite una separazionenel linguaggio di frasi holding true, dicontenuti di credenza; una separazione resapossibile grazie a categorizzazioni appar-tenenti all’interprete, essendo implicitonella natura di un’azione intenzionale esse-re spiegabile tramite credenze e desideri.Oltre alla caratteristica normativa e causaledei concetti mentali, c’è un altro particola-re che divide i concetti mentali da quelli ditutte le altre scienze. Per non cadere in unasituazione di incomprensibilità sistemati-ca, Davidson si appella a Wittgenstein ealla sua affermazione dell’impossibilità diun linguaggio privato. Secondo Wittgen-stein il linguaggio è essenziale al pensiero:non esiste un linguaggio privato in sensoassoluto, in quanto, fin dai primi anni divita, la formazione del nostro linguaggio,la correttezza dell’uso del nostro linguag-gio, proviene solo dal confronto con glialtri. La natura del linguaggio è dunquesociale. Il triangolo con a due vertici duepersone e all’altro gli oggetti del mondoesterno è il fondamento necessario per qual-siasi tipo di apprendimento, linguistico ementale. Ai tre vertici del triangolo corri-spondono tre tipi di conoscenza: la cono-scenza di se stessi, quella di altri esseripensanti, la conoscenza del mondo esterno.Il primo vertice, contrariamente a quantoviene affermato dall’empirismo classico, èritenuto da Davidson il meno importante:come punto di partenza, non è infatti neces-saria l’analisi della soggettività pura, poi-ché se noi abbiamo coscienza del contenu-to della nostra mente l’abbiamo solo grazie

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all’uso dei nostri sensi che ci permettono diessere consci di ciò che si propone dal-l’esterno alla nostra coscienza. Siamo in-vece coscienti della presenza di altre mentisolo per inferenza da comportamenti similiai nostri comportamenti intelligenti, cioèlinguisticamente riconoscibili. Quindi è lacomunicazione che mi permette di distin-guere gli oggetti del mondo esterno dallapresenza di altre forme di vita intelligente.La condizione è però che l’intenzionalitàdel parlante renda il suo linguaggio acces-sibile agli altri.Questo tipo di triangolazione, sebbene nonsia sufficiente per stabilire che una creaturasia in grado di formare il concetto corri-spondente al tipo di oggetto posto esterna-mente ad essa, è tuttavia necessaria, secon-do Davidson, per rispondere alla domanda:che cos’è un concetto? Da solo, un esseresenziente non potrà mai avere una provadella validità delle sue percezioni e dellesue risposte a determinati stimoli. Senzauna seconda persona non potrebbe essercialcuna risposta alla domanda: a che cosa stareagendo quella persona? La convivenzacon altre menti è dunque alla base dellaconoscenza, poiché provvede a fornire lemisure di tutte le cose: il soggettivismo diProtagora risulta qui rovesciato. M.P.

Luigi Stefanini:personalismo ed esistenziali-smo

Il quarantesimo anniversario dellapubblicazione del volume ESISTENZIALI-SMO ATEO ED ESISTENZIALISMO TEISTICO (Pa-dova, 1952) di Luigi Stefanini ha costi-tuito l’occasione per un colloquio distudio sul complesso del pensiero ste-faniniano, svoltosi il 4 marzo 1993 pres-so la sede dell’Istituto Italiano per gliStudi Filosofici di Napoli, cui hannopartecipato Giovanni Santinello, Giu-seppe Cantillo, Giovanni Salmeri, Mar-co Ivaldo, Armando Rigobello e Giu-seppe Patella.

Ha aperto i lavori la relazione di GiovanniSantinello, che si è soffermato sulle nozio-ni di scepsi e di immagine, così centralinella riflessione stefaniniana, indagandonel’ampiezza speculativa e problematica. Ilconcetto di scepsi, attraverso il quale Stefa-nini legge tutto il pensiero di Platone, vienead essere - ha ricordato Santinello - quellaricerca inesausta e sempre aperta alla veri-tà, quel procedere della filosofia stessacome ricercare insieme e quindi come dia-logo e dialettica. Come sapere teso sempreverso altro da sé, la filosofia si dà alloracome allusiva e intenzionale, allo stessomodo che l’ “immagine” - la cui nozione èapprofondita da Stefanini nel libro Imagi-nismo come problema filosofico del 1936 -non è mai l’oggetto espresso, ma il verbo

mentale che sempre trascende la fissa rap-presentazione dell’oggetto; è allusione, ri-mando, intenzionalità. In questa prospetti-va si può dire con Santinello che il pensierodi Stefanini si presenta come una formapeculiare di pensiero simbolico, un pensie-ro per immagini e un pensare immaginan-do.Delle ampie questioni sollevate in modospecifico dal volume stefaniniano, di cui sicelebrava il quarantesimo anniversario, equindi della sua valutazione complessivadell’esistenzialismo si è invece occupatonella sua relazione Giuseppe Cantillo, ilquale ha rilevato l’originalità e l’attualitàdell’interpretazione stefaniniana, avvici-nandola anche a quella avanzata da LuigiPareyson. Note sull’esistenzialismo di Pa-reyson dal 1938 e Giudizio sull’esistenzia-lismo di Stefanini dello stesso anno, cheprecede l’opera maggiore, possono infattiessere letti insieme e in forma forse com-plementare: entrambi pongono in primopiano l’esigenza fondamentale della “per-sona”. Ma se nel tracciare la genesi dellafilosofia dell’esistenza Pareyson tende adaccentuare l’importanza della linea Kier-kegaard-Barth, Stefanini sposta invece l’ac-cento sulla linea Husserl-Dilthey, mostran-do così anche l’importanza e l’influenza -ha osservato Cantillo - che fenomenologiae storicismo hanno ad esempio esercitatosu un pensatore come Heidegger.La centralità della fenomenologia husser-liana, della quale Stefanini è stato tra iprimi in Italia a discutere, l’importanzadello storicismo diltheyano e della posizio-ne di Jaspers, che però Stefanini non valutaesattamente fino in fondo, sono alla basedel giudizio stefaniniano sull’esistenziali-smo e costituiscono forse il portato piùsignificativo per la comprensione di questofenomeno, che viene inoltre approfonditoattraverso la precisa indagine stefaninianasul versante teistico con pensatori comeBarth, Marcel, Lavelle, Berdjajev. In que-st’ottica, secondo Cantillo, la validità dellaExistenzphilosophie viene da Stefanini rin-tracciata nella valorizzazione e nella forterivendicazione dell’immediatezza controla mediazione, della singolarità contro l’uni-formità, lasciando intravedere la possibili-tà di una certa consonanza tra filosofiadell’esistenza e personalismo. E’ questoforse il motivo per cui in un autore comeHeidegger Stefanini è portato a valutarepositivamente l’appello del suo pensieroall’autenticità e alla responsabilità, pur cri-ticando fortemente l’esito “nichilistico” diSein und Zeit.Ritornando sul Platone di Stefanini, Gio-vanni Salmeri ha rilevato come esso occu-pi un ruolo centrale non solo nell’articola-zione del pensiero stefaniniano, ma ancheall’interno degli studi platonici. Nel suointervento Salmeri ha mostrato come inrelazione al fitto “dialogo” tra il pensiero diStefanini e Platone, sulla base della polari-tà tra intuizione e razionalità, esista la pos-sibilità di stabilire una precisa continuità

tra la valorizzazione dell’arte e la defini-zione stessa di “scepsi”.La dimensione etico-religiosa della rifles-sione di Stefanini è stata al centro dellarelazione di Marco Ivaldo, che ha affron-tato la questione dell’etica in relazionetanto alla filosofia quanto alla religione,mettendone comunque in evidenza, rispet-to ad esse, l’essenziale autonomia che lacaratterizza, in cui è infatti presente unadilemmatica morale che impone diretta-mente all’uomo la necessità radicale dellascelta. L’etica di Stefanini fa appello inquesto senso ad un agire morale che sifonda sul valore fondamentale della perso-na umana, ed è quindi - sostiene Ivaldo -un’etica della responsabilità e della libertà.Il contributo degli studi stefaniniani al-l’estetica è stato invece affrontato da Giu-seppe Patella, che muovendo dalla teoriasecondo la quale l’arte per Stefanini si dàcome “parola assoluta”, ha inteso sottoli-neare il valore della parola retorica che sirealizza nel contesto di un dirsi personale einterpersonale, cioè nell’atto esistenzialeche coinvolge l’artista come persona e lepersone che partecipano al dialogo costrut-tivo tra interlocutori, in cui la comunica-zione e la persuasione si intrecciano nellasuggestione della parola evocatrice.Armando Rigobello ha concluso i lavoridella giornata di studi tornando sulla com-plessa problematica della persona e delpersonalismo, ricordando come per Stefa-nini ciò significhi porre la persona umana afondamento di una peculiare ricostruzionemetafisica, in cui l’interiorità si riscatta dalpiano fenomenologico esistenziale senzatuttavia determinarsi all’interno di una tra-scendentalità di tipo idealistico. Parlandoinoltre della inesauribilità del valore dellapersona e della sintesi personalista, Rigo-bello ha infine discusso del “personalismosociale” di Stefanini come fenomeno lega-to ad una dimensione più direttamente eti-co-politica, accentuandone quindi l’aspet-to storico, animato dalla tensione sempreaperta tra fatto e valore, vichianamente tracerto e vero. G.P.

‘De arte combinatoria’

Presso l’Istituto Italiano per gli StudiFilosofici di Napoli, dal 15 al 19 febbra-io 1993 Aldo Trione ha tenuto un semi-nario di studi sul tema: DE ARTE COMBI-NATORIA. L’argomento è stato affronta-to nel senso di una meditazione este-tica, logica, poetica, letteraria, che haevidenziato l’importanza della “poie-sis” e della sua capacità rivelativa at-traverso momenti significativi dellastoria della filosofia.

Il percorso tracciato da Aldo Trione hapreso le mosse dalla concezione della natu-ra in Schelling come intreccio di meccani-

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smo e finalità, che mutuava al suo internogli esiti del pensiero di Spinoza e di Bruno,conferendo al discorso un carattere di mo-dernità per la scelta del registro estetico,invece che metafisico o morale o fisico. Laconnotazione ottimistica di metafisica, fi-sica, esistenzialità ed esistenzialismo, laloro fiducia nell’atto onnicreativo, creatoredel cosmo dell’uomo, ha difatti conservatoil problema insolubile dell’effabilità: laragione anche esistenziale contempla ras-segnata la propria posterità. Effabilità sot-tile, ha osservato Trione, suggerisce inveceil registro dell’estetica. Una logica che nonè giudizio, che come diceva Ugo Spiritonon ha mangiato dall’albero del Bene e delMale - una logica che non separa né con-danna, ma accetta la verità possibile, quellache Aristotele diceva facile e che cercavanei suoi discorsi che venivano dopo lafisica.La concezione di Schelling c’introducenell’orizzonte atopico della bellezza, doveanche suggestioni plotiniane, agostiniane,leibniziane, lulliane s’incontrano, smor-zandosi reciprocamente ed integrandosi.Coutourat è di guida ad un Leibniz emble-maticamente al centro di tali riflessioni,intento, nella misura di rapporti e propor-zioni, a definire la semplicità e complessitàinsieme di una ontologia delle corrispon-denze, non estranea neanche all’Agostinodel De Ordo, assorto nell’ascolto che dà lamisura, che coinvolge in un orizzonte uni-co il vario: da un lato tendendo ad un’affer-mazione monadistica di unità non traspa-renti, dall’altro cogliendo la ratio, il dimen-sionamento di un astratto che non perderazionalità nel farsi materialità.Trattando della magia della memoria edelle sue tecniche Trione si è richiamato aBruno. La mnemotecnica svela a Bruno ilvalore dell’ombra, come sarà il sipario perClaudel: un simbolo ch’è lo sviare, chelascia intendere senza cogliere. Riportandobrani che attraversano il Timeo platonico, ilBruno di Schelling, il De Berillo del cardi-nal Cusano, Trione ha proposto ulteriori esignificativi riferimenti di quell’infinità cheè logica e razionalità, pur non abbandonan-do i cosmi infiniti e l’individualità troppooriginale e inconfondibile di Bruno, capa-ce, nello stesso tempo, di raffigurazionid’arte e di discorsi di fisica. La mnemotec-nica, di fatto, coglie nessi immaginativiverso una nuova intentio, disegna mondipossibili partendo dagli elementi del possi-bile, ove il possibile non è di necessità ciòche non è reale, ma anzi è poi il solodavvero possibile; leibnizianamente, è ilreale.La characteristica universalis di Leibniz,ha fatto notare Trione, si rivela allora sensodel discorso, consentendo una riarticola-zione del nesso immaginazione-razionalitàin quanto induce a riflettere sul segno, aritrovarvi storicità e lucidità, avvertibili nelfine comunicativo della lingua. L’ontopo-iesi, così, cerca una via per procedere conintelletto scientifico, senza adire a formule

ed astrattezze; cerca l’inventio di meccani-smi assiomatici capaci di porre correlazio-ni e connessioni, trovando fondamento nellaconvinzione dell’armonia dell’intero, dog-ma fondante anche di ogni prospettiva scien-tifica. L’accordo tra legge del cosmo elegge del conoscere pone la possibilità dicombinare legge di natura e legge di pen-siero, esplicitandosi come grammatica,quella metalingua che è discorso geome-trico.L’essenzialità della concezione di Leibnizin quest’ambito di discorso impone, secon-do Trione, di soffermarsi su presupposti esviluppi ulteriori, ripercorrendoli a vari li-velli, da Breitinger a Baumgarten, a Bod-mer, da Donezel a Risset, a Deleuze. Ilcannocchiale artistico di Tesauro ci rivelaquanto reale sia l’ omnis in unum, la possi-bilità di concentrare il molteplice in unaintenzione monadica che rende la poiesisinventio ed invenire insieme. E’ la dialetti-ca, la scoperta del contrasto inevitabile,eppure benefico, dell’individuale e del-l’universale, del finito e dell’infinito - qui ilriferimento, ha osservato Trione, va piutto-sto a Bergson e Whitehead, i filosofi delmargine, che non alla distesa razionalitàidealistica. Si tratta qui di una dialettica cheè diairetica, che indugia nella sua vicinanzacosmica alla retorica ed all’arte, che svi-luppa i temi di un dialogo eterno e perdefinizione inconcludibile, molto più diquelli sviluppati dalla teologia cuspidale diHegel. Qui il barocco si svela artefice dinuovi arabeschi, capace com’è di coniuga-re la dismisura di forma e limiti e la tersalucidità del cristallo, la mente calcolante.Come nella voluta di un capitello, nel sestoacuto di un arco, la mente matematica siconiuga alla ridondanza, nel mistero del-l’arte, che è forma e proporzione mentres’inarca nella retorica.In questo si configura un carattere determi-nante del moderno, la possibilità di ridise-gnare un discorso, poetico ed algebricoinsieme, in cui parlino le suggestioni meta-foriche di Schlegel e Goethe, in cui venga-no salvate le individualità, i toni del mon-do, senza mandar perduto il senso. Il fanta-smatico ed il geometrico descrivono ungioco di rimandi di cui già si occuparonoLuciano Anceschi e Damaso Alonzo di-scutendo di Gongora. La trasposizione ba-rocca dei termini è intrinseca ad una diver-sa lingua, estetica, una mistica, una ragionepoetica: la produzione artistica si carica disignificati che perseguendo un fine di rap-presentazione, di messa in scena, compren-dono e ritraducono, creano una metalinguache non abbandona la multifonia e gli oriz-zonti paralleli - ma nemmeno manda per-duta l’intelligibilità dell’intero.Attraverso questa proposta di lettura dialcuni momenti significativi della storiadel pensiero moderno, Trione ha tracciatoi contorni di una mimesi che non è copia,ma ascolto; una creazione che è divenutainestricabilmente creato. Echeggiando cor-rispondenze la sua indagine ha mantenuto

il carattere di un’ermeneutica forte, deline-ando la semplicità di un senso che non siadefinizione. Il progetto ontopoietico si mo-stra in questo uno e molteplice: è un percor-so che conduce oltre, al di là della necessitàdi pensare storicamente. Lo storicismo,l’ermeneutica, le teorie dei giochi, gli onni-centrismi - sembra voler indicare la propo-sta interpretativa di Trione - descrivonol’anima del ‘900, ma non consentono allafilosofia di conservare la sua natura.Qui, senza rinunciare al moderno, ci siriappropria invece del senso per saltareoltre, per recuperare il cammino del-l’orientamento nel mondo, se questo è illavoro della filosofia.In questa prospettiva il poiein, inventio edinvenire, si disegna come un pitagorismoattento alla musica delle sfere ed alla cab-bala. E’ poi anche creazione estetica, e apartire da essa ermeneutica forte. Uno sfor-zo teorico che si presenta come progetto dilavoro insieme per la costruzione di unsenso che non sia moda. Esso non solo sivive, ma si dice, perché ciò che rendeuomini è il sapere la connessione, il disten-dere l’ontopoiesi nella dicibilità. La stessaopera d’arte vale se manifesta capacitàpoietica, se riesce a legiferare secondo unalegge propria, ritraducendo in un sensoinventato l’oggetto del suo stupore: allora,e solo allora, l’opera d’arte è tale e resiste altempo ed alla caduta dei suoi oggetti; se haricreato un mondo nuovo, senza solo sfor-zarsi a riprodurre. Ancor più la filosofiavale, poi, se sa essere intenta in quellameraviglia accogliendo e mescolando ar-monie dissonanti, nella costituzione di unpoema sinfonico di toni solo apparente-mente vari ed originali, catturati nel sensodi un registro preciso, fatti risuonare secon-do un ordine, nell’apparente disordine del-l’essere, nel sostanziale rigore ordinato d’unprocedere metodico. C.G.R.

Omaggio a Geymonat

Per iniziativa dell’«Istituto LudovicoGeymonat per la Filosofia della scien-za, la Logica e la Storia della scienza edella tecnica» e con la collaborazionedel Dipartimento di Filosofia dell’Uni-versità degli Studi di Milano nonchédel Teatro Franco Parenti, si è svolta aMilano il 30 novembre 1992 una gior-nata di studio in RICORDO DI LUDOVICO

GEYMONAT a un anno dalla sua scom-parsa (avvenuta il 29 novembre 1991 aPassirana di Rho). La serie degli incon-tri si è articolata in due momenti bendifferenziati. Nella mattinata sono sta-te presentate, presso l’Aula Magnadell’Università degli Studi di Milano,le relazioni di Enrico Bellone, GiulioGiorello e Marco Mondadori, GabrieleLolli, e Silvano Tagliagambe, che han-no fornito l’occasione ufficiale per la

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presentazione del volume di più auto-ri, OMAGGIO A LUDOVICO GEYMONAT. SAGGI

E TESTIMONIANZE (Franco Muzzio Edito-re, Padova 1992), nel quale figurano,oltre ai testi delle relazioni di Bellone,Giorello, Mondadori e Tagliagambe,molteplici “testimonianze”, tra le qualiquelle di Francesco Barone, UmbertoBottazzini, Vincenzo Cappelletti, Do-menico Costantini, Pietro Mangani,Carlos Minguez, Alberto Pasquinelli,Rossano Pancaldi e Mario Servi. Inserata, presso il Teatro Franco Paren-ti, sono stati proiettati diversi brani dialcune interviste televisive a Geymo-nat, intercalate e “movimentate”, conil coordinamento di Corrado Mangio-ne, da testimonianze dirette, affianca-te dalla lettura di brani tratti dall’ope-ra di Geymonat. Hanno cosí preso laparola Giulio Giorello, Edgardo Maco-rini, Inge Feltrinelli, Giò Pomodoro,Francesco Barone, Felice Burdino,Mario Capanna.

Nella manifestazione tenutasi presso l’Uni-versità degli Studi di Milano, Enrico Bel-lone (“Storia della scienza: dal dogma delcontesto all’approccio naturalistico”) eGabriele Lolli (“Logica naturale e logicaassiomatizzata”) hanno presentato due re-lazioni in cui hanno sviluppato liberamentele loro autonome riflessioni filosofiche lun-go alcuni assi teorici già da tempo appro-fonditi, mentre, nel loro intervento, GiulioGiorello e Marco Mondadori (“Ludovi-co Geymonat e la filosofia della scienza”)hanno delineato un bilancio complessiva-mente in negativo dell’opera di Geymonat,che a loro avviso costituirebbe sí «un errorefecondo», ma del tutto inadeguato a farcicomprendere gli sviluppi più recenti dellalogica e della filosofia della scienza con-temporanee.Silvano Tagliagambe (“Ludovico Gey-monat, filosofo della contraddizione”) hainvece preferito sviluppare un’attenta con-siderazione storico-critica dell’opera diGeymonat, muovendo dalla convinzioneche in questo pensatore «il problema dellacontraddizione, a cui egli ha dedicato tantaattenzione, prima ancora che un nodo filo-sofico, sia stato per lui una questione esi-stenziale». Con un fine scavo interpretati-vo Tagliagambe ha cosí messo in evidenzail “nocciolo duro” della contraddizione cheavrebbe vivificato l’intera riflessione diGeymonat: il problema della dialetticavecchio-nuovo.Tagliagambe parla esplicitamente di “con-traddizione” proprio perché «di questo pro-blema [Geymonat] ha fornito due rispostenon solo radicalmente diverse, ma antiteti-che a secondo che l’ambito del discorsoconcernesse il pensiero civile o quello spe-cificamente epistemologico e scientifico».Secondo Tagliagambe, in ambito episte-mologico Geymonat ha infatti elaboratouna visione articolata - sostanzialmentecontinuista - del progresso della conoscen-

za. La stessa nozione geymonatiana di “pa-trimonio tecnico-scientifico”, delineata inScienza e realismo (Feltrinelli, Milano1977), rappresenterebbe allora il tentativopiù maturo e coerente di costruire un puntodi vista in grado di «rintracciare il nuovonel vecchio, o cercare di dire e vederequalcosa di vecchio che però sia anchenuovo». Ma se in ambito epistemologicoGeymonat difese una prospettiva che indi-vidua nell’ampliamento e nell’approfondi-mento una soluzione coerentemente dialet-tica del rapporto tra vecchio e nuovo, «incampo politico e sociale e in quello dellacultura intesa in senso generale Geymonatassunse [invece] costantemente, per quelche riguarda il tema della dialettica travecchio e nuovo, tra tradizione e innova-zione, una posizione ispirata a un radica-le discontinuismo, all’esigenza di unafrattura che spazzi via ogni residuo di unpassato che altrimenti rischierebbe dipesare come un macigno su ogni pro-spettiva di autentica modernizzazione edi sviluppo, vanificandola».La proposta di Tagliagambe di porre alcentro della riflessione geymonatiana “lasua contraddizione esistenziale” ribadiscein primo luogo come «proprio il profondonesso [...] tra il pensiero e la prassi impedi-sce nel caso [di Geymonat] di scinderel’uno dall’altra al punto di sostenere l’inti-ma gratuità e la totale indipendenza dellevarie scelte (teoriche e pratiche). Pur do-vendo quindi rifuggire da ogni visione sche-matica e semplificatoria delle relazioni trale idee di un filosofo e le sue scelte concretee operative, non si può neppure introdurreuna separazione netta tra la sua biografia ela sua concezione filosofica». In secondoluogo l’intepretazione di Tagliagambe con-sente di reinterpretare anche l’adesioneesplicita di Geymonat al materialismo dia-lettico: «lungi dall’essere soltanto espres-sione di un tardivo interesse filosofico, ilriferimento al materialismo dialettico sa-rebbe pertanto lo sbocco di un percorsoteso a chiarire a se stesso e agli altri come,in un impianto epistemologico accentuata-mente continuistico, potesse trovar postola convinzione che, al contrario, le societàabbiano periodicamente bisogno di rinno-varsi sin dalle radici, rinnegando il propriopassato. Razionalità scientifica e rivolu-zione politico-sociale: questi i termini diconfronto con cui Geymonat epistemolo-go, tenacemente impegnato a difendere leragioni dell’approfondimento e partigianocombattente, nemico di ogni forma di com-promesso, si è trovato a dover fare i contonelle fasi salienti della sua intensa vita».Del resto proprio questo carattere - inverodecisivo per comprendere in tutte le suereali e molteplici sfacettature la stessa per-sonalità culturale di Geymonat - è stato alcentro dell’intervento serale, al Teatro Fran-co Parenti, di Mario Capanna, che hasottolineato l’inadeguatezza e la dissonan-za della decisione di separare in due diversimomenti della giornata di studio l’aspetto

filosofico-scientifico dell’impegno di Gey-monat da quello sociale e politico (nonmeno appassionato e intenso) della suaintensa lotta civile. Con questa scelta - haancora sottolineato Capanna - si rischia diporre tra parentesi proprio un aspetto deci-sivo della stessa modalità, profondamenteunitaria, con la quale Geymonat ha cercato,nel corso di tutta la sua vita, di legarestrettamente la sua riflessione filosofico-scientifica con un’attività civile non menocoerente e appassionata. Di questo sonotestimonianza le differenti “fasi” e le varie“forme” che in Geymonat ha assunto nonsolo la sua riflessione epistemologica (cheha preso le mosse da una fase inizialmentepositivistica per poi avvicinarsi ad una for-ma neopositivista superata dall’elabora-zione di un neorazionalismo neoillumini-sta, cui ha fatto poi seguito l’apertura neiconfronti di uno storicismo realista, che asua volta ha infine trovato un suo approfon-dimento nell’adesione esplicita ad un ma-terialismo dialettico profondamente riela-borato e reinterpretato alla luce della stessatradizione neorazionalista), ma anche lasua stessa riflessione etico-civile (che hasubito anch’essa una profonda trasforma-zione, passando da una forma di adesionealle prospettive del rigorismo etico-reli-gioso di Martinetti, arricchito dalla lezionedi Juvalta, ad una forma di moralità laicaneoilluminista che si è infine sposata conl’adesione esplicita ad una prospettiva dirigoroso e coerente materialismo ateisticoe dialettico).In ogni caso è lungo questa direzione diindagine storico-critica che potrà esseresempre meglio compreso il singolare ruolopropulsore decisivo che Geymonat ha og-gettivamente esercitato nel quadro del pa-norama filosofico, culturale, civile e politi-co italiano. Espressione significativa diquesto ruolo è una frase dello stesso Gey-monat, tratta da Studi per un nuovo razio-nalismo (Chiantore, Torino 1945): «Come,nell’aritmetica, il filosofo critico riconoscel’irriducibilità reciproca dei vari concetti dinumero; come, nello studio della causalità,riconosce che esistono diversi rapporti dicausazione inconfondibili fra loro; cosí,nello studio delle esperienze della vita nonconoscitiva, riconosce l’esistenza di tipi difenomeni irriducibili gli uni agli altri, ifenomeni della vita individuale e quellidella vita collettiva. La grande conquistadel razionalismo moderno sta tutta qui: nelnon forzare la realtà, nel non aver pauradel molteplice, nell’evitare per principioqualunque unificazione infondata e artifi-ciosa. L’amore della coerenza, che spingeil metafisico a falsare i dati fenomenici, èun falso amore. Chi ama effettivamente lacoerenza, ama sopra tutto la sincerità; amadi non confondere i fatti, di non rivestirli difrasi imprecise e vuote di senso [...]. Il verofilosofo è colui che ama il rigore, la chia-rezza, l’esattezza, anche allorché queste locostringano a rinunciare a sintesi grandio-se, piene di fascino e di bellezza». F.M.

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Ludovico Geymonat e Mario Dal Pra

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Omaggio a Dal Pra

Organizzato dal Dipartimento di Filo-sofia dell’Università degli Studi di Fi-renze, in collaborazione con la sezionefiorentina della Società Filosofica Ita-liana e la società editrice La NuovaItalia, si è svolto a Firenze il 2 febbraio1993, presso l’Aula Magna dell’Uni-versità degli Studi, un incontro daltitolo: MARIO DAL PRA: FILOSOFIA E POLITICA,in ricordo del pensiero e dell’opera delfilosofo, scomparso nel febbraio del1992. Presentati da Alfonso Ingegno,in qualità di moderatore, e da MariaMoneti Codignola, sono intervenutiEugenio Garin, Enrico I. Rambaldi eFabio Minazzi. La figura e l’opera diMario Dal Pra è stata al centro anche diun ricordo promosso dal Dipartimen-to di Filosofia dell’Università degli Stu-di di Genova e svoltosi nella sala dellaMeridiana presso il Palazzo universi-tario centrale dell’ateneo genovese il31 marzo 1993 per iniziativa di LucianoMalusa, attuale direttore del Diparti-mento di Filosofia di Genova. A Mila-no, presso la Casa della Cultura, si ètenuto infine il 22 marzo 1993, un in-contro incentrato sulla figura e l’operadi Mario Dal Pra, al quale hanno parte-cipato Giorgio Lanaro, Fulvio Papi,Enrico Rambaldi, Mario Spinazzola.

Nell’incontro di Firenze Eugenio Garinha letto un’ampia relazione, nella quale hadato conto dell’intero sviluppo del pensie-ro di Dal Pra, dall’iniziale adesione al rea-lismo maturato nel quadro della sua forma-zione universitaria padovana, al suo avvi-cinamento alla lezione kantiana, alla sualettura dei testi di Benedetto Croce pergiungere infine alla stagione delle felicimonografie storiche che hanno spaziatodal pensiero greco a quello medievale, dal-la filosofia dell’età moderna a quella del-l’età contemporanea. La relazione di Garinsi è svolta con la consueta puntualità che haconsentito di delineare un quadro a tuttotondo dell’intensa attività culturale e civiledi Dal Pra. Garin, infatti, oltre ad averricordato puntualmente la produzione filo-sofica e storica di Dal Pra, non ha omessodi segnalare l’importanza e il significatodella sua opera come organizzatore dellacultura, non solo come docente (prima comedocente liceale, poi come docente universi-tario di storia della filosofia, nonché comedirettore del centro di ricerca del C.N.R. diMilano, espressamente dedicato ai proble-mi dello studio della storia del pensierofilosofico del Cinquecento e del Seicentonelle sue relazioni con il pensiero scientifi-co), ma anche come direttore e ispiratore dimolteplici collane (prima presso l’editoreBocca di Milano, poi presso la societàeditrice La Nuova Italia di Firenze, infinepresso l’editore Franco Angeli di Milano).

Alla luce di questo quadro sistematico larelazione di Enrico I. Rambaldi ha inveceapprofondito soprattutto una pagina poconota dei primi anni di attività di Dal Pra.Rambaldi ha infatti concentrato la sua at-tenzione sulla collaborazione intensa e as-sidua prestata da Dal Pra ad una rivista dicultura come «Segni dei Tempi» negli annisuccessivi alla sua laurea in filosofia eprecedenti il suo incontro critico con l’im-manentismo neoidealista crociano. I diver-si riferimenti puntuali ad articoli poco notidel giovane Dal Pra hanno cosí permesso diricostruire l’inquietudine della sua ricercaculturale, che lo ha progressivamente in-dotto a riflettere criticamente sulla sua stes-sa formazione iniziale trovando stimoli esuggerimenti teorici in varie correnti dipensiero (in particolare nell’opera di Zam-boni - già espulso dall’Università Cattolicadi Milano - che lo ha aiutato in modofondamentale a scoprire l’importanza e ilsignificato della tradizione dell’empirismoantico e moderno).Fabio Minazzi ha invece preferito illustra-re il profondo nesso esistente nell’opera diDal Pra tra il piano della riflessione filoso-fica e quello del suo impegno politico. Daquesto punto di vista si è cosí preso inconsiderazione soprattutto il significatodell’adesione di Dal Pra al Movimento diLiberazione italiano e si è cercato di illu-strare il significato civile e culturale dellasua adesione al movimento partigiano. Laconsiderazione di questo aspetto poco in-dagato, ma in realtà decisivo per compren-dere non solo la personalità di Dal Pra, hadel resto offerto l’opportunità di considera-re l’opera dalpraiana alla luce di un suopotente criterio ispiratore, che se aiuta acomprendere il lungo viaggio attraverso ilfascismo che questo studioso ha compiutonegli anni Trenta, deve anche essere tenutopresente per capire nella sua dinamica piùprofonda il significato di tutto il suo impe-gno culturale e civile posteriore, dispiega-tosi in modo coerente ed unitario dal secon-do dopoguerra fino agli ultimi mesi dellasua vita.In apertura dell’incontro di Genova, Lu-ciano Malusa ha voluto sottolineare l’im-portanza e il significato dell’opera e delpensiero di Dal Pra non solo per coloro chesi sono formati a diretto contatto con il suovivo insegnamento orale, ma per tutti glistudiosi italiani che hanno sempre trovatonegli scritti di Dal Pra e nella sua opera distudioso un punto di riferimento importan-te, nonché un giudice coscienzioso e unprezioso collaboratore ed ispiratore di mol-teplici iniziative.La rievocazione dell’opera di Dal Pra, affi-data dagli organizzatori a Fabio Minazzi,in sostituzione di Enrico I. Rambaldi, cheper gravi motivi ha improvvisamente do-vuto rinunciare all’impegno già concorda-to, ha messo in evidenza come Dal Praabbia elaborato, nel corso della sua intensaattività di studio, una sua prospettiva filo-sofica originale che gli ha consentito di

fecondare in modo decisivo le sue stessericerche storiografiche. Sulla base di que-sta indicazione l’iniziativa genovese si ècosí ricollegata a quella fiorentina nellosforzo di sottolineare come l’opera e ilpensiero di Dal Pra non possano non essereconsiderate un punto di riferimento fonda-mentale per l’intero dibattito filosofico estoriografico italiano del Novecento.Una medesima considerazione ha attraver-sato gli interventi all’incontro in ricordo diDal Pra organizzato alla Casa della Culturadi Milano. Mario Spinazzola, ricordandola disponibilità di studioso di Mario DalPra e la sua sensibilità al problema deirapporti fra cultura e politica, ha inquadra-to in questa prospettiva il suo impegno conla Casa della Cultura, in merito allo svilup-po di una politica culturale rivolta alla città.In Dal Pra, ha ricordato Spinazzola, l’im-pegno di studioso non fu mai disgiuntodalla coscienza del valore etico della ricer-ca; ciò lo spinse a considerare sempre lavalenza culturale, cioè sociale e politica,del proprio impegno in campo filosofico.A questo stesso proposito Fulvio Papi hasottolineato come la figura di Dal Pra fossequella di un “uomo del dovere”, con unforte senso della propria missione di stu-dioso e di cittadino. In particolare, dalpunto di vista teoretico, Papi ha ricordato lacontiguità della posizione di Dal Pra al-l’empirismo critico di Giulio Preti, di cuiDal Pra condivideva, a suo parere, l’estra-polazione di uno strumento d’indagine ra-zionale e critica della realtà, oltre che diricostruzione della medesima. In questosenso, di Preti Dal Pra condivideva l’evo-luzione dall’empirismo logico degli anniCinquanta a un razionalismo critico distampo cassireriano. Il momento estremodella ricerca teoretica pretiana è anche, perPapi, il punto d’approdo di Dal Pra, che dàconto della dimensione di apertura in cuiper lui la riflessione filosofica si colloca,nei suoi rapporti con le altre manifestazio-ni del pensiero umano.Maria Teresa Beonio Brocchieri ha ri-cordato invece l’impegno di Mario Dal Pranello specifico settore della storia dellafilosofia medievale, soffermandosi in par-ticolare sugli studi da lui dedicati all’eticadi Abelardo. Da questo punto di vista, DalPra aprì nuove strade, oltre la tradizionale- e risalente a Bernardo, cioè a un contem-poraneo di Abelardo - interpretazione rela-tiva al “razionalismo abelardiano”. Dal Pracollocò invece la riflessione di Abelardo incontrapposizione all’istanza ascetica da unlato, e a un’etica precettistica (con il suorapporto di scambio di tipo aritmetico frapena e peccato) dall’altro. La posizioneetica di Abelardo venne ricondotta a quellada lui assunta in ambito logico: come la voxdiventa significativa solo attraverso l’inve-stimento di significazione compiuto dallacollettività umana, così un atto è moral-mente significativo solo nell’assunzione diresponsabilità, cioè di consapevolezza evolontarietà, da parte di chi lo commette.

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Giorgio Lanaro ha poi ricordato l’interes-se di Dal Pra nei confronti della storia dellafilosofia italiana fra Ottocento e Novecen-to, nel panorama della quale egli ritenevache alcuni autori avessero successivamen-te avuto un impatto inferiore rispetto allaloro effettiva portata teorica. In questo sen-so Dal Pra volle riportare alla luce il posi-tivismo italiano, che dopo la condanna del-l’Idealismo era rimasto a suo parere ancorasottovalutato, nonostante il lavoro intra-preso da Ludovico Geymonat. A questipensatori “minori” del panorama filosofi-co novecentesco italiano Dal Pra applicò lasua capacità, analitica e onnilaterale insie-me, di lettura dei testi; ciò gli permise da unlato di evitare apologie ed enfatismi, dal-l’altro stroncature sommarie.Enrico Rambaldi ha infine voluto portarel’attenzione sul fatto che la ricerca storio-grafica di Dal Pra si sia svolta sotto il segnodi un unico, seppur cangiante, interesseteorico, che si articolò a suo parere in tremomenti. Il primo di essi riguarda la giovi-nezza di studioso di Dal Pra che, all’indo-mani della laurea, prendendo le mosse dal-la formazione cristiana (che permase sensi-bile almeno fino alla sua partecipazionealla Resistenza), elaborò categorie - comequella di amore - finalizzate alla creazionedi una filosofia del soggetto, intesa comefilosofia dei rapporti intersoggettivi, basa-ta sul rapporto dialogico io-tu, dove il per-sonalismo cristiano si coniuga con il moti-vo della corporeità di ascendenza empiri-stica. Dopo la guerra si aprì, ha ricordatoRambaldi, il periodo di riflessione che DalPra dedicò al “trascendentalismo della pras-si”, configurazione teorica elaborata incollaborazione con Andrea Vasa; in questaprospettiva va letta, fra l’altro, la monogra-fia dedicata a Hume. Di questa fase dipensiero Rambaldi ha ricordato l’attenzio-ne che Dal Pra rivolgeva alla dimensionedel futuro, come capacità di una filosofia diaprire nuove prospettive. Il terzo periodo(per il quale Rambaldi considera esem-plare la monografia di Dal Pra dedicataalla dialettica in Marx), consiste nell’in-contro con Giulio Preti, ma trascende ilrapporto che Dal Pra intrattenne conquesto filosofo. In questa fase Dal Pratematizzò quelle strutture metastoriche(la cui esistenza era precedentemente dalui negata) che sottendono l’interpreta-zione della realtà svolta da ciascun pen-satore. Sono proprio tali strutture, haconcluso Rambaldi, a fondare nell’ulti-mo Dal Pra la comparabilità di una filo-sofia con un’altra, permettendo così lasortita, in campo filosofico, dal solipsi-smo. F.C./F.M.

In omaggio all’esempio di impegno filoso-fico e vita civile che Mario Dal Pra rap-presenta, presentiamo qui di seguito un’in-tervista al filosofo, condotta da StefanoLogiurato il 17 ottobre 1991.

D. Quando e perché ha deciso di diventare

filosofo?R. Molto giovane. Vivevo ancora nel Ve-neto. Eravamo intorno al ’32/’33. Il Fasci-smo era già in crisi. Risentiva della criticadi alcuni movimenti politici, in particolaredi quello religioso. Una scelta del generenon rappresentava soltanto un particolareindirizzo di studi, ma un preciso atteggia-mento nei confronti del regime. Io, educatoin una prospettiva religiosa, avevo una cer-ta attitudine critica nei confronti dell’orien-tamento fascista. Mi rivolsi agli studi filo-sofici con l’intento di risolvere alcuni pro-blemi: il rapporto individuo-società, liber-tà-moralità, disciplina collettiva, criteri diazione. A Padova esisteva un nucleo distudiosi che faceva riferimento alla tradi-zione del Positivismo. Ero convinto che inquesta corrente, che risaliva agli ultimianni dell’800, avrei potuto trovare una sor-ta di personale orientamento.D. Cosa è cambiato durante gli anni dellaguerra?R. Ho completato i miei studi a Padova.Dopo un periodo di insegnamento univer-sitario sono passato prima al liceo di Rovi-go poi al Pigafetta di Vicenza. Quando, nel’43, la crisi investì anche la società italianae iniziava ad organizzarsi la Resistenza,dovetti lasciare Vicenza per non essereimprigionato; mi trasferii a Milano in for-ma clandestina. Milano era il principalepunto di riferimento di tutti i partiti diallora. Io entrai a far parte di quel nucleo diuomini di cultura che costituirono il Partitod’Azione: uno di quei gruppi che si propo-neva di rinnovare la società italiana, nonriprendendo in forma indiscussa il sociali-smo, ma attraverso una rielaborazione del-la nostra tradizione.D. Come si è articolato il suo pensiero allaluce di queste esperienze?R. Allora come oggi guardo alla filosofiasia come ad un metodo critico di organizza-zione del sapere, sia come a un criterio perl’azione. La filosofia, di fronte alla cultura,deve organizzare i principi della disciplinadel discorso umano: analizzare le struttureformali del linguaggio. Fare filosofia èparlare in modo disciplinato. Tuttavia l’uo-mo vive nella propria realtà storica. Devesapere come orientare le proprie scelte.Perciò il modo in cui l’individuo deveessere fatto responsabile delle proprie scel-te, il rapporto fra singolo e società, la ma-niera in cui l’uomo deve essere disciplinatoverso la medesima secondo certi criteri,sono diventati il principale oggetto del miostudio da un lato e del mio insegnamentodall’altro. Ho insegnato filosofia per più dicinquant’anni. E ho sempre tentato di farlonon in astratto, ma con la precisa intenzio-ne di andare a cercare quali erano i sugge-rimenti più importanti che la storia dellafilosofia poteva dare per la filosofia, e cioèper l’orientamento mentale dell’uomo nel-la società moderna.D. In una fase di rivisitazione dei contenutidella nostra cultura i filosofi dovrebberoavere un ruolo fondamentale, eppure si

sentono poco. Perché?R. I filosofi fanno sentire poco spesso lapropria voce perché accentuano moltol’aspetto astratto della propria disciplina,poco quello concreto e storico. Eppure tutticonosciamo il professor Bobbio. Ha spesouna vita intera a sviluppare e organizzare“logicamente” il linguaggio scientifico.Un’attività un po’ astratta, potremmo pen-sare. Tuttavia il professor Bobbio è moltosensibile ai cambiamenti della società. Ognivolta che si presenta un problema di carat-tere operativo di una certa importanza, in-terviene con molta decisione e luciditàmentale. Non sempre avrà ragione. Perònon tace. Non si mette al margine estremodella strada e osserva gli altri che agisconoper lui. Questo è il mio modo di intenderela filosofia.D. Norberto Bobbio però ha affermato,durante la Guerra del Golfo, che ci sonodei momenti in cui il filosofo non ha rispo-ste da dare. I filosofi hanno una risposta aiproblemi di oggi?R. Può capitare che il filosofo in quanto talenon riesca ad assumere nei confronti del-l’immediata realtà che lo circonda una po-sizione da filosofo, ma solo da uomo. Ilfilosofo deve avere tempo, studio e distac-co emotivo sufficienti per potersi esprime-re in situazioni come quella del Golfo.Tuttavia se il filosofo considera i problemidella società in cui vive in una prospettivastorica, deve sempre avere una risposta. Siè soliti dire che la filosofia è l’uso logicodella ragione. L’uso della ragione deveessere applicato all’esperienza, non solo aforme astratte. Il filosofo stesso non sareb-be in grado di svolgere il proprio lavoronell’ambito dell’astrazione se non fosseinserito in una società, legato agli altriuomini, responsabile con loro. Nel libroche sto scrivendo intendo appunto sottoli-neare questa duplice attività della filosofia:ragione e storia. Omettendo una delle due,ci troviamo in situazioni simili a quelleattuali, per cui vi è un gruppo di individuiche vive la propria cultura, mentre gli uo-mini che si assumono le responsabilità sonoaltri.D. Durante gli “anni dell’impegno”, subi-to dopo la guerra, i partiti incarnavanol’ideale mazziniano di “crogiuolo” di teo-ria e prassi, rappresentando un punto diriferimento per la società. Oggi non è piùcosì.R. In quel periodo si creò un’ampia di-scussione che investiva problemi comu-ni a tutta la società italiana. Si è apertacol tempo una progressiva spaccatura frateoria e prassi. Chi fa esercizio dell’attivitàrazionale contribuisce poco all’attività sto-rica. Chi deve provvedere alla realtà stori-ca, non trova una guida adeguata e disponi-bile in coloro che esercitano attività razio-nale. La spaccatura fra ragione e storia èespressione delle forti divisioni e incom-prensioni da cui la nostra società è caratte-rizzata, anche, o forse soprattutto, a causadella filosofia e dei filosofi. Ad ogni modo

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sioni e promuove dibattiti non secondariper la determinazione di un nuovo stilescientifico, spingendo ad interrogarsi suisensi delle Sacre Scritture e sugli apportidella tradizione e dei Padri della Chiesa.Estius, ad esempio, reputa che il mondo siaun grande testo, composto dalla sapienzadivina, che va integrato con l’attenta letturadelle Sacre Scritture, da cui è possibilericavare i caratteri della scienza di Adamoe i limiti delle sue conoscenze in campocosmologico. A questa concezione si con-trappone Pereira, noto esponente del Col-legio romano, che sostiene, invece, la ne-cessità che Adamo conoscesse le leggi deicieli su cui si basa la scienza di Dio e degliangeli, oltreché quella delle cose del mond-do sub-lunare.Nell’ambito dell’esegesi risulta fondamen-tale, secondo Armogathe, la riflessione diMersenne, tesa a dimostrare ai discepoli diKeplero e Galilei che i teologi cristiani nonseguono solo Aristotele e non parlano con-tro la ragione, ma possono ammettere ladottrina dell’anima del mondo, il magneti-smo, più di quattro elementi, differentiprincìpi della natura e delle cose. Marsen-ne, come molti esegeti, è legato strettamen-te all’interpretazione letterale del testomosaico, che va interpretato secondo quat-tro regole: la tropologia scritturistica, ilmodo umano dell’espressione dei tropi, laconsiderazione della difficoltà di una lettu-ra univoca e sempre uguale, il ricorso al-l’autorità ecclesiastica. Cartesio, d’altraparte, ribadisce la difficoltà estrema di uncommento del Genesi e parla dell’esisten-za di questioni di pura ragione, come laquadratura del cerchio o il problema dellapietra filosofale. Il cartesianesimo, notaArmogathe, fu un elemento di dibattito e diaccesa discussione, non solo in campo epi-stemologico, ma anche in quello teologico.Esemplare è, a questo proposito, la diffi-coltà d’intesa tra Cartesio e Comenio. Allaseparazione tra fisica e teologia, Comeniorisponde con il suo progetto di una fisicacristiana, che si opponga agli errori di Car-tesio e di Ludovico Meyer: i primi fonda-menti della filosofia sarebbero nelle Scrit-ture e ad esse bisognerebbe accedere confiducia anche in relazione alle questioniepistemologiche. Molti autori, tra cui ilMastricht, ripudiano il cartesianesimo e lapretesa di un’assoluta autonomia della ra-gione, di un insindacabile arbitrato dell’in-telletto sui Testi sacri.Il Seicento esegetico ed epistemologico,ha inoltre notato Armogathe, non fu in-sensibile alle suggestioni del De rerumnatura, pubblicato dal Bracciolini, e allalettura degli scritti di Diogene Laerzio.Il dibattito sull’atomismo si accende in-torno alla misteriosa figura di Mochus,che visse prima della guerra di Troia eteorizzò la dottrina degli atomi: Mochusfu infatti ritenuto, sebbene con cautela, ilMosè della Bibbia. A tali suggestioni, deri-vabili anche dall’opera del Trapezunzio,non fu certamente estraneo Comenio: il

Genesi, a suo avviso, avrebbe parlato dellamateria, dello spirito e della luce, affer-mando che, in principio, vi fu un caos diatomi dispersi che Dio, come si legge nelLibro dei Proverbi, ordinò secondo leggie t e r n e .Armogathe ha ricordato, a questo proposi-to, che nel vasto scenario delineato ha moltaimportanza il giovane Galileo che, dandouna lucida e razionale interpretazione del-l’inferno dantesco, ha anche delineato chiavidi lettura e tendenze ermeneutiche che siprotraggono sino alle indagini di Newtonsul tempio di Salomone; del resto, propriole questioni della luce e soprattutto dell’ar-cobaleno, di cui si parla nella mitologiaclassica e nella descrizione della fine deldiluvio universale, richiama alle scopertedel fisico inglese, che resero ancor piùstringenti le domande sulle leggi naturaliprima del diluvio e sulla scelta divina del-l’arcobaleno come simbolo dell’alleanzacon l’umanità. Già Aristotele, sebbene nonconoscesse le leggi della rifrazione, avevadato contributi matematici notevoli sullanatura e l’arcuazione dell’arcobaleno, cuivanno aggiunte le notevoli intuizioni delGrossatesta. D’altra parte, la questione del-l’arcobaleno, ha aggiunto Armogathe, èstata ritenuta cruciale anche da Cartesio,che di essa fece un esempio paradigmaticodel suo metodo e dell’inconsistenza deimanuali del tempo. Tale problematica, ana-lizzata anche da Mersenne e da Gassendi,fu inoltre oggetto di riflessione per Pereira,che difese l’ordine naturale del mondo e lacostanza delle leggi cosmiche prima e dopoil diluvio universale.L’intricata e complessa interazione tra ese-gesi ed epistemologia non può prescindere,ha osservato Armogathe, da una nuovaconsapevolezza del tempo e dei suoi innu-merevoli paradossi. Con l’introduzionedella seconda lancetta dell’orologio il tem-po è infatti diviso in minuti e la sua scansio-ne tende a farsi più omogenea: gli sforzi disincronizzazione degli orologi fervono,mentre l’iconologia, anche tramite l’im-magine della tangenza al sole della ruotadel tempo, tende a focalizzare l’attenzionesull’istante. Il problema entra prepotente-mente nella drammaturgia: la frattura tem-porale induce il teatro a dilatarsi fino ainglobare il mondo, e la tensione scenica,portata spesso all’estremo delle sue capaci-tà espressive, sembra descrivere gli ambi-gui velami della natura, con accenti cherichiamano Bacon ed altri che rimandanoal pessimismo di Hobbes. Non a caso, in ReLear, Glaucester ed Edmund discutonoappassionatamente dell’astrologia e delcosmo; né si può dimenticare la polemicadi Ben Johnson verso Jones, accusato diessere troppo meccanicista nella sua con-cezione artistico-antropologica e definitoun iniquo Vitruvio che troppo facilmenteriduce la varietà e complessità delle cose.La problematica del tempo, ha notato Ar-mogathe, è molto articolata nelle interroga-zioni che Arnould invia a Cartesio: la que-

io mi sento ottimista: il mondo di oggirispetto anche soltanto a quello di qua-rant’anni fa, sta progressivamente apren-dosi verso un cosmopolitismo almeno cul-t u r a l e .D. Ma come sarà possibile un rinnovamen-to dei partiti in mancanza di una sinistra?R. Più che della sinistra è avvenuto unindebolimento della sinistra dogmatica. Leguide che per molti rappresentavano unpunto di riferimento oggi appaiono a tuttilontane, per non dire fasulle. Ma è una crisiassolutamente necessaria. In questi anniabbiamo potuto capire che molte delle tesiprospettate da questo socialismo dogmati-co sono irraggiungibili, oltre a portare consé una quantità di condizioni intollerabili.E in questa struttura che va in crisi, stiamoassistendo all’apertura della storia. La sto-ria diventa crisi: crisi quotidiana, da cuibisogna uscire, con il contributo di tutti,soprattutto dei filosofi. Bisogna faticareora, come nel periodo successivo alla guer-ra, per porre le nuove fondamenta dellanostra società.D. Dopo più di 50 anni di insegnamento,quale pensa siano le prospettive dei giova-ni filosofi?R. L’ideale sarebbe prendere una specia-lizzazione, ad esempio medicina, e attra-verso la filosofia trovare una strada chepermetta di sviluppare al meglio la propriacompetenza professionale nel più comple-to connubio di ragione e storia. Ho potutonotare, infatti, che i giovani tendono achiudersi nelle proprie astrazioni: ci sonoalcuni giovani medici, per esempio, chevivono la propria professione nella suacieca quotidianità senza studiare come ilproprio settore è organizzato e come operasugli uomini; allo stesso modo molti sonoi giovani che limitano la filosofia ad unadiscussione puramente teorica, lasciandoche questa stessa disciplina diventi per lorouna prigione.

Esegesi ed epistemologianel Seicento

Con un seminario sul tema: SCIENZA E

BIBBIA NEL SEICENTO, svoltosi dal 15 al 18febbraio 1993 presso l’Istituto Italianoper gli Studi Filosofici di Napoli, Jean-Robert Armogathe ha focalizzato inuna prospettiva ermeneutica i più si-gnificativi cambiamenti dei paradigmiesegetici e scientifici nel secolo XVII.

Il secolo XVII, epoca di inquiete riflessionie di complessi cambiamenti, risulta perva-so dalla considerazione dei testi sacri inrelazione all’avventurosa scoperta del granlibro del mondo, che si dispiega davantiagli occhi dello scienziato e alla sensibilitàdell’esegeta; la contemporanea crescita del-l’esegesi e dell’epistemologia, ha osserva-to Jean-Robert Armogathe, ingenera ten-

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stione della durata mentale e della succes-sione del fluire del tempo è strettamentelegata al tema della Grazia attuale e dell’in-tervento di Dio nell’anima. Del resto, l’in-dagine teologica ferve intorno a quellamisurazione del tempo, indispensabile perle esigenze del culto, che l’istituzioneecclesiastica è impegnata a riformaretramite le variazioni del calendario. Nel-l’ambito del dibattito sul tempo, nonpossono poi essere trascurate le scopertelegate allo studio del pendolo, dell’iso-cronia, della cronometria, delle piccoleoscillazioni di tempo. La discussione sultempo della scienza e sul tempo degliangeli, il dibattito sul tempo umano e suquello della Grazia, le indagini teologi-che di giansenisti e molinisti dà il sensodi una frattura e porta a riflettere sullacomponibilità del tempo. F.De C.

Lo spazio dell’immaginazione

Dall’8 all’11 marzo 1993, presso la sededell’Istituto Italiano per gli Studi Filo-sofici di Napoli, John Sallis ha tenutoun seminario sul tema: THE SPACE OF

IMAGINATION (Lo spazio dell’immagina-zione). Problematizzandone il concet-to così come esso si presenta nellevarie teorie della soggettività degliultimi due secoli, e soprattutto nelpensiero di Edmund Husserl, Sallis haaffrontato la questione del ruolo fon-damentale che la fantasia riveste nel-l’intenzionalità fenomenologica.

L’immaginazione viene ad essere concet-tualmente determinata e distinta dalla per-cezione, come oggetto d’indagine filosofi-ca, e dunque sottoposta a interrogazionecirca la sua attendibilità e “verità”, a partiredal Romanticismo. Nel Romanticismo in-glese immaginazione e verità appaiono for-temente connesse, come emerge dall’affer-mazione di Coleridge: «Io ritengo esserel’immaginazione primaria il potere viven-te, e l’agente originario di ogni percezioneumana.» Le fondamenta di tale prioritàoriginaria sono reperibili a livello specula-tivo nell’opera di Kant, Fichte e del primoSchelling. Per Kant l’immaginazione gio-ca anzi un ruolo essenziale nel renderepossibile l’apparenza delle cose nella loroverità, rappresentando nell’intuizione unoggetto anche senza la sua presenza. Unadefinizione più elaborata dell’immagina-zione la darà Fichte nella Dottrina dellascienza, per cui l’immaginazione è nonsolo il potere di causare una sintesi (imma-ginazione produttiva) dove le opposizionisarebbero cancellate, ma piuttosto un pote-re di essere sospeso (Schweben) tra gliopposti, così da tenerli insieme nella loroopposizione.Una certa ripresa di tale verità problemati-ca dell’immaginazione, ha osservato John

Sallis, la si può ritrovare nella fenomenolo-gia di Husserl per quanto riguarda la fun-zione cruciale assegnata all’immaginazio-ne nella visione d’essenza, in virtù delprimato metafisico riconosciuto da Hus-serl alla “presenza”. Sospesa tra presenzadell’oggetto e orizzonte, l’immaginazionefinisce con l’invadere la spazializzazionepercettiva...Questo sconfinamento è riscon-trabile, secondo Sallis, anche nel volumedell’opera postuma di Husserl dal titolo:Phantasie, Bildbewusstsein, Erinnerung(Husserliana, vol.XIII). Avendo l’immagi-nazione come “oggetto”, e non come “agen-te” della fenomenologia stessa, Husserldistingue tra “fantasia” e “coscienza diimmagine”, la quale implica la cosa fisica,la sua immagine-oggetto, e ciò che a partireda questa è immaginato (immagine sogget-to), mentre la fantasia fa a meno della cosafisicamente presente. Inoltre, ha aggiuntoSallis, quando appare l’immagine-ogget-to, la cosa fisica non scompare, ma rima-nendo connessa con l’ambiente attuale,dà all’immagine-oggetto il carattere dellamera apparenza (in senso debole). Nellafantasia invece tale conflitto è assente, ilche conduce Husserl a dubitare del pa-rallelismo esistente tra le due forme diimmaginazione, e a considerare la fanta-sia indipendentemente.Sallis propone un riorientamento dell’in-dagine circa il “posto” dell’apparire. Sullabase di una critica alle analisi di Husserl, èpossibile condurre ulteriori analisi dellaspazialità specifica, caratteristica della fan-tasia e dell’immagine-coscienza nel lorodifferenziarsi dalla percezione. Ma a que-sto punto, ha osservato Sallis, occorre con-siderare l’immaginazione stessa come fon-te di verità, e in particolare come un ele-mento attivo, un agente della fenomenolo-gia stessa, laddove essa è alla base dellavisione d’essenza. La fenomenologia, purdirigendosi «verso le cose stesse», si lasciaguidare dall’immaginario, che sembra ave-re per esse il minimo rispetto...Di fatto, Husserl fonda l’intuizione d’es-senza sull’intuizione individuale, o intui-zione di fatto, sull’essere visibile dell’og-getto individuale; di conseguenza, ciò dacui può scaturire la percezione d’essenzanon deve essere necessariamente una per-cezione; può bene essere una intuizionefrutto di una intenzionalità non percettiva,immaginaria. Inoltre, la fantasia ha un pri-vilegio decisivo sulla percezione a causadella sua incomparabile “libertà”. Ciò in-duce Husserl a un fecondo uso fenomeno-logico della fantasia, in direzione dell’artee della poesia.Sallis ha infine analizzato alcune questioneriguardanti l’attività della fantasia nella“visione d’essenza” e la relazione di talevisione con il linguaggio. Evidenziandopunti di “indecisione” nella fenomenolo-gia, Sallis ha cercato di mettere in evidenzauna sfasatura nel concetto di intenzionali-tà, e con ciò di spezzare la subordinazionedell’immaginazione a quest’ultima. Fin

dalle Ricerche Logiche, infatti, Husserl in-terpreta l’immaginazione come intenzio-nale, subordinandola così alla percezione,ed espungendo le immagini dalla coscien-za. Secondo la critica husserliana, non sipuò spiegare una qualunque percezionesulla base della rappresentazione immagi-naria, perché quest’ultima presuppone lapercezione. Husserl applica tale obiezionecritica ad un certo tipo di rappresentazioneimmaginaria, che è l’immagine-coscienza;tuttavia, niente impedisce che un’immagi-ne immanente, non-intenzionale dell’esse-re sia conservata come contenuto per l’attointenzionale.Una simile duplicità può essere individuatanella fantasia, ma anche nell’immanentecontenuto di senso che Husserl ritiene esse-re parte integrante della percezione e chedescrive come se fosse un’immagine, che,se da una lato è presente soltanto nellasolitaria e personalissima esperienza di cia-scuno, dall’altro è l’immagine di un ogget-to, appartenente cioè ad un oggetto come loè un profilo presente. Una volta decostrui-ta, tale duplice immagine è così pronta peressere conservata al centro della percezio-ne. L’atto intenzionale, ha osservato Sallis,andrebbe in tal senso ridefinito, in quantonon può essere né interpretazione, né ap-prensione, bensì in atto di risoluzione delladuplicità dell’immagine, che libera l’im-maginazione dalla sua subordinazione al-l’intenzionalità, avendo mostrato che è que-st’ultima ad essere per così dire contamina-ta dall’immaginazione. E.De C.

Soggettività e concettoin Hegel

Presso l’Istituto Italiano per gli StudiFilosofici di Napoli, Leo Lugarini hatenuto, dal 15 al 19 marzo, un semina-rio sul tema: LA SOGGETTIVITÀ NELLA LOGI-CA HEGELIANA, mettendo in evidenza ilmerito della filosofia hegeliana di nonchiudere la problematica della sog-gettività e del concetto in astrazionisolipsistiche: al di là della difficoltàdell’approccio alla pagina hegeliana,si svela, infatti, un mondo ricco e com-plesso, dinamico e mobile.

Uno dei punti di forza del pensiero hegelia-no, ha esordito Leo Lugarini, sta nellacapacità di riallacciarsi alle problematichekantiane e ampliarne gli orizzonti specula-tivi. E’ il caso della problematica del con-cetto, che Kant ha analizzato sia per distin-guere l’intelletto dalla più vasta problema-tica del giudizio, sia per caratterizzare l’in-telletto come facoltà dei concetti determi-nati. Hegel, a questo proposito, intendeanzitutto riflettere sull’attività di concet-tualizzazione in generale, che è attività dinegazione dialettica e autonegativa, supe-ramento dell’essenzialità e scaturigine lo-

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gica dell’effettuale. Lugarini ha ripercorsolo sforzo hegeliano di cogliere, nella disa-mina dei concetti determinati di stampokantiano, l’unità logica e razionale che lisostiene e dà loro consistenza. Il concetto,infatti, si divide costitutivamente nel giudi-zio e si ritrova nella forma del sillogismo:tale sviluppo ha come base la forza propul-siva della ragione, la cui funzione inveraquel bisogno di unità che Kant aveva av-vertito nella formulazione della dottrinadello schematismo trascendentale. Il con-cetto è dunque un tutto vivente e razionale,polare e sintetico, articolato nella viva con-nessione di universalità, particolarità edindividualità.Alle astrazioni della logica tradizionale,Hegel risponde con la convinzione razio-nale che l’universale è concreto: esso non sichiude in connessioni intellettuali o intel-lettualistiche, ma si apre alla totalità e allavita. L’universale si dirime in primo luogoin soggetto e predicato. Questa divisione èconnaturata allo sviluppo del concetto, madenuncia anche l’impossibilità di fermarsiall’intelletto e alle sue partizioni: il giudi-zio è, infatti, l’originaria divisione del-l’identità originaria. Proprio la non con-gruenza tra soggetto e predicato, ha osser-vato Lugarini, implica il problema dellanatura e della partizione logica dei giudizi,al di là delle inadeguatezze del giudiziocategorico e in vista dell’articolazione delconcetto nella struttura del giudizio di-

sgiuntivo. Tale connessione non risolveperò la problematica del concetto, né con-sente di dispiegare pienamente le forzeintrinseche alla razionalità: solo nel sillogi-smo, difatti, è possibile trovare il terminemedio e la congiunzione intrinseca di ciòche è originariamente identico a sé. Nellasua trattazione del sillogismo, Hegel dàampio risalto al sillogismo disgiuntivo, incui il soggetto diviene l’universale, il gene-re e la specie si implicano vicendevolmen-te, l’identico e il diverso si relazionano inuna connessione intima e in una inscindibi-le circolarità. Nel sillogismo, in pratica, ilsoggetto media e si media tramite le suedifferenziazioni.A questo punto, ha notato Lugarini, si com-prende perché Hegel affermi che l’ideaassoluta è lo sbocco della logica e che ilsenso vero del pensiero si trova solo allafine della sua trattazione: nella logica siconsidera il mondo, come è in sé e per sé,conformemente al concetto, e si studia ilconcetto come base del mondo effettuale.Hegel ricerca, pertanto, l’oggettività delconcetto, la compiutezza e l’autosussisten-za del concetto, l’autoproduzione dispie-gata della vita spirituale. Hegel, ha ricorda-to Lugarini, ha guardato con grande acumenella complessa problematica del mecca-nicismo, del chinismo e della teleologia.L’effettuale ed il mondo ci appaiono, ini-zialmente senza volto, chiusi ed irrelati; ilmeccanicismo è la prima categoria con la

quale guardiamo le cose e gli stessi attispirituali. Eppure l’oggetto meccanico sidimostra contraddittorio nelle sue pretesedi autosufficienza e nel suo legame con lealtre cose per formare l’unità del mondooggettivo. In effetti, ha notato Lugarini, nelchimismo e nel meccanicismo il concetto siconcretizza soltanto nell’interno e all’ester-no, denunciando ancora la necessità di su-perare l’unilateralità.Hegel analizza, allora, la problematica del-la teleologia. Il suo punto di riferimento ècertamente Leibniz, che aveva distinto lacausalità meccanica da quella finale; pre-minente è però il richiamo a Kant, di cuiHegel ricorda l’enorme merito di aver di-stinto, per primo, finalità interna e finalitàesterna. Kant ha introdotto la problematicadella vita e dell’idea, ma ha anche divisorecisamente il giudizio riflettente dal giu-dizio determinante: la relazione di scoponon rientra, per Hegel, nel giudizio riflet-tente, ma è anzi un sillogismo che unisce tretermini vivi ed articolati. Per Kant lo scoporimanda all’oggetto di un concetto in quan-to considerato causa del pensiero medesi-mo. Nella finalità c’è un superamento, ad-dirittura un capovolgimento del rapportocausa-effetto, essendo possibile la reversi-bilità che la cieca necessità esclude: lacausalità finale non trapassa in altro, ma siconserva; il concetto viene a se stesso attra-verso l’oggetto da esso posto come mediosillogistico. Hegel, ha osservato Lugarini,ha sentito il bisogno di superare il legame,ancora estriseco, della stessa finalità sog-gettiva, aprendosi all’idea, che è unità as-soluta del concetto e dell’oggettività. Ineffetti, l’attuazione dello scopo è il compi-mento del concetto nella sua essenzialelibertà ed autosufficienza. Già Hegel, nelFrammento di Sistema, aveva chiarito cheil vivente è organismo; più tardi avrebbeaffermato che la vita è forma immediatadell’idea. La vita, dalla sua universalitàindeterminata, si arricchisce del genere chesi articola nella specie e, poi, nell’indivi-duo; dinanzi alla natura inorganica il vi-vente è nella forma del sillogismo e, inesso, medi ed estremi si mediano e si scam-biano nel rapporto circolare dell’universa-le concreto.La filosofia di Hegel, secondo Lugarini,può inserirsi pienamente nel tentativo disuperamento della contrapposizione trascienze della natura e scienze dello spirito.Hegel ha infatti prospettato un’imposta-zione filosofica, la cui forza sta nel porre inmaniera nuova il problema dell’origine,l’impostazione della logica, la dottrina delconcetto. La ragione, infatti, accetta le sfi-de dell’intelletto, ma è anche in grado diporre in aporia le stesse conquiste dell’in-telletto, ricomponendo e sintetizzando gliopposti. In questo lavoro di ricomposizio-ne l’oggettività non appare più come undato fermo ed irrelato, ma come sussisten-za del concetto. Il cammino della logica diHegel approda, dunque, all’Idea assoluta ealla saldatura del concetto con l’effettuale,Jena: piazza del mercato (1820)

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perché il concetto non è più una immobileforma sostanziale o un’entità metafisicaseparata dalla vita e dal concreto dispiegar-si del pensiero. F.De C.

Fichte:la ricerca del fondamento

Organizzato dall’Istituto Italiano pergli Studi Filosofici di Napoli, si è svoltodall’11 al 15 gennaio 1993 un semina-rio di studi, tenuto da Giovanni Stelli,sul tema: LA RICERCA DEL FONDAMENTO: ILPROGRAMMA FILOSOFICO DELL’IDEALISMO TE-DESCO NELLO SCRITTO DI FICHTE “SUL CON-CETTO DELLA DOTTRINA DELLA SCIENZA”.

Il problema del fondamento, come proble-ma centrale della filosofia fichtiana e del-l’idealismo tedesco in generale è stato af-frontato da Giovanni Stelli in due fasidistinte: una prima, di determinazione teo-retica del problema; una seconda, di espo-sizione della soluzione di Fichte. Spuntodel seminario sono le tesi contenute in unbreve scritto di Fichte, Sul concetto delladottrina della scienza (1794), che costitu-isce un’introduzione al ben più noto testo:I fondamenti dell’intera dottrina dellascienza (1794-95).Il programma esposto in questo scritto èquello di tutto l’idealismo tedesco; la suaoriginalità sta nel fatto che esso rappresen-

ta l’ultima grande risposta ai problemi con-seguenti dalla struttura antinomica del pen-siero moderno, la cui origine risale allascissione del nesso essere-valore, operatadalla rivoluzione scientifica e dalla criticadistruttiva del finalismo. L’idealismo tede-sco, ha osservato Stelli, rifonda l’ontologiateologica sulla base di un metodo trascen-dentale riflessivo: si tratta di ricercare ilfondamento unitario nella differenza traessere e soggettività; di fondare una teolo-gia per sé in quanto struttura della ragioneintesa come ragione-valore, fine in sé, fon-damento ultimo del conoscere, dell’agire edell’essere.Il discorso di Fichte sul fondamento riguar-da il problema del nesso assoluto teoria-prassi, a partire dal quale i due termini siseparano. La necessità della filosofia comescienza è appunto quella di fondare i prin-cipi di tutte le scienze a partire da unprincipio assoluto autodefinentesi. Ma, si èchiesto Stelli, è ancora possibile ragionareoggi in termini di fondazione in una situa-zione filosofica e spirituale, caratterizzatadal dominio di una concezione relativisti-ca? In quest’ambito la ragione abbandonapretese eccessive e si pone come la moder-na ragione critica opposta all’antica ragio-ne dogmatica. Sul piano teoretico l’argo-mento fondamentale del relativismo con-temporaneo, noto come trilemma di Mun-chhausen, è stato formulato da Albert, conl’intento di dimostrare che qualsiasi cono-

scenza, sia teoretica che pratica, è mera-mente ipotetica e che, pertanto, ogni prete-sa di fondazione è impossibile in via diprincipio. Dimostrare, unicamente conl’aiuto di inferenze logiche, che un insiemedi proporzioni deriva da una proposizione,assunta come principio assolutamente si-curo, è una necessità che si ripropone per lastessa proposizione che ha fondato il primoinsieme di proposizioni. E’ a questo puntoche si genera il trilemma: o abbiamo unregresso all’infinito; o abbiamo un circolovizioso; o abbiamo l’interruzione del pro-cedimento in un certo punto. Questa terzapossibilità è proprio quella alla quale hafatto ricorso la filosofia classica, appellan-dosi alla evidenza certa di determinati enun-ciati. Il razionalismo critico sostiene inve-ce che la situazione aporetica generata daltrilemma può essere evitata solo se si rifiutail modello gnoseologico classico, ossia ilprincipio di ragion sufficiente, e si coglie alsuo posto la metaproposizione che tutte leproposizioni sono ipotetiche. Tuttavia, haosservato Stelli, l’assunzione di questo prin-cipio porta a negare ciò che invece essovuole affermare. Dalla dimostrata impossi-bilità di aggirare il trilemma, bisognerebbepiuttosto dedurre che l’etica è impossibilee sviluppare fino in fondo, con coraggioteoretico, le conseguenze di una simileaffermazione. Questo coraggio teoreticocostituisce, secondo Stelli, l’aspetto piùnotevole, sia sul piano filosofico che su

Johann Gottlieb Fichte e Georg Wilhelm Friedrich Hegel

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quello esistenziale, delle scarne ma profon-de riflessioni sull’etica di Wittgestein:«L’etica non tratta del mondo, è piuttostouna condizione del mondo come lalogica...In quanto entrambe sono condizio-ni intrascendibili del mondo non possiamoparlarne; esse possono solo in un certosenso mostrarsi».In rapporto a queste considerazioni il testofichtiano, Sul concetto della dottrina dellascienza, affronta, secondo Stelli, problemimolto importanti, come quelli relativi allostatus della dottrina della scienza che, inquanto scienza, deve avere a suo fonda-mento, come tutte le scienze, un principio;e d’altra parte, poiché non è una semplicescienza particolare, ma la scienza di tutte lescienze, tale principio non è un principioaccanto agli altri principi, ma è il principioche deve comandare tutti i principi e cometale deve essere sempre già presuppostocome assolutamente certo. Ma com’è pos-sibile comprendere questa certezza? Fichteprocede attraverso cinque definizioni delprincipio fondante, l’ultima delle quali,secondo Stelli, è la più interessante e quellaautenticamente trascendentale; il principioin quanto fondamento di ogni sapere, ac-compagna ogni sapere, è compreso, è pre-supposto in ogni sapere, ciò che rendepossibile ogni sapere. Per indicare il proce-dimento argomentativo che fonda tale prin-cipio, Fichte usa due espressioni chiara-mente equivalenti: «riflessione astraente»,nella Dottrina della scienza, e «astrazioneriflettente», nel Concetto. In ogni caso siparla di una riflessione che ci fa conoscerenon già un fatto e nemmeno, si badi, unfatto di coscienza, bensì ciò che costituiscela condizione assolutamente intrascendibi-le di qualsiasi fatto, compreso “il fatto dellacoscienza”, ossia la rappresentazione. Sul-la base di questa struttura riflessiva, Fichtecostruisce, secondo Stelli, la sua rispostaallo scetticismo, dimostrando la necessitàdel principio, ossia della ragione, comefondamento ultimo.Per una interessante integrazione di questocontesto di riflessione segnaliamo l’ultimovolume di Marco Ivaldo, Libertà e ragio-ne. L’etica di Fichte (Mursia, Milano 1992),che propone un accurato esame degli ele-menti fondanti, delle articolazioni essen-ziali e degli sviluppi più importanti del-l’etica trascendentale fichtiana in rapportoalla riflessione morale contemporanea.Nelle prime parti del testo, Ivaldo mette inevidenza lo sviluppo dell’etica fichtiana,nella sua relazione con Kant e nel confron-to con pensatori del tempo, e lo strettonesso intercorrente tra principi dell’eticatrascendentale e sistema trascendentale ingenerale. L’etica fichtiana infatti presup-pone e, nello stesso tempo, approfondisce iprincipi della Dottrina della scienza. Nellaterza e nella quarta parte vengono presen-tate rispettivamente le caratteristiche fon-damentali dell’etica trascendentale deglianni di Jena e la prospettiva dell’etica tra-scendentale superiore, propria dei succes-

sivi anni berlinesi.Il percorso tracciato da Ivaldo si raccoglieattorno al binomio libertà-ragione. L’eticatrascendentale infatti è un’etica razionaledella libertà. Essa trova nella ragione lapropria giustificazione e nella libertà lapropria qualificazione e realizzazione mo-rale. Ragione e libertà si presentano tutta-via come compito: la libertà rappresental’adempimento di quella costitutiva ten-denzialità che spinge l’uomo verso la ra-gione e la ragione non può svolgere il suocompito etico-razionale se non mediante lalibertà. Il dover-essere rappresenta dunquequell’impulso di ragione, quel desiderio dicompimento inseparabile dalla vita del-l’uomo. Esso alimenta l’etica della coscien-za morale e la apre alla comunicazione ealla cooperazione responsabile, alla comu-nità come “comunità dei fini”.Attraverso questo itinerario di ripensamentodell’etica trascendentale fichtiana Ivaldomostra significativamente il contributo cheessa può offrire all’attuale dibattito etico,mettendo in luce lo svolgimento qualitati-vo dell’etica razionale della libertà all’eti-ca superiore nei due livelli in cui si articola:legge ordinatrice e legge creativa. Nell’eti-ca superiore infatti l’elemento del rispettodella regola comune a tutti si integra con ilvoler fare il bene, incarnandone il contenu-to positivo in espressioni creative rinnova-te. Alla base dell’etica superiore vi è un’ideadi ragione etica e, nello stesso tempo, veri-tativa. L’attuazione della ragione compor-ta il riconoscimento della volontà divinacome dover-essere costituente, legge unicafondante l’essere-fenomenale e, quindi, ilsuperamento della separatezza tra il volere“proprio” e il volere “divino”. La ragioneappare come immagine della vita divinache “esiste” nella libera comunicazionepropria della comunità degli esseri liberi.La libertà si presenta qui come rispostaall’appello della ragione e assunzione re-sponsabile dell’imperativo originario delbene in vista dell’ “interpersona”, immagi-ne dell’assoluto e dover essere realizzatonell’ordine del tempo in quanto spazio dicomunicazione fra esseri liberi, spazio diquel libero e creativo “dare e ricevere”peculiare dell’essere umano. Fr.M./L.R.

Kairòs e tempus

Nel corso di un seminario di studisvoltosi il 23 marzo 1993 presso l’Isti-tuto per gli Studi Filosofici di Napolidal titolo: KAIRÒS E TEMPUS. LIBERTÀ,CASO E CONTINGENZA TRA SCIENZA E FILO-SOFIA, Giacomo Marramao ha pre-sentato il suo ultimo studio, KAIRÒS.APOLOGIA DEL TEMPO DEBITO, (Laterza,Roma-Bari 1992), e Michel Serres lerecentissime traduzioni italiane didue tra le sue opere più significati-ve, ROMA (a cura di Roberto Berardi,

Hopefulmonster, Firenze 1992) e IL

MANTELLO DI ARLECCHINO. “IL TERZO-ISTRUITO”: L’EDUCAZIONE DELL’ERA FUTU-RA (a cura di Alberto Folin, Marsilio,Venezia 1992). Presenti, oltre ai dueautori, anche Roberto Berardi e Ga-spare Polizzi.

Nella sua introduzione Roberto Berardiha sottolineato la lunga consuetudine delpensiero di Michel Serres con i temi del-l’esplorazione della natura delle cose che,in Roma, diventano gli oggetti vivi del-l’abitare urbano. Città è qui corpo misto dimateria e spazio (un ibrido storico e geo-grafico), assolutamente necessario all’esi-stenza degli uomini: Roma è l’archetipodello spazio divenuto umano, perché vis-suto, cioè commisurato al tempo. Nel pun-tualizzare la convergenza tra l’opera diSerres e quella di Giacomo Marramao,Gaspare Polizzi ha quindi focalizzato l’at-tenzione sulla riflessione, comune ai dueautori, circa il valore del tempo che nelpensiero scientifico del Novecento risultadefinito solo nella minima brevitas dellaquantificazione epistemica, che annulladefinitivamente il tempo lungo della narra-zione storica.Un’analisi della più intima radice etimolo-gica del vocabolo “tempo” sembra poterriaprire i sentieri dell’aporìa produttiva delfilosofo. Il radicale tem- ,tagliare, sollevail velo dell’enigma: il tempus, come affer-ma Serres, è “il mescolato”, “miscela va-riabile”, “temperamento”, «con la qualevengono qualificati i paesi detti appuntotemperati, che per questa ragione… hanno,di converso, inventato la storia, cioè unasequenza temporale - temperata come unagamma - di eventi». E, in effetti, dall’origi-naria confusione semantica e semiologicatra tempo atmosferico e tempo cronologi-co, si può risalire alla forte connotazioneclimatica del concetto di tempo. SecondoMarramao, un opportuno richiamo a ÉmileBenveniste, cioè al “versante linguistico-filologico” dell’analisi del concetto di tem-po, può mettere in evidenza come «la diffi-coltà di scoprire l’etimologia di tempusderiva dal fatto che i composti di questotermine sono in realtà più antichi dellaparola “tempo”… Il sostantivo tempus na-sce pertanto dall’astrattizzazione di termi-ni come tempestus, tempestas, e dunquetemperatura, temperatio, ecc.» Solo quan-do si può catturare il tempo in forme estrutture che lo neutralizzino in kronos siparlerà di tempo, di sequenza evenemen-ziale; prima d’allora la verità dell’esistereriposerà nella profondità dell’aiòn, nellavitalità di una psyché che sta eternamentecongiunta ai cicli naturali, alla mobilitàcontinuamente circolare delle stagioni.E, infatti, il vero corrispettivo greco ditempus non è Chronos, bensì Kairòs, con-nesso da Benveniste alla voce verbale ke-ravnnumi, cioè “mescolare”, “tempera-re”; è chiara allora quella mescolanzaopportuna che Marramao evoca e che

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CONVEGNI E SEMINARI

Serres ribadisce nel richiamare l’atten-zione sul valore referenziale che possie-de il lessico nella composizione dellespesso frammentarie e problematichequestiones della scienza: sovente la ten-tazione di guardare superficialmentenello “scorrere” - couler espressione cheindica sia il flusso di un corso d’acqua,sia lo scorrere del tempo - del fiume soloil moto uniforme e rettilineo, trascuran-do il mélamge, il “miscuglio” torbidoche le acque trascinano. Da qui, l’invitoche Serres rivolge all’Apollinaire di Sousle pont Mirabeau: bisogna guardare an-che la turbolenza delle correnti, anche il“taglio” del tempo e non solo il suocorpo unitario. M.P.R.

Topologia del moderno

Nella sede dell’Istituto Italiano per glistudi Filosofici di Napoli, dall’1 al 5febbraio 1993, Vincenzo Vitiello, del-l’Università di Salerno, ha tenuto unseminario sul tema: TOPOLOGIA DEL MO-DERNO, quale possibilità di un’erme-neutica filosofica che, privilegiando lacategoria dello spazio, sveli un oriz-zonte di compresenza di elementi co-stanti nella storia del pensiero.

Intrecciando ermeneutica e storia Diltheyha inteso confrontarsi con tutta la storio-grafia filosofica dell’Ottocento. In partico-lare la sua posizione viene a contrapporsialla teleologia hegeliana, di cui pure rece-pisce l’esigenza di oggettivazione. Il nu-cleo del discorso diltheyano, ha rilevatoVincenzo Vitiello, è il linguaggio, a cuiogni singolo, seppur inconsciamente, ap-partiene. In ogni espressione di vita singolaè già presente il linguaggio come necessa-ria struttura connettiva universale del sape-re. Qui il tempo è possibile solo in unorizzonte di compresenze, in cui esso per-mane immodificato. In Gadamer, ha prose-guito Vitiello, l’ermeneutica si arricchiscesoprattutto in virtù della messa in discus-sione dell’identità soggetto-oggetto. Va incrisi la prospettiva idealistica, a partire dalverum ipsum factum di Vico. L’astrazionedel pensiero, infatti, arriva sempre troppotardi, o troppo presto, rispetto all’esse.Tuttavia, anche in Gadamer, il linguaggio èciò in cui tutto questo si dà. Viene quiintrodotto il concetto di spazialità del tem-po, essenziale per la topologia.All’ermeneutica è necessaria non solo lacomprensione, ma anche la spiegazionecausale, come chiarisce Levi-Strauss a pro-posito del mito di Edipo. Il pensiero miticoha lo stesso carattere di quello scientifico,perché fondato sulla funzione logica: qui ilpensiero ha di fronte non la coscienza, mail mondo. Tuttavia, come sostiene Ricoeur,se bisogna guardare all’esperienza delmondo, è necessario sottrarsi sin dall’ini-

zio al formalismo e porsi direttamente inuna relazione di attività con il mondo dellavita, la Lebenswelt. S’incontra così nuova-mente, secondo Vitiello, l’impostazionediltheyana: la connessione dinamica fondal’esperienza e la rende possibile. I topoisono in tale contesto le costanti della storiache sfuggono al tempo, perché in essi iltempo scorre. Sono apriori materiali nonlontani dalle ontologie regionali della fe-nomenologia hegeliana, da cui si differen-ziano non per la rinuncia al soggettivismo- dal momento che la fenomenologia èsempre stata senza soggetto - ma perché sisottraggono alla teleologia, dunque ad ognifinalismo e al concetto di libertà.L’ermeneutica contemporanea ha i suoiprincipali referenti in Nietzsche, Hei-degger e Freud, che non prendono posi-zione all’interno del tradizionale aut-aut filosofico tra doxa ed episteme, inquanto l’una riduce il pensiero a meracuriosità, l’altra imbriglia il sapere nel-l’assoluto. Ma allora, ha osservato Vi-tiello, il problema è quello di fondareun’altra episteme, quindi una nuova lo-gica, con un diverso linguaggio. Nietz-sche fa la scelta dell’aforisma, ma poinella Genealogia è costretto a tornareindietro, riconoscendo implicitamente ilsuo scacco. Heidegger vive una fase ana-loga nel passaggio da Essere e tempoagli ultimi scritti. Solo Freud andrà finoin fondo lungo il suo percorso, riuscen-do a chiarire che tempo e logica sonoderivati della configurazione spazialedella psiche. Secondo Vitiello non sitratta qui solo di una metafora. C’è inFreud una visione a strati della storia cheera anche di Nietzsche e Heidegger, mache in questi veniva piegata a favore deltempo cronologico. Freud invece assu-me in pieno l’ottica spaziale e come taleè il principale sostenitore dell’ermeneu-tica topologica. Egli sottolinea infattiche le cose cambiano secondo il punto diosservazione e se i fatti coincidono conl’interpretazione, con la veduta, allora ilsoggetto come tale scompare, coglien-dosi in una identità con l’oggetto chepermette al topos di spiegare il diverso,il disomogeneo. Ecco allora che il tempoappare reversibile: ogni cosa rivive nelricordo; l’organico ritorna nell’inorga-nico; la morte non è quella del singolo,ma caratterizza l’essente. Si supera lacontrapposizione spazio-movimento,perché il topos è forza di spazializzazio-ne, dove lo spazio non è cartesianamentemateria, ma connessione degli elementi,principio esplicativo, compresenza, si-multaneità.Secondo Vitiello, un’ermeneutica topolo-gica della storia dissolve il soggetto, rap-porta i fatti non nella cronologia, bensìnella cogenza del pensare: non fa storiadella filosofia senza fare nel contempofilosofia. La topologia non esclude il rap-porto con il luogo dello spazio storico cheattualmente occupiamo. Anzi vi coglie l’in-

trecciarsi di più tradizioni etiche: quellaclassica come disposizione, quella cristia-na come liberazione. Ma ciò non togliesenso all’etica nella chiave originaria del-l’abitare dostoevskianamente la contraddi-zione, l’assurdo del dolore, lasciando aper-to l’interrogativo circa una possibile filìatra gli uomini. G.V.

Kant e il problema di Dio

L’Istituto di Filosofia dell’Università diChieti ha organizzato, dal 29 marzo al2 aprile 1993, un corso integrativo al-l’insegnamento di Storia della Filoso-fia sul tema: IL PROBLEMA DI DIO NEGLI

SCRITTI DI KANT, tenuto da Giovanni B.Sala della Hochscule für Philosophiedi Monaco di Baviera, che ha ampia-mente analizzato i vari scritti kantianisul problema della metafisica.

Affrontando inizialmente l’argomento fi-sicoteologico, Giovanni B. Sala ha preci-sato che per Kant la sufficienza della naturadimostra l’esistenza di Dio; per i singolifenomeni naturali non si richiede un’azio-ne speciale di Dio; al contrario la naturaintera è in relazione a Dio come a Colui cheè fondamento delle essenze e delle leggi adesse intrinseche. Pur rifiutando il richiamoa cause finali, Kant colloca la finalità inmente Dei, anche se nel nostro universoquesta finalità viene attuata da forze mec-caniche.Successivamente, Sala ha affrontato il pro-blema di Dio nel contesto della dottrina deiprincipi metafisici della Nova delucidatio.La conoscenza umana in senso proprio(conoscenza della realtà) risulta dall’attua-zione di una struttura triadica di esperien-za, intelligenza e giudizio. Sala mette inluce la limitatezza umana; il nostro concet-to (finito) dell’infinito non è da sé sologaranzia della propria verità, un concettofinito dice solo probabilità.Passando a trattare la prova ontoteologicanella Nova delucidatio e nello scritto del1763, L’unico argomento possibile per unadimostrazione dell’esistenza di Dio, Salaha ripercorso l’itinerario dall’ens realissi-mum dell’Unico argomento possibile sinoall’ideale trascendentale della Critica del-la ragion pura, evidenziando come dopo il1763 Kant proponga una sintesi di empiri-smo e razionalismo.La confutazione della dimostrazione onto-teologica e la critica della prova della con-tingenza nell’Unico argomento possibile,ha osservato Sala, si basano sul fatto che laconoscenza di Dio è per noi possibile solopartendo da un esistente, per arrivare al-l’essere necessario conosciuto come effet-tivamente esistente, e successivamente spe-cificarlo nella sua qualità di ens realissi-mum. Per Kant essere infinito ed esserenecessario si implicano a vicenda.Affrontando infine la prova morale di Dioe il problema di un’etica eudemonistica,Sala ha fatto notare come Kant qualifichi la

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CALENDARIO

Dal 20 al 24 settembre 1993 allaTechnischen Universität di Berlino,sotto il patrocinio della AllgemeineGesellschaft für Philosophie tede-sca, ha avuto luogo il XVI. DeutscheKongress für Philosophie. Tema delconvegno: Nuove realtà. Una sfi-da per la filosofia. La direzione delcongresso è stata affidata a HansLenk e Hans Poser, i quali hannointerpretato il tema come un invitoalla filosofia ad affrontare le mutaterealtà politiche e sociali della Mitte-leuropa e a prendere posto fra leculture di confine. Tra gli interventi:“Una nuova realtà tecnica?” (Rapp);“Etica tecnica, etica economica, eti-ca dell’ambiente” (Zimmerli); “Au-torganizzazione, sistemi dinamici, si-tuazione caotica” (Hegselmann); “In-formazione, codici, computer: mon-di artistici?” (Krämer-Rammert);“Modelli mentali: cervello, stato delfenomeno e rapporti con la realtà”(Lenk); “Simbolo e linguaggio: mon-di interpretativi” (Gebauer); “Uto-pie politiche e realtà social i”(Schnädelbach); “Idee e realtà del-l’Europa come sfida filosofica”; “Ilproblema della realtà metafisica untempo e oggi” (Wihel); “Sul dibatti-to sul realismo nella filosofia anali-tica” (Abel).Tra le relazioni più interessanti quel-le di Arsenij Gulyga (Mosca), “L’‘idea russa’ e l’idealismo tedesco.Sulla rinascita di una realtà cultura-le”; di Leszek Kolakowski (Oxford),“La caduta del comunismo comeevento filosofico” e di Kurt Hübner(Kiel), “Come può contribuire la fi-losofia all’unificazione dell’Euro-pa?”.● Informazioni: Institut für Philo-sophie, Wissenschaftstheorie, Wis-senschafts- und Technikgeschichte,TU Berlin, Sekr. TEL 2, Ernst-Reu-ter-Platz 7, W-1000 Berlin 10.

Dal 23 al 24 settembre, si è tenuto unConvegno di filosofia politica dal ti-tolo: Autore, Attore, Autorità, or-ganizzato dal Centro Culturale Poli-valente in collaborazione con l’Istitu-to Italiano per gli Studi Filosofici.Questo il programma degli interven-ti: Paolo Bozzi: “Autore, attore, auto-rità nel Teatro Accademico”; AlbertoBurgio: “Il signore, il servo, la plebe.Il problema politico del ‘riconosci-mento’”; Umberto Cerroni: “La per-sona dell’Italiano”; Antonio Faeti: “Labranda accogliente e il milite reniten-te. Appunti per una iconologia polito-logica”; Domenico Losurdo: “Marx,Gramsci e la fenomenologia del pote-re”; Gianfranco Pasquino: “Costruirel’autorità (e la responsabilità)”; Jac-ques Texier: “Marx e la democrazia”;Maurizio Viroli: “Il significato delpatriottismo”.● Informazioni: Biblioteca Comu-nale di Cattolica, piazza della Repub-blica 34, 47033 Cattolica, tel.0541/967802.

Dal 27 al 30 settembre ha luogo ilterzo corso di studi superiori Utopiae Storia. Rivoluzione e conserva-

zione nell’età contemporanea,organizzato dalla Summer Schooldella Fondazione Collegio San Car-lo. Relatori sono Jürgen Moltmann(Università di Tübingen) e LucienJaume (Centre d’Etudes de la ViePolitique Français). A conclusionedei lavori, verrà rilasciato ai parteci-panti un attestato di frequenza. Lelezioni si terranno in lingua inglese efrancese.● Informazioni: Segreteria Sum-mer School, Fondazione Collegio SanCarlo, via San Carlo 5, 41100 Mode-na, tel. 059/222315.

Organizzato dal Dipartimento di Fi-losofia e Scienze Umane dell’Uni-versità di Macerata, si svolgerà neigiorni 7-8-9 ottobre il VI Colloquiosu Filosofia e Religione dal titolo:Filosofia ed esperienza religiosa apartire da Luigi Pareyson. Questigli interventi: G. Ferretti, “Filosofiaed ermeneutica dell’esperienza reli-giosa in L. Pareyson”; A. Bausola,“Filosofia ed esperienza religiuosa inPascal”; X. Tiliette, “Filosofia edesperienza religiosa in Schelling”; V.Melchiorre, “Filosofia ed esperienzareligiosa in Kierkegaard”; R. Lauth,“Filosofia ed esperienza religiosa inDostoevskij”. Terminerà i lavori unatavola rotonda presieduta da A. Rigo-bello, con la partecipazione di M.Cacciari, J. Greisch, U. Perone, P.Prini, G. Vattimo.● Informazioni: Antica BibliotecaUniversità di Macerata, Via Garibal-di 20, 62100 Macerata.

L’Università degli Studi della Re-pubblica di San Marino ha organizza-to un Convegno dal titolo: Hjelmslevoggi, che si terrà dal 12 al 14 ottobre.Questo il calendario degli incontri:12 ottobre, Alessandro Zinna; AndréMartinet: “Una rilettura di Hjelm-slev”; Claude Zilberberg: “Una con-tinuità incerta: Saussure, Hjelslev,Greimas”; Giorgio Graffi: “Hjelm-slev e i linguisti italiani”; MichaelRasmussen: “Hjelmslev e il raziona-lismo”. 13 ottobre, Massimo Pram-polini: “Quel ‘vocabolario capriccio-so’: problemi di semantica struttura-le”; Herman Parret: “Preistoria, strut-tura e attualità della teoria hjelmsle-viana del caso”. 14 ottobre, FrançoisRastier: “Le fondazioni formali e

ermeneutiche della semiotica”; PerAage Brandt: “Che cos’è una lingua?.● Informazioni: Università di SanMarino, Contrada Omerelli 77, 47031San Marino, tel. 0549/882516.

Dal 15 al 17 ottobre si svolgerà ilPrimo seminario di epistemologia cli-nica che avrà come titolo: L’interdi-sciplinare e i processi di cura, or-ganizzato dall’Istituto Sasso Corbaroin collaborazione con i dipartimentidi filosofia dell’Università di Losan-na e di Pavia, con il patrocinio dellaSocietà svizzera di filosofia. Questoil calendario degli incontri: 15 otto-bre, Graziano Martignoni: “Le fron-tiere della cura”; Fulvio Papi: “Temiteorici dell’interdisciplinare”; Silva-na Borutti: “Interpretazione e costru-zione: modelli epistemologici a con-fronto”. 16 ottobre, Bernard Bärtschi:“La place de l’individuel en médeci-ne”; Raphaël Célis: “Le croisementdes disciplines dans la pensée médi-cale chez Hippocrate”; Roberto Ma-lacrida: “Il conflitto dei valori neiprocessi di cura interdisciplinari con-temporanei”. 17 ottobre, Lucio Sar-no: “Erranze dell’oggetto nel campopsicoanalitico”; Fabio Merlini: “Ap-punti su clinica e soggetto”.● Informazioni: Istituto Sasso Cor-baro, Pian Laghetto 1, CH-6500 Bel-linzona, tel. 092/263226.

In occasione della presentazione aRoma delle Oeuvres complètes deJacques et Raissa Maritain, il Centred’Etudes Saint-Louis De France el’Institut International Jacques Mari-tain di Roma hanno organizzato, neigiorni 21-23 ottobre, un ColloquioInternazionale dal titolo: JacquesMaritain ou la poste-modernitécommencée. Interverranno: EmilePoulat, “Le role de l’oeuvre de J.Maritain dans le débat du XX siècle”;Charles Blanchet, “La richesse multi-forme de l’oeuvre de J. Maritain”;René Mougel, “Le sens d’une édi-tion”; Jean Louis Allard, “Le rayonne-ment de la pensée de Maritain enAmérique du Nord”; Candido Padin,“Le rayonnement de la pensée deMaritain en Amérique Latine”; Geor-ges Cottier, “J. Maritain: philosophede la culture et de la société”; AntonioPavan, “J. Maritain: le futur deschrétiens au-delà de la post-moderni-

CALENDARIO té”; Giuseppe Dalla Torre, “AprèsHumanisme Integral: quel nouveauxscénarios pour l’homme?”.● Informazioni: Istitut Internatio-nal Jacques Maritain, via Quinto Sel-la 33, 00187 Roma, tel. 06/4874601.

Organizzato dal “Seminario perma-nente di teoria critica” dell’IstitutoUniversitario Europeo, avrà luogo dal29 al 30 ottobre, il quarto incontro distudio dal titolo: Cosa significa teo-ria critica? Saranno presenti: Virgi-nio Marzocchi, Lucio Cortella, Stefa-no Petrucciani, Gian Enrico Rusconi,Rino Genovese, Mario Pezzella, Sal-vatore Veca, Sebastiano Maffettonee Antonella Besussi.● Informazioni: Stefano Petruccia-ni, Dip. di Filosofia Università diRoma, via Nomentana 118, 00198Roma, tel. 06/8540702.

Dal 4 al 6 novembre si terrà un Con-vegno di Studi su Il Filebo di Plato-ne e la sua fortuna. L’incontro,organizzato dall’Istituto universita-rio Orientale di Napoli, prevede leseguenti relazioni: Francesco Ador-no: “Il piacere e la sua definizione nelFilebo”; Mario Agrimi: “Paolo Mat-tia Doria e la sua lettura del Filebo”;Enrico Berti: “Il Filebo e le dottrinenon scritte di Platone”; Ernesto Berti:“Momenti e problemi della trasmis-sione del testo del Filebo”; GiovanniCasertano: “Il piacere falso nel File-bo”; Salvatore Cerasuolo: “Il ridicolonel Filebo e in Aristotele”; GiovanniCerri: “Spunti di teoria poetica nel-l’analisi filosofica della dottrina delpiacere nel Filebo”; Paolo Cosenza:“Il tema del piacere nella problemati-ca ontologica del Filebo”; GabrieleGiannantoni: “La polemica antiedo-nistica nel Filebo: Eudosso o Aristip-po?”; Margherita Isnardi Parente: “Leidee nel Filebo”; Walter Kohan: “launidad y multiplicidad del bien en elFilebo”; Renato Laurenti: “Il Fileboin Plutarco”; Giuseppe Martano:“Mikto;ı bivoı (Filebo, 65a)”;Maurizio Migliori: “Lo sviluppo“tempestoso” di un giuoco compatto:la struttura del Filebo”; Claudio Mo-reschini: “Il Filebo in Olimpiodoro”;Ferruccio Franco Repellini: “La ge-vnesiı e il piacere nel Filebo”;Livio Rossetti: “Sulla struttura ma-cro-retorica del Filebo”; ChristopherRowe: “Style and Form in the Phile-bus”.● Informazioni: Istituto Universi-tario Orientale, via dei Fiorentini 10,80133 Napoli.

Si terrà a Venezia dal 25 al 26 novem-bre 1993 un Convegno di studio daltitolo: Jacques Maritain e la filoso-fia dell’essere. Questo il program-ma degli intervemnti: C. Vigna, “Leforme del sapere nella filosofia diMaritain”; J. P. Dougherty, “Mari-tain and the challenge of Modernity”;V. Possenti, “La ‘quarta dimensio-ne’: mistica d’immanenza o del Sé emistica cristiana”; G. Cottier, “Reali-smo conoscitivo e metafisica dell’es-sere”; P. Goisis, “Il problema dellalibertà e del male”; P. Nickl, “Espe-rienza mistica e filosofia”; T. Perlini,

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DIDATTICA

DIDATTICA

Manuali di filosofiaa confronto (I parte)

Un manuale scolastico può essere unindicatore efficace della condizione diuna disciplina e del livello di avanza-mento della sua ricerca. L’esame com-parato di diversi manuali di filosofiapuò risultare perciò utile sia per valu-tare l’evoluzione del settore, sia perorientare scelte importanti. La desti-nazione didattica del libro di testodovrebbe far prevalere considerazionidi carattere pratico, legate soprattut-to all’uso che ne dovranno fare glistudenti. In realtà, molti manuali (nonsolo di filosofia) sembrano fatti più pergli insegnanti che per gli allievi, cerca-no di piacere più a chi ne determineràl’acquisto che a coloro che dovrannopoi usarli quotidianamente; spesso gliautori guardano a un pubblico univer-sitario (o comunque di specialisti) tra-scurando gli ignari principianti che ef-fettivamente avranno tra le mani laloro opera. Con questo non si vuolesuggerire qui il manuale migliore, sti-lando magari una classifica infinita-mente contestabile. Né si possonorecensire tutti i manuali esistenti. Sipropone solo un confronto caratteriz-zato da una dimensione quantitativache sicuramente non piacerà o appari-rà riduttiva a molti insegnanti e so-prattutto a molti autori, giustamentecontrariati dal vedersi valutati “apeso”, sulla base di indici che nontengono conto della sensibilità criticacon la quale è affrontato ogni argo-mento. Ma un confronto qualitativo èpraticamente impossibile in terministatistici e non consente quell’imper-sonale oggettività che alcuni dei datiqui raccolti possono invece rivendica-re. E’ ovvio che la scelta o il giudizio suun libro di testo non possono basarsisolo su questi elementi, ma la loroconsiderazione può risultare un puntodi partenza per ulteriori valutazioni,che in ogni caso non potranno pre-scindere da una considerazione delcontenuto didattico dei testi.

Tra i limiti dell’indagine che qui si propo-

ne, il primo è costituito dal numero dei testipresi in esame: ventiquattro manuali sonotanti, ma non esauriscono l’offerta edito-riale del settore. Pur essendo i testi analiz-zati sufficientemente rappresentativi delpanorama complessivo, la scelta non è sta-ta assolutamente determinata da un giudi-zio di merito, ma solo dalla disponibilitàeffettiva e dalla opportunità pratica di nonallargare oltre misura il confronto. Un se-condo limite è dato dai parametri utilizzati:nella maggior parte dei casi si tratta diinformazioni elementari ed esteriori cheanche una semplice osservazione superfi-ciale avrebbe potuto rilevare; può essereutile però avere sotto gli occhi un quadroriassuntivo. In qualche caso si tratta invecedi dati che hanno richiesto un minimo dielaborazione: la loro originalità e utilità ètutta da dimostrare, ma anch’essi potrannocontribuire a fondare ulteriori giudizi o asuggerire criteri alternativi di esame. Unterzo limite consiste nell’impossibilità pra-tica di valutare l’intero contenuto di tutti imanuali e determinarne quindi il valoredidattico; operazione che non si può nem-meno esaurire con un’eventuale - ma inat-tuabile - lettura integrale, poiché solo l’usoeffettivo di un libro di testo può rivelarnefino in fondo pregi e difetti: e per valutareventiquattro manuali occorrerebbero alme-no ventiquattro anni. Consapevoli di que-sto limite, ci si è dunque limitati a unacampionatura, per arrivare quanto meno aun primo screening, che lasci poi il passoad altre più approfondite analisi. Un quartolimite, infine, è dato dal fatto di aver con-frontato solo testi effettivamente assimila-bili, cioè storie della filosofia più o menotradizionali, lasciando da parte proprio queimanuali più innovativi che negli ultimianni stanno suggerendo di trasformare que-sto insegnamento attraverso il ritorno allalettura diretta dei testi filosofici. Ricordia-mo tra questi: Ameruso-Tangherlini-Vi-gli, I percorsi del pensiero (Lucarini, Roma1987); Ciancio-Ferretti-Pastore-Perone,Filosofia: i testi, la storia (Sei, Torino1990); Cioffi-Gallo-Luppi-Vigorelli-Za-nette, Il testo filosofico (Bruno Mondado-ri, Milano 1991-93).

La TAVOLA I riunisce i dati editoriali deimanuali esaminati. Nonostante le trasfor-

mazioni in atto nel settore, le case editricihanno deciso di puntare in maniera massic-cia sul manuale di filosofia in questo iniziodegli anni Novanta. Tra questi testi, tresono usciti in prima edizione nel 1993,quattro nel 1992, tre nel 1991, mentre altritre manuali hanno avuto nel 1992 una nuo-va edizione: dunque, più della metà posso-no considerarsi novità, ma anche gli altrinon sono particolarmente vecchi. Il piùlongevo è il manuale di Geymonat, cheritorna a trent’anni dalla prima edizione inuna veste completamente nuova. Lo segueGiannantoni, giunto alla quarta edizionedal 1968.Se guardiamo la colonna degli “autori”,vediamo che si diffonde sempre di più lacollaborazione di vari specialisti. Anchetesti apparentemente firmati da un soloautore si avvalgono in realtà del contributodi parecchi collaboratori: Merker è infattiil coordinatore di una ventina di specialistidiversi, mentre con Moravia hanno colla-borato altri specialisti su alcuni temi. Ilmanuale di Mancini-Marzocchi-Picinaliè stato coordinato da Veca, ma il nome deldirettore appare solo in copertina. Del-l’equipe Ciancio-Ferretti- Pastore-Pero-ne sono presi in esame due distinti manua-li: il più recente è un sintetico Profilo cheintegra il corposo testo di impostazioneantologica curato dagli stessi autori; si èvoluta citare anche l’edizione precedente epiù ampia del loro manuale per la ricchezzae l’originalità di alcune soluzioni proposte.Anche i “titoli” sono significativi per ave-re, in qualche caso, un’idea dell’orienta-mento del manuale. Solo i due testi del-l’editrice Laterza si presentano col tradi-zionale titolo di Storia della filosofia. Tuttigli altri preferiscono soluzioni alternative:le filosofie al plurale compaiono in tremanuali, mentre in sei casi tra titolo esottotitolo si circoscrive la trattazione al-l’area della cultura occidentale.Quanto agli “editori”, oltre a ricordare lacasualità delle assenze, si può notare qual-che duplice presenza. Alcuni editori hannocoscientemente puntato sulla filosofia nonsolo per scelta commerciale, ma per tradi-zione culturale più o meno consolidata. Idue manuali di Laterza appartengono adifferenti generazioni, ma le doppie propo-ste di Armando e Trevisini sono recenti e

a cura di Riccardo Lazzari

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DIDATTICA

Tavola I

AUTORI TITOLO EDITORE ANNO FORMATO PAGINE PREZZO

Nicola Abbagnano Giovanni Fornero

Filosofi e filosofie nella storia Paravia, Torino

1992 (1986)

19,5 x 26,5 452+532+664= 1648 27.500+30.000+32.000=89.500

Francesco Adorno Tullio Gregory Valerio Verra

Storia della filosofia Laterza, Roma-Bari

1979 (1973)

14,5 x 21 592+546+626= 1764 27.500+28.500+31.500=87.500

NIicola Badaloni Ornella Pompeo Faracovi

Il pensiero filosofico Storia-Testi Signorelli, Milano

1992 17 x 24 560+512+732= 1804 28.200+30.800+33.400=92.400

Erbesto Balducci Storia del pensiero umano Cremonese, Firenze

1986 17 x 24 462+444+634= 1540 24.900+30.400+35.300=90.600

Enrico Berti Franco Volpi

Storia della filosofia Laterza, Roma-Bari

1991 17 x 24 296+294+466= 1056 26.500+26.500+27.500=80.500

Massimo Bontempelli Fabio Bentivoglio

Il senso dell'essere nelle culture occidentali

Trevisini, Milano

1992 17 x 24 366+312+710= 1388 25.800+24.000+40.800=90.600

Paolo Casini Mario Benvenuti

Ragione e storia. L'attività filosofica nella cultura delle società occidentali

Palumbo, Palermo

1991 15,5 x 23 440+586+780= 1806 31.500+36.000+39.000=106.500

Claudio Ciancio Giovanni Ferretti Annamaria Pastpre Ugo Perone

Profilo di storia della filosofia Sei, Torino 1993 14 x 21,5 224+286+390= 900 18.000+22.000+24.000=64.000

Alfredo Dolci Filosofia e critica Trevisini, Milano

1989 17 x 24 496+366+560= 1422 29.900+26.900+33.500=90.300

Francesco Paolo Firrao Franco Cambi

Filosofia. Materiali didattici Armando, Roma

1992 18 x 26 392+464+800= 1656 31.000+31.000+32.000=94.000

Ludovico Geymonat Immagini dell'uomo; Filosofia,scienza e scienze umane nella civiltà occidentale

Garzanti, Milano

1989 (1957)

17 x 24 576+680+774= 2030 (+94) 42.000+41.000+41.000=124.000

Gabriele Giannantoni La ricerca filosofica Loescher, Milano

1992 (1968)

17 x 24 508+462+752= 1722 37.000+33.500+47.500=118.000

Luigi Lacchini Pier Cesare Rivoltella

L'avventura del pensiero Cedam , Padova

1992 19 x 26,5 540+530+880= 1950 35.500+37.500+47.000=120.000

Giorgio Mancini Stefano Marzocchi Giambattista Picinali

Corso di filosofia Bompiani, Milano

1993 17 x 24 1184+384+432+464= 2464 48.000+27.000+27.000=102.000

Nicolao Kerker Storia delle filosofie Giunti Marzocco, Firenze

1988 (1982)

17 x 24 468+476+586= 1530 28.000+29.500+29.500=87.000

Sergio Moravia Filosofia Le Monnier, Firenze

1990 (1982)

17 x 24 624+548+862= 2034 226+218+268= 712

32.900+33.900+38.400=105.200

Ugo e Anna Maria Perone Giovanni Ferretti Claudio Ciancio

Storia del pensiero filosofico Sei, Torino 1983 (1974)

17 x 24 364+414+598= 1376 37.000+38.000+40.000=115.000

Armando Plebe Pietro Emanuele

Storia del pensiero occidentale Armando, Roma

1989 16 x 24 268+292+340= 900 28.000+28.000+28.000=84.000

Giovanni Reale Dario Antiseri

Il pensiero occidentale dalle origini a oggi

La Scuola, Brescia

1983 17 x 24 542+736+834= 2112 28.000+35.000+38.000=101.000

Giovanni Santinello Antonio Pieretti Angelo Capecci

I problemi della filosofia Città Nuova, Roma

1980 15 x 21 462+448+626= 1536 24.000+24.000+26.000=74.000

Emanuele Severino Filosofia. Lo sviluppo storico e le fonti

Sansoni, Firenze

1991 15,5 x 23 374+514+612= 1500 26.000+28.000+29.000=83.000

Mario Trombino La filosofia occidentale e i suoi problemi

Poseidonia, Bologna

1993 20 x 27 416+448+400+138= 1402 27.000+28.000+26.000+ +12.000=93.000

Mario Vegetti Franco Alessio Fulvio Papi

Filosofie e società Zanichelli, Bologna

1992 (1975)

17 x24 736+620+944= 2300 34.000+29.300+39.800=103.100

Franco Voltaggio I filosofi e la storia Principato, Milano

1981 13 x 22 372+416+556= 1344 27.000+28.500+31.000=86.500

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DIDATTICA

presentano modelli scientifici e didatticidiversificati che non dovrebbero entrare inconcorrenza.Può avere un qualche interesse confron-tare anche il “formato” dei volumi, quan-to meno per rilevare una tendenza cheriguarda in genere l’intera editoria sco-lastica, i cui prodotti stanno passandodalle dimensioni quasi tascabili dei testipubblicati fino al principio degli anni’80 alle ingombranti misure della piùrecente produzione, che in alcuni casi hasuperato lo standard 17x24, avviandosiverso il 18x26 e oltre (ma il Profilo diCiancio-Ferretti-Pastore-Perone è incontrotendenza). Nell’insieme sono te-sti più ingombranti, ma anche più ricchi,in veste più robusta e pregiata.Le “pagine” complessive di un manualedi filosofia sono oggi almeno 1500, conpunte di oltre 2000. Sono dimensioniimportanti, che talora si giustificano conil crescere del testo vero e proprio o conl’aggiunta di un ampio apparato didatti-co, ma che in ogni caso testimoniano latendenza “enciclopedica” dei nuovi ma-nuali. Al primo volume di Geymonat èallegato un piccolo dizionario filosofi-co, mentre ogni volume del Moravia siarticola in due tomi: uno di storia e uno(più piccolo) di testi antologizzati; som-mando gli uni e gli altri si superano le2700 pagine, che pongono questo ma-nuale di gran lunga al di sopra degli altri.Al limite opposto si collocano Plebe-Emanuele e il Profilo di Ciancio-Fer-retti-Pastore-Perone.Sono riportate in tabella le sole pagine ditesto, senza contare quelle numerate incifre romane, che corrispondono di solitoal sommario o alla prefazione: non incido-no significativamente sul totale e avrebbe-ro complicato il confronto.Va notato come cominci a infrangersi an-che la tradizionale suddivisione in tre volu-mi. Proprio i manuali più recenti si presen-tano infatti in quattro volumi per via dioriginali scelte nella struttura o nella dispo-sizione del materiale. E’ comunque acqui-sita la tendenza dell’ultimo volume ad ave-re dimensioni notevolmente maggiori de-gli altri. Il secondo volume è invece moltospesso il più piccolo, confermando così losquilibrio nella suddivisione dei program-mi (pensiamo soprattutto al liceo scientifi-co in cui le ore del primo anno sono solodue con un contenuto superiore a quellodell’anno successivo, che dispone di treore). Il progetto di riforma della commis-sione “Brocca” sembra aver riequilibratola situazione, proponendo di arrivare al-l’idealismo tedesco nel secondo anno: uni-co manuale ad aver fatto propria questasuddivisione è quello di Severino.Il “prezzo” è un elemento non indifferentenella valutazione di un testo scolastico. Iprezzi riportati sono quelli fissati dalle caseeditrici per il 1993. Stranamente, l’anda-mento del prezzo dei volumi non semprecorrisponde a quello delle pagine: in

cinque casi il secondo volume, pur aven-do meno pagine del primo, costa di più.Sono un caso a parte i manuali in quattrovolumi. L’escursione dei prezzi com-plessivi è piuttosto sensibile, andandodalle 64.000 lire di Ciancio-Ferretti-Pastore-Perone alle 124.000 lire diGeymonat (ma altri otto superano le100.000). Per quel che può valere unsimile calcolo, il rapporto pagine/prezzopiù vantaggioso è quello di Moravia; ilmeno vantaggioso è quello di Plebe-Emanuele. Ma questa valutazione tieneconto solo della quantità di carta, e nean-che di quella, dato che non si considerail formato.

La TAVOLA II riassume alcuni indici relativial contenuto e all’impostazione dei manua-li per consentire una valutazione più medi-tata e concreta della reale fruibilità di que-sti libri. Poiché il confronto tra le pagine ètroppo esteriore e superficiale, si è pensatodi porre a confronto la reale quantità ditesto presente in ciascun manuale. Il primonumero riportato nella colonna dei dati sul“testo effettivo” rappresenta la quantità deicaratteri che compongono una pagina, ot-tenuta moltiplicando il numero medio deicaratteri di una riga di stampa per le righedi una pagina. E’ trascurato l’uso eventualedi corpi tipografici diversi (salvo il caso diReale-Antiseri, che usa un corpo più pic-colo in metà del terzo volume per contener-ne le dimensioni) e il valore è una mediache indica la quantità massima di caratteritendenzialmente presenti in una pagina pie-na, priva cioè di titoli, spazi bianchi ofigure. L’indice è dunque da ritenere sem-pre approssimato per eccesso.La densità tipografica di una pagina può inun certo senso essere considerata un indi-catore di leggibilità, almeno da un punto divista grafico: una pagina fitta di testo èsenz’altro meno attraente di una con larghespaziature e ampi margini (che consentonoper esempio ai lettori di annotare osserva-zioni sul libro). Le pagine più “leggere” inquesta colonna sono però spesso condizio-nate dal formato ridotto dell’edizione (oc-correrebbe fare anche una proporzione trail testo scritto e il formato della pagina, mal’elaborazione sarebbe complessa e di inte-resse prevalentemente editoriale).La seconda cifra che si legge in questacolonna è costituita dal numero effettivo dipagine dedicate alla ricostruzione manua-listica della storia della filosofia. Sono sta-te cioè escluse tutte le pagine occupate daindici, letture, figure, ecc., proprio perchéil confronto è tra le singole storie dellafilosofia, che sono del resto la parte princi-palmente usata dagli alunni per il loro stu-dio. Il dato è ovviamente arrotondato e ilmargine di oscillazione può essere ritenutodel 2-3%, per lo più in eccesso. E’ facileobiettare che, se un manuale è progettatocon un’antologia, non è lecito eliminarlanella valutazione complessiva; ma per ren-dere omogeneo il nostro confronto era ne-

cessario equilibrare in qualche modo i testi.Se si paragonano questi dati al numero dipagine riportato nella TAVOLA I, si notanoinfatti discrepanze anche notevoli proprioper quei manuali caratterizzati da una co-spicua sezione antologica.Moltiplicando il primo per il secondo nu-mero si ottiene il testo effettivo di cui ognisingolo manuale è costituito. Va semprericordato che questo valore è approssimatoper eccesso, ma il dato sembra ugualmenteattendibile e utile per il confronto. Si puòcosì scoprire che libri apparentemente pic-coli contengono una quantità di testo assaisuperiore ad altri di dimensioni maggiori.In assoluto il manuale più ricco di storia èil Reale-Antiseri, seguito a breve distanzadal Moravia (questi due si staccano netta-mente da tutti gli altri), mentre i valoriminimi sono toccati da Severino e Plebe-Emanuele. E’ questa una considerazionedel tutto parziale; rimane da dimostrare cheun testo più lungo sia migliore di uno piùbreve, o viceversa: ma il problema teoriconon può essere affrontato in questa sede.L’indice di “leggibilità” è il dato più com-plesso. La leggibilità, ovviamente, non ri-guarda solo i manuali di filosofia, ma ingenere tutto ciò che si scrive. Nell’editoriascolastica, però, è fondamentale che i testisiano facilmente comprensibili a un pub-blico di giovani non ancora esperti dellamateria. Per un confronto attendibile si èscelto di utilizzare l’indice di Flesch, stru-mento abbastanza discusso, ma altrettantosperimentato e comunque tale da consenti-re una rilevazione immediata e general-mente significativa. L’americano RudolphFlesch ha elaborato un metodo per indicarenumericamente il livello di leggibilità, cioèdi comprensibilità, di un testo. Alla suabase è il principio per cui sono di più facilelettura testi composti di periodi brevi, aloro volta formati da parole altrettanto bre-vi. Resta fuori da questo criterio un riferi-mento alla sintassi, ma si può riscontrareuna correlazione abbastanza alta fra perio-di lunghi e sintassi elaborata, così come leparole più lunghe appartengono di solito adun linguaggio più ricercato ed evoluto.Si può senz’altro dissentire da questaimpostazione ed obiettare, per esempio,che in questo modo si premiano i testipiù elementari; a scuola invece gli stu-denti devono apprendere strumenti diconoscenza e comunicazione sempre piùcomplessi, quindi occorre proporre lorotesti progressivamente più difficili; nelcaso della filosofia, poi, non si può ri-nunciare alla ricchezza di un lessico spe-cifico che deriva dalla complessità og-gettiva della materia. Sono tutte obie-zioni sensate, ma la destinazione didatti-ca dei manuali deve farceli considerare -almeno da un certo punto di vista - comepratico strumento di studio e consulta-zione per principianti: avviamento allostudio di testi e problemi, e non giàproblema essi stessi per la loro decifra-zione. Quante volte abbiamo osservato

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DIDATTICA

che i testi dei filosofi risultano più chiaridi certe loro parafrasi manualistiche?L’indice di Flesch consente perciò un con-fronto rapido dei testi e fornisce un valorenumerico di immediata comprensione. Laformula di Flesch è stata adattata alla lin-gua italiana da Roberto Vacca nel 1972secondo la seguente forma: F = 206 - (0,6S+ P), dove S è il numero di sillabe su 100parole, P è il numero medio delle parole diun periodo (ottenuto dalla media aritmeticadelle parole che compongono i periodi diun brano di almeno 100 parole), e F è lafacilità di lettura (a valori elevati corri-sponde un’altrettanto elevata facilità di let-tura, in una scala da 0 a 100 che però puòanche oltrepassare questi limiti).Concretamente, si è proceduto scegliendo5 campioni di testo dal primo volume diogni manuale (si è preferito il primo volu-me perché costituisce l’approccio inizialecon la materia e dunque la sua leggibilità èpiù significativa). Dato che una scelta ca-suale o statistica poteva prestarsi a diversirischi e obiezioni, si è deciso di considerare5 brani contenutisticamente omogenei. Lascelta è caduta su argomenti classici, pre-senti sicuramente in ogni manuale (ma c’èqualche eccezione): 1) Parmenide: l’espo-sizione del poema; 2) Platone: il mito dellacaverna; 3) Aristotele: la sillogistica; 4) S.Agostino: il problema del tempo; 5) S.Tommaso: fede e ragione, filosofia e teolo-gia. Di ciascun campione sono state esami-

nate le righe iniziali del testo che presental’argomento. Sono stati considerati “perio-di” i brani conclusi dal punto, anche nelcaso in cui più pensieri compiuti eranoseparati da altra punteggiatura. Non si sonofatte eccezioni per le citazioni compresenel campione, né per testi fra parentesi;sono stati invece esclusi eventuali titoli deiparagrafi. E’ stato tentato con cinque ma-nuali un controllo su campioni di dimen-sioni doppie, per valutare l’attendibilità deirisultati ottenuti. Poiché lo scarto tra i valo-ri finali si è sempre mantenuto entro icinque punti, non si è ritenuto opportunocomplicare la procedura e ci si è limitatialla campionatura indicata.I valori ottenuti sono dunque da riteneresufficientemente attendibili, anche se sipuò ammettere un margine di oscillazioneintorno al 10%, che non permette di stabi-lire gerarchie assolute. Testi di facile lettu-ra dovrebbero ottenere punteggi superiori a60, mentre al di sotto di 40 un testo è daconsiderare già abbastanza complesso. Perfare qualche paragone appena significati-vo, si tenga presente che l’indice di Fleschapplicato all’inizio della Prefazione allaFenomenologia dello Spirito (trad. di DeNegri) è 33,22, mentre l’inizio del Manife-sto di Marx ed Engels (trad. di Cantimori-Mezzomonti) ottiene 44; l’inizio del primoparagrafo di Essere e tempo (trad. di Chio-di) raggiunge 59,87 e le prime venti propo-sizioni del Tractatus logico-philosophicus

(trad. di Conte) arrivano, come era preve-dibile, al bel punteggio di 84,52.La prima conclusione che si può trarredalla nostra analisi è che i manuali di filo-sofia sono in genere testi poco leggibili.Nessuno ottiene valori molto alti e i piùoscillano intorno a una media difficoltà checonsente di stabilire solo confronti grosso-lani. La media della leggibilità di tutti i testiesaminati è 40,96.Vista la quantità di dati registrati per realiz-zare questo esame, è possibile fare qualcheulteriore osservazione o segnalare dellecuriosità. Particolarmente penalizzato dal-la campionatura effettuata è stato il manua-le di Adorno-Gregory-Verra che presen-ta anche la maggiore dispersione tra i valoriregistrati, oscillando tra -21,5 e 65,2. An-che Giannantoni presenta oscillazionimolto accentuate (tra -6,13 e 58,9). L’auto-re più omogeneo è risultato invece Gey-monat, che ha contenuto la propria oscilla-zione entro soli 7 punti. Il valore più eleva-to nel singolo campione è stato ottenuto daBontempelli-Bentivoglio (74,9, conS. Agostino).Se poi si pongono a confronto fra di loro icinque testi campione, per individuare unaspecie di oggettiva maggiore o minore dif-ficoltà dell’argomento, si può osservarecome il problema del tempo in S. Agostinoottenga il punteggio medio più elevato(52,17), mentre risultano mediamente piùdifficili la sillogistica aristotelica (35,89) ela problematica tomista (35,54): nel primocaso può aver contribuito al risultato posi-tivo lo stesso S. Agostino (molti manualiriproducono testualmente o per parafrasi labrachilogia con cui egli ha impostato ilproblema nelle Confessioni); può invecestupire la difficoltà registrata in un ambitocome quello logico che avrebbe fatto so-spettare maggiore chiarezza. Ma va notataun’ampia oscillazione dei risultati.La colonna dei “classici” propone un con-fronto di tipo più qualitativo tra i singolimanuali. Come tutti sanno, ci sono autori eargomenti oggettivamente irrinunciabilinell’insegnamento della filosofia. Ogni ma-nuale sarà perciò spesso valutato più per ilmodo in cui svolge certi temi classici cheper la presenza o lo sviluppo dei cosiddettiminori o dei capitoli di raccordo. Rimanen-do sempre all’interno di una considerazio-ne quantitativa, si è proposto un confrontosullo spazio che ciascun manuale dedicaalla triade Socrate-Platone-Aristotele nelprimo volume, ritenendo questi autori pre-senti nella didattica di qualunque docente.La cifra riportata è la percentuale dellospazio dedicato ai tre filosofi (escluse lescuole) in rapporto al totale delle pagine ditesto effettivo del primo volume (calcolatesecondo i criteri indicati in precedenza).La significatività di questo indice sta nellapossibilità di dedurne una maggiore atten-zione ai temi più classici o tradizionalidell’insegnamento filosofico, oppure l’in-tento di offrire un repertorio informativopiù completo ed equilibrato, con una rico-

TESTO EFFETTIVO LEGGIBILITA' CLASSICI

Abbagnano-Fornero 4000 x 1440 = 5.760.000 55,18 30,8

Adorno-Gregory-Verra 3000 x 780 = 2.340.000 24,29 19,2

Badaloni-Pompeo Faracovi 3000 x 920 = 2.760.000 40,80 22,3

Balducci 3500 x 1500 = 5.250.000 39,42 16,0

Berti 4300 x 900 = 3.870.000 32,63 30,2

Bontempelli-Bentivoglio 3700 x 1320 = 4.884.000 44,48 34,6

Casini-Benvenuti 2800 x 1700 = 4.760.000 40,47 11,0

Ciancio-Ferretti-Pastore-Perone 2800 x 880 = 2.464.000 36,86 32,7

Dolci 3600 x 1100 = 3.960.000 41,12 24,5

Firrao-Cambi 3450 x 1250 = 4.312.000 43,15 19,2

Geymonat 3300 x 1400 = 4.620.000 38,91 17,8

Giannantoni 3600 x 1320 = 4.752.000 33,26 15,8

Lacchini-Rivoltella 3340 x 1500 = 5.010.000 46,50 21,0

Mancini-Marzocchi-Picinali 2800 x 980 = 2.744.000 37,62 29,5

Merker 3100 x 1300 = 4.030.000 36,53 14,2

Moravia 3750 x 1800 = 6.750.000 32,82 22,3

Perone-Ferretti-Ciancio 3500 x 1200 = 4.200.000 48,89 23,7

Plebe-Emanuele 3150 x 710 = 2.236.500 36,24 33,2

Reale-Antiseri 4450x340+3800x1530=7.327.000 53,51 21,3

Santiniello-Pieretti-Capecci 2600 x 1080 = 2.808.000 45,21 20,9

Severino 2600 x 850 = 2.210.000 51,63 34,5

Trombino 3400 x 870 = 2.958.000 42,52 21,0

Vegetti-Alessio-Papi 3000 x 1600 = 4.800.000 35,06 16,6

Voltaggio 3200 x 1250 = 4.000.000 45,95 32,1

Tavola II

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DIDATTICA

struzione storica attenta ai momenti di pas-saggio e ad autori e correnti minori. In basealle proprie intenzioni didattiche ogni do-cente può ricavarne un’utile indicazionesullo stile del manuale.I manuali di Bontempelli-Bentivoglio eSeverino ottengono i valori più elevati,dedicando più di un terzo del loro primovolume alla triade dei classici greci. Al-l’opposto, il manuale di Casini-Benvenutidedica poco più di un decimo ai tre filosofi,riservando il resto del volume ad una rico-struzione della cultura dei periodi cosid-detti “minori”. Va comunque ricordato cheil confronto è su dati percentuali e quindipuò essere significativo solo per una valu-tazione del singolo manuale; occorrerebbeconfrontare i valori assoluti per vederequale testo offra l’informazione più riccasu questi argomenti. S.C.

Interventi, proposte, ricerche

Alcuni recenti interventi su riviste difilosofia e di didattica richiamano l’at-tenzione sui problemi dell’insegna-mento filosofico nelle scuole seconda-rie superiori. M. A. del Torre, in unarticolo dal titolo: Insegnare filosofianella scuola, apparso sulla “Rivista distoria della filosofia” (n. 1, 1993), trac-cia un chiaro bilancio delle recenti ini-ziative per l’aggiornamento dei do-centi, proponendo nuove forme di in-contro fra gli istituti universitari e lescuole secondarie. F. Cambi, G. Cama-tarri e A. Cosentino discutono, in tredistinti articoli, dal titolo rispettiva-mente:“Quale didattica?”; “I program-mi degli Istituti Tecnici”; “Disconti-nuità significative”, pubblicati su“Nuova secondaria” (n. 10, giugno1993), i nuovi programmi per l’inse-gnamento della filosofia elaborati dal-la commissione “Brocca”.

Nel suo articolo apparso sulla “Rivista distoria della filosofia”, Maria Assunta delTorre ha ripercorso anzitutto i principalinodi problematici che hanno contraddi-stinto, negli ultimi anni, il dibattito sull’in-segnamento della filosofia nelle scuole se-condarie, quale è nato da un’esigenza ditrasformazione di tale insegnamento chemuove dal basso, dalle esperienze dei do-centi. La disponibilità manifestata dai do-centi all’aggiornamento e alla riqualifica-zione della propria professionalità e prepa-razione culturale, è stata ben superiore alleiniziative promosse dal Ministero, solleci-tando iniziative da parte di varie associa-zioni culturali (l’A.R.I.F.S., il C.I.D.I., lesezioni locali della S.F.I., i vari centri del-l’I.R.R.S.A.E.). Le iniziative, però, si sonospesso polarizzate intorno a due formuleche non sembrano sempre soddisfare ladomanda dei docenti: da un lato si sono

svolti cicli di lezioni-conferenze, tesi al-l’arricchimento culturale dei partecipanti,ma difficilmente “spendibili” sul piano delladiretta pratica didattica; dall’altro si sonotenuti corsi di aggiornamento a sfondo psi-co-pedagogico o metodologico-didattico,dove spesso è prevalso inevitabilmente ilsemplice resoconto di esperienze indivi-duali scarsamente elaborate.Dal canto suo M. A. del Torre richiamal’attenzione su altre, recenti iniziative (sullequali abbiamo già riferito nei numeri pre-cedenti di questa rivista), finalizzate a cre-are un terreno di comunicazione e di colla-borazione fra docenti di filosofia universi-tari e di scuole secondarie superiori. Unprimo importante livello di riflessione co-mune riguarda l’analisi dei problemi con-nessi alla lettura dei testi degli Autori: inquesta direzione si è svolto un corso diaggiornamento presso il Centro scolasticoonnicomprensivo di Corsico (Milano) neimesi di febbraio e marzo 1989. Altri pro-getti riguardano la possibilità di studiareelementi di raccordo fra l’insegnamentodella filosofia e i diversi saperi: è il casodel “Progetto Isper. Nuovi linguaggi per laprofessionalità docente”, nato da una con-venzione tra I.R.R.S.A.E-Lombardia e Di-partimento di filosofia della Universitàdegli Studi di Milano, in svolgimento dalfebbraio 1991. Da segnalare anche a que-sto proposito, ha rilevato del Torre, larecente costituzione di Centri Interdisci-plinari di Ricerca sulla Didattica (C.I.R.D.),che si prefiggono lo scopo di unificare leesperienze che maturano nelle diverse fa-coltà universitarie (in particolare quelleche hanno uno sbocco nell’insegnamentomedio superiore) intorno ai problemi delladidattica nella scuola, nelle diverse areedisciplinari.Importanti spunti di riflessione vengonointrodotti da del Torre in relazione ai pro-grammi di filosofia elaborati dalla com-missione “Brocca”. Dopo averne indicati icaratteri salienti (su cui abbiamo già riferi-to nel n. 8/9 della rivista), del Torre fanotare come tali programmi ruotino intor-no ad alcuni punti essenziali, che riguarda-no la centralità del testo, la sua collocazio-ne storica e il collegamento con problema-tiche ad esso pertinenti. Queste e altre scel-te dei programmi sono senz’altro condivi-sibili. Resta tuttavia qualche riserva sul-l’impostazione complessiva del progetto.«Come conciliare ed armonizzare, ad esem-pio - si domanda del Torre -, il largo arcodi tematiche “libere” con Autori precetti-sticamente, anno per anno, imposti nellapiù parte degli indirizzi?... Non è forse cheper un lato i programmi sollecitano e sot-tolineano la necessità di compiere dellescelte, e per altro lato, le vincolano con laobbligatorietà di lettura di testi che appar-tengono ad Autori dati e con la presenza (ela chiusura) delle stesse liste di temi pro-posti alla scelta?».Ad una discussione dei programmi “Broc-ca” di filosofia sono rivolti i recenti inter-

venti apparsi su «Nuova secondaria». Fran-co Cambi richiama l’attenzione sul fattoche tali programmi consentono di superarele alternative tipiche del dibattito sulla di-dattica della filosofia (metodo storico o perproblemi, ricorso al manuale o primatoesclusivo dei testi), favorendo un insegna-mento «più filologico e più critico, piùdinamico, e soprattutto sottratto al Molochstoricistico e alla prassi manualistica». Unaccoglimento delle nuove indicazione pro-grammatiche esige che si ponga anzituttoattenzione all’”idea” stessa di filosofia, valea dire «non a un tipo di filosofia, ma allafilosoficità in generale, al suo discorso». Altempo stesso tali programmi richiedonouna vicinanza agli strumenti della ricercafilosofica così come viene praticata daglispecialisti, nonché un approccio alla storiadella filosofia che ne ponga in luce, ad untempo, le permanenze e le variazioni.Giovanni Camatarri fa il punto intorno aiprogrammi “Brocca” di filosofia predispo-sti per gli Istituti Tecnici. Il merito delnuovo progetto complessivo dell’insegna-mento della filosofia, che ne prevede l’esten-sione alle scuole superiori di ogni ordine, èquello di «concorrere a ridefinire e a modi-ficare il rapporto, fin qui caratterizzato daun vero e proprio dualismo, tra le “dueculture”, umanistica e tecnologico-scien-tifica, la cui netta separazione corrispon-de ad un modello culturale che è vistosa-mente obsoleto». Nel suo articolo, poi,Camatarri analizza la struttura dei pro-grammi previsti per gli Istituti Tecnici,le scelte tematiche e la valenza transdi-sciplinare assegnate alla filosofia, l’at-tribuzione al suo insegnamento di unafunzione di stimolo alla riflessione criti-ca e di raccordo fra le diverse discipline.Antonio Cosentino, infine, sottolinea al-cune ambiguità dei programmi “Brocca”,relative al tentativo di conciliare il metodostorico con quello per problemi e alla mo-dalità in cui si prospetta l’estensione del-l’insegnamento filosofico agli indirizzi ditipo tecnico.Da segnalare infine un articolo, a firmaP.C., apparso su «Sensate esperienze» (n.18, aprile 1993), dal titolo: “Computer efilosofia. Un binomio... blasfemo?”, relati-vo ad un’esperienza diretta di introduzionedell’informatica nelle varie forme e tappe(dall’apprendimento all’autoverifica) in cuisi articola l’iter di filosofia nella scuolasecondaria, così come può essere vissutosia dal discente che dal docente.

Dal 19 al 20 novembre si terrà, pres-so il Museo Civico di Storia Natura-le, un convegno promosso dall’Isti-tuto Geymonat per la Filosofia dellascienza, la Logica e la Storia dellascienza e della tecnica con il patroci-nio del Dipartimento di Filosofia del-l’Università di Milano, dal titolo:QUALE FUTURO PER LA SCUOLA ITALIANA?.Parteciperanno: G. Giorello, C. Man-gione, C. Bernardi, F. Selleri, G. Pin-na, A. Oliviero, B. Brocca, E. Agazzi,G. Salvetti, P. Bertoline, F. Minazzi,

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

RASSEGNA DELLE RIVISTE

RIVISTA INTERNAZIONALEDI FILOSOFIA DEL DIRITTOVol. LXIX, n. 3, luglio-settembre 1992Giuffré Editore, Milano.

Questo numero della rivista dedica nume-rosi interventi alla figura di Kelsen, uno deifilosofi del diritto più significativi del no-stro secolo.

Kelsen e la democrazia, di A. Catania: ladottrina pura del diritto di Kelsen e lademocrazia.

“Porte aperte”: la pena di morte comeproblema, di F. D’Agostino.

Kelsen senza Kant, di S. L. Paulson: apartire dalle argomentazioni di Joseph Razsulle linee di fondo del positivismo giuridi-co, viene valutata la posizione di Kelsen inrapporto a tale programma. Vengono inol-tre esaminate le proposizioni normative diKelsen.

Regole costituve e sillogismo normativo, diS. Radice: il sillogismo normativo vienequi analizzato in generale e poi nella suaversione di sillogismo giudiziale.

RIVISTA INTERNAZIONALEDI FILOSOFIA DEL DIRITTOn. 4, ottobre-dicembre 1992Giuffré Editore, Milano.

Incoerenza costitutiva, di A. G. Conte: unariflessione sui due sensi di “coerenza” nellalinguistica testuale.

Filosofia del diritto, di B. Montanari: unariflessione sull’identificazione scientificae la didattica di questa disciplina.

L’identità della persona e il valore dellavita quali presupposti di una teoria dellagiustizia di Ronald Dworkin, di S. C.Sagnotti.

I sensi dell’autorità, di G. Salzano.

La tradizione filosofica del diritto romanoe del diritto cinese antico e l’influenza deldiritto romano sul diritto cinese contempo-raneo, di Y. Zhenshan.

ITINERARI FILOSOFICIAnno II, n. 4, settembre-dicembre 1992Università degli Studi, Milano

La costruzione del destino, di L. Bonesio:una riflessione sulla strategia archeologicadi Benjamin.

Zauberberg. Faust o dell’eccentricità delsoggetto, di E Fagiuoli.

Mondi della parola e mondi della scrittura,aspetti della tensione tra due forme simbo-liche, di G. Zucchelli: attraverso l’analisidei legami tra mondo della scrittura e mon-do della parola può emergere una precisavisione dei caratteri e delle connessioni diun intero ambito culturale.

Il gioco dell’origine, di F. S. Chesi: unabreve nota su E. Severino, Oltre il linguag-gio.

Filosofia e narrazione: metafisica e politi-ca in Heidegger. Intervista con Jean PierreFaye, a cura di F. Cassinari.

ELENCHOSANNO XIV, N. 12, 1993Bibliopolis, Napoli

Xenophanes als didaktischer Dichter, di G.Wöhrle.

Su Aristotele, Politica VII. 2, 1324 a 23-25,di A. Corcella

Severo, il medioplatonismo e le categorie,di A. Gioè: a partire dalle informazionicontenute nel Commentario al Timeo diProclo, viene ricostruito il pensiero di unplatonico quasi sconosciuto, vissuto nel II

secolo, Severo, autore anch’egli di un Com-mento al Timeo. Ciò offre lo spunto peranalizzare il dibattito medioplatonico rela-tivo al problema delle categorie e dei generidell’essere.

Il Socrate di Vlastos, di G. Giannantoni:recensione di G. Vlastos, Socrates ironistand moral philosopher (Cambridge, 1991).

Una nuova interpretazione del Parmenidedi Platone, di F. Trabattoni: recensione diM. Migliori, Dialettica e verità. Commen-tario filosofico al Parmenide di Platone(Milano, 1990).

Sul Sofista di Platone, di A. D’Angelo:recensione di G. Sasso: L’essere e le diffe-renze. Sul Sofista di Platone (Bologna,1991).

Nuovi studi sull’evoluzione filosofica diAristotele, di E Berti.

TEORIAVol. XIII, n. 1, 1993ETS, Pisa

Precauzioni filosofiche per la teologia delDuemila, di V. Sainati: l’articolo si interro-ga sulla attualità di una ripresa della “cri-stologia” nella teologia attuale, in alterna-tiva al “teologismo” del cristianesimo isti-tuzionalizzato.

La parabola di un paradigma ermeneuticotra Schleiermacher e Bultmann, di S. Sor-rentino: analisi del paradigma dell’erme-neutica cristiana antica presente nella for-mula “la Scrittura cresce con chi la legge”,paradigma che si esurisce nel corso deisecoli, dopo Gregorio Magno, e che vieneriformulato durante il periodo romantico.

Heidegger a Marburgo. Una lettura del DeAnima, di A. Sordini: la riflessione di Hei-degger sulla conoscenza che ruota intornoalla lettura dell’opera aristotelica.

Intorno alla filosofia analitica del linguag-

a cura di Silvia Cecchi

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

gio di C. Marletti: recensione del volume diA.A.V.V., Introduzione alla filosofia ana-litica del linguaggio, a cura di M. Santam-brogio (Laterza, Bari-Roma 1992).

La divina individualità, di M. Donà: anno-tazioni sul De la causa, principio e uno diBruno.

AXIOMATHESAnno IV, n. 1, aprile 1993Il Poligrafo, Padova

Della sostanza, di F. Brentano: un ineditotratto dal lascito (pp. 30604-30620) brenta-niano con una introduzione di W. Baum-gartner, accompagnato dal testo in linguaoriginale.

Twardowski’s theory of modification again-ts the background of traditional logic, di R.Poli.

A Lesniewskian guide to Husserl’s andMeinong’s jungles, di V. L. Vasyukov.

Le parti e l’intero nella concezione di Ari-stotele: la holologia come progetto di me-tafisica descrittiva (parte I), di L. Dappia-no: è questo il primo di una serie di articolidedicati ad un’indagine sul rapporto parti-intero in Aristotele con lo scopo non solo diesaminare questo aspetto della riflessionearistotelica, ma anche di porre tale teoriaalla base di una ricerca che delinei unoschema categoriale per la nostra costituzio-ne degli oggetti di esperienza.

AUT AUTn. 253, gennaio-febbraio 1993La Nuova Italia, Firenze

Questo numero della rivista analizza e re-censisce dieci libri recentemente apparsi inItalia.

C. G. Jung: Opere (Bollati Boringhieri,Torino 1969-1992), di M. Trevi.

M. Heidegger: Concetti fondamentali del-la metafisica. Mondo, finitezza, solitudine(Il Melangolo, Genova 1992), di V. Vitiel-lo.

M. Heidegger, E. Fink: Dialogo intorno aEraclito (Coliseum, Milano, 1992), di D.Goldoni.

T. Burns: Erving Goffman (London, NewYork, 1992), di R. De Biasi.

G. Benn: Lo smalto sul nulla (Adelphi,Milano, 1992), di A. Dal Lago.

L. Bingswanger: Tre forme di esistenzamancata. Esaltazione fissata, stramberia,manierismo (SE, Milano, 1992), diF. Polidori.

E. Bloch: Eredità del nostro tempo (IlSaggiatore, Milano, 1992), di G. Berto.

La saga di Gilgamesh (Rusconi, Milano,1992), di G. Comolli.

F. Nietzsche: Intorno a Leopardi (Il Me-langolo, Genova, 1992), di A. Folin.

F. Nietzsche: La volontà di potenza. Fram-menti postumi ordinati da Peter Gast e daElisabeth Förster Nietzsche, (Bompiani,Milano, 1992), di F. Moiso.

FILOSOFIAAnno XLIV, n. 1, gennaio-aprile 1993Mursia, Milano

Sull’essenza del nichilismo teoretico e la“morte della metafisica”, di V. Possenti:proposta di alcume nuove premesse per ladeterminazione del nichilismo speculativoattraverso il confronto con le interpretazio-ni date da Nietzsche, Heidegger e Gentile.

La poetica dell’ironia, di G. Gallino: ironiae filosofia in F. Schlegel e Novalis.

Il teorema di incompletezza di Goedel, di I.Aimonetto.

Critica al monismo metafisico neoparme-nideo di Severino, di U. Soncini: pur rico-noscendone l’originalità e l’irriducibilità asistemi filosofici presenti o passati, il pen-siero severiniano viene qualificato come“monismo neoparmenideo” per la letturadi stampo teoretico del pensatore greco;l’articolo analizza criticamente tale quali-ficazione in una prospettiva neofenomeno-logica.

ARCHIVIO DI STORIA DELLA CULTURAAnno VI, 1993Morano Editore, Napoli

Il De Magia e il recupero della sapienzaoriginaria. Scrittura e voce nelle strategiemagiche di Giordano Bruno, di M. Cambi:l’opera sulla magia e sugli strumenti tecni-ci, progettata ed abbozzata da Bruno allavigilia del suo arresto.

La religione di Cardano. Libertinismo eeresia nell’Italia della controriforma, di E.Di Rienzo.

Da un Orphelin all’altro, ovvero Voltairein Cina, di R. Pomeau: la presenza in Cinadi Voltaire attraverso la sua tragedia Or-phelin de la Chine.

Il valore incondizionato e la volontà che sidia un mondo: la filosofia dei valori diHugo Münsterberg, di E Massimilla.

Cassirer e Croce: un possibile confronto,di B. Henry: il rapporto tra Croce e Cassirerè stato segnato da una polemica che prendele mosse da un comune interesse: stabilireil ruolo delle esigenze della vita praticanella formazione dei concetti scientifici;una polemica che comunque resta viziatada una reciproca incomprensione.

Storicismo e apriorismo, di F. Montero: lapolemica husserliana su storicismo ed aprio-rismo alla luce delle riflessioni sul mondodella vita.

Gli studi di storia romana di Ettore Lepore,di E. Gabba.

Mutamenti di prospettiva culturale nellelingue europee moderne: l’influenza dellatino sulla sintassi, di R. Sornicola.

RIVISTA DI FILOSOFIAVol. LXXXIV, n. 1, aprile 1993Il Mulino, Bologna

Ricordo di Ludovico Geymonat, di N.Bobbio.

Auguste Comte e gli ambienti scientificifrancesi (1814-1848), di M. Larizza: suirapporti tra Comte e gli intellettuali dellascienza francesi come momento geneticodi un legame tra filosofia e scienza destina-to ad essere molto fecondo.

Le trappole di Newcomb, di V. Ottonelli:l’articolo vuole dimostrare che il parados-so di Newcomb, pur generando molti pro-blemi relativi al determinismo, al liberoarbitrio ed anche problemi di natura episte-mologica, non rappresenta una questionefilosofica vera e propria.

Logica matematica, fondamenti della ma-tematica, fondazione della matematica, diE Casari; Paradigmi e manuali, di G. Lolli:entrambi sull’articolo di Carlo Cellucci,Dalla logica teoretica alla logica pratica(“Rivista di Filosofia”, LXXXIII, 1992,pp. 169-207).

Pensiero libertino e libertinismo europeo,di A. Dini: recensione di S. Zoli, Europalibertina tra Controriforma e Illuminismo.L’”Oriente” dei libertini e le origini del-l’Illuminismo (Cappelli, Bologna 1989).

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

David Hume e la passione dell’orgoglio diM. Pascucci: una ricostruzione delle arti-colazioni interne, dei riferimenti filosoficie dei contenuti metodologici svolti da Humenell’analisi della passione dell’orgoglio.

Descartes e la cultura matematica, di M. diLoreto.

RIVISTA DI FILOSOFIAVol. LXXXIV, n. 2, agosto 1993Il Mulino, Bologna

Obbligo morale ed equilibrio di Nash, di T.Magri: l’articolo vuole mettere in luce ledifficoltà relative alla ricerca di un fonda-mento per le norme morali.

Max Weber, Dilthey e le Logische Untersu-chungen di Husserl, di P. Rossi.

Putnam ed il realismo dal volto umano, diM. Alai: recensione della raccolta di saggidi Putnam, Realism with a human face(Harvard University Press, Cambridge -London 1990)

Newton e i suoi biografi, di P. Casini: unosguardo sulla letteratura agiografica, aned-dotica e manualistica su Newton.

Lo scetticismo di Hume tra ricerca sullefonti e ricostruzione delle teorie, di E.Lecaldano: le ricerche italiane relative alla“Hume-Renaissance”.

Otto Neurath era un filosofo austriaco?, diD. Zolo: recensione di T. E. Uebel, Redi-scovering the forgotten Vienna Circle.Austrian studies on Otto Neurath and theVienna Circle (Dordrecht, Boston, Lon-don, Kluwer Academic Publishers, 1991)La teoria dell’interpretazione di EmilioBetti nel dibattito ermeneutico contempo-raneo, di F. Bianco.

PARADIGMIAnno XI, n. 31, gennaio-aprile 1993Schena Editore, Brindisi

La rivista affronta il tema monografico “Lospazio dell’etica nella cultura contempora-nea”. L’obiettivo di questa iniziativa non ètanto, come sottolinea Semerari nell’intro-duzione, presentare una rassegna delleodierne tendenze etiche o privilegiare unaparticolatre forma di etica, ma da un latomettere a fuoco alcune problematiche alivello etico, relative a principi, condizionilogiche, strutture categoriali, riscontri sto-rici (La vertigine del cominciamento. Con-getture (meta) etiche sul tempo e la morale,di G. Barletta; Complessità dell’agire e

della sua comprensione, di F. Bianco; Agi-re razionale e agire morale. Sulla coalteri-tà come fatto e come valore, di G. Cera;Sulla costituzione dei nuovi soggetti mora-li, di M. Manfredi; Epistemologia dell’ir-reversibile ed etica del tempo, di A. Masul-lo; Esistenza, etica e complessità, di di S.Moravia; La scelta, di G. Semerari; Aristo-tele e la filosofia pratica: qualche proble-ma, di M. Vegetti), dall’altro analizzare inprospettiva etica problemi di interesse pe-dagogico, economico, sociologico e politi-co, antropologico-culturale, estetico (Lacrisi della contemporaneità: possibilità elimiti dell’etica e della pedagogfia, di P.Bertolini; Ethos/Logos. La fenomenologiacome “critica di qualsiasi vita”, di F. DeNatale; Etica e sviluppo: una traccia didiscussione, di M. Miegge; Contributi an-tropologici allo studio dei diritti dell’uo-mo: considerazioni e ricerche, di T. Tento-ri; Significato etico della laicità dell’arte,di S. Zecchi).

RIVISTA DI FILOSOFIANEOSCOLASTICAAnno LXXXIV, n. 4, ottobre-dicembre1992Vita e Pensiero, Milano

L’analogia come chiave di lettura dellacreazione, di V. Melchiorre: il problemadella creazione in rapporto alla domandafondamentale della filosofia: come può ilnon-essere dar luogo all’essere?

Ordine, musica, bellezza in Agostino, di R.Radice: presentazione del volume: OrdineMusica Bellezza, a cura di M. Bettetini(Rusconi, Milano 1992), che comprende latraduzione integrale dei dialoghi De Ordi-ne e De Musica ed un’antologia sistematicasul tema della bellezza.

La virtù della giustizia: da “habitudo” ad“habitus”, di A. Tarabochia Canavero: ilconcetto di giustizia Metaphorice dicta inAlberto Magno e S. Tommaso.

Ipotesi metafisica. Modello matematico,creazione, eschaton. Una lettura dell’ope-ra di Jean Ladrière, di M. R. Natale.

La scoperta di nuovi documenti sulla vitadi Bruno. Su Giordano Bruno and the em-bassy affair di John Bossy, di S. Mancini:recensione di J. Bossy, Giordano Bruno eil mistero dell’ambasciata (Garzanti,Milano 1992)

Misologia ed irenismo. A proposito di undialogo dottrinale e di ateismo in K. Marx,di A. Gnemmi: articolo inedito di Gnemmi,a dieci anni dalla morte.

FENOMENOLOGIA E SOCIETA’Anno XV, n. 3, 1992Edizioni Piemme, Asti

La rivista raccoglie gli atti del convegno:“Linguaggio e filosofia nel Primo Roman-ticismo” (Napoli, Salerno, dicembre 1990).Come sottolinea S. Sorrentino (Filosofia elinguaggio nella cultura tra Kant ed He-gel), nella cultura idealistico-romantica ilnesso filosofia/linguaggio gioca un ruolocruciale, tanto che è proprio in questo peri-odo che il linguaggio diventa oggetto dellariflessione filosofica. I saggi qui propostiintendono esplicitare il nesso parola-razio-nalità nel suo approdare ad esiti di naturateoretica (la riflessione sul linguaggio ide-alistico-romantica porta la filosofia al cul-mine di uno dei suoi pensieri-limite), stori-co-filosofica (il Romanticismo come esitodi una sorta di “dissoluzione critica dell’il-luminismo”), teoretica e storico-filosofica(la dialettica come pensiero filosofico cen-trale di questo tipo di riflessione).

La Critica del Giudizio come chiave divolta del sistema kantiano, di M. Frank.

L’antinomia del giudizio teleologico, di V.Zanetti.

Spirito e lettera. Riflessioni sulla filosofiadel linguaggio di Fichte e Novalis, di G.Moretto.

La natura dei concetti: importanti pro-gressi nel pensiero del giovaneSchleiermacher, di T. N. Tice.

Dialettica romantica. F. Schlegel e Schle-iermacher, di A. Arndt.

I limiti della ragione nella Dialettica diSchleiermacher, di W. Jaeschke.

Filosofia trascendentale e dialettica nellacultura idealistico-romantica. I presuppo-sti della “Dialektik” di Schleiermacher, diS. Sorrentino.

Poetica e logica della parola nella criticahegeliana dell’arte romantica, di A.Masullo.

IL CANNOCCHIALEn. 3, settembre-dicembre 1992Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli

Dirac, Eddington and the rationalist ori-gins of the anthropic principle program-me, di G. Gale.

Contro il disfattismo di una ragione debo-le, di A. M. Jacobelli Isoldi: critica del-l’opera di J. Habermas, Il pensiero post-metafisico (Laterza, Bari 1991), che ri-

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

prende temi fondamentali della riflessionehabermasiana, più in particolare l’esigenzadi non coinvolgere la ragione critica con ilprocesso di destabilizzazione innescatodalla filosofia della seconda metà del no-stro secolo.

The judaic faith of Ernst Cassirer, di W.Kluback.

Il “Leibniz Archiv” di Hannover, Münstere Berlino, di R. Finster.

La quadruplice distinzione del “nulla”nell’analitica dei principi in Kant, di A.Gentile: il breve saggio delinea la tavoladel “nulla” contenuta nelle parti finali del-l’analitica dei principi della Critica dellaRagion Pura il cui ruolo è importante, nellafilosofia trascendentale, in rapporto alleconclusioni sulla doppia distinzione possi-bilità-impossibilità e limitato-illimitatocontenuta nel saggio di Kant: Che cosasignifica orientarsi nel pensare?

Leibniz: i volumi 12 e 13 dell’edizionedell’Accademia, di D. Rutherford.

Leibniz and the chinese culture. A rationa-list’s approach to an alien culture, di J.de Salas.

Spinozismo e modernità, di M. Biscuso:recensione di Y. Yovel, Spinoza et autreshérétiques (Seuil, Paris 1991) in cui l’auto-re afferma che Spinoza, nonostante pongail cominciamento della filosofia non nelcogito, ma nella sostanza divina, assumeun ruolo di primo piano nella nascita dellamodernità.Über ästhetische und pragmatische Grun-dlagen der Hermeneutik: zwei DiltheysBücher, di K. H. Lembeck: recensione diA. Makkrel, Dilthey, Philosoph der Geiste-swissenschaften (Suhrkamp, Frankfurt1991) e F. Fellmann, Symbolischer Prag-matismus. Hermeneutik nach Dilthey(Rowohlt, Reinbeck 1991).

La logica di Kant, di R. Pozzo: recensionedi T. Boswell, Quellenkritische Untersu-chungen zum kantischen Logik-Handbuch(Lang, Frankfurt 1991).

Philosophische Hermeneutik, di T. See-bohm.

Verso la morte dell’uomo, di E. Tarascio:recensione di W. Kluback, Toward thedeath of man (Lang, New York 1991).

L’angelo della storia, di F. Tansi: recensio-ne di S. Mosès, L’ange de l’histoire. Ro-senzweig, Benjamin, Scholem (Seuil, Paris1992).

Il neutro, di J. Rollands: recensione di F.Garritano, Sul Neutro. Saggio su MauriceBlanchot (Ponte alle Grazie, Firenze 1992).

GIORNALE DI METAFISICAAnno XIV, n. 3, settembre-dicembre 1992Tigher, Genova

Tema della rivista: “Heideggeriana”.

Antilogia, di N. Incardona.

Da Tebe ad Atene e da Atene a Tebe.Metafisica Theta 2 tra Aristotele ed Hei-degger, di E. Caramuta e A. M. Treppiedi:dalla lettura del secondo capitolo del IXlibro della Metafisica aristotelica, che cer-ca di esperire il logos al di là dei vincolirappresentati dall’essenza e dalla defini-zione per comprenderlo in quanto tale, siinnesta l’interpretazione di Heidegger.

Metafisica e pensiero razionale. Aspettidella Kehre alle origini del pensiero hei-deggeriano, di L. Samonà: l’articolo ana-lizza l’attenzione di Heidegger per la que-stione della “fatticità” della vita (il futuroDasein) fin dalla sua prima riflessione,attenzione che viene stimolata dalla ripresadi motivi essenziali aristotelici. In questaprospettiva la “svolta” appare come unanecessità del suo pensiero.

Aristotele ed Heidegger. Prospettive emomenti di un’interpretazione, di G. Pena-ti: una mappa dello sviluppo dell’indagineheideggeriana su Aristotele, autore che haun certo privilegio nella meditazione delfilosofo tedesco, delineandone l’evoluzio-ne ed evidenziandone gli aspetti teoretici,storici ed interpretativi.

Logos come fondamento: il superamentodella metafisica nella riflessione heideg-geriana su Leibniz, di L. Di Bartolo: l’arti-colo delinea l’incidenza del confronto conLeibniz nella filosofia di Heidegger, privi-legiando le lezioni di Marburgo del 1928 equelle di Friburgo del 1955-56.

Il nulla e l’essere. Leopardi e l’idea dipoesia, di S. Lo Bue.

ZEITSCHRIFTFÜR PHILOSOPHISCHE FORSCHUNGn. 1, gennaio-marzo 1993Vittorio Klostermann, Frankfurt a/M

Freiheit und Determinismus (I parte), di G.Seebass.

Schiller über das Erhabene, di K. Petrus.

Die Rolle der Sprache in Sein und Zeit, diC. Lafont.

Die Sprache spricht Heideggers Tautolo-gien, di C. A. Scheier.

ZEITSCHRIFTFÜR PHILOSOPHISCHE FORSCHUNGn. 2, aprile-giugno 1993Vittorio Klostermann, Frankfurt a/M

Formale Semantik im Verhältnis zurErkenntnistheorie, di H. Hrachovec.

Die Konsequenzialistische Begründung desLebensschutzes, di G. Pöltner.

Zwischen Wissenschaftskritik und Herme-neutik: Foucaults human Wissenschaften,di D. Teichert: una riflessione sull’evolu-zione del pensiero di Foucault.

Freiheit und Determinismus (2), di G.Seebass.

DEUTSCHE ZEITSCHRIFTFÜR PHILOSOPHIEVol. 41, n. 2, 1993Akademie Verlag, Berlin

Die bleibende Aktualität von WilliamJames, di H. Putnam.

Das Problem einer universalistischenMakroethik der Mitverantwortung, diK. O. Apel.

Normativität und Reflexion, di N. Winkler:il problema del Bene in Eckhart.

Arbeit und Praxis, di F. Kambartel: i fon-damenti concettuali di un dibattito politicoattuale.

Eine feministische Stellungnahme zu Kam-bartels Arbeit und Praxis, di A. Krebs.

Von der Arbeit und ihrer ökonomischenBestimmtheit, di P. Ruben: ancora sull’in-tervento di Kambartel.

Über die Schwierigkeit mit der internenMoral der Arbeit. Ein Kommentar zuF. Kambartel, di I. Kurz-Scherf.

Verletzbarkeit durch die Ehe, di S. MollerOkin: riflessioni sul diritto familiare.

Serie di interventi critici sull’opera di J.Habermas: Faktizität und Geltung. Beitra-ge zur Diskurstheorie des Rechts und desdemokratischen Rechtsstaats (SuhrkampVerlag, Frankfurt 1992).

Zum Stellenwert von “Philosophie undPolitik” in H. Arendts Denken a cui faseguito il contributo della stessa Arendt daltitolo Philosophie und Politik.

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

REVUE PHILOSOPHIQUE DE LOUVAINVol. 91, febbraio 1993Institut supérieur de philosophieLouvain la Neuve

Le concept de philosophie première chezAristote, di J. Follon: analisi del concettoaristotelico di filosofia prima in riferimen-to a un precedente articolo dello stessoautore, Le concept de philosophie premièredans la Métaphysique d’Aristote (“Revuephilosophique de Louvain”, vol. 90, 1992).

Finitude et altérité dans l’ésthétique tra-scendantale, di G. Giovannangeli: l’affet-tività kantiana sulla base dell’interpreta-zione di Heidegger e delle osservazioni diCassirer.

Deux théories de l’esprit: Hegel et Schle-iermacher, di E. Brito: l’articolo mette aconfronto la filosofia dello spirito soggetti-vo ed oggettivo di Hegel con la psicologiae l’etica di Schleiermacher e la filosofiadello spirito hegeliana con il concetto diarte di Schleiermacher. Entrambi cercanodi esprimere la totalità delle attività umanecome automanifestazione compiuta dellospirito; solo che nel sistema di Schleier-macher, a differenza di quello hegeliano,esse vengono colte non come diversi mo-menti di un processo teleologico, ma comesfere aventi lo stesso valore, rivalutandoanche la soggettività nelle sue particolari-tà e nell’autonomia delle diverse istituzio-ni etiche.

La choix du métier: sur le “rationalisme”de Husserl, di J. Benoist: tenendo presentile analisi husserliane sulla filosofia delXIX sec. (1923-24), l’articolo delinea laposizione del filosofo come una forma dirazionalismo critico.

Platon, l’école de Tübingen e GiovanniReale, di L. Rizzerio: l’articolo prende inesame il nuovo paradigma interpretativoproposto da Reale in Per una nuova inter-pretazione di Platone. Rilettura della me-tafisica dei grandi dialoghi alla luce delle“dottrine non scritte”, (Milano, Vita e Pen-siero, 1990), arrivato ormai alla sua quartaedizione.

Hegel, des années de jeunesse à la fonda-tion du premier système, di O. Depré: unosguardo sulla recente letteratura critica sulgiovane Hegel.

Nova et vetera: “Le fondement de lamorale” de Mgr A. Léonard, di P. W.Rosemann: recensione di A. Léonard, Lefondement de la morale. Essai d’éthiquephilosophique générale (Editions duCerf, Paris 1991)

REVUE INTERNATIONALEDE PHILOSOPHIEVol. 46, n. 4, 1992Universa, Wetteren

Tema della rivista: “Frontiere del linguag-gio; frontiere della filosofia”.

L’esprit des bêtes, di J. Proust: sul rapportoche intercorre tra il linguaggio nel regnoanimale e quello degli uomini, questionepresente anche nella filosofia dall’età clas-sica al Rinascimento.

Entre le langage et l’expérience: généalo-gie et crise d’une démarcation, di A. Sou-lez: l’evoluzione della filosofia del lin-guaggio di Wittgenstein dal punto divista di una riconciliazione di linguag-gio ed esperienza.

A la recherche de vérités éthiques, di R.Ogien: il realismo morale nella filosofiaanalitica.

La métaphysique de la parole et ses fau-bourgs du langage, di J. P. Cometti: iriflessi di Essere e Tempo sulla filosofia dellinguaggio contemporanea.

Vérité et sens: retour à Frege, di F. Schmi-tz.

Les concepts vagues, sont-ils des conceptssans frontières?, di P. Engel.

ARCHIVES DE PHILOSOPHIEVol. 56, n. 1, gennaio-marzo 1993Beauchesne, Paris

La cosmologie transcendantale de Whi-tehead: transformation spéculative du con-cept logique, di J. Bradley: Whitehead com-bina in maniera unica la struttura tradizio-nale dell’analisi metafisica del pensieroprekantiano e postkantiano attraverso ilconcetto di “costruzione logica”.

La philosophie morale d’Eric Weil et lafondation de la loi morale, di G. Kirscher:dall’esame della Filosofia morale di Weilemerge l’adesione all’idea kantiana di leg-ge morale. A partire da un metodo che è altempo stesso analisi genetica, sviluppo fe-nomenologico, esposizione enciclopedica,la questione morale si pone qui come do-manda irriducibile.

L’intuitionisme des mathématiciens avantBrouwer, di J. Largeault: secondo Brou-wer la tradizione pre-intuizionista è quellache in Francia, all’inizio del secolo, for-mula critiche puntuali al modello matema-tico costruttivista, pur non arrivando aduna concezione positiva dell’intuizione;una tradizione “empirista” che affonda le

proprie radici in una filosofia basata sullapsicologia.

L’Encyclopédie et les techniques, di C.Kanelopoulos: nell’Enciclopedia non siapproda a soluzioni teoriche univoche ri-guardo al ruolo e le origine delle arti mec-caniche. La specificità di tali arti, più chenel Discorso preliminare, viene evidenzia-ta nell’articolo di Diderot Art e nell’artico-lo Ecletisme, che propone la creazione diun’Accademia delle Arti ed apre una nuovaprospettiva teorica sul ruolo delle arti mec-caniche.

La musique et les limites du système, di P.Grosos: la posizione della musica all’inter-no di un sistema, a partire dalle riflessionisul tema sviluppate dall’idealismo tedesco.

Le point sur les recherches schellingien-nes, di X. Tilliette.

In memoriam. Albert Heinekamp, di M.Fichant.

JOURNAL OF THE HISTORYOF PHILOSOPHYVol. XXXI, n. 1, gennaio 1993Washington University, St. Louis

Aristotle on lying, di J. S. Zembaty.

Occasionalism and general will in Male-branche , di S. Nadler: l’occasionalismonella versione proposta da Malebranche sipone come tentativo di riconciliazione traambito filosofico ed ambito teologico.

The last temptation of Zarathustra, di D. E.Cartwright: una riflessione sulla IV partedel più famoso libro di Nietzsche.

Russell’s theory of meaning and denota-tion and On denoting, di R. Wahl.

MAN AND WORLDVol. 26, n. 1, gennaio 1993Kluwer Academic PublishersDordrecht, Boston, London

On Thinking, di N. Rotenstreich: l’intelli-genza artificiale ed il rapporto con il pen-siero.

Merleau-Ponty alive, di G. B. Madison:Marleau-Ponty rappresenta un significati-vo esempio di filosofo engagè; l’articoloprende in esame gli aspetti politici della suariflessione.

L’esprit objectif as a theory of language diS. Martinot: l’articolo analizza le tre fasi

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RASSEGNA DELLE RIVISTE

dello sviluppo del pensiero di Sartre sullospirito oggettivo.

From Marx’s politics to Rorty’s poetics:schifts in the critique of metaphysics, di G.L. Ormiston e R. Sassower.

God among the signifiers, di D. Crown-field: il ruolo di Dio e del termine Dio nellamodernità.

MAN AND WORLDVol. 26, n. 2, aprile 1993Kluwer Academic PublishersDordrecht, Boston, London

Hannah Harendt and the ideological struc-ture of totalitarianism, di W. Allen: unariflessione su Origini del totalitarismo(1966) di Arendt.

Merleau-Ponty and cartesian skepticism:exorcising the demon, di L. Hass.

The role of science in Human-all-too Hu-man, di P. Heckman: il ruolo della scienzain Umano troppo Umano di Nietzsche inrapporto alla metafisica, alla religione, allamorale.

Europe, Truth and History: Husserl andVoegelin on philosophy and the identity ofEurope, di D. J. Levy: il confronto quiproposto tra Husserl e Voegelin si basa suun’idea “spirituale” d’Europa mutuata dal-l’idea di Husserl nella Crisi.

Gerhard A. Rauche’s philosophy of actua-lity: the work and thought of an indivi-dualist South African philosopher, di T.J. G. Louw: un profilo delle opere e delpensiero di G. Rauche, uno degli espo-nenti più significativi del pensiero filo-sofico del Sudafrica.

Helmuth Plessner als philosophischerWegweiser für F. J. J. Buytendijk, di H.Struyker Boudier.

INTERNATIONALPHILOSOPHICAL QUARTERLYVol. XXXII, n. 4, dicembre 1992Forham University, New York

Trying to become real: a buddhist critiqueof some secular heresies di D. Loy.

Intentionality and madness in Hegel’spsychology of action, di D. Berthold-Bond: prendendo le mosse da Nietz-sche, viene analizzato il dominio delladimensone dell’inintenzionalità nelpensiero etico hegeliano.

Plotinus and the platonic Parmenides, diG. M. Gurtler.

On being wrong: Kripke’s causal theoryof reference, di J. Powers: la teoria dellinguaggio di Kripke è paradigmatica diuna teoria causale ed estensionale dellarefernza.

Self as a problem in african philosophy, diC. B. Okolo.

A defense of folk psychology, di P. K. Blunt:alcuni aspetti di questa particolare teoriadel comportamento umano.

INTERSEZIONI (Vol. XII, aprile 1993, IlMulino, Bologna) presenta un articolo di S.Poggi dal titolo: L’arte del”pastiche”.L’estetica di Croce e la filosofia tedesca,teso a dimostrare l’inserimento dell’esteti-ca crociana all’interno del didattito deltempo.

FILOSOFIA OGGI (Anno XVI, n. 61, gen-naio-marzo 1993, Edizioni dell’arcipels-go, Genova) presenta un articolo di G. C.Duranti, Aritmogeometria pitagorica eidee-numeri di Platone; e un intervento suGentile di G. M. Pozzo, G. Gentile tracultura e politica.

FILOSOFIA E TEOLOGIA (Vol. VII, n. 1,gennaio-aprile 1993, Edizioni ScientificheItaliane, Napoli) a cinque anni dalla com-parsa del documento programmatico, larivista fa il punto sulla questione dei rap-porti tra filosofia e teologia come tentatividi rispondere a domande ineludibili perl’umanità. Per questo appare oggi urgentenon solo avere a disposizione uno strumen-to di dialogo tra le due discipline, ma ancheporsi il problema delle ragioni di un con-fronto di un simile dibattito.

ITER (5-6, maggio-dicembre 1992, Mariet-ti, Genova) presenta un numero monogra-fico dal titolo: “Società e politica tra esodoe comunità”, con interventi, tra gli altri, diS. Natoli (L’esodo) e M. Perniola (Oltreneoclassicismo e primitivismo)

BULLETIN DE PHILOSOPHIE (n. 7, CRDPde Bretagne) presenta un numero dedicatoall figura di Eric Weil.

IDEE (Anno VII, n. 21, settembre-dicem-bre 1992 Milella, Lecce) presenta, tra glialtri, L’idea di tempo tra filosofia e psichia-tria, di R. Convertini e Péguy critico dellaragion storica. L’inglorioso verticale, diD. Bensaïd.

DISCIPLINE FILOSOFICHE (n. 2, 1992,Thema Editore, Torino) svolge, nelle se-zioni di cui si compone, due temi : “Citta-

dinanza, democrazia, diritti” e “Meccaniz-zazione del ragionamento e dimostrazioneautomatica”.

AESTHETICA (n. 37, aprile 1993, Cen-tro Internazionale di Studi di Estetica,Palermo) pubblica un saggio di EmilioMattioli, Contributi alla teoria della tra-duzione letteraria.

CAHIERS ERIC WEIL III (Presses Universi-taires de Lille) presentano un fascicolomonografico sulla “Interpretazione diKant”, una serie di testi raccolti a cura di J.Quillien e G. Kirscher.

NUOVA CIVILTA’ DELLE MACCHINE(Anno XI, n. 1, 1993, Nuova Eri, Roma)presenta le riflessione di alcuni autori sultema: “La felicità”. L’ambiguità del con-cetto di felicità è tale da stimolare forte-mente la riflessione filosofica, ma anchequella psicologica, scientifica e storica.Ecco perché, accanto ad interventi più stret-tamente filosofici, troviamo alcuni articoliin cui viene analizzato il significato, inno-vatore, del “diritto alla felicità” proclamatodalla Rivoluzione Francese (Il diritto allafelicità, di D. Losurdo); oppure l’intrecciotra momento logico e momento affettivo-emozionale nella felicità procurata dallaricerca scientifica (La felicità della scoper-ta, di S. Tagliagambe).

NOVECENTO (anno II, n. 5-6, 1992, Cen-tro Studi Italiani, Roma) pubblica un arti-colo di F. Fronterotta, Essere e tempo nelverso 5 del frammento 8 del Poema diParmenide, nel quale vengono anche bre-vemente illustrate le varie interpretazioniche sono state fornite.

KAMEN (Anno III, n. 3, maggio 1993)presenta, nella sezione dedicata alla filoso-fia, la traduzione della seconda parte deiFrammenti di estetica dall’edizione mo-scovita del 1992 di Gustav GustavovicSpet (1879-1940).

BOLLETTINO DEL CENTRO STUDI VI-CHIANI (Anni XXII e XXIII, 1992-1993,Bibliopolis, Napoli) è dedicato alla pubbli-cazione degli atti del convegno: “Vico inItalia e in Germania” (Napoli, 1-3 marzo1990).

THEOLOGIE UND PHILOSOPHIE (Vol. 68,n. 2, 1993, Herder, Basel, Freiburg, Wien)presenta un articolo sul problema religiosoin Kant: Wohlverhalten und Wohlergehen.Der moralische Gottesbeweis in den Schrif-ten Kants, di G. B. Sala.

RIVISTA ROSMINIANA (Anno LXXXVII,n 1, gennaio-marzo 1993, Libraria Edito-riale Sodalitas, Stresa) oltre ad una serie diarticoli su Rosmini ed i pensatori rosminia-ni presenta un intervento di S. Buscaroli,L’eros di verità, tema centrale ed unitariodel Fedro.

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Ackermann, Robert JohnNietzsche: A frenzied lookUniversity of Massachusettsmaggio 1993pp.224, UK £ 13,50Contro l’idea comune che Nietzscheabbia attraversato periodi ben distintidi pensiero, ognuno dei quali basatosu una serie differente di valori, e chela sua opera vada pensata come unaraccolta di vedute isolate. L’analisitestuale di Ackermann dimostra l’uni-tà di fondo del pensiero nietzscheano.

Adorno, Theodor W.Hegel: Three studiesMIT Press, marzo 1993pp.208, £ 19,95Il libro fornisce una reinterpretazionedi Hegel e uno sguardo nell’evoluzio-ne della teoria critica di Adorno. Isaggi si incentrano sul rapporto diragione, sull’individuo e la società inHegel; esaminano il contenuto espe-rienziale dell’idealismo hegeliano edespongono il pensiero di Adorno sul-la comprensione di Hegel.

Agamben, GiorgioStanzas:The word and the phantasmin western cultureUniversity of Minnesotamarzo 1993pp.224, £ 12,95In questa opera Agamben attinge dal-la filologia, dalla psiconalisi dei gio-cattoli, dalla fisica e dalla psicologiamedievale e dalla linguistica e filoso-fia contemporanea nel tentativo diriconfigurare il fondamento episte-mologico della cultura occidentale.Egli liquida la possibilità di un meta-linguaggio.

Al Yafi’i, AddallahIl giardino dei fiori odorosiMarsilio, giugno 1993pp.240, L. 16.000Aneddoti, frammenti, detti del Profe-ta, narrazione di antica tradizioneebraico-cristiana secondo il sufismo,movimento mistico e musulmano, checercò di riaffermare lo slancio inte-riore contro la supremazia dei filosofie dei teologi.

Alcoff, LindaPotter, Elizabeth (a cura di)Feminist epistemologiesRoutledge, marzo 1993pp.272, £ 12,99Una raccolta di saggi originali scrittida influenti teoriche femministe, cheesplorano l’intersezione fra sesso econoscenza, concentrandosi sul nu-cleo della epistemologia tradiziona-le, con argomenti quali la natura diconoscenza, giustificazione e ogget-tività.

Amico, Robert P.The problem of the criterionRowman & Littlefield, maggio 1993pp.188, UK £ 35,50Uno studio a tutto campo storico eanalitico del problema del criterio.L’autore dedica sei capitoli a taleproblema, tracciandone la storia dal-l’antico scettico Sesto Empirico eseguendo il cammino fino a Michel

de Montaigne, al cardinale D. J. Mer-cier, a Nicholas Rescher e RoderickChisolm.

André, Jacques (a cura di)Les instants privilégiés:Jean GrenierFolle avoine, aprile 1993pp.156, F 120La creazione di Jean Grenier, lettera-ria, estetica o filosofica, è largamentepolisemica. L’autore ama il rischiodelle parole, azzarda le posizioni piùdiverse e le relativizza essendo con-seguente. E’ possibile formare con-cetti quando la scrittura è più al servi-zio di un’esperienza che di una cono-scenza?

Atmaspacher, HaraldDie Vernunft der Metis.Theorie und Praxiseiner integralen WirklichkeitMetzler, marzo-aprile 1993pp.244, DM 48Il tema centrale è una prospettivaintegrale nello sguardo sui dualismiche improntano l’attuale contrappo-sizione con il tema della realtà, qualispirito-materia, soggetto-oggetto,mondo interiore-mondo esteriore,spazio-tempo, e via dicendo.

Austin, John L.Saggi filosoficiGuerini, giugno 1993pp.282, L, 45.000

Bachelard, GastonL’eau et les rêves: essai surl’imagination de la matièreLGF, aprile 1993pp.221, F 42Dopo L’air et les songes, Bachelardprosegue l’analisi dei quattro elementiche compongono il nostro universomentale. Il saggio, che ruota attorno alsimbolico dell’acqua, opera uno slitta-mento dell’osservazione dai rispec-chiamenti della superficie versol’esplorazione delle acque profonde,per arrivare alla “sostanza” dell’ac-qua.

Bacon, John - Campbell, KeithReinhardt, Lloyd (a cura di)Ontology, causality, and the mind:Essays in honor of David ArmstrongCambridge Univ., aprile 1993pp.320, UK £ 35I saggi, tutti scritti appositamente perquesto volume, esplorano le numero-

se sfaccettature dell’opera del filoso-fo David Armstrong, soffermandosisui suoi interessi più recenti. Il librotratta della possibilità e dell’identità,di universali, leggi e causalità e difilosofia della mente, comprendendoanche le sue risposte ai saggi.

Bain, AlexanderJohn Stuart Mill:A criticism: With personalrecollections [1882]Thoemmes, marzo 1993pp.216, £ 14,99Un libro che trae origine da una seriedi articoli scritti da Alexander Bainper “Mind” (giornale che contribuì afondare) fra il 1879 e il 1880. Redattinel tipico stile asciutto e pragmaticodi Bain, l’opera fornisce un profilodella vita di Mill e un resoconto dellesue opere principali.

Barth, U.Gräb-Gütersloh, W. (a cura di)Gott im Selbstbewußtseinder Moderne. Zum neuzeitlichenBegriff der ReligionGütersloher Vlgshaus Mohn,marzo-aprile 1993pp.304, DM 68

Bast, Rainer A.Die philosophische Bibliothek.Geschichte und Bibliographieeiner philosophischenTextreihe seit 1868.Sonderausgabe anläßlichdes Jub. des 125 jährigenBestehens der PhilosophischenBibliothek im Jahre 1993Meiner, marzo-aprile 1993pp.979, DM 50

Bausch, ThomasUngkleichheit und Gerechtigkeit.Eine kritische Reflexiondes RawisschenUnterschiedsprinzipsin diskursethischer PerspektiveDuncker und Humblotmarzo-aprile 1993pp.220, DM 148

Bell, Richard H. (a cura di)Simone Weil’s philosophyof culture. Readings towarda divine humanityCambridge Univ.,marzo-aprile 1993pp.336, £ 37,50Il volume espone un’ampia interpre-tazione della filosofia di Simone Weil

e il modo in cui si può vedere il suopensiero per rischiarare questioni oggiimportanti, quali il lavoro, la giusti-zia, la legge, la guerra e la pace, oltread argomenti di interesse più generi-camente morale e teologico.

Berman, David (a cura di)George Berkeley’s “Alciphron”in focusRoutledge, marzo 1993pp.256, £ 12,99Il volume contiene i quattro più im-portanti dialoghi dell’”Alciphron” diBerkeley (1792), insieme a saggi ecommenti dal XVIII al XX secolo, diautori come Francis Hutcheson, J. S.Mill e Anthony Flew.

Beyer, UweMythologie und Vernunft.Vier philosophische Studienzu Friedrich HölderlinNiemeyer, marzo-aprile 1993pp.212, DM 68Hölderlin non ha messo in contrappo-sizione mito e logos, ma ha invececercato di riconciliare questi duemodelli interpretativi del mondo uma-no evidentemente opposti. La suaontologia neo-mitica si può collocareanche nell’attuale contesto del tenta-tivo filosofico di forzare il “logocen-trismo” e di riabilitare il mito.

Biggar, NigelThe hastening that waits:Karl Barth’s ethicsClarendon, marzo 1993pp.208, £ 25Un saggio sul pensiero etico di unodei più importanti teologi del XXsecolo, che prende in esame diversequestioni contemporanee dell’eticacristiana: i ruoli relativi della Bibbia,la chiesa e la filosofia, la formazionedel carattere morale e il rapporto frafede religiosa e virtù morale.

Black, DonaldThe social structureof right and wrongAcademic, marzo 1993pp.202, £ 28Con un approccio sociologico e scien-tifico all’applicazione della moralità,il testo esplora argomenti quali lavendetta, la disciplina, l’annullamen-to, la pacificazione, il negoziato e latolleranza. Il libro contiene afferma-zioni pensate per predire e spiegare lanatura del controllo sociale.

Bodei, RemoOrdo amoris. Augustinus,irdische Konflikteund himmlische GlückseligkeitPassagen, marzo-aprile 1993pp.320, DM 49,80

Bort, KlausPersonalität und Selbstbewußtsein.Grundlagen einer Phänomenologieder BezogenheitAttempto, marzo-aprile 1993pp.323, DM 49,80

Bowie, AndrewAesthetics and subjectivity:From Kant to NietzscheManchester Univ., marzo 1993

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pp.304 £ 40Il libro riconsidera il cammino dellafilosofia tedesca da Kant a Nietzsche,in relazione a coscienza, linguaggioed estetica. Il volume rintraccia l’ini-zio dei moderni dibattiti estetici epolitici, ma anche ermeneutici, pre-stando attenzione al significato dellamusica nella filosofia moderna.

Bowker, John (a cura di)The meanings of deathCambridge Univ., aprile 1993pp.256, UK £ 6,95Il volume esamina il valore della mortee il suo posto nelle religioni occiden-tali e in quelle orientali. Bowker so-stiene che ci sono importantissimipunti di contatto fra le più importantireligioni mondiali e la riflessione lai-ca sulla morte, e che gli atteggiamentireligiosi e quelli secolari possonosostenersi e rinforzarsi a vicenda.

Bozzi, SilvioMangione, CorradoStoria della LogicaDa Boole ai nostri giorniGarzanti, maggio 1993pp.960, L. 90.000Introduzione storica alla logica for-male: dall’elaborazione di una mate-matica del pensiero (Boole) alla ri-flessione di Cantor sull’infinito, daitentativi di presentare la logica comesistemazione unitaria del pensieroastratto, alla crisi dei fondamenti conl’insorgere dei paradossi, all’avventodei calcolatori elettronici.

Braum, HermannKants “System” und Goethes “Faust”Kovac, marzo-aprile 1993pp.130, DM 49,80

Brito, EmilioFilosofia della religioneJaca Book, maggio 1993pp.112, L. 12.000

Broadie, AlexanderIntroduction to medieval logicClarendon, aprile 1993pp.232, UK £ 27,50I logici medievali andarono molto al dilà della logica di Aristotele. Questolibro cerca di dimostrare l’ampiezzadelle loro conquiste. Walter Burley,William Ockham, John Buridan, Al-berto di Sassonia e Paolo di Veneziasono fra le più grandi figure esamina-te.

Broadie, Alexander (a cura di)Robert Kilwardby:On time and imagination: Part 2.Introduction and translationOxford Univ., maggio 1993pp.192, UK £ 20Traduzione inglese di una preziosafonte medievale su questioni filosofi-che. L’autore, un filosofo teologo chescriveva a Oxford verso il 1250, di-scute se il tempo sia indipendentedalla mente ed esamina la natura del-l’immaginazione.

Bruno, AntoninoMax Weber.Razionalità ed eticaFranco Angeli, giugno 1993

pp.160, L. 25.000Il volume comprende saggi su MaxWeber, alcuni inediti, dal 1970 adoggi, fin dall’Introduzione alla primaedizione di Scritti politici. Scritti intempi diversi, essi mantengono lamedesima linea interpretativa di unWeber “avalutativo”, ma non “indif-ferente” ai valori, di cui sottolineaval’importanza per la vita degli uomini,ma che, proprio per questo, non vole-va fossero trasformati in una questio-ne economica di “produttività”.

Brunschwig, Jacques et al.(a cura di)Passions and perception.Studies in Hellenistic philosophyof mind. Papers arisingfrom a symposiumCambridge Univ., marzo-aprile 1993pp.368, £ 30I filosofi delle scuole ellenistiche nel-la Grecia e Roma antiche (epicurei,stoici, scettici, accedemici ecirenaici)dettero importanti contributialla filosofia della mente e alla filoso-fia della psicologia. La presente ope-ra descrive e analizza tali contributisu varie questioni.

Burger, PaulDie Einheit der Zeitund die Vielheit der Zeiten.Zur Aktualität des ZeiträtselsKönigshausen & Neumannmarzo-aprile 1993pp.324, DM 68L’opera tratta la questione se l’enig-ma temporale visto da Agostino siastato risolto dall’esperienza dellemoderne scienze.

Buschlinger, WolfgangDenk-Kapriolen?Gedankenexperimentein Naturwissenschaften, Ethikund Philosophy of MindKönigshausen & Neumannmarzo-aprile 1993pp.140, DM 36L’autore fornisce un’introduzioneampiamente comprensibile alla pro-blematica della sperimentazine intel-lettuale, così come viene usata nellescienze naturali e in determinate di-scipline filosofiche. Il libro si distin-gue per un’esposizione chiara e av-vincente.

Bygrave, StephenKenneth Burke:Rhetoric and ideologyRoutledge, aprile 1993pp.192, UK £ 35Questa introduzione a uno dei piùgrandi pensatori, le cui idee hannoinfluenzato moltissime discipline, siincentra sul punto nodale del pensie-ro di Burke, che si ritrova nella faseprecedente all’interesse per i rapportifra linguaggio, ideologia e azione. Ilpensiero di Burke viene analizzatonel contesto della teoria culturale.

Caracciolo, AlbertoPolitica e autobiografiaMorcelliana, maggio 1993pp.248, L. 22.000Gli scritti politici di un maestro della

filosofia.

Cardano, GerolamoSogniMarsilio, maggio 1993pp.220, L. 30.000L’attività onirica ci rivela il mondointero di chi sogna, la struttura dellasua phantasia, il suo modo di cono-scere il mondo e la natura mediante leimmagini. Il sogno esprime la veritànascosta del soggetto e consente aisuoi interpreti di elaborare una dottri-na dell’immaginario.

Cariou, PierrePascal et la casuistiquePUF, aprile 1993pp.200, F 168Un approccio alla concezione pasca-liana dell’assoluto, alla luce dellaquale diviene possibile un’interpre-tazione della sua intransigenza e dellasua avversione per ogni compiacen-za, così come vengono espresse nellelettere V-X delle Provinciales suiprocessi dei casuisti.

Carnap, RudolfMein Weg in die PhilosophieReclam Vlg., marzo-aprile 1993pp.160, DM 8Prima edizione tedesca. Con una po-stfazione e un’intevista a cura di W.Hochkeppel.

Casati, GiulioPensiero scientificoe pensiero filosofico. Conflittoalleanza o reciproco sospetto?Muzzio, maggio 1993pp.196, L. 30.000

Castillo, Monique (a cura di)Emmanuel Kant:Leçons sur la métaphysiqueLGF, maggio 1993pp.480, F 60In queste lezioni ritroviamo le granditesi contenute nella Critica della ra-gion pura e nella Critica della ragionpratica.

Cave, John DavidMircea Eliade’s visionfor a new humanismOxford Univ., aprile 1993pp.240, UK £ 25Il presente saggio sostiene che l’ideadi Mircea Eliade di un “nuovo uma-nesimo” per le culture moderne èstato l’impulso motivante di gran par-te della sua opera sulla storia dellereligioni.

Chalier, CatherineLevinas: l’utopie de l’humainAlbin Michel, aprile 1993F 45L’opera di Levinas è sorretta dallatensione, ai suoi occhi maggiore, frail modo della riflessione, a suo parereindispensabile per rivolgersi all’uni-versalità degli uomini, e la fedeltàalla Bibbia, che reputa essenziale peril pensiero.

Chalier, CatherinePensées de l’éternité:Spinoza, RosenzweigCerf, maggio 1993

pp.171, F 125Due prospettive diverse sul sensodell’eternità: Spinoza si avvicina allabeatitudine al termine di un itinerarioguidato esclusivamente dalla lucedella ragione; Rosenzweig cerca dicapire come l’eternità abiti oggigior-no il tempo per coloro i quali, digenerazione in generazione, ascolta-no la parola rivelata.

Coffa, Alberto J. (a cura di)The semantic traditionfrom Kant to Carnap:To the Vienna stationCambridge Univ., marzo 1993pp.455, £ 14,95Il saggio rintraccia le origini del posi-tivismo logico in una tradizione chesorge in opposizione alla teoria kan-tiana che la conoscenza a priori siabasata sull’intuizione pura e sulle for-ze costitutive della mente, e proseguecon la cronaca dello sviluppo di que-sta da parte dei membri del Circolo diVienna.

Colli, GiorgioLa sapienza greca.Vol. III EraclitoAdelphi, giugno 1993pp.215, L. 12.000Eraclito è colui che manifesta il pa-thos del nascosto. Il discorso umano,accettabile come simbolo, è inade-guato a cogliere la realtà. Da quil’antitetismo delle frasi eraclitee.

Collins, RoyThe Fu Hsi I Ching:The early heaven sequenceUniversity Press of America,marzo 1993pp.112, £ 15,95L’edizione inglese dell “I Ching” af-fronta il lavoro esclusivamente dalpunto di vista dell’antico ordine notocome “Sequenza del Primo Cielo”(Fu Hsi). Nel volume sono compresealcune poesie ricostruite antecedentialla dinastia Shang, nonché la deco-dificazione del “Quadrato magico”.

Colpe, C.Schmidt-Biggemann, W. (a cura di)Das Böse. Eine historischePhänomenologie des UnerklärlichenSuhrkamp, marzo-aprile 1993pp.352, DM 28

Coombs, Jerrold R. - Winkler,EarlApplied ethics: A readerBlackwell, maggio 1993pp.450, UK £ 14,99Qual è la natura dell’etica applicata?Come si collega l’etica applicata allascienza e alla tecnologia? Può l’eticaapplicata essere criticamente sovver-siva e riformatrice rispetto alla mora-le convenzionale? Il testo esplora taliquestioni, soffermandosi anche sul-l’etica del commercio, dell’ambientee della biomedicina.

Cottingham, JohnA Descartes dictionaryBlackwell, marzo 1993pp.200, £ 12,99In questo “Dizionario” Cottinghampresenta una guida alfabetica di De-scartes, uno dei filosofi che intimidi-

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scono di più. Concetti chiave e ideedel pensiero cartesiano vengono rin-tracciati negli scritti di Descartes einseriti nel contesto del clima intellet-tuale del XVII secolo, con conse-guente interpretazione.

Crigger, Bette-JaneCases in bioethics:Selections from the HastingsCentre reportMacmillan, marzo 1993pp.320, £ 18,99Ognuno dei 60 casi (fra i quali ce nesono 16 nuovi) di questo volume èaccompagnato dai commenti contra-stanti di noti autori di diverse disci-pline accademiche e professionali,fra cui legge, medicina, assistenzasanitaria, assistenza sociale, psichia-tria, filosofia e teologia.

Cristofolini, PaoloSpinoza per tuttiFeltrinelli, giugno 1993pp.128, L. 22.000L’autore, che a Spinoza ha dedicatolunghi anni di ricerca, ha voluto offireal lettore una rete di itinerari cheattraversano l’opera, ciascuno in unasua direzione. I “sette tracciati” indi-viduati dall’Autore consentono di ri-solvere, a uno a uno, gli enigmi deltesto.

Dagognet, FrançoisLa peau découverteLaboratoires Delagrange,aprile 1993p.188, F 84Terza e ultima parte della trilogiadell’autore dedicata al vivente. Conla pelle si gioca la dialettica dell’in-terno e dell’esterno. Un essere mate-riale non ha un interno e un esterno insenso stretto. Soltanto ciò che è vi-vente può in un sol colpo attribuirselientrambi.

Davies, MartinHumphreys, Glyn W. (a cura di)Consciousness: Psychologicaland philosophical essaysBlackwell, aprile 1993pp.344, UK £ 14,99Questi saggi psicologici e filosoficidiscutono gli effetti funzionali dellacoscienza sul comportamento e af-frontano la domanda se la coscienzadel fenomeno eluda una descrizionefunzionalista o fisicalista del mondo.

De Gennaro, AntonioL’ermeneutica idealistica.ESI, giugno 1993pp.172, L. 22.000Alcuni temi dell’ermeneutica contem-poranea ripercorsi attraverso la giuri-sprudenza di Commemorata, la valo-rizzazione dei nuovi diritti sociali diCesarini Sforza, la meta-teoria del-l’interpretazione di Ascatelli.

De Pace, Anna (a cura di)Le matematiche e il mondoFranco Angeli, giugno 1993pp.464, L. 54.000Il volume ricostruisce alcune linee si-gnificative di un confronto teorico ric-co e articolato, caratterizzato sia rein-terpretazioni, revisioni e contamina-zioni di tematiche proprie delle due

principali tradizioni del pensiero anti-co.

Denyer, NicholasLanguage, thought and falsehoodin ancient greek philosophyRoutledge, marzo 1993pp.240, £ 10,99Il libro presenta le premesse di pen-siero e del linguaggio che fecero sem-brare tanto problematica a Platone eai suoi contemporanei le falsità, edespone la soluzione che Platone final-mente trovò nel “Sofista”.

DePaul, Michael R.Balance and refinement:Beyond coherence, methodsof moral inquiryRoutledge, marzo 1993pp.288, £ 37,50DePaul sostiene che quando siamocostretti a impegnarci in una ricercamorale, dobbiamo far sì che le nostreconvinzioni vi aderiscano. Ciò com-porta una valutazione di come le espe-rienze della vita influenzino la capa-cità di ognuno di esprimere giudizimorali e di cercare di assicurarsi chequesta capacità non sia né ingenua nécorrotta.

Derrida, JacquesOtobiographies.L’insegnamento di Nietzschee la politica del nome proprioPoligrafo, giugno 1993pp.94, L. 22.000Testo di una conferenza tenuta negliUSA nel 1976. Si indaga la questionedel rapporto tra politica, lingua, isti-tuzioni accademiche e statali e il temadell’identità.

Deuser, HermannGott - Geist und Natur.Theologische Konsequenzenaus Charles S. Peirce’sReligionsphilosophiede Gruyter, marzo-aprile 1993pp.257, DM 138Esposizione complessiva della filo-sofia della religione di Peirce negliaspetti centrali del suo pensiero esistema: categorie, semiotica, reali-smo universale, cosmologia, sensocomune.

Diano, CarloForma ed eventoPrincipi per una interpretazionedel mondo grecoMarsilio, maggio 1993pp.104, L. 22.000

Dicker, GeorgesDescartes: An analyticaland historical introductionOxford Univ., aprile 1993pp.256, UK £ 14,95Un’introduzione al pensiero del filo-sofo seicentesco René Descartes.

Dilman, IlhamExistentialism critiqueof cartesianismMacmillan, marzo 1993pp.200, £ 35Un dibattito sulle critiche esistenzia-liste dell’epistemologia cartesiana,dello scetticismo a cui essa porta,

della sua concezione oggettivista del-l’io, del dualismo e solipsismo carte-siano e della concezione determini-stica della vita umana. Dallo stessoautore di “Morality and the inner life:A study of Plato’s ‘Gorgias’”

Duemler, David G.Bringing life to the starsUniversity Press of America,marzo 1993pp.206, £ 15,95Il volume vuole proporre un fonda-mento etico con il quale affrontare laquestione “E’ giusto diffondere lavita al di là dei confini della Terra?”Le possibilità a lungo termine diun’azione del genere vengono esami-nate alla luce dei criteri morali e dellegiustificazioi dei viaggi nello spazioin vista di un’espansione umana.

Duff, Anthony (a cura di)PunishmentDartmouth, maggio 1993pp.500, UK £ 60Questa opera filosofica sulla punizio-ne comprende una trattazione del re-tributivismo, dell’educazione moralee della riforma, del consequenziali-smo e dei diritti, dell’affermazione edel modo in cui la punizione si adattaal crimine, dell’abolizionismo e delleprospettive sociologiche.

Dumas, Jean-Louis2: Renaissance et siècle des lumièresLGF, aprile 1993pp.446, F 65Dal Thélème di Rabelais all’En-cyclopédie di Diderot, questo volumepresenta il pensiero francese ma an-che quello inglese e quello tedesco.

Dumas, Jean-Louis3: Temps modernesLGF, aprile 1993pp.512, F 65La filosofia dei tempi moderni so-prattutto attraverso i pensatori tede-schi e quelli direttamente influenzatidalla Germania. Ogni volume com-prende una tavola cronologica, dellecarte, una bibliografia e un indice deinomi.

Duns Scot, JohnLe principe d’individuationA cura di G. SondagVrin, marzo 1993pp.217, F 158Frammento dell’opera del teologoscozzese del XIII secolo, il testo quiproposto si interroga su ciò che fa diun individuo ciò che è. Né la materiaopposta alla forma, né il numero, né illegame ne spiegano la singolarità.Con questa teoria egli si oppone a sanTommaso sul problema dell’indivi-dualità.

Dupront, AlphonseSpazio e umanesimo.L’invenzione del Nuovo MondoMarsilio, maggio 1993pp.104, L. 24.000Nonostante nel corso degli ultimi annila pubblicazione e gli studi relativialla scoperta del’’America si siano

moltiplicati, si può tranquillamenteaffermare che questa opera di Al-phonse Dupront - pubblicata nel 1946e mai edita in Italia - conserva, alconfronto, tutta la sua novità e vitali-tà, poiché è opera di confine, di pas-saggio, di comunicazione. Duprontinfatti non si limita all’America conla “ristrettezza del campo” della con-sueta ricerca storica, ma spazia geo-graficamente e temporalmente impe-gnando l’uomo nella sua interezza.

Edelstein, W. (a cura di)Moral und PersonSuhrkamp, marzo-aprile 1993pp.428, DM 28

Evans, G. R.Philosophy and theologyin the middle agesRoutledge, marzo 1993pp.176, £ 9,99Fin dal medio evo i teologi cristianihanno il monopolio dell’istruzioneelevata. Il presente testo sostiene chel’interazione fra filosofia e teologia èstata il risultato degli sforzi delle gui-de cristiane e dei pensatori di assimi-lare le idee scientifiche e il saperesecolare nel loro sistema dipensiero.

Faulkner, Robert K.Francis Baconand the politics of progressRowman & Littlefield, maggio 1993pp.315, UK £ 19,95Il testo punta a riabilitare la reputa-zione di Francis Bacon, uno dei piùfecondi fondatori della modernità, esoprattutto della moderna scienzapolitica ed economica. Falkner so-stiene che il metodo sperimentale diBacon era solo una parte del più vastoprogetto di rivoluzione del mondo.

Fellmann, FerdinandLebensphilosophie.Elemente einer Theorieder SelbsterfahrungRororo, marzo-aprile 1993DM 18,90Invece di dettare terapeutiche “lezio-ni di vita” la nuova filosofia di vitadeve rispondere a una domanda: comedobbiamo interpretare la vita?

FilodemoIl quinto libro della poeticaBibliopolis, giugno 1993pp.345, L. 140.000Nella Poetica, strutturata come un’am-pia rassegna polemica di teorie esteti-che, Filodemo si propone di rimuove-re le false opinioni sulla poesia, ricon-ducendola nei limiti che le competo-no. Nel quinto libro, la polemica èindirizzata contro critici già ben indi-viduati nel panorama ellenistico.

Fine, GailOn ideas: Aristotle’scriticism of Plato’s theoryof formsClarendon, aprile 1993pp.416, UK £ 40Centrato sull’importante ma spessotrascurato scritto aristotelico Perì ide-on, questo saggio ne esplora i meritifilosofici della critica e mette in rela-zione le idee platoniche e aristoteli-che sugli universali, sulla proprietà,

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sul significato e sulla conoscenza conquelle contemporanee.

Fletcher, George P.Loyalty: An essay on the moralityof relationshipOxford Univ., marzo 1993pp.240, £ 16,95Ampio saggio sulla natura, sul valoree sul significato della lealtà. L’autoresostiene che la lealtà è un aspettocentrale della nostra vita morale e chei rapporti basati sulla lealtà dovrebbe-ro essere inviolabili.

Foley, RichardWorking without a net:A study of egocentric epistemologyOxford Univ., marzo 1993pp.256, £ 30In questo libro l’autore propone unanuova importante teoria della razio-nalità. Il suo intento è quello di sfug-gire alla “malinconia di Descartes”abbassando il livello di ciò che èrazionale a partire dall’impossibilerichiesta di certezza di Descartes.

Folscheid, Dominique(a cura di)La philosophie allemande:de Kant à HeideggerPUF, aprile 1993pp.448, F 142I grandi nomi della filosofia tedesca,le fonti austro-tedesche della filoso-fia analitica, le filosofie della cultura,la scuola di Francoforte, le filosofiepolitiche, il razionalismo critico, let-teratura e filosofia.

Forster, GeorgDes rapport que l’artde gouverner entretientavec le bonheur de l’humanitéPasseur, aprile 1993pp.128, F 60Amico di Lichtenberg e stimato daGoethe, Georg Forster (1754-1794)deve la propria fama al resoconto delviaggio fatto in compagnia del capi-tano Cook. Pressoché inedita infrancese, la sua opera si inseriscenell’ambito della filosofia e del-l’antropologia. Questo testo, scrit-to nel 1793, cerca di ridefinire ilconcetto di felicità.

Freud, SigmundL’homme Moïse et le religionmonothéiste: trois essaisTrad. C. HeimGallimard, aprile 1993pp.256, F 30,50Sicuramente il più singolare e il piùfreudiano degli scritti di Freud. Attra-verso la storia dell’uomo Mosè, è laformazione di una religione, quelladell’identità giudaica (e dell’antise-mitismo) a costituire l’oggetto di que-sta ricerca. E, sullo sfondo, la que-stione della morte del padre.

Freudiger, JürgKants Begründungder praktischen Philosophie.Systematische Stellung, Methodeund Argumentationsstrukturder “Grundlegung zur Metaphysikder Sitten”

Haupt, marzo-aprile 1993pp.123, DM 31

Frick, EckhardWer ist schuld? Das Problemder Kausalität in Psychiatrieund Psychoanalyse.Eine Untersuchung zu MartinHeideggers Zollikoner SeminarenWeidmann, marzo-aprile 1993pp.220, DM 35,80

Fuller, StevePhilosophy, rhetoric,and the end of knowledge:The coming of scienceand technology studiesUniversity of Wisconsinmarzo 1993pp.456, £ 19,95Il libro difende e dimostral’”epistemologia sociale”, l’ingressodi considerazioni morali e politichein questioni fin qui confinate nel-l’epistemologia e nella filosofia dellascienza. Fuller presenta casi di stu-dio, untaccuino di ricerca, di insegna-mento e di azione politica con cuiaffrontare le difficoltà.

Furbank, P.N.DiderotMinerva, aprile 1993pp.544, UK £ 7,99Una sostanziale rivalutazione dellavita e della carriera del critico d’arte,romanziere, drammaturgo, infatica-bile corrispondente e filosofo DenisDiderot. L’autore di E.M. Foster: Alife esplora l’intera portata della sot-tigliezza del pensiero di Diderot, non-ché le dimensioni e la tenacia dellasua avventura intellettuale.

Gabriel, GottfriedGrundproblemeder Erkenntnistheorie.Von Descartes zu WittgensteinUTB, marzo-aprile 1993pp.192, DM 19,80In questo libro viene indagato il per-corso della teoria della conoscenzacontemporanea, dalle “Meditazioni”di Descartes a “Sulla sicurezza” diWittgenstein.

Gander. H.-H. (a cura di)Europa und PhilosophieKlostermann, marzo-aprile 1993pp.244, DM 48Il pensiero di Heidegger offre spuntoe controparte alle correnti autonomeda lui ispirate. Esse si muovono attor-no alla domanda su quale sia il com-pito dell’Europa della filosofia oggi ecome le si possa mettere in una con-trapposizione produttiva con l’eredi-tà di Heidegger.

Geivett, Douglas R.Sweetman, BrendanContemporary perspectiveson religious epistemologyOxford Univ., aprile 1993pp.384, UK £ 15,95Un’antologia che contiene 28 saggichiave che rappresentano i movimen-ti principali nell’epistemologia reli-giosa contemporanea. Fra gli approc-ci discussi, la teologia naturale, lafede razionale basata sull’esperienzareligiosa, la sfida ateistica, il fidei-

smo wittgensteiniano e l’epistemolo-gia riformata.

George, Robert P.Making men moral: Civilliberties and public moralityClarendon, aprile 1993pp.256, UK £ 27,50Il presente trattato difende la proposi-zione secondo cui le leggi morali pos-sono giocare un ruolo legittimo, an-corché sussidiario, nella conserva-zione della morale dell’ambiente cul-turale in cui si fanno scelte moral-mente significative grazie alle qualisi forma il carattere e l’influenza del-la vita morale altrui.

Geyer, B. (a cura di)Werner Heisenberg - Physikerund Philosoph.Spektrum, marzo-aprile 1993pp.384, DM 98

Glaziou, YvesHobbes en France au XVIII sièclePUF, aprile 1993pp.328, F 244Né le concezioni di Hobbes, né i suoiobiettivi, né il suo metodo potevanoincontrare un’eco autentica nel XVI-II secolo. Egli afferma un pessimi-smo viscerale sulla natura umana chei seguaci dell’Illuminismo prendonoper cinismo e al quale oppongono illoro ottimismo e la loro fiducia in unpossibile progresso dell’uomo.

Goyard-Fabre, SimoneMontesquieu, la nature, les lois,la libertéPUF, aprile 1993pp.384, F 272Il libro dimostra come il giuridismodell’autore dello Spirito delle leggitrovi il suo significato filosofico nelleradici metagiuridiche. Il modello co-stituzionale che caratterizza l’equili-brio dei poteri nello Stato trova il suofondamento metafisico nel rapportofra libertà e natura.

Grabner-Haider, AntonKritische Religionsphilosophie.Europäische und außereuropäischeKulturenStyria, marzo-aprile 1993pp.367, DM 59Il dibattito filosofico sulla religionenelle culture europea, indiana, cine-se, giapponese, in quella islamica e inquella ebraica.

Grunow, HubertDer Weg der Wahrheitdie zum Leben führt.Der Wahrheitsbegriff der Penséesvon Blaise Pascalin einer Spiegelungmit existentieller Philosophieund personalem DenkenEchter, marzo-aprile 1993pp.246, DM 39

Guardini, RomanoLettera dal Lago di Como.La tecnica e l’uomoMorcelliana, giugno 1993pp.120, L. 12.000Il resoconto di un viaggio sulle rivedel Lago di Como diventa l’occasio-ne per alcune riflessioni sulla tecno-

logia, approcciate da un punto di vistafilosofico.

Guardini, RomanoLa fine dell’epoca moderna.Il potereMorcelliana, giugno 1993pp.232, L. 22.000Il primo è un saggio del 1950 sulmutamento dell’epoca che stiamo at-traversando. Nel secondo, del 1951,vengono analizzate le radici teologi-che e antropologiche del potere.

Guérinot, A. (a cura di)Baruch Spinoza: L’EthiqueIvrea, aprile 1993pp.372, F 160Opera postuma apparsa nel 1677, lacui traduzione di Guérinot fu pubbli-cata nel 1930. Ben presto introvabile,questa edizione serve da riferimentoper importanti spinozisti.

Günther, HorstZeit der Geschichte.Welterfahrung und Zeitkategorienin der GeschichtsphilosophieFischer Taschenbuchvlg.,marzo-aprile 1993DM 24,90Il “Tempo della storia” non è il tempodelle salde certezze, bensì quello delnostro tentativo di comprendere leforti incertezze.

Gupta, Anil - Belnap, NuelThe revision theory of truthA Bradford Book, maggio 1993pp.310, UK £ 31,50 - $ 47,25Un’indagine nella logica della fidu-cia, che spiega come il concetto difiducia funzioni sia in contesti ordi-nari che patologici. L’affermazionecentrale degli autori è che la fiduciasia un concetto circolare. Essi pro-pongono una teoria ampiamente ap-plicabile (la “revisione theory”) deiconcetti circolari.

Guyer, Paul (a cura di)Kant and the experience offreedom: Essays on aestheticsand moralityCambridge Univ., aprile 1993pp.480. UK £ 45Questa raccolta di saggi punta a tra-sformare l’interpretazione sia del-l’estetica che dell’etica kantiana.Guyer dimostra come al centro dellateoria estetica di Kant l’indifferenzadel gusto divenga un’esperienza dilibertà e quindi un complemento es-senziale della moralità stessa.

Habermas, JuergenJustification and application:Remarks on discourse ethicsPolity, aprile 1993pp.192, UK £ 29,50Il testo presenta i contributi di Haber-mas alla teoria etica, ampliando echiarendo la sua controversa teoriadel discorso etico. Habermas difendela pretesa del discorso etico a unaposizione centrale nella filosofiamorale contemporanea ed estendel’argomento a certi aspetti chiave.

Habermas, JürgenTesti filosofici e contesti storici

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NOVITÀ IN LIBRERIA

Laterza, giugno 1993pp.260, L. 28.000Dodici saggi in cui Habermas si con-fronta con Peirce, Husserl, Heideg-ger, Wittgenstein, Horkheimer, Sim-mel, Mitscherlich.

Hablitzer - Naumann - GuyauDie Entstehung des ZeitbegriffsJunghans, marzo-aprile 1993pp.115, DM 28

Hammer, St. (a cura di)Widersacher oder Wegbereiter?Ludwig Klages und die Moderne.Materialen der gleichnamigenTagung, die vom 21.-23 Mai1992 in der Martin-Luther-Universität zu Halle/S. stattfandHüthig Verlagsgemeinschaft,marzo-aprile 1993pp.160, DM 28

Hansen, ChadA daoist theory of chinesethought: A philosophicalinterpretationOxford Univ., marzo 1993pp.456, £ 50Nel tentativo di rimuovere le barrierefra filosofia cinese e filosofia mon-diale, il saggio si propone di presen-tare una teoria unificata del pensieroclassico cinese. L’autore si serve deltaoismo come principio unificatorecentrale al posto del confucianesimo.

Hausman, Carl R.Charles S. Peirce’sevolutionary philosophyCambridge Univ., aprile 1993pp288, UK £ 30Il libro si incentra su quattro fonda-mentali concezioni di Peirce: il prag-matismo e il suo sviluppo di Peirce inciò che egli chiama “pragmaticismo”,la sua teoria dei segni, la sua fenome-nologia e la sua teoria secondo laquale la continuità ha un’importanzaprimaria in filosofia.

Heidelberg, MichaelDie innere Seite der Natur.Gustav Th. FechnerswissenschaftlichphilosophischeWeltauffassungKlostermann, marzo-aprile 1993pp.512, DM 138Dopo una ricognizione sulla vita e leopere di Fechner e un’esposizionedella sua teoria anima-corpo, l’autorepassa alla filosofia della scienza edella natura di Fechner, e infine leconclusioni che da ciò ne trae per ilproprio lavoro sulle scienze naturali.

Henry, Granville C.The mechanismand freedom of logicUniversity Press of Americamarzo 1993pp.242, £ 21,95Il libro usa il linguaggio di computerProlog pe rinsegnare una logica pre-dicativa pienamente formale. I lettoridovrebbero imparare il Prolog abba-stanza da esaminare il sistema forma-le della logica, e viceversa, in modo

da poter dimostrare i più importantiteoremi fondamentali della logica.

Hick, JohnDisputed questions: In theologyand the philosophy of religionMacmillan, aprile 1993pp.192, UK £ 35Il libro affronta questioni religioseoggigiorno controverse: se il linguag-gio religioso si riferisca a una realtàtrascendente divina o rifletta soltantoi nostri ideali, se l’esperienza religio-sa sia un terreno solido per la federeligiosa, e se Gesù fosse Dio incar-nato o un uomo particolarmente aper-to allo spirito divino.

Honeygosky, Stephen R.Milton’s House of God:The invisible and visible churchUniversity of Missouri Pressaprile 1993pp.280, UK £ 35,95Un esame del centro ecclesiastico diun campione rappresentativo dellaprosa di Milton, preso da tutto l’arcodella sua vita. L’autore conclude chel’ecclesiologia di Milton dà origine auna nuova forma mitica, derivata dal-la cultura inglese della metà del XVIIsecolo, e pensata per essa.

Hosinki, Thomas E.An introduction to the metaphysicsof Alfred North Whitehead:Stubborn fact and creative advanceRowman & Littlefield, maggio 1993pp.300, UK £ 20,50Un’introduzione alla complessa me-tafisica di Alfred North Whitehead,rivolta allo studente di filosofia. Vivengono spiegati i temi centrali diWhitehead, le idee e la terminologiain modo semplice e lineare. Esempitratti dalla vita quotidiana illustranole implicazioni del suo pensiero per lateologia cristiana contemporanea.

Hottois, GilbertSimondon et la philosophiede la culture techniqueDe Boeck-Wesmael, aprile 1993pp.140, F 125Un saggio su questo filosofo contem-poraneo che tentava di affrontare ilproblema cruciale della dissociazio-ne culturale fra le scienze, le tecnichee le lettere umane e di inventare, perrisolverla, nuovi strumenti concet-tuali.

Howard, Michael - Paret, Peter(a cura di)Klaus von Clausewitz: On warEveryman’s Library, maggio 1993pp.784, UK £ 10,99Pubblicato per la prima volta nel 1832,questo saggio costituisce un tentativooccidentale di interpretare la guerra,in termini delle sue dinamiche internee del suo uso come strumento politi-co. Questa nuova edizione compren-de un commento di Bernard Brodie,ex professore di Scienze Politichealla University of California, LosAngeles, USA.

Hunt, IanAnalytical and dialectical marxismAvebury, aprile 1993

pp.240, UK £ 35Il presente testo usa i metodi e ilrigore analitico del “marxismo anali-tico” per proporre una nuova inter-pretazione dialettica della teoria so-ciale di Marx. Un capitolo sul mate-rialismo dialettico utilizza un model-lo di dialettica per dare un’interpreta-zione dei concetti chiave della teoria.

Hunt, Lester M.Nietzsche and the origin of virtueRoutledge, maggio 1993pp.224, UK £ 12,99Lester Hunt esamina in dettaglioambiti come le idee di Nietzsche suidiritti umani, la sua posizione “anti-politica” e il suo uso insolito dell’ideadi “sperimentazione” come ideale eti-co. Il libro si chiede se le sue ideevadano accettate e usate.

Hurley, MichaelBacharach, Susan(a cura di)Foundations of decisionaltheory: Issues and advancesBlackwell, aprile 1993pp.352, UK £ 17,99Il volume contiene dieci saggi svoltida economisti e filosofi contempora-nei sui fondamenti della teoria deci-sionale. L’introduzione dei curatoripropone una rivisitazione dei princi-pali problemi sollevati dai contributi,e un’esposizione dei maggiori svi-luppi recenti.

Im Hof, UlrichDas Europa der AufklärungC. H. Beck, marzo-aprile 1993pp.280, DM 48L’epoca illuministica è giunta nellastoria come l’”era filosofica”. Con essaha inizio quel progetto di modernitàche ha improntato l’Europa e il mondofino a oggi. Ulrich Im Hof ricostruiscein questo volume un suggestivo pano-rama di questo grande momento dellastoria spirituale europea.

Inwagen, Peter vanMetaphysicsOxford Univ., marzo 1993pp.256, £ 11.95Questo libro di testo è costruito attor-no a tre questioni cruciali: quali sonogli aspetti più generali del mondo;perché esiste il mondo e qual è lanatura e il posto degli esseri razionalinel mondo.

Inwood, Michael (a cura di)Georg Wilhelm Friedrich Hegel:Introductory lectures on aestheticsPenguin Books, maggio 1993pp.240, UK £ 6,99Queste lezioni, tenute a Berlino versoil 1820, sono una classica introduzio-ne all’argomento. Hegel le corredò diuna prefazione con un riassunto delleprincipali dottrine; questa introduzio-ne è divenuta a sua volta un classico,che costituisce anche un prolegome-no al pensiero di Hegel.

Jaffro, Laurent (a cura di) Anthony Ashley Cooper, comtede Shaftesbury: ExercisesAubier, aprile 1993

pp.480, F 290Questi Exercises sono concepiti comeun’opera privata che non si preoccu-pa di proporre una dottrina ma diesercitare il suo autore, uno dei piùgrandi moralisti inglesi del XVII se-colo. Questa tecnica di sé consiste neldisfarsi dei turbamenti delle passionicosì da stabilire in sé, per mezzo diuna disciplina delle rappresentazioni,un’affezione naturale.

Janke, WolfgangVom Bilde des Absoluten.Grundzüge der PhänomenologieFichtesde Gruyter, marzo-aprile 1993pp.569, DM 228Una esposizione completa della filo-sofia di Fichte nelle lezioni sul mani-festarsi dell’assoluto. L’accento vie-ne messo su un perfezionamento del-la filosofia nella differenziazione daHegel, Schelling, Hölderlin.

Jasper, David (a cura di)Postmodernism, literatureand the future of theologyMacmillan, aprile 1993pp.192, UK £ 35Teologi, filosofi, critici letterari estorici delle idee affrontano la que-stione di come la tradizione giudai-co-cristiana di riflessione teologicaabbia sofferto l’emergere della teo-ria e della pratica postmoderna nellaletteratura e nella critica, e l’abbianegoziato.

Jerphagnon, LucienHistoire de la pensée1: Antiquité et Moyen AgeLGF, aprile 1993pp.539, F 65L. Jerphagnon, membro fondatore delCentro internazionale di studi plato-nici e aristotelici, ci guida alle originidel pensiero, del passaggio dal mitoal discorso razionale, sulle tracce del-le grandi personalità e delle grandiscuole.

Johnson, Peter (a cura di)Frames of deceit:A study of the loss and recoveryof public and private trustCambridge Univ., maggio 1993pp.224, UK £ 30 - $ 49,95Un’indagine filosofica sulla naturadella fiducia nella vita pubblica e inquella privata. Vi si esamina il modoin cui la fiducia nasce, viene messa incrisi e in cui la si recupera in caso discontro fra imperfezioni morali e po-litiche.

Jonas, HansPhilosophie. Rückschauund Vorschau am Endedes JahrhundertsSuhrkamp, marzo-aprile 1993pp.44, DM 17,80”Credo d’altra parte nella forza in-ventiva dell’uomo e nella sua astuziavitale, nella sua capacità di vedere, diprogettare, di dominarsi, di elaborarele leggi e di attenervisi. Troverà an-che i mezzi contro ciò di cui è eglistesso la causa.”

Keil, Geert

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NOVITÀ IN LIBRERIA

Kritik des Naturalismusde Gruyter, marzo-aprile 1993pp.430, DM 188Servendosi fra il resto dell’analisi dellametafora, si dimostra che le teorienaturalistiche in sé contengono con-cetti intenzionali in forma nascosta.

Kemp, JohnThe philosophy of KantThoemmes, marzo 1993pp.138, £ 9,99Una sinopsi della filosofia critica diKant, scritta nella speranza che rendala lettura di Kant “un po’ più facile”.Il libro espone le principali tesi dellafilosofia teoretica e pratica di Kant ela sua filosofia del bello e del fine.

Kenny, AnthonyDescartes:A study of his philosophyThoemmes, marzo 1993pp.252, £ 9,99Volto ad aiutare studenti laureati enon laureati nella comprensione dellafilosofia di Descartes, il libro tratta inspecial modo l’epistemologia, la me-tafisica e la filosofia della mente diDescartes.

Kolakowski, LeszekReligionFontana, maggio 1993pp.228, UK £ 6,99Il libro discute gli argomenti pro econtro l’esistenza di Dio, esaminan-do rigorosamente i fondamenti logicidi tutte le principali credenze e noncredenze. Il pensiero ateistico vienemostrato in tutta la sua criticabilità auna solida fede religiosa.

Krawietz, W.Henrik, von Wright, G. (a cura di)Öffentliche oder private Moral?Vom Geltungsgrundeund der Legitimität des Rechts.Festschrift für ErnestoGarzon ValdésDuncker & Humblotmarzo-aprile 1993pp.486, DM 248

Kuhlman, HartmutSchellings früher Idealismus.Ein kritischer VersuchMetzler, marzo-aprile 1993pp.344, DM 58Una ricerca monografica che sotto-pone a esame lo sviluppo del piùoscuro fra tutti gli “idealisti” in rap-porto ai suoi contemporanei, da unpunto di vista non solo sistematico,ma anche storico.

Langthaler, RudolfOrganismus und Umwelt.Die biologische Umweltlehreim Spiegel traditionellerNaturphilosophieWeidmann, marzo-aprile 1993pp.270, DM 68

Larrabee, Mary JeanneAn ethic of care: Feministand interdisciplinaryperspectivesRoutledge, marzo 1993pp.288, £ 12,99Un volume che riunisce contributi

decisivi al vasto dibattito che circon-da la controversa opera di Carol Gil-ligan sulle differenze sessuali nei pro-cessi decisionali. Nel libro vi è ancheun saggio della stessa Gilligan, inrisposta ad alcune critiche che le sonostate rivolte.

Laubier, Patrick de (a cura di)La philosophie d’inspirationchrétienneaprile 1993pp.92, F 70Il volume completa il panorama sullafilosofia di ispirazione cristiana trat-tando filosofi contemporanei di lin-gua tedesca e considerando la filoso-fia medievale come una chiave percomprendere la modernità.

Lauth, ReinhardTranszendentale Durchdringungder Philosophie und des LebensArs una, marzo-aprile 1993pp.400, DM 138Reinhard Lauth, promotore e curato-re della monumentale opera comple-ta di J. G. Fichte dell’AccademiaBavarese delle Scienze va annovera-to fra i più competenti conoscitorimondiali della filosofia trascenden-tale (Immanuel Kant, J. G. Fichte). Iltesto proposto contiene in diversi sin-goli saggi la summa degli sforzi filo-sofici dell’autore.

Levinas, EmmanuelDieu, la mort et le tempsGrasset, maggio 1993pp.250, F 115Il volume comprende da una parte un“dialogo” con grandi filosofi comeHeidegger o Aristotele sul concettodi morte e di tempo, e dall’altra unaricerca stringente sul tema del “nome”o del “concetto” divino.

Liske, Michael-Th.Leibniz’ Freiheitslehre.Die logisch-metaphysischenVoraussetzung von Leibniz’sFreiheitstheorieMeiner, marzo-aprile 1993pp.308, DM 128Il presente volume ricostruisce le le-zioni di Leibniz sulla libertà sullabase dei principi ontologici di unità edi differenza graduale e ne dimostrala coerenza.

Lloyd, G.E.R. (a cura di)Methods and problems in Greekscience: Selected papersCambridge Univ., aprile 1993pp.472, UK £ 15,95La presente raccolta di articoli sullascienza greca contiene 15 dei piùimportanti scritti pubblicati da G. E.R. Lloyd in questo ambito a partiredal 1961, oltre a tre articoli inediti.Gli argomenti spaziano in tutte learee e in tutti i periodi della scienzagreca, fra cui l’astronomia, la cosmo-logia e la biologia.

Locke, JohnOf the conduct of the understanding(From the “Posthumous works”)Thoemmes, marzo 1993pp.160, £ 12,99In questa opera incompiuta Locke

aveva appena iniziato ad affrontarel’argomento dell’”etica della fede”.Ogni uomo, egli dice, dovrebbe ac-cordare il proprio assenso esclusiva-mente in base all’evidenza, massimapiù semplice da pronunciare che dacapire, e più semplice da capire cheda mettere in pratica.

Lohmann, G. (a cura di)Zur Philosophie der GefühleSuhrkamp, marzo-aprile 1993pp.360, DM 26

Longrigg, JamesGreek rational medicine:Philosophy and medicinefrom Alcmaeon to the AlexandriansRoutledge, maggio 1993pp.288, UK £ 40Il testo esamina gli importanti rap-porti fra filosofia e medicina nell’an-tica Grecia e successivamente e nerivela i significati per la pratica e lateoria contemporanea occidentale.

Lotz B., JohannesEsperienza trascendentaleVita e Pensiero, maggio 1993pp.372, L.72.000Con questo libro Lotz si volge achiarire la problematica dell’espe-rienza e dei suoi livelli di realizza-zione. In tal senso l’esperienza on-tica è distinta dall’esperienza tra-scendentale con i suoi gradi (eide-tica, ontologica, metafisica, reli-giosa), i quali si ottengono con unprocesso d’interiorizzazione.

Lübbe, HermannGeschichtsphilosophie:Verbliebene FunktionenPalm & Enke, marzo-aprile 1993pp.32, DM 18

Lucas, J.R.ResponsibilityClarendon, aprile 1993pp.288, UK £ 30Il volume presenta un’ampia e acces-sibile discussione della responsabili-tà in vari ambiti della vita umana,dalle relazioni personali e sessualialla politica. J. R. Lucas discute lalibertà della volontà, critica l’utilita-rismo e offre una guida dell’utentealle teorie correnti della punizione.

Lyman, Rebecca J.Christology and cosmology:Models of divine activityin Origen, Eusebiusand AthanasiusClarendon, maggio 1993pp.200, UK £ 25Il libro propone una nuova interpreta-zione del rapporto fra il pensiero gre-co e l’antica teologia cristiana analiz-zando l’opera di tre pensatori fonda-mentali: Origene, Eusebio e Atana-sio. L’autore fa una valutazione delleloro idee su Cristo e la redenzione e leconfronta alle idee contemporanee.

MacBeath, MurrayLe Poidevin, Robin (a cura di)The philosophy of timeOxford Univ., marzo 1993pp.232, £ 8,95

Il libro presenta una serie di lettureche introducono agli argomenti cen-trali della filosofia del tempo. Due deisaggi sono stati scritti appositamenteper questo volume. I curatori riassu-mono il retroterra del dibattito e di-mostrano come le questioni della fi-losofia del tempo siano legate ad altrebraqnche della filosofia.

MacNiven, DonCreative moralityRoutledge, maggio 1993pp.256, UK £ 10,99Un esame filosofico dei dilemmimorali. Il libro analizza i sistemi eticisu cui sono basate le nostre decisionimorali e propone una teoria eticaampia per l’interpretazione dei mo-derni problemi morali.

Malebranche, NicolasAbhandlung von Naturund der GnadeTrad.a cura di S. EhrenbergMeiner, marzo-aprile 1993pp.260, DM 48Prima traduzione tedesca della se-conda edizione del 1712 con note altesto e alla bizzarra terminologia diMalebranche e con un’introduzionesistematica.

Marcus, Ruth BarcanModalities:Philosophical essaysOxford Univ., marzo 1993pp.288, £ 30Una raccolta degli scritti più impor-tanti di questa filosofa e logica ame-ricana, che comprende i suoi influentiprimi scritti sulla logica modale e lasua opera più recente sulla filosofiamorale e la razionalità.

Marquardt, UdoDie Einheit der Zeitbei AristotelesKönigshausen & Neumannmarzo-aprile 1993pp.214, DM 58

Marten, RainerLebenskunst.Ein philosophischer EntwurfW. Fink, marzo-aprile 1993pp.280, DM 58”Arte di vivere”: questo è il progettocomplessivo della filosofia praticacome etica di una vita ben riuscita,più precisamente la rappresentazioneconcreta di una nuova Caritas: dellavita come inutilità liberamente utile eutilizzabile.

Martin, Jean-CletVariations: la philosophiede Gilles DeleuzePayot, maggio 1993pp.264, F 135Questo saggio, una spiegazione del-l’opera di Deleuze, non vuole ambireallo status di commento; Deleuze sipuò dire che non si presti a questoesercizio. Il termine “variazione” èun concetto nodale nel filosofo; iltesto rappresenta, nella sua forma e

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NOVITÀ IN LIBRERIA

nelle sue tesi, una sorta di piega del-l’opera, ossia una sorta di libro diDeleuze, soprannumerario.

Mautner, Thomas (a cura di)Francis Hutcheson: Two textson human natureCambridge Univ., maggio 1993pp.240, UK £ 30Francis Hutcheson (1694-1746) è sta-to il primo importante filosofo dell’il-luminismo scozzese. I due saggi pre-sentati in questo volume si riferisco-no alla sua fiducia nell’esistenza diun senso morale e discutono la popo-lare teoria che la moralità altro nonsia che la prudente ricerca del propriointeresse.

Mayer, HansWalter Benjamin.Congetture su un contemporaneoGarzanti, giugno 1993pp.84, L. 16.500Ripercorrendo le tappe di quella checonsidera un’esistenza “romantica-mente” fallimentare ma non per que-sto improduttiva, Mayer sottolinea lacontraddizione tra «la fama universa-le postuma di Benjamin, la scrupolo-sa edizione di tutta la sua ereditàspirituale, l’investigazione puntualedella sua vita...».

McConica, JamesQuinton, Lord AnthonyKenny, Sir Anthony - Burke, PeterRenaissance thinkers:Erasmus, Bacon, Moreand MontaigneOxford Paperbacks, aprile 1993pp.480, UK £ 9,99Il presente volume contiene studi bio-grafici di quattro dei più importantiautori filosofici del Rinascimentoeuropeo. Vi si spiega come tutti aves-sero letto i classici dell’antica Greciae di Roma e fossero convinti che leidee dell’antichità pagana conservas-sero il proprio valore anche nell’eracristiana.

Mill, John StuartThree essays on religionThoemmes, marzo 1993pp.314, £ 14,99Tre saggi del filosofo inglese JohnStuart Mill, nei quali egli esprime lesue idee sulla religione.

Mill, John StuartAuguste Comte and the positivismThoemmes, aprile 1993pp.202, UK £ 14,99Saggio e critica di John Stuart Milldella dottrina positivistica propostada Auguste Comte, dove egli sottoli-nea i difetti e propoe modifiche.

Miller, CeciliaGiambattista Vico:Imagination and historicalknowledgeMacmillan, maggio 1993pp.260, UK £ 40Questa analisi testuale degli scrittiteoretici di Giambattista Vico mettel’accento sulle sue prime opere, teo-rie del linguaggio e della società.L’importanza fondamentale di Viconella storia delle idee europee sta

nelle sue concezioni fortemente anti-cartesiane, anti-francesi e anti-illu-ministiche.

Moore, A. W. (a cura di)The theory of meaningOxford Univ., marzo 1993pp.320, £ 9,95Parte della collana “Oxford Readingsin Philosophy”, il presente volumepropone una scelta degli scritti piùimportanti nel dibattito sulla naturadel senso e del referente iniziato 100anni fa con il saggio di Frege “Senso ereferente”, argomento che si trova alcentro della filosofia del linguaggio.

Morin, EdgarLe idee: habitat, vitaorganizzazione, usi e costumiFeltrinelli, giugno 1993pp. 336, L. 50.000Le idee è il quarto volume dell’operapiù impegnativa di Morin, sociologoe filosofo molto noto e apprezzatosoprattutto negli ambienti ecologistio comunque sensibili ai problemi diuna politica “planetaria” più umana eattenta alle interrelazioni con l’am-biente. In questo capitolo della suafilosofia del “Metodo”, il filosofo tirale fila della sua indagine, affrontandoil tema del “mondo delle idee” inmodo originale, trattando le idee comeorganismi. esaminandole dal puntodi vista della loro autonomia e dipen-denza dalla mente umana.

Münch, DieterIntention und Zeichen.Untersuchungen zu Franz Brentanound zu Edmund Husserls FrühwerkSuhrkamp, marzo-aprile 1993pp.330, DM 42

Mure, G. R. G.The philosophy of HegelThoemmes, marzo 1993pp.224, £ 12,99Secondo l’autore, la concezione dellafilosofia di Hegel era storica ed evo-lutiva nel senso ampio del termine. Inquesto libro l’autore esprime le sueidee sulla filosofia di Hegel.

Nagel, T. (a cura di)Experimental and theoreticalstudies of consciousnessJohn Wiley and Sons, marzo 1993pp.350, £ 45Una panoramica complessiva deiproblemi di coscienza, con una rac-colta di saggi che prendono in esa-me diverse prospettive: psicologi-ca, neuropsicologica e filosofica.,Il testo comprende un dibattito suimeriti relativi delle differenti teo-rie della coscienza.

Nagel, ThomasI paradossi dell’uguaglianzaIl Saggiatore, maggio 1993pp.232, L. 42.000In questo libro Nagel chiarisce la na-tura del conflitto tra il punto di vistadell’individuo e quello della colletti-vità, cercando di conciliarli con una

originale proposta: scindere, nell’in-dividuo, il punto di vista personale daquello impersonale.

Nam-in LeeEdmund Husserls Phaenomenologieder IstinktKluwer Academic, marzo 1993pp.288, £ 80Una ricostruzione della “Phaenome-nologie der Istinkt” dall’opera pub-blicata e dai manoscritti inediti diHusserl. Vi si possono vedere le im-plicazioni di quel testo per il sistemafenomenologico e si conclude che lafenomenologia trascendentale nonpuò più essere considerata una filoso-fia della coscienza a una sola faccia.

Nancy, Jean-LucLa partizione delle voci.Verso una comunitàsenza fondamentiRizzoli, giugno 1993pp.108, L. 20.000L’ermeneutica non è immediata in-terpretazione di un dato ma il darsistesso dell’essere. Ma poiché ogniinterpretazione è singolare, il senso siannucia non nel significato, ma nellesingole voci degli uomini.

Negrotti, MassimoPer una teoria dell’artificialeFrancoAngeli, giugno 1993pp.160, L. 25.000L’impiego di certi aggettivi, nellanostra cultura, è fondato su una se-mantica incerta o, a volte, su unadiffusa ma irriflessa nozione di sensocomune. Artificiale è sicuramente unodi questi. La sua definizione è quasisempre negativa (non naturale) op-pure genericamente assimilata a quel-la di teconologia (fatto dall’uomo).Scopo di questo volume è di presen-tare le ragioni che inducono a porrel’artificiale al centro di una indagineteorica che ne definisca la fisiono-mia, le differenze, i comportamenti,nonché le possibili co-evoluzioni cul-turali.

Niemann, Hans-J.Die Strategie der Vernunft.Rationalität in Erkenntnis.Moral und MetaphysikVieweg, marzo-aprile 1993pp.250, DM 80Al relativismo moderno e postmo-derno si contrappone un concettouniversalistico di ragione: con quellastessa ragione che nella conoscenzadecide fra “giusto” e “sbagliato”, di-vengono obiettivamente condivisibi-li anche le decisioni morale e persinometafisiche.

Noonan, Harold (a cura di)Personal identityDartmouth, maggio 1993pp.520, UK £ 60Questa opera filosofica, che esplora ilconcetto di identità personale, com-prende una trattazione del futuro, delpassato, dell’importanza dell’identi-tà di sé, della bisezione cerebrale edell’unità della coscienza, del fluire

della coscienza, della razionalità, deltimore della morte, della memoria ealtro ancora.

Nussbaum, Martha - Amartya Sen(a cura di)The quality of lifeClarendon, marzo 1993pp.464, £ 45Economisti e filosofi di spicco af-frontano il problema di definire emisurare la qualità della vita. Recentisviluppi nella definizione filosoficadel benessere vengono discussi e le-gati a questioni pratiche.

Oakley, JustinMorality and the emotionsRoutledge, maggio 1993pp.264, UK £ 12,99Recenti teorie filosofiche e psicolo-giche vengono attaccate; l’autore so-stiene che una reale comprensionedelle emozioni rivela il ruolo fonda-mentale che esse giocano nella vitamorale.

Oesterreich, P. (a cura di)Person und Sinnerfahrung.Philosophische Grundregelnund interdisziplinärePerspektiven. Festschriftfür Georg Scherer zum 65.GeburtstagWissenschaftl. Buchges.,marzo-aprile 1993pp.320, DM 69La prima parte espone una questioneimportante sull’etica e sul fondamen-to morale. La seconda parte contienesaggi sulla fenomenologia dell’espe-rienza significativa o su quella del-l’assurdo in Cusano, Fichte, Nietz-sche, Husserl, Heidegger e altri. Laterza parte approfondisce le teorie fi-losofiche negli aspetti interdisciplina-ri.

Ogien, RuwenUn portrait logique et moralde la haineEclat, aprile 1993pp.68, F 60R. Ogien dimostra qui che l’odio èuna relazione che possiede una sualogica e che “se l’odio è ripugnantenon è certo perché è irrazionale”, maperché è intrinsecamente malvagio.

Ollman, BertellDialectical investigationsRoutledge, marzo 1993pp.208, £ 12,99Il libro offre agli studenti un’introdu-zione di base alla dialettica, unita aun’importante esposizione delle sueapplicazioni a una vasta gamma difenomeni storici e sociali. In questovolume Bertell propone anche sei stu-di approfonditi di esempi di applica-zione del metodo dialettico.

Ortes, GiammariaUn “filosofo” venezianodel SettecentoLeo S.Olschki, maggio 1993pp.310, L. 46.000La varietà degli interessi dell’abateveneziano sia nell’ambito delle scien-ze fisico-matamatiche che sul fronte

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NOVITÀ IN LIBRERIA

delle scienze dell’uomo, si ricondu-cono ad un discorso unico e coerentegrazie all’avvincente ricostruzione delsuo pensiero.

Otte, M. - Pätzold, D.(a cura di)Modellfunktionen der PhilosophieMeiner, marzo-aprile 1993pp.161, DM 32La filosofia ci mette di fronte all’evi-denza che tutte le teorie in senso fortedell’oggettività del soggettivo sonosubordinate e dunque quanto si possarendere trasparente tale oggettività.Le scienze ci danno informazioni esapere, la filosofia un orientamento.

Page, Banjamin G. (a cura di)Marxism and spirituality:An international anthologyBergin & Garvey, aprile 1993pp.248, UK £ 44,95Il volume rappresenta un passo versol’esplorazione della dimensione del-la spiritualità nel pensiero marxista.Gli autori, sia marxisti che non marxi-sti, provenienti da diversi paesi, ri-flettono su problemi quali le implica-zioni spirituali del marxismo e la suacritica del determinismo economico,l’alienazione e altro ancora.

Palmquist, Stephen R.Kant’s system of perspectives:An architectonic interpretationof the critical philosophyUniversity Press of America,marzo 1993pp.490, £ 51,95Tentativo rivoluzionario di dimostra-re l’alto grado di coerenza sistematicadi tutto il progetto filosofico di Kant.Usando il “principio della prospetti-va” come strumento tecnico, l’autorerivela che le teorie dell’opera di Kantsono l’elaborazione architettonica diuna sola idea.

Patella, GiuseppeGracián o della perfezioneStudium, giugno 1993pp.224, L. 24.000Monografia filosofica sintetica edesaustiva, il volume prende in esamel’opera e il pensiero del gesuita spa-gnolo del Seicent, Baltasar Gracián,secondo una interpretazione appun-tata sull’analisi delle complesse evariegate forme della cultura baroc-ca. Il volume si avvale inoltre diun’ampia sezione antologica in cuivengono tradotti, alcuni per la primavolta, brani da vari testi gracianiani.

Peirce, Charles SandersReasoning and the logic of thingsHarvard Univ., marzo-aprile 1993pp.610, $ 27Il libro fornisce al lettore l’unico re-soconto noto completo del filosofosulla propria opera. Il volume includeuna serie di lezioni tenute a Cambri-dge, Massachusetts, nel 1898.

Penzo, GiorgioNietzsche allo specchioLaterza, giugno 1993pp.250, L. 27.000Dagli anni della sua formazione edegli studi, alla docenza universita-ria, alle lunghe peregrinazioni che

precedono un declino inesorabile.L’interpretazione del nuovo rapportoche, partendo dalla crisi del pensierometafisico tradizionale, il filosofoinstaura tra conoscenza e verità.

Perry, John”The problem of essentialindexical” and other essaysOxford Univ., aprile 1993pp.352. UK £ 32Una raccolta di saggi che discutealcuni aspetti delle idee dell’au-tore sulla filosofia del linguag-gio e sulla filosofia della mente.Egli riflette sui problemi legatialla “credenza autolocativo”, conpronomi dimostrativi come “io”e “questo”.

Pettit, PhilipThe common mind:An essay in psychology,society and politicsOxford Univ., aprile 1993pp.256, UK £ 30Il presente trattato sostiene un modooriginale di dividere gli esseri sen-zienti, in particolare gli umani, daaltri sistemi intenzionali, sia naturaliche artificiali, appoggiando una vi-sione di individualismo olistico e trat-teggiando una nuova cornice per lateoria sociale e politica.

Pettit, Philip (a cura di)ConsequentialismDartmouth, aprile 1993pp.500, UK £ 60L’opera affronta tutti gli aspetti delconsequenzialismo, comprendendol’utlitarismo, l’alienazione e la richie-sta di moralità, il consequenzialismorestrittivo, le azioni alternative, unaguida oggettivista al valore soggetti-vo, il lavoro recente nei limiti del-l’obbligo, e altro ancora.

Pfordten, Dietmar v. d.Deskription, Evaluation,Präskription. Trialismusund Trifunktionalismusals sprachliche Grundlagenvon Ethik und RechtDuncker & Humblotmarzo-aprile 1993pp.474, DM 118

Pighetti, CleliaAtomi e lumi nel mondo spagnoloFranco Angeli, giugno 1993pp.176, L. 22.000Il volume intende restituire alla criti-ca storiografica un periodo apparen-temente oscuro della cultura spagno-la: il secondo Seicento e i primi de-cenni del Settecento.

Plantinga, AlvinWarrant and proper functionOxford Univ., marzo 1993pp.272, £ 15,95Il professor Plantinga è famoso perinsigni opere nel campo dell’episte-mologia e della filosofia della religio-ne. In questo volume associato a“Warrant: The current debate” Plan-tinga elabora un approccio originaleal problema di cosa legittimi le vereopinioni facendone un sapere.

Plantinga, AlvinWarrant: The current debateOxford Univ., marzo 1993pp.256, £ 15,95Il professor Plantinga è famoso perinsigni opere nel campo dell’episte-mologia e della filosofia della religio-ne. In questo libro e in quello che loaccompagna, “Warrant and properfunction”, Palntinga mette insieme isue aspetti del suo lavoro.

PlatoThe last days of SocratesPenguin Books, maggio 1993pp.272, UK £ 5,99Socrate passò tutta la sua vita ad ana-lizzare questioni etiche. Il presentevolume comprende l’Eutifrone,L’apologia, il Critone e il Fedone.

Potrc, M. - Jerman, F. et al.(a cura di)Analytical philosophy.Brentano, Russel, WittgensteinVlg. J.H. Röll, marzo-aprile 1993pp.158, DM 36I saggi contenuti nel libro trattano ifondamenti della filosofia analitica inRussel e Wittgenstein, nonché la loroinfluenza sulla psicologia e la filoso-fia attuali.

Potter, Vincent G.Colapietro, VincentReadings in epistemology:From Aquinas, Bacon, Galileo,Descartes, Locke, Hume and KantFordham Univ., marzo 1993pp.300, £ 11,95Le opere qui raccolte provengonoprincipalmente dagli empiristi ingle-si. Ognuna di esse è inserita nel suocontesto storico e i vari brani seguonouna progressione di sviluppo logico,da Locke a Berkeley a Hume. Allafine di ogni capitolo compaiono do-mande di studio, volte a stimolare ladiscussione.

Potter, Vincent G., (a cura di)On understanding understanding:A course textFordham Univ., marzo 1993pp.232, £ 11,95Il libro si propone di costituire un’in-troduzione di base alla ricerca filoso-fica su questioni di epistemologia e difamiliarizzare il lettore con il periodostorico europeo noto come Illumini-smo. Per stimolare ulteriori riflessio-ni, alla fine di ogni capitolo vengonoincluse domande di studio.

Prandi, Julie D.”Dare to be happy!”: A studyof Goethe’s ethicsUniversity Press of America,aprile 1993pp.238, UK £ 35,50Il testo esplora l’etica della felicità diGoethe e i temi della rassegnazione alsuo interno. Prandi si serve di Lucre-zio e Spinoza come modelli di in-fluenza sulla “morale naturale” diGoethe, prendendo in considerazionei punti di contatto fra i tre nelle rispet-tive definizioni di ciò che rende lepersone razionalmente felici.

Prauss, Gerold

Die Welt und wir.Band I/2: Raum - SubstanzKausalitätMetzler, marzo-aprile 1993pp.480, DM 78”Con la sua comprensione della ri-flessione filosofica e con la sua inter-pretazione monistica dell’intenziona-lità, Prauss ha scelto una via idealisti-ca. Spazio e tempo divengono dueforme della ragione”.

Quilliot, RolandLa libertéPUF, aprile 1993pp.128, F 40La libertà, miraggio o vocazione fon-damentale dell’essere umano? Il pro-blema del libero arbitrio, l’uomo li-bero, la libertà socio-politica.

Ramsey, BennettSubmitting to freedom:The religious visionof William JamesOxford Univ., aprile 1993pp.208, UK £ 19,50Una nuova analisi e interpretazionedelle idee religiose del filosofo ameri-cano del XIX secolo William James.

Ripani, GrazianoParola e ascoltoMorcelliana, giugno 1993pp.134, L. 15.000L’interpretazione della Parola bibli-ca attraverso un confronto critico conHeidegger, Rosenzwieg, Gadamer,Lévinas.

Robinson, Howard (a cura di)Objections to physicalismClarendon, marzo 1993pp.288, £ 32,50Questi saggi mettono in crisi l’ade-guatezza delle teorie materialiste con-temporanee nella filosofia della men-te. Le forme di materialismo qui di-scusse sono state l’avanguardia delrecente dibattito, ma si dimostra chequeste teorie affrontano problemi for-midabili.

Roser, A. - Mohrs, T.(a cura di)Kant-Konkordanz. Zu den WerkenImmanuel Kants.Bände I-IX :der Ausgabeder Preußischen Akademieder WissenschaftenWeidmann, marzo-aprile 199310 voll. pp.7000, DM 198

Rosset, ClémentLe réel et son double:essai sur l’illusionGallimard, aprile 1993pp.144, F 25,50Il reale non viene accettato che a certecondizioni; se è spiacevole, un arre-sto di percezione mette la coscienzaal riparo da ogni spettacolo indeside-rato. Nell’illusione la cosa è spostata,messa altrove. Questo saggio si pro-pone di illustrare il legame fra l’illu-sione e il doppio, a dimostrare che lastruttura dell’illusione non è altro chela struttura paradossale del dubbio.

Rössler, B. (a cura di)Quotierung und Gerechtikeit.

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NOVITÀ IN LIBRERIA

Eine moraliphilosophischeKontroverseCampus, marzo-aprile 1993pp.220, DM 38Il dibattito sul diritto della regola-mentazione per le citazioni finora èstato da noi condotto esclusivamentea livello politico o giuridico. Fonda-mentale dunque è la domanda se siagiusto che se ne riconosca una legitti-mità anche morale. Negli Stati Unitigià da più di vent’anni è in corso unsimile dibattito filosofico morale suifondamenti della regolamentazionesulle citazioni.

Rota, GiancarloPensieri discretiGarzanti, giugno 1993pp.198, L. 35.000Il volume raccoglie le tappe essenzia-li del percorso intellettuale di un ma-tematico che è riuscito a coniugare laricerca scientifica e la speculazionefilosofica.

Rotenberg, MoredechaiDialogue with deviance:The hasidic ethic and the theoryof social contractionUniversity Press of America,aprile 1993pp.283, UK £ 16,95Uno studio derivato, e basato, sul-l’etica giudaico-hassidica. Partendodal concetto cabalistico-hassidico dicontrazione, l’autore dimostra che nonsi tratta di una costruzione personale-sociale, ma di un’autocontrazionesociale che spiega come si sviluppa-no l’”è” e il “dovrebbe” della società.

Ruben, David-Hillel (a cura di)ExplanationOxford Univ., maggio 1993pp.328, UK £ 9,95Parte della collana “Oxford Readingsin Philosophy”, questo volume pre-senta una selezione dei più importantiscritti recenti sulla natura della spie-gazione. Vi viene trattata un’ampiagamma di argomenti, dalla filosofiadella scienza al terreno filosofica-mente centrale della teoria della co-noscenza.

Runzo, Joseph (a cura di)Is God real?Macmillan, maggio 1993pp.288, UK £ 40Una raccolta di saggi che affronta ildibattito contemporaneo sul realismoteologico. Esiste una realtà divina,trascendente, indipendente dal pen-siero umano? Con saggi di importantiautori, schierati da una parte e dall’al-tra della questione, il libro costituisceun dialogo fra realisti e non realisti.

Russ, Jaqueline (a cura di)Histoire de la philosophie -1: Les pensées fondatricesArmand Colin, aprile 1993pp.192, F 69Il volume tratta la filosofia antica emedievale in tre ambiti: il pensierooccidentale, l’Islam, il pensieroorientale.

Saint-Girons, Baldine

Fiat luxQuai Voltaire, aprile 1993pp.624, F 310Un saggio filosofico sul sublime, il-lustrato da numerose fotografie.

Salla, Giovanni B.Gewissensentscheidung.Philosophisch-theologischeAnalyse von Gewissenund sittlichem WissenTyrolia-Vlg., marzo-aprile 1993pp.144, DM 29

Samely, AlexanderSpinozas Theorie der ReligionKönigshausen & Neumannmarzo-aprile 1993pp.108, DM 32L’esposizione tenta di abbozzare unavisione chiara e complessiva dellateoria della religione di Spinoza e alcontempo di documentare e di mette-re in rilievo gli elementi di questateoria all’interno dell’opera, in parti-colare dell’Etica e del Trattato teolo-gico-politico stesso.

Sarup, MadanAn introductory guideto post-structuralismand post-modernismHarvester Wheatsheaf, aprile 1993pp.240, UK £ 10,45Pensato per i corsi pre-laurea di teoriaculturale, di studi culturali e di filoso-fia contemporanea, il libro introducealla teoria post-strutturalista e postmo-derna. Vi si discute di concetti quali ilpost-strutturalismo e il postmoderni-smo, con sezioni sulle critiche fem-ministe a Lacan e a Foucault.

Sauvanet, PierreL’insuEd. du Cavalier vert, maggio 1993pp.240, F 120”Ogni inizio era una maturazione clan-destina.” Così comincia l’analisi clan-destina della non-coscienza. Un nuo-vo sguardo filosofico sul concetto diinconscio.

Saviani, LucioVoci di confine.Il limitee la scritturaRipostes, giugno 1993pp.129, L. 15.000Intorno al concetto di limite, comeparadossale “non luogo” del pensieroche però scuote il pensiero stesso co-stringendolo ad interrogarsi su di esso,l’Autore propone una suggestiva ri-flessione che si attesta “al limite” trainterrogazione filosofica e letteratura,servendosi di una scrittura mobile edavvolgente che rispecchia fino in fon-do l’ampiezza semantica del tema.

Schaal, Jean-FrançoisLes corps: cours préparation HECEllipses-Marketing, maggio 1993pp.190, F 95Da Spinoza a Merleau-Ponty, le di-verse analisi del corpo. Uno studiodel tema in vista della prova di culturae di scienze umane dei concorsi HEC.

Schelling, F.W.J.Systemof transcendental idealism

University Press of Virginiamaggio 1993pp.284, UK £ 13,50Traduzione inglese del Sistema del-l’idealismo trascendentale di F. W. J.Schelling, probabilmente la sua piùimportante opera filosofica. Testocentrale nella storia dell’idealismotedesco, la sua prima pubblicazionein Germania avvenne nel 1800. Vi sipuò trovare la sua filosofia dell’arte,che influenzò l’opera di Coleridge.

Schérer, RenéZeus hospitalier:éloge de l’hospitalité:essai philosophiqueArmand Colin, maggio 1993pp.208, F 125L’ospitalità è una virtù, un costume,una semplice sopravvivenza, inutilee cancellata, nelle nostre società retteda uno stato di diritto? Invece di col-tivarla, il nostro tempo si volge versoaltre urgenze. Tuttavia Kant vi havisto il primo e unico principio deldiritto internazionale.

Schlette, Heinz R.Weltseele. Geschichteund HermeneutikKnecht, marzo-aprile 1993pp.240, DM 68

Schmitz, HermannDie entfremdete Subjektivität.Von Fichte zu HegelBouvier, marzo-aprile 1993pp.320, DM 95Il testo intraprende una ridefinizionedei significati storici dell’idealismotedesco, che non sta tanto nella solu-zione, quanto nella scoperta di unproblema, da allora divenuto virulen-to e infiltratosi in lungo e in largonell’immagine di sé dell’uomo. Sitratta del problema di un allontana-mento della soggettività.

Schmitz, HermannDie LiebeBouvier, marzo-aprile 1993pp.222, DM 58L’amore viene definito da Schmitzalla luce della sua nuova fenomeno-logia come situazione comune colmadi un’atmosfera che come sensazioneè una forma centrata nell’ambito po-etico e (eventualmente) un punto diancoraggio e che si avverte nello stu-pore amoroso-affettivo.

Schopenhauer, ArthurAforismi per una vita saggiaRizzoli, giugno 1993pp.288, L. 12.000Un trattato su come percorrere lo sco-sceso sentiero della vita senza faretroppe cadute e senza sprecare il pro-prio tempo per le cose futili.

Schröder, Winfried (a cura di)Anonymus:Traktat über die drei Betrüger.Traité des trois imposteursMeiner, marzo-aprile 1993pp.168, DM 68Il leggendario trattato sui tre impo-stori (Mosè, Gesù e Maometto) vaannoverato fra i testi chiave più im-

portanti dell’illuminismo francese. Loscritto segna il passaggio dalla criticarazionale alla religione al successivoateismo nella filosofia dell’epocamoderna.

Schultess, PeterAm Ende Vernunft-Vernunftam Ende?Die Frage nach dem “logos”bei Platon und WittgensteinAcademia-Vlg., marzo-aprile 1993pp.159, DM 29,50

Seebass, GottfriedWollenKlostermann, marzo-aprile 1993pp.380, DM 98Il libro costituisce la prima parte di unpiù ampio progetto filosofico di ricer-ca sul concetto di “responsabilità giu-ridica”, pensato metaeticamente, chedovrebbe offrire un parametro di giu-dizio per determinate idee di “respon-sabilità” morale o di diritto.

Shaftesbury, Anthony AshleyCooper (comte de)ExercisesTrad. di L. JaffroAubier, marzo 1993pp.480, F 290Questi Esercizi sono concepiti comeun’opera privata che non si preoccu-pa di fornire una dottrina, ma di eser-citare il suo autore, uno dei più grandimoralisti inglesi del XVII secolo.Questa tecnica di sé consiste nel di-sfarsi del perturbamento delle passio-ni così da stabilire in se stessi, permezzo di una disciplina della rappre-sentazioni, un’affezione naturale.

Shankman, A.Aristotle’s “De insomniis”:A commentaryE. J. Brill, marzo 1993pp.160, £ 4,95Un commento al testo del trattato sulsogno di Aristotele. L’autore trattariga per riga le specifriche questioneesegetiche e filosofiche sollevate dal-lo scritto e mette in relazione l’analisidel sogno di Aristotele con la suateoria della percezione e dell’imma-ginazione e con la sua filosofia dellamente.

Singer, PeterA companion to ethicsBlackwell, marzo-aprile 1993pp.560, £ 16Un volume di saggi di alcuni dei piùinsigni filosofi, che passa in rassegnatutto il campo dell’etica dalle sueorigini, attraverso le grandi tradizionietiche fino alle teorie che ci diconocome dovremmo vivere, sviluppandospecifiche questioni etiche e discu-tendo la natura dell’etica stessa.

Singer, Peter - Kuhse, HelgaBuckle, Stephen - Dawson, KarenKasimba, PascalEmbryo experimentationCambridge Univ., marzo 1993pp.279, £ 11,95Gli sviluppi sulla tecnologia ripro-duttiva sono stati nuovi fin dalla na-scita del primo bambino fecondato inprovetta, nel 1978. Ma, si chiede que-

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sto libro, la sperimentazione sull’em-brione è eticamente accettabile? Qualè lo status morale dell’embrione uma-no? E come dovrebbe affrontare laquestione una società democratica?

Skorupski, JohnKnowles, Dudley(a cura di)Virtue and taste: Essays onpolitics, ethics and aestheticsBlackwell, maggio 1993pp.256, UK £ 45Il volume contiene due dei saggi diFlint Schier sulla rappresentazionenell’arte e nella libertà, pubblicati perla prima volta. Del libro fanno parteanche contributi di amici e colleghiimpegnati su questi temi, come quel-lo di Malcolm Budd sul modo in cuiosserviamo le immagini e quello diPeter Lamarque sui romanzi.

Solomon, Robert C.Higgins, Kathleen (a cura di)From Africa to Zen:Invitation to world philosophyRowman & Littlefield, marzo 1993pp.360, £ 24,95Questa raccolta si propone di fornireun’introduzione ad alcuni grandi espesso trascurate tradizioni filosofi-che mondiali. Mentre alcuni paesi han-no lunghe tradizioni filosofiche scrit-te, in altri la filosofia è affidata allapoesia, alla mitologia e ai raccontipopolari.

Sondag, Gérard (a cura di)Duns Scot: Le principed’individuationVrin, aprile 1993pp.217, F 158Il testo qui proposto si interroga sucosa sia che fa di un individuo ciò cheegli è. Né la materia, in opposizionealla forma, né il numero, né il legamene spiegano la singolarità. Con questateoria egli si oppone a san Tommasosul problema dell’individualità.

Sorman, GuyDenker unserer Zeit.28. Gespräche mit I. Berlin,

B. Bettelheim, M. DjilasE. Gombrich, Fr. von Hayek,C. Lévi-Strauss, O. Paz,K. Popper, E. Teller e altriList, marzo-aprile 1993pp.448, DM 44

Sosa, Ernest - Tooley, Michael(a cura di)CausationOxford Univ., marzo 1993pp.264, £ 8,95Il volume presenta una selezione deipiù influenti dibattiti recenti sulla fon-damentale questione metafisica: Co-m’è possibile che un evento ne causiun altro? L’argomento della causa-zione conduce a molti altri, quali iltempo, la spiegazione, gli stati men-tali, le leggi di natura e la filosofiadella scienza.

Spangler, Mary MichaelAn aristotelian approachUniversity Press of America,maggio 1993pp.284, UK £ 25,50Il testo si basa sui modelli naturali delpensiero umano così come vengonoanalizzati nella logica formale di Ari-stotele. In esso vengono presentatesoltanto le regole basilari necessariealla definizione, al giudizio e al ragio-namento. L’autrice delinea una pro-pria presentazione e fornisce esempifamiliari.

Stäblein, R. (a cura di)MoralElster, marzo-aprile 1993pp.200, DM 30Paul Virilio, Jean Baudrillard, Tho-mas H. Macho, Mona Singer, UweWesel e altri ancora aprono in questolibro un dibattito internazionale sullepossibilità della morale oggi.

Stachowiak, H. (a cura di)Sprachphilosophie,Sprachpragmatikund formative PragmatikMeiner, marzo-aprile 1993pp.600, DM 278

Stanley, Liz - Wise, AudreyBreaking out again:Feminist ontology and epistemologyRoutledge, marzo 1993pp.256, £ 10,99In questa nuova edizione, le autricitrattano la precedente accoglienzadel libro in termini di femminismoaccademico, rivisitando gli svilup-pi del pensiero femminista nell’am-bito della ricerca. Dopo di che pas-sano a esaminare il modo in cuiconosciamo e costruiamo il mondobasato su differenti etiche, storie,razze e sessualità.

Stein, EdithLa ricerca della veritàCittà Nuova, giugno 1993pp.256, L. 23.000Il volume raccoglie scritti di EdithStein dal 1924 al 1937 in versioneintegrale, concernenti il suo passag-gio dalla fenomenologia alla filosofiacristiana e quindi le sue prese di posi-zioni nei confronti di Husserl, Hei-degger e Conrad-Martius.

Swinburne, RichardThe coherence of theism:Vol. 1Clarendon, marzo 1993pp.312, £ 13,95Questa edizione riveduta del primovolume di unatrilogia sulla filosofiadella religione è un’indagine di ciòche significa, e della sua coerenza,dire che c’è un Dio. L’autore conclu-de che, a dispetto delle obiezioni filo-sofiche, le affermazioni che i fedelifanno a proposito di Dio sono gene-ralmentecoerenti.

Taub, Liba ChaiaPtolemy’s universe:The natural philosophicaland ethical foundationsof Ptolemy’s astronomyOpen Court Publishing Companymarzo 1993pp.208, £ 13,50Molto si è scritto sull’opera matema-tica di Tolomeo, ma ancora pochisono i tetativi di accostarsi alle sue

idee filosofiche e cosmologiche. In-serendole nell’ampio contesto dellafilosofia, della matematica e dellacultura greca, Taub cerca di fornireun quadro della natura del pensieroscientifico greco.

Tenenbaum, K. - Vinci, P.Filosofia e ebraismoGiuntina, giugno 1993pp.150, L. 28.000Una scelta di pensatori che hannoavuto un ruolo significativo nella cul-tura moderna interrogati a partire dal-la loro specificità ebraica.

Terricabras, J. M. (a cura di)A Wittgenstein Symposium.Girona, 1989Edit.Rodopi, marzo-aprile 1993pp.150, Dfl 45Il centenario della nascita di LudwigWittgenstein (1889-1951) ha offertol’occasione di recuperare alcuni deigrandi soggetti wittgensteiniani. Ilpresente volume è il risultato degliscambi che hanno avuto luogo a Gi-rona (Spagna) fra i più noti studiosidell’opera di Wittgenstein nei varipaesi.

Tiles, Mary - Tiles, JimAn introduction to historicalepistemology: The authorityof knowledgeBlackwell, maggio 1993pp.240, UK £ 13,99Il libro introduce le questioni episte-mologiche, nella loro complessità sto-rica esaminando il catalogo di Fran-cis Bacon delle false fonti di autoritàepistemica, i quattro idola. I vari ca-pitoli mettono in relazione la cono-scenza con il linguaggio, la specula-zione, la percezione e le formazionisociali.

Tommasi, WandaSimone Weil: Segni, idolie simboli

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NOVITÀ IN LIBRERIA

Hell: The logic of damnationUniversity of Notre Dameaprile 1993pp.182, UK £ 11,50Walls mira a dimostrare che alcunevisioni tradizionale dell’inferno sonoancora difendibili e credibili con inte-grità intellettuale e morale. Centratosu questioni dal punto di vista dellateologia filosofica, egli esplora ladottrina dell’inferno in relazione allanatura divina e a quella umana.

Weinsheimer, Joel C.Eighteenth-centuryhermeneutics: Philosophyof interpretation in Englandfrom Locke to BurkeYale University, aprile 1993UK £ 25 - $ 35Il libro si rivolge alle questioni erme-neutiche nell’interpretazione britan-nica scritturale, legale, storica, politi-ca e letteraria. Esaminando l’opera diSwift, Locke, Toland e altri, il volu-me discute i problemi di comprensio-ne, concentrandosi sulle loro teoriesull’applicazione del gusto per di-stinguere la verità.

Wetzel, M. - Rabaté, J.-M.(a cura di)Ethik der Gabe.Denken nach Jacques DerridaAkad.-Vlg., marzo-aprile 1993pp.368, DM 48

White, Peter A.Psychological metaphysicsRoutledge, marzo 1993pp.272, £ 40Esplorazione delle premesse più fon-damentali e importanti della costru-zione psicologica della realtà, il testoipotizza che la gente sostanzialmentepensi la causazione in termini di forzedelle cose stabili e specifiche, cheoperano proucendo effetti in condi-zioni affidabili.

Wilhelm, K. (a cura di)Utopie heute? Endeeines menschheitsgeschichtlichenTopos

Passagen, marzo-aprile 1993pp.152, DM 29,80

Wollheim, RichardThe mind and its depthsHarvard Univ., maggio 1993pp.224, UK £ 19,95Il libro unisce l’interesse di Wollhe-im per il pensiero umano illuminatoalle sue più recenti conquiste sull’in-trospezione e l’espressione. Uno deitemi centrali è l’importanza della psi-coanalisi per il dibattito filosofico.Wollhein estrapola la tesi della “cor-poralizzazione del pensiero” dagliscritti di Freud.

Wooton, David (a cura di)John Locke: Political writingsPenguin Book, maggio 1993pp.496, UK £ 7,99Una raccolta dei più importanti scrittipolitici di Locke, che ebbero grandeimpatto sui cromwelliani e che dopola Restaurazione posero le basi per illiberalismo moderno.

Wormald, B.H.G.Francis Bacon: History, politicsand science 1561-1626Cambridge Univ., aprile 1993pp.250, UK £ 45Sottolineando l’ispirazione costituitadalla storia per lo studio di FrancisBacon della scienza naturale, B. H. G.Wormal fornisce una fondamentalerivalutazione di una delle figure piùcomplesse e innovative della tarda etàelisabettiane e di quella giacobina.

Wunenburger, Jean-JacquesQuestions d’éthiquePUF, aprile 1993pp.416, F 98Otto lezioni destinate a familiarizza-re lo studente di filosofia con i con-cetti chiave delle differenti interpre-tazioni della vita morale: il sensomorale, la rappresentazione del bene,il compimento etico, il vissuto mora-le, i fini morali, la comunità morale, ilvalore della giustizia, i dibattiti con-temporanei.

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❏ Cd-Rom ❏ Monitor a colori ❏ Floppy 3.5” HD

uono di prenotazione❏ Desidero prenotare fin d’ora n°… copie su floppy disk da 3,5” per Ms-Dos/

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FrancoAngeli, giugno 1993pp.240, L. 34.000Il pensiero di Simone Weil è analiz-zato nel libro a partire da un temainsistentemente presente nei Quader-ni, quello dell’immaginazione.

Vattimo, GianniThe adventure of difference.Philosophy after Nietzscheand HeideggerPolity, marzo-aprile 1993pp.220, £ 35Come si deve concepire il ragiona-mento umano in mancanza di punti divista privilegiati? Attingendo all’ope-ra di Nietzsche e Heidegger, Vattimopropone una concezione del pensierobasata sulla “differenza”, una diffe-renza che ammetta la frammentazionedel sapere e rinunci alla ricerca dellatotalità.

Vergotte, Henri-BernardLectures philosophiques deSoren Kierkegaard: Kierkegaardchez ses contemporains danoisPUF, aprile 1993pp.352, F 265Il libro restituisce il pensiero di Kie-rkegaard e soprattutto la sua critica aHegel in rapporto al contesto concretodei dibattiti teologico-filosofici in senoal pensiero danese del XIX secolo.

Völkner, PeterDerrida und Husserl.Zur Dekonstruktioneiner Philosophie der PräsenzPassagen, marzo-aprile 1993pp.144, DM 32,80

Voss, Stephen (a cura di)Essays on the philosophyand science of Rene DescartesOxford Univ., aprile 1993pp.336, UK £ 15I presenti saggi di importanti studiosidi Descartes, mai pubblicatiprima d’orain inglese, rappresentano una panora-mica della ricerca contemporanea sul-la filosofia e sulla scienza di Cartesio.

Walls, Jerry L.

Yandell, Keith E. (a cura di)The epistemology of religiousexperienceCambridge Univ., aprile 1993pp.432, UK £ 35Il libro affronta una questione fonda-mentale della filosofia della religio-ne. Può l’esperienza religiosa fornireuna prova della fede religiosa? E se ècosì, in che modo? L’autore sostieneche l’esperienza religiosa non è inef-fabile e difende l’idea che una forteesperienza divina fornisca una provadell’esistenza di Dio.

Yolton, JohnLocke and the way of ideas[1956]Thoemmes, marzo 1993pp.248, £ 15,99L’autore esamina l’accoglienza e laconseguente influenza nel XVIII se-colo del “Saggio sull’intelletto uma-no” di Locke, che come rimarca piùvolte ha segnato l’inizio della grandetradizione empirica nella filosofiabritannica.

Yolton, JohnA Locke dictionaryBlackwell, aprile 1993pp.224, UK £ 14,99Il testo presenta e spiega le parole e iconcetti chiave del pensiero e del-l’opera di Locke. Oltre 130 voci, checomprendono un resoconto dei suoimolti libri, la sua posizione nelle scien-ze e nella religione e i suoi scrittisull’educazione, la teologia e l’eco-nomia.

Zaccaria, GinoL’etica originaria.Hölderlin, Heideggere il linguaggioEGEA, giugno 1993pp.324, L. 35.000Che ne è di ciò che permane al fondodell’etica metafisica, di ogni eticametafisica? Che ne è dell’essenzaoriginaria dell’etico? Sono queste ledomande che provocano e reggono ilcammino qui tentato.

Zwierlein, E. (a cura di)Gen-Ethik. Zur ethischenHerausforderung durchdie HumangenetikSchulz-Kirchner, marzo 1993pp.104, DM 22

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