Carissimo padre in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e
schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue
suo; con desiderio di vedervi gustatore e mangiatore dell'anime,
per onore di Dio, in su la mensa della santissima Croce, e
accompagnarvi coll'umile e immacolato Agnello.
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In altro luogo non vedo, padre, che si possa mangiare questo
dolce cibo. Perch no? perch non lo potremo mangiare in verit senza
molto sostenere; ma coi denti della vera pazienza e con la bocca
del santo desiderio si conviene mangiare, e in su la Croce delle
molte tribolazioni, da qualunque lato elle vengono, o per
mormorazioni o per scandali del mondo; e tutte sostenere fino alla
morte.
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Ora il tempo, carissimo padre, di mostrare se noi siamo amatori
di Cristo crocifisso, o no; e se noi ci dilettiamo di questo cibo.
Tempo di dare l'onore a Dio e la fatica al prossimo: fatica, dico,
corporale con molto sostenere; e fatica mentale, cio, con dolore e
amaritudine offrire lagrime e sudori, umile continua orazione, con
ansietato desiderio, dinanzi a Dio.
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Perch io non vedo che per altro modo si plachi l'ira di Dio
verso di noi, e s'inchini la sua misericordia, e con la sua
misericordia ricoverare tante pecorelle che periscono nelle mani
delle dimonia, se non per questo modo detto, cio, con grande dolore
e compassione di cuore, e con orazioni grandissime.
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E per io v'invito, carissimo padre, da parte di Cristo
crocifisso, che ora di nuovo cominciamo a perdere noi medesimi e a
cercare solo l'onore di Dio nella salute dell'anime, senza alcun
timore servile; o per pene nostre, o per piacere alle creature, o
per morte che ci convenisse sostenere, per nessuna cosa mai
allentare i passi; ma correre, come ebbri d'amore e di dolore della
persecuzione che fatta al sangue di Cristo crocifisso.
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Perch, da qualunque lato noi ci volgiamo, lo vediamo
perseguitare. Onde, se io mi volgo a noi, membri putridi, noi lo
perseguitiamo con molti difetti, e con tante puzze di peccati
mortali, e con l'avvelenato amore proprio, il quale avvelena tutto
quanto il mondo.
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E se io mi volgo ai ministri del sangue di questo dolce e umile
Agnello, la lingua non pu anco narrare tanti mali e difetti. Se io
mi volgo ai ministri, che sono al giogo dell'obbedienza, per la
maledetta radice dell'amor proprio, che non anco morta in loro, li
vedo tanto imperfetti che nessuno s' condotto a volere dare la vita
per Cristo crocifisso; ma pi tosto hanno usato il timore della
morte e della pena, che il santo timore di Dio e la riverenza del
sangue.
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E se io mi volgo ai secolari, che gi hanno levato l'affetto del
mondo; non hanno usata tanta virt che si siano partiti dal luogo, o
eletta la morte, innanzi che fare quello che non si deve fare. E
questo essi l'hanno fatto per imperfezione, o essi lo fanno con
consiglio.
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Il quale consiglio, se io avessi a dare, io consiglierei che,
se essi volessero usare la perfezione, eleggessero innanzi la
morte; e se essi si sentissero deboli, fuggire il luogo e la
cagione del peccato, giusta al nostro potere. Questo consiglio
medesimo, se nessuno ve ne venisse alle mani, mi parrebbe che voi e
ogni servo di Dio, lo dovesse dare.
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Perch voi sapete che in nessun modo, non tanto per paura di
pena o di morte, ma per adoperare una grande virt non ci lecito di
commettere una piccola colpa. Sicch dunque, da qualunque lato noi
ci volgiamo, non troviamo altro che difetti.
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Che io non dubito, che se uno solo avesse tanta perfezione che
avesse data la vita per i casi che sono occorsi e occorrono tutto
d, che il sangue avrebbe chiamato misericordia, e legate le mani
della divina Giustizia, e spezzati i cuori di Faraone, che sono
induriti come pietra di diamante; e non vedo modo che si spezzino
altro che col sangue.
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Oim, oim, disavventurata l'anima mia! Vedo giacere il morto
della Religione Cristiana, e non mi dolgo n piango sopra di lui.
Vedo la tenebra venuta nel lume; perch dal lume della santissima
fede ricevuto nel sangue di Cristo, li vedo venire ad essere
abbacinati, e riseccata la pupilla dell'occhio:
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onde, siccome ciechi, li vediamo cadere nella fossa, cio nella
bocca del lupo infernale, denudati delle virt, e morti di freddo;
essendo denudati della carit di Dio e del prossimo, e sciolti dal
legame della carit, perduta ogni riverenza di Dio e del Sangue.
Oim, credo che le iniquit mie ne siano state cagione.
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Adunque vi prego, carissimo padre, che preghiate Dio per me,
che mi tolga tante iniquit, e che io non sia cagione di tanto male;
o egli mi dia la morte. E vi prego che pigliate questi figliuoli,
morti, in su la mensa della santissima Croce, e ine mangiate questo
cibo, bagnati nel sangue di Cristo crocifisso.
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Vi dico che, se voi e gli altri servi di Dio non ci
argomentiamo con molte orazioni, e gli altri con correggersi di
tanti mali, il divino giudizio verr, e la divina Giustizia trarr
fuori la verga sua. Bench (se noi apriamo gli occhi), gi venuta una
delle maggiori che noi possiamo avere in questa vita, cio d'essere
privati del lume di non vedere il danno e il male dell'anima e del
corpo. E chi non vede, non si pu correggere; perch non odia il
male, e non ama il vero bene.
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Onde, non correggendosi, cade di male in peggio. E cos mi pare
che si faccia; e a peggio siamo ora, che il primo d. Adunque c' di
bisogno di non ristarci mai, se noi siamo veri servi di Dio, con
molto sostenere e con vera pazienza; e dare la fatica al prossimo,
e l'onore a Dio, con molte orazioni, e ansietato desiderio; e i
sospiri ci siano cibo, e le lagrime siano beveraggio in su la mensa
della Croce: perch altro modo non ci vedo.
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E per vi dissi ch'io desideravo di vedervi gustatore e
mangiatore dell'anime in su la mensa della santissima Croce. Vi
prego che vi siano raccomandati i vostri e miei carissimi
figliuoli; codesti di cost, e questi di qua. Nutriteli e
accresceteli nella grande perfezione, giusta il vostro potere.
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E brighiamo di correre, morti a ogni propria volont spirituale
e temporale; cio di non cercare le proprie consolazioni spirituali,
ma solo il cibo dell'anime, dilettandoci in Croce con Cristo
crocifisso; e per gloria e lode del nome suo dare la vita, se
bisogna.
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Io, per me muoio e non posso morire, a udire e vedere l'offesa
del mio Signore e Creatore; e per vi domando elemosina; che
preghiate Dio per me, voi e gli altri. Altro non vi dico.