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150° dell’Unità d’Italia...

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150° dell’Unità d’Italia 1861-2011
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150° dell’Unità d’Italia 1861-2011

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INNO NAZIONALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

(G. Mameli)

Fratelli d'Italia L'Italia s’è desta; Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov' è la Vittoria?

Le porga la chioma; Ché schiava di Roma Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte! Siam pronti alla morte; Siam pronti alla morte;

Italia chiamò. Stringiamoci a coorte! Siam pronti alla morte; Siam pronti alla morte;

Italia chiamò. Sì!

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Fratelli d’Italia

“Ricordi vissuti della IIª Guerra Mondiale”

Borgo Priolo 16 marzo 2011

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Ringraziamenti

Esprimiamo la nostra profonda gratitudine ai “Giovani di ieri”, che con le loro testimonianze dirette hanno contribuito a farci toccare con mano le difficoltà di vita, le sofferenze umane e morali di chi ha vissuto in quei terribili momenti nella nostra vallata, senza mai perdere quella grande speranza di un domani migliore, capaci di “rimboccarsi le maniche” per costruire quello che noi oggi abbiamo. Grazie ancora, per questa eredità che lasciate a noi e a chi ci sarà un domani, un grazie di vero cuore perché siete la “Nostra Storia”.

Borgo Priolo 16 marzo 2011

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Borgo Priolo, 26 gennaio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Alberti Delfina chiamata Bettina

nata a Romagnese classe 1915 residente a Staghiglione di Borgo Priolo

Il periodo che ricordo, come se fosse ieri, è il novembre 1944, abitavo a Romagnese sposata con una bambina di quattro anni e un bambino di quaranta giorni. Dalle valli vicine si sentivano gli spari, sapevamo che due colonne di militari tedeschi e mongoli stavano arrivando per raggiungere Zavattarello, Varzi e paesi vicini, si sapeva che dove passavano rubavano viveri, facevano prigionieri tutti gli uomini e oltraggiavano le donne. Così, noi donne che abitavamo nello stesso cortile ci siamo riunite tutte con i bambini dentro ad una sola casa, gli uomini fuggirono tutti nei boschi per non farsi prendere. “Ricordo tanta, tanta paura.” Tutte le volte che sentivo sparare per paura che facevano male a me o ai miei figli scappavo con loro in braccio e mi nascondevo in campagna. A Romagnese i soldati tedeschi non sono mai arrivati perché i partigiani li avevano fermati, si sentivano i colpi dello scontro fra partigiani e militari attorno al paese. Per quindici giorni siamo rimasti con la paura che poteva accadere qualcosa a noi rimasti al paese donne, vecchi e bambini. La guerra ha cambiato la vita normale di tutti. Ricordo che per tutto il periodo della guerra c’era miseria cioè non c’era niente da mangiare, ci avevano consegnato una “tessera” e con questa ci davano farina nera, lardo e olio. Ricordo che per un Natale non avevo niente e per pranzo ho fatto una bella polenta. Nella mia famiglia non ci sono stati lutti a causa della guerra, e ringraziando Dio, che mi ha aiutato, sono ancora qui.

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Borgo Priolo, 29 gennaio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Madama Edoardo Claudio nato a Pietra de Giorgi classe 1916

residente a Casa Bruggia di Borgo Priolo

All’epoca dei fatti abitante a Robecco Pavese, elettricista delle ferrovie dello stato a Voghera. Sono stato esonerato dalla leva militare per l’incarico che ricoprivo all’interno della ferrovia. Ricordo che era l’estate del 1940 alle ore 18.00 ho ascoltato il discorso alla radio di Benito Mussolini che annunciava che l’Italia scendeva in guerra al fianco della Germania. Ricordo che quattro ore dopo l’annuncio della guerra i caccia francesi sganciarono due bombe su Voghera. Nel 1942 un aereo militare americano che apparteneva a una squadriglia diretta in Germania per un bombardamento , viene colpito e abbattuto dai tedeschi precipitando alle porte di Voghera. Non ci fu nessun soldato americano fatto prigioniero, perché i partigiani della zona arrivarono sul posto prima dei soldati tedeschi, portandoli con loro al riparo. Nell’estate del 1942 gli americani bombardarono e distrussero due arcate del ponte sul Po di Bressana Bottarone. Nel 1943 alle ore 07.00 del mattino bombardarono la stazione ferroviaria di Barbianello, sempre nel 1943 gli americani sganciarono due bombe a Borgo Priolo vicino al vecchio mulino ( ora incrocio per entrare in paese ). Ricordo che c’era il coprifuoco, cioè nessuno e per nessun motivo poteva circolare dalle 20.00 alle 07.00 del mattino e come controllo aereo di coprifuoco passava “PIPPO”, se vedeva una luce o muoversi qualcosa bombardava, così ci si chiudeva in casa a lume spento.

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Io che ero ferroviere avevo un permesso speciale firmato e timbrato dai tedeschi e da un funzionario della Repubblica di Salò, per potermi muovere in qualsiasi momento per servizio. Mi spostavo in bicicletta e una sera sopra di me “Pippo” iniziò a sparare mi sono salvato buttandomi dentro un fosso. Ricordo un pomeriggio ero nelle officine della ferrovia a lavorare abbiamo sentito arrivare gli aerei caccia siamo usciti di corsa ci siamo nascosti in tempo, gli americani iniziarono a bombardare la stazione di Voghera perché stava sostando un treno tedesco. Sempre nell’estate del 1943 dall’alto del campanile di Robecco ho visto i bagliori del bombardamento su Milano. Avevano consegnato una “tessera” e con questa ci venivano assegnati i viveri, ricordo che a settimana per cinque persone ci venivano dati 150 grammi di pasta, 500 grammi di pane, 500 grammi di zucchero,si soffriva la fame “bisognava tirare la cinghia”. Mi ricordo che c’era il divieto assoluto di ascoltare Radio Londra, io come elettricista venivo chiamato per interrompere i collegamenti per ricevere questa stazione radio. E’ stato un bruttissimo periodo, perché si rischiava sempre la vita, non si poteva vivere in tranquillità.

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Borgo Priolo, 05 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Gallotti Quinto nato a Borgo Priolo classe 1920

residente a Canova di Borgo Priolo

Ricordo l’11 marzo 1940: parto per militare nel Corpo Artiglieria Armata di Albenga. Dopo quaranta giorni vengo spostato a Bordighera e spedito al fronte a combattere contro la Francia, sparavamo con i cannoni. Ritornato a Bordighera mi trasferiscono a Loano e rispedito al fronte. Successivamente venivamo mandati sul fronte jugoslavo sopra Trieste. Avevamo 20 anni e nessuno di noi aveva mai sparato. Siamo tornati tutti perché il nostro Corpo Militare, rispetto alla Fanteria, che nei combattimenti occupava i primi posti, era schierato nella retroguardia. Ricordo che ci venivano date istruzioni di come usare le armi. Io fui scelto per fare “il corso di goniometro” per imparare a calcolare l’angolo di tiro dei cannoni per preparare l’attacco alle navi nemiche, i cannoni avevano proiettili che pesavano 40 chili. Io mi rifiutai dicendo che anche gli altri quattro miei fratelli si trovavano in guerra, infatti mio fratello Nunzio si trovava in Germania, mio fratello Angelo in Russia, mio fratello Luciano fatto prigioniero dagli americani in Sardegna e mio fratello Mario in Africa da dove tornerà ammalato di malaria. Ho calcolato quanti anni di guerra in totale abbiamo fatto io e i miei fratelli sono ben 25 anni, Nunzio e Luciano sono tornati a casa solo alla fine dell’estate del 1945. L’8 settembre del 1943 quando ci fu l’armistizio, pensavamo che la guerra fosse finita. Ero accampato a Celle Ligure io e alcuni miei commilitoni abbiamo deciso di disertare, siamo scappati e con il treno siamo arrivati a Voghera, lì abbiamo trovato i tedeschi che presidiavano

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la stazione e c’era il coprifuoco, abbiamo camminato lungo i binari, abbiamo scavalcato la cancellata per rifugiarci in casa dello zio di un amico. Abbiamo tolto le divise militari e con abiti civili in bicicletta sono tornato a casa. Ero un disertore e quindi mi dovevo nascondere, ero uno “Sbandato”. Ricordo che arrivarono i tedeschi a Canova e si accamparono per quindici giorni, rimasi nascosto un po’ sulla cascina, un po’ dentro una concimaia ricoperto di letame, e ancora nella cantina del mio vicino di casa. Dovevo continuamente nascondermi e stato un brutto periodo, è tanto tempo che non ne parlo e sinceramente certe cose preferisco non ricordarle più.

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Borgo Priolo, 05 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Ferretti Adriana nata a Borgo Priolo classe 1930

residente a Canova di Borgo Priolo

All’epoca dei fatti risiedeva a Cattabrega di Borgo Priolo. Ricordo quando è scoppiata la guerra avevo dieci anni, da noi si può parlare di guerra solo dopo l’8 settembre 1943. Ricordo che per ordine di Benito Mussolini bisognava consegnare tutto il rame e l’oro che ogni famiglia possedeva, comprese le fedi nuziali, per fabbricare le armi. Mia madre si rifiutò di farlo, mia zia invece consegnò tutto al Podestà. Ricordo a Costa Cavalieri ci sono stati molti morti. Nel 1944 aerei tedeschi che si stavano recando a Costa Cavalieri e Costa Pelata per bombardare i partigiani, hanno visto dei carri trainati da buoi che da Casa Inveriaghi scendevano a Borgo Priolo a prendere l’acqua dalla sorgente vicino al ponte (proprietà Boriani), nei pressi di Canova hanno iniziato a sparare colpendo a morte una ragazza e ferendo il fratello e il padre. Ricordo, e mi viene da piangere, quando tornò a casa “sbandato” mio fratello dopo tre giorni di cammino dal Piemonte senza scarpe. Mio fratello arrivato a Pragate viene a sapere che un suo amico Brichetti Franco era stato fucilato vicino a Borgo Priolo perché si era rifiutato di arruolarsi. Mio fratello è rimasto nascosto per tanto tempo. Quando sentivamo sparare avevamo paura. Ricordo una mattina eravamo nei campi a zappare il grano io, mio fratello gemello e mio padre in un campo vicino c’erano dei partigiani che stavano lavorando con dei fili, le brigate nere che scendevano dalla strada hanno iniziato a sparare, sentivo i proiettili fischiare sopra la testa, mi sono salvata dentro a un tubo di

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cemento (recipiente usato per contenere l’acqua per i trattamenti ai vigneti). Ricordo che un mio compagno di scuola faceva la spia per le brigate nere e veniva a scuola vantandosi e mostrando le 10.000 lire, allora grossi biglietti rossi, che gli venivano date per le informazioni. Alla fine della guerra è stato fucilato dai partigiani. Ricordo il 25 aprile 1945 le campane di tutte le chiese attorno si sono messe a suonare a festa tutte insieme. La guerra era finita eravamo tutti contenti.

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Borgo Priolo, 12 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Bertelegni Angelo nato a Borgo Priolo il 16/03/1930

residente a Schizzola di Borgo Priolo

Quando scoppiò la guerra avevo sedici anni. Sono partito per militare il 12 aprile 1943 nel IV° Reggimento del Corpo Artiglieria Alpina di Cuneo. Parto dalla stazione di Tortona, vicino a Torino suona l’allarme giù tutti dal treno e bombardano nei pressi dei binari. Alla stazione di Torino altro bombardamento ci rifugiamo sotto ad un portone. Arriviamo a Cuneo e giunti in caserma mi assegnano la branda dove come materasso avevo un pagliericcio con pochissima paglia. Il rancio consisteva in una ciotola di brodo una manciata di piselli e pochi maccheroni. Da Cuneo ci spostano a Limone e da lì partiamo per il campo, avendo io il diploma da capo squadra dei “Balilla” mi vengono assegnati undici uomini, undici muli e con lo zaino che pesava trentacinque chili, in marcia ci siamo diretti verso Cima Alta a quota tremila. Sempre nel 1943 dopo giorni di marcia con vari spostamenti, con i piedi che sanguinavano, con gli zaini e i cannoni siamo giunti a Briga al confine francese. La vita militare era molto dura, ma il peggio doveva ancora venire. Rientrati a Limone ci viene dato ordine di fare fronte per non fare entrare i tedeschi, ma è l’8 settembre 1943 e il nostro tenente si presenta in caserma in abiti borghesi e ci dice che l’esercito si è sciolto e augurandoci buona fortuna ci consiglia di fuggire. Abbandoniamo i cannoni (ho ritrovato alcuni anni fa il mio cannone, è quello usato come monumento in piazza a Limone) e scappiamo, aiutati dalla gente del posto che ci danno abiti borghesi per cambiarci, cibo e indicazione per evitare i tedeschi “la strada sicura è sempre per i boschi”.

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Dopo una lunga camminata durata giorni dove io e i miei compagni di viaggio abbiamo più volte rischiato la vita, finalmente arrivo a Schizzola e sono accolto da tutti con molta gioia. Ricordo che ero sfinito e sono rimasto a letto diciassette giorni. Successivamente mi arriva l’ordine di consegnarmi a Voghera dai Repubblicani se non lo faccio rischio la fucilazione perché disertore. Decido di non consegnarmi perché “morire per morire meglio morire a casa”. Scappo da mio zio a Casa Inveriaghi e da lì con altri “sbandati” vado in Val di Nizza dove per tre mesi viviamo rifugiati nei boschi dentro una grotta. Mi spostavo solo di notte perché era pieno di spie che non aspettavano altro che farti fuori. Avevamo molta paura, ogni quindici giorni tornavo a casa mi nascondevo nello Schizzola dietro a casa e aspettavo mia madre che mi portava da mangiare, il cambio dei vestiti, mentre mio padre faceva “la guardia” sulla strada e poi, dopo aver abbracciato mia madre, ritornavo al rifugio. Quando in Val di Nizza hanno fatto il rastrellamento ( la ricerca casa per casa dei disertori ) siamo scappati verso casa e siamo andati a Monte Gineprino sul confine tra Borgo Priolo e Torrazza Coste. Era il venerdì santo e decisi di tagliare la legna per costruire un’altra grotta, ma mi ferii, mi diedi un colpo di accetta ad una gamba, non so come, ma sono riuscito ad arrivare a casa e grazie al medico di Torrazza Coste, l’unico dei tanti chiamati da mio padre, che rischiò la fucilazione per curarmi, mi evita il ricovero all’ospedale di Voghera e la fucilazione cucendomi la ferita senza anestesia. In casa non potevo stare e mia madre mi preparò un letto nel pollaio vicino al torrente. Un giorno in paese una spia inizia a sospettare che sono nascosto a casa e giura che mi avrebbero preso così, aiutato da mio padre, mi rifugio a Casa Inveriaghi. Una sera qualcuno grida “scappate arrivano i tedeschi”, ma io ferito non riesco a scappare. Arrivano i tedeschi, circondano la casa e chiedono a mio zio dove sono, io che mi trovavo in cortile nascosto nella letamaia li vedevo e sentivo tutto, avevo paura, paura di morire, ma “se non è la tua ora non muori”, infatti non trovandomi se ne andarono.

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Il 30 dicembre 1944 la Sicherheits circonda Gaminara catturano Oreste Saccardi, deportato poi nel campo di concentramento. Scampato a quella vita grama è stato decorato con medaglia d’oro ed è tutt’ora vivente. Sempre nello stesso giorno la Sicherheits, aiutata da una spia del posto, cattura e fucila tre sbandati di Borgo Priolo, Franco Bricchetti ucciso tra Borgo Priolo e Casa Boatti, Gilio Sarogni catturato in casa a Pianeta e fucilato vicino al cimitero di Casa Percivalle, Italo Borgognoni anche lui fucilato nei pressi di Casa Percivalle. Ho avuto tanta paura, tante volte ho pianto, per tante volte la morte mi ha sfiorato … ma sono ancora qui.

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Borgo Priolo, 15 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Bardoni Albino classe 1930 residente a Fornace di Borgo Priolo

All’epoca dei fatti abitavo a Villa Illibardi nel comune di Montalto Pavese. Quando scoppiò la guerra nel 1940 avevo 15 anni, e facevo il manovale, alla morte del mio datore di lavoro che rimase al fronte, iniziai a lavorare in campagna. Nel maggio del 1943 vengo chiamato alla visita militare e nel 1944 ho la chiamata alle armi da parte di Benito Mussolini, devo presentarmi a Tortona, dove mi verrà data la destinazione. Preparo tutti i documenti che mi vengono richiesti. Mi metto in viaggio a piedi verso Casteggio per prendere il treno per Voghera-Tortona, ma arrivato a Mairano decido di disertare, mi nascondo nel castello di Montù Berchielli per due o tre mesi. Avevo paura che, se scoperto, mi fucilavano ero “sbandato” dovevo sempre scappare, ho dormito nei boschi e poi sono tornato a casa perché mia madre mi aveva fatto un rifugio nel sottotetto. A Cà del Fosso si sono formati i primi gruppi di partigiani con a capo un comandate di Broni. Io e altri sbandati abbiamo chiesto di unirci a loro, ma il comandate ci disse che gli servivamo come base per fornirgli cibo e informazioni. Quando nell’ottobre del 1944, tedeschi, mongoli e sicherheits salirono lungo il torrente Ghiaia per arrivare a Canavera e Ruino per catturare i ribelli, noi siamo scappati su fino al Brallo attraverso i boschi portando le informazioni come il comandate dei ribelli ci aveva chiesto, e ritornando a casa scendendo per la valle Staffora.

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Un episodio terribile …… era l’agosto del 1944, se la memoria non mi tradisce, le brigate nere arrivano a Montalto Pavese a fare il rastrellamento, catturano alcuni socialisti che furono portati al castello di Cigognola e costretti a parlare. Due di questi ragazzi cercano di scappare e vengono colpiti a morte. Richiamati dagli spari arrivano i partigiani che non riescono però a fermare la colonna delle brigate nere. Quando tutto sembrava tranquillo io e altri amici abbiamo caricato su un carretto i due poveri ragazzi rimasti uccisi e li abbiamo portati al cimitero di Ruino. A casa mia non abbiamo sentito la “miseria”, avevamo il maiale e poi noi in campagna avevamo sempre da mangiare. Anche se c’era la guerra si cercava di vivere, quando ritornava a casa qualche soldato si faceva la festa, si ballava, eravamo giovani. Quando è finita la guerra a fine anno del 1945 mi sono sposato con la mia fidanzata. Sono stati tempi durissimi, ma sono passati.

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Borgo Priolo, 15 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Gatti Luigina chiamata Zelina classe 1924

residente a Fornace di Borgo Priolo

All’epoca dei fatti abitavo a Valorsa di Montù Berchielli, ora comune di Montalto Pavese. Rimasta orfana di madre a tre anni, vivevo con mio papà e una sorella più piccola. Quando scoppiò la guerra nel 1940 da noi non c’era niente. Tutto è successo dopo l’8 settembre 1943. Ricordo che si diceva che arrivavano i mongoli e i tedeschi e che facevano violenze, così una mia vicina di casa si è offerta di fare da mamma a me e alle mie tre o quattro amiche. Un giorno arrivano i tedeschi e rovistano in tutte le case, nella mia trovano un fucile e pensando che ci siano nascosti i partigiani iniziano a minacciarci di morte. Grazie a mio padre, che era stato prigioniero in Austria riesce a farsi capire in tedesco che quel fucile è suo, riesce così a convincerli. Ricordo era il 1 gennaio 1945 sento dei colpi, una sparatoria, mi affaccio alla finestra e vedo un uomo tutto vestito di nero che ha colpito a morte un mio conoscente, mi fa cenno di scendere e mi dice se riconosco questo ragazzo, io piena di paura, ma facendo la furba, rispondo che non so chi sia, mi rilascia e mi ordina di rimanere in casa senza più andare alla finestra. Subito dopo sento urlare e un’altra sparatoria scendo in strada e trovo quattro ragazzi fuggiaschi che si trovavano in paese ammazzati. Avevo paura che le brigate nere mi uccidessero. Un giorno arriva a Valorsa il Colonnello Fiorentini mi ordina di dirgli quanti “ribelli” c’erano in zona, perché loro sapevano della presenza dei partigiani, minacciandomi di morte se non l’avessi fatto.

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Io, che morivo di paura ho risposto:<< Non lo so, se volete ammazzatemi pure e se vuole sapere quanti sono vada a vedere lei, ne ho abbastanza di essere minacciata di morte da tutti, più di una volta non si può morire >> a queste parole il Colonnello mi crede, ma ancora sotto alla minaccia delle armi mi chiede del cibo. Ricordo che ho apparecchiato la tavola con una bella tovaglia e sedutosi lui e i suoi uomini mi mangiarono una coppa intera bevendo molto vino. Speravo che una volta mangiato non perquisivano la casa perché in un sottoscala murato avevo nascosto tutto ciò che avevo: pane bianco, salami, coppe, pancetta, vino, i soldi no, li avevo sotterrati, chiusi dentro a un bottiglione, nell’orto. Sono poche le giornate che non abbiamo pianto, ma eravamo giovani e riuscivamo anche a ballare e a incontrarci con il moroso. A fine guerra mi sono sposata senza abito bianco, perché costava troppo, ma con una gran bella festa. A fine 2011 io e mio marito festeggeremo il 66° anniversario di matrimonio.

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Borgo Priolo, 15 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Gallotti Romolo nato a Borgo Priolo classe 1934

residente a Canova di Borgo Priolo

Quando c’era la guerra ero un bambino di dieci anni. C’è un episodio che a ricordarlo ancora mi emoziono. I tedeschi sono rimasti accampati a Canova per quindici giorni, erano circa duecentocinquanta uomini, ricordo la sera che se ne sono andati ero sull’uscio di casa con mia madre, quando un uomo vestito da tedesco è entrato a guardare in casa mia dicendo : << Qui non c’è più nessuno, andiamo>>. Io e mia madre ci siamo guardati ….. quel tedesco aveva parlato usando il nostro dialetto, era una spia della zona nascosta fra i tedeschi, ci sono rimasto tanto male che ancora oggi ci penso. Ricordo, era l’inverno 1944-1945 quando una notte si sentono degli spari sotto casa e subito dopo bussare alla porta e chiedere di aprire. Mio padre scende, apre la porta e vede un uomo di mezza età circondato da ragazzi con le armi in pugno, questi chiedono a mio padre un letto per dormire davanti alle armi non si dice mai di no. Hanno dormito nella camera delle mie zie, al mattino, dopo aver fatto colazione e aver fatto scrivere una lettera al “prigioniero” dettata da questi ragazzi, sono ripartiti a cavallo diretti verso Fortunago-Costa Cavalieri. Abbiamo saputo che quell’uomo di mezza età era il Primario di un reparto dell’ospedale S. Matteo di Pavia “cellula del partito fascista”, sequestrato in Pavia da alcuni suoi allievi e di notte, attraversando il Po con una barca, era arrivato da noi diretto verso l’alta collina dove veniva consegnato ai partigiani e usato come scambio di prigionieri. Non abbiamo mai più saputo nulla né di lui né dell’altro che avrebbero dovuto liberare.

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Borgoratto Mormorolo, 21 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Saviotti Pietro chiamato Pierino nato a Borgoratto Mormorolo

classe 1919 residente a Borgoratto Mormorolo Nel 1940 parto per militare nel corpo Autocentro divisione Trieste di Piacenza e da qui trasferito al confine a La Thuile, per combattere contro la Francia. Vengo trasferito successivamente a Bari e poi a Napoli dove vengo imbarcato per la guerra d’Africa. Nel maggio del 1941 a Tripoli è iniziata l’avanzata libica. Il mio comandante era Erwin Rommel chiamato “La volpe del deserto”. Io, fortunatamente, ho sempre fatto servizio sulla costa verso il mare guidando camion per il trasporto di viveri, acqua e truppe. Si combatteva contro gli inglesi guidati dall’ufficiale Bernard Montgomery che, con l’aiuto degli americani, riuscì a spezzare l’avanzata delle nostre truppe ad El Alamein costringendoci ad una ritirata lungo tutto il percorso di conquista, sotto i bombardamenti ventiquattro ore su ventiquattro, ancora mi chiedo come ho fatto a salvarmi. La ritirata ci spinse fino in Tunisia, dove senza via di scampo, veniamo fatti prigionieri dagli americani. In quell’occasione ricordo di aver ritrovato un ragazzo che era con me al distretto di Tortona per la visita di leva, era Fausto Coppi. Io rimango in Tunisia al Campo N° 16 della prigione del campo di concentramento di Tunisi, dove rimarrò per quattro anni, Coppi viene deportato in Inghilterra. Durante la prigionia gli americani non ci hanno mai trattato male, ci facevano lavorare nei campi, l’unica sofferenza è stata la fame. Io, che sapevo guidare il camion, ero incaricato di trasportare acqua dal pozzo più vicino fino al campo di concentramento. Ricordo un episodio, impossibile da dimenticare,

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perché ancora oggi porto una cicatrice e dove ho visto la morte in faccia, passando con il mio camion ho fatto saltare una mina anticarro, sbalzati per aria rimango ferito al collo da una scheggia e il mio amico ci lascia una gamba. Ho trascorso la mia gioventù tra le bombe. Sono tornato a casa nel febbraio del 1946. El Alamein: un posto che non dimenticherò mai!

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Montalto Pavese, 23 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Comaschi Pietro nato a Montù Berchielli classe 1932

residente a Villa Illibardi di Montalto Pavese

Ricordo il giorno dell’armistizio 8 settembre 1943, quando improvvisamente l’esercito tedesco, prima alleato dell’Italia, attacca i reparti militari italiani. Quel giorno mi trovavo in un campo a raccogliere il granoturco con mio padre, passò lungo un sentiero di terra battuta, il postino dicendo : << Scappate! Scappate! Arrivano i tedeschi e ammazzano tutti. >> Quella notte io e mio padre dormimmo nel bosco di Valorsa. Nei giorni seguenti passò davvero una colonna di tedeschi sulla strada provinciale e qui uccisero senza motivo alcuno un povero uomo padre di famiglia. Ricordo che di notte bisognava oscurare le finestre e non far filtrare la luce, perché passava “Pippo” che lasciava cadere volantini su cui c’era scritto “Mi chiamo Pippo, dove passo picchio”. Proprio una sera di quelle, io con alcuni amici, andammo a cogliere grappoli di moscato in una vigna poco distante da casa. Il padre di un amico accese una luce esterna facendosi vedere da Pippo che sganciò ben ventitré bombe. Insieme a queste venne lanciato un grosso faro attaccato ad un paracadute che illuminava la zona a giorno. Io e i miei amici scappammo a gambe levate in preda alla paura. Il giorno dopo andai a prendere il paracadute e lo portai a casa, perché era fatto di seta “buona”, anche se la legge proibiva di tenere ciò che si trovava. Durante la resistenza ci furono tanti partigiani anche nei nostri piccoli paesini di campagna.Un giorno d’inverno, un giovane ragazzo partigiano si ammalò e mia madre lo accolse in casa nascondendolo.

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Passammo otto giorni di paura, se ti scoprivano i fascisti ti uccidevano!Ma andò tutto bene. Un giorno vicino alle nostre vigne ci fu una sparatoria fra fascisti di Fiorentini e un gruppo di giovani partigiani. Questi ultimi erano male equipaggiati ,mentre i fascisti avevano le mitragliatrici. Tanti ragazzi morirono e alcuni di loro fatti prigionieri e portati nel castello di Cigognola, dove vennero torturai e poi uccisi. Ricordo era il 31 dicembre 1944 e alcuni partigiani invece di dormire nei buchi sotto terra, come facevano abitualmente, dormirono in una stalla. L’indomani alle cinque del mattino furono sorpresi dai fascisti di Fiorentini messi in fila e mitragliati, un uomo riuscì a scappare correndo nel bosco e al mattino arrivò in paese con i piedi scalzi tutti sanguinanti, ma salvo. Questo tragico episodio, dove morirono ragazzi di diciannove- venti anni che volevano combattere per la libertà del loro paese, viene ricordato ogni 25 aprile con una Santa Messa proprio nel punto dove vennero fucilati nel piccolo paese ormai quasi disabitato : Valorsa. Tutti gli anni io e i miei famigliari partecipiamo alla funzione in ricordo ai caduti dove viene suonato il “Silenzio” cercando di spiegare anche ai nipoti questi tragici fatti. Ricordo che a scuola bisognava fare il saluto militare alla foto del Duce e vestirsi da Balilla. I fascisti facevano bere bicchieri di olio di ricino a chiunque paresse a loro. Rimasi orfano di padre nel luglio del 1944 e quindi toccò a me, appena dodicenne, andare di notte per stradine nei boschi con i buoi di nascosto a macinare il grano al mulino più vicino, per avere la farina per il pane, senza farmi scoprire perché tutto era razionato; ti davano il pane nero con la tessera. Auguro a tutti i giovani di vivere in un futuro di pace, ma senza dimenticare il nostro recente passato, dove tante persone sono state uccise, picchiate, seviziate solo perché avevano idee diverse senza aver fatto male a nessuno.

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Borgo Priolo, 21 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Rebollini Maria Iside nata a Borgoratto Mormorolo

classe 1925 residente a Galà di Borgo Priolo

All’epoca dei fatti residente a Casa Buttini di Borgoratto Mormorolo. La mia memoria non è più quella di una volta, ricordo quando nel 1944 hanno ucciso mia cugina Giuseppina Rebollini di quindici anni. Stava andando con suo padre e suo fratello a prendere acqua alla sorgente di Borgo Priolo quando, sono stati mitragliati nei pressi di Canova da aerei che si stavano dirigendo verso Costa Cavalieri. Lei ha cercato di ripararsi in un tombino ma è stata colpita a morte. Il mio fidanzato era uno sbandato perché era scappato da militare, dormiva nei boschi e si nascondeva nei pollai. A casa mia chiunque si presentava partigiani, tedeschi, brigate nere per paura noi davamo a tutti qualcosa da mangiare. Che brutta cosa è la guerra.

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Borgoratto Mormorolo, 13 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Comelli Balbora nata a Zerbolò classe 1926

residente a Borgoratto Mormorolo

Nel 1945 avevo vent’anni, vivevo in una frazione di Garlasco, a pochi chilometri dal ponte di Bereguardo. Questo ponte veniva bombardato in continuazione per cui veniva pattugliato dai tedeschi. Ricordo, un giorno ero in cortile con in braccio il mio bambino di pochi mesi, quando sono arrivate le S.S., spaventata, ho stretto fra le braccia mio figlio per proteggerlo. I soldati, vista la mia paura, mi hanno fatto capire che volevano solo sapere se avevo visto passare altri S.S.. Io risposi di sì e loro mi diedero un pezzo di cioccolato per il bambino. Forse anche tra i tedeschi qualcuno aveva un po’ di cuore.

Borgo Priolo, 21 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Giuseppe Torlaschi residente a Borgo Priolo

“Arrivano i caccia” e spegnevamo le luci in tutta la casa e chiudevamo le persiane. Si mangiava polenta e pane bianco, che voleva dire tanto, per ché in alcuni posti non c’era neppure. “È giorno, si può uscire”, dicevano gli adulti, ma sempre con attenzione, perché gli aerei potevano tornare e bombardarti senza pensarci due volte. Mi ricordo il mio amico Angelo ogni tanto di sera andavo a fargli compagnia lui si nascondeva tra le balle di fieno. La mia casa era al centro di due campi: a sinistra passavano i partigiani a destra i tedeschi, ricordo che quando si incrociavano diventava un incubo.

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Montalto Pavese, 13 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Dotti Aureliano nato a Milano classe 1935

residente a Molgheto di Montalto Pavese

Correva l’anno 1943 o ’44, in piena guerra e occupazione nazista; come spesso accadeva ero dai nonni materni che facevano i portieri in via Parmigianino al 15 nel caseggiato c’era un pastificio artigianale che per il momento faceva ben poco per mancanza di materia prima, il titolare era il signor Angelo Casati, un uomo sulla sessantina con i capelli bianchissimi che in attesa della farina allevava conigli ad uso alimentare in bellissime gabbie da lui costruite. Un giorno il sig. Angelo mi propose di portare la bici che lui usava per le piccole consegne a montare delle nuove gomme. Non so come avesse fatto a trovare delle gomme che non se ne trovavano da anni in più del tipo balloon come richiedeva la bici che era da donna, grossa e pesante con due grossi portapacchi uno davanti e uno dietro che penso potessero sopportare mezzo quintale ciascuno. Davanti a 50 centesimi e alla prospettiva di una pedalata dissi subito di si senza pensare che io avevo otto o nove anni, il gommista era in via Carlo Dolci, a più di un chilometro, la bici era da adulti e senza gomme con i soli cerchi e che avrei dovuto spingerla non pedalarle. Comunque, appena voltato l’angolo, tra piazza Ghirlandaio e via Ranzoni, salgo faticosamente sui pedali, in sella non ci arrivavo, e via sferragliando sull’asfalto del marciapiede ma… non avevo fatto conto che più avanti, in piazzale Brescia, c’era il Kommandantur cioè il comando nazista della piazza di Milano, un palazzo di mattoni arancio circondato di cavalli di Frisia con grande abbondanza di filo spinato e con alcune

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piazzole e nidi di mitragliatrici e i relativi serventi con in viso le note espressioni ringhiose in più molto attenti perché le azioni di disturbo dei gappisti erano ormai quotidiane. Me ne ricordai quando ormai con le ruote di ferro facevo un chiasso infernale sul selciato di piazzale Brescia ormai convinto di aver destato l’attenzione dei soldati e mi aspettavo una raffica di mitra: piegai subito sulla sinistra dove, davanti alla chiesa dei S.S. Gervaso e Protaso c’era un tratto di terra battuta sulla quale non facevo quasi rumore. Avevo preso una terribile strizza che mi passò solo quando imboccai la via Dolci: il ciclista montò subito le gomme e mi restituì la bicicletta con la quale tornai indietro percorrendo un largo giro ben lontano dal Kommandantur, chissà se si scrive così, spingendo prudentemente la bici anche se ormai le sentinelle non avrebbero potuto sentirmi. Per sopperire alla carenza di proteine nobili nonché di altro durante il periodo bellico mio padre decise di allevare qualche gallina a scopo alimentare. Facendo riferimento a qualche sentito dire da mia nonna che era figlia di contadini della provincia di Cremona comperò dodici pulcini di una razza di galline dal collo senza piume, in gergo “pelacol”. Nell'immaginazione comune i pulcini sono batuffoli gialli, e fanno tenerezza, i pelacol no, almeno i nostri, infatti erano quasi neri, scarruffati e così pelati facevano pietà. L'allevamento e il relativo pollaio furono situati nel cortile dell'edificio dove i miei nonni materni facevano i custodi, una vecchia casa di ringhiera a quattro piani di proprietà della De Angeli-Frua, alla periferia di Milano, vicino all'Olona. Non eravamo i soli ad allevare animali da cortile in città, altri tenevano conigli, oche o porcellini d'India(cavie) alla faccia dell'igiene. I nostri erano fortunati perché disponevano di un sia pur piccolo cortile, quelli degli altri stavano in gabbia in casa, in cantina o sul terrazzo.

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Uno di essi morì dopo qualche giorno per aver ingoiato uno scarafaggio, gli altri crebbero a risina (riso spezzato), farina gialla e insalata matta; in più mio padre, nelle ore libere, li portava a pascolare negli incolti vicini a casa mia. Non ricordo di averli mangiati ma quella fu certamente la loro fine, meno una gallina che era stata tenuta per le uova. Quest'ultima visse parecchi anni, finì la guerra, di lì a poco morì mia nonna e lei rimase a far compagnia a mio nonno che ricordo mentre, seduto vicino alla stufa economica, su di un braccio appoggiato alla spalliera di una sedia, reggeva la gallina. La gallina morì di vecchiaia e di lì a poco se ne andò anche mio nonno.

Borgo Priolo, 21 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Bellaviti Ida residente a Borgo Priolo

All’epoca dei fatti residente a Milano. Ricordo che tante notti mentre dormivo suonava la sirena, allora in pigiama avvolti nelle coperte correvamo giù nei rifugi, cioè in cantina. Il mio papà per fare più in fretta a scendere le scale ci prendeva in braccio, eravamo cinque sorelle e stavamo tutte intorno alla mamma in attesa che cadessero le bombe, annunciate dalle sirene. Ad un tratto si spegneva la luce, si alzava nel rifugio un gran polverone e noi recitavamo il rosario chiedendo a Dio di non far crollare la nostra casa. Poi risuonava la sirena che avvertiva che gli aerei si erano allontanati e il bombardamento era finito. Noi ritornavamo a letto. A volte, dopo poco tempo, la sirena suonava di nuovo e noi ritornavamo nel rifugio.

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Montalto Pavese, 13 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Onestini Alba nata a Milano classe 1937

residente a Molgheto di Montalto Pavese

“Tratto dal diario dei ricordi di famiglia della si gnora Alba” Anno 1940 Milano. Era ottobre, nel pomeriggio ancora tiepido, i bambini giocavano nel prato che divideva un grande viale doppio sul quale si affacciavano, l’una di fronte all’altra, due sole case nuove. In quella zona Milano era ancora periferia : le vie erano segnate ed asfaltate, ma solo qua e là sorgeva qualche gruppo di case, alcune molto vecchie, altre appena costruite. Il prato che suddivideva il viale era tutto per i giochi dei bambini. Non c’era traffico, poiché rare erano le automobili; passava di tanto in tanto un pesante carro di legno tirato da un grosso cavallo paziente. Nella tranquillità di quel tardo pomeriggio, ad un tratto, s’alzò nell’aria il suono allarmato e lamentoso della sirena antiaerea. Stavano arrivando gli aerei inglesi ed americani carichi di bombe da scaricare sulle case, sulle scuole, sugli ospedali. La guerra era per tutti. Di colpo l’atmosfera fu carica di paura, di angosciosi richiami delle mamme, di ansiose ricerche di congiunti, tutti in movimento per preparare le cose più necessarie e correre in cantina, l’unico rifugio disponibile che poteva anche diventare una trappola senza speranza. Anche mia madre, tenendo in braccio mio fratello di pochi mesi, si affannava a raccogliere bambini e cose, chiedendo aiuto agli altri inquilini perché portassero me e mia sorella in cantina, mentre cercava di chiudere la porta del nostro appartamento. Durante le lunghe ore chiusi in quel rifugio, qualcuno ci prese in braccio, io avevo tre anni, mia sorella due e noi ci addormentammo. Era notte quando suonò il cessato allarme.

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La cantina intanto, si era riempita di gente ferita, medicata in qualche modo, gente senza più posto dove andare. Quando tornammo nella nostra casa, trovammo freddo, buio, una distesa di vetri rotti, finestre distrutte dallo spostamento d’aria. Niente luce, niente gas, freddo, buio, c’era solo la solidarietà che il dolore aveva risvegliato nel cuore di tutti e fu solo con quello che facemmo fronte a quella notte terribile. L’unica luce, rossa e fiammeggiante era quella riflessa nel cielo e rischiarava dolorosamente il buio. Mio padre era in Africa per lavoro. Mia madre, una donna piccola e coraggiosa, già il giorno dopo riuscì a trovarci una sistemazione lontano da Milano, in un paesino Ferrera di Varese e proprio in quel mondo semplice e buono, nonostante le paure e difficoltà del vivere di ogni giorno, nella mia incoscienza infantile, io trascorsi uno dei periodi più belli della mia vita. I padri delle famiglie sfollate, che andavano a lavorare a Milano dovevano prendere il treno. Quando alla stazione c’erano i tedeschi il ferroviere rallentava di molta la velocità del treno, cosi i lavoratori potevano buttarsi e nascondersi. Se fossero rimasti sul treno, alla stazione, sarebbero stati portati nei campi di concentramento o a lavorare nelle loro fabbriche senza stipendio.

“Tratto dal diario dei ricordi di famiglia della si gnora Alba” Anno 1945 Ferrera di Varese. Ricordo quando avevo otto anni ero a scuola e dalle finestre vedevo il monte San Martino, dove dei partigiani avevano fatto buche e gallerie per nascondersi. Ad un certo punto arrivarono degli aerei tedeschi che bombardarono tantissimo, vidi cadere le bombe che fecero fumare il monte San Martino come un enorme falò.

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Borgo Priolo, 19 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Ferretti Valentina nata a Borgo Priolo classe 1926

residente a Rivazza di Borgo Priolo

Durante la guerra avevo circa diciotto anni, abitavo a Borgo Priolo, e ho vissuto tante situazioni terribili. Di quei giorni ricordo la paura quando sentivo arrivare l’aereo “Pippo” che bombardava; dovevamo oscurare le finestre delle case per non permettere di vedere le luci accese e farsi così localizzare. Quando diventava buio c’era il coprifuoco e non si poteva uscire. Una volta è arrivato in paese un gruppo di fascisti che stavano cercando dei partigiani. Hanno preso in ostaggio gli uomini del paese compreso mio padre, li hanno portati nella piazza principale (dove oggi si trovano le scuole ed il comune) e hanno dato il via alle perquisizioni casa per casa, i terribili rastrellamenti, se avessero trovato un partigiano nascosto l’avrebbero ucciso! Un altro ricordo, per me tragico, è stata l’uccisione, da parte dei fascisti, di un giovane del posto Franco Brichetti che stava tornando dal lavoro. Questo tragico fatto è avvenuto all’inizio della strada che porta a Casa Guerci, appena dopo il ponte sul Coppa.

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Dio Onnipotente ed Eterno cui danno gloria il cielo, la terra e il mare,

ascolta la nostra preghiera!

Giurando fedeltà alla Bandiera, abbiamo promesso amore e servizio alla Patria,

nel ricordo del sacrificio di chi è caduto perché noi vivessimo

in un mondo più libero e più giusto.

Donaci, o Signore, la forza di custodire e difendere il bene prezioso della pace e,

in comunione di spirito con tutti coloro che lavorano e soffrono,

donaci la gioia di dare il nostro contributo, per la serenità delle nostre case,

per la prosperità della nostra terra,

per il bene dell’Italia.

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Montalto Pavese, 13 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Casarini Luigi classe 1931

residente a Cà del Fosso di Montalto Pavese

Durante gli anni della guerra avevo dieci anni. Giocavo con i miei amici alla lippa usando un bastone ben diritto e un legnetto più piccolo e più corto ben appuntito alle due estremità e uno spiazzo di terra battuta, come il cortile di una cascina. Tracciavamo sulla terra un cerchio e il primo di noi bambini, si poneva al centro e lanciava il pezzetto di legno appuntito, ovvero la lippa, con un colpo di bastone il più lontano possibile e tutti rincorrevamo il legnetto per vedere dove fosse finito. Ricordo che aiutavo i miei genitori a lavorare nelle viti e nei campi, portavo da mangiare alle oche e facevo pascolare le pecore. I miei nonni tosavano le pecore e mia zia filava la lana con la rocca e il fuso per fare le calze. Ricordo che spesso si doveva scappare, perché c’era l’esercito. Questa era la mia vita nella seconda guerra mondiale.

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Borgo Priolo, 10 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Cignoli Angela nata a Montalto Pavese classe 1938

All’epoca dei fatti avevo sei anni, con mio papà e mia mamma abitavo in una frazione e di notte avevo tanta paura, perché i tedeschi andavano a rubare vicino a casa mia. I miei genitori furono costretti a scappare di notte andando a rifugiarsi in una cascina in mezzo alla campagna lontano da dove circolavano i tedeschi. Da lì vedevo i partigiani che si affrontavano con i tedeschi sulla cima di una collina chiamata Costa Pelata, che infatti viene ricordata per le numerose morti di partigiani. Ricordo sul ponte del Po che durante la guerra morirono molte persone bombardate. Ricordo un mio parente rimase prigioniero in Grecia e quando ritorno a casa non riconosceva più i suoi famigliari. Alcuni miei parenti furono costretti ad abbandonare la loro casa e nascondersi nei boschi spaventati perché erano stati minacciati di morte dai tedeschi.

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Borgo Priolo, 19 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Corrada Lina nata a Voghera

classe 1928 residente a Torrazzetta di Borgo Priolo

Mi chiamo Lina Corrada, ho 82 anni e nella seconda guerra mondiale avevo quattordici anni, abitavo a Fortunago, ricordo che nel periodo della guerra si mangiavano bucce di patate e bucce di frutta, non c’era molto, i tempi di guerra erano di miseria. Durante la guerra non ero la sola ad avere paura, anche tutto il paese, pieno di paura si nascondeva nei boschi. In guerra è morto il mio vicino di casa di vent’anni, i fascisti quando lo hanno preso dicevano che lo avrebbero portato in Germania e giunti lì lo avrebbero ucciso, anche il fidanzato di mia sorella è stato preso e fucilato davanti ai nostri occhi. Bambini, adulti e anziani tra i quali anch’io per sfuggire ai fascisti ci nascondevamo nei boschi. Due miei fratelli e due loro amici avevano scavato una fossa dove vivevano e io, portavo loro il cibo che mia madre preparava, la fossa era coperta da assi e foglie e per farmi riconoscere battevo ripetutamente il piede sopra le assi, loro, dopo essersi assicurati che fossi io, aprivano una porticina dove con una corda gli calavo il cibo. Durante il periodo di guerra c’era tanta miseria, ricordo che non avevo molti abiti, solo uno, le scarpe quando non andavano più bene alle mie sorelle le passavano a me. Sono sopravvissuta a quell’orrendo periodo, ed è un onore per me sapere, che questi miei ricordi, sono utili ad istruire i giovani di oggi.

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Borgo Priolo, 19 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Stefanoni Pina nata a Casteggio

classe 1936 residente a Casa Boatti di Borgo Priolo e

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale del Signor Faravelli Renato nato a Borgo Priolo

classe 1926 residente a Casa Boatti di Borgo Priolo

In quei periodi la vita era difficile nonostante le persone che abitavano in campagna erano le più fortunate perché, bene o male, trovavano più cibo e i bombardamenti erano meno frequenti. I soldati combattevano al fronte i vecchi le donne e i bambini combattevano nelle città, e nelle campagne per sopravvivere e siccome il vincitore era quello che provocava più danni e più morti, sopravvivere ai bombardamenti ed ai rastrellamenti dell’esercito occupante era molto più difficile. Tutti i prodotti di consumo dall’abbigliamento ai generi alimentari venivano razionati, ogni cittadino non poteva avere più di una certa quantità di cibo. A seconda dell’età si ricevevano alimenti diversi, ad esempio i bambini dovevano avere più latte rispetto agli adulti. Questo sistema si chiamava razionamento e vi si poteva accedere solo se in possesso della tessera annonaria. Si diffuse così il baratto, i contadini davano parte dei raccolti ai cittadini e ricevevano in cambio abiti e scarpe. Si estendeva anche il mercato nero, ovvero la vendita clandestina ad altissimo prezzo di merci al razionamento. Con questo metodo molte persone si arricchivano approfittando della fame degli altri.

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Montalto Pavese, 23 febbraio 2011

“Ricordi vissuti di guerra” 1940-1945 IIª Guerra Mondiale della Signora Casarini Elisa Maria classe 1925

residente a Molgheto di Montalto Pavese

I miei ricordi di quel periodo riguardano la partenza di mio fratello: Casarini Arturo Bersagliere nato a Montù Berchielli, ora Montalto Pavese, il 22/05/1920 da Francesco ed Ercolina Saviotti. Soldato di leva presso il distretto militare di Tortona, chiamato alle armi il 2 febbraio 1940 nel 3° Reggimento Bersaglieri della 3° Divisione Celere. Partecipa nell’anno 1940 alle operazioni di guerra sul fronte francese e nel 1941, alle operazioni di guerra svoltasi alla frontiera italo-jugoslava ed operazioni di guerra in Balcania. Il 24 luglio 1941 parte per la Russia con il proprio Reggimento mobilitato facente parte del corpo di spedizione italiano. Il suo compito era di difendere i suoi compagni dal nemico con la sua mitragliatrice. Durante la difficile permanenza sul fronte russo, mio fratello, comunicava con noi familiari attraverso lettere e cartoline dove venivano fatte richieste di invio di sigarette, cioccolato e biancheria intima. La mia mamma spediva indumenti di lana, purtroppo la maggior parte delle volte, i pacchi che arrivavano a mio fratello, erano già aperti e con del materiale mancante. Il Bersagliere Casarini Arturo è deceduto il 25 dicembre 1941 durante una tregua che il nemico non ha rispettato, nello scontro a fuoco è morto abbracciato alla sua mitragliatrice con tutti i suoi compagni. La notizia dell’avvenuto decesso giunge alla famiglia il 31 marzo del 1942, tre mesi dopo l’accaduto. È stato sepolto nel cimitero militare di Orlowo in Russia e soltanto il 4 novembre 1999 io e mio fratello Tito siamo riusciti, con tanta fatica, a riportare in Patria le sue spoglie. Ora riposa al Sacrario Militare di Cargnacco Udine.

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Preghiera del caduto

Signore, Tu sai che ho lasciato la mia casa per compiere il mio dovere e Tu sai anche che, dove il destino mi ha spinto, l’ ho compiuto senza fare ritorno. Nessuno conosce la mia sorte, il dolore del mio cuore e la sofferenza della mia carne; Tu sai quanto ho invocato il Tuo aiuto, ma così Tu hai deciso: io non sarei tornato alla mia casa, disperso in un turbine di neve, di ghiaccio e di fuoco, nell’infinito del Tuo regno. Signore, Tu che solo conosci la mia sorte e tutto il dolore del mondo, conforta mia madre e mio padre, consola la mia sposa e proteggi i miei figli; di’ loro che mi ritroveranno nella fede in Te, che tutto comprende e nell’amore verso la Patria e verso la famiglia, così mi sentiranno vicino almeno nello spirito. Signore, Tu che sei stato trafitto sulla Croce dalla lancia pietosa di un soldato, concedi, ora, questa grazia a chi si è perso nel turbine della guerra: Ti prego, Signore, per il mio ultimo riposo, fammi tornare in seno alla terra natia.

Manlio Francescani.

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Agli Alunni delle classi 4° e 5° della scuola elementare di Borgo Priolo

che hanno raccolto queste testimonianze e alle loro Insegnanti, al Dirigente

Scolastico, al Sindaco, all’Amministrazione Comunale e a tutti coloro

che hanno contribuito a realizzare questo documento………

un grazie di vero cuoreun grazie di vero cuoreun grazie di vero cuoreun grazie di vero cuore.

Borgo Priolo 16 marzo 2011

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La storia non è …

Solo date e fatti importanti riportati dai libri, ma è anche

“Ricordi vissuti”

di coloro che c’erano come:

soldati, madri, bambini, gente comune

che ancora c’è …….


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