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16 6 agosto 2010 INFORMAZIONE Scambiamo entusiasmo con … · 2010. 8. 6. · 16 6 agosto 2010...

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16 6 agosto 2010 Gazzetta d’Asti INFORMAZIONE RELIGIOSA Intervista a don Jeton Thaqi, il sacerdote del Kosovo, redattore del giornale diocesano, che con un gruppo di giovani è venuto in Italia a luglio Scambiamo entusiasmo con disponibilità e organizzazione Che ruolo ha la Chie- sa cattolica in Kosovo, so- prattutto in merito alla sua indipendenza? La chiesa cattolica ha sempre avuto un ruolo im- portante nella storia del po- polo albanese, compreso anche il territorio del Koso- vo. Questo grazie al gran- de contributo storico, cultu- rale e nazionale che il cle- ro albanese ha saputo dona- re alla nazione, alla cultura e a tutte le vicende storiche. Questo ruolo innegabile si insegna anche nelle scuole ed è oramai parte della stes- sa vita di tutti gli albanesi. Il primo scritto nella lingua albanese è la formula del battesimo, scritto dall’arci- vescovo di Durazzo; il pri- mo testo in lingua albanese e la traduzione del messa- le. E così si puo continuare a nominare le opere di cul- tura, di lingua e soprattutto nella conservazione del pa- trimonio originale degli al- banesi. Quindi anche la fede e la nazionalità. Il contributo del clero e della chiesa non è mancato anche prima della guerra, durante e dopo guerra sino al termine di questo pro- cesso che ha portato il Ko- sovo ad essere indipenden- te ed essere lo stato più gio- vane di tutto il mondo. La chiesa, anche se di numero conta una piccola comunità di circa 50 mila fedeli, lei è partecipe di tutte le vicende di questa nazione e cerca in tanti modi legittimi di dare il suo contributo per la pace e la concordia e di creare un clima di tolleranza religiosa ed etnica. Con la vita, il la- voro e la testimonianza cer- ca di seminare il seme del vangelo e con fatica cura di fare crescere l’amore per Dio e per i fratelli. Come il giornale in cui lavori può aiutare la Chie- sa cattolica e il paese? Il nostro giornale i suoi primi giorni di vita li ha co- nosciuti negli anni settan- ta. Allora, dove il mondo e la situazione dei massmedia era tutto diverso, aveva una importanza maggiore per- che doveva affrontare un di- battito contro i militanti del comunismo, i quali attacca- vano la chiesa per l’oscu- rantismo e pessimismo. Ed era una voce molto forte, di- rei l’unica che osava essere in controcorrente a quel re- gime. Ora invece il giornale dio- cesano ha un ruolo molto di- verso perché anche le situa- zioni sono cambiate in tanti ambiti. Ma il suo ruolo im- portante non lo sta perden- do in nessuno modo, anche se oggi i giornali sono tan- ti a rischio di essere una voce tra tante altre. Ma pos- so dire con fermezza che è una voce che si distingue dalle altre e soprattutto che non ha altro interesse, tran- ne quello di formare le co- scienze e di essere uno stru- mento con il quale non si of- fende nessuno, ma cerca di avvicinare le persone tra di loro e tutti insieme di forma- re una grande famiglia cir- condata dall’amore di Dio. Il suo aiuto consiste soprat- tutto di avvicinare tutti i cat- tolici dell’Albania, Kosovo, Montenegro, Macedonia e anche quelli che si trovano in diaspora. Cosa vi ha colpito in po- sitivo e in negativo dei cat- tolici italiani che avete in- contrato in questi giorni? Cerco in qualche modo di essere anche interprete del- le emozioni e del vissuto dei miei ragazzi con i quali ho vissuto questa esperienza, tra l’altro bellisima e indi- menticabile. Abbiamo nota- to insieme tantissime cose positive in questi giorni. Di- rei quello che colpisce di più è la semplicità e la disponi- bilità di tante persone a met- tersi al servizio degli altri; abbiamo notato il bisogno, la sete per uno stile di vita diverso, quello che deriva proprio dal vangelo, quel- lo che ama la vita e che ren- de più aperti verso gli altri. Ho annusato una stanchez- za della gente nell’egoismo, nell’edonismo, nel consumi- smo, quindi abbiamo senti- to che la gente vuole torna- re di piu alle relazioni vere e sincere e soprattutto di tro- vare la gioia nell’accogliere gli altri e mettersi al servizio dei fratelli secondo l’esem- pio di Gesù. Di negativo direi, spero di non esagerare, ma è for- se quel sonno che ha preso quasi tutta l’Europa, com- preso anche l’Italia. E’ un sonno che ha tolto la consa- pevolezza di ciò che l’Euro- pa è stata e di ciò che è oggi. Sembra che il popolo italia- no e anche i fedeli cattoli- ci non conoscano i propri valori. Quello che manca, mi sembra proprio, è que- sta consapevolezza di ciò che gli altri vi stimano. Voi italiani non sapete che ave- te tanta responsabilità per- che siete modello per gli al- tri. Quindi dovete puntare in alto e diritto perche anche gli altri possono seguire le vostre orme. Che cosa i cristiani del Kosovo potrebbero inse- gnare a quelli italiani e che cosa i cristiani italiani po- trebbero insegnare a quelli del Kosovo? Ma, nella vita di ciascu- no di noi c’è sempre spa- zio per imparare degli altri. Come sappiamo, noi siamo creati per essere in relazio- ni con gli altri e gli altri ci completano nella nostra vita e anche noi possiamo altret- tanto esser così per gli altri. Per essere più concreto direi voi potete insegnarci il sen- so della solidarietà, il modo dell’organizzazione, lo stile del lavoro, dello sviluppo e del funzionamento della de- mocrazia e dell’andamento delle istituzioni statali e giu- ridiche. Invece noi direi che pos- siamo essere una scuola per voi nell’entusiasmo, nell’ot- timismo e nella apertura verso gli altri e soprattutto verso i valori della vita. Che cosa proporresti ai giovani cattolici italia- ni per farli crescere nella fede? Penso che quello che im- pedisce ai giovani in Ita- lia di essere veri cattolici è l’aria che gira di individua- lismo e di edonismo, dove al centro non è il Dio creato- re, ma direi proprio il nostro ego. E’ un’aria che ha con- taminato non solo i giova- ni ma cerca di rovinare tut- ti noi, compreso gli adulti e spesso anche il clero. E’ un gioco terribile questo che ti promette felicità istantanea, ma ti allontana dalla felici- tà duratura. I giovani da voi hanno tante qualità soprat- tutto la trasparenza, la sin- cerità e anche il grande de- siderio loro e la libertà. La fede è vita, la fede è gioia, la fede è amore, la fede in fon- do è una ricerca che viene fatta con tanto impegno con- tinuo anche durante tutta la vita. E la fede è anche fati- ca. Fatica però che ti porta alla gioia vera, quella gio- ia che è eterna e che soltan- to il Signore Gesù Cristo sa donare. Ma il mio consiglio è quello che una volta dice- va il grande sommo pontefi- ce Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura ad aprire le porte a Cristo”. Ecco, que- sta paura, se si toglie, aiute- rebbe ciascuno di noi a cre- scere ogni giorno nella fede e nell’amore verso Dio e i fratelli. Come ti immagini un ge- mellaggio tra il tuo giorna- le e Gazzetta d’Asti? Il nostro giornale diocesa- no “Drita” ha molto da im- parare e ha bisogno molto per crescere sicuramente nel professionalismo sia tecnico sia quello di stile e di conte- nuto. Sicuramente la vostra grande esperienza e la vec- chia tradizione ci potrebbe molto aiutare ad essere più professionali. Lo scambio vicendevole potrebbe aiuta- re ambedue a crescere ed es- sere più ricchi in tanti am- biti e soprattutto scambian- do degli avvenimenti impor- tanti di queste due chiese so- relle. Oggi diciamo che tutti i giornali sono in crisi, an- che in crisi economica per- ché non vengono venduti per il fatto che oggi ci sono del- le informazioni su internet e questo impedisce spesso an- che la vendita di questi gior- nali. A maggiore ragione il no- stro giornale, che in mag- gior parte viene dato gratis perché la gente ha bisogno di leggere delle informazio- ni sane ma non ha le possi- bilità di comprarle. Dicia- mo sinceramente, il nostro più grande problema è quel- lo economico. Il nostro gior- nale diocesano “Drita” non ha nessun impiegato ma la- vora soltanto con collabora- tori volontari i quali deside- rano ardentemente che que- sto organo diocesano fun- zioni e che manifesti all’opi- nione publica i valori cri- stiani. Quindi direi che il gemellaggio consistereb- be secondo me in uno scam- bio continuo di informazio- ni per le vicende importanti di queste due chiese e anche magari in un sostegno sim- bolico per il nostro giornale che ha tanto bisogno. Dacci due informazio- ni tecniche sul vostro gior- nale. Ho scritto anche sopra che il nostro giornale e nato agli inizi degli anni settanta. Anni difficili per la chiesa e per la società. Le persone impegnate sono diverse e la- vorano in modo volontario, nessuno di loro viene pa- gato. Questo spesso ci crea anche problemi perché non sempre si riesce a pretende- re troppo e chiedere il me- glio di loro, ma ci si accon- tenta di quello che riescono a fare. Abbiamo il capo re- dattore, due redattori e an- che un consiglio redaziona- le che è composto da preti e suore della diocesi. Abbia- mo un professore che fa da lettore e correttore linguisti- co e tanti reporter e persone che aiutano con i loro scrit- ti. La parte tecnica la fa la tipografia accompagnata da noi redattori. Importante di questo giornale è che viene distribuito in Kosovo, Alba- nia, Montenegro, Croazia, Austria, Germania, Svizzera per i nostri emigrati. Il nu- mero è di 3000 copie. Ci lasci un messaggio per i nostri lettori? Sì, quello che voglio dire ai lettori di questo giorna- le è proprio di dire grazie al vescovo Francesco Ravi- nale, il quale è stato molto gentile ad accoglierci nel- la sua residenza e ci ha of- ferto una colazione, ma so- prattutto una grande testi- monianza. Grazie alla Ca- ritas di Asti ed Acqui Terme che hanno dato la possibili- tà di realizzare questa espe- rienza tra queste due chie- se sorelle. Grazie a tutte le persone che hanno contri- buito per la realizzazione di questa esperienza e in parti- colare alle famiglie che han- no ospitato i ragazzi. In fon- do un grazie e un augurio a Francesca Gallo e alla sua famiglia che sono stati pro- tagonisti di tutto questo la- voro impegnativo. A tutti il Signore ricompensi con i suoi doni innumerevoli. In fondo ringrazio il diret- tore e tutto lo staff della re- dazione perché mi ha dat- to la possibilità di condivi- dere con voi le gioie e le fa- tiche della chiesa e anche del popolo del Kosovo. Mi auguro che tutto questo im- pegno serva per la cresci- ta di ambedue le chiese. In fondo ho l’onore di portare per tutti voi anche il saluto da parte del nostro vescovo Mons. Dode Gjergji, il quale è molto riconoscente e con- tento per questo legame che ora la chiesa del Kosovo ha stretto con la diocesi di Asti. Il vescovo ringraziando per tutto ciò invita chi lo deside- rebbe di venire alla grande festa di inaugurazione della cattedrale di Prishtina e nel centenario della nascita di Madre Teresa che si festeg- gerà il prossimo 5 di settem- bre a Prishtina. Don Jeton Thaqi di fronte al “simbolo” dell’Estate Ragazzi 2010 Don Jeton Thaqi nato nel 1979 a Dugajeve, le elementari e medie fi- nite a Drenoc (paese vi- cino 3 km), dal 1994 al 1998 il seminario mino- re a Prizren. Dal 1998 al 2005 il seminario mag- giore a Cremona. Nel 2005 ordinato sacerdo- te. Dal 2005 al 2007 vi- cario della parrocchia di Klina. Dal 2007 al 2009 vicario nella parrocchia di Velezhe. Dal 2009 ad oggi vicario della par- rocchia di Prizren. In- sieme all’impegno pa- storale come vicario porto avanti anche il lavoro come redattore del giornale diocesano “Drita” dal 2007. Volon- tariamente ho accettat- to a tenere una missio- ne in Albania a Kukes (vicino al confine con il Kosovo) dove si trova- no una decina di fami- glie cattoliche e che ne- cessitano della vicinan- za di un prete e quindi anche della chiesa. A metà luglio ad Asti attraverso la Caritas è giunto un gruppo di gio- vani del Kosovo, guidati da don Jeton Thaqi, per fare una visita guida- ta di centri estivi e ora- tori della nostra Dioce- si, in vista di organizza- re qualcosa di simile nel loro paese. Ospitati in famiglie e nella parrocchia di San Domenico Savio, con un contatto preferen- ziale a Vesime, paese di origine della ragazza che svolgendo il servi- zio civile internaziona- le da loro ha organizza- to il viaggio, hanno avu- to modo di raccontare molto della loro realtà. Abbiamo posto alcu- ne domande a don Je- ton, saputo che tra le varie attività si occupa anche del giornale dio- cesano “Drita”. Il gruppo dei giovani kossovari con il vescovo Ravinale
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Page 1: 16 6 agosto 2010 INFORMAZIONE Scambiamo entusiasmo con … · 2010. 8. 6. · 16 6 agosto 2010 INFORMAZIONE RELIGIOSA Gazzetta d’Asti Intervista a don Jeton Thaqi, il sacerdote

16 6 agosto 2010 Gazzetta d’AstiINFORMAZIONE RELIGIOSAIntervista a don Jeton Thaqi, il sacerdote del Kosovo, redattore del giornale diocesano, che con un gruppo di giovani è venuto in Italia a luglio

Scambiamo entusiasmo con disponibilità e organizzazione

Che ruolo ha la Chie-sa cattolica in Kosovo, so-prattutto in merito alla sua indipendenza?

La chiesa cattolica ha sempre avuto un ruolo im-portante nella storia del po-polo albanese, compreso anche il territorio del Koso-vo. Questo grazie al gran-de contributo storico, cultu-rale e nazionale che il cle-ro albanese ha saputo dona-re alla nazione, alla cultura e a tutte le vicende storiche. Questo ruolo innegabile si insegna anche nelle scuole ed è oramai parte della stes-sa vita di tutti gli albanesi. Il primo scritto nella lingua albanese è la formula del battesimo, scritto dall’arci-vescovo di Durazzo; il pri-mo testo in lingua albanese e la traduzione del messa-le. E così si puo continuare a nominare le opere di cul-tura, di lingua e soprattutto nella conservazione del pa-trimonio originale degli al-banesi. Quindi anche la fede e la nazionalità.

Il contributo del clero e della chiesa non è mancato anche prima della guerra, durante e dopo guerra sino al termine di questo pro-cesso che ha portato il Ko-sovo ad essere indipenden-te ed essere lo stato più gio-vane di tutto il mondo. La chiesa, anche se di numero conta una piccola comunità di circa 50 mila fedeli, lei è partecipe di tutte le vicende di questa nazione e cerca in

tanti modi legittimi di dare il suo contributo per la pace e la concordia e di creare un clima di tolleranza religiosa ed etnica. Con la vita, il la-voro e la testimonianza cer-ca di seminare il seme del vangelo e con fatica cura di fare crescere l’amore per Dio e per i fratelli.

Come il giornale in cui lavori può aiutare la Chie-sa cattolica e il paese?

Il nostro giornale i suoi primi giorni di vita li ha co-nosciuti negli anni settan-ta. Allora, dove il mondo e la situazione dei massmedia era tutto diverso, aveva una importanza maggiore per-che doveva affrontare un di-battito contro i militanti del comunismo, i quali attacca-vano la chiesa per l’oscu-rantismo e pessimismo. Ed era una voce molto forte, di-rei l’unica che osava essere in controcorrente a quel re-gime.

Ora invece il giornale dio-cesano ha un ruolo molto di-verso perché anche le situa-zioni sono cambiate in tanti ambiti. Ma il suo ruolo im-portante non lo sta perden-do in nessuno modo, anche se oggi i giornali sono tan-ti a rischio di essere una voce tra tante altre. Ma pos-so dire con fermezza che è una voce che si distingue dalle altre e soprattutto che non ha altro interesse, tran-ne quello di formare le co-scienze e di essere uno stru-mento con il quale non si of-

fende nessuno, ma cerca di avvicinare le persone tra di loro e tutti insieme di forma-re una grande famiglia cir-condata dall’amore di Dio. Il suo aiuto consiste soprat-tutto di avvicinare tutti i cat-tolici dell’Albania, Kosovo, Montenegro, Macedonia e anche quelli che si trovano in diaspora.

Cosa vi ha colpito in po-sitivo e in negativo dei cat-tolici italiani che avete in-contrato in questi giorni?

Cerco in qualche modo di essere anche interprete del-le emozioni e del vissuto dei miei ragazzi con i quali ho vissuto questa esperienza, tra l’altro bellisima e indi-menticabile. Abbiamo nota-to insieme tantissime cose positive in questi giorni. Di-rei quello che colpisce di più è la semplicità e la disponi-bilità di tante persone a met-tersi al servizio degli altri; abbiamo notato il bisogno, la sete per uno stile di vita diverso, quello che deriva proprio dal vangelo, quel-lo che ama la vita e che ren-de più aperti verso gli altri. Ho annusato una stanchez-za della gente nell’egoismo, nell’edonismo, nel consumi-smo, quindi abbiamo senti-to che la gente vuole torna-re di piu alle relazioni vere e sincere e soprattutto di tro-vare la gioia nell’accogliere gli altri e mettersi al servizio dei fratelli secondo l’esem-pio di Gesù.

Di negativo direi, spero

di non esagerare, ma è for-se quel sonno che ha preso quasi tutta l’Europa, com-preso anche l’Italia. E’ un sonno che ha tolto la consa-pevolezza di ciò che l’Euro-pa è stata e di ciò che è oggi. Sembra che il popolo italia-no e anche i fedeli cattoli-ci non conoscano i propri valori. Quello che manca, mi sembra proprio, è que-sta consapevolezza di ciò che gli altri vi stimano. Voi italiani non sapete che ave-te tanta responsabilità per-che siete modello per gli al-tri. Quindi dovete puntare in alto e diritto perche anche gli altri possono seguire le vostre orme.

Che cosa i cristiani del Kosovo potrebbero inse-gnare a quelli italiani e che cosa i cristiani italiani po-trebbero insegnare a quelli del Kosovo?

Ma, nella vita di ciascu-no di noi c’è sempre spa-zio per imparare degli altri. Come sappiamo, noi siamo creati per essere in relazio-ni con gli altri e gli altri ci completano nella nostra vita e anche noi possiamo altret-tanto esser così per gli altri. Per essere più concreto direi voi potete insegnarci il sen-so della solidarietà, il modo dell’organizzazione, lo stile del lavoro, dello sviluppo e del funzionamento della de-mocrazia e dell’andamento delle istituzioni statali e giu-ridiche.

Invece noi direi che pos-siamo essere una scuola per voi nell’entusiasmo, nell’ot-timismo e nella apertura verso gli altri e soprattutto verso i valori della vita.

Che cosa proporresti ai giovani cattolici italia-ni per farli crescere nella fede?

Penso che quello che im-pedisce ai giovani in Ita-lia di essere veri cattolici è l’aria che gira di individua-lismo e di edonismo, dove al centro non è il Dio creato-re, ma direi proprio il nostro ego. E’ un’aria che ha con-taminato non solo i giova-ni ma cerca di rovinare tut-ti noi, compreso gli adulti e spesso anche il clero. E’ un gioco terribile questo che ti promette felicità istantanea, ma ti allontana dalla felici-tà duratura. I giovani da voi hanno tante qualità soprat-tutto la trasparenza, la sin-cerità e anche il grande de-

siderio loro e la libertà. La fede è vita, la fede è gioia, la fede è amore, la fede in fon-do è una ricerca che viene fatta con tanto impegno con-tinuo anche durante tutta la vita. E la fede è anche fati-ca. Fatica però che ti porta alla gioia vera, quella gio-ia che è eterna e che soltan-to il Signore Gesù Cristo sa donare. Ma il mio consiglio è quello che una volta dice-va il grande sommo pontefi -ce Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura ad aprire le porte a Cristo”. Ecco, que-sta paura, se si toglie, aiute-rebbe ciascuno di noi a cre-scere ogni giorno nella fede e nell’amore verso Dio e i fratelli.

Come ti immagini un ge-mellaggio tra il tuo giorna-le e Gazzetta d’Asti?

Il nostro giornale diocesa-no “Drita” ha molto da im-parare e ha bisogno molto per crescere sicuramente nel professionalismo sia tecnico sia quello di stile e di conte-nuto. Sicuramente la vostra grande esperienza e la vec-chia tradizione ci potrebbe molto aiutare ad essere più professionali. Lo scambio vicendevole potrebbe aiuta-re ambedue a crescere ed es-sere più ricchi in tanti am-biti e soprattutto scambian-do degli avvenimenti impor-tanti di queste due chiese so-relle. Oggi diciamo che tutti i giornali sono in crisi, an-che in crisi economica per-ché non vengono venduti per il fatto che oggi ci sono del-le informazioni su internet e questo impedisce spesso an-che la vendita di questi gior-nali.

A maggiore ragione il no-stro giornale, che in mag-gior parte viene dato gratis perché la gente ha bisogno di leggere delle informazio-ni sane ma non ha le possi-bilità di comprarle. Dicia-mo sinceramente, il nostro più grande problema è quel-lo economico. Il nostro gior-nale diocesano “Drita” non ha nessun impiegato ma la-vora soltanto con collabora-tori volontari i quali deside-rano ardentemente che que-sto organo diocesano fun-zioni e che manifesti all’opi-nione publica i valori cri-stiani. Quindi direi che il gemellaggio consistereb-be secondo me in uno scam-bio continuo di informazio-ni per le vicende importanti di queste due chiese e anche magari in un sostegno sim-bolico per il nostro giornale che ha tanto bisogno.

Dacci due informazio-ni tecniche sul vostro gior-nale.

Ho scritto anche sopra che il nostro giornale e nato agli inizi degli anni settanta. Anni diffi cili per la chiesa e per la società. Le persone impegnate sono diverse e la-vorano in modo volontario, nessuno di loro viene pa-gato. Questo spesso ci crea anche problemi perché non sempre si riesce a pretende-re troppo e chiedere il me-glio di loro, ma ci si accon-tenta di quello che riescono a fare. Abbiamo il capo re-dattore, due redattori e an-che un consiglio redaziona-le che è composto da preti e suore della diocesi. Abbia-mo un professore che fa da lettore e correttore linguisti-co e tanti reporter e persone

che aiutano con i loro scrit-ti. La parte tecnica la fa la tipografi a accompagnata da noi redattori. Importante di questo giornale è che viene distribuito in Kosovo, Alba-nia, Montenegro, Croazia, Austria, Germania, Svizzera per i nostri emigrati. Il nu-mero è di 3000 copie.

Ci lasci un messaggio per i nostri lettori?

Sì, quello che voglio dire ai lettori di questo giorna-le è proprio di dire grazie al vescovo Francesco Ravi-nale, il quale è stato molto gentile ad accoglierci nel-la sua residenza e ci ha of-ferto una colazione, ma so-prattutto una grande testi-monianza. Grazie alla Ca-ritas di Asti ed Acqui Terme che hanno dato la possibili-tà di realizzare questa espe-rienza tra queste due chie-se sorelle. Grazie a tutte le persone che hanno contri-buito per la realizzazione di questa esperienza e in parti-colare alle famiglie che han-no ospitato i ragazzi. In fon-do un grazie e un augurio a Francesca Gallo e alla sua famiglia che sono stati pro-tagonisti di tutto questo la-voro impegnativo. A tutti il Signore ricompensi con i suoi doni innumerevoli.

In fondo ringrazio il diret-tore e tutto lo staff della re-dazione perché mi ha dat-to la possibilità di condivi-dere con voi le gioie e le fa-tiche della chiesa e anche del popolo del Kosovo. Mi auguro che tutto questo im-pegno serva per la cresci-ta di ambedue le chiese. In fondo ho l’onore di portare per tutti voi anche il saluto da parte del nostro vescovo Mons. Dode Gjergji, il quale è molto riconoscente e con-tento per questo legame che ora la chiesa del Kosovo ha stretto con la diocesi di Asti. Il vescovo ringraziando per tutto ciò invita chi lo deside-rebbe di venire alla grande festa di inaugurazione della cattedrale di Prishtina e nel centenario della nascita di Madre Teresa che si festeg-gerà il prossimo 5 di settem-bre a Prishtina.

Don Jeton Thaqi di fronte al “simbolo” dell’Estate Ragazzi 2010

Don Jeton Thaqi nato nel 1979 a Dugajeve, le elementari e medie fi -nite a Drenoc (paese vi-cino 3 km), dal 1994 al 1998 il seminario mino-re a Prizren. Dal 1998 al 2005 il seminario mag-giore a Cremona. Nel 2005 ordinato sacerdo-te. Dal 2005 al 2007 vi-cario della parrocchia di Klina. Dal 2007 al 2009 vicario nella parrocchia di Velezhe. Dal 2009 ad oggi vicario della par-rocchia di Prizren. In-sieme all’impegno pa-storale come vicario porto avanti anche il lavoro come redattore del giornale diocesano “Drita” dal 2007. Volon-tariamente ho accettat-to a tenere una missio-ne in Albania a Kukes (vicino al confi ne con il Kosovo) dove si trova-no una decina di fami-glie cattoliche e che ne-cessitano della vicinan-za di un prete e quindi anche della chiesa.

A metà luglio ad Asti attraverso la Caritas è giunto un gruppo di gio-vani del Kosovo, guidati da don Jeton Thaqi, per fare una visita guida-ta di centri estivi e ora-tori della nostra Dioce-si, in vista di organizza-re qualcosa di simile nel loro paese.

Ospitati in famiglie e nella parrocchia di San Domenico Savio, con un contatto preferen-ziale a Vesime, paese di origine della ragazza che svolgendo il servi-zio civile internaziona-le da loro ha organizza-to il viaggio, hanno avu-to modo di raccontare molto della loro realtà.

Abbiamo posto alcu-ne domande a don Je-ton, saputo che tra le varie attività si occupa anche del giornale dio-cesano “Drita”.

Il gruppo dei giovani kossovari con il vescovo Ravinale

Page 2: 16 6 agosto 2010 INFORMAZIONE Scambiamo entusiasmo con … · 2010. 8. 6. · 16 6 agosto 2010 INFORMAZIONE RELIGIOSA Gazzetta d’Asti Intervista a don Jeton Thaqi, il sacerdote

Domenica 8 agosto -Domenica 8 agosto - XIX Domenica del Tempo ordinario

(Sap 18,6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48)

Come se si vedesse l’invisibileCome se si vedesse l’invisibileL’esperienza della notte evoca real-

tà profonde nel cuore di ciascuno; gran-di santi come San Giovanni della Croce su questo tema hanno scritto molto, poi-ché ne hanno vissuto e capito la grandez-za; ed in eff etti ogni volta che le Scrittu-re ne parlano, lo fanno per raccontare la dimensione spirituale di un evento tem-porale. Ciò che rende umano lo scorrere del tempo è infatti l’eco interiore che esso provoca nell’animo; non è garantito che sia un tempo bello, e nemmeno si ha la certezza che sia esente da prove e diffi col-tà, ma rimane un viaggio (la nostra vita) che merita di essere vissuto e racconta-to. E quando capita che ci si imbatta nella notte delle vicende umane, il credente di-venta come Mosè e quanti hanno saputo vivere ogni evento «per fede»: di lui si dice che «rimase saldo, come se vedesse l’invisi-bile» (Lettera agli Ebrei).

Vedere l’invisibile è quindi l’invito delle letture di oggi; non chiudendo gli occhi di fronte alla concretezza della vita, semmai aprendoli di più e più in profon-dità, vedendo al di là e al di dentro, perce-pendo il risvolto delle cose. Chi vede con gli occhi della fede si immerge nella real-tà con maggiore consapevolezza e libertà; non cerca rassicurazioni esteriori, ma at-tinge a ciò che conta e dura. Quando non

si vede più l’invisibile, allora viene meno la libertà del cuore che si affi da alla po-tenza dell’evangelo. Si cercano appoggi e consensi, si conta e ci si conta, si ha paura di venire messi da parte.

Siamo chiamati a ritrovare e rinvigori-re la fi ducia nella volontà di Dio, nel suo progetto di salvezza! Quell’atteggiamento che la Scrittura ci riporta con una bellis-sima similitudine: «Come un bimbo svez-zato in braccio a sua madre, come un bim-bo svezzato è in me l’anima mia» (Sal 131). Esso va custodito, perché è il vero tesoro che permette l’affi damento della fede, di-spone alla traversata della vita, forti della propria debolezza.

Nessuno sa fi no in fondo dove sta an-dando, dal momento che il passo succes-sivo a quello che si sta facendo non è in mano nostra; ma ci è dato di percorre-re la strada rimanendo svegli, con gli oc-chi così aperti e spalancati che addirittura vedono l’invisibile. Eravamo nella notte, ma grazie a Gesù abbiamo visto il gior-no: la nostra fede si fonda sulla luce che ha vinto le tenebre, sulla speranza che ha sconfi tto il dubbio e l’angoscia, sulla vita che ha vinto la morte. Questa è la nostra fede.

Viviamola con gioia, e buone vacanze!Don Igor Sciolla

6 agosto 2010 17Gazzetta d’Asti INFORMAZIONE RELIGIOSA

Rendicontazione entro il 31 agosto

Finanziamento regionale per gli oratoriPer ottenere il fi nanziamento regionale su-

gli oratori, è giunto il momento della ren-dicontazione del progetto estivo 2010. La somma verrà materialmente erogata solo il prossimo anno (2011), mentre a giorni do-vrebbero arrivare, per chi ne aveva fatto ri-chiesta, i contributi del 2009. Le maglie del-la rendicontazione diventano ogni anno più strette, i controlli ogni anno più precisi e ca-pillari e quindi vi viene richiesta la massi-ma precisione, pena l’esclusione dal fi nan-ziamento. Siete tutti invitati a leggere atten-tamente i documenti inviati via e-mail dalla Segreteria dell’Opera Milliavacca e a rivol-

gervi a quell’uffi cio se non li avete ricevuti o per eventuali altri chiarimenti. La scaden-za per la presentazione della documentazio-ne completa è martedì 31 agosto 2010. Que-sta volta la scadenza sarà tassativa e non si ammetteranno ritardi, anche perché in set-tembre l’uffi cio sarà chiuso e quindi chi non avrà presentato la rendicontazione entro fi ne agosto avrà perso il treno dei contributi!

Per chi dovesse aver bisogno la Segreteria dell’Opera Milliavacca rimarrà aperta tut-to agosto al solito orario: dal lunedì al ve-nerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30.

Di “Sancta Maria de fon-te mersa” si parla in un do-cumento del 1343, quando i capi famiglia giurarono fe-deltà ai feudatari Scarampi davanti al “rector” di detta chiesa: un capitolo della vita religiosa in Valtiglione anco-ra tutto da scoprire.

Ma se pensiamo che tutto-ra il Santuario della Madon-na Assunta di Fontanabuona viene indicato in piemontese come “Funtanamersa”, c’è da pensare che davvero da secoli la Vergine è venerata nei prati della valletta ame-na che congiunge Momber-celli a Castelnuovo Calcea, ai piedi delle colline di Vin-chio.

Venerdì 6 agosto inizia la Novena, con alle 18 il Rosa-rio e la Messa, in attesa del-la festa del giorno di Ferra-gosto, che si apre con la fre-sca “Messa dell’alba” alle 8, e si anima nel pomeriggio in attesa della Concelebrazione alle 17,30 e della successiva Processione.

Particolare solennità avrà quest’anno tale momento, diventato ormai l’evento re-ligioso più frequentato dei paesi a sud del Tanaro.

A presiedere la Concele-brazione e la Processione sarà infatti il cardinale Gio-vanni Lajolo, di casa su que-ste colline e già altre volte presente al Santuario, caro a

lui e alla sua famiglia. La gente di Mombercel-

li, di Vinchio, Castelnuo-vo, Agliano e di tutti i pae-si della Valtiglione festegge-rà le sue Nozze d’oro sacer-dotali, ringraziando il Signo-re per il bene da lui semina-to in mezzo secolo di servi-zio e di grandi responsabilità nella Chiesa. Sono invitati a partecipare, con il nostro ve-scovo Padre Francesco Ravi-nale, sacerdoti e fedeli di tut-ta la diocesi. Faranno coro-na l’improvvisata ma valida corale guidata da don Roma-no aperta a tutti i volonterosi cantori, i giovani della Leva di Mombercelli e degli altri paesi che vorranno unirsi a loro per il trasporto della sta-tua dell’Assunta nella gran-diosa processione, animata dalla Banda musicale.

A Bardonecchia il 5-7 settembre con il vescovo

Due giorni per tuttidi programmazione diocesana

Domenica 15 agosto alla Madonna di Mombercelli: invitati sacerdoti e fedeli di tutta la diocesi

Il cardinale Giovanni Lajolofesteggia i 50 anni di Messa

Giovedì 12 agosto, giorno della sua nascita al Cielo, la Chiesa diocesana di Asti ri-corda nella preghiera il Ve-scovo Mons. Franco Sibil-la, mancato due anni fa. La S.Messa, presieduta dal ve-scovo p. Francesco, viene celebrata in Cattedrale alle ore 18, con la partecipazio-ne di parenti ed amici.

I parroci sono invitati a fare memoria di Mons. Si-billa nella celebrazione eu-caristica con una intenzione particolare alla preghiera dei fedeli, come ricordato dalla Guida Liturgica.

RicordiamoMons. Sibilla

a due anni dalla morte

Terminati Estate Ragazzi e Campi, i giovani si danno ap-puntamento a venerdì 3 settembre ore 18 nella Parrocchia di San Pietro (Asti) per la Festa di Fine Estate: il Vescovo Pa-dre Francesco consegnerà a tutti i giovani il Suo Messaggio che sarà di guida per il cammino nelle nostre parrocchie e verso la GMG a Madrid. Sarà un momento di incontro tra le parrocchie, di festa insieme, di foto dell’estate, di gioco a sorpresa (preparati...), di cena offerta!

Saranno presentati anche gli appuntamenti di Pastorale Giovanile e Centro Diocesano Vocazioni 2010/2011 e gli incontri di preparazione GMG.

Quest’anno la due giorni di programmazione pasto-rale della Diocesi si apre a chiunque voglia partecipare. Gli scorsi anni erano coin-volti oltre il Vescovo e il vi-cario generale, anche i tre delegati vescovili ai settori pastorali e i vicari foranei: insieme si leggeva la nuova lettera pastorale, si indicava-no gli obiettivi dell’anno e si faceva la programmazione generale degli eventi e de-gli appuntamenti, comprese le uscite mensili dell’inserto “Comunità Viva” su Gazzet-ta d’Asti. Quest’anno si in-tende rendere più fl essibile la struttura della segreteria diocesana, in modo da coin-volgere gradualmente tutti coloro che hanno a cuore la vita della Diocesi.

L’appuntamento è lune-dì 6 e domenica 7 settem-bre alla casa alpina diocesa-na di Bardonecchia. Il tito-lo “Educazione: partire dal-la persona” ricorda che la nuova lettera pastorale, in-titolata “A immagine e so-miglianza” parla dell’edu-cazione, in particolare della meta educativa fondamenta-le: la costruzione di una per-sona umana integrale. Ecco il programma.

Domenica 5 settembre: è possibile arrivare già dalla sera, con cena alle 19,30 e dopocena libero.

Lunedì 6 settembre: pre-ghiera delle lodi alle 8. Dopo colazione primo mo-dulo “Partiamo dalla Paro-la di Dio”. Verranno messi a disposizione brani biblici per la rifl essione personale, al termine della quale si farà una condivisione. La matti-na si concluderà con la cele-brazione eucaristica e la pre-ghiera dell’Ora Media.

Dopo pranzo il secondo modulo di lavoro “Cosa dice la nuova lettera pastorale”. Il Vescovo presenterà i con-tenuti e si farà un confronto a caldo. Dopo la pausa (du-rante la quale si reciterà an-che il rosario) si discuterà di come coinvolgere la Dioce-si sulla nuova lettera pasto-rale. La cena sarà preceduta dai Vespri.

Dopo cena sarà proietta-to un fi lm a tema educativo a scelta tra 2-3 titoli.

Martedì 7 settembre: ce-lebrazione eucaristica e pre-ghiera delle lodi alle 7,30. Dopo colazione il terzo mo-dulo “Persona e relazione”,

dedicato ad uno dei capitoli della lettera pastorale. Ver-ranno presentate tre relazio-ni di circa 20 minuti l’una: “Il concetto di persona e di relazione nel pensiero fi lo-sofi co contemporaneo” (don Dino Barberis); “Il concet-to di persona e di relazione nel pensiero teologico” (don Vittorio Croce); “Il concet-to di persona e di relazione a fondamento della teologia morale” (don Marco Andi-na). Segue dibattito. Dopo la pausa si continuerà la di-scussione su come coinvol-gere la diocesi sulla nuova lettera pastorale. Prima di pranzo la preghiera dell’Ora Media.

Dopo pranzo l’ultimo mo-dulo di lavoro su “Program-mazione pastorale”. Si da-ranno indicazioni generali e si fi sseranno le date che ri-guardano la formazione (ri-tiri e aggiornamento del cle-ro), gli eventi diocesani (ve-glie), gli uffi ci diocesani, le strutture diocesane (Con-siglio Pastorale, Consiglio Presbiterale, segreteria pa-storale), l’informazione (Gazzetta d’Asti, Comunità Viva). Si concluderà con la merenda sinoira alle 17,30.

Chi volesse partecipa-

re (a parte i membri d’uffi -cio: Vescovo, vicario, dele-gati pastorali, segretari e vi-cari di zona), lo può comu-nicare a Pier Luigi Maggio-ra entro il 31 agosto (cell 339.4801595), comunican-do se si intende già arriva-re la domenica sera e l’even-tuale uso dell’auto. Bisogna tener conto che a disposizio-ne ci sono 5 stanze singole e un certo numero di doppie.

D.B.

Appuntamento per venerdì 3 settembre

Festa di fi ne estateper i giovani a S. Pietro

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