+ All Categories
Home > Documents > 19 benv gennaio 2015 it

19 benv gennaio 2015 it

Date post: 07-Apr-2016
Category:
Upload: benv-bollettino-epidemiologico-nazionale-veterinario
View: 217 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
Description:
 
51
BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario Gennaio 2015 - CESME Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento dellle malattie esotiche degli animali - COVEPI Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio Photo by Mark Dumont Numero 19
Transcript

BENVBollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

Gennaio 2015

-CESMECentro di Referenza Nazionaleper lo studio e l’accertamentodellle malattie esotichedegli animali

-COVEPICentro di Referenza Nazionaleper l’Epidemiologia Veterinaria,la Programmazione,l’Informazione e l’Analisidel Rischio

Pho

to b

y M

ark

Dum

ont

Numero 19

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

2 Indice

INDICE

-EDITORIALE 3 - IN QUESTI MESIWest Nile Disease: situazione epidemiologica in Italia, in Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo nel 2014 4 Aethina Tumida: situazione epidemiologica in Italia 10Il Sistema Informativo Piani nazionali Salmonellosi “SISalm” 14

-DATI ALLA MANONumero di focolai notificati in SIMAN nel 2014 19Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMAN nel 2014 20Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel 2014 24

-UNO SGUARDO ALLE MAPPE 26

-INTORNO A NOIInfluenza Aviaria ad Alta Patogenicità H5N8 – Situazione Epidemiologica in Europa 30Dermatite nodulare (Lumpy skin disease): ancora una malattia negletta? 35I modelli matematici per lo studio della crescita, la sopravvivenza e l’inattivazione dei microrganismi negli alimenti: la microbiologia predittiva tra passato e futuro 42

-TERRITORI UFFICIALMENTE INDENNI 47

-REDAZIONE & CONTATTI 51

Gennaio 2015 Numero 19

3 Editoriale

EDITORIALEIl BENV come strumento per la diffusione dell’informazione

Cari lettori,

In questo primo numero del nuovo anno, il Benv presenta numerosi articoli interessanti, che trattano di sanità animale e sicurezza alimentare.

I focolai d’influenza aviaria (IA) ad alta patogenicità H5N8 che si sono verificati in Europa alla fine del 2014 rappresentano uno dei principali temi di questo numero: il ceppo H5N8 del virus è stato identificato in aziende di pollame in un’area comprendente il Regno Unito, i Paesi Bassi e la Germania; nel mese di dicembre, il virus è stato anche isolato in un’azienda di tacchini da ingrasso nel nord est dell’Italia. Nella sezione Intorno a noi, un articolo fa il punto sulla situazione epidemiologica attuale, con particolare attenzione alle misure applicate rapidamente per limitare la diffusione di IA alle aree circostanti.

Nella stessa sezione, è presentata anche una review sulla dermatite nodulare (Lumpy skin disease): si è ritenuto indispensabile fare il punto sulle caratteristiche di questa malattia, data la sua recente e ampia diffusione verso il Medio Oriente, inclusa la Turchia, dove è considerata endemica in questo periodo.

In un mondo in continuo cambiamento e sempre più globalizzato, è spesso necessario applicare strategie proattive per rispondere rapidamente alle minacce che possono mettere a repentaglio la sicurezza dei consumatori, mirando a prevenire piuttosto che a correggere. A tale scopo, strumenti matematici e statistici specificatamente preposti per predire il comportamento dei microrganismi durante la trasformazione degli alimenti possono essere indispensabili. In tale contesto, nella sezione Intorno a noi vi proponiamo un interessante articolo sulla microbiologia predittiva. Si tratta di una materia multidisciplinare che è diventata uno strumento molto utilizzato per prevedere, attraverso l’impego di modelli matematici, la risposta dei microrganismi patogeni o saprofiti alle diverse condizioni ambientali, favorevoli o sfavorevoli, che possono essere applicate agli alimenti durante la loro lavorazione e conservazione.

Nella sezione In questi mesi, trovate il solito aggiornamento sull’andamento dei focolai di malattie che si sono verificati sul territorio nazionale e nell’area del Mediterraneo. Un articolo mostra la situazione epidemiologica della West Nile Disease in Italia e nei Paesi vicini. Un altro articolo mostra la situazione aggiornata dei focolai causati da Aethina tumida nell’Italia meridionale. Questo parassita delle api si è reso responsabile di sessanta casi confermati in Calabria e di un caso d’infestazione in Sicilia. Si è reso responsabile di seri danni agli alveari e ai favi, causando la fermentazione del miele in essi contenuto.

Infine, nella stessa sezione il Benv introduce il sistema informativo nazionale per la raccolta e la gestione dei dati sui piani nazionali di controllo della salmonellosi (SISalm) nei gruppi di polli della specie Gallus gallus e nei tacchini. Tale sistema raccoglie i dati sui controlli ufficiali condotti dalle autorità competenti veterinarie e sull’autocontrollo effettuato dagli operatori del settore alimentare. Pertanto, si tratta di un sistema informativo completo che è integrato con altri sistemi informativi e database nazionali esistenti in Italia, quali il sistema informativo nazionale per la notifica dei focolai di malattie animali (SIMAN) e la Banca dati Nazionale dell’anagrafe zootecnica (BDN).

I dati sui focolai, nella sezione Dati alla mano, rappresentano la situazione nazionale di tutto il 2014, includendo i focolai notificati dai Servizi Veterinari in SIMAN nel corso dell’anno, lo stato sanitario delle Regioni e delle specie animali coinvolte dai focolai.

Le mappe mostrano la distribuzione dei focolai delle principali malattie animali notificati nel 2014.

Infine, è nostro piacere informarvi che da quest’anno il bollettino è pubblicato anche su Issuu, un servizio web che permette di caricare documenti digitali (come libri, riviste, quotidiani). Il portale Issuu è integrato con altri network sociali per promuovere il materiale caricato. Come la maggior parte dei documenti pubblicati su internet, alcuni possono essere anche scaricati e salvati. Potete trovare, visualizzare e scaricare questo e i precedenti numeri del bollettino anche attraverso Issuu.

Vi auguriamo di trascorrere un felice anno nuovo insieme al Benv.

Simona Iannetti COVEPI

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

4 In questi mesi

IN QUESTI MESII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Italia ed in Unione Europea

West Nile Disease: situazione epidemiologica in italia, in Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo nel 2014

Introduzione

Il virus della West Nile (WNV) è un Flavivirus appartenente alla famiglia Flaviviridae ed è trasmesso da zanzare. L’infezione è mantenuta in natura attraverso il ciclo di trasmissione tra uccelli e zanzare, in modo particolare Culex spp, [Komar et al., 2001], tuttavia risultano suscettibili all’infezione anche i mammiferi tra cui l’uomo e gli equidi che, sebbene considerati ospiti accidentali o a fondo cieco, possono manifestare sintomi clinici che variano da sindromi simil-influenzali fino a forme di meningoencefalite che possono indurre la morte del paziente [Komar., 2000]. Nell’uomo, oltre la trasmissione vettoriale, sono frequenti i casi di trasmissione verticale, madre-feto o attraverso il latte materno o anche possibili i casi di trasmissione attraverso trasfusioni di sangue o trapianti di organo da donatori infetti.

Situazione epidemiologica in Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo

Il WNV è uno degli arbovirus più diffusi al mondo, negli ultimi 30 anni l’aumento dell’incidenza di casi di West Nile disease (WND), sia negli equidi sia nell’uomo, in Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo, ha aumentato l’attenzione nei confronti del WNV che rappresenta una delle principali cause di meningoencefalite ad eziologia virale nell’uomo [Calistri et al., 2010; Di Sabatino et al., 2014]. È difficile stabilire se l’aumento dei casi di WND sia ascrivibile ad una maggiore diffusione del virus piuttosto che alla crescente attenzione nei confronti di questa infezione. È tuttavia necessario chiarire i modelli ecologici ed epidemiologici dell’infezione, responsabili della endemizzazione dell’infezione così come le possibili vie di introduzione del virus.

Nel 2014 nel corso dell’epidemia di WND che ha interessato l’Europa e i Paesi del Bacino del Mediterraneo sono stati notificati 210 casi di infezione nell’uomo in Bosnia Erzegovina, in Grecia, in Russia, in Serbia, in Austria, in Israele, in Palestina, in Italia, in Romania, in Ungheria, mentre 39 i casi di infezione riportati negli equidi in Grecia, in Croazia, in Italia, in Spagna e in Turchia (Fgura 1 e Tabella 1).

Gennaio 2015 Numero 19

5 In questi mesi

Tabella 1. Numero di casi (probabili e confermati) di West Nile Disease nell’uomo e negli equidi in Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo nel 2014 – ultimo aggiornamento 18 dicembre 2014

Stato Specie N. Casi probabili

N. Casi confermati

Bosnia Erzegovina Uomo 13 0

GreciaEquidi 4 4

Uomo 15 13

Russia Uomo 29 -

Serbia Uomo 76 56

Croazia Equidi 1 1

Austria Uomo 1 1

Israele Uomo 17 7

Palestina Uomo 1 1

ItaliaEquidi 27 27

Uomo 24 24

Romania Uomo 23 22

Ungheria Uomo 11 3

Spagna Equidi 6 6

Turchia Equidi 1 1

Totale Uomo 210 127

Totale Equidi 39 39

Fonte dei dati umani ecdc

Figura 1.Distribuzione geografica dei casi

(probabili e confermati) di West Nile Disease nell’uomo e negli equidi in

Europa e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo nel 2014 - ultimo

aggiornamento 18 dicembre 2014 -

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

6 In questi mesi

Situazione epidemiologica in Italia

In Italia il primo focolaio di WND è stato confermato nella tarda estate del 1998 nell’area circostante il Padule di Fucecchio in Toscana, con alcuni casi clinici nei cavalli (Autorino et al., 2002). A seguito di tale epidemia, il Ministero della Salute, dal 2002, ha attivato il Piano nazionale di sorveglianza per la WND con l’obiettivo di monitorare l’introduzione e la circolazione del WNV sull’intero territorio nazionale. Il Piano di sorveglianza ha consentito di identificare nel 2008, a 10 anni di distanza dal primo focolaio, la circolazione del WNV appartenente al lineage I in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia in uccelli, mammiferi e vettori [Monaco et al., 2010]. L’infezione è stata da allora segnalata ogni anno nell’uomo e negli animali coinvolgendo sia nuovi territori dell’Italia centro‐meridionale sia le aree interessate dalla circolazione virale negli anni precedenti a dimostrazione dell’endemizzazione del virus. A completare il quadro relativo all’epidemiologia della WND a livello nazionale è essenziale segnalare l’ingresso e successiva circolazione di un nuovo lineage virale, il lineage II, a partire dal 2011 nelle provincie di Udine e Treviso. Il nuovo virus è stato identificato nel corso delle successive stagioni epidemiche in altre aree già caratterizzate dalla circolazione del WNV lineage I negli anni precedenti: in Sardegna nel 2012, in Emilia Romagna ed in Lombardia nel 2013.

La stagione epidemica 2014 della WND ha fatto registrare sia casi umani in Emilia Romagna, in Veneto e in Lombardia sia negli animali in Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Piemonte, in Puglia, in Sicilia e in Liguria. Tutte le Regioni coinvolte erano già state interessate dalla circolazione virale negli anni precedenti ad eccezione della Liguria. La prima positività è stata rilevata il 16 giugno in polli in Sicilia; le successive positività sono state notificate all’inizio di luglio in pool di zanzare in Lombardia e in Veneto e in una cornacchia in Emilia Romagna mentre i primi casi clinici negli equidi e nell’uomo nelle stesse aree del Nord Italia si sono manifestati a distanza di 6 settimane. Un dato che ancora una volta dimostra come le attività di sorveglianza veterinaria garantiscano un allerta precoce indispensabile per la rapida attuazione di misure di controllo atte a prevenire la trasmissione dell’infezione all’uomo.

Al 18/12/2014 il Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche degli animali (CESME) ha confermato (tabella 2):

• 27 casi di WND negli equidi in 17 focolai distribuiti in Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Piemonte e in Puglia. Sintomatologia nervosa riferibile a WND è stata segnalata in 6 cavalli in provincia di Reggio Emilia, di Piacenza, di Lodi, di Mantova e di Vicenza;

• 34 positività alla PCR per WND in Emilia Romagna e in Lombardia su organi di 16 esemplari di cornacchia grigia (Corvus corone cornix), 17 esemplari di gazza (Pica pica) e un esemplare di ghiandaia (Garrulus glandarius);

• 8 positività alla PCR per WND in Emilia Romagna su organi di 5 esemplari di tortora (Streptopelia decaocto), una civetta (Athene noctua) e 2 astori (Accipiter gentilis);

• 109 positività alla PCR per WND su 109 pool di zanzare catturate in Lombardia, in Emilia Romagna, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Sardegna, in Piemonte e in Liguria;

• 7 positività sierologiche negli avicoli in Sicilia.

Nel 2014 i ceppi di WNV che hanno circolato in Italia sono stati identificati come appartenenti al Lineage II ad eccezione di uno stipite virale responsabile di sintomi clinici in un cavallo in provincia di Vicenza. L’analisi della sequenza nucleotidica del virus isolato dai tessuti dell’animale ha classificato il virus all’interno del Lineage I.

La figura 2 mostra la distribuzione geografica della circolazione virale nel 2014 in Italia aggiornata al 18 dicembre.

Le informazioni sull’evoluzione della situazione epidemiologica in Europa, nel Paesi del Bacino del Mediterraneo e in Italia sono consultabili sui Bollettini epidemiologici costantemente aggiornati dal CESME e dal Centro di Referenza Nazionale per l’epidemiologia veterinaria, la programmazione, l’informazione e l’analisi del rischio (COVEPI) e pubblicati sul sito dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Giuseppe Caporale” (IZSAM).

Gennaio 2015 Numero 19

7 In questi mesi

Figura 2.Numero di casi di WND negli animali per provincia nel 2014

– ultimo aggiornamento 18 dicembre 2014 –

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

8 In questi mesi

Tabella 2. Numero di casi di WND negli animali per provincia nel 2014 – ultimo aggiornamento 18 dicembre 2014 -

Regione Provincia Animali N. Animali positivi

Emilia Romagna

Parma

Cornacchia grigia 7Gazza 1Pool di zanzare 7Astore 2

Bologna Pool di zanzare 10

ModenaPool di zanzare 18Gazza 4

Reggio EmiliaGazza 1Pool di zanzare 19Equidi 2

Ferrara

Pool di zanzare 21Gazza 7Ghiandaia 1Tortora dal collare 5Civetta 1

PiacenzaEquidi 1Pool di zanzare 7Cornacchia grigia 1

RavennaPool di zanzare 1Gazza 1

Bologna Gazza 1

Lombardia

CremonaCornacchia grigia 2Pool di zanzare 5

Mantova

Cornacchia grigia 2Gazza 1Pool di zanzare 3Equidi 3

LodiPool di zanzare 1Equidi 7

BresciaPool di zanzare 4Gazza 1

Bergamo Cornacchia grigia 2Pavia Pool di zanzare 1

MilanoPool di zanzare 1Cornacchia grigia 1

Lecco Cornacchia grigia 1

Veneto

VicenzaPool di zanzare 1Equidi 1

VeronaPool di zanzare 4Equidi 6

Rovigo Equidi 1Sicilia Catania Avicoli 7

Friuli Venezia GiuliaUdine

Pool di zanzare 1Equidi 2

Pordenone Pool di zanzare 1Sardegna Olbia Tempio Pool di zanzare 1

Piemonte AlessandriaPool di zanzare 2Equidi 1

Puglia Lecce Equidi 1Brindisi Equidi 2

Liguria Genova Pool di zanzare 1Totale 185

Fonte SIMAN, 29/09/2014

Gennaio 2015 Numero 19

9 In questi mesi

Bibliografia

1. Autorino GL, Battisti A, Deubel V, Ferrari G, Forletta R, Giovannini A, Lelli R, Murri S, Scicluna MT. West Nile virus epidemic in horses, Tuscany region, Italy. Emerg Infec Dis. 2002. 8, 1372-1378.

2. Monaco F, Lelli R, Teodori L, Pinoni C, Di Gennaro A, Polci A, Calistri P, Savini G. Re-emergence of West Nile virus in Italy. Zoonoses Public Health. 2010.;57(7-8):476-86.

3 Calistri P, Giovannini A, Hubalek Z, Ionescu A, Monaco F, Savini G, Lelli R. Epidemiology of West Nile in Europe and in the Mediterranean basin. Open Virol J. 2010 Apr 22;4:29-37.

4 Di Sabatino D, Bruno R, Sauro F, Danzetta ML, Cito F, Iannetti S, Narcisi V, De Massis F, Calistri P. Epidemiology of West Nile disease in Europe and in the Mediterranean Basin from 2009 to 2013. Biomed Res Int. 2014;2014:907852. Epub 2014 Sep 11.

5 Komar N, Panella NA, Burns JE, Dusza SW, Mascarenhas TM,Talbot TO. Serologic evidence for West Nile virus infection in birds in the New York City vicinity during an outbreak in 1999. Emerg Infect Dis. 2001; 7:621-5.

6. Komar N. West Nile viral encephalitis. Rev Sci Tech 2000; 19:166-76.

-A cura di:Rossana BrunoCOVEPIiIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

10 In questi mesi

Aethina Tumida: situazione epidemiologica in italia

Introduzione

Aethina tumida, spesso indicato con l’acronimo SHB (Small Hive Beetle) è un coleottero appartenente alla famiglia delle Nitidulidae. E’ un parassita di Apis mellifera capensis e Apis mellifera scutellata, due sottospecie di api dell’Africa sub sahariana, che hanno comportamenti di difesa più spiccati rispetto a quelle europee (Neumann, 2008). Ciò rende nelle api africane più difficoltosa la riproduzione e la diffusione del parassita, e rende l’impatto dell’infestazione meno dannoso per gli alveari. Oltre alle api A. tumida può infestare anche le colonie degli insetti appartenenti al genere Bombus, e può inoltre sopravvivere su diverse varietà di frutta matura. Sulla stessa può riprodursi, ma con un successo riproduttivo inferiore a quanto avviene nell’alveare (Buchholz et al., 2008). I danni principali provocati all’alveare derivano dalla presenza delle larve del parassita che si nutrono della covata, del polline e del miele, distruggono i favi, provocano la fermentazione del miele in essi contenuto, fino a determinare l’abbandono dell’alveare da parte della colonia. Il parassita adulto è in grado di compiere voli anche di diversi chilometri, favorendo la diffusione dell’infestazione agli apiari presenti sul territorio (Cuthbertson, 2013).

Attraverso gli scambi di api e di materiale apistico, A. tumida ha allargato il suo areale di diffusione al continente americano, la prima segnalazione risale al 1996 in Sud Carolina, poi è stato rinvenuto in Florida nel 1998, nel 2000 in Egitto, in Canada e in Australia nel 2002 (De Guzman, 2010).

Nel 2004 in Portogallo furono rinvenute larve del coleottero in gabbiette da trasporto di api regine provenienti dagli USA (Texas). In quella circostanza vennero rintracciate e distrutte tutte le api regine appartenenti a quel lotto e gli apiari in cui le stesse erano state inserite, e l’infestazione fu eradicata (Valerio Da Silva, 2014).

La malattia è stata esotica in UE fino al settembre del 2014, soggetta a denuncia secondo quanto previsto dalla Decisione della Commissione 2004/216/CE e compresa nella lista OIE (2014).

L’importazione di api regine da Paesi Terzi è regolata da norme stringenti previste dal Regolamento (UE) n. 206/2010 della Commissione.

Aethina tumida in Italia meridionale 2014

Il 5 settembre 2014, in una postazione di proprietà dell’Università di Reggio Calabria, situata nelle vicinanze del porto di Gioia Tauro (RC), sono stati rinvenuti tre nuclei infestati da numerosi esemplari adulti e da larve di A. tumida. L’identificazione è stata effettuata dal Prof. Palmeri dell’Università di Reggio Calabria (Palmeri et al., 2014). Successivamente, è stata identificata dal Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura su base morfologica, e confermata, sia mediante identificazione morfologica che attraverso tecniche molecolari dal Centro di Referenza Europeo di Sophia – Antipolis (Mutinelli et al., 2014).

In seguito alla conferma della presenza del parassita sul territorio nazionale il Ministero della Salute italiano il 12 settembre ha emesso una Nota nella quale si ordinava il rintraccio e il controllo degli apiari che avevano effettuato attività di nomadismo nella Regione Calabria durante la stagione produttiva 2014, indicando come misure da adottare in caso di riscontrata positività il sequestro e la distruzione delle api e di tutto il materiale, arnie, favi, miele, possibili veicoli di contagio, oltre al trattamento con sostanze ad azione insetticida sul terreno circostante agli alveari.

Il 19 settembre, con Decreto Presidente Della Giunta Regionale della Calabria, è stata istituita una zona di protezione estesa per un raggio di 20 chilometri a partire dal primo focolaio sito nel Comune di Gioia Tauro, e una zona di sorveglianza di raggio di 100 chilometri. All’interno della zona di protezione sono stati sottoposti a sequestro tutti gli apiari presenti e in essi sono stati controllati un numero di alveari statisticamente sufficiente a rilevare una percentuale di infestazione attesa del 5% con un intervallo di confidenza del 95%. I controlli sono stati eseguiti attraverso l’esecuzione di esami ispettivi e la collocazione negli alveari di trappole per la cattura dei coleotteri adulti (Mutinelli et al., 2014). L’ultimo aggiornamento della situazione epidemiologica in Calabria del 12/01/2015 messo a disposizione dal Centro di referenza

Gennaio 2015 Numero 19

11 In questi mesi

nazionale per l’apicoltura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, riferisce di 60 casi confermati di infestazione da A.tumida in Calabria, tutti compresi nella zona di protezione (Figura 1). In sei focolai oltre alla presenza di esemplari adulti di A.tumida sono state rinvenute le larve, in uno anche le pupe.

Figura 1.Situazione epidemiologica dei casi di infestazione da A. tumida in Calabria

(mappa a cura di IZS Venezie)

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(!(

!(!(!(

!(

!(

!(!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(!(!(!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(!(!(

!(

!(!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(!(!(

!(!(!(

!(

!(!(!(

!(

!(

!( !(

!(

!(

!(!(!(

!(!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(!(

!(!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(!(

!(

!(!(!(!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!( !(!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!( !(

!(!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(!(

!(

!(!(

!(

!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

EE

E

E

EEEEE

EE

E

EE

EE

E

EE

EEE

E

E

E

EE

E

E

EE

EE

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

EE

E

EE

E

E

E

E

EE

E

E

E

E

E

Villa SanGiovanni

Seminara

Condofuri

Samo

Platì

Rosarno

Maropati

Limbadi

Ionadi Francica

Zambrone

Sant'Ilariodello Ionio

Portigliola

Dasà

MonterossoCalabro

Capistrano

Pazzano

Placanica

Jacurso

Camini

Messina

Calanna

Careri

SanFerdinando

Feroletodella

Chiesa

Candidoni

Caraffa delBianco

Siderno

Fabrizia

Pizzoni

Maierato

Nardodipace

Caulonia

Cardinale

Guardavalle

Vallefiorita

Gagliato

MontebelloIonico

Sant'Eufemiad'Aspromonte

Sinopoli

Melicuccà

Palmi

Ricadi

BruzzanoZeffirio

San GiorgioMorgeto

Cinquefrondi

Filandari

SanCostantino

Calabro

Laureana diBorrello

Parghelia

SanGregoriod'Ippona

Galatro

Mammola

Acquaro

Sorianello

RoccellaIonica

Brognaturo

Torre diRuggiero

ChiaravalleCentrale

Palermiti Montauro

Riace

Tropea

Cosoleto

SanProcopio

Scido

Molochio

Cittanova

Anoia

Mileto

Zaccanopoli

Bianco

Casignana

Bovalino

Ciminà

Ardore

Grotteria

Simbario

Pizzo

Francavil laAngitola

Polia

Filadelfia

Martone

Stignano

Sant'AndreaApostolo

dello Ionio

Olivadi

Stalettì

Reggio diCalabria

Roghudi

BagnaraCalabra

Drapia

Sant'Agatadel Bianco

SantaCristina

d'Aspromonte

Varapodio

Taurianova

Nicotera

Zungri

Giffone

Stefanaconi

Sant'Onofrio

StiloMongiana

San Vitosullo Ionio

Centrache

Argusto

Cardeto

Fiumara

Gioia Tauro

Spilinga

Bova

Delianuova

OppidoMamertina

Melicucco

Serrata

Briatico

ViboValentia

Ferruzzano

Benestare

Gerace

San Pietrodi Caridà

Gerocarne

SerraSan Bruno

Filogaso

Spadola

Petrizzi

Montepaone

Monasterace

Laganadi

SantoStefano in

Aspromonte

Scilla

Roccafortedel Greco

Staiti

San Luca

Africo

Rizziconi

Polistena

SanCalogero Dinami

Cessaniti

Antonimina

Canolo

Arena

Vazzano

GioiosaIonica

IscasulloIonio

Badolato

Cenadi

CortaleGirifalco

Gasperina

Satriano

Davoli

Soverato

CampoCalabro

Motta SanGiovanni

Sant'Alessioin Aspromonte

BagaladiSan

Lorenzo

SanRoberto

JoppoloRombiolo

AgnanaCalabra

Locri

SorianoCalabro

San Nicolada Crissa

Vallelonga

Marinadi Gioiosa

Ionica

San Giovannidi Gerace

Bivongi

SanSostene

Santa Caterinadello Ionio

CATANZARO

REGGIO DICALABRIA

VIBOVALENTIA

MESSINA

0 7,5 153,75km

¯12/01/2015

E

E

E

E

EE

EE

E

E E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

EE

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

E

EE

E

E

E

E

E E

E

E

E

E

E

Seminara

Rosarno

Maropati

Limbadi

SanFerdinando Feroleto

della Chiesa

Candidoni

Sant'Eufemiad'Aspromonte

Melicuccà

Sinopoli

Palmi

SanGiorgioMorgeto

Cinquefrondi

Laureana diBorrello

Galatro

SanProcopio Cosoleto

Scido

Molochio

Cittanova

Anoia

Mileto

CiminàSantaCristinad'Aspromonte

Varapodio

Taurianova

Nicotera

Giffone

GioiaTauro

Delianuova

OppidoMamertina

Melicucco

Serrata

San Pietrodi Caridà

RizziconiPolistena

SanCalogero

Dinami

1 23

4

5

67

8

9

1011

12

1314

15

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

3031

3233

34

35

36

37

38

39

40

41

42

43

44

45

46

47

48

4950

51

52

54

5556

57

58

59

60

61

E Positivo

!( Negativo

20000 m.

Provincia

Comune

Figura 2.Situazione epidemiologica dei casi

di infestazione da A. tumida in Sicilia (mappa a cura di IZS Venezie)

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(!( !(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!( !(

!(

!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

!(

E

LicodiaEubea

Scordia

Ferla

MottaSant'Anastasia

SantaMaria

di Licodia

Trecastagni

AciCastello

Acireale

Buccheri

Castel diIudica

Ramacca

Buscemi

Avola

Floridia

TremestieriEtneo

MonterossoAlmo

Mineo

Paternò

Misterbianco

CamporotondoEtneo

Siracusa

San Giovannila Punta

SanGregorio

di Catania

Militelloin Val diCatania

Agira

Centuripe

Rosolini

Cassaro

Nicolosi

Sant'Agatali Battiati

ChiaramonteGulfi

Ragusa

Modica

Sortino

Melilli

Carlentini

Belpasso

Ragalna

Mascalucia

CanicattiniBagni

Solarino

Augusta

AciSant'Antonio

Comiso

Giarratana

Vizzini

Grammichele

Adrano

San PietroClarenza

PrioloGargallo

Palagonia

Regalbuto

Pedara

AciCatena

Caltagirone

Francofonte

Lentini

Catenanuova

Biancavilla

Noto

PalazzoloAcreide

Catania

ViagrandeAci

Bonaccorsi

ENNA

SIRACUSA

RAGUSA

CATANIA

0 7,5 153,75km

¯12/01/2015

E

Sortino

Melilli

Carlentini

Augusta

PrioloGargallo

Lentini

Catania

53

E Positivo

!( Negativo

20000 m.

Provincia

Comune

Sono stati visitati, risultando negativi per presenza di A. tumida: 219 apiari all’interno della zona di protezione, 419 all’interno della zona di sorveglianza e 338 fuori delle due zone, per un totale di 976 apiari. (Mutinelli et al., 2014)

Il 7 novembre esemplari adulti di A. tumida sono stati rinvenuti in un apiario nomade nel Comune di Melilli, in provincia di Siracusa, Sicilia. L’indagine epidemiologica effettuata dai servizi veterinari ha evidenziato che questi alveari erano stati nella zona di Gioia Tauro, sede del primo rilevamento nella regione Calabria, nel periodo aprile - agosto 2014. Al 12 gennaio 2015, secondo quanto riportato dal Centro di referenza nazionale per l’apicoltura, nessun ulteriore focolaio di A . tumida in Sicilia è stato segnalato. Sono stati effettuati controlli in 24 apiari nella zona di protezione, 164 nella zona di sorveglianza e 10 al di fuori delle due zone per un totale di 198 apiari (Figura 2).

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

12 In questi mesi

La nota del Ministero della Salute del 01/10/2014 ha stabilito quali criteri adottare per l’attuazione dell’ attività di sorveglianza nelle Regioni in cui non è stata rilevata la presenza di A. Tumida.

Pur non essendo attualmente disponibili dati riepilogativi sulla attività svolta fin’ora sul territorio italiano, ad oggi non ci sono segnalazioni di presenza del parassita al di fuori delle Regioni Calabria e Sicilia.

La Figura 3 riporta le attività di sorveglianza effettuate all’interno le due aree di 100Km di raggio delle zone di sorveglianza della Calabria e della Sicilia (Figura 3).

Strategia sanitaria adottata

In accordo con la legislazione vigente tutti gli apiari infestati sono stati distrutti mediante incenerimento sul posto, previa uccisione delle api con vaporizzazioni di anidride solforosa. Il terreno intorno agli apiari è stato arato, e in seguito trattato con una soluzione di cipermetrina e tetrametrina all’1%.

Con il Decreto del Ministero della Salute del 19 novembre 2014, nelle more della individuazione della prevalenza della infestazione e della disponibilità di misure alternative di contenimento, si ribadisce l’obbligo di distruzione di tutti gli alveari presenti nell’apiario, dei nuclei, delle api regine o di qualsivoglia materiale biologico in grado di veicolare uova, larve o adulti di A. tumida, contestualmente si stabilisce che ai proprietari degli apiari distrutti vengano corrisposti gli indennizzi previsti dalla legge n. 218 del 2 giugno 1988. La Decisione (UE) n. 2014/909 di esecuzione della Commissione del 12 dicembre 2014 vieta la spedizione al di fuori del territorio delle Regioni Calabria e Sicilia verso altre zone dell’Unione di api, bombi, sottoprodotti apistici non trasformati, attrezzature apistiche e miele in favo per il consumo umano.

Gli effetti di questo provvedimento resteranno in vigore fino al 31 maggio 2015.

Ipotesi sull’introduzione di A. tumida in Italia

La segnalazione del primo focolaio di A. tumida nelle immediate vicinanze del porto mercantile di Gioia Tauro ha fatto concentrare inizialmente l’attenzione su questa possibile fonte di introduzione del parassita, anche se le indagini eseguite non hanno trovato conferme (Mutinelli et al., 2014). Un’ altra ipotesi che può essere ragionevolmente essere presa in considerazione è l’introduzione illegale di api o materiale apistico. Purtroppo oltre all’origine non vi sono certezze neppure sulla data di introduzione, che però verosimilmente non dovrebbe essere antecedente all’inizio della stagione produttiva del 2014 (febbraio – marzo).

Figura 3.Attività di sorveglianza effettuate all’interno delle zone di sorveglianza della Calabria e della Sicilia (mappa a cura di IZS Venezie)

!

!!

!! !!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

! !!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

! !

!

!

!

!

!!

!

!!

!

!!

!!!!!!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!!!

!

!!

!

!!

!

!

!

!!

!!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!!!!

!!

!

!!

!!

!

!

!!!!

!!!!

!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!

!

!

!!

! !

!!

!

!!

!

!!!!!

!

!!

!

!!

!

!

!!

!

!!

!

!

!

!

!!

!!!

!

!

!

!!!

!

!!

!

!!

!!

!

!

!

!!!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!!

!

!!

!

!

!

!

!!!

!!

!

!

!!

!!!

!!!

!!

!!!

!

!

!

!

!

!

!!

!!

!!

! !

!

!

!!

! !

!

!!

!!

!!

!

! !!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!!

!

!

!!

!

!

!

!!!!

!!!!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!!

!!

!

!!

!

!

!

!

!!!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!

!!

!

!!!!!!

!

!!

!

!!

!

!

!!!

!

!

! !

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!

!

!

! !

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!!

!!!

!!

!!

!

!! !

!!

!

!

!

!

!! !

!

!

!!!!

!

!!

!

!!!

!!!

!

!!

!

!

!

!

!!

!

!!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!!!

!

!

! !

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!!

!

!

!!

!

!!!

!!!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!!

!

!

!!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!!!

!!!

!!

!

!!

!

!!

!!

!!

!

!

!

!!!

!

!!

!

!

!

!!! !

!!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!!

!!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!!

!!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!!

!

!

! !

!!

!!

!

!

!

!!

!

!!!!!

!

!

!!

!

!!

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!!!

!

!!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!!!!

!!!

!

!

!

!

!

!

!!

!! !

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!!!

!

!

!

!

!!!

!

!!

!

!!!

!

!!

!

!

!

!

!! !

!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!!

!

! !!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!! !

!

!!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

! !

!

!!

!

!

!!

!

! !

! !

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

! !

!

!!

!!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!!

!!

!

! !

!

!

!

!

!!

!

!

! !

!

!!

!

!!

!!

!!! !

!

!!!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!!!

!!

!!

!

!

!

!! !!!

!

!

!!!

!

!!

!!!

!

!

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!

!!!

!!

!

!!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!!

!

!

!

!

!!

!

!

!!!

!

!!

!

!

!

!

!! !!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!!

!

!

!!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!!

! !

!

!

!!

!

!

!

!

!

!

!

!

!

!!

!!

!

!

!

!!

!

!!

!

!!

!!

!

!!!

!!

! !

!

!!

!

!!

!!

!

!

!

!!!

!

!

!

!

!

EEEEEEEE E

EE

EEE

EE

EEE

EEE

E

EEEE

E

EEE

E EEE

E

E

E

EE

E

EE

EEE

E

EE E

E

E

E

E

EEEEE

EE

AGRIGENTO

ENNA

SIRACUSA

COSENZA

CROTONE

TRAPANI

CATANZARO

RAGUSA

REGGIO DICALABRIA

CALTANISSETTA

VIBOVALENTIA

PALERMOCATANIA

MESSINA

0 30 6015km

¯12/01/2015

E Positivo! Negativo

100000 m.

Provincia

Comune

Gennaio 2015 Numero 19

13 In questi mesi

Possibili scenari futuri

Nella piana di Gioa Tauro nei mesi di aprile e maggio, in coincidenza del periodo di fioritura delle piante di agrumi, confluiscono decine di migliaia di alveari provenienti da ogni parte di Italia. Al termine del raccolto questi alveari ritornano alle loro sedi di origine, spesso effettuando anche tappe intermedie, ai fini dello sfruttamento di fioriture anche in altre localizzazioni geografiche. Alla luce di queste considerazioni appare evidente come non possa essere sottovalutato il rischio che la parassitosi possa essersi diffusa anche in altri territori della penisola italiana. Il focolaio riscontrato in Sicilia ne è la testimonianza..

E’ indispensabile quindi che l’attività di sorveglianza sia estesa a tutto il territorio nazionale da parte dei servizi veterinari attraverso l’adozione di un piano di sorveglianza dedicato a questo parassita.

Durante la stagione invernale le attività di controllo sugli alveari, a causa delle avverse condizioni meteorologiche, subisce un forte rallentamento, pertanto è probabile che un quadro più chiaro sulla prevalenza dell’infestazione si avrà nel corso della stagione produttiva 2015. In base al quadro che emergerà, si avranno gli elementi per decidere se l’azione di eradicazione potrà essere portata a compimento, oppure se si dovrà scegliere una strategia che punti al contenimento della infestazione.

Bibliografia

1. Buchholz S.; Schäfer M.O.; Spiewok S.; Pettis J.S.; Duncan M.; Ritter W.; Spooner-Hart R.; Neumann P. (2008) Alternative food sources of Aethina tumida (Coleoptera: Nitidulidae). Journal of Apicultural Research and Bee World, 47(3): 202–209.

2. COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE 2004 DECISIONE n. 2004/216/CE del 1o marzo 2004 che modifica la direttiva 82/894/CEE del Consiglio concernente la notifica delle malattie degli animali nella Comunità al fine di includere talune malattie degli equidi e talune malattie delle api nell’elenco delle malattie soggette a denuncia. Gazz Uff, L 67, 27-30.

3. COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE 2010 REGOLAMENTO (UE) N. 206/2010 del 12 marzo 2010 che istituisce elenchi di paesi terzi, territori o loro parti autorizzati a introdurre nell’Unione europea determinati animali e carni fresche e che definisce le condizioni di certificazione veterinaria. Gazz Uff, L 73, 120 pp.

4. COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE 2014 DECISIONE DI ESECUZIONE DELLA COMMISSIONE n. 2014/909/UE del 12 dicembre 2014 relativa ad alcune misure di protezione a seguito della presenza confermata del piccolo scarabeo dell’alveare in Italia. Gazz Uff, L 359, 161-163.

5. CUTHBERTSON, A G S; WAKEFIELD, M E; POWELL, M E; MARRIS, G; ANDERSON, H; BUDGE, G E; MATHERS, J J; BLACKBURN, L F; BROWN, M A (2013) The small hive beetle Aethina tumida: A review of its biology and control measures. Current Zoology, 59(5): 644–653.

6. VALÉRIO DA SILVA, M J (2014) The first report of Aethina tumida in the European Union, Portugal 2004. Bee World, 91(4): 90-91.

7. MUTINELLI F. et al. (2014) Detection of Aethina tumida Murray (Coleoptera: Nitidulidae.) in Italy: outbreaks and early reaction measures. Journal of Apicultural Research 53(5): 569-575.

8. NEUMANN P.; ELLIS J.D. (2008) The small hive beetle (Aethina tumidaMurray, Coleoptera: Nitidulidae): distribution, biology and control of an invasive species. Journal of Apicultural Research and Bee World 47(3): 181–183.

9. PALMERI V.; SCIRTÒ G.; MALACRINÒ A.; LAUDANI F.; CAMPOLO O. (2014) A new pest for European honey bees: first report of Aethina tumida Murray (Coleoptera Nitidulidae) in Europe. Apidologie: http://dx.doi.org/10.1007/s13592-014-0343-9.

--A cura di:Luciano Ricchiuti1 e Franco Mutinelli21Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” 2Centro di referenza Nazionale per l’Apicoltura, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

14 In questi mesi

Il Sistema Informativo Piani nazionali Salmonellosi “SISalm”

Il Contesto

Le infezioni da Salmonella rappresentano in Italia, come negli altri Paesi industrializzati, una delle principali cause di malattia a trasmissione alimentare nell’uomo e gli alimenti di origine avicola sono ascritti fra le principali cause di infezione. Le infezioni da Salmonella continuano ad essere un importante problema di sanità pubblica: nel 2012 sono stati notificati 91,034 casi di salmonellosi in Unione Europea (UE), di cui 1453 in Italia (EFSA and ECDC, 2014). Tuttavia, nel 2012 il numero di casi umani si è ridotto del 4,7% rispetto al 2011: nell’ultimo rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sulle zoonosi, gli agenti zoonotici e i focolai di tossinfezione alimentare, nel periodo 2008-2012 si è osservato infatti un trend in diminuzione statisticamente significativo in UE, dovuto in parte all’approccio combinato e di filiera che ha adottato l’UE e in gran parte al successo della applicazione dei Piani di controllo delle salmonellosi negli avicoli, che ha visto la maggior parte degli Stati membri, tra cui l’Italia, raggiungere il target di riduzione previsto per il 2012.

I più recenti atti normativi a livello europeo sulla sicurezza alimentare (Libro Bianco, Regolamento (CE) n. 178/2002) individuano infatti nel controllo di filiera l’approccio più efficace per garantire la salubrità degli alimenti per l’uomo, indicando nella produzione primaria un punto cardine per la sorveglianza e il controllo. Stati membri dell’UE, Commissione europea, Parlamento europeo, EFSA e Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sono coinvolti ciascuno per le proprie competenze in ambito di gestione e valutazione del rischio. Tale approccio combinato ha contribuito a dimezzare quasi i casi umani di salmonellosi nell’UE in cinque anni (2004‑2009).

Nel 2003 l’UE, considerando prioritario il rischio di Salmonella, ha istituito misure di controllo ad ampio spettro per le zoonosi. L’UE ha stabilito per gli Stati membri gli obiettivi di riduzione della prevalenza della Salmonella e di altri agenti zoonotici presenti negli alimenti sulla base di specifici programmi di controllo approvati dalla Commissione (Regolamento (CE) n. 2160/2003). Nell’ambito di tale Regolamento, sono stati approvati i programmi di eradicazione, lotta e sorveglianza della salmonellosi (sierotipi rilevanti per la sanità pubblica) nel pollame da riproduzione della specie Gallus gallus, galline ovaiole, polli da carne, tacchini, suini da riproduzione e suini destinati alla produzione di carne (tabella 1). Con il successivo Regolamento (CE) n. 1003/2005, attuazione del Regolamento (CE) n. 2160/2003, viene introdotto inoltre l’obbligo per gli allevatori di attuare un programma di campionamento in autocontrollo, contribuendo così alla verifica del raggiungimento dell’obiettivo comunitario di riduzione della prevalenza di infezione.

In tale contesto, si è reso indispensabile un sistema informativo per la raccolta e la gestione delle informazioni e dei dati derivanti dalla applicazione dei Piani Nazionali Salmonellosi (PNS), recepimento delle norme comunitarie, in modo da rendere omogenei i flussi informativi, standardizzare la raccolta dei dati, ed evitare ridondanze ed errori. Tale sistema, SISalm, è accessibile dal portale unico dei sistemi informativi veterinari e raccoglie i dati di dettaglio delle attività previste nei PNS.

Gennaio 2015 Numero 19

15 In questi mesi

Organizzazione del sistema informativo

SISalm raccoglie i dati dei controlli ufficiali e i dati dell’autocontrollo, questi ultimi acquisendoli direttamente dall’allevatore: nel 2009 l’utilizzo del sistema è stato reso obbligatorio per la raccolta dei dati sul controllo ufficiale e sull’autocontrollo nei gruppi di polli da carne, nel 2010 la raccolta ha compreso anche gli allevamenti di tacchini. Dal 2012 i dati di autocontrollo si raccolgono per tutti i PNS negli avicoli.

SISalm è alimentato dai servizi veterinari regionali e dalle ASL, che accedono, oltre che per l’alimentazione, per la supervisione delle attività legate ai PNS potendo consultare i dati di dettaglio delle attività anche di autocontrollo registrate sul territorio di competenza. L’autocontrollo è parte integrante del controllo ufficiale: laddove all’operatore del settore alimentare (OSA) è richiesto di applicare la legislazione di riferimento, l’autorità competente ha l’obbligo di verificarne la conformità (Regolamento (CE) n. 882/2004). Questo principio è valido per tutti gli OSA e per tutte le fasi della produzione, dall’allevamento fino alla vendita di alimenti al consumatore, in linea con la politica europea “dal campo alla tavola” (Regolamento (CE) n. 178/2002, Regolamento (CE) n. 852/2004).

Gli allevatori devono fare apposita richiesta per accedere a SISalm. Una volta acquisito l’accesso mediante apposite credenziali, possono alimentare, visualizzare e scaricare i dati esclusivamente degli allevamenti di cui risultano proprietari in BDN (Nota DGSAF Prot. 12682-P del 08/07/2009).

Funzionalità

SISalm permette di inserire i dati di competenza delle attività svolte nell’ambito dei PNS da maschere on-line, tramite Upload e tramite Web services. È possibile visualizzare ed effettuare il Download tramite file Excel dei dati di propria competenza.

L’unità epidemiologica dei PNS è il gruppo, definito come “l’insieme di animali allevati nello stesso ciclo, con la medesima data di accasamento, nello stesso locale o recinto (capannone)”. A partire da luglio 2014, ha preso piede la nuova anagrafe avicola

Tabella 1. Zoonosi ed agenti zoonotici per i quali devono essere fissati obiettivi comunitari di riduzione della prevalenza

1. Zoonosi o agente zoonotico 2. Popolazione animale

3. Segmento della catena alimentare

4. Data entro la quale deve essere fissato l'obiettivo (*)

5. Data a decorrere dalla quale devono essere effettuate

le prove

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Pollame da riproduzione della specie Gallus gallus

Produzione primariaA 12 mesi dalla data

dell'entrata in vigore del presente regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Galline ovaiole Produzione primariaA 24 mesi dalla data di

entrata in vigore del presente regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Polli da carne Produzione primariaA 36 mesi dalla data di

entrata in vigore del presente regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Tacchini Produzione primariaA 48 mesi dalla data di

entrata in vigore del presente regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Suini destinati alla produzione di

carneMacellazione

A 48 mesi dalla data di entrata in vigore del presente

regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

Tutti i sierotipi di Salmonella rilevanti per la sanità pubblica

Suini da riproduzione

Produzione primariaA 60 mesi dalla data di

entrata in vigore del presente regolamento

A 18 mesi dalla data riportata nella colonna 4

(*) Le date presuppongono che i dati comparabili in materia di prevalenza saranno disponibili almeno 6 mesi prima della definizione dell’obiettivo. Se tali dati non fossero disponibili, la data per la definizione dell’obiettivo sarebbe conseguentemente differita.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

16 In questi mesi

nazionale, argomento che il BENV tratterà nei prossimi numeri. In base alla nuova anagrafe, il capannone è univocamente identificato e registrato anche in BDN. Questo aspetto è di fondamentale importanza in quanto il gruppo è l’unità di riferimento per la valutazione della riduzione del target di prevalenza delle Salmonelle oggetto dei PNS e senza un codice fisso per il capannone è stato difficile riuscire a contarli univocamente.

SISalm mette a disposizione degli utenti le statistiche sull’alimentazione dei piani: quali Regioni alimentano e in che modo, quanti campionamenti risultano inseriti nel periodo rispetto a quanti previsti, quanti esiti non conformi risultano sul totale dei dati inseriti e rispetto a quali Salmonelle. Tutti i Report sono disponibili in formato Excel (figura 1).

Recentemente è stata aggiunta in SISalm la funzionalità di gestione degli elenchi dei laboratori privati conformi ai requisiti normativi. I laboratori privati devono iscriversi compilando il modulo presente in SISalm indicando il possesso dei requisiti previsti. Per verificare il mantenimento di tali requisiti nel tempo, SISalm si interfaccia con il Database di Accredia (Ente di accreditamento dei Laboratori) e con il Centro di referenza nazionale per le salmonellosi che organizza annualmente un circuito interlaboratorio, al fine di verificare la capacità dei partecipanti di isolare salmonelle a diverse concentrazioni anche da campioni di feci e/o polveretopic will be examined in depth in one of the next issues of the BENV. Under the new registry, the shed is uniquely identified and recorded. This aspect is crucial because the flock is the unit of reference for the evaluation of the reduction target of the prevalence of Salmonella.

Integrazione con altri sistemi informativi

In linea con le strategie di cooperazione applicativa che puntano alla condivisione del dato evitando repliche e inefficienze dovute alla necessità di mantenere allineati archivi diversi, SISalm è stato progettato e realizzato integrato sia con la BDN sia con il Sistema Informativo nazionale per la notifica dei focolai di malattie animali (SIMAN) per la notifica in automatico del sospetto focolaio (figura 2).

L’integrazione con la BDN permette ai prelevatori di stampare i verbali di prelievo con la parte anagrafica già precaricata direttamente dalla BDN. In questo modo si evitano modelli con dati scritti a mano e spesso illeggibili e si sfrutta la lettura dei codici a barre presenti nei modelli per evitare l’inserimento manuale del valore, nella trascrizione nei sistemi informatici.

SISalm coopera con SIMAN richiamando un servizio WEB di notifica sospetto focolaio in modo da caricare automaticamente un sospetto focolaio a fronte di un risultato positivo a una o più delle salmonelle rilevanti per il piano (sia in un controllo ufficiale

Figura 1.Reportistica con i riepiloghi dei controlli effettuati

Gennaio 2015 Numero 19

17 In questi mesi

sia in autocontrollo). A fronte della notifica del sospetto, SIMAN invia una mail di allerta al servizio veterinario della ASL, della Regione e al Ministero della Salute. Ogni settimana la mail di allerta viene rinnovata in assenza di conferma/cancellazione sospetto.

SISalm alimenta inoltre il sistema informativo RENDICONTAZIONI che si occupa di raccogliere e inviare i dati ufficiali aggregati dei piani nazionali cofinanziati dalla Comunità Europea per soddisfare il debito informativo verso la Comunità, in attuazione della Decisione (CE) n. 2008/940 e della Decisione (CE) n. 2003/886. I dati raccolti da SISalm alimentano anche il Sistema informativo Nazionale delle Zoonosi (SINZoo), che raccoglie l’attività di controllo sulle zoonosi in sanità animale, negli alimenti per l’uomo e per gli animali, al fine di soddisfare il debito informativo verso l’EFSA, come richiesto dalla Direttiva (CE) n. 2003/99. In particolare, i dati dei PNS raccolti da SISalm sono aggregati ed elaborati secondo le specifiche EFSA per la valutazione della riduzione del target da parte dell’UE.

L’integrazione tra tutti i sistemi permette di avere una reportistica completa sia rispetto all’attività di campionamento prevista ed effettuata, sia rispetto agli esiti dei campioni prelevati, sia rispetto ai focolai notificati. L’integrazione, inoltre, permette di ottimizzare il soddisfacimento dei debiti informativi verso la Commissione europea, l’EFSA e l’ OIE, evitando di chiedere più volte le stesse informazioni spesso con tempistiche diverse e con livelli di aggregazione diversi. In questo modo, i dati sono tra loro sempre congruenti perché derivano da un’unica fonte.Conclusions

Conclusioni

Mediante l’utilizzo di SISalm, Il flusso informativo è unitario e traccia l’intero processo, dal campionamento ai risultati analitici (sia per il controllo ufficiale che per l’autocontrollo). Le Autorità Competenti hanno sempre disponibili le informazioni aggiornate su aziende e gruppi, sugli autocontrolli, sui campioni esaminati, sugli esiti analitici, sui laboratori utilizzati, ecc... I dati raccolti consentono inoltre la programmazione delle attività, la verifica periodica delle stesse e l’analisi del rischio. Infine, grazie all’utilizzo di SISalm si è registrato un costante e continuo aumento del numero di campionamenti ufficiali e di autocontrollo, dello stato di implementazione della BDN avicola, delle registrazioni, in particolare degli autocontrolli (figura 3). L’uso di SISalm, che ha permesso e semplificato i controlli sistematici sull’andamento delle attività di campionamento, ha svolto un ruolo cardine, inoltre, per il raggiungimento del target di riduzione della prevalenza delle Salmonellosi negli avicoli.

Figura 2. Integrazione di SISALM

con altri sistemi informativi

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

18 In questi mesi

Figura 3.Numero di account attivi e richieste di assistenza dal 2010 al 2014

Bibliografia

1. Commissione Europea, 2005. Regolamento (CE) n. 1003/2005 della Commissione, del 30 giugno 2005, che applica il Regolamento (CE) n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda un obiettivo comunitario per la riduzione della prevalenza di determinati sierotipi di salmonella nei gruppi di riproduzione di Gallus gallus e modifica il Regolamento (CE) n. 2160/2003. GU L 170 del 1.7.2005, pagg. 12–17

2. EFSA (European Food Safety Authority) and ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), 2014. The European Union Summary Report on Trends and Sources of Zoonoses, Zoonotic Agents and Food-borne Outbreaks in 2012. EFSA Journal 2014;12(2):3547, 312 pp. doi:10.2903/j.efsa.2014.3547

3. Ministero della Salute. Nota DGSAF Prot. 12682-P del 08/07/20094. Parlamento europeo, Consiglio dell’Unione europea, 2003. Regolamento (CE)

n. 2160/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, sul controllo della salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti. GU L 325 del 12.12.2003, pagg. 1–15

--A cura di:Simona Iannetti1 Elio Malizia, Patrizia Colangeli2

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”1 COVEPI2 Centro Elaborazione Dati

Gennaio 2015 Numero 19

19 Dati alla mano

DATI ALLA MANOData elaborazione: 19 gennaio 2015

Numero di focolai notificati in SIMAN nel 2014

Malattia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Sett Ott Nov Dic Totale focolai

Aborto salmonellare equino 1 1

Aethina tumida 14 30 8 1 53

Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 6 5 7 10 2 4 4 1 1 1 41

Anemia infettiva degli equini 2 1 2 1 3 3 3 1 3 2 21

Artrite / encefalite delle capre (CAE) 1 2 1 3 1 1 2 4 15

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 33 24 58 64 76 65 50 24 40 43 46 34 557

Carbonchio ematico 1 2 3

Diftero-vaiolo aviare 1 1

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 16 7 3 1 3 10 162 295 533 232 143 57 1462

Gastro-enterotossiemie 1 1

Idatidosi (echinococcosi) 1 1 2

Influenza Aviaria -Alta patogenicità nel pollame 1 1

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1 1 1 1 5

Leishmaniosi 1 1 2

Leptospirosi animali 3 5 2 5 4 3 2 3 3 2 1 33

Leucosi bovina enzootica 5 1 4 2 4 6 3 1 1 1 1 1 30

Maedi-visna 1 1 2

Mal rossino 1 1 3 1 1 7

Malattia da virus erpetico (KHV) 1 1 2

Malattia Vescicolare 2 1 2 5

Malattia virale emorragica del coniglio 1 1 1 1 2 1 1 1 9

Mastite catarrale contagiosa dei bovini 1 1

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1 1 1 1 3 1 9

Necrosi ematopoietica infettiva 1 1 2

Paratubercolosi 1 4 2 2 1 1 1 12

Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1 1 3

Peste americana 2 11 7 19 14 14 10 7 3 87

Peste del gambero 1 1

Peste europea 1 3 4

Peste Suina Africana 21 9 2 5 13 12 3 2 24 6 97

Psittacosi - clamydiosi aviare 1 1

Rickettsiosi (febbre Q) 1 2 1 4

Rinopolmonite 2 2

Salmonellosi aviare non tifoidee 6 2 4 4 2 1 7 3 3 32

Salmonellosi delle varie specie animali 1 2 3 1 7

Salmonellosi ovina 5 10 4 1 2 1 5 2 2 32

Scrapie 1 3 3 2 4 1 1 3 3 1 22

Setticemia emorragica virale 1 1

Tifosi aviare 1 1 2

Trichinosi 3 1 1 5

Tubercolosi Bovina 32 31 28 31 52 57 24 17 19 13 15 9 328

West Nile Fever 1 20 48 30 8 1 108

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

20 Dati alla mano

Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMAN nel 2014

Regione MalattiaTrimestre Totale

focolaiI II III IV

ABRUZZO

Aborto salmonellare equino 1 1

Anemia infettiva degli equini 1 1

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 6 3 9

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 130 14 144

Leucosi bovina enzootica 1 1 2

Malattia virale emorragica del coniglio 1 1

Tifosi aviare 1 1

Tubercolosi Bovina 1 1 2

BASILICATA

Anemia infettiva degli equini 2 2

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 9 10 6 3 28

Carbonchio ematico 1 1 2

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 25 10 35

Malattia Vescicolare 2 2

Tubercolosi Bovina 1 1 1 3

BOLZANOMal rossino 2 2

Peste americana 1 2 2 5

CALABRIA

Aethina tumida 14 38 52

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 24 49 18 27 118

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 5 4 288 27 324

Idatidosi (echinococcosi) 1 1

Malattia Vescicolare 2 2

Salmonellosi delle varie specie animali 1 1

Scrapie 1 1

Tubercolosi Bovina 1 9 7 17

CAMPANIA

Anemia infettiva degli equini 2 1 3

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 19 55 22 20 116

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 3 1 74 33 111

Leptospirosi animali 1 1

Leucosi bovina enzootica 1 2 3

Malattia Vescicolare 1 1

Malattia virale emorragica del coniglio 1 1

Psittacosi - clamydiosi aviare 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 2

Scrapie 2 2

Tubercolosi Bovina 12 27 1 5 45

EMILIA ROMAGNA

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 19 19

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1 2

Leptospirosi animali 1 1

Mal rossino 1 2 3

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1 1 3

Peste americana 6 3 1 10

Peste europea 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 2 1 3

Salmonellosi ovina 1 1

Scrapie 1 1

West Nile Fever 60 60

Gennaio 2015 Numero 19

21 Dati alla mano

Regione MalattiaTrimestre Totale

focolaiI II III IV

FRIULI VENEZIA GIULIA

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1

Leishmaniosi 2 2

Leptospirosi animali 7 5 7 4 23

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Peste del gambero 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1

West Nile Fever 3 1 4

LAZIO

Anemia infettiva degli equini 1 4 1 4 10

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 4 1 5

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 5 2 274 58 339

Leucosi bovina enzootica 3 1 1 5

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Peste americana 1 1

Rickettsiosi (febbre Q) 1 1 2

Rinopolmonite 2 2

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 3 5

Salmonellosi ovina 2 1 3

Scrapie 2 1 1 4

Tubercolosi Bovina 3 5 4 1 13

LIGURIA

Leptospirosi animali 1 1 2

Tubercolosi Bovina 1 1

West Nile Fever 1 1

LOMBARDIA

Anemia infettiva degli equini 1 1

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 3 1 1 3 8

Tubercolosi Bovina 1 1

West Nile Fever 22 1 23

MARCHE

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 56 23 79

Gastro-enterotossiemie 1 1

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 2 2 4

Scrapie 2 1 1 4

MOLISE

Anemia infettiva degli equini 1 1

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 2 2 1 2 7

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 14 21 35

Trichinosi 2 2

Tubercolosi Bovina 2 2

PIEMONTE

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollame 1 1

Necrosi ematopoietica infettiva 1 1

Paratubercolosi 3 3

Tubercolosi Bovina 1 2 3

West Nile Fever 3 3

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

22 Dati alla mano

Regione MalattiaTrimestre Totale

focolaiI II III IV

PUGLIA

Anemia infettiva degli equini 1 1 2

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 21 18 14 20 73

Diftero-vaiolo aviare 1 1

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 8 65 73

Idatidosi (echinococcosi) 1 1

Leucosi bovina enzootica 7 8 1 1 17

Malattia virale emorragica del coniglio 1 1 2

Peste americana 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1

Tubercolosi Bovina 7 3 3 13

West Nile Fever 2 2

SARDEGNA

Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 13 14 6 1 34

Artrite / encefalite delle capre (CAE) 3 1 5 6 15

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1 2

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 5 5 6 4 20

Leptospirosi animali 2 2 1 5

Maedi-visna 1 1 2

Mal rossino 1 1

Mastite catarrale contagiosa dei bovini 1 1

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Paratubercolosi 2 2

Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1 2

Peste Suina Africana 32 30 5 30 97

Rickettsiosi (febbre Q) 2 2

Salmonellosi aviare non tifoidee 2 1 3

Salmonellosi delle varie specie animali 2 2 4

Salmonellosi ovina 16 1 2 9 28

Scrapie 3 2 2 1 8

Tifosi aviare 1 1

Trichinosi 2 1 3

Tubercolosi Bovina 1 1

West Nile Fever 1 1

SICILIA

Aethina tumida 1 1

Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 1 1

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 39 61 49 50 199

Carbonchio ematico 1 1

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 8 2 19 44 73

Leptospirosi animali 1 1

Leucosi bovina enzootica 2 1 3

Malattia virale emorragica del coniglio 1 1

Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1

Scrapie 1 1 2

Tubercolosi Bovina 72 88 41 23 224

West Nile Fever 1 2 2 5

Gennaio 2015 Numero 19

23 Dati alla mano

Regione MalattiaTrimestre Totale

focolaiI II III IV

TOSCANA

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 83 83

Malattia da virus erpetico (KHV) 2 2

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Paratubercolosi 1 1

Peste americana 6 1 4 11

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1

Salmonellosi delle varie specie animali 1 1

Tubercolosi Bovina 1 1

TRENTO

Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 4 2 6

Paratubercolosi 5 1 6

Peste americana 1 19 32 5 57

Peste europea 3 3

UMBRIA

Anemia infettiva degli equini 1 1

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 96 31 127

Salmonellosi delle varie specie animali 1 1

Tubercolosi Bovina 1 1

VALLE D'AOSTA Tubercolosi Bovina 1 1

VENETO

Influenza Aviaria -Alta patogenicità nel pollame 1 1

Mal rossino 1 1

Malattia virale emorragica del coniglio 3 1 4

Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1

Necrosi ematopoietica infettiva 1 1

Peste americana 2 2

Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1 1 3

Setticemia emorragica virale 1 1

West Nile Fever 7 2 9

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

24 Dati alla mano

Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel 2014Malattia Animali coinvolti Capi

presentiCapi

malatiCapi morti

Capi abbattuti

Capi distrutti

Aborto salmonellare equino Equidi 14 3 0 0 0Aethina tumida Api 440 423 84 421 421Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini Ruminanti 12022 1757 7 6 7Anemia infettiva degli equini Equidi 145 19 1 9 1Artrite / encefalite delle capre (CAE) Ruminanti 1049 382 1 0 1

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini

Ruminanti 52870 8031 21 7587 12

Suidi 34 4 2 0 2Carbonchio ematico Ruminanti 11 2 2 0 2Diftero-vaiolo aviare Pollame 10 10 10 0 0

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue)Fauna Selvatica 18 18 0 0 0

Ruminanti 189171 17022 5866 4 4351Idatidosi (echinococcosi) Ruminanti 61 4 0 0 0

Influenza Aviaria -Bassa patogenicità nel pollamePollame 2141 67 1 1765 1765

Uccelli 7731 103 0 7085 7070Leishmaniosi Carnivori Domestici 9 5 1 0 0

Leptospirosi animali

Carnivori Domestici 616 26 18 0 8

Equidi 1 1 0 0 0

Ruminanti 151 6 1 0 0

Suidi 730 31 0 30 0Leucosi bovina enzootica Ruminanti 2716 140 1 91 1Maedi-visna Ruminanti 129 15 0 0 0Mal rossino Suidi 6374 44 28 35 0Malattia da virus erpetico (KHV) Animali Acquatici 2807 2807 0 2840Malattia Vescicolare Suidi 690 687 0 678 678Malattia virale emorragica del coniglio Lagomorfi 52877 12136 11936 21836 24141Mastite catarrale contagiosa dei bovini Ruminanti 7 1 0 0 0Mixomatosi dei conigli e delle lepri Lagomorfi 480 122 102 378 478Necrosi ematopoietica infettiva Animali Acquatici 43001 0 0 0Paratubercolosi Ruminanti 2860 59 3 10 0Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini

Ruminanti 310 16 11 0 11

Peste americana Api 250929 250205 150006 250037 250202Peste del gambero Animali Acquatici 1 1 0 0Peste europea Api 214 85 80 0 3Peste Suina Africana Suidi 1204 209 118 1078 711Rickettsiosi (febbre Q) Ruminanti 548 1 1 0 0Rinopolmonite Equidi 204 4 0 0 0

Salmonellosi aviare non tifoideePollame 1078245 777856 37 60344 51886

Uccelli 108814 96737 0 0 0

Salmonellosi delle varie specie animaliRuminanti 1284 17 2 0 0

Suidi 16 1 16 16 1Salmonellosi ovina Ruminanti 9600 541 14 0 12Scrapie Ruminanti 6599 275 14 427 55Setticemia emorragica virale Animali Acquatici 200 200 200 200

Tifosi aviarePollame 25120 25120 12500 12620 25120

Uccelli 1 1 1 0 1

Gennaio 2015 Numero 19

25 Dati alla mano

Malattia Animali coinvolti Capi presenti

Capi malati

Capi morti

Capi abbattuti

Capi distrutti

TrichinosiFauna Selvatica 2 2 2 0 2

Suidi 9 2 0 0 1

Tubercolosi BovinaFauna Selvatica 1 1 1 0 1

Ruminanti 20580 2335 19 2463 20

West Nile Fever

Equidi 187 19 0 0 0

Insetti 395 121 4 0 0

Pollame 32 4 0 4 1

Uccelli 56 44 11 2 1

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

26 Uno sguardo alle mappe

UNO SGUARDO ALLE MAPPELa distribuzione geografica delle principali malattie animalinotificate in SIMAN nel 2014

Anemia infettiva equini

Bluetongue

--

--

Gennaio 2015 Numero 19

27 Uno sguardo alle mappe

Influenza Aviaria, bassa patogenicità

--

Influenza Aviaria, alta patogenicità

--

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

28 Uno sguardo alle mappe

Malattia vescicolare--

Peste Suina Africana

--

Gennaio 2015 Numero 19

29 Uno sguardo alle mappe

West Nile Disease

Aethina tumida

--

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

30 Intorno a noi

Background

Negli ultimi mesi del 2014, l’Europa è stata interessata da una serie di focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (Highly Pathogenic Avian Influenza - HPAI) sostenuti da virus appartenenti al sottotipo H5N8 in particolare nel Regno Unito, Olanda e Germania. Nel dicembre 2014, un virus H5N8 ad alta patogenicità è stato identificato anche in un allevamento di tacchini da carne nel nord est Italia, situato in un’area umida caratterizzata dalla maggior concentrazione di acquatici svernanti a livello nazionale (Bodini, 2000). Fino al 15 gennaio 2015 in Europa sono stati confermati 9 focolaio sostenuti dal ceppo H5N8 ad alta patogenicità, 8 in allevamenti industriali di pollame e uno in uno zoo (Figura 1, Tabella 1).

INTORNO A NOII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Unione Europea ed in altri Paesia noi vicini

Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità H5N8 – Situazione Epidemiologica in Europa

Figura 1.Distribuzione geografica dei focolai di HPAI H5N8 HPAI in Europa (situazione aggiornata al15 gennaio 2015)

Gennaio 2015 Numero 19

31 Intorno a noi

L’Action Plan della UE

GermaniaNei mesi di novembre e dicembre 2014, sono stati individuati tre focolai di HPAI H5N8 in allevamenti industriali in Germania. Nel mese di gennaio è stata inoltre confermata la positività al virus in cicogne in uno zoo e in volatili acquatici selvatici.

Il primo caso è stato confermato il 6 novembre 2014, dal Centro di Referenza Nazionale del Friedrich Löffler Institut, in un allevamento di tacchini da carne localizzato nel Länder di Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Sono state immediatamente attuate le misure di controllo e restrizione previste dalla Direttiva 2005/94/EC (European Union, 2005) e i volatili presenti negli allevamenti sono stati prontamente abbattuti e distrutti. Le indagini epidemiologiche non hanno evidenziato nessuna ulteriore diffusione del virus verso altri allevamenti. A seguito della positività, sono inoltre state avviate misure straordinarie di sorveglianza attiva sulla popolazione di volatili selvatici, basate anche su campionamento di feci nella zona protezione (ECDC, 2014). Il 17 novembre il virus H5N8 è stato identificato in un’anatra selvatica (Anas spp) abbattuta, senza sintomi clinici, nell’ambito dell’attività venatoria nello stato di Meclemburgo-Pomerania Anteriore , approssimativamente a 100 km di distanza dal primo focolaio.

A distanza di un mese, il 17 dicembre 2014, il virus HPAI H5N8 è stato individuato in un altro allevamento di tacchini da carne, situato nella Bassa Sassonia. Le Autorità locali hanno prontamente applicato misure di controllo per evitare la diffusione della malattia ad aree adiacenti. Tali misure includevano il depopolamento di tre allevamenti rurali di galline ovaiole localizzati entro un kilometro dall’allevamento infetto.Il 20 dicembre un altro focolaio è stato notificato in Bassa Sassonia in un allevamento di oche da ingrasso. Nello stesso giorno è stata inoltre confermata la presenza del virus H5N8 anche in un germano reale (Anas platyrhynchos) nel Länder di Sassonia-Anhalt.

Tutti I test clinici e di laboratorio, eseguiti su campioni prelevati negli allevamenti presenti nelle zone di restrizione e sorveglianza, hanno dato esito negativo e nessun prodotto avicolo è stato esportato verso altri Stati membri o Paesi Terzi.

Tabella 1. Cronologia dei focolai di HPAI H5N8 in Europa (situazione aggiornata al 15 gennaio 2015)

Data di Notifica Paese Provincia/Regione/Contea Tipologia di allevamento

6 nov 2014 Germania Meclemburgo-Pomerania Anteriore Tacchini da carne

15 nov 2014 Olanda Utrecht Galline ovaiole

16 nov 2014 Regno Unito East Yorkshire Anatre da carne

17 nov 2014 Germania Meclemburgo-Pomerania Anteriore Anas spp.

20 nov 2014 Olanda Olanda Meridionale Galline ovaiole

21 nov 2014 Olanda Overijssel Riproduttori

21 nov 2014 Olanda Overijssel (1)

30 nov 2014 Olanda Olanda Meridionale Galline ovaiole

16 dic 2014 Italia Rovigo (Veneto) Tacchini da carne

17 dic 2014 Germania Bassa Sassonia Tacchini da carne

20 dic 2014 Germania Bassa Sassonia Anatre da carne

20 dic 2014 Germania Sassonia-Anhalt Germano reale

7 gen 2015 Germania Meclemburgo-Pomerania Anteriore Cicogna(2)

(1) Situato entro 1 km dal focolaio nell’allevamento di riproduttori (2) Positività riscontrata in animali tenuti in uno zoo

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

32 Intorno a noi

Il 7 gennaio 2015, la presenza del virus H5N8 è stata confermata in tre cicogne bianche (Ciconia ciconia) in uno zoo di Rostock (Meclemburgo-Pomerania Anteriore). Al momento della conferma, erano presenti 496 uccelli appartenenti a 85 diverse specie; 39 volatili sono stati abbattuti, incluse le tre cicogne positive e gli uccelli ritenuti a rischio di contagio.

OlandaIl primo focolaio in Olanda è stato confermato il 15 novembre 2014, data in cui le Autorità Sanitarie hanno dichiarato la presenza di un virus H5N8 HPAI in un allevamento di galline ovaiole nella provincia di Utrecht. L’allevamento è stato sottoposto a depopolamento e sono state definite le zone di protezione e sorveglianza. L’analisi filogenetica ha evidenziato un’elevata similarità con il virus individuato in Germania il 6 novembre.

Il 20 novembre un secondo allevamento di galline ovaiole è risultato positivo per HPAI H5N8 nella provincia dell’Olanda Meridionale a circa 24 km dal precedente caso. In seguito al secondo focolaio, il Governo olandese ha attuato un blocco di 72 ore delle movimentazioni di pollame e prodotti avicoli sull’intero territorio nazionale. Il 21 novembre, un altro allevamento con 10.000 volatili è risultato positivo per HPAI H5N8. L’allevamento era localizzato nel villaggio di Kapmerveen (provincia di Overijssel) a circa 80 km dai precedenti due focolai. A scopo preventivo due allevamenti situati entro 1 km dal positivo sono stati abbattuti; i volatili presenti in una delle due aziende presentavano sintomatologia riconducibile a influenza aviaria.

Al fine di limitare la diffusione di HPAI ed eradicare il più velocemente possibile la malattia, il Governo olandese ha introdotto una nuova serie di misure di controllo. Per ridurre i possibili contatti tra allevamenti, il territorio è stato suddiviso in quattro aree e le movimentazioni di pollame e prodotti avicoli erano possibili solo all’interno di una stessa area. Inoltre tutti gli accasamenti sono stati vietati sull’intero territorio nazionale.

Il 2 dicembre un’ulteriore positività è stata confermata in un allevamento di galline ovaiole nel comune di Zoeterwoude (provincia dell’Olanda Meridionale).

In considerazione del probabile ruolo dei migratori nell’introduzione del virus H5N8 HPAI in Olanda, è stata attuata una sorveglianza attiva sull’avifauna selvatica. Il 3 dicembre il Ministro dell’Agricoltura ha dichiarato che alcuni dei campioni raccolti da fischioni eurasiatici (Anas penelope) nella provincia di Utrecht, sono risultati positivi al virus. Inoltre, i risultati delle indagini epidemiologiche e delle analisi filogenetiche supporterebbero la tesi, per quattro dei cinque focolai, di introduzioni distinte del virus, solo per i due casi localizzati a Kamperveen sembrerebbe presente una connessione epidemiologica. Questi risultati sosterrebbero il ruolo chiave dei volatili selvatici nell’epidemia (European Food Safety Authority, 2014).

Regno UnitoL’unico caso di HPAI H5N8 nel Regno Unito è stato confermato il 16 novembre 2014. Il focolaio ha coinvolto un allevamento di 6000 anatre da carne, localizzato nell’East Yorkshire. Misure di depopolamento sono state avviate nell’allevamento e sono state definite le zone di protezione e sorveglianza intorno al focolaio. Il 21 novembre 2014, il Centro di Referenza Europeo per l’Influenza Aviaria dell’Animal Plant Health Agency (APHA) ha confermato che il virus H5N8 isolato mostrava elevata similarità con quelli identificati nell’allevamento di tacchini in Germania e nell’allevamento di galline ovaiole in Olanda, avvalorando ulteriormente l’ipotesi del coinvolgimento di volatili acquatici migratori nell’introduzione e diffusione della malattia in Europa.

ItaliaIl 10 dicembre 2014, in un allevamento di tacchini da carne in provincia di Rovigo (Veneto) è stata osservata una sintomatologia gastro-enterica aspecifica; due giorni dopo, il 12 dicembre, è stato inoltre rilevato un incremento della mortalità. Il 15 dicembre 2014, Il Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza Aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha confermato la presenza di un virus H5N8 ad alta patogenicità. L’allevamento si trova in una zona a bassa densità di allevamenti avicoli, in stretta vicinanza ad ampie aree umide che includono siti di svernamento molto frequentati da volatili migratori e da volatili acquatici selvatici.

Analisi filogenetiche hanno mostrato un alto livello di raggruppamento del virus italiano con i virus H5N8 isolati in Olanda, Germania e Regno Unito nel novembre

Gennaio 2015 Numero 19

33 Intorno a noi

2014. Inoltre è stata evidenziata un’elevata similarità nella sequenza nucleotidica (99.8%) tra il ceppo italiano e quelli individuati nelle anatre in Regno Unito e nel fischione in Olanda. Questi risultati supportano ulteriormente l’ipotesi del coinvolgimento dei volatili acquatici selvatici nella diffusione della malattia. Non sono stati identificati siti di glicosilazione addizionali o marcatori molecolari che indichino l’adattamento del virus a mammiferi.

A seguito della conferma del focolaio di influenza aviaria H5N8 HPAI in Italia, il 16 dicembre 2014, la Regione Veneto ha adottato tutte le misure di controllo previste dalla Direttiva 2005/94/EC (European Union, 2005). Dal 22 dicembre, il Ministero della Salute ha definito ulteriori misure anche a livello nazionale. In particolare sono stati previsti controlli negli allevamenti di tacchini presenti nelle zone considerate densamente popolate di allevamenti avicoli (Densely Populated Poultry Areas), in tutti gli allevamenti di tacchini appartenenti alla stessa filiera del focolaio e negli allevamenti a contatto. Oltre ai controlli sono state disposte stringenti misure di biosicurezza per evitare il contatto con volatili selvatici e la popolazione domestica soprattutto negli allevamenti che allevano pollame free-range. Sono stati vietati fiere, mostre e mercati di pollame ed è stata sospesa la deroga che consentiva l’utilizzo di richiami vivi appartenenti all’ordine dei Caradriformi e Anseriformi nell’ambito dell’attività venatoria.

Considerazioni finali

L’effettiva modalità di introduzione del virus H5N8 ad alta patogenicità nei vari Paesi europei non è del tutto chiara. Il virus era già stato identificato all’inizio del 2014, in Asia orientale, con isolati raccolti da volatili acquatici selvatici e da focolai verificatisi in Corea, Cina, e Giappone. Il contatto con i migratori rappresenta la via più probabile di introduzione della malattia in Europa, ipotesi fortemente supportata dai risultati delle analisi filogenetiche che dimostrano un alta similarità (99.5%) tra i virus europei e quelli coreani (European Food Safety Authority, 2014). Ciononostante, l’introduzione diretta dal sud-est asiatico in Europa sembra abbastanza improbabile. È più probabile che volatili migratori delle rotte Est-Atlantiche e quelli delle rotte Est-Asiatiche/Australasiatiche si siano raccolti in luoghi di riproduzione comuni, come la Siberia (European Food Safety Authority, 2014).

Le introduzioni multiple del virus in Europa e l’alta similarità con quelli circolanti in Asia, indicano la possibilità che la malattia si possa diffondere a distanze molto elevate entro periodi molto limitati. Questo sottolinea la minaccia che l’influenza aviaria rappresenta su scala globale, sia per la salute animale sia per le gravi ripercussioni economiche sul settore produttivo.

L’infezione da virus H5N8 ad alta patogenicità è stata associata a un aumento di mortalità in diverse specie selvatiche; tuttavia il virus è stato individuate anche in animali clinicamente sani o con sintomatologia molto limitata, come è stato osservato nel caso del germano reale in Germania e del fischione in Olanda (Jeong et al., 2014). Anticorpi anti-H5 sono stati inoltre osservati In diverse specie selvatiche in Corea del Sud, suggerendo una possibile guarigione dalla malattia (Jeong et al., 2014). Questo potrebbe rappresentare un problema per quanto riguarda i piani comunitari di controllo dell’influenza aviaria nell’avifauna selvatica che, anche a livello nazionale, si basano esclusivamente sulla sorveglianza passiva della malattia.

Bibliografia

1. Bodini, A., 2000. A Multimethodological Approach for the Sustainable Management of Perifluvial Wetlands of the Po River (Italy). Environ. Manage. 26, 59–72. doi:10.1007/s002670010071

2. ECDC, 2014. Outbreaks of highly pathogenic avian influenza A ( H5N8 ) in Europe - 20 November 2014.

3. European Food Safety Authority, 2014. Highly pathogenic avian influenza A subtype H5N8. EFSA J. 12, 3941. doi:10.2903/j.efsa.2014.3941

4. European Union, 2005. Council Directive 2005/94/EC on Community measures for the control of avian influenza and repealing Directive 92/40/EEC.

5. Jeong J, et al., 2014. Highly pathogenic avian influenza virus (H5N8) in domestic poultry and its relationship with migratory birds in South Korea during 2014. Vet.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

34 Intorno a noi

Microbiol. 173, 249–57. doi:10.1016/j.vetmic.2014.08.0026. Lee YJ, 2014. Novel reassortant influenza A(H5N8) viruses, South Korea, 2014.

Emerg. Infect. Dis. 20, 1087–9. doi:10.3201/eid2006.1402337. ProMed, 2014a. Archive Number: 20141222.3049031 (accessed 1.14.15).8. ProMed, 2014b. Archive Number: 20141218.3040607 (accessed 1.14.15).9. Wu H, 2014. Novel reassortant influenza A(H5N8) viruses in domestic ducks,

eastern China. Emerg. Infect. Dis. 20, 1315–8. doi:10.3201/eid2008.140339

--A cura di:Centro di Referenza Nazionale per Influenza Aviaria e Malattia di New Castle,Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro (Padova)

Gennaio 2015 Numero 19

35 Intorno a noi

Dermatite nodulare (Lumpy skin disease): ancora una malattia negletta?

Per molti anni la dermatite nodulare (Lumpy skin disease - LSD) è stata considerata una “malattia negletta”, perché presente solo nei Paesi in via di sviluppo e ritenuta di interesse non rilevante ai fini del commercio internazionale. Storicamente, infatti, la diffusione della LSD nei bovini era limitata al continente africano, con focolai sporadici in Medio Oriente. Più di recente, l’LSD è stata oggetto di interesse da parte dell’Unione europea e dei Paesi del Mediterraneo in seguito alla sua diffusione in tutto il vicino Oriente, in Turchia e a Cipro, in una estensione mai vista prima (Tuppurainen E. et al., 2014). E’ importante, quindi, fare il punto sulle conoscenze attuali della malattia. Questa rassegna prende principalmente in esame un parere scientifico dell’EFSA sulla LSD (EFSA, 2015).

Cosa è l’LSD ?

LSD è una malattia di origine virale che colpisce i bovini caratterizzata da gravi perdite, in particolare degli animali giovani. Il virus della LSD (LSDV) appartiene alla famiglia dei Poxviridae, che include due sottofamiglie — poxvirus che colpiscono gli insetti (Entomopoxvirinae) e i vertebrati (Chordopoxvirinae)— e diversi generi. I Capripoxvirus (CaPV) includono LSDV, il poxvirus delle pecore (SPPV) e il poxvirus delle capre (GTPV). Il prototipo del LSDV, ceppo Neethling, è stato isolato in sud Africa (Alexander et al., 1957). LSDV replica nel citoplasma della cellula ospite, all’interno di corpi inclusi eosinofilici intracitoplasmatici (Weiss, 1968; Prozesky and Barnard, 1982).

Qual è lo spettro d’ospite?

Oltre ai bovini, l’infezione naturale è stata riportata in Egitto nel bufalo asiatico (Bubalus bubalis), ma con un tasso di prevalenza significativamente più basso (1.6 %) rispetto a quello del bovino (30.8 %) (Ali et al., 1990; El-Nahas et al., 2011). LSDV replica in colture cellulari di pecore e capre; pecore e capre infettate sperimentalmente mostrano una reazione locale nel punto di inoculo, ma la malattia clinica nei piccoli ruminanti non è documentata. Le razze ad alta produzione lattea della specie Bos taurus sono altamente suscettibili, mentre le razze della specie Bos indicus come lo zebù e gli ibridi dello zebù sono probabilmente resistenti al LSDV (Davies, 1991; Gari et al., 2011). Non è noto quali fattori genetici possano influenzare la gravità della malattia. (Babiuk et al. 2008). Le alte temperature, insieme alle pratiche di allevamento intensivo negli allevamenti da latte, potrebbero essere considerati fattori stressanti gli animali e contribuire alla gravità della malattia nei bovini di razza Holstein–Friesian (Tageldin et al., 2014).

Fauna selvaticaSegni clinci di LSD sono stati osservati negli impala (Aepyceros melampus) e nelle giraffe (Giraffa camelopardalis) dopo inoculazione sperimentale con LSDV (Young et al., 1970). La malattia è stata riportata nell’orice d’Arabia (Oryx leucoryx) in Arabia Saudita (Greth et al., 1992). Gli anticorpi contro SPPV, GTPV e LSDV non possono essere differenziati tra loro mediante test sierologici e questo è un limite rilevante.

La presenza di anticorpi in specie animali indica la suscettibilità di tali specie al virus e il loro potenziale coinvolgimento nella epidemiologia della malattia (Barnard, 1997). Le specie di ruminanti selvatici africani possono avere un ruolo nell’epidemiologia della LSD. Sebbene alcune specie selvatiche possono essere infettate sperimentalmente da LSDV, informazioni sulla suscettibilità della fauna selvatica nei confronti della malattia sono scarse e ulteriormente limitate dalla incapacità di distingure gli anticorpi prodotti contro LSDV da quelli prodotti dal poxvirus delle pecore e delle capre.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

36 Intorno a noi

Quali sono i segni clinici ?

Il decorso della malattia può essere acuto, sub-acuto o cronico. Solo il 40 - 50 % degli animali infettati sperimentalmente sviluppa lesioni cutanee generalizzate; molti casi sono subclinici ma gli animali possono essere viremici e quindi in grado di trasmettere il virus (Weiss, 1968). Il periodo di incubazione della LSD è da due a quattro settimane in campo (Haig, 1957). Negli animali che sviluppano la malattia clinica, la reazione febbrile ha un andamento bifasico e può superare i 41°C. La febbre può durare da 4 a 14 giorni e si accompagna a depressione del sensorio, riluttanza a muoversi, inappetenza, salivazione, lacrimazione e scolo nasale mucoso o mucopurulento. La lacrimazione può essere seguita da congiuntivite e in alcuni casi da opacità corneale e cecità. I linfonodi superficiali, in particolare i prescapolari, precrurali e i linfonodi paratiroidei, sono solitamente molto aumentati di volume (Thomas and Marè, 1945; Haig, 1957; Weiss, 1968; Prozesky and Barnard, 1982; Barnard et al., 1994; Carn and Kitching, 1995a). La comparsa di lesioni cutanee nodulari si verifica solitamente entro 48 ore dall’insorgenza della reazione febbrile.

Perche la LSD è presente ?

La malattia è endemica nella maggior parte dei Paesi africani, focolai al di fuori del contintente africano si sono verificati in medio Oriente nel 2006 e nel 2007 e nelle Maurizius nel 2008 (OIE, 2014). Il continente americano e l’Australia sono indenni da infezioni sostenute da (CaPV). La LSD è stata riportata per la prima volta in Zambia nel 1929, 15 anni dopo si è osservata in Botswana ed in sud Africa, dove colpì otto milioni di bovini. Fino al 1970, la malattia si è diffusa verso nord in Kenya e in Sudan, verso occidente in Nigeria e poi è stata riportata in Mauritania, Mali, Ghana e in Liberia (OIE, 2014).

La figura 1 mostra la diffusione della LSD nel mondo dal 2005 al 2013.

Fino al 1989, la diffusione della LSD è stata limitata all’Africa sub-sahariana, nel 1988 l’Egitto ha notificato il suo primo focolaio (Casa et al., 1990), e nel 1989 Israele (Yeruham et al., 1995).

Negli anni successivi, Bahrain, Kuwait, Oman, Yemen, Israele e la Cisgiordania hanno riportato incursioni della malattia. Da luglio 2012 ad agosto 2013, sono stati segnalati 293 focolai in Israele; nel 2012, il Libano ha notificato all’OIE 34 focolai; nel maggio 2013, 2 focolai sono stati riportati in Giordania; nel settembre 2013, 28 focolai sono stati segnalati in Iraq (dove l’epidemia è ancora in corso); a partire da agosto 2013, 236 focolai sono stati segnalati in Turchia; nel maggio 2014, quattro focolai sono stati segnalati in Iran; nel luglio 2014, due focolai sono stati riportati in Azerbaijan. In Turchia la malattia rischia di diventare endemica. Sebbene la LSD non sia stata riportata nella Repubblica araba siriana, molto probabilmente a causa dell’attuale conflitto armato, la malattia è attualmente presente (FAO, 2013b). La LSD si è probabilmente diffusa dalla Siria e dall’Iraq alla Turchia, come la maggior parte focolai che si sono verificati in Turchia lungo la parte orientale del confine meridionale con la Siria e l’Iraq.

Gennaio 2015 Numero 19

37 Intorno a noi

Figura 1.Distribuzione della LSD dal 2005

to 2013 (Fonte: EFSA AHAW Panel, 2015. Scientific Opinion on lumpy skin disease. EFSA Journal

2015;13(1):3986, 73 pp. doi:10.2903/j.efsa.2015.3986)

 

Come può essere diagnosticata?

Diagnosi clinicaUna diagnosi presuntiva della malattia può essere fatta sulla base dei segni clinici patognomonici della malattia. Tuttavia, la forma lieve e asintomatica può essere difficile da diagnosticare e metodi di laboratorio rapidi sono necessari per confermare la diagnosi. Lesioni cutanee dovute a pseudo LSD (herpesvirus-2 bovina, BHV-2), punture di insetti, demodicosi, oncocercosi, besnoitiosi e dermatofilosi possono essere confusi con la LSD (Barnard et al., 1994). In generale, l’infezione da BHV-2 provoca lesioni cutanee più superficiali, ha un decorso più breve ed un andamento più benevolo rispetto alla LSD. Inoltre, in caso di infezione da BHV-2 la presenza di corpi inclusi intranucleari dimostrabili all’esame istopatologico è caratteristica, al contrario delle inclusioni intracitoplasmatiche nel caso della LSD. In contrasto con gli strumenti diagnostici molecolari rapidi disponibili per la LSD, la rilevazione di BHV-2 al microscopio elettronico in campioni di biopsia colorati negativamente o l’isolamento del virus è possibile solo circa una settimana dopo lo sviluppo di lesioni cutanee.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

38 Intorno a noi

Alcune malattie che causano lesioni alle mucose, come la diarrea virale bovina/malattia delle mucose e la febbre catarrale maligna bovina, possono essere confuse con la LSD (Barnard et al., 1994).

Tecniche di laboratorioLa real time PCR è il metodo più sensibile per rilevare l’antigene del CaPV rispetto ad altri test diagnostici; il test rileva il DNA virale del CaPV, ma non distingue tra i diversi membri del genere, cosa che potrebbe essere necessaria quando i tipici segni clinici di LSD non sono evidenti. Real time PCR specie-specifiche per la differenziazione tra SPPV, GTPV e LSDV sono state oggetto di pubblicazioni. La PCR su gel è un metodo validato e pubblicato nel Manuale dei test diagnostici e dei vaccini per gli animali terrestri dell’OIE per la LSD, ma questo metodo non è così veloce o sensibile come la real-time PCR. PCR portatili per uso di campo sono state recentemente sviluppate e hanno dato risultati preliminari promettenti: sono facili da usare in campo e forniscono risultati entro un’ora (EFSA, 2015). Per quanto riguarda la microscopia elettronica, CaPV è morfologicamente indistinguibile dagli Orthopoxvirus, ma a parte il virus vaccinale, nessun Orthopoxvirus provoca lesioni in pecore e capre. L’isolamento del virus non è adatto per la diagnosi primaria, ma è necessario per confermare l’infettività del virus. Laddove colture tissutali sono disponibili, il virus può essere isolato su una varietà di cellule, come colture primarie di rene di agnello o colture cellulari di testicolo.

I test di virus/sieroneutralizzazione sono considerati gold standard in sierologia per la rilevazione di anticorpi contro LSDV. Sono test molto specifici, ma non sufficientemente sensibili per la rilevazione di bassi titoli anticorpali in animali con malattia clinica lieve e animali vaccinati. Il test di immunofluorescenza indiretta (IFAT) consente di esaminare un maggior numero di campioni rispetto al test di neutralizzazione. I test possono dare reattività crociata con altri Poxvirus. Il test di immunodiffusione in gel di agar (AGID) è un test molto semplice che richiede minime strutture di laboratorio. Tuttavia, la sensibilità di questo test è carente (EFSA, 2015) e può cross-reagire con il Parapoxvirus (Mangana-Vougiouka et al., 2000), che è un virus da tenere in considerazione in caso di diagnosi differenziale. Risultati positivi al test devono essere confermati con un altro test. Le performance del test ELISA per vaiolo ovino/ caprino nella letteratura consultata varia dal 70% al 100% per la sensibilità e dall’84% al 100% per la specificità. La metodica del Western blotting è difficile da eseguire e richiede antigeni purificati, e non può essere utilizzata come test primario, ma può essere utilizzata in caso di risultati di test di sieroneutralizzazione ed ELISA inaffidabili, positivi che devono essere confermati.

Quali sono le modalità di trasmissione?

La trasmissione del LSDV avviene principalmente attraverso insetti ematofagi e zecche, ma anche per contatto indiretto o diretto e mediante il materiale seminale. La trasmissione del LSDV tramite zanzare del genere Aedes aegypti (Chihota e altri 2001) e la trasmissione del virus del vaiolo ovino (SPP) strettamente correlato all’LSDV tramite mosche di stalla (Stomoxys calcitrans) (Kitching e Mellor 1986) sono state dimostrate, anche se non è noto se gli insetti possono essere anche vettori biologici del virus. Negli ultimi anni, la capacità delle zecche di trasmettere LSDV è stata studiata in dettaglio. È stato dimostrato che LSDV può essere trasmesso dalle zecche meccanicamente (Tuppurainen et al., 2013a) e il virus può sopravvivere da un ciclo vitale di una zecca al ciclo successivo. Il virus è stato isolato anche in uova di zecche, confermando la trasmissione transovarica (Tuppurainen et al., 2013b), e in diverse fasi del ciclo vitale (Lubinga et al., 2013, 2014) che si sviluppa al di fuori della zecca ospite nel suolo o nella vegetazione. Ciò si traduce in una contaminazione ambientale con zecche infette da LSDV, impedendo così l’eradicazione del virus, senza il ricorso alla vaccinazione.

Esistono vaccini disponibili?

Attualmente sono disponibili in commercio solo vaccini vivi attenuati contro la malattia. Il vaccino attenuato “ceppo Neethling” è utilizzato per vaccinare il bestiame in Africa. Nei bovini è possibile utilizzare il vaccino per il vaiolo ovicaprino (Capstick e Coackley, 1961), ma la protezione incrociata non è soddisfacente e l’uso di questo vaccino è stato limitato a quei Paesi in cui vaiolo degli ovicaprini è

Gennaio 2015 Numero 19

39 Intorno a noi

endemico. Anticorpi neutralizzanti LSDV persistono per almeno due o tre anni dopo la vaccinazione. In alcuni animali, i livelli di anticorpi sono troppo bassi da rilevare, tuttavia essi risultano ancora resistenti per tentare la diagnosi (Weiss, 1968). Gli anticorpi compaiono 10 giorni dopo la vaccinazione e raggiungono il livello più alto nei 30 giorni successivi all’inoculazione. In vitelli nati da mucche immunizzate l’immunità passiva persiste per circa sei mesi (Weiss, 1968).

Di seguito sono riportati alcuni punti estratti dall’Opinione scientifica dell’EFSA che possono essere di interesse per i lettori (EFSA, 2015):

1. L’eradicazione del LSDV è notoriamente difficoltosa, ma non impossibile, senza il ricorso alla vaccinazione. La diagnosi precoce dei casi indice è necessaria per avere la possibilità di controllare la malattia mediante lo stamping out.

2. La diagnosi campo della LSD, soprattutto nelle prime fasi, non è facile. La malattia può essere confusa con molte altre malattie e alcuni sintomi possono essere confusi con alcuni problemi sanitari, incluse pseudo-LSD e punture di insetti. Inoltre, i bovini da carne non possono essere monitorati quotidianamente, e casi lievi di LSD passano facilmente inosservati. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che solo circa la metà degli animali infetti viremici mostra segni clinici della malattia e gli animali apparentemente sani sono in grado di trasmettere il virus meccanicamente a vettori ematofagi. Il probabile ritardo nella diagnosi della malattia in campo e in laboratorio può consentire tempo sufficiente per trasmettere il virus ad altri vettori, rendendo inefficace il controllo della malattia attraverso l’abbattimento degli infetti e degli animali a contatto.

3. Secondo l’attuale codice zoosanitario dell’OIE (OIE 2014), un Paese deve essere indenne da LSD da almeno 3 anni per riguadagnare lo status ufficiale di indennità a seguito di un focolaio. In caso si ricorra alla vaccinazione dei bovini, fanno automaticamente seguito restrizioni commerciali internazionali o il divieto di movimentazione di bovini vivi e dei loro prodotti.

4. Attualmente, sono disponibili in commercio solo vaccini vivi attenuati. I vaccini vivi sono pensati per offrire una buona protezione; tuttavia, l’uso di vaccini vivi nei Paesi indenni è considerato rischioso a causa di potenziali problemi di sicurezza, e anche costoso a causa delle restrizioni commerciali che ne deriverebbero. Recentemente, sono stati sviluppati nuovi vaccini con virus LSD e SPP inattivati. La sicurezza e l’efficacia di tali vaccini è stata presa in esame in uno studio, condotto con risultati promettenti su pecore e capre vaccinate con un vaccino inattivato SPP e poi confrontato con un ceppo virulento di campo (EFSA, 2015). Esperimenti simili sono attualmente in corso in bovini vaccinati con un vaccino inattivato per LSDV e poi confrontato con quello virulento (Tuppurainen E. e Oura C., 2014).

5. La diffusione della LSD è probabilmente il risultato di fattori multipli; ad ogni modo, tra il 2012 e il 2014 i focolai in Siria e in Iraq sono stati probabilmente associati ai gravi contrasti politici e ai conflitti, che hanno portato al collasso dei servizi veterinari, alla perdita conseguente di efficaci azioni di vaccinazione in tali Paesi e alle movimentazioni di centinaia di migliaia di rifugiati e di ruminanti domestici non vaccinati da aree infette verso territori confinanti.

6. Focolai di malattia sono stati recentemente riportati nei Paesi confinanti la Siria inclusi Israele, Libano, Giordania, Turchia ed Iraq, e nel luglio 2014 per la prima volta in Iran. Inoltre, la LSD è in grado di diffondersi su lunghe distanze, come dimostrato dall’ ultimo focolaio in Azerbaijan nel luglio 2014. La diffusione della malattia dall’Iraq, Iran e dalla Turchia all’ Azerbaijan è più probabilmente avvenuta attraverso le movimentazioni legali o illegali di animali piuttosto che mediante artropodi vettori (Tuppurainen E. and Oura C., 2014).

7. Poiché lo stamping out non è fattibile nei Paesi in via di sviluppo e la messa in atto di misure di restrizione totale delle movimentazioni bovine è quasi impossibile a causa della transumanza e del nomadismo praticato negli allevamenti di bovini. Mediante il rinforzo di campagne di vaccinazione obbligatorie, la diffusione della malattia è stata finora rallentata in Israele, Libano e in parte in Giordania.

8. La LSD è una malattia in espansione e ad alto impatto, rappresentando una reale ed attuale minaccia per la popolazione bovina dei Paesi europei, tuttavia è considerata una malattia negletta nei bovini.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

40 Intorno a noi

Bibliografia

1. Ali AA, Esmat M, Attia H, Selim A and Abdel-Hamid YM, 1990. Clinical and pathological studies on lumpy skin disease in Egypt. Veterinary Record, 127, 549-550.

2. Alexander RA, Plowright W and Haig DA, 1957. Cytopathic agents associated with LSD of cattle. Bulletin of epizootic diseases of Africa, 5, 489–492

3. Barnard B, Munz E, Dumbell K and Prozesky L, 1994. Lumpy skin disease. Infectious diseases of livestock with special reference to Southern Africa, 1, 604-612

4. Barnard BJ, 1997. Antibodies against some viruses of domestic animals in southern African wild animals. Onderstepoort Journal of Veterinary Research, 64, 95-110.

5. Capstick P and Coackley W, 1961. Protection of cattle against lumpy skin disease. Research in Veterinary Science, 2, 362-375

6. Carn VM and Kitching RP, 1995. The clinical response of cattle experimentally infected with lumpy skin disease (Neethling) virus. Archives of virology, 140, 503-513 OIE (Office International des Epizooties), 2014. Lumpy skin disease - Technical disease card. Available online

7. Davies FG, 1991. Lumpy skin disease, an African capripox virus disease of cattle. The British veterinary journal, 147, 489-503.

8. El-Nahas E, El-Habbaa A, El-bagoury G and Radwan ME, 2011. Isolation and Identification of Lumpy Skin Disease Virus from Naturally Infected Buffaloes at Kaluobia, Egypt. Global Veterinaria 7, 234-237.

9. European Food Safety Authority (EFSA). 2015. Scientific Opinion on lumpy skin disease. EFSA Journal 2015;13(1):3986

10. Gari G, Bonnet P, Roger F and Waret-Szkuta A, 2011. Epidemiological aspects and financial impact of lumpy skin disease in Ethiopia. Preventive Veterinary Medicine, 102, 274-283.

11. Greth A, Gourreau JM, Vassart M, Nguyen Ba V, Wyers M and Lefevre PC, 1992. Capripoxvirus disease in an Arabian oryx (Oryx leucoryx) from Saudi Arabia. Journal of Wildlife Diseases, 28, 295-300.

12. Haig DA, 1957. Lumpy skin disease. Bulletin of epizootic diseases of Africa, 5, 421-430

13. House JA, Wilson TM, el Nakashly S, Karim IA, Ismail I, el Danaf N, Moussa AM and Ayoub NN, 1990. The isolation of lumpy skin disease virus and bovine herpesvirus-4 from cattle in Egypt. Journal of Veterinary Diagnostic Investigation, 2, 111-115.

14. Lubinga JC, Clift SJ, Tuppurainen ES, Stoltsz WH, Babiuk S, Coetzer JA and Venter EH, 2014a. Demonstration of lumpy skin disease virus infection in Amblyomma hebraeum and Rhipicephalus appendiculatus ticks using immunohistochemistry. Ticks and tick borne diseases, 5, 113-120.

15. Lubinga JC, Tuppurainen ES, Coetzer JA, Stoltsz WH and Venter EH, 2014b. Transovarial passage and transmission of LSDV by Amblyomma hebraeum, Rhipicephalus appendiculatus and Rhipicephalus decoloratus. Experimental & applied acarology, 62, 67-75.

16. Lubinga JC, Tuppurainen ES, Mahlare R, Coetzer JA, Stoltsz WH and Venter EH, 2013a. Evidence of transstadial and mechanical transmission of Lumpy Skin Disease Virus by Amblyomma hebraeum ticks. Transboundary and Emerging Diseases.

17. Lubinga JC, Tuppurainen ES, Stoltsz WH, Ebersohn K, Coetzer JA and Venter EH, 2013b. Detection of lumpy skin disease virus in saliva of ticks fed on lumpy skin disease virus-infected cattle. Experimental & applied acarology, 61, 129-138.

18. Lubinga JC, Tuppurainen ESM, Coetzer JAW, Stoltsz WH and Venter EH, 2014c. Transovarial passage and transmission of LSDV by Amblyomma hebraeum, Rhipicephalus appendiculatus Tuppurainen ESM, Lubinga JC, Stoltsz WH, Troskie M, Carpenter ST, Coetzer JAW, Venter EH and Oura CAL, 2013b. Evidence of vertical transmission of lumpy skin disease virus in Rhipicephalus decoloratus ticks. Ticks and tick borne diseases, 4, 329-333.

19. Prozesky L and Barnard BJ, 1982. A study of the pathology of lumpy skin disease in cattle. Onderstepoort Journal of Veterinary Research, 49, 167-175.

19. Tageldin MH, Wallace DB, Gerdes GH, Putterill JF, Greyling RR, Phosiwa MN, Al Busaidy RM and Al Ismaaily SI, 2014. Lumpy skin disease of cattle: an emerging problem in the Sultanate of Oman. Tropical Animal Health and Production, 46, 241-246.

20. Thomas A and Marè C, 1945. Knopvelsiekte. Journal of the South African Veterinary Association, 16, 36–43.

Gennaio 2015 Numero 19

41 Intorno a noi

21. Tuppurainen ES, Lubinga JC, Stoltsz WH, Troskie M, Carpenter ST, Coetzer JA, Venter EH and Oura CA, 2013a. Mechanical transmission of lumpy skin disease virus by Rhipicephalus appendiculatus male ticks. Epidemiology and infection, 141, 425-430

22. Tuppurainen E., Oura C., 2014 Lumpy skin disease: an African cattle disease getting closer to the EU. Veterinary Record. September 27, 2014 pp. 300-301

23. Weiss KE, 1968. Lumpy skin disease. In: Virology Monographs. Vienna-New York, Springer Verlag, 111-131.

24. Yeruham I, Nir O, Braverman Y, Davidson M, Grinstein H, Haymovitch M and Zamir O, 1995. Spread of lumpy skin disease in Israeli dairy herds. Veterinary Record, 137, 91-93.

25. Young E, Basson PA and Weiss KE, 1970. Experimental infection of game animals with lumpy skin disease virus (prototype strain Neethling). Onderstepoort Journal of Veterinary Research, 37, 79-87.

--A cura di:Maria Luisa DanzettaCOVEPIIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

42 Intorno a noi

I modelli matematici per lo studio della crescita, la sopravvivenza e l’inattivazione dei microrganismi negli alimenti: la microbiologia predittiva tra passato e futuro

Assicurare la salubrità degli alimenti è una priorità per le industrie alimentari e per le autorità competenti deputate al loro controllo. In un mondo in continuo cambiamento e sempre più globalizzato, è spesso necessario applicare strategie proattive per rispondere rapidamente alle minacce che possono mettere a repentaglio la sicurezza dei consumatori, mirando a prevenire piuttosto che a correggere. Oggi più che mai la microbiologia alimentare necessita di strumenti in grado di colmare i vuoti di conoscenza e attivare rapide risposte per la gestione del rischio alimentare, anche in assenza di quei dati di laboratorio in passato considerati indispensabili per applicare misure di controllo efficaci. Inoltre, non è possibile ignorare le spese associate all’impiego della microbiologia “classica”, che possono incidere in maniera notevole sull’economia delle industrie alimentari. Elementi importanti per un approccio proattivo sono la raccolta di informazioni quantitative sul comportamento dei microrganismi negli alimenti e una sempre migliore comprensione della fisiologia microbica (McMeekin et al 2002). Infatti, sono questi gli elementi alla base della microbiologia predittiva. Si tratta di una materia multidisciplinare che è diventata uno strumento molto utilizzato per prevedere, attraverso l’impego di modelli matematici, la risposta dei microrganismi patogeni o saprofiti alle diverse condizioni ambientali, favorevoli o sfavorevoli, che possono essere applicate agli alimenti durante la loro lavorazione e conservazione.

Una spinta fondamentale alla diffusione di questa materia è stata data dal regolamento CE 2073/2005 sui criteri microbiologici, tutt’ora in vigore, che prevede in determinate situazioni la possibilità di impiegare “modelli matematici predittivi stabiliti per il prodotto alimentare in esame, utilizzando fattori critici di sviluppo o di sopravvivenza per i microrganismi in questione presenti nel prodotto”. Inoltre, le raccomandazioni fornite dal Codex Alimentarius di passare, nelle attività di controllo, da un approccio basato sulla gestione diretta dei pericoli e sull’analisi dei prodotti finiti ad un approccio basato sull’analisi del rischio ha reso sempre più necessari specifici mezzi statistici e matematici in grado di predire il comportamento dei microrganismi patogeni nell’ambito della catena di produzione degli alimenti (Codex Alimentarius 1999, Tenenhaus-Aziza & Ellouze 2015). I modelli predittivi non possono sostituire completamente le indagini di laboratorio, né il giudizio di un microbiologo esperto. Tuttavia possono fornire informazioni di grande utilità per prendere decisioni relative alla sicurezza alimentare nell’ambito dei processi di lavorazione e conservazione degli alimenti (Whiting & Buchanan, 2002).

Ma che cosa è precisamente la “microbiologia predittiva”? McMeekin et al. (1993) la descrissero come una scienza quantitativa che permette di valutare oggettivamente gli effetti della lavorazione, della distribuzione e della conservazione sulla sicurezza microbiologica e sulla qualità degli alimenti. Gli stessi autori hanno anche utilizzato l’espressione “Ecologia microbica quantitativa degli alimenti”, mentre più recentemente è stata posta maggiore enfasi sulla capacità di “descrivere le risposte microbiche alle diverse condizioni ambientali presenti negli alimenti mediante l’impiego di modelli matematici” (McKellar & Xu, 2003, Ceron-Carrillo et al. 2014). Baranyi e Roberts, padri del principale modello di microbiologia predittiva sviluppato tra gli anni ’90 e 2000, vedono in questa progressione di definizioni un segno dell’evoluzione della microbiologia predittiva in una scienza sempre più esatta e definita (Baranyi & Roberts 2004).

La storia della microbiologia predittiva comincia nel 1922 grazie a Esty e Meyer, che descrissero come l’inattivazione di spore di Clostridium botulinum seguisse un modello log-lineare, a tutt’oggi utilizzato per stimare il trattamento termico da applicare agli alimenti inscatolati: ad una data temperatura, il tasso di morte (specific death rate) del microrganismo in questione è costante nel tempo. Un passo ulteriore fu fatto da Scott nel 1936, che studiò come lo specific death rate dipendeva dall’acqua disponibile per i batteri, oggi misurata come attività dell’acqua (aw), un numero compreso tra 0 (no acqua) e 1 (solo acqua). Inoltre, Scott stabilì che il tasso di crescita (specific growth rate) di certi microrganismi nella carne era influenzato dalla temperatura e che la conoscenza della cinetica dei microrganismi saprofiti poteva essere utile per prevedere

Gennaio 2015 Numero 19

43 Intorno a noi

Figura 1.Modello predittivo primario. Dopo la lag phase, il logaritmo della popolazione cellulare aumenta linearmente al tempo (exponential phase), fino alla stationary phase

Figura 2.Modello predittivo secondario.

Lo specific rate (sqr: square root) aumenta linearmente alla

temperatura

la vita commerciale degli alimenti alle diverse possibili temperature di conservazione. Erano quindi già state gettate le basi per la formulazione di modelli matematici predittivi primari (descrivono le modifiche della concentrazione dei batteri negli alimenti in funzione del tempo – figura 1) e secondari (descrivono i parametri dei modelli predittivi primari in funzione delle condizioni ambientali quali temperatura, pH, aw – figura 2).

Eppure, dopo le attività di questi primi “pionieri” ci fu un lungo periodo di silenzio della microbiologia predittiva nell’ambito della letteratura scientifica, fino agli anni ’60 e ’70, quando i modelli predittivi furono utilizzati in relazione ad episodi di botulismo (Spencer and Baines, 1967; Roberts et al. 1981). Fu solo negli anni ’80 che l’interesse verso la microbiologia predittiva aumentò in maniera importante, come risultato di numerosi casi di tossinfezioni alimentari da Listeria monocytogenes e Salmonella negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e Nuova Zelanda e il conseguente bisogno da parte delle Autorità Competenti di trovare nuovi strumenti per garantire la sicurezza alimentare (Ceron-Carrillo et al. 2014). In quel periodo e nei successivi anni ’90 furono tentati diversi approcci alla microbiologia predittiva, ma l’impiego di modelli meccanicistici secondo un approccio a due fasi (oggi descritto come “classico”) ha avuto decisamente il sopravvento ed è oggi quello predominante, prevedendo lo

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

44 Intorno a noi

Figura 3.Le quattro fasi della crescita microbica: lag phase (lag), exponential phase (log), stationary phase e death phase

sviluppo di un modello primario di crescita o morte in ambiente costante (prima fase), cui segue la definizione di un modello secondario per stabilire come i parametri del modello primario sono influenzati dai fattori ambientali (seconda fase).

Ma le cellule batteriche sono organismi viventi, e come tali non sempre aderiscono in maniera precisa a semplici regole matematiche. Pertanto, lo sviluppo di questi modelli meccanicistici ha dovuto prendere in considerazione i diversi fattori che possono influenzare la crescita batterica. Infatti, anche se è comunemente accettato che in condizioni normali le popolazioni batteriche vanno incontro a crescita o morte secondo uno specific rate costante, possono sorgere fattori complicanti a modificare il modello standard più probabile. Particolarmente per la crescita, è importante la precedente storia delle cellule batteriche, che influenza le loro capacità di adattamento al nuovo ambiente e conseguentemente la durata della fase transizionale (lag phase) che precede l’inizio della crescita esponenziale (exponential phase). Altra fase problematica da prevedere è quella post-esponenziale (stationary phase), durante la quale i batteri raggiungono il numero massimo che può essere sostenuto dall’ambiente. Successivamente, le cellule batteriche, avendo esaurito i nutrienti disponibili, vanno incontro a morte (death phase). Le quattro fasi della crescita batterica in funzione del tempo sono graficamente descritte in figura 3. Nei casi di modelli primari di inattivazione la situazione è simile, solo che si parla di “shoulder” invece di lag phase e di “tail” invece di stationary phase. Le basi matematiche

per la definizione dei modelli predittivi furono identificate da Gibson et al. (1988) che propose l’impiego della funzione sigmoide di Gompertz per i modelli primari e della funzione quadratica polinomiale per i modelli secondari. Non essendo stato originariamente sviluppato per modellizzare la crescita batterica, il modello di Gompertz presentava importanti limiti, nonostante alcune modifiche apportate per renderlo più aderente al naturale comportamento delle cellule batteriche (Zwietering et al. 1990, Grijspeerdt & Vanrolleghem 1999). Conseguentemente, un modello dinamico fu specificamente sviluppato da Baranyi e Roberts (1993, 1994, 1995), in grado di riflettere le naturali modifiche ambientali che possono intervenire durante la shelf-life degli alimenti: è questo a tutt’oggi il modello primario più comunemente utilizzato in microbiologia predittiva. Per quanto riguarda i modelli secondari, nonostante alcune proposte alternative negli anni ’90 (Rosso et al. 1995), l’impiego di semplici modelli empirici multivariati polinomiali resta l’approccio normalmente preferito.

Oltre ai modelli della microbiologia predittiva classica, negli anni 2000 sono nati e hanno assunto sempre maggiore importanza anche i modelli terziari, che sono l’integrazione dei modelli primari e secondari in software e database. Questi programmi raccolgono i dati elaborati in laboratorio e restituiscono previsioni del comportamento batterico nelle diverse condizioni ambientali. Alcuni esempi sono il ComBase , gestito da un consorzio internazionale guidato dall’Institute of Food

Gennaio 2015 Numero 19

45 Intorno a noi

Research di Norwich e finanziato anche dall’Unione Europea, il Pathogen Modeling Program (PMP), strumento messo a disposizione dal governo degli Stati Uniti, il danese Food Spoilage and Safety Predictor (FSSP). Recentemente, software di microbiologia predittiva sono anche stati integrati nell’ambito di programmi per l’analisi del rischio, come ad esempio il Dairy Product Safety Predictor, FDA-iRISK, MicroHibro (Tenenhaus-Aziza & Ellouze 2015).

Ulteriori sviluppi della microbiologia predittiva avvenuti nell’ultimo decennio hanno riguardato, oltre che il costante sviluppo di nuovi modelli terziari, anche l’introduzione della variabilità statistica nei modelli. In particolare è stata proposta e quindi validata una teoria per prevedere il comportamento di una intera popolazione di cellule osservando quello di singole cellule e derivandone distribuzioni statistiche che tengano conto della naturale variabilità della popolazione batterica (Baranyi & Pin 2001, Elfwing et al. 2004). Questa evoluzione è fondamentale per permettere un corretto utilizzo dei modelli predittivi nell’ambito di modelli di quantitative microbial risk assessment (QMRA), e richiede ulteriori approfondimenti. La microbiologia predittiva è infatti una materia in continua evoluzione, che mira a prevedere con sempre maggiore accuratezza il comportamento delle cellule batteriche, considerando sempre più numerosi fattori che possono influenzare la crescita o l’inattivazione microbica. Tra i principali sviluppi futuri sono anche da considerare la necessità di approfondire il comportamento, attualmente considerato non prevedibile, in corrispondenza delle zone di transizione (growth/no growth boundary regions), inserendolo in nuove tipologie di modelli. Ancora, i nuovi modelli dovrebbero tenere conto dell’effetto delle cellule batteriche “persisters”, la cui presenza nell’ambito delle popolazioni batteriche è stata più volte dimostrata negli ultimi anni e che potrebbero rendere vani i trattamenti risananti se non adeguatamente considerate (Balaban 2011). Infine, sarebbe auspicabile trovare il modo di mettere in relazione microbiologia predittiva e microbiologia molecolare, con particolare riferimento all’attivazione di geni in funzione delle variazioni ambientali.

In ogni caso, la microbiologia predittiva non può che aumentare il proprio impatto nell’ambito della microbiologia alimentare nel corso dei prossimi anni, come ormai evidente dal sempre maggiore uso che ne viene fatto per stimare il rischio associato al consumo di diverse tipologie di alimenti, soprattutto in assenza di dati di laboratorio esaustivi. Basti pensare alle due recenti opinioni dell’EFSA, che hanno fondato importanti proposte di modifica ai regolamenti CE attualmente in vigore quasi esclusivamente su risultati ottenuti mediante l’impiego di modelli matematici predittivi (EFSA 2014a, 2014b). E’ questa la più chiara dimostrazione dell’eccezionale evoluzione a cui è andata recentemente incontro questa materia, che solo pochi decenni fa non veniva ritenuta dai microbiologi alimentari sufficientemente affidabile per essere usata nell’industria alimentare.

Bibliografia

1. Balaban N.Q. 2011. Persistence: mechanisms for triggering and enhancing phenotypic variability. Curr Opin Genet Dev 21: 768–775.

2. Baranyi J. and Pin C. 2001. A parallel study on modelling bacterial growth and survival curves. J Theor Biol 210: 327-336.

3. Baranyi J. and Roberts T.A. 1994. A dynamic approach to predicting bacterial growth in food. Int J Food Microbiol 23: 277-294.

4. Baranyi J. and Roberts T.A. 1995. Mathematics of predictive food microbiology. Int J Food Microbiol 26: 199-218.

5. Baranyi J. and Roberts T.A. 2004. Predictive Microbiology – Quantitative Microbial Ecology. Culture – March 2004. http://www.ifr.ac.uk/safety/comicro/Culture_25.pdf accessed on 07/01/2015 accessed on 12/01/2015.

6. Baranyi J., Roberts T.A., McClure P.J. 1993. A non-autonomous differential equation to model bacterial growth. Food Microbiol 10: 43-59.

7. Ceron-Carrillo T.G., Luna-Villa M., Munguia- Perez R., Santiesteban- Lopez N.A. 2014. Description and importance of some predictive models that are used as tools in food conservation. Ann Biol Res 5: 18-25.

8. Codex Alimentarius 1999. Principles and Guidelines for the Conduct of Microbiological Risk Assessment. CAC/GL-30, p. 6.

9. Commissione Europea 2005. Regolamento 2073/2005 della Commissione del 15 novembre 2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari. Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 338 del 22.12.2005, pag. 1.

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

46 Intorno a noi

10. Elfwing, A., Le Marc, Y., Baranyi, J., Ballagi A. 2004. Observing the growth and division of large number of individual bacteria using image analysis. Appl Environ Microbiol 70: 675-678.

11. Esty J.R. and Meyer K.F. 1922. The heat resistance of the spore of Bacillus botulinus and allied anaerobes, J Infect Dis 31: 650-663.

12. European Food Safety Authority (EFSA) 2014a. Scientific Opinion on the public health risks related to the maintenance of the cold chain during storage and transport of meat. Part 1 (meat of domestic ungulates). EFSA Journal 12: 3601.

13. European Food Safety Authority (EFSA) 2014b. Scientific Opinion on the public health risks related to the maintenance of the cold chain during storage and transport of meat. Part 2 (minced meat from all species). EFSA Journal 12: 3783.

14. Gibson A.M., Bratchell N, Roberts T.A. 1988. Predicting microbial growth: growth responses of salmonellae in a laboratory medium as affected by pH, sodium chloride and storage temperature. Int J Food Microbiol 6: 155-178.

15. Grijspeerdt K. and Vanrolleghem P. 1999. Estimating the parameters of the Baranyi model for bacterial growth. Food Microbiol 16: 593-605.

16. McKellar R.C., and Lu X. 2003. Modelling Microbial Responses in Food. CRC Press, Boca Raton, FL.

17. McMeekin T.A., Olley J.N., Ross. T, Ratkowsky D.A. 1993. Predictive Microbiology. John Wiley & Sons Ltd. Chichester UK.

18. McMeekin T.A., Olley J., Ratkowsky D.A., Ross T. 2002. Predictive microbiology: towards the interface and beyond. Int J Food Microbiol 73: 395-605.

19. Roberts T.A., Gibson A. M., Robinson A. 1981. Prediction of toxin production by Clostridium botulinum in pasteurized pork slurry. J Food Technol 16: 337-355.

20. Rosso L., Lobry J.R., Bajard S., Flandrois J.P. 1995. A convenient model to describe the combined effects of temperature and pH on microbial growth. Appl Env Microbiol 61: 610-616.

20. Scott W.J. (1928). The growth of microorganisms on ox muscle. I. The influence of water content of substrate on rate of growth at -1°C. J Counc Sci Ind Res 9: 177-182.

21. Spencer R. and Baines C.R. 1964. The effect of temperature on the spoilage of wet fish: I. Storage at constant temperature between -1 °C and 25 °C. Food Technol Champaign 18: 769-772.

22. Tenenhaus-Aziza F., Ellouze M. 2015. Software for predictive microbiology and risk assessment: A description and comparison of tools presented at the ICPMF8 Software Fair. Food Microbiol 45: 290-299.

23. Whiting R.C. and Buchanan R.L. 2001. Predictive microbiology and risk assessment. In Food Microbiology. Fundamentals and Frontiers. American Society for Microbiology Press, Washington DC.

24. Zwietering M.H., Jongenburger I., Rombouts F.M., van’t Riet K. 1990. Modeling of the bacterial growth curve. Appl Environ Microbiol 56: 1875-1881.

--A cura di:Luigi Iannetti1 e Romolo Salini2

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” 1 Laboratorio Nazionale di Riferimento per Listeria monocytogenes2 COVEPI - Statistica e GIS

Gennaio 2015 Numero 19

47 Territori ufficialmente indenni

TERRITORI UFFICIALMENTE INDENNI

Tubercolosi bovina:Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

LombardiaLecco

Sondrio

Ascoli Piceno Marche

BolzanoTrentino Alto Adige

Trento

2004/230/CE Grosseto Toscana

2005/28/CEComo Lombardia

Prato Toscana

2006/169/CEPescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

2007/174/CE

Tutta la regione Emilia Romagna

NovaraPiemonte

Verbania

Livorno

ToscanaLucca

Siena

BellunoVeneto

Padova

2008/97/CE

Vercelli Piemonte

PisaToscana

Pistoia

2008/404/CE Tutta la regione Veneto

2009/342/CE Oristano Sardegna

2010/391/CE

Tutta la regione Lombardia

Tutta la regione Toscana

Cagliari

SardegnaMedio-Campidano

Ogliastra

Olbia-Tempio

2011/277/CERieti

LazioViterbo

2012/204/UE

AstiPiemonte

Biella

Fermo Marche

Tubercolosi bovina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

48 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

Lombardia

Brescia

Como

Lecco

Mantova

Sondrio

Varese

Ascoli Piceno Marche

Bolzano Trentino Alto Adige

Bologna

Emilia Romagna

Ferrara

Forlì

Cesena

Modena

Parma

Piacenza

Ravenna

Reggio Emilia

Rimini

Aosta Valle D'Aosta

2004/63/CE

Cremona

LombardiaLodi

Milano

Arezzo

Toscana

Firenze

Grosseto

Livorno

Lucca

Pisa

Pistoia

Prato

Siena

2005/28/CE

Pavia Lombardia

Massa-Carrara Toscana

PerugiaUmbria

Terni

2005/604/CE

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Cuneo

Novara

Torino

Verbania

Vercelli

Decisione Provincia Regione

2006/169/CE

Pescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

FrosinoneLazio

Rieti

Imperia LiguriaAncona

MarcheMacerata

Pesaro

2006/290/CE Tutta la regione Molise

2007/174/CE

Savona Liguria

Oristano in Sardegna; Sardegna

Tutta la regione Veneto

2009/342/CE Tutta la regione Sardegna

2010/391/CE

Napoli Campania

Brindisi Puglia

Agrigento Sicilia

Caltanissetta

Siracusa

Trapani

2011/277/CE Viterbo Lazio

2012/204/UE

Catania

SiciliaEnna

Palermo

Ragusa

2013/177/UE Benevento Campania

Leucosi Enzootica bovina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Leucosi bovina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

Gennaio 2015 Numero 19

49 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

Lombardia

Como

Lecco

Mantova

Sondrio

Varese

Ascoli Piceno Marche

BolzanoTrentino Alto Adige

Trento

Bologna

Emilia Romagna

Ferrara

Forlì

Cesena

Modena

Parma

Piacenza

Ravenna

Reggio Emilia

Rimini

Cagliari

SardegnaNuoro

Oristano

Sassari

2004/63/CE

Cremona

LombardiaLodi

Pavia

2005/28/CE

Pavia Lombardia

Massa-Carrara Toscana

PerugiaUmbria

Terni

2005/604/CE

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Novara

Verbania

Vercelli

2006/169/CE

Pescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

Rieti Lazio

ImperiaLiguria

Savona

Milano Lombardia

PistoiaToscana

Siena

Decisione Provincia Regione

2007/174/CE

Torino Piemonte

Firenze Toscana

Tutta la regione Veneto

2008/97/CEBrindisi Puglia

Tutta la regione Toscana

2009/342/CE

Ancona

MarcheMacerata

Pesaro

Cuneo Piemonte

2010/391/CE Campobasso Molise

2011/277/CE

Frosinone

LazioLatina

Viterbo

2012/204/UE Tutta la regione Valle d’Aosta

2014/91/UE Tutta la regione Liguria

Brucellosi bovina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Brucellosi bovina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

50 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2002/482/CE Bolzano Trentino Alto Adige

2003/237/CE

Arezzo ToscanaCagliari

SardegnaNuoro

Sassari

Oristano

2003/732/CE

Bergamo

Lombardia

Brescia

Como

Cremona

Lecco

Lodi

Mantova

Milano

Pavia

Sondrio

Varese

Trento Trentino Alto Adige

2004/199/CERieti

LazioViterbo

2005/28/CE

Firenze

Toscana

Livorno

Lucca

Massa-Carrara

Pisa

Pistoia

Prato

Siena

Perugia

Terni Umbria2005/764/CE Grosseto Toscana

2005/604/CE

Ancona

MarcheAscoli Piceno

Macerata

Pesaro

Urbino

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Cuneo

Novara

Torino

Verbania

Vercelli

Decisione Provincia Regione

2008/97/CE

RomaLazio

Latina

Tutta la regione Veneto2010/391/CE Tutta la regione Molise

2011/277/CETutta la regione Emilia RomagnaTutta la regione Valle d’Aosta

2014/91/UETutta la regione LazioTutta la regione Liguria

Brucellosi ovi-caprina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Brucellosi ovi-caprina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

Gennaio 2015 Numero 19

51Redazione & Contatti

-Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio (COVEPI).

EpidemiologiaDott. Paolo Calistriph +39 0861 332241

Statistica e GISDott.ssa Annamaria Conteph +39 0861 332246

-CoordinatoreDott.ssa Simona Iannetti (COVEPI)

Comitato editorialeBarbara AlessandriniPaolo CalistriFabrizio De MassisGianfranco DilettiArmando GiovanniniFederica MonacoNicola FerriDaniela MorelliGiovanni SaviniFrancesco Pomilio

Progetto graficoAlessandro De Luca

Web master e impaginazioneSandro Santarelli mail [email protected] +39 0861 332251www.izs.it

REDAZIONE& CONTATTI

-Centro Studi Malattie Esotiche (CESME).

Diagnostica e Sorveglianza Malattie Virali EsoticheDott.ssa Federica Monacoph +39 0861 332446

Diagnostica e Sorveglianza Malattie Batteriche e Parassitarie EsoticheLaboratorio Virologia Windhoek, NamibiaDott. Massimo Scacchiaph +39 0861 332405


Recommended