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19.doc · Web viewLo ha reso noto ieri sera l'Inail, nel corso di un seminario organizzato a Roma...

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Numero 19 – agosto/settembre 2007 IMMIGRAZIONE Immigrazioneoggi.it Il primo videoweb in nove lingue Stranieri in Italia Riforma legge sulla cittadinanza Stranieri in Italia Flussi 2007. Domande solo via internet Stranieri in Italia Poste Italiane: accettate oltre 1 milione di domande Stranieri in Italia “Allargare i canali di ingresso regolare” Redattore Sociale Per minori stranieri rischio carcere è 23 volte più alto Stranieri in Italia Permesso a 12 lavoratori sfruttati Stranieri in Italia In Europa solo il 24% degli irregolari ha usufruito delle cure mediche Redattore Sociale Permessi di soggiorno, la ''ricetta'' di Modena Stranieri in Italia Ferrero alla Romania “Limitare l'afflusso di rom” Stranieri in Italia Un piano per qualificare le badanti Stranieri in Italia Parte l'iter in commissione della Amato-Ferrero Redattore Sociale In 8 mesi sbarcati lungo le coste italiane 14.968 clandestini Redattore Sociale Nel 2008 permanenti i pattugliamenti Frontex nel canale di Sicilia Redattore Sociale Coldiretti: un agricoltore su dieci e' straniero Stranieri in Italia Cresce l'occupazione in Italia grazie agli stranieri Redattore Sociale A breve il nuovo Centro di primo soccorso e accoglienza a Cagliari Stranieri in Italia Inail: in aumento gli stranieri infortunati e morti nel 2007 Stranieri in Italia Migliora l'assistenza sanitaria degli stranieri irregolari Stranieri in Italia Detrazioni Irpef per i figli e i coniugi a carico anche per gli stranieri Stranieri in Italia Stranieri sfruttati nei campi, paghe da 2,5 euro l'ora Stranieri in Italia Unioncamere: record di richieste di stranieri nel 2007 Stranieri in Italia Sì del governo a 50mila ingressi per studio Stranieri in Italia Troppe vittime tra gli immigrati al volante Stranieri in Italia Passi avanti dell'Italia per accoglienza e soccorso Redattore Sociale Una legge contro la violenza domestica sulle straniere MISNA 9.756 cittadini immigrati morti alle frontiere dell'Europa dal 1988 Redattore Sociale Cresce l'emergenza clandestini in Sardegna ANSA gdf, 21.000 in nero nel 2007, soprattutto al sud ANSA Aborto: in Italia diminuisce, aumenta fra immigrate Ministero Interno In calo gli sbarchi di clandestini Redattore Sociale Immigrazione clandestina e criminalità: intesa tra Italia e Slovenia Stranieri in Italia Provincia di Milano. Il ricongiungimento si fa in Comune Redattore Sociale Le badanti e un rapporto lavorativo semi-sommerso Redattore Sociale Più anchorman stranieri Stranieri in Italia Rientri col cedolino. Si può passare negli aeroporti dell'Ue Redattore Sociale Clandestini, oltre il 60% viaggia in aereo 1
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Numero 19 – agosto/settembre 2007

IMMIGRAZIONEImmigrazioneoggi.it Il primo videoweb in nove lingueStranieri in Italia Riforma legge sulla cittadinanzaStranieri in Italia Flussi 2007. Domande solo via internetStranieri in Italia Poste Italiane: accettate oltre 1 milione di domandeStranieri in Italia “Allargare i canali di ingresso regolare” Redattore Sociale Per minori stranieri rischio carcere è 23 volte più alto Stranieri in Italia Permesso a 12 lavoratori sfruttatiStranieri in Italia In Europa solo il 24% degli irregolari ha usufruito delle cure medicheRedattore Sociale Permessi di soggiorno, la ''ricetta'' di Modena Stranieri in Italia Ferrero alla Romania “Limitare l'afflusso di rom”Stranieri in Italia Un piano per qualificare le badantiStranieri in Italia Parte l'iter in commissione della Amato-FerreroRedattore Sociale In 8 mesi sbarcati lungo le coste italiane 14.968 clandestiniRedattore Sociale Nel 2008 permanenti i pattugliamenti Frontex nel canale di SiciliaRedattore Sociale Coldiretti: un agricoltore su dieci e' stranieroStranieri in Italia Cresce l'occupazione in Italia grazie agli stranieriRedattore Sociale A breve il nuovo Centro di primo soccorso e accoglienza a CagliariStranieri in Italia Inail: in aumento gli stranieri infortunati e morti nel 2007Stranieri in Italia Migliora l'assistenza sanitaria degli stranieri irregolariStranieri in Italia Detrazioni Irpef per i figli e i coniugi a carico anche per gli stranieriStranieri in Italia Stranieri sfruttati nei campi, paghe da 2,5 euro l'oraStranieri in Italia Unioncamere: record di richieste di stranieri nel 2007Stranieri in Italia Sì del governo a 50mila ingressi per studioStranieri in Italia Troppe vittime tra gli immigrati al volanteStranieri in Italia Passi avanti dell'Italia per accoglienza e soccorsoRedattore Sociale Una legge contro la violenza domestica sulle straniereMISNA 9.756 cittadini immigrati morti alle frontiere dell'Europa dal 1988Redattore Sociale Cresce l'emergenza clandestini in SardegnaANSA gdf, 21.000 in nero nel 2007, soprattutto al sudANSA Aborto: in Italia diminuisce, aumenta fra immigrateMinistero Interno In calo gli sbarchi di clandestiniRedattore Sociale Immigrazione clandestina e criminalità: intesa tra Italia e SloveniaStranieri in Italia Provincia di Milano. Il ricongiungimento si fa in ComuneRedattore Sociale Le badanti e un rapporto lavorativo semi-sommersoRedattore Sociale Più anchorman stranieriStranieri in Italia Rientri col cedolino. Si può passare negli aeroporti dell'UeRedattore Sociale Clandestini, oltre il 60% viaggia in aereoStranieri in Italia I romeni in Italia: quanto sono e dove vivono

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Stranieri in Italia Gli immigrati risparmiano 300 euro al meseRedattore Sociale Badanti, il Lazio riconosce la figura professionaleRedattore Sociale INAIL. Crescono gli infortuni sul lavoro

INTERNAZIONALEANSA Per fermare l'invasione rom necessario applicare direttiva UeStranieri in Italia Francia: sì all'uso sperimentale del test del dna per i ricongiungimentiADUC.IT Politiche italiane sui Rom sono inadeguateRedattore Sociale Europa, giro di vite contro gli illegaliStranieri in Italia 20 milioni di immigrati in 20 anniADUC.IT California. Il 43% non parla inglese a casa propriaStranieri in Italia Entreranno solo lavoratori qualificati con buona conoscenza dell’ ingleseADUC.IT Permessi di lavoro temporaneo contro la clandestinitàStranieri in Italia Sempre più lavoratori stranieri in SpagnaADUC.IT Spagna, calano gli immigrati irregolari: -55% rispetto al 2006ADUC.IT Network Italia-Francia contro gli immigrati clandestini

ASILOMinistero Interno Decreto per la ripartizione del Fondo naz.politiche e servizi asiloRedattore Sociale Respingimenti ai porti dell'Adriatico, la preoccupazione di Cir e UnhcrUNHCR Pubblicato il libro verde sul sistema comune europeo di asiloStranieri in Italia Calano le richieste d'asilo, in aumento gli irregolariRedattore Sociale in Grecia solo 6 su 1000 hanno ottenuto lo status di rifugiato nel 2006Redattore Sociale Profughi irakeni: così l'Italia disattende la direttiva europeaADUC.IT Germania viola il diritto alla mobilita' di immigrati e rifugiati

TRATTAASIANEWS Impegno deciso contro la trattaQUOTIDIANONET La città ‘sfratta’ le luccIoleCittadellaspezia Tratta di cinesiComm. Europea Anti trafficking day, 18 ottobre 2007Ministero Interno Tratta NO! Un altro punto di vistaStranieri in Italia Un permesso per proteggere le donne

INTEGRAZIONERedattore Sociale Vergognoso negare ai cittadini musulmani un luogo dove pregareStranieri in Italia Italia-Albania, esperienza esemplare d'integrazioneStranieri in Italia Ferrero: "Serve una legge sulla libertà religiosa"Stranieri in Italia Campanella per 500mila ragazzi stranieriStranieri in Italia In fila all'ambasciata per insegnare romenoRaiNews24 Musulmani all’estero: per un terzo degli italiani sono una minaccia

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INFORMAZIONI GIURIDICHECir. Min. Trasporti

Patente a chi aspetta il primo permesso

Corte Costituz. Possibilità del ricongiungimento del figlio maggiorenneCorte Costituz. Divieto espulsione clandestino convivente di donna in gravidanzaCorte Cassazione Comportamenti vessatori della moglie stranieraCir. Min. Interno Chiarimenti sulla corretta identificazione dei nomi dei cittadini giordaniCir. Min. Interno Rilascio nulla-osta matrimonio subordinato alla condizione che il nubendo

sia di religione musulmanaStranieri in Italia Nuove regole per studenti e volontariCir. Min. Interno Mancata stipula del contratto per indisponibilità del datore di lavoroCorte Cassazione Se nel CPT non c'è posto, il Questore può dare il foglio di viaCir. Min. Interno I documenti da portare all'anagrafeDecreto Min. Int. Dichiarazioni di presenza, tutto più sempliceCir. Min. Interno

Libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione europeaCir. Min. Interno Uscita dal territorio nazionale degli stranieri già regolarmente presentiCir. Min. Interno Sfruttamento di lavoratori immigratiMinistero Salute Linee guida sulla tutela sanitaria dei cittadini comunitariCir. Min. Interno Iscriz. anagrafe stranieri richiedenti permesso soggiorno motivi familiariRedattore Sociale Interprete di fiducia pagato dallo Stato

NOTIZIE INAS-CISLINAS - CISL Aumentano le pensioni basse anche per i residenti all’esteroINAS - CISL Previdenza svizzera: sempre più difficile ottenere la rendita di invaliditàINAS - CISL Aumenta la produttività del lavoro nel mondo: ancora troppi gli esclusi

INFORMAZIONI CARITASCaritas Italiana Presentazione Dossier Statistico Immigrazione 2007Redattore Sociale Corso Caritas per volontari e operatori, per superare l'indifferenzaMinistero Interno Trasformare in struttura permanente la Rete europea sulle migrazioniADUC.IT L'impegno della Caritas per i concittadini immigratiCaritas Italiana Migration Forum

IMMIGRAZIONE

è il primo videoweb in nove lingue rivolto ai cittadini stranieri che vivono in Italia, alle imprese e ai cittadini italiani, ai cittadini stranieri che desiderano emigrare legalmente in Italia. Si possono ascoltare, senza alcun costo, le informazioni che aiuteranno a comprendere meglio il fenomeno dell’immigrazione anche in ambito Unione europea, le leggi che stabiliscono diritti e doveri degli stranieri in Italia, ed anche i principali aspetti della cultura e della società italiana. Per vedere ed ascoltare il videoweb il PC deve essere dotato di scheda audio, casse o cuffia. Il videoweb è trasmesso in formato "Flash Video" che tutti i recenti browser possono già interpretare. Se devi aggiornare il plug-in Flash per il tuo browser usa questo link (download gratuito).

Roma – Riforma legge sulla cittadinanza

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Bisognerà attendere l'approvazione della Finanziaria prima che la riforma della cittadinanza arrivi in Aula a Montecitorio. Con ogni probabilità se ne riparla quindi per l'inizio del 2008.

Secondo il vecchio calendario l'arrivo in aula del testo unificato, in discussione in commissione dallo scorso febbraio, era previsto per oggi, ma a frenarlo è ancora una volta la copertura finanziaria. Ad oggi non ci sarebbe ancora uno stanziamento di risorse che possa far fronte alle spese previste con l'entrata in vigore della Riforma, che allargando il numero dei cittadini italiani andrà a pesare inevitabilmente anche sulle casse del nostro Welfare.

Il problema è stato affrontato dalla commissione Bilancio, che prima di esprimere un parere sul testo ha chiesto al governo di riquantificare la spesa rispetto alle prime stime. Martedì è intervenuto quindi in commissione il sottosegretario all'economia Mario Lettieri, che ha preannunciato la trasmissione della relazione tecnica non appena sarà ultimata la verifica da parte del dipartimento della ragioneria generale dello Stato.

Lettieri ha però già chiarito che ad oggi il governo non può accordare la copertura del provvedimento, ma si impegna a trovare le risorse nell'ambito della prossima manovra Finanziaria. Di qui l'ennesimo slittamento, proposto dal relatore Gianclaudio Bressa e approvato ieri dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

(28 settembre 2007)

ROMA – Domande solo via internet

Viaggeranno solo on-line le domande per i flussi 2007. Questa la novità principale uscita ieri dalla riunione al Viminale del gruppo tecnico che sta definendo il decreto, allargata anche ai rappresentanti dei datori di lavoro.

“L'idea è che le domande vengano inviate esclusivamente via internet” spiega Romano Magrini, responsabile politiche del lavoro della Coldiretti. “Si attiveranno due canali: si potrà fare da sé, autenticandosi sul portale del Ministero dell'Interno e riempiendo tutti campi per la richiesta, oppure ci si potrà rivolgere alle associazioni di categoria che offriranno consulenza e spediranno, sempre telematicamente, le domande”.

La seconda via sarebbe la più “sponsorizzata” dal Viminale. “Le esperienza degli anni passati fatte con gli stagionali dimostrano che le domande presentate tramite le associazioni viaggiano più velocemente verso il rilascio del nulla osta. Si evitano infatti domande anomale, che rallentano il lavoro degli uffici” sottolinea Magrini.

Tagliati fuori gli uffici postali e i moduli cartacei, non si registreranno più le corse ai kit dello scorso anno e gli episodi di mercato nero in caso di tutto esaurito. Ieri è stata inoltre ventilata di nuovo l'ipotesi di una partenza scaglionata delle domande a seconda delle categorie (domestici, edili, altri settori ecc.), che ridurrebbe le file.

Nella procedura verranno coinvolte per la prima volta anche le associazioni dei datori di lavoro domestico. “L'idea di fondo è agevolare il più possibile le famiglie, che ormai cercano colf e badanti quasi esclusivamente tra i lavoratori stranieri. Chiedevamo da anni soluzioni di questo tipo e finalmente il ministero dell'Interno sembra averci dato retta. Ora aspettiamo il via libera agli ingressi” dicono alla Fidaldo.

(27 settembre 2007)

ROMA - Poste Italiane: accettate oltre 1 milione di domande

Fino a oggi Poste Italiane ha accettato negli uffici postali oltre 1 milione 25 mila domande per il rinnovo del permesso soggiorno, di cui circa 1 milione e 18 mila sono pervenute nei Centri Servizi Amministrativi per la lavorazione. Di queste, 1.013.553 hanno completato il processo di lavorazione presso Poste Italiane e sono state trasmesse alle Questure e circa 122mila presentano delle anomalie.

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Mediamente ogni giorno sono accettate negli uffici postali 5.000 domande e lo stesso numero viene trasmesso formato elettronico alle questure. I tempi di trasmissione delle domande, rileva Poste Italiane, rispettano le condizioni stabilite con il ministero dell'Interno: sei giorni dalla presentazione all'ufficio postale.

Sono 5.740 gli uffici postali 'Sportello Amico' abilitati all'accettazione delle domande di rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno; sono circa 500 i dipendenti di Poste Italiane adibiti esclusivamente alla lavorazione delle pratiche presso 5 Centri Servizi adibiti alle lavorazioni di back-office. Il personale coinvolto in queste attività ha partecipato a specifici corsi formativi finalizzati a trasferire le necessarie competenze. A valle dell'attività di preistruttoria svolta da Poste Italiane, il processo vede coinvolti le Questure, la Polizia Scientifica e l'Istituto Poligrafico che provvede alla stampa del permesso di soggiorno su supporto elettronico.

(27 settembre 2007)

Strasburgo - “Allargare i canali di ingresso regolare”

Da Strasburgo arriva un ok concreto alla cosiddetta ‘carta blu’ che faciliterà la circolazione dei lavoratori qualificati all’interno dell’Unione europea. La proposta dell’istituzione di questo documento fa parte di una risoluzione approvata ieri a larga maggioranza dal Parlamento europeo.

“Le possibilità attuali di ingresso legale nell'Ue sono troppo restrittive, e favoriscono indirettamente l’immigrazione illegale”, ha spiegato Lilli Gruber, relatrice del rapporto che ha dato il via alla risoluzione. Il suo rapporto appoggia, in linea generale, gli imminenti progetti di direttive annunciati dal commissario alla Giustizia, libertà e sicurezza Franco Frattini. Oltre alla carta blu sono previste norme comuni per i lavoratori stagionali e i tirocinanti remunerati in settori come l’agricoltura, il turismo e l’edilizia.. Settori nei quali - osserva la relazione – “i lavoratori stagionali di paesi terzi apportano un contributo essenziale”.

Inoltre Strasburgo si dice favorevole in generale “all'intenzione della Commissione di definire le condizioni di ingresso e di soggiorno per altre categorie di immigrati economici, compresi i lavoratori non o scarsamente qualificati”. A tal fine, chiede all’esecutivo europeo “di procedere ad una previsione a breve e medio termine del fabbisogno di manodopera supplementare nei vari Stati membri” e invita gli stessi Stati “a fornire alla Commissione una stima statistica”.

In particolare, si legge nella relazione, è auspicabile che la Commissione e gli Stati membri individuino le modalità per accordare “immediatamente” ai lavoratori qualificati il diritto di circolare liberamente nell’Unione e per consentire loro di restare nell’Ue per un periodo di tempo limitato dopo la scadenza del loro contratto di lavoro o dopo un licenziamento, per cercare un’altra occupazione.

La risoluzione approvata sollecita la Commissione a proporre un quadro comune dei diritti dei lavoratori migranti nell'Ue, che comprenda anche la portabilità della pensione, in modo che possano tornare al loro paese d’origine continuando a percepire i pagamenti mensili. Infine, c’è stato anche un richiamo ai mass media e alla loro “particolare responsabilità ai fini della diffusione di un’immagine corretta dell’immigrazione e della lotta contro gli stereotipi”.

Pur approvando il sistema della ‘carta blu’, l’Europarlamento sottolinea che la definizione delle esigenze specifiche e delle quote in materia di immigrazione economica restano di competenza degli Stati membri. D’altra parte, rileva il rapporto, sono necessari “un approccio globale e coerente” in materia di immigrazione a livello europeo e una riconsiderazione delle politiche di immigrazione.

(27 settembre 2007)

ROMA - Per i minori stranieri il rischio di carcere è 23 volte più alto rispetto a coetanei italiani

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Secondo le statistiche del Dipartimento di Giustizia Minorile, infatti, in carcere la presenza media giornaliera dei ragazzi stranieri è di 226,5  contro i 191,1 italiani; un dato che va messo in relazione alla popolazione (minori italiani sono 10.614.879 e 509.606 i coetanei stranieri, sia residenti che non accompagnati).  La denuncia arriva dalla Onlus Soleterre. "Il dato è in continua crescita e non per una maggiore propensione culturale a delinquere, ma per ragioni di condizioni sociali. Il più delle volte i ragazzi sono, infatti, esclusivamente colpevoli di reati contro il patrimonio (furti, “reati da fame”) e vittime di adulti sfruttatori. L'ampia sproporzione dimostra come i minori stranieri presenti in Italia siano particolarmente vulnerabili ed esposti ai rischi della devianza e del disagio”. Per contrastare il fenomeno, l'associazione lancia un appello al Parlamento italiano “affinché il ddl sull’immigrazione venga inserito in Finanziaria e sia approvato al più presto”. Il testo, infatti, approvato il 24 aprile scorso dal Consiglio dei Ministri e da oggi in discussione in Commissione riconosce secondo la Onlus “l’immigrato come risorsa attiva e in grado di colmare attraverso le rimesse le condizioni di povertà dei paesi di origine”, ovvero “la causa principale che porta i minori stranieri a emigrare e a delinquere”.

Soleterre ha realizzato il progetto sperimentale “Altra Tutela”, con il contributo del ministero per la Solidarietà Sociale e con la collaborazione del Centro di Giustizia Minorile di Milano, l’Ufficio Servizio Sociale Minorenni di Milano, l’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria di Milano e il Servizio Educativo Adolescenti in Difficoltà del Comune di Milano. Proprio a Milano il 28 settembre, alle ore 9.30, presso la Casa della Pace si svolge il  convegno “Altra Tutela. Minori stranieri e devianza: percorsi di prevenzione e riparazione” per promuovere un’occasione di confronto tra rappresentanti istituzionali, docenti universitari, esperti del settore, volontari e tutte le persone interessate a comprendere la devianza minorile straniera e per formulare nuove proposte atte ad arginare il fenomeno. “Occorre un nuovo patto sociale - sottolinea Damiano Rizzi Presidente di Soleterre - sancito da una legge dello stato per iniziare ad adottare una visione che vede negli immigrati una fondamentale risorsa di equilibrio internazionale. Basta pensare che se oggi gli immigrati di El Salvador, uno dei paesi in cui è impegnata Soleterre, smettessero di inviare rimesse i tassi di povertà peggiorerebbero di 7 volte. E, non dimentichiamo, che l’invio delle rimesse avviene grazie al loro inserimento nella società italiana”.

ROMA - Permesso a 12 lavoratori sfruttati

Per ora no alla Moschea, ma l’onestà e il coraggio degli immigrati vanno premiati.

Fa un passo alla volta Bologna, ma lo fa. A dodici operai moldavi, che un anno e mezzo fa vivevano nella clandestinità, è stato concesso il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. Perché avevano deciso di denunciare lo sfruttamento che per vivere erano costretti a subire da parte dei propri datori di lavoro.

Una scelta ammirevole quella di ribellarsi a un sistema ormai diffusissimo in Italia che, prima della circolare Amato dell’agosto scorso, non premiava certo gli ‘sfruttati coraggiosi’. Quella circolare ha esteso il campo d’azione delle Questure nell'applicazione dell'articolo 18 prevedendo la concessione del permesso per protezione sociale anche ai clandestini sfruttati, oltre che alle donne che scappano dal racket della prostituzione.

La regolarizzazione-premio dei dodici (inizialmente quattordici, di cui due hanno rinunciato tornando in patria) è la prima applicazione in Italia delle indicazioni del Viminale. Il sindaco Sergio Cofferati ha consegnato personalmente due dei dodici permessi di soggiorno nell’ambito di un incontro al quale erano presenti anche il questore Francesco Cirillo e il pubblico ministero Walter Giovannini. "Questo caso rappresenta un ottimo precedente - ha detto Cofferati - ma credo che queste situazioni abbiano bisogno di avere condizioni più semplici. E' mia intenzione chiedere ai parlamentari bolognesi (se sono d'accordo anche quelli di centrodestra) un atto legislativo che renda il procedimento più semplice da realizzare, e con meno fatica".

Oggi, i dodici moldavi possono dire di aver vinto la propria battaglia. Ancor più per il fatto che nel futuro li attende un’occupazione regolare in Italia, dopo i percorsi di formazione e inserimento previsti per chi ha diritto alla protezione sociale.

(26 settembre 2007)

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BRUXELLES - In Europa solo il 24% degli irregolari ha usufruito delle cure mediche

Per gli immigrati clandestini in Europa l'accesso alle cure mediche resta spesso solo sulla carta. La denuncia arriva dall'associazione 'Medici del Mondo' che ha condotto un'indagine in sette diversi paesi dell'Ue, tra cui l'Italia.

In assenza di dati sull'argomento, l'organizzazione diffusa in diverse parti del mondo, ha interrogato un campione di 835 immigrati irregolari oltre che in Italia, in Spagna, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Grecia e Portogallo.

Pur con le differenze di legislazione da un paese all'altro, se il 78% delle persone in linea del tutto teorica avrebbe avuto diritto ad una copertura sanitaria, nella pratica ne ha beneficiato concretamente solo il 24%. Ma in Italia, dove è previsto un accesso pressoché totale (99,3%), l'inchiesta (136 i clandestini consultati) indica che ne ha usufruito un più della metà, ossia il 55,2% degli interrogati.

L'indagine - presentata a Bruxelles in vista della conferenza europea su salute e immigrazione che si terrà giovedì e venerdì prossimi a Lisbona - indica tra le principali cause del mancato accesso alle cure soprattutto la cattiva informazione. Nel 32% dei casi i clandestini dicono di non conoscere i loro diritti alle cure, mentre il 24% teme che andando all'ospedale possa essere denunciato; non poche anche le barriere linguistiche. Il deficit d'informazione è alto, si legge nel rapporto di 'Medici del Mondo', in Italia ed ancora di più in Belgio e Francia.

Poche donne immigrate clandestinamente, ad esempio, sanno che possono vaccinare gratuitamente i loro figli. Il 54% degli immigrati interrogati nei sette paesi Ue presi in esame afferma di non sapere che può usufruire di un test gratuito per l'Hiv: in Italia la percentuale sale fino al 63% e in Grecia all'83,7%.

"I 'sans-papiers' sono le persone più vulnerabili di fronte alle epidemie e paradossalmente quelle più lontane dai servizi sanitari. L'assenza di cure - spiega la presidente dell'associazione in Spagna, Teresa Gonzalez - mette in pericolo le persone interessate, ma anche l'intera comunità".L'associazione 'Medici del Mondo', che ha creato due anni fa un osservatorio sull'accesso alle cure, sottolinea che le persone interessate dall'indagine vivono tutte in condizioni difficili: il 40% ha un alloggio precario e l'11% vive per strada, ma in Italia il 60% dice di avere un lavoro (in Francia il 34% e in Belgio il 40%). Solo due su dieci ritengono di non essere in buona salute. Un terzo degli interrogati nel nostro Paese ha problemi di alcolismo e un 18,8% fa uso di droghe.

In Italia l'accesso alle cure gratuite per gli immigrati irregolari è garantito all'ospedale per interventi essenziali e urgenti, maternità, vaccinazioni o malattie infettive. Tra i paesi esaminati è in Grecia la norma più restrittiva che praticamente rende l'accesso alle cure quasi impossibile

(26 settembre 2007)

MODENA - Permessi di soggiorno, la ''ricetta'' di Modena per velocizzare la burocrazia

La gestione dei permessi di soggiorno alle Poste non funziona, ma niente adesione alla convenzione dell'Anci. Il modello scelto dal Comune di Modena è un altro. Non un servizio di front office gestito dall'Amministrazione (questa la proposta firmata Anci e sottoscritta da soli 157 Comuni su più di 8.000) che, secondo l'assessore comunale alle Politiche sociali, Francesca Maletti, "sarebbe un doppione rispetto ai servizi svolti dai patronati e non alleggerirebbe il lavoro della Questura”. Il Comune di Modena ha messo a punto un progetto per la gestione diretta delle pratiche - in parte già sperimentato -, capace di velocizzare la burocrazia e accorciare i tempi. Non solo: l'amministrazione si è già attivata per richiedere al Ministero l'autorizzazione e i finanziamenti necessari per fare partire il progetto in via sperimentale. "Si tratta - spiega l'assessore Maletti - di uno sportellone unico dove poter fare confluire personale del Comune (dell'anagrafe e del Centro territoriale), della Questura, della Prefettura, ma anche dell'Ausl e dell'Ufficio delle entrate. I diversi enti, inoltre, sarebbero collegati tra loro in rete. In

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questo modo il cittadino straniero dovrebbe recarsi in un solo luogo per espletare tutte le pratiche; al primo rilascio, solo per fare un esempio, occorre infatti fare anche richiesta del codice fiscale e del tesserino sanitario". 

In passato, prima del sistema di gestione dei permessi di soggiorno alla Posta, il Comune agiva già in collaborazione con la Questura e la Prefettura, grazie a un programma informatico che metteva in collegamento i diversi enti. "Ora, dovendo passare necessariamente dalla Posta  - prosegue l'assessore - quel sistema non è più possibile. L'unica cosa che rimane, e che continuiamo a utilizzare, è il programma di prenotazione on line creato dal Centro elaborazione dati del Comune, nel quale sono state recentemente introdotte delle modifiche che consentono ai cittadini di prenotare, tramite gli sportelli abilitati, il primo appuntamento in Questura per il deposito delle impronte digitali". Qualche dato sui tempi di lavorazione delle pratiche per la concessione dei permessi di soggiorno nella provincia di Modena: al 10 agosto 2007 in Provincia risultavano inviati 16.100 kit. La Questura di Modena (che comprende anche i commissariati di Mirandola, Carpi, Sassuolo) aveva in carico, al 10 settembre 2007, 7.771 pratiche; di queste 1.535 riguardano permessi di soggiorno già consegnati, 1873 sono i permessi pronti per la consegna e già presenti in Questura e 1892 quelli in fase di stampa, per un totale di 5.210. Da quando il kit viene spedito dal cittadino - dicono ancora i dati del Comune - a quando la pratica risulta visibile in Questura o ai commissariati, trascorrono circa due mesi. (en)

ROMA – Ferrero alla Romania “Limitare l'afflusso di rom”

“Bisogna avere il coraggio di dire all’opinione pubblica che i 140mila rom presenti in Italia si possono integrare”.

Cosi’ il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero concludeva all’inizio di settembre il suo colloquio con il vicesegretario generale del Consiglio d'Europa, Maud De Boer Bouquichio. Oggi è tornato a discutere del grado di integrazione delle comunità rom in Italia nell’ambito di un incontro con rappresentanti del Governo romeno, tra cui il Segretario di Stato e il presidente dell'Agenzia nazionale rumena per i rom, Gruia Bumbu. La delegazione ha visitato diverse città italiane proprio per conoscere le condizioni di vita della popolazione nomade.

Ferrero ha puntato da tempo sul lavoro congiunto in tema rom insieme ai sindaci di numerose città italiane e l’intenzione di adoperarsi per rendere possibile una vera integrazione è rimasta la stessa, ma i toni sono cambiati. “Se l’obiettivo è la piena integrazione dei rom - ha detto oggi il ministro - è assolutamente indispensabile che il loro afflusso in Italia venga limitato e che si possa quindi intervenire in maniera efficace nei confronti dei rom che già risiedono nel nostro Paese. Occorre quindi che il Governo rumeno collabori strettamente con quello italiano per costruire un quadro realistico di interventi, a partire proprio da uno sforzo congiunto inteso a stabilizzare e regolare la presenza di queste comunità in Italia”.

Di fronte alle preoccupazioni del ministro la delegazione romena si è mostrata disponibile a dare vita ad un’azione a ‘quattro mani’ sin dall’immediato futuro. E’ stata decisa la costituzione di un Gruppo di Lavoro tra Ministero della Solidarietà Sociale, Agenzia nazionale rumena per i rom e Governo rumeno. Entro la fine di ottobre verrà fissato un incontro di verifica, questa volta a Bucarest.

“Oggi si è aperto un lavoro concreto - ha concluso il Ministro Ferrero - per affrontare su un piano bilaterale questo nodo che non può essere risolto affrontandolo soltanto o in Italia o in Romania. Solo nel quadro di una situazione stabilizzata gli interventi finanziari in futuro potranno essere aumentati e si potrà accrescere la loro efficacia”.

(25 settembre 2007)

ROMA - Un piano per qualificare le badanti

Badanti che parlano bene l'italiano, che hanno nozioni di educazione civica e soprattutto conoscenze specifiche per poter assistere anziani e persone non autosufficienti. È uno degli aiuti concreti che il Ministero della famiglia vuole dare agli italiani secondo un'intesa tra

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Governo, Regioni ed Enti locali approvata lo scorso 20 settembre.

L'iniziativa si inserisce nell'ambito della sperimentazione di progetti di promozione e misure innovative a sostegno delle famiglie. Il Fondo ad esse destinato aggiunge 97 milioni di euro, per un anno, alle somme che già le Regioni, nella propria autonomia, stanziano o intendono stanziare per le stesse finalità.

In Italia sono circa un milione i lavoratori, nella stragrande maggioranza stranieri e principalmente donne, che si dedicano alla cura degli anziani e delle persone che necessitano di assistenza.

Una schiera massiccia di immigrati vede in questo impiego una buona soluzione lavorativa. E un grande numero di italiani percepisce e scopre nei migranti una buona risposta alle proprie esigenze di essere aiutati o assistiti in casa. Il meccanismo spesso si inceppa quando le due parti devono incontrarsi. L'idea del Ministero è anche quella di attivare progetti in grado quantomeno di ridurre questo problema, offrendo servizi che permettano l'incontro tra domanda e offerta, accompagnato da un'adeguata selezione.

Gli interventi Al centro dell'attenzione di questo 'piano d'azione' nazionale c'è la preparazione delle badanti, che permetta loro di offrire un aiuto qualificato e le renda capaci di assistere anche persone completamente non autosufficienti. Azioni formative, dunque, che in diversi modi daranno le competenze e le abilità sufficienti per rispondere alle necessità delle famiglie. Non potrà mancare, in questo percorso, l'apprendimento e il perfezionamento della lingua italiana, nonché la conoscenza di elementi di educazione civica.

Saranno gli enti locali a provvedere alla definizione e all'organizzazione dei percorsi formativi. Per le lavoratrici occupate la formazione prevede modalità flessibili, così da consentire di svolgere contemporaneamente l'attività lavorativa. Nei progetti devono essere individuati i criteri per la certificazione delle competenze acquisite. L'intesa prevede anche la promozione di azioni dedicate alla ricerca, alla selezione e alla prima formazione di persone straniere nei paesi d'origine.

I progetti sperimentali presentati dalle Regioni dovranno specificare tempi, modalità, copertura finanziaria, procedure per il monitoraggio dei risultati e iniziative in caso di inadempienze. L'attuazione dei progetti sarà preceduta dalla stipula di un accordo tra le singole Regioni e Province autonome ed il Dipartimento delle Politiche per la famiglia. La verifica sull'applicazione delle intese sarà affidata a un gruppo paritetico, che valuterà l'opportunità di erogare finanziamenti negli anni successivi al primo.

(25 settembre 2007)

ROMA - Parte l'iter in commissione della Amato-Ferrero

Inizia a Montecitorio il cammino parlamentare della riforma dell'immigrazione. Il disegno di legge delega presentato dal governo è all'ordine del giorno per domani in commissione affari costituzionali, affidato al relatore Gianclaudio Bressa (lo stesso della riforma della cittadinanza).

Vista la complessità della materia alla quale è dedicato, prima di arrivare in aula, il testo dovrà inoltre incassare i pareri di altre otto commissioni permanenti. I tempi per la riforma insomma non saranno certo brevi, tanto più che, una volta approvato il ddl, bisognerà aspettare il decreto legislativo del governo che tradurrà in legge i suoi principi.

Tra le novità principali della Amato-Ferrero, una riorganizzazione degli ingressi per lavoro con flussi triennali, canali privilegiati per la manodopera qualificata e la possibilità di venire in Italia a cercare lavoro a fronte di determinate garanzie. Si mira poi a una semplificazione della burocrazia, anche allungando la validità dei permessi di soggiorno e affidandone progressivamente i rinnovi ai Comuni.

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Largo alla partecipazione dei cittadini stranieri alla vita pubblica, con la concessione del diritto di voto alle elezioni amministrative. Quanto poi alla lotta alla clandestinità, si punta a programmi di rimpatrio assistito e un nuovo ruolo dei centri di permanenza temporanea, più orientato all'accoglienza e diversificato a seconda della pericolosità sociale del clandestino.

Bisognerà adesso seguire il dibattito parlamentare per capire quante di queste proposte si trasformeranno in legge. Ad augurarsi tempi brevi è il ministro per la solidarietà sociale Paolo Ferrero, che partecipando stamattina a Torino a un incontro con i Consorzi socioassistenziali ha parlato dei ritardi nei rinnovi.

"E' una situazione vergognosa che chi ha diritto a permessi a norma di legge debba aspettare 12-16 mesi, lo è per gli immigrati come lo sarebbe per i cittadini italiani. Penso che per riuscire a cambiare questa situazione sia necessario cambiare la legge Bossi-Fini che produce un mucchio di burocrazia e di lungaggini. Per questo - ha concluso il ministro - auspico che la nuova legge sull'immigrazione che ho fatto con il ministro Amato si possa approvare rapidamente in modo che queste lungaggini si possano togliere".

Scarica "Delega al Governo per la modifica della disciplina dell'immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero" (C.2976)

(24 settembre 2007)

FIRENZE - In 8 mesi sbarcati lungo le coste italiane 14.968 clandestini

Sono 14.968 gli stranieri sbarcati lungo le coste italiane dal primo gennaio al 17 settembre 2007. I dati sono stati diffusi dal ministero dell'Interno durante la Conferenza nazionale sull'immigrazione, in corso a Firenze. Rispetto allo stesso periodo del 2006, in cui i clandestini sbarcati in Italia era 16093 si registra un calo di circa 1000 persone. Nel complesso lo scorso anno erano stati circa 22 mila gli stranieri arrivati con le "carrette del mare". Stando ai dati del Viminale gli extracomunitari residenti Italia titolari di permesso di soggiorno valido fino al 31 luglio 2007 erano un milione 436 mila 176, la maggior parte dei quali (213.240) provenienti dall'Albania. Secondo, per presenze, il Marocco con 205.329 titolari di permesso di soggiorno. (Dire)

FIRENZE – Nel 2008 diventeranno permanenti i pattugliamenti Frontex nel canale di Sicilia

Diventeranno permanenti, nel 2008, i pattugliamenti Frontex contro l’immigrazione clandestina nel Canale Sicilia, a cui parteciperà anche la Libia. Il piano è pronto. Lo sostiene il commissario Ue Franco Frattini, intervenuto alla Conferenza nazionale sull’immigrazione a Firenze. E sul piatto sono già stati messi altri 30 milioni di euro dei fondi Libe, che si aggiungono ai 34 milioni di euro del bilancio 2007 di Frontex. La missione Nautilus nel Canale di Sicilia, ripresa il 10 settembre 2007, “durerà alcuni mesi”. Non solo. Frattini si augura pattugliamenti permanenti nell’Atlantico e nello Stretto a partire dal 2008. Con una novità: la sempre più vicina collaborazione della Libia, a cui in cambio l’Ue offre un sistema elettronico di controllo della frontiera sud con Niger, Chad e Sudan. Frontex ha già un ufficiale di collegamento con il Governo libico, un alto funzionario del Ministero dell’Interno libico. Presto Frattini invierà una missione alla frontiera sud del Paese per verificare le esigenze di pattugliamento e per poi installare le forniture per la sorveglianza elettronica delle frontiere. In cambio la Libia si sarebbe impegnata a partecipare ai pattugliamenti congiunti di Frontex nello Stretto, sul modello di quanto fatto in Senegal e Mauritania. Insomma, ammette Frattini, “l’obiettivo è bloccare tutto nelle acque libiche, intorno ai porti della partenza”. L’Ue collabora già con la Libia, attraverso un programma di rimpatrio assistito dell’Oim in Niger e Chad, finanziato con i fondi Aeneas, di cui avrebbero beneficiato, secondo Frattini, già alcune centinaia di persone.  Sulla Libia pendono le denunce di gravi abusi contro migranti e rifugiati, di Human Rights Watch, Amnesty International, Islamic human rights commission, Fortress Europe. Rapporti confermati dalle testimonianze raccolte tra chi sbarca in Sicilia, ormai anche dal New York Times. Ma Frattini rassicura: “Abbiamo chiesto alla Libia di garantire l’accesso dell’Acnur nei

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centri di detenzione”. Come a Misratah ad esempio, dove l’Acnur ha da poco visitato i 600 rifugiati eritrei arrestati dalle pattuglie libiche sulle rotte per l’Italia. Lo scorso 18 settembre la Presidenza dell’Ue aveva condannato le “gravi violazioni dei diritti umani” in Eritrea. Ma Bruxelles continua a tacere sui 600 eritrei. Condannati al rimpatrio, in patria rischiano la vita in qualità di disertori dell’esercito di un paese in guerra con l’Etiopia, dato che – lo dice Amnesty – nel 2005 ben 161 disertori vennero fucilati in Eritrea. (gdg)

ROMA - Coldiretti: un agricoltore su dieci e' straniero

Nelle campagne 'e' straniero piu' di un lavoratore agricolo su dieci; con buona parte della produzione alimentare Made in Italy a rischio estinzione senza l'impegno dei lavoratori provenienti dall'estero'. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Sergio Marini alla conferenza nazionale per l'immigrazione nel sottolineare che 'sono quasi 125mila gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura dove contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese'.'Sono molti - ha ricordato Marini - i distretti agricoli dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili, come nel caso della raccolta delle mele in Trentino, la mungitura del latte per il Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Lombardia o la vendemmia dei prestigiosi vini in Piemonte e Toscana o la raccolta del pomodoro in Puglia'.Secondo una indagine della Coldiretti a trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura sono principalmente: polacchi (14%), rumeni (14%), albanesi e a sorpresa gli indiani (7%) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del Nord per l'abilita' e la cura che garantiscono alle mucche.

(22 Settembre 2007)

ROMA - Cresce l'occupazione in Italia grazie agli stranieri

Aumenta l'occupazione in Italia e, in particolare, nel Mezzogiorno cresce per il contributo dei lavoratori immigrati.

Lo sottolinea l'Isae in un'analisi dei dati Istat sulle forze di lavoro nel secondo trimestre 2007, che evidenziano una crescita dell'occupazione complessiva (+0,4% al netto di influenze stagionali, pari a 82mila unità in più) dopo la battuta d'arresto nel periodo gennaio-marzo. L'incremento è stato soprattutto nel Nord e nel Centro, ma ha coinvolto anche il Sud, dopo nove mesi in cui in quest'area ci sono stati andamenti sfavorevoli.

La crescita occupazionale, spiega l'Isae, si affianca all'ulteriore calo del tasso di disoccupazione. Nel Sud, il calo delle persone in cerca di occupazione "continua a verificarsi in corrispondenza di un'espansione dell'area dell'inattività, che denota fenomeni di scoraggiamento nella ricerca di lavoro". Dal punto di vista tendenziale, inoltre, l'aumento occupazionale si deve in misura molto marcata all'apporto della manodopera straniera (+9,4% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso, pari a circa 129mila unità in più). Un fenomeno che "appare più accentuato al Centro e nel Mezzogiorno".

(21 settembre 2007)

FIRENZE - Aprirà a breve il nuovo Centro di primo soccorso e accoglienza a Cagliari

I lavori sono ultimati, aprirà a breve un nuovo Centro di primo soccorso e accoglienza (Cpa) a Cagliari Helmas. Lo ha annunciato, a margine della conferenza nazionale sull'immigrazione, il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del ministero dell'Interno. Il centro nasce per far fronte al crescente numero di sbarchi dall'Algeria sulle coste sarde: "Sui 15 mila clandestini sbarcati dal primo gennaio al 17 settembre 2007 in Italia- spiega il prefetto- oltre 900 sono arrivati in Sardegna".  Il Cpa avrà una funzione simile a quella del centro di Lampedusa, ovvero gli immigrati saranno soccorsi, sottoposti alle procedure necessarie all'identificazione e smistati in altri centri. (Dire)

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ROMA - Inail: in aumento gli stranieri infortunati e morti nel 2007

Aumentano in Italia gli infortuni sul lavoro e le morti bianche degli extracomunitari. Se nel 2006 le denunce erano aumentate e gli infortuni mortali leggermente diminuiti, i dati relativi al primo semestre del 2007 sembrano prospettare un aumento di entrambi.

Lo ha reso noto ieri sera l'Inail, nel corso di un seminario organizzato a Roma dalle Acli sul lavoro degli immigrati. Da gennaio a giugno di quest'anno, infatti, le denunce di infortuni accaduti a lavoratori extracomunitari (compresi però bulgari e romeni) sono state 62.149, mentre in tutto il 2006 erano state 116 mila. I casi mortali sono stati 72 (nel 2006 erano stati 141).

Il dato del primo semestre riguardante gli immigrati extraUe morti sul lavoro, in realtà, se proiettato su base annua è molto simile a quello del 2006, ma gli statistici dell'Inail precisano che è proprio l'estate, dunque il secondo semestre, il periodo in cui si incrementa il lavoro nel settore dell'edilizia, che è tradizionalmente quello a più alta incidenza di lavoratori immigrati. E, di conseguenza, è in quel periodo dell'anno che aumentano le probabilità di infortuni mortali.

Alla data di oggi, gli infortuni denunciati dall'inizio dell'anno sono già diventati 84.215 per gli extracomunitari, contro i 521.523 degli italiani; in tutto il 2006, erano stati denunciati 121.349 incidenti accaduti a cittadini extraUe contro 820.784 a italiani.

Giovanni Guerisoli, presidente Civ Inail, ha spiegato che nel 2006 gli infortuni denunciati hanno riguardato 116.305 lavoratori extracomunitari contro 798.720 lavoratori italiani; di questi incidenti, 141 sono stati mortali per quanto riguarda gli immigrati contro 1.140 che hanno riguardato cittadini italiani. Il dato sugli stranieri è risultato nel 2006 più alto del 3,7% rispetto al 2005 per quanto riguarda gli infortuni e in lieve riduzione per ciò che concerne le morti (141 contro 150).

Aumentano però anche i lavoratori stranieri che vengono regolarizzati: l'Osservatorio dell'istituto ha registrato, dal 1 gennaio al 18 settembre 2007, 639.000 assunzioni a tempo indeterminato e 219.000 a tempo determinato, ma solo nell'ultima settimana le denunce di assunzione di stranieri sono state quasi 50.000 (37.000 a tempo indeterminato e 11.935 a tempo determinato). Una percentuale che viaggia a ritmi molto più alti rispetto a quella delle assunzioni di lavoratori italiani: se dall'inizio dell'anno ad oggi sono state 3.230.552 contro le 908.014 di stranieri extra Ue, nell'ultima settimana le assunzioni di italiani sono state 145.732 contro 49.223.

La regione dove nel 2007 sono state denunciate più assunzioni di extracomunitari è la Lombardia (121.636), quella dove ne sono state denunciate meno la Valle d'Aosta (1.360). Tutti questi dati, avverte l'Inail, non sempre coincidono con il numero di lavoratori, perché uno stesso lavoratore può essere assunto più volte.

Secondo le Acli gli immigrati sono vittime due volte della mancanza di sicurezza sul lavoro: non solo perché si infortunano il 50% in più degli altri lavoratori, ma anche perché spesso non possono denunciare l'incidente, pena la perdita del posto di lavoro se non la stessa permanenza in Italia.

"Quello svolto spesso dagli immigrati - ha detto il presidente delle Acli, Andrea Olivero - è un lavoro 'non-sicuro' per eccellenza. Non solo per le condizioni precarie o del tutto irregolari in cui si svolge, ma anche per le conseguenze che questo significa sul piano della prevenzione degli infortuni e delle garanzie in caso di incidenti". "Non é tollerabile - ha sottolineato Olivero - rischiare allo stesso tempo la salute o la vita, il posto di lavoro, il permesso di soggiorno e quindi la permanenza nel nostro Paese".

Le Acli e il Patronato Acli chiedono, quindi, di creare dei "percorsi di protezione" per gli immigrati che denuncino un infortunio sul lavoro, affinché non perdano i diritti faticosamente acquisiti. E di prevedere, inoltre, un "accompagnamento sanitario" del lavoratore immigrato, che veda maggiormente partecipi i medici del Servizio pubblico e gli stessi istituti di Patronato.Il seminario di oggi anticipa la terza edizione di "Diritti in Piazza", la campagna del

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Patronato Acli che si svolgerà nelle piazze italiane il 28 e 29 settembre prossimi, per sensibilizzare e informare i cittadini sul tema del "lavoro sicuro".

(19 settembre 2007)

ROMA - Migliora l'assistenza sanitaria degli stranieri irregolari

Timidi miglioramenti in Italia nell'assistenza sanitaria agli immigrati irregolari, grazie anche allo sforzo di Medici Senza Frontiere che ha contribuito all'apertura di molti dei centri STP (per gli Stranieri Temporaneamente Presenti) che "laddove sono presenti riescono a soddisfare il fabbisogno, anche se restano carenti sia gli aspetti di mediazione culturale sia quelli l'informazione agli immigrati".

E' quanto riferisce Antonio Virgilio, capo progetti immigrazione dell'organizzazione umanitaria che questa settimana con una lettera sulla rivista Lancet si unisce al dibattito sulla necessità per i Paesi europei di garantire l'accesso all'assistenza sanitaria agli immigrati, a prescindere dal loro status giuridico.

Nei centri dislocati in Campania, per esempio, sono aumentate del 18-20% le visite erogate ad irregolari nei primi sei mesi del 2007 rispetto allo stesso periodo del 2006, riferisce Virgilio, tuttavia c'é ancora molto da fare, infatti a dispetto di una legge avanzata quale quella italiana, i servizi effettivamente offerti agli stranieri sono scarsi ma soprattutto poco fruibili soprattutto perché gli immigrati stessi non sono a conoscenza della possibilità di ricevere cure.

Dal 1999 in Italia gli extracomunitari senza permesso di soggiorno hanno diritto alle cure mediche in centri loro dedicate senza essere soggetti a denuncia presso le autorità di controllo per l'immigrazione, ciò nondimeno non molti beneficiano di questa assistenza: un'indagine MSF del 2004 mostrava per esempio che su 770 braccianti agricoli stagionali visitati ed intervistati, ben il 75% dei rifugiati, l'85,3% dei richiedenti asilo politico e l'88.6% degli immigrati irregolari non beneficiavano di alcuna assistenza sanitaria. Questo, continua MSF, nonostante il 40% di loro si fosse ammalato dopo i primi sei mesi di permanenza in Italia e il 93% dopo 19 mesi.I problemi di salute riportati dagli immigrati sono soprattutto legati ad infezioni gastrointestinali, cutanee, respiratorie tra cui la tubercolosi, spesso dovute alle condizioni indegne in cui sono costretti a vivere e lavorare, rileva Virgilio.

"Rispetto però a quando abbiamo cominciato ad operare in favore dell'applicazione della legge - conclude Virgilio - per esempio in Italia del Sud dove c'era assenza completa di questi servizi, oggi va meglio, ma manca un'azione di informazione e mediazione culturale da parte delle Asl".

(12 settembre 2007)

ROMA - Dal 25 settembre detrazioni Irpef per i figli e i coniugi a carico anche per gli stranieri

La novità, che è stata introdotta con l'ultima finanziaria, scatterà dal prossimo 25 settembre. A fissare le norme attuative è un regolamento firmato dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale oggi in edicola.

Le regole previste sono differenziate a seconda della provenienza del lavoratore straniero e varranno per ottenere lo "sconto" nel 2007, nel 2008 e nel 2009: per i cittadini dell'Unione Europea basterà un'autocertificazione, mentre per quelli extra-comunitari sarà richiesta una documentazione originale prodotta anche da autorità consolare del Paese di origine.

COME FARELe regole per ottenere le detrazioni per i familiari a carico sono le stesse previste per i residenti italiani. In particolare il coniuge o i figli (o comunque i familiari che possono essere considerati a carico) dovranno avere redditi inferiori a 2.840,52 euro (compresi anche i redditi prodotti oltre confine) e non devono aver goduto di analoghi sconti da parte di nessun altro Paese.

Per i cittadini di paesi dell'Unione Europea e per quelli che hanno aderito all'Accordo sullo spazio economico europeo basterà un'autocertificazione che dovrà evidenziare proprio questi

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aspetti: il reddito inferiore alla soglia prevista, il mancato beneficio di detrazioni in altri Paesi, ma anche il grado di parentela del familiare e l'indicazione del mese nel quale si sono verificate e sono terminate le condizioni richieste.

Più complessa la documentazione prevista per gli extracomunitari. In questo caso sono previste tre possibilità: a) la documentazione originale prodotta dall'autorità consolare del Paese di Origine, con traduzione in lingua italiana e asseverazione da parte del prefetto competente per territorio;b) per i residenti in paesi che hanno firmato la Convezione dell'Aja del 1961 la presentazione di un documento con un timbro speciale (che si chiama Apostille) che serve a certificare che il documento è una copia conforme dell'originale;c) con documentazione del Paese di origine, tradotta e "asseverata" come conforme all'originale dal consolato italiano presso il Paese di origine.

La documentazione dovrà essere consegnata al datore di lavoro, che dovrà tenerne conto nelle trattenute fiscali in busta paga. In caso di controllo, comunque, l'Agenzia delle Entrate potrà richiedere la certificazione rilasciata dall'autorità fiscale del Paese di residenza che attesti la sussistenza delle condizioni che sono state autocertificate o dimostrate con la documentazione diplomatica.

(11 settembre 2007)

FOGGIA - Stranieri sfruttati nei campi, paghe da 2,5 euro l'ora

Nelle borgate attorno a Foggia gli stranieri impiegati nella raccolta del pomodoro hanno dato vita ad una sorta di asta al ribasso pur di trovare lavoro: in alcuni casi i bulgari e i romeni sono disposti a guadagnare 2,5 euro ad ora. Si tratta di una cifra bassissima, mai incassata dagli immigrati, che pure accettano somme assai inferiori ai minimi contrattuali nonostante il lavoro durissimo.

Lo denunciano la Flai Cgil di Foggia e l'Arci provinciale che hanno incontrato oltre duemila lavoratori immigrati nel tour per le campagne della Daunia del 'Camper dei diritti e della solidarieta''.

Il camper ha toccato i maggiori centri della provincia di Foggia interessati dalla raccolta del pomodoro e ha compiuto veri e propri 'blitz'. Sono stati distribuiti volantini multilingue con informazioni su retribuzioni e orari di lavoro previsti dal contratto, o con le sedi degli ambulatori aperti dalla Ausl - sedici in tutta la provincia - per prestare un'assistenza minima di base durante tutto il periodo della raccolta. In generale - spiega il sindacato - è stata riscontrata una maggiore meccanizzazione nella fase di raccolta del pomodoro ed è stato constatato come, anche nei casi in cui i lavoratori immigrati erano regolarmente assunti, percepivano paghe inferiori ai minimi tabellari.

"A Cerignola - spiega Daniele Calamita, della Flai - c'é chi ha ammesso di retribuire i lavoratori per numero di cassoni riempiti. Abbiamo dovuto spiegare che il pagamento a cottimo nel nostro Paese è vietato dalla legge".

(11 settembre 2007)

ROMA - Unioncamere: record di richieste di stranieri nel 2007

Secondo l'approfondimento specifico di Excelsior, il Sistema informativo di Unioncamere e Ministero del Lavoro sui fabbisogni occupazionali e le previsioni di assunzione delle imprese italiane, il fabbisogno previsto per il 2007 è compreso tra un minimo di 160.000 lavoratori stranieri (54mila in più rispetto al 2006) e un massimo di quasi 228.000 (oltre 65mila in più dell'anno scorso). Quest'ultimo dato, si legge in una nota di Unioncamere, è anche superiore al livello record del 2003 (224.400 unità).

L'incremento è rilevante non solo in termini assoluti ma anche relativi, visto che le assunzioni di lavoratori immigrati a fine anno potrebbero rappresentare il 27,1% delle entrate complessive

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(erano il 23,3% nel 2006 e al 28,2% nel 2005).

Ad assumere di più si prevede siano i servizi (134mila gli immigrati richiesti) rispetto all'industria (93mila). Il comparto con la più spiccata propensione a ricorrere a manodopera straniera è, anche quest'anno, quello dei servizi operativi alle imprese, dove la stima di massima (27.100 entrate) arriva a coprire oltre la metà del totale delle assunzioni programmate. Al secondo posto - in termini relativi sul totale dei flussi in entrata previsti per il 2007 - si collocano la sanità e i servizi sanitari privati (quasi 15mila), seguiti dal settore turistico (37mila). Alle spalle alcune attività dell'industria: non solo le costruzioni (il cui grado di 'etnicizzazione' è evidente con 38mila richieste di lavoratori immigrati nel 2007) ma anche la metalmeccanica (9mila) e, a poca distanza, il legno-arredo (circa 5mila).

Il Nord-Est si conferma anche quest'anno l'area in cui si registra la maggiore incidenza, sul totale delle assunzioni: un assunto su tre è infatti straniero.

(10 settembre 2007)

ROMA - Sì del governo a 50mila ingressi per studio

Sono 52mila i visti d'ingresso a disposizione dei giovani extracomunitari che vorranno venire a studiare in Italia per l'anno accademico 2007/2008, 46mila riservati a chi si iscrive in un'università, gli altri 6mila a chi sceglie accademie di arti drammatiche, danza e belle arti o i conservatori.

I contingenti sono indicati nello schema di decreto che anche quest'anno il ministero degli Esteri ha preparato insieme al Viminale e al ministero dell'università, un testo che ha già incassato a fine luglio il parere positivo di Camera e Senato e dovrebbe arrivare a breve in gazzetta Ufficiale. Secondo quanto prevede il Testo unico sull'immigrazione, il numero di visti ricalca la disponibilità di posti riservata dagli atenei italiani agli studenti stranieri residenti all'estero, dal momento che quelli che sono già regolarmente in Italia possono iscriversi a parità di condizioni con gli italiani.

I giochi, del resto, sono già praticamente chiusi, dal momento che le preiscrizioni dall'estero andavano fatte entro lo scorso giugno e i candidati ammessi alle selezioni sono già in Italia perlomeno dall'inizio di questa settimana, quando hanno dovuto sostenere la prova obbligatoria di italiano. La dotazione di visti prevista dall'esecutivo è generosa e con ogni probabilità anche quest'anno si rivelerà di gran lunga superiore al numero di ingressi, se si pensa che tutti gli stranieri che già studiano nelle università italiane sono poco più di 40mila.

Proprio sullo scarso appeal delle nostre università per gli studenti stranieri si sono concentrati i senatori della commissione istruzione, che nelle osservazioni che accompagnano il parere chiedono al governo "un monitoraggio più attento che compari i posti messi a disposizione per regione e per università e i posti realmente occupati, nonché una analisi più appropriata delle cause di questa evidente disparità". Servirebbe inoltre "una riflessione più approfondita su come incrementare la presenza di studenti stranieri nell'università italiana rimuovendo gli impedimenti e sviluppando gli accordi internazionali e le borse di studio".

SCHEMA DI DECRETO MINISTERIALE RECANTE LA FISSAZIONE DEL NUMERO MASSIMO DI VISTI DI INGRESSO PER L'ACCESSO ALL'ISTRUZIONE UNIVERSITARIA E DI ALTA FORMAZIONE ARTISTICA, MUSICALE E COREUTICA DEGLI STUDENTI STRANIERI PER L'ANNO ACCADEMICO 2007-2008

(7 settembre 2007)

ROMA - Troppe vittime tra gli immigrati al volante

Rischiano ogni giorno la vita sulla strada, più di quanto non succeda agli italiani, i cittadini stranieri che vivono nel nostro Paese, sia quando sono al volante che quando vanno in giro a piedi o in bicicletta.

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L'analisi arriva dall' Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (Asaps), che ha monitorato gli incidenti gravi avvenuti nei primi sette mesi del 2007 raccogliendo segnalazioni dei soci e articoli di giornale. Con esiti preoccupanti: gli stanieri rappresentano circa il 20% delle persone coinvolte, con punte anche del 25% in alcune delle settimane prese a campione. Un'incidenza che supera di gran lunga quella sul totale della popolazione.

La ricerca non pretende di avere i crismi dell'ufficialità, ma dovrebbe stimolare ad approfondire il problema. "Bisogna accertare più scientificamente il portato di questa situazione, analizzando i rilievi dei sinistri fatti da tutte le forze di polizia, e questo possono farlo solo le istituzioni. Stiamo comunque preparando un rapporto da consegnare ai ministeri dell'Interno e dei Trasporti" dice a Stranieriinitalia.it il presidente dell'associazione Giordano Biserni.

Di certo non ci si può limitare solo alle notizie riportate dalla stampa, dal momento che lo "straniero ubriaco alla guida" è ormai un topos che catalizza sempre l'attenzione delle redazioni, cosa che non succede quando un immigrato è vittima di un pirata della strada italiano. Eppure l'osservatorio Asaps ha rilevato che gli stranieri vittime di incidenti si dividono quasi equamente tra chi li ha causati e chi li ha incolpevolmente subiti.

Ma cosa rende più rischioso il rapporto tra stranieri e strade? I fattori sono tanti, dalle macchine più vecchie e quindi meno sicure a una mobilità che ha fattori di rischio più elevato rispetto a quella nei Paesi d'origine, che però non vengono percepiti. All'Asaps puntano inoltre il dito contro le conversioni automatiche delle patenti, dovute a rapporti di reciprocità con i paesi d'origine, che non presuppongono una reale verifica delle capacità di guida in contesti del tutto nuovi per chi è al volante.

Serve, quindi, una grande campagna di comunicazione. "Dobbiamo informare i cittadini stranieri nella loro lingua, spiegare bene in quali condizioni ci si mette in macchina, i limiti di velocità, di assunzione dell'alcol, i tempi di guida e di riposo, come si regolamenta il trasporto merci. E poi dare avvertimenti anche semplici per tutelare pedoni e ciclisti, ad esempio sui rischi connessi alla scarsa visibilità quando attraversano una strada a scorrimento veloce. Non possiamo lasciare che gli immigrati diventino una nuova utenza debole sulle nostre strade" ammonisce Biserni.

(7 settembre 2007)

BRUXELLES - Passi avanti dell'Italia per accoglienza e soccorso

"Le autorità italiane hanno compiuto significativi passi negli ultimi due anni per migliorare le condizioni degli immigrati irregolari che arrivano sull'isola di Lampedusa a bordo di navi o che vi sono trasportati dopo essere stati soccorsi in mare".

Lo ha detto il relatore dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, il danese Morten Ostergaard (liberaldemocratici), al termine di una visita di due giorni a Lampedusa.

Ostergaard, incaricato di seguire i casi di arrivo in massa di immigrati e richiedenti asilo, si è congratulato con l'Italia per le misure attuate per il soccorso e l'accoglienza durante la stagione estiva per immigrati provenienti dalla costa settentrionale dell'Africa. Il rappresentante del Consiglio d'Europa ha giudicato positivo soprattutto il completamento del nuovo centro di accoglienza destinato a ospitare immigrati irregolari e richiedenti asilo "in condizioni umane e dignitose".

Le autorità italiane, su richiesta della comunità internazionale, hanno inoltre attuato, ha sottolineato ancora Ostergaard, una partnership con organizzazioni quali Unhcr, Iom, Msf e Croce Rossa per garantire l'accoglienza di coloro che hanno bisogno di protezione internazionale e sono in una situazione particolarmente vulnerabile.Preoccupazione è stata invece espressa per la "velocità" con cui vengono trattati i casi di molti arrivati: a questo proposito, il rappresentante europeo ha raccomandato che la velocità non sia di intralcio ai bisogni di protezione internazionale e assistenza medica per rifugiati, vittime di tratta di esseri umani, minori o altri casi."Stati come l'Italia, Malta, la Grecia, la Turchia o Cipro - ha precisato il relatore del Consiglio

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d'Europa -, per il solo fatto della loro posizione geografica, non devono assumersi da soli i problemi legati all'immigrazione irregolare".

(5 settembre 2007)

ROMA - Una legge contro la violenza domestica sulle straniere

Serve una nuova norma per garantire i diritti alle donne immigrate vittime di violenza nelle loro case. Per questo, il ministero dell'Interno sta preparando una direttiva specifica. Lo ha annunciato questa mattina il sottosegretario all’Interno, Marcella Lucidi, che ha partecipato a un seminario internazionale sul "ruolo delle donne migranti” organizzato a Roma dall’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e dall’Isesco. “Ci siamo interessati alla tratta, al tema delle vittime dello sfruttamento della prostituzione, della garanzia dei diritti umani negati, ma non abbiamo ancora una norma per tutelare le donne immigrate vittime di violenza nelle loro case”, ha spiegato il sottosegretario all’Interno che ha ripercorso nel suo intervento al seminario la storia dell’immigrazione in Italia e in particolare il ruolo che hanno avuto le donne mettendolo anche in relazione alla grande storia di emancipazione femminile che ha segnato il secolo scorso in Europa.

Molti sono gli aspetti culturali, economici e sociali che riguardano il ruolo delle donne migranti. Ma il sottosegretario Lucidi ha voluto soffermarsi in particolare sull’aspetto specifico della violenza in famiglia e delle tante forme di sottomissione alle quali sono spesso costrette le donne. Ci sono donne ancora segregate nelle loro case, ha spiegato Marcella Lucidi, ci sono donne che non possono lavorare e spesso, nelle famiglie, prevalgono ancora culture patriarcali arcaiche. C’è soprattutto il grave problema del permesso di soggiorno. Spesso le donne non hanno un loro permesso autonomo ma godono del permesso per ricongiungimento. In quel caso possono vivere situazioni molto pericolose perché se litigano, vengono maltrattate o sono costrette a lasciare i loro uomini si trovano improvvisamente senza permessi e quindi clandestine. Da che parte stare? “Noi – ha detto il sottosegretario – siamo sempre dalla parte delle vittime”. Per questo è necessario intervenire con provvedimenti legislativi. Il primo passo naturalmente sarà l’approvazione del testo unico sull’immigrazione, una legge che favorisce l’immigrazione legale e quindi aiuterà le donne. Ma si tratta di intervenire anche sulla violenza contro le donne.

In concreto, il sottosegretario Lucidi ha spiegato che il ministero sta mettendo a punto una direttiva per intervenire nei casi di violenza di uomini contro le proprie donne per garantire il permesso di soggiorno autonomo alle vittime. “Servirà però una norma dello Stato, una nuova legge apposita che estenda i diritti garantiti oggi dall’articolo 18”, ha precisato. (pan)

ROMA - 9.756 cittadini immigrati morti alle frontiere dell'Europa dal 1988

Sarebbero quasi 10.000 – un terzo dispersi – i migranti morti nel viaggio verso l’Europa dal 1998 ad oggi, secondo "Fortress Europe", osservatorio sulle vittime dell’immigrazione clandestina. Sono in gran parte naufraghi, ma anche vittime di stenti nel deserto e di incidenti stradali. Dall’inizio dell’anno, solo nei pressi di Lampedusa, sono state 300 le vittime dei viaggi della speranza. Nel canale di Sicilia, tra Libia, Egitto, Tunisia, Malta e Italia sono 2260 i migranti morti: di 1365 non sono stati recuperati i corpi. Altri 553, di cui metà ’dispersi’ sono morti nel mare Adriatico e 64 navigando dall’Africa verso la Sardegna. Sulle tratte verso la Spagna da Marocco e Algeria, passando dalle Canarie o attraverso lo stretto di Gibilterra, i migranti che hanno perso la vita sono 3196; nel mare Egeo, tra Turchia e Grecia si contano 696 vittime, per metà ritenuti ’dispersi’. Ma certamente molti più di 1000 sono i migranti morti nel tentativo di attraversare il Sahara – spesso queste vittime sfuggono a qualsiasi conteggio - e non meno di 140 i morti accertati da "Fortress Europe" per soffocamento nelle stive di mercantili. "Esprimiamo rammarico e cordoglio per questa ennesima tragedia" ha detto Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr/Acnur, organismo ONU per i rifugiati, aggiungendo "Troppe morti di immigrati avvengono nell’indifferenza generale". [MB]

CAGLIARI – Cresce l'emergenza clandestini in Sardegna

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Cresce l'emergenza clandestini in Sardegna: oltre trecento le persone provenienti dall'Algeria che sono approdate nelle coste del Sulcis, vicino all'isola di Sant'Antioco. E in conseguenza dell'emergenza, è stata annunciata l'apertura di un Centro di prima accoglienza allestito nell'aeroporto di Elams. Il centro potrà ospitare sino a 200 immigrati che riceveranno assistenza sanitaria, generi di conforto, oltre a sigarette e schede telefoniche per chiamare il Paese di origine. La permanenza degli immigrati nel centro non potrà superare le 72 ore. La notizia è stata data dal prefetto Mario Morcone, inviato a Cagliari in rappresentanza del ministero dell'Interno per partecipare a un vertice operativo sull'emergenza immigrati, l'assessore regionale della Sanità Nerina Dirindin.  La gestione del centro sarà affidata a un'associazione di volontariato.  Immediatamente sono però scattate le proteste di chi si oppone con forza alla presenza di un Cpt  o di Cpa in Sardegna e parla invece di allarmismo mediatico. Il segretario regionale di Rifondazione Comunista, Michele Piras ha infatti dichiarato in una nota: "Se qualcuno pensa di dare sponda ai progetti di realizzazione di un Cpt o Cpa in Sardegna, magari giustificandolo sulla base di una spregiudicata campagna di allarmismo mediatico, il Prc risponde che non è una soluzione percorribile e che non accetteremo la costruzione in terra sarda di alcun lager". Il segretario di Rifondazione definisce "inaccettabili" i toni usati nel dibattito sulla questione degli sbarchi e osserva che "sarebbe un fatto di serietà non creare falsi e strumentali allarmismi. In primo luogo perché si tratta di un fenomeno relativamente contenuto, sul quale riflettere prima di classificarlo come "emergenza". Sempre secondo il segretario di Rifondazione “la questione - poteva essere ampiamente prevista considerando le coste sarde come rotta alternativa per gli "scafisti" visto il crescente livello di sorveglianza sulle rotte italiane più tradizionali. “Ma quello che più va sottolineato" - conclude il segretario di Falce e Martello - e' che la questione dei migranti dovrebbe essere trattata come mera questione di sicurezza o di ordine pubblico e da nessuna parte, destra o centrosinistra, è accettabile agitare a fini propagandistici paure e stati di tensione come si sta facendo in questi giorni". (vca)

(31 agosto 2007)

ROMA - GDF,21.000 IN NERO NEL 2007, SOPRATTUTTO AL SUD

Più di 21 mila lavoratori irregolari scovati nei primi otto mesi dell'anno, la maggior parte dei quali al sud: è il risultato conseguito in una serie di operazioni dalla Guardia di Finanza che ha individuato, in questo periodo 21.384 lavoratori in nero ed irregolari. Un risultato ancora più significativo se si pensa che è di oltre il 13% superiore rispetto a quello portato a termine nello stesso periodo del 2006 (18.898). Dal punto di vista territoriale, il "lavoro sommerso" è risultato maggiormente diffuso nelle Regioni meridionali, con il 37% delle posizioni irregolari complessivamente verbalizzate dalle Fiamme Gialle. Di contro, nel Nord e nel Centro Italia la percentuale di lavoratori in nero ed irregolari si è attestata rispettivamente intorno al 31 e al 32%. Le Regioni risultate più esposte al fenomeno sono state:nel Nord, la Lombardia (2.337 casi) e il Veneto (1.497 casi); nel Centro, il Lazio (2.819 casi) e le Marche (1.150 casi); nel Sud, la Campania (3.263 casi) e la Sicilia (1.500 casi). In assoluto, la Regione ove sono state individuate le maggiori irregolarità è la Campania (con il 15% dei casi), seguita dal Lazio (13%) e dalla Lombardia (11%). Molti casi di "lavoro nero" ed irregolare sono stati scoperti tra le attività di servizi alle imprese e manifatturiere, le attività alberghiere e di ristorazione, e le costruzioni. Sotto il profilo dell'evasione fiscale, inoltre, le attività ispettive svolte dalla Guardia di Finanza hanno consentito il recupero di ritenute non operate e non versate sulle retribuzioni erogate "in nero" per oltre 114 milioni di euro, con un incremento del 26% rispetto all'analogo dato dell'anno scorso (più di 90 milioni). Uno dei versanti operativi rispetto al quale la Guardia di Finanza sviluppa una consistente presenza ispettiva è quello del contrasto al lavoro sommerso, "un fenomeno che riguarda le imprese ed i lavoratori autonomi che, pur rientrando nell"economia ufficialé, fanno ricorso a prestazioni lavorative rese al di fuori del prescritto perimetro normativo. Si tratta di una forma di illegalità assai dannosa perché capace di incidere negativamente su più fronti. Il mancato adempimento degli oneri contributivi e fiscali, infatti, oltre a causare pesanti ricadute sul gettito erariale, consente alle aziende sleali di abbattere in maniera significativa i costi di gestione e, quindi, di offrire prodotti o servizi a prezzi particolarmente concorrenziali", dicono le Fiamme Gialle. "Il lavoro irregolare, inoltre, risulta di frequente correlato ad altre forme criminali di più ampio spessore, tra cui, più in particolare, l'immigrazione clandestina - uno dei canali di alimentazione del lavoro nero - e le

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connesse forme di violenza e sfruttamento della manodopera. Molto importanti sono, inoltre, le implicazioni che il fenomeno ha rispetto alle condizioni d'impiego dei lavoratori, spesso costretti ad operare in contesti ambientali privi dei necessari requisiti di sicurezza e salubrità", dice la GdF. Normalmente, in questo contesto, "si fa riferimento ai concetti di 'lavoro nero' e 'lavoro irregolare', secondo il grado, più o meno elevato, d'inosservanza della disciplina di settore, sul piano fiscale, contributivo ed assicurativo. La vigente normativa, infatti, prevede una serie di obblighi in capo al datore di lavoro, finalizzati a rendere conoscibile alla Pubblica Amministrazione l'esistenza dei rapporti d'impiego.

(30 AGOSTO 2007)

ROMA - Aborto: in Italia diminuisce, aumenta fra immigrate

Il trend della richiesta dell' interruzione volontaria di gravidanza è in calo negli ultimi anni. La conferma dalla Relazione del Ministro della Salute Livia Turco inviata in Parlamento lo scorso ottobre che contiene i dati preliminari per l'anno 2005 e i dati definitivi del 2004. Ecco alcuni dati contenuti nel documento: - DIMINUITI NEL 2005: Gli aborti in Italia sono diminuiti del 6,2%. In tutto i casi del 2005 sono stati 129.588 rispetto ai 138.123 dell'anno prima, con una riduzione del 44,8% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza (234.801 casi). - AUMENTO TRA IMMIGRATE: l'interruzione volontaria delle gravidanze aumenta fra le immigrate: in oltre un caso su 4 sono loro a chiedere l'intervento. Nel 2004 hanno rappresentato il 27,2% del totale degli interventi richiesti mentre nel 1988 la percentuale era del 10,1%. - DONNE ISTRUITI: La riduzione dei casi è stata più rapida nelle donne istruite, nelle occupate e nelle coniugate. Dal 1983 i tassi di abortività sono diminuiti in tutti i gruppi di età, con riduzioni meno marcate per le donne con meno di 20 anni. - CONSULTORI: La relazione punta l'indice sulla "ridotta capacità di offerta da parte dei consultori" che, ha spiegato lo stesso ministro nella Relazione, "penalizza proprio chi avrebbe maggior bisogno di essere coinvolto nella promozione della salute". - ABORTO FARMACOLOGICO: Nel 2005 in Italia alcuni istituti hanno utilizzato l'approccio farmacologico per l'interruzione della gravidanza (tecnicamente si definisce aborto medico in alternativa all'aborto chirurgico). Nei Paesi in cui da oltre un decennio viene impiegato l'aborto medico - quello con i farmaci come la pillola Ru486 - in aggiunta al tradizionale metodo chirurgico, non si è avuto un maggior ricorso all'interruzione di gravidanza.

(29 AGOSTO 2007)

ROMA - In calo gli sbarchi di clandestini

Sono 12.419 nel 2007, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando se ne erano registrati 14.511. Al via il piano di rimpatri dalla Sardegna per stroncare sul nascere la nuova rotta avvalendosi della collaborazione delle autorità algerine

Significativa riduzione degli sbarchi di immigrati clandestini in Italia. Con gli sbarchi di oggi i clandestini giunti in Italia nel corso del 2007 sono 12.419, un numero molto inferiore a quello dello scorso anno, quando nello stesso periodo si erano registrati 14.511 sbarchi. E il 2006 aveva già visto una leggera flessione rispetto al 2005.

All’interno di questi flussi si constata un aumento dei clandestini sbarcati in Sardegna, che restano peraltro su livelli molto contenuti (960 sbarcati nel 2007) rispetto alla rotta principale che dalla Libia porta a Lampedusa. Già la scorsa settimana il sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi ha incontrato i sindaci delle province del Sulcis interessate. E giovedì il Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, Prefetto Mario Morcone, incontrerà a Cagliari il Prefetto del capoluogo sardo per coordinare le misure necessarie ad evitare disagi ai residente dell’isola e a rimpatriare coloro che sbarcano. Si darà, così, seguito agli impegni presi dal sottosegretario Lucidi per predisporre un piano di trasferimento dei clandestini arrivati in Sardegna – quasi tutti algerini – verso le strutture esistenti sulla penisola per poter procedere da qui al loro rimpatrio.

L’Italia ha infatti in essere, dal 14 ottobre 2006, un accordo di riammissione degli immigrati clandestini con l’Algeria. Pertanto si punta a stroncare sul nascere questa nuova rotta avvalendosi della collaborazione delle autorità algerine nei rimpatri.

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(28 agosto 2007)

ROMA - Immigrazione clandestina e criminalità: intesa tra Italia e Slovenia

Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha firmato oggi, a Lubiana, con il collega della Repubblica di Slovenia, Dragutin Mate, un accordo bilaterale tra Italia e Slovenia sulla cooperazione transfrontaliera, anche in materia di contrasto all’immigrazione clandestina. L’accordo, che mira ad aggiornare un’intesa preesistente - rafforzando e rendendo la collaborazione tra i due Paesi più aderente alle attuali esigenze di tutela della sicurezza – prevede lo scambio di informazioni e l’analisi congiunta dello stato della sicurezza transfrontaliera;su richiesta, la reciproca assistenza nella prevenzione e repressione dei reati; iniziative formative e di aggiornamento, anche attraverso seminari comuni; su richiesta e senza limiti spaziali, l’osservazione e il pedinamento transfrontaliero di persone indiziate di reati per i quali è possibile l’estradizione.  E ancora, anche senza preventiva richiesta, ma entro un limite di 30 chilometri dal confine, l’inseguimento transfrontaliero; la possibilità di distaccare, nel territorio dell’altra parte, Ufficiali di collegamento, nonché di creare gruppi di lavoro e di indagine congiunti con compiti di studio, analisi e consulenza; l’istituzione di pattuglie miste lungo i confini a fini preventivi e di repressione; forme di cooperazione - scambi di informazioni e di esperienze - in materia di polizia stradale e reciproca assistenza in occasione di rilevanti manifestazioni pubbliche; ai fini di sviluppo della cooperazione, la realizzazione di incontri di esperti per definire gli aspetti tecnici della cooperazione e per formulare nuove proposte. “Sono molto soddisfatto dell’incontro e della cooperazione che esiste tra i nostri due Paesi - ha dichiarato il ministro Amato - e di questo accordo che la rende ancora più stretta. Con Schengen Italia e Slovenia stanno ormai diventando un’unica regione. Il controllo dell’immigrazione clandestina e della criminalità diventa quindi un problema comune. Questo significa che le nostre polizie devono disporre delle stesse informazioni e devono lavorare insieme. L’accordo serve in primo luogo a questo: migliorare ed estendere il livello delle informazioni condivise e lavorare con squadre comuni”. (27 agosto 2007)

MILANO – Provincia di Milano. Il ricongiungimento si fa in Comune

Dal primo settembre, in una buona fetta della provincia di Milano, i cittadini stranieri che devono chiedere il ricongiungimenti potranno rivolgersi a uno sportello del Comune di residenza (o di uno dei comuni limitrofi), risparmiando il viaggio in prefettura nel capoluogo. Dallo stesso sportello ritireranno poi il nulla osta appena sarò pronto.

"Tutto nasce da un accordo tra Provincia e Prefettura per razionalizzare il lavoro degli uffici e alleviare i disagi dei cittadini stranieri che vogliono riunire qui la loro famiglia" dice Paolo Formigoni, direttore di staff della direzione affari sociali della provincia di Milano. "La Prefettura ha dato la disponibilità a decentrare la raccolta delle domande e la consegna del nulla osta, mentre noi abbiamo individuato gli sportelli stringendo accordi con i vari comuni. Ci siamo inoltre occupati della formazione degli operatori e, dove necessario, abbiamo accordato un piccolo finanziamento per far partire il servizio".

Nella maggiorparte dei casi, Comuni limitrofi hanno unito le forze aprendo sportelli, si perdoni il gioco di parole, "in comune", come è successo negli ambiti territoriali di Vimodrone, Garbagnate Milanese, Vimercate, Cinisello Balsamo. Ci sono però anche sportelli "in proprio", come a San Giuliano Milanese, San Donato Milanese e Paderno Dugnano. Meglio informarsi su giorni e orari di apertura, che variano da sportello a sportello.

"Complessivamente da settembre si parte in 51 comuni, ma entro la fine dell'anno contiamo di poter offrire il servizio ai più di 100mila stranieri residenti in tutti i 189 comuni della Provincia" continua Formigoni. La velocizzazione resta probabilmente il traguardo principale da raggiungere: "Il collegamento con la prefettura è gestito telematicamente, noi speriamo che

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questo modello possa abbattere a poche settimane i tempi di attesa per il nulla osta, che oggi si aggirano intorno ai sette, otto mesi".

Ma come funzionerà il nuovo servizio?

Fino a oggi chi doveva chiedere il ricongiungimento spediva un modulo in prefettura, dove poi veniva convocato per consegnare i documenti. Quando poi il nulla osta era pronto, bisognava fare un nuovo viaggio a Milano per ritirarlo. "Ora questi passaggi si faranno tutti in Comune e i primi due verranno anche accorpati, dal momento che contemporaneamente si compilerà il modulo di richiesta e si consegneranno tutti documenti. Poi si tornerà qui a ritirare il nullaosta" spiega Gianluca Cassuto, uno degli operatori dello sportello attivato a San donato milanese (3mila immigrati, filippini in testa, il 10% della popolazione).

Sarà Cassuto a riempire con i dati dei cittadini stranieri i moduli on-line che poi arriveranno sui terminali della Prefettura. "Oltre che far risparmiare due viaggi a Milano ai nostri utenti - dice- velocizziamo anche la lavorazione della domanda, perché controlliamo prima che parta che tutti i documenti siano a posto, evitando quindi che a valle ci siano degli intoppi".

Il modello ricalca in parte la sperimentazione già avviata in alcuni Comuni pilota con le domande per i permessi di soggiorno, in vista di un effettivo passaggio di competenze agli Enti locali. "Anche a San Donato compiliamo le domande di rinnovo in Comune, e ci sembra che queste viaggino più velocemente di quelle spedite autonomamente negli uffici postali. Speriamo di raggiungere lo stesso risultato anche con i ricongiungimenti".

(27 agosto 2007)

BOLOGNA – Le badanti e un rapporto lavorativo semi-sommerso

Le “badanti” in Emilia Romagna? Provengono soprattutto dall’Europa dell’Est, hanno tra i 35 e i 44 anni, posseggono in genere il diploma e, per la maggior parte dei casi, hanno una propria famiglia (rimasta però nel paese di origine) a cui spediscono quasi tutto il loro guadagno. E’ l’identikit delle assistenti familiari che emerge dal dossier “Domanda di care domiciliare e donne migranti” realizzato dal Centro italiano femminile della Regione Emilia-Romagna sulla base di un’indagine su famiglie, lavoro di cura e anziani non autosufficienti realizzata nel 2003. Il mercato dei servizi privati di cura individuali occupa circa 30.000 addetti. Non si sa in che misura questa domanda sia effettivamente sostenuta dal lavoro delle cosiddette “badanti”; ma se si considera che l’Emilia Romagna ha un sistema di protezione territoriale (tra pubblico e privato, profit e non profit) in termini di strutture residenziali e di servizi domiciliari che complessivamente impiega circa 21.000 persone, si ha un’idea di come si è andato ridistribuendo il lavoro di cura per gli anziani non autosufficienti tra le famiglie, il sistema di protezione regionale e il mercato. Tornando alla ricerca, questa è stata condotta attraverso lo strumento delle interviste: sono state sentite 37 assistenti familiari e 26 famiglie con un anziano non autosufficiente a carico che hanno fatto ricorso ai servizi resi da personale femminile straniero. Per quanto riguarda i risultati che si riferiscono alle “badanti”, 27 provengono dai paesi dell’Est europeo, sette da paesi africani, una da Cuba e una dalle Filippine; 20 sono in Italia da neanche un anno; hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni e un titolo di studio in genere piuttosto elevato (19 diplomi e 9 lauree). Per la maggior parte si tratta di donne che hanno una famiglia propria, rimasta però nel paese di origine (22 sono sposate e 23 hanno figli), a cui spediscono quasi tutto il loro guadagno, che in media è di 700-800 euro al mese. I canali attraverso cui sono state contattate per l’impiego sono prevalentemente informali: 16 attraverso parenti o conoscenti della famiglia in cui lavorano, 6 attraverso la Caritas o altre associazioni, 4 attraverso sindacati, assistenti sociali, parrocchie. Quanto alle tipologie dei contratti di lavoro, 22 sono full time; 24 “badanti” dichiarano di essere in possesso di un regolare contratto, tre di non essere in regola e 10 evitano l’argomento. Quasi tutte abitano con l’assistito o comunque in casa con la famiglia, e sono disponibili 24 ore su 24 o tutte le notti, salvo il giorno o le mezze giornate di libera uscita. Cinque abitano con altre persone e soltanto due (tra cui compare l’unico maschio) in casa propria. Ma molto spesso il rapporto lavorativo è semi-sommerso, nel senso che l’assistente familiare fa molte più ore di quelle pattuite.

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 Circa gli assistiti, si tratta in prevalenza di donne anziane (20 su 26) di età superiore ai 65 anni, con una netta maggioranza (17 casi su 26) di ultra 85enni. Normalmente sono persone non autosufficienti che vivono da sole, ex lavoratori e lavoratrici la cui fonte di reddito è rappresentata sostanzialmente dalla pensione, integrata da qualche tipo di indennità o sussidio, oppure da aiuti di familiari o rendite derivanti da immobili. Una parte consistente delle interviste è stata dedicata all’approfondimento del tipo di relazione che si instaura tra la “badante” e la famiglia per cui lavora: oltre al vitto e all’alloggio, che permettono alla famiglia di corrispondere una retribuzione più bassa e alla donne straniera di avere un punto di riferimento all’interno del contesto in cui deve inserirsi, il rapporto di cura assume spesso anche una valenza affettiva. Ma il rapporto di lavoro resta pur sempre una contrattazione privata, che pone inevitabilmente dei problemi per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti sia dell’anziano sia della “badante”, contrattualmente la parte più debole poiché spesso è entrata in Italia con un permesso per turismo che non dà il diritto di lavorare, che rende la persona facilmente ricattabile e la costringe, di fatto, a un pendolarismo frequente tra paese d’origine e paese ospitante per evitare l’espulsione. Ma questi viaggi sono anche l’occasione per non perdere i contatti con la propria terra e la propria famiglia, un po’ come avviene per i lavoratori stagionali; ciò determina un modello migratorio del tutto particolare. (mt)

ROMA - Più anchorman stranieri

Bocciano reality e resoconti politici, seguono con interesse i programmi di informazione e sport. E si chiedono: perché non ci sono anche anchorman immigrati a presentare i tg?

Una ricerca dall'Osservatorio sulle tendenze ideato dallo stilista Alviero Martini, forte delle interviste a 730 cittadini extracomunitari, ha tracciato il profilo dei telespettatori stranieri in Italia.

Con le eccezioni di Fidel Mbanga-Bauna (tgr Lazio) e di Rula Jebreal (La7), sostengono gli intervistati, le emittenti nazionali non seguono l'esempio delle loro consorelle internazionali che fanno del pluralismo e delle pari opportunità etniche, dando spazio ad anchormen ed anchorwomen rappresentativi delle nazionalità che compongono la demografia del paese.

Secondo lo studio, il 31% del panel sta davanti al piccolo schermo tra le 5 e le 6 ore al giorno, contro una media italiana, nel periodo gennaio-giugno 2006, di 4 ore e 17 minuti: un consumo piuttosto alto, proprio perchè quasi metà degli stranieri (42%) e' costretto, in mancanza di alternative praticabili, a sintonizzarsi su canali del proprio Paese di origine tramite il satellite (utilizzato dall'81% degli interpellati).

Il genere tv preferito dagli stranieri e' l'informazione (25%), giudicata approfondita, varia e competente anche se deficitaria di una rappresentanza multietnica, seguita a ruota dall'argomento universale per eccellenza, ovvero lo sport (22%). Amata anche la fiction, dal 20% del campione, mentre il varietà conquista un lusinghiero 18%. Più basse le percentuali di gradimento di film (16%), quiz (14%) e, soprattutto, reality (8%), giudicati eccessivamente trash. Scarso anche l'appeal delle soap opera (13%), specie di quelle importate dall'estero.

In linea generale, gli extracomunitari lamentano un'eccessiva presenza sul piccolo schermo della politica (è il 24% a pensarla così), mentre il 20% denuncia lo scarso respiro internazionale della nostra tv, troppo "autoreferenziale" rispetto a emittenti come Bbc e Cnn. Tra i volti preferiti dagli stranieri, Bruno Vespa (16%) guida la hit davanti a Michele Santoro (15%), Federica Sciarelli (12%) e Paola Ferrari (11%).

(20 agosto 2007)

ROMA - Rientri col cedolino. Si può passare negli aeroporti dell'Ue

Fino alla fine di ottobre chi è in attesa del rinnovo del suo permesso di soggiorno potrà programmare un viaggio tra l'Italia e il suo Paese d'origine con più facilità, senza più preoccuparsi, come succedeva in passato, che il volo di andata o ritorno non faccia scali in altri Paesi europei.

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La novità, illustrata il 7 agosto da un telegramma urgentissimo del Viminale, arriva dopo le pressioni fatte dall'Italia alla Commissione europea perché anche nel resto d'Europa fosse riconosciuto il valore della ricevuta della domanda di rinnovo. Il risultato è una facilitazione temporanea, che permetterà fino al 30 ottobre di transitare in tutti gli aeroporti dell'Ue portando con sè il passaporto, la ricevuta rilasciata da Poste Italiane e il permesso scaduto.

Francia, Spagna e Malta hanno fatto un passo in più, dando a chi attende il rinnovo in Italia anche la possibilità di passare nei loro porti , e questo avvantaggerà chi torna a casa via nave, utilizzando linee che hanno scali e cambi nei porti di questi Paesi mediterranei. Il diritto di transito non è stato invece riconosciuto per i collegamenti stradali o ferroviari e quindi, ad esempio, ai cittadini ucraini che vogliono tornare a casa non rimarrà che trovare un biglietto aereo.

Le novità riguardano solo chi attende il rinnovo. Chi ha chiesto il permesso per la prima volta dopo essere entrato in Italia per lavoro o per un ricongiungimento familiare dovrà rispettare regole più rigide: uscita e reingresso in Italia dallo stesso valico di frontiera e viaggio che non preveda il transito in altri Paesi Schengen. Bisognerà inoltre portare con sé il passaporto col visto dal quale si deduce il motivo del soggiorno in Italia e la ricevuta dell'ufficio postale, che verranno timbrati dalla polizia sia all'uscita che al reingresso in Italia.

(17 agosto 2007)

ROMA - Clandestini, oltre il 60% viaggia in aereo

L'esodo estivo è partito. Tra disservizi e sabotaggi, negli aeroporti italiani è già caos bagagli. Ma dei milioni di turisti in arrivo negli scali europei per trascorrere le ferie, non tutti hanno intenzione di tornare a casa alla fine delle vacanze. Nelle statistiche del Ministero degli interni li chiamano overstayers. Viaggiano con un visto turistico, ma il viaggio è di sola andata. Una volta atterrati lasciano scadere il visto e, appoggiandosi alla propria rete di familiari e amici, cercano un lavoro in nero e una casa, in attesa del prossimo decreto flussi. Dagli aeroporti, e non dal mare, passa la maggior parte dei cittadini stranieri che poi si ritrovano clandestini in Italia. Almeno il 63% nel 2006, secondo un rapporto del Ministero degli interni. Un dato sovrapponibile alle recenti dichiarazioni del prefetto Lepri Gallerano (Vice capo agli Interni del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione) al meeting antirazzista dell"Arci, a Cecina: "È un dato di fatto che i due terzi di chi entra nei decreti flussi sta già in Italia al momento della domanda”. 

Per contrastare il fenomeno, l’agenzia dell’Unione europea per il controllo delle frontiere esterne, Frontex, ha già messo in piedi due operazioni, Amazon I e II, nel 2006 e nel 2007, che nel giro di poche settimane hanno arrestato e rimpatriato oltre 4.000 persone, in maggioranza verso il continente sudamericano. Amazon II ha impegnato 29 funzionari negli 8 aeroporti internazionali di Madrid, Barcellona, Roma, Milano, Francoforte, Lisbona, Parigi e Amsterdam, dal 20 febbraio 2007 al 9 marzo 2007. Risultato: 2.161 arrestati e rimpatriati, di cui 877 boliviani, 464 brasiliani, 259 paraguayani, 155 venezuelani, 54 colombiani, 41 peruviani, 6 ecuadoregni e 305 di altre nazionalità. “Sono stati fermati perchè privi della documentazione atta a giustificare la loro presenza o perché senza sufficienti garanzie per la loro sussistenza nel periodo di residenza in Europa”, ha dichiarato alla Bbc Daniela Munzbergova, dell’ufficio stampa di Frontex. Gli aeroporti con più respingimenti sono stati Madrid (1.255), Parigi (284) e Lisbona(209). Nel mese di novembre 2006, altri 1.992 sudamericani erano stati arrestati nella missione Amazon I, in maggioranza boliviani. I rimpatri si fanno sui voli di linea, a spese della compagnia su cui hanno raggiunto l’Europa, “responsabili – dice Munzbergova – di aver trasportato passeggeri in condizioni illegali”. 

Ma sui respingimenti e più in generale sul trattamento di migranti irregolari e richiedenti asilo nei commissariati degli aeroporti, piovono critiche dall’associazionismo francese, belga e spagnolo. A rischio non solo l’asilo, ma anche i diritti fondamentali della persona. Come nel caso del ventitreenne nigeriano ucciso dagli agenti di polizia spagnoli su un volo di linea che doveva rimpatriarlo, lo scorso 9 giugno. Due omicidi simili nel 2003 in Francia. Leggerissime le condanne che furono inflitte agli agenti. E in 41 sono morti assiderati viaggiando nascosti nei

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vani carrello degli aerei. Intanto una sentenza della Corte europea dello scorso 26 aprile condanna la Francia per l’espulsione dall’aeroporto di Paris-Charles de Gaulle del giornalista eritreo Gebremedhin. Un precedente “importantissimo” secondo Lorenzo Trucco (Asgi), perchè “ribadisce il diritto a un ricorso effettivo”.

ROMA - I romeni in Italia: quanto sono e dove vivono

Secondo le stime (non ufficiali) la Spagna ospiterebbe almeno due milioni di cittadini romeni su tutto il territorio. Seconda, ma non molto distaccata, l'Italia che accoglie almeno 1-1,5 milioni di romeni.

Secondo le ultime statistiche diffuse dal Centro cittadinanza romena, l'Italia e la Spagna sono le mete favorite dai romeni tra i 23 e i 40 anni con un basso livello d'istruzione. La destinazione preferita dai laureati è invece la Gran Bretagna, secondo lo stesso studio.

Per la Penisola italiana gli ultimi dati mettono al primo posto per la presenza di romeni il Lazio, seguito dalla Lombardia e dal Piemonte. A livello dei singoli gruppi nazionali, infatti, gli immigrati romeni sono la prima comunità in tutti i comuni della Provincia di Roma, ad eccezione di Nettuno dove a prevalere sono i bulgari (20%). Nel Lazio, infatti, gli stranieri sono 418.823, il 12% sul totale nazionale e di questi, un quarto provengono solo dalla Romania.

Un esempio lampante è Civitavecchia dove sembra "essersi spostato un intero paese della Romania (Piatra Neamt) grazie alle catene migratorie e alle reti familiari che si sono attivate a seguito dei racconti di due sacerdoti romeni che emigrarono per primi a Civitavecchia", secondo il rapporto dell'Osservatorio romano. La comunità dovrebbe contare circa 900- 1000 residenti.Ma il primato della provincia va a Ladispoli, al secondo posto per la presenza degli stranieri residenti: 3.912 regolari, 1.911 romeni secondo il Comune.

Nel Lazio soggiorna circa un quarto dei romeni presenti in Italia, cioè quasi 90.000 secondo le stime Caritas nella regione. Molto probabilmente il numero dei romeni residenti all'inizio del 2007 è superiore a 100.000 presenze tenendo conto dei flussi del 2006 e la successiva entrata della Romania nell'Ue che ha consentito ai romeni di evitare le lunghe procedure di visti.

A Roma, più di un immigrato su quattro è romeno, ma il primato spetta a Torino, dove la concentrazione è più alta (un immigrato su tre, cioè il 34,5 %, è romeno). Seguono, secondo l'ultima statistica dell'Istat, Milano (5.532), Padova (4.105) e Verona (3.040). A livello territoriale, solo il 33,6% vive nei grandi centri, il resto, il 66,4%, sceglie le piccole località vicino ai capoluoghi.

(6 agosto 2007)

ROMA - Gli immigrati risparmiano 300 euro al mese

Hanno un lavoro, un'attività commerciale, riescono a risparmiare e spesso sono proprietari di un conto corrente e di una carta bancomat. Ma solo in pochi riescono a comprare la casa in cui vivono e ancora meno ricorrono a mutui e prestiti.

E' la descrizione degli immigrati e il rapporto che hanno con la casa, il lavoro, i prodotti finanziari, secondo uno studio condotto da Gfk Eurisko.

La ricerca è stata effettuata su un campione di 1.000 immigrati maggiorenni. E così l'80% ha un lavoro e percepisce un reddito; il 48% sostiene di riuscire a risparmiare. Ma solo l'8% chiede un mutuo per l'acquisto della casa; il 9% un prestito. Percentuali basse, soprattutto se si considera che il 60% è cliente di una banca o bancoposta. In particolare il 45% é titolare di un conto in banca e 3 su 10 hanno una carta bancomat (gli italiani sono 5 su 10). Più contenuta la diffusione della carte di credito di cui è proprietario solo il 9%.

Dai dati forniti risulta che l'utilizzo di un conto corrente é "basico": le operazioni più diffuse, cioé, sono il versamento dello stipendio e l'accumulo dei risparmi. E proprio su quest'ultimo fronte, il 48% degli intervistati ha dichiarato di riuscire a risparmiare in media 308 euro al

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mese.

Sul fronte assicurativo solo il 35% possiede una polizza auto e moto (contro una media italiana del 56%). Ancora meno diffuse risultano le assicurazioni sulla vita, gli infortuni e le spese mediche.

(3 agosto 2007)

ROMA – Badanti, il Lazio riconosce la figura professionale

“In un paese in cui quasi un terzo della popolazione ha più di sessantacinque anni, era impensabile non arrivare alla regolarizzazione del lavoro di cura e di badantato. Il nostro Paese, infatti, è il più vecchio al mondo - sostiene Silvia Costa, assessore all’Istruzione, formazione e diritto allo studio della Regione Lazio – . Nel Lazio un cittadino su cinque ha più di 65 anni e uno su dieci ha più di 85 anni". Per garantire uniformità nella qualità del servizio offerto, accreditamento del personale e regole uguali per tutti in termini di stipendi e contributi, la regione Lazio con delibera di Consiglio ha approvato martedì 31 luglio l’istituzione della figura dell’assistente familiare. La Regione intende così regolarizzare un profilo professionale finora non riconosciuto. Con questo atto, infatti, l’assistente personale entra a far parte dei profili professionali regionali e può partecipare a pieno titolo a corsi di formazione, utili per l’accreditamento e la qualifica lavorativa. Da settembre, infatti, viene attivato il primo piano di interventi in termini di formazione professionale, dovendo l'assistente familiare garantire ogni giorno il benessere e l’autonomia delle persone anziane, autosufficienti o meno. Il percorso formativo, così come voluto dall’assessorato all’Istruzione, formazione e diritto allo studio della regione Lazio, può essere di due diversi generi. Di 300 ore, se si vuole conseguire la qualifica; di 120, se si vogliono acquisire solo competenze specifiche e certificate da un attestato di presenza. Considerando la portata culturale dell’intervento e le condizioni di scarsa tutela in cui lavorano migliaia di badanti, per lo più di sesso femminile e provenienti dai paesi dell’ex blocco sovietico, aver dato qualifica al lavoro di cura è sicuramente un gesto che tutela gli anziani assistiti, ma aiuta anche nel difficoltoso percorso verso l'integrazione. (eb)

(2 AGOSTO 2007)

ROMA - I nail: crescono gli stranieri infortunati sul lavoro

Aumentano le morti bianche, calano gli infortuni sul lavoro ma crescono i casi che colpiscono immigrati e lavoratori atipici, nel Nord industrializzato si concentra oltre il 60% degli infortuni mentre l'Umbria è la regione con la frequenza più alta.

Sono questi i principali dati che emergono dal rapporto annuale Inail 2006. Le prime proiezioni del 2007 segnalano un calo complessivo degli incidenti nel primo quadrimestre, nell'ordine del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

CRESCONO INFORTUNI TRA IMMIGRATI E ATIPICI - Sono i lavoratori parasubordinati e quelli interinali ad aver fatto registrare i maggiori incrementi in termini di infortuni (+19% per entrambe le categorie). L'aumento degli extracomunitari assicurati all'Inail, che nel 2006 hanno superato i 2 milioni, si riflette anche sugli incidenti che colpiscono i lavoratori immigrati, cresciuti del 3,7% (116mila denunce contro le 112mila del 2005). La percentuale di infortuni a danno di extracomunitari sul totale dei lavoratori è stata del 12,5% contro l'11,9% del 2005.

MORTI BIANCHE, +2,2% NEL 2006 - Gli infortuni mortali sul lavoro denunciati all'Inail nel 2006 sono stati 1.302: 28 in più rispetto al 2005 con un incremento del 2,2%. Un dato che inverte un trend al ribasso osservato nel quinquennio 2002-2006 (-11,9%). La circolazione stradale ha causato più della metà dei casi, compresi quelli occorsi durante l'esercizio dell'attività lavorativa e quelli "in itinere", cioé lungo il percorso casa-lavoro. L'estrazione dei minerali resta il settore con la frequenza più elevata di incidenti mortali, seguito da trasporti e costruzioni.

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INFORTUNI SUL LAVORO IN DISCESA - Complessivamente i casi di infortuni sul lavoro sono in calo. Nel 2006 sono giunte all'Inail 927.998 denunce, circa 12 mila in meno rispetto al 2005 con una flessione dell'1,3%. E questo sebbene nel corso del 2006 il numero degli occupati sia cresciuto dell'1,9%. L'agricoltura è il settore in cui si è registrato il calo più consistente (-5,2%). Nell'industria la diminuzione è stata del 2,2%, mentre nei servizi c'é stato un lieve aumento, pari allo 0,2%. In crescita gli infortuni "in itinere", passati complessivamente dai circa 89 mila casi del 2005 ai quasi 91 mila del 2006 (+1,8%).

A NORD 60% INFORTUNI - La riduzione degli infortuni ha riguardato pressoché tutte le regioni. Al Sud il calo più accentuato (-2,9%), seguito dal Centro (-1,3%) e dal Nord Ovest (-1,1%). Nel Nord industrializzato, comunque, si concentra più del 60% degli infortuni. Per quanto riguarda invece la frequenza con cui si verificano gli infortuni, in testa figura l'Umbria, dove si è rilevato un indice maggiore di quasi il 47% rispetto alla media nazionale, anche se in calo rispetto al triennio precedente. Seguono il Friuli Venezia Giulia e l'Emilia Romagna. Bene le Marche, passate dal quarto al settimo posto. Il Lazio si conferma la regione più sicura (-33% sulla media nazionale).

MALATTIE PROFESSIONALI, ANDAMENTO STABILE - L'andamento è sostanzialmente stabile. L'Inail nel 2006 ha acquisito 26.403 denunce, lo 0,5% in meno rispetto al 2005.

(1 agosto 2007)

INTERNAZIONALE

BRUXELLES - Per fermare l'invasione rom necessario applicare direttiva Ue

"L'invasione di rom e' risolvibile applicando direttive europee che esistono: c'e' una direttiva, che e' in vigore dal 2006 secondo la quale chi non ha mezzi di sostentamento anche se e' cittadino europeo, deve essere riaccompagnato al paese di origine". Cosi' il vicepresidente della Commissione Ue, Franco Frattini, risponde all'appello lanciato dai sindaci della Regione Veneto che chiedono interventi per risolvere l'invasione di rom da Romania e Bulgaria nel Nord-Est.

"Ne ho parlato al ministro Amato -ha annunciato Frattini a margine della cerimonia di inaugurazione del nuovo ospedale di Mestre- che sta definendo l'attuazione di questa direttiva, finora rimasta inattuata. In Francia sono stati sgomberati in blocco dei campi nomadi perche' si e' dimostrato che non avevano mezzi di sussistenza legittimi".

(24 Settembre 2007)

PARIGI - sì all'uso sperimentale del test del dna per i ricongiungimenti

L' Assemblea nazionale francese ha approvato il progetto di legge sull' immigrazione che rende più difficili le condizioni del ricongiungimento familiare, autorizzando, a titolo sperimentale fino al 2010, il ricorso ai test del Dna per provare il legame familiare. In casi incerti e controversi la verifica del DNA potrebbe così accertare che le persone richiamate siano veramente i figli dell'immigrato.

Il testo prevede, fra l' altro, "la valutazione della conoscenza della lingua e dei valori della Repubblica" di chi vuole raggiungere la Francia. L' esame sarà svolto nel paese d' origine.La legge, che ora passerà al Senato, è stata approvata dai parlamentari della maggioranza Ump e Nuovo centro. Contro hanno votato socialisti, comunisti e Verdi. Il Partito socialista ha già annunciato un ricorso al Consiglio costituzionale.

L'indicazione governativa, presentata attraverso un sub emendamento, cerca di inquadrare il problema dell'uso della genetica e di valutarne l'impatto e la correttezza.La proposta di utilizzare test per identificare il DNA avanzata dal deputato Thierry Mariani, sarkozista doc, aveva messo in imbarazzo il governo già sotto accusa da parte delle opposizioni per la nuova legislazione sull'immigrazione - la quarta in quattro anni - che prevede una più forte selezione

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degli immigrati e limiti al ricongiungimento.I parlamentari hanno intanto dato luce verde al primo articolo della normativa presentata dal ministro Brice Hortefeux che prevede la conoscenza della lingua francese da parte di chi vuole entrare nel paese. Questi 'esami' saranno fatti nei paesi d'origine degli aspiranti immigrati che, oltre alla conoscenza di base della lingua dovranno mostrare di avere anche la conoscenza dei valori su cui si fonda la repubblica. Se i test saranno negativi ci sarà un corso di formazione supplementare. Limiti sono stati posti anche ai congiunti stranieri di cittadini francesi.

Le decisioni adottate sono state giudicate "umilianti" e "liberticide" da esponenti socialisti dell'opposizione. Anche i Verdi si sono schierati contro la nuova legislazione che "criminalizza" gli stranieri e ne fa dei "capri espiatori" per tutto quello che non funziona.Le organizzazioni di difesa dei diritti dell'uomo frattanto denunciano questa nuova iniziativa legislativa per frenare l'immigrazione e sostengono "l'inefficacia" delle politiche repressive. Il presidente della lega dei diritti dell'uomo Jean-Pierre Dubois ha accusato il presidente Sarkozy di avallare "miti xenofobi" per "evitare di affrontare i problemi di fondo della società francese".

(20 settembre 2007)

Consiglio d'Europa - politiche italiane sui Rom sono inadeguate

Inadeguatezza dei campi, sgomberi forzati ed espulsioni, assenza di alloggi permanenti per i 140.000 rom, sinti e camminanti che vivono stabilmente nel nostro Paese. Il Consiglio d'Europa, per bocca del suo vice segretario generale Maud de Boer Buquicchio, che ha incontrato ieri il ministro della Solidarieta' sociale, Paolo Ferrero, bacchetta l'Italia, contestando in sostanza al nostro Paese la mancanza di adeguate politiche di integrazione per le popolazioni "nomadi"."Bisogna avere il coraggio di dire agli italiani che 140.000 rom si possono integrare", ha sottolineato il ministro Ferrero, dopo l'incontro, anche se questo comporta "un certo grado di litigiosita' con l'opinione pubblica".Relativamente al rispetto dei diritti umani dei "cosiddetti nomadi", l'Italia "si trova in difetto- ammette Ferrero- e stiamo lavorando a recuperare la situazione".Il ministro non si pronuncia sul problema delle espulsioni, che sono di competenza del ministero dell'Interno, ma per quanto riguarda gli altri rilievi sollevati dal Consiglio d'Europa, "l'indirizzo deve essere quello dell'integrazione scolastica dei bambini, del superamento dei campi e dell'inseramento lavorativo dei Rom". I primi interventi in tal senso, partiranno a breve con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (domani, o dopodomani) della direttiva che definisce l'utilizzo del fondo di 50 milioni di euro per l'integrazione degli immigrati previsto dalla scorsa Finanziaria. Di questi, 3 milioni sono stati destinati a progetti sperimentali per il superamento dei campi in quattro citta' italiane: Roma, Padova, Torino e Milano. Un milione di euro sara' invece utilizzato per l'inserimento scolastico dei bambini rom a Roma, Bologna, Napoli, Firenze e Milano. "Questo intervento- spiega Ferrero- non risolve il problema, ma permette di segnare una direzione di marcia: tentiamo di determinare esempi verificabili per segnalare che percorsi di integrazione sono possibili". A tale proposito il ministro cita il modello adottato dal Comune di Pisa, che "da solo" ha inserito in alloggi permanenti i 470 rom presenti sul suo territorio e ha mandato a scuola tutti i bimbi. Per segnalare le buone pratiche ed analizzare i problemi che ci sono, entro il mese di settembre, ci sara' al ministero un incontro coni sindaci.Ferrero prende, infine, l'impegno di proporre al governo l'integrazione della legge italiana (del 1999), che attualmente non comprende tra le minoranze linguistiche Rom e Sinti."Significa- conclude il ministro- prendere atto della realta', visto che da circa 600 anni in Italia vivono stabilmente queste popolazioni".

(12 Settembre 2007)

BRUXELLES - Europa, giro di vite contro gli illegali

Tempo di detenzione da 3 a 18 mesi, divieto di rientro in tutta l'UE in caso di espulsione da un Paese membro, mancanza di garanzie procedurali e poca chiarezza sulla condizione dei minori: questi sono i punti della direttiva europea per uniformare il rimpatrio degli immigrati approvata dalla Commissione Libertà Civili (LIBE) del Parlamento Europeo (PE) fortemente avversati dalla Sinistra Unitaria (GUE).

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Il voto favorevole è stato dato da tutti i gruppi politici, che secondo gli esponenti della GUE peccano di 'doppia morale'. Come racconta Giusto Catania (PRC), i suoi colleghi da un lato hanno sempre denunciato a chiare lettere le condizioni inumane di alcuni dei 175 centri europei di detenzione per migranti visitati dalle delegazioni della LIBE (come Malta, Ceuta, Lampedusa e altri), ma dall'altra, quando hanno l'occasione di tradurre in legge condizioni più umane, non lo fanno, "cedendo a una real politik fatta sulla pelle dei migranti".Gli altri gruppi si dicono invece soddisfatti per una direttiva che – se approvata dalla plenaria di ottobre del PE prima e dal Consiglio dei ministri UE poi – porterebbe all'uniformazione in tutta l'Europa delle condizioni di detenzione e rimpatrio per i migranti illegali. Al momento queste variano molto, soprattutto nei tempi di detenzione destinati al riconoscimento: si va dalle 32 ore ai 18 mesi.Per fare ordine la LIBE ha allora fissato la forchetta a un minimo di 3 a un massimo di 18 mesi. "Questo è un altro punto che dimostra la doppia morale degli altri gruppi, anche quelli a noi politicamente vicini: da un lato riconoscono che il tempo di riconoscimento fissato a Malta (18 mesi) è inumano e degradante, dall'altro lo inseriscono in una direttiva europea. Ma anche 3 mesi sono troppi, quando il tempo effettivamente necessario per l'identificazione di un migrante è di 15 o 20 giorni", sostiene Catania "è un paradosso comminare una pena di detenzione per un illecito amministrativo. Il ruolo dei centri non sarebbe più identificare ma punire".Un altro paradosso secondo la Sinistra unitaria europea è politico: le istituzioni stanno votando il pacchetto comunitario sulle espulsioni senza che si sia dapprima stabilita una politica UE di accoglienza."Per questo abbiamo dapprima chiesto alla Commissione LIBE di posticipare il voto, e poi di rigettare interamente la direttiva", racconta Catania, che aggiunge: "lo spostamento del voto era utile anche per attendere i risultati di uno studio da 300 mila euro commissionato dal PE per verificare le condizioni dei migranti nei centri di detenzione. Non aspettarne i risultati e votare vuol dire aver gettato al vento tutti quei soldi".Ma la critica della GUE non si esaurisce: secondo la sinistra radicale del PE, è pericolosissima la clausola che estende a tutta l'UE il divieto di rimpatrio per quanti sono stati espulsi da un solo paese, portando l'esempio di Pegah Emambakhsh. E' una lesbica iraniana che sta per essere espulsa dal Regno Unito. Se dovesse essere obbligata a tornare in Iran, andrebbe incontro a morte per lapidazione, mentre probabilmente sarà l'Italia ad accoglierla. Una possibilità che non si potrebbe verificare con questa direttiva in vigore.Dito puntato anche contro le poche garanzie procedurali assicurate ai migranti in via d'espulsione (avvocato, possibilità di ricorso, ecc.), la poca chiarezza per definire le espulsioni collettive, che spesso vengono mascherate con espulsioni individuali fatte con mezzi collettivi, e l'ambiguità per lo status dei minori."Abbiamo la presunzione di credere che il nostro punto di vista sia condiviso da tutte le ONG che operano nel settore, come abbiamo avuto modo di constatare grazie ai contatti e ai contributi raccolti attorno al nostro portale www.no-fortress-europe.eu", conclude Catania.Venendo alla procedura di approvazione della direttiva, il testo votato dalla LIBE (relazione Weber) dovrà passare al vaglio (con tutta probabilità positivo) della plenaria del PE, ma rischia di arenarsi in Consiglio, dove i 27 governi UE hanno sensibilità e punti di vista molto diversi sulla questione. Nel caso però che i Ventisette trovassero un accordo, la direttiva diventerebbe legge dopo qualche mese. (Matteo Manzonetto)

LISBONA - 20 mil di immigrati in 20 anni

Questa la ricetta per far diventare l'Unione Europea più competitiva proposta ieri a Lisbona dal vicepresidente della Commissione Europea Franco Frattini nel corso di una conferenza ue dedicata all'immigrazione legale. Si tratta insomma di "cambiare il tradizionale modo di pensare" l'immigrazione e vederla come "un arricchimento e un fenomeno inevitabile del mondo attuale" piuttosto che come "una minaccia".

Il commissario italiano ha chiesto ai ministri dei Ventisette di aprire le frontiere per lasciar entrare nei prossimi 20 anni 20 milioni di immigrati legali, nuova forza lavoro di cui l'economia dell'Ue ha bisogno per competere con Usa, Canada, Australia e Asia. D'altronde, il calo demografico non lascia alternative: si calcola che entro il 2050 un terzo degli europei avrà più di 65 anni, di qui la necessità di far arrivare da fuori i giovani di cui l'economia ha bisogno vitale.

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Allargando lo sguardo allo scenario mondiale, Frattini ha rilevato che l'85% dei lavoratori non qualificati va verso l'Ue e solo il 5% negli Usa, mentre il 55% dei lavoro qualificato si dirige verso gli Usa e solo il 5% verso l'Ue. Secondo il commissario Ue ora "la sfida è attirare i lavoratori necessari per far fronte a penurie specifiche".

La conferenza è stata l'occasione per annunciare due nuove proposte di direttive, una dedicata ai diritti socio-economici dei lavoratori extracomunitari, l'altra all'ingresso di quelli più qualificati. Tra gli strumenti che la Commissione vuole mettere in campo c'è la "Eu Blue labour card" per l'ingresso nell'Ue legale e agevolato dei lavoratori extraue qualificati e altamente qualificati. Tra le altre cose questo documento dovrebbe garantire, dopo due anni di residenza in un Paese Ue, la possibilità di spostarsi liberamente per lavoro all'interno di tutta l'Unione.

(14 settembre 2007)

USA - California. Il 43% non parla inglese a casa propria

Il 43% dei residenti che vivono in California non parla inglese in casa propria, mentre a Los Angeles la percentuale sarebbe addirittura del 53 per cento. E' quanto risulta da un recente sondaggio, che è stato messo a punto nello stato dallo U.S. Census Bureau, ossia dal Censo americano, e riportato dal Los Angeles Times.

La popolazione di immigrati continuerebbe dunque a utilizzare la propria lingua natale, prima fra tutte lo spagnolo. Non mancano poi numerose altre lingue straniere parlate nelle proprie abitazioni, tra cui il coreano, il russo, il thailandese, il mongolo e l'armeno.

L'inglese resta per lo più utilizzato nel contesto lavorativo, mentre nelle proprie case si continua a parlare la lingua madre, anche per il desiderio diffuso che i propri figli non ne perdano la familiarità.

Gli esperti sostengono che la fedeltà alla propria lingua oriunda si traduca sostanzialmente in un vantaggio, posto che la California ha forti legami con l'Asia e i paesi latino-americani.A tal proposito Randy Capps, della divisione di ricerca dello Urban Institute, ha sottolineato come questo fattore rappresenti un'importante risorsa per la California sul fronte dell'economia globale.

Capps sottolinea tuttavia che molte di queste persone non parlano bene l'inglese: elemento che ha immediati riflessi sulla loro vita economica, come dimostrano anche gli stipendi bassi e le abitazioni nei quartieri più poveri.

Il sondaggio suggerisce, infatti, che, tra la gente considerata al di sotto della soglia di povertà, il 56% parla una lingua diversa dall'inglese tra le mura domestiche, contro il 41% di quelli che vivono, invece, al di sopra del livello di indigenza.

Le differenze linguistiche riguardano anche la scuola, dove si registrano difficoltà da parte degli insegnanti nel far fronte ai bisogni degli studenti; significativa, al riguardo, la presenza di ben 91 differenti linguaggi tra i più di 265.000 alunni dell'Unified School District di Los Angeles.

Secondo i dati di un sondaggio condotto sull'intera popolazione statunitense quasi il 20% della gente con più di 5 anni parla una lingua diversa dall'inglese nella propria vita privata.

Infine alcune più piccole comunità californiane riportano percentuali anche maggiori di Los Angeles: East Los Angeles (91%), El Monte (83%), Santa Ana (83%), Alhambra (71%), Oxnard (67%), Garden Groove (67%) e Glendale (64%).

(14 Settembre 2007)

LONDRA - Entreranno solo lavoratori qualificati con una buona conoscenza dell’ inglese

D'ora in poi i lavoratori qualificati extraeuropei che vorranno immigrare in Gran Bretagna potranno entrarvi solo se possiedono una buona conoscenza della lingua inglese.

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Ad annunciarlo è stato Gordon Brown durante il Congresso delle Trade Unions. La misura, se attuata, potrebbe bloccare l'ingresso di circa 35 mila persone che ambiscono a lavorare e stabilirsi nel Regno Unito.

I conservatori reagiscono immediatamente accusando il governo di agire solo a "parole" in quanto l'introduzione di questa misura inciderebbe solo in maniera marginale sui livelli di immigrazione, mentre il mondo del business ne teme gli effetti negativi sull'economia.

Secondo la stampa britannica, inoltre, quest'ultimo annuncio potrebbe essere visto come una conferma di uno spostamento a destra di Brown, dopo le intenzioni di bloccare i 'supercasino'' e di rivedere la decisione di inserire il cannabis tra le droghe meno pericolose, scrive il Sunday Telegraph.

Stando alla legge vigente, gli extraeuropei che aspirano a immigrare nel Regno Unito sono al momento divisi in tre categorie: altamente qualificati, qualificati e non-qualificati. Al momento solo quelli inseriti nelle prime due possono richiedere la residenza permanente, ma per farlo quelli considerati altamente qualificati devono dimostrare anche una buona conoscenza dell'inglese. Adesso Brown intende estendere questo requisito anche ai lavoratori qualificati.Dati del governo mostrano che dei circa 96 mila lavoratori qualificati entrati in Gran Bretagna lo scorso anno, circa 35,000 non sarebbero stati considerati 'idonei' secondo i nuovi requisiti.

(10 settembre 2007)

Bruxelles - Permessi di lavoro temporaneo contro la clandestinità

Per combattere l'immigrazione clandestina, l'Unione Europea intende introdurre la concessione di permessi di lavoro temporanei agli extracomunitari, lasciando che siano poi i vari Stati membri a ripartirsene le quote. Lo annuncia in un'intervista al quotidiano tedesco 'Die Welt' l'eurocommissario agli Affari Esterni, l'austriaca Benita Ferrero-Waldner, secondo la quale "anche una semplificazione per la concessione dei visti favorirebbe la mobilita'"."Stiamo studiando una nuova iniziativa sull'immigrazione", spiega l'ex ministro degli Esteri austriaco, "per concedere agli extracomunitari un ingresso legale nei Paesi dell'Ue limitato nel tempo, in modo che possano ottenere un permesso di lavoro, a seconda delle necessita' di ogni singolo Stato".La signora Ferrero-Waldner sottolinea che "alla fine deve essere ciascun Paese a decidere di quanti immigrati ha bisogno, e per quali settori vuole concedere loro i permessi di lavoro.L'obiettivo di questa strategia", puntualizza l'esponente della Commissione di Bruxelles, "consiste nel bloccare l'immigrazione clandestina".

(3 Settembre 2007)

MADRID - Sempre più lavoratori stranieri in Spagna

Sono 210.052 i lavoratori stranieri arrivati in Spagna nel 2006 grazie a un'offerta di lavoro, e alla fine di quest'anno saranno ancora di più, se è vero che fio a giugno scorso i contratti di lavoro già firmati erano 178.754.

I dati pubblicati ieri dal quotidiano El Pais evidenziano come a fare incetta di lavoratori stranieri sono le grandi catene di servizi e le cooperative agricole. Quest'anno come l'anno scorso in testa alla classifica per nazionalità ci sono i rumeni col 21% (36% nel 2006) e i marocchini col 17% (12% nel 2006).

Fino al 2005, precisa il quotidiano, assumere un lavoratore all'estero non era così facile, dal momento che l'imprenditore doveva provare che nessuno spagnolo fosse interessato a quel tipo di lavoro. Due anni fa il governo ha però creato il "Catálogo de puestos de difícil cobertura", un elenco di mestieri snobbati dagli spagnoli, dando parallelamente il via a una grande sanatoria che ha messo in regola 600 mila lavoratori stranieri.

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Page 31: 19.doc · Web viewLo ha reso noto ieri sera l'Inail, nel corso di un seminario organizzato a Roma dalle Acli sul lavoro degli immigrati. Da gennaio a giugno di quest'anno, infatti,

Ogni tre mesi il 'Servizio nazionale d'impiego elabora in ogni provincia, d'accordo con imprese e sindacati, una lista di settori, per i quali sono necessari lavoratori, nei quali gli spagnoli non possono o non vogliono essere assunti. Successivamente il ministero del Lavoro concede ai lavoratori stranieri richiesti un permesso di residenza in una provincia e un determinato settore d'attività.

Durante l'anno gli immigrati potranno lavorare solo in quella provincia e in quel determinato settore. Tuttavia alla fine del contratto i lavoratori hanno la possibilità di prorogare il permesso cambiando sia provincia che settore a patto di ottenere un impiego legale. Cosa che, secondo 'El Pais', ottiene la maggioranza.

(30 agosto 2007)

MADRID - Spagna, calano gli immigrati irregolari: -55% rispetto al 2006

Netta riduzione, nei primi sette mesi del 2007, dell'arrivo di immigrati sulle coste spagnole. Da gennaio a luglio, informa il quotidiano 'El Pais', sono arrivati 7.934 immigrati irregolari contro i 17.433 del 2006. Questo implica una riduzione del 55%.

Secondo 'El Pais', che cita fonti del ministero degli Interni, il calo degli arrivi è dovuto fondamentalmente a tre motivi. Innanzitutto l'aumento di vigilanza sulla costa atlantica dell'Africa. Si stima che tra subsahariani e marocchini, siano stati intercettati 8.000 immigrati (quasi la differenza tra il 2006 e quest'anno) prima che partissero o che si allontanassero molto dalle coste africane. stato possibile ottenere questo risultato grazie anche all'appoggio dato dalla Guardia Civil e dall'Agenzia europea delle frontiere (Frontex) al Senegal.Gli altri due motivi sono l'aumento dei rimpatri di immigrati nei paesi d'origine e la collaborazione nel controllo migratorio da parte dei paesi più soggetti a questo fenomeno.

Nei primi sei mesi di quest'anno ci sono già stati oltre 26 mila rimpatri contro i 20 mila di tutto il 2006. Nello stesso periodo, le forze di sicurezza hanno disarticolato 187 reti di immigrazione illegali grazie all'arresto di 857 persone.

(9 agosto 2007)

VENTIMIGLIA - Network Italia-Francia contro gli immigrati clandestini

Un esempio di 'network europeo per la sicurezza': il ministro dell' Interno Giuliano Amato e il collega francese Brice Hortefeux, che ha la delega per l' immigrazione, l'integrazione e l'identita' nazionale, promuovono a pieni voti l'attivita' del centro di cooperazione polizia-dogana di Ventimiglia (Imperia) che si e' arricchito delle pattuglie miste italo-francesi.I due ministri si sono dati appuntamento oggi a La Turbie per celebrare i successi del progetto di collaborazione tra Italia e Francia partito 4 anni fa e articolato su piu' fronti: pattuglie miste italo-francesi sui treni, sulle autostrade, sulla rete stradale provinciale e di frontiera; banche dati incrociate che consentono l'identificazione in contemporanea delle persone e dei mezzi sui quali viaggiano; analisi delle attivita' criminali da porre al servizio delle polizie italiana e francese per un'informazione integrata e completa.Amato e Hortefeux hanno incontrato le pattuglie italo-francesi in servizio e il centro dove lavorano fianco a fianco polizia, carabinieri, finanzieri italiani con poliziotti e gendarmi francesi, oltre alle due Dogane di competenza e dove vengono lavorati i dati dei rispettivi centri di elaborazione: quello italiano, per esempio, contiene 13 milioni di nominativi, 18 milioni di riferimenti per cessione fabbricati, 3 milioni di targhe di veicoli: un parco dati immenso.Il Centro e' diretto da Silvyane Casanova e dal commissario capo Alessandro Asturaro, mentre le pattuglie sono coordinate dal dirigente di polizia Riccardo Cargnelli. 'In questo centro - spiega Casanova ai ministri - convergono le informazioni incrociate delle banche dati francese e italiana. Qui i dati vengono analizzati'. Si tratta infatti di un centro di intelligence che non ha compiti di polizia giudiziaria. In questa palazzina nuova, affacciata proprio sulla Costa Azzurra, di fronte ai costoni di roccia dove i clandestini (quando ancora c'era la frontiera) cadevano e morivano nelle loro fughe disperate, ciascuno parla la propria lingua e tutti si capiscono. 'Il vocabolario tecnico e' uguale - dice ancora Casanova - ma per il resto tutti capiscono tutti, in italiano e in francese'. Nessuna competizione, anzi: 'C'e' un comune fine e un comune impegno

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- sottolinea il dirigente del settore Polizia di frontiera di Ventimiglia -, si lavora molto meglio ora di quando c' erano le frontiere'.Una cooperazione elogiata dai due ministri come esempio di 'network europeo per la sicurezza', fermo restando che l'immigrazione clandestina 'e' un problema europeo e come tale va gestito'. Un problema che esige 'un patto europeo', dice il ministro francese Hortefeux, 'un problema che richiede l' intensificazione del dialogo anche con i Paesi del Nord Africa' ricorda il ministro Amato.

(9 Agosto 2007)

ASILO

ROMA - Pubblicato sulla GU decreto per la ripartizione del Fondo naz.politiche e servizi asilo

E' stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 223 del 25 settembre 2007 il decreto legge del 16 agosto 2007  che ripartisce le risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo per i rifugiati.

Il finanziamento degli enti locali ammessi alla ripartizione ammonta a 17.320.055,09 euro complessivi ed è previsto annulamente per la tutela del diritto soggettivo all'asilo dei richiedenti, dei rifugiati e dei destinatari di protezione umanitaria.

(26 settembre 2007)

ROMA – Respingimenti ai porti dell'Adriatico, la preoccupazione di Cir e Unhcr

Nonostante manifestiamo da mesi la nostra gravissima preoccupazione al Ministero degli interni, per il respingimento di centinaia di cittadini stranieri dai porti dell’Adriatico, non è cambiato niente, anzi: il numero delle ultime settimane è in drammatico aumento”. Non usa mezze parole il direttore del Consiglio italiano dei rifugiati (Cir), Christopher Hein. Il Cir, in accordo con le Prefetture-U.T.G., gestisce i servizi ai valichi di Roma (Fiumicino), Malpensa/Varese(con Caritas Ambrosiana), Gorizia, Ancona, Venezia, Bari, Brindisi e Trapani (con Caritas). E dopo la recente escalation dei respingimenti dai porti dell’Adriatico sembra aver scelto una linea più critica con il Ministero. “Quello che ci preoccupa di più – dice Hein – è che la maggioranza dei respinti sono rifugiati iracheni, e dico rifugiati anche se non hanno il riconoscimento formale di tale qualifica perché sia l’Unhcr che il Parlamento europeo hanno chiesto ai governi di accogliere gli iracheni come persone che hanno bisogno di protezione internazionale e non certo di respingerli, tanto meno verso un paese come la Grecia, che ad oggi non è in grado di garantire che queste stesse persone da lì non siano respinti verso la Turchia e in ultima istanza nel loro paese di origine, l’Iraq”.  Anche l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) esprime preoccupazione sulla vicenda. La posizione dell’Alto commissariato è scritta in una nota sui respingimenti in Grecia del luglio 2007: “L’Unhcr preme affinché il ritorno dei richiedenti asilo non sia previsto in alcun modo, né nel contesto di accordi bilaterali di riammissione né di altre disposizioni”. In quella nota l’Unhcr “raccomanda un uso generoso da parte degli Stati membri del proprio potere discrezionale sancito dall’Articolo 3(2) del Regolamento Dublino II”. Insomma, meglio non rinviare nessun richiedente asilo in Grecia, né tramite affido al comandante della nave, né tramite identificazione e regolamento Dublino. Motivo? L’Articolo 2 del Decreto Presidenziale 61/1999 della Grecia, rende di fatto impossibile l’accesso alla domanda d’asilo, prevedendo la “interruzione” automatica delle richieste di persone che cambino residenza per motivi diversi da ragioni di forza maggiore. Un ostacolo per la quasi totalità dei profughi, che viaggiano verso il Regno Unito o i Paesi scandinavi, per raggiungere i familiari o per godere di migliori sistemi di welfare e protezione. Il limite di tre mesi per presentare il ricorso avverso il provvedimento di interruzione, insieme al pesante onere della prova, “negherebbero di fatto ai richiedenti asilo ritornati in Grecia ogni possibilità di ricevere effettivo riconoscimento delle proprie necessità di protezione”. È anche per questo che in Grecia non esiste un solo caso di rifugiati politici iracheni, secondo un recente rapporto dell’Unione europea. E sulla pratica delle “interruzioni”,

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nel febbraio del 2006, la stessa Commissione Europea ha avviato contro la Grecia una procedura di infrazione per non conformità con il Regolamento di Dublino, che è ancora pendente. (gdg)

UNHCR - pubblicato il libro verde sul sistema comune europeo di asilo

La risposta dettagliata dell’UNHCR al Libro Verde è consultabile sul sito internazionale dell’Agenzia. In breve, la risposta contiene una dichiarazione generale con i suggerimenti dell’UNHCR sui principali elementi del CEAS oltre che risposte dettagliate alle 35 domande di ampio respiro poste dal Libro Verde. La risposta dell’UNHCR si fonda sull’idea che l’obiettivo fondamentale del CEAS debba essere quello di assicurarsi che le persone bisognose di protezione internazionale possano godere di tale protezione, quale che sia il luogo all’interno dell’Unione Europea in cui presentano la loro richiesta

Attualmente, gli stati membri dell’Unione Europea assumono approcci molto diversi riguardo alle domande di asilo, anche quando le rivendicazioni su cui si basano le domande sono molto simili. Il risultato è che le possibilità di trovare protezione variano di molto da paese a paese, anche per lo stesso gruppo di richiedenti asilo. È il caso per esempio dei richiedenti asilo provenienti da Iraq, Sri Lanka e Somalia, solo per citare alcuni esempi. La situazione deve essere risolta, ma la prassi non può essere armonizzata al livello del minimo comune denominatore. Piuttosto, è necessario fare uno sforzo per ottenere lo standard di protezione più alto possibile.

Secondo l’UNHCR non è necessario istituire una struttura europea centralizzata per superare le attuali divergenze. Tuttavia, il ruolo di monitoraggio e di controllo della qualità dei sistemi d’asilo nazionali che spetta all’Unione Europea deve essere rafforzato. Nella dichiarazione dell’Agenzia vengono suggerite una serie di misure per migliorare la qualità e la coerenza del processo decisionale sull’asilo nell’Unione Europea. L’UNHCR propone anche alcune soluzioni per porre rimedio alle problematiche che si riscontrano nelle direttive europee sull’asilo adottate sinora. L’UNHCR propone, ad esempio, che l’Unione Europea elimini ogni possibilità per gli stati membri di derogare agli standard minimi europei concordati e che siano prese tutte le misure per assicurare che il diritto comunitario sia completamente in linea con il diritto internazionale dei rifugiati e dei diritti umani.

L’UNHCR parteciperà attivamente alla discussione sul Libro Verde ed alle audizioni pubbliche che la Commissione Europea organizzerà in autunno a questo proposito.

Il documento completo dell’UNHCR in risposta al Libro Verde è disponibile online all’indirizzo:http://www.unhcr.org/cgi-bin/texis/vtx/refworld/rwmain?page=&docid=46e159f82

(11 settembre 2007)

BRUXELLES - Calano le richieste d'asilo, in aumento gli irregolari

Diminuisce in Europa il numero delle richieste di asilo. Lo rivela la relazione annuale 2006 - appena pubblicata dalla Commissione europea - sulle attività di Eurodac, il sistema comune d'identificazione delle impronte digitali nell'Ue.

Nel 2006 - si legge in una nota dell'esecutivo Ue - il numero delle richieste d'asilo è diminuito, mentre è aumentato il numero di immigrati irregolari registrati (+64% rispetto al 2005). Nel 17% dei casi esaminati, la stessa persona aveva già presentato almeno una richiesta di asilo nello stesso Stato o in un altro Stato membro dell'Ue. Percentuale quest'ultima superiore solo dell'1% rispetto al 2005.

"Emerge l'inizio di un 'effetto deterrente' verso le richieste multiple, cioè i casi in cui una stessa persona presenta più volte richieste d'asilo, o nel medesimo Stato o in un altro Stato membro", si legge nella stessa nota.Nel 2006, Eurodac ha elaborato 165.958 serie d'impronte digitali di richiedenti asilo, 41.312 serie d'impronte digitali di persone che avevano varcato irregolarmente le frontiere dell'Ue e 63.341 serie di impronte digitali di persone arrestate perché irregolari all'interno del territorio

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di uno Stato membro.

Dal 15 gennaio 2003, Eurodac raccoglie le impronte digitali di ogni persona di età superiore a 14 anni che chiede asilo nell'Ue, in Islanda e in Norvegia. Scopo della banca dati europea è facilitare l'attuazione del regolamento di Dublino che determina quale Stato membro è competente per l'esame di una richiesta di asilo.

(19 settembre 2007)

ROMA - in Grecia solo 6 persone su 1000 hanno ottenuto nel 2006 lo status di rifugiato

“Hellenic Watermellons Tsiausis Export”. Questa la scritta sul camion frigorifero all’interno del quale si erano nascosti quattro giovani, forse iracheni, tre dei quali ritrovati morti dallo stesso autista, lungo l’autostrada A4, nei pressi di Mestre, direzione Trieste, il 14 luglio 2007. Il camion, targa ceca, si era imbarcato in Grecia per Ancona e era diretto in Germania con un carico di angurie. Una tragedia come tante, troppe altre. Viaggiando nascosti nei camion sono morte almeno 277 persone negli ultimi anni, molte proprio sulla direttrice Turchia-Grecia-Italia. Una direttrice molto trafficata soprattutto dai profughi afgani, kurdi e iraqeni. Vengono a chiedere asilo, nella maggior parte dei casi sono rispediti al mittente. Solo nel porto di Venezia, nei primi cinque mesi del 2007 sono state intercettate 254 persone, tra cui 64 minori. Quasi tutte (238) sono state respinte. 152 erano afgani, 46 iraqeni e 13 iraniani. E non va meglio nel porto di Bari, dove soltanto nella seconda metà di luglio almeno 20 iraqeni e 4 afgani sono stati rispediti in Grecia. Che proprio di recente è stata ammonita da un rapporto dell’Unione europea per il trattamento riservato ai rifugiati politici. Zerovirgolatrepercento. E’ il tasso di riconoscimento dello status di rifugiato in Grecia nel 2004. Tre su mille. Incredibilmente raddoppiato allo 0,6% nel 2006. 11.000 domande d’asilo non sono ancora state esaminate. Lo dice il rapporto sulla Grecia della Commissione Libertà e giustizia dell’Ue, che fa notare che non esistono rifugiati iraqeni in Grecia. Strano dato che sono oltre 2 milioni in Siria e Giordania e più di 18.000 solo in Germania. Il rapporto denuncia le condizioni “abominevoli, disumane e intollerabili” dei centri di detenzione per migranti irregolari sull’isola di Samos. Esprime “inquietudine” per la detenzione dei minori e condanna le espulsioni collettive in Turchia. Già nel 2001 l’associazione tedesca Pro-Asyl e la turca Ihd, denunciavano arresti e torture dei kurdi turchi rimpatriati dalla Germania. Oggi il rischio è ancora maggiore. Il 19 luglio un comunicato della Reuters annunciava bombardamenti turchi sul nord dell’Iraq, vicino al confine, dove sarebbero installate le milizie del partito indipendentista kurdo Pkk. L’esercito turco ha schierato 200.000 uomini alla frontiera irachena. La guerra tra Ankara e Pkk ha fatto già 30.000 morti dal 1984. (gdg) (vedi 2 lanci successivi)

ROMA - Profughi irakeni: così l'Italia disattende la direttiva europea

Così l'Italia disattende la direttiva 11 luglio 2007 del Parlamento europeo sui profughi irakeni. Da Bari a Venezia, 362 migranti respinti dai porti italiani nel solo mese di agosto. Duecento erano profughi iracheni e trenta afghani. Per loro nessuna richiesta d'asilo. Pochi casi Dublino, nessun provvedimento scritto. Nessuna assistenza giuridica. A Pasquetta da Bari furono respinti in 180. “Non ne parla nessuno – scrive Fortress Europe -, ma nei porti italiani dell’Adriatico è in corso un attentato al diritto internazionale”. I 362 respinti del mese di agosto, nei porti di Bari (190), Brindisi (17), Ancona (153) e Venezia (2), sono soltanto la punta dell’iceberg. Migliaia di respingimenti ogni anno, a fronte di poche decine di richieste d’asilo che riescono ad essere presentate alle frontiere portuali. Vengono da Iraq, Afghanistan e Iran, e si imbarcano in Grecia, a Patrasso e Igoumenitsa, per i porti italiani, sui traghetti dei turisti in vacanza. Ogni giorno la polizia ne trova una decina. Senza nessun documento. Pochi casi Dublino, nessun provvedimento scritto. Nessuna assistenza giuridica. Nemmeno si scende dalla nave. A Bari ogni mattina arrivano tre navi dalla Grecia. E ripartono in serata, con i respinti ancora a bordo. Molti sono addirittura minori. “Non sempre abbiamo la possibilità di parlare con i migranti fermati a bordo – dice Lucrezia Sassanelli, dello sportello Cir operativo nella frontiera del porto di Bari -. Le ultime richieste d’asilo siamo riusciti a presentarle lo scorso 28 luglio. Erano 9 persone, di cui 6 irakeni. Ma l’indomani mattina in Questura non si è presentato nessuno di loro per formalizzare la domanda. Spesso l’Italia è soltanto un paese di transito verso i Paesi Scandinavi o l’Inghilterra”.

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 A Pasquetta dal solo porto di Bari furono respinte 183 persone, 150 dei quali erano di nazionalità iracheni. Allora ne seguì una protesta ufficiale del Cir, organizzazione presente nelle frontiere portuali e aeroportuali, e addirittura un’interrogazione parlamentare. Ma i dati di agosto mostrano che non è cambiato niente. I respingimenti collettivi nei porti italiani continuano ad essere la norma. E una volta in Grecia che cosa succede? Ricordiamo soltanto che, per quanto incredibile, la Grecia non ha mai riconosciuto lo status di rifugiato politico ad un solo iracheno. E la Grecia ha firmato un accordo di riammissione con la Turchia già nel 2001, utilizzato anche per l’espulsione dei profughi iracheni, come documentano le recenti denunce dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (http://cm.greekhelsinki.gr/uploads/2007_files/ghm917_omct_iraqi_refugees_english.doc) sul caso dei 54 richiedenti asilo iracheni, arrestati a Hios, detenuti e scampati alla deportazione in Turchia soltanto grazie alla resistenza di sette di loro - malmenati dalla polizia perché si rifiutavano di salire a bordo dell’autobus che doveva trasferirli - e alla tenacia di un gruppo di avvocati che ha fatto loro ottenere la possibilità di richiedere asilo e di fare ricorso contro il diniego ottenuto in primo grado. Se espulsi in Turchia probabilmente avrebbero fatto la fine dei 135 che Istanbul ha rimpatriato in Iraq a fine luglio, sotto le inutili proteste dell’Acnur. Tragico destino quello dei profughi dell’Iraq dilaniato dalla guerra. Oltre due milioni hanno trovato rifugio in Siria e Giordania. Soltanto il 4% si trovano in Europa. Il Parlamento europeo, in data 15 febbraio 2007, approvava una risoluzione sull’Iraq (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+MOTION+P6-RC-2007-0291+0+DOC+XML+V0//IT) in cui invitava gli Stati dell’Ue a riconoscere l’asilo agli iracheni, vietava le espulsioni dei profughi, e addirittura a non procedere a trasferimenti Dublino se il Paese interessato non esamina correttamente le domande dei richiedenti asilo iracheni. L’ennesimo documento rimasto carta straccia, quantomeno lungo la frontiera italiana e greca.  (gdg)

BERLINO - La Germania viola il diritto alla mobilita' di immigrati e rifugiati

La Germania viola le convenzioni internazionali sui diritti dei rifugiati politici e sugli immigrati, limitando i loro spostamenti all'interno del territorio nazionale. E' quanto si legge in un comunicato pubblicato oggi a Berlino dall'Alto commissariato per i rifugiati dell'Onu che definisce "incompatibile con il diritto internazionale pubblico e con il diritto europeo" il fatto che il governo tedesco limiti le liberta' di movimento all'interno del Paese degli stranieri a cui e' stato riconosciuto lo status di rifugiati politici ed agli stranieri con regolare permesso di soggiorno. I rifugiati - conclude il comunicato dell'Acnur - hanno diritto a vivere in qualsiasi localita' del Paese che li ospita, indipendentemente dal luogo dove sono stati registrati.

(10 Agosto 2007)

TRATTA

INDONESIA: Impegno deciso contro la tratta Donne migranti “rapite” da bande criminali, imbottite di droga e poi immesse nel giro della prostituzione con nuove identità, spesso con la complicità di funzionari locali e agenti di polizia corrotti. È solo un aspetto del “quotidiano” commercio di esseri umani che avviene in Indonesia, per la cui soluzione la Chiesa chiede alle autorità un impegno deciso.  

Il confronto tra Conferenza episcopale indonesiana (KWI) e polizia nazionale su questo annoso problema sociale è avvenuto durante un workshop svoltosi dal 10 al 15 settembre a Batam, provincia di Riau, Sumatra, una delle zone più colpite. Ai lavori hanno partecipato centinaia di delegati da 22 diocesi di tutto il Paese e alcuni vescovi. Con l’occasione la Commissione della KWI per i migranti e i nomadi ha diffuso un comunicato ufficiale sul commercio di esseri umani. “In oltre 20 anni - si legge - questa piccola isola è diventata un rifugio sicuro per i cittadini di Singapore che vengono a trascorrere una notte di divertimenti con le donne indonesiane”. Sempre qui vengono reclutate migranti poi trasferite sui mercati della prostituzione nella stessa Singapore o in Malaysia.Suor Ferdinanda, di una delle parrocchie di Batam, racconta che numerose donne vengono “rapite” in varie parti dell’arcipelago e poi tenute qui come “schiave in rifugi temporanei sotto il controllo di bande

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criminali”.  

La situazione è drammatica anche a Nunukan, East Kalimantan, come riferisce p. Swijo Isworo, presente al workshop. Nunukan è al confine con la Malaysia e vi arrivano numerosi lavoratori migranti da Sud Sulawesi, Java e Sumatra del nord, intenzionati a cercare un impiego oltre frontiera. Purtroppo – racconta il sacerdote – queste persone, per lo più donne, vengono sfruttate con le stesse modalità: Costrette a bere cocktail di droghe che le rendono più docili e facilmente controllabili, firmano poi documenti per richiedere i permessi necessari a lavorare all’estero e viene data loro una nuova identità con la complicità delle autorità locali. Una volta fuori vengono sfruttate per ogni sorta di lavoro. La conferenza episcopale, apprezzando l’impegno mostrato finora dalla polizia, chiede di continuare in modo deciso nella lotta contro “questo commercio immorale”.  

(25-09-2007)

AMSTERDAM – La città ‘sfratta’ le luccIole Amsterdam annuncia battaglia al suo celebre "Quartier rouge" e stanzia fior di quattrini per eliminare le vetrine delle prostitute, da anni attrazione per milioni di turisti. Il comune, che considera il quartiere come un luogo di moderna schiavitù e un rifugio per il crimine organizzato, ha deciso di stanziare fino a 15 milioni di euro per riscattare le 51 vetrine appartenenti all'"Imperatore del sesso", che dovranno essere riconvertite in alloggi o negozi.

"E' un grande passo in avanti" nella politica volontaristica lanciata nell'autunno 2007 per ripulire "Wallen", il quartiere a luci rosse della città, uno dei più antici e pittoreschi, ha spiegato il sindaco della capitale, Job Cohen, nel corso di una conferenza stampa. "Da quando la prostituzione è divenuta legale nel 2000, le cose sono cambiate", ha assicurato Cohen. "La legge regola la prostituzione volontaria, ma oggi si tratta di traffico di donne, sfruttamento, e di tutti i tipi di attività criminali - ha aggiunto, ribadendo - Non si tratta di cacciare la prostituzione da Wallen, ma di lottare contro la criminalità".

La decisione ha tuttavia sollevato le critiche dell'associazione di difesa della prostituzione De Rode Draad. "Pensiamo che meno vetrine significhi maggiore sfruttamento per le donne", ha spiegato all'Afp la portavoce dell'associazione, Metje Blaak. "Se le vetrine chiudono, le donne verranno nascoste, e nè noi, nè i servizi di sanità potranno raggiungerle", ha aggiunto.

La mossa dell'amministrazione cittadina segue un accordo concluso con una società immobiliare, NV Stadsgoed, con colui che viene denominato "Imperatore del sesso" nei Paesi Bassi, Charles Geerts, per acquistare le vetrine per 25 milioni di euro.  

(25-09-2007)

LA SPEZIA - Tratta di cinesi Cinque arrestati, e ragazze 'schiave' liberate. Tre case d’appuntamento alla Spezia tra via Ricciardi, via Carducci e via Fantoni, un paio a Genova (via Montenero e via Fanti), a Prato (via Zarini e via Guevara), ed uno a testa tra Montecatini Terme (via Pistoiese) e Firenze (viale Guidoni), gestiti da un’organizzazione cinese, è stata scoperta dopo settimane di indagini dal Comando Provinciale della Spezia.Otto persone arrestate dal reparto operativo, grazie ad una fondamentale testimonianza di una ragazza “uscita dal giro”, che ha denunciato i suoi sfruttatori.Si tratta di una 28enne che, come altre ragazze immigrate clandestine, erano costrette a lavorare fornendo prestazioni sessuali negli appartamenti dei luoghi prima citati, ininterrottamente, tutti i giorni dalle ore 8 alle 24.Riuscita a scappare ha denunciato tutto, in particolare il movimento al quale lei e le altre ragazze, in tutto una decina quelle identificate, molte di più secondo gli stessi Carabinieri, erano costrette a sottostare.Due settimane in uno degli appartamenti, due settimane nell’altro, due settimane in un altro ancora.

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Un vero e proprio “giro d’Italia” con sesso a pagamento, prestazioni da un minimo di 100 euro a salire (i prezzi ovviamente dipendevano dalle prestazioni fornite, con gli sfruttatori che tenevano per loro il 60-80 per cento del ricavato) e vita da recluse.“Nessuna violenza da parte degli sfruttatori – precisano il Colonnello Carlo Carrozzo ed il tenente Antonio Trombetta durante la conferenza stampa chiusasi poco fa -, le ragazze venivano ben accudite, e non sono state soggette a nessun tipo di violenza. Senza dubbio però erano prive della minima libertà”.Quella libertà che una di esse agoniava e che è riuscita a conquistare, dopo la denuncia.I carabinieri hanno posto in essere gli appostamenti di rito, ed hanno verificato come in particolare alla Spezia, i tre appartamenti di via Ricciardi, via Carducci e via Fantoni, fossero particolarmente frequentati da una clientela variegata. Nonché sono risaliti ai responsabili dell’organizzazione, in particolare una coppia, W.J, 24 anni e S. C., 26anni, marito e moglie che gestivano le 'sedi'di Prato, Montecatini e Firenze, nonché M.Y., 43 anni, e L. Z. 29 anni, conviventi e domiciliati a Genova, operanti anche alla Spezia e Milano. I quattro reclutavano le ragazze in Cina, promettendo il classico lavoro pulito in Italia, ma poi di fatto costringendo le ragazze ad operare come meretrici, anche convincendo le stesse ragazze che la vita fosse più semplice, visto i lauti guadagni.Per operare, venivano fatte le inserzioni su quotidiani e periodici vari secondo le classiche modalità di accompagnatrici-massaggiatrici ecc., e, spesso al telefono rispondeva una sorta di segretaria che prendeva gli appuntamenti alle ragazze.Questo perché le giovani, sono tutte fresche immigrate clandestine, spesso non conoscono una parola di italiano.L’epilogo della vicenda, che ha visto oltre agli arrestati anche la denuncia di altre persone per un totale di 15 persone ai quali sono contestati i reati di sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione e del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è datato tra il 28 agosto ed il 3 settembre scorso.Nella prima data L. Z. e M. Y., sono stati fermati a Genova e Vicenza, dove il giro stava per essere diffuso, e nella seconda data, W. J., S. C. e G. J., ovvero la coppia unita ad un terzo connazionale, sono giunti alla Spezia per riscuotere l’incasso, insieme ad una ragazza che avrebbe dovuto sostituire una delle sfortunate compagne. I carabinieri sono intervenuti, sequestrando agli arrestati ben 10.000 euro in contanti, frutto del traffico.Grande la soddisfazione del comandante Carrozzo ( in procinto di trasferirsi a Modena), e del tenente Trombetta.Si è appena chiusa la convalida d'arresto, il Gip Alessandro ranaldi ha disposto la custodia cautelare in casrcere per i 2 uomini, mentre una delle donne dovendo allattare un bimbo dell'età di pochi mesi, è ai domiciliari. Per competenza territoriale, l'indagine passa alla procura di Prato.

(10-09-2007)

BRUXELLES - Anti trafficking day, 18 ottobre 2007Al via il lancio della giornata europea contro il traffico degli esseri umani è un altro importante passo nell’ormai storico impegno della Commissione Europea nella prevenzione e nella lotta al traffico degli esseri umani. L’Anti-Trafficking Day ha lo scopo di aumentare la conoscenza (consapevolezza) del fenomeno che in pratica è una grande violazione dei diritti umani. Il titolo dell’evento, 'Trafficking in Human Beings: Time for Action' - Traffico degli esseri umani: tempo di azione - evidenzia la chiara necessità di adottare misure più forti per prevenire e combattere il traffico di esseri umani, e per proteggere le vittime, sia a livello nazionale, che europeo, che internazionale. La questione è come possiamo migliorare i risultati di una lotta continua contro il traffico. Siete invitate ad esprimere il vostro interesse a questo evento compilando il modulo in allegato entro il 15 settembre 2007. Si evidenzia che un’espressione di interesse non ha validità di richiesta di partecipazione al meeting. Le espressioni di interesse saranno valutate in base al numero dei posti disponibili. Un invito formale per confermare la partecipazione verrà spedito in seguito alla valutazione al più tardi entro il 5 ottobre, come condizione necessaria per partecipare al meeting. Aggiornamenti sull’evento sono reperibili al link del sito della DG: http://ec.europa.eu/justice_home/news/events/wai/news_events_en.htmIn allegato la lettera di invito, draft programma "Trafficking in Human Beings: Time for Action" e formulario di

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iscrizione.

(3 settembre 2007)

ROMA - «Tratta NO! Un altro punto di vista»

Con una Circolare del 31 agosto della Direzione centrale per le politiche dell'immigrazione e dell'asilo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, é stato diffuso il documento «Tratta NO! Un altro punto di vista - Progetto Europeo Equal di informazione sociale sul tema della tratta di esseri umani», che contiene le 'Linee guida per il trattamento dell'informazione in tema di tratta di esseri umani', frutto della collaborazione del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa, il Segretariato Sociale RAI e l'Aiccre. 

Le 'Linee guida' adottate rappresentano un valido strumento per garantire una corretta informazione del fenomeno della tratta nella sua complessità, favorendo una reale conoscenza del problema da parte dell'opinione pubblica e impegnando il settore della comunicazione all'adozione di una terminologia esatta, che non generi sovrapposizioni dannose alimentando stereotipi e false credenze, che possono incidere anche sull'efficacia degli interventi di contrasto. 

La Circolare si prefigge lo scopo di dare massima pubblicizzazione al documento nell'ambito dei Consigli territoriali per l'immigrazione, per sostenere lo sviluppo di atteggiamenti e modelli sociali che promuovano la formazione di una società aperta e cosciente.

(10.09.2007)

ROMA - Un permesso per proteggere le donne

Per proteggere da situazioni di violenza e coercizione tra le mura domestiche le donne straniere che vivono in Italia si pensa alla concessione di un permesso di soggiorno grazie al quale potrebbero affrancarsi dalla convivenza con i loro aguzzini.

Il Viminale è pronto a suggerire questa strada ai Questori con una direttiva sulla quale si sta ancora lavorando, secondo quanto anticipato stamattina a roma dal sottosegretario Marcella Lucidi nel corso di un seminario. Si tratterebbe di un'interpretazione estensiva dell'art.18 del testo unico per l'immigrazione, già utilizzato per dare un permesso di soggiorno alle donne che sfuggono al racket deal prostituzione o, novità di questa estate, ai lavoratori clandestini sfruttati dai caporali.

Se finora sono state tutelate le vittime di organizzazioni criminali, la nuova direttiva permetterebbe di proteggere le immigrate da mariti o fratelli violenti cresciuti in contesti culturali che non riconoscono alle donne i diritti concessi dalla nostra Costituzione. Tante di loro sono arrivate con il ricongiungimento, hanno quindi un permesso per motivi familiari che non verrebbe rinnovato se si allontanassero da chi le ha chiamate in Italia. Di qui la scarsità delle denunce e l'idea di incoraggiarle offrendo comunque a queste donne la possibilità di continuare a vivere regolarmente nel nostro Paese.

Si tratterebbe insomma di una sorta di salvagente, nell'attesa che si arrivi ad una norma di legge ad hoc. "Alcuni questori, incoraggiati da noi, hanno già concesso protezione umanitaria a donne immigrate. Si potrebbe estendere questa misura" ha detto Lucidi. "Queste donne spesso sono isolate, vivono tra le mura di casa senza contatti o con pochi contatti con l'esterno - ha aggiunto - vanno quindi aiutate a denunciare le violenze. Dobbiamo stare dalla parte delle vittime".

(5 settembre 2007)

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INTEGRAZIONE

MILANO - Vergognoso negare ai cittadini musulmani un luogo dove pregare

Vergogna. È la parola che ripete di più Paolo Branca, docente di islamistica e lingua e letteratura araba all'Università cattolica, mentre ascolta la notizia che il Comune di Milano ha negato spazi per la preghiera alla Casa della cultura islamica di via Padova (vedi lancio precedente; ndr). "È vergognoso che una città come Milano continui a negare ai suoi cittadini musulmani un luogo dignitoso dove pregare -sbotta il docente della Cattolica- In questo modo si favorisce solo l'integralismo e si punisce chi è moderato e aperto, come la Casa della cultura islamica". Nella provincia di Milano i musulmani sono circa 124mila (dato contenuto nel Rapporto Ismu 2006; ndr). "La maggior parte sono persone che lavorano, pagano le tasse, i loro figli frequentano le scuole pubbliche -aggiunge Paolo Branca-. Come è possibile che non si voglia accettare che anche tutte queste persone abbiano luoghi decorosi in cui pregare?".

Lo scontro fra Comune e comunità islamica rischia di favorire gli estremisti. "Finché impediremo ai musulmani di avere una moschea ampia, pulita, luminosa faremo il gioco di chi vuole che diventino il luogo di ritrovo dell'estremismo -sottolinea Paolo Branca-. Le brave persone vogliono vivere alla luce del sole, pregare in luoghi dignitosi dove poter portare la propria famiglia". Nei mesi scorsi alcune moschee di Milano e provincia hanno subìto attentati. Il primo risale a marzo: una serie di scritte islamofobe comparse sui muri della moschea di Monza. A maggio, invece, è stata presa di mira la sede dell´associazione musulmana Coreis, d´ispirazione moderata, dove è stato appiccato un incendio. Il 20 luglio e il 10 agosto ci sono stati due attentati incendiari contro la moschea di Abbiategrasso, mentre il 6 agosto contro quella di Segrate. "Bisogna stare attenti a non fomentare con politiche sbagliate sia l'estremismo islamico sia quello opposto, di chi non vuole l'islam in Italia", conclude Paolo Branca. (dp)

BARI - Italia-Albania, esperienza esemplare d'integrazione

"Non siamo all'anno zero: in realtà i processi di integrazione sono in atto e quello che è avvenuto tra l'Italia e l'Albania nel corso di un lungo periodo, quasi 20 anni, rappresenta una esperienza esemplare. L' Albania era per noi un problema, è diventata una opportunità".

Lo ha sottolineato ieri a Bari il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, secondo il quale "se riuscissimo a fare qualcosa di simile con la Libia sarebbe un fatto molto importante: lo stiamo studiando".

La collaborazione, quindi, per D'Alema "é fondamentale". "Abbiamo lavorato insieme nel corso di un lungo periodo. Abbiamo costruito una collaborazione, via via più intensa e in questo la Puglia ha giocato un ruolo essenziale. L'integrazione umana, fisica, economica, tra la Puglia e l' Albania è stata un elemento importante di un processo che fa sì che oggi gli investimenti italiani siano una parte molto rilevante - ha sottolineato - della crescita economica dell' Albania, di un processo che fa sì che abbiamo domato insieme il fenomeno drammatico della immigrazione clandestina, creando situazioni di sicurezza attraverso la collaborazione".

D'Alema ha quindi ricordato le vittime dei viaggi della speranza, quando le barche cariche di clandestini attraversavano il Canale d'Otranto per giungere sulle coste della Puglia. Quello che ora accade a Sud di Lampedusa. "Noi - ha rilevato a questo proposito - dobbiamo dire con orgoglio che qui tutto questo è finito da molti anni, sulla base di una capacità di non trasformare la nostra Puglia in una fortezza, non perché abbiamo assaltato in mare con le cannoniere i barconi dei disperati, ma perché abbiamo governato insieme, con i nostri amici albanesi, questo problema. Lo abbiamo affrontato alle radici, abbiamo creato una prevenzione, una collaborazione di polizia, tra i magistrati, marina, guardia di finanza, altri ancora: lavorando insieme abbiamo creato le condizioni perché queste tragedie non si ripetessero più".

(12 settembre 2007)

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CARMAGNOLA - Ferrero: "Serve una legge sulla libertà religiosa"

E' il concetto espresso nel fine settimana dal ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, a Carmagnola per la presentazione del libro "Viaggio nell'Italia dell'immigrazione".

Ferrero ha ribadito le sue critiche al pacchetto della sicurezza e alle richieste di superpoteri avanzate da qualche sindaco: "L'idea dei sindaci sceriffi è una follia, come è una strada sbagliata quella di punire i lavavetri: così si criminalizza una fascia sociale. Sarebbe giusto seguire l'esempio di Pisa dove grazie a un lavoro di integrazione quasi tutti i figli dei Rom vanno a scuola, e la maggioranza degli adulti ha un lavoro.

L'indomani il ministro ha criticato a Marghera l'impianto normativo della legge sull'immigrazione nota come Bossi-Fini."Penso sia stata realizzata volutamente - accusa - perché così si mettono gli immigrati in condizione di clandestinità e quindi si produce manodopera a basso costo, evasione fiscale e contributiva e permette alla destra di cavalcare il tema della sicurezza".

"Non ha emarginato i fenomeni di criminalità - ha spiegato nel corso di un incontro - ma ha prodotto una forma gigantesca di immigrazione clandestina. E' una legge che produce illegalità". Per Ferrero "rendendo quasi impossibile l'immigrazione legale la Bossi-Fini ha consegnato nelle mani della malavita organizzata la gestione dell'immigrazione in Italia".

(10 settembre 2007)

ROMA - Campanella per 500mila ragazzi stranieri

Tutto pronto per la partenza del nuovo anno scolastico. Con un calendario che varia da Regione a Regione, tra il 10 e il 18 settembre la campanella ricomincerà a squillare ogni mattina per quasi nove milioni di studenti nelle scuole, statali e non, di ogni ordine e grado.

A sedersi tra i banchi col magone per le vacanze finite e un po' di apprensione per interrogazioni e compiti che verranno, anche mezzo milione di figli di immigrati, buona parte dei quali (ostacoli dell'attuale legge sulla cittadinanza permettendo) diventeranno a tutti gli effetti italiani solo dopo aver computo 18 anni. A contarli è la relazione sui "Numeri della scuola" pubblicata oggi dal ministero dell'istruzione.

Si tratta di dati raccolti durante l'ultimo anno scolastico, che non tengono quindi conto dei ragazzi arrivati ora in italia o di quelli nati qui che solo da questo settembre potranno essere ammessi alla scuola dell'infanzia, ma danno comunque il polso di una realtà che diventa sempre più importante. I 501.494 alunni stranieri censiti nell'anno scolastico 2006/7 rappresentavano il 5,6% della popolazione scolastica, il quintuplo rispetto al 2001/2002.

Le presenze si concentrano alle scuole elementari (6,8%) e medie (6,5%), segue la scuola dell'infanzia (5,7%) e quindi, con un distacco più ampio, le superiori (3,8%), a confermare che l'immigrazione in Italia è ancora molto giovane. Il Paese d'origine più rappresentato tra i banchi è l'albanese (15,5%), ma sono gli alunni romeni ad aver fatto registrare l'incremento maggiore rispetto all'anno precedente.

Quasi il 70% degli istituti statali ha alunni stranieri, e se guardiamo alla distribuzione territoriale sono quelli del Nord Est a registrare l'incidenza più elevata (9,3%). Tra le Regioni, la palma va all'Emilia Romagna (10,7%), tra le province a Mantova (14%), mentre Milano (14,2%) vince la classifica del Comuni.

Al di là del dato sulle presenze, fa riflettere quello sul ritardo nel percorso scolastico, che alle superiori vede circa il 70% degli alunni stranieri (contro il 27% degli italiani) frequentare classi non corrispondenti alla loro età anagrafica. Probabilmente pesa il fatto che questi ragazzi si sono spesso inseriti in aula durante l'anno scolastico e non sono riusciti a mettersi in pari i compagni al punto da guadagnarsi al promozione, oppure la scarsa conoscenza della lingua italiana ha spinto le scuole a inserirli direttamente in classi pìù basse. Migliorare questa

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situazione dovrà essere uno degli obiettivi principali per le politiche dedicate alle seconde generazioni.

(6 settembre 2007)

ROMA - In fila all'ambasciata per insegnare romeno

Si sono messi in fila di buon ora stamattina per il colloquio finale davanti all'ambasciata di Roma. Un gruppo di 43 romeni, ex insegnanti, laureati o semplici aspiranti insegnanti, selezionati dal ministero della Pubblica istruzione di Bucarest, ha affrontato l'ultima prova per poter impartire lezioni di lingua, cultura, storia e tradizione romena nelle scuole italiane.

Si tratta di corsi opzionali, destinati a tutti gli alunni di madrelingua romena, figli di immigrati, ma aperti anche agli studenti italiani. I corsi, strutturati in tre diversi livelli di studio (primario, secondario e liceale) sono stati attivati in seguito a un accordo tra il ministro italiano della Pubblica Istruzione e il suo omologo romeno. E partiranno in via sperimentale, con l'avvio dell'anno scolastico, a Roma, Torino e Padova, le città dove si concentra il maggior numero di romeni e dove le comunità sono più organizzate.

Per quanto riguarda l'Italia, oggi, 3 settembre, si è svolta la selezione dei docenti per il Lazio, presso la sede dell'Ambasciata di Romania a Roma, mentre il 5 settembre 2007, a Milano, presso il Consolato Generale di Romania, ci sarà l'esame per i concorrenti che insegneranno nel Piemonte e Veneto. I candidati devono affrontare l'esame di fronte a una commissione composta da membri del ministero romeno della Pubblica Istruzione e dell'Istituto di Lingua Romena di Bucarest. Non a caso i futuri docenti saranno pagati 25-30 euro all'ora direttamente dal ministero romeno.

In coda a Roma c'erano oggi tanti ex insegnanti in patria, che in Italia si sono dovuti arrangiare come colf o badanti. Ma in fila c'era anche qualche mamma a tempo pieno, senza esperienza di insegnamento, che vorrebbe tramettere le tradizioni romene ai bambini che forse non torneranno mai in Romania.

(3 settembre 2007)

LONDRA - Musulmani all’estero: per un terzo degli italiani sono una minaccia Un terzo degli italiani è convinto che la presenza di musulmani nel proprio Paese rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale. Questo è il dato che emerge da un sondaggio condotto dall’agenzia demoscopica ’Harris’ per conto del quotidiano britannico ’The Financial Times’.Solo gli inglesi risultano più diffidenti degli italiani nei confronti dei musulmani, in Gran Bretagna si arriverebbe infatti al 38 per cento. Secondo la ricerca, condotta su dati raccolti in Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Francia e Stati Uniti, sarebbero invece i francesi gli europei maggiormente a loro agio con i concittadini di religione islamica, dove la percentuale di xenofobi scende al 20 per cento.Sempre nel Regno Unito si concentra inoltre la più alta percentuale di intervistati i quali ritengono che le persone di religione musulmana abbiano "troppo potere nel Paese". Anche in questo caso l’Italia si piazza seconda, seguita subito dopo dalla Germania e con la Francia all’ultimo posto.In Italia però circa la metà del campione ritiene che i musulmani siano oggetto di pregiudizi e critiche ingiustificati, come dire: "non mi fido, ma a parlar male si fa peccato".

(20 agosto 2007)

INFORMAZIONI GIURIDICHE

ROMA - Patente a chi aspetta il primo permesso

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Anche i cittadini extraue in attesa del primo permesso di soggiorno per lavoro possono ottenere la patente italiana o la carta di circolazione, così come quelli che attendono il rinnovo. Lo ha ribadito la Motorizzazione civile, spiegando che anche in questo caso si applicano le direttive del Viminale che danno pieni diritti a chi ha in tasca solo il cedolino.

Una circolare del 14 settembre chiarisce che "la ricevuta, postale o rilasciata dalle competenti autorità di P.S., attestante la presentazione della richiesta di primo rilascio o di rinnovo del permesso di soggiorno" è utile per:

-l'ammissione e lo svolgimento degli esami, sia teorici sia pratici, per il conseguimento della abilitazione alla guida di veicoli;

-il rilascio dei documenti di abilitazione alla guida (fogli rosa, patenti di guida, certificati di idoneità alla guida di ciclomotori, ecc.), anche in caso di conversione di patenti estere;

-il rinnovo di validità e l’aggiornamento dei documenti di abilitazione alla guida;

-il rilascio dei duplicati dei documenti di abilitazione alla guida;

-il rilascio dei documenti di circolazione (carte di circolazione, certificati di circolazione per ciclomotori, ecc.);

-l’aggiornamento e la duplicazione dei documenti di circolazione.

Scarica Ministero dei Trasporti. Circolare del 14/09/2007: "Cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno in corso di primo rilascio o di rinnovo – Direttive Ministro dell’Interno del 5 agosto 2006 e 20 febbraio 2007- Rilascio documenti di guida e di circolazione"

(28 settembre 2007)

Corte Costituzionale - Ordinanza n. 335 del 26 settembre 2007, Pres. Bile, Rel. Saulle

È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 29, comma 1, lett. b-bis), del D.Lgs. 286/98, nella parte in cui limita la possibilità del ricongiungimento del figlio maggiorenne solo all’ipotesi in cui questo non possa provvedere al proprio sostentamento a causa delle sue condizioni di salute. Tale bilanciamento degli interessi pubblici con quello all’unità familiare non appare irragionevole, dal momento che una tutela piena è garantita per la sola famiglia nucleare, non anche verso quei soggetti che, divenuti maggiorenni, si allontanino dai genitori. La situazione prospettata è inoltre eterogenea rispetto a quella del ricongiungimento col genitore, per il quale è sufficiente l’assenza nel paese di origine di altri figli che possano provvedere al suo sostentamento. Solo per i figli maggiorenni può infatti dirsi che la situazione di bisogno sia transitoria.

Corte Costituzionale - Ordinanza n. 336 del 26 settembre 2007, Pres. Bile, Rel. Saulle

Sono restituiti al giudice remittente gli atti relativi alla questione di legittimità costituzionale dell’art. 19, comma 2, lett. d), del D.Lgs. 286/98, nella parte in cui non estende il divieto di espulsione allo straniero clandestino convivente di donna in stato di gravidanza, nonché padre del nascituro.A seguito dell’ingresso della Romania nell’UE nelle more del presente giudizio, il giudice remittente dovrà valutare la persistenza dell’interesse del ricorrente, di nazionalità rumena, alla risoluzione della questione sollevata.

Corte di Cassazione - Sez. I Civile, Sent. n. 19450 del 20 settembre 2007, Pres. Adamo, Rel. Macioce.

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La moglie straniera che, a causa dell’influenza della sua formazione e tradizioni culturali, religiose e sociali, ponga in essere comportamenti vessatori, anche violenti, nei confronti del marito, viola i doveri fondamentali nascenti dal matrimonio e, per tal motivo, alla stessa va addebitata la separazione dei coniugi. Hanno errato i giudici di merito nel considerare tali atteggiamenti come meri sintomi della difficoltà di inserimento della donna in un contesto sociale profondamente diverso da quello di provenienza e nel considerare la sopportazione del marito per oltre venti anni come acquiescenza ed accettazione della situazione denunciata. Il comportamento della moglie deve quindi essere considerato come unica causa dell’impossibilità della prosecuzione della convivenza.

Circolare del Ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - Direzione Centrale per i Servizi Demografici n. 48 del 20 settembre 2007.

OGGETTO: Chiarimenti in merito alla corretta identificazione dei nomi dei cittadini giordani.

Taluni Comuni hanno richiesto chiarimenti in merito all'esatta iscrizione dei cittadini giordani.Al riguardo, è da specificare come, ai fini dell'individuazione della corretta identità dei cittadini stranieri, sia necessario fare riferimento art. 14 del O.P.R. n. 223/1989. all'art. 24 della Legge n. 218/1995, nonché alle specifiche convenzioni sottoscritte e all'Italia e dai vari stati esteri (cfr circolare di questa Direzione Centrale n. 20 del 25.7.2003).Ciò premesso, l'Ambasciata del Regno Hascemita di Giordania a Roma ha reso noto che i cittadini giordani posseggono quattro elementi identificativi disposti consecutivamente come segue:1) noma del titolare del documento (primo nome);2) noma del padre;3) nome del nonno paterno;4) cognome.Si pregia di portare a conoscenza dei Sigg.ri Sindaci il contenuto della presente circolare, fornendo, altresì, un cortese cenno di assicurazione.

Il Direttore CentraleAnna Paola Porzio

Circolare del Ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - Direzione Centrale per i Servizi Demografici - Area III - Stato Civile n. 46 del 11 settembre 2007. OGGETTO: Rilascio del nulla-osta al matrimonio ex art. 116 c.c. subordinato alla condizione che il nubendo sia di religione musulmana.

È stato segnalato alla scrivente Direzione che alcuni paesi, in particolare il Marocco, quando richiesti del nulla osta di cui all'art. 116 del cod. civ., subordinano tale nulla osta alla adesione alla fede musulmana da parte dei coniugi.A tal proposito, si fa presente che l'ufficiale dello stato civile non dovrà tener conto di una simile condizione in quanto palesemente contraria ai principi fondamentali dell'ordinamento italiano. Infatti la normativa costituzionale prevede l'assoluta libertà di fede religiosa e non consente di limitare in alcun modo l'Istituto del matrimonio in dipendenza della fede religiosa di uno o di entrambi i coniugi. Pertanto l'ufficiale di stato civile dovrà procedere alle pubblicazioni di matrimonio senza tener conto della condizione relativa alla fede religiosa, eventualmente contenuta in detti nulla-osta.Si pregano le SS.LL. di portare a conoscenza dei Sigg. Sindaci il contenuto della presente circolare.

IL DIRETIORE CENTRALE(Annapaola Porzio)

ROMA - Nuove regole per studenti e volontari

Diventa più facile entrare in Italia per gli studenti extraue e per chi partecipa a programmi di volontariato, grazie a un decreto legislativo approvato alla fine di luglio dal governo e pubblicato ieri in gazzetta Ufficiale che dà attuazione a una direttiva europea sulle "condizioni di ammissione dei cittadini di Paesi terzi per motivi di studio, scambio di alunni, tirocinio non

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retribuito o volontario".

Il decreto (che entrerà in vigore il 2 ottobre) modifica il Testo Unico sull'immigrazione, stabilendo che chi ha un permesso per studio rilasciato da un altro Paese dell'Unione può entrare in Italia per proseguire gli studi o integrarli, senza necessità di chiedere il visto di ingresso. Ciò è consentito solo nell'ambito di un programma di scambio comunitario o bilaterale con il Paese di origine oppure quando lo straniero sia stato autorizzato a soggiornare per almeno due anni, per motivi di studio, in un altro Paese Ue.

Via libera anche all'ingresso e al soggiorno in Italia per i maggiorenni ammessi a frequentare istituti di istruzione secondaria superiore e corsi di formazione tecnica superiore, oppure corsi di formazione professionale e tirocini formativi. Sempre per motivi di studio potranno entrare minori almeno quindicenni ma solo "in presenza di adeguate forme di tutela" e minori almeno quattordicenni che parteciperanno a programmi di scambio o altre iniziative culturali.

Altra modifica importante riguarda il rinnovo del permesso per studio, perchè viene finalmente messa nero su bianco la possibilità di iscriversi a un corso di laurea diverso da quello per cui si è fatto ingresso in Italia. In questo caso però ci vorrà anche un'autorizzazione dell'Università.

Gli ingressi dei volontari stranieri in Italia verranno invece regolati da un decreto che ne fisserà ogni anno un contingente massimo. Sarà l'organizzazione promotrice del programma di volontariato a stipulare una convenzione con il cittadino straniero, a sottoscrivere una polizza per le spese sanitarie e a garantire le per spese di viaggio e di soggiorno, dopodichè chiederà il nulla osta all'ingresso allo Sportello Unico per l'immigrazione. Arrivato il via libera, lo straniero potrà entrare in Italia e farsi rilasciare un permesso di soggiorno.

Scarica

DECRETO LEGISLATIVO 10 Agosto 2007 , n. 154 "Attuazione della direttiva 2004/114/CE, relativa alle condizioni di ammissione dei cittadini di Paesi terzi per motivi di studio, scambio di alunni, tirocinio non retribuito o volontariato".

(18 settembre 2007)

MINISTERO INTERNO - Mancata stipula del contratto di soggiorno per indisponibilità del datore di lavoro

Protocollo 0003836

Da parte di numerosi Sportelli Unici per l'Immigrazione è stata segnalata la problematica relativa alla posizione dello straniero che, giunto in Italia con regolare visto di ingresso per lavoro subordinato rilasciato a seguito di nulla osta al lavoro, non riesce a formalizzare il rapporto di lavoro per sopravvenuta indisponibilità del datore.

La problematica ha già costituito oggetto della circolare n. 2570 del 7 luglio 2006 limitatamente alle ipotesi di decesso del datore di lavoro o di cessazione della azienda.

Nel caso in esame, poiché la mancata formalizzazione del rapporto di lavoro dipende da causa non riconducibile allo straniero, d'intesa con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, si ritiene che lo straniero possa richiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione allegando alla domanda una apposita dichiarazione a firma del responsabile dello Sportello Unico dell'Immigrazione dalla quale risulti il venir meno della disponibilità del datore di lavoro a formalizzare l'assunzione.

Si confida nella consueta puntuale osservanza e si resta in attesa di cortese cenno di assicurazione.

IL DIRETTORE CENTRALE (Ciclosi)

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(20 agosto 2007)

CASSAZIONE - sentenza 33486

Se nel Centri di Permanenza Temporanea non c'è posto, il Questore può dare il foglio di via a un clandestino, che commette un reato se non si allontana entro cinque giorni dall'Italia.

Così la Cassazione, che ieri con la ha accolto un ricorso presentato dalla procura bresciana contro l'assoluzione di un cittadino straniero che non aveva obbedito al foglio di via. Il tribunale di Brescia aveva infatti dato ragione ai difensori dell'immigrato, secondo i quali una delle motivazioni riportate sull'espulsione ("impossibilità di trattenere lo straniero per indisponibilità di posti") non era adeguata.

Per la prima sezione penale della Cassazione non è così. "Il provvedimento che ha intimato al clandestino di lasciare il territorio dello Stato deve ritenersi adeguatamente motivato, facendo esso riferimento, da un lato all'esistenza di un provvedimento di espulsione del prefetto e, dall'altro, con la indicazione delle ragioni (indisponibilità di posti) che non consentivano il trattenimento dello straniero presso un Centro di permanenza temporanea" scrivono i giudici.

"Al riguardo - conclude la sentenza - è sufficiente rilevare che la motivazione contenuta nel provvedimento del questore (non è stato possibile trattenere lo straniero presso il Centro di permanenza temporanea per indisponibilità dei posti) seppure concisa, non può certo ritenersi inesistente o apparente, con conseguente carenza del vizio di violazione di legge ritenuto nel provvedimento impugnato".

(29 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO - I documenti da portare all'anagrafe

Agli uffici anagrafici di tutta Italia continuano ad arrivare dal Viminale istruzioni su come comportarsi con i cittadini della comunità europea. Dall'aprile scorso infatti la carta di soggiorno è stata abolita e i comunitari che vogliono trattenersi per più di tre mesi in Italia sono tenuti semplicemente ad iscriversi all'anagrafe della città in cui risiedono.

Una circolare dell'8 agosto ha diffuso tra tutti gli uffici i moduli che attestano la presentazione della domanda di iscrizione, l'iscrizione stessa o l'acquisizione del diritto al soggiorno permanente. A questi si aggiunge inoltre un modulo per autocertificare la disponibilità di risorse economiche nei casi previsti dalla nuova legge sulla circolazione e il soggiorno dei comunitari.

Insieme ad altre precisazioni, il ministero dell'Interno ha anche chiarito come i cittadini ue possono dimostrare, quando chiedono l'iscrizione all'anagrafe, di essere in Italia per lavoro.

Ai lavoratori subordinati basta esibire uno dei seguenti documenti:

l' ultima busta paga la ricevuta di versamento dei contributi dell'Inps il contatto di lavoro contenente gli identificativi INPS e INAIL la comunicazione di assunzione al Centro per l'Impiego la ricevuta di denuncia all'Inps del rapporto di lavoro la comunicazione all'Inail del rapporto di lavoro

I lavoratori subordinati bulgari o romeni che a gennaio 2007 non erano regolarmente soggiornanti in Italia e fanno un lavoro che non è stato liberalizzato (quindi in un settore diverso dall'agricolo, turistico alberghiero, domestico, edilizio, metalmeccanico, stagionale, dirigenziale e altamente qualificato) devono inoltre esibire il nulla osta dello Sportello unico per l'immigrazione

Per i lavoratori autonomi è sufficiente:

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il certificato di iscrizione alla Camera di Commercio o l'attestazione di attribuzione della partita IVA rilasciata dall'Agenzia delle Entrate

Chi esercita una libera professione dovrà infine dimostare l'iscrizione all'albo del relativo ordine professionale.

Scarica Min. dell'Interno: "Circolare n. 45. Decreto legislativo n. 30/2007. Diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell'Unione europea"

(23 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO - Dichiarazioni di presenza, tutto più semplice ROMA - Poca burocrazia per chi arriva in Italia per turismo, studio, affari o visite e vi si trattiene al massimo per tre mesi.

Dall'inizio di giugno, la legge 68/2007 ha abolito in questi casi la richiesta del permesso di soggiorno, sostituendola con una più semplice dichiarazione di presenza: in pratica si deve solo informare la Polizia che si è arrivati in Italia. Un decreto del ministero dell'Interno pubblicato il 6 agosto in Gazzetta ufficiale ha finalmente disciplinato questa dichiarazione, riducendo all'osso le incombenze alle quali sono chiamati i cittadini stranieri.

Secondo il decreto, chi arriva in Italia direttamente da Paesi che non aderiscono all'accordo di Schengen dovrà semplicemente mostrare il passaporto alla frontiera e farlo timbrare dalla Polizia. Quel timbro basterà a dimostrare che ha dichiarato la sua presenza in Italia così come prevede la nuova legge.

Non dovranno invece nemmeno rivolgersi alla polizia i cittadini extraue che sono entrati in Italia passando per Paesi Schengen (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Islanda e Norvegia) e alloggiano in alberghi, bed & breakfast, campeggi e altre strutture che sono tenute a tenere un registro dei loro ospiti e a comunicare alla Questura i nuovi arrivi. La schedina di registrazione che si compila all'arrivo fungerà da dichiarazione di presenza, sarà quindi bene farsene dare una copia da esibire durante un eventuale controllo da parte delle forze dell'ordine.

Gli unici a dover fare una dichiarazione ad hoc saranno i cittadini extracomunitari arrivati in Italia passando da paesi Schengen che magari alloggiano a casa di amici o parenti. Per essere in regola, entro otto giorni dall'ingresso dovranno recarsi in Questura e compilare un modulo nel quale indicheranno dati anagrafici, numero del passaporto, durata del visto di ingresso e motivo del soggiorno, oltre all'indirizzo del loro alloggio. Una copia rimarrà alla Polizia, l'altra, timbrata, andrà teunuta con sé durante il soggiorno in Italia.

Regole semplici. Chi non le rispetta, rischia l'espulsione.

Scarica

Min. dell'Interno: DECRETO 26 Luglio 2007. "Modalita' di presentazione della dichiarazione di presenza resa dagli stranieri per soggiorni di breve durata per visite, affari, turismo e studio di cui alla legge 28 maggio 2007, n. 68." (G.U. n. 181 del 6-8-2007)

Il modulo per la dichiarazione in Questura

(16 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO – Libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione europea

Decreto legislativo n. 30/2007. Diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’Unione europea. Circolare del Ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e

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Territoriali - Direzione Centrale per i Servizi Demografici del 8 Agosto 2007, n. 45

Prot. n. 200708014-15100/14865

In relazione al decreto legislativo indicato in oggetto, si forniscono i seguenti chiarimenti in ordine a taluni aspetti della disciplina sul diritto di soggiorno dei cittadini dell’Unione europea.

1) Attestazioni di soggiorno.

L’articolo 9 del decreto legislativo n. 30/2007 prevede che all’iscrizione anagrafica del cittadino dell’Unione consegua il rilascio di un’“attestazione contenente l’indicazione del nome e della dimora del richiedente, nonché la data della richiesta”.L’attestazione non è un documento che autorizza il soggiorno, ma ha il diverso scopo di dimostrare l’avvenuto adempimento da parte del cittadino dell’Unione europea, dell’obbligo d’iscriversi all’anagrafe, secondo le modalità indicate nel decreto legislativo in argomento.Gli allegati 1 e 2 costituiscono i modelli che è possibile utilizzare ai fini di attestare, rispettivamente, l’avvenuta domanda d’iscrizione anagrafica di cittadini dell’Unione e l’avvenuta iscrizione degli stessi. Il primo attestato deve essere consegnato dall’ufficiale d’anagrafe al momento della domanda d’iscrizione, il secondo attestato va rilasciato a seguito dell’avvenuta iscrizione anagrafica.Nella ipotesi in cui il cittadino dell’Unione sia già iscritto nel registro della popolazione residente, e quindi non sia necessario verificarne la dimora abituale, sarà possibile consegnare direttamente l’attestato di cui all’allegato 2, previa verifica dei requisiti (attività lavorativa, disponibilità economica ecc…).Rimane fermo che alla maturazione del diritto di soggiorno permanente, su richiesta dell’interessato andrà consegnato il relativo attestato, di cui si allega il modello di riferimento (all. 3).

4) Diritto di soggiorno per motivi di lavoro.

L’iscrizione anagrafica del cittadino comunitario che esercita un’attività lavorativa prescinde dalla durata del contratto di lavoro.Sono vari i documenti idonei a dimostrare la qualità di lavoratore. A tale proposito, si indicano i seguenti:in caso di lavoro subordinato, è possibile esibire l’ultima busta paga o la ricevuta di versamento di contributi all’INPS, ovvero, alternativamente, il contratto di lavoro contenente gli identificativi INPS e INAIL, oppure la comunicazione di assunzione al CIP (Centro per l’impiego) o la ricevuta di denuncia all’INPS del rapporto di lavoro, ovvero la preventiva comunicazione all’INAIL dello stesso.I cittadini dei Paesi neocomunitari dovranno inoltre esibire il nulla osta rilasciato dallo Sportello Unico per l’immigrazione nei settori diversi dai seguenti: agricolo e turistico alberghiero, lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio, metalmeccanico, dirigenziale e altamente qualificato, lavoro stagionale.Il nulla osta non andrà richiesto a coloro che al gennaio 2007 erano già regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.Ciò in quanto il requisito del nulla osta è stato introdotto a partire da quella data in relazione ai nuovi ingressi in Italia, per lavoro, di cittadini provenienti dai Paesi neocomunitari.In caso di lavoro autonomo, sarà sufficiente il certificato d’iscrizione alla Camera di commercio, ovvero l’attestazione di attribuzione di partita IVA da parte dell’Agenzia delle entrate. Per quanto riguarda l’esercizio di libere professioni sarà necessaria la dimostrazione dell’iscrizione all’albo del relativo ordine professionale.Il diritto di soggiorno riguarda anche il lavoratore comunitario distaccato. Per l’iscrizione anagrafica occorrerà acquisire la dichiarazione della filiale italiana della casa madre.

5) Posizione dei cittadini dell’Unione già iscritti all’anagrafe in applicazione della circolare n. 38/2006.

Con circolare del Ministero dell’interno n. 38/2006 erano stati anticipati, ai soli fini anagrafici, gli effetti della Direttiva Comunitaria 2004/38/CE, nel senso di consentire l’iscrizione anagrafica dei cittadini comunitari anche senza l’esibizione della carta di soggiorno.Ciò posto, i cittadini comunitari che, sulla base di tale disposizione, sono stati iscritti

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all’anagrafe senza esibire la Carta di soggiorno, se non ancora in possesso di tale titolo, dovranno recarsi all’Ufficio d’anagrafe con la ricevuta della domanda di Carta di soggiorno ed autodichiarare il possesso dei requisiti previsti dal decreto legislativo n. 30/2007, come già indicato nel punto 8 della circolare del Ministero dell’interno n. 19/2007.Qualora tali soggetti non abbiano fatto richiesta di Carta di soggiorno, dovranno produrre la documentazione indicata dal decreto legislativo.In entrambe le ipotesi menzionate, l’iniziativa d’integrare la propria iscrizione anagrafica deve essere degli stessi interessati.Per quanto riguarda i cittadini comunitari nei confronti dei quali il procedimento d’iscrizione anagrafica, avviato prima dell’11 aprile u.s., non è ancora concluso, se questi hanno fatto richiesta di Carta di soggiorno, dovranno esibire la relativa ricevuta e procedere all’autodichiarazione delle condizioni di soggiorno. Se essi non hanno fatto richiesta di Carta di soggiorno, dovranno esibire la documentazione indicata nel decreto legislativo.Alla presente circolare è allegata la dichiarazione sostitutiva finalizzata alla dichiarazione della disponibilità economica di cui all’art. 9, c. 3, lett. b) e c).Si pregano le SS.LL. di portare a conoscenza dei Sig. ri sindaci il contenuto della presente circolare, pubblicata sul sito internet del Ministero dell’interno.

IL DIRETTORE CENTRALE(Porzio)

(8 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO – Uscita dal territorio nazionale degli stranieri già regolarmente presenti

Uscita dal territorio nazionale degli stranieri già regolarmente presenti che hanno richiesto il rinnovo del titolo di soggiorno ovvero il primo rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato, per lavoro autonomo o ricongiungimento familiare. Circolare del Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere – Servizio Polizia delle Frontiere e degli Stranieri, del 7 Agosto 2007.

NR. 400/C/2007/3179/P/12.214.3.2/II DIV

Di seguito alle circolari NR. 400/C/2006/400272/P/12.214.3.2/II DIV del 9 Agosto 2006 e 400/C/2007/1065/P/12.214.3.2 del 15 Marzo 2007 si comunica che la Commissione europea ha aderito alla specifica iniziativa assunta da questa Direzione centrale per consentire il transito, negli aeroporti degli Stati membri, degli stranieri che in Italia attendono il rinnovo del titolo di soggiorno comunicando, in data 1 Agosto 2007, l’inserimento nella lista dei titoli di soggiorno rilasciati dall’Italia anche della ricevuta di Poste Italiane S.p.a. attestante la legittima presenza dello straniero in Italia e l’avvenuta richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno.

Tale facilitazione temporanea di transito, valida fino al 30 ottobre prossimo, potrà essere concessa soltanto agli stranieri che, provenienti dall’Italia o diretti verso l’Italia, siano in possesso, all’atto del transito, della ricevuta di Poste Italiane S.p.a. attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo del titolo di soggiorno, del passaporto in corso di validità o del documento di viaggio equipollente e del titolo di soggiorno scaduto.

Francia, Spagna e Malta hanno acconsentito ad estendere tale facilitazione anche agli stranieri che intendano avvalersi di collegamenti marittimi tra detti Stati membri e i paesi di origine purché in possesso dei documenti sopra indicati.

Diverso è il caso degli stranieri che sono in possesso della ricevuta di Poste Italiane S.p.a. attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di rilascio del primo permesso di soggiorno per lavoro subordinato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare. Costoro potranno far ritorno nei paesi di origine e successivamente rientrare in Italia, a condizione che:• L’uscita ed il rientro in Italia avvengano attraverso lo stesso valico di frontiera;• Il viaggio non preveda il transito attraverso altri paesi Schengen, essendo lo stesso precluso;

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• Lo straniero esibisca il passaporto, o il documento di viaggio equipollente, unitamente al visto d’ingresso dal quale desumere i motivi del soggiorno (lavoro subordinato, lavoro autonomo o ricongiungimento familiare) e la ricevuta di Poste Italiane S.p.a.;• Il personale preposto ai controlli di frontiera dovrà procedere alla timbratura del documento di viaggio e della ricevuta all’atto dell’uscita e del rientro del titolare di tali documenti.

Attesa la peculiare valenza assunta in ambito operativo dalle cennate disposizioni, si invitano le SS.LL. a curare la massima diffusione tra il personale dipendente sensibilizzando lo stesso ad una scrupolosa e puntuale osservanza di dette prescrizioni.Si resta in attesa di un cortese cenno di assicurazione.

Firmato: il Direttore CentraleAngela Pria

(7 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO – Sfruttamento di lavoratori immigrati

Circolare del Ministro dell’interno del 4 Agosto 2007

OGGETTO: Sfruttamento di lavoratori immigrati.

Il fenomeno dello sfruttamento del lavoro irregolare degli immigrati, come è noto, ha assunto negli ultimi tempi proporzioni allarmanti, richiamando la particolare attenzione delle forze dell'ordine per la gravità delle violazioni di norme a tutela del lavoratore e per i profili di ordine e sicurezza pubblica, connessi al contrasto dell’immigrazione irregolare e alla compressione di diritti fondamentali dell’individuo.Lo sfruttamento è realizzato talvolta con modalità particolarmente violente, anche nel convincimento che la posizione irregolare della vittima e il conseguente timore di denunciare le violenze subite favoriscano l'impunità dei comportamenti illeciti.

La portata del fenomeno, con specifico riferimento a quello del caporalato - quale emerge anche dalla relazione conclusiva della Commissione istituita lo scorso anno per la ricognizione e l'analisi dei fenomeni di violenza e di grave sfruttamento nei confronti dei lavoratori stranieri - ha determinato il Governo a presentare un disegno di legge, già approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera dei Deputati.

In considerazione dell'acuirsi del rischio del1e segnalate evenienze durante la stagione estiva, in relazione all'accresciuta esigenza di lavoro stagionale, si richiama l'attenzione delle SS.LL. sulla necessità di intensificare l'azione di prevenzione e contrasto del fenomeno, avvalendosi intanto degli strumenti offerti dalla legislazione vigente.

Si ricorda, a tal fine, che l'art. 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, già principalmente applicato nell’attività di contrasto dello sfruttamento sessuale, è azionabile ogni volta che siano accertate situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confronti di uno straniero, anche in ambito lavorativo, e ricorrano gli altri presupposti previsti dalla norma medesima, sui quali si rinvia alle considerazioni già svolte con la circolare n. 1050/M(8) del 18.5.2007.

In tale contesto, i Sigg. Questori vorranno valutare la possibilità, anche in questo settore, di ricorrere al rilascio del permesso di soggiorno per protezione sociale previsto dal citato art. 18.

Nel sottolineare 1a particolare ri1evanza della problematica, si invitano le SS.LL., nell'ambito delle rispettive competenze, a dare alla presente circolare la più ampia diffusione ai dipendenti uffici.

(4 agosto 2007)

MINISTERO INTERNO – Linee guida sulla tutela sanitaria dei cittadini comunitari

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Il Ministero della salute detta le linee guida sulla tutela sanitaria dei cittadini comunitari. Diritto di soggiorno per i cittadini comunitari- direttiva 38/2004 e Dlgs 3 febbraio 2007 n. 30Circolare del Ministero della salute - Dipartimento della Prevenzione e della Comunicazione - Direzione Generale per i rapporti con l'Unione Europea e per i Rapporti Internazionali - Ufficio II del 3 agosto 2007Protocollo DG RUERI/II/ 12712 11.3.b

Come è noto, dall'11 aprile u.s., è entrato in vigore il D.lgs 3 febbraio 2007 di recepimento della direttiva comunitaria 38/2004 concernente il diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell'Unione Europea e dei loro familiari.Detta direttiva, nel riconoscere il diritto di soggiorno, distingue tra soggiorno per periodi inferiori ai tre mesi e soggiorno per periodi superiori a tre mesi, individuando, in questo ultimo caso, le categorie di soggetti e i relativi presupposti ed adempimenti necessari al fine di richiedere la prevista iscrizione anagrafica. Le disposizioni recate dalla direttiva, inoltre, contengono precise prescrizioni in materia di assistenza sanitaria, nel senso che impongono al cittadino europeo puntuali adempimenti nel caso di soggiorno superiore ai tre mesi.

A) Entrata in vigore della Direttiva 2004/38/CE e Decreto legislativo di recepimento 3 febbraio 2007 n. 30

Detta direttiva, nel riconoscere il diritto di soggiorno ai cittadini comunitari, al fine di evitare che coloro che esercitano tale diritto costituiscano un onere eccessivo per il sistema di sicurezza sociale dello Stato membro ospitante, assoggetta detto diritto ad alcune condizioni e lo subordina al possesso di determinati requisiti, come di seguito precisato:Per un periodo non superiore a tre mesi, i cittadini UE hanno diritto di soggiornare senza alcuna condizione e formalità salvo il possesso di un documento d'identità valido per l'espatrio, secondo la legislazione dello Stato di cui hanno la cittadinanza.Per periodi superiori ai tre mesi è stato riconosciuto il diritto di soggiorno con relativa iscrizione anagrafica senza obbligo di richiedere la Carta di soggiorno (obbligo rimasto solo per i familiari extracomunitari di cittadini comunitari) al cittadino comunitario nei seguenti casi :a) è lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;b) dispone di risorse economiche sufficienti per non diventare un onere a carico dell'assistenza sociale dello stato di soggiorno, e di una assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo;c) è iscritto presso un istituto pubblico o privato riconosciuto per seguirvi un corso di studio o di formazione professionale e dispone per sé ed i suoi familiari di risorse economiche sufficienti e di un'assicurazione sanitaria o di altro titolo idoneo;d) è familiare che accompagna o raggiunge un cittadino UE che ha diritto a soggiornare ai sensi delle lettere precedenti.Per la suddetta iscrizione anagrafica, oltre a quanto previsto per i cittadini italiani ai sensi della legislazione vigente in materia, il cittadino comunitario, a seconda dei casi suindicati, deve presentare la documentazione attestante rispettivamente:a) l'attività lavorativa;b) la disponibilità di risorse economiche (anche con dichiarazione ai sensi degli articoli 45 e 46 del DPR 28 dicembre 2000, n. 445) e di una assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo;c) l'iscrizione presso un istituto pubblico o privato riconosciuto, la disponibilità di risorse economiche e di una assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo

B) Conseguenze della direttiva sull'iscrizione obbligatoria al SSN

Soggiorno di durata inferiore ai tre mesi

Per i soggiorni di durata inferiore ai tre mesi, nulla è innovato rispetto alle procedure in essere. La sola formalità richiesta per il cittadino comunitario, per soggiornare in Italia, è il possesso di un documento d'identità valido per l'espatrio; pertanto, non va presentata al Comune alcuna richiesta e non viene effettuata l'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, se non per i lavoratori stagionali con regolare contratto di lavoro ed eventualmente per i titolari di modelli E106 con validità di tre mesi.Si rammenta che, ai fini dell'assistenza sanitaria, trova applicazione la normativa comunitaria vigente che assicura la prestazione, dietro presentazione di un idoneo attestato di diritto. Nel

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caso in cui il cittadino comunitario ne sia sprovvisto, la ASL, acquisite agli atti le generalità dell'assistito e copia del suo documento di riconoscimento, potrà richiedere, d'ufficio, detto attestato all'istituzione competente dello stato estero. In mancanza delle suddette condizioni il pagamento della prestazione dovrà essere richiesto direttamente all'assistito che, ai sensi dell'art. 34 del Reg. 574/72, potrà richiedere il rimborso alla propria istituzione competente.

Soggiorno di durata superiore ai tre mesi

I1 cittadino dell'unione che soggiorna sul territorio nazionale per un periodo superiore a tre mesi, sarà iscritto al Servizio Sanitario Nazionale, nei seguenti casi:1. è un lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;2. è familiare, anche non cittadino dell'unione, di un lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;3. è familiare di cittadino italiano;4. è in possesso di una Attestazione di soggiorno permanente maturato dopo almeno 5 anni di residenza in Italia.5. è un disoccupato iscritto nelle liste di collocamento o iscritto ad un corso di formazione professionale.6. è titolare di uno dei seguenti formulari comunitari: E106, E109 (o E37), E120, E121 (o E33)

Di seguito si indicano ulteriori relative specificazioni

1. Lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;

Se il cittadino dell'Unione è lavoratore, l'iscrizione al SSN deve essere fatta per la durata del rapporto di lavoro. Lo stesso vale per i familiari (ancorché non cittadini dell'Unione che però devono acquisire la carta di soggiorno).Se il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato, sia esso subordinato o autonomo, l'iscrizione deve essere a tempo indeterminato;Se il rapporto di lavoro è a tempo determinato l'iscrizione al SSN deve essere effettuata fino alla naturale scadenza del contratto, se inferiore all'anno, o di anno in anno se di durata superiore; ciò per evitare di pagare la quota capitaria al medico di medicina generale per cittadini comunitari che hanno lasciato l'Italia senza darne notizia (o di cui non viene data notizia alla ASL),

2. Familiare, anche non cittadino dell'Unione, di un lavoratore subordinato o autonomo nello Stato;

3. Familiare di cittadino italiano;

Per la definizione di familiare, di cui ai punti 2 e 3, si fa riferimento a quanto indicato nella circolare del Ministero dell'Interno n. 19 del 6 aprile 2007, recante disposizioni per l'applicazione della direttiva 38/2004. Sono, pertanto, considerati familiari:1. il coniuge;2. i discendenti diretti di età inferiore a 21 anni o a carico e i discendenti del coniuge;3. gli ascendenti diretti a carico e gli ascendenti del coniuge.La direttiva considera familiare anche il partner che abbia contratto con il cittadino comunitario un'unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la legislazione dello Stato membro ospitante equipari l'unione registrata al matrimonio e nel rispetto delle condizioni previste dalla legislazione dello Stato membro ospitante. Si ritiene quindi che, ai sensi della legislazione vigente in Italia, la persona convivente non possa, attualmente, essere considerata familiare.

4. Possesso di una Attestazione di soggiorno permanente maturato dopo almeno 5 anni di residenza in Italia

I1 cittadino dell'Unione che ha soggiornato legalmente e in via continuativa, per cinque anni, nel territorio nazionale, tranne brevi interruzioni espressamente consentite dalla norma, acquisisce un diritto di soggiorno permanente che comporta l'iscrizione a tempo indeterminato al SSN.L'iscrizione può essere effettuata presentando l'attestato rilasciato dal Comune di residenza

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che certifica la titolarità del diritto di soggiorno permanente.Tale titolo esonera l'interessato dalla conservazione dei requisiti previsti dal D.lgs 30/2007 per il riconoscimento del diritto al soggiorno.Secondo la citata circolare del Ministero dell'Interno, la condizione della continuità del soggiorno può essere accertata attraverso l'iscrizione anagrafica dell'interessato. Inoltre, la condizione che il cittadino comunitario abbia soggiornato legalmente deve intendersi nel senso che, nel corso dei cinque anni di soggiorno, l'interessato ha risieduto nel territorio alle condizioni previste dal D.lgs. 30/2007 e senza essere stato oggetto di misure di allontanamento.La continuità del soggiorno non è pregiudicata da assenze che non superino complessivamente sei mesi l'anno, nonché da assenze di durata superiore per l'assolvimento di obblighi militari, o da assenze fino a dodici mesi consecutivi per motivi rilevanti, quali la gravidanza e la maternità, malattia grave, studi o formazione professionale, o distacco per motivi di lavoro in un altro Stato membro o in un Paese terzo. La continuità è invece interrotta dal provvedimento di allontanamento della persona interessata.I1 diritto di soggiorno permanente si perde, in ogni caso, a seguito di assenze dal territorio nazionale di durata superiore a due anni consecutivi.Per il computo dei cinque anni si tiene conto dei periodi di residenza già trascorsi, anche se anteriori alla data di entrata in vigore del Dlgs 30/2007.

5. Disoccupato iscritto nelle liste di collocamento o iscritto ad un corso di formazione professionale

I1 cittadino dell'Unione, già lavoratore subordinato o autonomo sul territorio nazionale, iscritto al SSN, mantiene la titolarità del diritto all'iscrizione nelle seguenti ipotesi:1. è in stato di disoccupazione involontaria, debitamente comprovata, dopo aver esercitato un'attività lavorativa per oltre un anno nel territorio nazionale ed è iscritto presso il Centro per l'impiego, ovvero ha reso la dichiarazione che attesti l'immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa; ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del Dlgs. 21 aprile 2000, n. 181 (“Disposizioni per agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro in attuazione dell'articolo 45, comma 1, 1ett.a) legge 17 maggio 2001, n. 144” così come sostituito dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, recante “Disposizioni modificative e correttive del D.Lgs.21 aprile 2000, n. 181”).2. è in stato di disoccupazione involontaria, debitamente comprovata, al termine di un contratto di lavoro di durata determinata inferiore ad un anno, ovvero si è trovato in tale stato durante i primi dodici mesi di soggiorno nel territorio nazionale, è iscritto presso il Centro per l'impiego, ovvero ha reso la dichiarazione, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, così come sostituito dall'articolo 3 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, che attesti l'immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa. In tale caso, l'interessato conserva la qualità di lavoratore subordinato per un periodo di un anno;3. segue un corso di formazione professionale. Salvo il caso di disoccupazione involontaria, la conservazione della qualità di lavoratore subordinato implica che esista un collegamento tra l'attività professionale precedentemente svolta e il corso di formazione seguito.

6. Titolare di uno dei seguenti formulari comunitari: E106, E109 (o E37), E120, E121 (o E33)

Rimangono sempre vigenti le norme per cui:1) i cittadini dell'Unione Europea presenti sul territorio italiano per turismo, o cure, non hanno diritto all'iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale. Qualora non risultino titolari di TEAM sono personalmente tenuti al pagamento, per intero, delle tariffe relative a tutte le prestazioni ricevute.2) i Cittadini dell'unione Europea, in possesso della TEAM o di altro Modello rilasciato dalla istituzione competente del loro Paese d'origine, hanno diritto ad ottenere le prestazioni sanitarie a carico di quest'ultimo, secondo le modalità previste dai rispettivi attestati di diritto.3) Si ribadisce che resta invariato il diritto all'iscrizione al SSN dei cittadini comunitari a seguito della presentazione dei seguenti attestati comunitari:

modello E 106:• lavoratori distaccati (e loro familiari) in Italia per conto di una ditta europea (al di fuori dell’Italia); in questo caso la Cassa dello Stato estero ove ha sede la ditta, e dove vengono versati i contributi, assume l'onere derivante dal1’iscrizione al SSN del lavoratore per tutta la

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durata del distacco presso la ASL territorialmente competente. Si rammenta che non tutti gli Stati rilasciano il modello E106 con validità annuale. Nel caso in cui il formulario ha validità commisurata alla durata del contratto di lavoro, l'iscrizione dovrà essere annuale, rinnovabile anno per anno, dopo aver accertato la effettiva permanenza dell'attività lavorativa. Il lavoratore distaccato ha diritto alla scelta del medico (o/e pediatra) di base, ma non alla TEAM, che, invece, deve essere rilasciata dallo Stato di provenienza.• studenti esteri che vengono in Italia a seguire un corso di studi (es. Erasmus); come per i lavoratori distaccati l'iscrizione alla ASL ha una scadenza (riportata nel modello E106) legata alla durata del corso di studi. Vale quanto detto per i lavoratori distaccati• familiare di disoccupato; ha diritto al medico (e/o pediatra) di medicina generale e, quindi, all'assistenza sanitaria, ma non alla TEAM italiana, perché egli ha diritto a richiedere la tessera europea al suo Paese di provenienza . Ai titolari del modello E106, inoltre, la ASL dovrà rilasciare l'allegato 5 indicato nella nota ministeriale prot. DG RUERI 2276 dell'8 marzo del 2005, che dovrà essere presentata al medico (e/o pediatra) di base;

modello E120:richiedenti la pensione di un altro Stato UE (e loro familiari), ma residenti in Italia; hanno diritto all'iscrizione al SSN con la scelta del medico (pediatra) di base, ma non alla TEAM che sarà loro rilasciata invece dallo Stato estero, ai fini di un eventuale uso in un Paese UE al di fuori del nostro.A tali soggetti la ASL dovrà rilasciare l'allegato 5 della nota ministeriale prot. DG RUERI 2276 dell'8 marzo del 2005 che dovrà essere presentata al medico (pediatra) di base.

modello E121 (e modello E33):pensionati europei e loro familiari (muniti di pensione di un'altro Stato UE, ma residenti in Italia); hanno diritto all'iscrizione al SSN presso la ASL territorialmente competente, con la scelta del medico (pediatra) di base ed alla nostra TEAM;

modello E109 (e modello E37):familiari di lavoratore straniero occupato presso un altro Stato membro e residenti in Italia (può essere utilizzato anche dallo studente). Hanno diritto all'iscrizione al SSN presso la ASL territorialmente competente, con la scelta del medico (pediatra) di base ed alla nostra TEAM.

D) Documentazione necessaria per iscrizione obbligatoria al SSN

Premesso che non c’è obbligo di richiedere l'iscrizione anagrafica da parte dei cittadini comunitari che si iscrivono al SSN in quanto in possesso dei requisiti (a meno che, ad esempio, non abbiano un modello E121), ai sensi del D.lgs. 30/2007, spetta al Comune effettuare il controllo circa la sussistenza dei requisiti ai fini dell'iscrizione anagrafica del cittadino comunitario.I1 cittadino comunitario che ha i requisiti per l'iscrizione al SSN, in prima ipotesi, può recarsi presso il Comune per richiedere l'iscrizione anagrafica e, pertanto, l'ufficiale dell'anagrafe richiederà la documentazione con le informazioni che ritiene necessarie ai fini anagrafici.Tali informazioni però non sono sufficienti per l'iscrizione al SSN, pertanto, in ogni caso, il cittadino comunitario per tale iscrizione dovrà presentare alla ASL tutta la documentazione necessaria sottoindicata.In seconda ipotesi il cittadino comunitario, può scegliere di recarsi prima presso la ASL per l'iscrizione al SSN e poi, in secondo momento, può richiedere, se ritiene, l'iscrizione anagrafica.In ambedue i casi dovrà sempre presentare alla ASL la documentazione che giustifica l'iscrizione al SSN.Pertanto, sarà cura della ASL verificare la sussistenza dei requisiti ai fini dell'iscrizione al SSN.Si sottolinea che questa procedura è stata sempre effettuata fino ad oggi e la ASL dovrà sempre accertare che permangano i requisiti per il mantenimento dell'iscrizione al SSN.Ad ogni buon fine, nella successiva tabella vengono riassunti i criteri di iscrizione al SSN e la documentazione che il cittadino dell'unione o suo familiare deve presentare alla ASL nel caso sia già residente e debba mantenere il diritto, o nel caso non sia residente, come detto in

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precedenza, e quindi può richiedere, se ritiene, l'attestato di iscrizione anagrafica:

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E. Cittadini comunitari non rientranti nelle disposizioni precedenti

Nel paragrafo C sono stati indicati i cittadini comunitari che, in base a specifici requisiti, possono richiedere l'iscrizione obbligatoria al SSN.

Si sottolinea che, con l'entrata in vigore del D.lgs. 30/2007, le categorie di cittadini comunitari che in precedenza, in virtù dell'applicazione del DM del 18 marzo 1999, potevano iscriversi obbligatoriamente al SSN, attualmente, per poter usufruire dell'assistenza sanitaria, devono essere in possesso dei requisiti previsti dal citato decreto 30/2007. Ulteriore conseguenza è che anche il citato DM 18 marzo 1999 non può più trovare applicazione.E' bene rammentare che è prevista la proroga dell'uso del codice STP per cure urgenti ed essenziali, ancorché continuative, per l'anno in corso, ai cittadini bulgari e romeni che ne erano in possesso al 31 dicembre 2006.Per tutti coloro che non si trovano nella situazione su descritta non è più possibile rilasciare il codice STP. Nei casi di prestazioni sanitarie indifferibili ed urgenti erogate a tali soggetti, che non risultano essere assistiti dal Paese di provenienza, dovrà essere tenuta, da parte delle ASL una contabilità separata di cui si terrà conto per un'eventuale azione di recupero e/o negoziazione nei confronti degli Stati competenti in sede comunitaria o diplomatica.

F. Cittadini comunitari muniti di assicurazione privata

Per quanto concerne l'assistenza ai cittadini comunitari muniti di assicurazione privata, si ritiene che deve avere i seguenti requisiti:• essere valida in Italia;• prevedere la copertura integrale dei rischi sanitari (art 7, comma l), lettere b) e C) della direttiva 2004/38);• avere una durata annuale con indicazione della decorrenza e scadenza;• indicare gli eventuali familiari coperti e il grado di parentela;• indicare le modalità e le formalità da seguire per la richiesta del rimborso (indirizzo, referente, numero di telefono e di fax, eventualmente anche e-mail)Inoltre, si ritiene necessario che l'interessato presenti, sia quando richiede l'iscrizione anagrafica, sia quando richiede una prestazione sanitaria, una traduzione in italiano della polizza assicurativa e, naturalmente, ha l'obbligo di produrre una nuova polizza in caso di variazione della composizione del nucleo familiare.Si rammenta che l'assicurazione privata non dà diritto all'iscrizione al SSN.

G. Risposte a quesiti vari

In conclusione, per rispondere ai numerosi quesiti pervenuti, relativi all'assistenza da erogare alle donne in maternità ed alle richieste di interruzione volontaria di gravidanza, si rammenta che, per quanto concerne le donne in gravidanza, ai sensi della normativa comunitaria vigente, le prestazioni possono essere fornite previa esibizione della TEAM; per l'evento parto programmato è da richiedere il modello E112 (solo nei casi di cui alla circolare ministeriale 4652 del 23 dicembre 1996: donne che desiderano partorire nello Stato membro ove risiede il marito; donne coniugate o nubili che desiderano ritornare al loro Pese d'origine per avere l'aiuto delle loro famiglie; donne titolari di borse di studio che partoriscono nell'arco di tempo in cui svolgono le proprie ricerche all'estero.Tutte coloro che non risultano assicurate presso uno Stato comunitario (e che non sono iscritte al SSN) dovranno presentare o un'assicurazione privata o pagare direttamente le prestazioni.Invece, per quanto concerne l'interruzione volontaria di gravidanza, questa prestazione deve considerarsi a totale carico dell'assistita, a meno che l'interruzione di gravidanza sia ritenuta una prestazione medicalmente necessaria; nel qual caso, se l'interessata è fornita di un idoneo attestato di diritto rilasciato dall'istituzione competente del proprio Paese di provenienza la prestazione è gratuita (salvo eventuale previsione di ticket).Infine, per quanto concerne la categoria protetta di “donne soggette alla tratta”, è da tener conto di una normativa speciale. Infatti le cittadine comunitarie che, ai sensi dell'art. 6, comma 4 della legge 26 febbraio 2007, n. 17 (conversione del decreto legge 28 dicembre 2006, n. 300 recante disposizini relative a proroga di termini previsti da disposizioni legislative), sono �ammesse ai programmi di assistenza ed integrazione sociale, previsti dall'art. 18 del decreto

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un'attestazione rilasciata dal Questore o, nelle more, una dichiarazione dell'ente o associazione che gestisce il programma di assistenza ed integrazione sociale, per il periodo corrispondente alla durata del programma.L'iscrizione si interrompe se la cittadina abbandona il programma di assistenza ed integrazione. Al termine del programma di assistenza e di integrazione la cittadina comunitaria manterrà l'iscrizione al SSN se ha requisiti suddescritti.Si invita codesto Assessorato ad informare le rispettive aziende sanitarie per gli adempimenti di loro competenza.

Il Direttore Generale(Dott.ssa Maria Paola Di Martirio)

MINISTERO INTERNO - Iscrizione in anagrafe di stranieri richiedenti il permesso di soggiorno per motivi familiari

Circolare del Ministero dell’Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - Direzione Centrale per i Servizi Demografici del 2 Agosto 2007, n. 43

Prot. n. 200707889-15100/14865

Con circolare n. 16, del 2 aprile 2007, in attuazione della direttiva dell’On.le Sig. Ministro del 20 febbraio 2007, è stata data l’indicazione di procedere all’iscrizione anagrafica degli stranieri che abbiano sottoscritto il contratto di soggiorno presso lo Sportello Unico per l’immigrazione, e siano in attesa del rilascio del permesso di soggiorno.A seguito di tale disposizione sono stati posti quesiti volti a conoscere se il principio già in tal senso affermato sia estensibile a favore degli stranieri che abbiano richiesto il permesso di soggiorno per motivi familiari e ai quali lo Sportello unico per l’immigrazione abbia rilasciato il nulla osta al ricongiungimento.A tale riguardo si ritiene che, per analogia, il principio sopraesposto debba essere applicato anche con riferimento alle ipotesi di ricongiungimento familiare.Va infatti considerato che il possesso dei requisiti per il ricongiungimento è condizione per il rilascio del relativo nulla osta da parte dello Sportello unico per l’immigrazione, e quindi del visto d’ingresso da parte dell’Autorità consolare italiana.Gli Uffici di anagrafe potranno quindi procedere all’iscrizione anagrafica dello straniero che abbia fatto domanda di permesso di soggiorno per motivi familiari, nelle more del suo rilascio. A tal fine sarà sufficiente l’esibizione del visto d’ingresso, della ricevuta rilasciata dall’Ufficio postale attestante l’avvenuta presentazione della richiesta di permesso di soggiorno, nonché di fotocopia non autenticata del nulla osta rilasciato dallo Sportello unico.Si pregano le SS.LL. di portare a conoscenza dei Sig.ri Sindaci il contenuto della presente circolare.

IL DIRETTORE CENTRALE(Porzio)

(2 agosto 2007)

BOLOGNA – Interprete di fiducia, pagato dallo Stato, per gli immigrati coinvolti in un processo

Gli stranieri coinvolti in un processo potranno nominare un proprio interprete di fiducia per capire le accuse e spiegarsi meglio. E a pagarlo sarà lo Stato. È la novità sancita dalla Corte Costituzionale, con una sentenza depositata lo scorso 6 luglio e resa nota oggi dall'avvocato Desi Bruno, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna. "La sentenza n.254 del 2007 – commenta Desi Bruno – è un passo avanti che faciliterà in modo significativo l"esercizio del diritto di difesa, consentendo agli stranieri di comunicare con il proprio difensore e di preparare adeguatamente la propria linea difensiva”.

“La pronuncia della Corte - spiega Antonio Costa dell’Ufficio comunale del Garante di Bologna - si inserisce all’interno delle norme che regolano il patrocinio legale gratuito per le persone non abbienti. Finora, in caso di procedimento penale nei confronti di un cittadino straniero,

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l’avvocato d’ufficio era affiancato da un interprete, fornito però dal pubblico ministero”. La Consulta ha invece dichiarato incostituzionale l’articolo 102 del Testo unico 2002 sulle spese della giustizia, osservando che “per l’accusato straniero, che non conosce la lingua italiana, il diritto di nominare un proprio interprete rientra nella garanzia costituzionale del diritto di difesa nonché nel diritto al giusto processo. Tale nomina è motivata dalla necessità di garantire all’imputato il diritto di comprendere le accuse formulate contro di lui e intendere il procedimento al quale partecipa, in modo tale da renderne effettiva la partecipazione”.

All’interprete della difesa, quindi, sarà liquidato un compenso pagato dallo Stato. E questa decisione della Corte Costituzionale, osserva ancora la Garante, non vale solo per chi è sotto processo, ma per tutte le persone straniere e non abbienti “a vario titolo coinvolte in un procedimento penale, come persona offesa, indagato, imputato, condannato, con un procedimento in corso”. Si tratta, conclude Desi Bruno, di “un ulteriore passo per l’attuazione dell’articolo 24 della Costituzione italiana, che prevede che siano assicurati ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. (lb)

(1 AGOSTO 2007)

NOTIZIE INAS – CISL

Aumentano le pensioni basse anche per i residenti all’estero

L’aumento delle pensioni basse recentemente deciso dal governo italiano riguarderà anche i residenti all’estero. Sarà erogato una volta all'anno, oltreché dall’Inps, anche dall’Inpdap, per i titolari di pensioni pubbliche; l’Inps lo applicherà sulla rata di pensione di ottobre, l’Inpdap sulla rata di novembre (salvo particolarità). Per ottenere l’aumento si dovranno avere almeno 64 anni di età e un reddito complessivo individuale non superiore a 8.504,73 euro annui (inclusi la pensione italiana, la pensione estera e altri eventuali redditi, esclusi assegni famigliari e redditi derivanti da casa di abitazione). Per erogare l’importo aggiuntivo, l’Inpdap richiederà anche ai residenti all’estero la dichiarazione sui redditi presunti per il 2007. L’Inps, invece, considererà come reddito presuntivo per il 2007 quello derivante dagli ultimi dati in suo possesso, senza procedere nei riguardi dei pensionati residenti all’estero ad alcuna specifica richiesta di accertamento reddituale, come invece avverrà per coloro che risiedono in Italia. Per calcolare l’importo dell’indennità, tuttavia, l’Inps ha annunciato che prenderà in considerazione solamente i contributi versati presso lo stesso Istituto, e non quelli versati presso gli Istituti previdenziali esteri. L’Inas Cisl, mentre esprime soddisfazione e plauso per un'iniziativa che tende finalmente a dare un qualche sollievo ai detentori di redditi bassi, manifesta alcune perplessità rispetto alle modalità con cui l’Inps sta conducendo l’operazione. In primo luogo, per la confusione che verrà a generarsi riguardo alle situazioni reddituali dei connazionali, visto che non sono state ancora definitivamente chiuse le campagne di accertamento Red/Est avvenute nel 2003 (redditi 2002) e nel 2006 (redditi 2004 e 2005) e quella di quest’anno deve ancora partire. Sarà dunque facile che si creino discrepanze tra i redditi alla base dei quali l’Inps erogherà le prestazioni e quelli reali. Inoltre, l’atteggiamento di chiusura dell’Inps rispetto alla possibilità di considerare anche i periodi contributivi esteri per il raggiungimento del requisito dell’anzianità contributiva contrasta con il principio che governa le convenzioni internazionali di sicurezza sociale e i Regolamenti europei, per i quali i periodi esteri e italiani devono essere ugualmente considerati per l’erogazione delle prestazioni pensionistiche o accessorie.

Previdenza svizzera: sempre più difficile ottenere la rendita di invalidità

Come l’Italia e come molti altri paesi d’Europa, anche la Svizzera negli ultimi dieci anni è intervenuta più volte per correggere le sue norme previdenziali e limitare i costi del proprio sistema di welfare: nell’ambito del cosiddetto Primo pilastro, ovvero il sistema previdenziale pubblico, attraverso ben dieci revisioni dell’Assicurazione Vecchiaia e Superstiti (Avs) e quattro dell’Assicurazione Invalidità (AI), cui ne seguirà a breve una quinta a seguito dell’esito del referendum popolare che si è tenuto lo scorso giugno, promosso dalle forze politiche della

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destra elvetica come una battaglia contro i presunti abusi nel sistema assicurativo dell’AI, dei quali sono stati accusati in modo più o meno esplicito i cittadini stranieri. L’obiettivo è risanare le casse dell’AI, gravata da un deficit in costante aumento (nel 2006 ha superato complessivamente i 9 miliardi di franchi svizzeri). Nell’arco degli ultimi dieci anni, infatti, il numero di prestazioni erogate dall’AI è salito di quasi un terzo. E i soggetti maggiormente a rischio di invalidità sono gli operai stranieri, che generalmente vengono impiegati nei lavori più duri sia nelle fabbriche che nei cantieri.Il risanamento dovrebbe passare attraverso varie misure, ad iniziare dal reinserimento degli invalidi nel mondo produttivo. Tuttavia, alcuni dubbi al riguardo sorgono per il fatto che già oggi la Confederazione, secondo uno studio dell’Ocse, è al primo posto nell’impiego di portatori di handicap, e poiché non sussiste per i datori di lavoro alcun obbligo di legge ad assumere invalidi, di fatto non vi sono certezze riguardo alla disponibilità ad impiegarne ancora di più. In secondo luogo, si punta su un giro di vite rispetto ai requisiti per il riconoscimento del diritto alla rendita. Si prevede anche di sopprimerne alcune tipologie, ad esempio la rendita ‘completiva’ spettante al coniuge del pensionato, che sarà sostituita da un Assegno per grandi invalidi, il diritto al quale è legato alla tipologia del danno. Ma soprattutto, potranno beneficiarne solo coloro che risiedono in Svizzera, non gli invalidi stranieri che rimpatriano. E potrebbe non finire qui: la destra ha già annunciato di volersi impegnare per una sesta revisione, con l’obiettivo di rendere ancora più difficile ottenere le prestazioni di invalidità.

Aumenta la produttività del lavoro nel mondo, ma sono ancora troppi i poveri e gli esclusi

I livelli di produttività del lavoro sono aumentati in tutto il mondo negli ultimi dieci anni, ma il divario fra le regioni industrializzate e il resto del mondo rimane pronunciato, sebbene regioni come l’Asia del Sud, l’Asia orientale, l’Europa centrale e del sud-est (non-UE) e la Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) abbiano incominciato ad accorciare le distanze. Lo rivela un nuovo rapporto pubblicato dall’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO).Per il 2006 gli Stati Uniti sono ancora in cima alla classifica per la produttività del lavoro, nonostante il rapido aumento di produttività in Asia orientale, dove i lavoratori producono ormai il doppio rispetto a 10 anni fa. È però cresciuto anche il divario fra la produttività degli Stati Uniti e quella delle altre economie industrializzate. L’accelerazione degli USA ha infatti sorpassato quella di molti altri paesi sviluppati: con 63 885 dollari US di valore aggiunto per lavoratore nel 2006, gli Stati Uniti sono seguiti a distanza considerevole da Irlanda, Lussemburgo, Belgio e Francia. Negli USA, però, si lavora anche più ore l’anno rispetto alle popolazioni della maggior parte delle economie sviluppate; quindi, misurando il valore aggiunto per singola ora lavorativa, è la Norvegia ad avere il livello di produttività più elevato (37,99 $), seguita dagli Stati Uniti (35,63 $) e dalla Francia (35,08 $). L’Italia ha un valore aggiunto per singola ora di 29,28 $.L’aumento di produttività risulta principalmente dal modo in cui le aziende combinano capitale, tecnologia e lavoro; per cui anche la mancanza di investimenti nel capitale umano, ovvero in formazione e competenze, può condurre a una sottoutilizzazione del potenziale della forza lavoro. Nell’Asia dell’Est, dove i livelli di produttività sono raddoppiati in 10 anni, il valore aggiunto per lavoratore è passato da un ottavo del livello dei paesi industrializzati registrato nel 1996 ad un quinto nel 2006. Inoltre, il rapporto illustra come nell’Asia sud-orientale e nel Pacifico i livelli di produttività sono di circa sette volte più bassi di quelli dei paesi industrializzati, e in Asia del Sud addirittura di otto volte. In Medio Oriente, America Latina e Caraibi, il valore aggiunto per lavoratore è quasi tre volte inferiore a quello delle economie sviluppate; nell’Europa Centrale e Sud-Orientale (non UE) e nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) il livello è di tre volte e mezzo inferiore, mentre nell’Africa del Nord di quattro volte. Il distacco più grande si osserva nell’Africa sub-sahariana, dove il livello di produttività per lavoratore è un dodicesimo di quello di un lavoratore dei paesi industrializzati.Questa quinta edizione del rapporto fornisce anche un’analisi dettagliata di ciò che l’ILO definisce ‘mancanza di lavoro dignitoso’ nel mondo. Il lavoro dignitoso è un posto di lavoro produttivo, equamente retribuito e svolto in condizioni di sicurezza, che preveda protezione sociale per il lavoratore e per la sua famiglia e che gli permetta di organizzarsi e di partecipare alle decisioni che lo riguardano. Centinaia di milioni di donne e uomini lavorano molto e duramente, ma non nelle condizioni di cui avrebbero bisogno per liberare sé stessi e le proprie famiglie da situazioni di miseria; rischiano anzi di divenire ancora più poveri: si tratterebbe, in cifre, di 1,5 miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa, tra i 195,7 milioni di disoccupati e i quasi 1,3 miliardi che mantengono sé stessi e le proprie famiglie con meno di 2 dollari al giorno. Secondo il rapporto, la metà di tutti i lavoratori del mondo,

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donne e uomini, sarebbero a rischio di povertà. Globalmente la maggior parte di loro opera nell’economia informale; corrono quindi anche un maggior rischio di non essere protetti, di non beneficiare della previdenza sociale o di non avere diritti sul lavoro. Nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia del Sud oltre il 70% dei lavoratori si trova in questa situazione di vulnerabilità. Inoltre, un gran numero di persone — circa un terzo della popolazione in età lavorativa di tutto il mondo — non riesce per nulla a entrare nel mercato del lavoro; ed è soprattutto la forza lavoro femminile a rimanere inutilizzata. Negli ultimi 10 anni, infatti, il tasso di inattività è rimasto molto più elevato per le donne che per gli uomini, con solo due uomini inattivi in età lavorativa su dieci rispetto a cinque donne su dieci.

INFORMAZIONI CARITAS

ROMA – Presentazione Dossier Statistico Immigrazione 2007

Il prossimo 30 ottobre sarà presentato a Roma e in contemporanea in molte altre città italiane il XVII rapporto sull’immigrazione della Caritas Migrantes. Per ulteriori informazioni contattare il Centro Studi e Ricerche IDOS al n.06.66514345 – 4502 [email protected]

VICENZA – C orso Caritas per volontari e operatori, per superare l'indifferenza

La Caritas diocesana di Vicenza propone un corso sulla cultura zingara. Il corso, rivolto ad operatori e volontari, partirà a fine settembre. Quanti sono infatti gli insegnanti, gli assistenti sociali, gli amministratori, gli operatori sanitari, i volontari, i catechisti, gli animatori di gruppo che si trovano a gestire situazioni legate ai nomadi senza avere una “bussola” culturale e di conoscenze adeguata? Il corso mira proprio a fornire strumenti adatti e conoscenze adeguate per quella che forse è la situazione di disagio più contraddittoria, più complessa, più vittima di pregiudizi radicati. “Il disagio dei nomadi è infatti oggi unanimemente considerato una delle realtà più difficili (per volontari, ma anche per le istituzioni) – afferma la Caritas - da affrontare, soprattutto quando chi è chiamato a decidere e ad agire sceglie di farsi comunque guidare, nell’intervento, dal ‘faro’ del rispetto dei diritti, della dignità delle persone e della promozione umana. Infatti se si vuole, com’è giusto, parlare anche di inclusione sociale, di patto di solidarietà, di diritti e doveri, ciò non si può mai fare a senso unico: non si può cioè chiedere ‘loro’ di integrarsi gradualmente, se anche da parte ‘nostra’ non vi è la volontà di un incontro, di una conoscenza. Per dirla in breve, è sempre vero il detto che ‘per insegnare bene il latino, oltre a questo occorre conoscere anche Pierino!’”. Il corso, dal titolo “Rom e Sinti stanziali sul territorio vicentino: possiamo superare l’indifferenza?” si rivolge quindi a chi è interessato a conoscere di più questo mondo, per superare pregiudizi e paure; agli operatori dei diversi servizi del territorio, della scuola e della sanità; a chi desidera diventare volontario in questo ambito, mettendo a disposizione un po’ del proprio tempo, della propria umanità e della propria professionalità. I momenti formativi, tutti con interventi di grande spessore e con relatori significativi anche a livello nazionale o impegnati concretamente sul territorio vicentino, mirano quindi anche a riscoprire le risorse, la storia, la cultura del popolo zingaro e sono il frutto del tentativo di prossimità con i Rom e i Sinti presenti sul territorio della diocesi che la Caritas diocesana percorre da anni”. “Sarà un primo piccolo passo per coinvolgere persone singole, comunità cristiane e istituzioni a prendere consapevolezza dell’esistente, nella sua duplice valenza di risorsa e di fatica, e a mettere in rete professionalità e progettualità per e con le persone rom e sinti” sottolinea il direttore della Caritas diocesana don Giovanni Sandonà.Dopo un momento introduttivo verranno affrontati, infatti, anche con testimonianze di prima mano, le questioni normative, quelle legate al lavoro, ai minori, ai percorsi di prossimità possibili, al ruolo della chiesa, delle istituzioni (comuni in testa), del terzo settore e dell’informazione.Il corso si terrà a Vicenza presso la sede della Caritas diocesana. Per le iscrizioni rivolgersi in segreteria, in contrà Torretti 38 a Vicenza, tutti i giorni dal lunedì al sabato, dalle ore 9.00 alle ore 12,30 (tel. 0444-304986, fax 0444-304990, [email protected]) entro il 25 settembre.

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Bruxelles - Trasformare in struttura permanente la Rete dell'Unione europea sulle migrazioni

Il network, istituito nel 2002 come "azione preparatoria", si è rivelato di grande utilità, producendo rapporti, studi, ricerche e dati statistici per la definizione di politiche comuni a livello europeo

La Commissione europea ha ufficialmente proposto, il 10 agosto scorso, l’istituzione in via permanente della Rete dell’Unione europea sulle migrazioni (Rem), per la raccolta e lo scambio di informazioni aggiornate su tutti gli aspetti del fenomeno migratorio nell’ambito dell’Unione, e la definizione di politiche comuni in materia d’immigrazione e asilo. Il punto di contatto nazionale di questa rete è stato per l’Italia il Centro Studi e Ricerche IDOS.

La Rete sarà, secondo il vicepresidente della Commissione e commissario Ue alla Giustizia, libertà e sicurezza, Franco Frattini, “uno strumento prezioso per migliorare la nostra conoscenza dei fenomeni migratori nell'Unione, grazie alla sua capacità di elaborare e pubblicare relazioni sulle strategie politiche, analizzare dati statistici, realizzare studi specifici e fornire informazioni precise e pertinenti su immigrazione ed asilo”.

L’iniziativa coincide con la conclusione del progetto pilota della Rete, partito nel 2002 in accoglimento dell’invito a creare un “sistema europeo di scambio di informazioni in materia di asilo, migrazione e paesi d’origine” rivolto alla Commissione dal Consiglio europeo di Laeken del dicembre 2001. Il progetto, divenuto poi azione preparatoria di durata massima triennale (2004-2006), è stato di seguito avallato dal Consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003, da cui è emersa l’opportunità di trasformare la Rete in una struttura permanente.

L’esperienza dell’azione preparatoria ha dimostrato, infatti, l’efficacia e l’importanza del progetto, che si è rivelato uno strumento particolarmente utile per la gestione delle problematiche connesse ai flussi migratori. Nel corso del periodo sperimentale, l’attività della Rete ha prodotto relazioni annuali, microstudi, ricerche e dati statistici sui temi della migrazione e dell'asilo nell'Unione europea.

In vista della conclusione del progetto pilota, la Commissione europea ha poi lanciato, con il Libro verde del 2005 relativo al futuro della Rete europea sulle migrazioni [COM (2005) 606], una consultazione aperta per raccogliere le valutazioni di tutti i soggetti coinvolti sui futuri sviluppi della Rem. Proprio sulla base di queste valutazioni e dei risultati ottenuti nel periodo sperimentale è nata la proposta della Commissione, che individua anche il tipo di organizzazione della Rete.

La futura struttura della Rem sarà composta dalla Commissione e da Punti di contatto nazionali, uno per ogni Stato membro, per la raccolta e trasmissione delle informazioni sui flussi migratori di ciascun Paese. Vi sarà, inoltre, un Comitato direttivo composto da rappresentanti degli Stati membri, della Commissione e del Parlamento europeo, per garantire piena partecipazione a tutti i soggetti istituzionali coinvolti e assicurare che le attività svolte siano in linea con l’agenda politica dell’Unione. La Commissione, infine, manterrà un ruolo centrale nel funzionamento della Rete, adottando, tra le altre competenze, il piano annuale delle attività e coordinando e garantendo un sistema di co-finanziamenti di base da parte di ogni Punto di contatto. Nell’ambito di questa documentazione le Relazioni annuali 2004, 2005 e 2006 riguardano gli sviluppi politici e legislativi più significativi in materia, mentre i microstudi offrono ai decisori e alle altre parti interessate informazioni sulle tendenze di breve periodo (generalmente tre mesi).

Gli studi finora pubblicati riguardano ”Sistemi di accoglienza, loro capacità e situazione sociale dei richiedenti asilo nel sistema di accoglienza degli Stati membri dell'Unione europea” (maggio 2006), “Migrazione gestita e mercato del lavoro – Il settore della sanità” (novembre 2006) e ”Condizioni di ingresso e di soggiorno nell'UE dei lavoratori altamente qualificati” (maggio 2007), mentre è in corso di completamento entro il 2007 uno studio sul ricongiungimento familiare.

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Le ricerche prodotte sinora, invece, mirate ad approfondire aspetti o tematiche specifiche, sono “Impatto dell’immigrazione sulle società europee” (marzo 2006), “Cittadini di paesi terzi in posizione irregolare negli Stati membri dell'UE: approccio, loro profilo e situazione sociale” (gennaio 2007) e “Migrazione di ritorno” (maggio 2007). 

(14 agosto 2007)

ALTO ADIGE - L'impegno della Caritas per i concittadini immigrati

Nel suo rapporto 2006 sull'attivita' in regione, per le due Fondazioni Odar e Caritas della Caritas dell'Alto Adige una delle tematiche piu' complesse con cui ha dovuto confrontarsi e' stata l'immigrazione di nuovi concittadini, 'che sono necessari alla nostra economia' -spiega una nota- 'ma che spesso rimangono esclusi dalla nostra societa''. E' necessario sostenere le persone immigrate al momento dell'arrivo nella nostra terra e facilitare il loro inserimento nella vita della societa' altoatesina. "l'integrazione sociale dei nuovi concittadini immigrati costituisce uno dei compiti piu' urgenti per il prossimo futuro'.

(9 Agosto 2007)

LISBONA – Migration Forum

Nei giorni 20 – 22 settembre l’ufficio immigrazione di Caritas Italiana ha preso parte al 5° Migration Forum di Lisbona organizzato da Caritas Europa dal titolo “Building bridges or barriers? Exploring the dynamics between migration and development” . Per avere ulteriori informazioni e materiali prodotti in occasione del Forum, visitare il sito di Caritas Europa www.caritas-europa.org

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