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Figlie della Chiesa Bollettino della Postulazione N. 2 - 2017 Sped. Abb. Post. D:L:353/203 (conv.in L27/02/2004 n.46) art.1.comma 2DCB Roma Istituto Suore Figlie della Chiesa - Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma Figlie della Chiesa
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Figlie della ChiesaBollettino della Postulazione N. 2 - 2017

Sped. Abb. Post. D:L:353/203 (conv.in L27/02/2004 n.46) art.1.comma 2DCB RomaIstituto Suore Figlie della Chiesa - Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma

Figlie della Chiesa

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Bollettino trimestrale della Postulazioneanno XXXVII n. 2 Aprile - giugno 2017

Nuovo C/c postale n. 1019393824Codice IBANIT39 F076 0103 2000 0101 9393 824Sped. Abb. post.D.L. 353/2003(conv.in L27/02/2004 n.46)art.1.comma 2DCB Roma Autoriz. del Tribunale di Roma n. 17815 del 5-10-1979

Ed. Istituto Suore Figlie della ChiesaViale Vaticano, 62 - 00165 Roma

Dir. Responsabile Maria Teresa SotgiuRedazione: Elsa De Marchi - Maria Giampiccolo

Sommario

Vita della Chiesa

– Parola del Papa 3

– La forza dello Spirito 4

– Un uomo tutto di Dio 6

– a servizio della Chiesa e dell’umanità

– Testamento spirituale -Mons Diego Bona 7

– Maria sorgente di gioia per i piccoli 8

– I tabernacoli a due zampe 10

– Papa Francesco in visita a Milano 12

– Centenario delle Apparizioni 14

Vita di Famiglia

– Il Sì per tutta la vita 16

– In comunione con Suor Olga 18

– Lo Spirito Santo guida all’Unità 19

– Meraviglie a Fatima 20

– Meta di Pellegrinaggio 21

– Dalla contemplazione all’azione 22

– Festa di ringraziamento 23

– La presenza di Maria - Filippine 24

– fra Roberto 26

– Sr. Maria Teresa Gazzara 27

Fatima, altare del mondo!Fatima, lembo di cielo!

Cielo, spazio di Dio!Fatima, terra di Maria!

In copertina,la Madonna di Fatimanella cappella dove è apparsa

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100Grazie per avermi accolto fra voi ed esservi uniti a me in questo pellegrinaggio

vissuto nella speranza e nella pace. Fin d’ora desidero assicurare a quanti vi trovateuniti con me, qui o altrove, che vi porto tutti nel cuore. Sento che Gesù vi ha affidatia me (cfr Gv 21,15-17), e abbraccio e affido a Gesù tutti, “specialmente quelli chepiù ne hanno bisogno” – come la Madonna ci ha insegnato a pregare (Apparizionedi luglio 1917). Ella, Madre dolce e premurosa di tutti i bisognosi, ottenga loro labenedizione del Signore! Su ciascuno dei diseredati e infelici ai quali è stato rubatoil presente, su ciascuno degli esclusi e abbandonati ai quali viene negato il futuro,su ciascuno degli orfani e vittime di ingiustizia ai quali non è permesso avere unpassato, scenda la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo: «Ti benedica il Si-gnore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia gra-zia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26).

Presi per mano della Vergine Madre e sotto il suo sguardo, possiamo cantarecon gioia le misericordie del Signore. Possiamo dire: La mia anima canta per Te,Signore! La misericordia, che ha avuto verso tutti i tuoi santi e verso l’intero popolofedele, è arrivata anche a me.

«Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzio-naria della tenerezza e dell’affetto. In Lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza nonsono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altriper sentirsi importanti. […] Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contem-plazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di Lei un modello ecclesiale perl’evangelizzazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 288). Possa ognuno di noi di-ventare, con Maria, segno e sacramento della misericordia di Dio che perdona sem-pre, perdona tutto.

Papa Francesco

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FATIMA S 100 ANOS

Fatimamillenovecentodiciassette

duemilladiciassete

Sabato 13 maggio

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È la promessa che Gesù fa ai suoi disce-poli e da quel giorno lontano, come un’eco,continua all’infinito e giunge anche a te… ame… a noi. Lo Spirito Santo, Terza Personadella Santissima Trinità, espande la suaenergia Divina su tutto l’universo, operandomeraviglie; è presente fin dalla creazione delmondo, in quella notte dei tempi dove an-cora il tempo non era misurabile e conteni-bile: «In principio Dio creò il cielo e la terra. Orala terra era informe e deserta, le tenebre ricopri-vano l'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulleacque» (Gn 1.1).

Sul mondo informe si posa «lo Spirito diDio» e la sua discesa produce il miracolodella creazione: la trasformazione del caosin cosmos, del disordine in ordine; il passag-gio dal buio alla luce della bellezza creatrice.La scienza afferma che questo processo evo-lutivo ha impiegato miliardi di anni; consi-derando che al tempo, in Dio, non sonoapplicabili i nostri criteri razionali, dedu-

ciamo sostanzialmente che l’ordine delmondo non è dovuto al caso, a scoppi im-provvisi della materia, ma a un progettoposto in esso, fin dall’inizio, dal Creatore.L’armonia del cosmo si è man mano co-struita anche grazie all’opera dell’uomo, acui è stato dato il potere di abbellire e nellostesso tempo dominare la terra.

Nella storia della salvezza la forza delloSpirito Santo si è manifestata fin dalle originied è stata percepita dall’uomo, come testimo-nia la Sacra Scrittura, in diversi modi: nelvento, nell’acqua, nel fuoco... simboli primor-diali della grandezza e potenza divina.

L’acqua è il segno dello spirito che puri-fica: "Vi aspergerò con acqua pura e sarete purifi-cati da tutte le vostre impurità e da tutti gli idoli"(Ez 36, 25); ma anche dello spirito che riportaalla vita: "Farò scorrere acqua nella steppa e fiumiin terra arida"; e ancora: "Effonderò il mio spiritosulla tua stirpe e la mia benedizione sulla tua pro-sperità" (Is 44, 3). L’uomo sa bene che senzal’aiuto dello Spirito è nulla e si smarrisce fa-cilmente; per questo il salmista invoca: Nonprivarmi del tuo Santo Spirito! (Sal 51,13).

Il Nuovo Testamento traduce l’ebraicoruach (Spirito) nel greco pneuma, che in tuttele ricorrenze ha sempre a che fare con la po-tenza di Dio. L’evangelista Luca presenta loSpirito all’inizio della vicenda terrena diGesù (1,35) e della sua missione (4, 14-21);allo stesso modo, all’inizio della storia dellaChiesa (Atti degli Apostoli 2,1-4). Poi tutti iSinottici parlano dello Spirito Santo in occa-sione del battesimo di Gesù al fiume Gior-dano: “Quando tutto il popolo fu battezzatoe mentre Gesù, ricevuto anche lui il batte-simo, stava in preghiera, il cielo si aprì escese su di lui lo Spirito Santo in apparenzacorporea, come di colomba” (Lc 3,21-22).

Lo Spirito discende come rugiada che ri-

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La forza dallo Spirito

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genera; luce d’eterna luce, viene a dimorarenel cuore di ogni credente e anche nella vitadi chi non lo riconosce. San Paolo ben a ra-gione afferma: "Non sapete voi che siete il tem-pio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (1Corinzi 3,16).

Una riflessione di Papa Francesco a ri-guardo sollecita a prendere consapevolezzache Dio attraverso Gesù ci parla sempre,ogni giorno; continuamente lo Spirito cispinge ad aprire mente e cuore, a chiedere isuoi doni. In questo nostro tempo di conti-nue avversità dobbiamo implorare il donodella pace e della fortezza:

Il Signore continua a parlare nella pro-fondità della nostra esistenza. Avrete…avrai… Forza dallo Spirito Santo. Una forzadifferente da quella che il mondo crede e so-stiene; una forza che può superare fragilità,piccolezze, semplicità; una forza derisa, per-seguitata…Il dono della fortezza, come pure tutti glialtri doni dello Spirito Santo, non viene ef-fuso soltanto per le grandi imprese, comequelle dei santi e dei martiri. Questo donoinveste le miriadi di cristiani che seguonoCristo, ogni giorno, nel nascondimento, pre-gando, lavorando, in casa, in fabbrica, neicampi o in ufficio.

Per invocare la sua presenza nella nostravita possiamo far nostra questa bella pre-ghiera di San Simeone il Nuovo Teologo:

Ti ringrazio d’essere sceso a diventare unsolo spirito con me, senza confusione, senzamutazione, senza trasformazione, tu il Dioal di sopra di tutto, e d’esserti fatto a tutticibo ineffabile e gratuito che senza fine stra-ripi inesauribilmente e zampilli alla fonte delmio cuore.

Grazie per esserti fatto per me luce senzatramonto, sole senza declino, perché non haidove nasconderti, tu che riempi l’universodella tua gloria. Siamo noi invece a volercinascondere da te.

Vieni, Signore, pianta oggi in me la tuatenda; costruisci la tua casa e rimani eterna-mente inseparabilmente in me, tuo servo,perché alla fine anch’io mi ritrovi in te e conte regni, Dio al di sopra di tutto.

Clara Caforio

Vita della Chiesa

Spirito Santo Amore,dona Gesù al mio cuore,dona al mio cuor Maria,vita e dolcezza mia.

Immergi nell’obliodi ciò che non sei Tuil misero cuor mio,o Dono di Gesù.

In Te, mia sicurezza,io fisso il cuore e il ciglio,donami la certezzadel tuo santo Consiglio.

Dammi, Spirito Buono,il tuo casto Timore,la sete di perdonoe l’umiltà del cuore.

Dammi luce alla mente,perché ti scopra in me,e il misero mio nientescorga sommerso in Te.

O forte e dolce Amore,fammi paziente e fortenell’ora del dolore,nell’ora della morte.

Colma con la tua Graziail vuoto che s’apre in me:con la tua Gloria saziala mia ansia di Te.

Maria Oliva Bonaldo

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Un uomo tutto di Dio

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Vescovo Emerito di Saluzzo, già Vescovo di Porto-Santa Rufina

a servizio della Chiesa e dell’umanitàRicordare don Diego per noi Figlie e

Figli della Chiesa è fare memoria di unastoria piena di amore. Don Diego ce neha dato tanto e chiunque tra di noi, so-relle e fratelli che lo abbiamo incontrato,anche per una sola volta, non può non ri-cordare il suo amore che si presentavapersonale, unico in quel momento, pro-fondo e vero.

Don Diego è stato un uomo fino infondo e la sua umanità è nota a tutti; una

persona dotata di vivace intelligenza epieno di talenti che ha fatto fruttificarefino all’ultimo, senza essergli d’impedi-mento l’anzianità e le malattie della vec-chiaia.

Don Diego è stato un sacerdote auten-tico, tutto appartenente a Dio. La sua pro-pensione all’ascolto profondo di chiunquegli volesse parlare e il dono grande della mi-sericordia di Dio che offriva a tutti, restanoil segno concreto di un cuore a sua volta at-

traversato dall’Amore di Dio. Pensando a don Diegosembra di risentire le parole di Papa Francesco quandoai Sacerdoti spiega come deve essere il Pastore, profu-mato dell’odore delle pecore a lui affidate da Dio, Pa-store che va in cerca delle pecore perse e poi se le rimettein spalla e ritorna tutto contento.

Non basterebbero pagine per raccontare le tanteesperienze fatte con don Diego e perciò, vogliamo cu-stodirle nel cuore e restare uniti a lui attraverso la co-munione dei Santi, attraverso l’Eucaristia tanto amatada lui e celebrata con profondità; restare uniti a lui at-traverso il S. Rosario che lo ha accompagnato finoall’ultimo. Desideriamo ringraziarlo con un ringra-ziamento tratto dalla presentazione alla raccolta di al-cuni tra i suoi scritti: La XII Lettera e svoltasi nellaDiocesi di Porto-S. Rufina nel novembre del 2011.

Grazie, Padre, per il dono della sua vita spesa inte-ramente per la Chiesa; è come un canto di lode ininter-rotto al Padre, al Figlio, allo Spirito.

Grazie, Padre, per l’accoglienza incondizionata eofferta a tutti, sempre, premurosa; stare con lei ècome sentirsi a casa, anche per chi magari, non haavuto esperienza di ‘casa’.

Grazie, Padre, per l’insegnamento appreso nonsolo dalle sue parole appassionate sia nel suo magi-stero, sia dal suo cuore nelle omelie o nelle esorte-zioni, ma soprattutto da quell’insegnamento che è lasua vita. Una linea retta, senza incurvature, una dire-zione unica: Gesù, il suo Vangelo, la Chiesa, i poveri.

Grazie, Padre, per l’opzione di fondo che i nostriocchi hanno visto e continuano a vedere: è quelladella carità, espressione di un grande amore soprat-tutto per i poveri, povero anche lei tra i poveri.

Grazie, Padre, per il suo affetto, grande, appassio-nato, intenso, forte come un abbraccio sul suo cuore,discreto, gratuito, rispettoso, offerto a tutti.

Grazie, Padre, per la sua amicizia preziosa, che il-lumina il cammino a volte buio: sicura, sapiente esempre sacerdotale amicizia, pronta a donare il per-dono.

Grazie, Padre, per il suo amore alla VergineMadre offerto a noi poco a parole, molto nel silenzioorante della sua preghiera per tutti.

Grazie!Loredana Abate ef

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Vita della Chiesa

TESTAMENTO SPIRITUALEdi S.E. Mons. DIEGO BONA

Al termine della mia vita terrena, guardando a ritroso la mia piccola storia, lodo e benedicoil Signore con animo colmo di gratitudine per avermi condotto come un Pastore: – attraverso i miei genitori e la mia famiglia, cui va tanta riconoscenza per quanto mi hanno dato

con la vita, con il loro sacrificio, con la educazione cristiana e umana, semplice vera e forte; – attraverso il mio parroco che mi ha avviato al sacerdozio; – attraverso il Seminario ed i suoi Superiori che mi hanno aiutato a crescere anche attra-verso momenti difficili con attenta cura e grande libertà; – Per avermi "mandato" in posti diversi e imprevedibili per il ministero, da quelli più fami-liari (Pollenzo e Cossano B.) a quelli più ampi (Roma e Porto-Santa Rufina) per richia-marmi poi alla dimensione più adatta così da farmi sperimentare "Signore, non vado incerca di cose grandi, superiori alle mie forze... " (Salmo 130). Non sarò mai capace di rendere grazie al Signore per il dono del Sacerdozio e dell’Epi-scopato, tesori preziosi in un vaso di creta che conosco impastato di tanti difetti. Non sarò mai abbastanza riconoscente al Signore di avermi chiamato e di avermi mandato.Ho sempre cercato di amare la Chiesa, questa Chiesa pellegrinante, di tutti, popolo di Dio,che vive nelle parrocchie, nei gruppi e nei movimenti, nelle Diocesi soprattutto, facendoneil solo interesse della mia vita. Ho sempre desiderato seguire Cristo più da vicino ("Le veritable disciple" di P. Chenier) nellasua donazione totale e nella caratteristica di servo.

Chiedo con sincera e tanta umiltà al Signore e a quanti ho incontrato nel mio ministerosacerdotale di voler perdonare:– la difformità della mia vita da quella di Gesù Cristo, come battezzato e come sacerdote; – la superficialità e l’empirismo nel servizio pastorale che richiedeva più studio, più pre-ghiera, più impegno lucido e determinato; – di non aver seguito il metodo di fare di parlare a tutti ma formare a parte qualcuno. Pur con tanti limiti e manchevolezze e ritardi ho cercato di essere un operatore di pace, unostrumento di comunione tra i sacerdoti, le parrocchie, le famiglie, la gente. Quello che il Si-gnore mi chiede oggi, con un compito superiore alle mie forze, di fare in "Pax Christi". Cerco di entrare sempre di più nella serenità e nella gioia di sentirsi povero e mancante,ma di sapere che Dio mi ama per quello che sono e devo totalmente fidarmi di Lui. Devo testimoniare della materna protezione di Maria cui mi sono "affidato" nei primi annidel Seminario Minore. Professo con tutta la mia debole intelligenza e volontà la fede della Chiesa e la comunionepiù piena al Santo Padre e ai fratelli Vescovi d'Italia. Ancora chiedo perdono, sinceramente, a quanti imprudentemente o colpevolmente ho offeso,amareggiato, trascurato, scandalizzato, allontanato da Dio e dalla amicizia ecclesiale. Desidero morire nelle braccia grandi del Padre e vivere nella comunione dei santi oggi ein cielo, ove il Signore per sola misericordia spero mi accolga, con il desiderio che possiamotutti salvarci “a grappolo”. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

+ Diego Bona21 novembre 1996

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Il racconto dell’Annunciazione inizia conun invito alla gioia da parte dell’Angelo Ga-briele, che così si rivolge a Maria: “Rallegrati,piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1,26).

È un invito sorprendente, perché se locontestualizziamo nella realtà in cui vivevaMaria non si trovano esteriormente motivi dicui gioire. Nazaret era un povero villaggiodella Galilea, periferia nord della Palestina,zona di frontiera abitata da una popolazionespuria (pagani, zeloti, immigrati dalle terrelimitrofe); la borgata, sconosciuta nell’An-tico Testamento, era connotata da una famanegativa, come attesta la nota domandadell’apostolo Natanaele: «Da Nazaret puòvenire qualcosa di buono?» (Gv 1,46).

Era dunque umanamente desolante la si-tuazione in cui viveva Maria, accentuata dalfatto che al momento dell’Annuncio, deter-minante per la storia della salvezza, accanto

a lei, ancora molto giovane, non c’era nes-suno: genitori, amici, Giuseppe… Era sola!Ma, proprio allora, erompe come un raggiodi luce l’invito dell’Angelo: «Rallegrati,piena di grazia, il Signore è con te!», eviden-ziando in modo nitido il motivo della gioia,che è uno solo: “Il Signore è con te!”.

Un saluto che non è rimasto al livello diinvito, ma è diventato dono effettivo. Maria,infatti, inizialmente era rimasta “turbata”(Lc 1,29), perché non comprendeva il sensodelle parole udite; l’Angelo, da parte sua,persisteva nell’indicarle la direzione a cuiguardare: “Non temere, Maria, perché haitrovato grazia presso Dio” (Lc 1,30).

Nel dialogo con l’Angelo, Maria ha com-piuto un itinerario di fede nel quale ha sco-perto il “tesoro nascosto che è il Regno diDio e allora, piena di gioia, ha venduto tuttoper acquistarlo (cfr Mt 13,44): ha donatotutto -se stessa e la sua vita- consegnandosinell’«Eccomi» incondizionato che guideràcostantemente il suo cammino: “Si compiain me secondo la tua parola” (Lc 1,38).

In Dio-Amore che in lei si è fatto carne,Maria ha trovato la “fonte” inesauribile dellagioia (cfr Gv 7,37ss), diventando a sua volta“anfora” per altri (Evangelii Gaudium 86); elo testimonia andando subito a trovare Eli-sabetta: “Esulto in Dio, mio Salvatore, per-ché ha guardato la piccolezza della suaserva” (Lc 1,46).

Prerogativa dell’Amore è “abbassarsi”:tutta la Bibbia è storia di salvezza nell’instan-cabile chinarsi di Dio sulle ferite dell’uomo,per salvarlo.

Maria ha sperimentato che Dio è sempree solo Amore, e quando l’ora della Passione

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Mariasorgente di gioia per i piccoli

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Vita della Chiesa

e morte di Gesù incomberà pesante su di lei,senza nessuna umana via d’uscita, Maria lavivrà come “passaggio”, nascita a vita nuovanella gioia dello Spirito, che chiama semprea nuove mete. È ciò che Gesù aveva pro-messo preannunciando quell’ora: “Vi vedròdi nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nes-suno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv16,22). “La mia gioia sia in voi e la vostragioia sia piena” (Gv 15,11).

La gioia vera è sempre dono dello Spiritoche in ogni situazione, a chi lo accoglie, sidona come amore, gioia, pace, pazienza, be-nevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominiodi sé (Gal 2,22) e il cuore abitato da Lui lairradia spontaneamente, con la certezza chel’amore di Dio è fedele e non permetterà chesiamo tentati oltre le nostre forze.

Nella conclusione della Evangelii Gau-dium, Papa Francesco invoca Maria “sor-gente di gioia per i piccoli” indicando che la“gioia piena” è rivelazione e dono del Padreai “piccoli” secondo il Vangelo, che total-mente si donano e affidano a Lui, come hafatto la Madre.

Maria Peternelli

Preghiera in famigliaA Bassano del Grappa, nella famiglia di

Maria Oliva Bonaldo, si celebra anche incasa il mese di maggio. Si prepara l’altarinodella Madonna e con molta solennità si re-cita con mamma Gioconda e figli il SantoRosario.

L’unico inconveniente è che il fratelloAntonio, durante la “funzione” passa con laborsa delle elemosine, che la mamma avevapreparato, a disturbare le sorelle. Maria Olivaperò non lo bada, perché a ogni decina si af-faccia al finestrino e canta più forte che può“Lodate Maria” per far sentire e ricordare a

quelli della strada che è il mese della Ma-donna.

Una notte di maggioDa adolescente, ormai come studente

ospite nella pensione delle Suore Dorotee diVenezia, non resiste a una sua iniziativa ma-riana. Una notte, nel mese di maggio, al col-legio Santa Chiara, oggi piazzale Roma, escedi notte nel giardino con una compagna en-tusiasta della Madonna come lei, dove ben sisentiva l’orchestra del caffè adiacente, e ap-pena l’orchestra si ferma lei canta l’AveMaria. Segue un lungo battimani. Le Suorepreoccupate si affacciano, vedono le due“apostole”, in fretta le riportano a letto.

Davvero lo Spirito Santo si serve anchedei piccoli e dei giovani per far onorare e lo-dare la Madre di Dio.

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Prometto che è l'ultima volta che parlodel mio servizio ministeriale di cappellanodi una Residenza psichiatrica.

Vi voglio raccontare gli inizi. Quandoarrivai nella struttura non esisteva un luogoriconoscibile come “cappella”. Nessunaaula celebrativa, nessun altare, nessuna im-magine sacra, nessun tabernacolo. In-somma, ero un cappellano senza cappella.

In quei primi tempi in cui mi rammari-cavo di non potermi sedere davanti al San-tissimo in preghiera, incontravo gli ospitivagando tra i corridoi. Ed è così che un

giorno mi resi conto che nella nostra strut-tura era presente non un solo tabernacolo,ma decine di tabernacoli. Decine di “cristo-fori” (portatori di Cristo), tabernacoli “adue zampe”, nei quali per la loro infermitàsi identificava completamente il Signore.

Da quel momento non mi preoccupaipiù di avere una cappella e un tabernacolodavanti al quale pregare. L'intera strutturaera diventata per me un'enorme unica cap-pella dove il Signore si muoveva libera-mente e si lasciava incontrare in tutti imalati.

Per questo rimasi un po' sorpresoquando i dirigenti della struttura, senza mieparticolari richieste, si sentirono spinti a ri-cercare, tra le varie stanze libere, un luogodove potessi celebrare e ricevere le persone.

Mi offrirono di adattare a cappellina unaex stanza di degenza. Enorme passo avanti:finalmente si poteva dire Messa tutti igiorni, c'era un altare, qualche immaginesacra! Fu il mio avanzamento di grado: il 4ottobre 2014 da cappellano senza cappellafui promosso a cappellano con cappella!

Mancava ancora il tabernacolo dove ri-porre Gesù Eucaristia, ma grazie al dono diun Parroco amico arrivò pure quello. E ful'apoteosi della mia carriera: da cappellanocon cappella promosso a cappellano concappella e tabernacolo!

Ma la cosa più curiosa è che la cappellaresta pur sempre una stanza di degenza,con i bocchettoni per l'ossigeno e per l'ariacoperti da una quadro che riproduce undetto di Mevlana [poeta e mistico musul-mano di origine persiana]:

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I tabernacoli “a due zampe”

Ugo Quinzi

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Ripeto spesso che ritengo di esserel'unico cappellano al mondo ad essere riu-scito a ricoverare Gesù Eucaristia in unastanza di una Residenza psichiatrica! Comeun matto qualunque!!!

Evidentemente Gesù ha gradito le mieattenzioni nei suoi riguardi e le ha ricam-biate. Di recente la proprietà della strutturaha consentito che il cappellano avesse un al-loggio di servizio all'interno della strutturastessa. Così anche io mi sono trasferitonella Residenza psichiatrica, conquistandoun ulteriore avanzamento di grado: da cap-pellano con cappella e tabernacolo pro-mosso a cappellano con cappella,tabernacolo e alloggio psichiatrico! Comeun matto qualunque!

In tutto ciò i “tabernacoli a due zampe”continuano a santificare le mie giornate, iosono un po' meno mio e un po' più loro enostro Signore riposa tranquillo e soddi-sfatto nella cappellina da dove ogni giorno,ricoverato come un matto, continua a bene-dire e consolare tutti noi.

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Vita della Chiesa

Porta del CieloCappella “Theotokos”

Residenza Psichiatrica “Samadi”

Vieni! Vieni, che non importa chi tu sia!Puoi essere un peccatore! Oppure un be-nefattore! Oppure un idolatra, vienipure. Il nostro non è l'ordine della di-sperazione. Anche se hai ripeccato centovolte, vieni lo stesso».

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La visita di Papa Francesco a Milano il25 marzo u.s., è stata un dono di grazia, unluminoso e straordinario evento di chiesa.Trattandosi di una città “sempre di corsa”,immersa negli affari, come finanza, moda,commercio… Milano si è meravigliata di sestessa nello scoprire il grande cuore che laanima in profondità, la sua “parte migliore”,rendendola capace di accoglienza, altruismo,generosità, gratuità.

Per Papa Francesco è stata una giornataintensa: 11 ore di presenza attenta, semprein ascolto delle varie realtà di persone e si-tuazioni in cui è stato letteralmente som-merso dalla calorosa accoglienza di popolo:adulti, giovani, ragazzi, anziani, malati, ita-liani, stranieri… un’incredibile festa di po-polo, quasi un’immensa famiglia che legavanell’amore una moltitudine eterogenea in cuinon c’erano muri di divisione etnica, reli-giosa o di altro tipo.

Papa Francesco ha iniziato l’ingresso incittà partendo dalla periferia: le “Case Bian-che”. Ha espresso la sua gioia per questo ini-zio in mezzo alla gente, affermando:

«Questo è un grande dono per me: entrare nellacittà incontrando dei volti, delle famiglie, una co-munità”. I doni, che la comunità gli ha of-ferto -una stola e un’immagine della

Madonna- hanno espresso in modo simbo-lico l’orientamento pastorale della giornata,che il Papa ha evidenziato, dicendo: “Lastola, un segno tipicamente sacerdotale, mi toccain modo speciale perché mi ricorda che io vengoqui in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milanocome sacerdote… È stata tessuta da alcuni di voi,in maniera artigianale. Questo la rende molto piùpreziosa”. Per il dono dell’immagine della“Madonnina” che ha accompagnato la vitadella comunità dagli inizi, il Papa si èespresso così: “Grazie al vostro dono la Ma-donna mi accoglie già da qui, all’ingresso. E que-sto è importante perché mi ricorda la premura diMaria, che corre a incontrare Elisabetta. È la pre-mura, la sollecitudine della Chiesa, che non ri-mane nel centro ad aspettare, ma va incontro atutti, nelle periferie, va incontro anche ai non cri-stiani, anche ai non credenti… e porta a tuttiGesù, che è l’amore di Dio fatto carne, che dàsenso alla nostra vita e la salva dal male… LaMadonna è Madre! E sempre arriva prima, vaavanti per accoglierci, per aspettarci. Grazie diquesto!».

Dopo il saluto a questa comunità, unaltro passo iniziale ha dato ulteriore profon-dità e significato alla visita. Papa Francesco,dopo aver percorso un breve tragitto stradale,

Papa Francescoin visita a MILANO

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accompagnato dall’affetto di tanta gente, èentrato in Duomo; nel percorso della navata,ha risposto alla calorosa accoglienza dei nu-merosi presbiteri e consacrati, dirigendosi su-bito davanti all’Eucaristia dove si è immersoin una preghiera prolungata. Era immobile,con gli occhi fissi su Gesù. Veniva spontaneo,guardandolo nel grande schermo, ricordareciò che ha scritto nella Evangelii Gaudium (n.264): “Che dolce è stare davanti a un Croci-fisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, esemplicemente essere davanti ai suoi occhi!».

Il suo intervento a tutti i consacrati è statoun dialogo coinvolgente che ha indicato ilcammino da percorrere con la gioia dello Spi-rito: «Oggi la realtà ci interpella ad essere nuova-mente un po’ di lievito, un po’ di sale… Siamo unaminoranza benedetta che è invitata nuovamente alievitare… Oggi la realtà ci chiama ad aprirci alla“massa”, al santo Popolo fedele di Dio. Aprirci altutto ecclesiale».

La visita ai detenuti nel carcere di S. Vit-tore è stata particolarmente toccante; il tempopiù lungo della giornata il Papa l’ha riservatoa loro. Ha salutato tutti, uno ad uno, confi-dando i suoi intimi pensieri con queste parole:“Io mi sento a casa con voi. Il Signore ama mequanto voi, lo stesso Gesù è in voi e in me, noi siamofratelli peccatori. Voi siete il cuore ferito di Gesù”.

La Celebrazione Eucaristica pomeridiananel parco di Monza è stata il momento cul-minante della giornata. In quella enorme as-semblea sembrava avverarsi la visionedell’Apocalisse: “Vidi una moltitudine im-mensa di ogni nazione, popolo e lingua” che conun cuore solo rendeva gloria a Dio e al-l’Agnello (cfr Ap 7,9).

Il vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38) ha proposto ancora un incontro conMaria, la giovane madre che insegna dove ecome incontrare Gesù e i fratelli: “Dio stessoè Colui che prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi,come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nellenostre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di

desideri. Non possiamo, non vogliamo rimaneredavanti a tante situazioni dolorose come meri spet-tatori che guardano il cielo… Tutto ciò che accadeesige da noi che guardiamo al presente con auda-cia, con l’audacia di chi sa che la gioia della sal-vezza prende forma nella vita quotidiana dellacasa di una giovane di Nazareth. Come ieri, Diocontinua a cercare alleati… per cooperare con lacreatività dello Spirito… Dio continua a cercarecuori come quello di Maria, disposti a credere per-sino in condizioni del tutto straordinarie. Il Si-gnore accresca in noi questa fede e questasperanza”.

L’ultima tappa della visita: l’incontro fe-stoso con i ragazzi allo stadio di San Siro. Èesplosa una gioia incontenibile che ha con-tagiato tutti e alla fine della giornata è diven-tata, con le bellissime coreografie e canti, unfinale distensivo dopo una giornata unicanella sua bellezza, ma impegnativa soprat-tutto per il Papa.

Al rientro in città, nei volti delle personesi leggeva la gioia, mentre con allegria veni-vano rievocati gli episodi che avevano mag-giormente colpito. Nessuna critica, nessunalamentela. Nel cuore era rimasto un grandegrazie che non può fermarsi ad un senti-mento di quella giornata, ma con la graziadello Spirito Santo, diventerà vita feconda difrutti.

Vita della Chiesa

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Il mondo, la Chiesa portoghese e partico-larmente la Diocesi di Leiria-Fatima hannoocchi e cuori rivolti alla Vergine Maria e alluogo dove, cent’anni fa, Lei per volontà di-vina ha voluto apparire ai tre pastorelli e ri-velare loro il messaggio divino, chiedendol’adesione e l’offerta delle loro vite al pro-getto di Dio in favore dell’umanità già nellaprima Apparizione, il 13 maggio 1917: “Vo-lete offrivi a Dio in riparazione dei peccati edi supplica per la conversione dei pecca-tori?”... “Sì, lo vogliamo!”

Già il 28 novembre 2010, prima dome-nica di Avvento, il Santuario di Fatima si èproteso verso questa tappa, avendo comemeta l’anno 2017, attraverso un piano tema-tico da realizzare in sette anni, per preparareed accompagnare le celebrazioni del Cente-nario dalle Apparizioni.

Per elencare i diversi elementi di questoitinerario di riflessione si partì dalle Memoriedi Suor Lucia. In ciascuno dei cicli tematiciannuali si allude ad una delle apparizionidell’Angelo e di Nostra Signora, percorrendoin questo modo gli eventi storici di Fatima,e incontrando per ognuno dei sette cicli an-nuali un insieme diversificato di proposte, ca-paci di presentare e illuminare i temisignificativi del Messaggio di Fatima; si è se-guito un filo conduttore che ha consentito dievidenziare le idee unificatrici fra i messaggi,distinguere gli aspetti centrali dai secondari,indicando approcci e chiavi di lettura.

In questo piano si sono voluti integrare icontenuti teologici del Messaggio e le espres-sioni concrete della sua spiritualità, che pos-sono essere inserite in proposte pastoralidifferenziate: l’adorazione della SantissimaTrinità, la centralità eucaristica, l’appello allaconversione, la penitenza come camminoverso la conversione, la dimensione marianadella fede cattolica, la preghiera per la con-versione dei peccatori, per il Papa e per la

pace nel mondo, la riparazione dei Cuori diGesù e di Maria e la solidarietà fraterna.

«Il mio Cuore Immacolato vi condurrà a Dio».

Il biennio 2015-2017 è stato vissuto datutto il popolo portoghese con intensità egioia profonda non solo per la certezza chela Mamma Celeste è sempre lì per accoglierlie ascoltarli ma che Lei stessa si è messa incammino incontro ai suoi figli. L’Immaginedella Madonna Pellegrina in questi 2 anni havisitato tutte le Diocesi portoghesi e, perscelta del Santuario, il primo anno fu dedi-cato alle Comunità di vita Contemplativa;così la nostra Comunità Figlie della Chiesadi Stella Mattutina l’ha accolta con grati-tudine, gioia e amore filiale, insieme alleSorelle lì presenti per Celebrare il 50° diProfessione, dal 16 al 23 luglio, cogliendoquesta occasione unica per sostare perso-nalmente e comunitariamente ai suoi piedi,in preghiera per la Chiesa e per il mondo.

Questo “camminare” della Madre versoi figli ha riscaldato i cuori e non sono man-cate testimonianze di abbondanti frutti e gra-zie spirituali e di ritorno alla Chiesa.Terminato questo percorso, in atto di ringra-ziamento le Diocesi accompagnate dal pro-prio Pastore si sono fatte pellegrine verso ilSantuario di Fatima, con la certezza che laMadre vuole condurre tutti a Dio.

Poiché si avvicina il grande giorno e per-ché nessuno “arrivi tardi all’appuntamento”è stato collocato un orologio gigante infondo al piazzale; e poiché si tratta di untempo di grazia, il Santuario ha proposto atutti i pellegrini l’Itinerario giubilare collo-cando al centro del Recinto la Porta Giubi-lare, dalla quale si entra e ci si incamminaverso i tre punti indicati, con una sosta di

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FATIMA

Centenario delle Apparizioni

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preghiera in ciascuno di essi. Passando laporta ci si rafforza nella fede con la recita delCredo; alla Capellina delle Apparizioni si re-cita la preghiera del Rosario per la pace;nella Basilica del Rosario, presso la tombadei Pastorelli, ci si raccoglie in preghiera peril Papa. L’itinerario si conclude con la Con-sacrazione Giubilare nella Cappella del-l’Adorazione.

Da questa Porta Giubilare, simbolo diCristo, è entrato anche Papa Francesco, pre-sente a Fatima nei giorni 12 e 13 maggio perpresiedere alla Celebrazione del Centenariodelle Apparizioni, durante la quale sono statiCanonizzati i pastorelli Francesco e GiacintaMarto. Possiamo dire che, con la presenzadel Santo Padre e la Canonizzazione dei dueBeati, l’evento del Centenario tanto atteso edesiderato si è rivestito di un ancor più pro-fondo significato e ha raggiunto il suo puntoculmine. Come poteva la Vergine Maria ac-cogliere le nostre lodi e ringraziamenti per lasua venuta sulla nostra terra senza farci par-tecipi della santità di Dio manifestata nei duebambini? Eccoli perciò elevati alla gloriadegli altari.

Con la Diocesi di Leiria-Fatima e con laChiesa tutta lodiamo e benediciamo il Signoreper il dono di questi piccoli ma “grandi Santi,che cent’anni fa hanno visto la “Signora ve-stita di Luce”. Siano per tutti esempio lumi-noso di un cammino di santità che, per mezzodel Cuore Immacolato di Maria, ci conducefino a Dio. La Santità di questi due bambini èuno dei frutti più belli del Messaggio di Fa-tima, ed è allo stesso tempo spinta ad intensi-ficare e vivere il Messaggio che la VergineMaria ha lasciato al mondo intero attraversoFrancesco e Giacinta.

La nostra Comunità vive con grande par-tecipazione questo momento di grazia e sirafforza nel suo essere Figlie della Chiesa interra mariana.

Con cuore di figlie vogliamo accogliere eattualizzare quanto ci ha detto Madre MariaOliva in apertura della biografia di Olga; vo-

lendo mettere in luce un aspetto importantedel carisma, cioè la collaborazione al pro-getto universale di salvezza del Padre e inparticolare l’ansia per la salvezza e la gioiadi coloro che sono lontani dal suo Amore einfelici, diceva: “La Madre di Dio apparve aFatima per insegnarci a salvarle con la pre-ghiera”.

Con l’intercessione materna di Maria edei santi fanciulli vogliamo continuare il per-corso di vicinanza ai fratelli per essere in-sieme salvati dalla tenerezza e misericordiadel Padre.

Olinda Rodriguez Pereira ef

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Vita della Chiesa

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Mary Jayanthy di Gesù Crocifisso, nata a Kudlore (Kar-natatha, Sud India). Ho avvertito la chiamata del Si-gnore durante gli studi presso le suore, vedendo la lorovita di dedizione e amore. Indecisa quale scegliere fra itanti istituti che mi si proponevano, ho rivelato il segretodel mio cuore a uno zio sacerdote, che era in contattocon le Figlie della Chiesa e le apprezzava molto per il lorolavoro tra i lebbrosi. Così ho partecipato da loro all’in-contro di conoscenza “Vieni e vedi” e mi è piaciuto illoro stile di vita, l’adorazione eucaristica, il servizio ailebbrosi e ai poveri. Nel vedere come affrontano la sfidadel loro lavoro tra i poveri sono rimasta un po’ impaurita,ma loro mi incoraggiarono… Sentivo anche forte dentrodi me l’invito “Vieni e seguimi” e mi decisi. Ho già con-diviso la vita di questa famiglia in 14 anni di formazione,studio e varie esperienze di servizio apostolico. Ora possodire definitivamente “Eccomi, Signore, sono qui per seguirti”.Grazie delle vostre preghiere per la mia fedeltà.

«La vita è un dono di Dio dato a ciascuno di noi; enoi, a nostra volta, dobbiamo essere un dono per glialtri». Queste parole ascoltate in una Messa, mi hannotoccato il cuore, insieme agli esempi di Madre Teresa diCalcutta, di cui quel sacerdote celebrante continuò a par-lare nei giorni seguenti. Facevo allora la scuola superiore– scrive Nirmala Jawaraiah di Gesù Crocifisso, da Singa-nallore, Karnataka, e dentro di me decisi che volevo es-sere un dono per gli altri. Rientrata in famiglia confidaial parroco il mio desiderio di farmi suora, che i miei ge-nitori ostacolavano essendo io l’unica figlia femmina. Coltempo il parroco li convinse e mi mise in contatto con lesuore Figlie della Chiesa, che lui conosceva. Nella vita eattività delle Sorelle – servizio ai lebbrosi e agli emargi-nati e adorazione eucaristica – mi sembrò di aver trovatorisposta al mio anelito. Così gioiosamente sono entratatra loro. Durante gli anni di formazione ho potuto espe-rimentare e rispondere a quell’invito che risuonava den-

SI` per tutta la vitaProfessione Perpetua

Dall’INDIA

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Professione temporanea

“Innalzo con gratitudine la mia lode al Signore per il donodella vita e per aver messo in me il seme della vocazione finda bambina” – dichiara Pallivathukal Anjana “Il desi-derio di essere suora avvertito confusamente allora, ècresciuto in me attraverso la preghiera dei miei genitori,l’affetto e il sostegno in famiglia, l'accompagnamentospirituale del mio parroco. Soprattutto la vita di san-t’Alfonsa mi ha ispirato e aiutato a comprendere la vitareligiosa, la vita dedicata tutta a Gesù. Attraverso laguida del mio parroco ho conosciuto la famiglia reli-giosa delle Figlie della Chiesa, e mi sono sentita attrattaa entrare tra loro specialmente per l'adorazione eucari-stica e lo spirito di famiglia. Ringrazio dell’accompa-gnamento avuto nella formazione. La riflessionequotidiana sulle preziose indicazioni della nostraMadre Fondatrice mi aiuta a vivere la mia vocazionecon molta forza ed entusiasmo. Ringrazio il Signoreche cammina con me e davanti a me, rendendo giornoper giorno luminosa la mia strada”.

Ringraziamo il Signore per queste tre giovani e le affidiamo tutte allaMadonna, Regina delle Vergini, affinché le prepari per la missione cheil Signore vuole dare loro.

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...una risposta all’amore che ama in eterno

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tro di me; ed ora ho pronunciato il mio Sì definitivo a Lui e sono felice. Sì, gratuitamenteho ricevuto tanti benefici dal Signore, voglio rispondergli offrendo gratuitamente la miavita per Lui e per il popolo di Dio nella Chiesa.

Siamo felici!

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In comunione con Suor Olga

Da MestreIl tradizionale appuntamento per ricor-

dare la nascita al cielo di Suor Olga anchequest’anno a Mestre ci ha visto numerosi epartecipi, perché col passare degli anni il suofascino cresce; nuove persone hanno avutol’occasione di conoscerla e stringono con leiun’amicizia spirituale che diventa comu-nione intensa, affidamento, richiesta di inter-cessione e ringraziamento.

La domenica in albis, quindi, che SanGiovanni Paolo II ha voluto dedicare alla di-vina misericordia, abbiamo potuto esperi-mentare quanto sia bella e vera la“comunione dei santi” che professiamo nelCredo Apostolico.

Noi che siamo pellegrini sulla terra sap-piamo di essere congiunti con gli innumere-voli fratelli e sorelle che ci hanno precedutonel Regno del Signore Gesù e siamo certi dipoter contare sulla loro potente intercessione.

Suor Olga ci è venuta incontro ancorauna volta con il suo sorriso e come una so-rella maggiore ci ha preso per mano per in-segnarci a camminare secondo il Vangelo,per trovare felicità piena già in mezzo alle fa-tiche e tribolazioni che quotidianamentedobbiamo affrontare.

Mons. Gianni Bernardi, Parroco di S. Lo-renzo, Duomo di Mestre dove Suor Olga haprofuso il suo impegno apostolico, ha mo-strato quanto la Parola di Dio abbia incisosulla vita di Olga e come noi pure possiamoseguire il suo esempio per fare della nostra esi-stenza una risposta generosa all’amore di Dio.

Le Sorelle della piccola Comunità di Me-stre, che si ispirano alla litania lauretana diMaria “Mater Christi” si sono prodigate perfarci vivere una celebrazione eucaristica so-bria e solenne insieme, animata dal coro par-rocchiale; Il Signore risorto è venuto in

mezzo a noi e ci ha dato la sua Pace, la suabeatitudine speciale: “Beati coloro che credonopur non avendo visto”.

La gioia ha poi potuto espandersi e mol-tiplicarsi nell’incontro fraterno nel giar-dino baciato dal sole e profumato diprimavera, dove tutti ci siamo scambiati sa-luti, auguri, speranze…

Sr. Maria Teresa Sotgiu

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In preparazione alla Pentecoste le Co-munità cristiane di America Latina vivonola settimana di preghiera per l’unità chenormalmente in Europa si celebra in gen-naio. È bello ricordare in questa occasionel’offerta che la nostra Serva di Dio Mad-dalena Volpato di Santa Teresa di GesùBambino ha fatto di se stessa per questagrande causa. Infatti la nostra Sorella ènata al cielo il 28 maggio 1946, e aveva pre-detto che sarebbe morta nel mese dei fiorie di Maria.

Riportiamo la bella testimonianza chesu di lei ha scritto Loretta Moserle; giàcongiunta con Maddalena nella gioia delParadiso, ne aveva tracciato il profilo conqueste parole:

«Il canto della Professione religiosa diogni Figlia della Chiesa: “Non ci sia altrovanto che nella croce del nostro SignoreGesù” (Gal 6,14) ha trovato in Lei un’ade-sione piena e una concretizzazione reale.

Il suo corpo, dopo la scoperta delmorbo di Pott, era tutto una piaga e Mad-dalena scoprì nella sofferenza accolta conamore e offerta per l’unità dei cristiani, lasua nuova missione.

Era l'attuazione di un patto avvenutotra lei e il suo Gesù Crocifisso e con lasemplicità dei santi lo viveva così: “Hodetto una parolina per scherzo a Gesù eLui l'ha presa subito sul serio, ma non mipento”.

Ella era consapevole che la malattia erala risposta al dono della propria vita offertaper l'unione: “Non ho mai detto di no aGesù” diceva e anche nei dolori più atrociera cosciente di vivere la sua «ora» comeGesù. La sofferenza accettata con amoreha un grande valore per la Chiesa perché

“le anime si generano con l’amore, ma sisalvano col dolore”. Tali princìpi formanole Figlie della Chiesa e il loro amore dovràimitare quello di Gesù che “amò la Chiesae per essa sacrificò se stesso” (Ef 5,25).

Così Maddalena realizzò la sua voca-zione, senza mai tirarsi indietro, tremenda-mente e gioiosamente fedele ad un pattoche dava senso alla sua vita, confidando inDio Padre come un bambino, come la“Piccola Teresa”, che aveva scelto per pro-tettrice celeste.

In questo modo la sua vita fu una luceper tutti coloro che 1’accostavano, una luceche riscaldava il cuore e faceva vedere qualisiano le cose più importanti, quelle che du-rano per la vita eterna».

Possa l’esempio di Maddalena solleci-tare tutti noi ad essere docili allo Spiritoper eliminare ogni ostacolo che si frapponea realizzare il sogno di Gesù: che tuttisiamo Uno in Lui per la gloria del Padre.

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Lo Spirito Santo guida all�unita`

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Meraviglie a FATIMAAl mattino l’aria è fresca e vado alla Cova

d’Iria. Arrivo al Santuario. A sud del piaz-zale, sul limitare della Basilica dedicata allaTrinità parte una striscia distinta dal restodella pavimentazione... e che vedo? Sisusse-guono in continuazione persone che, ginoc-chioni, con il Rosario in mano, avanzanopian piano, pregando. Ginocchioni. Oggi, inquesto tempo. Non riesco a contarli. Sonouomini, donne, giovani, anziani, bambini,mariti sorretti dalle mogli, mogli sorrette daifigli o dai mariti, mamme con bimbi in brac-cio, gente di varie nazionalità: indiani, afri-cani, giapponesi, le più diverse categorieumane con un unico denominatore: avan-zano ginocchioni. E quando arrivano fannoil giro attorno all’altare di Maria, depongonofiori, un messaggio, un cero e finalmente ri-posano.

Nell’andare e tornare ogni giorno dallaCova di Iria, frequento le diverse strade delcircondario. Una scritta, su ceramica az-zurra, mi colpisce: Casa delle fiammelle. Cosasarà? Vado. Trovo dei giovani che invitanoad entrare e uno si offre a spiegare. È unacasa di formazione per giovani appunto e alpiano terra vi è allestita, con stile moderno emediatico, una mostra essenziale. Intornoalle pareti oggetti antichi: uno sgabello dicento anni fa, un velo delle feste, una tazza euna forchetta, una piccola bisaccia coloratalisa e molto usata, una benda per trattamentimedici. Si può intuire qualcosa, ma solo laguida ne fa capire il senso.

Sono gli oggetti modestissimi appartenutia Francesco e Giacinta, i pastorelli, i piccoldella terra, che con Lucia, hanno movimen-tato tutto quello che ora si vede e si vive a Fa-tima. C’è anche la veste bianca del loroBattesimo e i certificati parrocchiali che neindicano le rispettive date.

A metà percorso un assemblaggio di im-magini d’epoca, cronologicamente ordinate,sintetizzano e raccontano quanto accadutocent’anni fa. Il tutto intende evocare e farcomprendere la spiritualità e l’umiltà diFrancesco e Giacinta: la Chiesa vuole met-tere sul lucerniere queste due fiammelle cheDio ha acceso per illuminare l’umanità nellesue ore buie e inquiete. Risplendano dunquequeste luci sul cammino della moltitudineimmensa di pellegrini… Sono le parole delPapa San Giovanni Paolo II pronunciate il13 maggio 2000 in occasione della Beatifica-zione dei due pastorelli. Da qui il nome Casadelle fiammelle, che con altre iniziative, hapreparato spiritualmente il centenario delleapparizioni 2017, con particolare attenzioneai giovani.

C’è un’altra meraviglia che mi è stata se-gnalata all’arrivo: il Giardino biblico. Lo vo-glio cercare e vedere. È stato allestito daiPadri francescani accanto al loro convento:mi conquista l’idea, trovo interessante l’in-tento di chi ha progettato e realizzato in que-sto spazio di verde e di fiori, un vero innoalla Storia della nostra Salvezza. Antico eNuovo Testamento si compenetrano in que-sto Giardino biblico, si rivelano a vicenda,attraverso cippi, grotte, simboli.

Rendo grazie al Signore per la sua fedeltàe per la sua misericordia che si rivelano inquesto itinerario biblico che culmina colMagnificat, inciso in una stele di pietra. È ilcantico della Vergine che faccio mio nellalode. Devo fermarmi in silenzio. Storia dellanostra Salvezza, misterioso cammino che laMadonna ha fatto percorre ai pastorelli e,per mezzo loro, intende far percorrere a tuttinoi, pastorelli nel mondo attuale, se permezzo di Lei ci lasciamo raggiungere dallamisericordia del Padre dei cieli.

Bertilla Fracca

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da Algherovita di amigliaf

Il santuario della Madonna di Valverde, ad Alghero, situato in una verde vallata a 7 chi-lometri dalla città, è stato costruito nel XVII a seguito del ritrovamento sul posto di una pic-cola statua della Vergine con il Bambino, in pietra nera, che probabilmente era stata nascostaper sottrarla alle incursioni dei saraceni.

Questa tradizione antica è all’origine del profondo attaccamento della gente a questo luogosolitario e ridente, dove ci si può ristorare spiritualmente guardando a Maria, la Madre.

Col passare dei secoli il santuario si è arric-chito di testimonianze significative per espri-mere la riconoscenza verso Colei che si prendecura dei suoi figli, e molti sono gli ex-voto dipintiin piccoli quadri che raccontano visivamente imiracoli ottenuti invocandola.

La Madonna di Valverde è patrona delladiocesi e durante tutto l’anno, ma specialmentea partire dalla domenica in albis e per tutto ilmese di maggio i pellegrini vengono a trovarla,per confidarsi con lei e affidarle se stessi, le per-sone care, il mondo.

Proprio per questo intenso periodo di pelle-grinaggi, il nostro vescovo, mons. Mauro Maria

Morfino, ha affidato alla nostra piccola Comunitàl’accoglienza dei fedeli, affinché possiamo in-sieme unire le voci nella preghiera delle Ore,nell’Eucaristia, nella recita del Rosario e sostaredavanti al Signore in momenti di prolungata ado-razione eucaristica.

Particolarmente toccanti sono i pellegrinaggiper gli ammalati, con grande dispiegamento di vo-lontari, tra cui molti giovani, che con la loro di-sponibilità rendono possibile anche ai disabiliun'esperienza forte di fede e di preghiera.

Comunità di Alghero

La Madonna di Valverde

Meta di pellegrinaggio

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Dalla contemplazione all�azione da Siracusa

Il Centro Eucaristico nella chiesa di SantaMaria, a noi affidato per l’animazione dellapreghiera, continua ad essere un’oasi di pacenel cuore di Ortigia, “isola nell’Isola” che co-stituisce il nucleo primordiale della Città e doveattualmente ci sono ben sei parrocchie, che aturno, il pomeriggio, si alternano per l’Adora-zione. Però anche da altre parti della città Lagente viene, perché trova qui un clima di racco-glimento e silenzio che aiuta ad immergersinella contemplazione di Gesù.

Anche la nostra presenza come Adoratricivuole essere un richiamo per ogni persona cheincontra il Signore ad essere, come la Chiesastessa, “fervente nell’azione e dedita alla con-

templazione”. E proprio lo stare con Gesù cisospinge a dedicare tempo all’Annuncio: cate-chesi ai piccoli, incontri specifici per gli adultiin parrocchie diverse a seconda delle richieste,accompagnamento alle famiglie per far loroscoprire la fede attraverso i Sacramenti, anima-zione delle Messe domenicali e durante la Cre-sima degli adulti, visita agli anziani e malatiportando la Comunione o sostando semplice-mente presso di loro per compagnia e conforto.

Tutto questo possiamo realizzarlo graziealla preghiera, che ci dà uno slancio nuovo especialmente ci spinge a chiedere al Signore dimandare operai alla sua Messe, che è tanto ab-bondante.

Per qualche mese abbiamo avuto con noiPalma, novizia del 2° anno in esperienza; èstato un tempo d’incoraggiamento reciproco edi rinnovata impegno verso le giovani che timi-damente si affacciano alla vita cristiana impe-gnata.

Non ci resta che dire: Signore, grazie. Daccisempre dell’acqua viva per essere terreno fertilecapace di produrre frutti abbondanti.

Comunità di Siracusa

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Abbiamo celebrato con gioiai 25 anni dalla riapertura del centro eucaristico nella Chiesa di San Domenico, con significativi momenti di corale ringraziamento:

Venerdì 5: tavola rotonda a più voci sullabellezza del carisma, ricchezza da condivi-dere con tutto il popolo di Dio. Sabato 6: veglia di preghiera per rifletteresulla forza dei nostri sogni che, uniti a quellidi Dio, com’è stato per madre Oliva, realiz-zano l’opera della salvezza.Domenica 7: celebrazione eucaristica presie-duta da sua ecc. Monsignor Vincenzo Pelvi,nelle cui parole abbiamo potuto gustare l’es-senza del carisma, il sacerdozio del cuore.25 anni fa, su invito di Monsignor GiuseppeCasale, le Figlie della Chiesa tornavano aFoggia, dopo dieci anni di assenza dallaprima apertura, nel 1966. Da allora le suore sono state impegnate inmolteplici attività, da loro svolte in vari

campi, in particolare: la diffusione del magi-stero del Papa, l’insegnamento della reli-gione, l’animazione liturgica e pastorale. La fisionomia contemplativa-apostolica ti-pica del carisma ha trovato un’adeguata in-carnazione nel Centro eucaristico diocesano,nato per offrire alla città un’oasi di preghierasilenziosa, un luogo di adorazione quoti-diana. Per alcuni anni la chiesa è stata ambiente fa-vorevole per l’accoglienza del culto dei fra-telli ortodossi, costituendo quasinaturalmente un ponte ecumenico nella dio-cesi. Vari gruppi di preghiera si sono alter-nati per la preghiera comunitaria e per lapartecipazione alla preghiera liturgica. Il legame con questa terra foggiana si è an-dato rafforzando e approfondendo graziealla presenza di numerose vocazioni con cuiil Signore ha benedetto la famiglia delle Fi-glie della Chiesa. Da due anni, per volontà di Mons. Pelvi, ilCentro ha specificato il suo mandato per i

giovani diventando ancheCentro Giovanile Dioce-sano.Questo ci pone in primalinea sulle frontiere dellenuova evangelizzazione,in sintonia con le sollecita-zioni di papa Francesco ei segni dei tempi. Grate al Lui per quanto haoperato in questi anni,camminiamo verso il fu-turo per continuare ad es-sere in questa Chiesa diFoggia segno vivo dellaSua presenza.

Giulia Iuso ef

Festa di ringraziamentoda Foggia

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Siamo da 10 mesi circa nella nuova mis-sione di san Mateo Rizal nelle Filippine,città dei dintorni della capitale Manila. La-voriamo nella parrocchia-santuario di nostrasignora di Aranzazu, titolo mariano venuto

dalla Spagna. Vi si celebra con grandissimadevozione il mese di maggio: ogni giorno,dai diversi quartieri, ci organizziamo con lagente per il rosario pomeridiano, seguitodalla lettura del Vangelo e invocazioni; siconclude con l’offerta di 31 cesti di fiori fre-schi come omaggio alla Madonna: fiori dimaggio. Quest’anno poi è un maggio spe-ciale, perché culmina con la solennissima in-coronazione della Vergine da parte delcardinale Orlando Quevedo e qui è tutto unfermento di preparazione per la grandefesta.

Ma non c’è solo la festa. In questi giorniabbiamo assistito una donna in fin di vita,accompagnandola fino all’incontro con il Si-gnore. Era la mamma di una carcerata. Unasituazione di povertà estrema. Abbiamo po-tuto dare almeno questa consolazione allafiglia, i cui tre bambini sono affidati alla bi-snonna, perché anche il marito è in carcere.L’animazione spirituale del carcere infatti èstato il primo compito affidatoci dal par-roco.

Il secondo impegno è l’animazione didue borgate periferiche, dove si celebra laMessa solo una volta al mese.

Nella prima, Netra, si va ogni sabato,sempre accompagnate dalle catechiste, per-ché la gente parla tagalog e solo un po’ di in-glese; qui si è organizzato, all’inizio dimaggio, un mini campo estivo per i bambini,raccogliendoli per tre giorni nella cappellaper canti, preghiere, incontri sul vangelo,giochi, pranzo e merende. È stato moltobello il coinvolgimento dei giovani della par-rocchia per l’animazione di questo campo,insieme alle catechiste e alle signore delposto, che hanno preparato i pasti.

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La presenza di Maria

Maggio a San Mateo Rizal - Filippine

Nostra Signora di Aranzazu

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Nella seconda borgata, Ibayo, ab-biamo iniziato da poco il nostro ser-vizio; si va la domenica mattina e siradunano i bambini nella cappellaper un momento di preghiera e cate-chesi, sperando un po’ alla volta dicoinvolgere anche gli adulti.

La visita alle borgate e la vici-nanza dell’inizio dell’anno scolastico(il 5 giugno) ci ha fatto pensare ad unpiccolo progetto di aiuto alle fami-glie più bisognose, procurando l’oc-corrente per la scuola; abbiamoimpegnato così il denaro ricevuto dainostri benefattori della parrocchiadel santissimo di Trento.

Finora abbiamo visitatouna trentina di famiglie e sco-perto altre miserie… Il par-roco, che ha benedetto ilprogetto, ci sta aiutando nel di-scernimento e nella ricercadelle modalità di attuazione.Ci muoviamo a piccoli passiperché la difficoltà della linguanon ci permette di comunicarecome vorremmo; siamo peròcircondate da molti amici e dapersone stupende che ci of-frono il loro tempo, la voce el’amicizia, contenti di avere lesuore tra loro, nel piccolo caosdi San Mateo city.

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Le Figlie della Chiesa missionarie nelle peiferie di Manila

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“Il gigante della fede”:così lo ricorda il giornalistaPaolo Rumiz, affascinato daquesto umile frate cappuc-cino che ha speso la sua vitanella “terra della Chiesa”, lasua amata Turchia. Per 60anni ha vissuto qui e finoall’ultimo ha cercato di avereanche la cittadinanza, tantosi sentiva inserito in questarealtà. E proprio da Mersin,è ritornato al Padre il 18marzo 2017, lasciando intutti un’acuta nostalgia. Ilsuo confratello, Padre Do-menico Bertogli, non teme diaffermare che anche di lui,come di san Francesco, si po-trebbero scrivere “I fioretti”.

Proviamo perciò a cono-scere brevemente la sua storia.

Nato a Corredolo diTeano (Reggio Emilia) il 14febbraio 1926. Il grandeamore a San Francesco loporta all’ordine Cappuccino,che da subito sente come suafamiglia, con senso di pro-fonda appartenenza.

Dopo la professione sce-glie di essere un semplice fra-tello laico, perciò vieneindirizzato alla questua, de-stinazione che lui ricordacon particolare ricono-scenza, perché “sono statianni bellissimi”, in cui riesce

a stabilire un significativodialogo con i contadini, cheattratti dalla sua simpatia lochiamano “il fratino”.

Sempre in prima lineaquando si tratta di aiutare,nel 1951 si prodiga insiemead altri studenti di teologia diReggio Emilia per soccorrereagli alluvionati del Polesine.

Nel frattempo aveva fattodomanda di essere missiona-rio in Turchia e la sua richie-sta viene accolta. La primadestinazione è per Sansum,sul Mar Nero; una piccolapostazione missionaria che,nel suo ricordo, definisce“come un noviziato, ma piùrigido del precedente”. Que-sto non gli impedisce di es-sere felice e lo si vede semprein azione per aiutare i pochicristiani presenti in città e neidintorni.

Alla fine degli anni ’60,considerate le urgenze pasto-rali di quella terra di ado-zione, accetta di essereSacerdote, e vive in pienezzail suo ministero sacerdotale.

Proprio come il suo padreS. Francesco, si incanta da-vanti alle bellezze del creatoe lavora con amore il giar-dino, perché vuole che inchiesa davanti alla Madonnae al Santissimo non man-chino mai i suoi fiori.

Uno dei momenti più tra-gici della sua vita è stata l’in-carcerazione, a motivo diaver spedito una campanarotta in Italia per ripararla.Ma anche in carcere riesce a

guadagnare la fiducia deicarcerati che lo ascoltano vo-lentieri parlare di Gesù. Ealla polizia che gli dice chedove vive non è una chiesa,precisa: “Dove vive un prete,lì c’è la chiesa”. Perciò, ri-corda simpaticamente, “mihanno fatto sloggiare”…

Nella sua lunga esistenzadi 91 anni, è stato in mezzoalla “sua” gente con totalededizione e specialmente ibambini e i poveri si trova-vano a loro agio con lui.

Noi pure, come Figliedella Chiesa, gli dobbiamotanta riconoscenza perché ciha sempre sostenute con pa-terna bontà e ci ha mostratocome si ama e si serve laChiesa “in diaspora”.

Si può sintetizzare moltobene in poche parole il suoviaggio terreno di esemplaremissionario cappuccino:contento, semplice, umile eservizievole.

da Mersin (Turchia) Fra’ Roberto Umile Ferrari

P. Roberto amava profon-damente la Turchia, siconsiderava un turco econsiderava i turchi “suoiparenti”.

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Gazzara suor Maria Teresa di Sant’Andrea Apostolo

Rovato (BS) 10.08.1939 – Castelnovo VI 21.03.2017 “Intendo offrire tutta la mia vita per la santificazione ditutti i sacerdoti del mondo... Desidero immensamente chei sacerdoti siano santi perché possono salvare tutti gli uo-mini: questo solo desidero! Il mio cuore palpita di amoreper le anime...”

È questa l’unica cosa scritta trovata tra gli appunti di srMaria Teresa, datata 24 maggio 1984 – festa di Maria Au-siliatrice – quando era in comunità a Siena. Una breve fraseche indica l’atto più semplice e bello di offerta che una Fi-glia della Chiesa possa fare. Atto che fa trasparire un’animagenerosa e disponibile, umile e discreta, ma sempre prontaa servire, sempre pronta a farsi “prossima” per chiunqueincrociasse il suo cammino.

Chi ha avuto il privilegio di poter incontrare il suosguardo anche solo per un attimo, può testimoniare che per essere un’anima di Dio, sposa diCristo, è necessaria solo la semplicità di un Sì detto nella quotidianità, nella capacità di vedereCristo in ogni sorella che si incontra, in ogni persona sofferente, in ogni situazione. E sr MariaTeresa ha ripetuto molti piccoli Sì, nella sua vita, che l’hanno resa una Figlia della Chiesa fe-lice… piccoli “sì” testimoniati dalla sua serenità, che non l’ha mai abbandonata, e dal suosemplice sorriso.

Attenta alla vita comunitaria, sr Maria Teresa ha sempre cercato di vivere e mantenere re-lazioni fraterne con tutte le sorelle, accogliendo con generosità e disponibilità qualsiasi servi-zio le venisse richiesto, sempre pronta a rendere lode a Dio, nella semplicità in qualunquecomunità è stata inviata, come Roma, Siena, Varese, Vicenza, Lourdes e Treviglio. Anchenella comunità di Castelnovo, dove ha vissuto l’ultima parte della sua vita, è stata sostegno esollievo per le sorelle ammalate, con il servizio di sacrestana, nell’assistenza alle sorelle, dallepiù allettate alle più autonome, garantendo sempre la sua presenza, la sua discrezione e ilsuo semplice, ma indispensabile, aiuto.

La malattia ha riempito i suoi ultimi anni di vita… una malattia accolta ed accettata condignità e serenità. Il suo unico dispiacere, manifestato più volte negli ultimi tempi alle sorelleche andavano a trovarla, era il fatto di non poter più aiutare la propria comunità. Dicevaspesso infatti: “Mi dispiace perché non posso più aiutare le sorelle”.

Una malattia che agli occhi umani aveva reso la sua vita “inutile”… sr Maria Teresa eralì, ferma in un letto… ma, nonostante ciò, è sempre stata capace di amare, di ascoltare, diavere a cuore chiunque andasse a trovarla, fervente nella preghiera e fedele alla sua promessadi essere sempre generosa e disponibile, a tutto, accettando ogni sofferenza.

Benediciamo il Signore per il dono di questa cara sorella. Giovedì 23 marzo nella no-stra cappella a Castelnovo, è stata celebrata l’Eucaristia per le sue Esequie e la salma (perdesiderio dei parenti) ha proseguito per il suo paese a sant’Andrea Apostolo di Rovato(BS), accompagnata anche da alcune sorelle della comunità di Castelnovo.

«Signore mi hai chiamata: ECCOMI!»

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Clicca e naviga in: www.figliedellachiesa.org

se vuoi scriverci: [email protected]

Tipografia RiverPress Group - Roma

Cespuglio

Su te fece ancora ritorno,cespuglio selvaggio,in un giorno fiorito di maggio.

Un brivido scosse ogni ramo,piegò soavemente, come onda,ogni fronda di quelle tue cime,commosse al richiamoche il sole e la terra riscosse.

Piedini venuti dal cielo,leggeri e soavi, i due steli perché così gravi piegate? Qui, qui indugiatevi; qui sul mio altero pensiero.Piegato, umiliato così dall’Amore,ripeta al Signore il suo «SÌ».

Maria Oliva BonaldoRICORDANDO FATIMA

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