Date post: | 06-Apr-2016 |
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Camera dei Deputati
Prefazione 1
Attività parlamentare 3
Atti di indirizzo politico 4
- Mozioni 5
- Risoluzioni in VIII Commissione 22
- Ordini del giorno 29
Atti di sindacato ispettivo e di controllo 56
- Interpellanze 57
- Question time in Aula 66
- Question time in Commissione 86
- Interrogazioni a risposta scritta 121
- Interrogazioni a risposta in Commissione 139
Le indagini conoscitive 149
- Indagine conoscitiva sulla “Green Economy” 150
Interventi su progetti di legge in Assemblea 154
Interventi su progetti di legge in Commissione 157
Interventi in Assemblea su comunicazioni del Governo 160
Interventi in Assemblea su atti di indirizzo politico e di sindacato ispettivo 161
Interventi in Assemblea su particolari avvenimenti di rilievo 163
Proposte di legge 164
Per la mia Regione Puglia 166
In Europa 181
Ufficio di Segreteria parlamentare 186
Blog e social network 189
Camera dei Deputati
Prefazione
Sin dal primo istante del mio impegno
parlamentare ho sentito la
responsabilità del mandato conferitomi
dagli elettori unita ad una grande
motivazione a potermi rendere utile per
il nostro Paese.
Da imprenditore e cittadino ho vissuto e
vivo le sofferenze della crisi, le difficoltà
del mondo del lavoro, le incertezze del
contesto attuale, reso grave da carenze
ascrivibili anche alla politica.
Oggi, tutti paghiamo le conseguenze di una politica del passato che si è rivelata miope e adesso questo Paese
merita una reazione ed un impegno diverso da parte dei suoi rappresentanti.
Non possiamo più accettare una politica lontana dai cittadini e dal mondo reale, una politica di personalismi,
di annunci e di vane speranze finalizzata al solo consenso elettorale.
È necessario un diverso impegno che sia caratterizzato da concretezza, da esperienze del mondo reale del
lavoro, delle professioni e della difficile realtà quotidiana, che sia capace di promuovere un vero cambiamento
ed alimentare maggiori speranze per il futuro. Speranze che sono nelle corde dei cittadini italiani soprattutto
al sud, abituati storicamente a confrontarsi con le difficoltà. Speranze che hanno motivato il mio impegno in
politica e che ho colto sin dalla campagna elettorale.
In particolare, ricordo le parole di un operaio in un cantiere che mi disse: "manca il lavoro e quando sarà a
Roma lo faccia presente e gli faccia comprendere che c'è chi lavora e che non ce la fa più!"
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Camera dei Deputati
Con questi presupposti, nella consapevolezza di non avere alcuna pregressa esperienza politica, ho intrapreso
l'impegno parlamentare nella direzione della concretezza, del fare.
In questa direzione sono state illuminanti le parole del Presidente Napolitano nel suo discorso di
insediamento alle Camere del 22 aprile 2013 che ricordo ancora con l'emozione del momento: " i deputati
fanno parte dell'Istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione, ma come depositari della
volontà popolare". Volontà popolare che richiede partecipazione responsabile, competenza, serietà e rispetto
verso le istituzioni.
Ho accolto e fatto mio l'invito del Presidente a "lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo,
spendendo ed acquisendo competenze innanzitutto nelle commissioni di Camera e Senato” e soprattutto "a
portare giorno per giorno la propria pietra allo sviluppo della vita democratica".
La "pietra" che cerco di portare è quella che esprime la fiducia di tutti coloro che hanno creduto in me ed
hanno dato fiducia al mio impegno parlamentare.
Non so se ho fatto molto o poco in questa prima parte della mia esperienza alla Camera dei Deputati ma, di
certo, l'ho fatto con dedizione e nella piena consapevolezza di non dover venir meno all'impegno preso.
Questa raccolta riassume la mia attività da semplice deputato nei primi 2 anni di Legislatura e vuol essere un
dovuto rendiconto nel segno della trasparenza, propria di una nuova e diversa concezione dell'impegno
politico.
Spero di non aver deluso le attese e di poter continuare nel mio impegno civico sentendo la vicinanza di chi
ha riposto fiducia in me!
Salvatore Matarrese
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Camera dei Deputati
Attività parlamentare
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Camera dei Deputati
Atti di indirizzo politico
La Camera (così come il Senato) dispone di alcuni strumenti per la definizione di indirizzi che specificano o
integrano il programma su cui si basa il rapporto fiduciario:
• la mozione, con la quale è possibile proporre un dibattito e una deliberazione in Assemblea e che
contiene una determinata direttiva al Governo;
• la risoluzione, con cui possono concludersi, in Assemblea, i dibattiti sulle comunicazioni del Governo
o quelli per la discussione di mozioni. In Commissione la risoluzione ha carattere autonomo e con-
sente di definire indirizzi settoriali sugli argomenti di competenza di ciascuna Commissione perma-
nente;
• gli ordini del giorno di istruzione al Governo per l'attuazione delle leggi, che possono essere presenta-
ti nel corso dell'esame di progetti di legge.
Di seguito si riportano gli atti in ordine cronologico e di tipologia.
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Camera dei Deputati
- Mozioni
Parola chiave: #dissesto-idrogeologico
Di seguito il testo della Mozione relativa ai problemi connessi al fenomeno del dissesto idrogeologico in Italia.
L’atto di indirizzo politico è successivamente confluito nel testo unico della mozione approvata in data
26.06.2013 e che rappresenta la sintesi delle varie mozioni presentate da tutte le forze politiche presenti in
Parlamento. Attraverso questo ultimo atto abbiamo impegnato il Governo a stanziare risorse destinate al
contrasto del fenomeno del dissesto idrogeologico nel nostro Paese.
Atto Camera
Mozione 1-00111
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 26 giugno 2013, seduta n. 41
La Camera,
premesso che:
il fenomeno del dissesto idrogeologico rappresenta un problema estremamente diffuso nel nostro Paese che
risulta, infatti, soggetto a rapidi e periodici processi che ne alterano il territorio e producono conseguenze
spesso devastanti; molto spesso si tratta di fenomeni connessi al defluire delle acque libere in superficie e nel
sottosuolo che causano l'alterazione dello stato di stabilità dei terreni e dei pendii e/o l'esondazione dei corsi
d'acqua per rilevanti e repentini aumenti di portata. Questi fenomeni si manifestano sotto forma di erosioni,
frane o alluvioni dovuti a cause strutturali o occasionali. Gli effetti del dissesto incidono sia sulla perdita di
vite umane e provocano evidenti alterazioni ambientali e dei territori che si ripercuotono su tutte le attività
dell'uomo, con rilevanti danni per le comunità colpite;
il rischio idrogeologico nel nostro Paese è in gran parte imputabile all'azione dell'uomo nella trasformazione
ed edificazione dei territori. La densità della popolazione, la progressiva urbanizzazione, l'abbandono dei
terreni montani, l'edificazione in aree a rischio, il disboscamento e la mancata o carente manutenzione dei
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Camera dei Deputati
corsi d'acqua e dei versanti e/o pendii a rischio di instabilità hanno sicuramente aggravato la situazione e
messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano, aumentandone l'esposizione ai rischi di
dissesto idrogeologico;
i pericoli per la popolazione italiana sono evidenti se si osserva l'andamento dei fenomeni di dissesto
verificatisi negli ultimi cinquanta anni. L'analisi del documento di studio in materia prodotto da Ance e da
Cresme evidenzia un progressivo aumento del rischio per la popolazione dovuto all'espansione urbana, che
ha interessato tutta l'Italia in maniera rilevante a partire dal dopoguerra e che ha determinato
l'antropizzazione anche dei territori più fragili dal punto di vista idrogeologico. Negli anni il mutato stile di
vita della popolazione ha determinato un progressivo allontanamento dalle aree interne a favore dei centri
urbani e l'abbandono della funzione di manutenzione e presidio territoriale, che da sempre assicurava un
equilibrio del territorio. I versanti boschivi, gli alvei fluviali e i territori agricoli abbandonati hanno lasciato
posto a frane e inondazioni;
la dimensione del problema appare evidente solo se si pensa che, a partire dall'inizio del secolo, gli eventi di
dissesto idrogeologico gravi sono stati oltre 4.000 e hanno provocato ingenti danni a persone, case e
infrastrutture, ma, soprattutto, hanno provocato circa 12.600 morti, mentre il numero dei dispersi, dei feriti
e degli sfollati supera i 700 mila;
sulla base dei dati raccolti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso il
progetto Avi, tra il 1985 e il 2001 si sono verificati in Italia circa 15.000 eventi di dissesto (gravi e/o lievi), di
cui 13.500 frane e 1.500 piene. Alcuni di questi hanno avuto ripercussioni sulla popolazione, provocando
vittime o danneggiando i centri abitati. Dei 15.000 eventi, 120 hanno provocato vittime, 95 frane e 25
alluvioni e hanno causato circa 970 morti;
successivamente al 2002 il progetto Avi è stato interrotto. Il Cresme e l'Ance, sulla base di un lavoro di
raccolta dati, sono riusciti a ricostruire l'andamento degli eventi di dissesto nel periodo recente, dimostrando
come il territorio italiano sia caratterizzato da un forte rischio naturale;
secondo i predetti dati, le aree a elevato rischio sismico sono circa il 44 per cento della superficie nazionale
(131 mila chilometri quadrati) e interessano il 36 per cento dei comuni (2.893) e quelle ad elevata criticità
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Camera dei Deputati
idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10 per cento della superficie italiana
(29.500 chilometri quadrati) e riguardano l'89 per cento dei comuni (6.631);
nelle aree ad elevato rischio sismico vivono 21,8 milioni di persone (36 per cento della popolazione), per un
totale di 8,6 milioni di famiglie, e si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali;
la popolazione residente nelle aree ad elevato rischio idrogeologico è, invece, pari a 5,8 milioni di persone
(9,6 per cento della popolazione), per un totale di 2,4 milioni di famiglie. In queste aree si trovano oltre 1,2
milioni di edifici. Tra questi, particolarmente esposti al rischio, sono i capannoni per le attività produttive, che,
richiedendo ampi spazi costruttivi, spesso si trovano ai margini delle città, al confine con aree a rischio, e le
aree urbane interessate da corsi d'acqua soggetti a rapide variazioni di regime idraulico;
geograficamente, il rischio sismico maggiore riguarda le regioni della fascia appenninica e del Sud Italia. Al
primo posto c’è la Campania, in cui 5,3 milioni di persone vivono nei 489 comuni a rischio sismico elevato.
Seguono la Sicilia, con 4,7 milioni di persone in 356 comuni a rischio e la Calabria, dove tutti i comuni sono
coinvolti, per un totale di circa 2 milioni di persone. In queste tre regioni il patrimonio edilizio è esposto a
rischio sismico maggiore: Sicilia (2,5 milioni di abitazioni), Campania (2,1 milioni di abitazioni), Calabria (1,2
milioni);
la superficie italiana ad elevata criticità idrogeologica è per il 58 per cento soggetta a fenomeni di frane
(17.200 chilometri quadrati) e per il 42 per cento è a rischio alluvione (12.300 chilometri quadrati).
Sommando questi due elementi di criticità, l'Emilia-Romagna è la regione che presenta un maggior livello di
esposizione al rischio, con 4.316 chilometri quadrati, pari al 19,5 per cento della superficie. Seguono la
Campania (19,1 per cento di aree critiche), il Molise (18,8 per cento) e la Valle d'Aosta (17,1 per cento). Su
scala regionale, invece, in cinque regioni – la Valle d'Aosta, l'Umbria, il Molise, la Calabria e la Basilicata – tutti
i comuni hanno una quota di superficie territoriale interessata da aree di elevata criticità idrogeologica. Su
scala provinciale, invece, al primo posto c’è Napoli, dove 576 mila persone risiedono nelle aree a rischio
elevato (208 mila abitazioni), al secondo posto Torino (326 mila persone e 148 mila abitazioni) e al terzo
Roma (216 mila persone e quasi 96 mila abitazioni);
la pericolosità degli eventi naturali è senza dubbio amplificata dall'elevata vulnerabilità del patrimonio
edilizio italiano. Oltre il 60 per cento degli edifici (circa 7 milioni) è stato costruito prima del 1971, quindi
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Camera dei Deputati
prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica per nuove costruzioni (1974). Di questi, oltre 2,5
milioni risultano in pessimo o mediocre stato di conservazione e, quindi, più esposti ai rischi idrogeologici;
il costo complessivo dei danni provocati in Italia da terremoti, frane e alluvioni, dal 1944 al 2012, è pari a
242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi all'anno. Il 75 per cento del totale, 181 miliardi di euro, riguarda i
terremoti, il restante 25 per cento, 61,5 miliardi di euro, è da addebitare al dissesto idrogeologico. Solo dal
2010 a oggi si stimano costi per 20,5 miliardi (l'8 per cento del totale), considerando i 13,3 miliardi di euro
quantificati per il terremoto in Emilia-Romagna;
i dati innanzi indicati evidenziano la necessità di un piano strategico nazionale, sostenuto da una decisa
azione politica, che programmi interventi finalizzati, soprattutto in via preventiva, alla tutela del territorio ed
alla salvaguardia della salute e dell'incolumità dei cittadini del nostro Paese in una logica unitaria di gestione
del territorio e di semplificazione tra le competenze e le responsabilità dei diversi enti preposti;
questa necessità emerge anche dalla circostanza che gli stanziamenti ordinari del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, finalizzati alla tutela e conservazione del territorio, sarebbero stati ridotti
del 91 per cento negli ultimi 5 anni come riportato dai dati Ance-Cresme;
i dati sulla spesa delle risorse stanziate non sono incoraggianti: più della metà degli interventi di mitigazione
del rischio idrogeologico finanziati in base al decreto-legge n. 180 del 1998 sembrerebbe che non siano
ancora stati conclusi;
le risorse del «Piano Cipe delle opere prioritarie», destinate, tre anni fa, alla riduzione del rischio idrogeologico
(circa 2 miliardi di euro, compresi i relativi cofinanziamenti regionali), risulterebbero impegnate per meno del
10 per cento;
nel 2009 è stato varato il programma di messa in sicurezza degli edifici scolastici da 1 miliardo di euro,
successivamente ridotto a circa 800 milioni di euro: ad oggi, pare che sia stato impegnato meno del 10 per
cento dei fondi;
appare evidente e necessario, dunque, risolvere rapidamente il problema della programmazione ed
attuazione degli interventi e dello stanziamento e della spesa effettiva delle risorse per la messa in sicurezza
del territorio;
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Camera dei Deputati
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe sottolineato, recentemente,
l'urgenza di un piano nazionale per la sicurezza e la manutenzione del territorio, il cosiddetto «piano Clini»,
quantificando gli investimenti necessari in 1,2 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni,
impegna il Governo:
a considerare la manutenzione del territorio e la difesa idrogeologica una priorità per il Paese in quanto
finalizzata a garantire la sicurezza dei cittadini;
ad individuare, in tempi brevi, soluzioni efficaci, anche di tipo normativo, che possano, nell'ambito di un
piano strategico nazionale di intervento finalizzato alla riduzione del rischio idrogeologico, garantire agli enti
locali la possibilità di destinare risorse nei bilanci per gli investimenti necessari a garantire la sicurezza e la
qualità della vita dei cittadini tramite la messa in sicurezza delle scuole ed interventi di manutenzione dei
territori e dei corsi d'acqua, anche prevedendo di escludere queste risorse dal patto di stabilità interno;
a procedere in tempi rapidi all'attuazione dei lavori relativi al piano nazionale per la sicurezza e la
manutenzione del territorio, cosiddetto «piano Clini», elaborato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, affinché sia possibile programmare interventi in una logica integrata ed unitaria di
gestione e di semplificazione tra competenze e responsabilità dei vari enti preposti, investendo i previsti 1,2
miliardi di euro all'anno per 20 anni con certezza di risorse in termini di stanziamento e spesa;
a prevedere, nell'ambito delle risorse disponibili del «piano Clini», incentivi per il rimboschimento e/o
l'impianto di colture agricole in aree a rischio, quale primo presidio di difesa idrogeologica.
(1-00111) «Matarrese, Dellai, Causin, D'Agostino, Piepoli, Vargiu, Vecchio, Sottanelli, Zanetti, Rossi, Schirò Planeta, Monchiero, Rabino, Marazziti».
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #dissesto-idrogeologico
La mozione che segue fu approvata dal Governo che si impegnò sulla base del testo ad assumere ulteriori e
specifici impegni rispetto al precedente atto di indirizzo politico per contrastare il fenomeno del dissesto
idrogeologico in Italia.
Atto Camera
Mozione 1-00421
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 16 aprile 2014, seduta n. 213
La Camera,
premesso che:
il fenomeno del dissesto idrogeologico rappresenta un problema estremamente diffuso nel nostro Paese che
risulta, infatti, soggetto a rapidi e periodici processi che ne alterano il territorio e producono conseguenze
spesso devastanti; molto spesso si tratta di fenomeni connessi al defluire delle acque libere in superficie e nel
sottosuolo che causano l'alterazione dello stato di stabilità dei terreni e dei pendii e/o l'esondazione dei corsi
d'acqua per rilevanti e repentini aumenti di portata. Questi fenomeni si manifestano sotto forma di erosioni,
frane o alluvioni dovuti a cause strutturali o occasionali. Gli effetti del dissesto incidono sia sulla perdita di
vite umane e provocano evidenti alterazioni ambientali e dei territori che si ripercuotono su tutte le attività
dell'uomo, con rilevanti danni per le comunità colpite;
il rischio idrogeologico nel nostro Paese è in gran parte imputabile all'azione dell'uomo nella trasformazione
ed edificazione dei territori. La densità della popolazione, la progressiva urbanizzazione, l'abbandono dei
terreni montani, l'edificazione in aree a rischio, il disboscamento e la mancata o carente manutenzione dei
corsi d'acqua e dei versanti e/o pendii a rischio di instabilità hanno sicuramente aggravato la situazione e
messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio italiano, aumentandone l'esposizione ai rischi di
dissesto idrogeologico;
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Camera dei Deputati
i pericoli per la popolazione italiana sono evidenti se si osserva l'andamento dei fenomeni di dissesto
verificatisi negli ultimi cinquanta anni. L'analisi del documento di studio in materia prodotto da Ance e da
Cresme evidenzia un progressivo aumento del rischio per la popolazione dovuto all'espansione urbana, che
ha interessato tutta l'Italia in maniera rilevante a partire dal dopoguerra e che ha determinato
l'antropizzazione anche dei territori più fragili dal punto di vista idrogeologico. Negli anni il mutato stile di
vita della popolazione ha determinato un progressivo allontanamento dalle aree interne a favore dei centri
urbani e l'abbandono della funzione di manutenzione e presidio territoriale, che da sempre assicurava un
equilibrio del territorio. I versanti boschivi, gli alvei fluviali e i territori agricoli abbandonati hanno lasciato
posto a frane e inondazioni;
la dimensione del problema appare evidente solo se si pensa che, a partire dall'inizio del secolo, gli eventi di
dissesto idrogeologico gravi sono stati oltre 4.000 e hanno provocato ingenti danni a persone, case e
infrastrutture, ma, soprattutto, hanno provocato circa 12.600 morti, mentre il numero dei dispersi, dei feriti
e degli sfollati supera i 700 mila;
sulla base dei dati raccolti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attraverso il
progetto Avi, tra il 1985 e il 2001 si sono verificati in Italia circa 15.000 eventi di dissesto (gravi e/o lievi), di
cui 13.500 frane e 1.500 piene. Alcuni di questi hanno avuto ripercussioni sulla popolazione, provocando
vittime o danneggiando i centri abitati. Dei 15.000 eventi, 120 hanno provocato vittime, 95 frane e 25
alluvioni e hanno causato circa 970 morti;
successivamente al 2002 il progetto Avi è stato interrotto. Il Cresme e l'Ance, sulla base di un lavoro di
raccolta dati, sono riusciti a ricostruire l'andamento degli eventi di dissesto nel periodo recente, dimostrando
come il territorio italiano sia caratterizzato da un forte rischio naturale;
secondo i predetti dati, le aree a elevato rischio sismico sono circa il 44 per cento della superficie nazionale
(131 mila chilometri quadrati) e interessano il 36 per cento dei comuni (2.893) e quelle ad elevata criticità
idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10 per cento della superficie italiana
(29.500 chilometri quadrati) e riguardano l'89 per cento dei comuni (6.631);
nelle aree ad elevato rischio sismico vivono 21,8 milioni di persone (36 per cento della popolazione), per un
totale di 8,6 milioni di famiglie, e si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali;
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la popolazione residente nelle aree ad elevato rischio idrogeologico è, invece, pari a 5,8 milioni di persone
(9,6 per cento della popolazione), per un totale di 2,4 milioni di famiglie. In queste aree si trovano oltre 1,2
milioni di edifici. Tra questi, particolarmente esposti al rischio, sono i capannoni per le attività produttive, che,
richiedendo ampi spazi costruttivi, spesso si trovano ai margini delle città, al confine con aree a rischio, e le
aree urbane interessate da corsi d'acqua soggetti a rapide variazioni di regime idraulico;
geograficamente, il rischio sismico maggiore riguarda le regioni della fascia appenninica e del sud Italia. Al
primo posto c’è la Campania, in cui 5,3 milioni di persone vivono nei 489 comuni a rischio sismico elevato.
Seguono la Sicilia, con 4,7 milioni di persone in 356 comuni a rischio e la Calabria, dove tutti i comuni sono
coinvolti, per un totale di circa 2 milioni di persone. In queste tre regioni il patrimonio edilizio è esposto a
rischio sismico maggiore: Sicilia (2,5 milioni di abitazioni), Campania (2,1 milioni di abitazioni), Calabria (1,2
milioni);
la superficie italiana ad elevata criticità idrogeologica è per il 58 per cento soggetta a fenomeni di frane
(17.200 chilometri quadrati) e per il 42 per cento è a rischio alluvione (12.300 chilometri quadrati).
Sommando questi due elementi di criticità, l'Emilia-Romagna è la regione che presenta un maggior livello di
esposizione al rischio, con 4.316 chilometri quadrati, pari al 19,5 per cento della superficie. Seguono la
Campania (19,1 per cento di aree critiche), il Molise (18,8 per cento) e la Valle d'Aosta (17,1 per cento). Su
scala regionale, invece, in cinque regioni – la Valle d'Aosta, l'Umbria, il Molise, la Calabria e la Basilicata – tutti
i comuni hanno una quota di superficie territoriale interessata da aree di elevata criticità idrogeologica. Su
scala provinciale, invece, al primo posto c’è Napoli, dove 576 mila persone risiedono nelle aree a rischio
elevato (208 mila abitazioni), al secondo posto Torino (326 mila persone e 148 mila abitazioni) e al terzo
Roma (216 mila persone e quasi 96 mila abitazioni);
la pericolosità degli eventi naturali è senza dubbio amplificata dall'elevata vulnerabilità del patrimonio
edilizio italiano. Oltre il 60 per cento degli edifici (circa 7 milioni) è stato costruito prima del 1971, quindi
prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica per nuove costruzioni (1974). Di questi, oltre 2,5
milioni risultano in pessimo o mediocre stato di conservazione e, quindi, più esposti ai rischi idrogeologici;
il costo complessivo dei danni provocati in Italia da terremoti, frane e alluvioni, dal 1944 al 2012, è pari a
242,5 miliardi di euro, circa 3,5 miliardi all'anno. Il 75 per cento del totale, 181 miliardi di euro, riguarda i
terremoti, il restante 25 per cento, 61,5 miliardi di euro, è da addebitare al dissesto idrogeologico. Solo dal ! 12
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2010 a oggi si stimano costi per 20,5 miliardi (l'8 per cento del totale), considerando i 13,3 miliardi di euro
quantificati per il terremoto in Emilia-Romagna;
il Governo, nella legge di stabilità 2014, al comma 111 dell'articolo 1, ha stanziato complessivamente
1.584.000.000 di euro per il contrasto al fenomeno del dissesto idrogeologico in Italia;
in particolare, il comma 111 così recita: «Al fine di permettere il rapido avvio nel 2014 di interventi di messa
in sicurezza del territorio, le risorse esistenti sulle contabilità speciali relative al dissesto idrogeologico, non
impegnate alla data del 31 dicembre 2013, comunque nel limite massimo complessivo di 600 milioni di
euro, nonché le risorse finalizzate allo scopo dalle delibere CIPE n. 6/2012 e n. 8/2012 del 20 gennaio
2012, pari rispettivamente a 130 milioni di euro e 674,7 milioni di euro, devono essere utilizzate per i
progetti immediatamente cantierabili, prioritariamente destinandole agli interventi integrati finalizzati alla
riduzione del rischio, alla tutela e al recupero degli ecosistemi e della biodiversità e che integrino gli obiettivi
della direttiva 2000/60/CE, del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea, del 23 ottobre
2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, e della direttiva 2007/60/CE,
del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea, del 23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e
alla gestione dei rischi di alluvioni. A tal fine, entro il 1o marzo 2014, il Ministero dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare verifica la compatibilità degli accordi di programma e dei connessi cronoprogrammi
con l'esigenza di massimizzare la celerità degli interventi in relazione alle situazioni di massimo rischio per
l'incolumità delle persone e, se del caso, propone alle regioni le integrazioni e gli aggiornamenti necessari.
Entro il 30 aprile 2014 i soggetti titolari delle contabilità speciali concernenti gli interventi contro il dissesto
idrogeologico finalizzano le risorse disponibili agli interventi immediatamente cantierabili contenuti
nell'accordo e, per il tramite del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, presentano
specifica informativa al CIPE indicando il relativo cronoprogramma e lo stato di attuazione degli interventi già
avviati. La mancata pubblicazione del bando di gara, ovvero il mancato affidamento dei lavori entro il 31
dicembre 2014, comporta la revoca del finanziamento statale e la contestuale rifinalizzazione, con decreto
del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro dell'economia e
delle finanze, delle risorse ad altri interventi contro il dissesto idrogeologico, fermo restando il vincolo
territoriale di destinazione delle risorse attraverso una rimodulazione dei singoli accordi di programma, ove
esistano progetti immediatamente cantierabili compatibili con le finalità della norma. A decorrere dal 2014,
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Camera dei Deputati
ai fini della necessaria programmazione finanziaria, entro il mese di settembre, il Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare presenta al CIPE una relazione in ordine agli interventi in corso di
realizzazione ovvero alla prosecuzione ed evoluzione degli accordi di programma, unitamente al fabbisogno
finanziario necessario per gli esercizi successivi. Gli interventi contro il dissesto idrogeologico sono monitorati
ai sensi del decreto legislativo n. 229 del 29 dicembre 2011. Per le finalità di cui al presente comma è
autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2014, di 50 milioni di euro per l'anno 2015 e di 100
milioni di euro per l'anno 2016. All'articolo 17, comma 1, primo periodo, del decreto-legge n. 195 del 30
dicembre 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 26 febbraio 2010, le parole: «non oltre i
tre anni» sono sostituite dalle seguenti: «non oltre i sei anni»;
secondo quanto si evince dai dati dell'Ance, circa 1,6 miliardi di euro stanziati per circa 1.100 progetti
nell'ambito del programma straordinario di messa in sicurezza del territorio avviato a fine 2009 devono
ancora essere utilizzati;
secondo quanto si evince dai dati citati in premessa, appare evidente la necessità della realizzazione di un
piano di previsione e prevenzione dei danni causati da fenomeni di dissesto idrogeologico nonché di
manutenzione del suolo e dei corsi d'acqua che siano finanziati dallo Stato e cofinanziati dalle regioni e dagli
enti locali, da attuarsi da parte degli enti periferici e territoriali competenti per legge;
purtroppo, nel corso degli anni, i rigorosi e sempre più stringenti vincoli dettati dal patto di stabilità e crescita
imposti dalla Commissione europea e le conseguenti norme nazionali sul patto di stabilità interno
rappresentano un problema insormontabile per le amministrazioni locali che intendono investire risorse per
la risoluzione dei problemi legati al dissesto idrogeologico; anche nei casi di disponibilità di risorse, gli
investimenti dei comuni per la prevenzione e la manutenzione del proprio territorio sono continuamente
ostacolati, dunque, dal patto di stabilità interno;
alla fine dell'anno 2013, 5 miliardi di euro di risorse di cassa che comuni e province avrebbero potuto
destinare ad investimenti contro i danni da dissesto idrogeologico risultano bloccati dai vincoli imposti dal
patto di stabilità interno; si tratta, in particolare, di 990 milioni di euro in Lombardia, di 586 milioni di euro in
Veneto, di 482 milioni di euro in Campania e di 261 milioni di euro in Puglia;
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Camera dei Deputati
il Patto di stabilità e crescita europeo prevede la sostanziale esclusione dai parametri di governance
economica delle spese sostenute dai Paesi per interventi di breve periodo a seguito di eventi naturali
eccezionali;
recentemente si è tanto parlato della golden rule sulle infrastrutture, in merito all'esclusione delle spese
sostenute per finanziare gli interventi di sviluppo, tra cui quelli delle reti infrastrutturali inserite nei corridoi
Ten-T europei dal rispetto dei parametri del patto di stabilità e crescita; su questo tema, nell'ottobre 2013, la
Commissione sviluppo regionale del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione nella quale viene
evidenziata la necessità di non calcolare nel 3 per cento dei parametri di bilancio le spese per gli investimenti
produttivi in infrastrutture, occupazione e formazione; si tratterebbe di una modifica importante ai vincoli di
bilancio degli Stati e delle regioni che permetterebbe maggiore efficienza all'utilizzo dei fondi europei e
sosterrebbe il superamento delle politiche di austerità;
appare evidente, necessario ed improcrastinabile, dunque, un intervento a livello dell'Unione europea che
tenda alla esclusione dal rispetto dei parametri del patto di stabilità e crescita, e conseguentemente dal patto
di stabilità interno, delle spese sostenute per finanziare interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico e
di manutenzione del suolo e dei corsi d'acqua,
impegna il Governo:
ad assumere immediate iniziative per garantire la rapida realizzazione dei 1.100 progetti di messa in
sicurezza del territorio già finanziati con circa 1,6 miliardi di euro nell'ambito del piano nazionale
straordinario avviato a fine 2009;
a destinare almeno il 10 per cento dei 117 miliardi di euro della programmazione dei fondi strutturali europei
e del fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 a programmi di manutenzione del territorio e di
riduzione del rischio idrogeologico;
ad allentare il Patto di stabilità interno al fine di consentire agli enti territoriali che dispongono già di risorse
di cassa, di realizzare opere per la prevenzione dei dissesti, la manutenzione del territorio e dei corsi d'acqua e
il contrasto del dissesto idrogeologico;
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Camera dei Deputati
a valutare la possibilità di favorire, con accordo interministeriale, le tipologie di spese da escludere dal patto
di stabilità interno;
ad adottare, nel corso del prossimo semestre italiano di presidenza europea, ogni utile ed opportuna
iniziativa affinché sia garantita l'esclusione dai vincoli previsti dal patto di stabilità interno di tutte le spese e
di tutte le risorse stanziate dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali per la realizzazione di interventi che
consentano non solo la totale messa in sicurezza del territorio italiano dai rischi derivanti da fenomeni di
dissesto idrogeologico ma anche e soprattutto la previsione e la prevenzione di tali pericoli nonché la
mitigazione di quelli già esistenti, al fine di garantire, con estrema urgenza e celerità, la tutela della
incolumità della popolazione nonché la costante manutenzione del territorio e dei corsi d'acqua.
(1-00421) «Matarrese, D'Agostino, Andrea Romano, Causin, Antimo Cesaro, Vecchio, Galgano».
Parola chiave: #fondi-europei
La mozione che segue, e che nel momento della pubblicazione di questo compendio è ancora in attesa di
discussione in Aula, chiede impegni al Governo per consentire la spesa dei fondi comunitari nei tempi
programmati. Nelle premesse evidenzia i due principali impedimenti:
il primo è nella distorsione dell’utilizzo delle risorse programmate che sono state utilizzate come variabile di
aggiustamento dei conti pubblici italiani nei diversi provvedimenti di finanza pubblica;
il secondo è nei vincoli di finanza pubblica, con particolare riferimento al patto di stabilità interno di regioni,
province e comuni, che hanno rallentato la spesa delle risorse stanziate con la conseguenza che, a metà
2014, circa il 50 per cento dei fondi strutturali e più del 90 per cento delle risorse regionali dell’ex FAS
devono ancora essere spese.
Atto Camera
Mozione 1-00598
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Martedì 23 settembre 2014, seduta n. 296 ! 16
Camera dei Deputati
La Camera,
premesso che:
il tema della programmazione di bilancio dello Stato e della spesa delle risorse stanziate, ordinarie e
straordinarie, destinate allo sviluppo del Paese ed in particolare del Mezzogiorno impone di confrontarsi con
numerose criticità che possono ridurre l'efficacia dell'intervento pubblico;
i fondi comunitari sono di fondamentale importanza per tutto il Paese ma è necessario evidenziare che
hanno una particolare rilevanza per il Sud Italia in quanto sono molto spesso sostitutivi delle risorse statali
per gli investimenti. Già nel Rapporto strategico nazionale di dicembre 2009, prima ancora dei numerosi tagli
che sono stati effettuati alle politiche di sviluppo (20 miliardi di tagli al F.A.S. 2007-2013 destinato al Sud),
il Ministero dello sviluppo economico dichiarava il mancato rispetto del principio di addizionalità previsto dai
regolamenti europei. In quel periodo, infatti, il 15 per cento dei fondi europei fu utilizzato per sopperire alla
mancanza di risorse nazionali;
la Banca d'Italia, nel corso dell’«Eurofi Financial Forum 2014», ha segnalato la necessità di «rilanciare gli
investimenti pubblici e privati nazionali ed europei» per la ripresa economica e di affiancare alle riforme
strutturali specifiche sul lato dell'offerta «una più ampia azione di politica economica per accelerare la
costituzione di infrastrutture materiali ed immateriali indispensabili per un vero mercato unico europeo»;
in particolare, sono due gli elementi di criticità che ostacolano ed inficiano l'effettiva redditività dei
provvedimenti dello Stato finalizzate alle politiche di sviluppo;
il primo elemento di criticità si rileva nella distorsione dell'utilizzo delle risorse della programmazione unitaria
che sono state utilizzate come variabile di aggiustamento dei conti pubblici italiani nei provvedimenti di
finanza pubblica adottati dal 2008 ad oggi. Circa un terzo (pari a 20 miliardi di euro) delle risorse dell'ex
Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) relative al periodo 2007-2013, ora denominato Fondo per lo sviluppo
e la coesione (FSC), sono state tagliate o destinate ad altre finalità. Tale distrazione ha determinato una forte
incertezza sulle disponibilità finanziarie da utilizzare per le politiche di sviluppo;
il secondo elemento di criticità si ravvisa nei vincoli di finanza pubblica, con particolare riferimento al patto di
stabilità interno di regioni, province e comuni, che hanno rallentato la spesa delle risorse stanziate con la
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Camera dei Deputati
conseguenza che, a metà 2014, circa il 50 per cento dei fondi strutturali e più del 90 per cento delle risorse
regionali dell'ex FAS devono ancora essere spese;
secondo quanto si evince dalle analisi del bilancio dello Stato, risulta che, nel corso degli ultimi anni, si sia
verificato una distrazione delle risorse destinate alle infrastrutture da una molteplicità di capitoli ordinari a
pochi «maxi-capitoli», con una crescente concentrazione delle risorse nei maxi-capitoli dei fondi strutturali e
FSC;
le stime dell'Ance, di Confindustria e del Cresme evidenziano la grande portata delle risorse distratte dai
capitoli ordinari: i due maxi-capitoli dei fondi strutturali e FSC, rappresentano oggi tra il quaranta ed il
quarantacinque per cento delle risorse destinate ogni anno dallo Stato alle infrastrutture e all'adeguamento
del territorio. Appare, dunque, strategico il celere utilizzo di queste risorse proprio in ragione del contesto in
cui versa il nostro Paese nel quale le risorse pubbliche a disposizione dell'infrastrutturazione sono ai livelli
minimi degli ultimi 20 anni. Tuttavia, l'irrigidimento del patto di stabilità interno rischia fortemente di
ostacolarne la spesa;
le stime innanzi richiamate evidenziano che, mettendo a confronto la programmazione della politica
nazionale di coesione territoriale con quella contenuta nei documenti di finanza pubblica per il triennio
2014-2016, è facile rilevare un'evidente incompatibilità tra gli obiettivi fissati nel biennio 2014-2015 per la
spesa dei fondi europei e del fondo per lo sviluppo e la coesione e l'irrigidimento dei vincoli di finanza
pubblica determinato dalla Legge di stabilità per il 2014;
la legge, infatti, prevede un inasprimento del Patto di stabilità interno delle regioni (una riduzione dei livelli di
spesa autorizzati per gli enti regionali, al netto di quelle sanitarie) per un importo complessivo di quattro
miliardi e cinquecento milioni di euro nel triennio 2014-2016; tale vincolo rischia di bloccare le politiche di
sviluppo finanziate con i fondi europei e FSC;
il blocco appena evidenziato riguarda tutte le regioni e non solo quelle del Mezzogiorno dove le risorse della
politica di coesione assumono maggiore rilevanza: al netto delle esclusioni già previste dalla normativa,
infatti, il peso del cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali e del fondo per lo sviluppo e la coesione sul
patto di stabilità interno delle regioni risulta pari, in media, al 26,6 per cento nel 2014 e al 34,1 per cento
nel 2015;
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Camera dei Deputati
il problema è ancora più rilevante al Sud in quanto regioni come la Puglia ed il Molise, che raggiungono
percentuali del 99 per cento nel rapporto tra importo delle spese da effettuare e importo delle spese
autorizzate, dovrebbero sospendere ogni altro tipo di spesa (stipendi ai dipendenti, trasporto pubblico locale
eccetera) nel biennio 2014-2015 per riuscire ad investire i fondi europei e FSC nei tempi previsti;
la spesa dei fondi comunitari è prioritaria per la ripresa economica particolarmente nel Mezzogiorno. Infatti,
questa zona ha subìto pesantemente la crisi economica più di ogni altra area del Paese. Eurispes, nell'ultimo
rapporto annuale, analizzando i dati economici dell'Italia, ha evidenziato che al Sud vi è una condizione molto
critica con indicatori inferiori rispetto a quelli di altre aree e rispetto alle medie nazionali. Dal 2007, la crisi ha
piegato il tessuto economico e produttivo del Sud aumentando ulteriormente il divario con il Nord d'Italia. Nel
Mezzogiorno le aziende registrano il peggior saldo del portafoglio ordini e della relativa variazione nel
periodo. Non a caso, al Sud, dal 2007 ad oggi, ben 11.500 aziende (pari al 25 per cento del totale in Italia)
hanno registrato una situazione di incapacità prolungata nel tempo di ripagare i propri debiti e hanno fatto
richiesta di fallimento presso le cancellerie dei tribunali;
l'analisi è riferita alla sola spesa dei fondi comunitari nel periodo di programmazione 2007-2013 e non tiene
conto dell'esigenza di spendere anche altre risorse destinate alle politiche di sviluppo come quelle del piano
di azione e coesione (circa 10 miliardi di euro), quelle relative al periodo di programmazione 2014-2020 di
prossimo avvio (più di 100 miliardi di cui più di 50 miliardi gestiti dalle regioni) ed eventuali residui del
periodo di programmazione 2000-2006, in gran parte gestiti a livello regionale;
è importante evidenziare che sugli investimenti finanziati con questi fondi grava non solo l'ostacolo
rappresentato dal patto di stabilità interno delle regioni ma anche quello rappresentato dal patto di stabilità
interno degli enti locali (comuni e province), quando questi risultano destinatari dei finanziamenti della
politica di coesione. Su questo punto, il legislatore non è intervenuto nella legge di stabilità, nonostante le
reiterate richieste di «nettizzazione» di queste risorse nel calcolo del patto di stabilità interno;
le disposizioni previste dalla legge di stabilità per il 2014 sembrerebbero, quindi, incoerenti con la necessità
di garantire un rapido ed efficace utilizzo dei fondi europei e del fondo per lo sviluppo e la coesione,
nonostante quest'ultima sia stata più volte richiesta tramite numerosi atti parlamentari di indirizzo che
hanno impegnato il Governo ad agire diversamente;
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Camera dei Deputati
le linee politiche annunciate sembrerebbero tendere non solo ad irrigidire il patto di stabilità interno proprio
nel momento in cui occorrerebbe accelerare la spesa dei fondi in vista della chiusura del periodo di
programmazione 2007-2013 e dell'avvio del periodo 2014-2020, ma anche ad inasprire le sanzioni
previste per le regioni che decidono di sforare il patto di stabilità interno per spendere i fondi europei. Tutto
questo in un contesto in cui, a due anni dalla fine della programmazione, circa la metà dei fondi deve ancora
essere speso e certificato, per un importo totale che supera i 20 miliardi di euro;
l'impossibilità di spendere i fondi europei è solo una rappresentazione della generale incompatibilità tra
vincoli di finanza pubblica e politica di sviluppo del territorio; un'incompatibilità sottolineata anche dal fatto
che a metà 2014, sei miliardi di euro già disponibili nelle casse degli enti locali non possono essere investiti a
causa del patto di stabilità interno;
secondo le dichiarazioni rilasciate ad organi di stampa da rappresentanti del Governo, sarebbe allo studio una
consistente riduzione delle risorse destinate al cofinanziamento degli interventi dei fondi strutturali per il
periodo 2014-2020, rispetto ai circa 41 miliardi che erano allo scopo previsti dal progetto di Accordo di
partenariato trasmesso alla Commissione europea lo scorso 22 aprile 2011;
tale riduzione produrrebbe effetti positivi in termini di finanza pubblica ma determinerebbe la rinuncia ad
avvalersi di una quota consistente delle risorse assegnate alle regioni italiane nell'ambito della
programmazione 2014-2020;
nel corso dell'informativa urgente sulle linee di attuazione del programma di Governo del 16 settembre
2014, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inteso evidenziare l'urgenza dell'investimento dei fondi
comunitari pronunciando queste parole: «Al termine dei mille giorni o spendiamo bene i fondi europei o i
fondi europei porteranno via noi»,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative dirette a riformare con estrema urgenza il patto di stabilità interno e le regole di
finanza pubblica affinché sia possibile assicurare la spesa dei fondi europei nonché garantire un'equilibrata
politica di investimenti da parte degli enti territoriali;
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Camera dei Deputati
ad assumere iniziative per rifinanziate la misura che prevede l'esclusione di parte dei cofinanziamenti
nazionali dai parametri del patto di stabilità interno, e che esaurisce i propri effetti nel 2014 dopo un triennio
di operatività, con lo stanziamento di 1 miliardo di euro all'anno tenuto conto che tale provvedimento si è già
rivelato determinante per impedire la paralisi completa della spesa comunitaria e nazionale;
a ridistribuire, già nell'ambito del prossimo disegno di legge di stabilità per il 2015, gli obiettivi di finanza
pubblica stabiliti a livello nazionale in favore di una politica di investimento degli enti locali, accompagnata
da una revisione delle regole del patto di stabilità a livello nazionale ed europeo, con l'introduzione di una
adeguata flessibilità per favorire gli investimenti;
a procedere alla revisione dei criteri di determinazione delle quote di ripartizione, tra le regioni italiane, dei
tetti di spesa rilevanti ai fini del patto di stabilità interno individuando criteri maggiormente perequativi che
tengano conto del flusso complessivo di investimenti che le stesse sono obbligate a promuovere sul versante
della programmazione unitaria (fondi comunitari e fondo di sviluppo e coesione) e che non siano più basati
esclusivamente sulla spesa storica, peraltro riferita ad un unico anno ovvero al 2005;
a confermare, per tutte le regioni interessate, la quota di cofinanziamento nazionale nella misura di circa il
50 per cento per il periodo 2014-2020;
a garantire che la programmazione infrastrutturale rappresenti l'elemento centrale dei programmi dei fondi
strutturali europei e FSC 2007-2013 e 2014-2020, evitando di utilizzare impropriamente questi fondi per
finanziare altre esigenze nell'attuale difficile contesto di finanza pubblica;
a rendere operativa, entro il mese di ottobre 2014, l'Agenzia per la coesione territoriale rafforzandone i poteri
sostitutivi in caso di inerzia da parte delle amministrazioni statali o regionali competenti per l'attuazione dei
programmi nel periodo 2014-2020.
(1-00598) «Matarrese, Mazziotti Di Celso, Dambruoso, Causin, Vargiu, Vitelli, Molea, Vecchio, Galgano, D'Agostino, Piepoli, Vezzali, Antimo Cesaro, Rubinato, Oliverio, Grassi, Pastorelli».
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Camera dei Deputati
- Risoluzioni in VIII Commissione
Parola chiave: #smaltimento rifiuti - aziende agricole
Atto Camera
Risoluzione conclusiva 8-00015
presentato da PASTORELLI, MATARRESE
testo di Giovedì 26 settembre 2013 in Commissione VIII (Ambiente)
RISOLUZIONE N. 8-00015 APPROVATA DALLA COMMISSIONE
L'VIII Commissione,
premesso che:
secondo l'articolo 185 del decreto legislativo n. 152 del 2006, comma 1, nella sua formulazione in vigore
dal 25 dicembre 2010, il materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso (quali paglia, sfalci, potature,
e altro), che non venga utilizzato in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia, rientra nella
gestione dei rifiuti speciali, in quanto derivanti da attività agricole e agro-industriali;
così articolata, la disciplina in questione non consente l'eliminazione di detto materiale mediante l'uso del
fuoco, pratica che così va a configurare il reato di illecito smaltimento dei rifiuti;
tale disciplina ha creato non poca incertezza, posto che le regioni, nell'ambito dell'elaborazione dei propri
piani di prevenzione degli incendi boschivi, hanno spesso disciplinato in senso opposto in ordine a tali
pratiche, configurando come lecite (in certi orari e con determinate modalità) la pratica dell'abbruciamento di
detto materiale vegetale di scarto;
al momento, stante in materia di tutela dell'ambiente la chiara prevalenza della normativa statale su quella
regionale (più volte sancita dalla stessa Corte costituzionale, ad esempio con le sentenze nn. 307 del 2003,
246 del 2006 e 378 del 2007), dove la prima costituisce un limite invalicabile per la seconda, detto
materiale deve essere trattato, secondo le vigenti previsioni di legge, alla stregua di rifiuto speciale;
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Camera dei Deputati
le aziende agricole italiane sono messe in una situazione di grave di difficoltà dalla normativa nazionale
citata in premessa, posto che devono sopportare costi aggiuntivi per lo smaltimento di materiale vegetali del
tutto naturali;
in particolare, dette aziende spesso non sono nelle condizioni di poter produrre, secondo quanto previsto
dall'articolo 185, «energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né
mettono in pericolo la salute umana», dati gli elevati costi che tali processi comportano, e stante anche
l'assoluta genericità delle condizioni poste dalla stessa normativa (che determinato una notevole incertezza
negli stessi operatori economici nel settore agricolo);
a fronte dei notevoli costi che le aziende agricole sono costrette a sopportare, specialmente nel presente
periodo di grave crisi economica, per lo smaltimento di paglie, potature ed altro materiale vegetale simile,
l'alternativa (del tutto inaccettabile) per dette imprese al momento è la commissione del reato di illecito
smaltimento dei rifiuti;
nell'attuale quadro di incertezza, quindi, sulle possibili condotte lecite alternative che le aziende possono
adottare in merito alla presente questione, il rischio è che detto materiale non venga ne’ raccolto né in
qualche modo smaltito, né valorizzato ai fini del mantenimento della qualità dei terreni, aumentando così il
rischio di incendi derivanti dall'essiccazione di quest'ultimo e l'innalzamento delle temperature;
le condizioni estremamente delicate nella quali si trova il settore agricolo nazionale impongono
un'attenzione particolare sulle problematiche di questo da parte delle istituzioni nazionali, ivi comprese
quelle legate alla gestione e smaltimento dei rifiuti;
pur tenendo conto del quadro generale nazionale che evidenzia:
criticità legate all'inquinamento da polveri sottili con numero di sforamenti ben oltre i limiti considerati
compatibili con accettabile rischio per la salute umana;
il rischio concreto di incendi boschivi;
premesso, altresì, che:
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Camera dei Deputati
allo Stato è affidato il compito di adottare criteri generali per la redazione di piani di settore per la riduzione,
il riciclaggio, il recupero e l'ottimizzazione dei flussi di rifiuti ex lett.e) dell'articolo 195 del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152;
va ribadita la necessità di favorire la trinciatura degli scarti agricoli affinché siano reintegrati nel suolo i diversi
residui vegetali attraverso specifiche tecniche agricole (ad esempio il sovescio) al fine di chiudere il ciclo della
materia evitando l'eventuale depauperazione del suolo agricolo,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative normative, anche urgenti, nel quadro delle normative europee, al fine di escludere le
piccole attività agricole delle aree montane o svantaggiate dall'applicazione della normativa sui rifiuti
contenuta nella Parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, per quanto riguarda lo smaltimento della
paglia, degli sfalci, delle potature, nonché dei materiali agricoli naturali non pericolosi, mettendole in
condizione di poter utilizzare autonomamente detto materiale mediante pratiche agricole ordinarie;
ad avviare per tempo iniziative, in accordo con le associazioni di categoria e gli organismi operanti nel settore,
volte a informare gli imprenditori agricoli sulle possibili alternative, affinché procedano alle necessarie
riconversioni.
(8-00015) «Pastorelli, Matarrese, Mazzoli, Realacci, Borghi, Arlotti, Braga, Manfredi, Zardini».
Parola chiave: #piani-energetici-comunali
La risoluzione che segue è ancora in attesa di calendarizzazione e impegna il Governo a semplificare la
normativa in materia di piani energetici comunali nonché a ridurre i tempi di approvazione della VIA e delle
relative procedure.
Atto Camera
Risoluzione in commissione 7-00212
presentato da MATARRESE Salvatore
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Camera dei Deputati
testo di Venerdì 20 dicembre 2013, seduta n. 142
Le Commissioni VIII e X,
premesso che:
la direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011 concernente la
valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati così dispone all'articolo 4,
paragrafi 1 e 2:
«...1. Fatto salvo l'articolo 2, paragrafo 4, i progetti elencati nell'allegato I sono sottoposti a valutazione a
norma degli articoli da 5 a 10.
2. Fatto salvo l'articolo 2, paragrafo 4, per i progetti elencati nell'allegato II gli Stati membri determinano se il
progetto debba essere sottoposto a valutazione a norma degli articoli da 5 a 10»;
il decreto 10 settembre 2010 (Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010) «Linee guida per
l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili» dispone i limiti di capacità di generazione e di
potenza degli impianti e l’iter autorizzativo, nonché le tempistiche per il rilascio dell'autorizzazione stessa;
secondo le disposizioni dell'articolo 23 della legge europea n. 97 del 6 agosto 2013 (Gazzetta Ufficiale n.
194 del 20 agosto 2013), per sanare la procedura di infrazione aperta dall'Unione europea contro alcune
disposizioni del codice dell'ambiente sui criteri per l'individuazione dei progetti da assoggettare a VIA sarà
necessario emanare apposite linee guida ministeriali. In particolare, l'articolo 23, comma 1, recita così: «Al
fine di dare attuazione alle disposizioni della direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 13 dicembre 2011, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e
privati, e di risolvere la procedura di infrazione 2009/2086 per non conformità alla direttiva 85/337/CEE in
materia di valutazione d'impatto ambientale, per le tipologie progettuali di cui all'allegato IV alla parte
seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si
provvede alla emanazione delle linee guida finalizzate all'individuazione dei criteri e delle soglie per
l'assoggettamento alla procedura di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e
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Camera dei Deputati
successive modificazioni, sulla base dei criteri di cui all'allegato V alla parte seconda del medesimo decreto
legislativo»;
secondo quanto disposto dal punto 1.2. delle «Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da
fonti rinnovabili» allegate al decreto 10 settembre 2010 (Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010)
«...le sole Regioni e le Province autonome possono porre limitazioni e divieti in atti di tipo programmatorio o
pianificatorio per l'installazione di specifiche tipologie di impianti alimentati a fonti rinnovabili...»;
le linee guida nazionali, al punto 18.4, dispongono, qualora necessario, che le regioni adeguino le discipline in
materia di «Autorizzazioni». In particolare, così si dispone: «...18.4 – Le Regioni, qualora necessario,
adeguano le rispettive discipline entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore delle presenti linee guida,
anche con l'eventuale previsione di una diversa tempistica di presentazione della documentazione di cui al
paragrafo 13... (omissis...)»;
il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso
dell'energia da fonti rinnovabili, recanti modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e
2003/30/CE), anche detto decreto rinnovabili, ha introdotto misure di semplificazione e razionalizzazione
dei procedimenti amministrativi per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, modificando e
integrando quanto già stabilito dalle linee guida in merito agli iter procedurali per l'installazione degli
impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. I singoli interventi, a seconda della taglia e della potenza
installata, possono essere sottoposti a comunicazione, procedura abilitativa semplificata (P.A.S.) o
autorizzazione unica (A.U.);
i contenuti della direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla
promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ad avviso dei firmatari del presente atto, sono stati
disattesi in particolare nella stesura delle leggi regionali che hanno il compito di regolamentare la materia in
tema di iter autorizzativi;
numerose sono state, invece, le problematiche scaturite dalle inadempienze delle regioni, relative soprattutto
ai lunghi tempi degli iter autorizzativi, a discapito soprattutto degli imprenditori. Per ridurre le tempistiche di
autorizzazione sarebbe opportuno, in caso di impianto autorizzabile con DIA o PAS, che la VIA fosse emessa
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Camera dei Deputati
dal comune interessato, con riferimento al proprio piano energetico comunale, entro un tempo massimo di
30 giorni dalla sua presentazione;
secondo quanto si evince dall'articolo 5, comma 5, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, «i piani regolatori
generali, di cui alla legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni e integrazioni, dei comuni con
popolazione superiore a cinquantamila abitanti, devono prevedere uno specifico piano a livello comunale
relativo all'uso delle fonti rinnovabili di energia». Di fatto, i comuni con popolazione inferiore a cinquantamila
abitanti non sono tenuti a elaborare un piano energetico comunale;
appare evidente da un lato la necessità di semplificare e razionalizzare le procedure di concessione della
valutazione di impatto ambientale e dall'altro di estendere l'obbligo di valutazione di impatto ambientale a
tutti gli impianti, compreso gli impianti da installare in comuni con popolazione inferiore a cinquantamila
abitanti che, allo stato attuale, non sono tenuti ad elaborare un piano energetico;
i piani energetici regionali contribuiscono a raggiungere gli obiettivi stabiliti dalla Unione europea in tema di
produzione da fonti rinnovabili, riduzione dei consumi energetici e riduzione della CO2 per contenere gli
effetti dei cambiamenti climatici e favoriscono lo sviluppo economico senza aumentare indiscriminatamente
la crescita dei consumi di energia; pertanto, appaiono determinanti nella disposizione di indirizzi utili alla
elaborazione dei piani energetici comunali,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità, sentita la Conferenza delle regioni e delle province autonome e l'Associazione
nazionale dei comuni italiani (ANCI), di assumere iniziative per rendere obbligatoria per tutti i comuni italiani
l'emanazione dei piani energetici comunali, che dovranno essere elaborati sulla base delle disposizioni e degli
indirizzi contenuti nei piani energetici regionali;
ad intraprendere tutte le iniziative di propria competenza utili a garantire che le procedure di concessione di
valutazione di impatto ambientale siano espletate con tempistiche brevi e che non eccedano, di fatto, la
durata dell'iter autorizzativo, secondo le tempistiche stabilite dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
una volta stabiliti i piani energetici comunali, e affinché si possano ridurre le tempistiche di concessione delle
autorizzazioni, a valutare l'opportunità di intraprendere tutte le iniziative normative di propria competenza
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Camera dei Deputati
affinché sia definita una procedura che, ove possibile, possa automatizzare, semplificandola, la concessione
di valutazione di impatto ambientale per impianti installati in zone con caratteristiche evidenti e consolidate
e quindi già idonee all'autorizzazione, suddividendo il territorio in base a criteri che ne rispettino le
caratteristiche morfologiche e che tutelino la salute della popolazione.
(7-00212) «Matarrese, D'Agostino».
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Camera dei Deputati
- Ordini del giorno
Parola chiave: #università
L’ordine del giorno che segue impegna il Governo a realizzare un piano straordinario per l’assunzione di nuovi
professori ordinari nelle università italiane.
Atto Camera
ACCOLTO dal Governo IL 30/11/2014
Ordine del Giorno 9/2679-bis-A/93
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di domenica 30 novembre 2014, seduta n. 342 La Camera,
premesso che:
con Decreto Interministeriale 28 dicembre 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio 2013 n.
27, è stato disposto un piano straordinario per la chiamata di professori di seconda fascia;
per quanto riguarda, invece, la chiamata di professori di prima fascia non è stato ancora disposto un piano
straordinario nonostante le rilevazioni statistiche del Consiglio Universitario Nazionale indichino la necessità
di nuove assunzioni non solo per coprire molti posti vacanti ma anche per soddisfare le esigenze di ricambio
generazionale;
nell’anno 2014, infatti, il C.U.N., nell’adunanza del 29 gennaio 2014, ha rilevato che nel 2017 saranno in
servizio soltanto la metà dei professori di prima fascia rispetto a coloro che lo erano nel 2007;
secondo i dati C.U.N., infatti, negli ultimi 7 anni i professori ordinari si sono ridotti del 30% a causa dei pen-
sionamenti e non vi è stata ancora alcuna compensazione in termini numerici;
si rileva, infatti, che alcune università sono bloccate nelle chiamate e nei concorsi di prima fascia per man-
canze di risorse economiche nonostante vi siano numerosi pensionamenti rimasti senza turn over. Tutto ciò
accade proprio in una fase in cui è maggiormente sentita l’esigenza di un rinnovamento, anche in considera-
zione del fatto che ai professori di prima fascia è affidato, in via esclusiva, un ruolo importante come quello
del reclutamento;
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Camera dei Deputati
il C.U.N. ha quindi auspicato, nel documento del 9 aprile 2014 denominato “Reclutamento Universitario, una
proposta per uscire dall’emergenza”, l’introduzione di un piano straordinario per l’assunzione di 4000 profes-
sori di prima fascia da programmare nell’arco del prossimo triennio;
la realizzazione di un piano straordinario verrebbe incontro alla necessità di realizzare quanto da tempo ri-
chiesto dall’Unione europea che, nel rapporto dell’High Level Group on the Modernisation of Higher Education
sull’ “Improving the quality of teaching and learning in Europe’s higher education institutions” (2013), ha
ribadito che l’impegno nella didattica e nella ricerca deve portare a progressioni di carriera. Solo in questo
modo, d’altra parte, le nostre università potranno competere con quelle europee;
un piano straordinario per la chiamata degli abilitati alla prima fascia non solo non discriminerebbe i ricerca-
tori ma, anzi, rappresenterebbe una equiparazione di trattamento per gli attuali professori associati rispetto
ai ricercatori che già godono di un finanziamento straordinario; un nuovo piano, inoltre, consentirebbe anche
a quei ricercatori che hanno conseguito l'abilitazione alla prima fascia di essere chiamati;
un piano straordinario per la chiamata di professori di prima fascia non sarebbe discriminatoria nei confronti
di alcuna area geografica del Paese poiché le università in difficoltà economiche e impossibilitate a fare le
chiamate si trovano collocate trasversalmente su tutto il territorio nazionale;
il ruolo rivestito dai professori di prima fascia nell’ambito delle istituzioni universitarie è di fondamentale im-
portanza non solo in un contesto di valorizzazione delle attività scientifiche, di guida di gruppi di ricerca e di
attrazione delle risorse in progetti competitivi, ma anche nella partecipazione ad organi e commissioni di
concorso;
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di intraprendere tutte le iniziative normative di propria competenza affinché si possa
realizzare un piano straordinario per la chiamata di professori di prima fascia al fine di garantire la copertura
dei posti liberi, o di quelli che si renderanno liberi, nelle università e, quindi, il ricambio generazionale dei do-
centi ordinari nonché al fine di dare concreta attuazione non solo alla necessità di progressione di carriera
universitaria indicate dall’Unione Europea nel documento citato in premessa ma anche alle linee politiche del
programma di Governo che ha posto l’istruzione al centro della sua azione politica e parlamentare.
9/2679-bis-A/93. Matarrese, Dambruoso, Librandi, D’Agostino, Vecchio, Piepoli, Causin, Galgano.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #contratti-pubblici
Atto Camera
ACCOLTO dal Governo IL 29/10/2014
Ordine del Giorno 9/02629-AR/026
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 29 ottobre 2014, seduta n. 320
La Camera,
premesso che:
l'articolo 39 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazione, con la legge 11 agosto
2014, n.114, recante «Semplificazioni degli oneri formali nella partecipazione a procedure di affidamento di
contratti pubblici», ha introdotto il comma 2 bis dell'articolo 38 del Codice dei contratti pubblici;
il comma 2-bis prevede in caso di mancanza, incompletezza e ogni altra irregolarità essenziale degli elementi
e delle dichiarazioni sostitutive di cui al comma secondo dell'articolo 38, l'obbligo per il concorrente di
pagamento, in favore della stazione appaltante, di una sanzione pecuniaria stabilita nel bando di gara, in
misura non inferiore all'uno per mille e non superiore all'uno per cento del valore della gara e comunque non
superiore a 50.000 euro;
che il versamento della suddetta sanzione è garantito dalla cauzione provvisoria presentata dal concorrente a
garanzia dell'offerta, ai sensi dell'articolo 75 del Decreto legislativo n. 163 del 2006;
l'obbligo di pagamento della sanzione pecuniaria, stante l'attuale formulazione letterale della norma,
sussista anche nell'ipotesi in cui il concorrente non abbia interesse a regolarizzare le dichiarazioni sostitutive
rese in gara e, quindi, venga escluso;
il legislatore, introducendo il comma 2-bis, ha voluto porsi in linea con i principi comunitari e nazionali volti a
tutelare la massima concorrenza, evitando, nei procedimenti di gara, esclusioni per mere carenze formali;
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Camera dei Deputati
ai sensi dell'articolo 71 del decreto del Presidente della Repubblica 445 del 2000, è previsto che in caso di
autodichiarazioni irregolari o incomplete, non costituenti falsità, ne debba essere consentita la
regolarizzazione o il completamento, senza alcun aggravio economico per l'interessato;
ai sensi del Codice delle Assicurazioni Private (di cui al decreto legislativo n. 209 del 2005), risulta vietato
stipulare contratti di assicurazione che abbiano per oggetto il trasferimento del rischio di pagamento delle
sanzioni amministrative (articolo 12);
un'interpretazione strettamente legata al dato letterale del termine «sanzione» potrebbe non garantire
l'applicazione del nuovo disposto dell'articolo 39, poiché renderebbe, de facto, inattuabile la copertura
assicurativa del rischio connesso all'irrogazione della sanzione stessa;
l'attuale testo prevede il pagamento di una sanzione il cui importo può giungere fino a 50.000 euro, con un
notevole aggravio per gli operatori economici e possibile pregiudizio per i principi di massima partecipazione e
concorrenza;
si registra una forte disomogeneità applicativa della norma, da parte delle stazioni appaltanti, con
proliferazione del contenzioso, di per sé foriero di extra costi a carico dello Stato;
il comma 2 bis dell'articolo 38 necessita di una modifica che ne definisca meglio l'ambito applicativo, in
aderenza con i principi generali in materia di «soccorso istruttorio»,
impegna il Governo
a valutare la possibilità di adottare le opportune iniziative volte a sopprimere la previsione della sanzione
pecuniaria ovvero, in subordine, a chiarire che l'applicazione della suddetta sanzione sia riferita unicamente
all'ipotesi in cui il concorrente decida di produrre le dichiarazioni mancanti o incomplete, eliminando la
necessità di produrre cauzione a sua copertura e rideterminando gli importi minimi e massimi della sanzione,
in ragione dei costi effettivi legati all'espletamento del procedimento suppletivo di verifica della regolarità
delle dichiarazioni integrate dal concorrente.
9/2629-AR/26. Matarrese.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #fondo-regionale-protezione-civile
L’ordine del giorno che segue impegna il Governo a ripristinare il Fondo regionale per la protezione civile.
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/02365-A/015
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 11/06/2014
presentato da MARIANI, Matarrese, Braga, Segoni, De Rosa, Pastorelli, Bratti, Dallai, Realacci, Borghi, Paglia,
Ghizzoni
testo di Mercoledì 11 giugno 2014, seduta n. 243
La Camera,
premesso che:
con legge n. 388 del 2000 è stato istituito il fondo regionale di protezione civile, strumento indispensabile
per garantire la sicurezza del territorio e la salvaguardia dei beni e dell'incolumità dei cittadini, che aveva
posto a disposizione delle regioni, delle province autonome e degli enti locali, risorse adeguate a fronteggiare
le esigenze urgenti per le calamità naturali con incidenza territoriale limitata all'ambito regionale;
a partire dal triennio 2001-2003 l'iniziale stanziamento di circa 150 milioni annui di contributi statali si è
progressivamente ridotto e, nonostante le numerose e pressanti istanze di rifinanziamento, il medesimo
fondo, fino ad oggi, non è stato oggetto di alcuna disposizione normativa che ne proroghi l'operatività e ne
determini un'adeguata consistenza,
impegna il Governo
a provvedere con la massima urgenza al reperimento delle risorse indispensabili a ripristinare e a garantire nel
tempo la piena operatività del Fondo regionale di protezione civile di cui all'articolo 138, comma 16, della
legge 23 dicembre 2000, n. 388.
9/2365-A/15. Mariani, Matarrese, Braga, Segoni, De Rosa, Pastorelli, Bratti, Dallai, Realacci, Borghi, Paglia, Ghizzoni. ! 33
Camera dei Deputati
Parola chiave: #vincolo-responsabilità-solidale-appaltatore
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01920-A/058
ACCOLTO DAL GOVERNO COME RACCOMANDAZIONE IL 10/02/2014
presentato daMATARRESE Salvatore
testo di Lunedì 10 febbraio 2014, seduta n. 170
La Camera,
premesso che:
la nuova formulazione dell'articolo 118 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, contenuta
nell'articolo 13, comma 10 del decreto-legge in esame, prevede ulteriori ipotesi di pagamento diretto al
subappaltatore da parte della stazione appaltante;
l'articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 2003, e successive modificazioni e integrazioni, statuisce
l'istituto della responsabilità solidale ai fini retributivi, contributivi e assistenziali tra il committente
imprenditore o datore di lavoro, l'appaltatore e il subappaltatore, dovuti in relazione al periodo di esecuzione
del contratto di appalto;
i controlli relativi alla verifica dei suddetti adempimenti di natura contributiva e retributiva spettano alla
stazione appaltante, anche attraverso l'acquisizione d'ufficio del Durc (Documento Unico di Regolarità
Contributiva) del subappaltatore, come previsto dalla vigente normativa;
pertanto, in base ad un principio di equità e ragionevolezza, il subappaltatore, una volta ottenuto
direttamente il pagamento ad esso dovuto, deve risultare pienamente responsabile di ogni adempimento nei
confronti dei propri lavoratori e degli Istituti che ne attestano la regolarità contributiva (Inps, Inail e Casse
Edile),
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Camera dei Deputati
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di un intervento normativo volto a chiarire ovvero a ridefinire la portata del vincolo
della responsabilità solidale dell'appaltatore nelle ipotesi di pagamento diretto da parte della stazione
appaltante al subappaltatore.
9/1920-A/58. Matarrese.
Parola chiave: #alluvione-Ginosa-Castellaneta-Palagianello-Laterza
L’ordine del giorno che segue ha impegnato il Governo a reperire fondi per il ristoro dei danni causati
dall’alluvione nei comuni di Ginosa, Castellaneta, Palagianello e Laterza nell’ambito di quelli stanziati dalla
Legge di Stabilità 2013.
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01865-A/145
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 20/12/2013
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Venerdì 20 dicembre 2013, seduta n. 142
La Camera,
premesso che:
in data 7 e 8 ottobre 2013, la Puglia e, precisamente, il comune di Ginosa e la frazione di Marina di Ginosa in
provincia di Taranto, sono state colpite da eventi metereologici di eccezionale e notevole intensità che hanno
determinato gravi fenomeni di dissesto idrogeologico, alluvioni ed allagamenti e causato ingentissimi danni
ad opere infrastrutturali, ad abitazioni ed alle colture, nonché il decesso di 4 cittadini;
l'area jonica colpita dal nubifragio è molto estesa e comprende principalmente la zona di Ginosa, la zona del
Metapontino, Laterza, Castellaneta, Palagiano e Palagianello, una zona la cui conformazione naturale la pone
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Camera dei Deputati
ad una quota più bassa rispetto a tutte le aree circostanti e quindi di fatto costituisce un bacino di raccolta
delle acque provenienti da monte. Tale circostanza, in presenza di eventi meteo di eccezionale intensità come
quelli verificatisi, la espone ai rischi di alluvioni ed allagamenti dovuti al convogliamento naturale di enormi
quantità d'acqua che vengono ad interessare questa zona. È quindi inevitabile che in queste occasioni
vengano a distruggersi le colture nelle campagne coinvolgendo tutte le produzioni agricole;
l'area colpita non è nuova a simili eventi metereologici e già due anni fa un violento nubifragio provocò
devastazioni e allagamenti. In particolare, l'area è già stata drammaticamente colpita nel 2010 e nel 2011
con analoghi i danni ad opere infrastrutturali e ad abitazioni, nonché alle attività agricole per le quali le
imprese danneggiate sono ancora oggi in attesa di ricevere atti concreti di ristoro da parte dello Stato;
allo stato attuale nessuna opera di manutenzione ordinaria o straordinaria è stata posta in essere,
nonostante sia già stato deliberato lo stato di emergenza dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in data
15 Novembre 2013,
impegna il Governo
a valutare la possibilità di garantire, e a destinare prioritariamente, con estrema urgenza e nell'ambito delle
risorse stanziate dal comma 66 del disegno di legge di Stabilità per contrastare i fenomeni di dissesto
idrogeologico, i fondi necessari alla realizzazione di quelle opere di manutenzione preventiva e di
regimentazione idraulica del territorio dei comuni di Ginosa, Castellaneta, Palagianello e Laterza, in provincia
di Taranto, interessati da dissesto idrogeologico dovute all'alluvione del 7 e 8 ottobre 2013, indispensabili
per scongiurare il ripetersi di ulteriori tragici eventi e per ripristinare completamente gli standard minimi di
sicurezza per l'intera cittadinanza.
9/1865-A/145. (Testo modificato nel corso della seduta)
Matarrese, Causin, Zanetti, Sottanelli, D'Agostino, Vecchio.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #green economy - ecobonus - sviluppo sostenibile
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01865-A/027
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 20/12/2013
presentato da REALACCI, Matarrese, De Rosa, Tino Iannuzzi, Borghi, Busto, Castiello, Zan, Dorina Bianchi,
Pastorelli, Grimoldi, Arlotti, Mariastella Bianchi, Braga, Bratti, Carrescia, Cominelli, Daga, D'Agostino, Dallai,
Decaro, Gadda, Ginoble, Manfredi, Mannino, Mariani, Marroni, Mazzoli, Morassut, Moretto, Pellegrino,
Giovanna Sanna, Segoni, Terzoni, Zaratti, Zardini, Zolezzi, Biondelli, Amoddio, Malisani, Basso, Taricco,
Antezza.
testo di Venerdì 20 dicembre 2013, seduta n. 142
La Camera,
premesso che:
gli investimenti in edilizia di qualità, in risparmio energetico in fonti rinnovabili, in innovazione e ricerca e, più
in generale, in interventi di green economy sono un importante volano per la ripresa dell'economia italiana
dalla grave e prolungata crisi economica in atto, perché consentono di coniugare l'obiettivo di maggiore
competitività e di modernizzazione del Paese con un modello di sviluppo sostenibile per l'ambiente e la
società, vicino alle esigenze delle persone, delle comunità e dei territori;
l'Italia ha siglato accordi internazionali, con il protocollo di Kyoto, e con l'Unione europea nell'ambito del
pacchetto «clima-energia» vincolanti per l'avvio di una transizione verso una economia a basso contenuto di
carbonio attraverso un approccio integrato che preveda politiche energetiche e politiche per la lotta ai
cambiamenti climatici; in tale contesto il contenimento delle emissioni di anidride carbonica per ridurre il
rischio di mutamenti climatici è uno degli impegni più importanti e vincolanti per l'Italia;
il perseguimento degli obiettivi del miglioramento del patrimonio edilizio e dell'efficientamento energetico è
stato attuato anche mediante un sistema di incentivi fiscali efficaci e semplici per il cittadino, finalizzati a
facilitare la realizzazione di interventi per l'efficienza energetica. Tra questi, particolare rilievo, hanno le
! 37
Camera dei Deputati
agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica degli edifici (cosiddetto Ecobonus) che hanno
avuto un enorme successo;
secondo i più recenti dati forniti alla VIII Commissione dal Servizio Studi della Camera e dal Cresme, il credito
d'imposta per le ristrutturazioni edilizie e l'Ecobonus hanno prodotto, nel solo 2013, 19 miliardi di euro di
investimenti, con oltre 283 mila posti di lavoro tra diretti e indotto, che hanno interessato soprattutto
piccole e medie imprese nell'edilizia e nell'indotto qualificando il sistema imprenditoriale del settore nel suo
complesso, riducendo, inoltre, i consumi energetici, l'inquinamento e le bollette delle famiglie, determinando,
infine, una consistente emersione dal nero che ha permesso all'erario di recuperare una notevole base
imponibile;
si tratta di interventi importanti che valgono oltre un punto percentuale di Pil e che in termini occupazionali
hanno rappresentato una vera e propria boccata di ossigeno per un settore chiave dell'economia italiana
come l'edilizia che, dall'inizio della crisi, ha perso oltre 500 mila addetti, considerando l'indotto, e che ha
visto chiudere oltre 12 mila imprese;
inoltre, dal 1o luglio 2013, grazie all'approvazione di un emendamento proposto all'unanimità dalla VIII
Commissione in sede di esame del decreto-legge n. 63 di recepimento della direttiva 2010/31/UE sulla
prestazione energetica nell'edilizia, il livello dell'Ecobonus, elevato dal provvedimento al 65 per cento, è stato
esteso anche agli interventi di adeguamento antisismico degli edifici, sia pure limitatamente a quelli ricadenti
nelle zone a più alta pericolosità sismica;
nel contesto giuridico nazionale, dunque, le agevolazioni fiscali per interventi di riqualificazione energetica
rappresentano una delle misure più importanti di green economy attuata con rilevanti e significativi risultati
anche per quel che riguarda i risparmi nella emissione di CO2 contribuendo così ad alleggerire la bolletta
energetica delle famiglie. Infatti, tra una casa costruita con materiali innovativi secondo criteri di efficienza
energetica e una casa costruita con tecniche vetuste e materiali di scarsa qualità esiste un risparmio medio di
circa 1.500 euro all'anno;
in definitiva, come ormai confermato dalle varie indagini al riguardo, in primo luogo quella citata del Servizio
Studi della Camera e del Cresme, l'Ecobonus è una delle misure anticicliche di gran lunga più efficaci attivate
negli ultimi anni con effetti decisamente positivi sul bilancio del nostro Paese;
! 38
Camera dei Deputati
tuttavia, è giusto sottolineare che gli interventi hanno riguardato quasi esclusivamente la sostituzione di
infissi, di caldaie e il solare termico. I più importanti interventi di coibentazione dell'involucro esterno sono
stati praticamente assenti. Le incentivazioni inoltre hanno riguardato solo il patrimonio edilizio privato;
occorrerebbe pertanto, anche tramite il supporto tecnico dell'ENEA, trovare soluzioni nuove per ampliare la
platea dei soggetti fruitori e per estendere la riqualificazione agli interi edifici, agli interventi di
consolidamento antisismico su tutto il territorio nazionale, agli interventi di bonifica degli edifici dall'amianto
e a quelli relativi agli alloggi di edilizia residenziale pubblica; inoltre, come è noto, gran parte del patrimonio
edilizio italiano è di qualità scadente e lontano dagli standard antisismici e di efficienza energetica
indispensabili nel nostro Paese e sono spesso gli edifici pubblici a registrare un insufficiente standard di
sicurezza e di qualità: oltre la metà delle scuole italiane è stata costruita prima del 1974, anno dell'entrata in
vigore della normativa antisismica;
sotto questo profilo, va detto anzitutto che secondo la Consip la spesa annua per i consumi energetici degli
edifici pubblici ammonta a oltre 5 miliardi di euro l'anno: notevoli sarebbero dunque i benefici derivanti da un
intervento su larga scala di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico;
inoltre, occorre sottolineare che entro il prossimo mese di aprile l'Italia è tenuta a presentare in sede europea
un Piano nazionale per l'efficienza energetica in edilizia, all'interno del quale, in primo luogo, dovranno essere
previste misure capaci di garantire il conseguimento dell'obiettivo annuale della riqualificazione energetica
del 3 per cento degli edifici pubblici e, in secondo luogo, dovranno essere definiti proposte e strumenti, anche
di tipo normativo, per affrontare efficacemente – sotto i diversi profili della prevenzione, della manutenzione
e dell'innovazione – la questione complessiva della riqualificazione energetica e della messa in sicurezza del
patrimonio edilizio pubblico e privato;
la Camera e, in particolare la Commissione Ambiente, si è occupata ripetutamente, con pareri e atti, di questi
temi: in particolare, nella seduta del 14 maggio 2013, come primo atto della XVII legislatura, la Commissione
ha approvato una risoluzione per la stabilizzazione dell'Ecobonus e, più avanti, nella seduta del 20 settembre
2013, ha approvato insieme alla Commissione Finanze una nuova risoluzione che, fra l'altro, ha impegnato il
Governo a rendere stabile l'Ecobonus, ad estenderlo agli interventi di consolidamento antisismico degli
edifici, a renderlo fruibile anche per i soggetti fiscalmente incapienti, a consentire agli enti locali che abbiano
risorse proprie da investire, di realizzare interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza ! 39
Camera dei Deputati
antisismica degli edifici pubblici, a partire dalle scuole e dagli ospedali, escludendo tali spese dal Patto di
stabilità interno;
inoltre, dopo l'approvazione del richiamato emendamento al decreto-legge n. 63 del 2013, i deputati della
Commissione ambiente hanno trasversalmente promosso, in occasione dell'approvazione definitiva della
legge europea per il 2013, la presentazione di diversi ordini del giorno in Assemblea, tutti accettati dal
Governo nella seduta del 31 luglio 2013, con cui si chiede che il Governo si adoperi per attuare in tempi
rapidi una piena applicazione della normativa europea sull'efficienza energetica in edilizia, a partire
dall'approntamento di un incisivo piano strategico d'azione per aumentare l'efficienza energetica degli edifici
pubblici che preveda, tra l'altro, di aumentare progressivamente l'obiettivo minimo annuo del 3 per cento
della superficie degli edifici pubblici da sottoporre a riqualificazione energetica,
impegna il Governo
a rafforzare le politiche ambientali e di sostegno dell'edilizia di qualità, anche nell'ottica del perseguimento di
quello sviluppo sostenibile sostenuto a livello globale e su cui l'Italia ha assunto impegni precisi anche nella
recente Conferenza dell'ONU «Rio+20», in particolare valutando l'opportunità di assumere iniziative dirette:
1) a dare definitivamente stabilità all'Ecobonus;
2) a prevedere ulteriori misure volte:
2.a) ad ampliare la platea dei possibili fruitori dell'Ecobonus, in particolare rendendolo
applicabile anche a favore dei soggetti fiscalmente incapienti che intendano investire in interventi di
efficientamento energetico degli edifici;
2.b) ad estendere l'Ecobonus sia agli interventi di consolidamento antisismico degli edifici su
tutto il territorio nazionale, sia agli interventi per la bonifica degli edifici dall'amianto, sia agli interventi per
l'incremento dell'efficienza idrica degli edifici, sia, infine, agli interventi per la riqualificazione energetica degli
alloggi di edilizia residenziale pubblica;
2.c) a mantenere fermo nel tempo il parametro normativo che prevede una differenza di 15
punti percentuali tra l'Ecobonus e le agevolazioni riconosciute per gli ordinari interventi di ristrutturazione
edilizia;
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Camera dei Deputati
3) ad assumere ogni iniziativa utile, anche sul piano normativo, per promuovere, nel quadro della
normativa recata dalla legge di stabilità 2014 per l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità interno, la
realizzazione da parte degli enti locali di interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza
antisismica degli edifici pubblici, a partire dalle scuole e dagli ospedali;
4) ad operare fattivamente affinché il Piano di azione nazionale per l'efficienza energetica, che
l'Italia deve presentare in sede europea entro aprile 2014, venga approntato senza alcun ritardo e senza
alcuna sottovalutazione dell'importanza di tale strumento.
9/1865-A/27.
Realacci, Matarrese, De Rosa, Tino Iannuzzi, Borghi, Busto, Castiello, Zan, Dorina Bianchi, Pastorelli, Grimoldi, Arlotti, Mariastella Bianchi, Braga, Bratti, Carrescia, Cominelli, Daga, D'Agostino, Dallai, Decaro, Gadda, Ginoble, Manfredi, Mannino, Mariani, Marroni, Mazzoli, Morassut, Moretto, Pellegrino, Giovanna Sanna, Segoni, Terzoni, Zaratti, Zardini, Zolezzi, Biondelli, Amoddio, Malisani, Basso, Taricco, Antezza.
Parola chiave: #imu - fabbricati impresa
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01544-A/065
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 16/10/2013
presentato da SOTTANELLI, Matarrese, Librandi, Vecchio, D'Agostino
testo di Mercoledì 16 ottobre 2013, seduta n. 98
La Camera,
premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge in esame stabilisce al comma 1 che per l'anno 2013 non è dovuta la seconda
rata dell'IMU relativa ai fabbricati costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita, fintanto che
permanga tale destinazione e che non siano locati;
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Camera dei Deputati
il comma 2 del medesimo articolo rende i predetti immobili totalmente esenti a decorrere dal 1o gennaio
2004, fermo restando le due condizioni: 1) la classificazione in bilancio dei fabbricati «invenduti» tra le
Rimanenze (si tratta, quindi, dei soli «beni merce» e non anche dei fabbricati patrimonializzati); 2) l'assenza
di locazione;
a tal fine, l'esenzione è comunque riconosciuta a prescindere dalla data di ultimazione dei lavori di
costruzione, fintanto che permane il requisito della destinazione del fabbricato alla vendita;
tuttavia, affinché l'esclusione dall'IMU possa applicarsi con riferimento a tutti i «fabbricati merce» rimasti
invenduti, occorre una precisazione della norma diretta ad includere nell'ambito applicativo dell'esenzione
anche i fabbricati acquistati dall'impresa e sui quali la stessa procede ad interventi di incisivo recupero, come
definiti dall'articolo 3, comma 1, lettere c), d) ed f) del decreto del presidente della Repubblica 6 giugno
2001, n. 380 («Testo Unico dell'Edilizia»), prima della loro vendita;
anche tali immobili, infatti, sono civilisticamente classificati tra le «rimanenze» di bilancio (quali beni finiti
destinati alla vendita) e, come i fabbricati di nuova costruzione, sono oggetto dell'attività tipica delle imprese
di costruzioni, poiché su di essi l'impresa interviene con lavori di recupero incisivo, al fine della loro
reimmissione, sul mercato con caratteristiche del tutto simili alle nuove costruzioni;
sotto il profilo della copertura finanziaria tale precisazione non comporta nuovi oneri finanziari per lo Stato, in
quanto dalla relazione tecnica si ricava che le stime effettuate dal Governo, sulla base del rapporto CRESME,
includono tutti fabbricati rimasti invenduti, e pertanto compresi anche quelli ristrutturati, quali parte
integrante delle «rimanenze»,
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di precisare che le disposizioni stabilite dal presente decreto in materia di IMU per i
fabbricati costruiti e destinati dall'impresa costruttrice alla vendita, purché non locati, si applicano anche agli
immobili acquistati dall'impresa e sui quali la stessa procede ad interventi di incisivo recupero, prima della
loro vendita.
9/1544-A/65. (Testo modificato nel corso della seduta)
Sottanelli, Matarrese, Librandi, Vecchio, D’Agostino
! 42
Camera dei Deputati
Parola chiave: #commissariamenti - province
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01540-A/043
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 09/10/2013
presentato da VARGIU, Matarrese, Caruso, Antimo Cesaro, Cimmino, D’Agostino.
testo di Mercoledì 9 ottobre 2013, seduta n. 93
La Camera,
premesso che:
la riformulazione inserita all'articolo 1-bis dell'articolo di conversione del decreto-legge conferma il termine
dell'operatività dei commissari fino al 31 dicembre 2013 e mette in sicurezza i provvedimenti di
scioglimento delle province e i conseguenti atti di nomina dei commissari, nonché gli atti da questi adottati
nell'esercizio delle proprie funzioni, nonché la stessa proroga dei commissariamenti;
il Parlamento e il Governo si sono più volte impegnati con dichiarazioni pubbliche ad abolire le province quali
inutili e dispendiosi centri di sottopotere che alimentano le mille ragnatele della vecchia politica frenando
qualsiasi speranza di cambiamento e di sviluppo dell'Italia;
l'impegno del governo Monti in materia di spending review e semplificazione dell'apparato amministrativo-
burocratico dello Stato è stato molto chiaro e netto e la sua azione riformatrice non può essere ostacolata né
rallentata con resistenze e ambigue vischiosità di stampo conservatore incomprensibili agli occhi
dell'opinione pubblica;
in Sardegna, nel maggio 2012, 525 mila sardi si sono espressi con un referendum plebiscitario per
l'abolizione delle province; proprio in questi giorni è stata trasmessa al Parlamento, per la prescritta
approvazione in doppia lettura, la proposta di modifica dello Statuto regionale sardo che prevede la
cancellazione della suddivisione in province del territorio della Regione autonoma della Sardegna; è del tutto
auspicabile che tale proposta di modifica, approvata dal Consiglio regionale sardo sia immediatamente
calendarizzata e approvata dal Parlamento;
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Camera dei Deputati
fermo restando l'impegno del Parlamento ad esaminare celermente l'Atto Camera 1542, recante disposizioni
sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni, così da anticipare il disegno di
abolire le province e semplificare l'amministrazione dello Stato negli enti locali, escludendo qualsiasi rischio di
svolgimento di elezioni provinciali nella prossima tornata elettorale,
impegna il Governo
a prevedere, con la legge di stabilità, un'ulteriore proroga dei commissariamenti delle province oltre il termine
del 31 dicembre 2013 e fino al 30 giugno 2014.
9/1540-A/43.
Vargiu, Matarrese, Caruso, Antimo Cesaro, Cimmino, D’Agostino
Parola chiave: #stalking
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01540-A/015
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 09/10/2013
presentato da GALGANO, Matarrese, Causin, Marzano, Santerini, Capua, Oliaro, Schirò Planeta, Fauttilli,
Binetti.
testo di Mercoledì 9 ottobre 2013, seduta n. 93
La Camera,
premesso che:
il testo originario del decreto-legge modificava la disciplina della querela, presentata per stalking
intervenendo sul quarto comma dell'articolo 612-bis del codice penale, per disporre che, una volta
presentata, la querela è irrevocabile;
! 44
Camera dei Deputati
le Commissioni riunite hanno modificato questa impostazione del decreto- legge, stabilendo che la querela
presentata per stalking sia irrevocabile, ma solo se attiene a fatti commessi mediante minacce reiterate dal
coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che sia o sia stata legata da relazione affettiva alla
persona offesa, ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici; in tutti gli altri
casi la remissione della querela può essere soltanto processuale;
tale novella è stata introdotta con il fine di proteggere la donna da eventuali minacce e pressioni, ma può al
tempo stesso determinare nella donna che ha subito minacce o offese un effetto psicologico completamente
opposto, inducendola a rinunciare alla presentazione della querela,
impegna il Governo
a valutare la possibilità di prevedere un attento monitoraggio degli effetti della disposizione introdotta,
valutando, al termine di tale monitoraggio – le cui risultanze dovranno essere riferite alle Camere –
l'opportunità o meno di modificarne il contenuto medesimo.
9/1540-A/15. (Testo modificato nel corso della seduta)
Galgano, Matarrese, Causin, Marzano, Santerini, Capua, Oliaro, Schirò Planeta, Fauttilli, Binetti.
Parola chiave: #semplificazione amministrativa
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01248-AR/124
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 25/07/2013
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59
La Camera,
premesso che:
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Camera dei Deputati
nell'ambito delle misure di semplificazione amministrativa sono stati prorogati di due anni i termini di inizio
e di ultimazione dei lavori, di cui all'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.
380, in materia edilizia;
il testo si riferisce ai titoli abitativi «rilasciati o comunque formatisi antecedentemente all'entrata in vigore
del presente decreto» ma il successivo ultimo comma prevede che le disposizioni dell'articolo 30 si applicano
dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, ingenerando possibili dubbi interpretativi;
impegna il Governo
ad ogni attività utile per risolvere eventuali conflitti interpretativi nel senso di applicare effettivamente la
proroga agli interventi in essere alla data del decreto, risultando altrimenti vanificato la finalità di
semplificazione.
9/1248-A-R/124. (Testo modificato nel corso della seduta) Matarrese.
Parola chiave: #fondo emittenza locale
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01248-AR/084
presentato da MATARRESE, D’Agostino, Vargiu
testo di Mercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59
La Camera,
premesso che:
nel contesto definitivo del decreto Fare è stato correttamente posto il problema della difesa dei fondi per
l'emittenza locale, e si è pertanto riusciti ad eliminare il taglio di 19 milioni di euro per l'anno 2013 e di 7,4
milioni di euro per l'anno 2014 che era stato ipotizzato nella stesura originaria del provvedimento;
in questo momento di drammatica crisi economica, che incide significativamente sulla raccolta pubblicitaria,
ogni taglio ai fondi per l'emittenza locale rischierebbero di essere un colpo mortale a carico della PMI nel
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Camera dei Deputati
settore della comunicazione e dell'informazione, con effetti negativi che sarebbero potenzialmente
devastanti sui livelli di occupazione, ma sopratutto sulla garanzia della pluralità dell'informazione;
l'emittenza locale è anche un'insostituibile volano di sostegno di tutto il tessuto della PMI locale che,
attraverso tale strumento si veicola la pubblicità dei propri prodotti e guadagna e consolida i propri spazi di
mercato;
appare pertanto indispensabile prevedere un urgente intervento di ripristino delle somme che sono state
ometto di tagli pregressi al Fondo per l'emittenza locale; che la copertura economica per la restituzione dei
fondi sottratti potrebbe essere trovata nel capitolo di spesa per il pagamento dei canoni di locazione degli
immobili conferiti dallo Stato a fondi immobiliari, di cui al comma 139 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre
2012» n. 228;
che in tal modo si darebbe davvero corso ai propositi enunciati dal Governo di effettuare tagli selettivi della
spesa pubblica, i cui cespiti consentirebbero di sostenere la ripresa della PMI e la crescita economica del
Paese,
impegna il Governo
a verificare la possibilità di reintegrare il fondo dell'emittenza locale delle somme stornate nei precedenti
esercizi, attraverso coperture di spesa coerenti agli obiettivi generali di spending review enunciati dal Governo
stesso.
9/1248-A-R/84.
Matarrese, D’Agostino, Vargiu.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #sostegno alle imprese
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01248-AR/074
presentato da FAENZI, Matarrese, Faenzi, Saltamartini, Parisi, Famiglietti, Bernardo, Pagano, Cirielli, Galati,
Pisicchio, Vaccaro, Tidei, Giovanna Sanna, Palese.
testo di Mercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59
La Camera,
premesso che:
il disegno di legge di conversione, contiene una moltitudine di disposizioni urgenti per il rilancio
dell'economia, finalizzate a fornire impulso alla crescita del Paese, attraverso misure di semplificazione
amministrativa e normativa, il sostegno alle imprese, il rilancio delle infrastrutture e il miglioramento
dell'efficienza del sistema giudiziario;
il provvedimento reca un ampio novero di interventi la cui cornice di riferimento è costituita dalle
raccomandazioni rivolte all'Italia nel quadro del semestre europeo, presentate dalla Commissione europea lo
scorso maggio 2013;
nell'ambito delle aree di intervento indicate nella prima parte, il decreto-legge indica tra l'altro numerose
disposizioni volte ad incrementare migliori condizioni favorevoli per l'attività delle imprese che operano nei
settori diversi, la riallocazione dei fattori produttivi con l'obiettivo comune di incentivare gli investimenti,
incrementare la competitività e rimuovere gli ostacoli di un quadro regolamentare ridondante di complessità
e di costi degli adempimenti amministrativi e fiscali;
le innovazioni normative articolate e organizzate proposte all'interno del medesimo provvedimento
d'urgenza, volte a sostenere le imprese attraverso l'introduzione di misure di semplificazione ed
accelerazione amministrativa, per stimolare la ripresa del comparto produttivo, necessitano di essere
affiancate dalla concertazione locale sulla programmazione negoziata, in particolare sui patti territoriali e i
contratti d'area, la cui esperienza, non soltanto nel recente passato, ha conseguito importanti risultati, non
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Camera dei Deputati
solo in termini d'investimento e nuova occupazione, ma anche con riferimento al coinvolgimento del
partenariato locale, crescita sociale e coesione istituzionale;
la professionalità e l'esperienza acquisita dai soggetti responsabili della programmazione negoziata, in una
fase come quella attuale caratterizzata da una crisi dell'economia reale e dell'evidente calo della produzione e
della domanda interna, costituisce una risorsa indispensabile da utilizzare, nell'ambito della gestione delle
crisi aziendali, in particolare per definire le procedure di mobilità, la riorganizzazione o la ristrutturazione
interna, la riconversione produttiva, il potenziale sviluppo di nuovi mercati e le diversificazioni produttive;
interventi affini e similari previsti all'interno del decreto-legge, nell'ambito del sostegno alle imprese, in grado
di determinare nuove forme di sviluppo locale, che riescano a valorizzare gli elementi positivi riscontrati dalla
programmazione negoziata nel corso degli anni, appaiono opportuni e condivisibili, se valutati in un'ottica di
aggiornamento dell'operatività e finalità dei contratti d'area e dei patti territoriali;
favorire pertanto la promozione di nuove forme di accordi territoriali attivati a livello regionale, in maniera da
modulare strumenti efficaci di investimento e di nuova occupazione, coinvolgendo l'apporto e l'esperienza
consolidata dei soggetti in grado di consentire un coordinamento nazionale, attraverso un'azione di stimolo
per la burocrazia ministeriale al fine di fissare i presupposti per una ripresa della crescita dell'economia, può
determinare una svolta positiva e rilevante per l'intero sistema economico e produttivo nazionale,
impegna il Governo:
a prevedere nei prossimi interventi legislativi, adeguate misure finalizzate a sostenere in maniera più incisiva
l'avvio di politiche comunitarie, nazionali, regionali e locali, rivolte alla soluzione delle crisi industriali che
insistono sui territori del Paese, individuando nella Rete dei soggetti gestori di strumenti operativi quali i
contratti d'area e i patti territoriali, gli attori attivi di riferimento e di coordinamento per la pubblica
amministrazione e gli enti locali.
9/1248-A-R/74. Faenzi, Matarrese, Saltamartini, Parisi, Famiglietti, Bernardo, Pagano, Cirielli, Galati, Pisicchio, Vaccaro, Tidei, Giovanna Sanna, Palese.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #ILVA
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01139-A/011
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 11/07/2013
presentato da CRIPPA, Matarrese, Bratti, Zan, Latronico, Benamati, Zolezzi
testo di Giovedì 11 luglio 2013, seduta n. 51
La Camera,
premesso che:
il provvedimento in esame è finalizzato prioritariamente ad adottare tutte le azioni utili a tutelare l'ambiente
e la qualità della vita nei contesti caratterizzati dalla presenza di attività produttive potenzialmente
inquinanti;
in particolare il provvedimento affronta ancora una volta gli enormi danni ambientali causati dalla produzione
industriale dell'ILVA di Taranto, in un'area interessata dalla presenza di altri siti produttivi e che pertanto deve
essere oggetto di interventi di bonifica;
l'area industriale di Taranto è stata individuata, dal comma 4 dell'articolo 1 della legge n. 426 del 1988,
quale sito ad alto rischio ambientale;
in particolare, con decreto del Ministro dell'ambiente 10 gennaio 2000, il sito è stato perimetrato ed è stata
individuata una superficie complessiva da assoggettare ad interventi di bonifica per un'estensione di 114,9
chilometri quadrati;
l'area perimetrata comprende, oltre allo stabilimento industriale ILVA, anche la Raffineria Eni (ex-Agip), nella
quale tra l'altro si è verificato un preoccupante incidente proprio in questi giorni, e l'industria cementiera
Cementir, nonché altre piccole aziende;
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Camera dei Deputati
le diverse attività produttive presenti rappresentano importanti fonti di inquinamento per il suolo, il
sottosuolo e per le acque di falda, nonché per i sedimenti dell'area marina antistante il Sito di Interesse
Nazionale;
in particolare per quanto riguarda, come riportato dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta
sui rifiuti, l'area ILVA la falda superficiale è risultata contaminata per il 7 per cento delle determinazioni
analitiche complessive e la falda profonda per il 4 per cento; gli inquinanti presenti sono manganese, ferro,
alluminio, arsenico, cromo, cromo esavalente e cianuri totali per gli inorganici, mentre per quanto attiene ai
contaminanti organici, sono stati riscontrati idrocarburi policiclici aromatici, solventi organici aromatici e
diversi composti clorurati;
va sottolineato che nonostante i ripetuti solleciti della conferenza dei servizi ad attuare con urgenza gli idonei
interventi di messa in sicurezza di emergenza della falda, non sono state attivate tempestivamente idonee
misure in tal senso né risulta pervenuta documentazione relativa ai progetti di bonifica dei suoli e delle
acque,
impegna il Governo:
a sollecitare l'azienda ad aggiornare il piano di caratterizzazione al fine di consentire in modo efficace l'avvio
degli interventi di bonifica dell'area dello stabilimento ILVA di Taranto;
ad attivarsi per accelerare la bonifica dell'area dello stabilimento ILVA, che costituisce la principale emergenza
ambientale e sanitaria della provincia di Taranto;
a garantire che gli interventi previsti avvengano con la più ampia comunicazione alla cittadinanza e la
massima trasparenza sulla tipologia e sulle modalità di azione stabilite.
9/1139-A/11. (Testo modificato nel corso della seduta).
Crippa, Matarrese, Bratti, Zan, Latronico, Benamati, Zolezzi.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #registro malformazioni congenite puglia
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/01139-A/010
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 11/07/2013
presentato da ZOLEZZI, Matarrese, Bratti, Latronico.
testo di Giovedì 11 luglio 2013, seduta n. 51
La Camera,
impegna il Governo a valutare l'opportunità di concordare con la regione Puglia l'istituzione di un registro
malformazioni congenite per il territorio regionale.
9/1139-A/10. (Testo modificato nel corso della seduta).
Zolezzi, Matarrese, Bratti, Latronico.
Parola chiave: #sviluppo sostenibile
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/00282-A/021
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 24/09/2013
presentato da REALACCI Ermete, Matarrese, Borghi, Gadda, Cominelli, Giovanna Sanna, Braga, Carrescia,
Mariani, Latronico, Dorina Bianchi, Castiello, D'Agostino, Decaro, Mariastella Bianchi, Manfredi, Bratti, Arlotti,
Grimoldi, Morassut.
testo di Martedì 24 settembre 2013, seduta n. 83
La Camera,
premesso che: ! 52
Camera dei Deputati
gli interventi di green economy sono un importante volano per la ripresa dell'economia italiana dalla grave e
prolungata crisi economica in atto, perché consentono di coniugare l'obiettivo di maggiore competitività e di
modernizzazione del Paese con un modello di sviluppo sostenibile per l'ambiente e la società, vicino alle
esigenze delle persone, delle comunità e dei territori;
l'Italia ha assunto impegni sia a livello internazionale sia a livello europeo ai fini dell'avvio di una transizione
verso una economia a basso contenuto di carbonio attraverso un approccio che preveda politiche coordinate
per la lotta ai cambiamenti climatici;
il Quadro strategico comune per i fondi strutturali (QSC) presentato dalla Commissione europea, che
consentirà agli Stati membri di prepararsi al prossimo periodo di programmazione, contribuendo a definire le
priorità di investimento per il periodo che va dal 2014 al 2020, prevede tra gli undici obiettivi tematici tre
obiettivi tesi a promuovere la green economy, in particolare il sostegno alla transizione verso un'economia a
basse emissioni di carbonio in tutti i settori, la promozione della mobilità sostenibile, dell'adattamento al
cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi, nonché la tutela dell'ambiente e la
promozione dell'uso efficiente delle risorse;
la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sul programma nazionale di riforma 2013 dell'Italia e
che ha formulato un parere del Consiglio sul programma di stabilità dell'Italia 2012-2017, adottata il 29
maggio 2013, ha previsto che l'Italia adotti provvedimenti nel periodo 2013-2014 al fine, tra l'altro, di
«trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente assicurando la neutralità
di bilancio»;
in particolare entro la primavera del 2014 tutti i paesi membri dovranno presentare iniziative volte a ridurre i
consumi energetici negli edifici esistenti ed entro il periodo 2019-2021 sarà fissato il termine ultimo per
l'adozione di standard costruttivi per i nuovi edifici pubblici e privati che garantiscano quasi l'azzeramento di
tali consumi;
a partire dal 2007, in Italia, il perseguimento dell'obiettivo dell'efficientamento del patrimonio edilizio
nazionale è stato attuato anche mediante un sistema di incentivi fiscali efficaci e semplici per il cittadino. Tra
questi, particolare rilievo, hanno avuto le agevolazioni fiscali del 55 per cento, oggi del 65 per cento, per
interventi di riqualificazione energetica degli edifici,
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Camera dei Deputati
impegna il Governo
a intensificare le politiche di sostegno allo sviluppo sostenibile prevedendo, in particolare, il rafforzamento di
misure fiscali che incentivino interventi e comportamenti a tutela dell'ambiente e che promuovano l'uso
efficiente di risorse.
9/282-A/21
Realacci, Matarrese, Borghi, Gadda, Cominelli, Giovanna Sanna, Braga, Carrescia, Mariani, Latronico, Dorina Bianchi, Castiello, D'Agostino, Decaro, Mariastella Bianchi, Manfredi, Bratti, Arlotti, Grimoldi, Morassut.
Parola chiave: #diritto di voto
Atto Camera
Ordine del Giorno 9/00003-A/022
ACCOLTO DAL GOVERNO IL 11/03/2014
presentato da GALGANO Adriana, Matarrese, Monchiero, D'Agostino, Vezzali.
testo di Martedì 11 marzo 2014, seduta n. 187
La Camera,
premesso che:
si rende indispensabile adeguare le procedure elettorali in modo da non mettere a rischio il pieno esercizio del
diritto di voto di milioni di cittadini italiani, specie i più giovani, perché residenti in Italia, ma che
temporaneamente si trovano in altre parti del nostro Paese o sono domiciliati all’estero,
impegna il Governo
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Camera dei Deputati
a valutare l'opportunità di prevedere ulteriori iniziative normative che rendano possibile l'esercizio del diritto
di voto per i cittadini che si trovano in luogo diverso da quello di residenza in territorio italiano e per i cittadini
temporaneamente domiciliati all'estero.
9/3-A/22.(Testo modificato nel corso della seduta) Galgano, Matarrese, Monchiero, D'Agostino, Vezzali.
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Camera dei Deputati
Atti di sindacato ispettivo e di controllo Le interrogazioni sono domande scritte che i parlamentari presentano al Governo per sapere se un fatto sia
vero, o se il Governo ne abbia notizia, o se abbia preso o intenda prendere provvedimenti su un oggetto de-
terminato (art.128, comma 2). I deputati possono chiedere di ricevere la risposta in Assemblea, in Commis-
sione o scritta. Tra le interrogazioni, si segnalano quelle a risposta immediata (il question time), che si svol-
gono sia in Assemblea (trasmesse in diretta televisiva), sia nelle Commissioni, e che sono caratterizzate da
uno svolgimento particolarmente rapido.
Le interpellanze, che si svolgono solo in Assemblea, sono domande scritte sui motivi o sugli intendimenti
della condotta del Governo in questioni che riguardano determinati aspetti della sua politica (art.138, com-
ma 2).Nella prassi, inoltre, il Governo – anche su richiesta dei gruppi – può rendere informative urgenti alla Camera
su questioni di particolare rilievo e attualità.
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Camera dei Deputati
- Interpellanze
Parola chiave: #IVA prestazioni socio assistenziali
Atto Camera
Interpellanza 2-00069
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 5 giugno 2013, seduta n. 29
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
la legge 24 dicembre 2012, n. 228, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e plurienna-
le dello stato (legge di stabilità 2013)» ha introdotto una serie di disposizioni che disciplinano il trattamento
IVA per le prestazioni socio assistenziali, allo scopo di adeguare la normativa vigente alle disposizioni della
Unione europea ed in particolare alla fattispecie di cui all'articolo 110 della direttiva 2006/112/CE;
l'articolo 110 della direttiva 2006/112/CE stabilendo che «gli Stati membri che al 1o gennaio 1991 accor-
davano esenzioni con diritto a detrazione dell'IVA, pagata nella fase precedente, o applicavano aliquote ridot-
te inferiori al minimo prescritto dall'articolo 99 possono continuare ad applicarle» introduce una clausola di
salvaguardia prevedendo che le aliquote inferiori al 5 per cento possano essere mantenute all'interno dei sin-
goli ordinamenti nazionali solo se già applicabili alle operazioni effettuate al 1o gennaio 1991; le cooperative
sociali, pur essendo state disciplinate dalla legge 8 novembre 1991, n. 381, operavano di fatto già in prece-
denza e per le prestazioni rese prima dell'entrata in vigore della stessa legge n. 381 del 1991 e fatturate suc-
cessivamente hanno applicato l'aliquota IVA al 4 per cento;
i commi 488, 489 e 490 dell'articolo 1 della legge 17 dicembre 2012, n. 228, hanno modificato la disciplina
ai fini dell'imposta sul valore aggiunto delle prestazioni di assistenza e sicurezza sociale rese dalle cooperati-
ve e dai loro consorzi contenuta nel n. 41-bis della Tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633;
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Camera dei Deputati
il comma 488 ha disposto l'abrogazione del citato n. 41-bis, che prevede l'applicazione dell'aliquota agevo-
lata del 4 per cento alle «prestazioni sociosanitarie, educative, comprese quelle di assistenza domiciliare o
ambulatoriale o in comunità e simili o ovunque rese, in favore degli anziani ed inabili adulti, di tossicodipen-
denti e malati di AIDS, degli handicappati psicofisici, dei minori, anche coinvolti in situazioni di disadattamen-
to e di devianza, rese da cooperative e loro consorzi, sia direttamente che in esecuzione di contratti di appal-
to e di convenzioni in generale»;
il comma 488 ha, altresì, introdotto nella parte III della medesima Tabella A del decreto del Presidente della
Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, il n. 127-undevicies, ai sensi del quale sono ora soggette all'aliquota
del 10 per cento le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter dell'articolo 10, primo comma,
rese in favore dei soggetti indicati nello stesso numero 27-ter da cooperative sociali e loro consorzi in esecu-
zione di contratti di appalto e di convenzioni in generale. In base al disposto del predetto comma, possono
applicare l'aliquota ridotta del 10 per cento sulle prestazioni sociali solo le cooperative sociali e loro consorzi
e non più anche le cooperative generiche. L'aliquota del dieci per cento si rende applicabile, inoltre, alle sole
prestazioni rese dalle cooperative sociali in esecuzione di contratti di appalto e convenzioni, e non anche a
quelle eseguite direttamente;
le prestazioni indicate nei predetti articoli 18), 19), 20), 21) e 27-ter sono le seguenti:
18) le prestazioni sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona nell'esercizio delle professioni e
arti sanitarie soggette a vigilanza, ai sensi dell'articolo 99 del testo unico delle leggi sanitarie, approvato con
regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modificazioni, ovvero individuate con decreto del Mini-
stro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
19) le prestazioni di ricovero e cura rese da enti ospedalieri o da cliniche e case di cura convenzionate nonché
da società di mutuo soccorso con personalità giuridica e da ONLUS, compresa la somministrazione di medici-
nali, presidi sanitari e vitto, nonché le prestazioni di cura rese da stabilimenti termali;
20) le prestazioni educative dell'infanzia e della gioventù e quelle didattiche di ogni genere, anche per la for-
mazione, l'aggiornamento, la riqualificazione e riconversione professionale, rese da istituti o scuole ricono-
sciuti da pubbliche amministrazioni e da ONLUS, comprese le prestazioni relative all'alloggio, al vitto e alla
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Camera dei Deputati
fornitura di libri e materiali didattici, ancorché fornite da istituzioni, collegi o pensioni annessi, dipendenti o
funzionalmente collegati, nonché le lezioni relative a materie scolastiche e universitarie impartite da inse-
gnanti a titolo personale;
21) le prestazioni proprie dei brefotrofi, orfanotrofi, asili, case di riposo per anziani e simili, delle colonie ma-
rine, montane e campestri e degli alberghi e ostelli per la gioventù di cui alla legge 21 marzo 1958, n. 326,
comprese le somministrazioni di vitto, indumenti e medicinali, le prestazioni curative e le altre prestazioni
accessorie;
27-ter) le prestazioni socio-sanitarie, di assistenza domiciliare o ambulatoriale, in comunità e simili, in favore
degli anziani ed inabili adulti, di tossicodipendenti e di malati di AIDS, degli handicappati psicofisici, dei mino-
ri anche coinvolti in situazioni di disadattamento e di devianza, rese da organismi di diritto pubblico, da isti-
tuzioni sanitarie riconosciute che erogano assistenza pubblica, previste all'articolo 41 della legge 23 dicem-
bre 1978, n. 833, o da enti aventi finalità di assistenza sociale e da ONLUS;
il comma 489 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, ha disposto quanto segue: «489. All'ar-
ticolo 1, comma 331, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il primo e il secondo periodo sono soppressi». Il
comma 489 ha previsto, dunque, la soppressione del primo e secondo periodo dell'articolo 1, comma 331,
della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che in via interpretativa estendeva l'aliquota agevolata del 4 per cen-
to contenuta nel citato numero 41-bis della tabella A, parte II, allegata al decreto del Presidente della Re-
pubblica n. 633 del 1972 anche alle prestazioni sopra elencate (di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter
dell'articolo 10) rese nei confronti dei soggetti indicati nel n. 41-bis, e, in generale, da qualunque tipo di coo-
perativa e loro consorzio, sia direttamente che nei confronti del destinatario finale, sia in esecuzione di con-
tratti di appalto e convenzioni;
il medesimo articolo consentiva, altresì, alle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381
(ONLUS di diritto), di optare per la previsione di cui all'articolo 10, comma 8, del decreto legislativo 4 dicem-
bre 1997, n. 460, ossia di beneficiare del regime fiscale più favorevole;
il comma 490 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, ha disposto l'entrata in vigore di nuove
disposizioni che si applicheranno «alle operazioni effettuate sulla base di contratti stipulati dopo il 31 di-
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Camera dei Deputati
cembre 2013». In particolare, il comma 490 così recita: «Le disposizioni dei commi 488 e 489 si applicano
alle operazioni effettuate sulla base di contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2013»; la circolare dell'Agenzia
delle entrate n. 12/E del 2013, inoltre, sulla base del disposto del comma 490 che dispone l'applicazione
dell'attuale sistema impositivo relativamente alle operazioni compiute in base ai contratti stipulati dopo il
31 dicembre 2013, facendo leva sull'interpretazione letterale della novella in questione, prescrive che fino a
quando sarà efficace un contratto stipulato precedentemente a tale data, continuerà ad applicarsi l'aliquota
del 4 per cento. Ai rinnovi – espressi o taciti – nonché alle proroghe di contratti già in essere tra le parti suc-
cessive alla predetta data del 31 dicembre 2013 si applica il nuovo regime;
diversamente da quanto disposto dalle nuove disposizioni di cui alla legge 24 dicembre 2012, n. 228, la pre-
cedente normativa consentiva alle cooperative di erogare le prestazioni socio-sanitarie, assistenziali ed edu-
cative (fornite direttamente da cooperative ovvero in base a contratti di appalto e convenzioni) secondo due
diversi tipi di trattamento ai fini IVA, In particolare:
a) le prestazioni erogate da cooperative e loro consorzi erano soggette all'aliquota ridotta del quattro per
cento di cui a n. 41-bis;
b) le prestazioni erogate dalle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381 ed i loro consorzi,
in quanto ONLUS di diritto ai sensi dell'articolo 10, comma 8, del decreto legislativo n. 460 del 1997, pote-
vano applicare sia il regime imponibile con l'aliquota agevolata sia il regime di esenzione;
per effetto delle nuove disposizioni viene meno la possibilità per le cooperative sociali di cui alla legge n. 381
del 1991 ed i loro consorzi di esercitare l'opzione per il regime IVA applicabile alle prestazioni rese che ora è
necessariamente di imponibilità –:
se nelle intenzioni del Governo rientri la volontà di assumere iniziative normative per il ripristino delle prece-
denti aliquote IVA al quattro per cento per le prestazioni socio assistenziali di cui alla Tabella A del decreto del
Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, parte III, articoli 18), 19), 20), 21) e 27-ter;
se nelle intenzioni del Governo rientro la volontà di intervenire presso le competenti autorità dell'Unione eu-
ropea ai fini della cessazione degli effetti della normativa in questione in considerazione dell'applicabilità alle
citate fattispecie della clausola di salvaguardia, di cui all'articolo 110 della direttiva 2006/112/CE, derivante
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Camera dei Deputati
dal fatto che le prestazioni socio-sanitarie ed educative rese da cooperative sociali e loro consorzi nei con-
fronti di soggetti svantaggiati, già alla data del 1o gennaio 1991, beneficiavano dell'aliquota agevolata.
(2-00069) «Matarrese, Causin, Piepoli, Monchiero, D'Agostino, Sottanelli, Rabino, Antimo Cesaro».
Parola chiave: #patto di stabilità interno enti locali
Atto Camera
Interpellanza 2-00009
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 21 marzo 2013, seduta n. 2
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
i ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione rappresentano un elemento di estrema criticità
per il sistema economico delle imprese e delle aziende che lavorano per lo Stato, che ne mette a rischio la
sopravvivenza soprattutto con particolare riferimento a quelle operanti nel mercato dei lavori pubblici e della
sanità. È una patologia che si protrae da lungo tempo e che estende i suoi effetti devastanti su tutta la filiera,
creando i presupposti per l'insolvenza di migliaia di imprese ed aziende e la perdita di centinaia di migliaia di
posti di lavoro;
in particolare la dimensione finanziaria dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione alle imprese
che realizzano lavori pubblici è in costante crescita ed ammonta oggi a 19 miliardi di euro;
i tempi di pagamento aumentano, determinando una situazione di estrema sofferenza nei pagamenti dei
lavori pubblici;
ad aggravare la situazione contribuisce la generale difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese e del-
le aziende;
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Camera dei Deputati
il patto di stabilità interno limita fortemente la capacità di investimento degli enti locali e rappresenta, as-
sieme alle difficoltà finanziarie degli enti ed alle lungaggini procedurali della pubblica amministrazione, la
principale causa di ritardo nei pagamenti;
il patto di stabilità interno blocca i pagamenti per spese in conto capitale anche in presenza di risorse di cassa
disponibili; i comuni dispongono già di 12,5 miliardi di euro di risorse di cassa (fondo di cassa) per pagare
lavori pubblici già realizzati; le province dispongono già di circa 2 miliardi di euro di risorse di cassa da desti-
nare al pagamento di investimenti già realizzati;
le soluzioni adottate fino ad oggi sul tema dei ritardi di pagamento non sono state adeguate alla drammati-
cità della situazione venutasi a determinare, perché hanno continuato ad alimentare una finzione contabile
che di fatto occulta il debito, pur in presenza di crediti vantati dalle imprese;
il pagamento di tutti i debiti pregressi della pubblica amministrazione rappresenta un primo elemento indi-
spensabile di risposta alla situazione di emergenza nel quale versano il settore dell'edilizia, delle forniture
sanitarie e dell'economia in generale;
nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica fissati a livello europeo, con particolare al Patto di stabilità e cresci-
ta e al Fiscal compact, la Commissione europea, in una dichiarazione congiunta dei Commissari per l'industria
e l'imprenditoria e per gli affari economici e monetari del 18 marzo 2013, si è dichiarata disponibile a pren-
dere in considerazione la liquidazione di debiti commerciali come fattore attenuante, in sede di valutazione
della conformità del bilancio italiano con i criteri di deficit e di debito del Patto stesso;
l'Italia ha già fornito garanzie in termini di sostenibilità dal punto di vista strutturale delle finanze pubbliche a
seguito della recente introduzione della legge sul pareggio di bilancio strutturale e delle misure di risanamen-
to dei conti pubblici adottate negli ultimi anni;
la situazione di numerosi altri Paesi europei in merito al rispetto della stabilità dei propri conti pubblici crea,
tra l'altro, un contesto favorevole allo sblocco dei debiti pregressi ed in particolare di quelli già coperti con
disponibilità di cassa;
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Camera dei Deputati
occorre tenere in considerazione l'opportunità offerta dalla Commissione europea per la liquidazione dei debi-
ti commerciali che se colta in tempi brevissimi consentirebbe di evitare nuovi fallimenti e salvaguardare mi-
gliaia di posti di lavoro –:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di:
a) autorizzare, in via straordinaria, gli enti locali a superare i vincoli del patto di stabilità interno, sbloccando
immediatamente 11 miliardi di euro – di cui 9 miliardi dei comuni e 2 miliardi delle province – di risorse già
disponibili in termini di cassa per pagare lavori realizzati ma oggi bloccati dal Patto di stabilità interno;
b) assicurare, con apposita iniziativa, il passaggio immediato dall'avanzo al pareggio di bilancio per gli enti
locali, adottando la regola stabile che comporti equilibrio di parte corrente e limite all'indebitamento, in modo
da consentire una equilibrata politica di investimenti da parte degli enti locali.
(2-00009) «Matarrese, Causin, Piepoli, D'Agostino, Antimo Cesaro, Monchiero, Sottanelli, Zanetti, Rabino,
Vargiu».
Parola chiave: #sostegno agricoltori B.A.T.
Interpellanza urgente Matarrese n. 2-00044, concernente iniziative a sostegno del settore delle colture frut-
ticole della provincia di Barletta-Andria-Trani, colpita da imprevisti eventi atmosferici di eccezionale intensità
il 6 maggio 2013.
Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00044
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 16 maggio 2013, seduta n. 17
DISCUSSIONE 16/05/2013
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Camera dei Deputati
SVOLTO IL 16/05/2013
CONCLUSO IL 16/05/2013
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere –
premesso che:
come è noto, gli imprevisti eventi atmosferici del 6 maggio 2013 di eccezionale intensità hanno causato gra-
vi ed ingenti danni alle colture frutticole del territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani;
in particolare, le zone maggiormente interessate, tra le altre, riguardano i territori di Canosa di Puglia, San
Ferdinando di Puglia, Trinitapoli e Margherita di Savoia, ove insistono maggiormente le colture intensive di
frutta che, in larga parte, risultano interamente distrutte;
oltre al lucro cessante è di dimensioni notevoli il danno emergente, visto che la calamità si è abbattuta al
termine dei lavori di diradamento del frutto, in particolare pesco ed albicocco, in vista della raccolta;
appare opportuno prevedere rapide misure che consentano di ridurre al minimo i danni economici subiti dagli
agricoltori della provincia di Barletta-Andria-Trani;
pur in presenza di un danno economico importante, gli agricoltori dovranno comunque far fronte alle scaden-
ze relative al pagamento di rate di mutui agrari, al rimborso dei prestiti agrari e al pagamento dei contributi
agricoli, non potendo contare sui ricavi delle colture distrutte dagli eventi atmosferici verificatisi –:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda intraprendere, non escludendo la richiesta del riconoscimento
dello stato di calamità naturale, per venire incontro alle giuste esigenze degli agricoltori della provincia di Bar-
letta-Andria-Trani, colpita dagli imprevisti eventi atmosferici di eccezionale intensità del 6 maggio 2013.
(2-00044) «Matarrese, Dellai».
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Camera dei Deputati
RISPOSTA
GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza urgente cui mi accingo a rispondere riguarda alcuni eventi
atmosferici di particolare intensità che hanno colpito il territorio della Regione Puglia il 6 maggio 2013, cau-
sando ingenti danni alle coltivazioni frutticole della Provincia di Barletta-Andria-Trani.
Al riguardo, vorrei premettere che, relativamente agli interventi di soccorso alle imprese agricole colpite, po-
tranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale qualora, a conclusione dei rilevamenti
da parte degli organi tecnici della regione Puglia, territorialmente competente, verranno accertati danni supe-
riori al 30 per cento della produzione lorda vendibile ordinaria.
Alla data odierna, ancora nessuna richiesta formale d'intervento è pervenuta a questa amministrazione; tut-
tavia, vorrei rassicurare gli onorevoli interpellanti che, non appena perverranno le proposte regionali (ho ap-
preso del tavolo regionale appena convocato), nei termini e con le modalità prescritte dal decreto legislativo
29 marzo 2004, n. 102, modificato dal decreto legislativo 18 aprile 2008, n. 82, il Ministero provvederà
all'istruttoria di competenza per l'emissione dei decreti di declaratoria.
Colgo l'occasione anche per informare gli onorevoli interpellanti che, ai sensi della vigente normativa, a favore
delle aziende agricole danneggiate possono essere concessi i seguenti aiuti: contributi in conto capitale fino
all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquenna-
le per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello succes-
sivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento atmosfe-
rico calamitoso; contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle
scorte eventualmente compromesse o distrutte. Quindi, compatibilmente con le esigenze primarie delle im-
prese agricole potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse alle at-
tività agricole, fra cui quelle irrigue e quelle di bonifica, con onere della spesa sempre a carico del Fondo di
solidarietà nazionale.
Quindi, ringrazio l'onorevole Matarrese ed attendiamo i tempi del tavolo regionale e, soprattutto, la proposta
che verrà dalla regione Puglia.
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Camera dei Deputati
- Question time in Aula
Parola chiave: #inquinamento torre guaceto - puglia
Iniziative urgenti per la piena salvaguardia della riserva naturale di Torre Guaceto in Puglia, in relazione ai
processi di inquinamento in atto nell’area.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01113
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 22 ottobre 2014, seduta n. 315
DISCUSSIONE 22/10/2014
SVOLTO IL 22/10/2014
CONCLUSO IL 22/10/2014
MATARRESE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso
che:
Torre Guaceto è una riserva naturale marina protetta situata sulla costa adriatica dell'alto Salento nella
regione Puglia;
a conferma dell'importanza naturalistica e paesaggistica di quest'area, si sono succeduti, dal 1982 ad oggi,
una serie di provvedimenti al fine di monitorarla, studiarla, preservarla e proteggerla da ogni fonte di
inquinamento;
con legge n. 979 del 1982, all'articolo 31, il Ministro della marina mercantile attuò la politica intesa alla
protezione dell'ambiente marino ed alla prevenzione di effetti dannosi alle risorse del mare, provvedendo alla
formazione, di intesa con le regioni, del piano generale di difesa del mare e delle coste marine
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Camera dei Deputati
dall'inquinamento e di tutela dell'ambiente marino. Con tale provvedimento furono identificate «20 aree
marine di reperimento» ovvero riserve naturali protette, tra le quali proprio quella di Torre Guaceto;
con decreto del Ministro dell'ambiente del 4 dicembre 1991 (Gazzetta ufficiale n. 115 del 19 maggio
1992), fu istituita la riserva naturale marina denominata Torre Guaceto;
con decreto del Ministro dell'ambiente del 4 febbraio 2000 fu istituita la riserva naturale statale denominata
Torre Guaceto (Gazzetta ufficiale n. 124 del 30 maggio 2000);
l'area marina protetta di Torre Guaceto è attualmente inserita nella lista delle 32 aree specialmente protette
di importanza mediterranea identificate dal Protocollo relativo alle aree specialmente protette e la
biodiversità in Mediterraneo del 1995, che istituisce aree speciali protette di importanza mediterranea
(aspim) o spami (dall'acronimo inglese specially protected areas of Mediterranean importance). Tale
protocollo impegna le parti contraenti a promuovere la cooperazione nella gestione e conservazione delle
aree naturali e nella protezione delle specie animali minacciate e dei loro habitat;
l'articolo 4 del predetto decreto del Ministro dell'ambiente del 4 dicembre 1991 (Gazzetta ufficiale n. 115
del 19 maggio 1992) istituisce 3 zone, denominate zona a, zona b e zona c, all'interno delle quali le
disposizioni e i divieti di esercitazione di attività varie tesi alla protezione dell'area di Torre Guaceto si
rendono ancora più puntuali e stringenti;
con atto dirigenziale del Servizio risorse idriche della regione Puglia n. 136 del 2 settembre 2014 è stata
rilasciata all’Aqp spa l'autorizzazione all'esercizio dello scarico provvisorio nel «Canale Reale» delle acque
reflue depurate effluenti dal nuovo impianto consortile di trattamento a servizio dell'agglomerato di
Carovigno;
con nota del 19 settembre 2014, protocollo n. 89903, l’Aqp spa ha comunicato che a decorrere dal 22
settembre 2014 avrebbero avuto inizio le operazioni di avvio all'esercizio dei collettori fognari e, quindi, del
successivo scarico;
secondo quanto si evince dagli organi di stampa, pare che dal giorno 26 settembre 2014 il nuovo depuratore
consortile di Carovigno autorizzato dalla regione Puglia, che tratterebbe anche gli scarichi provenienti da San
Michele Salentino e San Vito dei Normanni, stia sversando, direttamente e proprio nelle acque della «zona
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Camera dei Deputati
protetta a», prevista dal decreto del 4 dicembre 1991, liquami e schiuma che, secondo quanto affermato dai
rappresentanti del consiglio d'amministrazione del consorzio di gestione della riserva, pare non siano stati
adeguatamente depurati e rischino di inquinare gravemente l'intera area protetta e il mare;
il 19 settembre 2014 il consorzio di gestione di Torre Guaceto ha denunciato il fatto alla procura della
Repubblica di Brindisi e ai corpi deputati alla tutela dell'ambiente, quali la capitaneria di porto di Brindisi, il
Corpo forestale dello Stato e il nucleo operativo ecologico dei carabinieri. Sembrerebbe che, a seguito dei
controlli, sia stata denunciata Aqp spa per la mancanza dell'autorizzazione per le emissioni in atmosfera;
il provvedimento di autorizzazione allo scarico provvisorio delle acque reflue nel «Canale Reale» all'interno
della zona a dell'area marina protetta di Torre Guaceto, emesso dalla regione Puglia, sembrerebbe contrastare
non solo la normativa vigente in materia, quanto anche i più banali principi del buon senso e della buona
amministrazione. In pratica, mentre ben quattro provvedimenti di emanazione nazionale e internazionale
tendono a salvaguardare questa meravigliosa area pugliese, vietando qualunque tipo di attività lesiva
dell'integrità della biodiversità e della natura del posto e addirittura vietando la balneazione, si autorizza a
sversare liquami potenzialmente dannosi nella stessa area e proprio nella più protetta di essa –:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di garantire non solo l'effettiva protezione e la salvaguardia
dell'area di Torre Guaceto dai presunti processi di inquinamento in atto, ma anche la conservazione e la
valorizzazione del patrimonio naturale nazionale marino e costiero presente nella predetta riserva naturale
marina, con particolare riferimento alla qualità delle acque, alle caratteristiche geomorfologiche, alla flora, alla
fauna, nonché all'avifauna acquatica in relazione alla designazione di parte dell'area quale zona umida di
importanza internazionale, in base a quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del
1976, «Esecuzione della Convenzione relativa alle zone umide d'importanza internazionale, soprattutto
come habitat degli uccelli acquatici, firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971» (Gazzetta ufficiale 3 luglio 1976,
n. 173, supplemento ordinario). (3-01113)
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Camera dei Deputati
RISPOSTA
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Matarrese per avermi dato la possibilità di chiarire il problema da lui
sollevato. La questione sollevata dall'interrogante è da tempo nota e seguita dal Ministero attraverso
ripetute interlocuzioni sia con la regione Puglia che con la provincia di Brindisi.
Con riferimento al depuratore di Carovigno, il 26 settembre scorso, è pervenuto al Ministero un rapporto del
Consorzio di gestione dell'area marina protetta di Torre Guaceto su un'autorizzazione rilasciata dalla regione
Puglia per lo scarico di acque reflue nella zona «A», di massima tutela dell'area protetta. Già nel pomeriggio
dello stesso giorno, veniva interessata la regione in qualità di ente competente in materia, segnalando
l'urgenza di acquisire una dettagliata informativa.
Veniva rilevato che l'autorizzazione, che sarebbe risultata già attiva e operante, sembrava presentare profili di
violazione di legge sul decreto ministeriale 4 dicembre 1991, istitutivo dell'area marina protetta, che,
all'articolo 4 – cito testualmente – vieta l'alterazione con qualsiasi mezzo, diretto o indiretto, dell'ambiente
geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche dell'acqua, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e,
in genere, l'immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche
dell'ambiente marino, nonché l'escavazione e la raccolta di materiali inerti.
Ulteriori implicazioni derivano dalla presenza del sito di interesse comunitario Torre Guaceto-Macchia San
Giovanni e dalla mancata attivazione della necessaria valutazione di incidenza.
Il Servizio risorse idriche della regione Puglia, con nota del 16 ottobre, richiamava la procedura di infrazione
sulla «direttiva acqua», nonché il procedimento penale in corso, sottolineando che l'autorizzazione
provvisoria allo scarico nel Canale Reale costituiva l'unica alternativa valida. Rimandava, quindi, alla provincia
di Brindisi per gli elementi della valutazione di incidenza.
Il Ministero ha immediatamente interessato il Servizio ecologia della regione, sottolineando l'importanza di
adempiere alle disposizioni impartite dalla direttiva comunitaria. Dal verbale inviato dalla regione Puglia
sull'incontro svolto il 7 ottobre con tutti i soggetti interessati, si evince che l'acquedotto pugliese avrebbe
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Camera dei Deputati
provveduto ad approfondire le opportune soluzioni tecniche per mitigare gli effetti del deflusso dei reflui. È
previsto, peraltro, un ulteriore incontro per il 27 ottobre sull'esito delle indagini in corso.
Il Ministero dell'ambiente segue con la massima attenzione la situazione per intervenire tempestivamente
presso le competenti autorità, qualora se ne dovesse verificare la necessità per i profili di propria competenza.
Rimane, inoltre, in costante contatto con la capitaneria di porto di Brindisi e con il Reparto ambientale
marino delle capitanerie di porto, che, su incarico del Ministero, ha effettuato, lo scorso 3 ottobre, gli
opportuni sopralluoghi presso l'area protetta interessata dagli scarichi.
Parola chiave: #s.s 96 e 172 - puglia
Iniziative per l'ammodernamento e la messa in sicurezza delle strade statali 96 e 172 in Puglia.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00916
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 2 luglio 2014, seduta n. 255
MATARRESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la regione Puglia ha impegnato 15 milioni di euro per l'allargamento della strada statale 172 in Puglia, nella
provincia di Brindisi, nel tratto tra Fasano e Laureto per la progettazione ed i lavori di allargamento e messa
in sicurezza di un tratto di strada di 6 chilometri;
sono a rischio circa 100 milioni di euro di finanziamento, che rientrano nel programma operativo nazionale
reti e mobilità 2007-2013 dell'Anas coperti da finanziamenti comunitari, per il raddoppio della strada
statale 96 in Puglia, nella provincia di Bari, opera per la quale sono stati già ultimati da un anno gli iter di
gara e sono state effettuate le consegne dei lavori alle imprese aggiudicatarie. In dettaglio sono bloccate le
opere relative all'ammodernamento di due tratti della strada statale 96 tra Bari ed Altamura: il tronco
Gravina-Bari, compresa la variante di Palo del Colle, ed il tratto tra la fine della variante di Altamura e l'inizio
della variante di Toritto (2o stralcio); ! 70
Camera dei Deputati
la strada statale 172 dei Trulli è interessata da un rilevante traffico viario perché collega nel suo tracciato
importanti città della provincia di Bari, di particolare interesse storico, turistico e produttivo, quali
Casamassima, Turi, Putignano, Alberobello, Locorotondo, Martina Franca, ed arriva fino a Taranto
attraversando la Valle d'Itria;
ancora oggi la strada statale 172 dei Trulli ha dei tratti che costituiscono un rischio per l'incolumità degli
automobilisti, come riprovato dal susseguirsi di incidenti stradali anche verificatisi di recente, che hanno
spesso registrato vittime, come successo alcuni anni fa nel tratto sopra indicato tra Fasano e Laureto;
tale circostanza ha motivato lo stanziamento dei fondi e la programmazione della progettazione dei lavori di
messa in sicurezza della strada che continuano a non avere inizio a causa del ripetuto rinvio della
propedeutica conferenza di servizi;
da quanto si evince dagli articoli di stampa ed in ultimo dall'articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno del 27
giugno 2014, sembrerebbe che la strada statale 172 sia in più punti in stato di degrado e, quindi, in
condizioni di maggiore pericolosità, in quanto, ormai, non viene interessata da interventi di manutenzione
periodica probabilmente a causa dei lavori programmati e non ancora iniziati;
secondo quanto denunciato dagli organi di stampa, sembrerebbe che il 17 giugno 2014 sia stata rinviata,
ancora una volta, la conferenza di servizi specificatamente convocata per la strada statale 172, che ha
registrato la sola presenza dei rappresentanti di Anas e Snam e l'assenza di tutti i rappresentanti degli enti
convocati, quali la regione Puglia con i sette uffici preposti (pianificazione paesaggistica, urbanistica, lavori
pubblici, ecologia, foreste ed agricoltura), la provincia di Brindisi, il comune di Fasano, la soprintendenza di
Brindisi, Lecce e Taranto, l'autorità di bacino, l’Enel, la Telecom. Quanto sopra si evincerebbe dal verbale di
conferenza di servizi sottoscritto dal provveditorato generale delle opere pubbliche;
il raddoppio della strada statale 96 sembrerebbe, in base a quanto riportato dagli organi di stampa, ancora
non avere inizio, nonostante i lavori siano stati già appaltati, a causa della non avvenuta emissione dei pareri
da parte dell'Arpa al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (sui nidi dei chiricotteri) e
della soprintendenza in merito allo spostamento del tracciato in corrispondenza del Casino Nitti e la Torre di
San Vincenzo, oggetto di vincoli e di richieste di documentazione integrativa già consegnata da tempo
dall'Anas alla stessa soprintendenza;
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Camera dei Deputati
sono molti gli articoli di stampa che raccolgono le proteste legittime dei cittadini dei comuni interessati dalle
viabilità in questione, che pare abbiano denunciato più volte agli organi competenti, senza avere alcun
significativo riscontro, le problematiche correlate sia allo stato di dissesto delle strade e alle situazioni di
pericolo derivanti, che alla necessità di dare inizio con urgenza ai lavori programmati per il miglioramento
della funzionalità e sicurezza dei collegamenti stradali in questione;
lo stato attuale dei tratti della strada statale 96 e della strada statale 172, interessati dai lavori e dai
finanziamenti programmati cui si è fatto innanzi riferimento, continua a determinare una situazione di rischio
e, quindi, di possibilità di incidenti e vittime;
in un momento di crisi quale l'attuale non è consentito di porre a grave rischio di revoca sia decine di milioni
di finanziamenti comunitari che rilevanti investimenti statali per opere infrastrutturali che creano lavoro e
occupazione e mettono in sicurezza la viabilità nell'interesse dei cittadini;
non è accettabile che il grave danno cui viene assoggettata la collettività dallo stato di fatto innanzi
rappresentato sia determinato dall'inadempimento e dall'operato, senza alcun rispetto dei tempi, da parte
delle pubbliche amministrazioni interessate, alle quali si chiede, soprattutto in tema di investimenti pubblici,
solerzia nell'azione, efficacia ed efficienza –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare affinché siano
eliminati tutti gli impedimenti procedurali e burocratici all'utilizzo delle risorse stanziate per la strada statale
96 nei tratti innanzi indicati e per la strada statale 172 nel tratto Fasano-Laureto, per dare quindi effettivo
inizio, in tempi brevi, ai lavori già appaltati ed alle attività allo scopo necessarie e affinché siano garantite le
condizioni di funzionalità e di sicurezza dei suddetti tratti stradali, tramite il ripristino della manutenzione
ordinaria programmata. (3-00916)
RISPOSTA
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, mi permetta di ringraziare
anche l'onorevole Matarrese per l'interrogazione che ha posto al Governo. Tra l'altro, non è la prima delle
interrogazioni che l'onorevole Matarrese fa sulla dotazione infrastrutturale della regione Puglia, ma con
questa interrogazione si evidenzia uno di quei problemi che il Governo vuole affrontare in maniera
sistematica e molto forte, che è quello, appunto, delle opere che sono finanziate e che poi non si riescono a
! 72
Camera dei Deputati
realizzare per iter burocratici, perché i tempi sono lunghi. Cercheremo di affrontare la questione nel decreto
«sblocca Italia» di fine mese, che il Presidente Renzi ha già annunciato.
Nel merito, il programma operativo nazionale delle reti mobilità 2007-2013 finanziava, appunto, le due
tratte della statale n. 96, richiamate dall'onorevole, in particolare per i seguenti importi: lavori di
ammodernamento del tronco fine variante di Toritto-Modugno compresa la variante di Palo del Colle, per un
importo di 102 milioni di euro; lavori di ammodernamento e adeguamento del tratto compreso tra la fine
della variante di Altamura e l'inizio della variante di Toritto per un importo di 62 milioni di euro.
Tuttavia devo segnalare che gli importanti ritardi attuativi registratisi e denunziati ovviamente
dall'interrogante nella realizzazione dei suddetti interventi hanno condotto a ritenere che l'ultimazione
dell'opera non fosse possibile nei tempi previsti dalla normativa comunitaria.
L'Autorità di gestione e di programma ha ciclicamente organizzato con i beneficiari degli incontri di
sorveglianza rafforzata per monitorare da vicino lo stato di avanzamento degli interventi, al fine di rilevare
per tempo possibili criticità. Nell'ambito di tale operatività è emerso come in fase di verifica e di
ottemperanza siano sorti problemi in merito al rilascio delle autorizzazioni ambientali da parte delle diverse
amministrazioni regionali, ARPA Puglia, regione Puglia servizio agricoltura, commissione tutela ulivi
monumentali, regione Puglia soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Bari e Ministero
dell'ambiente. Tale problematica è stata anche sollevata in sede di comitato di sorveglianza lo scorso 25
giugno alla presenza della Commissione europea e dei rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico.
In tale sede è stato chiesto al beneficiario ANAS di fornire al più tardi entro il mese di ottobre 2014 un
aggiornamento relativo all'evoluzione della problematica, dal momento che il persistere della situazione di
criticità potrebbe comportare sensibili slittamenti delle tempistiche di realizzazione dell'intervento. Tengo
comunque ad evidenziare, sulla base anche delle informazioni assunte presso il dipartimento per lo sviluppo
e la coesione economica, che, in conseguenza delle decisioni assunte, il ritardo di attuazione non comporterà
in questo momento alcuna perdita dei fondi comunitari. Almeno una notizia positiva in tutto quello che
abbiamo descritto. Con riferimento poi all'intervento relativo alla statale 172, ricordo che l'opera è finanziata
dalla regione Puglia e gestita da ANAS come soggetto attuatore. Il provveditorato è stato interessato su
richiesta dell'ANAS ai soli fini dell'accertamento della conformità urbanistica mediante intesa Stato-regioni.
Non ripercorro, anche perché ormai abbiamo concluso il tempo credo, signor Presidente, l'iter procedurale, ma
! 73
Camera dei Deputati
evidenzio che l'ANAS ha inviato a tutti gli enti interessati il progetto definitivo e il 17 giugno scorso è stata
convocata la Conferenza dei servizi. Detta conferenza è stata rinviata al prossimo 29 luglio e assicuro che la
conclusione di tale iter sarà oggetto di costante monitoraggio da parte del Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti. Infine, faccio presente che ANAS, per migliorare le condizioni di sicurezza della circolazione, ha
eseguito importanti interventi di manutenzione sulla statale 172 e sulla statale 172 direttissima, in
particolare segnalo che il 6 giugno scorso nel tratto Martina Franca-Masseria sono stati ultimati i lavori della
nuova pavimentazione per un importo di 387 mila euro. Il problema rimane – lo ha denunciato l'onorevole
Matarrese – e dobbiamo assolutamente far sì che si possa cambiare e cambiare radicalmente.
Parola chiave: #crollo falesie lecce - puglia
Interventi per la messa in sicurezza delle coste pugliesi interessate da rilevanti fenomeni di erosione e dal
crollo delle falesie.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00874
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 11 giugno 2014, seduta n. 243
DISCUSSIONE 11/06/2014
SVOLTO IL 11/06/2014
CONCLUSO IL 11/06/2014
MATARRESE e ANTIMO CESARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per
sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, in provincia di Lecce ed in particolare nei comuni di Andrano, Castrignano del Capo, Gagliano
del Capo, Diso, Tricase, Racale, Tiggiano, Alessano e Porto Cesareo, si è verificato il fenomeno dell'erosione e
del relativo crollo della falesia che caratterizza la costa;
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Camera dei Deputati
il fenomeno, che ha interessato ampi tratti di costa nei suddetti comuni, si è precedentemente verificato in
altri comuni sempre della provincia di Lecce, in particolare a Castro, Melendugno, Vernole, Otranto e Santa
Cesarea Terme, ed anche in diversi tratti di costa del Gargano;
tutti i tratti di costa interessati dai crolli delle falesie sono stati chiusi ed interdetti al pubblico utilizzo;
i comuni soggetti a tale fenomeno, che sono sul litorale ionico salentino ed interessano oltre 50 dei 320
chilometri di costa, attualmente risultano non accessibili per effetto dei provvedimenti della capitaneria di
porto di Gallipoli, che hanno limitato sia la balneazione che la navigazione nei tratti interessati dall'erosione e
dal crollo del costone roccioso. Per tutte le aree interessate dal fenomeno di dissesto è stato vietato anche
l'ancoraggio delle unità navali, la pesca sportiva e, in generale, qualsiasi attività subacquea;
parimenti, ampi tratti di costa del Gargano sono stati interessati dai provvedimenti interdittivi emanati dalla
capitaneria di porto di Manfredonia del circondario marittimo di Vieste;
in particolare, le zone che risultano più a rischio sono quelle della costa alta, la cosiddetta «zona delle
grotte»; questa zona è caratterizzata dalla presenza di costoni rocciosi di natura calcarea e friabile e per
questo motivo il divieto di navigazione in quest'area è stato disposto dalle 8 alle 19 e si estende fino a 200
metri dalla costa, mentre dalle ore 19 alle 8 è limitato fino a 50 metri dalla costa. Per la balneazione, invece,
si passa dal semplice avviso di pericolo fino al divieto di spingersi oltre 50 metri dalla costa;
secondo quanto affermato alla Gazzetta del Mezzogiorno dal procuratore di Lecce, questi sono «(...)
interventi dovuti e non di repressione per evitare tragedie come quella di Ventotene e spronare i sindaci dei
comuni interessati, che finora forse hanno prestato scarsa attenzione nei confronti di un territorio che si
rischia di perdere se abbandonato a se stesso (...)»;
alcuni sindaci dei comuni interessati dai crolli hanno dichiarato alla stampa di non aver avuto la possibilità di
intervenire a causa del blocco delle risorse per i vincoli imposti dal patto di stabilità;
secondo quanto affermato alla stampa dal comandante della guardia costiera di Gallipoli, «(...) l'obiettivo del
provvedimento è quello di effettuare sopralluoghi e capire se ci sono situazioni di pericolo e se ce ne fossero
di intervenire prima che sia troppo tardi. In passato i sindaci hanno dimostrato poca attenzione su questo
aspetto del territorio (...)»;
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Camera dei Deputati
secondo quanto si evince dagli articoli di stampa, pare che sulla vicenda la procura di Lecce abbia aperto
un'inchiesta. L'ipotesi di reato è di disastro colposo al momento a carico di ignoti. I magistrati, infatti,
avrebbero precisato che il fascicolo d'inchiesta, aperto dalla procura per l'ipotesi di omissione colposa di
interventi di messa in sicurezza, resta al momento ancora a carico di ignoti, non avendo le indagini portato a
riscontri che potessero comprovare negligenze e ritardi; l'indagine è volta a verificare che tutte le autorità
competenti stiano facendo i necessari accertamenti per individuare le aree effettivamente a rischio crollo e
quelle che non lo sono e se esista un reale stato di allerta;
la risoluzione della situazione venutasi a determinare, e quindi il ripristino delle condizioni di sicurezza dei
tratti di costa interessati, ha carattere d'urgenza per poter consentire il regolare svolgimento della stagione
turistica appena iniziata, che nei citati comuni è una delle principali attività economiche con rilevanti riflessi
sull'occupazione e sulla formazione di posti di lavoro –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di propria competenza intenda adottare per
consentire lo sblocco delle risorse per l'immediata esecuzione degli interventi già programmati e se non
ritenga di considerare l'opportunità di far fronte a lavori urgenti di messa in sicurezza dei 50 chilometri di
costa leccese interessata dal crollo delle falesie, utilizzando le risorse previste dal comma 111 dell'articolo 1
della legge di stabilità per il 2014, legge 27 dicembre 2013, n. 147, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 302 del 27 dicembre 2013. (3-00874)
RISPOSTA
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la
problematica rappresentata dall'onorevole Matarrese è all'attenzione del Governo già del mese di agosto
2012. Infatti, la prefettura di Lecce, d'intesa con la capitaneria di porto di Gallipoli, la regione Puglia e
l'autorità di bacino, ha invitato tutti i comuni costieri del comparto marittimo di Gallipoli a segnalare
l'esistenza di criticità dal punto di vista idrico-geomorfologico lungo la costa, comunicando eventuali
provvedimenti, quali ordinanze d'interdizione e pericolosità, che sono stati adottati al fine di emanare le
conseguenti ordinanze d'interdizione al mare per la sicurezza della navigazione e della balneazione.
Lo scorso 18 marzo, stante l'approssimarsi della stagione estiva e del conseguente incremento dell'affluenza
dei turisti lungo le coste, i comuni interessati sono stati sensibilizzati per intensificare la collaborazione con
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Camera dei Deputati
gli uffici marittimi. Sopralluoghi sono stati svolti anche da parte dell'autorità di bacino, che ha individuato i
tratti costieri maggiormente esposti e a rischio. La capitaneria di porto di Gallipoli ha comunicato che per
l'emissione dei provvedimenti interdittivi è stata presa come riferimento la perimetrazione classificata PG2 e
PG3 dei tratti costieri nei quali nel recente passato si erano verificati alcuni crolli. Sono state quindi previste
limitazioni della balneazione, e alle attività nautiche in genere, per in totale di circa 46 chilometri degli oltre
300 chilometri di costa della provincia di Lecce.
Per quanto riguarda gli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico in Puglia è utile rammentare che
nel 2010 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha sottoscritto con la regione
Puglia un accordo di programma per il finanziamento di 84 progetti, di cui 5 ricadenti nell'ambito nei comuni
della provincia di Lecce, per un importo complessivo di oltre 194 milioni di euro, di cui oltre 36 milioni statali,
interamente erogati sulla contabilità speciale del comitato delegato.
Per quanto attiene il discorso normativo della legge di stabilità di cui si fa cenno nell'interrogazione che dava
la possibilità di riprogrammare gli accordi di programma già stipulati nel 2010, il Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare nel febbraio scorso ha invitato le regioni a segnalare eventuali nuove
criticità. La regione Puglia nel rispondere a tale invito sostanzialmente ha riconfermato gli interventi già
sottoscritti nell'accordo di programma 2010.
Da ultimo va ricordato che la legge di stabilità pone a disposizione nel periodo 2014-2020 quasi 55 miliardi
di euro per la programmazione di interventi strutturali, di cui una parte per la mitigazione del rischio
idrogeologico. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto alle regioni di
segnalare eventuali nuovi criticità. Al riguardo, la regione Puglia ha iscritto 99 interventi, di cui 9 nella
provincia di Lecce e tra questi uno solo per la stabilità nella falesia in località Torre dell'Orso per un importo di
due milioni di euro.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #587 lavoratori Opera Don Uva - sanità privata - bisceglie - puglia
Chiarimenti in merito ai requisiti per l'accesso al pensionamento dei dipendenti di enti non commerciali
operanti in aree disagiate nel settore della sanità privata e con organico superiore a 1800 unità lavorative.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00707
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 26 marzo 2014, seduta n. 198
DISCUSSIONE 26/03/2014
SVOLTO IL 26/03/2014
CONCLUSO IL 26/03/2014
MATARRESE, CAUSIN, MONCHIERO, D'AGOSTINO, SOTTANELLI, RABINO e ANTIMO CESARO. — Al Ministro del
lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 41, comma 7, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, così come modificato dall'articolo 44,
comma 9-bis, della legge 24 novembre 2003, n. 326, e, da ultimo, dall'articolo 1, comma 190, della legge
27 dicembre 2013, n. 147, ha previsto che «per gli anni 2004-2017 le disposizioni di cui all'articolo 1,
commi 6, 7 e 8, del decreto-legge 11 giugno 2002, n. 108, convertito, con modificazioni, dalla legge 31
luglio 2002, n. 172, si applicano anche ai lavoratori licenziati da enti non commerciali operanti nelle aree
individuate ai sensi degli obiettivi 1 e 2 del regolamento (CE) n. 1260/1999 del Consiglio, del 21 giugno
1999, con un organico superiore alle 1.800 unità lavorative, nel settore della sanità privata ed in situazione
di crisi aziendale in seguito a processi di riconversione e ristrutturazione aziendale. Il trattamento economico,
comprensivo della contribuzione figurativa e, ove spettanti, degli assegni per il nucleo familiare, è corrisposto
in misura pari al massimo dell'indennità di mobilità prevista dalle leggi vigenti, per la durata di 66 mesi dalla
data di decorrenza del licenziamento e nel limite di 400 unità, calcolato come media del periodo. Ai lavoratori
di cui al presente comma si applicano, ai fini del trattamento pensionistico, le disposizioni di cui all'articolo
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Camera dei Deputati
11 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e relativa tabella A, nonché le disposizioni di cui all'articolo 59,
commi 6, 7, lettere a) e b), e 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449»;
tale disposizione, nello stabilire una speciale indennità di mobilità per i lavoratori dipendenti da enti non
commerciali operanti in aree disagiate, con un organico superiore alle 1.800 unità lavorative, nel settore della
sanità privata, ha previsto, altresì, che gli stessi possano accedere al pensionamento con il possesso dei soli
requisiti di cui «all'articolo 11 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e relativa tabella A, nonché le
disposizioni di cui all'articolo 59, commi 6, 7, lettere a) e b), e 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449»;
i predetti requisiti sembrerebbero più favorevoli per i lavoratori rispetto a quelli stabiliti, successivamente,
dalla legge n. 243 del 2004 e dal decreto-legge n. 201 del 2011 convertito con modificazioni dalla legge
22 dicembre 2011, n. 214, a ragione della particolare situazione economica del settore suddetto. Infatti, la
legge n. 289 del 2002, dispone l'accesso al trattamento pensionistico con soli 57 anni di anzianità
anagrafica e con 35 di anzianità contributiva mentre il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201,
aumenterebbe questi requisiti a oltre 66 anni di anzianità anagrafica con 20 anni di anzianità contributiva;
sembrerebbe trattarsi di una norma di carattere speciale, con la conseguenza che la stessa non potrebbe
ritenersi abrogata dalle successive disposizioni in materia di ordinamento pensionistico (ultima tra tutte,
l'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011);
la disposizione, infatti, è stata prorogata di anno in anno (da ultimo, dall'articolo 1, comma 190, della legge
27 dicembre 2013, n. 147), senza che sia stato modificato il riferimento «all'articolo 11 della legge 23
dicembre 1994, n. 724, e relativa tabella A, nonché le disposizioni di cui all'articolo 59, commi 6, 7, lettere
a) e b), e 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449»;
inoltre, al momento dell'emanazione della legge n. 289 del 2002, era all'esame della Camera dei deputati il
disegno di legge A.C. 2145 (poi divenuto legge 23 agosto 2004, n. 243) e, quindi, ad avviso degli
interroganti, il riferimento alla legge n. 724 del 1994 e alla legge n. 449 del 1997 non può che
interpretarsi come una espressa volontà legislativa di stabilizzare tale disciplina pensionistica;
la Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza (Opera Don Uva), ente che rientra nell'ambito di
applicazione della suddetta disposizione, ha avviato, con lettera del 23 ottobre 2014, una procedura di
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Camera dei Deputati
licenziamento collettivo ex articolo 24 della legge, 23 luglio 1991, n. 223, avente ad oggetto 587 lavoratori
del settore sanitario;
tale procedura si è conclusa con accordo del 22 febbraio 2013, stipulato presso la competente direzione
generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con la previsione, in particolare, del criterio di scelta
costituito dalla possibilità di accedere ad un trattamento pensionistico entro la durata dell'indennità di
mobilità in questione;
l'accoglimento della suddetta interpretazione consentirebbe di ridurre notevolmente l'impatto sociale della
procedura di licenziamento in questione –:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in particolare, se la suddetta interpretazione sia
corretta e se, quindi, i lavoratori di cui all'articolo 41, comma 7, della legge n. 289 del 2002, possano
accedere ai trattamenti pensionistici di vecchiaia e di anzianità con il possesso dei requisiti di cui all'articolo
11 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e relativa tabella A, nonché di cui all'articolo 59, commi 6, 7,
lettere a) e b), e 8 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, se possano beneficiare dei ridotti requisiti
pensionistici solamente i lavoratori percettori dell'indennità di cui trattasi o tutti i lavoratori dipendenti dai
datori di lavoro di cui all'articolo 41, comma 7, della legge n. 289 del 2002 che siano licenziati per motivi di
carattere oggettivo e se l'organico minimo di 1.800 dipendenti debba intendersi riferito al momento di
entrata in vigore dell'articolo 41, comma 7, della legge n. 289 del 2002, ovvero debba sussistere in
occasione dell'attivazione delle procedure di licenziamento collettivo ex articolo 24 della legge 23 luglio
1991, n. 223, o di licenziamento individuale ex articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604. (3-00707)
RISPOSTA
GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Matarrese,
l'interrogazione riguarda la possibilità per i lavoratori dipendenti di enti non commerciali operanti nel settore
della sanità privata in aree disagiate e collocati in mobilità, ai sensi dell'articolo 41, comma 7, della legge n. 289 del 2002, di accedere al pensionamento sulla base dei requisiti stabiliti dall'articolo 11 della legge n. 724 del 1994, più favorevoli rispetto a quelli stabiliti dalla cosiddetta riforma Fornero.
Con questa disposizione il legislatore ha inteso riconoscere ad enti non commerciali operanti nel settore della
sanità privata in aree disagiate la possibilità che al personale dichiarato in esubero possano applicarsi
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Camera dei Deputati
specifici istituti finalizzati al reinserimento lavorativo. Al riguardo, faccio presente che sulla questione il
Ministero che rappresento si è già pronunciato con la risposta ad un interpello del 19 ottobre 2012, n. 30, in
cui ha espressamente chiarito che i lavoratori destinatari del trattamento di mobilità di cui all'articolo 41,
comma 7, della legge n. 289 del 2002, al fine di conseguire il diritto ai trattamenti pensionistici, devono
perfezionare i requisiti sulla base della disciplina dettata per la generalità dei lavoratori dipendenti. Inoltre,
occorre considerare che sotto la vigenza della legge n. 289 del 2002 la disciplina di trattamenti pensionistici
per la generalità dei lavoratori trova la propria fonte normativa nell'articolo 59, comma 6, della legge n. 449
del 1997, fatta eccezione per i lavoratori cosiddetti precoci, i quali, ai fini pensionistici, possono vantare solo
il requisito contributivo.
Da quanto detto discende che la categoria dei lavoratori in mobilità non può essere considerata come
categoria a carattere speciale ai fini della disciplina per l'accesso alla pensione. Di conseguenza, anche i
lavoratori destinatari delle indennità di mobilità, ai sensi dell'articolo 41, comma 7, della legge n. 289 del
2002, devono perfezionare i requisiti pensionistici sulla base della disciplina dettata per la generalità dei
lavoratori dipendenti.
Tanto premesso, riguardo alla vicenda relativa ai lavoratori della «Congregazione Ancelle della Divina
Provvidenza» cui fa specifico riferimento l'onorevole interrogante, faccio presente che con l'accordo del 22
febbraio 2013 le parti sociali, al fine di evitare conseguenze traumatiche per i livelli occupazionali della
congregazione, hanno convenuto di gestire i dichiarati esuberi attraverso il ricorso ad un contratto di
solidarietà di tipo difensivo e all'istituto della mobilità incentivata, anche al fine di conseguire la maturazione
dei requisiti per l'accesso al trattamento pensionistico.
In conclusione, aggiungo che la disciplina di cui al più volte citato articolo 41 subisce una deroga nei confronti
di quei lavoratori collocati in mobilità che possano dimostrare il possesso di specifici requisiti previsti dalle
misure di salvaguardia adottate a seguito della riforma pensionistica del 2011 e il cui pensionamento può
quindi avvenire sulla base della normativa antecedente alla riforma Fornero.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #alta velocità- dorsale adriatica - puglia
Iniziative per il potenziamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica .
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00397
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 23 ottobre 2013, seduta n. 103
MATARRESE, PIEPOLI, CAUSIN e D'AGOSTINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.— Per sapere –
premesso che:
il tema della mobilità sostenibile rappresenta uno degli argomenti di maggiore dibattito nell'ambito delle
politiche ambientali. Il settore dei trasporti produce oltre il 49 per cento delle emissioni di polveri sottili
(pm10) in Italia e oltre il 65 per cento di queste deriva dal trasporto stradale;
con il piano di sviluppo per la mobilità sostenibile su scala nazionale, il Governo si pone come obiettivo
prioritario quello del potenziamento dei trasporti su rotaia nel nostro Paese, partendo innanzitutto dalle zone
che sono ancora mal collegate attraverso mezzi obsoleti ed altamente inquinanti;
nell'ambito della programmazione finanziaria pluriennale per il periodo 2014-2020, la Commissione europea
prevede la creazione di un nuovo strumento per finanziare le infrastrutture prioritarie per l'Unione europea in
diversi settori, tra i quali quello dei trasporti, denominato «Meccanismo per collegare l'Europa»; tale
strumento disporrà di una dotazione di 50 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, dei quali 31,7 miliardi
saranno assegnati al settore dei trasporti; inoltre, la nuova programmazione dei fondi strutturali europei
dovrebbe prevedere ingenti risorse per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie, in particolare nel
Mezzogiorno;
tra i mezzi di trasporto che la Commissione europea ed il Governo italiano si prefiggono di migliorare e di
potenziare vi è sicuramente quello ferroviario;
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Camera dei Deputati
la dorsale adriatica del nostro Paese è priva di collegamenti ferroviari ad alta velocità, che colleghino non solo
la tratta Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, ma anche le tratte che dovrebbero collegare questi capoluoghi
di provincia ai principali capoluoghi d'Italia fino a Trieste;
in particolare, si evidenzia l'annosa difficoltà dei cittadini delle regioni Puglia, Molise, Marche e Abruzzo a
poter viaggiare in alta velocità, non solo sulla dorsale adriatica, ma anche verso grandi città, quali Roma,
Milano, Bologna, Torino, Firenze, Napoli, Reggio Calabria. I collegamenti, infatti, sono oggi garantiti solo
attraverso obsoleti treni regionali, intercity con livelli di servizio nettamente differenti rispetto ad altre parti
d'Italia, ovvero dall'ancor più inquinante trasporto su gomma;
da quanto si evince dagli organi di stampa dal 15 dicembre 2013, Ntv, operatore privato, avvierà nuovi
collegamenti ferroviari nella tratta Milano-Ancona, attivando sei corse giornaliere. Il problema, però, permane
a sud del capoluogo marchigiano, in quanto, a tutt'oggi, la mancanza di un'infrastruttura per l'alta velocità
impedisce, di fatto, non solo un adeguato trasporto ferroviario, ma anche una concorrenza in termini di tariffe
ferroviarie lungo la tratta Ancona-Lecce tra Trenitalia ed altri gestori;
la mancanza di infrastrutture per l'alta velocità lungo la dorsale adriatica del Paese determina un notevole
aumento dei tempi di percorrenza e un aggravio dei costi dei biglietti ferroviari per i cittadini che qui
risiedono, rispetto a coloro che viaggiano lungo le linee coperte dall'alta velocità e già servite da tutti gli
operatori del settore in regime di concorrenza;
il potenziamento delle linee ferroviarie sulla dorsale adriatica rientra tra le competenze proprie del Governo. È
lo Stato che deve garantire al Paese parità di servizi per i cittadini ad ogni latitudine. L'attuale differenza di
velocità e servizi tra Nord e Sud, e tra le dorsali adriatica e tirrenica, non favorisce la coesione sociale ed
economica nel nostro Paese, che viaggia, di fatto, a due differenti velocità –:
quali urgenti iniziative intenda adottare affinché siano garantite le risorse anche comunitarie e le misure
necessarie ad un'adeguata programmazione in favore di progetti indirizzati al potenziamento della linea
ferroviaria della dorsale adriatica e dei relativi collegamenti con i maggiori capoluoghi di provincia italiani,
anche in considerazione della programmazione delle risorse dell'Unione europea per il periodo 2014-2020,
nel quadro delle grandi reti transeuropee e dei fondi strutturali, e affinché sia ridotto l'effettivo svantaggio
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Camera dei Deputati
economico e l'eccessivo costo dei biglietti derivanti dalla mancanza di concorrenza tra gli operatori del settore
ferroviario lungo tutta la dorsale adriatica. (3-00397) (22 ottobre 2013)
RISPOSTA
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio di cuore l'onorevole
Matarrese per l'interrogazione presentata, anche perché – lo sottolineo sin da subito – la questione posta,
cioè quella della realizzazione del corridoio adriatico della dorsale adriatica su ferro, non è – lo dico con molta
chiarezza – un interesse o un problema che riguarda solo la sua regione. È un problema e un interesse che
riguarda l'intera nazione e la conclusione dell'intero progetto strategico di infrastrutturazione su ferro non
solo dell'alta velocità, dell'alta capacità, ma del collegamento complessivo dell'Italia verso il resto dell'Europa.
È evidente – come lei ha sottolineato, ma ne rivendichiamo ovviamente con orgoglio anche la priorità e la
paternità – che non spetta alle Ferrovie dello Stato decidere quali sono gli asset strategici, ma spetta al
Governo e al Parlamento.
E infatti l'onorevole interrogante Matarrese troverà, per la prima volta, con molta forza e con molta chiarezza
nel disegno di legge di stabilità non solo un proclama di principi (è anche importante collegare e rendere
efficiente la dorsale adriatica) ma troverà, la destinazione di risorse, per norma del disegno di legge di
stabilità, da dedicare alla velocizzazione e alla messa a punto adeguata alla velocità, all'efficienza del
trasporto, com’è per la dorsale tirrenica, dell'asse che va da Bologna fino a Lecce. Sono stati stanziati 350
milioni di euro, con la previsione anche di lotti costruttivi, e ciò permetterà immediatamente, secondo la
logica del Governo, di dare spazio immediato alla realizzazione dei lavori per rendere le infrastrutture attuali
adeguate a questo nuovo progetto.
Ma il tema vero che abbiamo davanti è un altro. Proprio nel momento in noi stiamo completando la
realizzazione dell'alta velocità che va da Torino – parlo ovviamente per la tratta italiana – fino a Venezia – e
nel disegno di legge di stabilità abbiamo stanziato le risorse che devono permettere di far arrivare oggi l'alta
velocità da Brescia sino a Verona, un nodo strategico, e poi da Verona fino a Padova che si collega con
Venezia; da Torino fino oggi a Battipaglia ma dovrà essere portato sino a Reggio Calabria; finalmente la
realizzazione, non solo a parole, della Napoli-Bari che permette il collegamento della dorsale tirrenica con la
dorsale adriatica (e anche qui nel disegno di legge di stabilità trovate le risorse stanziate per andare
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Camera dei Deputati
finalmente ad iniziare i lavori) a questo punto diventa strategico – lo affermano il Governo e il Parlamento –
il collegamento della dorsale adriatica affinché arrivi a completare il rettangolo che permetterà all'Italia di
competere, finalmente con dotazione di infrastrutture degne di questo nome all'interno del proprio Paese,
con il resto dell'Europa.
Rimane poi il nodo, come già trattato nella precedente interrogazione, di permettere al trasporto regionale di
essere altrettanto efficiente e di arrivare con efficacia anche alle grandi aree metropolitane da parte dei
pendolari e dei cittadini.
Spero di averle espresso con chiarezza la volontà del Governo, che per una volta non è più soltanto a parole
ma si traduce nei fatti e, di conseguenza, le Ferrovie dello Stato dovranno, come sempre fanno, diventare lo
strumento attuativo puntuale, preciso e nei tempi esatti che dovranno essere comunicati al Governo per la
realizzazione e l'utilizzo delle risorse che sono stanziate.
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Camera dei Deputati
- Question time in Commissione
Parola chiave: #scorrimento graduatorie idonei guardia di finanza
Utilizzo della graduatoria degli idonei di un concorso svolto dalla Guardia di Finanza.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03734
presentato da MATRRESE, SOTTANELLI
testo di Martedì 7 ottobre 2014, seduta n. 304
DISCUSSIONE IL 08/10/2014
SVOLTO IL 08/10/2014
CONCLUSO IL 08/10/2014
Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nell'anno 2012 è stato indetto il bando di concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di 750
allievi finanzieri della Guardia di finanza, riservato, ai sensi dell'articolo 2199 del decreto legislativo 15 marzo
2010, n. 66, ai volontari delle Forze armate in ferma prefissata di un anno (cosiddetto VFP1) o
quadriennale (cosiddetto VFP4) ovvero in rafferma annuale (cosiddetto VFP1T), in servizio o in congedo
(Gazzetta Ufficiale 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 28 del 10 aprile 2012);
le graduatorie finali di merito sono state pubblicate in data 21 febbraio 2013; i vincitori sono 750 mentre gli
idonei in soprannumero sono 789;
il 21 ottobre 2013 è stata avviata al corso di formazione per allievi finanzieri una prima aliquota di 327
vincitori per l'arruolamento diretto del concorso, definita in maniera proporzionale tra i contingenti e le
specializzazioni a concorso nell'ordine delle graduatorie finali di merito così composta:
a) per il contingente ordinario, da 282 candidati;
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Camera dei Deputati
b) per il contingente ordinario, specializzazione «tecnico di soccorso alpino (S.A.G.F.)», da 15
candidati;
c) per il contingente mare, specializzazione «nocchiere», da 18 candidati;
d) specializzazione «operatore di sistema», da 12 candidati;
restano ancora da avviare al corso di formazione la restante parte di 310 allievi vincitori, la seconda
aliquota di 113 unità da rendere disponibili per la ferma quadriennale nelle forze armate ed eventualmente,
in base alle necessità, il totale degli idonei ovvero 769 unità la cui graduatoria è stata prorogata da successivi
provvedimenti governativi;
il comma 4 dell'articolo 4 del testo del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, con la legge di conversione
30 ottobre 2013, n. 125, recante: «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di
razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» (13A08778) (Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 255
del 30 ottobre 2013), infatti, ha disposto la proroga delle graduatorie dei concorsi pubblici, e quindi anche
del predetto concorso per la guardia di finanza, così come segue: «4. L'efficacia delle graduatorie dei concorsi
pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, vigenti alla data di "entrata in vigore" del presente decreto,
relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, è prorogata fino al "31
dicembre 2016"»;
tenuto conto del rilevante numero di idonei al concorso oggetto del presente atto, l'indizione di un ulteriore
concorso per il reclutamento di nuovi allievi finanzieri rischierebbe di aggravare di ulteriori costi le casse dello
Stato;
il comma 3 dell'articolo 4 del decreto — legge 31 agosto 2013, n. 101, dispone, infatti, quanto segue: «3.
Per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici non
economici e gli enti di ricerca, l'autorizzazione all'avvio di nuove procedure concorsuali, ai sensi dell'articolo
35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, è subordinata alla
verifica:
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Camera dei Deputati
a) dell'avvenuta immissione in servizio, nella stessa, amministrazione, di tutti i vincitori collocati
nelle proprie graduatorie vigenti di concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato per qualsiasi
qualifica, salve comprovate non temporanee necessità organizzative adeguatamente motivate;
b) dell'assenza, nella stessa amministrazione, di idonei collocati nelle proprie graduatorie vigenti e
approvate a partire dal 1o gennaio 2007, relative alle professionalità necessarie anche secondo un criterio di
equivalenza;
a conferma di quanto citato nel precedente punto di premessa, l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, con
sentenza 28 luglio 2011 n. 14, ai sensi dell'articolo 99, comma 5, del codice del processo amministrativo,
disponeva quanto segue: «In presenza di graduatorie concorsuali valide ed efficaci, l'amministrazione, se
stabilisce di provvedere alla copertura dei posti vacanti, deve motivare la determinazione riguardante le
modalità di reclutamento del personale, anche qualora scelga l'indizione di un nuovo concorso, in luogo dello
scorrimento delle graduatorie vigenti»; in questo modo, i giudici sono intervenuti sulla vexata quaestio
concernente la necessità o meno di motivare la scelta di indire un nuovo concorso piuttosto che utilizzare una
graduatoria ancora valida ed efficace;
le disposizioni del decreto legislativo 24 giugno 2014, n. 90, coordinato con le modifiche della legge 11
agosto 2014, n. 11, hanno già consentito l'immissione in ruolo di idonei appartenenti al Corpo di polizia
tramite lo scorrimento delle relative graduatorie di concorso evitando, in questo modo, l'indizione di un
nuovo bando con conseguenti spese per lo Stato –:
se rientri nelle linee politiche del Governo la volontà di autorizzare le assunzioni di personale della Guardia di
finanza attingendo alla graduatoria dei vincitori e degli idonei relative al concorso citato in premessa ed in
particolare immettendo in ruolo le aliquote composte rispettivamente da 310 e 113 unità e prevedendo la
graduale immissione in ruolo dei restanti 789 idonei. (5-03734)
RISPOSTA
Il Sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all’interrogazione.
In relazione al documento di sindacato ispettivo in esame, il Comando Generale della Guardia di Finanza
rappresenta quanto segue. Con d.P.C.M. 8 settembre 2014, in corso di registrazione presso la Corte dei conti
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Camera dei Deputati
sono state autorizzate le assunzioni di personale per l’anno 2014. A seguito del perfezionamento del
suddetto provvedimento si provvederà, nell’ultima decade del mese di novembre 2014, ad incorporare la
seconda e ultima aliquota (317 unità) dei 637 allievi finanzieri ad immissione diretta, vincitori della
procedura bandita nel 2012 (per un totale di 750 unità). Sul punto in Comando precisa che, solo al termine
delle sostituzioni che interverranno a seguito di eventuali rinunce e defezioni nei primi 20 giorni dall’inizio
dell’attività addestrativa, si procederà a comunicare al Ministero della difesa i nominativi degli ulteriori 113
vincitori della procedura in argomento da avviare al periodo di ferma prefissata quadriennale nelle Forze
armate. Nelle annualità interessate dal piano di assorbimento di tali vincitori non sono state bandite nuove
procedure per il reclutamento di allievi finanzieri. Per quanto concerne l’arruolamento degli idonei in
sovrannumero, si ritiene che le disposizioni contenute nel decretolegge 31 agosto 2013, n. 101, convertito,
con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125 (c.d. « Decreto D’Alia »), non trovino applicazione alle
procedure concorsuali bandite dalla Guardia di finanza. Tale orientamento assume fondamento nel principio
di specialità riconosciuto all’Istituzione dall’ordinamento amministrativo, con particolare riferimento alla
disciplina del rapporto di impiego militare, positivamente affermato dall’articolo 3, comma 1, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165. A conferma di quanto sopra, il Comando rappresenta che: la circolare n. 5
in data 21 novembre 2013 del Dipartimento della funzione pubblica ha, tra l’altro, precisato che le
disposizioni del c.d. « Decreto D’Alia » sono destinate alle amministrazioni centrali dello Stato, fatte « salve
le disposizioni speciali previste per alcune categorie di personale incompatibili con tale disciplina »; il
Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, nella sentenza n. 14 in data 23 luglio 2011, richiamata
nell’interpellanza in rassegna, ha affermato che il reclutamento di personale mediante procedure concorsuali
anziché attraverso lo scorrimento delle preesistenti graduatorie risulta pienamente giustificabile nelle ipotesi
in cui speciali disposizioni legislative impongano una precisa cadenza periodica del concorso collegata a
peculiari meccanismi di progressioni nelle carriere, tipiche di determinati settori del personale pubblico; da
ultimo, anche il T.A.R. Lazio, pronunciandosi nel merito (sentenza n. 9984/14 datata 10 luglio 2014), ha
ribadito l’inapplicabilità del c.d. « Decreto D’Alia » alle procedure concorsuali indette dal Corpo. In aggiunta, il
Comando segnala che le modifiche apportate al decreto-legge n. 90/2014 in sede di conversione (legge 11
agosto 2014, n. 114) hanno introdotto una previsione eccezionale, finalizzata a soddisfare le esigenze
connesse allo svolgimento dell’« Expo Milano 2015 », autorizzando le Forze di polizia ad assumere
personale nei ruoli iniziali attraverso lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti nell’anno 2013.
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Camera dei Deputati
Pertanto, la necessità di emanare una norma ad hoc per consentire alle Forze armate e alle Forze di polizia di
nominare i vincitori di concorso tra gli idonei in soprannumero di una precedente procedura conferma
l’inapplicabilità delle previsioni del richiamato decreto-legge n. 101/2013 alle amministrazioni del Comparto
« Sicurezza-Difesa ». Da ultimo, per quanto attiene ai concorsi banditi dal Corpo, in ossequio al richiamato
principio di specialità, la te matica dell’ultrattività delle graduatorie è contenuta nel decreto legislativo 12
maggio 1995, n. 199, che prevede, per il reclutamento degli allievi marescialli e degli allievi finanzieri, la
facoltà – e non l’obbligo – di utilizzare le graduatorie dei candidati idonei non vincitori per l’ammissione ad
analoghi e successivi corsi entro 18 mesi dall’approvazione delle stesse (articolo 7, comma 2, per gli allievi
finanzieri e l’articolo 43, comma 7, per gli allievi marescialli). L’Amministrazione, al riguardo, ha sempre
preferito bandire nuove procedure, nella prospettiva di effettuare un’idonea selezione all’interno di una
rinnovata platea di aspiranti, in applicazione del principio della « massima partecipazione » dei candidati.
Tale facoltà risulta altresì preclusa atteso che sono ormai decorsi quasi 2 anni dalla data di approvazione
delle menzionate graduatorie (28 gennaio 2013).
Parola chiave: #confidi
Questioni relative al calcolo del patrimonio di vigilanza dei Consorzi di garanzia collettiva fidi.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-03563
presentato da MATARRESE e SOTTANELLI
testo di Martedì 16 settembre 2014, seduta n. 291
DISCUSSIONE IL 17/09/2014
SVOLTO IL 17/09/2014
CONCLUSO IL 17/09/2014
Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
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Camera dei Deputati
il rafforzamento della patrimonializzazione dei Confidi, favorendo la raccolta di risorse pubbliche, private e del
terzo settore, di capitale e di provvista, rappresenta il primo obiettivo della delega conferita al Governo per la
riforma della normativa in materia dei Confidi;
in particolare, risulta obiettivo prioritario disciplinare le modalità di contribuzione dei fondi da parte degli enti
pubblici finalizzate alla patrimonializzazione dei confidi, anche nel rispetto della disciplina comunitaria in
materia di aiuti di Stato e anche individuando strumenti e modalità che li rendano esigibili secondo i principi
dell'accordo di Basilea; tutto ciò al fine di sviluppare, nell'ambito delle finalità tipiche, forme di garanzia e
servizi, finanziari e non finanziari, che rispondano alle mutate esigenze delle piccole e medie imprese e di
favorire un migliore accesso al credito da parte delle medesime, anche attraverso la semplificazione degli
adempimenti e il contenimento dei costi per gli intermediari finanziari;
alcune regioni, ed in particolare la regione Puglia, hanno utilizzato nella programmazione dei fondi comunitari
nell'ambito del programma operativo 2007-2013 una serie di azioni tese ad agevolare l'aumento
dell'operatività dei maggiori Consorzi fidi operanti nell'ambito regionale, al fine di far loro assumere una
dimensione congrua per rappresentare un valido partner nel confronto con il sistema bancario;
la crescita di operatività sperata si è effettivamente riscontrata riuscendo a fornire un indispensabile e valido
supporto a favore della lotta al credit crunch subita dalle piccole e medie imprese negli ultimi anni;
in tal senso, i predetti Confidi hanno superato il volume di attività finanziarie, in termini di garanzie rilasciate
a favore delle piccole e medie imprese della regione Puglia, previste dalle normative a presidio dell'attività
degli intermediari vigilati (75 milioni di euro);
secondo quanto rappresentato dal dottor Pilati della Banca d'Italia nella audizione del 16 luglio 2014, tale
operatività si basa, allo stato, su risorse finanziarie soggette a «vincoli di destinazione che rendono tali
risorse non idonee a formare il patrimonio utile a fini di vigilanza, poiché non sono rispettati i requisiti di
stabilità e capacità di assorbire le perdite, per qualsiasi causa e in qualsiasi tempo esse di determinino»;
tale impostazione – che sembra pure aver ispirato l'intervento di riforma della Banca d'Italia di cui allo
schema delle nuove disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari e, segnatamente, per i Confidi, di
cui al documento posto in consultazione dall'Autorità di vigilanza nel mese di luglio 2014 – si basa, invero,
sul presupposto di voler estendere ai Confidi i principi dettati, a livello comunitario (regolamento n. ! 91
Camera dei Deputati
575/2013 e direttiva n. 2013/36/UE), nei confronti delle banche e degli enti finanziari, al fine di presidiare
i rischi del cosiddetto shadow banking;
occorre considerare, tuttavia, che il prospettato nuovo impianto regolamentare potrebbe creare una
situazione paradossale secondo la quale, da un lato, con i fondi comunitari si è favorita la crescita
dimensionale di questo indispensabile «terzo attore» (il Consorzio fidi) della filiera del credito alle piccole e
medie imprese e, d'altro lato, se ne determina la stessa fine per incoerenza con i suddetti principi comunitari
che hanno come destinatari le banche e altri enti finanziari, ma non anche i Confidi nazionali;
la stessa Banca d'Italia, inoltre, ha precisato come gli interventi relativi al patrimonio di vigilanza degli
intermediari finanziari e dei Confidi, seppure ispirati ai richiamati principi comunitari, debbano comunque
tenere conto dei necessari adattamenti, alla luce del principio di proporzionalità (avuto riguardo, tra l'altro,
alla natura specifica dell'attività svolta) di cui all'articolo 108 del decreto legislativo n. 385 del 1993 –:
se, in linea con gli obiettivi primari della legge delega, non ritenga opportuno assumere iniziative per
prevedere, linee di indirizzo che consentiranno poi alla Banca d'Italia – nell'ambito dei suoi interventi
regolamentari – di individuare le modalità tecniche per computare i fondi pubblici concessi ai Confidi (e dagli
stessi utilizzati per sostenere le piccole e medie imprese nell'accesso al credito bancario) tra gli elementi dei
fondi propri del patrimonio di vigilanza e, coordinarsi con la Banca d'Italia affinché la stessa individui, con
regolamento, le modalità per consentire, nel frattempo, una tale inclusione, tenuto conto del richiamato
principio di proporzionalità. (5-03563)
RISPOSTA
Il Sottosegretario Enrico ZANETTI risponde all’interrogazione.
Con l’interrogazione a risposta immediata in Commissione l’onorevole Matarrese ed altri pongono quesiti in
ordine al patrimonio dei Confidi, tenuto conto che lo schema delle nuove disposizioni di vigilanza per gli
intermediari finanziari elaborate dalla Banca d’Italia e oggetto di consultazione pubblica, prevedono la non
imputabilità a patrimonio di vigilanza dei confidi dei contributi pubblici finalizzati proprio alla
patrimonializzazione dei Confidi. Al riguardo, si fa presente che già nel quadro normativo attuale, osta
all’inclusione in via generale nel patrimonio di vigilanza dei confidi dei fondi pubblici, la presenza di vincoli di
destinazione che li rendono non pienamente disponibili, dato che sarebbero utilizzabili soltanto a copertura
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Camera dei Deputati
delle perdite che si manifestano su determinati portafogli di attività e non su tutte le perdite aziendali. Lo
schema delle disposizioni di vigilanza sopra richiamato è connesso alla riforma del Titolo V del testo unico
bancario, realizzata con il decreto legislativo n. 141 del 2010 e le successive modificazioni, che ha novellato
la disciplina degli intermediari finanziari, e non, come indicato nell’interrogazione, da una legge delega di
riforma dei Confidi (il disegno di legge delega 1259 risulta peraltro ad uno stato iniziale della trattazione da
parte delle Camere). In materia di confidi il decreto legislativo n. 141 del 2010 distingue tra Confidi a
vigilanza attenuata e Confidi a vigilanza piena. I primi sono confidi che esercitano in via esclusiva l’attività di
garanzia collettiva dei fidi e i servizi connessi e strumentali – Essi sono tenuti a iscriversi in un elenco tenuto
da un apposito organismo di natura privatistica. L’esercizio di tale attività è subordinato al ricorrere di una
serie di condizioni di forma giuridica, di capitale sociale o fondo consortile, di soggetto sociale, di assetto
proprietario, di possesso di requisiti di onorabilità da parte dei partecipanti al capitale e degli esponenti
aziendali. I secondi sono i Confidi che esercitano in via prevalente l’attività di garanzia collettiva dei fidi e
possono anche svolgere, prevalentemente nei confronti delle imprese consorziate o socie, anche le attività
ulteriori già previste dal decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito in legge 24 novembre 2003, n.
326, (che all’articolo 13 include la normativa di riferimento del settore), e, in via residuale, quelle riservate
agli intermediari finanziari, fra cui la concessione di finanziamenti anche a soggetti diversi dai soci (cfr.
articolo 112, comma 6, t.u.b.). A tale maggiore operatività fa riscontro l’assoggettamento a forme di
vigilanza prudenziale. La distinzione tra i due tipi di confidi riposa su una soglia dimensionale: l’articolo 112,
Testo Unico Bancario, attribuisce al Ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita la Banca d’Italia, di
determinare i criteri oggettivi, riferibili al volume di attività finanziaria, in base ai quali sono individuati i
confidi tenuti a chiedere l’autorizzazione all’iscrizione all’albo ex articolo 106, t.u.b. I Confidi minori sono
invece iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 112, comma 1. Testo Unico Bancario, tenuto dallo specifico
Organismo previsto dall’ar ticolo 112-bis, e assoggettati alla vigilanza dell’Organismo medesimo, soggetto a
sua volta a controlli da parte della Banca d’Italia. Gli schemi di regolamento elaborati dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze, che, tra l’altro, danno attuazione all’articolo 112 e all’articolo 112-bis. Testo
Unico Bancario, sono all’esame del Consiglio di Stato. Ai sensi dell’articolo 108, comma 1, t.u.b., è invece
attribuita alla Banca d’Italia la vigilanza regolamentare sugli intermediari finanziari. Nell’esercizio di tali poteri
la Banca d’Italia osserva criteri di proporzionalità, avuto riguardo alla complessità operativa, dimensionale e
organizzativa degli intermediari, nonché alla natura specifica dell’attività svolta. Sulla questione la Banca
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Camera dei Deputati
d’Italia ha comunicato che il disegno di legge S.1259, recante la delega al Governo per la riforma del sistema
dei Confidi indica, come primo obiettivo della riforma, quello del rafforzamento patrimoniale dei Confidi
(lettere a) e b) del comma 1). Il principio di delega richiama l’esigenza che gli strumenti di patrimonio dei
confidi siano conformi ai principi della regolamentazione prudenziale di derivazione internazionale e alla
normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato. I princìpi della regolamentazione prudenziale
internazionale, validi per i Confidi come per ogni altra categoria di intermediari vigilati, sono ricavati dal
regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR) e nella direttiva 2013/36/UE (CRD IV) in materia di requisiti
patrimoniali delle banche e di accesso all’attività creditizia: tali atti comunitari, infatti, traspongono
nell’ordinamento europeo i principi dell’Accordo di Basilea e costituiscono il quadro normativo di riferimento
per gli intermediari italiani. Lo schema delle disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari iscritti
nell’albo di cui all’articolo 106 del Testo unico bancario, sul quale si è da poco conclusa la consultazione
pubblica, estende agli intermediari finanziari, ivi inclusi i Confidi, la disciplina degli strumenti di patrimonio
dettata dai citati Regolamenti Europei (CRR) e (CRD IV per le banche), tenendo conto delle caratteristiche
degli intermediari finanziari. Si mira, in tal modo, ad assicurare a un tempo l’equivalenza delle regole di
vigilanza, il rispetto della proporzionalità, il presidio dei rischi di shadow banking. In continuità con il principio
di vigilanza, volto ad assicurare la sana e prudente gestione degli intermediari vigilati, le regole sul patrimonio
dei confidi prevedono che i fondi assegnati ai Confidi siano riconosciuti ai fini del patrimonio di vigilanza, ove
rispettino i necessari requisiti di stabilità e capacità di assorbire le perdite, per qualsiasi causa e in qualsiasi
tempo esse si determinino. La Banca d’Italia, negli ambiti istituzionali di competenza, coopera assiduamente
con il Ministero dell’Economia per l’attuazione complessiva della riforma dell’intermediazione finanziaria,
introdotta con il decreto legislativo n. 141 del 2010. Con specifico riferimento ai Confidi, ha condiviso la
scelta del MEF di innalzare da settantacinque a centocinquanta milioni la soglia relativa al volume di attività
finanziaria in presenza della quale i confidi saranno tenuti a chiedere l’iscrizione all’albo degli intermediari ex
articolo 106. Essa ha, infine, precisato che esercita la propria potestà normativa secondaria in un quadro di
regole, sia di rango primario, sia poste autonomamente dalla stessa Banca d’Italia, che assicurano la piena
trasparenza del processo normativo (svolto mediante consultazioni pubbliche e, ove necessario, analisi
d’impatto) e l’aderenza ai principi di buona regolamentazione.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #imprese - restauro specialistico e degli scavi archeologici
Iniziative normative urgenti a tutela delle imprese che operano nel settore specialistico del restauro e degli
scavi archeologici.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02349
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 12 marzo 2014, seduta n. 188
DISCUSSIONE IL 27/03/2014
SVOLTO IL 27/03/2014
CONCLUSO IL 27/03/2014
MATARRESE e BOSSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
a seguito di ricorso straordinario al Capo dello Stato è stato annullato l'articolo 107, comma 2, l'articolo 85,
comma 1, lettera b), n. 2 e 3, e l'Allegato A del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 —
regolamento del codice degli appalti;
conseguentemente, in quanto atto dovuto è stato recepito il suddetto parere del Consiglio di Stato con
decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 280 del 29
novembre 2013;
l'annullamento dei suddetti articoli del codice degli appalti, determina rilevanti conseguenze sul settore edile
ed in particolare sul sistema delle imprese che operano nel restauro di edifici storici di particolare pregio, nel
restauro monumentale, negli scavi e nelle attività archeologiche in quanto fa venir meno l'indispensabile
requisito di specializzazione che le caratterizza;
in altri termini, tra le conseguenze c’è quella che le imprese generali, qualificate nella categoria prevalente,
potranno partecipare a gare di lavori complessi nelle quali siano previste lavorazioni scorporabili e
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Camera dei Deputati
riconducibili alle categorie che richiedono una particolare specializzazione e professionalità, ivi comprese le
lavorazioni inerenti il restauro specialistico (OS 2 A — OS 2 B) e lo scavo archeologico (OS 25);
tale circostanza se plausibile per talune categorie specialistiche non lo è per le attività di restauro specialistico
e scavo archeologico che richiede una organizzazione di impresa, professionalità e competenze, mezzi ed
attrezzature del tutto differenti dall'organizzazione tipica di un'impresa generale;
il far venir meno i requisiti che caratterizzano questo sistema di imprese che ha una grande tradizione e
diffusione in Italia a causa dell'attuale stato delle leggi vigenti, costituisce un grave arretramento rispetto alla
necessità di garantire un'adeguata specializzazione e qualificazione professionale a imprese che dovranno
procedere a lavori di estrema delicatezza sul patrimonio culturale italiano atteso l'interesse pubblico che è
sotteso nel restauro monumentale e nello scavo archeologico;
è interesse prioritario dello Stato garantire che le imprese abilitate ad operare su monumenti, edifici storici di
pregio o nello scavo archeologico abbiamo una idonea organizzazione con le necessarie professionalità capaci
di tutelare beni pubblici e/o privati la cui valenza artistica e culturale rientra in quei beni di interesse pubblico
che rendono attrattivo il nostro Paese per la sua storia e per le sue rilevanti testimonianze del passato;
a dimostrazione dell'interesse manifestato dal Governo per questa problematica, si evidenzia che il decreto-
legge 30 dicembre 2013, n. 151, cosiddetto «salva Roma», decaduto in data 1o marzo 2014, nella sua
formulazione originaria già prevedeva l'adozione di disposizioni regolamentari sostitutive delle disposizioni
annullate dal decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013, n. 280 ed in particolare così recitava
all'articolo 3, comma 9: «Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono adottate,
secondo la procedura prevista all'articolo 5, comma 4, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, le
disposizioni regolamentari sostitutive delle disposizioni di cui agli articoli 107, comma 2, e 109, comma 2,
del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, annullate dal
decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 29 novembre
2013, n. 280 nonché le conseguenti modifiche all'Allegato A del predetto regolamento di cui al decreto del
Presidente della Repubblica n. 207 del 2010. Nelle more dell'adozione delle disposizioni regolamentari
sostitutive, continuano a trovare applicazione, in ogni caso non oltre la data del 30 settembre 2014, le
regole previgenti...»;
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Camera dei Deputati
lo stato attuale delle leggi vigenti derivante dall'annullamento degli articoli innanzi indicati non tutela la
qualificazione professionale necessaria ed indispensabile per l'esecuzione di lavori di restauro e scavo
archeologico, pone a rischio l'esistenza di numerose piccole e medie imprese di questo settore specialistico
delle costruzioni e pone dubbi interpretativi relativamente alle disposizioni di cui al decreto-legge 12 aprile
2006, n. 163 che pare faccia salvo, invece, il requisito della obbligatorietà della qualifica per le imprese che
vogliano partecipare ad appalti inerenti il restauro specialistico e lo scavo archeologico;
la situazione venutasi a determinare non può che produrre una caduta del livello qualitativo delle imprese che
operano in questo settore specialistico del restauro e degli scavi archeologici a tutto danno della collettività e
del patrimonio edilizio e monumentale che verrebbe a perdere importanti competenze e specializzazioni;
l'annullamento ed i conseguenti effetti derivanti delle disposizioni previste dal decreto del Presidente della
Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207 apparirebbero in contrasto con i disposti del decreto-legge 2 aprile
2006, n. 163;
infatti, ai sensi dell'articolo 198 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, gli appalti concernenti lavori
pubblici relativi a «... i beni mobili ed immobili [...] sottoposti alle disposizioni di tutela di cui al decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42» sono, come noto, assoggettati alla disciplina comune applicabile ai
contratti pubblici relativi ai beni culturali (Titolo IV, Capo II, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163,
articolo 197 e seguenti);
tanto comporta che le procedure per l'affidamento di detti appalti sembrerebbero essere estranee agli effetti
conseguenti all'annullamento degli articoli 107, comma 2, e 109, comma 2, del decreto del Presidente della
Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, avvenuto a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 280
del 29 novembre 2013 del decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013 (che ha concluso, previo
parere della Adunanza generale delle sezioni consultive del Consiglio di Stato 26 giugno 2013 n. 3104, la
procedura di ricorso straordinario al Capo dello Stato prodotto dall'AGI avverso dette disposizioni
regolamentari);
infatti, per questo tipo di procedure, con riferimento alle categorie OS2-A – OS2-B e OS25, stante la
disciplina specifica di cui agli articoli 200 e 201 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (e in
particolar modo quella del comma 4, articolo 201, secondo cui «Per l'esecuzione dei lavori indicati all'articolo
! 97
Camera dei Deputati
198, è sempre necessaria la qualificazione nella categoria di riferimento, a prescindere dall'incidenza
percentuale che il valore degli interventi sui beni tutelati assume nell'appalto complessivo»), sembrerebbe
persistere in ogni caso — in quanto di origine «legislativa» e non «regolamentare» — il concetto di
«qualificazione obbligatoria», viceversa espunto nella generalità dei casi a seguito del citato esito sul ricorso
straordinario al Capo dello Stato –:
quali urgenti iniziative normative intenda adottare affinché sia confermato e tutelato il settore del restauro
specialistico e degli scavi archeologici di cui alle categorie OS2A, OS2B e OS25 e affinché sia chiarita la
contraddizione tra l'annullamento delle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5
ottobre 2010, n. 207 e le disposizioni previste dall'articolo 198 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 che sembrerebbero sottoporre gli appalti e i lavori pubblici concernenti beni mobili e immobili alla
disciplina comune applicabile ai contratti pubblici relativi ai beni culturali (Titolo IV, Capo II, del decreto
legislativo 12 aprile 2006, n. 163, articolo 197 e seguenti) e ai quali sembrerebbe non doversi estendere
l'effetto conseguente alla pubblicazione del decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013 sulla
Gazzetta Ufficiale n. 280 del 29 novembre 2013.
(5-02349)
RISPOSTA
Il sottosegretario Umberto DEL BASSO de CARO risponde all'interrogazione
Gli onorevoli interroganti pongono l’attenzione sulle conseguenze derivanti dal decreto decisorio del
Presidente della Repubblica del 30 ottobre 2013 relativo al ricorso straordinario dell’8 aprile 2011, proposto
da AGI, emesso in conformità del parere del Consiglio di Stato n. 3909/2011. Detto decreto ha disposto
l’annullamento di alcune disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010
(regolamento di esecuzione del codice dei contratti pubblici). L’annullamento ha riguardato in particolare gli
articoli 107, comma 2, e 109, comma 2, in relazione, quest’ultimo, alla tabella sintetica delle categorie
contenuta nell’Allegato A del medesimo regolamento. È stato inoltre parzialmente annullato l’articolo 85,
comma 1, lettera b), nn. 2 e 3. Gli onorevoli interroganti rilevano che l’annullamento degli articoli sopra
menzionati del regolamento di esecuzione del codice degli appalti fa venire meno la necessità che le
lavorazioni ad elevato contenuto specialistico avvengano da parte di imprese in possesso della qualificazione
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Camera dei Deputati
nella corrispondente categoria. Ciò comporta notevoli ricadute sul mercato degli appalti ed in particolare sulle
imprese che operano nel settore del restauro e degli scavi e attività archeologiche; inoltre, compromette la
corretta esecuzione a regola d’arte delle suddette specifiche lavorazioni, garantita, prima dell’annullamento
delle disposizioni regolamentari sopra richiamate, dall’adeguata specializzazione e qualificazione
professionale delle imprese che realizzano lavorazioni complesse, quali le lavorazioni inerenti ai beni culturali.
Infatti, per effetto degli annullamenti disposti, le imprese generali in possesso della qualificazione nella sola
categoria prevalente, potrebbero partecipare a gare di affidamento di appalti che comprendono lavorazioni
scorporabili di carattere specialistico ed eseguire direttamente dette lavorazioni, anche se riconducibili a
categorie che richiedono una particolare specializzazione e professionalità, quali le lavorazioni inerenti il
restauro specialistico (OS 2 A – OS 2 B) e lo scavo archeologico (OS 25). Sulla problematica sollevata dagli
onorevoli interroganti, e sulla sua incidenza sul mercato delle imprese del settore degli appalti pubblici, il
Governo si è impegnato, sin dal principio, a trovare soluzioni volte a superare la situazione di
deregolamentazione venutasi a creare per effetto del disposto annullamento delle norme regolamentari
sopra richiamate. A tal fine, come è noto, è stata introdotta, con provvedimento normativo d’urgenza una
disposizione di carattere transitorio, contenuta all’articolo 3, comma 9, del decreto-legge 30 dicembre 2013,
n. 151, volta a mantenere regole certe di partecipazione al mercato degli appalti di lavori pubblici, nelle more
dell’adozione della nuova disciplina regolamentare che adeguasse, in coerenza con quanto rilevato dal
Consiglio di Stato, quella annullata. A seguito della mancata conversione del decreto-legge 30 dicembre
2013, n. 151, si è riproposta la necessità di un nuovo intervento normativo urgente in materia, oltre
all’esigenza di fare salvi, con apposita previsione normativa, gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti
sulla base delle disposizioni di cui al citato articolo 3, comma 9, del decreto-legge n. 151 del 2013, non
convertite in legge. Al riguardo, si evidenzia che, nell’ambito del decreto-legge sull’emergenza abitativa
approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 12 marzo scorso, attualmente in corso di
pubblicazione, è stata adottata, su iniziativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, una misura
urgente volta a fronteggiare l’at tuale situazione di deregolamentazione conseguente all’annullamento delle
citate disposizioni regolamentari. La misura è tesa ad evitare, oltre al disorientamento da parte delle stazioni
appaltanti nel redigere i bandi di gara, una non adeguata esecuzione a regola d’arte delle lavorazioni
connotate da un elevato grado di specializzazione, quali certamente possono ritenersi le lavorazioni riferite ai
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Camera dei Deputati
beni culturali relative alle categorie OS 2-A, OS 2-B e OS 25, nonché pesanti impatti negativi per le imprese
operanti nel settore qualificate nelle categorie specialistiche corrispondenti alle suddette lavorazioni.
Parola chiave: #s.s 17 foggia-l’aquila
Iniziative urgenti per la messa in sicurezza e la manutenzione della SS. n. 17.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01596
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 27 novembre 2013, seduta n. 126
DISCUSSIONE IL 28/11/2013
SVOLTO IL 28/11/2013
CONCLUSO IL 28/11/2013
MATARRESE, D'AGOSTINO e GALGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere –
premesso che:
la strada statale «17» (Foggia- L'Aquila) risulta una delle strade più trafficate della zona nord della regione
Puglia in quanto rappresenta l'arteria di collegamento principale con la regione Molise;
da quanto si evince dagli articoli di stampa, sembrerebbe che il tratto di strada indicato sia in stato di
degrado in quanto, ormai da tempo, non è interessato da alcun intervento manutentivo da parte della
società ANAS che ha la competenza a gestirlo;
sono molti gli articoli di stampa che raccolgono le numerose proteste dei cittadini che pare abbiano
denunciato più volte agli organi competenti, senza avere alcun significativo riscontro, la problematica
correlata allo stato di dissesto della strada e dalle situazioni di pericolo derivanti;
! 100
Camera dei Deputati
da quanto si evince dagli organi di stampa, sembrerebbe che sia gli utenti della strada statale 17 sia i
rappresentanti degli enti locali pugliesi abbiano presentato formali istanze alla società ANAS che pare non
abbia mai riscontrato dette segnalazioni;
in particolare, il tratto di strada cui si fa riferimento sembrerebbe essere completamente abbandonato, senza
manutenzione ordinaria e straordinaria e, di conseguenza, il manto stradale risulterebbe, attualmente,
caratterizzato da pericolose buche, smottamenti ed avvallamenti. Le istanze presentate all'ANAS hanno
inteso rappresentare anche la necessità impellente di un completo ripristino della segnaletica orizzontale e
verticale che, in alcuni tratti, sembrerebbe non essere più idonea perché in gran parte rimossa;
la necessità di manutenzione urgente si ravvisa soprattutto nel tratto di strada che attraversa il comune di
Volturino. Nel periodo invernale, infatti, le continue nevicate e la costante presenza di banchi di nebbia
aumentano notevolmente la percentuale di rischio di incidenti per chi percorre questo tratto di strada;
la principale preoccupazione dei cittadini e dei rappresentanti degli enti locali è rappresentata dal quotidiano
e concreto rischio di incidenti al quale vanno incontro gli utenti della strada statale 17 –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare affinché sia
prontamente programmato ed eseguito il ripristino delle condizioni di funzionalità e di sicurezza della strada
statale 17, soprattutto in considerazione dell'urgente necessità di procedere al rifacimento del manto
stradale e della segnaletica verticale ed orizzontale, e affinché il tratto di strada indicato sia oggetto di
manutenzione ordinaria programmata e periodica in modo che non costituisca più un pericolo per gli
automobilisti che lo percorrono quotidianamente. (5-01596)
RISPOSTA
Il sottosegretario Rocco GIRLANDA risponde all’interrogazione.
In relazione a quanto segnalato dagli Onorevoli Interroganti circa lo stato manutentivo della pavimentazione
stradale lungo le SS 17 « dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico e SS 17 « Variante di Volturara »
ANAS, interessata al riguardo, ha evidenziato che, ben consapevole delle necessarie migliorie da apportare
alla SS 17, ha già provveduto ad inserire nella programmazione aziendale specifici lavori di manutenzione,
con interventi sulle pavimentazioni maggiormente ammalorate, nel tratto compreso tra Lucera e Volturino.
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Camera dei Deputati
Nell’ambito dell’appaltabilità del piano di manutenzione straordinaria 2012, è stato aggiudicato un
intervento per la realizzazione di distese periodiche in tratti saltuari, per un importo di circa 1,5 milioni di
euro, e risulta inserita una perizia, dell’importo di circa 5 milioni di euro, riguardante l’asfaltatura del piano
viabile. Anas assicura gli immediati interventi manutentivi non appena si renderanno disponibili le necessarie
risorse. È prevista, inoltre, una prossima cantierizzazione per il completamento funzionale dell’area di
svincolo al km 323+200 e della viabilità di servizio dell’ingresso Ovest del Comune di Lucera, per un importo
di 2,1 milioni di euro. La medesima società, tuttavia, ha fatto presente che nel 2010 ha eseguito lavori di
risanamento e di rafforzamento del piano viabile della SS 17, dal km 273+379 al km 284+000, e della SS
17 Var, dal km 0+000 al km 2+000. Nel medesimo anno è stato effettuato un intervento di manutenzione
straordinaria, per circa 11 km della SS 17, dal km 323+000 al km 336+000, nel tratto LuceraFoggia. I
suddetti interventi hanno comportato una spesa complessiva di circa 3,5 milioni di euro. ANAS ha comunque
assicurato che, compatibilmente con le risorse economiche disponibili, interviene costantemente, anche con
lavori di manutenzione ordinaria e con il servizio di Pronto Intervento, al fine di assicurare la transitabilità in
sicurezza della circolazione stradale sulla rete viaria di competenza.
Parola chiave: #restauro beni culturali
Question time sulle risorse da erogare in caso di restauro e di altri interventi governativi autorizzati dagli
organi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01587
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 27 novembre 2013, seduta n. 126
DISCUSSIONE IL 28/11/2013
SVOLTO IL 28/11/2013
CONCLUSO IL 28/11/2013
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Camera dei Deputati
MATARRESE e ZANETTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere –
premesso che:
l'articolo 31 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (Codice dei beni culturali e ambientali)
prevede che in caso di restauro e di altri interventi conservativi autorizzati su beni culturali ad iniziativa del
proprietario, possessore o detentore del bene, il Soprintendente si pronuncia, a richiesta dell'interessato,
sull'ammissibilità dell'intervento ai contributi statali previsti e certifica eventualmente il carattere necessario
dell'intervento stesso ai fini della concessione delle agevolazioni tributarie previste dalla legge;
l'ammissione dell'intervento autorizzato ai contributi statali previsti dal citato decreto legislativo è disposta
dagli organi del Ministero in base all'ammontare delle risorse disponibili, determinate annualmente con
decreto ministeriale, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;
il successivo articolo 36 del Codice dei beni culturali e ambientali prevede anche la possibilità che il Ministero
eroghi acconti sulla base degli stati di avanzamento dei lavori regolarmente certificati e a meno che la
proprietà non abbia già ricevuto acconti durante l'esecuzione stessa dei lavori;
attualmente sono numerose le richieste inevase di erogazione sia dei contributi che degli anticipi dei
medesimi agli interessati che hanno spesso affrontato spese considerevoli per restaurare o conservare il bene
culturale –:
a quanto ammontino le somme ancora in attesa di erogazione per interventi conservativi, degli eventuali
acconti relativi e per quali singoli anni. (5-01587)
RISPOSTA
Il sottosegretario Ilaria Carla Anna BORLETTI DELL'ACQUA risponde all’interrogazione.
Mi riferisco all’interrogazione con la quale si chiede di sapere a quanto ammontino le somme ancora in attesa
di erogazione per gli interventi conservativi effettuati volontariamente dai proprietari sui propri immobili
vincolati. Vorrei, a tale proposito riferire che gli interventi per i quali il Soprintendente si è già espresso in
termini di ammissibilità, devono comunque essere collaudati prima di essere ammessi alla liquidazione del
contributo. Posso pertanto affermare che, con riferimento a lavori collaudati fino al 31 dicembre 2011, il
debito del Ministero nei confronti dei proprietari, possessori o detentori del bene culturale, ammonta ad euro
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Camera dei Deputati
97.263.468,66. Proprio per quanto sopra riferito mi preme sottolineare che l’importo complessivo segnalato
è soggetto a notevole incremento, tenuto conto di tutti i lavori collaudati successivamente al 31 dicembre
2011, compresi quelli autorizzati fino alla data del 14 agosto 2012, (che, come noto, è stato l’ultimo giorno
utile per la concessione del contributo in parola prima dell’entrata in vigore del decreto legge n. 95 del 2012)
ed ancora non collaudati.
Parola chiave: #alluvione - fondi - ginosa
Iniziative urgenti per fronteggiare i fenomeni di dissesto idrogeologico nel comune di Ginosa.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01264
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 23 ottobre 2013, seduta n. 103
DISCUSSIONE IL 24/10/2013
SVOLTO IL 24/10/2013
CONCLUSO IL 24/10/2013
MATARRESE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso
che:
in data 8 ottobre 2013, la Puglia e, precisamente, il comune di Ginosa e la frazione di Marina di Ginosa in
provincia di Taranto, sono state colpite da eventi metereologici di eccezionale e notevole intensità che hanno
determinato gravi fenomeni di dissesto idrogeologico, alluvioni ed allagamenti e causato ingentissimi danni
ad opere infrastrutturali, ad abitazioni ed alle colture, nonché il decesso di 4 cittadini;
l'area colpita non è nuova a simili eventi metereologici e già due anni fa un violento nubifragio provocò
devastazioni e allagamenti. In particolare, l'area è già stata drammaticamente colpita nel 2010 e nel 2011
! 104
Camera dei Deputati
con analoghi danni ad opere infrastrutturali e ad abitazioni, nonché alle attività agricole per le quali le
imprese danneggiate sono ancora oggi in attesa di ricevere atti concreti di ristoro da parte dello Stato;
l'area jonica colpita dal nubifragio è molto estesa e comprende principalmente l'agro di Ginosa, la zona del
Metapontino, Laterza, Castellaneta, Palagiano e Palagianello, una zona la cui conformazione naturale la pone
ad una quota più bassa rispetto a tutte le aree circostanti e quindi di fatto costituisce un bacino di raccolta
delle acque provenienti da monte. Tale circostanza, in presenza di eventi meteo di eccezionale intensità come
quelli verificatisi, la espone ai rischi di alluvioni ed allagamenti dovuti al convogliamento naturale di enormi
quantità d'acqua che vengono ad interessare questa zona. È quindi inevitabile che in queste occasioni
vengano a distruggersi le colture nelle campagne coinvolgendo tutte le produzioni agricole;
l'interrogante ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri un'interrogazione, la n. 4-02123
pubblicata in data 10 ottobre 2013 con la quale ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale
per i territori del comune di Ginosa colpiti dal nubifragio. Allo stato attuale, nessuna risposta è ancora
pervenuta;
ad oggi, non solo non è ancora stato deliberato lo stato di emergenza dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri ma, così come confermato dai membri del comitato «7 ottobre per Ginosa», nessun tipo di
intervento da parte di altre autorità competenti è stato ancora posto in essere, nonostante vi siano state
delle vittime e malgrado continuino a sussistere delle evidenti situazioni di disagio per le comunità colpite e
per le pubbliche infrastrutture;
i fenomeni di dissesto idrogeologico che interessano il nostro Paese sono stati ampiamente trattati proprio in
questo periodo alla Camera dei deputati a conferma della intenzione del Parlamento di impegnare il Governo
ad intervenire per programmare investimenti che consentano l'operatività immediata di un piano strategico
nazionale per la messa in sicurezza dei territori italiani interessati dal pericoloso fenomeno;
in particolare, la risoluzione 8-00016 approvata in VIII Commissione alla Camera dei deputati ha inteso
impegnare il Governo a prevedere nel prossimo disegno di legge di stabilità per il 2014 stanziamenti
pluriennali certi, pari ad almeno 500 milioni annui, per la realizzazione da parte del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, di concerto con i soggetti istituzionali territorialmente preposti, di un
piano organico con obiettivi a breve e medio termine per la difesa del suolo nel nostro Paese;
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Camera dei Deputati
se il Ministro interrogato, nell'ambito dell'impegno economico previsto dalla risoluzione 8-00016 approvata
dalla VIII Commissione ambiente, non intenda destinare, con estrema urgenza, risorse necessarie alla
realizzazione di quelle opere di manutenzione preventiva e di regimentazione idraulica del territorio del
comune di Ginosa, interessato da dissesto idrogeologico, indispensabili e necessarie per scongiurare il
ripetersi dei ulteriori tragici eventi, come quelli che in questi anni hanno interessato l'intera provincia di
Taranto, e per ripristinare completamente gli standard minimi di sicurezza per l'intera cittadinanza.
(5-01264)
RISPOSTA
Il sottosegretario Marco Flavio CIRILLO risponde all’interrogazione.
In merito all’interrogazione a risposta immediata presentata dall’onorevole Matarrese circa gli eventi
metereologici verificatesi a Ginosa l’8 ottobre 2013 ed il grave dissesto idrogeologico (TA), si rappresenta
quanto segue. Non appena pervenuta alla Presidenza del Consiglio dei ministri dalla regione Puglia formale
richiesta della dichiarazione dello stato d’emergenza ai sensi dell’articolo 5 della legge n. 225 del 1992 per
gli eventi metereologici che hanno colpito l’arco ionico occidentale della provincia di Taranto, nelle giornate
del 21 e 22 ottobre 2013 funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, accompagnati da tecnici
regionali e delle amministrazioni locali, hanno effettuati dei sopralluoghi nei diversi comuni ionici colpiti dagli
eventi alluvionali. Da tali verifiche, è emerso il diffuso stato di danneggiamento delle infrastrutture e del
territorio colpito e la tipologia degli interventi urgenti che le autorità locali hanno posto in essere in somma
urgenza al fine di ridurre il rischio residuo per la popolazione. Pertanto, in relazione all’istruttoria inerente la
dichiarazione dello stato di emergenza, pur avendo già constatato la sussistenza dei presupposti, questa
potrà essere sottoposta all’attenzione del Consiglio dei Ministri solo dopo che la regione trasmetterà al
Dipartimento della protezione civile il dossier tecnico da cui risulti una prima stima economica dei danni e
delle opere necessarie per la messa in sicurezza del territorio, in ottemperanza alla direttiva del Presidente del
Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2012 recante indirizzi per lo svolgimento delle attività propedeutiche
alle deliberazioni del Consiglio dei Ministri da adottare ai sensi dell’articolo 5 comma 1) della legge 24
febbraio 1992, n. 225 e per la predisposizione delle ordinanza di cui all’articolo 5 comma 2, della legge 24
febbraio 1992, n. 225 e successive modifiche ed integrazioni, alla luce del decreto-legge 15 maggio 2012 n.
59, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 2012 n. 100. Da uno studio effettuato dai competenti
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Camera dei Deputati
uffici ministeriali sulle aree caratterizzate da livelli di pericolosità e di rischio idrogeologici più elevati, si è
rilevato che nella regione Puglia sono 200 i comuni con aree ad alta criticità idrogeologica e che essi
costituiscono il 77 per cento dei comuni dell’intera regione. Inoltre, 1.371 chilometri quadrati si considerano
ad alta criticità idrogeologica, con il 53 per cento soggetto a frane e il restante 65 per cento è esposto ad
alluvioni. In particolare nella Provincia di Taranto sono 23 i comuni sensibili che hanno aree soggette a livelli
di pericolosità e di rischio idrogeologici più elevati, per circa 167 chilometri quadrati di territorio coinvolto. La
fragilità del territorio della regione ed in particolare della provincia di Taranto rispetto al rischio naturale è una
condizione nota al Ministero dell’ambiente ed è un problema di particolare rilevanza. Infatti, dal 2007 ad oggi
sono stati finanziati dal Ministero, in questa provincia, interventi per quasi 9 milioni di euro, di cui 8 milioni
dall’anno 2010. A partire dal 2010, al fine di realizzare una programmazione coordinata sull’intero territorio
nazionale, sono stati sottoscritti con le regioni gli Accordi di Programma e i relativi Atti integrativi, ai sensi
dell’articolo 2, comma 240 della legge n. 191 del 2009, che hanno finanziato i piani straordinari diretti a
rimuovere le situazioni a più alto rischio idrogeologico. I suddetti Accordi individuano e finanziano interventi
urgenti per la messa in sicurezza della popolazione e del territorio individuati dalle Regioni e sottoposti alla
valutazione della Direzione Generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche, coinvolgendo le Autorità
di bacino ed il Dipartimento della Protezione civile. Tali interventi sono volti prioritariamente alla salvaguardia
della vita umana attraverso la riduzione del rischio idraulico, di frana e di difesa della costa, prevalentemente
mediante la realizzazione di nuove opere nonché con azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. In
particolare, il Ministero dell’ambiente ha sottoscritto con la regione Puglia un Accordo di programma che ha
finanziato 84 interventi per un valore di euro 194.690.000,00 di risorse statali e regionali che hanno
coinvolto le sei province. Ad oggi, il Ministero ha trasferito sulla contabilità speciale del Commissario
Straordinario delegato all’attuazione degli interventi inseriti in Accordo 36.377.085,45 euro, non sono
soggetti alle restrizioni conseguenti il vincolo del patto di stabilità. Pertanto il Ministero dovrà procedere,
nell’ambito degli eventuali stanziamenti pluriennali erogati previsti dalle leggi di stabilità, alla totale
copertura dei finanziamenti relativi agli interventi compresi negli Accordi di Programma già sottoscritti e a
promuovere la definizione di un Piano Nazionale, la cui realizzazione è stata stimata in 40 miliardi, di cui
circa 13 necessari per mettere in sicurezza le aree del Mezzogiorno. La stima dei costi e l’individuazione delle
aree interessate e degli interventi da ammettere a finanziamento dovrà derivare da una valutazione delle
priorità effettuata dal Ministero in condivisione con gli enti locali, con le Autorità di Bacino, nonché con il
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Camera dei Deputati
Dipartimento di Protezione Civile. La stesura di un piano di interventi razionale e coordinato sull’intero
territorio nazionale consentirà, poi, di conseguire l’obiettivo di superare la logica dell’emergenza e delle spese
per riparare i danni prodotti. Tuttavia, le azioni contro il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo sono
frenate anche dalle incertezze di governance cioè dalla sovrapposizione delle competenze dei diversi soggetti
coinvolti. La conoscenza del rischio e delle sue diverse cause diviene il necessario strumento per tutti i
soggetti che governano lo sviluppo del territorio. In tal senso è opportuno il superamento della
frammentazione locale al fine di attuare una pianificazione di area vasta che consideri sinergicamente le
politiche del governo del territorio con quelle urbanistiche, agricole e forestali.
Parola chiave: #A-12 Tor di Cenci e Cisterna-Valmontone
Iniziative urgenti per la realizzazione delle tratte autostradali A-12 Tor di Cenci e Cisterna-Valmontone.
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00880
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 7 agosto 2013, seduta n. 67
DISCUSSIONE IL 08/08/2013
SVOLTO IL 08/08/2013
CONCLUSO IL 08/08/2013
MATARRESE e FAUTTILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
nella delibera CIPE n. 121 del 21 dicembre 2001, relativa al primo programma delle opere strategiche da
realizzarsi ai sensi della legge n. 443 del 2001 (legge obiettivo), sono compresi l'intervento «A12-Pontina-
Appia» e l'intervento «Bretella Cisterna-Valmontone»;
nella seduta del 18 novembre 2010, il CIPE ha approvato l'intervento, che prevede la realizzazione di 186,2
chilometri di nuove infrastrutture, dei quali 99,8 chilometri di autostrade (Roma-Latina A12-Tor de’ Cenci e
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Camera dei Deputati
Cisterna-Valmontone). L'importo complessivo dell'opera, che verrà realizzata in partenariato pubblico-privato
(con contributo pubblico non superiore al 40 per cento), era stimato in 2,728 miliardi di euro;
la predetta delibera ha autorizzato una gara unica di affidamento in concessione da espletare a seguito
dell'approvazione da parte del CIPE del progetto definitivo del tratto A12-Tor de’ Cenci e della risoluzione del
contenzioso inerente la precedente delibera n. 55 del 2008;
nella seduta del 3 agosto 2012 il CIPE, nell'ambito del Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001) ha approvato, con prescrizioni, il progetto definitivo del tratto compreso fra la A12 Roma-
Civitavecchia e Tor de’ Cenci nell'ambito del «Corridoio intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna-
Valmontone»;
il costo, al netto dei ribassi d'asta, è stato quantificato in 520,1 milioni di euro, cui si aggiungono 1.319
milioni di euro per la tratta Roma (Tor de’ Cenci)-Latina e 586,4 milioni di euro per la bretella Cisterna-
Valmontone, i cui progetti definitivi sono già stati approvati dal CIPE, per un importo totale di 2.425,5 milioni
con un contributo pubblico complessivo previsto del 40 per cento (970,2 milioni di euro), di cui 468,1 milioni
di euro già disponibili;
il Comitato ha contestualmente reiterato il vincolo preordinato all'esproprio sulla seconda tratta dell'opera
oggi approvata (dal chilometro 5+400 a Tor de’ Cenci) e valutato favorevolmente lo schema di convenzione
per l'affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione dell'intera
autostrada;
l'articolo 18 del decreto-legge n. 69 del 2013 prevede l'utilizzazione indistinta delle risorse, già assegnate
con la delibera CIPE del 2010, per i lotti in cui è articolata l'opera «Corridoio tirrenico meridionale A12-Appia
e bretella autostradale Cisterna Valmontone» –:
quale sia, a quasi un anno dall'approvazione definitiva dei progetti, e alla luce degli interventi varati dal
Governo, lo stato di avanzamento dei medesimi e quali iniziative intendano adottare per velocizzare l'avvio
dei cantieri. (5-00880)
RISPOSTA
Il sottosegretario Rocco GIRLANDA risponde all’interrogazione.
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Camera dei Deputati
L’onorevole interrogante, in relazione al fatto che il CIPE, con delibera n. 86 del 3 agosto 2012, ha approvato
con prescrizioni il progetto definitivo del tratto compreso fra la A12 Roma-Civitavecchia e Tor de’ Cenci chiede
quale sia lo stato di avanzamento del medesimo e quali iniziative si intendano adottare per velocizzare
l’avvio dei cantieri. Al riguardo devo evidenziare che il CIPE, all’atto di approvare con precedente delibera n. 88
del 2010 i progetti definitivi delle altre due tratte autostradali Roma (Tor de Cenci)-Latina Nord (Borgo
Piave) e Cisterna-Valmontone, che compongono l’arteria in questione, nonché i progetti definitivi e
preliminari delle relative opere connesse, aveva espressamente previsto una unica procedura di gara ad
evidenza pubblica, volta all’aggiudicazione di una unica concessione di costruzione e gestione riguardante
l’intera opera, con la precisazione che il relativo bando avrebbe potuto essere pubblicato solo dopo
l’approvazione da parte dello stesso CIPE del progetto definitivo relativo al Collegamento A12-Roma (Tor de
Cenci) e previa definizione di ogni forma di contenzioso in essere. Per ciò che riguarda il contenzioso, con la
sentenza del Consiglio di Stato n. 1225/ 2013 sono state respinte, per difetto di interesse e per tardività del
ricorso originario, le due impugnative proposte avverso la predetta delibera CIPE n. 88/2010 nonché avverso
la delibera CIPE n. 55/2008. Pertanto tale situazione può considerarsi definita favorevolmente. Invece, per
quanto riguarda il predetto progetto definitivo Collegamento A12- Roma (Tor de Cenci) informo la Corte dei
Conti, Sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato, con
deliberazione del 24 aprile 2013 ha ricusato il visto di legittimità e la conseguente registrazione della
deliberazione approvativa del CIPE sopra richiamata del 3 agosto 2012. Lo scorso 2 agosto, il CIPE ha
approvato nuovamente il progetto definitivo del tratto compreso tra la A12 Roma-Civitavecchia e Tor de’
Cenci, aggiornato ed istruito dai competenti uffici del MIT, sulla scorta dei rilievi della Corte dei conti che
avevano impedito, come appena detto, la registrazione della precedente delibera. Pertanto, posso assicurare
che non appena la recente delibera CIPE verrà registrata, il soggetto aggiudicatore procederà a concludere la
gara con l’inoltro delle lettere di invito e ad affidare la concessione, sì da consentire l’immediato avvio della
progettazione esecutiva e dei cantieri.
Iniziative urgenti per garantire il rispetto degli impegni finanziari del «Piano nazionale per il Sud» per la
realizzazione di infrastrutture stradali nella Regione Puglia.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #s.s 172 dei trulli - s.s. 7-ter bradanico salentino - fondi - piano per il sud
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00573
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 10 luglio 2013, seduta n. 50
DISCUSSIONE IL 18/07/2013
SVOLTO IL 18/07/2013
CONCLUSO IL 18/07/2013
MATARRESE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con delibera del 3 agosto 2011, il CIPE avrebbe individuato ed assegnato le risorse per interventi di rilevanza
strategica regionale per l'attuazione del «Piano nazionale per il sud»;
il «Piano nazionale per il sud» prevede per la regione Puglia alcuni importanti opere tra le quali le seguenti di
competenza ANAS:
a) strada statale 172 «dei Trulli» — Tronco Martina Franca-Taranto. Adeguamento e ammodernamento in
sede ed in variante. Costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore tra i chilometri 56+000 e chilometri
60+500 e aste di penetrazione a Martina Franca — Importo: 36 milioni di euro;
b) strada statale 7-ter — «Itinerario Bradanico Salentino» — Lavori di ammodernamento del tronco
Manduria-Lecce. Completamente funzionale della variante di San Pancrazio Salentino — 1o lotto — 2o
stralcio — Importo: 50 milioni di euro;
c) strada statale 7-ter — «Itinerario Bradanico Salentino» — Tratto compreso tra la S.S.V. Taranto-Grottaglie e
Manduria. Lavori di completamento funzionale lotto 3o – Stralci 2 e 3 – Importo: 55 milioni di euro;
in data 27 maggio 2013, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico
e la regione Puglia hanno sottoscritto l'accordo di programma quadro «Trasporti» (APQ);
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Camera dei Deputati
successivamente nel rispetto degli adempimenti previsti sarà sottoscritto il disciplinare che regola i rapporti
tra regione Puglia ed ANAS in qualità di soggetto attuatore dell'intervento beneficiario del finanziamento di
cui al Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 AQP;
il disciplinare indica una serie di prescrizioni tra cui l'applicazione di sanzioni in caso di ritardo o mancato
adempimento di quanto riportato nel disciplinare stesso;
secondo quanto si evince dalle disposizioni dell'APQ per gli interventi definiti «immediatamente cantierabili»
l'individuazione dell'aggiudicatario dei lavori deve avvenire entro il 30 novembre 2013 e la stipula del
contratto nel periodo compreso tra il 3 gennaio 2014 e il 15 febbraio 2014;
le suddette tempistiche prestabilite nell'AQP sarebbero difficilmente rispettabili anche con l'assunto di poter
disporre di progetti definiti e corredati di tutte le autorizzazioni necessarie, considerando che comunque non
possono essere approvati e posti in gara dal soggetto attuatore senza la copertura finanziaria che deriva dalla
sottoscrizione del disciplinare con la regione Puglia;
sembrerebbe quindi che i soggetti attuatori degli interventi inseriti nel Piano per il Sud non avrebbero potuto
attivare l’iter di propria competenza prima del 27 maggio 2013, data di sottoscrizione dell'AQP, nella migliore
delle ipotesi considerando lo svolgimento di tale attività nelle more della stipula dei relativi disciplinari;
ipotizzando che si verifichi tale ipotesi, e che quindi le attività abbiano avuto inizio il 27 maggio 2013,
considerando i tempi strettamente necessari per le singole fasi del procedimento, non considerando alcun
margine temporale per eventuali ricorsi amministrativi sulle procedure, si dimostra l'insufficienza dei tempi
prefissati ed il concreto rischio di non poter realizzare gli interventi di particolare rilevanza strategica
programmati ed in particolare:
a) l'approvazione del progetto definitivo richiede innanzitutto ed in via preliminare, ai sensi
dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 (regolamento di esecuzione ed
attuazione del codice dei contratti di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006), una complessa e articolata
attività di verifica (vedasi articoli 52, 53 e 54 del precitato regolamento) che si conclude con un rapporto del
soggetto preposto alla verifica che costituisce il presupposto indefettibile affinché il responsabile del
procedimento, ai sensi dell'articolo 55 del medesimo regolamento, possa valutare il progetto da porre a base
di gara;
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Camera dei Deputati
b) trattandosi di appalti integrati (progettazione esecutiva + realizzazione), ai sensi dell'articolo
55 del codice dei contratti pubblici, si potrà procedere all'individuazione dell'aggiudicatario mediante
procedura ristretta. In tal caso, il termine per la ricezione delle domande di partecipazione non può essere
inferiore a 37 giorni dalla data di trasmissione del bando alla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea e il
termine successivo per la presentazione delle offerte non può essere inferiore a 60 giorni dalla data di invio
dell'invito a presentare offerta. Pertanto, la fase di pubblicazione e ricezione delle offerte, nella migliore delle
ipotesi si concluderebbe in questo caso non prima del 14 novembre 2013. Nell'ipotesi, invece, di procedura
aperta la fase di presentazione delle offerte, ai sensi dell'articolo 70, comma 6, del codice dei contratti, non
può concludersi prima di 60 giorni e, quindi, non prima del 10 ottobre 2013;
c) per quanto attiene la valutazione delle offerte, essa è ovviamente in funzione del numero delle
stesse e costituisce, come è noto, una fase della procedura di individuazione dell'operatore economico
delicata e complessa, tant’è che essa costituisce, molto spesso, elemento posto a fondamento di
impugnazione innanzi alla giurisdizione competente degli atti di gara;
qualora nel corso del procedimento, vi fosse la potenziale presenza di offerte cosiddette «anomale» ovvero
offerte che presentano un ribasso maggiore di quello individuato attraverso un criterio matematico definito
«soglia di anomalia» si procede ai sensi degli articoli 86, 87 e 88 del codice dei contratti pubblici e quindi la
stazione appaltante deve richiedere giustificazioni all'offerente assegnando un termine per la risposta non
inferiore a 15 giorni. La commissione deputata a valutare le offerte, invece, in caso di necessità potrebbe
richiedere precisazioni alle giustificazioni presentate assegnando un termine per la risposta non inferiore a 5
giorni. Al termine della procedura e prima di escludere l'offerta anomala, deve instaurarsi con l'offerente un
contraddittorio con preavviso di almeno 3 giorni;
le tempistiche appena descritte prevedono complessivamente ulteriori 23 giorni nelle ipotesi più favorevoli,
cui dovrebbero sommarsi i tempi per la formale corrispondenza e i tempi di lavoro della commissione che
sono determinati anche dal numero delle offerte anomale pervenute e dalle peculiarità degli elementi che
richiedono approfondimenti istruttori;
da quanto appena premesso, appare evidente che la predetta fase non potrebbe concludersi ragionevolmente
entro i tempi prescritti e quindi l'aggiudicazione provvisoria non potrebbe concludersi prima del 31 dicembre
2013; ! 113
Camera dei Deputati
la verifica del possesso dei requisiti e tutta la fase propedeutica alla stipula del contratto, che così come
disciplinato dall'articolo 11, comma 10, del codice dei contratti, non può intervenire prima di 35 giorni dalla
comunicazione dell'avvenuta aggiudicazione definitiva, necessiterebbe di ulteriori 50 giorni e quindi la fase si
concluderebbe non prima del 28 febbraio 2014;
la situazione descritta in premessa è comune a molte regioni interessate dal Piano Sud –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di propria competenza intenda
adottare affinché sia possibile scongiurare la revoca delle risorse assegnate per gli interventi di rilevanza
strategica nazionale previsti nel Piano Sud, attesa la quasi certa impossibilità di rispettare i termini temporali
prefissati nel rispetto delle tempistiche richieste dall’iter previsto per legge per arrivare alla stipula dei
contratti di appalto ovvero, in alternativa, se non intenda attivare procedure accelerate ed iter in deroga che
consentano il rispetto degli stessi tempi, in particolare se le risorse saranno assegnate o eventualmente
riassegnate alla regione Puglia qualora non dovessero esser spese per il mancato rispetto dei tempi prefissati
innanzi indicati.
(5-00573)
RISPOSTA
Il sottosegretario Erasmo D'ANGELIS risponde all’interrogazione.
La delibera CIPE n. 62 del 2 agosto 2011, cosiddetto Piano per il Sud, rappresenta lo strumento attraverso il
quale sono state programmate le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC ex FAS) 2007/ 2013 per le
regioni del centro-sud che a tale data non disponevano del Programma attuativo regionale (PAR). In
particolare, le risorse relative agli interventi di cui all’allegato della delibera CIPE n. 62/2011 infrastrutture
strategiche regionali e interregionali, come ribadito dalla successiva delibera n. 41/2012 – sono
programmate attraverso la sottoscrizione di Accordi di Programma Quadro rafforzati, con responsabilità
dell’Accordo in capo alla regione, in questo caso alla regione Puglia. In data 27 maggio 2013 è stato
sottoscritto tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dello sviluppo economico e la
regione Puglia l’Accordo di programma quadro rafforzato Trasporti. Tale Accordo, nella tabella Allegato I –
Programma degli interventi immediatamente cantierabili, per quanto concerne le opere stradali prevede
esclusivamente gli interventi sulla SS. 172 « dei Trulli » Tronco Martina Franca-Taranto e sulla SS. 7-ter –
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Camera dei Deputati
Itinerario Bradanico Salentino. Per quanto riguarda la prima strada, ANAS è impegnata nell’intervento
nell’ammodernamento e nell’allargamento in sede della SS. 172 da Martina Franca verso Taranto. Il tratto tra
il km 56 e 60+500 avrà due corsie per senso di marcia e spartitraffico centrale. L’intervento comprende
anche la ripavimentazione delle aste di penetrazione a Martina Franca. Il 18 giugno 2013 è stata acquisita
l’intesa Stato-regione ed è in fase di acquisizione il parere del Nucleo di Valutazione e Verifica degli
Investimenti della regione Puglia, necessario per bandire la gara d’appalto. L’ANAS ha in corso la verifica del
progetto definitivo ai fini della validazione. In merito alla SS. 7-ter Salentina Ammodernamento del tronco
Manduria Lecce, il completamento della variante di S. Pancrazio Salentino – Lotto 1, stralcio 2, con strada con
due corsie per senso di marcia e spartitraffico centrale, già in parte è realizzata. Tutti gli enti competenti in
Conferenza di Servizi hanno approvato il progetto definitivo. ANAS ha in corso l’adeguamento del progetto
alle modifiche apportate in Conferenza dei Servizi necessario per aggiudicare l’appalto congiunto della
progettazione esecutiva e dei lavori. Dovrà inoltre essere acquisito il parere del Nucleo di valutazione e
verifica degli investimenti della regione Puglia. Per quanto riguarda l’itinerario Bradanico Salentino – Tratto
compreso tra la S.S.V. Taranto Grottaglie e Manduria – Completamento del lotto 3 – stralcio 2 e 3, l’intervento
è in corso di approfondimento ed occorre una integrazione documentale e un supplemento di istruttoria che
si concluderà entro e non oltre i 90 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo stesso (27 maggio). Per questo
motivo, è stato inserito nell’APQ nell’allegato 3 che contiene interventi in corso di approfondimenti. Come
correttamente ricordano gli interroganti, a norma dell’articolo 19, comma 2, dell’Accordo di programma
quadro, in caso di ritardo superiore a 90 giorni, salvo giustificati motivi, i sottoscrittori assumeranno
l’iniziativa della revoca del finanziamento, dandone informativa al CIPE per le decisioni di competenza. Ad
oggi, comunque, assicura la direzione competente del MIT, non risultano elementi che possano far prevedere
il mancato rispetto dei cronoprogrammi inseriti in APQ. Il mancato rispetto del termine indicato non fa
scattare automaticamente la possibilità di revoca dei finanziamenti dedicati alle opere. Potrà farlo il CIPE
previa istruttoria delle strutture ministeriali competenti. Il Ministero della Coesione assicura che esiste, allo
stato, un pertinente vincolo di destinazione territoriale.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #inquinamento - bonifiche - caffaro s.r.l. - brescia
Iniziative urgenti per contrastare i fenomeni di inquinamento nell'area dello stabilimento industriale
«Caffaro s.r.l.».
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00266
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 5 giugno 2013, seduta n. 29
DISCUSSIONE IL 06/06/2013
SVOLTO IL 06/06/2013
CONCLUSO IL 06/06/2013
MATARRESE, COMINELLI, CAUSIN e D'AGOSTINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del
mare. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto si evince dagli organi di stampa e dal documento di analisi dell'ARPA di Brescia, redatto e
sottoscritto dal direttore del dipartimento dottor Giulio Sesana, sembrerebbe che a Brescia insista, da anni, il
caso dell'azienda Caffaro Srl stabilimento chimico responsabile, sino ad oggi, dello sversamento nel
sottosuolo di sostanze altamente inquinanti (PCB);
secondo quanto disposto dal decreto ministeriale ambiente 24 febbraio 2003, lo stabilimento di proprietà
della Caffaro è inserito nei siti di interesse nazionale in quanto rappresenta un'area contaminata molto
estesa e che necessita di bonifica del suolo che possa garantire la difesa dell'ambiente e della salute dei
cittadini abitanti di quelle zone;
le sostanze inquinanti avrebbero ormai contaminato anche le falde acquifere e i canali irrigui dei comuni
limitrofi a Brescia, quali Capriano del Colle, Castelmella, Flero, e con ogni probabilità Poncarale e questo
rappresenta, ormai, un evidente pericolo non solo per l'ambiente ma anche per la salute dei cittadini;
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Camera dei Deputati
secondo quanto espressamente affermato nel documento ARPA Brescia, al fine di appurare o di escludere
l'eventuale contaminazione delle acque delle rogge, ed in particolare in relazione all'uso irriguo di tali acque,
«...nella seconda metà del 2012 e inizio 2013 sono stati effettuati anche accertamenti sulle acque
superficiali: i risultati indicano la presenza di PCB in concentrazione significativa, compresa fra 0,01 e 0,09
ug/L...» e «...rilevanti per entità»;
secondo quanto riferito nell'articolo pubblicato sul Corriere della Sera della sera 9 aprile 2013 a firma Gorlani,
lo stabilimento Caffaro sarebbe responsabile dello sversamento di «...tre etti al mese di PCB...»;
l'Arpa, sia nell'anno 2008 che nell'anno 2013, avrebbe comunicato ufficialmente, e per quanto di
competenza, alle autorità ed al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i risultati e le
osservazioni circa la grave situazione di pericolosità ambientale rappresentata dal sito di interesse nazionale,
Caffaro sia per il comune di Brescia che per i comuni limitrofi indicati in premessa;
sembrerebbe che la bonifica del sito di interesse nazionale e dei comuni limitrofi interessati
dall'inquinamento non sarebbe mai stata effettuata;
come si evince dagli organi di stampa, il Ministero si sarebbe recato sul posto per indagare su eventuali
responsabilità, competenze ad intervenire ed omissioni;
secondo quanto disposto dall'articolo 252 del testo unico delle norme in materia ambientale n. 152 del
2006, ed in particolare dai punti 4) e 5), il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare
avrebbe la competenza ad intervenire. In particolare, così è disposto: 4. La procedura di bonifica di cui
all'articolo 242 dei siti di interesse nazionale è attribuita alla competenza del Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle attività produttive. Il Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare può avvalersi anche dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi
tecnici (APAT), delle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni interessate e dell'Istituto
superiore di sanità nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati. 5. Nel caso in cui il responsabile non
provveda o non sia individuabile oppure non provveda il proprietario del sito contaminato né altro soggetto
interessato, gli interventi sono predisposti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio,
avvalendosi dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), dell'Istituto superiore di
sanità e dell'E.N.E.A. nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati –:
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Camera dei Deputati
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare
conseguentemente. (5-00266)
RISPOSTA
Il sottosegretario Marco Flavio CIRILLO risponde all'interrogazioneIl sottosegretario Marco Flavio CIRILLO
risponde all’interrogazione.
In risposta all’interrogazione a risposta immediata presentata dagli onorevoli Matarrese ed altri, concernente
la bonifica del sito dell’ex stabilimento Caffaro a Brescia, si rappresenta quanto segue. L’azienda « Caffaro
Brescia » Spa rientra tra quelle a rischio di incidente rilevante ex articolo 8 della legge n. 334 del 1999 e, in
virtù di ciò, la prefettura di Brescia ha redatto il prescritto « Piano di Emergenza Esterna » nel 2008. Con
l’articolo 14 della legge n. 179 del 2002 è stato aggiunto all’elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale,
di cui alla legge n. 426 del 1998, il sito di « Brescia – Caffaro (aree industriali e relative discariche da
bonificare) ». L’Azienda chimica Caffaro opera nella produzione di vari composti derivati dal cloro, fra cui i
policlorobifenili (PCB) fino al 1984. Questi composti, si sono accumulati nell’ambiente interessando ad oggi
non solo il comune di Brescia ma anche altri comuni della stessa provincia. Nel territorio è stata altresì
riscontrata la presenza di elevate concentrazioni di diossine e furani, composti che possono generarsi come
prodotti secondari indesiderati del ciclo produttivo dei PCB. Il Ministero dell’ambiente, con decreto del
febbraio 2003 ha definito una triplice e distinta perimetrazione del Sito, che si sviluppa prevalentemente a
sud dello stabilimento Caffaro, seguendo il sistema delle rogge e comprende in particolare: per la matrice
suolo, (circa 270 ha) l’area che include anche lo stabilimento Caffaro Srl, le varie discariche circostanti nel
comune di Castegnato e Vallosa in comune di Passirano nonché le aree ex Comparto Milano, Bruschi & Muller,
ex CamPetroli, ex Pietra e Spedali Riuniti di Brescia; per il comparto acque sotterranee, un’area più vasta
(circa 2.100 ha) delimitata sulla base delle evidenze analitiche già disponibili di contaminazione della falda; il
sistema delle rogge a sud dell’area oggetto della predetta ordinanza. Dal 2009, viene tenuta costantemente
sottocontrollo da parte di ARPA Lombardia – Dip. di Brescia – la situazione di inquinamento da cromo totale
e da cromo VI della falda perimetrata, e, recentemente, anche l’ASL di Brescia sta costantemente
monitorando la qualità delle acque prelevate dai pozzi della rete acquedottistica pubblica, per garantire la
salvaguardia della salute pubblica. Relativamente alle risorse finanziarie si rappresenta che questo dicastero
ha stanziato a favore della bonifica del sito in parola, complessivi euro 6.752.727,00 (a valere sul decreto
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Camera dei Deputati
ministeriale n. 308 del 2006) già trasferiti alla regione Lombardia con D.D. prot. 1323 del 14 aprile 2011. In
data 29 settembre 2009 è stato sottoscritto l’accordo di programma « Per la definizione degli interventi di
messa in sicurezza e successiva bonifica nel sito di Interesse Nazionale di Brescia Caffaro », nel quale sono
state disciplinate le predette risorse nonché individuati puntualmente i soggetti attuatori (Enti locali
territoriali, ASL di Brescia, Istituto superiore di sanità, ARPA Lombardia e Soggetto pubblico in house) degli
interventi medesimi. Al riguardo si precisa che, alla data di sottoscrizione dell’Accordo in parola, le risorse di
cui sopra, erano già cadute in perenzione amministrativa e sono state trasferite alla regione Lombardia,
successivamente alla loro reiscrizione in bilancio, nel corso del 2011. Si evidenzia, in particolare, che le aree
interessate dagli interventi di bonifica di competenza pubblica previsti nel citato Accordo sono solo quota
parte dell’intero perimetro del SIN. Tenuto conto delle problematiche legate alle limitazioni di spesa imposte
dal patto di stabilità, è stato possibile individuare in maniera definitiva i soggetti attuatori degli interventi
disciplinati nell’accordo di programma del 29 settembre 2009 solo in data 25 ottobre 2012. Ad oggi, questa
amministrazione unitamente alla regione Lombardia ha stipulato i previsti atti convenzionali con la ASL di
Brescia, l’Istituto superiore di sanità, l’ARPA Lombardia e la Sogesid S.p.A. Si comunica, inoltre, che è in corso
di realizzazione l’intervento di « Messa in sicurezza di emergenza e progettazione della bonifica dei terreni
delle aree agricole nel comune di Brescia » la cui attuazione è stata demandata alla regione Lombardia
nonché gli ulteriori interventi previsti nei comuni di Passirano e Castegnato. Relativamente al contenzioso, si
rappresenta che l’ISPRA ha predisposto una relazione tecnica di valutazione e quantificazione dei danni
connessi alle attività produttive svolte nel sito di Brescia-Caffaro, quantificata nel 2009 con stima sommaria
in euro 450.000.000,00 – consentendo l’avvio delle azioni necessarie ad assicurare la riparazione del danno
ambientale ivi accertato. Infatti, nel gennaio 2009 la competente direzione generale del Ministero
dell’ambiente ha richiesto all’Avvocatura dello Stato di promuovere in relazione al sito in questione – oltre
che ai siti di Grado Marano e Valle del Sacco – ogni iniziativa ritenuta opportuna a tutelare la pretesa erariale
dell’amministrazione in relazione sia agli obblighi di risarcimento del danno ambientale ivi riscontrato sia al
diritto di rivalsa per i costi sostenuti, e da sostenere, per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree
contaminate. Sempre in riferimento al sito di Brescia-Caffaro, l’ISPRA ha provveduto nel febbraio 2009 a
fornire una relazione tecnica di dettaglio, sia pure ancora preliminare, che quantifica un danno pari ad euro
1.533.807.700,00. In merito al contenzioso suddetto, sono seguiti numerosi incontri presso il Ministero
dell’Ambiente, a cui hanno partecipato le competenti Avvocature dello Stato, l’amministratore delegato della
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Camera dei Deputati
SNIA Spa ed il commissario liquidatore delle società Caffaro S.r.l. e Caffaro Chimica S.r.l. (poste in liquidazione
a seguito di scioglimento anticipato), al fine di individuare il percorso più opportuno a garantire il rispetto
degli obblighi di bonifica posti a carico delle società responsabili dell’inquinamento. Il soggetto liquidatore, in
data 19 marzo 2009, ha trasmesso alcuni schemi di contratto di transazione volti al superamento di ogni
pretesa di danno ambientale di questo Ministero ritenute non soddisfacenti a perseguire l’interesse
dell’amministrazione e, pertanto, non è stato raggiunto alcun accordo transattivo. Con nota del 25 luglio
2011, l’avvocatura distrettuale di Milano ha informato questa amministrazione che il tribunale di Milano, con
sentenza n. 252/10, ha dichiarato lo stato di insolvenza di SNIA (socio unico di Caffaro Srl) e che, pertanto,
appariva necessario proporre domanda di insinuazione al passivo nella predetta procedura per il
riconoscimento dei crediti relativi al danno ambientale cagionato dalle attività della Società nei siti di Grado
Marano, Valle del Sacco e Brescia-Caf faro. A tal fine, è stato fornito al predetto ufficio legale il necessario
supporto tecnico, provvedendo, con specifico riferimento al sito di Brescia-Caffaro, a sollecitare ISPRA per
l’integrazione della relazione tecnica già predisposta (integrazione ad oggi non ancora effettuata) e
trasmettendo, in data 18 ottobre 2011, un promemoria sullo stato di contaminazione riscontrato nel sito e
riconducibile alle attività industriali svolte dallo stabilimento Caffaro, sugli interventi prescritti ai fini della
bonifica delle aree nonché sullo stato del contenzioso in atto con la Società. In merito alle risorse pubbliche
destinate alla bonifica del sito, è stata inviata una nota esplicativa messa a disposizione dall’ufficio
competente. In data 26 luglio 2012, l’avvocatura di Milano ha riferito di aver presentato, nell’interesse
dell’amministrazione, domanda di ammissione al passivo della società SNIA, richiedendo il riconoscimento di
un credito complessivo di euro 3.439.037.876,46 (per i danni ambientali e le spese di bonifica sostenute nei
siti di interesse nazionale sopra indicati). Nel frattempo, la società SNIA ha azionato un procedimento nei
confronti della società Sorin s.p.a. (costituita mediante scissione) per il riconoscimento della sua
corresponsabilità, solidalmente e illimitatamente, per le somme dovute al Ministero dell’ambiente a titolo di
risarcimento del danno ambientale o di oneri di bonifica o, comunque, riconosciute ad altro titolo. Nell’ambito
del citato procedimento, in cui è stato fornito supporto all’avvocatura di Milano ai fini della costituzione in
giudizio dell’amministrazione, sono state sostenute le ragioni di SNIA, circa la strumentalità della scissione
intervenuta nel 2004, operata al solo scopo di depauperare i creditori sociali e, in particolare, questo
Ministero.
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Camera dei Deputati
- Interrogazioni a risposta scritta
Parola chiave: #diritto allo studio - istituti paritari - scuola Santi Sebastiano e Domenica - bari - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05983
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 11 settembre 2014, seduta n. 288
MATARRESE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto disposto dall'articolo 1, comma 1, della legge 10 marzo 2000, n. 62, «Norme per la parità
scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione», «...il sistema nazionale di istruzione, fermo
restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali
e dalle scuole paritarie private e degli enti locali...». Con il disposto del comma 1, dunque, la Repubblica
individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa tramite le scuole paritarie;
le disposizioni della predetta legge prevedono appositi piani di finanziamento a sostegno dell'attività svolta
dalle scuole paritarie nella fascia dell'obbligo e del sistema prescolastico integrato ed in particolare per le
scuole paritarie che accolgono alunni diversamente abili;
i ritardi nell'erogazione dei contributi statali previsti dalla legge che superano ogni ragionevole previsione
(anche dovuti alla macchinosa procedura di accreditamento delle somme alle regioni, di ripartizione tra le
scuole a livello provinciale ed infine di reale accreditamento alle singole scuole) comportano un aggravio della
già complessa e difficile situazione finanziaria delle scuole paritarie ed in particolare di quelle senza fine di
lucro quali le scuole cattoliche;
anche a causa della mancanza di contribuzione statale, si evidenzia che sono molte le scuole paritarie che
sono state costrette a chiudere la propria attività didattica; nella città di Bari, e solo a titolo di esempio, negli
ultimi quindici anni si è registrata la chiusura di storici istituti cattolici quali il «Di Cagno Abbrescia (dei Padri
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Camera dei Deputati
Gesuiti)», il «Borea (delle Adoratrici del Sangue di Cristo)» il «Sacro Cuore», il «Liceo Linguistico
Preziosissimo Sangue»;
la situazione finanziaria degli istituti scolastici paritari sembra essersi ulteriormente aggravata nel corso di
questo ultimo anno scolastico in quanto il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca si è limitato
ad accreditare, e solo nel mese di dicembre 2013, un modesto acconto sul dovuto per il I trimestre;
il deficit finanziario di alcuni istituti scolastici paritari è talmente alto da non poter garantire il minimo diritto
allo studio e di svolgimento della vita scolastica soprattutto agli alunni diversamente abili;
nella città di Bari, in particolare, la scuola primaria paritaria «Santi Sebastiano e Domenica», unica scuola
parrocchiale della diocesi di Bari-Bitonto, nell'anno scolastico 2012/2013 ha accolto nella classe III l'alunna
diversamente abile S.A., proveniente dalla scuola statale San Filippo Neri, nella quale fruiva del sostegno di
24 ore settimanali in quanto affetta da grave forma di autismo;
sembrerebbe che la scuola abbia avviato una regolare istanza per la modifica della Convenzione alla direzione
regionale scolastica che, nonostante il parere favorevole del gruppo H (che ha riconosciuto il diritto della
minore al sostegno di 24 ore settimanali), ha respinto l'istanza comunicando solo nel mese di maggio, ad
anno scolastico ormai concluso, che non vi erano fondi sufficienti per provvedere al finanziamento del
sostegno alla minore;
pare che, al fine di garantire il diritto allo studio dell'alunna diversamente abile, l'istituto abbia provveduto a
sue spese a garantire le 24 ore di sostegno per l'anno scolastico appena trascorso;
sembrerebbe che, ad oggi e nonostante sia stata ripresentata motivata istanza di modifica della
convenzione, non sia pervenuto alcun riscontro e pare che sia stata soltanto accreditata, con l'anticipo
relativo al primo trimestre del corrente anno, fuori convenzione, la somma di mille euro, invero insufficiente
se si tiene conto che la spesa annuale per il sostegno di 24 ore settimanali dell'alunna si aggirerebbe intorno
ai trentamila euro –:
quali urgenti iniziative intenda adottare affinché si possa ripristinare la regolare e sistematica contribuzione
statale prevista per legge in favore degli istituti scolastici paritari rispettando i tempi stabiliti per il
pagamento dei contributi, tenendo conto anche degli encomiabili ed autonomi sforzi economici che gli stessi
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Camera dei Deputati
istituti pongono in essere al fine di garantire il diritto allo studio di tutti gli alunni e soprattutto di quelli
diversamente abili;
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di poter garantire il diritto allo studio ed al regolare
svolgimento della vita scolastica all'alunna diversamente abile citata in premessa ed accolta dalla scuola
primaria paritaria «Santi Sebastiano e Domenica», scuola parrocchiale della diocesi di Bari-Bitonto.
(4-05983)
Parola chiave: #ex convento di Santa Chiara occupato - fondi europei - bari - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05969
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 10 settembre 2014, seduta n. 287
MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dei beni e delle
attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto si evince dagli organi di stampa, in data 11 febbraio 2014, circa 200 migranti avrebbero
occupato, senza alcuna autorizzazione da parte degli organi competenti, il complesso architettonico dell'ex
convento di Santa Chiara sito a Bari nel cui interrato è ubicato parte dell'archivio di Stato;
gli organi di stampa riportano immagini dell'archivio di Stato manomesso dagli occupanti con documenti
danneggiati o distrutti ed indicano che gran parte degli stessi occupanti sono rifugiati politici;
l'edificio fa parte di un complesso di edifici in corso di ristrutturazione i cui lavori sono oggetto di co-
finanziamento europeo;
in particolare, nell'anno 2012, a seguito del decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del
turismo, sono stati resi disponibili i fondi relativi al programma operativo interregionale (POIn) «Attrattori
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Camera dei Deputati
culturali, naturali e turismo». Per effetto di tale decreto, il progetto di ristrutturazione e valorizzazione
culturale del complesso dell'ex convento di Santa Chiara potrà usufruire di 8 milioni di euro di finanziamento;
i lavori di restauro sono stati aggiudicati in data 13 marzo 2014 ed il termine contrattuale di ultimazione è
fissato al 30 giugno 2015;
secondo quanto indicato dagli organi di stampa, l'occupazione della struttura ad opera dei migranti non solo
ha determinato intollerabili situazioni di illegalità, di mancanza di requisiti minimi di sicurezza e di igiene, ma
pone in serio rischio il finanziamento europeo stanziato per la sua ristrutturazione a causa dell'impossibilità
di ultimare i lavori in tempo utile alla data del 30 giugno 2015;
sotto il profilo della sicurezza si evidenzia che gli immigrati vivono in una struttura pubblica pericolante, che
non ha alcun requisito di abitabilità. In particolare, occupano di fatto aree di cantiere nelle quali per legge è
consentita la presenza solo agli addetti ai lavori;
sotto il profilo delle condizioni di igiene e di vivibilità, l'edificio non garantisce requisiti minimi adeguati,
poiché è completamente privo di luce, di acqua, di servizi igienici e di riscaldamento;
la sospensione illegittima dei lavori nell'edificio causata dalla avvenuta occupazione potrebbe determinare
l'impossibilità di rispettare il termine contrattuale prefissato di ultimazione e quindi il prolungamento del
contratto di appalto, con relativi maggiori oneri per la pubblica amministrazione committente ed il concreto
rischio di dover sopperire alle risorse comunitarie non utilizzabili attingendo a fondi statali che
penalizzerebbero ulteriormente le finanze dello Stato;
secondo quanto riferito dal responsabile unico del procedimento per il «progetto di restauro di Santa Chiara e
la musealizzazione del castello normanno svevo», la mancata consegna dei lavori di ristrutturazione della
struttura attualmente occupata illegittimamente potrebbe esporre la direzione regionale per i beni culturali e
paesaggistici della Puglia ad una eventuale richiesta fondata di risarcimento danni da parte dell'impresa
aggiudicataria dell'appalto per prolungamento del tempo contrattuale;
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, sembrerebbe che sia la direzione regionale per i beni
culturali e paesaggistici della Puglia, sia il soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici per le
province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia avrebbero denunciato, più volte, l'insostenibile situazione alla
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Camera dei Deputati
prefettura, alla procura della Repubblica, al comune di Bari e al Ministro dei beni e delle attività culturali e del
turismo;
a seguito della predetta denuncia, la procura ha disposto una ispezione ad opera dei NAS che hanno preso
atto della situazione, ipotizzato il reato di occupazione abusiva e verificato le precarie condizioni igienico
sanitarie in cui versano i migranti;
è attualmente all'esame del consiglio comunale di Bari un ordine del giorno che impegna il sindaco a porre in
essere ogni opportuna iniziativa affinché, in coordinamento con le autorità di pubblica sicurezza,
l'occupazione dell'edificio possa immediatamente cessare –:
se non intendano assumere iniziative urgenti finalizzate a sgomberare il complesso architettonico dell'ex
convento di Santa Chiara affinché si possa consentire la prosecuzione dei lavori di ristrutturazione dell'edificio
occupato dagli immigrati e la relativa consegna dei lavori alla data del 30 giugno 2015 al fine di non perdere
il co-finanziamento POIN indicato in premessa;
se non intendano ricollocare i 200 migranti distribuendoli, secondo disponibilità in strutture idonee ed
adeguate a garantire, in ogni caso, il rispetto dei diritti umani fondamentali, nonché i requisiti minimi di
igiene e sicurezza per gli stessi;
se non intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative per individuare i responsabili della
situazione di illegalità venutasi a determinare. (4-05969)
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #nubifragio - incentivi aziende agricole - bari - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-05280
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Mercoledì 25 giugno 2014, seduta n. 252
MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e
forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la provincia di Bari, nei giorni compresi tra il 14 e il 17 giugno 2014, è stata duramente colpita da un violento
nubifragio. In particolare, il territorio pugliese è stato interessato da forti ed abbondanti precipitazioni con
rilevanti e pericolose grandinate, con chicchi dal diametro di 3-4 centimetri che hanno messo in pericolo di
vita gli automobilisti o chi percorreva la strada a piedi, che hanno causato danni ai settori dell'agricoltura,
della viabilità, dell'edilizia pubblica e privata, delle infrastrutture, delle reti idriche e fognarie e che hanno
determinato smottamenti e fenomeni di dissesto idrogeologico;
l'intensità delle precipitazioni ha causato cedimenti di alcuni manti stradali, allagamenti, frane e
smottamenti, caduta di alberi, danni alle automobili, accumulo di detriti ingombranti con conseguenti blocchi
delle strade, danni strutturali alle imprese del territorio, soprattutto quelle agricole, danneggiamenti delle
infrastrutture stradali con conseguenti blocchi alla circolazione veicolare e relativa compromissione della
pubblica incolumità;
secondo la Coldiretti Puglia, pioggia, grandine e vento avrebbero danneggiato in maniera irreparabile vigneti,
uliveti e frutteti, compromettendo i raccolti;
i comuni maggiormente colpiti da questi fenomeni metereologici avversi sono Acquaviva delle Fonti, Bitetto,
Sannicandro di Bari, Adelfia, Bitritto, Grumo Appula, Palo del colle, Binetto, Cesano delle Murge, Modugno e
Bitonto;
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Camera dei Deputati
i sindaci dei predetti comuni e le associazioni di categoria hanno inviato una missiva ai rappresentanti del
Governo, del Parlamento, della regione Puglia e dei partiti richiedendo la risoluzione della problematica, sia
dal punto di vista della prevenzione che dal punto di vista dell'indennizzo dei danni subiti –:
se non si intenda dichiarare lo stato di calamità naturale per i terreni agricoli dei comuni della provincia di Bari
colpiti dai violenti e pericolosi nubifragi di questi giorni;
se il Governo non intenda assumere iniziative per attivare misure specifiche dirette ad indennizzare gli
agricoltori che hanno subito la distruzione delle colture;
se non si intendano assumere iniziative anche normative per concedere, ai sensi della normativa vigente, a
favore delle aziende agricole danneggiate i seguenti aiuti: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del
danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori
esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo; proroga delle
rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento atmosferico calamitoso;
se non ritenga di considerare l'opportunità di far fronte a lavori urgenti di prevenzione, di mitigazione del
rischio e di messa in sicurezza dei territori che hanno subito danni causati da fenomeni di dissesto
idrogeologico utilizzando le risorse previste dal comma 111 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2014,
legge 27 dicembre 2013, n. 147, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 27 dicembre 2013.
(4-05280)
RISPOSTA scritta pubblicata Mercoledì 19 novembre 2014
Risposta. — In via preliminare evidenzio che, gli interventi compensativi ex post del fondo di solidarietà
nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali, saranno attivati
solo nel caso in cui le avversità e le colture colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la
copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
Infatti, il decreto legislativo n. 102 del 2004, nel testo modificato dal decreto legislativo n. 82 del 2008,
stabilisce che per i danni assicurabili con polizze agevolate non sono attivabili gli interventi compensativi del
fondo.
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Camera dei Deputati
Ciò posto, si tenga presente che gli agricoltori hanno comunque a disposizione la possibilità di stipulare
polizze assicurative agevolate per le quali è assicurato un sostegno pubblico fino al 80 per cento delle tariffe,
garantito da fondi comunitari e nazionali.
Rilevo, altresì, che un'ulteriore condizione per l'attivazione degli interventi compensativi ex post, è la
presenza di una incidenza di danno sulla produzione lorda vendibile superiore al 30 per cento.
A tal proposito, colgo l'occasione per informare l'interrogante che ai sensi della vigente normativa, a favore
delle aziende danneggiate possono essere concessi i seguenti aiuti:
contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria;
prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si
è verificato l'evento ed in quello successivo;
proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso;
contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la ricostituzione delle scorte
eventualmente compromesse o distrutte;
Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure tese
a ripristinare le infrastrutture connesse all'attività in parola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della
spesa a carico del fondo di solidarietà nazionale.
A tale proposito, faccio presente che ad oggi non risulta pervenuta presso i competenti uffici del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali alcuna richiesta formale d'intervento, ma posso assicurare che
questo Ministero provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione dei decreti di declaratoria, qualora
perverranno eventuali proposte regionali nei termini e con le modalità prescritte dal decreto legislativo n. 102
del 2004, così come modificato dal decreto legislativo n. 82 del 2008.
Per quanto precede, credo sia utile riflettere sull'opportunità di attuare ulteriori strumenti di intervento come,
ad esempio, le assicurazioni agevolate, che verosimilmente risulterebbero più adeguate per fronteggiare
calamità naturali come quella segnalata dall'interrogante.
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Camera dei Deputati
Sul punto, rilevo, infine che, nell'ambito della programmazione comunitaria 2014 - 2020, il Ministero risulta
impegnato a predisporre un programma nazionale di sviluppo rurale nel quale è prevista un'apposita misura,
gestione dei rischi, finalizzata ad incentivare l'adozione da parte degli agricoltori degli strumenti ex ante,
come l'assicurazione o i fondi di mutualità, sicuramente più adeguati a rispondere alle necessità delle
imprese colpite da eventi eccezionali come quello segnalato, rispetto a tradizionali strumenti compensativi ex
post.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali: Maurizio Martina.
Parola chiave: #nubifragio - incentivi aziende agricole - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-04909
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Martedì 20 maggio 2014, seduta n. 232
MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e
forestali. — Per sapere – premesso che:
in data 14 maggio 2014, la Puglia è stata colpita da intense precipitazioni, forti venti e grandine che hanno
causato ingenti danni alle colture cerasicole che nelle graduatorie relative al settore ortofrutticolo pugliese
sono al primo posto con il 39,8 per cento del totale della produzione nazionale di ciliegie;
in particolare, la graduatoria dei prodotti agricoli pugliesi nel contesto nazionale vede al primo posto proprio
le ciliegie con una media di 529.802 quintali per una superficie di oltre 16.600 ettari, di cui 16.188 della
sola provincia di Bari, la quale copre il 97,7 per cento della superficie investita ed il 96,6 per cento dei
quantitativi prodotti rispetto al totale regionale;
secondo quanto si evince dagli organi di stampa, pare che le anomale temperature registratesi nel mese di
maggio 2014 rischino di far precipitare l'andamento del settore ortofrutticolo pugliese, già in seria difficoltà
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Camera dei Deputati
per le temperature anomale che hanno caratterizzato la stagione primaverile. La produzione delle ciliegie sta
pagando lo scotto più alto causato da un anomalo andamento climatico;
la stampa riporta notizie relative al maltempo che ha interessato le aree a più intensa produzione cerasicola
della provincia di Bari; in particolare, il maltempo sembrerebbe aver colpito «... interi campi di ciliegie della
tipologia Bigarreau, Moreau e Burlat, e Giorgia. Anche per le coltivazioni di ciliegie del tipo Ferrovia, che hanno
rispetto alle altre specie un fisiologico ritardo di maturazione e che si trovano più a monte e nell'agro di Turi e
Casamassima hanno subito danni che ne pregiudicano la qualità finale sul mercato. Al Centro provinciale di
cerasicoltura (il campo sperimentale, gestito dalla provincia di Bari, che ospita 100 diverse coltivazioni di
ciliegio) di via Mola, a Conversano, i dati relativi ai danni confermano la difficile situazione determinatasi.
Sono stati constatati danni certi alle produzioni di Burlat e Moreau, le cui drupe hanno sofferto soprattutto
per l'eccessiva umidità, causa principale del cracking. Anche le produzioni di Forlì, ciliegie destinate
all'industria ma apprezzate anche per il consumo da tavola, hanno subito notevoli danni...»;
a rendere la situazione ancor più grave e complessa vi è l'importazione di ciliegie dalla Spagna e dalla Turchia
che mette a serio rischio il lavoro dei produttori pugliesi. Infatti, sono prodotti, questi, caratterizzati da
qualità e da prezzi concorrenziali dovuti al minor costo della mano d'opera;
sul fronte opposto invece, i prezzi delle ciliegie prodotte in Puglia sono già in forte calo e produrranno un
minor guadagno per i produttori che sono già costretti, in queste ore, a dover sostenere i danni causati dal
maltempo;
secondo quanto affermato dal Presidente della Confederazione italiana agricoltori di Bari sugli organi di
stampa, pare sussista anche il rischio «... di un'invasione di prodotto estero ... commercializzato come
italiano...», situazione, questa, che gli organi competenti sarebbero tenuti a monitorare;
uno dei problemi che rende ancor più difficile la situazione è il mancato riconoscimento dei danni per quei
produttori che non hanno attivato le polizze assicurative e ai quali andrebbero riconosciuti i danni attraverso
contributi a valere sulle provvidenze previste dal decreto legislativo n. 102 del 2004, in materia di
«Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera i), della
legge 7 marzo 2003, n. 38»;
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Camera dei Deputati
secondo quanto si evince dagli organi di stampa, pare che nella zona del sud-est barese sia andato distrutto
il 50 per cento delle colture cerasicole e che le prime stime sui danni economici dovrebbero aggirarsi intorno
ai 5 milioni di euro;
da quanto riportato dalla stampa, sembrerebbe che l'allarme sia «... scattato soprattutto per le ciliegie di
Casamassima, Turi, Castellana, Sammichele, Acquaviva, Gioia, Putignano e Conversano, dove è già tempo di
raccolta e le ciliegie non sono state risparmiate dal cracking. Tra i comuni interessati (quelli in cui si produce il
70 per cento delle ciliegie pugliesi) Conversano e Turi hanno patito le conseguenze peggiori del maltempo...»;
di grande importanza per i produttori di ciliegie baresi è l'aspetto occupazionale: secondo le prime stime,
sembrerebbero migliaia i nuclei familiari cui la produzione delle ciliegie offre una consistente fonte di reddito.
Il fabbisogno di lavoro per ettaro di ciliegeto specializzato, infatti, è pari a circa 600 ore, di cui l'85 per cento
riguarda le operazioni di raccolta. Pertanto, in poche ore, pare sia stato distrutto il lavoro di tante persone –:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se il Governo non intenda
assumere iniziative per attivare misure specifiche dirette ad indennizzare gli agricoltori che hanno subito la
distruzione delle colture;
se non si intenda dichiarare lo stato di calamità naturale per i terreni agricoli pugliesi colpiti dai violenti
nubifragi di questi giorni;
se non si intendano assumere iniziative per concedere, ai sensi della normativa vigente, a favore delle
aziende agricole danneggiate i seguenti aiuti: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla
produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di
conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo; proroga delle rate delle
operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento atmosferico calamitoso. (4-04909)
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Parola chiave: #nubifragio - incentivi aziende agricole - bari - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-02212
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 17 ottobre 2013, seduta n. 99
MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
gli eventi metereologici avversi e di eccezionale intensità che hanno colpito duramente il comune di Ginosa e
la frazione di Ginosa Marina in provincia di Taranto, hanno causato il crollo del ponte Sierro delle Vigne e danni
ai tratti stradali limitrofi per circa tre chilometri della ex S.S. 580 che è l'unico collegamento viario diretto tra
Ginosa e Taranto e che costituisce l'accesso alla viabilità che porta a Reggio Calabria tramite la S.S. 106;
da quanto si evince dal documento redatto dal Coordinatore del Comitato «7 ottobre – Ginosa», le aree
prospicienti al crollo del ponte e della strada non sono adeguatamente messe in sicurezza e, pertanto, non è
in alcun modo impedito il libero accesso ai cittadini nonché ai proprietari dei fondi agricoli che insistono sul
tratto di strada interessato dai danni da dissesto idrogeologico che sono stati visti transitare più volte in
quell'area, anche per la necessità di accedere ai fondi di proprietà per la coltivazione degli stessi;
in particolare, così come descritto nel predetto documento, la S.S. 580 è stata interrotta al traffico veicolare
tramite l'installazione di transenne poste nei tratti di strada che precedono il ponte;
le transenne poste sulla S.S. 580 non risulterebbero, però, adeguate ad impedire l'accesso pedonale e
soprattutto ai proprietari dei fondi agricoli che, così come affermato dai membri del Comitato, sono stati più
volte avvistati in quelle zone intenti, evidentemente, a perlustrare le loro terre di proprietà colpite dal
dissesto idrogeologico, non curanti del pericolo a cui potrebbero andare incontro;
la suddetta strada consente l'accesso al depuratore comunale la cui viabilità di collegamento è stata distrutta
dall'evento calamitoso;
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Camera dei Deputati
l'area colpita dal dissesto idrogeologico, quindi, non risulterebbe adeguatamente messa in sicurezza e
potrebbe essere causa di ulteriori e seri rischi per l'incolumità delle persone;
l'intero traffico veicolare è stato deviato sull'unica arteria stradale che consenta a cittadini, trasporto pubblico
e trasporto merci di raggiungere la città di Taranto;
in particolare, la strada sulla quale è stato deviato il traffico è la S.P. 7, 8 e 9 che risulterebbe non adeguata al
volume di traffico che, quotidianamente, si crea e quindi non sicura per chi è alla guida, soprattutto in
considerazione del fatto che su quella strada transitano non solo le automobili ma anche i mezzi del
trasporto pubblico e quelli pesanti utilizzati per il trasporto merci. Infatti, la strada non è adeguatamente
manutenuta, non dispone di illuminazione e non consente, quindi, di garantire a coloro che la percorrono gli
standard minimi di sicurezza stradale in relazione al nuovo e diverso volume di traffico cui è assoggettata;
in data 9 ottobre 2013, l'interrogante ha inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri un'interrogazione,
la n. 4-02123 pubblicata in data 10 ottobre 2013 con la quale ha chiesto il riconoscimento dello stato di
calamità naturale per i territori del comune di Ginosa colpiti dal nubifragio. Allo stato attuale, nessuna
risposta è ancora pervenuta;
ad oggi, non solo non è ancora stato deliberato lo stato di emergenza dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri ma, così come confermato dai membri delimitato «7 ottobre – Ginosa», nessun tipo di intervento da
parte di altre autorità competenti è stato ancora posto in essere, malgrado continuino a sussistere delle
evidenti situazioni di grave danno per le comunità colpite e per le pubbliche infrastrutture e vi siano state
delle vittime;
sarebbe necessario un immediato intervento dello Stato che possa garantire lo stanziamento di fondi certi e
adeguati per garantire la sicurezza della cittadinanza, ripristinare la funzionalità delle infrastrutture pubbliche
gravemente danneggiate se non distrutte e per risarcire i danni subiti dai proprietari dei fondi agricoli che,
secondo quanto si evince dai dati di Coldiretti Puglia, ammontano a 50 milioni di euro di prodotti agricoli
distrutti, pari a circa il 10 per cento della produzione lorda vendibile del territorio;
a conferma della volontà del Parlamento di impegnare il Governo ad intervenire per programmare
investimenti che consentano l'operatività immediata di un piano strategico nazionale per la messa in
sicurezza dei territori italiani interessati dal pericoloso fenomeno, vi è la risoluzione n. 8-00016, approvata in
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Camera dei Deputati
VIII Commissione alla Camera dei deputati, che prevede, nel prossimo disegno di legge di stabilità per il 2014,
stanziamenti pluriennali certi, pari ad almeno 500 milioni annui per la realizzazione, da parte del Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i soggetti istituzionali territorialmente
preposti, di un piano organico con obiettivi a breve e medio termine per la difesa del suolo nel nostro Paese;
sarebbe, quindi, auspicabile che, nell'ambito dell'impegno economico previsto dalla predetta risoluzione n.
8-00016, siano reperite risorse per realizzare quelle opere di regimentazione idraulica e di messa in sicurezza
indispensabili e necessarie per scongiurare il ripetersi di ulteriori tragici eventi a Ginosa e in tutto il territorio
della provincia di Taranto che negli ultimi anni sono state più volte interessate da eventi calamitosi di
eccezionale gravità –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare
con particolare riferimento alla necessità di porre immediatamente in sicurezza l'area interessata dal dissesto
idrogeologico in attesa del riconoscimento dello stato di calamità naturale per il comune di Ginosa da parte
della Presidenza del Consiglio dei ministri e dell'auspicabile e celere stanziamento di fondi necessari al
completo ripristino degli standard minimi di sicurezza per l'intera cittadinanza.
(4-02212)
Parola chiave: #nubifragio - dissesto idrogeologico - incentivi aziende agricole - ginosa - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-02123
presentato di MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 10 ottobre 2013, seduta n. 94
MATARRESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e
del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
in data 8 ottobre 2013 la Puglia e precisamente il comune di Ginosa e la frazione di Marina di Ginosa in
provincia di Taranto, sono state colpite da eventi metereologici di eccezionale notevole intensità che hanno ! 134
Camera dei Deputati
determinato alluvioni ed allagamenti e causato ingentissimi danni ad opere infrastrutturali, ad abitazioni ed
alle colture, nonché il decesso di 3 cittadini, mentre allo stato attuale risulterebbe dispersa un'altra persona;
l'area colpita non è nuova a simili eventi metereologici e già due anni fa un violento nubifragio provocò
devastazioni e allagamenti. In particolare, l'area è già stata drammaticamente colpita nel 2010 e nel 2011
con analoghi danni ad opere infrastrutturali e ad abitazioni, nonché alle attività agricole per le quali le
imprese danneggiate sono ancora oggi in attesa di ricevere atti concreti di ristoro da parte dello Stato;
secondo quanto si evince dagli organi di stampa, per i danni causati dal disastro del 2011 furono messi a
disposizione del comune di Ginosa 4,6 milioni di euro, dei quali 3 dal dipartimento nazionale della protezione
civile e 1,6 dalla regione Puglia. L'erogazione di questi fondi avvenne direttamente agli aventi diritto da parte
del Ministero dell'economia e delle finanze. Fino ad oggi sarebbero stati trasferiti e spesi 3,4 milioni di euro e
ne resterebbero da impiegare ancora 1,2 e questo malgrado vi sia stata la nomina di due commissari per la
gestione contabile di questi fondi;
l'area jonica colpita dal nubifragio è molto estesa e comprende principalmente l'agro di Ginosa, la zona del
Metapontino, Laterza, Castellaneta, Palagiano e Palagianello, una zona la cui conformazione naturale la pone
ad una quota più bassa rispetto a tutte le aree circostanti e quindi di fatto costituisce un bacino di raccolta
delle acque provenienti da monte. Tale circostanza in presenza di eventi meteo di eccezionale intensità, come
quelli verificatisi, la espone ai rischi di alluvioni ed allagamenti dovuti al convogliamento naturale di enormi
quantità d'acqua che vengono ad interessare questa zona. È quindi inevitabile che in queste occasioni
vengano a distruggersi le colture nelle campagne coinvolgendo tutte le produzioni agricole;
nel corso della nottata tra il 7 e l'8 di ottobre 2013, in una sola ora di tempo le eccezionali precipitazioni
atmosferiche che hanno interessato il versante occidentale della provincia jonica, hanno provocato
l'esondazione di due fiumi quali il Bradano e il Lado che hanno causato danni anche nei paesi limitrofi ed
anche nella vicina Basilicata;
nello stesso arco di tempo, secondo quanto si evince dagli organi di stampa, si sono verificati importanti
allagamenti anche a Lecce e nel Basso Salento, mentre a Brindisi è esondato il canale Patri;
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Camera dei Deputati
secondo quanto affermato dai quotidiani locali, il ponte sulla strada statale 580, tra Ginosa e Ginosa Marina,
in provincia di Taranto, è stato irrimediabilmente danneggiato a causa della enorme quantità d'acqua che si è
riversata su questi territori;
la protezione civile pugliese, ha avviato in queste ore la constatazione e valutazione dei danni ed è stata
avviata l'istruttoria da parte degli uffici regionali per la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza di
protezione civile da parte dello Stato;
secondo quanto si evince dai dati della Protezione Civile pugliese, l'evento pluviometrico che ha dato origine
al fenomeno di dissesto idrogeologico verificatosi ha avuto inizio, nello specifico, il giorno 6 ottobre 2013
alle ore 10,00 locali (08.00 UTC) ed è terminato il giorno 8 ottobre 2013 alle ore 22.00 locali (20.00 UTC).
Le precipitazioni hanno interessato principalmente le provincie di Taranto, Lecce e Brindisi con valori cumulati
che localmente, nel territorio regionale, hanno superato i 200 mm;
in particolare, le precipitazioni registrate nella zona di Ginosa sono state le più alte arrivando a ben 243 mm;
la protezione civile pugliese ha valutato l'eccezionalità del nubifragio confrontando i valori delle massime
intensità di pioggia registrate durante l'evento, per ciascuna stazione di rilevamento, sia con le rispettive
curve di probabilità pluviometrica sia con i valori massimi storici;
secondo quanto affermato in queste ore dalla protezione civile pugliese, allo stato attuale permane la
situazione di criticità sulla viabilità a valle del comune di Ginosa e rimane interdetto il transito sulla strada
580 dal bivio di Girifalco verso il Comune a causa della impossibilità di transitare sul ponte irrimediabilmente
danneggiato;
la protezione civile pugliese afferma che «...l'evento pluviometrico che ha interessato Ginosa è da ritenersi
eccezionale avendo superato abbondantemente il tempo di ritorno T=100 anni ed avendo superato i
massimi storici per le durate 1-3-6 ore. L'evento pluviometrico che ha interessato Ginosa Marina è da
considerarsi di moderata intensità avendo tempi di ritorno compresi tra 10-20 anni e non avendo superato i
massimi storici. L'evento pluviometrico che ha interessato Castellaneta (TA) è da considerarsi di elevata
intensità avendo tempi di ritorno compresi tra 20-50 anni e non avendo superato i massimi storici...»;
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Camera dei Deputati
la Confederazione italiana agricoltori ha stimato che gli eventi verificatisi hanno causato danni per decine di
milioni di euro: tra Ginosa, Castellaneta, Laterza e nei comuni della zona orientale da San Giorgio ad Avetrana.
Infatti, moltissimi ettari di ortaggi e vigneti da tavola e da vino, frutteti e agrumeti, sono stati del tutto
distrutti; sono stati danneggiati anche capannoni ed abitazioni. Inoltre, la pioggia rende tuttora difficile la
percorribilità delle strade rurali e gli accessi nelle aziende a causa della presenza di fango e detriti trasportati
dalla violenza dell'acqua con conseguenti fermi nelle produzioni;
secondo quanto si evince dai dati di Coldiretti Puglia, la violenza del nubifragio ha distrutto 50 milioni di euro
di prodotti agricoli, pari a circa il 10 per cento della produzione lorda vendibile del territorio, colpendo non
solo la provincia di Taranto, ma anche quelle di Lecce e di Brindisi;
i fenomeni di dissesto idrogeologico che interessano il nostro Paese sono stati ampiamente trattati proprio in
questo periodo alla Camera dei deputati a conferma della intenzione del Parlamento di impegnare il Governo
ad intervenire per programmare investimenti che consentano l'operatività immediata di un piano strategico
nazionale per la messa in sicurezza dei territori italiani interessati dal pericoloso fenomeno;
in particolare, la risoluzione 8-00016 approvata in VIII Commissione alla Camera dei deputati ha inteso
impegnare il Governo a prevedere nel prossimo disegno di legge di stabilità per il 2014 stanziamenti
pluriennali certi, pari ad almeno 500 milioni annui, per la realizzazione da parte del Ministero dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare, di concerto con i soggetti istituzionali territorialmente preposti, di un
piano organico con obiettivi a breve e medio termine per la difesa del suolo nel nostro Paese –:
in considerazione degli eventi esposti in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare affinché
siano avviate tutte le procedure utili al riconoscimento dello stato di calamità naturale in favore dei comuni
colpiti ed in particolare di Ginosa, consentendo l'individuazione di risorse straordinarie per fronteggiare la
situazione di emergenza;
se il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'ambito dell'impegno economico
previsto dalla risoluzione 8-00016 approvata dalla VIII Commissione ambiente non intenda destinare risorse
per realizzare quelle opere di regimentazione idraulica indispensabili e necessarie per scongiurare il ripetersi
dei tragici eventi, come quelli che in questi anni hanno interessato la provincia di Taranto, da programmarsi
nel piano strategico nazionale delle opere per la messa in sicurezza del territorio nazionale;
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Camera dei Deputati
se il Ministro delle politiche agricole, forestali e alimentari non intenda assumere iniziative per concedere, ai
sensi della normativa vigente, a favore delle aziende agricole danneggiate i seguenti aiuti: contributi in conto
capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento
quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in
quello successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato
l'evento atmosferico calamitoso; contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali e la
ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte. (4-02123)
! 138
Camera dei Deputati
- Interrogazioni a risposta in Commissione
Parola chiave: #disabili - diritto allo studio - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-03703
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 2 ottobre 2014, seduta n. 301
MATARRESE, MOLEA, VEZZALI e CAPUA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per
sapere – premesso che:
da quanto riportato dagli organi di stampa che riportano ogni anno notizie in merito, sono ormai troppi i casi
di alunni diversamente abili che frequentano le scuole italiane e che, nonostante abbiano diritto allo studio al
pari degli altri, di fatto non hanno la possibilità di svolgere con regolarità e costanza le lezioni a causa della
mancanza di un numero adeguato di insegnanti di sostegno;
gli alunni diversamente abili godono del diritto allo studio innanzitutto ai sensi dell'articolo 3 della
Costituzione e all'articolo 38 del dettato costituzionale il quale precisa che «Gli inabili ed i minorati hanno
diritto all'educazione e all'avviamento professionale»;
secondo quanto si evince dalla normativa vigente, il diritto allo studio degli alunni con disabilità si realizza
attraverso l'integrazione scolastica che prevede l'obbligo dello Stato di predisporre adeguate misure di
sostegno alle quali concorrono a livello territoriale, con proprie competenze, anche gli enti locali e il Servizio
sanitario nazionale;
la legge n. 104 del 1992 riconosce e tutela la partecipazione alla vita sociale delle persone con disabilità, in
particolare nei luoghi per essa fondamentali: la scuola, durante l'infanzia e l'adolescenza e il lavoro, nell'età
adulta;
! 139
Camera dei Deputati
la legge del 3 marzo 2009, n. 18, ha ratificato la convenzione dell'ONU del 13 dicembre 2006 per i diritti
delle persone con disabilità;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha il compito di favorire l'integrazione dell'alunno
diversamente abile e di garantire il suo diritto allo studio tramite iniziative e provvedimenti di varia natura.
Compito fondamentale e centrale è affidato ai docenti di sostegno. Concorrono a coadiuvare ed integrare il
compito di quest'ultimo iniziative di finanziamento di progetti e di attività per l'integrazione, di formazione
del personale docente di sostegno e curriculare nonché del personale amministrativo, tecnico e ausiliare;
a livello territoriale altri organismi hanno il compito di proporre iniziative per realizzare e migliorare il processo
di integrazione: i GLIP («Gruppi di Lavoro Interistituzionali Provinciali», formati da rappresentanti degli Enti
Locali, delle ASL e delle Associazioni dei disabili) e i GLH («Gruppi di lavoro per l'integrazione degli
handicappati», formati dal dirigente della scuola, dai docenti interessati, dai genitori e dal personale
sanitario). Il compito del GLH è particolarmente significativo, in quanto ha la finalità di mettere a punto, tra
l'altro, il Piano educativo individualizzato, che determina il percorso formativo dell'alunno con disabilità e
garantisce un intervento adeguato allo sviluppo delle sue potenzialità;
l'alunno con disabilità è assegnato alla classe comune in cui si realizza il processo di integrazione. Pertanto, la
presa in carico e la responsabilità educativa dell'alunno con disabilità spettano a tutto il consiglio di classe, di
cui fa parte il docente per le attività di sostegno. Non a caso, il decreto del Presidente della Repubblica n. 970
del 1975 con cui è stata istituita giuridicamente tale figura professionale (poi meglio caratterizzata nella
legge n. 517 del 1977) lo definisce un insegnante «specialista», dunque fornito di formazione specifica, che,
insieme ai docenti curricolari, sulla base del Piano educativo individualizzato, definisce le modalità di
integrazione dei singoli alunni con disabilità, partecipandovi attivamente. L'insegnante per le attività di
sostegno viene richiesto all'Ufficio scolastico regionale dal dirigente scolastico sulla base delle iscrizioni degli
alunni con disabilità; la quantificazione delle ore per ogni alunno viene individuata tenendo conto della
diagnosi funzionale, del profilo dinamico funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato, di
cui alla legge n. 104 del 1992, e dei vincoli di legge vigenti;
nonostante il quadro normativo descritto appaia decisamente puntuale e ben strutturato, è evidente che lo
Stato, ancora oggi, non sia in grado di garantire il tanto ambito diritto allo studio per gli alunni diversamente
abili; ! 140
Camera dei Deputati
secondo quanto si evince dal documento redatto dal servizio statistico del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca denominato «Focus – Sedi, alunni, classi e dotazioni organiche del personale
docente della scuola statale A.S. 2013/2014», gli alunni diversamente abili sono pari a 207.244 sul totale
di 7.878.661;
il rapporto tra posti di sostegno della scuola statale e alunni con disabilità è di 101.391 su 207.244 unità;
questo vuol dire che ogni allievo è seguito da un insegnante di sostegno per la metà del tempo necessario al
corretto svolgimento di una regolare giornata di studio;
il rapporto annuale Istat 2014 riporta un altro dato allarmante: l'Italia risulta al settimo posto tra i Paesi Ue
per la spesa in protezione sociale destinando il 29,7 per cento del Pil a questo servizio contro la media
europea del 29 per cento ed in particolare il 5,9 per cento alla disabilità contro il 7,7 per cento della media
europea;
dal punto di vista architettonico e sotto il profilo dei parametri di accessibilità, le scuole italiane sono ancora
ben lontane dall'essere funzionali. Secondo quanto si evince dal rapporto redatto dalla onlus
«Cittadinanzattiva», che ha preso in esame un campione di 165 scuole situate in 18 regioni, pare che nelle
scuole vi siano ancora molte barriere architettoniche ci sarebbero, infatti, scalini all'ingresso (27 per cento),
ascensori assenti (35 per cento) o non funzionanti (11 per cento), barriere nei laboratori (19 per cento) nelle
palestre (18 per cento), nei cortili (15 per cento) e nelle aule (13 per cento). Nel 23 per cento delle scuole
non esisterebbero bagni per disabili e il 15 per cento di essi presenterebbe barriere architettoniche. Il 26 per
cento delle aule non avrebbe sufficiente spazio per la presenza di una carrozzina e il 44 per cento non
avrebbe banchi adatti per una persona in carrozzina; nel 57 per cento dei casi non ci sarebbero attrezzature
didattiche o tecnologiche per facilitare la partecipazione alle lezioni degli studenti con disabilità. Non ci
sarebbero postazioni adatte ai disabili, in carrozzina nel 28 per cento dei laboratori, nel 18 per cento delle
biblioteche e nel 17 per cento delle mense;
a conferma della impossibilità di garantire questo basilare diritto nonostante siano previsti anche i contributi
degli enti locali, si riportano di seguito alcuni casi che evidenziano la gravità della situazione;
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, F.C., ragazzo
autistico di 22 anni, a causa della mancanza di un numero adeguato di ore di servizio di sostegno ai ragazzi
! 141
Camera dei Deputati
con problemi psicofisici nelle scuole pubbliche del suo comune di residenza, non è mai riuscito a svolgere le
lezioni con costanza e con regolarità in 15 anni. Il padre sembrerebbe costretto a saltare le ore di lavoro per
poter assistere il figlio nelle ore non garantite. Da quanto affermato dagli organi di stampa, l'ambito
territoriale sociale n. 3 AUSL BR/1 avrebbe assegnato il servizio di sostegno ad una società esterna che, per
questioni economiche, sembrerebbe poter assicurare solo 3 ore al giorno per ogni assistente e, in alcuni
momenti, non potrebbe garantire nemmeno il rapporto 1:1 tra assistente e disabile per i bambini con
patologie più gravi. Tutto ciò, secondo quanto affermato dalla stampa, sembrerebbe «...illegittimo in quanto
la Commissione di Verifica avrebbe stabilito che alcuni minori in questione sono tutti gravi e necessitano di
una guida continua ed esclusiva...»;
secondo l'articolo pubblicato sul fattoquotidiano.it, «...la provincia di Napoli, con una delibera datata 7
agosto, ha interrotto l'erogazione dei fondi per le attività e l'inserimento dei disabili, con il risultato che
seicento studenti delle scuole superiori del Napoletano...» non potranno frequentare la scuola;
secondo quanto riportato dalla stampa, a Lodi, presso il liceo linguistico Maffeo Vegio, F., 19 anni, affetto da
tetraparesi spastica, malattia che non gli permette di parlare e lo costringe a muoversi sulla sedia a rotelle,
avrebbe bisogno di continua assistenza per continuare a svolgere le lezioni a scuola. Pare che, a causa dei
tagli lineari inflitti al servizio di sostegno da parte della provincia di Lodi, servizio fino a qualche mese fa
finanziato dal comune, la famiglia non riesca più a supportare le spese e a garantire il diritto allo studio del
proprio figlio. Le ore del servizio di sostegno, infatti, sarebbero state dimezzate;
i casi citati in premessa sono solo alcuni esempi del grave e insostenibile stato in cui versa la scuola pubblica
sotto il profilo della garanzia del diritto allo studio per gli alunni diversamente abili;
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nel corso dell'audizione in VII Commissione, nella
seduta del 30 settembre 2014, presso la Camera dei deputati, si è detta preoccupata per l’«aumento seppur
lieve di alunni disabili, che si concentra nelle regioni del Mezzogiorno. Quello che ho notato – ha rilevato il
Ministro – è il fatto che la disabilità si concentra non solo per aree geografiche ma anche su tipologia di
alunni, soprattutto sugli stranieri. C’è il sospetto fondato che talvolta la disabilità coincida con una difficoltà
di integrazione, linguistica ma non solo»;
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Camera dei Deputati
nonostante il Presidente del Consiglio dei ministri, nella seduta del 16 settembre 2014, nel corso della
informativa urgente sulle linee di attuazione del programma di Governo abbia affermato che «...La scuola è il
centro della nostra iniziativa politica: il cambiamento non può che partire esattamente da lì, dal nostro
sistema di apprendimento» non si rilevano secondo gli interroganti ancora atti, provvedimenti e progetti
concreti che possano risolvere a medio-lungo termine la problematica descritta in premessa;
l'alto numero di insegnanti di sostegno precari ha determinato un calo della qualità del servizio didattico in
questo settore in quanto un'alta percentuale di questi docenti, essendo costretti quasi sempre a cambiare
scuola ogni anno, non garantiscono né una adeguata continuità didattica né quella relazione di fiducia
necessaria a stabilire un rapporto funzionale all'apprendimento degli alunni disabili –:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per garantire il diritto allo studio a tutti gli alunni
diversamente abili, sia dal punto di vista qualitativo per quanto riguarda la didattica sia dal punto di vista
quantitativo per quanto riguarda la continuità e il numero complessivo delle ore di sostegno, così come
disposto dalla normativa vigente e così come contemplato dal Presidente del Consiglio dei ministri nella
informativa urgente citata in premessa. (5-03703)
Parola chiave: #blocco trasporto pubblico locale - puglia
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-02353
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 13 marzo 2014, seduta n. 189
MATARRESE, VECCHIO, D'AGOSTINO e OLIARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere
– premesso che:
secondo quanto si evince dall'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno in data 8 marzo 2014, pare
che l'assessore ai trasporti della regione Puglia abbia scritto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e al
! 143
Camera dei Deputati
Ministro dell'economia e delle finanze evidenziando ritardi nell'adozione del Fondo nazionale per il concorso
finanziario dello Stato agli oneri di trasporto pubblico locale;
secondo quanto affermato dall'assessore ai trasporti, «... il blocco dell'anticipo non consente alla regione di
erogare alle imprese di trasporti i contributi per l'esercizio, esponendola al rischio della richiesta di interessi di
mora per il ritardo. Il ritardo, peraltro, potrebbe pregiudicare il pagamento degli stipendi ai dipendenti con il
blocco del servizio... »;
l'articolo 16-bis, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazione dalla legge 7
agosto 2012, n. 135, dispone che «(...) A decorrere dal 2013 è istituito il Fondo Nazionale per il concorso
finanziario dello Stato agli oneri di trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto
ordinario (...)»;
secondo quanto si evince dall'articolo e secondo quanto disposto dal comma 6 dell'articolo 16-bis del
decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, «(...) nelle more dell'emanazione del decreto di cui al comma 5, con
decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti, sentita la Conferenza unificata, è ripartito, a titolo di anticipazione tra le Regioni a statuto ordinario,
il 60 per cento dello stanziamento del Fondo di cui al comma 1. Le risorse ripartite sono oggetto di 3
integrazione, di saldo o di compensazione con gli anni successivi a seguito dei risultati delle verifiche di cui al
comma 3, lettera e), effettuate attraverso gli strumenti di monitoraggio. La relativa erogazione a favore delle
Regioni a statuto ordinario è disposta con cadenza mensile (...)»;
secondo quanto si afferma nell'articolo, l'ultima Conferenza Stato-regioni del 20 febbraio 2014 ha deciso il
rinvio in quanto, già in fase di trasferimento delle risorse a titolo di anticipazione, alcune regioni avrebbero
chiesto la modifica delle percentuali di ripartizioni concordate per l'anno 2013;
secondo quanto affermato nel testo del predetto articolo, la predetta richiesta di modifica delle percentuali di
ripartizioni inoltrata da alcune regioni non sarebbe prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri dell'11 marzo 2013 che disponeva, invece, per gli anni 2014 e 2015, le percentuali di riparto tra le
regioni adeguate annualmente al 31 dicembre dell'anno precedente;
il rinvio stabilito in sede di Conferenza Stato-regioni, sarebbe, secondo quanto affermato dall'assessore ai
trasporti della regione Puglia, la causa del ritardo nell'adozione del decreto e non consentirebbe alle regioni,
! 144
Camera dei Deputati
ed in particolare alla regione Puglia, di erogare alle imprese di trasporti i corrispettivi di esercizio nel rispetto
degli obblighi contrattuali assunti esponendola a richieste di interessi legali e di mora per ritardato
pagamento e quindi al danno erariale a carico del bilancio regionale;
il mancato pagamento dell'anticipo dei corrispettivi previsto non consentirebbe alle regioni di pagare alle
aziende che esercitano il servizio di trasporto locale il contributo previsto nei contratti di affidamento
sottoscritti. Pertanto, tale circostanza potrebbe determinare il blocco dei pagamenti degli stipendi dei
dipendenti delle imprese di trasporto con possibili e conseguenti azioni di protesta e quindi potrebbe
verificarsi l'interruzione del servizio con gravi conseguenze anche di carattere sociale, soprattutto in questo
momento di particolare crisi economica –:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se gli stessi corrispondono al vero; quali iniziative
normative intenda adottare in merito alla possibilità di consentire il pagamento, in tempi brevi, dell'anticipo
del 60 per cento dei corrispettivi previsti per le regioni in base al riparto già previsto dal precedente decreto,
così che queste ultime, ed in particolare la regione Puglia, possano avere l'immediata disponibilità economica
per far fronte agli impegni contrattuali assunti con le società che stanno erogando il servizio di trasporto
pubblico locale al fine di evitarne l'interruzione. (5-02353)
RISPOSTA
Risposta scritta pubblicata Mercoledì 4 giugno 2014
nell'allegato al bollettino in Commissione IX (Trasporti)
5-02353
NENCINI RICCARDO - SOTTOSEGRETARIO DI STATO INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
In risposta a quanto richiesto dagli onorevoli interroganti informo che la problematica segnalata può
considerarsi risolta.
Ai sensi dell'articolo 16-bis del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito con modificazione dalla legge 7
agosto 2012, n. 135, così come sostituito dall'articolo 1, comma 301 della legge 24 dicembre 2012, n. 228,
il 3 aprile 2014 è stato firmato il decreto n. 23407, del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con
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Camera dei Deputati
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con il quale è stata disposta la concessione, per l'anno 2014,
dell'anticipazione del 60 per cento del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del
trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario.
In data 19 maggio 2014, a seguito delle registrazioni presso i competenti organi di controllo del decreto in
parola, si è immediatamente provveduto ad effettuare il conseguente impegno a favore della regione Puglia
e, lo scorso 22 maggio, è stato emesso il decreto di pagamento a favore dello stesso ente regionale pari ad
euro 149.380.669,80.
Parola chiave: #restauro beni culturali
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-02084
presentato da MATARRESE Salvatore
testo di Giovedì 6 febbraio 2014, seduta n. 168
MATARRESE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
con l'interrogazione a risposta immediata in commissione 5-01587, presentata e discussa nella seduta del
27 novembre 2013, è stato chiesto al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo di conoscere
l'ammontare della somma che lo stesso dicastero deve ancora corrispondere ai privati cittadini, a titolo di
contributo ex articolo 31 del decreto legislativo n. 42 del 2004, per interventi di restauro o conservativi
autorizzati e già collaudati da diversi anni, eseguiti su beni d'interesse storico-artistico;
secondo quanto si evince dalla risposta fornita dal Sottosegretario ai beni e alle attività culturali e del
turismo, l'importo complessivo riferito ai lavori collaudati fino alla data del 31 dicembre 2011 ammonta ad
euro 97.263.468,66 –:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché siano erogati ai privati cittadini i contributi
citati in premessa e se non ritenga opportuno corrispondere acconti a chi non ne ha ricevuti in corso d'opera,
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Camera dei Deputati
così da evitare che la mancanza di liquidità in capo ai proprietari in credito determini un depauperamento
continuo di strutture di interesse storico-artistico, colpite persino da crolli nelle strutture portanti. (5-02084)
RISPOSTA
BORLETTI DELL'ACQUA ILARIA CARLA ANNA - SOTTOSEGRETARIO DI STATO BENI, ATTIVITA' CULTURALI E
TURISMO
Mi riferisco all'interrogazione con la quale l'onorevole Matarrese, chiede quali iniziative il Ministero intenda
adottare perché siano erogati ai privati cittadini i contributi previsti dall'articolo 31 del Codice dei beni
culturali e del paesaggio.
Vorrei riferire, a tale riguardo che, come noto, la concessione di contributi, sia in conto capitale che in conto
interessi, di cui agli articoli 35 e 37 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e
del paesaggio) è stata dapprima sospesa fino al 31 dicembre 2015, in applicazione dell'articolo 1, comma
26-ter, del decreto-legge n. 95 del 2012 e, successivamente, sospesa sine die dall'articolo 1, comma 77,
della legge 228 del 2012, che ha modificato il citato comma 26-ter prevedendo che: «A decorrere dalla data
di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (15 agosto 2012) e fino al pagamento dei
contributi già concessi alla medesima data e non ancora erogati ai beneficiari, è sospesa la concessione dei
contributi di cui agli articoli 35 e 37 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive
modificazioni.».
Per l'effetto quindi gli interventi – sia quelli ex articolo 35 sia quelli ex articolo 37 del Codice – per i quali era
stata rilasciata la dichiarazione di ammissibilità al contributo entro il 14 agosto 2012, sono stati ritenuti
finanziabili e le relative pratiche stanno proseguendo l’iter previsto fino alla liquidazione del contributo
spettante.
Tutti gli interventi già precedentemente ammessi a contributo e collaudati, in attesa di essere liquidati, sono
finanziati nei tempi consentiti dalle risorse disponibili.
Questo Ministero non ha potuto che ribadire, con circolari e pareri, non solo la sospensione dei contributi a
decorrere dal 15 agosto 2012, ma anche la sospensione di tutte le attività propedeutiche ed istruttorie circa
l'ammissibilità delle relative istanze.
! 147
Camera dei Deputati
Si è ritenuto infatti opportuno interrompere ogni attività che avrebbe vanificato lo scopo della norma che è
quello di ridurre il debito derivante dagli impegni assunti dall'Amministrazioni nel corso di questi anni e di
verificare la reale sostenibilità di quelli futuri.
Rispondo, da ultimo, alle richieste dell'onorevole Matarrese circa il pagamento dei lavori già collaudati che
risulterebbero pari ad un importo di oltre 97 milioni di euro.
Vorrei precisare che quella cifra non è un dato fisso, non ancora per lo meno, poiché essa è destinata anche ad
aumentare finché ci saranno lavori da collaudare. Tuttavia negli anni 2012 e 2013, successivi quindi al dato
quantitativo riportato dall'onorevole Matarrese, che è riferito al 31 dicembre 2011, sono state approvate,
con il decreto ministeriale del 25 gennaio 2012, programmazioni degli interventi finanziari a favore dei
proprietari, possessori o detentori di beni culturali, per un importo pari ad euro 50.663.485,00, e con il
decreto ministeriale 22 marzo 2013 per un importo pari ad euro 15.047.923,00.
Con le risorse di quest'anno, con il decreto ministeriale del 9 maggio scorso, per la programmazione degli
interventi finanziari del Ministero a favore dei proprietari, possessori o detentori di beni culturali, è stato
disposto un intervento finanziario per un importo complessivo pari ad euro 17.830.222,00.
Il Ministero è pienamente consapevole delle difficoltà gravanti sui proprietari dei beni culturali, difficoltà
determinate da una normativa che fino a un recente passato non raccordava l'avvio delle procedure per
l'assegnazione dei contributi con la individuazione delle risorse finanziarie effettivamente disponibili. In tal
modo poteva accadere – ed in effetti è accaduto – che le procedure in questione venissero avviate in numero
e misura tali da eccedere gli stanziamenti autorizzati per questa finalità dalla legge di bilancio. Ora tale
discrasia normativa è stata corretta, ma come detto l'autorizzazione di nuovi contributi è sospesa fino al
riassorbimento dell'arretrato accumulatosi.
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Camera dei Deputati
Le indagini conoscitive
Le Commissioni hanno il potere di svolgere indagini conoscitive sulle materie di rispettiva competenza, per
acquisire elementi utili al proprio lavoro e a quello della Camera in generale, ascoltando qualunque persona
sia in grado di fornire elementi utili ai fini dell'indagine. Delle sedute svolte dalle Commissioni in sede di
indagine conoscitiva è pubblicato il resoconto stenografico.
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Camera dei Deputati
- Indagine conoscitiva sulla “Green Economy”
In qualità di membro e Capogruppo per Scelta Civica dell’ VIII Commissione Ambiente, territorio e lavori
pubblici ho partecipato allo svolgimento dell’indagine conoscitiva sulla green economy al termine della quale
abbiamo prodotto ed approvato un documento conclusivo.
La green economy non è solo il modello di sviluppo ormai convintamene indicato a livello internazionale ed
europeo, ma - secondo le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività
produttive) della Camera dei Deputati che hanno svolto l'indagine conoscitiva sul tema - rappresenta anche il
modello più aderente alle caratteristiche dell'Italia, più in grado di tenere insieme e di rinvigorire gli elementi
fondamentali dell'identità italiana: la bellezza del patrimonio storico-naturalistico e la qualità delle
produzioni, la creatività e l'operosità degli imprenditori e dei lavoratori, la coesione sociale e il rapporto
stretto fra economia, territorio e comunità.
Negli ultimi anni il concetto di green economy si è sempre più diffuso, nei mass media, nel lessico comune,
nelle agende e strategie politiche.
L'accezione terminologica è diventata progressivamente più ampia: mentre inizialmente veniva identificata
come una piccola parte dell'economia riferita alla cosiddetta industria ambientale e in particolare al settore
delle energie rinnovabili, attualmente la green economy è concepita come strumento di sviluppo sostenibile
basato sulle tre dimensioni, economia, società e ambiente, ai fini di una transizione verso un nuovo modello
di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere per tutto il genere umano nell'ambito dei
limiti del pianeta.
Numerosi e autorevoli studi anche internazionali hanno affrontato e analizzato le opportunità di
un'economia verde. Basti pensare sul piano internazionale al Rapporto UNEP 2011 «Towards a Green
Economy: Pathways to Sustainable development and Poverty Eradication», al Rapporto OCSE 2012
«Towards Green Growth» o alle Comunicazioni europee «Rio+20: verso un'economia verde e una migliore
governance» e «Una tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel
2050».
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Camera dei Deputati
I citati documenti nel panorama internazionale hanno fatto riferimento a diverse definizioni di «economia
verde»: a partire dalla definizione di green economy dell'UNEP, volta al miglioramento del benessere sociale,
alla riduzione dei rischi ambientali e a un uso efficiente delle risorse, fino a quella di « crescita verde »
coniata dall'OCSE, che promuove un modello di sviluppo in grado di garantire alle nuove generazioni le risorse
e i servizi ambientali su cui si basa il benessere, e a quelle concernenti lo sviluppo sostenibile e l'utilizzo
efficiente delle risorse a livello delle istituzioni europee.
Alle diverse definizioni, comunque, corrisponde ormai una visione centrata sulla green economy come
strategia di sviluppo basata sulla valorizzazione del capitale economico, naturale e sociale. L'importanza di
puntare sulla green economy nelle strategie europee di sviluppo è stata, inoltre, recentemente ribadita dal
commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik che, nel discorso di chiusura della Green Week svoltasi nel
mese di giugno 2013, ha annunciato che il 2014 sarà l'anno della green economy.
La green economy nella Strategia Energetica Nazionale
Restringendo il campo al settore energetico, risulta chiaro che in questo contesto giocano un ruolo
fondamentale le politiche governative di aumento degli investimenti e di incentivi a sostegno delle fonti
rinnovabili, congiuntamente ai vari accordi internazionali sui limiti alle emissioni, e dell'efficienza energetica.
La Strategia energetica nazionale (SEN) - documento di programmazione energetica a livello nazionale
adottato con il decreto 8 marzo 2013 - indica tra i suoi obiettivi principali il superamento di tutti gli obiettivi
ambientali europei (riduzione delle emissioni di CO2, penetrazione delle rinnovabili, riduzione del consumo di
energia). Questi includono la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo
europeo: 18%), riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all'andamento inerziale (obiettivo europeo:
20%) e raggiungimento del 19-20% di incidenza dell'energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo
europeo: 17%). In particolare, ci si attende che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al
pari del gas con un'incidenza del 35-38%. Le rinnovabili rappresentano infatti un segmento centrale della
green economy, che viene considerata anche un'opportunità per la ripresa economica.
La SEN, infatti, punta a dare un impulso positivo alla crescita economica, con il settore energetico a fare da
traino. Si prevedono infatti circa 170-180 miliardi di euro di investimenti di qui al 2020, sia nella green e
! 151
Camera dei Deputati
white economy (energie rinnovabili e efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas,
rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di investimenti privati, solo in parte supportati da
incentivi, e con notevole impatto in termini di competitività e sostenibilità del sistema.
L'indagine conoscitiva sulla green economy
Di fronte ad una crisi economica che prosegue senza soluzione di continuità da cinque anni e ha riportato
l'Italia ai livelli di ricchezza dei primi anni duemila, creando emergenze sociali drammatiche quale l'elevato
tasso di disoccupazione giovanile, le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X
(Attività produttive) della Camera dei Deputati hanno ritenuto di procedere allo svolgimento di un'indagine
conoscitiva sulla green economy, che può rappresentare un'importante occasione per contrastare la crisi e per
dare slancio all'economia.
Le problematiche ambientali costituiscono, insieme alla necessità di un utilizzo sostenibile delle risorse
naturali, un criterio guida essenziale per il rinnovamento dei modelli produttivi.
Occorre quindi - secondo le Commissioni - puntare su una nuova visione del sistema economico fondata su
maggiore condivisione, che passa necessariamente attraverso la sostenibilità dello sviluppo. In questa
prospettiva occorrerà puntare su nuove tecnologie, sulle fonti rinnovabili, sull'efficienza energetica, sulla
ricerca e sull'innovazione, sulla tutela e sulla promozione del patrimonio naturale e culturale, per riprendere
un cammino di sviluppo durevole e sostenibile.
L'indagine si è posta come contributo concreto alla formazione di una nuova agenda politica nella quale
l'ambiente da vincolo possa diventare opportunità economica immediata e la green economy sia posta come
orizzonte strategico delle scelte di fondo dell'azione del Governo, nelle politiche di bilancio e in quelle fiscali,
nelle politiche per la ricerca e per l'innovazione e in quelle per l'occupazione e la formazione, nelle politiche
per la difesa del territorio e in quelle per la promozione produzioni agroalimentari, nelle politiche per la
competitività del sistema industriale e in quelle per gli investimenti infrastrutturali.
L'indagine si è conclusa con l'approvazione di un documento conclusivo, nella seduta del 18 settembre 2014.
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Camera dei Deputati
Gli effetti sul collegato ambientale
Nel disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2014 (cosiddetto collegato ambientale), sono contenute
numerose disposizioni per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di
risorse naturali.
Questo è il link al documento conclusivo che abbiamo approvato in commissione e che è pubblicato sul sito
della Camera dei Deputati:
Il “Documento Green Economy” è disponibile su internet al seguente url:
Documento Green Economy
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Camera dei Deputati
Interventi su progetti di legge in Assemblea
Di seguito riporto l’elenco dei miei interventi in Aula alla Camera dei Deputati, in discussione generale o in
dichiarazione di voto, riferiti ai progetti di legge che abbiamo discusso e poi approvato.
In questo e-book è possibile cliccare sui link in grassetto di colore rosso che portano sia alla
visualizzazione dell’intero stenografico del mio intervento sia al relativo video registrato a Montecitorio.
Resoconti e video sono pubblicati sul sito della Camera dei Deputati.
Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n.43 del 2013: Disposizioni urgenti per
il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone
terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi
per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE -
(A.C.1197-A)
21-06-2013 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 56 - VIDEO
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n.61 del 2013: Nuove disposizioni urgenti a tutela
dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (A.C.1139-
A)
08-07-2013 - Stenografico - Discussione sulle linee generali - pag. 59 - VIDEO
11-07-2013 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 46 - VIDEO
Disegno di legge di ratifica: Accordo con la Repubblica di Albania e la Repubblica greca sul progetto «Trans
Adriatic Pipeline» - (A.C.1710)
28-11-2013 - Stenografico - Discussione sulle linee generali - pag. 10 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 136 del 2013: Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare
emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (A.C.1885-A)
31-01-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 67 - VIDEO
Proposte di legge: Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina
dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (A.C.68-110-1945-A)
17-04-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 4 - VIDEO
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 74 del 2014: Misure urgenti in favore delle popolazioni
dell'Emilia Romagna colpite dal terremoto e dai successivi eventi alluvionali verificatisi tra il 17 ed il 19
gennaio 2014, nonché per assicurare l'operatività del Fondo per le emergenze nazionali (A.C.2365-A)
11-06-2014 - Stenografico - Discussione sulle linee generali - pag. 100 - VIDEO
Disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 73 del 2014: Misure urgenti di
proroga di Commissari per il completamento di opere pubbliche - (A.C.2447)
24-06-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 90
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2014: Disposizioni urgenti per la tutela del
patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo (A.C.2426-A)
08-07-2014 - Stenografico - Esame articoli - pag. 32 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 90 del 2014: Misure urgenti per la semplificazione e la
trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (A.C.2486-A)
31-07-2014 - Stenografico - Esame ordini del giorno - pag. 60 - VIDEO
Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 91 del 2014: Disposizioni urgenti per il settore agricolo,
la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo
sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione
immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea - (A.C.2568-A)
06-08-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 90 - VIDEO
Disegno di legge, di conversione, del decreto-legge n. 133 del 2014: Misure urgenti per l'apertura dei cantieri,
la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica,
l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (A.C.2629-A)
23-10-2014 - Stenografico - Questioni di fiducia - pag. 19 - VIDEO
30-10-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 9 - VIDEO
Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green
economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (A.C.2093-A)
13-11-2014 - Stenografico - Dichiarazione di voto finale - pag. 7 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Interventi su progetti di legge in Commissione
Di seguito i resoconti “sommari” dei miei interventi in Commissione ovvero le sintesi dei medesimi dibattiti,
redatte in forma imparziale ed in terza persona con i relativi Link ai resoconti di colore rosso pubblicati sul
sito della Camera dei Deputati.
VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
SEDE REFERENTE
DL 43/2013: Disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze
ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la
realizzazione degli interventi per Expo 2015. C.1197 Governo, approvato al Senato
13-06-2013 - Stenografico - pag. 76
Norme per il contenimento dell'uso di suolo e la rigenerazione urbana. C.70 Realacci e C.150 Causi
15-10-2013 - Stenografico - pag. 134
Decreto-legge 74/2014: Misure urgenti in favore delle popolazioni dell'Emilia-Romagna colpite dal
terremoto e dai successivi eventi alluvionali verificatisi tra il 17 ed il 19 gennaio 2014, nonché per assicurare
l'operatività del Fondo per le emergenze nazionali. C.2365 Governo
10-06-2014 - Stenografico - pag. 154
DL 133/2014: Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la
digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la
ripresa delle attività produttive. C.2629 Governo
13-10-2014 - Intero stenografico del dibattito con interventi vari di Matarrese
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Camera dei Deputati
SEDE CONSULTIVA
D.L. 35/2013: Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il
riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. C.676
Governo (Parere alla V Commissione)
08-05-2013 - Stenografico - pag. 70
DL 69/2013: Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia. C.1248 Governo (Alle Commissioni I e V)
10-07-2013 - Stenografico - pag. 17
11-07-2013 - Stenografico - pag. 141
Decreto-legge 78/2013: Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena. C.1417 Governo,
approvato dal Senato (Alla II Commissione)
31-07-2013 - Stenografico - pag. 196
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica
francese per la realizzazione e l'esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con Allegati, fatto a
Roma il 30 gennaio 2012. C.1309 Governo (Parere alla III Commissione)
10-09-2013 - Stenografico - pag. 50
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica di Albania, la Repubblica greca e la Repubblica italiana
sul progetto «Trans Adriatic Pipeline», fatto ad Atene il 13 febbraio 2013. C.1710 Governo, approvato dal
Senato (Parere alla III Commissione)
27-11-2013 - Stenografico - pag. 101
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Camera dei Deputati
Decreto-legge 2/14 recante Proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di
cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle
organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e stabilizzazione. C.2149 Governo,
approvato dal Senato. Alle Commissioni III e IV
04-03-2014 - Stenografico - pag. 61 (Relatore)
Decreto-legge 66/2014: Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il
completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la
gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l'adozione di un testo
unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria. C.2433 Governo, approvato dal Senato (Parere alle
Commissioni riunite V e VI)
11-06-2014 - Stenografico - pag. 168 (Relatore Matarrese)
12-06-2014 - Proposta di parere sul provvedimento del Relatore Matarrese a pag. 253
VIII COMMISSIONE E X COMMISSIONE
SEDE REFERENTE
DL 61/2013: Nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di
imprese di interesse strategico nazionale. C.1139 Governo
26-06-2013 - Stenografico - pag. 17
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Camera dei Deputati
Interventi in Assemblea su comunicazioni del Governo
Informativa urgente del Governo sulla situazione dell'Ilva di Taranto
04-06-2013 - Stenografico - pag. 10 - VIDEO
Informativa urgente del Governo in ordine alla ridefinizione della quota di cofinanziamento italiano ai Fondi
europei per la programmazione 2014-2020
07-10-2014 - Stenografico - pag. 9 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Interventi in Assemblea su atti di indirizzo politico e di sindacato ispettivo
Iniziative a sostegno del settore delle colture frutticole della provincia di Barletta-Andria-Trani, colpita da
imprevisti eventi atmosferici di eccezionale intensità il 6 maggio 2013 n. 2-00044 Matarrese (Urgente)
16-05-2013 - Stenografico - pagg. 33, 34 - VIDEO
Mozioni Speranza ed altri n.1-00017, Matarrese ed altri n.1-00111, Zan ed altri n.1-00112 e Segoni ed altri
n.1-00114: Iniziative per la tutela e la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al dissesto
idrogeologico
24-06-2013 - Stenografico - pag. 75 - VIDEO
26-06-2013 - Stenografico - pag. 88 - VIDEO
Mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico,
Matarrese ed altri n. 1-00193: Iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi
secondari nei forni dei cementifici
22-10-2013 - Stenografico - pag. 63 - VIDEO
Mozione Speranza ed altri n. 1-00162: Iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione e alla
reindustrializzazione dei poli chimici
23-10-2013 - Stenografico - pag. 17 - VIDEO
Iniziative per il potenziamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica n. 3-00397 Matarrese (Risposta
immediata)
23-10-2013 - Stenografico - pagg. 38, 39 - VIDEO
Mozione Scanu, Cicu, Vargiu, Migliore, Costa, Capelli, Di Gioia ed altri n. 1-00262: Iniziative urgenti in
relazione ai tragici eventi alluvionali in Sardegna
27-11-2013 - Stenografico - pag. 49 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Chiarimenti in merito ai requisiti per l'accesso al pensionamento dei dipendenti di enti non commerciali
operanti in aree disagiate nel settore della sanità privata e con organico superiore a 1800 unità lavorative n.
3-00707 Matarrese (Risposta immediata)
26-03-2014 - Stenografico - pagg. 43, 45 - VIDEO
Mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00339: Iniziative per l'esclusione dai vincoli previsti dal Patto di
stabilità interno delle spese volte a finanziare interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.
16-04-2014 - Stenografico - pag. 49 - VIDEO
Interventi per la messa in sicurezza delle coste pugliesi interessate da rilevanti fenomeni di erosione e dal
crollo delle falesie n. 3-00874 Matarrese (Risposta immediata)
11-06-2014 - Stenografico - pagg. 83, 85 - VIDEO
Iniziative per l'ammodernamento e la messa in sicurezza delle strade statali 96 e 172 in Puglia n. 3-00916
Matarrese (Risposta immediata)
02-07-2014 - Stenografico - pagg. 53, 55 - VIDEO
Iniziative urgenti per la piena salvaguardia della riserva naturale di Torre Guaceto in Puglia, in relazione agli
asseriti processi di inquinamento in atto nell'area n. 3-01113 Matarrese (Risposta immediata)
22-10-2014 - Stenografico - pagg. 36, 38 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Interventi in Assemblea su particolari avvenimenti di rilievo
Sulla grave calamità naturale che ha colpito alcuni comuni della Puglia
09-09-2014 - Stenografico - pag. 32 - VIDEO
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Camera dei Deputati
Proposte di legge
Sto elaborando tre proposte di legge che descrivo sinteticamente di seguito.
Della difesa degli animali
Il tema della tutela degli animali e dei loro diritti, anche alla luce dei continui efferati delitti compiuti ai danni
di esseri indifesi da parte di uomini senza scrupoli, suscita interesse sia a livello nazionale che internazionale.
Sto predisponendo una proposta di legge che possa suscitare in aula un dibattito serio e che possa portare
all’individuazione di una proposta normativa condivisa che da un lato tenda alla rieducazione del condannato
ma che in qualche modo possa anche intimidire chi si accinge anche solo a pensare di maltrattare o uccidere
un animale.
È per questo motivo che sto predisponendo un articolato che tenda ad aumentare le pene per chi maltratta o
uccide un animale ma anche ad introdurre, a discrezione del giudice, pene accessorie e sanzioni
amministrative quali il ritiro della patente o del passaporto in caso, ad esempio, di abbandono di animali
sulle strade.
Del permesso di soggiorno per acquisto di una casa sul territorio italiano
Sto predisponendo una proposta di legge che consenta al cittadino straniero che acquista una casa all’interno
del territorio italiano di ottenere il permesso di soggiorno. Questo al fine di attirare investimenti dall’estero e
di ravvivare il mercato immobiliare italiano ormai fermo da anni.
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Camera dei Deputati
Della concessione di valorizzazione
Lo strumento della concessione di valorizzazione, introdotto nell'ordinamento giuridico italiano dalla Legge
Finanziaria 2007, per la valorizzazione a fini economici dei beni immobili di proprietà dello Stato, è oggi
utilizzabile, ai sensi di quanto previsto dall'art. 58, co.6 del D.L. 112/2008 (convertito con modificazioni
dalla L. 133/08), anche per la valorizzazione del patrimonio immobiliare di Regioni, Comuni ed altri Enti
Locali.
In base a questa disciplina i suddetti beni possono essere concessi o locati a privati, a titolo oneroso, ai fini
della riqualificazione e riconversione dei medesimi tramite interventi di recupero, restauro, ristrutturazione
per lo svolgimento di attività economiche o attività di servizio per i cittadini nel rispetto delle previsione del
codice dei beni culturali e del paesaggio.
Sto predisponendo una proposta di legge che preveda:
- un canone di locazione del bene pari a zero, per una parte o per l’intero periodo di locazione, ove l’importo
dei lavori di valorizzazione del bene immobile concesso al privato in locazione superi il valore dell’immobile
stesso;
- lo sconto delle imposte sugli immobili, per il periodo della durata del contatto di concessione, che
resterebbero a carico dello Stato.
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Camera dei Deputati
Per la mia Regione Puglia
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Camera dei Deputati
Per la Puglia
Ho dedicato l’intera attività politica e parlamentare di questi due anni alla risoluzione dei problemi di mia
competenza sia a livello nazionale sia riguardanti la mia Regione Puglia.
In particolare, ho portato all’attenzione della Camera dei Deputati e della VIII Commissione Ambiente di cui
sono membro tutti i problemi che ho riscontrato personalmente o che mi sono stati sottoposti dai cittadini
pugliesi, dai rappresentanti degli enti locali e dai miei collaboratori.
Ci tengo a precisare che non tutti i problemi riguardanti il mio territorio possono essere affrontati tramite
strumenti parlamentari poiché la competenza a dirimere determinate questioni locali è spesso affidata
esclusivamente agli enti locali ed ai suoi rappresentati sia a livello politico che dirigenziale. In questi casi mi
sono impegnato politicamente sul territorio per porre in essere tutte le condizioni utili per risolvere i
problemi.
Gli atti che ho presentato alla Camera dei Deputati e che sono volti a risolvere problematiche riguardanti la
Regione Puglia sono nella sezione “attività parlamentare” di questo testo.
Di seguito descrivo, sinteticamente, quali sono le problematiche legate al territorio che ho affrontato e quali
strumenti parlamentari ho utilizzato per risolverle.
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Camera dei Deputati
Ambiente
Parola chiave: #Dissesto idrogeologico - puglia
In qualità di membro della Commissione Ambiente mi sono occupato in particolare dei problemi derivanti dal
dissesto idrogeologico in Italia.
Purtroppo anche la Regione Puglia è, da anni, tra le più martoriate da questo fenomeno.
A seguito dell’impegno profuso in sede di VIII Commissione ed in sede di Aula alla Camera dei Deputati e degli
atti parlamentari presentati da me e dai miei colleghi (che potete leggere nella sezione “attività
parlamentari” di questo libro), il Governo ha stanziato complessivamente € 1.584.000.000 nella Legge di
Stabilità al fine di contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico.
Ho lavorato in questi anni per creare tutte le condizioni normative e politiche per assicurare a tutto il
territorio nazionale, ed in particolare ai territori pugliesi di Ginosa, Ginosa Marina, Palagiano, Castellaneta e
Palagianello, i fondi necessari per realizzare un piano strategico nazionale di contrasto al fenomeno del
dissesto idrogeologico nonché risorse per l’immediata messa in sicurezza di questi comuni.
A seguito di questo lavoro sono stati già versati alla Regione Puglia 3,5 milioni di euro per il ristoro dei danni
subiti dai predetti comuni e siamo in attesa di altri 3,5 milioni di euro che giungeranno a breve.
Cliccando su link seguente potrete visualizzare il documento riepilogativo dell’attività parlamentare che ho
svolto per questi comuni:
Documento di resoconto dell'attività parlamentare per Ginosa, Ginosa Marina, Palagiano, Castellaneta e Palagianello
Parola chiave: #inquinamento - puglia - torre guaceto
Torre Guaceto è una delle riserve naturali protette più belle d’Italia. Situata sulla costa adriatica dell'alto
Salento nella regione Puglia, è attualmente inserita nella lista delle 32 aree specialmente protette nel
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Camera dei Deputati
Mediterraneo. A conferma dell'importanza naturalistica e paesaggistica di quest'area, si sono succeduti, dal
1982 ad oggi, una serie di provvedimenti al fine di monitorarla, studiarla, preservarla e proteggerla da ogni
fonte di inquinamento.
Purtroppo, come è noto, la Regione Puglia aveva autorizzato gli scarichi dei reflui urbani di Carovigno
all’interno della area marina protetta di Torre Guaceto compromettendone l’integrità.
Il question time in Aula che ho presentato per risolvere la problematica ha dato il giusto input politico a porvi
rimedio e la risposta del ministro dell’ambiente è stata non solo confortante ma anche concreta negli atti
consequenziali poiché lo scarico è stato poi rimosso.
Di seguito il link verso il video del question time discusso alla Camera dei Deputati. Potrete leggere il testo
dell’atto nella sezione “Question time in Aula” di questo libro. VIDEO Question Time Torre Guaceto
Parola chiave: #crollo falesie lecce - puglia
Nel mese di giugno 2014, in provincia di Lecce ed in particolare nei comuni di Andrano, Castrignano del Capo,
Gagliano del Capo, Diso, Tricase, Racale, Tiggiano, Alessano e Porto Cesareo, si è verificato il fenomeno
dell'erosione e del relativo crollo della falesia che caratterizza la costa.
Il fenomeno, che ha interessato ampi tratti di costa nei suddetti comuni, si è precedentemente verificato in
altri comuni sempre della provincia di Lecce, in particolare a Castro, Melendugno, Vernole, Otranto e Santa
Cesarea Terme, ed anche in diversi tratti di costa del Gargano.
Mi sono occupato del caso tramite un question time in Aula indirizzato al ministro dell’ambiente e potete
guardare il video del dibattito cliccando sul link che segue:
VIDEO - question time relativo al crollo delle falesie in Puglia
Nel rispondere al mio question time in Aula alla Camera dei deputati il ministro mi ha comunicato,
lasciandomi sinceramente basito, che già dal 2010 sono stati programmati e finanziati dal Ministero
dell’Ambiente 84 progetti di cui 5 ricadenti proprio nel territorio di Lecce per un importo complessivo di oltre
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Camera dei Deputati
194 milioni di euro. Nonostante la disponibilità economica messa in campo dello Stato per mitigare e
prevenire il rischio di dissesto idrogeologico, a distanza di ben 4 anni, siamo costretti ad assistere impotenti
all’ennesimo disastro.
Intanto, la legge di stabilità 2014 ha messo a disposizione per il periodo 2014-2020 quasi 55 miliardi di
euro per la programmazione di interventi strutturali, di cui una parte per la mitigazione del rischio
idrogeologico. Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto alle regioni di
segnalare eventuali nuovi criticità. Al riguardo, la regione Puglia ha iscritto 99 interventi, di cui 9 nella
provincia di Lecce e tra questi uno solo per la stabilità nella falesia in località Torre dell’Orso per un importo di
2 milioni di euro.
Per quanto possa dichiararmi soddisfatto dell’intervento del Ministro, che ha voluto confortarmi sulla
disponibilità di ingenti risorse economiche per finanziare i prossimi lavori, devo evidenziare ancora una volta
l’incredibile ed ormai manifesta incapacità dello Stato, a tutti i livelli, di riuscire a far fronte a queste
problematiche nonostante siano stati programmati interventi per prevenire il rischio già da 4 anni. E tutto a
causa della ormai insormontabile burocrazia e della enorme quantità di norme che coinvolgono tutta la filiera
degli enti locali causando confusione nelle competenze e rallentamenti nell’esecuzione dei lavori.
Parola chiave: #ILVA - decreto “terra dei fuochi” - puglia
Mi sono occupato sia del cosiddetto “decreto ILVA” sia del cosiddetto “decreto Terra dei fuochi” in qualità di
membro del “comitato dei 9” che riferisce all’Aula sui lavori svolti in commissione Ambiente su tali
provvedimenti.
Abbiamo messo a punto provvedimenti finalizzati alla salvaguardia del diritto d’impresa, dell’occupazione e
della salute dei cittadini e dei lavoratori.
Il problema Ilva ha evidenziato le conseguenze della carenza di programmazione di politica industriale del
nostro Paese.
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Camera dei Deputati
Negli anni, a Taranto, con la progressiva dismissione di altri principali siti produttivi siderurgici italiani si è
venuto a localizzare il primo complesso industriale del nostro Paese che occupa direttamente ben 11.695
dipendenti che si raddoppiano considerando le attività produttive indotte nello stesso territorio.
Era ovvio, quindi, che una concentrazione industriale così rilevante sotto l’aspetto occupazionale e produttivo
potesse comportare negli anni problemi di natura ambientale ai quali oggi cerchiamo di far fronte ma che
evidentemente derivano da inadeguatezze del passato sia legislative che di controllo.
I decreti che abbiamo approvato hanno affrontato al meglio il problema dell’emergenza ambientale
accelerando i tempi di esecuzione dei lavori e semplificando i molteplici adempimenti che ne impediscono
l’esecuzione affinché possano risolversi in tempi brevi le criticità del problema Ilva, conservando
l’indispensabile equilibrio tra produzione industriale, occupazione e risoluzione di problemi ambientali.
Università
Parola chiave: #università - bari - puglia - italia
Ho dato il mio contributo al progetto del Governo che intende porre al centro della sua agenda politica
l’istruzione e che, per questo, intende stabilizzare gli insegnanti nelle scuole e nelle università.
Riflettendo sulle problematiche che mi ha indicato il Magnifico Rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari, che
mi ha segnalato la mancanza di fondi ordinari per l’assunzione di docenti ordinari non solo per l’università di
Bari ma anche per le altre università italiane, ho presentato un emendamento alla Legge di Stabilità 2014
che tendeva ad incrementare il Fondo per il finanziamento ordinario delle università di 200 milioni di euro
per la realizzazione di un piano straordinario che consentisse l’assunzione di 4mila docenti di prima fascia
negli anni 2015, 2016 e 2017.
Purtroppo il Governo, nonostante fosse favorevole all’assunzione di questi docenti, non ha potuto accogliere
l’emendamento in quanto ancora non è completo il piano complessivo di riordino del settore istruzione
all’interno del quale poter inserire la mia richiesta in maniera funzionale e organica.
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Camera dei Deputati
Proprio per questo motivo, il Governo ha accolto, successivamente, un ordine del giorno (che potete leggere
nella sezione “ordini del giorno” di questo testo) col quale si è impegnato a realizzare questo piano
straordinario di assunzione di docenti ordinari nelle università italiane.
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Camera dei Deputati
Agricoltura
Parola chiave: #nubifragio - dissesto idrogeologico - incentivi aziende agricole - puglia
Purtroppo la Regione Puglia è da sempre martoriata da continui nubifragi e conseguenti dissesti dei terreni
che causano danni agli agricoltori distruggendo continuamente i loro raccolti.
Ho provveduto, pertanto, a richiedere tramite diversi atti parlamentari (che potete leggere nella sezione
“interrogazioni” di questo testo), sia contributi statali per il ristoro di questi danni sia il riconoscimento dello
stato di calamità naturale nei casi più gravi.
Mi sono occupato, in particolare: del nubifragio del 14 maggio 2014 che ha causato ingenti danni alle colture
cerasicole pugliesi che nelle graduatorie relative al settore ortofrutticolo pugliese sono al primo posto con il
39,8 per cento del totale della produzione nazionale di ciliegie; del nubifragio del 14 giugno 2014 che ha
interessato i comuni di Acquaviva delle Fonti, Bitetto, Sannicandro di Bari, Adelfia, Bitritto, Grumo Appula,
Palo del colle, Binetto, Cesano delle Murge, Modugno e Bitonto; del nubifragio del 6 maggio 2014 che ha
colpito la provincia BAT ed in particolar modo i territori di Canosa di Puglia, San Ferdinando di Puglia,
Trinitapoli e Margherita di Savoia.
Parola chiave: #smaltimento rifiuti agricoli
Oggi, la normativa vigente impone alle piccole aziende agricole di smaltire paglie, potature ed altro materiale
vegetale simile alla stregua dei rifiuti speciali, con conseguenti alti costi da sostenere.
L’alternativa (del tutto inaccettabile) per questi piccoli agricoltori è la commissione del reato di illecito
smaltimento dei rifiuti poiché, nella maggior parte dei casi, l’unico metodo per eliminare questi rifiuti è
bruciarli.
Il mio impegno a risolvere questa problematica che interessa non solo gli agricoltori della mia regione ma
tutti quelli presenti in Italia si configura nella risoluzione Pastorelli-Matarrese (che potete leggere nella
sezione “risoluzioni in commissione” di questo testo) che ha impegnato il Governo ad assumere iniziative
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Camera dei Deputati
normative al fine di escludere le piccole attività agricole delle aree montane o svantaggiate dall'applicazione
della normativa sui rifiuti contenuta nella Parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, per quanto
riguarda lo smaltimento della paglia, degli sfalci, delle potature, nonché dei materiali agricoli naturali non
pericolosi, mettendole in condizione di poter utilizzare autonomamente detto materiale mediante pratiche
agricole ordinarie.
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Camera dei Deputati
Disabili
Parola chiave: #disabili - scuola - francavilla - italia
Per un Paese civile il sostegno didattico ai diversamente abili dovrebbe essere innanzitutto un dovere etico e
morale.
In Italia, invece, a garantire questo diritto sembra essere “solo” un quadro normativo puntuale nei minimi
dettagli che parte dai principi costituzionali e termina alle ultime disposizioni previste per gli enti locali,
coinvolgendo in questo modo tutta la filiera istituzionale.
Così come in tutta Italia, anche in Puglia non sempre si assicura il diritto allo studio ai diversamente abili e
sono molte le richieste di aiuto e di risoluzione del problema che sono giunte alla mia segreteria
parlamentare.
Il mio impegno per tentare di risolvere il problema, stimolando il dibattito politico e soprattutto interpellando
il ministro dell’istruzione, si è configurato nella interrogazione che potete leggere nella sezione
“interrogazioni a risposta in commissione” di questo libro.Ho chiesto al ministro, e sono certo che saprà dare seguito alle mie richieste, di garantire il diritto allo studio
a tutti gli alunni diversamente abili, sia dal punto di vista qualitativo per quanto riguarda la didattica sia dal
punto di vista quantitativo per quanto riguarda la continuità e il numero complessivo delle ore di sostegno,
così come disposto dalla normativa vigente e così come contemplato dal Presidente del Consiglio dei ministri
nella sua agenda politica.
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Camera dei Deputati
Immigrazione e sicurezza
Parola chiave: #ex convento santa chiara occupato - bari
L’ex convento di Santa Chiara a Bari fu occupato da circa 200 immigrati e per questo motivo si rischiava di
perdere un finanziamento per la ristrutturazione di questa struttura di circa 8 milioni di euro.
Ho dato il mio contributo alla risoluzione del problema presentando una interrogazione al Ministro
dell’Interno che ha conseguentemente adottato tutti gli opportuni provvedimenti atti a restituire dignità e
sicurezza ai rifugiati provvedendo a trovar loro una sistemazione alternativa ed adeguata e poi a sgomberare
la struttura al fine di far ripartire i lavori di ristrutturazione beneficiando dei fondi europei messi a
disposizione dalla comunità europea.
Potrete leggere il testo dell’interrogazione nella sezione “interrogazioni a risposta scritta” di questo libro.
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Camera dei Deputati
Infrastrutture e trasporti
Parola chiave: #altavelocità - dorsale adriatica - Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce
Uno dei problemi più sentiti dai cittadini pugliesi è la mancanza di una adeguata infrastruttura ferroviaria ad
alta velocità lungo la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce. L’ammodernamento delle attuali linee
ferroviarie e la dotazione di treni ad alta velocità sono stati oggetto di un question time che ho presentato
nell’ottobre del 2013 al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Il Governo ha deciso di rispondere al mio atto e di stanziare successivamente, così come ammesso dallo
stesso ministro, ben 350 milioni di euro per questo nuovo progetto nella legge di stabilità 2013.
Potete guardare il video del dibattito del mio atto cliccando sul link che segue:
VIDEO del question time su realizzazione "dorsale adriatica"
Inoltre, nel 2014, per riequilibrare la dotazione infrastrutturale ferroviaria tra la dorsale adriatica e quella
tirrenica, per soddisfare il diritto dei cittadini ad avere trasporti e servizi efficienti e di qualità ad ogni
latitudine del Paese, per promuovere in sede europea il prolungamento del Corridoio I Baltico-Adriatico lungo
la direttrice Ancona-Pescara-Bari-Taranto-Lecce, che è un elemento centrale per il sistema dei collegamenti
nell’ambito della istituenda Macroregione Adriatico-Ionica da parte della Unione Europea, per individuare
risorse in favore di progetti indirizzati all’ammodernamento della linea ferroviaria della dorsale adriatica, con
particolare riferimento alla direttrice Milano-Lecce, il Governo ha approvato una mozione bipartisan, della
quale sono tra i primi firmatari e contributori in termini di contenuti, impegnandosi ad usare lo strumento
europeo denominato “Meccanismo per collegare l’Europa” che prevede investimenti pari a 50 miliardi di euro
destinati a migliorare le reti europee di trasporto, energia e digitali.
In particolare, questo strumento potrà finanziare progetti per completare i collegamenti mancanti delle reti
infrastrutturali europee tramite l’utilizzo di 31,7 miliardi di euro che comprendono i 10 miliardi di euro
accantonati nel Fondo di coesione per progetti di trasporto nei paesi della coesione, mentre i rimanenti 21,7
miliardi sono a disposizione di tutti gli Stati membri per investimenti nelle infrastrutture di trasporto.
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Camera dei Deputati
Parola chiave: #porto taranto - trasporti - ferroviaLa tratta ferroviaria “Salerno – Potenza – Taranto” sarà realizzata grazie ad un emendamento, approvato in
Commissione Ambiente, firmato Latronico-Matarrese-Iannuzzi e metterà in connessione i due più grandi
porti del Mezzogiorno ovvero quello di Salerno e quello di Taranto.
L’opera sarà inclusa nel “Programma delle infrastrutture strategiche”, di cui alla LEGGE 21 dicembre 2001, n.
443 “Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi
per il rilancio delle attivita’ produttive” e sarà finanziata con 75 milioni di euro, distribuiti negli anni 2015,
2016 e 2017, a valere sui “Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020″.
La tratta ferroviaria non solo collegherà le due importanti strutture portuali con benefici sia per la Campania
che per la Puglia ma porterà fuori dall’isolamento l’intera regione Basilicata.
Una grande infrastruttura strategica di fondamentale importanza per l’intero Mezzogiorno che si dovrà
progettare e realizzare per collegare questa area del Paese con i circuiti di mobilità nazionale.
Parola chiave: #S.S. 172 Laureto – Fasano - S.S. 96 Bari – Altamura
Nel question time che ho discusso in Aula alla Camera dei deputati, ed indirizzata al Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, ho richiesto un deciso intervento per eliminare tutti gli impedimenti di
procedura e burocrazia che vedono protagoniste le pubbliche amministrazioni interessate dalla messa in
sicurezza della S.S. 172, nel tratto Laureto – Fasano per la quale sono stanziati 15 milioni di euro, e per
l’esecuzione dei lavori di allargamento della SS. 96 Bari – Altamura, nei tratti Gravina – Palo del Colle – Bari e
Altamura – Toritto, che prevede finanziamenti per oltre 100 milioni di euro, gran parte dei quali comunitari
nell’ambito del POR mobilità e trasporti 2007/20013.
Erano a rischio i fondi comunitari impegnati e non si corrispondeva alla necessità di messa in sicurezza di
queste importanti infrastrutture sulle quali insiste, da sempre, un traffico importante e che negli scorsi anni
sono state interessate da gravi incidenti stradali con vittime.
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Camera dei Deputati
Il Ministro nella risposta ha dichiarato che, nonostante i gravi ritardi che si registrano i fondi comunitari per i
lavori non andranno persi. Sussiste tuttavia un rischio concreto e pertanto il Ministero ha attivato uno
specifico monitoraggio per quanto riguarda le procedure che seguiranno.
Parola chiave: #s.s 17 foggia-l’aquila
Mi sono occupato della problematica relativa alla strada statale 17 Foggia-L’Aquila in Commissione Ambiente
tramite un question time al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
La strada è una delle più trafficate della zona nord della regione Puglia in quanto rappresenta l’arteria di
collegamento principale con la regione Molise ed è pericolosa per gli automobilisti a causa delle precarie
condizioni del manto stradale e della mancanza di segnaletica verticale ed orizzontale.
Il ministro, nel rispondere alla mia interrogazione, mi ha rassicurato sullo stanziamento di fondi per
l’esecuzione di specifici lavori di manutenzione con interventi sulle pavimentazioni maggiormente
ammalorate, nel tratto compreso tra Lucera e Volturino.
Il ministro mi ha riferito che nell’ambito dell’appaltabilità del piano di manutenzione straordinaria 2012, è
stato aggiudicato un intervento per la realizzazione di distese periodiche in tratti saltuari per un importo di
circa 1,5 milioni di euro e risulta avviata una perizia del valore di 5 milioni di euro riguardante l’asfaltatura del
piano viabile. L’ANAS, dunque, ha assicurato i primi interventi appena si renderanno disponibili le prime
risorse. È prevista, inoltre, una prossima cantierizzazione per il completamento dell’area di svincolo al km
323+200 e della viabilità di servizio dell’ingresso Ovest del Comune di Lucera, per un importo di 2,1 milioni
di euro.
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Camera dei Deputati
Salute
Parola chiave: #registro malformazioni congenite Puglia - ILVA - Taranto
In relazione all’attuazione dell’ordine del giorno che ho presentato alla Camera dei Deputati, unitamente ai
colleghi Zolezzi, Bratti e Latronico, e che impegnava il Governo a concordare con la regione Puglia l’istituzione
di un registro malformazioni congenite per il territorio regionale soprattutto a seguito della situazione di
inquinamento ambientale venutasi a creare a Taranto a causa dell’ILVA, mi scrive personalmente il Ministro
della Salute.
Il Ministro mi comunica intanto che l’Istituto Superiore di Sanità ha apprezzato il nostro impegno
parlamentare e quindi l’ordine del giorno nonché l’impegno del Governo a volerlo accogliere e ad agire di
conseguenza.
Proprio a tale riguardo, l’ISS segnala che la sorveglianza delle malformazioni congenite è uno degli
approfondimenti suggerito nel proprio “Piano di monitoraggio sanitario” redatto per il sito di Taranto che
potete leggere cliccando sul link che segue:
ISS - Piano di monitoraggio sanitario
Vi rimando invece alla lettura del post sul mio blog per quanto riguarda la sintesi sia della missiva del
ministro della salute sia del piano adottato.
POST - ILVA-Taranto, Ministero della Salute a Matarrese: ok al registro malformazioni in Puglia e ad altre iniziative dell’ISS
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Camera dei Deputati
In Europa
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Camera dei Deputati
In missione istituzionale a Bruxelles La Commissione Europea
Ho trascorso due giorni intensi a Bruxelles presso la
Commissione Europea, in missione per conto della
Camera dei Deputati . Ho tenuto diversi incontri di
approfondimento con i dirigenti della Commissione
sui temi che saranno trattati nel prossimo semestre
europeo, il cui Consiglio dell’Unione europea sarà
presieduto dall’Italia da luglio a dicembre 2014, ed
in particolare relativamente alle strategie
comunitarie per superare la crisi.
Abbiamo esaminato le politiche dell’Unione
europea relative alla crescita dei Paesi membri,
all’ambiente ed il clima, all’industria, all’energia ed
allo stato di avanzamento dei fondi comunitari.
Programmi con obiettivi importanti che riguardano il miglioramento e l’efficienza delle pubbliche
amministrazioni (l’Italia è ultima e fa compagnia alla Romania!), la riduzione del costo del lavoro e della
tassazione sulle imprese, gli investimenti in innovazione e ricerca, la formazione e l’inserimento dei giovani
nel mondo del lavoro favorito dal corretto impiego dei fondi comunitari per attrarre investimenti e
promuovere occupazione.
L’Unione Europea è un riferimento necessario per arrivare a quelle riforme strutturali indispensabili per
garantire all’Italia una maggiore competitività ed un diverso futuro.
Programmare con obiettivi temporali a medio e lungo termine non è una vocazione propria del nostro Paese,
troppo soggetto alla volubilità politica ed alla ricerca del consenso. Sono obiettivi importanti, questi, e l’UE ha
stabilito che dovranno essere raggiunti entro il 2020 e, ovviamente, presuppongono a che gli Stati membri
mettano in campo programmazioni ed azioni che siano concreti e conseguenti.
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Camera dei Deputati
È quindi necessaria una profonda sinergia delle azioni politiche dei Parlamenti degli Stati membri e quindi
approfondire la conoscenza delle reciproche iniziative. È questo il senso della missione che siamo stati
chiamati a svolgere.
La crisi, infatti, ha evidenziato la stretta interdipendenza tra le economie dei Paesi membri e ciò richiede,
necessariamente, una una risposta coordinata a livello economico e sociale.
La conoscenza dell’Unione Europea va quindi approfondita e divulgata perché sempre più spesso, a danno dei
cittadini, diviene il luogo ove scaricare le incompetenze e gli insuccessi della politica del solo consenso e delle
facili promesse elettorali disattese.
Il futuro dei giovani è l’Europa ed il nostro futuro dipende dalla capacità dei nostri giovani di innovare e
riformare il nostro Paese, a partire proprio dalla politica.
Invito tutti ad informarsi sul funzionamento dell’UE al link che posto di seguito tenendo conto di questa
sintesi iniziale relativa alla sua struttura.
L’UE ha una struttura istituzionale unica nel suo genere:
– le priorità generali dell’UE sono fissate dal Consiglio europeo, che riunisce i leader politici a livello nazionale
ed europeo– i deputati europei, eletti direttamente, rappresentano i cittadini nel Parlamento europeo – gli interessi globali dell’UE sono promossi dalla Commissione europea, i cui membri sono nominati dai
governi nazionali – i governi difendono i rispettivi interessi nazionali in seno al Consiglio dell’Unione europea.
Link alla struttura istituzionale dell’UE
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Camera dei Deputati
Incontro istituzionale con il Ministro per l’integrazione europea della Serbia Joksimovic: Un impegno per accelerare l’ingresso della Serbia in UE.
Ho incontrato, insieme al Questore della Camera dei Deputati Dambruoso ed altri colleghi, il Ministro serbo
per l’integrazione europea Jadranka Joksimovic alla Camera dei Deputati. Era in visita istituzionale in Italia
poiché il suo Paese sta ultimando il suo percorso di integrazione verso l’Unione Europea, rendendo più strette
le relazioni bilaterali soprattutto con l’Italia. Per questo motivo Belgrado spera di aprire almeno uno dei
capitoli di adesione entro la fine del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea.
Il Ministro ha evidenziato il rapporto di amicizia che lega i due paesi, ricordando come l’Italia, con le sue
numerose compagnie – tra le quali la Fiat – rappresenti l’investitore numero uno in Serbia.
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Camera dei Deputati
La Serbia sta conducendo un ambizioso piano di riforme che entro il 2016 porterà ad una crescita del loro PIL
tale da consentir loro l’ingresso nell’Unione Europea.
L’alleanza politica e di cooperazione tra Italia e Serbia ha consentito ad entrambi i paesi di perseguire
importanti traguardi in campo industriale ed economico ed insieme continuiamo a lavorare per una Europa
più giusta, più unita, più forte e più integrata.
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Camera dei Deputati
Ufficio di Segreteria parlamentare
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Camera dei Deputati
Ufficio
La mia segreteria parlamentare si trova a Palazzo Theodoli-Bianchelli, con ingresso a Piazza del Parlamento,
situato tra via dell'Impresa, via del Parlamento e via del Corso. È sede di uffici di colleghi deputati, dei
Segretari di Presidenza e di uffici della Camera dei deputati quali il Servizio Informatica e il Servizio del
Personale.
Curiosità: #quadro - cubismo - severini
Nel corso dei lavori di ristrutturazione dei locali di Palazzo
Theodoli-Bianchelli, al piano terreno è stato rinvenuto il
dipinto murale "Macchina per produrre calze", 1947-48,
cm. 290 x 210, di Gino Severini (1883-1966). Il dipinto,
in tema con l'attività del negozio di abbigliamento
sportivo allora situato in tali locali, rappresenta un
"montaggio" alla maniera cubista di un macchinario con
cingoli, alberi di trasmissione e ruote dentate.
Gino Severini. - Pittore (Cortona 1883 - Parigi 1966). A
Roma dal 1899, conobbe U. Boccioni e G. Balla che lo
introdusse alla tecnica divisionista. Stabilitosi nel 1906 a
Parigi (dove trascorse, con intervalli, la maggior parte
della sua vita), Severini entrò in contatto con i circoli
dell'avanguardia artistica e letteraria legandosi, in
particolare, a P. Picasso, A. Modigliani, M. Jacob e P. Fort.
Orientatosi inizialmente allo studio di G. Seurat in paesaggi e vedute di Parigi di grande sensibilità cromatica,
si volse poi, sollecitato dalle istanze futuriste e dalla poetica unanimista di J. Romains.
Dal 1921, in cui pubblica il trattato "Du cubisme au classicisme" (Dal cubismo al Classicismo), Severini passa
da un'estetica "cubofuturista" ad una pittura che si può definire "neoclassica" per poi tornare, nel secondo
dopoguerra al futurismo.
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Camera dei Deputati
#indirizzo
Segreteria Parlamentare On. Salvatore Matarrese
Camera dei Deputati
Palazzo Theodoli-Bianchelli
Piazza del Parlamento - 00186 - Roma
#telefono: 06.67.60. 58.09
#e-mail: [email protected]
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Camera dei Deputati
Blog e social network
Di seguito i link verso il mio blog e i profili dei social network che utilizzo per comunicare la mia attività
politica e parlamentare:
www.salvatorematarrese.net
Facebook fan page
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