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2011-11-27 Quel Bravo Ragazzo

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    LA DOMENICADIREPUBBLICA DOMENICA 27NOVEMBRE 2011NUMERO 354

    CULT

    La copertina

    RECALCATI E ZELLINI

    La rivincitadello zero

    Perch la scienzanasce dal nulla

    La recensione

    LEONETTA BENTIVOGLIO

    Torna Gedadai coccodrilliallepicadi un nonno

    Allinterno

    Lintervista

    ANTONIO MONDA

    Lila ZanganehLe lezionidi felicitfatte da Nabokov

    Il teatro

    RODOLFO DI GIAMMARCO

    Franco Branciarolie il declinodi un attoredietro la ribalta

    Il libro

    ALESSANDRO BARICCO

    Una certa ideadi mondo:

    la piccola Americadi Elizabeth Strout

    La primavera

    in cui i Beatlesscoprirono lLsd

    Spettacoli

    ANGELO AQUARO

    E PAUL MCCARTNEY

    Catastrofi dItalia,la lunga storiache non insegna

    Lattualit

    PAOLO RUMIZS

    ononato nel 1942 nel quartiere di Corona, nel Queens. Imiei genitori si erano trasferiti l dal Lower East Side. Laloro idea era lasciare il vecchio quartiere per migliorar-si, come dicevano. Corona mi piaceva. Condividevamo

    una casetta con unaltra famiglia. Sul retro cera un cortile con un al-bero. Si poteva andare al parco: cera qualcosa da vedere. Ma poi miopadre si mise in guai seri col padrone di casa e dovemmo ritornare aElizabeth Street, a Manhattan. In un ce rto senso fu unumiliazione:tornare praticamente nelle due stanze e mezzo in cui era nato, perstare con i miei nonni, finch trovammo un appartamento in fondo

    allisolato, al 253.Nel Queens fu meraviglioso. Nick Pileggi e io ci abbiamo scritto so-pra una sceneggiatura, che vorrei girare. Ma non so se sar mai ca-pace di portarla sullo schermo.

    (segue nelle pagine successive)

    MARTIN SCORSESE

    NEW YORK

    Parlare di Scorsese come avvicinarsi a un mondo im-possibile da ridurre a sintesi. Perch se ha raccontato co-me nessuno lAmerica degli immigrati italiani lui, fi-glio di figli di immigrati forse uno dei pi grandi in-

    namorati di New York, affascinato dalla sua frenesia centrifuga ingrado come nessunaltra cosa di raccontare gli elementi universalidi una vita. I mafiosi di Scorsese sono raccontati nelle loro vite, piche nelle loro gesta. I comportamenti, le amanti, i vestiti e gli sguar-di, gli orologi, i club, i ristoranti. Le stanze che spuntano sempre neiretrobottega. Nei film di Scorsese, nei suoi documentari c tutto:

    musica, guerra, narrazione criminale, costruzione di comporta-menti. un regista che ha battuto talmente tanti sentieri ch e non puessere toccato dalla solita accusa rivolta a chi racconta la vita, quel-la di strada: che con quei film si condizionano i comportamenti.

    (segue nelle pagine successive)

    ROBERTO SAVIANO

    bravoragazzo

    QuelMARTIN SCORSESE

    Gangs of New Yorknon si avvicinaneppure minimamentea quello che vedevoio sulla Bowery

    La strada, il cinemaAutobiografiadi un granderegista

    Repubblica Nazionale

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    Linfanzia crudele nel Lower East Side degli anni Quaranta, lasmache lo isola e gli fa scoprire la magia del grande schermo. cosche il grande regista italoamericano comincia a girare i suoi primissimifilm disegnando storie su foglietti di carta, come oggi raccontain una straordinaria autobiografia

    La copertinaMartin Scorsese

    (seguedalla copertina)

    Quanto alla storia col pa-drone di casa, una fac-cenda piuttosto compli-cata. A quei tempi se unonon era istruito e lavoravain una certa zona, doveva

    stringere legami di vassallaggio con ildato gruppo. Cerano diverse famigliemafiose, e mio padre fiancheggiavauna di queste. Il capo era un suo amico.Fu lui a trovargli casa nel Queens. Miopadre aveva anche molti problemi consuo fratello, Joe. Da quello che ne so,spesso partecipava a riunioni dove cer-cava di evitare che altri mafiosi lo am-mazzassero. Il padrone di casa era unoche aveva un camion per il trasportodella verdura in un garage di fianco acasa nostra. Un giorno pass di l miofratello. Prese una gallina che aveva l ele tir il collo di fronte a lui, facendoloscappare in lacrime. Dopodich co-minci a prendersela direttamentecon mio padre. Probabilmente il pa-drone di casa deve avere pensato chemio padre fosse una specie di gangster.Non era vero, per gli piaceva vestire inun certo modo, mentre laltro era unpo uno zotico. E poi penso che mio pa-dre piacesse a sua moglie. Cos il risen-timento cresceva. E a un certo punto cifu lo scontro. Torn dal lavoro e, in cor-tile, dalle parole passarono ai pugni,finch il padrone di casa prese una-

    scia. Allora la sorella minore di mia ma-dre usc fuori e lo spinse da parte dicen-dogli: Piantala e molla quellarnese.Lascia stare mio cognato. E quello siferm. Proprio come nellUomo tran-quillo di John Ford: sono state le donnea fermare tutto. Solo che quella sera cifu un altro scontro. Li vidi che se le da-vano al bar. Tornai a casa e dissi a miamadre: Stanno litigando. Lei stavastirando e mi disse: Lo so. Subito do-po ce ne dovemmo andare.

    Il Lower East Side era piuttosto duro.Quello che si vede nei film degli anniTrenta, Quaranta e Cinquanta, con iDead End Kids, non era molto lontanodal vero. I ragazzi stavano in strada,giocavano con quello che trovavano. Ilcoperchio di un bidone dellimmondi-zia poteva diventare uno scudo, e perfare la spada si staccava unasse da unacassetta delle arance. Cera un sacco ditraffico, un sacco di gente che vivevaammassata. E molta tensione. Pratica-

    mente vivevo sulla Bowery, e la cosa miha molto segnato. Gangs of New Yorknon si avvicina neanche minimamen-te a quello che vedevo sulla Bowery.

    Nel Queens, la casa aveva stanze pigrandi, dove potevi sempre sparire, al-meno per un po. Qui era impossibile.

    Avevo addosso gli occhi di tutti e nonpotevo dire niente, perch ero il pipiccolo. Cos presi ad andare in chiesa,e rimasi affascinato dai rituali dellamessa. Laltra cosa era che mio padre,ovviamente, non sapeva che diavolofare con me. Dopo avere lavorato tuttoil giorno nel Garment District, andavadai miei nonni, cosa che a mia madrenon andava gi. Alle undici di sera tor-nava a casa con i giornali popolari, ilDaily Newse il Daily Mirror. Cera an-cora tempo per una litigata, e poi tutti aletto. E la mattina dopo usciva per an-dare al lavoro. Cos non che lo vedes-si molto. Ma era costretto a portarmi alcinema; mi portava al cinema in conti-

    nuazione. La mia asma in pratica miisolava da tutti. E nella mia solitudine,mi mettevano in testa lidea di non po-ter fare nulla di fisico. Dovevo staremolto attento e in qualche modo esse-

    re sempre protetto. Per questo divenneimportante per me il rito di andare al ci-nema con mio padre, non importaquale film fosse.

    Frequentavamo il Loews Commo-dore, allangolo tra la Sesta Strada e laSeconda Avenue. Entravamo sempre amet film. Anche l, come in chiesa, ce-ra un senso di pace. Era come partireper un viaggio. Fuori dalla sala i mani-festi vendono sogni, si sa. E quando sientra in un cinema, il sogno reale, oquasi. E poi, condividere queste emo-zioni cos forti con un padre con cuinon parlavo molto, divent il principa-le terreno di comunicazione tra noi. Miport a vedere Il bruto e la bella, il pri-mo film che vidi su come si realizza unfilm. A mio padre piacevano i western.Ultimatum alla Terra fu una grandeesperienza: di pomeriggio, allAca-demy of Music, con duemila spettato-ri. OLa Cosa da un altro mondo di Nybye Hawks, si apre la porta e dietro c Ja-mes Arness nella parte del mostro: haimai visto duemila persone balzare sul-la sedia contemporaneamente?Straordinario.

    Cera un grande contrasto tra i filmche vedevo e lambiente in cui vivevo. Imiei venivano da un paese siciliano. Ein Sicilia, lo sa, non ci si fida di nessuno,si cresce pieni di diffidenza. E, mi spia-ce dirlo, ma questo atteggiamento mivenne inculcato a forza. I miei genitorierano brava gente, lavoratori; non era-

    no n mafiosi n criminali. Ma ceraquesto atteggiamento verso il mondo.Se vedeteNuovomondo di Crialese, imiei nonni erano cos. Negli anni Cin-

    quanta era strano cercare di essereamericano, di acquisire certi valoriamericani. Mi era impossibile renderecompatibile lautorit di un Ei-senhower, che giocava a golf tutto il

    giorno, con la mia esperienza. Venivoda un mondo dove tutto si riassumevain un unico consiglio: Fa quello chevuoi ma sta in campana. Quando sta-

    vo girando The Departed - Il bene e ilmale, ho scoperto che alla fine la storiaparlava di queste stesse cose, di padri efigli. Stavo girando la scena con Jack(Nicholson, ndr) a tavola e Leonardo

    (DiCaprio, ndr) nel locale. Erano settepagine di sceneggiatura, le avevamogirate la sera prima, ed era andato tut-to bene. Ma a un certo punto dico a Leo:

    C qualcosa, qui, non so esattamen-te cosa, che non ancora uscita fuoribene. Sentivo che doveva essere ilpunto di svolta del film. Sapevo che do-vevo stargli addosso e aiutarlo ad anda-

    re in certe direzioni. Cos dico a Jack:Jack, domani rifacciamo la stessa sce-na. Se ti viene in mente qualcosa perrendere nervoso Leonardo....

    Il giorno dopo Jack arriva, si siede,aspetta che si sieda Leo, e la prima co-sa che fa annusare il bicchiere e dire:Puzza di talpa. E poi tira fuori una pi-stola. Fu fantastico. La reazione di Leo-

    MARTIN SCORSESE

    Il mio cinema la strada

    BAMBINO

    Dallalto in senso orario: Scorsese a sette mesi con la madre Catherine,la zia e il cugino; nel Queens travestito da indiano; la strada dove viveva,Elizabeth Street a Little Italy; con il fratello Frank. In copertina Martinin toga e cappello neodiplomato alla junior high school

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    (seguedalla copertina)

    Scorsese ci racconta la vita di quegli immigrati che, dopo generazioni, ancora portano lac-cento italiano nel loro inglese e ancora si definiscono i taliani anche se non lhanno mai vistalItalia. Con la trilogiaMean Streets(1973),Quei bravi ragazzi(1990) e Casin (1995) non ha

    voluto costruire la mitologia del mobster, del mafioso. Unepica positiva dellantieroe. Ha sempli-cemente voluto raccontare la vita cos com, come lui la percepisce e la vive, senza porsi limiti.Ho sempre creduto che un regista, un narratore, debba raccontare, fare arte, senza avere la pre-sunzione di educare. Del resto, se prescindiamo da quelle critiche sterili che mai hanno fatto delbene allarte, non esistono film che educano al bene e film che educano al male, ma solo film dibuona qualit e film di cattiva qualit. Lemulazione e la mistificazione sono sempre esistite e se ifilm sono prodotti culturali di massa e quindi facilmente individuabili come responsabili di de-terminati comportamenti, nei secoli non possiamo ignorare che Goethe e Foscolo furono critica-ti per aver suggerito il suicidio a molti ragazzi delusi da politica e amore. Che Wagner, Nietzsche oTolkien siano stati in maniera diversa e in epoche diverse accusati di aver aderito o ispiratoteorie naziste.

    Ma sono altre le dinamiche che portano a compiere gesti estremi, non guardare un bel film oleggere un buon libro. Del resto, questo grado di empatia tra film e societ credo sia ascrivibile al-la potenza che Scorsese ha nel mostrare come le vite dei gangster non siano poi cos diverse dallevite di noi comuni mortali. Lalchimia nei film di Scorsese proprio questa: raccontare il quoti-diano, il percorso di tutti i giorni di queste persone, un percorso che si intreccia con i nostri per-corsi. Il fascino nasce dal cortocircuito dellinesistenza, in quei percorsi, del limite. I criminali sem-bra possano tutto. E poi, presto, pagheranno tutto. Il loro essere cafoni, spesso cialtroni e ridicoli un aspetto umano.Quei bravi ragazzieCasin sono entrambi tratti dai romanzi di Nicholas Pi-leggi, romanzi in cui lo scrittore descrive come latteggiamento paesano che i nipoti di ita liani as-

    sumono nelle metropoli americane diventino atteggiamenti vincenti che mettono paura e crea-

    no soggezione nella comoda comunit Wasp trincerata dietro le sicurezze di un lavoro certo, mamonotono e noioso. Si crea epica perch si raccontano le gesta di persone senza limiti. E quellas-senza di limiti affascina. Non si pu negare, e constatarlo non significa aderire al crimine. Il docu-mentario Italoamericani(1974) un capolavoro in cui Scorsese racconta di sua madre e suo pa-dre, di come vivevano. la dimostrazione di come non gli stia a cuore solo laspetto criminale con-nesso alla presenza di immigrati italiani in America, ma di come tenda anzi a decostruire i precon-cetti che li riguardano. Troppe volte in un cognome italiano echeggia per chi lascolta negli StatiUniti un fascino esotico legato allimmaginario criminale. La comunit italoamericana ne infa-stidita, ma non con il silenzio che si risponde al pregiudizio. raccontando che dimostriamo diessere altro dalle mafie. Nel 2010 un rapper siciliano, Izio Sklero, in un testo Tu Vo Fari u Sici-liano racconta di come si sfrutti il mito della mafia per sembrare pi cattivo e di come ci si dialaria da meridionale, magari usando lo slang per intimidire chi crede che Al Pacino sia un altroboss siculo. Ma non c imitazione che tenga, a quel mondo o si appartiene o non si appartiene. Iboss oggi parlano in italiano, hanno studiato, sono persone curate, dai bei fisici e dallaspetto gra-devole.

    Quindi guardiamo allarte come a uno specchio della vi ta senza eccessivi moralismi. Non sonoi film di Scorsese o di Coppola, non Scarface o Al Pacino, Joe Pesci o Robert De Niro a plasmarela realt che ci circonda. Quando la maggiore economia del mondo quella criminale, accade chequesti film smettano di essere solo racconti di una parte del mondo. Scorsese non sta solo parlan-doa te, spettatore che guardi i suoi film. Sta parlando di te. Del resto Martin Scorsese quello chenel 1986 gira il videoclip di Bade che riguardo a Michael Jackson ha detto: Lesibizione che fecealMotown 25: Yesterday, Today, Forever stata la cosa pi bella che io abbia mai visto. Era cos sem-plice, cos pura, ballava da solo in scena. S, questo Scorsese.

    N inni ai mafiosi, n condanne moralistesolo il nudo racconto della vita cos com

    ROBERTO SAVIANO

    nardo in tempo reale. Gli ho detto:Devi convincerlo che tu non sei linfa-me, anche se tu lo sei. Ero felice di co-me stava venendo la scena, e dun trat-

    to ho pensato: ma io questa scena lhogi girata. Col senno di poi, mi accorgoche questo il tema di tanti miei film,daMean Streetse Toro scatenato in poi.Ci sono sempre padri e figli, e ognuno

    deve allaltro qualcosa. Ci sono la fidu-cia e il tradimento.

    Nel mondo in cui sono cresciuto io,il tradimento era la cosa peggiore che ti

    potesse capitare. La caduta di un gang-ster per me altrettanto interessante diquella di un presidente o di un cantan-te famoso. Per esempio in Casin, pri-ma c il tradimento, e poi la caduta.

    Parliamo di persone che, diciamo cos,sono di natura diversa dalla nostra. Maper me si tratta solo di esseri umani. Iltradimento ha che fare con lamore. Ci

    deve essere un legame tra le personeche si tradiscono, altrimenti non fareb-be cos male. Ecco perch La valle del-lEden stato un film cos importanteper me. Per la lotta tra padre e figlio. C

    il fratello buono e quello cattivo. A casanostra, il conflitto era soprattutto tramio padre e mio fratello maggiore. Io inteoria ero quello buono. Ma quando vi-

    di La valle dellEden, mi resi conto chemi sentivo come il personaggio di Ja-mes Dean. Provavo le stesse cose delcattivo. Sentivo tutto ci che sentivanogli adolescenti quando vedevano Ja-

    mes Dean in quel film.Le mie radici sono ancora

    l. Non appartengo a un mondo discrittori o di artisti. Col passare del tem-po mi sono reso conto che non voglioconsiderarmi diverso da quello che so-no. Ma da piccolo, quando crescevo inquel quartiere, mi sentivo davveroschiacciato. E lunica via di sfogo eraimmaginare storie, cose del genere. Finda piccolo. Lavoravo molto di fantasia.E disegnavo i miei film. I primi li dise-gnai in bianco e nero e nel formato 1.33,che era quello standard del cinema del-lepoca. Un giorno mio padre mi videche ci giocavo e dovetti nasconderli.Non capiva che cosa stessi facendo, epens che me ne stessi troppo per con-to mio. Non completai pi le storie. Sta-vo diventando un adolescente, e le co-se cominciavano a cambiare.

    Traduzione Alberto Pezzotta 2011 by Richard SchickelPublished by Arrangement

    with Agenzia Letteraria Santachiara

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    IL LIBRO

    Il testo riprodotto in queste pagine,come le fotografie, tratto da Martin Scorsese,

    conversazioni su di me e tutto il resto ,autobiografia del grande regista italoamericanoraccolta dal critico cinematografico e filmakerRichard Schickel. In Italia edito da Bompiani

    (502 pagine, 22,50 euro), in libreria in questi giorni

    STORYBOARD

    Dallaltoa sinistra,uno storyboarddellinfanzia;sul set del primocorto (1963);lo storyboardperMean Streets(1973). A lato,alluniversit(1963)

    I GENITORI

    Charles e CatherineScorsese, spessocoinvolti in film (sotto)e documentari(al centro

    in Italoamericani , 1974)

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    Le alluvioni di Genova, della Liguria e di Messina. LAquila ancora cittfantasma dopo lultimo terremoto. E prima ancora, Vesuvio, Irpinia, Vajont,fino al Medioevo. Ecco come il nostro Paese stato devastatodai disastri naturali. E ogni volta ha dimenticato la lezione

    LattualitAmnesie

    Nel1859 un tuono nel fon-do dellAppennino fa apezzi Norcia, squarcia leantiche mura e inghiottecentinaia di vite. Mancaun anno allannessione

    dellUmbria da parte dei Savoia, la ci ttmedievale fa ancora parte dello Statodella Chiesa e tocca al Papa intervenire.Ebbene, alla notizia del terremoto, PioIX, luomo teoricamente pi reaziona-rio dellepoca, impone unilluminatanormativa antisismica. Queste regoleindispensabili, ma impopolari per viadegli aggravi alla spesa edilizia, non sa-ranno mai applicate. Motivo: con larri-vo dei piemontesi lordine antico deca-de. Siamo in Italia, le norme danno fa-stidio. E poi il Paese ha altre gatte da pe-lare, a partire dalle rivolte del Sud. Per inorcini, neanche dire, una festa. Il ple-biscito del 1861 per loro unoccasioneunica per accantonare limpopolare an-tisismica papalina, azzerare la memoriae gettare le premesse di un secolo e mez-zo di malaedilizia e conseguenti disa-stri. Ce le siamo sempre cercate, le scia-gure, ignorando scientemente la storia,e la rimozione continua anche oggi, conle celebrazioni del centocinquantena-rio dellUnit che rimbombano di fan-fare ma evitano accuratamente i disa-

    stri. Messina diventa un fiume di fango,la Liguria si squarcia sotto le grandipiogge, lAquila ancora una citt fan-tasma dopo lultimo sisma, ma nel gran-de compleanno dellItalia i terremoti, leeruzioni, le frane e le alluvioni non han-no cittadinanza. Eppure se c una cosache ci fa nazione proprio il disastro, lasua anormale frequenza, il modo concui la catastrofe naturale si riverbera suun territorio notoriamente mal costrui-to. la nostra reazione alle avversit, lalezione che ne traiamo, e soprattutto ilmodo in cui esse vengono (raramente)elaborate o (pi spesso) dimenticate.

    Quando il Tevere invade Roma nel di-cembre 1870, sotto londa emozionalesi decide di dare alla citt una miglioredifesa dallacqua, ma ecco che la solitacommissione parlamentare insabbiatutto, al punto che cinque anni dopo,non essendoci ancora nulla di deciso,Giuseppe Garibaldi in persona rompegli indugi, abbandona inferocito la suaCaprera e torna nella Capitale per in-chiodare i politici alle loro responsabi-lit. Accolto da una folla immensa, tieneun memorabile discorso ai romani conla voce dei bei giorni e li esorta a essereseri, seri, seri e fermi. Solo allora i l Par-lamento si muove e d via libera ai lavo-ri per i muraglioni di rinforzo alle rive del

    Tevere. Se oggi Roma al sicuro solograzie a quellurlo del Generale.

    un fatto che lItalia non pu pi per-mettersi di subire terremoti e alluvionisenza trarre lezioni dal passato. E forseora qualcosa timidamente si muove,anche su spinta della presidenza dellaRepubblica. A Spoleto nato un Centroeuromediterraneo che raccoglie la do-cumentazione sugli eventi estremi e i di-sastri. Il 12 dicembre il tema dellUnitdItalia riletta attraverso i disastri saraffrontato a Roma allAccademia di SanLuca in un convegno con i massimiesperti italiani del settore. incredibi-le quanto si debba insistere per far capi-re cose di unovviet assoluta, dice ilprofessor Domenico Giardini, nuovopresidente dellIstituto nazionale digeofisica. Le cose giuste le aveva gidette Rousseau dopo il terremoto di Li-sbona del 1755. Disse che lecatombe fatale se luomo si ostina a costruire ca-se di sei piani in zone sismiche. Ma noiormai siamo cos freneticamenteproiettati sul futuro che non abbiamopi tempo di riflettere sul passato e ognicatastrofe ci sembra un evento eccezio-nale. unamnesia fatale per un Paeseche ha una media di mille morti lannoper terremoti. In confronto alla cecitdelloggi era quasi meglio la vecchia su-

    perstizione, quando alluvioni e terre-moti erano punizioni divine. Cerano al-meno i preti a tenerci in allerta con lerogazioni, processioni che evocava-no il male con scongiuri, simbologie, ri-tuali e precisi anniversari liturgici.

    Il Vesuvio, per esempio, chi ci pensapi. Poi guardi la storia dei 150 anni e ve-di che non dorme affatto. Comincia pro-prio nel 1861, salutando con una bottamemorabile lannessione al Piemonte.Poi brontola, in sequenza ininterrotta,nel 1867, 1872, 1891. Quattro anni dopoun nuovo rigurgito di lava crea il ColleMargherita e a seguire, nel 1899, unaPiedigrotta di lapilli genera Colle Um-berto. Nel 1906 uneruzione violenta di-strugge Borgo Tre Case, poi c quelladel 29 e ancora quella del 44, descrittadallo scrittore Norman Lewis, che aNapoli con lesercito americano. SanSebastiano minacciato e il paese escein processione verso la lava con la statuadel protettore. Ma la gente non si fidatroppo e chiama in rinforzo San Genna-ro, il cui tabernacolo viene per tenutonascosto fino allultimo in un vicolo,perch Sebastiano non abbia a offen-dersi. Da allora il pentolone tace, la me-moria del pericolo corso si attenua edecco, puntuali, i palazzinari allassaltodella scarpata di lava. Idem per frane e

    alluvioni. Palermo pare estranea a cata-strofi di tipo messinese, ma basta unoc-chiata al passato per cambiare idea. An-drea Goltara, direttore del Centro italia-no di riqualificazione fluviale, ricordalesondazione del 1862, quella del 1925e soprattutto quella, eccezionale, del1931. Da allora si talmente costruito inzone allagabili che, se oggi si ripetesse lagrande pioggia di quellanno, i danni sa-rebbero infinitamente pi gravi. I disa-stri sono spesso recidivi, e quello di que-stanno a Genova stato preceduto daeventi analoghi nel 1945, 1951, 1953 e1970. E che dire dellesondazione del-lArno nel 66: una fotocopia di quella giaccaduta nel 1844.

    Dal Dodicesimo secolo a oggi, MarcoAmanti dellIspra ha registrato 480milafrane sul territorio nazionale, estese sulsettanta per cento dei Comuni. La map-pa dei terremoti dal 1861 registra nonsolo una sequenza ininterrotta di sismie quindi la necessit di unallerta co-stante, ma mostra con evidenza che ne-gli ultimi ventanni le scosse forti sonosemmai diminuite per cui statistica-mente c da aspettarsi un bel tuonoa tempi ravvicinati. Pi che lAquila,preoccupa il silenzio sismico che le staattorno. Lamnesia funzionale al ce-mento. Lo si visto nel 2009 allAquila,

    Storia dItalia e di catastrofiPAOLO RUMIZ

    Repubblica Nazionale

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    migliore di noi. LUnit dItalia azzeranche la toponomastica ammonitri-ce. Nello zelo cartografico dei sabaudi,piccoli nomi di luogo come Pozzallo,Pietratagliata, Trematerra, Acquapen-dente, persero il loro senso o furonofraintesi. La costa sarda di Maluventufu registrata come Maldiventre daipiemontesi che non capivano il sardo eper parecchie navi quel pezzo di maredivenne infido perch il nuovo nomenon conteneva pi lavvertimento. Gliesempi dello stesso tipo non si contano.La frana pi estesa dItalia, quella di An-cona del 1982, avvenne su un pendiodetto Ruina, dove dallepoca dei Ro-mani non sera mai costruito proprioperch si credeva al senso dei nomi.

    E che dire del Vajont, 1963, dove nellago artificiale di una diga appena co-struita cadde un monte intero dettoToc, che significa pi o meno qual-cosa in bilico. Larroganza dei signoridellenergia nelluso del territorio e lasupponenza degli ingegneri di fronte al-la memoria dei montanari fece, in unbotto solo, duemila morti. Per un nomeignorato vennero gi trecento milioni dimetri cubi di roccia e terra, e fu la pigrande frana di sempre. Non fu la natu-ra a essere matrigna, ma gli uomini a es-sere pessimi figli.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    CRONACHE

    Dallalto a sinistra in senso orario, Laguna di Venezia, dalla partedelle Fondamenta Nuove, completamente ghiacciata nel 1709;Firenze inondata dallArno nel 1844; maggio 1926, la Domenicadel Corriere racconta lesondazione del Po a Mortizza (Piacenza);disegno delle rovine della chiesa della Madonna di Loretoa Polla (Salerno) dopo il terremoto del 1857; alluvionedel Tevere a Roma nel 1557 in una stampa tedesca

    dove molti ignoravano di trovarsi in areasismica e dove, in quel vuoto di memo-ria, i pirati delledilizia avevano fattocarne di porco del territorio. una ten-denza vecchia come lItalia. Dopo il ter-remoto di Rimini del 1916, i parlamen-tari romagnoli fecero di tutto per far re-vocare le norme antisismiche e quandoci riuscirono, negli anni Venti, furonoaccolti come eroi alla stazione e portatiin trionfo dalla popolazione. Stessa co-sa in Friuli, dopo il terremoto del 1928. Ipaesi pi ammanigliati scansarono lenorme di sicurezza che avrebbero com-portato spese edilizie maggiorate del 15per cento, mentre i periferici subirono.Risultato: nel maggio del 1976 i centriesentati come Gemona videro uneca-tombe. Gli altri, come Pioverno, non eb-bero neanche un morto.

    Solo chi ricorda sa il pericolo che cor-re, e quindi accetta di sottoporsi a rego-le che gli salveranno la vita, sbottaEmanuela Guidoboni, storica dei terre-moti e ideatrice del centro di Spoleto.Per salvarci dai disastri, una forte me-moria condivisa pi importante di unsofisticato tecnicismo che porta fatal-mente a delegare le soluzioni a pochi, ascelte emergenziali, verticistiche, e alloscavalcamento delle regole. Ricordareci aiuta invece a fare scelte democrati-che e condivise, e a mobilitare la parte

    LEVENTO

    Si svolge il 12 dicembre a Roma allAccademia nazionaledi San Luca la Prima giornata per la divulgazione storica, scientificae culturale sui disastri naturali. Organizzata dal Centro Eedis (Eventiestremi e disastri) e dallIstituto nazionale di geofisica e vulcanologia,

    analizza 150 anni dItalia unita attraverso i suoi disastri. Lultimapubblicazione del Centro Eedis Il peso economico e socialedei disastri sismici negli ultimi 150 annidi Emanuela Guidoboni

    e Gianluca Valensise (Bononia University Press)

    Repubblica Nazionale

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    PARIGI

    Considerandola una cosa del tutto normale

    per quei tempi, si misero in fila. I tempi erano esat-tamente tra il 1850, forse anche prima, e il 1930, for-se anche dopo. La fila raggiunse il miliardo e quat-trocentomila persone, forse anche di pi. Erano icivilissimi europei che si affollavano felici tra irecinti, le gabbie, i palcoscenici nei quali eranoconfinati uomini e donne come loro, ma con un di-verso colore della pelle. Erano bambini tedeschi,francesi, americani che si divertivano nei circhi oalle feste di piazza vedendo la donna barbuta, lozul scatenato, Toro Seduto e Geronimo impe-gnati in danze e spettacoli. Erano uomini e donneche guardavano altri uomini e donne chiusi neglizoo umani. Il pregiudizio viene da lontano, diceLiliam Thuram, leggenda del calcio italiano emondiale, che dal 2008 presiede la Fondation edu-cation contre le racisme. Oggi Thuram parla in ve-ste di commissario generale de Linvention dusauvage, la mostra che da marted 29 fino al 3 giu-gno, al Muse del Quai Branly, a Parigi, racconterattraverso pi di cinquecento tra oggetti, fotogra-fie, filmati e documenti la costruzione del diver-so, quindi la nascita del razzismo.

    Tra la fine del Quindicesimo secolo e linizio delSedicesimo lOccidente inventa il selvaggio.Uomini e donne venuti dallAsia, dallAfrica e dal-lOceania intrattengono le corti reali. Sono botti-ni umani portati dagli esploratori, uomini chetengono al laccio elefanti e giraffe, e che finisconoper diventare animali essi stessi.

    Gi nel 1550 gli indiani della trib Tupinambasfilavano a Rouen davanti a Enrico II. Il successo fuimmenso, la gente accorreva, qualcuno fiut laf-fare. Nacquero cos gli zoo umani, le fiere, i cir-chi, ifreak show(nel 1932, sui deformi, lamerica-no Tod Browning girer proprio Freaks, divenutofilm cult); i selvaggi, gli uomini esotici, vengonomostrati alle Esposizioni universali e coloniali. Glizul a Londra, gli aborigeni a Parigi, i circhi Bar-num e Bailey negli Stati Uniti. La diversit diventaspettacolo, e il selvaggio la garanzia di un tuttoesaurito. Inizia il razzismo scientifico con unesempio per tutti: la Venere ottentotta dal sessosmisurato (raccontata dal bel film Venere nera diKechiche) prima sfruttata da un sudafricano co-me lei (ma bianco); poi, morta di stenti e sifilide, se-zionata e il suo calco di gesso esposto al pubblico.

    Quando nellOttocento la gente vedeva questepersone, usciva dagli zoo umani pensando di ave-re davvero visto il selvaggio, dice Thuram, cheper due anni, accanto ai commissari scientifici, gliantropologi Pascal Blanchard e Nanette JacomijnSnoep, ha lavorato alla mostra. Abbiamo raccol-to fotografie dellepoca, ma anche le cartoline deiselvaggi molto alla moda, manifesti dei circhi edegli spettacoli, pupazzi animati, calchi di gesso,filmati. Il razzismo si formava non solo davanti airecinti, ma anche attraverso quadri bellissimi,manifesti graficamente splendidi, richiami irresi-stibili. E Thuram, uomo di origine africana, si mai commosso, o irritato, davanti a questi ogget-ti? Alcune cose mi hanno colpito. La prima lin-gresso dellHagenbeck Zoo ad Amburgo: attornoalla porta ci sono foto di animali e uomini venutida Africa, Asia e Oceania, messi allo stesso livello.Le hanno lasciate l, nessuno ci fa caso. Poi la sto-ria di un uomo africano microcefalo presentatocon il nome di What is it?, che roba ?, come la-nello mancante tra lorango e luomo. Ma anchedue deliziosi sottobicchieri: nel primo vedi unbambino bianco che d un pezzo di cioccolato a

    un bambino nero chiuso in un recinto; nellaltro lostesso bambino bianco d una mela a un elefante.Ma nella mostra non ci sono colpevoli e vittime: csolo la Storia.

    LA DOMENICAs 36

    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011

    S

    Aborigeni, zul, uomini-leone,donne-giraffa. Rinchiusi ed espostial pubblico, immortalati in cartoline

    e gadget.Per secoli lOccidenteha spettacolarizzato il nero per inventarsiil mito della superiorit. Come rivelaora una grande mostra allestita a Parigie curata da Liliam Thuram

    La storiaIdeologie

    i cominciato molto presto a inventare il selvaggio, e a esibir-lo, farne spettacolo. A farne oggetto di curiosit morbosa, di sfo-go alle fantasie pi inconfessabili, specie quelle sessual i. A ingi-gantire il diverso, lo strano, il mostruoso. A farne il ricet-tacolo delle convenienze propagandistiche del momento, del-le paure e, insieme, dei desideri proibiti. Da quando gli antichiegiziani esibivano i nani neri provenienti dal B asso Nilo, il Me-dioevo esib i propri mostri, esseri difformi nelle fiere, JuanBosch i suoi incubi impareggiabili nei dipinti, Cristoforo Co-lombo e poi conquistadores e pirati riempirono le corti europeecon gli strani campioni di umanit strappati al Nuovo mondo,filosofi e scrittori di viaggi suscitavano brividi nei loro lettori coni racconti sui cannibali. Ma solo nellOttocento e nel primo

    Novecento lesibizione del selvaggio e del diverso avrebbero as-sunto dimensioni industriali.

    Ne d conto, in modo enciclopedico, lesposizione pariginaLinvention du sauvage, accompagnata da un catalogo impo-nente, ricchissimo di documentazione iconografica, cui hanno

    collaborato oltre settanta specialisti.Zoo umani, il sottotitolo, un termineconiato da Desmond Morris negli anni Ses-santa per descrivere la condizione delluomomoderno che, costretto a vivere nella giungladi cemento della citt come un animale in gab-bia, svilupperebbe comportamenti animaleschilegati a questa sua condizione di cattivit. Nel conte-sto dellesposizione parigina il riferimento invece aglioltre 35mila esseri umani esotici o anomali che dal1800 a met 1900 furono esibiti come animali allo zoo, tal-volta letteralmente in gabbia.

    Erano spettacoli da circo o da baraccone, sapientemente mes-si in scena e coreografati da impresari specializzati nello stupireed eccitare il pubblico, sollecitarne il voyeurismo. Pioniere in

    America era stato P. T. Barnum, quello del famigerato Circo. Pio-niere in Europa fu invece il pescivendolo amburghese Carl Ha-genbeck, che dopo aver ri fornito gli zoo di animali si mise ad esi-bire indigeni samoiedi o samoani. Ilfreak show, lesibizione delmostro, dello scherzo di natura, e la performance con brivido dei

    LEuropa in filadavanti alle gabbiedel buon selvaggio

    La fabbrica del razzismoSIEGMUND GINZBERG

    LAURA PUTTI

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    zooUominie

    Repubblica Nazionale

  • 8/3/2019 2011-11-27 Quel Bravo Ragazzo

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    PARIGI

    Considerandola una cosa del tutto normale

    per quei tempi, si misero in fila. I tempi erano esat-tamente tra il 1850, forse anche prima, e il 1930, for-se anche dopo. La fila raggiunse il milia rdo e quat-trocentomila persone, forse anche di pi. Erano icivilissimi europei che si affollavano felici tra irecinti, le gabbie, i palcoscenici nei quali eranoconfinati uomini e donne come loro, ma con un di-verso colore della pelle. Erano bambini tedeschi,francesi, americani che si divertivano nei circhi oalle feste di piazza vedendo la donna barbuta, lozul scatenato, Toro Seduto e Geronimo impe-gnati in danze e spettacoli. Erano uomini e donneche guardavano altri uomini e donne chiusi neglizoo umani. Il pregiudizio viene da lontano, diceLilian Thuram, leggenda del calcio italiano e mon-diale, che dal 2008 presiede la Fondation educa-tion contre le racisme. Oggi Thuram parla in vestedi commissario generale de Linvention du sauva-ge, la mostra che da marted 29 fino al 3 giugno, alMuse del Quai Branly, a Parigi, racconter attra-verso pi di cinquecento tra oggetti, fotografie, fil-mati e documenti la costruzione del diverso,quindi la nascita del razzismo.

    Tra la fine del Quindicesimo secolo e linizio delSedicesimo lOccidente inventa il selvaggio. Uo-mini e donne venuti dallAsia, dallAfrica e dallO-ceania intrattengono le corti reali. Sono bottiniumani portati dagli esploratori, uomini che ten-gono al laccio elefanti e giraffe, e che finiscon o perdiventare animali essi stessi.

    Gi nel 1550 gli indiani della trib Tupinambasfilavano a Rouen davanti a Enrico II. Il successo fuimmenso, la gente accorreva, qualcuno fiut laf-fare. Nacquero cos gli zoo umani, le fiere, i cir-chi, ifreak show(nel 1932, sui deformi, lamerica-no Tod Browning girer proprio Freaks, divenutofilm cult); i selvaggi, gli uomini esotici, vengonomostrati alle Esposizioni universali e coloniali. Glizul a Londra, gli aborigeni a Parigi, i circhi Bar-num e Bailey negli Stati Uniti. La diversit diventaspettacolo, e il selvaggio la garanzia di un tuttoesaurito. Inizia il razzismo scientifico con unesempio per tutti: la Venere ottentotta dal sessosmisurato (raccontata dal bel film Venere nera diKechiche) prima sfruttata da un sudafricano co-me lei (ma bianco); poi, morta di stenti e sifilide, se-zionata e il suo calco di gesso esposto al pubblico.

    Quando nellOttocento la gente vedeva questepersone, usciva dagli zoo umani pensando di ave-re davvero visto il selvaggio, dice Thuram, cheper due anni, accanto ai commissari scientifici, gliantropologi Pascal Blanchard e Nanette JacomijnSnoep, ha lavorato alla mostra. Abbiamo raccol-to fotografie dellepoca, ma anche le cartoline deiselvaggi molto alla moda, manifesti dei circhi edegli spettacoli, pupazzi animati, calchi di gesso,filmati. Il razzismo si formava non solo davanti airecinti, ma anche attraverso quadri bellissimi, ma-nifesti graficamente splendidi, richiami irresisti-bili. E Thuram, uomo di origine africana, si maicommosso, o irritato, davanti a questi oggetti? Al-cune cose mi hanno colpito. La prima lingressodellHagenbeck Zoo ad Amburgo: attorno allaporta ci sono foto di animali e uomini venuti daAfrica, Asia e Oceania, messi allo stesso livello. Lehanno lasciate l, nessuno ci fa caso. Poi la storia diun uomo africano microcefalo presentato con ilnome di What is it?, che roba ?, come lanellomancante tra lorango e luomo. Ma anche due de-liziosi sottobicchieri: nel primo vedi un bambinobianco che d un pezzo di cioccolato a un bambi-

    no nero chiuso in un recinto; nellaltro lo stessobambino bianco d una mela a un elefante. Manella mostra non ci sono colpevoli e vittime: c so-lo la Storia.

    LA DOMENICAs 36

    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011

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    Aborigeni, zul, uomini-leone,donne-giraffa. Rinchiusi ed espostial pubblico, immortalati in cartoline

    e gadget.Per secoli lOccidenteha spettacolarizzato il nero per inventarsiil mito della superiorit. Come rivelaora una grande mostra allestita a Parigie curata da Lilian Thuram

    La storiaIdeologie

    i cominciato molto presto a inventare il selvaggio, e a esibir-lo, farne spettacolo. A farne oggetto di curiosit morbosa, di sfo-go alle fantasie pi inconfessabili, specie quelle sessual i. A ingi-gantire il diverso, lo strano, il mostruoso. A farne il ricet-tacolo delle convenienze propagandistiche del momento, del-le paure e, insieme, dei desideri proibiti. Da quando gli antichiegiziani esibivano i nani neri provenienti dal B asso Nilo, il Me-dioevo esib i propri mostri, esseri difformi nelle fiere, JuanBosch i suoi incubi impareggiabili nei dipinti, Cristoforo Co-lombo e poi conquistadores e pirati riempirono le corti europeecon gli strani campioni di umanit strappati al Nuovo mondo,filosofi e scrittori di viaggi suscitavano brividi nei loro lettori coni racconti sui cannibali. Ma solo nellOttocento e nel primo

    Novecento lesibizione del selvaggio e del diverso avrebbero as-sunto dimensioni industriali.

    Ne d conto, in modo enciclopedico, lesposizione pariginaLinvention du sauvage, accompagnata da un catalogo impo-nente, ricchissimo di documentazione iconografica, cui hanno

    collaborato oltre settanta specialisti.Zoo umani, il sottotitolo, un termineconiato da Desmond Morris negli anni Ses-santa per descrivere la condizione delluomomoderno che, costretto a vivere nella giungladi cemento della citt come un animale in gab-bia, svilupperebbe comportamenti animaleschilegati a questa sua condizione di cattivit. Nel conte-sto dellesposizione parigina il riferimento invece aglioltre 35mila esseri umani esotici o anomali che dal1800 a met 1900 furono esibiti come animali allo zoo, tal-volta letteralmente in gabbia.

    Erano spettacoli da circo o da baraccone, sapientemente mes-si in scena e coreografati da impresari specializzati nello stupireed eccitare il pubblico, sollecitarne il voyeurismo. Pioniere in

    America era stato P. T. Barnum, quello del famigerato Circo. Pio-niere in Europa fu invece il pescivendolo amburghese Carl Ha-genbeck, che dopo aver ri fornito gli zoo di animali si mise ad esi-bire indigeni samoiedi o samoani. Ilfreak show, lesibizione delmostro, dello scherzo di natura, e la performance con brivido dei

    LEuropa in filadavanti alle gabbiedel buon selvaggio

    La fabbrica del razzismoSIEGMUND GINZBERG

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    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011

    selvaggi autentici erano le due facce della stessa meda-glia. Si misero in scena gemelli siamesi, donne e bambinipelosi, uomini-leone e uomini-elefante. Tra 1800 e 1815grandi folle accorsero a Londra e a Parigi ad ammirare, sbir-ciare, misurare, persino toccare eccitati le forme ipertrofi-che della povera Venere ottentotta. Cos come la gente

    correva a vedere gli Indiani di Buffalo Bill (che almen o era-no pagati). Limbroglio degli imbonitori faceva parte delgioco. Andarono in scena anche uno spaventoso guerrie-ro del Dahomey, che invece veniva dal North Carolina, deicacciatori di teste del Borneo, cresciuti per in una fatto-

    ria dellOhio, persino bianchi trasformati in cannibali delcontinente nero con una mano di vernice.

    La messa in mostra del selvaggio si ammant presto dirazzismo scientifico, prima ancora di dar man forte al raz-zismo popolare. Poi si trasform in esibizione della pro-dezza civilizzatrice coloniale. Tutte le grandi Esposizioniinternazionali avevano il loro villaggio indigeno fasullo,con centinaia di selvaggi in carne e ossa in mostra. LE-sposizione universale di Parigi del 1889 fu visitat a da 32 mi-lioni di persone, quella del 19 00 da oltre cinquanta milioni.

    A Chicago accorsero nel 1893 in 27 milioni a vedere eschi-mesi impellicciati, amazzoni a seno nudo e il villaggioalgerino con tanto di danza del ventre. A Glasgow nel 1888erano stati quasi in sei milioni ad accorrere per guardarebayadere e fakiri. Sono gi cifre da audience tv, prima an-

    cora che si potessero immaginare la televisione, le veline,le abbondanze anatomiche in prime time e il Grande fra-tellooLisola dei famosi. Ma il selvaggio di massa che si cre-de civilizzato cominciava gi a rispecchiarsi in quello eso-tico e immaginato.

    Anche lItalia fece la sua parte. Si era cominciato a Tori-no a esibire, nel quadro dellEsposizione generale del1884, i cosiddetti assabesi dellEritrea, dancali prove-nienti dal retroterra della Baia di Assab. Seguirono rico-struzioni con selvaggi autentici a Palermo nel 1892 e diuna Cairo, ovviamente fasulla, a Milano nel 1906. Furo-no portati per divertimento selvaggi persino al Quirina-le, ma qualcuno di loro mor prima di allietare la famigliareale. Seguirono i tempi di Faccetta nera.

    Poi questo tipo di esposizione etnica cadde in disuso.Fino allatroce replica del 23 giugno 1944 nel campo diconcentramento di Theresienstadt (Terezin), a nord diPraga, quando rappresentanti della Croce rossa svizzera edanese furono invitati a visitare il villaggio ebraico ge-stito dalle SS, con tanto di aiuole fiorite, squadre di foot-

    ball, cori di bambini e orchestrine di musica classica e jazz.Per evitare una cattiva impressione di sovraffollamento,giusto alla vigilia dello spettacolo 17mila ospiti eranostati trasferiti ad Auschwitz.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    MANIFESTI

    Poster e locandine di esibizionidi selvaggi alle Folies Bergre,al circo o al museo di anatomiaA destra, il manifestodellEsposizione di Milano del 1906

    CARTOLINE

    Foto depoca in biancoe nero e cartolineritraggono donne,bambini e gruppidi selvaggi. In mostraa Parigi al Musedel Quai Branley

    Repubblica Nazionale

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    selvaggi autentici erano le due facce della stessa meda-glia. Si misero in scena gemelli siamesi, donne e bambinipelosi, uomini-leone e uomini-elefante. Tra 1800 e 1815grandi folle accorsero a Londra e a Parigi ad ammirare, sbir-ciare, misurare, persino toccare eccitati le forme ipertrofi-che della povera Venere ottentotta. Cos come la gente

    correva a vedere gli Indiani di Buffalo Bill (che almen o era-no pagati). Limbroglio degli imbonitori faceva parte delgioco. Andarono in scena anche uno spaventoso guerrie-ro del Dahomey, che invece veniva dal North Carolina, deicacciatori di teste del Borneo, cresciuti per in una fatto-

    ria dellOhio, persino bianchi trasformati in cannibali delcontinente nero con una mano di vernice.

    La messa in mostra del selvaggio si ammant presto dirazzismo scientifico, prima ancora di dar man forte al raz-zismo popolare. Poi si trasform in esibizione della pro-dezza civilizzatrice coloniale. Tutte le grandi Esposizioniinternazionali avevano il loro villaggio indigeno fasullo,con centinaia di selvaggi in carne e ossa in mostra. LE-sposizione universale di Parigi del 1889 fu visitat a da 32 mi-lioni di persone, quella del 19 00 da oltre cinquanta milioni.

    A Chicago accorsero nel 1893 in 27 milioni a vedere eschi-mesi impellicciati, amazzoni a seno nudo e il villaggioalgerino con tanto di danza del ventre. A Glasgow nel 1888erano stati quasi in sei milioni ad accorrere per guardarebayadere e fakiri. Sono gi cifre da audience tv, prima an-

    cora che si potessero immaginare la televisione, le veline,le abbondanze anatomiche in prime time e il Grande fra-tellooLisola dei famosi. Ma il selvaggio di massa che si cre-de civilizzato cominciava gi a rispecchiarsi in quello eso-tico e immaginato.

    Anche lItalia fece la sua parte. Si era cominciato a Tori-no a esibire, nel quadro dellEsposizione generale del1884, i cosiddetti assabesi dellEritrea, dancali prove-nienti dal retroterra della Baia di Assab. Seguirono rico-struzioni con selvaggi autentici a Palermo nel 1892 e diuna Cairo, ovviamente fasulla, a Milano nel 1906. Furo-no portati per divertimento selvaggi persino al Quirina-le, ma qualcuno di loro mor prima di allietare la famigliareale. Seguirono i tempi di Faccetta nera.

    Poi questo tipo di esposizione etnica cadde in disuso.Fino allatroce replica del 23 giugno 1944 nel campo diconcentramento di Theresienstadt (Terezin), a nord diPraga, quando rappresentanti della Croce rossa svizzera edanese furono invitati a visitare il villaggio ebraico gesti-to dalle SS, con tanto di aiuole fiorite, squadre di football,

    cori di bambini e orchestrine di musica classica e jazz. Perevitare una cattiva impressione di sovraffollamento, giu-sto alla vigilia dello spettacolo 17mila ospiti erano statitrasferiti ad Auschwitz.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    MANIFESTI

    Poster e locandine di esibizionidi selvaggi alle Folies Bergre,al circo o al museo di anatomiaA destra, il manifestodellEsposizione di Milano del 1906

    CARTOLINE

    Foto depoca in biancoe nero e cartolineritraggono donne,bambini e gruppidi selvaggi. In mostraa Parigi al Musedel Quai Branley

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    Londra, 1 aprile 1966. John Lennon entra in una libreriae ne esce con Lesperienza psichedelica

    dellinventore dellLsd.Da quel giorno i Beatles,la loro musica, i loro vestiti e le loro copertine non sarannopi quelli di prima. E neanche il mondo, come racconta un volumeche ripercorre lepopea della pi colorata tra le controculture

    SpettacoliLucy in the Sky

    NEW YORK

    Vorr pure dire qualcosa ladata. un primo aprilequando John Lennon varcala soglia di una libreria diLondra per uscirne con un volume al po-sto di un altro sotto il braccio: e dare vitaal pi grande scherzo mai ordito ai signo-ri della cultura di tutto il mondo. Addiofumo di Londra e circoli Pickwick e grup-pi di Bloomsbury. Benvenuti sex and drugand rocknroll. E benvenuta, soprattutto,sorella psichedelia.

    Intendiamoci: la psichedelia nonlhanno inventata certo i Beatles come iBeatles non hanno inventato certo il pop.

    Ma credete davvero che la stagione deifiori sarebbe sbocciata cos rigogliosa senon fosse stata innaffiata da quei quattrobravi ragazzi che fino ad allora, o quasi,cantavano in giacca e cravatta Voglio te-nere la tua mano?

    La metamorfosi di John, Paul, George &Ringo il primo di quegli incredibili cambidi look che ci regaleranno gli anni Sessan-ta. I ragazzini sbarbati con la frangetta riap-paiono con i capelli lunghi cos e il pelo diun Neanderthal. Succeder perfino a MilesDavis: il divino trombettista che nel 1961viene eletto musicista pi elegante nelmondo ora sale sul palco vestito come unosbandato. E invece del bianco & nero diFrancis Wolff, il fotografo-mito della BlueNote, inonda la copertina di Bitches Brewcon le fantasmagorie di Mati Klarwein.

    S, nasce davvero tutto quel primo apri-le del 1966, quando John Lennon entra nel-lIndica Books & Gallery e invece di com-prare il libro che cercava, una copia del

    Nietzschedi Walter Arnold Kaufmann, il fi-

    losofo tedesco-americano che aveva resodigeribile a quei faciloni di anglosassoni ilgenio prussiano venerato da Adolf Hitler,trova Lesperienza psichedelica: un ma-nuale basato sul libro tibetano dei morti

    scritto da un certo Timothy Leary con Ri-chard Alpert e Ralph Metzner.

    Naturalmente oggi non la mette gi co-s il vecchio Paul McCartney. Che in questoElectrical Banana: Masters of Psychedelic

    Artracconta agli autori Dan Nadel e Nor-man Hathaway della sua infatuazione perla psichedelia, certo, e ricorda quel perio-do straordinario in cui il villaggio globalestava appena cominciando, e ammetteperfino la forte componente visuale re-galata da quella droga potente chiamataLsd. Ma tace, e ti pareva, sul ruolo dellal-tra met dei Beatles. E che ruolo.

    Leary era quello che andava in giro apredicare fatelo, fatelo, fatelo scrive John.E noi seguimmo le sue istruzioni. Feciproprio come diceva nel libro: e fu allorache scrissiTomorrow Never Knows, in pra-tica la prima canzone sotto effetto acido. Abbandona ogni pensiero / arrenditi alvuoto: e tutte quelle altre stronzate cheLeary aveva preso dal Libro dei morti. Tut-

    te quelle altre stronzate? Tomorrow NeverKnows anche il titolo del bel saggio in cuiNick Bromell, che ai suoi tempi sar statoanche flippato ma oggi insegna letteraturaamericana e inglese alluniversit del Mas-

    sachusetts, una decina danni fa ha inco-minciato a fare i conti con quelleredit:che molti allora davano seppellita nei mil-le riflussi dellirrigidimentazione, come sidiceva in socialese, e delledonismo reaga-niano. Seduto in un ristorante allaperto,sorseggiando un bicchiere di vino bianco,scriveva Bromell, mi chiedo perch maidovrebbe sorprendermi di pi il fatto di ri-trovarmi, oggi, un aeroporto intitolato aRonald Reagan, piuttosto che scoprire chela cameriera che mi sta servendo porta gliorecchini col vecchio segno della pace. Ilsottotesto era chiaro: non tutto perduto,leredit di quegli anni rivive ancora ades-so, nelleterno contemporaneo ormaicondizione del nostro vivere quotidiano.

    Ma se oggi, appunto, nel metr di NewYork o di Roma nessuno fa pi caso a chi siveste strano (anche) perch i Beatles de-cisero di trasformare in business quellacultura che inizialmente si chiamava gio-vanile ricordava allalba degli anni Set-

    tanta William O Neill nellormai classicoComing Apart ma fu subito ribattezzatacontrocultura proprio per il successotrasversale che tracim tutti i bordi del-let. Sono sempre loro, i Beatles, a decide-

    Il grande scherzo

    dei Fab Four

    ANGELO AQUARO YELLOW SUBMARINESopra, disegnopreparatorio per il filmYellow Submarine (1968)e, a sinistra, il retrodella copertina del discoAfter Bathing At Baxtersdei Jefferson Airplanedel 1967

    IL LIBRO

    Electrical Banana: Mastersof Psychedelic Art di Dan Nadele Norman Hathaway (Damiani editore,208 pagine, 150 illustrazioni, 29 euro),da cui sono prese le immaginiche illustrano queste pagine, in libreria da marted 29 novembreLo stesso giorno alle 18 il libro, che ripercorrela storia della cultura psichedelica,

    viene presentato in anteprima nazionalea Bologna alla Libreria Coop Ambasciatori

    Repubblica Nazionale

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    Lui diceva fatelo, fateloE noi seguimmo le sue

    istruzioni.Fu allora che scrissiTomorrow Never Knows, la primacanzone sotto effetto acido

    re di aprire allincrocio tra Baker e Pad-dington un negozio di dischi, vestiti equantaltro (antesignano dei vari Fioruccie Urban Outfitters e Antropology che ver-ranno) che chiamano Apple Boutique. Echi invitano a rianimare le grigie pareti diLondra con un bellaffresco come si fa inogni nuova chiesa che si rispetti? Una ra-

    gazzotta semisconosciuta che qualcheanno prima scappata da scuola, e dallasua Amsterdam, e insieme a un paio diamici fuori di testa ha fondato un gruppodal nome The Fool: il Pazzo. I FavolosiQuattro sono cos colpiti da Marijke Kogerche le chiedono di realizzare la copertinadiSgt. Peppers, che poi per viene affidataa Peter Blake sotto la supervisione di Ro-bert Fraser. E lei si accontenta, si fa per di-re, di disegnare i vestiti a loro, ai Beatles incarne e ossa oltre a dipingere di multi-colore il piano di John e soprattutto la suaRolls Royce (Maiale, maiale gridano perla strada a Lennon che ha svergognato in

    quel modo lauto simbolo della potenzabritannica: e che oggi, pensa com anda-to il mondo, esposta in un museo di SuaMaest).

    E dici sempre Beatles quando dici HeinzEdelmann, lart director di quellaltro vi-sionario capolavoro che fuYellow Subma-rine: la pop art spiegata ai bambini. E dicisempre Casa Beatles quando dici MartinSharp, il disegnatore diDisraeli Gears, il se-condo e pi famoso album dei Cream diquellEric Clapton che nelWhite Albumfa-ceva gentilmente piangere la sua chitarra(While My Guitar Gently Weeps) per la-mico-fratello George Harrison.

    Questa la storia. Poi, per carit, gliesperti tireranno le loro belle genealogie,riportando lorigine dellarte psichedeli-ca nientemeno che ai ghirigori dorati di

    Gustav Klimt e della Secessione Viennesee dei Preraffaeliti: e allora perch no dellostesso Botticelli e della sua Venere cheinfatti Andy Warhol ripresent riveduta epsichedelicamente corretta? E i moralisticontinueranno a chiedersi come sia statopossibile vedere bruciare, nei fumi dellL-sd, le menti migliori di pi di una genera-zione: e solo, letteralmente, per bellezza.Ok. Ma pensate che pesce daprile se il no-stro John, quel giorno, fosse davvero usci-to dalla sua libreria, invece che con leistruzioni di viaggio del dottor Leary, colbignamino di quel pazzo di Nietzsche.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Per me che ho sempre disegnato stato davvero stupendo poter commissionare ope-

    re ad artisti che allepoca ammiravo perch facessero le copertine dei nostri dischi.Che occasione fantastica! Quel che voglio dire che noi spingevamo sempre le cosepi in l, alla ricerca del Mago di Oz Ce nerano tanti tra noi che amavano larte: moltimusicisti inglesi avevano frequentato scuole darte o avevano un interesse preciso per lar-te (e questo era il mio caso) ma non avevano frequentato scuole apposite . Cos iniziammo,e fummo fortunati da un certo punto di vista perch avevamo a disposizione quei magni-fici, grandi 33 (e 1/3) giri, gli ellep, che costituivano una tela fantastica, grande abbastan-za da poterla tenere in mano e grande abbastanza per un artista per farci st are qualcosa.

    Allinizio fu Klaus Voormann. Nostro carissimo amico sin dai tempi di Amburgo, venneda noi con la cover per Revolver. Sinceramente credo che quello fu il momento preciso incui iniziammo a prendere sul serio le cover degli album. In precedenza, i dischi di jazz ave-vano qualche illustrazione, ma credo che il nostro fu davvero il primo disco ad avere la co-pertina illustrata da un artista.

    Poi arriv Yellow Submarine, non parlo del disco ma del film. Fu girato di fronte alledi-ficio nel quale avevo il mio ufficio a Londra. Avevamo avuto alcuni colloqui con i creativi:erano i King Features a volerlo girare. Cos pensai: Wow! Fantastico! Potremmo fare unaspecie di film fantastico in stile Disney, pieno di maga e di questo e di quello. Ma loro credo giustamente decisero che il film avrebbe dovuto riflettere lo spirito dei tempi. Vo-levano fare qualcosa di un po pi avventuroso. Misero insieme un team di animatori clas-sici e tra loro ce nerano davvero di molto innovativi. Il loro capo era Heinz Edelmann. Da-to che lavoravano proprio di front e al mio ufficio, ogni tanto capitavo l e andavo a trovar-li. Mi sedevo con lui alla sua scrivania. E ricordo di aver visto nascere cos, pian piano, BlueMeanies...

    Traduzione Anna Bissanti

    (dallintroduzione aElectrical Banana:

    Masters of Psychedelich Art. Damiani editore)

    Cos i nostri giganteschi 33 giridiventarono tele per gli artisti dei fiori

    PAUL MCCARTNEY

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    COVER

    Da sinistra, la locandina del film Sho wo Suteyo Machi e Deyo(Throw Away Your Books, Rally in the Street!) di Shuji Terayama(1967); il poster di Mister Tambourine Man e una copertina del 67della rivista satirica Oz, pubblicata a Londra tra il 1967 e il 1973

    SAVILLE THEATRE

    A destra,unillustrazione

    del Saville Theatredi Brian Epstein,manager dei Beatles(1967)

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011

    1961ODISSEA NELLO SPAZIO

    Primo esempio di interazione uomo-computer in2001: Odissea nello spazio. Arthur C. Clarke,autore del libro da cui tratto il film, aveva vistonei Bell Labs un computer che sintetizzavala voce e lo riproduce nel suo Hal 9000

    1968SPEAK AND SPELL

    La Texas Instruments introduceuno strumento di assistenzaallapprendimento:Speak & SpellIl chip vocale tra pi similialla voce umana

    1978

    ERNESTO ASSANTE

    LEVOLUZIONE

    Finora riconoscevano comandi semplici: manda un messaggio,chiama questo numero, segna questo memo.Adesso un nuovo motore tecnologico ha dotato smartphone,pc ed elettrodomestici di una scintilla di intelligenza in pi.Non ubbidiscono: capiscono e ci rispondono.

    Cos tastiere e touch diventano un ricordo

    Erano gli anni Sessanta quando suglischermi dei nostri televisori vedevamoil Capitano Kirk sulla sua Enterprisepronunciare la parola computer e poiiniziare a parlare con la macchina perottenere dati, risposte, suggerimenti.

    Per ascoltare la voce di un computer abbiamo dovu-

    to aspettare qualche anno, quando nel 1968 Hal 9000dialogava con gli astronauti di Kubrick in2001: Odis-sea nello spazio. Certo, se Kirk arrivasse oggi sulla Ter-ra resterebbe sorpreso dallo scoprire che con i com-puter ancora non ci si pu parlare. Alcuni ascoltano,ma nessunorispondecon la propria voce perch nes-suno ha una propria voce. E nessun computer ha unapropria voce perch nessun computer ha un propriopensiero. Le macchine non hanno imparato a parla-re. Fino a oggi. Perch da qualche mese nelle mani dimolti nel mondo arrivata lultima generazione dismartphone: macchine in grado dirisponderecon lapropria voce alla nostra voce perch dotate di un bar-lume di intelligenza aggiunta.

    Dallo scorso ottobre, quando arrivato sul merca-to liPhone 4S della Apple, abbiamo fatto conoscen-za con Siri, un personal assistantcomputerizzato,che ascolta quello che chiediamo, lo capisce e ci ri-

    NextHal 9000

    Macchine che imparano a parlare

    Tu parli Il computer ascolta

    1 2

    COME FUNZIONA LASR(AUTOMATIC SPEECH RECOGNITION)

    Quando parliamo undispositivoelettronico divide la nostra vocein segnali per interpretarla

    COMPUTER PARLANTE

    Nei laboratori Bell, compagnia telefonica Usa,i fisici John Larry Kelly Jr e Louis Gertsmanusano un computer Ibm 704 per sintetizzarela voce umana. Finalit dellesperimento,progettare un sistema di risposta automatica

    Repubblica Nazionale

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    I sistemi software in gradodi ubbidire ai comandidettati da un utente. Scrivonotesti, chiamano numeri telefonici,tengono appuntamenti in agenda,trovano localit sulle mappe

    Sono i telefoni intelligenti,che si collegano alla Rete,scaricano software dedicati(le app) e svolgono moltissimemansioni: come i computerma in mobilit

    SMARTPHONE

    PERSONAL

    DIGITAL ASSISTANCE

    SMARTPHONE

    Android e Apple sono tra i primi a introdurrenegli smartphone un sistema di controllo vocalein grado di leggere, scrivere e-mail, gestirelagenda. Pu costruire relazioni complesse,per esempio: ricorda di prendere lombrello

    2011IN AUTO

    Nella Renault 11 Message una vocesintetizzata comunica quando si entrain riserva, quando fare manutenzioneo non si allacciano le cinture. Gli avvisi risultanofastidiosi. Il nuovo modello un insuccesso

    1983DETTATURA AUTOMATICA

    Dragon presenta un sistema vocale di 5.000parole per pc e introduce Dragondictate,sistema speech-to-text per la dettaturaCi permette il controllo del pc usando comandivocali ma richiede lunghe pause tra le parole

    1990IL CELLULARE

    Il Philips Genie il primo cellulare Gsmche permette di chiamare pronunciandoil nome della persona a cui si vuole telefonareIl numero dei contatti attivabili limitato,errori frequenti con lesaurirsi della memoria

    1999

    TELEFONO

    I sistemi di rispostaautomatica (ASR) dedicatialla telefonia risultanoefficienti al 100%

    PERSONAL COMPUTERI sistemi di dettaturaautomatici efficacisono comparsinei primi anni Novanta

    SMARTPHONEUnevoluzionedellASRconsentedi comprendereci che diciamo

    La vocalit cambier il rapportotra noi e loro, far sparire molte barriereche oggi rendono soprattutto le personepi anziane degli analfabeti digitali

    parole utilizzate in media da una persona

    FONTE: WWW.GEEKY-GADGETS.COM

    parole utilizzate da un software di sintesi vocale

    parole utilizzate dal traduttore automatico di Google

    sponde con la sua voce. Siri pu dirci che tempo fa, in grado di cercare su Internet la risposta che ciserve, fissa o cancella appuntamenti . Siri non so-lo un sistema di riconoscimento vocale (il buonvecchio Asr, automatic speech recognition, si-stema funzionale ma basico che ci ha consentito didettare semplici memo o chiedere al telefono di fa-re al nostro posto un numero) ma qualcosa in pi: un sistema intelligente che comprende il linguag-

    gio naturale. Si pu chiedere: Ho bisogno di met-tere limpermeabile domani? e Siri, basandosi sul-la nostra localizzazione e sulle previsioni del tem-po, ci risponde illustrandoci le condizioni atmosfe-riche del giorno dopo. in grado di svolgere funzio-ni pi complesse di quelle che i sistemi di ricono-scimento vocale ci hanno consentito.

    linizio di una rivoluzione? Probabilmente s.Perch indica quale sar la strada per linterazionetra noi e le macchine. Le tastiere, vecchio e solidostrumento di comunicazione tra noi e loro, ab-biamo gi iniziato a mandarle in pensione con lav-vento deitouch screen, che ci hanno consentito unacomunicazione pi immediata, fisica. Ora ci avvia-mo verso linterazione vocale. Non sar pi possi-bile dire non so come funziona, perch tutti noisappiamo parlare e le macchine del futuro saran-no in grado di comprenderci e di rispondere.

    gi cos, anche se in uno stadio iniziale, con Si-ri e liPhone 4S: noi parliamo e i l telefono esegue gliordini, cerca, organizza, risponde, cerca nel Web,segnala le strade, prende appuntamenti, ci aiuta, tutto quello che abbiamo immaginato dovesse fa-re un computer ma che un pc non era abbastanzaintelligente per fare. Come fa? Il cuore di Siri Wol-fram Alpha, un motore computazionale di cono-scenza creato dallo scienziato e matematico in-

    glese Stephen Wolfram nel 2009, un software chedecodifica ed elabora, intrecciando i dati a sua di-sposizione, eseguendo calcoli e confronti a secon-da dei casi, invece di cercare nel Web e restituireuna lista di collegamenti ipertestuali. E, comequando si parla con un amico, i l modo in cui si po-ne la domanda influenza lefficacia della risposta.

    linizio di unera completamente nuova, di-ce il professor Nelson Morgan delluniversit diBerkeley, in California, uno dei pi grandi espertinel campo, e spinger verso infinite innovazioni.La vocalit cambier il nostro rapporto con le mac-chine, render pi semplice il loro uso, far sparirebarriere che oggi rendono soprattutto i pi anzianidegli analfabeti digitali. Del resto, i comandi voca-li sono gi tra noi, non si comunica a parole solo conil cellulare ma anche con i navigatori e i sistemi hi-fi che abbiamo nelle automobili, ci sono applica-

    zioni nel campo della domotica ovvero gi si parlacon alcuni modelli di frigoriferi, si comunica a vo-ce anche con alcune console per videogiochi. Malavvento di Siri modifica decisamente lo scenario.

    Quello che sembra solo un gioco per ragazzini in realt il pezzo finale di un piano pi grande e vi-sionario, quello che da qualche tempo chiamiamolera post pc. Unera fatta di macchine mobili, leg-gere, portatili, intelligenti, che sono sempre colle-

    gate al Web o al cloud. Macchine senza fili, perso-nalizzate, una diversa dallaltra perch modellateda noi a seconda delle nostre esigenze. Macchineche non fanno solo quello che sanno fare, come ac-cadeva con i computer, ma che fanno quello chenoi vogliamo facciano. Macchine fotografiche e te-levisori, telefoni e computer, strumenti musicali eautomobili, con le quali dialogheremo parlando.Che sarebbe accaduto, prima o poi, lo avevano det-to in molti. Ma Bill Gates, nel 1996, aveva addirittu-ra predetto che nel 2011 avremmo avuto compu-ter in grado di riconoscere la nostra faccia e parlar-ci. Non esattamente cos, la nuova era vocale appena iniziata, ma di certo la strada aperta e nonsi torner indietro. Anche perch, come sottolineaStephen Wolfram, se le macchine impareranno aparlare, non smetteranno pi di farlo.

    la scienza che si occupadello studio delle tecnologieche migliorano la qualit della vitanella casa e ha applicazionipratiche come i comandi vocaliper gli elettrodomestici

    un motore computazionaledi conoscenza che comprendele domande in linguaggio naturalee offre risposte specifiche

    Anzich: Che tempo fa?Devo prendere lombrello?

    il sistema che fa funzionarei personal assistant, riconoscela voce e consente per esempioai word processor di scriveretesti o agli smartphonedi chiamare un numero

    GLOSSARIO DOVE SI UTILIZZA LASR

    WOLFRAM ALPHA

    DOMOTICA

    IL VOCABOLARIO

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    I segnali sono divisi in fonemiIl computer ricomponei fonemi utilizzando il calcolostatistico per determinarela parola esatta

    il segnale suddiviso

    ora fonema

    4

    5Il software misura le onde,normalizza la velocit,rimuove i rumori

    3

    AUTOMATIC

    SPEECH RECOGNITION

    Nelson Morgan

    Direttore dellInternational ComputerScience Institute, UC Berkeley

    Repubblica Nazionale

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    Carote-piselli-broccoli,maccheroni bolliti, fish&chipsLa tavola di Gran Bretagnanon gode certo di buona famaMa ora, stufa di farsirappresentaredal melting pot,rispolvera in chiavemoderna due vecchi

    ricettari.Per dimostrareche in fatto di arrosti, cremee dolci non seconda a nessuno

    I saporiOld style

    Sopra, la copertina

    di The Book

    of HouseholdManagementdi Isabella Beeton(edizione del 1923)

    da cui tratta la ricetta

    qui a fianco

    Ingredienti per 4 persone

    225 gr di zucchero di canna

    225 gr di grasso di rognone tritato

    225 gr di uva sultanina

    225 gr di uva a pezzi120 gr di ribes disidratato

    120 gr di scorzette candite

    120 gr di farina

    120 gr di pangrattato

    60 gr di mandorle pelate e spezzettate

    la buccia grattugiata di un limone

    3 uova

    1 cucchiaino da sale di noce moscata

    1 cucchiaino da the di sale140 gr di latte

    1 bicchierino di brandy

    Preparazione:

    Sbattere bene le uova, aggiungere latte e brandy

    Mescolare gli ingredienti asciutti e incorporarli al liquido

    Versare in due stampi unti e cuocere a vapore per 5 or e

    Nella ricetta originale, latte bollito zuccherato,acqua e burro, miscelati con farina, sale, lievito di birra

    Doppia lievitazione prima di cuocere in padella

    Uvette, mirtilli, scorzette candite, pane raffermograttugiato e grasso di rognone, legati con uova e brandy

    Pressatura nello stampo, cinque ore di bollitura

    Mix di pesce bianco (merluzzo) pastellato in acqua,farina e bicarbonato, servito con patatine fritte nel cartoccio

    Nella ricetta originale, frittura in strutto

    La ricetta tradizionale prevede il taglio di manzoon the bone, con losso (almeno tre coste). Si serve

    con patate al forno, salsa al rafano e verdure al vapore

    LA RICETTA

    LICIA GRANELLO

    To be born with a silver spoon in onesmouth, dicono gli inglesi. Nascerecon un cucchiaio dargento in boc-ca equivale al nostro nato con la ca-micia. Ma se da noi venire al mon-do vestiti significa aver gi risolto il

    problema primario (il nuovo nato manger bene co-munque, povera o ricca che sia la famiglia) in Gran Bre-tagna fortunato chi nasce da genitori capaci di garanti-re su quel cucchiaio pasti ottimi e abbondanti. La cucinainglese cos, sospesa tra limitazioni oggettive le ma-terie prime e successo di libri e trasmissioni dedicateal cibo. Un percorso punteggiato di spezie e cibi esotici fi-gli del colonialismo, ancorato allorgoglio del principe

    dei cibi di strada (fish&chips), in costante avvicinamen-to ai piani pi evoluti della gastronomia internazionale.In questi giorni, un anniversario e due libri The Sil-

    ver Spoon e The Book of Household Managementstanno accendendo il dibattito intorno alla cucina bri-tannica, alla sua ambivalenza alimentare e culturale.Da una parte, la nuova edizione inglese del Cucchiaiodargento, che in Inghilterra ha venduto oltre un milio-

    ne di copie, forte di un adattamento intelligente delle ri-cette tradizionali italiane. Dallaltra, le celebrazioni peri centocinquantanni della bibbia delle casalinghe in-glesi: mille pagine tra consigli, spiegazioni e ricette,scritte a met Ottocento da una giornalista londinese,

    Isabella Mary Mayson, conosciuta come Mrs Beeton(cognome del marito, che edit il libro). Difficile imma-ginare due tomi pi distanti per ispirazione e contenu-ti. Se il Silver Spoon snocciola duemila ricette calibratealla perfezione, il libro di Mrs Beeton alterna prepara-zioni da passerella gourmand, come il Christmas Pud-ding, a prescrizioni sbilenche, come i maccheroni dabollire per unora e mezzo o le carote per pi di due ore.

    Ci che rende grande lopera della Beeton limpo-nente ricerca sugli alimenti e sulle modalit di lavorazio-ne, da come si trancia un carr alle differenze tra i tipi diburro. Cos, se in tema di ortaggi difficile andare oltre latriade piselli-carote-broccoli, altre parti del men vanta-no piena dignit gastronomica, che siano arrosti o stufa-ti, creme o paste lievitate. Il tutto, senza passare sotto si-lenzio i due appuntamenti quotidiani pi attesi, colazio-ne e merenda, dove la pasticceria inglese d il meglio dis, in un trionfo di dolci da nirvana dei golosi.

    Se avete tempo, organizzate una gita tra le fattoriedella foresta di Sherwood, nel Nottinghamshire, dove siproduce lo Stichelton, versione a latte crudo dello Stil-ton (il tradizionale formaggio erborinato), oppure cer-catelo sui banchi dei mercati alimentari di Londra, traun boccone di rognone in casseruola e una pinta di bir-

    ra. In caso di indigestione, dopo una tisana allo zenze-ro da Fortnum&Mason, prenotate un tavolo da Zuma eregalatevi la miglior cena anglo-giapponese dellanno.Prodigi del british melting pot.

    Orgoglioe pregiudizio

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    Repubblica Nazionale

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    Sulla strada

    LONDRA

    n tempo gli inglesi si vantavano dinon avere una cucina: allepoca delBritish Empire, limpero pi grandedella storia, ritenevano che la buo-na tavola fosse unabitudine perpopoli rammolliti, come i mangia-rane (francesi) e i macaroni (ita-liani). In realt ce ne avevano unaanche loro. E oggi che la multietni-ca Londra ospita tutte le gastrono-mie della Terra, con lopportunitdi mangiare italiano meglio che inItalia o thai meglio che in Thailan-dia, nelle strade della capitale (o po-co distante) possibile scoprire pu-re le prelibatezze della cucina na-zionale. Esplorarle, anzi, un modoper capire meglio lInghilterra, pae-se in cui gli stereotipi valgono up toa point, fino a un certo punto, co-me il grande Evelyn Waugh facevadire a un personaggio di un suo ro-manzo.

    Cominciamo da Covent Garden,quartiere di borseggiatori, prostitu-

    te e mendicanti, quando lo frequen-tava Charles Dickens, oggi piazzaluccicante il cui ex-mercato orto-frutticolo diventato una fiera dellevanit. E allangolo della piazza ec-co Rules, il pi antico ristorante diLondra, aperto nel 1798, monu-mento nazionale: non esiste una cu-cina inglese pi classica di cos. Se-conda tappa, poco pi in l: a St. Ja-mes, storico nido dellaristocrazia adue passi dai palazzi reali, nella stra-da dei camiciai e di Lord Brummelsorge Wiltons, eleganza, tradizio-ne, compostezza, cacciagione, so-gliole che si sciolgono in bocca, uo-mini politici e businessmen che leg-gono silenziosi il giornale (ma ci hoincontrato anche lattore HughGrant che portava a cena i genitori).E dopo il passato, un ritorno al futu-ro: a Bray-on-the-Thames, idilliacovillaggio sul Tamigi a meno di uno-ra da Londra, trovate il celebre

    quanto caro The Fat Duck, dove He-ston Blumenthal ha inventato lacucina molecolare. E reinventatoa suo modo quella inglese.

    Colazione

    da WiltonsENRICO FRANCHESCHINI

    Base pasta sfoglia, farcitura a base di cubi di manzoe rognone dagnello rosolati in olio e cipolla,

    cotti nel brodo profumato con pepe e Worcester sauce

    La patata ingiacchettata (con buccia) va bucherellata,unta dolio, cosparsa di sale grosso,

    infornata unora e mezza, poi incisa a met e imburrata

    Una dozzina di arance amare (dette di Siviglia) bio,due limoni e 1.250 grammi di zucchero scuro. Le scorze

    a bagno nel succo per una notte, poi lenta sobbollitura

    Per la crema inglese, latte, panna e bacca di vanigliafino a sobbollire, poi a filo sui tuorli sbattuti con zucchero

    Di nuovo sul fuoco fino a che si addensa

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    U

    THE SANCTUARYHOUSE HOTEL(con brasserie)33 Tothill StreetWestminster

    Tel. (+44) 020-77994044Doppia da 140 eurocolazione inclusa

    CLUBQUARTERS(con brasserie)8 Northumberland A.Trafalgar Square

    Tel. (+44) 020-78710577Doppia da 150 eurocolazione inclusa

    LONDON CITYSUITES(con ristorante)52 Chiswell StreetBarbican

    Tel. (+44) 020-73742988Doppia da 185 eurocolazione inclusa

    THINKTOWER BRIDGE

    APARTMENTS37 Tanner StreetBermondsey

    Tel. (+44) 020-34659100Monolocalida 140 euro

    THE SQUARE6-10 Bruton StreetMayfairTel. (+44) 020-74957100Sempre apertoMen da 45 euro

    HIBISCUS29 Maddox StreetOxford CircusTel. (+44) 020-76292999Chiuso domenicaMen da 40 euro

    SCOTTS20 Mount StreetGreen ParkTel. (+44) 020-74957309Sempre apertoMen da 42 euro

    ZUMA5 Raphael StreetKnightsbridgeTel. (+44) 020-75841010Sempre apertoMen da 45 euro

    DOVE DORMIRE

    DOVE MANGIARE

    DOVE COMPRARE

    BOROUGHMARKET8 Southwark Street

    City of LondonTel. (+44) 020-74071002

    ALLEN & CO.(carni)117 Mount Street

    MayfairTel. (+44) 020-74995831

    LEADENHALLMARKETGracechurch Street

    City of LondonTel. (+44) 020-7929107

    NEALS YARDDIARY (formaggi)17 Shorts Gardens

    Covent GardenTel. (+44) 020-72405700

    ILLUSTRAZIONE DI CARLO STANGA

    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 27 NOVEMBRE 2011

    Sono quarantanni che medito,potrei anche andare in pensioneIn questo momento provo un rifiutoistintivo, totale della violenzaSono allergico alla politica

    Non temola mortee mi ricordodi continuoche siamo

    impermanentiMentre esce la sua opera Telesioe prepara un film su Hndel,il compositore-cantautore si confessa

    MILO (CATANIA)

    Il maestro impartisce ordini se-veri. L si fa a modo suo. Non so-no ammesse repliche. Il ragazzoentra nello stanzone, si sistema

    sul pavimento. Il guru protesta: Cosasta facendo?. Il ragazzo obietta chequella la posizione in cui meglio riescea rilassarsi e (forse) a meditare. Luisbraita: Come si permette?, poi si ab-bandona a un ingiustificato, eccessivoattacco dira che lascia i presenti sba-lorditi e dubbiosi. Altro che santone, unimbroglione. Il ragazzo Battiato avravuto allora ventanni o poco pi. Eroa Milano. A quellet non avevo idea dicosa sarei diventato n mi aspettavouna carriera di questo tipo, raccontalartista immerso nella quiete della ca-sa di Milo, alle pendici dellEtna. Il mioimpulso era scappare, lasciarmi allespalle le lamentele degli adolescenti:Non c niente in questa isola di mer-da!. A sedici anni gi leggevo qualcosadi cibernetica e di Freud, poi una valan-ga di letteratura mitteleuropea. Eranoavvisaglie, sarei diventato uno struttu-ralista. Il sapere infinito, ma puoicrearti i mezzi per esplorarlo. quel chediceva Stravinsky prima di cominciare

    a comporre: Se non mettessi dei palet-ti mi spaventerei allidea di essere com-pletamente libero.

    Quarantacinque anni e molte ore dimeditazione dopo, Franco Battiato sa-rebbe capace di smascherare un falsoprofeta ancor prima di trovarsi al suocospetto. Come meditante dovrei gi

    andare in pensione, sono quarantanniche pratico, scherza. In questo mo-mento mi trovo nella stessa condizionedel poeta e mistico persiano Sanai, vis-suto nel Dodicesimo secolo, che hascrittoViaggio nel regno del ritorno, unasorta diDivina Commediain cui il Dan-te della situazione confessa al suo Virgi-lio una totale avversione per la violenzache li circonda nelle valli (i gironi) chevanno esplorando. Io mi trovo esatta-mente in questa fase, un rifiuto istinti-vo, totale della violenza. C un incon-tro di pugilato in tv? Cambio canale. Hotrovato insopportabili anche alcunescene di Gomorra.

    Sulla tv scorrono silenziose le imma-gini di Telesio, opera in due atti su li-bretto di Manlio Sgalambro che arrivanei negozi in cd e dvd il prossimo mar-ted. Una fortunata commissione delTeatro Rendano e del Comune di Co-senza, precisa Battiato. Non mi sa-rebbe mai venuto in mente unopera suTelesio, ero totalmente preso dallideadi un film su Hndel... Con tutti i libriche ho letto negli ultimi due anni so pidel Settecento e di Hndel che di mestesso. In fondo anche di Telesio a scuo-la leggevamo quattro righe, invece poiscopri che un filosofo di grande attua-lit. Ha intuito una sensibilit umananegli animali cosa sacrilega per le-

    poca e che il seme non immesso daDio. Confesso che quando ho letto il li-bretto di Sgalambro ho immediata-mente esclamato: non musicabile! Misbagliavo. In questo caso, anzi, le paro-le hanno attirato un certo tipo di mu-sica che altrimenti non sarebbe venutafuori, mi hanno costretto a pescare inzone (metafisiche) che non sono con-genite. Abbiamo gi una decina di of-ferte per rappresentarlo in teatro lannoprossimo. E forse questa volta potrem-mo mischiare ologrammi e scene reali.

    A Cosenza, nonostante il pubblico fos-se scettico, in scena cerano solo olo-grammi. Lillusione era perfetta. Quan-do ho visto i primi risultati sono rimastodi stucco: ma siamo anche noi degli olo-grammi? Sono nostri fratelli? Lentratain scena di Giulio Brogi allinizio dello-pera impressionante.

    Il tavolo tra i due divani colmo di li-bri.Dipinti di arcobaleno. Lessenza deltantra di Urgyen Tulku; Il mistero del

    fiore doro di Lu-Tzu, la bibbia del taoi-smo operativo; La mente oltre la mortedel tibetano Dzogchen Ponlop;Lessen-za della vitadi Willigis Jger, ex monacobenedettino e maestro zen Anche i

    mistici occidentali sono fantastici,commenta Battiato. Jger ha 85 anni evive in Germania. Da monaco era con-siderato un eretico. Ratzinger volle leg-gere il suo libro e gli intim di non pub-blicarlo, pena la sospensione dalla ce-lebrazione e dallinsegnamento, chepuntualmente arriv. Perch la Chiesanon ha mai capito che una cosa l a teo-logia altro lesperienza. Se come mi-stico non hai una vita pratica lo so-steneva anche Jung non vali niente.Non basta una vita per liberarsi dal cat-tolicesimo e dal romanticismo di cui lenostre esistenze sono infarcite.

    Non c spazio per lamour fou inquesta vita di Battiato. N per il com-piacimento e lautoindulgenza. I senti-mentalismi, banditi. La nostalgia, oltreil giardino. Forse allinizio della carrie-ra, quando con Gaber si giocava a pokerfino allalba e poi un cornetto un cap-puccino e a letto, le mie canzoni aveva-no qualche coinvolgimento romanti-

    co. Mai sentimentale per. Lamore,linnamoramento e quel che ne derivasono state cose facili per me da supera-re. Puoi amare una persona senza queltipo di coinvolgimento, diventa tuttomagnifico, non hai pi controindica-zioni. Si pu ammazzare un altro per-ch non ti vuole pi? Spengo la tv quan-do raccontano queste storie di stalking,di delitti passionali; quando lamoreperpetua il trauma diventa il regno de-gli equivoci. Sono possibili altri tipi diamore, ma se ne parlassi, ah quanteambiguit, quante polemiche. Sarebbecome parlare di Dio. Ecco perch io nonparlo mai di Dio.

    La psicanalisi? Scettico: Sar che hoavuto uninfanzia tribale. Da bambinosono cresciuto in strada dove vigevauna legge che non era quella di casa. Enessuno di noi tornava mai la sera a rac-contare quel che succedeva l fuori.Chi ci conosce meglio di noi? I traumigravi si possono risolvere solo se li guar-di in faccia. La politica? Allergico, co-me alla violenza: Mi sento male quan-do ascolto le sue (di Berlusconi, ndr)bugie, mi viene il voltastomaco. Spen-go la tv. Il cinema? S, ma senza com-promessi: Un produttore americanosi interessato al film su Hndel; Fac-ciamone una bella storia damore, unnuovoAmadeus, mi ha detto. Ma se io

    avrei strozzato Forman per come hatrattato il povero Mozart!. Debolezze?Pochissime. Se conosci te stesso sca-teni gli anticorpi che tengono a bada li-miti e fragilit. Il mondo? I giovani?C in giro gentaglia che non degnaneanche di appartenere al genereumano. Ma sono sicuro che non siamodentro un nuovo medioevo. E poi lIta-lia non il mondo. Non tutti i giovanisono sprovveduti e indifferenti a quelche accade, si fidi. Vedo in giro ragazzisvegli, pi ventenni che trentenni.

    Paure? Di quali paure parla, dellamorte? Non vorrei dire di aver risolto ilproblema e poi quando arriva non es-sere allaltezza, ma poco a poco mi stoconvincendo che non sar cos dram-matico. I momenti brutti che ho avutonella mia vita sono stati solo di naturacosmologica. Una volta durante la not-te mi sono alzato, sono venuto in que-sta stanza e ho guardato in faccia la miapaura, con attenzione, e la crisi si ri-

    solta. Non facile, perch in quel mo-mento ti senti un essere sbattuto nelnulla, non ha legami con niente. lanotte oscura di San Giovanni della Cro-ce sofferenze che sembrano insor-

    montabili, insopportabili, e che invecepuoi superare in un batter docchio.Basta ricordare che siamo imperma-nenti. Noi pensiamo di essere eterni,questa la nostra disgrazia. A scuolanon cinsegnano a morire; sulla morteinvece gli antichi egizi hanno costruitouna civilt.

    Canzoni? Non ho altri progetti cheHndel in cantiere. Il resto deve aspet-tare, anche il prossimo disco. Se il filmva in porto mi prender almeno dueanni. Non ho canzoni sulla punta del-la lingua, lavoro a progetto, forse per-ch sono pi un compositore che uncantautore. N ho mai scritto una can-zone mosso dallurgenza del momen-to, anzi se di notte mi viene unispira-zione improvvisa mi giro dallaltraparte; se domattina ci sar ancora be-ne, altrimenti addio.

    Said appare sulla soglia a ricordareche la pasta (integrale) in pentola. At-traversando il soggiorno con vista sulgiardino lartista fa scivolare le dita sul-la tastiera del magnifico Steinway a co-da che si appena regalato; il primosuono della giornata. C unaria incan-tata sotto il vulcano nel primo pomerig-gio. Quando il cancello si chiude e ti re-stituisce allasfalto, immagini che im-provvisamente l dentro tutto magica-mente si ricomponga come in una per-

    fetta, preziosa miniatura persiana, do-ve i cipressi sono smeraldi aguzzi, i fiorirubini e diamanti e zaffiri incastonati suun prato di malachite, il cielo una tavo-la di acquamarina e il pennacchio di fu-mo levigata madreperla. Ogni cosa asuo posto. Divina e impermanente.

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    Lamoree linnamoramentosono state cose faciliper me da superare

    Puoi amareuna personasenza un forte

    coinvolgimento

    Franco Battiato

    GIUSEPPE VIDETTI


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