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2013.docx · Web viewLa vita spirituale? E' un mistero come sempre, a me sembra che la gente...

Date post: 15-Feb-2019
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31 agosto - Una vita spesa sotto la protezione del Signore, protetto dalla benevolenza della Madonna e adesso affidata al patrocinio di San Giuseppe. In massima sintesi è così che va interpretato il mio stato di grazia in ogni momento della mi dedizione pastorale. Essere sereni è un ritornello che si accompagna alle mie riflessioni e alla direzione spirituale dei malcapitati che hanno la sfortuna di dedicarsi alle mie cure. Che cos'è la serenità? Semplicemente vivere facendo con gioia la volontà di Dio nella disponibilità piena alla Chiesa, nella figura del Vescovo che la guida. Riesco sempre a vivere questa disponibilità sincera? Semplicemente si, ma non da desso,posso affermare che mi è connaturale, il che significa che è un dono che mi è stato dato, per cui non ne ho alcun merito. So che deve essere così e lo vivo, fino ad oggi sono sopravvissuto, spero sia così anche in seguito. Personalmente ritengo che per il Sacerdote, ma per estensione anche per ogni battezzato, la via dell'obbedienza sia la via maestra sulla quale si debba impostare il proprio cammino di perfezione alla sequela del Signore. Dai primi anni della mia ordinazione sacerdotale non si fa altro che ripetermi: siete sprecato voi meritate di più. e intanto il Vescovo Mons. Lauro mi mandò a Verbicaro, io non ci ero mai stato, ma fu una esperienza della quale ancora ho dei ricordi indelebili e questo ritengo riguardi anche tanti fanciulli di allora, oggi papà e mamme, che ancora si accompagnano gioiosamente ai miei anniversari. Fu durante quegli anni che Don Antonio mi chiamava spesso a celebrare nella parrocchia di San Giuseppe. Poi l'allora Don Domenico mi chiamo a San Marco, se ricordo bene fu per problemi di guerriglia urbana, schermaglie intestine che pensò di risolvere con l'immissione di un forestiero, Sono gli anni del mio nascere e crescere nella comprensione diocesana del ministero sacerdotale e da allora è sempre stato così. Da circa venticinque anni instancabilmente percorro la diocesi in vari incarichi, ma per me è importante conoscere le comunità, le persone che il Signore mi fa incontrare, il resto è totalmente funzionale a questo. Poi sono stato a Cirella, anche in questo caso una esperienza bellissima che mi ha aiutato a riflettere la gioia di essere al servizio della parrocchia, e di vivere la carità con i miei soldi e non con quelli della Chiesa. Ammetto che ho avuto la fortuna della guida della comunità quando ancora non era iniziata la guerriglia politica, diciamo che in alcuni frangenti il Signore ha guardato con benevolenza alla mia vita. Poi, sempre Don Domenico, che nel frattempo era diventato Vescovo della nostra diocesi, mi chiese di spostarmi a Belvedere Marittimo al
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31 agosto - Una vita spesa sotto la protezione del Signore, protetto dalla benevolenza della Madonna e adesso affidata al patrocinio di San Giuseppe. In massima sintesi è così che va interpretato il mio stato di grazia in ogni momento della mi dedizione pastorale. Essere sereni è un ritornello che si accompagna alle mie riflessioni e alla direzione spirituale dei malcapitati che hanno la sfortuna di dedicarsi alle mie cure. Che cos'è la serenità? Semplicemente vivere facendo con gioia la volontà di Dio nella disponibilità piena alla Chiesa, nella figura del Vescovo che la guida. Riesco sempre a vivere questa disponibilità sincera? Semplicemente si, ma non da desso,posso affermare che mi è connaturale, il che significa che è un dono che mi è stato dato, per cui non ne ho alcun merito. So che deve essere così e lo vivo, fino ad oggi sono sopravvissuto, spero sia così anche in seguito. Personalmente ritengo che per il Sacerdote, ma per estensione anche per ogni battezzato, la via dell'obbedienza sia la via maestra sulla quale si debba impostare il proprio cammino di perfezione alla sequela del Signore.

Dai primi anni della mia ordinazione sacerdotale non si fa altro che ripetermi: siete sprecato voi meritate di più. e intanto il Vescovo Mons. Lauro mi mandò a Verbicaro, io non ci ero mai stato, ma fu una esperienza della quale ancora ho dei ricordi indelebili e questo ritengo riguardi anche tanti fanciulli di allora, oggi papà e mamme, che ancora si accompagnano gioiosamente ai miei anniversari. Fu durante quegli anni che Don Antonio mi chiamava spesso a celebrare nella parrocchia di San Giuseppe. Poi l'allora Don Domenico mi chiamo a San Marco, se ricordo bene fu per problemi di guerriglia urbana, schermaglie intestine che pensò di risolvere con l'immissione di un forestiero, Sono gli anni del mio nascere e crescere nella comprensione diocesana del ministero sacerdotale e da allora è sempre stato così. Da circa venticinque anni instancabilmente percorro la diocesi in vari incarichi, ma per me è importante conoscere le comunità, le persone che il Signore mi fa incontrare, il resto è totalmente funzionale a questo. Poi sono stato a Cirella, anche in questo caso una esperienza bellissima che mi ha aiutato a riflettere la gioia di essere al servizio della parrocchia, e di vivere la carità con i miei soldi e non con quelli della Chiesa. Ammetto che ho avuto la fortuna della guida della comunità quando ancora non era iniziata la guerriglia politica, diciamo che in alcuni frangenti il Signore ha guardato con benevolenza alla mia vita.

Poi, sempre Don Domenico, che nel frattempo era diventato Vescovo della nostra diocesi, mi chiese di spostarmi a Belvedere Marittimo al centro storico. Fu un inizio traumatico, per il totale cambiamento di impostazione pastorale che ho dovuto realizzare, praticamente si era fermi al Vaticano I°. Ma col senno di poi, posso affermare che è stata l'esperienza che mi ha fatto maturare maggiormente fino a fare di me un parroco sicuro ed entusiasta di pascere il gregge, qualunque esso sia, che il Signore mi affida. Poi sono sceso per una breve stagione sul Casale, all'ombra dell'Immacolata. Esperienza vissuta con intensità, ma dopo Belvedere è stata totalmente vissuta in clima di relax. L'elemento dominante è stata certamente la devozione all'Immacolata e a volontà di riqualificare il patrimonio storico artistico, non eccessivo ma non per questo meno importante. Con l'arrivo di Mons. Bonanno sembrava dovesse iniziare per me una stagione totalmente diversa, della serie tirare i remi in barca, poi il Signore ci ha messo una toppa e forse anche per togliermi da una situazione eccessivamente oziosa mi è stata affidata San Giuseppe.

Questo vuol dire che non ho mai avuto problemi, certamente no. Semplicemente li ho affrontati con gioia, nella preghiera, con uno studio capillare del territorio, che mi permetteva di conoscere la vita spirituale meglio di coloro che abitavano la parrocchia. Per potevo impostare una pastorale sempre innovativa, totalmente incarnata nelle tradizioni delle comunità che mi venivano affidate. Qui a San Giuseppe, come ho detto giovedì sera vivo con grande passione e tanta serenità, anche perché chi mi collabora fa di tutto per sostenere gli sforzi pastorali. Ho già chiarito abbondantemente che non sono a Scalea, ma in una realtà indescrivibile e innominabile. Non ci sono tradizioni degno di questo nome, per cui ho la fortuna di intraprendere un discorso totalmente nuovo orientato sugli insegnamenti della Nuova

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evangelizzazione e rivolto a una comunità quasi totalmente giovane, che per alcuni aspetti obbliga anche me al ringiovanimento. Della serie l'illusione tarda a morire ed è probabile che morirò io prima di prendere coscienza dell'illusione.

I problemi non mancano, ma li affronto con serenità, appunto e poi l'esperienza acquisita fa il resto. Il substrato esistenziale è sempre rappresentato dal pastorale diocesana, che resta il mio più grande hobby. Mi emoziona, mi coinvolge, mi appassiona, mi da gioia. Ecco perché faccio veramente fatica a comprendere tanti che stentano ad innamorarsi delle comunità loro affidate e vivono aspettando Godò. L'inesistente. Ogni comunità merita il nostro amore e la nostra dedizione,ogni comunità è visitata dall'amore di Dio e attende da noi un di più di incoraggiamento per esprimere pienamente le potenzialità che le sono affidate. Ma soprattutto ogni comunità ama profondamente i sacerdoti che il Signore affida loro e di questo non dobbiamo mai stancarci di ringraziare Dio. Abbiamo la fortuna di abitare in mezzo a comunità affettuose e attente alla vita del sacerdote, per cui anche se alcune volte compiamo azioni non molto coerenti alla vita sacerdotale, la gente dimentica e si ricomincia, avendo l'esigenza di non interrompere l'amicizia con Dio che da sempre si accompagna e sostiene le debolezze delle nostre realtà.

Perché scrivo questo? per incoraggiare a leggere con gioia il proprio essere sacerdote a prescindere dal luogo nel quale siamo chiamati a esercitare il ministero quello che conta è vivere nell'obbedienza alla Chiesa e nella disponibilità piena verso coloro che ci vengono affidati, Non abbiamo nulla di nostro, anche se quando ci si sposta da una parrocchia all'altra i bagagli aumentano sempre di più, questo certamente non aiuta la disponibilità al nomadismo che pure ci viene richiesta. Non c'è nulla di peggio di un nomade sedentarizzato, è una incongruenza lessicale e diventa un insoddisfatto per cui nulla andrà mai bene, ma in realtà chi non va bene è l'incoerenza della corrispondenza alla propria vocazione. Finisce con il non sa neanche lui quello che vuole, grandi sogni, grandi progetti ma poca quotidianità, anche perché la quotidianità esige uno stile nomadico. Prendere lo zaino, caricarselo sulle spalle è quanto basta per recuperare la gioia di saper riprendere il cammino e se uno riesce a farlo in salita la gioia aumenta, perché comprende che non è del tutto vecchio, o almeno si può illudere che sia così.

30 agosto - Come dire il giorno dopo di momenti molti particolari e significativi che non è facile descrivere, non tanto negli atteggiamenti esteriori che possono anche essere comuni a tante altre situazioni simili, ma a tutto quello che fanno riflettere e al grande debito di gioia che ho verso tutti coloro che nutrono nei miei confronti un sincero affetto. In effetti è stata, fisicamente parlando, una giornata molto pesante come tante altre piena di impegni anche molto diversificati, frammezzati dagli auguri che hanno reso particolarmente attivo il telefono. Celebrazioni, momenti istituzionali, lavoro in tipografia, pellegrinaggio a Lourdes, insomma una giornata come tante altre. Ad ogni telefonata la memoria della persona, delle tante situazioni di vita che ci hanno fatto incontrare, che ci hanno accompagnati. Poi di nuovo alla realtà e via a seguire per tutta la giornata. Poi in serata più immediatamente si sono avvicendati i tanti amici, vecchi e nuovi, che rendono particolarmente interessante ogni momento della vita.

La serata è stata aperte dall'Adorazione Eucaristica anche per sottolineare che tutto quello che abbiamo vissuto, ha avuto in Gesù il suo punto di riferimento ineludibile, e il collante che ancora oggi dona la gioia di poterci incontrare. La preghiera ci ha restituito momenti di fraternità e di ricerca personale e come sempre nella disponibilità all'incontro con Gesù viene alimentata la capacità di vivere seriamente anche in una società che non dona tanta pace e fraternità. D'altra parte si fa di tutto per mettere da parte Gesù, per cui viene naturalmente a mancare colui che alimenta l'amore gratuito e disinteressato. Restituire anche se per alcuni momenti il protagonismo della nostra giornata a Lui viene ampiamente ripagato con la serenità e la

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gioia che solo Lui può donarci. E così è stato anche ieri sera. Gesù ci ha ascoltato come sempre con tanta pazienza, noi lo abbiamo ascoltato per qualche momento, abbiamo invocato il suo aiuto per la nostra fragilità, abbiamo ripercorso qualche tappa del pellegrinaggio spirituale vissuto in Sua compagnia. Poi alla fine, cantando la benevolenza della Vergine Santa, ci ha benedetti e ci ha donato la Sua pace.

Terminata la preghiera siamo stati insieme per un momento di agape fraterno che è stato vissuto più con i cuore che con gli atteggiamenti, è sempre bello rendersi conto che per stare insieme non c'é bisogno di tante cose ma sempre e solo della volontà di condividere il proprio tempo. Certo se a questo si aggiunge qualcosa da mangiare e la voglia di giocare tutto prosegue molto meglio. Come sempre accade tutti hanno portata qualcosa da mettere in comune, ognuno ha avuto qualcosa da ricordare e da trasmettere agli altri, con qualcuno si è ricordata qualche pagine di memorie condivise e ormai storicizzate, insomma si è andati aventi fino a mezzanotte senza particolari patemi d'animo. Alla fine ho dovuto investire le restanti energie restituendomi al ruolo di animatori dei cerchi famiglia felice, e finalmente a letto per godere il riposo dei giusti sulla terra. Il Signore è stato buono con me, mi ha accompagnato con la sua benedizione e mi ha protetto in tantissime situazioni, ma soprattutto mi ha circondato di amici che, instancabilmente, seguono la mia vita e mi chiedono di vivere la gioia di stare con loro.

28 agosto - Sappiamo tutti che la salvezza che Gesù è venuto a portare è universale, ma troppo spesso la inquiniamo con la nostra mediocrità e limitatezza. Per cui la salvezza rimane per tutti, ma questa verità di cui tutti abbiamo comprensione, la si vive senza l'entusiasmo di farla arrivare a tutti. Con la morte degli amici comincia sempre una nuova fase, si cercano nuovi equilibri, si guarda in modo diverso a se stessi e agli altri, insomma comincia una nuova fase della propria vita. Quando poi ritornano alla Casa del Padre le persone più care, è normale che si crei del disorientamento interiore. Capita sempre anche se uno vuole prepararsi a questo appuntamento, non c'é niente da fare, ti coglie sempre di sorpresa. La preghiera aiuta molto ad assorbire il vuoto che si determina, serve anche ad alimentare la fede che normalmente non gode di grande luminosità. Troppo spesso manca di profondità, anche l'anno della fede corre il rischio di passare senza riuscire ad incidere in profondità nella crescita spirituale dei credenti. Il resto lo deve fare il tempo vero medicinale necessario per suturare il dolore. La gente vive la fede senza rifletterla, però certamente si lascia emozionare da questo dono ricevuto fin da piccoli, questo non è da rigettare anche perché al momento opportuno non manca di essere di sostegno.

Nulla di particolarmente personale solo una riflessione vissuta in occasione delle esequie di Maria, una cara mamma che il Signore ha chiamato a se oggi. Questo fatto mi ha dato l'opportunità di ripensare alla gioia che deriva dal percorrere la parrocchia e la capacità che il Signore dona di stupirsi per lo stupore che suscita il vedere il Sacerdote che a piedi si accompagna al corteo funebre. In realtà è una riscoperta anche per me, ma forse è legata al fatto che purtroppo mi muovo veramente poco, per cui ne approfitto per vivere un po' di moto. Ho scoperto anche che è molto positivo pregare leggendo la parrocchia, ricordando le persone che la abitano, i problemi che la percorrono, insomma tutto si vivifica di sensazioni che fanno del corteo funebre un incoraggiamento alla comprensione più viva della vita. Non è difficile trovare valori nuovi da riflettere quando si vive in mezzo alle persone, d'altra parte sono tanti mondi che il Signore incoraggia a comprendere come parte di te, non basta la vita per imparare a valorizzare tutti coloro che ti sono accanto.

Visita al Castello nell'imminenza delle nozze della principessa, tutto sembra essere pronto anche se come sempre c'è sempre qualcosa di preparare meglio, ma ci si incontra anche per questo. Nella dinamica dell'essenziale per il matrimonio basterebbero lo sposo, la sposa, il sacerdote e i testimoni. Facendo così si risparmierebbe molto sia in tempo da perdere, sia in economia ma quasi nessuno lo fa. E allora si comincia con il vestito della sposa, il frac o facsimile per lo sposo, il ristorante si fa per dire, ci vuole l'albergo di non o

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quante stelle, per non parlare degli invitati per i quali occorre prenotare anche altri alberghi. Insomma le cose vanno preparate per bene, altrimenti è meglio non fare il matrimonio. Ma in questo caso è proprio necessario fare le cose per bene, d'altra parte al Castello non si scherza e poi questo matrimonio è un vero dono della provvidenza per cui non è lecito disprezzarlo con una preparazione pressapochistica. La giovane sempre molto euforica, magari qualche anno è passato anche per lei, ma l'ho trovata molto gioiosa ed esuberante. ma io che ci vado a fare, sono semplicemente il cappellano di famiglia e mi godo questo ruolo anche perché abbiamo avuto modo di vivere momenti veramente belli insieme anche con altri familiari. Sono troppo stanco per soffermarmi in piazza dove sembrano esserci gli amici di sempre.

In realtà se ne sta preparando anche un altro, ma questa volta al Casale, ha delle caratteristiche totalmente diverse. Sembra che stiano riuscendo a mantenere un riserbo rigoroso anche con i familiari, tutti carissimi amici anche in questo caso. A me sembra strano che si possa riuscire al Casale di far passare un simile avvenimento in silenzio rigoroso, però sembrerebbe che riesca ma quando esploderà resterà un caso emblematico, per non parlare degli effetti che saranno certamente catastrofici, insomma qualcosa di veramente epocale. Poi vi racconterò anche perché io ci devo essere certamente. Anche in questo caso doveri di famiglia. Ma Don Cono, quante situazioni affettuose coltivate? Io ritengo siano migliaia, ma purtroppo non posso seguirle tutte con la stessa intensità e allora me ne riservo solo alcune, le più irrazionali. Spero di non aver fatto scoprire nulla, ma è proprio strano che i parenti non se ne accorgono, secondo me fanno finta per assecondare il capriccio degli sposi.

Qualcuno gioca d'anticipo sugli auguri, manca ancora un minuto alla mezzanotte e già trasmettono. Però di questo non vene parlo anche perché è troppo presto, per cui rinvio tutto a domani sera. Siamo ai sessanta e pesano tutti, sia fisicamente, sia come maturità spirituale, sia come dedizione pastorale. Non sarà facile ricominciare in modo nuovo, ma se non altro voglio vivere il gusto di provare, quali saranno gli effetti? Io non sono capace di prevedere il futuro, sono un povero operaio che lavora ogni giorno con entusiasmo cercando semplicemente di leggere al volontà di Dio su di sé e per gli altri. Chiaramente non sempre ci riesco, ma questo appartiene ai limiti personali, però certamente ce la metto tutta, ogni momento e in tutte le situazioni. Non basta? Lo so, non può certamente bastare anche per questo si prega, si ama e si spera. E' il Signore il protagonista non io, questa certezza dona una grande pace interiore e una grande gioia di vivere.

La vita della persona merita di essere spesa con impegno ed è quello che ci ricorda Sant'Agostino, nella disponibilità all'amore di Dio, da cercare sempre, noi cogliamo la nostra capacità di amare proprio corrispondendo al suo amore che è immenso. Un autore tormentato per tanta parte della sua vita che diventa un Santo universale proprio per la sua capacità di percorrere con sincerità la propria vita rileggendola con gli occhi di Dio anche in quelle situazioni che potrebbero sembrare più incresciose, da velare e invece lui riesce a manifestarle con una autentica espressiva disarmante. Cadere e riuscire a rialzarsi è proprio di chi coglie in pienezza la sua fragilità e confida pienamente nel Signore. Dopo anni e anni di studi e di approfondimenti e di preghiere sente l'esigenza di comunicare che: Noi cerchiamo per trovare, ma troveremo solo la possibilità di cercare all'improvviso.

26 agosto - Si comincia come sempre con l'affidamento alla Vergine Santa, cercando di cogliere nella sua presenza la serenità necessaria per affrontare la giornata. I misteri della gioia ci aiutano a ripercorrere i primi momenti della salvezza, e ci trasmettono anche le preoccupazioni della Santa Famiglia che si trova a vivere un impegno che giorno dopo giorno scopre con la disponibilità allo stupore per quanto Dio va a operare nella loro disponibilità. Abbiamo lasciato il Vecchio Testamento con il quale abbiamo percorso liturgicamente, durante tutta l'estate, il faticoso cammino del deserto che il popolo di Israele ha vissuto fino

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alla conquista narrata nel libro di Giosuè e alla difficile fase di stabilizzazione con i Giudici. Adesso riprendiamo il cammino delle origini della evangelizzazione con i tessalonicesi, in questa lettere siamo incoraggiati a comprendere la radici del Kerigma cristiano la speranza nuova che la comunità di Gesù Cristo trasmette con l'annuncio del Vangelo, con la potenza dello Spirito Santo e con la testimonianza della loro vita. Gesù invece con il Vangelo di Luca cerca di spronarci alla coerenza rimuovendo la falsità delle relazioni, il settarismo confessionale o dei gruppi e la cosificazione o mercificazione dell'azione sacra che ancora oggi inficia molto l'autenticità cristiana originaria.

Una giornata naturalmente contrassegnata dal dolore e dalla riflessione per il ritorno alla Casa del Padre di Mons. Crusco. Come sempre in queste occasioni si cerca di ripercorrere il cammino vissuto insieme, cogliendo nella vita comune che ne è derivata tutto il bene che il Signore ha voluto donarci. Io non posso che ringraziare il Signore per avermelo fatto incontrare sulla via del sacerdozio e di aver condiviso con lui tanta parte del mio ministero. Pur nella diversità della comprensione pastorale ma sempre rispettoso delle responsabilità abbiamo operato con grande dedizione e abnegazione. Dopo aver celebrato nella Chiesa di Sant'Antonio in quel di Grisolia, ho ripreso la via della parrocchia avendo chiaro che il Signore vuole che io sia parroco, ma anche con la certezza che nella Chiesa il ministero di parroco è quello che trasmette meglio l'affetto dei fedeli. Più si sale in linea gerarchica più ci si allontana dalla vita di di comunità e la comunità stessa, spesso, stenta a sentire verso il proprio Vescovo un affetto maggiore rispetto a quello che vive verso il proprio parroco. Forse è troppo istituzionalizzato, però si avverte il diverso livello emotivo che traspare nella partecipazione della gente al momento più definitivo della vita della persona.

Non si finisce mai di crescere, come anche si può deviare dal rispetto della Chiesa in ogni momento della vita. Questo accade soprattutto quando si pensa di poter essere al di sopra di ogni cosa, nel senso che si sconfina nella presunzione di poter stabilire per altri i propri desideri e questo non è lecito a nessuno, soprattutto quando sci si relaziona in chiave istituzionale, ciascuno deve vivere il proprio ruolo nell'assoluto rispetto del ruolo dell'altro anche quando non ne condivido le scelte e gli atteggiamenti. Ma abbiamo imparato che la Chiesa non è un problema di simpatie o antipatie, è obbedienza a coloro che il Signore manda come Pastori per il bene delle anime, molte volte per rispetto a questo principio occorre mortificare anche il proprio punto di vista o il proprio modo di agire. Ognuno ha le sue responsabilità e competenze e deve essere libero di poterle esercitare nel ministero che il Signore gli affida.

Non sempre tutti abbiamo la maturità di comprendere questo principio basilare della vita ecclesiale, anche per questo i fedeli non sempre riescono a comprendere il senso della comunione e il valore dell'obbedienza al magistero della Chiesa visto che molti uomini di Chiesa stessi frequentemente operano come se non esistesse alcun magistero normativo la vita della comunità ecclesiale. Non è facile essere liberi quando si dipende, ma non è lecito fare della dipendenza la norma della propria vita altrimenti si corre lo stesso rischio dei tossici che stentano a liberarsi proprio di ciò in cui avevano riposto il senso della loro libertà. Capita spesso nella vita della comunità che, in virtù del proprio protagonismo considerato indispensabile, i laici o altri impongano al presbitero l'orientamento da dare alla vita di comunità. Occorre liberarsi al più presto da chi vive la Chiesa in questo modo, avendo la certezza che è meglio una comunità libera da pastoie obbligate anziché una comunità organizzata in ogni cosa, ma che non è libera di poter vivere secondo i doni dello Spirito. Sono tormenti di chi spende la propria vita per educare alla gioia di essere liberi in Cristo, ed è bello pensare che almeno questo valore non possa essere mortificato da nessuno, neanche dalle persone più fidate e più necessarie per la propria presunta serenità esistenziale.

Il resto della giornata l'ho trascorso ad aggiornare il sito tra un sms e l'altro, ci sono i traumi degli adulti e quelli dei giovani gli uni non sono più drammatici degli altri e tutti meritano attenzione. Diciamo che la

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frenesia dei giorni precedenti sembra scemare, sembra che abbiamo confessato tutti i peccatori disponibili restano quelli nostrani, ma per loro ci vuole più tempo e magari conviene aspettare qualche pellegrinaggio. Ho inserito una pagina di ieri, storicamente parlando per noi è la preistoria. Ho anche scattato delle foto alle coccovelle presso la grotta della Madonnina di Lourdes, ma mi sbagliavo erano delle dame di carità in missione, ma va bene lo stesso. Le titolari di azienda si erano rifugiate nel nido inferiore a tubare nel riserbo. Si danno da fare instancabilmente, è una settimana impegnativa per l'evangelizzazione e vi si dedicano con tutte se stesse. Si scherza abbiamo ancora qualche giorno di respiro e cerchiamo di viverlo con serenità nella gioia. Diamo gli ultimi ritocchi alla struttura catechistica in modo che sia tutto pronto per riprendere con entusiasmo ed impegno il nostro servizio alla costruzione della gioia della vita comune che deriva dal Vangelo. La giornata di conclude nella serenità dell'incontro gioioso con gli amici, tutto concorre a percepire la bellezza dello stare insieme come un vero dono del Signore, ed è anche bello poterne godere quando è possibile.

25 agosto - E arrivò il giorno nel quale il Vecchio Saggio venne chiamato dal Padre di Misericordia per vivere la pienezza della pace in Lui. Mons. Domenico Crusco è tornato alla Casa del Padre, dopo un lungo periodo di partecipazione alla Croce di Cristo nella sofferenza della carne, purificato nello spirito, si presenta all'autore della vita con una vita totalmente spesa al servizio della Chiesa. Per decenni ha vissuto il ruolo di formatore nel Seminario diocesano, ha avuto la responsabilità di Vicario per la Pastorale, ed ha ricoperto il ministero episcopale per le Chiese di Oppido Mamertina - Palmi e San Marco Argentano - Scalea. Poche informazione che non dicono quasi nulla di quella che è l'attività apostolica che il Signore affida ai suoi sacerdoti, che, per la gran parte del tempo è fatta di relazioni velate al mondo conosciute solo da Dio. Quanti incontri, quanta direzione spirituale, quanto disponibilità caritativa, quante persone incontrate e incoraggiate alla speranza, quanta predicazione, quanti problemi nel cuore dal conservare e da offrire al Signore, lo sa solo il Signore ed è bene che sia così.

A tutto questo occorre sempre aggiungere le povertà spirituali personali senza le quali potremmo montare in superbia e pensare che l'opera sia nostra, dando spazio alla menzogna che trionfa nel nostro tempo. Ma noi sappiamo bene che l'opera è di Dio, il nostro compito, molto delicato, è quello di non correre il rischio di essere di ostacolo alla sua azione. In questo il Vescovo Mons. Crusco ha educato intere generazioni di presbiteri che adesso hanno la responsabilità di gran parte delle parrocchie della diocesi. Io lo conobbi a scavalco nel mio primo impegno pastorale in quel di Verbicaro, il Vescovo, allora era Mons. Lauro, lo mandava sempre a sostituirmi quando io ero impegnato con le attività degli scout in regione. Poi mi chiamo, siamo nel lontano 1988 a far parte del team educativo del Seminario diocesano, da allora abbiamo sempre vissuto collaborando nella vita pastorale per il bene della nostra Diocesi.

Come spesso accade nelle cose degli uomini, anche quando si è profondamente legati al sacro, alla serenità dei giorni felici si devono aggiungere i tanti momenti di incomprensione, di non rispetto, di non comprensione del bene cercato e compreso come un male voluto, insomma tutto ciò che concorre a creare nelle relazioni tra amici quelle situazioni che determinano profonda tristezza proprio perché toccano i sentimenti del cuore e rattristano chi ama di più. Abbiamo imparato da tempo che non sempre si ha la capacità di leggere il cuore dell'uomo e che nella mancanza di serenità si possono valutare in modo erroneo anche le scelte più elevate. E' accaduto anche a noi, sono le cose del mondo e non devono stupire più di tanto, occorre semplicemente pregare perché il Signore doni la serenità di leggere con il cuore ciò che viene espresso con le labbra e può essere colto in chiave punitiva e come un bene che orienta alla salvezza eterna. Quando queste situazioni si determinano non è facile restituirsi alla gioia spirituale dei cuori che gareggiano nello spirito dell'incontro.

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In questi ultimi mesi abbiamo avuto modo di rileggere il nostro vicendevole rapporto nel servizio alla parrocchia di San Giuseppe, dove lui già da alcuni anni aveva scelto di vivere la fase finale del suo ministero pastorale. Ha cooperato nella formazione spirituale, giovando molto al bene delle anime. Anche se profondamente segnato dalla difficoltà della vista non si è sottratto agli impegni che lui stesso sceglieva di vivere per vitalizzare la fede nel cuore dei fedeli. Sempre gioviale, profondamente disponibile al dialogo e al confronto, anche nei momenti di dolere e di sconforto non si è sottratto alla sua responsabilità di pastore delle anime guardando sempre agli altri e quasi mai a se stesso. Tanti momenti di amarezza ma sempre affrontati con serenità interiore. Adesso è nella gloria di Dio, insieme a tanti suoi amici che lo hanno preceduto nell'incontro con il Padre, a lui chiediamo di continuare dal cielo a vitalizzare la gioia di continuare a servire il Signore, come lui ha voluto e a saputo trasmetterci con l'insegnamento e con la testimonianza.

24 agosto - Della serie anche questa è fatta, questi giorni vissuti con i giovani mi hanno fatto proprio bene, per cui si rientra con rinnovato entusiasmo alle attività di fine estate, lo ripeto con insistenza perché chi deve capire capisca che Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino. Che giorni sono stati? Semplicemente giovani, nella tensione costante a cogliere i loro entusiasmi e anche le loro difficoltà a leggersi gruppo parrocchiale. Non è facile far comprendere l'importanza della vita comune, ma ci si deve provare con tutte le energie possibili. Come sono i giovani? Belli come sempre, pieni di vita, nella esigenza di sorridere e di guardare con fiducia a se stessi e al domani. Abbiamo riflettuto sulla loro crescita, sulla esigenza di amare e di sentirsi amati, sulle incomprensioni educative che spesso emergono a questa età nell'ambito familiare. Abbiamo incoraggiato a guardare con fiducia alle proprie capacità e a leggersi protagonisti non solo nella società, ma anche nella vita della parrocchia, avendo la certezza che senza di loro la parrocchia muore, diventa più triste.

Come lo hanno vissuto? A me sembra eccessivamente bene, essendo quasi tutti alla prima esperienza, anche gli animatori, si poteva preventivare un flop e invece grandi dedizione alle attività proposte e perfino al servizio da vivere con la gioia necessaria. Insomma tutto bene, eccessivamente bene. Magari troppo, la cucina era a livelli da ristorante più che a quelli di un campo, lo stare insieme solo raramente è stato incrinato dalle invidie relazionali, la disponibilità a far sapere di esserci è stata praticamente totale. Rimane la grave responsabilità di continuare senza flessioni avendo la certezza che la strada è quella giusta anche se non sempre si riesce a produrre una proposta formativa adeguata. Ma per quel poco che conosco io, in diocesi non è facile trovare parrocchie che abbiamo team qualificati sul mondo giovanile, anche per questo la formazione cristiana ordinariamente si ferma alla confermazione.

Ma noi lo abbiamo? Chiaramente no, anche per questo, non sempre si è andato aventi in modo lineare, quando non si è corso il rischio di una devianza a tutto tondo. Bisogna semplicemente rimboccarsi le maniche e fari in modo che questo capitale di sorrisi che il Signore ci ha affidato non debbano trovare la gioia altrove, ma possano farne esperienza nella comunità. Questo è il lavoro che gli educatori devono sposare, senza mai pensare di poter usare i giovani, ma semplicemente avendo la preoccupazione di servirli. Farli sentire amati, cercati, accolti. Ci riusciremo? Io sono convinto di sì, anche perché preghiamo continuamente per questo e il Signore certamente non mancherà di sostenere la Sua opera, perché i giovani si trovino bene con Lui. Gli animatori hanno la volontà di vivere con gioia questo servizio, grandi preoccupazioni per il non sentirsi qualificati per questo, ma questo qualora ce ne fosse bisogno fa emergere l'umiltà necessaria che dona la certezza di poter lavorare bene.

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Per sostituirmi in parrocchia ho dovuto coinvolgere quattro sacerdoti, allontanarsi è sempre un problema: Don Generoso, Don Giacomo, Don Mario, Don Miguel e Don Antonello, oltretutto molto disponibili che ringrazio sentitamente, senza di loro non avrei potuto godermi un momento di giovanile euforia naturalistica per come Sant'Agata d'Esaro sa offrire a chi riesce a dedicarle del tempo. Belle passeggiate, clima già settembrino, gente cordiale, tanti amici che non si dimenticano dei tempi e delle attività trascorse insieme. Insomma un respiro di pace nel creato che mi ha riportato ai bei tempi del Pollino e dei tanti campeggi con gli Scout, nel frattempo ho avuto modo di imparare che non c'é solo il modo Scout di vivere il campismo e mi sforzo di trasmetterlo dovunque sono chiamato a vivere il servizio di presbitero.

Andare a piedi, visitare i quartieri, vivere le vie crucis per le strade, gioire per i momenti processionali assaporando ciò che la gente vuole comunicarti e anche oltre, ciò che il Signore ti dona di vivere, è quanto penso di aver imparato e di poter trasmettere in tutti questi anni di cammino spirituale condiviso con tanti amici di cui non posso che continuare a ricordare la gioia di camminare insieme, di soffrire anche alcune volte, di confrontarci, di cercare la costruzione della speranza anche quando tutto sembrava difficile. Insomma di vivere la missione che il Signore mi ha indicato sempre con perseveranza, tanti fallimenti, ma anche tanti momenti di vera pace in Lui. E adesso? Semplicemente si continua con serenità e con gioia, per come Lui stesso certamente non mancherà di donare. E la parrocchia? Secondo me va abbastanza bene, anche durante l'estate si è vista abbastanza attiva e riprenderà certamente con esuberanza il suo cammino ordinario.

Ma Don Cono voi vi lamentate sempre che le cose non vanno bene? Faccio il vecchio che non è mai contento, in realtà io non dubito della bontà di ciò che il Signore mi ha affidato anche perché chi mi ha preceduto, e cioè Don Antonio e Don Michele, ha lavorato veramente bene. E poi c'é San Giuseppe, lui non parla molto come accadeva per gli uomini dei tempi antichi, lo veneriamo nella devozione del lavoro, lui è il nostro modello e a lui guardiamo con fiducia avendo la certezza di poter contare sempre nella sua intercessione. Abbiamo ripreso con le prove di canto, niente di meglio che ricominciare cantando avendo la certezza che il cuore si apre alla festa e alla lode, questa Domenica il Signore ci chiede di guardare in grande alla Sua opera di salvezza universale, per cui dobbiamo e non possiamo metterci a piagnucolare sui nostri presunti o veri problemi, se guardiamo all'opera di Dio tutto diventa più semplice. E' questo che tanti genitori dovrebbero testimoniare e insegnare ai propri figli senza farli stressare troppo per conseguire dei traguardi meramente umani, che certamente non li aiutano a sentirsi liberi per come il Signore ha donato loro di poter essere con la Sua presenza.

19 agosto - Due o tre giorni liturgici e anche Giosuè lo abbiamo tolto di mezzo, certo non deve essere stato facile il periodo dell'insediamento, alla guida di una banda non sempre rettamente motivata uscita dal deserto, alleandosi con coloro che si riconoscevano nella fede dei padri, combattere contro le città fortificate dei cananei. Non deve essere proprio stato facile, comunque ad entrare sono entrati, magari senza fare grandi conquiste almeno così dicono gli studiosi. Adesso ci viene chiesto di assaporare uno dei periodi più nebulosi della Storia Sacra, siamo al tempo dei Giudici, Israele vive in modo tribali la sua permanenza in Terra Santa, con tute le difficoltà che ne derivano in ordine alle vessazioni che devono subire, alle tentazioni che ne accompagnano la convivenza con gli altri popoli, e anche la prostituzione sacra ad altre divinità. Insomma il popolo che aveva vissuto l'esperienza del deserto perde il suo smalto assolutistico e si adegua alle tante situazioni che gli vengono proposte. La fede viene tenuta viva nei grandi santuari tribali, dove attorno alla Tende del Convegno e all'Arca vengono perpetuate le gesta di Dio in favore del suo popolo.

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E' un po' l'immagine delle nostre comunità, la gente pasce ordinariamente nel qualunquismo relativistico del nostro tempo lasciandosi anche tentare e coinvolgere dalle tante devianze morali e sociali, la fede viene riscoperta in occasione delle feste patronali nelle sua grandi manifestazioni popolari, poi tutto ritorna negli alvei naturali e dà l'impressione che tutto proceda bene. Occasionalmente sorgono degli uomini carismatici (i Giudici della fase dell'insediamento) che con il loro carisma diventano riferimento insostituibile per i tanti deboli del nostro tempo. Purtroppo spesso vengono anche deviati da quel poco di fede che si accompagna alla loro vita. Chi sono? ce ne sono di tutti i tipi: veggenti, visionari, esorcisti, capi di comunità esoteriche, maghi, gente che toglie il malocchio e via a seguire. Tutti vivono la preghiere tutto viene fatto attraverso la preghiera, ma poi chissà perché, si generano delle dipendenze verso se stessi e non verso Gesù Cristo.

A fronte di tutto questo, non si deve fare altro che tenere la barra dritta su Gesù Cristo, nella speranza che la Sua presenza restituisca un po' di pace e alimenti la capacità di relazioni più autentiche e rispettose. Non è facile ma non c'è alcuna alternativa occorre lavorare e sperare. Senza alcuna presunzione ne altra preoccupazione se non la costruzione del Regno che Lui ci ha affidato. Ma si riesce? Certamente se si cammina con Lui non si ha nulla da temere. Anche se non tutti concorrono al buon fine dell'opera, non abbiamo nulla da temere semplicemente perché non abbiamo nulla da avere, ma solo tutto da donare, per cui si deve lavorare e basta. Non è sempre facile, né deve esserlo, sappiamo tutti che c'é da combattere perché il bene trionfi in una società che sembra volerlo affossare definitivamente mediante l'oblio mediatico, eppure tutti sappiamo che il bene trionfa ed è fortemente presenta nel cure di ogni uomo. Come anche sappiamo che è presente il male e che fa di tutto per soppiantare il bene.

Giornate da KO, chiaramente parlo per gli altri, io cerco di resistere e per esserne sicuro ho smesso di riposare, anche per evitare che il padrone tornando mi trovi addormentato. Ieri giornata veramente campale con quattro celebrazioni, Battesimi e Cresime, per ore confessioni. Insomma bellissima con centinaia di persone che a ritmo incessante hanno vitalizzato gli ambienti parrocchiali, riflettevo che è come una festa festa patronale permanente. Sempre la stessa tragica esperienza di gente che vuole attenzione e che in cambio riceve frettolosità. Mi chiedevo che stanno combinando i catechisti in questa fase finale del relax estivo, certamente sono alle prese con la missione popolare per le spiagge, nelle pizzerie, sui lungomari, magari qualcuno è anche nei lidi. A me dispiace tanto perché scelgono sempre gli ambienti più difficili, in parrocchia non si vedono quasi mai, poverini con tutto il da fare che hanno con i lontani anche loro si sentono lontani, o forse lo sono diventati. Io glielo dico venite in parrocchia, anche qui c'é tanto da fare, da animare,niente da fare loro vogliono la missione ad extra, pazienza spero solo che non mi ritornino troppo stanchi a fine estate.

E i ragazzi? Dovrei semplicemente lasciare il punto interrogativo, anche perché naturalmente anche loro sono tutti in missione, per lo più notturna, con grande gioia dei genitori. E i giovani? che domanda l'estate è il loro tempo preferito, per cui li trovi dappertutto, a tutte le ore, strano adirsi persino in Chiesa. Posso serenamente affermare che in Chiesa partecipano più i giovani che i ragazzi, è inutile dire che le percentuali vanno dallo 0000,01 % allo 0000, 03 %, gli intenditori di statistiche sanno che come percentuale non è malissimo, magari si potrebbe fare meglio, ma con tutto il da fare che hanno non si può pretendere di più. Gioiosa serata liturgica con la presenza straordinaria di Simona e Mario. Di Simona ve ne ho già parlato in questa fase si esaurisce all'interno di una micro cucina con sauna permanente, gli effetti sono benevolmente verificabili sul fisico statuario che ha acquisito, a differenza di altri che purtroppo veleggiano verso il degrado definitivo. Mario si prepara al matrimonio ed è cosciente della gioiosità che ne deriva ma anche dell'onere da sostenere per condividere la sua storia con una ragazza che vive la storia. Non dico di più per non incorrere nelle ire degli interessati e non.

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Ma la parrocchia regge l'estate? Ritengo di sì, qualcuno è allo stremo, ma sostanzialmente nessun abbandona la postazione. I Carismatici al sabato sera, i Neo Catecumeni il sabato notte, l'Azione Cattolica la Domenica mattina, l'altra della mattina è affidata anche allo Spirito Santo, gli ultras intervengono Domenica pomeriggio e i giovani (in senso ampio) Domenica notte. Non male, per come mi era stato detto, sembrava dovesse esserci una grande confusione, invece tutto procede in modo ordinato, anche il clima liturgico non è da disdegnare nella sua sobrietà e intensità. Diciamo che ogni liturgia festiva e domenicale partecipano un migliaio di persone, finora abbiamo consumato circa settemila particole, fate voi i conti che io non ci arrivo. Ma a proposito da dove arrivano tute queste persone? Domanda difficilissima alla quale non riesco a dare nessuna risposta, io li guardo, loro mi guardano e questo deve bastare, Almeno per adesso, magari con gli anni si riuscirà persino a riconoscere qualcuno. Intanto godiamoci l'opera di Dio in santa pace, con tanta gioia e tanta stanchezza.

16 agosto - Che cosa è accaduto storicamente? Non è facile da definire, però attraversato il Giordano con le stesse caratteristiche miracolose che avevano accompagnato il passaggio del Mar Rosso, senza l'angoscia dei nemici che inseguono, Giosuè, il nuovo condottiero del popolo, che aveva vissuto l'esperienza del deserto, si trova a dover compiere delle azioni totalmente innovative. Il rinnovo dell'Alleanza a Sichem con tutti quelli che si riconoscono nella tradizione dei Patriarchi, ne rendono preziosa la presenza per la comprensione più allargata di Popolo di Israele che ne deriva, anche in riferimento all'azione di conquista che avvia, senza peraltro vederne la conclusione anche perché accompagnerà la storia di questa comunità per oltre un secolo. Suddivisa in tante tribù, per lo più con una comprensione autonoma della propria identità, Israele sarà facile prede sia dei Cananei gli abitanti storici della Terra dei Padri, sia dei nuovi abitanti i Filistei che vi si erano insediati durante il periodo della schiavitù egiziana.

Giosuè, come ogni condottiero deve solo sforzarsi di coordinare in sinergia tutto quanto il popolo riusciva a cogliere come impegno necessario per corrispondere al Dio del deserto. Lo aveva accompagnato e sostenuto nella lunga prova della purificazione, ne aveva anche trasformato l'identità dalle tribù di Giacobbe in Popolo di Dio. Questo popolo si riconosce nella storia comune dei Patriarchi, vive la fede nei Santuari Tribali dove periodicamente viene trasportata e sosta la Tenda del Deserto per accogliere l'Arca della Testimonianza. L'azione sacra è officiata dai Leviti che si accampano e vivono presso i grandi santuari di Sichem, Silo, Bet El, Ai, Galgala, Gabaon, Mamre/Ebron, Succot, Bersabea. E' in questi luoghi che per secoli vengono trasmesse le memorie dei Patriarchi, vengono codificati i rituali liturgici delle feste di pellegrinaggio, vengono conservate le parole sacre che sanciscono l'appartenenza allo stesso Dio e Signore di persone anche totalmente diverse tra di loro. Questo durerà anche dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Davide e la costruzione del Tempio di Salomone.

Sarà solo con Giosìa che avvierà una rigorosa riforma del culto, fortemente centralizzata sulla sacralità di Gerusalemme, a porre fine a questa lunga e preziosa sequenza di tradizioni religiose, formulandola e armonizzandolo o comunque in un'opera di coordinamento nei libri sacri, per come oggi sostanzialmente noi li riceviamo nella tradizione dei libri della legge che vengono attribuiti a Mosè. Voi direte sono pensieri da proporre in pieno ferragosto, cosa volete che vi risponda, mi fanno rilassare e ve li propongo, magari aiuteranno anche voi ad essere più sereni, d'altra parte quando si ripercorre il cammino dell'amore con cui Dio si accompagna alla nostra vita, suo popolo oggi, stiamo tutti meglio. Vi incoraggio a pensare all'amore di Dio che sconfigge con la sua potente azione il grande Drago che vuole soffocare la speranza nel cuore dell'uomo, o più semplicemente riempie di stupidità la mente per appiattire l'intelligenza e la memoria della preziosa presenta di Dio nella nostra vita.

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La comunità, penso che la gran parte vive l'ansia di guadagnare per tutto l'anno, sono i giorni della formica che si sforza di mettere da parte anche perché l'inverno da affrontare è abbastanza lungo e difficile. Magari aumenta la tensione nervosa relazionale, dovuta alla stanchezza e magari anche ai conti che non sempre si trovano. la coppia scoppia? Forse nei film, nella realtà non mancano situazioni di grande soddisfazione. I giovani cercano di divertirsi per come possono, come sempre rischiano su se stessi, ma non mi pare ci sia eccessivo movimento al di fuori dai canoni, forse l'aspetto più estemporaneo riguarda la vita sessuale, molte amicizie corrono il rischio di essere cosificate a discapito della valorizzazione della persona, ma questo dipende anche dal degrado che attraversa la vita delle persone nel nostro tempo. D'altra parte se anche noi adulti diamo tanta importanza all'aspetto fisico per ché non dovrebbero darla loro che ne hanno potenzialità certamente maggiori. I ragazzi come sempre sembrano i più fortunati, gioiosamente assecondati nei loro desideri dai propri cari, per adesso sembra non avvertano le grandi difficoltà del nostro tempo e riescono a sorridere e a trasmettere gioia anche a coloro che li osservano.

La vita spirituale? E' un mistero come sempre, a me sembra che la gente mantenga uno stile molto composto e stabile nella propria religiosità molto variegata nelle forme e nelle tradizioni, però non si avverte quella caduta di interesse di cui tanti parlano. Certamente i ritmi della partecipazione festiva dei parrocchiani sono allentati, ma è certamente dovuto alle tante attività estive che li coinvolgono fuori misura. Non mancano i denigratori e gli acuti osservatori dell'agire degli altri, come sempre io non posso che invitarli a guardare a se stessi. Della serie nessuno è giudice degli altri anche perché li conosciamo poco, ma potrebbe esserlo di se stesso, uso il condizionale anche perché molti non conoscono neanche se stessi. Anche chi partecipa stabilmente non sempre trae profitto da quando il Signore dona, anzi frequentemente ne fa un motivo di vanto per cui svilisce tutto, ma più semplicemente esprime tutti i limiti della sua non comprensione del dono di grazia che dovrebbe spingere alla vita umile, all'accoglienza dei cosiddetti lontani e non alla presuntuosa pretesa di essere migliori degli altri.

Possiamo dire così dovremmo dedicare più tempo agli altri, anche perché i problemi non mancano e come sempre la gente ha tanto bisogno di essere aiutata e compresa. Anche durante l'estate la gente si ammala, tanti ragazzi non possono andare a mare anche perché i genitori lavorano e non possono accompagnarli, a tutto questo si aggiungono le famiglie coinvolte nel disorientamento sociale di inizio estate che certamente avvertono l'esigenza di affetto da parte della comunità. A chi stiamo dedicando il nostro tempo? Come stiamo corrispondendo alla nostra vocazione di essere prossimo di coloro che il Signore ci dona di poter incontrare ed aiutare. C'è voglia di far festa, di distrarsi, come sempre questo sembra essere il tempo giusto, ma è giusto farlo con una comprensione della festa come vuoto valoriale, come confusione relazionale? Per molti è così ma non può esserlo per il parroco, per il quale fare festa significa essere attenti ai bisogni della comunità, e dare conforto a coloro che sono nella prova e nelle difficoltà. Non sempre mi riesce ma almeno lo metto come obbiettivo principale da conseguire nella giornata.

15 agosto - Come sempre quando al centro della scena si pone la Vergine Santa, tutto si colora di luminosità nuova. C'è più serenità relazionale, più disponibilità alla vita di carità, più amore fraterno. Può essere ma magari non necessariamente è così, però è bello leggersi in questa condizione, di apertura all'accoglienza con il cuore, della Santa Madre di Dio nel mistero della sua Assunzione al cielo. E' un vero dono di grazia riflettere con serenità alla fine della nostra storia terrena, ed è proprio quello che questa ricorrenza liturgica ci vuole donare. In virtù della sua Divina maternità Maria di Nazareth non ha conosciuto la corruzione del corpo, ma è stata assunta al cielo. Dove è accaduto, a che età, chi ne ha narrato i fatti. A queste domande hanno provato a rispondere in tanti e anche in modi molto diversificati, o, forse diremmo meglio, campanilistici. Ne vantano una ininterrotta tradizione Gerusalemme ed Efeso. Naturalmente io propendo

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per Gerusalemme, anche perché è inverosimile che la Vergine Santa vivesse la parte finale della sua vita fuori dalla Terra Santa, tenendo conto anche del fatto che Gerusalemme è stata distrutta negli anni settanta e che probabilmente Lei è stata assunta al cielo certamente prima della guerra giudaica.

Non ne parla Luca che è il cantore della Madonna, il che è tutto dire. Negli atti la sua presenza è attestata nei primi capitoli poi non figura più anche quando Luca si intrattiene sulla comunità della Città Santa non parla mai della presenza di Maria. Per quale motivo, non è facile per noi, profondamente mariani, cogliere il significato di questa scelta di campo, probabilmente è legata al ruolo e all'importanza che avevano le donne nell'ambiente giudaico. Sia come sia è andata così, si chiude il primo secolo cristiano e poi arrivano i Vangeli Aprocrifi a tentare di suturare i tanti vuoti lasciati nei Vangeli canonici, cercando così di rispondere anche alle tante domande che gli araldi del Vangelo certamente ricevevano dalle nuove comunità della diaspora, ma anche da quelle nate in Terra Santa. Vengono redatti con queste finalità il Protovangelo di Giacomo e la Dormitio Mariae. Certamente vanno presi con le pinze, però in questi testi certamente troviamo un substrato più antico e originale che merita pienamente la nostra attenzione, e così è stato anche lungo i secoli della storia della Chiesa.

Anche la liturgia ha voluto aiutarci a leggere la figura di Maria nella sua complessità simbolica senza trascurare l'aspetto della sua missione prefigurato nel libro delle Cronache, con l'Icona della traslazione dell'Arca dell'Alleanza dal santuario tribale di Galgala alla Città del re Davide, Gerusalemme. Presso il Santuario rimase invece la Tenda del Convegno che aveva accompagnato Israele nel lungo cammino del deserto. Maria è l'Arca della nuova Alleanza, anche lei si mette in cammino per le colline di Giudea portando dentro di se Gesù, il Figlio di Dio. Il suo pellegrinaggio termina con la proclamazione su di lei della prima beatitudine del Nuovo Testamento: Beata colei che ha creduto. Questa affermazione di Elisabetta dobbiamo sentirla rivolta a ciascuno di noi, nel contempo sollecita una riflessione sulla situazione della nostra fede personale. Non dovremmo dimenticare di vivere ancora l'anno della fede. ma l'immagine che i liturgisti hanno scelto per ampliare in una prospettiva futura la presenza di Maria nella storia, è quella della Donna vestita di Sole di cui tratta l'Apocalisse di Giovanni.

E' l'immagine emblematica della lotta perenne che è instaurata tra il dragone e la donna di cui troviamo già accenni nel testo del Genesi, da sempre questo combattimento coinvolge l'umanità che deve camminare incontro al suo Signore nelle difficoltà del percorrere il proprio cammino nel deserto della vita. Il bambino è rapito presso Dio e la donna è spinta nel deserto, dove il Signore ha preparato per lei un rifugio. E' un simbolismo molto ricco che può avere una applicabilità molto variegata. Quella più accreditata fa della donna l'immagine della Chiesa, che impreziosisce la figura di Maria del suo essere modello della Chiesa di Gesù Cristo. E poi non ultimo la speranza eterna che deriva dalla certezza della sconfitta della morte, il che apre per ciascuno di noi uno sguardo sereno anche sul momento più drammatico della nostra vita terrena.

A tutto questo aggiungiamo le tante persone che continuano frequentare la vita della parrocchia, le tante confessione di questo giorno, ritengo che si sia confessato per più di otto ore, e non esagero magari anche qualche minuto in più. Poi i tanti volti gioiosi che il Signore ci ha posto di fronte per sorridere di più e fare della gioia il valore centrale della festa, gente che deve battezzare, giovani che vogliono sposare e che io mi sforzo scherzosamente di stornare dal loro desiderio. Anche questa notte vengono fatti esplodere i fuochi d'artificio per non si sa quale ricorrenza, o forse semplicemente per sottolineare questo giorno particolare del tempo estivo. Nel cielo una bellissimo luna che la scia la sua traccia nel mare, i tanti suoni della notte e infine il popolo della notte che non vuole chiudere gli occhi su questo giorno veramente incantevole. Comunque è stato un giorno che è durato diciotto ore di colori e di speranza.

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14 agosto - Oggi è una giornata fresca degna vigilia dell'Assunta, per anni ne ho celebrato la ricorrenza quale Festa Patronale a Cirella. E' una ricorrenza molto antica che ci riporta al cuore della speranza cristiana. Maria è la nuova Eva ci ricorda l'Apostolo delle Genti, è la donna della lotta finale tra il bene e il male ci dice l'autore dell'Apocalisse, è la pellegrina che porta il messaggio della speranza e della gioia ci narra l'evangelista Luca, è la donna che schiaccia la testa al serpente, l'antico tentatore ci narra il Genesi. Insomma è il cuore che della salvezza che Dio ha pensato per l'uomo di ogni tempo, anche per noi. Vivere l'Assunzione a Scalea, significa essere immersi nel periodo più caotico del tempo estivo, nello sforzo ineguale di far emergere comunque il tempo dello Spirito. Questa parola va compresa nel suo senso più pieno, restituendole tutta la profondità interiore che millenni di relazione tra l'uomo e Dio le hanno assegnato. E' sempre un balbettare qualcosa che comunque ci trascende, e ci chiede di andare oltre noi stessi. La chiave di lettura è la categoria dell'amore, però anche a questa parola si deve donare una valenza che oggi non sempre siamo capaci di comprendere e conseguentemente di trasmettere.

L'icona con la quale viene raffigurata l'Assunta è la donna che guarda con fiducia verso il cielo e incoraggia i fedeli a seguirne l'esempio, non chiede di guardare a Lei ma a colui verso il quale essa stessa volge il proprio sguardo. Alcune volte questo atteggiamento ci trova impreparati, anche per questo dobbiamo imparare a leggerci nella dimensione della tensione trascendente in ogni situazione della vita. Cercare Dio e cercarlo nel luogo che nella tradizione lo accoglie ci rende capaci di guardare all'in su, rimuovendo così dalla nostra vita un modo di leggerla che raramente genera speranza. Anche noi cristiani sembriamo sprofondare nelle difficoltà dell'oggi, quasi totalmente dimentichi dell'eternità verso la quale dovremmo volgere maggiormente la nostra attenzione. Ma perché il cristiano stenta a comprendersi redento? Non è facile rispondere a questo interrogativo, però uno dei motivi è certamente il fatto di aver ricevuto la fede da bambini e di non averla mai scelta né tantomeno approfondita. Però l'elemento saliente dell'adesione alla fede è l'interiorizzazione, per cui si può anche approfondire la fede ma non coglierla nella sua preziosità.

Occorre immergersi in Dio, ma cosa vuol dire, semplici sentirsi accolti anche se tutt'attorno si chiudono le porte. Significa voler amare anche se non ci si sente amati da nessuno, vivere come un dono anche se si vive in un mondo contrassegnato dall'egoismo. E' la bellezza della fede, tutto ciò che mi è necessario è dentro di me per cui quello che mi accade intorno è aleatorio, non può incidere in nulla sulla mie scelte di vita. La figura di Maria è emblematica in questo atteggiamento tutto è azione di Dio, e Lei manifesta semplicemente la gioia di poterlo accogliere come un dono non tanto per se, quanto per gli altri. perciò essere devoti alla Vergine Santa significa necessariamente immergersi nel progetto di Dio confidando totalmente in Lui, pur non cogliendo necessariamente quello che vuole realizzare attraverso la nostra disponibilità. E' un cliché immutabile? Mica vero, Dio opera sempre in un rapporto personale, individuale, molto variegato da situazione a situazione, è una costante che troviamo stabilmente nella Parola, nessuna vocazione è simile alle altre l'approccio alla disponibilità è sempre individuale.

Anche con la Vergine Santa è stato lo stesso, anche se si avvertono frasi e situazioni che possiamo riscontrare in altre storie di vocazione, rimane una scena esclusiva ancora di più possiamo affermare che le scene sono talmente esclusive da renderle in alcune movenza difficili da applicare alla stessa persona. Però nella complessità dei fatti narrati e per come ci vengono descritti noi cogliamo il tutto della nostra presenza in Dio e in tutto l'attenzione che Dio ha verso ciascuno di noi. Il restituirsi all'amore con Dio l'ha amata è il senso più autentico di questa festa, all'amore di Dio la Vergine Santa corrisponde con il suo amore esclusivo che la rende ancora una volta unica nell'emozione che riesce a trasmettere tra il dramma del suo lasciare questo mondo come ogni altra persona e la novità di essere restituita alla vita per come ci insegna la fede che il Signore Gesù ci ha insegnato.

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Certo il mondo è distratto in altri impegni, concentra la sua attenzione su altri valori, ma anche per questo si vive in modo tortuoso quasi incapaci di verità di coerenza di autenticità, il frutto della menzogna è la tristezza, ed è proprio così. Anche per questo occorre educarsi ed educare alla verità per sperimentare la gioia di vivere l'appartenenza a Dio ed educare a fare esperienza della gioia che deriva. Siamo nel pieno di questo tempo un po' pazzo che pensiamo di poterci ancora concedere, o forse lo facciamo per dimenticare gli impegni che dovremmo perseguire. Siamo arrivati alla mezzanotte, fuori ci sono i fuochi d'artificio, che ritengo siano esplosi in onore di San Ferragosto, da più parti si sentono gli sforzi degli animatori canori di attirare clienti nei locali, magari si sovrappongono e si annullano nell'effetto desiderato ma anche per loro quello che conta è l'essere pagati alla fine della serata. In compenso c'é una falce della luna bellissima che si riflette nel mare, il che incoraggia comunque a cogliere la poesia che queste notti di agosto trasmettono. Non è facile parlare della fede, ma è quello che il Signore ci chiede con una particolare attenzione ai giovani che hanno tanto bisogno di riscoprirsi protagonisti della loro storia. Anche per la vergine Santa non deve essere stato facile vivere fino in fondo la Sua adesione alla volontà del Padre, ma con l'entusiasmo proprio dei giovani ci è riuscita e chiede anche a noi di non arrenderci ma di continuare a guardare con fiducia al cielo.

12 agosto - Si riparte con un momento di sintesi, ancora una volta il deuteronomista ci ricorda che Dio non ama gli atteggiamenti esteriori, ma chiede un cuore che ama e una mente disponibile alla conversione. Come si evidenzia i problemi dell'autenticità dell'oggi della fede non sono una novità. E' sempre così, ci sono momenti di enfasi e poi lentamente si scade nell'apatia. L'ascolto della parola è un incoraggiamento a non abbassare mai la guardia, è Dio stesso a sollecitare la nostra disponibilità come la novità verso la quale tendere sulla via della perfezione e della santità. Poi si riparte, oggi è stato dedicato alla riqualificazione degli ambienti pastorali e liturgici, in modo che si possa ripartire senza ritardi strutturali. Certamente gli animatori e i catechisti non vedono l'ora di riprendere per cui è meglio far trovare tutto in ordine. Ma vuole essere anche una avvisaglia dei cambiamenti che si accompagneranno alla nostra vita di fede nel prosieguo dell'anno pastorale. Intanto continua imperterrita e inarrestabile la carrellata degli illustri sconosciuti che continua a transitare negli ambienti pastorali, con la giusta esigenza di sentirsi accolto, ma che magari si trova con un volto stanco e apatico. Anche questa sera durante la celebrazione, ho inutilmente cercato la solidarietà di volti conosciuti, ma questi cari fratelli e sorelle pur partecipando sempre alle celebrazioni festive continuano a restare volti sconosciuti. Sorridenti, attenti, ma comunque sconosciuti.

Al primo posto come sempre i giovani, che sono la manifestazione dello stupore di Dio. Non dobbiamo fare altro che innamorarci della loro autenticità e proteggerla dalla violenza di noi adulti. Dicevo questa sera in un'altra celebrazione al Parco degli Emiri, dobbiamo suscitare stupore nei giovani per la coerenza con la quale viviamo il dono della fede. So bene che questo è difficile da sperimentare nelle nostre comunità, eppure non dobbiamo arrenderci alla possibilità che Dio certamente ha di convertire i cuori. Sia come sia tutto è orientato al loro mondo, perché si sentano loro agio e soprattutto imparino a vivere la fede da protagonisti, qualcosa già si avverte nell'aria, ma sarà ancora più bello farne esperienza nei fatti. E' inutile dire che parlo dei giovani veri non di chi li scimmiotta rinunciando alla responsabilità di cogliersi nel prezioso ruolo di chi, da adulto, concorre alla serenità dei propri figli. Il giovanilismo a tutti i costi con produce clima educativo, ma solo frustrazione in chi si illude di poterlo vivere e troppo spesso inibizione per i giovani, che devono appiattire le loro potenzialità al livello di chi vive l'illusione di poterli scimmiottare.

Come ho già comunicato in occasione della celebrazione in memoria di Don Michele, le statue saranno posizionate nelle nicchie, le sagome sono già delineate nell'aula liturgica tanto per far stabilizzare l'idea progettuale. Inoltre ne arriveranno altre tre, quella di Sant'Antonio di Padova il Santo più miracoloso del mondo, quella di San Michele Arcangelo per la protezione contro il maligno e coloro che ne parlano troppo

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generando terrore spirituale nei semplici o nei creduloni, serviranno a rendere presente la memoria dei miei due predecessori che hanno guidato la vita della comunità prima di me. A queste si aggiunge Santa Bernadette per completare il gruppo statuario della Madonna di Lourdes. Sta anche procedendo bene, anche se i tempi sono necessariamente lunghi, il completamento del mosaico che completerà l'ornamento ostensoriale del Tabernacolo. Mentre il campetto per i ragazzi e i giovani speriamo di poterlo cominciare con l'autunno, i tempi progettuali sono sempre molto lenti, ma certamente sarà realizzato. Contemporaneamente abbiamo riqualificato tutto il materiale di sagrestia: Casule, Camici, Calici, Ostensorio, Pissidi, Patene, e via a seguire che era molto essenzializzato.

Così sta passando anche questo mese di agosto, certamente non letto in chiave di vacanza ma semplicemente nel gioioso servizio del Regno, che come ho già avuto modo di dire, ho avuto la fortuna di ereditare anche se sono inadeguato alla mole di lavoro da portare avanti. Una parrocchia giovanissima, che guarda con fiducia al futuro e che non ha paura delle difficoltà da affrontare. Ma ce ne sono problemi da risolvere? Penso di no, ci sono troppe energie per poter pensare a una fase di flessione. ma quello dice di andare via, l'altro non vuole impegnarsi. Ma siamo proprio sicuri che lo abbiano mai fatto o più semplicemente hanno portato avanti se stessi, modellando su di se una parrocchietta che non è certamente quella di San Giuseppe Lavoratore. Ma tutta la formazione vissuta allora non serve a niente? Serve solo se ci fa crescere nel servizio disinteressato per il Regno, altrimenti uno può anche illudersi di essere qualcuno, cosa che nella vita di chiesa non dovrebbe mai accadere, però in realtà è semplicemente da rimuovere in quanto è di ostacolo ai doni dello Spirito.

50° di matrimonio ieri, 50° di matrimonio stasera, 60° di matrimonio venerdì, ma allora la coppia tiene. Si tiene abbastanza anche se il luogo comune è dire che la coppia scoppia. E' vero ci sono molti elementi destabilizzanti, ma ci sono anche coppie molto belle di cui non parla nessuno ma che certamente meriterebbero le luci della ribalta. Purtroppo alcuni potenti sapienti del nostro tempo hanno stabilito che il matrimonio ebraico/cristiano deve essere distrutto e perciò si prosegue sulla via della destabilizzazione di quanto il Signore ha creato come il bene per l'uomo. Tutto lo spazio che viene dato nei mass media alla litigiosità familiare è orientata a suscitare rifiuto verso questa istituzione sociale che certamente ha grandi meriti per la costruzione della serenità sociale e della speranza dei giovani, nelle nostre situazioni quasi totalmente a carico delle famiglie. Non posso che anticipare gli auguri a tutte le coppie che anche quest'anno si preparano a vivere la meravigliosa scommessa dell'amore coniugale, sono veramente belli da vedere e da riflettere nella loro gioia. Nonostante molte difficoltà non vogliono mancare di dare il loro contributo per costruire una società che fa dell'amore il valore più importante del nostro tempo. Magari non sarebbe male se pregassero un po' di più avendo coscienza che nella preghiera si attinge alla sorgente dell'amore che è Dio.

11 agosto - La parola fariseo è una di quelle da sdoganare, anche se nell'immaginario collettivo noi la leghiamo sempre alle controversie riportate nei Vangeli tra Gesù e il gruppo religioso dei suoi contemporanei al quale peraltro era particolarmente affine come categoria religiosa. E' evidente che anche al tempo di Gesù tanti farisei erano sinceramente votati a manifestare con la propria vita la gloria di Dio, anche di questi parlano i Vangeli, persone che condividevano la missione di Gesù e che vivevano nei suoi confronti la disponibilità all'ascolto e alla sequela per il Regno. Per farmi capire meglio i farisei erano i laici praticanti del tempo, spesso in aperta contrapposizione con i Sadducei che erano gli uomini del sacro, del tempio. E che in seguito vissero una aperte opposizione, che li vide perdenti, contro gli zeloti. Anche alcuni discepoli di Gesù appartenevano a questo gruppo religioso , che fomentava sempre rivolte e portarono gli ebrei allo scontro con i romani e alla distruzione della Città Santa. Da allora vestirono i panni innovativi dei

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salvatori della memoria di Israele, ed è in questa vesta che noi li troviamo in molti passaggi del Nuovo Testamento.

Anche molti convertiti al cristianesimo delle prima comunità cristiane erano farisei, tra i più famosi e conosciuti è certamente San Paolo, che restò sempre orgoglioso di questa appartenenza. Ma allora come mai è accaduto che il termine assumesse una connotazione così negativa contribuendo certamente ad alimentare per secoli l'antisemitismo? Come sempre il meccanismo è semplice, quando si vuole giustificare una opposizione tra gruppi e le persone, si mettono in risalto dell'altro solo gli atteggiamenti negativi, che, facendo una analisi più sincera, chiaramente sono evidenziabili anche nel proprio gruppo si appartenenza. Inoltre con l'acquisizione del potere alla contrapposizione già cristianamente deleteria si aggiunge la volontà di distruggere l'altro che si contrappone con la sua semplice presenza al mio essere il tutto, allora si arriva alla ghettizzazione e alla volontà di eliminare l'altro.

Durante i secoli, in situazioni molto diversificate, le relazioni tra le le comunità ebraiche e cristiane, ma estendendo lo sguardo è un fenomeno che riguarda ogni esperienza religiosa, hanno sposato tutti questi atteggiamenti che coerentemente con corrispondono a quanto Dio ha insegnato in tutte le Scritture che hanno la presunzione di essere rivelate. Il che vuol dire che in ogni esperienza religiosa c'è il fariseismo, intendendolo come appartenenza a un gruppo particolare. Ancora di più, si può affermare che ogni fariseismo religioso può diventare esasperazione zelota, quando prevale in esso la tendenza alla presunzione di essere il tutto dell'esperienza di fede e conseguentemente ad eliminare o di assorbire tutto ciò che di diverso è presente nella vita di comunità.

Ma Don Cono, le aggregazioni ecclesiali non sono un dono dello Spirito Santo, e allora come la mettiamo? E' semplice, il dono dello Spirito che le aggregazioni certamente rappresentano si esprime quando vivono il loro Carisma al servizio della comunità tutta, non quando presumono di sostituirsi alla comunità. Ci si rende conto che il livello del passaggio è molto labile, anche perché molto dipende dalla sapienza del Pastore della comunità che non deve mai sposare la singola esperienza ma sempre vivere l'entusiasmo del servizio a tutta la comunità. Certo deve anche essere pronto ad essere criticato da tutti, anche perché ciascuno lo vorrebbe tutto per se, totalmente inserito nell'aggregazione. Questo confine molto fragile, tra l'osservanza rigorosa della norma e il voler imporre agli altri le norme da osservare, non riguarda solo le aggregazioni ma anche i singoli laici.

E' evidente a tutti, che ciascuno, singolarmente, corre il rischio di passare da una pratica religiosa che certamente è auspicabile all'interno della comunità cristiana, alla volontà di imporre agli altri il proprio modo di vivere la pratica religiosa, dimenticando che la norma di riferimento per la vita di santità è solo Gesù Cristo. Ancora di più, spesso questi cari fratelli e sorelle si sostituiscono a Gesù, aiutando a leggere il loro impegno ecclesiale come i cruciferi di turno, non senza accentuare o drammatizzare in modo molto goliardico i presunti meriti acquisiti nella lunga militanza prestata a questo o a quel servizio, che, proprio in virtù di questi atteggiamenti autoreferenziali perdono totalmente di significo ammettendo, solo a motivo dell'amore misericordioso di Dio, che ne abbiano mai avuto.

Ma allora? Niente, oggi è la memoria di Santa Chiara e non possiamo che imparare anche da lei, uno dei primi fiori della lunga tradizione francescana di santità. Il silenzio della sequela, la volontà di servire il Signore, la capacità di mantenersi velata a tutti nonostante la sua preziosità, l'amore per la Chiesa da edificare attraverso la preghiera costante e silenziosa. La laboriosità di chi è attento all'altro senza strumentalizzarlo. O come recita la Parola di questa Domenica il vivere la fede guardando da lontano le mete che il Signore ci indica senza mai presumere di poterle conseguire nei nostri tempi mortali, ma avendo la gioia di poter servire il Signore nei suoi tempi che spesso esigono il nostro annullamento e alcune

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volte anche la esperienza dell'oblio. Ma la promessa continua il suo cammino proprio in virtù di questi atteggiamenti, che spingono a guardare con più attenzione attorno a noi, e concorre alla salvezza di quanti fanno esperienza della marginalità generata dalla nostra società alcune vote troppo distratta.

La speranza è che nella Chiesa ci siano molti farisei (praticanti) che attenti alla parola vivano con serietà la volontà di mettersi in ascolto, senza mai avere la presunzione di modellarne l'esperienza sulla propria vita. Occorre rigettare il braccio violento del fariseismo (diventando zeloti) che è presente in tanti di noi e non è altro che la volontà subdola di imporre agli altri non tanto la tanto decantata volontà di Dio, che è auspicabile, quanto piuttosto la propria visione di Dio che raramente va oltre i propri appetiti, in modo larvato quelli spirituali, e per la gran parte segnatamente materiali. Volgarmente definibili di cassetta il che può essere meramente economica, o tendenzialmente politica, o anche in mancanza di meglio primeggiarenelle varie esperienze aggregative.

9 agosto - A guardare bene ogni figura di santo merita di essere sottolineata anche perché rappresenta sempre un aspetto della manifestazione dell'amore di Dio, che è insostituibile, ma certamente non esaustivo della sua ricchezza amante. Il mese di agosto è particolarmente ricco di memorie molto belle e meritevoli di ricordo, anche per questo non ne parlo altrimenti non finirei mai. Ma ieri è stato San Domenico, che ci ricorda prima di tutto il nostro Vescovo Emerito, nonché guida del mio sacerdozio per almeno due decenni, come ho già detto altre volte il Signore gli sta donando la gioia di condividere con Lui a Croce in questa fase della vita e Don Domenico non si rifiuta, anche perché durante i circa cinquanta anni di ministero sacerdotale, è sempre stato vigorosamente sollecito nel portarla. Sempre disponibile al sorriso, al dialogo spirituale, inoltre anche in questa occasione non ha non mancato di rassicurare i suoi fedeli di San Giuseppe, confortandoli con il dono della sua preghiera.

Ieri sono stato in Basilicata a Policoro, una traversata veloce della Sinnica, per alcuni tratti magari è stata anche troppo veloce, ve lo saprò dire in seguito se mi verranno consegnate novità letterarie. Come sempre il Pollino era bellissimo e così anche la valle del Frido, e poi i tanti ricordi legati al mio soggiorno a Mezzana, riletti mediaticamente in quel di San Severino Lucano. Sono andato per riqualificare la suppellettile liturgica di cui è leggermente carente la sagrestia della parrocchia. Adesso va decisamente molto meglio, d'altra parte con un servizio così qualificato anche gli strumenti utilizzati nel rito sacro lo devono essere. Intanto si sta scaricando il temporale da molto preparato ma che sembrava ci dovesse semplicemente prendere in giro. E invece eccolo arrivato a rinfrescare l'aria e a ripulire gli ambienti. Non male, nella speranza che non faccia danni. Non siamo ancora abituati allo stile estate dei tropici, per cui ci trova sempre impreparati, ma prima o poi impareremo ad accoglierli dignitosamente.

Come è andata? Non male, ma neanche eccessivamente bene, forse alcune volte mi piace vivere delle illusioni, in realtà non è vero. Ma dopo ventidue anni magari qualcuno in più poteva anche partecipare alla celebrazione. Abbiamo avuto la fortuna di accogliere una delle sorelle, a Santa Domenica Talao per l'estate che si è molto commossa rivivendo il ricordo di suo fratello Don Michele. Tutto è scivolato in modo sereno per come era stato pensato e preparato. Anche il momento successivo alla preghiera è stato molto bello, la presentazione di Don Michele come persona e ministro di Dio, il filmato sull'inaugurazione del Campanile, la premiazione di Ettore Durante. Tra le considerazioni possibili in pochi anni quante cose sono cambiate e come sono cambiate le persone, per non parlare degli ultimi mesi. Così una parte dei miei doveri istituzionali va chiudendosi.

Giornata spesa in tanti momenti formativi e operativi, tutti vissuti in modo frettoloso, ancora troppe cose da fare in tempi brevi. Momento saliente quello celebrativo della mattina per il resto, all'inseguimento di confessioni, scelta dei canti, riqualificazione concettuale del mosaico, incontro per non è sempre chiaro

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cosa, che mi aiuta a cogliere il non senso che spesso si accompagna alle persone che pensano di avere più senso degli altri. Della serie il gusto del perdere tempo per non essere troppo scostumati. Sopralluogo ai lavori di riqualificazione della canonica e poi finalmente al mare, che quest'anno si lascia veramente desiderare. Sole caldissimo, per gli intelligenti chiaro presagio del maltempo che sta per arrivare. Per me solo una occasione per recuperare qualche terapia solare accelerata. Poi incontro con i genitori dei ragazzi che vengono al Campo giovani, come sempre incontri che ti commuovono per lo zelo dei partecipanti. Meno male che ci sono di mezzo i giovani, altrimenti uno chiude la bottega e fa prima.

7 agosto - Una giornata spesa in modo molto diversificato. Siamo partiti con il cammino del deserto che ci viene proposto dalla lettura del libro dei Numeri, oggi ci ha presentato il fallimento della prima prova di insediamento degli Ebrei nella terra di Canaan. Deve essere stato un brutto colpo per Mosè che forse pensava di aver concluso brillantemente la sua missione. D'altra parte aveva ereditato un gruppo di schiavi, per alcuni anni aveva percorso il deserto venendo incontro alle loro esigenze, gli aveva dato una legge comune per farlo diventare un popolo, aveva anche calendarizzato la sua vita sociale e religiosa. Adesso si è trovato a dover ricominciare il tentativo di insediamento per altra via, questo gruppo di schiavi non si sentiva abbastanza forte per poter rischiare di scontrarsi con i popoli che abitavano la terra dei padri. Due le note negative che si accompagnano a questa seconda parte del cammino nel deserto: la delusione e una forma di maledizione, che effettivamente vieterà a gran parte dei fuggitivi dalla schiavitù egiziana di varcare i confini della Terra dei Padri, questa sorte riguarderà anche Mosè.

Poi è iniziata la mattinata classica con l'inseguimento delle tante iniziative pastorali che anche in questo periodo non mancano di vitalizzare la vita della comunità. Prima di tutto l'attenzione ai sofferenti, quindi il lavoro di abbellimento del tabernacolo, poi le iniziative formative per i giovani, e ancora il perfezionamento degli ambienti della Casa Canonica per accogliere meglio Padre Ernest, infine dal notaio per completare le carte riguardanti la casa, ultimo atto formale sulla successione all'eredità materiale di Don Michele. Pranzo a base di anguria e poi a mare per tutto il pomeriggio. Momento intenso e lungamente atteso di relax estivo. Quindi si riprende con la preparazione del Don Michele day, il gelato che è scivolato alle cinque e mezza. Poi via, verso il Casale sul Diamante per onorare l'Immacolata, un momento di emozione spirituale sul Timpone. Come sempre è un tornare a casa, una casa mai abitata del tutto, mai abbandonata del tutto, insomma la mia casa di sempre. Una liturgia bella, vissuta ai piedi della Vergine Santa, molto sobria e intensa con la predica finale di donna Filomena una nobile del Torrione inferiore che non manca di rimarcare il suo legame spirituale nei miei confronti.

Al Diamante sono certamente debitore di questo innovativo affetto verso la Madonna che ha fatto molto bene alla mia vita spirituale e vocazionale, forse anche per questo rimane una tappa molto importante del mio pellegrinaggio interiore. Ho cercato di aiutare alla riflessione sul valore della preghiera in relazione alla vita caritativa, valorizzando il messaggio del Santo Padre Fidei Lumen. Sono temi sui quali più volte avevo già avuto modo di intrattenere la comunità dei fedeli, per cui è stato facile fare i collegamenti anche con l'innata devozione dei diamentesi alla loro zannera. Come sempre alla fine qualche battuta per rasserenare l'ambiente liturgico e augurare ogni bene in occasione della festa. Tanti saluti che h cercato di glissare per evitare inutili gelosie, un momento di relax in ascolto delle melodie di flauto. Qualche abbraccio di troppo alle amicizie di sempre e via, si rientra.

Tutti molto gentili e rispettosi, io come sempre frettoloso, ma solo per non cedere eccessivamente all'emozione. Quando sento di essere a casa d'altri evito sempre di dare troppo spazio alla confidenza ordinaria. Poi via per i vicolo non senza assaporare un bel cono al limone da una delle veline della peregrinatio, alla presenza dell'immancabile penna bianca. Ancora una sosta impensata, non posso dire,

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dove ma è nella zona, dalla coppia che deve battezzare e sposare a fine settembre, anche se non vuole ancora far sapere niente a nessuno, lo scrivo così se qualcuno degli interessati esterni legge comincerà a sospettare e a interessarsi maggiormente altrimenti questi non si muovono ed è già tardi. Sono le tante situazioni che si accompagnano come memoria di antica data del Casale, quando ero ancora nel feudo di Cirella. Forse anche per questo sono radicate più in profondità.

Diciamolo pure una giornata carica di affettuosità, anche nella visita di questa mattina tanto affetto immeritato, di cui non posso che ringraziare sempre il Signore. Come sempre gli sguardi dicono più delle parole per cui potete ben capire che avrei ancora tanto da continuare, ma molto preferisco tenerlo negli occhi così tanto per vivere un moto di egoismo. Il Corvino scorreva sereno e al minimo della portata, anche lui non mi è sembrato che avesse tante notizie da comunicare. Quando è impetuoso è tutta un'altra musica ma questa sera tutto era in silenzio, con il suo scorrere taciturno e piatto. Al rientro sono passato da San Giuseppe, anche lui taciturno come il fiume, ma prima o poi si arrabbierà, anche perché continuo a sottovalutarlo per la sua rilevanza nel piano salvifico, magari più in là si vedrà ma per adesso è ancora l'Immacolata a tenere banco. I Neo Catecumeni cantavano, Padre Ernest cucinava, io in dialogo qui con voi. Non posso che augurarvi una santa notte di pace.

6 agosto - Capita alcune volte di smarrire la strada, d'altra parte ne sono proposte sempre di nuove, che si diramano in direzioni totalmente contrapposte. Quale strada seguire? Voi mi chiederete, ma è la realtà oppure un simbolismo, ritengo che le due cose camminano insieme, l'immagine educa alla verità. Più impariamo a leggere l'immagine più sapremo vivere il discernimento con immediatezza, con spontaneità. Nel mettersi in cammino prima di tutto deve essere chiaro verso dove ci si sta orientando, non necessariamente tutto deve essere conosciuto, anzi spesso è attraverso l'esperienza che si conoscono situazioni che partendo non si erano considerati. Un altro aspetto importante da tener presente è, il cammino si fa di giorno o si fa di notte? Per cui la verifica dell'itinerario è bene viverla nella situazione in cui sarà proposta, anche perché con la notte le ombre si allungano e ciò che con il sole è chiaro, di notte sparisce quasi del tutto.

Anche per evitare sorprese di questo genere si preferisce illuminare ogni cosa, togliendo così di mezzo ciò che concorre a verificare la propria capacità di affrontare le difficoltà, come anche l'impegno di vincere le paure che alcune ci portiamo dentro dall'infanzia e che ci accompagnano anche in età adulta. Vada come vada la cosa importante è non perdersi di coraggio, nel disorientamento non si deve mai allungare troppo anche per evitare di non riuscire a recuperare il senso della meta. Ma soprattutto la norma basilare del mettersi in cammino esige che almeno qualcuno sappia orientare l'eventuale disorientamento possibile alla speranza necessaria. Per farla breve il responsabile deve sempre essere responsabile, in particolare quando tutti gridano e hanno paura. Imparare a creare situazioni diversificate di speranza, di gioia è parte integrante del bagaglio dell'educatore. La certezza che deve sempre guidare il lavoro educativo è che comunque prima o poi il sole comincia a sorgere di nuovo, perciò quello che conta è animare l'attesa.

Alcuni anni fa, a Tremoli, mi è capitato di proporre un itinerario notturno per vari gruppi su sentieri percorsi più volte senza alcun problema. Il tutto era stato ipotizzato in una attività di tre quarti d'ora, nei fatti partimmo alle ventitré e ci ritrovammo alle cinque di mattina, cosa era accaduto? nessuno aveva verifica il sentiero assegnato confidando nella capacità di orientarsi anche di notte senza averlo mai fatto. Ma come siamo andati a finire per i sentieri della collina di Tremoli mentre noi ci rilassiamo sulla spiaggia di Scalea. Sono i pensieri ti portano per vie non tue e vanno dove tu non vorresti andare. La mente non si può dominare ed è bello che sia proprio così, anche quando vivi situazioni molto serie basta un pensiero distraente e cominci a sorridere, magari va a finire in risata vera e propria se non riesci a riprendere il

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bandolo della matassa. Agli inizi del ministero guardavo troppo i visi e mi capitava di perdere il filo di ciò che stavo vivendo, con l'esperienza ho imparato a isolarmi anche in mezzo a mille persone e a sentirmi in relazione individuale con Dio. E' l'unico modo per non distrarsi mai.

Ricominciare in modo sempre nuovo è un esercizio che non riesce sempre bene, ci sono persone che non ci provano nemmeno e questo è sbagliato anche perché si finisce con l'appiattire anche le esperienze più belle. La Storia della Salvezza è tutta un susseguirsi di situazioni totalmente nuove e innovative, sia nei personaggi come anche nelle mille avventure che ci vengono narrate. Certo la meta è sempre chiara, ma gli itinerari sono sempre tantissimi, ogni persona ne ha uno personale, totalmente diverso rispetto a quello che ti cammina accanto. Alcune volte si ha l'impressione di fare lo stesso cammino, non c'é nulla di più sbagliato, nessuno cammina insieme ad un altro. Tutti camminiamo incontro a Dio, lo facciamo insieme ma lo viviamo da soli, questo non ci rende estranei, anche perché in ciascuno di noi c'é la luce dello Spirito che ci accomuna, ma anche per questo ogni situazione viene affrontata per come lo Spirito dona.

Vado leggendo l'ultima lettera del Santo Padre Lumen Fidei, tutti sappiamo che è stata scritta a quattro mani, ma questo non cambia in nulla la preziosità del contenuto tutto incentrato ad incoraggiare la via della comprensione della fede come un vero dono che rischiara la nostra disponibilità a vivere cercando il senso di Dio nella nostra vita. Il Vescovo ha mandato a sostegno della mia senilità un bravo sacerdote, si chiama Don Ernesto e viene dalla Tanzania. Sono i doni dello Spirito di cui noi godiamo senza averne alcun merito. E' il fratello qualunque che il Signore ti pone accanto come tuo fratello. E' lo sconosciuto che tu devi imparare a sentire parte di te, anche perché devi maturare un sincero spirito di comunione.

Siamo in pieno periodo di vacanza ma lo Spirito ci chiede di continuare a vivere l'impegno dell'annuncio e della testimonianza, lo so, non sempre ci riusciamo, ma ciò che conta è che la meta non sia mai persa di vista. Il resto non ci appartiene non si deve fare altro che confidare nel Signore. Non l'avrei mai pensato possibile eppure è accaduto, che cosa? A poterlo dire sarebbe totalmente assurdo per cui lo conservo nel mio cuore e lo affido alle vostre preghiere. Intanto ci si prepara al ricordo di Don Michele come sempre in semplicità, senza particolare esigenza di spettacolarità, quello che conta è ricordare e pregare, il resto direbbe il Qoèlet è vanità. Tanto studio, troppo studio e alla fine tutto si conserva in archivio. E' il parlare del nulla che troppo spesso caratterizza il chiacchiericcio da ombrellone, non comunica nulla, non porta a nulla, eppure riempie tante ore del nostro tempo prezioso.

5 agosto - Ancora un fine settimanale molto dinamico, contrassegnato da un violento acquazzone che ha stravolto la celebrazione in piazza, però è servito a verificare la capienza della Chiesa in emergenza. In pratica accoglie quasi tutti, però è stato possibile solo stando gli uni sugli altri e per il fresco che si è andato diffondendo naturalmente altrimenti ti raccomando gli svenimenti. Non fa troppo caldo, il giusto anche se la comunità, se si fosse trovata con Mosè a percorrere il deserto avrebbe fatto molto fatica a sopravvivere. Alcune parole sembra siano state cancellate dal vocabolario di orientamento alla santità. Il sacrificio inteso come superamento dei propri limiti, la condivisione del proprio tempo con i sofferenti, la mortificazione dei desideri, la capacità di testimoniare la fede in ogni situazione. Viene privilegiato un cristianesimo rituale, abitudinario, che non scomodi troppo dai propri ritmi personali. Si potrebbe continuare col disimpegno della carità, la poca disponibilità verso i sofferenti, la lontananza dall'impegno politico come coscienza di costruire insieme la vita della città.

Come mai noi cristiani stentiamo tanto a corrispondere alla nostra vocazione, non è una domanda alla quale è facile rispondere. Magari è una di quelle alle quali anche Gesù avrebbe evitato di rispondere. Si parla delle persone, del cuore dell'uomo, e in questi casi ogni persona è un mondo inesplorato. In realtà il nostro tempo ha bisogno di una testimonianza visibile e coerente. Visibile perché sembra che la società

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cammini, o forse gira su se stessa, senza il contributo della nostra presenza. Coerente perché di parole se ne fanno anche troppe, da ogni parte, mentre la gente ha bisogno della Parola. Cerca la Parola e lo si avverte durante ogni celebrazione osservando la voglia di partecipare, della gran parte dei battezzati, che fanno anche grandi sacrifici pur di far parte dell'assemblea liturgica. Anche i parrocchiani si sforzano di essere visibili nell'animazione della liturgia, per come possiamo si cerca di non lasciare nulla al caso. Non è bene lamentarsi del dono della grazia di Dio.

La parrocchia ha molti doni di Grazia, non sempre manifesti, ma comunque da cogliere nella loro preziosità anche se inespressi. A me sembra di percepire anche qualche rifiuto di dedizione, ma anche in questo caso gioca molto l'amore verso la comunità parrocchiale e la maturità personale, di certo non vanno bene i sotterfugi e le scorciatoie che evidentemente precedentemente erano all'ordine del giorno. La linearità dell'itinerario da perseguire va sempre tutelata e nessun deve pensare di poter essere senza dichiararlo, come anche è evidente che non tutti coloro che dicono di voler essere poi lo vivono, insomma si torna alle tante situazioni di fede inespressa o trattenuta sul limite del necessario, forse per alcuni prevale eccessivamente una forma di perbenismo che vieta di essere più radicalmente dalla parte di Gesù. E' come se ci fosse una paura latente a impegnarsi stabilmente nella vita di crescita della comunità. E' anche vero che nelle famiglie ci sono tanti problemi che alcune volte soffocano anche generosità vocazionali molto belle. Occorre che Gesù sia più stabilmente protagonista nella vita dei battezzati, ma seriamente e nella dinamica del cambiamento e non tanto per far finta.

Ma la caratteristica salienza che si accompagna al mio ministero sacerdotale questa estate, è la grande affluenza alle confessioni. Non mi era mai capitato di confessare tanto e non sono solo i turisti che chiedono di potersi riconciliare ma anche i comunitari che però io mi sforzo di tenere a bada, rinviando alle occasioni dei tempi lunghi. Ormai siamo al livello delle visite specialistiche, anche perché conosco meglio le situazioni e le persone per cui la Confessione si estende quasi sempre alla direzione spirituale. Anche se non tutti ne comprendono la differenza, che oltretutto è semplice la Confessione dura pochi minuti mentre la Direzione Spirituale si può protrarre ad libitum. Per quanto è possibili nei tempi brevi cerco di capire che cosa l'altro si sforza di comunicare al di là dei peccati che esprime. Normalmente la comunicazione riguarda la vita familiare nelle tante situazioni di crisi e di incomprensioni che l'accompagnano, ma molto spesso concerne la vita di preghiera che molti dichiarano essere prettamente rituale. Io rinvio sempre al dialogo con il proprio parroco, anche perché con molta serenità è obbiettivamente impossibile fare di più in pochi minuti.

Qualcuno comincia a dire che sono molto rigido, in realtà a me sembra di essere fin troppo elastico, ma ognuno ha un metro di misura proprio, per cui è evidente che, almeno dal mio punto di vista, ci si era abituati a un cristianesimo non saprei come definirlo, che comunque con me non funziona proprio. La mia impostazione ecclesiale è tipicamente dogmatica, nel senso che occorre avere dei principi rigidissimi, inamovibili che però possono essere interpretati e applicati in modo totalmente diversificato e personalizzato. Lo so qualcuno potrebbe leggerli nell'ottica del favoritismo o del particolarismo, ma a me non tocca in nulla, anche perché so bene che non è assolutamente vero. Come anche l'altro principio che non negozio mai e che i più vicini devono sopportare più dei lontani il senso dell'appartenenza e della coerenza cristiana. Ma questo lo dice anche Gesù, chi sa' sarà giudicato in modo più severo rispetto a chi non sa'. E' evidente, però molti fanno fatica a viverlo e vorrebbero essere più allisciati solo perché sono sempre in Chiesa. Magari anche osannati, insomma vorrebbero che facessi perdere loro con un riconoscimento terreno, i meriti che acquisiscono con il nascondimento per il Regno.

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Altro tema che ritorna spesso nel dialogo spirituale è il proselitismo dei gruppi ecclesiali, che purtroppo spesso genera dipendenza e non esperienza di libertà. Non è facile far capire ai gruppi che al centro dell'esperienza deve stare comunque e sono Gesù, troppo spesso si crea un protagonismo intermedio di ruoli e ministero che distolgono l'attenzione da chi ha dato al vita per noi. Al punto che alcuni si sentono corredentori, senza Gesù Cristo, leggendo la loro vita come offerta per gli altri, poi vai a vedere e ti rendi conto che lo sforzo riguarda alcuni momenti della giornata sempre allo stesso modo e sempre a discrezione della persona interessata che loda stabilmente il proprio impegno e sminuisce quello degli altri. Insomma di missione neanche a parlarne, per non accennare alla vita di carità che troppo spesso è veramente latitante. Questa dipendenza da gruppo purtroppo va diffondendosi sempre di più, il che fa anche comprendere come il legame che la parrocchia riesce a generare nella vita dei credenti è labile.

In realtà la madre della vita di fede è la parrocchia e tutto deve essere vissuto nella parrocchia e per fa r crescere la parrocchia, anche annullando totalmente il carisma proprio, che rimane preziosissimo, ma solo se asservito al bene della comunità. Purtroppo non tutti, anche tra noi presbiteri, la pensiamo così, e in questa interpretazione la casistica è molto variegata. Per quale motivo? Difficile da campire ma è così. Sembra che la parrocchia non serva molto e ciò che è importante è avere tante esperienze ecclesiali. De gustibus noli disputandum est diceva qualcuno, però il rischio che si corre, in questo caso, è diventare anche noi degli opinionisti del Regno che dimenticano di essere per vocazione servi del Regno. Per non parlare di coloro che vivono in costante venerazione per i fondatori di questo o di quel movimento, insomma come ci si può rendere conto la casistica è molto variegata.

Può darsi che in futuro entrando in una Chiesa parrocchiale si farà fatica a sentirsi cristiani se non si appartiene a questa o a quella aggregazione. Ma per adesso non è così, la parrocchia è la casa e la scuola della comunione recita un documento della CEI sulla parrocchia, che purtroppo non tutti devono avere letto. Il vezzo di leggere i documenti del magistero non appartiene a tutti, ecco perché emergono tanti opinionisti all'interno della Chiesa. E' ancora più grave la situazione di chi cade nelle mani di qualche santone o presunto esorcista. La disperazione del nostro tempo è immensa e non mancano coloro che si arrogano la presunzione di essere i messia dei nuovi tempi. I poveri malcapitati non sempre si rendono conto del male che si accompagna alla loro vita, ecco perché occorre sempre essere fedeli alla Preghiera e alla Chiesa, senza mai deviare, ne orientare in modo personalistico il cammino di fede. E' la Chiesa il Corpo mistico di Cristo non questo o quel fedele, non questo o quel sacerdote.

Ma al di la di tutte queste preoccupazioni del pastore, intanto ci godiamo questo popolo che anela all'incontro con Cristo e lo vive con enfasi infantile, il bambino che cerca la mano della mamma, avendo la certezza che la carezza non mancherà e anche se non tutto va avanti per come si vorrebbe. Comunque si ci sente protetti e amati, cercati e accolti da Gesù. La gente è buona, affettuosa e si lascia accogliere con tanta gioia, volendo anche donare la gioia a chi l'accoglie. E' un tempo veramente di Grazia, di cui non posso che ringraziare il Signore. Continuo a godere per i tanti volti, quali perfetti sconosciuti, che si rendono presenti all'incontro con Gesù e cerco di arricchire la mia memoria di tutto quando può servire a sostenere la loro ricerca spirituale.

Il Signore ha chiamato a se Cesira, una cara signora che ha sempre sofferto nella sua vita e che, certamente, il Signore non mancherà di accogliere nella pace che la vita terrena ha stentato molto a donarle. Sempre vicina e attenta ai bisogni della comunità cristiana, ma come spesso accade la comunità dimentica. Fortunatamente non è così per il Signore, per cui riposa in pace abbracciata alla Madonna dei Fiori che ha sempre sorriso e guardato con benevolenza alla tua sofferenza e alla tua volontà di amore verso tutti. Mi è anche capitato di riflettere che no tutti amano amarsi e qualcuno cerca anche di farsi del

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male, non è una cosa bella, però può capitare, cosa fare? Ancora una volta nient'altro che pregare e non perdere di vista la persone che hanno bisogno di sentirsi amate, per riprendere ad amarsi per come il Signore chiede loro.

2 agosto - Succeda quel che succede oggi si va a mare. Questo era il proposito con il quale mi sono alzato, ma già dai movimenti davanti alla chiesa mi sono reso conto che avevo fatto i conti senza due avvenimenti liturgici di oggi: il primo venerdì del mese e la perdonanza di Assisi. Se a questo aggiungiamo la visita ad alcuni ammalati, la mattinata si è conclusa prima ancora di cominciarla. Così il mare non l'ho visto neanche da lontano anche perché dalla canonica non si riesce a vedere. La vera bomba è stata la perdonanza, per il primo venerdì me la sarei cavata in tempi più brevi, che ha aggregato gente da ogni parte e meno male che non era una chiesa francescana altrimenti non mi sarei potuto muovere dal confessionale. Comunque due ore sono state necessarie per rimuovere il gruppo di peccatori che si sono accompagnati alle celebrazioni mattutine. Poi mi sono messo in cammino per trovare alcuni fratelli e sorelle ammalate che attendono sempre con eccessiva gioia questo momento. Via Don Minzoni, via Lauro, via Lao, vi Necco, via Impresa, C.da Sant'Angelo, Poggio Fiorito. Al ritorno mi sono detto, perché non passare dalla Lintiscita? Detto e fatto, lì mi hanno caricato la macchina di verdure e di vino. La campagna è sempre un'altra musica, della serie al cuor non si comanda e Salvatore ha un cuore veramente grande, lui era in campagna ma la moglie ha deciso per lui.

Pranzo all'insegna di pesce e fresco campagna, con un sorso di vino rosso donatomi dall'Accolito della Toscana al quale nei giorni scorsi, purtroppo, hanno rubato ogni cosa in casa, mentre erano a letto. Fortunatamente le bottiglie le aveva portate la settimana scorsa. Non sono tempi facili per le persone semplici, la prudenza non è mai troppa neanche a casa propria. Scelta sapiente di un riposo ad oltranza, tanto per dire, anche perché ormai i tempi sono contati, rigorosamente controllati e mi vengono fatti rispettare. Infatti puntuali come la morte gli esattori del gelato delle sedici hanno suonato con la giusta insistenza il campanello reclamando ciò che gli era dovuto. Dopo di che è iniziata una no stop che si è fermata solo alle ventuno e trenta. A seguire Confessioni, Celebrazione, Confessioni, prove di Canto. Molta stanchezza ma anche leggermente gioioso perché il popolo penitente era molto variegato, l'età era più giovanile per cui le problematiche diventavano interessanti. Non è facile per dei giovani cogliere il valore della confessione, diciamo che per loro è più una seduta di educazione alla socializzazione cristiana. Mentre quando si è a un passo del gran salto non c'é molto da dire, la casistica è abbastanza lineare, anche se qualche resistenza a staccarsi dal mondo si trova sempre.

Durante le celebrazioni ho fatto un ripasso delle feste ebraiche, gli Azzimi che introducono il Pesah e il dono delle primizie, le Settimane con l'offerta del covone, lo Yom Kippur che apre Sukkot e la memoria della peregrinatio nel deserto. Per gli specialisti vale sempre il principio di verificare le proprie conoscenze bibliche arricchendole con la comprensione dl calendario del tempo, che iniziava con la luna nuova di primavera e quindi con Marzo/Aprile. Gesù con la delusione dell'accoglienza a Nazareth l'ho lasciato leggermente in ombra, si doveva parlare anche del messaggio dell'Apostolato e della perdonanza per cui lo stile è stato morbido e veloce. Panico al momento della comunione ma il Signore ha suggerito di frazionare il pane e come ai bei tempi, quando era lui a farlo, tutto si è risolto. Altrimenti non so' come ne saremmo usciti dopo tanta attesa per confessarsi. Momento di relax, d'altra parte camminare nell'intimità con Dio non può che donare relax relazionale e pace interiore. Aumenta il popolo degli ultras dell'Oratorio, sia per gli adulti che per i giovani, questo è molto positivo anche perché il primo obbiettivo che ci si prefigge è che la Chiesa sia sempre e per tutti la propria casa e il punto di riferimento ogni giorno dell'anno, per cui, più è frequentata più corrisponde alla propria vocazione.

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Anche oggi il Signore mi ha donato di fare esperienza di quanto mi ama, facendomi lavorare al suo servizio, con semplicità e con gioia. Soprattutto la visita agli ammalati merita un particolare ringraziamento anche perché mi accolgono come un padre anche se non lo sono e come un fratello anche se non lo merito. Insomma per loro sono sono uno di famiglia, questo mi permette di sentirmi a mio agio e di vivere dei momenti veramente edificanti di carità, che rasserenano l'animo e aprono il cuore alla gioia di sentirsi importanti in Cristo. In una società di numeri è importanti relazionarsi tra persone, comprendendo l'importanza che ha la persona davanti a Dio. Arriva nella prossima settimana Don Ernesto, fidei donum dell'Africa nera, il giovane a sostegno della vita della parrocchia, è ciò che il Signore dona, per cui è certamente importante per la comunità e anche per me, magari riesco a respirare un po' di più, lui probabilmente respirerà di meno per come era abituato.

Cambiare veste, è già accaduto tante volte, mi è sempre riuscito senza eccessivi problemi, ma i commenti sono sempre totalmente lontani dalla realtà delle cose, questo mi aiuta a capire che quando si è al centro dell'attenzione, ognuno mette in risalto quello che gli piace vedere. E' inutile tentare di spiegare il tuo punto di vista, sei già stato misurato e pesato, per cui devi solo pensare a lavorare per come il Signore ti dona orientando al bene il tuo sforzo, la comprensione che ne ha l'altro è importante ma non può mai diventare normativa, altrimenti dovrai smettere di lavorare e fare l'opinionista nel tentativo di convincere l'altro alla bontà che stai cercando di perseguire, ma poiché per rispondere ai tanti quesiti che ti vengono posti non riesci più a lavorare finirai semplicemente con il parlare e basta. Per cui come sempre, meglio tacere e andare avanti con gioia e serenità. Notizia tristissima purtroppo hanno appena riattivato il microfono al ristorante, per cui si prevede un notte bianca. Ma è un problema che riguarda il domani anche perché intanto è transitata sorniona la mezzanotte per cui buona notte a chi riesce.

1 agosto - Memoria di Sant'Alfonso dei Liguori, forse non a tutti dice qualcosa, ma se poi cantiamo il suo Tu scendi dalle stelle, tutti naturalmente lo cantiamo ripercorrendoci fin dall'infanzia, nei mille ricordi che la nascita di Gesù Bambino ha suscitato e continua a suscitare nel nostro immaginario collettivo. E' un canto del cuore scritto da un Santo profondamente sensibile all'emozione spirituale del popolo, che si è donato nella preghiera e nella dedizione pastorale per la vita di santità della sua comunità. Oggi lo abbiamo celebrato leggendoci nel cammino del deserto, il tempo dell'innamoramento, con il popolo santo che, sotto la guida di Mosè, era tutto preso alla costruzione della Dimora che custodiva la Testimonianza sotto la Tenda del Convegno. Potete anche fare un piccolo esame valutando la vostra conoscenza della Parola di Dio. Quanti di questi termini vi sono estranei, pur appartenendo al lessico di base della Parola di Dio? E' bello leggere la Parola, ma esige una comprensione condivisa dell'itinerario spirituale che propone, proprio per poterne assaporare meglio la ricchezza, è come un camminare con Israele in questa avventura così particolare che è il tempo del deserto.

E lo so, sono cose da prete e neanche per tutti, per cui vi lascio agli impegni quotidiani che certamente vivrete con più interesse, il mare, il corso, l'illusione dello shopping, l'attesa dei figli. No, non di nuovi, di quello non se ne parla nemmeno, di quelli che ci sono e che non vogliono mai rientrare al sera, forse è meglio dire la notte. Abbiamo avuto tutti la nostra stagione, io ricordo che la sera potevamo stare fuori fino alle otto di sera, poi rigorosamente in casa, o davanti alla porta in quel di pazza Giovanni XXIII, si giocava sotto gli eucaliptos con il pallone, mai oltre le undici di sera. Era un'altra Scalea, più rurale, meno cittadina, il fenomeno turistico era costituito dai bagnanti, non molti. Ma l'estate era comunque attesa già ai miei tempi e parlo degli anni settanta.

Anche allora c'erano le manifestazioni estive di intrattenimento mondano, ricordo una famosa miss Scalea, che ci ha creduto per molti anni, forse si sistemò anche, umanamente parlando, per questa vittoria.

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Il televisore era in bianco e nero ma io preferivo stare seduto davanti alla porta di casa, i vicini erano i Naccarato di cui mi rimane come presenza in parrocchia la carissima Simona, alla quale faccio i più cari auguri di un buon compleanno. Non so quanti sono gli anni, ma so che dona tanta gioia con la sua presenza e questo mi basta. Veramente avrei voluto portarle i miei saluti personalmente ma magari il fidanzato è geloso e allora ho preferito evitare. Il resto della numerosissima tribù ha cercato fortuna verso il fiume, qualcuno l'ho reincontrato durante la visita alle famiglie, come momento di vera gioia e fraternità. Adesso dobbiamo pensare solo al suo matrimonio, per cui il resto passa in secondo piano.

Ma oggi è il giorno della sorpresa, purtroppo non posso dirvi tutto anche per non suscitare eccessive gelosie, però devo ammettere che è successa una cosa che persino io avrei fatto difficoltà a pensare possibile. Comunque ne ho goduto gli effetti e continuo a ringraziare Dio per la gioia che mi ha trasmesso perché so che nasce dal cuore, persino innamorato, è proprio vero che quando uno ama ha sempre un po' di posto per gli altri. Magari mi ricorderà i sessanta anni che stanno arrivando, siamo ormai agli sgoccioli. Mi preparo ad aprire un'altra stagione, sempre in cammino recitava uno slogan del periodo della Route interregionale in Campania, sempre in cammino continuo a dire ancora oggi senza nessuna nostalgia, con tanta voglia di percorrere il sentiero fino in fondo con gioia ed entusiasmo portando presuntuosamente il mio zaino che non pesa proprio. Anche durante la preghiera abbiamo ricordato i giovani innamorati, ammettiamolo, non c'é nulla di più bello da contemplare nel nostro tempo. Quando c'é l'amore c'é tutto, anche quando poi qualcosa cambia, quando magari l'amore diventa più abitudinario, rimane comunque molto bello ricordare i tempi belli che si sono vissuti amando seriamente. Sono cartoline da museo? Non credo proprio provate a uscire da voi stesi e poi mi direte.

Ma non c'é niente da capire recitava una canzone, ma non mi chiedete di chi fosse. Però è una riflessione reale, capita ancora oggi che si comprendo come in alcune situazioni non c'é proprio niente da capire, semplicemente, si vive e si va avanti, anche perché a voler capire sempre tutto si finisce con il diventare incapaci di proseguire. Sono semplicemente i corsi e i ricorsi della storia. Forse è meglio dire delle storie, altrimenti si offende qualcuno che da alla parola storia ancora un significato serio. Tutto sommato sono i classici sassolini che ogni tanto ci si diverte a togliere dalla scarpe, ci potrebbero anche rimanere, ma poi perché non toglierli? I motivi sarebbero tanti, ma esigerebbero un supplemento di intelligenza, che non sempre sostiene il senso della responsabilità, per cui cogliamo le opportunità che comunque il Signore ci dona e sforziamoci di non mortificare troppo l'azione dello Spirito Santo.

Anche Mosè ci viene presentato nelle varie vesti della missione che gli viene affidata, prima fa il guerriero, poi l'ambasciatore, poi il condottiero, poi l'interlocutore con Dio e con il Faraone, quindi diventa legislatore, poi purificatore, quindi assume il ruolo di liturgista, per non parlare del Mosè architetto che ci sta accompagnando in questi giorni. Insomma il giovane non aveva certamente il senso del limite. Beh, questo accade alcune volte anche ai nostri giorni, magari a un livello più ordinario, ma i cui effetti non sono meno importanti per la vitalità del popolo di Dio, non è poi mai rileggersi ogni tanto per comprendere dove comincia l'opera di Dio e dove noi interveniamo per vanificarla. Si può vanifica l'opera di Dio? Certamente no, se è tale, nessuno può porle ostacolo, magari alcune volte stentiamo semplicemente a leggerci nel ruolo di chi serve il Regno e, come ci insegna Gesù, viviamo la missione come i principi di questo mondo. Ci si deve preoccupare? Ma neanche per sogno, ne abbiamo viste di peggio e tutto sommato siamo ancora tra i vivi. Per cui coraggio si continua con entusiasmo sempre maggiore.

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31 luglio - Dovremmo restituire alla nostra vita un po' di profondità storica, questo certamente ci aiuterebbe a sentirci maggiormente disponibili a valorizzare le realtà nelle quali viviamo come degli ospiti. Imparare a guardare i fiumi nel loro scorrere instancabile, ammirare la maestosità delle montagne, leggere nella sua bellezza e varietà la vegetazione dona a tutti noi il senso del finito e l'anelito verso l'infinito, ma soprattutto fa comprendere il lungo cammino dell'uomo che si è accompagnato nei luoghi che oggi siamo noi ad abitare. Uno di questi luoghi di civiltà è proprio la valle del Lao, l'attraversiamo quotidianamente, intravvedendola attraverso i finestrini delle nostre macchine per cui stentiamo a coglierne la preziosità e le tante voci che la rendono incantevole e nello stesso tempo inimitabile. la voce del fiume, il canto degli uccelli, il fruscio delle fronde ci restituiscono a un modo di vivere che non appartiene più alla nostra civiltà, fatta di cemento e mezzi meccanici, ma di cui la nostra civiltà avrebbe tanto bisogno.

Il fiume Lao è uno dei più importanti della Calabria, ma per la nostra parrocchia rappresenta il confine sud. Per cui il parroco che percorre le strade della comunità quando è in vista del fiume sa che termina la sua competenza di pastore delle anime e nello stesso tempo sa di vivere un incontro con la storia del territorio, avendo la coscienza che questo corso d'acqua è stato percorso fin dall'antichità, basti pensare alle tante grotte preistoriche che ne caratterizzano il percorso, dai greci come via istmica e approdo commerciale di Laos, dai romani con l'insediamento rurale di Lavinium. E via a seguire dalle tante popolazioni barbariche con la caduta dell'impero, l'afflusso dei monaci orientali attorno al Mercurion, l'incastellamento medioevale con le varie articolazioni feudali. Ma soprattutto ti aiuta a leggere le persone, i volti consumati dal lavoro per le attività commerciali e lavorative avviate lungo il corso d'acqua e le tante situazioni culturali e belliche che le varie civiltà hanno vissuto lungo le sue rive.

E infine il senso della protezione che deriva dalla presenza di Serra Bonangelo posta a chiusura del panorama sul fiume, quasi a vigilare su tutto quanto accadeva e continua ad accadere ai suoi piedi. E' una storia infinita che sollecita la nostra pigrizia mentale e visiva ad essere più attenti a quanto ci circonda e ci aiuta a ricordare che noi siamo ospiti. Anche noi, infine siamo donati alla vita, per tutelare a valorizzare questa terra di civiltà benedetta e amata dal Signore. E' una terra nella quale il Signore chiede a noi di essere araldi di speranza, ci chiede anche di abitarla con discrezione senza eccessiva invadenza, ci chiede di rispettarne la vocazione di naturale alveo di civiltà. Dobbiamo imparare percorrerla in punta di piedi, avendo al certezza che altri sono stati meno attenti, e hanno determinato azioni di violenza che in alcuni ambienti ne hanno snaturalizzato l'antica bellezza. Però è ancora meritevole di attenzione e di affetto per poterla consegnare ai nostri figli con la capacità, che le è innata, di trasmettere messaggi di pace e di luminosa bellezza che apre alla gioia di vivere.

Alcune volte ci si rende conto della tanta frustrazione che si accompagna alla vita delle persone, la regola anche in questo caso è abbastanza semplice, più ci si accanisce sugli altri più si è scontenti dentro. La soluzione difficile da trovare, in realtà basterebbe pregare semplicemente cogliendo in questo atteggiamento la dedizione necessaria per una comprensione più positiva di se stessi. Ma poiché invece di pregare, ci si accontenta di recitare le preghiere, allora ci si rende conto che il cammino da percorrere diventa tutto in salita. E' una salita che uno si crea da solo, per cui è bene che non costringa altri a percorrerla. Giornata laboriosa e attiva, contrassegnata dalla volontà di vivere il tempo estate in modo veramente eccezionale. Intanto una novità assoluta sono le richieste di confessioni veramente numerose, praticamente si confessa per ore, ma si interrompe solo perché esausto di dover ascoltare tante problematiche totalmente diversificate e non sempre orientate in senso cristiano. Però lo si deve fare anche perché la gente lo richiede con insistenza, ma anche perché il Signore me lo ha affidato come ministero insostituibile, per cui cerco di corrisponde semplicemente alla mia vocazione.

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Luglio si chiude con un bilancio tutto da stilare, ammesso che sia possibile il farlo, troppo diversificato nella sua stesura e complesso nella sua articolazione. Alcuni aspetti di linearità ne hanno contrassegnato la stabilità di percorso, la celebrazione dell'eucaristia e la presenza degli ultras dell'oratorio, ma per il resto tutto è totale novità. Per cui, qualora ne avvertissi l'esigenza e ne avessi il tempo, il senso andrebbe cercato in profondità per essere compreso in pienezza. Si continua con uno stile di novità perenne, per cui ogni giorno è diverso dal precedente, con gente diversa e situazioni diverse da vivere. Su tutto questo troneggia la cappa dei fatti di cronaca dai quali si stenta ancora a riprendersi totalmente, anche perché nulla è ancora definito e come sempre si gioca a cavalcare l'emozione e la notizia, per cui si diffondono forme di non informazioni per generare sospetti, dire e non dire, e in questo modo incentivare l'ansia del nuovo che non c'é.

Dobbiamo stare vicini alle persone coinvolte, far capire loro che non sono abbandonati dalla comunità dei cristiani. Anche questa azione così connaturale alla vita della fede sembra difficile da incarnare, un po' la paura di sentirsi a propria volta in qualche modo coinvolti, un po' uno stile stabilizzato di disinteresse. Naturalmente anche il tempo estate fa la sua parte, con le tante attività lavorative e ricreative, che lasciano veramente poco spazio alla vita di carità. Intendendo con questo termine tutto ciò che concorre allo stare bene sociale e alla crescita della vita di comunità nella comunione. Ci si sforza di dare l'esempio ma non sempre si riesce, comunque sia si va avanti sforzandosi di testimoniare nell'amore per il Vangelo, l'amore per la persona. Occorre segnalare una grande dedizione ad animare la vita di comunità, si cerca di vivere ogni manifestazione on una partecipazione attiva, come dire che non ci si deve lamentare della grazia di Dio.

Di mare neanche a parlarne, meno male che abbiamo programmato le attività con i ragazzi altrimenti l'estate sarebbe finita senza poter godere di questo ambito della natura che il Signore ci ha messo accanto ma che sembra lontanissimo. E' una serata mite, con il mare leggermente mosso che tenta di far percepire la sua presenza amica per la brezza che rasserena la calura di questi giorni. Il Signore sta intervenendo con insistenza nella vita della comunità chiamando a se alcuni fratelli per i quali cerchiamo di vivere momenti di preghiera e di fraternità con le famiglie e i parenti. Tutto molto sereno, anche se in qualche caso la dinamica del sospetto e il peso del denaro non giocano mai a favore della serenità familiare. Non è facile far riflettere sui valori, quando al centro degli interessi si mettono gli interessi economici. E' il solito problema del linguaggio diverso che intercorre tra il Regno di Dio e il Mondo.

Non possiamo che pregare per i defunti perché il Signore li accolga nella Sua pace, per i vivi perché imparino ad amare le persone più che le cose, ma anche a rispettare quello che la Chiesa insegna anche quando non corrisponde a ciò che ognuno vorrebbe. Molti vivono troppo staccati dalla vita di comunità per capire questo. In molti casi possiamo solo pregare, per troppi anni vaste aree del territorio sono state abbandonate a se stesse, il recupero non è agevole e neanche va dato per scontato. Anche perché nel frattempo sono subentrati altri profeti che hanno posto le loro tende in mezzo alla comunità cristiana, disorientando nella loro fede tanti fratelli e sorelle che sono stati educati alla vita religiosa con le tradizioni popolari e non certamente con la Parola di Dio. Ora et labora diceva San Benedetto, auguri di un santo impegno a tutti coloro che hanno voglia di spendere la propria vita per il Signore.

28 luglio - Il Signore come sempre benedice i suoi servi oltremisura, per cui anche questa mattina una no stop dalle sette alle dodici fatta di confessioni e di celebrazioni. Tutto si va svolgendo in modo molto ordinato e partecipe. Insomma ognuna mantiene gli impegni assunti e coopera al buon andamento delle celebrazioni, per quanto concerne le Confessioni tutto è affidato al mio buon cuore per cui vi lascio immaginare. insomma tutto molto bene? In realtà anche meglio, ma non è bene esaltarsi, per cui dico tutto

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molto bene. Devo sempre ringraziare il Signore per la eredità ecclesiale che mi ha lasciato Don Michele, tutti mi chiedono di lui, ne parlano con grande affetto, sollecitano le gite tanto amate da lui, insomma questo è molto bello e io non posso che ringraziare Dio per tutto questo. In riferimento alla vita pastorale tutto va reimpostato, ma una parte del lavoro è già stata fatta per cui si deve solo continuare eliminando qualche altro falso protagonismo inutile e incoraggiando semplicemente a rimboccarli le maniche e a pensare a lavorare. Non c'è bisogno di dirigenti, ma di operai, è per questi che Gesù chiede di pregare.

E gli ultras che vita conducono? Qualcuno ha smesso di essere tale già a giugno, per cui ritengo che decada ipso facto dalla categoria degli ultras e si raccordi a quello dei delegati ordinari. Altri insistono imperterriti a vivere una partecipazione attiva alla vita della comunità, senza desistere in nulla dalla loro volontà di continuare ad affermare io ci sono. Altri ancora marcano stretti il parroco che fa finta di non dare retta ma che in realtà ne ricava un grande sollievo relazionale. Altri ancora fanno fatica a ricominciare con il piede giusto ritenendo erroneamente di poter continuare come prima. Comunque sia la gran parte continua un impegno molto gioioso, il che è molto positivo anche perché comunica l'amore che Dio ha verso questa comunità del futuro.

Da parte mia, navigo in serenità, certo qualche nervosismo non manca in chi mi sta vicino, ma evita di dare troppo peso, d'altra parte alcuni erano abituati a fare i parroci per cui è normale che adesso si sentano leggermente stretti. Della serie nessuno è costretto a ... Ma ripeto sembra che tutto vada avanti per come il Signore dona, senza particolari ambasce per il parroco. Mi mancano un poco i giovani e i ragazzi, ma dovrei essere io ad avare più tempo per stare in spiaggia dove certamente li troverei. Ho sempre una grande nostalgia della loro voglia di gioia, della loro esigenza di essere guardati, di essere valorizzati. insomma ho veramente molto da imparare anche in ordine all'amore, loro credono veramente che ogni amore sia importante e questa è una lezione che noi adulti impareremo sempre con difficoltà. Insomma è bello riflettere che la loro incoscienza è la radice della loro gioia, mentre il nostro riflettere genera difficoltà di ogni tipo.

Voi direte ma ognuno ha la sua età e i suoi problemi, è vero, ma proprio per questo è opportuno non perdere il dono della loro compagnia. I giovani sono loro non io. In realtà qualcuno comincia a leggermi come una presenza positiva, io non ho alcuna fretta di farmi più visibile nella loro vita, oltretutto non avrebbe molto senso. Però so che do loro sicurezza e la parrocchia stessa va diventando un naturale punto di riferimento per la loro crescita e il loro stare insieme. Il problema degli animatori va risolto al modo oratoriale i giovani animano gli altri giovani anche perché gli adulti non possono che rovinare i giovani soprattutto se fingono di essere anche loro giovani. In poche parole i giovani hanno semplicemente bisogno della coscienza di se stessi. La chiesa non deve far altro che accoglierli e dare loro la certezza di essere protetti da tutte le devianze, anche da quelle spirituali, che tante volte orientano ad esaltare alcuni e a mortificare altri.

La parrocchia deve essere il luogo dei giovani anche perché è una parrocchia formata per la gran parte da giovani, non tutti leggono ancora il senso della comunità, ma non necessariamente è colpa loro. Troppo spesso la parrocchia non accoglie se non i praticanti. E' tutto un lavoro mentale di riqualificazione del senso dell'accoglienza, che va fatto proprio per permettere alla nostra bellissima comunità di risplendere come la vera novità del Signore a Scalea. una Scalea non piegata su se stessa o sulla voglia di criminalizzazione per come alcuni fatti, oltretutto proposti e letti in modo distorto, vorrebbero far pensare. Ma una Scalea che guarda con entusiasmo e disponibilità ai suoi figli venuti d ogni parte per costruire, nella nostra terra, il loro futuro nella laboriosità e nella gioia della vita comune.

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27 luglio - Le giornante scorrono serene immerse nell'accoglienza dei tanti pellegrini estivi che popolano la nostra parrocchia e nel lavoro di purificazione e di riqualificazione degli ambienti pastorali in preparazione alla ripresa delle ordinarie attività pastorali. Insomma, con poche naturali varianti, è una costante no stop dalle sette alle ventitré, necessariamente costellata da molti volti nuovi ma tutti comunque interessati a sentirsi parte integrante del tessuto parrocchiale. Tutto molto normale per una parrocchia che ha delle pretese di futuro, non bisogna mai riposare, altrimenti la zizzania del Maligno raggiunge il tetto del granaio. Stiamo ancora vivendo il prolungamento magico della presenza di Don Giovanni Mazzillo, che martedì ventitré ha onorato con la sua presenza la nostra comunità. La sua comunicazione come sempre è stata innovativa e interessante, ha attirato molti praticanti e non all'ascolto della sua comunicazione sulla Chiesa del dopo concilio. Anche gli interventi successivi sono stati molto pertinenti, cosa che non capita sempre, il che vuol dire che la sua comunicazione è stata agevolmente leggibile.

Purtroppo ha inteso portare con se anche un tale Don Franco Maceri, che ha avuto dei trascorsi pastorali in questa parrocchia. Questa presenza h alimentato ricordi ancestrali in qualcuno dei fedeli per cui ne è scaturita l'esigenza di un incontro suppletivo orientato a rinverdire il tempo andato. Io, mio malgrado sono stato coinvolto, ma era evidente che la festa era per altri. Basti dire che c'era poca verdura. Di più non posso dire, per evitare di alimentare uno spirito polemico in chi certamente non ne ha bisogno. Sia come sia ieri sera è stata una bellissima serata, trascorsa in mezzo ad amici con i quali si comincia a condividere qualcosa della nostra storia di fede. Ma, non solo, anche più semplicemente un po' della nostra storia il che non guasta. intanto si è laureata anche Serena, una delle tante miracolate che il Signore mi ha donato di incontrare lungo il cammino sacerdotale. Non tutto è andato bene per l'altra cara amica, ma la gente è cieca per cui, in alcuni ambienti, non c'é niente da fare gli occhi vengono aperti solo davanti agli assegni.

Il Signore gioca strani scherzi, meno male che il futuro è sempre davanti a noi per cui il passato è evidente che non ha grande importanza nella vita della Chiesa se non in ordine alla bellezza dei ricordi e agli indimenticabili e insostituibili momenti formativi. Oggi come oggi ci si accontenta sperando in tempi migliori. Gli amori crollano in favore di quelli estivi, anche questo fenomeno lascia il tempo che trova ma certamente genera tanto smarrimento nei cuori di qualche carissima amica, vanno montando il tempo del nulla e la ricerca del vuoto, per cui chi vorrebbe vivere sentimenti veri si trova naturalmente fuori gioco. Magari si consola aspettando tempi migliori che certamente non mancheranno di arrivare. I Giovani sono giovani e la bellezza della loro età è riposta proprio nel fatto che sono il futuro della storia. Per cui non hanno proprio nulla da temere dal passato.

Diventa pesante il tempo da dedicare alla Riconciliazione, troppi problemi difficili da cogliere come parte del vissuto pastorale per cui è agevole rinviarli ai diretti interessati del momento. Non è facile entrare in tutte le problematiche che mi vengono sottoposto in tempi veramente stretti però è opportuno dare la necessaria attenzione a ogni situazione, per adesso non mi riesce in modo abbastanza agevole, vedremo in seguito come andrà. Si incontrano a Scale mondi veramente molto variegati per cui non è certamente facile stare dietro a tutti i problemi che la gente avverte l'esigenza di sottopormi. Intanto con molta serenità si vanno pagando tutti i debiti maturati in questi mesi e tutti sorridono felici e contenti. Con questo tempo di crisi ricevere qualche soldo certamente non guasta.

25 luglio - Come comprendersi pellegrini del Signore nel nostro tempo? Ieri celebrando la festa di Santa Brigida, riflettevo che, data la gravità della situazione per la fede nelle nostre realtà, sarebbe necessario un maggiore rigore nell'adesione a Cristo. Quando la Chiesa si è trovata a vivere difficoltà epocale che ne minavano l'esistenza: le persecuzioni imperiali, le invasioni barbariche, le rivoluzioni ideologiche, il pragmatismo; ha sempre trovato nell'anelito del martirio la forza necessaria per contrapporre, come un

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argine salvifico, le verità delle fede al disorientamento epocale che si andava determinando. Nelle nostre realtà va accadendo un fatto ibrido, che comunque ci trova impreparati, ufficialmente la gran parte siamo battezzati, ci sentiamo cristiani, viviamo anche se con molti distinguo la prassi della chiesa in ordine alla pratica cultuale, però nel modo di vivere non teniamo in nessun conto gli insegnamenti del Signore.

Come sempre si esalta il senso della pratica cultuale, anche la partecipazione al cosiddetto turismo religioso sembra essere in aumento, per non parlare dell'entusiasmo che il Santo Padre riesce a suscitare e ad alimentare, però se alle stesse persone si chiede di perdonare, o di fare sacrifici per gli altri, o ancora più semplicemente di dedicare del tempo all'annuncio della fede. Il livello della disponibilità scema drasticamente. Si potrebbe scadere nel giudizio gratuito e temerario sulla maturità dei credenti e praticanti non si comprende quanto, ma sarebbe sbagliato anche perché chi vive queste azioni realmente è convinto della bontà di quello che il Signore gli dona di sperimentare. Insomma non lo si fa per apparire, non avrebbe alcun senso nella società di oggi, dove ognuno può vivere per come ritiene, ma allora che cosa non funziona?

Ritengo che semplicemente non si ha coscienza della drammaticità del nostro tempo, per cui viviamo non come si dovrebbe vivere in situazioni di pericolo epocale, ma come se tutto sostanzialmente va abbastanza bene, per cui non c'é bisogno di esagerare sulla serietà dell'impegno, basta continuare a perpetuare le tante tradizioni e magari incrementarle, anche perché la gente vi partecipa certamente. Se a questo si aggiunge il mangiare la riuscita è garantita per eccesso inimmaginabile. Si, i giovani si allontanano dalla pratica ecclesiale, ma prima o poi ritorneranno. Aumenta il numero dei divorziati, la famiglia non corrisponde più alla volontà di Dio, così va il mondo. I poveri sono abbandonati, ci deve pensare lo Stato o comunque altri diversi da noi.

In realtà la Chiesa già dal concilio Vaticano II, ma ancora prima attraverso la Dottrina Sociale cerca di mettere dei paletti di riferimento morali e sociali ai drammi del tempo presente, ancora di più mediante i piani pastorali incoraggia a rimuovere le scorie della storicizzazione per rendersi presente come una novità anche per l'uomo del nostro tempo, ma sembra un linguaggio che d'altri tempi, che viene troppo lontano e poi, diciamolo pure non si può parlare di emarginazione senza condividere con gli interessati la loro storia. Insomma il rischio rimane sempre lo stesso, si predica bene e si razzola male, ma la gente oggi è cambiata ed ha imparato a vivere gli stessi atteggiamenti, santità interiore e disinteresse relazionale.

Giornata nera? No, è bellissima però veramente stento a cogliere il perché di un disagio che non si riesce a prendere sul serio, perché la gente non si rende conto del male che si va diffondendo, dei pericoli che ne conseguono, per se stessi e per la vita familiare. La risposta è nell'inizio del discorso, c'é bisogno di santità, che tradotto significa autenticità cristiana in ogni situazione dell'esistenza. Per comprendersi nel pellegrinaggio dell'uomo di oggi, occorre partire da dietro, con gli ultimi, altrimenti tutto diventa spettacolo. guardando le immagini che ci arrivano su FB da parte dei giovani che vivono l'incontro mondiale della gioventù è difficile leggere immagini di povertà, di condivisione dei disagi con le popolazioni che incontrano. Danno l'impressione del classico turismo religioso che aggrega molto, ma che converte poco. Insomma forse sarebbe utile mettere in risalto., anche nelle comunicazioni mediatiche, il senso della testimonianza di povertà che si accompagna a queste manifestazioni.

Oggi è la festa di San Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, primo Apostolo ucciso a Gerusalemme, il suo corpo viene venerato in quel di Santiago de Compostela e sappiamo tutti bene che è uno dei pellegrinaggi più importanti della cristianità. Però la gran parte dei pellegrini sono da albergo a cinque stelle, per cui il senso del martirio, di questo discepolo del Signore, corre il rischio di essere seppellito con la ritualità e la gestualità religiosa, oppure sotto una caterva di souvenir da portare agli amici, ma dentro non

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suscita aneliti di conversione. Ancora di più, a pochi interessa la sua vita, la sua morte, insomma il perché di questa emozione interiore che spinge ancora oggi a mettersi in cammino. Camminare con Gesù, dare la vita per amore di Gesù quale significato può avere per le nostre comunità cristiane oggi?

Comunque sia occorre cominciare da se stessi, non si può pensare di convertire gli altri senza un radicale cambiamento di sé, come anche il proprio cambiamento in nulla può avere la presunzione di alimentare nell'altro gli stessi aneliti. Ognuno ha la propria via per incontrare il Signore, quello che conta è perseguirla con linearità, per come il Signore dona. L'incontro con l'altro, deve sempre essere l'incontro con il fratello da amare e non da giudicare. Gesù ci ricorda sempre che noi siamo prossimo di tutti e dobbiamo essere attenti alle povertà di tutti, in questo maturiamo la bellezza dell'appartenenza a Lui e la gioia di poter vivere la nostra vita nella condivisione e nella dedizione all'amore. Solo l'amore converte, di parole e di prediche anche poco attinenti alla Parola di Dio, ritengo che ne sentiamo e ne facciamo abbastanza.

Che cosa ne ricaviamo? Certamente niente di tangibile, direbbe Gesù il mio regno non è di questo mondo, è la fede a guidarci, nessun altro calcolo, nessun altro progetto, solo la fede ci dona di fare della condivisione totale la novità dell'uomo anche nel nostro tempo, tempo nel quale tutto sembra orientato alla realizzazione egoistica dei propri desideri. Anche oggi il cristiano deve essere segno che ciò che conta è rendere presente Gesù. Vivere la legalità non deve diventare un nuovo carrozzone di visibilità politica, deve semplicemente significare osservare i principi sulla dignità e il rispetto della persona che nascono dal Vangelo e che mettono al centro i più deboli, i più emarginati. La coscienza di camminare alla luce del Risorto dona pace, alimenta la vita fraterna e incoraggia a comprendersi segno di speranza.

Sì, lo so, si corre il rischio di non venire accettati neanche all'interno delle comunità, magari si viene giudicati degli esaltati, alcune volte anche peggio, ma questo non ci deve mai preoccupare, la cosa importante è la serenità interiore che Lui ci dona. Lui solo, non gli altri che pure stanno accanto a Lui. Tanti nostri fratelli sono stati martiri silenziosi dell'ingiustizia da parte delle amministrazioni e della prevaricazione mafiosa, hanno sopportato in silenzio le vessazioni subite, non da ieri. Proprio celebrando la Santa Messa in suffragio di un nostro fratello, mi sono ricordato del grave dramma e del danno che ebbe a subire oltre trenta anni fa, lo dico solo per aiutare a capire che il malaffare si diffonde lentamente e gradualmente nel silenzio delle comunità cristiane che non sempre colgono il significato della morte della speranza che la diffusione del male genera. E' opportuno testimoniare con più vigore l'importanza del vivere e diffondere il bene, anche quando si corre il rischio di essere emarginati. Il martirio non è per tutti, ma non sempre è solo per gli altri.

22 luglio - Memoria di Santa Maria di Magdala, su di lei si sono sbizzarriti molti registi in opere filmiche anche di dubbio gusto, ma così va il mondo, abbiamo di lei anche un Vangelo apocrifo, certamente non deve essere stato facile per gli Apostoli rimuoverla da un ruolo che certamente aveva un suo rilievo nella comunità di Gesù Cristo. Nella tradizione delle narrazioni di resurrezione lei è sempre nominata, nella tradizione giovannea assume un rilievo esclusivo che la rende prima Apostola degli Apostoli nell'annuncio del Risorto. Con la morte di Gesù prevale l'anima ebraica e lei viene rimossa dalla centralità, fin quasi a smarrirne le tracce, solo Giovanni ne conserva una memoria più personalizzata e intensa. La liturgia ci chiede di vivere una maggiore attenzione al ruolo delle donne nella Chiesa del nostro tempo, sempre più alla ricerca della identificazione con la primitiva comunità di Gesù, scavalcando, per alcuni aspetti, l'esperienza normativa della comunità apostolica.

Mi guardo attorno e vedo tanti volti nuovi, io da solo nell'area presbiterale e tutto attorno persone che cercano l'incontro con Gesù. In queste occasioni più che mai ci si rende conto che al centro della festa è Lui, ed è per Lui che la gente si mette in cammino cercando quella pace che il mondo stenta molto a donare.

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Proprio tantissima gente, è il mistero di questa parrocchia che non ha nulla per attirare i loro sguardi, eppure facciamo fatica a servirli dignitosamente per come il Signore ci chiede. L'esperienza di Davide ci insegna che non dobbiamo perdere tempo a dare i numeri, però fa pensare molto la sete di Gesù che è presente anche nell'uomo di oggi. Noi cerchiamo semplicemente di aiutarli a cogliere un significato più pieno da dare all'ascolto della Parola senza aggiungere molto a quello che ci trasmette il Maestro, d'altra parte sono qui per Lui e non certamente per ascoltare le mie chiacchiere.

Mattinata trascorsa riflettendo la Preghiera del Signore secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, nell'attività di giardinaggio e nella sistemazione dell'ambiente Chiesa cercando di leggerla per come sarà dopo i lavori. Qualche certificato da espletare e completamente della pratica matrimoniale, fine della mattinata. Nel pomeriggio ancora giardinaggio, caffè dal fratello imprenditore e acqua per le piante che soffrono molto il caldo di questi giorni. Poi lentamente gustando un cornetto dono del cuore, si è arrivati in sordina a chiudere anche questo giorno intenso visitato dalla Grazia di Dio.

20 luglio - Le giornate scorrono serene accompagnate dalla calura estiva, ci si sforza di non addormentarsi del tutto, anche se non sempre ci si riesce. Ci stiamo incontrando con gli altri confratelli di Scalea per cercare di coordinare la vita pastorale della città, anche se non è facile anche perché Scalea parla a più voci e alcune volte anche in modo disarticolato e stridente. Però da qualche parte occorre cominciare anche perché lo esige la vitalità della comunità dei credenti, come sempre la messe è molta ma gli operari sono pochi, per cui occorre razionalizzare le energie a disposizione in pochi progetti mirati altrimenti si lavora tanto tanto e non si va da nessuna parte. Certamente rimane abbastanza positiva la partecipazione ai momenti di vita spirituale tradizionali, il Santo Rosario, la Santa Messa, le manifestazioni di Fede sono tutte abbastanza partecipate, ma se poi guardiamo all'età dei presenti ci rendiamo conto di star celebrando con il passato delle parrocchie e non per il futuro della città.

Invertire la tendenza è questo l'obbiettivo da prefiggersi, ma riusciamo ad avere risorse capaci di guardare con fiducia al futuro e sufficientemente energiche per poterlo costruire con entusiasmo? Ci vogliono forze giovani capaci di innestare energie nuove all'evangelizzazione del territorio. Che non stiano seduti ad aspettare che qualcuno venga, ma che si entusiasmino a cercare l'amico da cogliere come una persona cara con a quale vitalizzare e trasmettere la propria gioia alla vita della comunità cristiana. Che giovani abbiamo per strada? Non mi sembrano cattivi, anzi magari sono perfino buoni e alla ricerca di sentirsi più valorizzati, il problema è come far capire loro che la parrocchia è l'ambiente nel quale possono sentirsi amati e dove loro possono esprimere tutte le loro energie, senza inibizioni, né soffocamenti. La parrocchia come il luogo della loro libertà sicura, dove loro portano la gioia della loro età e della loro vitalità giovanile.

E degli adulti che ce ne facciamo? Dirà giustamente qualcuno. Noi adulti, in realtà io sono anziano, abbiamo la missione di dare serenità ai nostri figli, far capire loro che possono anche sbagliare nella loro crescita e che noi ci siamo per aiutarli ad alzarsi senza eccessivi problemi. Capita di poter cadere, ma devono avere la forza di riprendere con entusiasmo il loro cammino aiutati e sostenuti dalla nostra presenza sicura che però non deve mai soffocare o sovrapporsi alla loro volontà di libertà, di protagonismo. A mio parere occorre educare gli adulti a rimuovere quegli atteggiamenti di giovanilismo che fanno così male alla vita della famiglia e della società. L'adulto deve vivere da adulto dando ai figli e ai giovani in genere le sicurezze che solo gli adulti riescono a testimoniare e a comunicare. Nella vita della comunità cristiana gli adulti hanno un compito prezioso e insostituibile, sono i depositari della fede che comunicano ai propri figli e che incessantemente alimentano mediante una intensa vita di preghiera.

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Che fanno i catechisti e gli animatori pastorali in questa fase, certamente stanno programmando le attività in preparazione della ripresa ordinaria. Magari pregano con intensità, cercando le nuove vie che si devono accompagnare al loro entusiasmo nel servire il Signore e la comunità. Magari riescono a trovare anche del tempo da dedicare agli ammalati e alle persone sole. Sì, certamente stanno vivendo pienamente la coscienza della loro preziosità davanti a Dio e agli uomini e in tutto cercano di non deludere né l'uno, né gli altri. Don Cono ma davvero vi illudete che questi si rovinano l'estate per la parrocchia. Certamente si, ne sono proprio convinto. Meglio avere delle convinzioni sbagliate, che vivere la percezione del fallimento, soprattutto quando questo riguarda gli altri. Occorre avere sempre fiducia in coloro che il Signore ci pone accanto e dare sempre fiducia, questo atteggiamento non deve certamente causare la cecità nelle devianze ma non deve neanche soffocare l'esigenza di esserci, magari in questo non sempre ci riesco ma almeno provo a pensarlo possibile.

Il passato comincia a diventare veramente passato, dopo la fase di riflessione e di ricerca di significato necessaria per ogni ricominciamento pastorale, si prosegue in modo deciso verso la speranza del futuro, qualcuno come sempre si perde per strada. Ma il cammino nel deserto è così, se non si cammina insieme si corre il rischio di morire per strada nella presunzione di potercela fare da soli. O più semplicemente si ritiene che l'oasi nella quali si è trovato rifugio sia più interessante del cammino faticoso verso la terra promessa. E' proprio così, stabilizzati i team per l'iniziazione cristiana, chiarito il valore e il significato da dare all'ambiente Oratorio San Giuseppe. sperimentata la valenza e i limiti dell'esperienza degli adulti, camminiamo in modo sereno in questo segmento atipico dell'anno pastorale per fortificarci nel Signore.

Cosa faceva Gesù durante l'estate? Beh, vedete, per trenta anni circa ha pensato a lavorare per portare avanti con il papà San Giuseppe la famiglia nella sua vita quotidiana a Nazareth, negli ultimi anni no ha più avuto tempo per nessuno per cui dobbiamo pensare che anche durante l'estate Lui percorresse instancabilmente i villaggi nella ricerca di discepoli da convertire alla dedizione al Regno che lui è venuto a portare sulla terra. Ma andava anche Lui a mare? Risposta facile, certamente sì, d'altra parte si era stabilizzato sulle rive del mare di Tiberiade, certamente non faceva i bagni, come d'altra parte non faceva nessuno neanche dalle nostre parti fino a pochi decenni fa. E' il nostro tempo che ha fatto dello svago generalizzato un impegno. Fino agli anni cinquanta era appannaggio di poche famiglie, quello che oggi sembra essere alla portata di tutti. Ma Gesù aveva altro per la testa, tutto qui, il Padre gli aveva affidato una missione e Lui semplicemente dedicava tutto il suo tempo a questo.

Anche oggi molti vivono in questo modo, tutto il proprio tempo è dedicato al Signore. Ma in parrocchia ne abbiamo di questi operatori? Forse sì, forse no, chi può dirlo, abbiamo un modo di vedere molto limitato per cui il nostro modo di leggere la realtà è necessariamente bisognoso di conversione. Ancora di più la strada intrapresa è totalmente innovativa per cui ha certamente bisogno di tempi molto lunghi per far intravvedere il bagliore che la rischiara. Ma siamo così lontani dalla meta? Certamente no, dicevo che sono i nostri limiti a farcela percepire così distante. Per questo il Signore ci incoraggia a mettersi all'ascolto di Lui senza perderci troppo nei nostri progetti di accoglienza. Stare con Lui è già abitare la meta, sembra lontana? No, è dentro di noi, se Lui è dentro di noi. Buona Domenica a tutti.

19 luglio - Percependo un diffuso senso di disagio nella vita della comunità cristiana, come parroci di Scalea abbiamo avvertito l'esigenza di comunicare quanto segue. Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo. Quello che sta accadendo in questi giorni a Scalea certamente ha generato nel cuore di molti fedeli una sensazione di sconforto ed esige da parte di noi Parroci di una parola di incoraggiamento alla speranza e di conversione sincera ai valori cristiani della convivenza sociale nel pieno rispetto della legalità, delle istituzioni e di tutti

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coloro, in particolare delle forze dell’ordine, che con sacrificio e dedizione rendono la vita nella nostra città più vivibile e aperta alla speranza del futuro.

Ci troviamo coinvolti in una di quelle situazioni che esigono una riflessione e nello stesso tempo un supplemento di speranza anche perché riguarda la convivenza sociale e coinvolge il mondo istituzionale democraticamente eletto dai cittadini; ma anche tanta parte di imprenditori che da decenni operano nel territorio con tutte le difficoltà che questo impegno comporta. Non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di persone, con le quali condividiamo il nostro impegno, il nostro svago e in alcuni casi, quando è possibile anche il lavoro. Di più, stiamo parlando di persone con le quali condividiamo anche la fede e la speranza della salvezza eterna che Gesù ci ha donato.

Scalea è una cittadina di oltre diecimila abitanti che però fa fatica già da tempo a cercare la sua anima, la sua identità. Ha certamente smarrito da tempo, per la gran parte dei suoi abitanti, il senso di appartenenza alla comunità dei cristiani, non tanto nella comprensione della mente e del cuore ma nella vita pratica. Questa realtà che continua a chiamarsi Scalea in realtà è un mondo composito e complesso che è ancora tutto da amalgamare in consesso di socializzazione. Certamente non è un problema che si è sviluppato in tempi brevi tali da poter essere addebitato a questo o quel singolo cittadino.

Sono decenni che la nostra cittadina vive un flusso migratorio incessante, al quale non ha corrisposto lo sforzo di amalgama, che ogni amministrazione e anche l'azione pastorale della Chiesa devono programmare. Solo mediante un lavoro comune orientato a valorizzare tutte le risorse educative, possiamo pensare di costruire la vita sociale nella quale persone diverse per cultura, tradizioni, lingua e anche religioni, possano sentirsi totalmente integrate, accolte e rispettate nella loro dignità.

Il Signore ci insegna ad: “Amare il prossimo come se stessi. Questa parola trova sicuramente eco nell’animo di chi si impegna nella vita politica. Essa pone oggi a ciascuno, una questione centrale: in che modo, nel delicato e impegnativo servizio allo Stato e ai cittadini, si può dare adempimento a questo comandamento? La risposta è chiara: vivendo l´impegno politico come un servizio. Prospettiva luminosa quanto esigente! Essa non può, infatti, ridursi a una riaffermazione generica di principio alla dichiarazione di buone intenzioni. Il servizio politico passa attraverso un preciso e quotidiano impegno, che esige una grande competenza nello svolgimento del proprio dovere e una moralità a tutta prova nella gestione disinteressata e trasparente del potere. D´altra parte, la coerenza personale del politico ha bisogno di esprimersi anche in una corretta concezione della vita sociale e politica che egli è chiamato a servire. Tocca a voi, carissimi Fratelli e Sorelle impegnati in politica, farvene interpreti convinti e operosi. Non può giustificarsi un pragmatismo che, anche rispetto ai valori essenziali e fondanti della vita sociale, riduca la politica a pura mediazione degli interessi o, ancor peggio, a una questione di demagogia o di calcoli elettorali.” (Dal Messaggio del Santo Padre al Parlamento Italiano, 2010)

Ogni atteggiamento di deresponsabilizzazione e di delega della cosa pubblica ad altri, necessariamente corre il rischio di generare una devianza dai valori che fanno dell'impegno politico la più alta delle vocazioni. Che fine hanno fatto i valori cristiani sull’impegno sociale nella nostra città? E' questa la vera domanda sulla quale incoraggiamo a riflettere, anche perché è quella che più immediatamente ci appartiene come vocazione, ma è anche quella che esige un più coerente impegno missionario.

Una diffusa illegalità accompagna la vita anche nelle persone più semplici e laboriose, sembra che la non osservanza della legge sia il nuovo messaggio di salvezza da proporre e soprattutto da incarnare anche quando con le parole si dice il contrario. La mafiosità è una parola oggi onnicomprensiva, che va estesa a tutti gli atteggiamenti che non mettono al centro il rispetto dell'altro. Anche quando gratuitamente

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tendiamo con il nostro parlare ed il nostro agire a distruggere l'altro concorriamo a diffondere questa mentalità, che è un vero cancro per ogni forma di socializzazione orientata al bene.

Siamo chiamati al rispetto di tutti, finché non si è giudicati non si può essere condannati. Scalea non ha bisogno di ulteriori odiosità, ma di un supplemento di amore, non ha bisogno di criminalizzare le istituzioni ma di maturare un rispetto maggiore per la cosa pubblica che deve generare una più ampia e democratica partecipazione alla costruzione del bene comune.

La Vergine del Monte Carmelo che in questi giorni si è accompagnata alle nostre pene, donandoci serenità e conforto con la Sua benevolenza materna, ci incoraggia a vivere onestamente, ci chiede di relazionarci in una fraternità gratuita, ci incoraggiare una sincera disponibilità alla preghiera. Questi valori, testimoniati con atteggiamenti di coerenza cristiana, aprono il nostro cuore all’ infinito amore paterno di Dio che ama chi si converte e ritorna a Lui con cuore sincero.

17 luglio - Oggi è stata un'altra musica, è la giornata della gioia che i giovani trasmettono con una gratuità e una intensità veramente ammirevoli. Loro riescono ad essere spettacolari con naturalezza, ecco perché sono preziosi e insostituibili. Intanto chiariamo che sono i cosiddetti giovanissimi e non i giovani, anche perché i giovani alle prese con i concorsi e gli esami hanno perso già molto del loro smalto gioioso, che invece i giovanissimi conservano integralmente. Si sentono tutti attori o attrici, cantanti a grandi atleti, grandi danzatrici o più semplicemente se stessi e a loro basta almeno a questa età. E' importante che loro siano disponibili a condividere del tempo con me, mi obbligano a non pensare, a rilassarmi, a giocare, in realtà non mi fanno neanche riposare troppo ma questo è marginale. A questa età sono una vera potenza della natura, totalmente esplosivi, ma non per questo meno fragili nelle tante paure che li accompagnano.

La nota forte di questo periodo è l'innamoramento, vero dramma per i genitori soprattutto quando questo riguarda le figlie, per i maschi continua a rimanere una punta di orgoglio dei genitori il problema è che adesso a decider tutto sono le ragazze, tutto si apre e si chiude il tempo di una coreografia, per cui tutto deve essere vissuto in tempi brevi. Il tutto che, soprattutto si tratta di poterne parlare per qualche giorno con le amiche e far capire in che cosa si manifesta la grande novità dell'avere un fidanzatino. Poi basta, non serve più, la prova è stata superata in modo sufficiente, per cui si ritorna agli amori veri che sono la musica, la danza, il look, i saggi e via a seguire. Non tutti i genitori riescono a cogliere la bellezza di questa fase dell'età dei loro figli. In realtà ci sono anche gli atteggiamenti di devianza ma di questo se ne parlerà in altra occasione. Alcuni alla scoperta dell'innamoramento si fasciano la testa e vestono i panni del lutto, anche perché non sanno veramente che cosa dire o fare.

Beh, proprio loro hanno deciso in questo cuore del mese di luglio di incontrarsi nuovamente per stare insieme una giornata a mare. Poi si dice che i ragazzi vanno via e non vogliono più sapere. Magari si può applicare a più di un animatore invernale la categoria dell'abbandono del tetto parrocchiale, ma i ragazzi non abbandonano se sono accolti e cercati. Certo le danze l devono regolare loro e in questo sono di veri professionisti. Per farla breve è stata un'altra giornata fantasmagorica da tenere sempre in riserbo per i giorni più tristi. Ma insomma che si fatto? Bagno, giochi, chiacchiere, cucina calda e fredda a secondo della scelta, ancora mare, accenni di riposo, comunicazione del campo estate ma senza troppa enfasi, e poi soprattutto tanti sorrisi da scambiare e da condividere perfino con la silenziosissima Maria Carmela che si è aggiunta a noi da quel di Poggio Fiorito. Cocomerata finale e tutti a casa in preparazione al prossimo incontro in quel di Sant'Agata d'Esaro.

Dovrei parlare anche delle mamme/animatrici, premurose come mamme e rilassate come animatrici. Ma magari correrei il rischio di abbassare il livello della gioia per cui lascio stare, d'altra parte ogni cosa a suo

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tempo e poi ognuno per quello che sa fare meglio. In realtà si è aggiunta anche qualche infiltrata, ma se lo si fa con discrezione e con arte non guasta certamente. Meno male che non è venuta la più fanatica delle nostre teste di serie altrimenti avrebbe rovinato ogni cosa.

E allora Don Cono? Mi chiedete voi. Allora, cosa? Vi rispondo io. Ma qualcosa avrete pensato durante la festa? E va bene se proprio mi dovete rovinare la bella giornata eccovi serviti. Non lo so, certamente mi ha accompagnato una grande tristezza per la città di Scalea, che continua ancora, anche perché non è facile pensare a una corruzione così diffusa, in una comunità di lunga tradizione cristiana, anche se la pratica è certamente è scemate negli ultimi decenni e con l'allontanamento della pratica della testimonianza cristiana è decaduta anche la vita morale della città. Però non è facile da accettare, almeno per me. Don cono ma allora vivete sulla luna, certamente no, so bene che la situazione è ancora peggiore di come si avverte in questi giorni anche perché è un cancro che si è stabilizzato per decenni, però disorienta il pensare Scalea in mano al malaffare mafioso, con una presenza così capillare a livello istituzionale. Come ho già avuto modo di dire nelle omelie a me non non piace emettere giudizi sulle persone, molte delle quali le conosco dalla mia adolescenza, ma è l'insieme che è difficile da accettare. Ho celebrato quattro liturgie ma non ho fatto altro che pensare a questo. Ognuno ha i suoi limiti.

Certamente ho pregato molto, cogliendo anche la grande devozione degli scaleoti alla Vergine Santa. Tutti in pellegrinaggio giovani e vecchi da ogni parte come ogni anni come si fa da secoli, in cammino per rendere omaggio alla grande patrona. Ho avuto la fortuna di iniziare la giornata celebrativa con il Rosario e la Messa delle sette, già a quell'ora tanta gente in preghiera. E' stato bello soprattutto il momento dell'offerta delle Cinte votive portate sulla testa per ore. Forse non ho detto che io non partecipavo alla festa patronale, per impegni nelle parrocchie a me affidate, da più di venti anni. Avrei voluto viverla in modo più sereno, ma il Signore ha voluto così. Comunque sia sono emozioni che caratterizzano questi giorni, anche se dopo ventitré anni non è la mia parrocchia ad organizzarla. Nei nove di Cirella avevo la Madonna dei Fiori, nei nove a Belvedere La Madonna delle Grazie e Consolazione e quella del SS Rosario, nei quattro/cinque di Diamante l'Immacolata. Anche per questo, forse, faccio fatica a familiarizzare con il marito, San Giuseppe, dopo aver sempre festeggiato la Vergine Santa. E' una sensazione nuova però ho anche imparato a vivere con gioia quello che il Signore mi affida per cui prima o poi la situazione si sbloccherà.

Un momento di prolungato di fraternità sacerdotale è stata la concelebrazione con il Vescovo e il pranzo consumato insieme. Abbiamo anche pregato per Mons. Crusco che oggi celebra il cinquantunesimo anno della sua ordinazione sacerdotale. Durante la processione la presenza delle forze dell'ordine rendeva bene la volontà di dare visibilità alle istituzioni che certamente fanno molta fatica mantenere sereno il territorio. Anche tra di loro conosco quasi tutti, anche perché la parrocchia si caratterizza per il fatto di avere la gran parte delle catechiste e degli animatori legati alle forze dell'ordine, sono mogli di Carabinieri, della Polizia Municipale e della Finanza. Diciamo che sono abbastanza protetto dal punto di vista istituzionale, almeno lo spero. Anche se alcune cose a me non piacciono per come si sono svolte, ma ognuno fa il suo lavoro e ho imparato da tempo a rispettare quello degli altri anche se non sempre si rispetta quello che faccio io. Cercavo di capire, ma forse non c'é molto da capire, occorre operare per migliorare e basta.

Forse c'era troppa gente però nei fatti si pregava poco, molta confusione organizzativa, penso che il caro Don Franco dovrà lavorare molto per rivisitare la vita spirituale di questa manifestazione, d'altra parte non è facile pilotare una eredità in tempi brevi. Un momento molto silenzioso di raccoglimento è stato quella della riflessione finale. Abbiamo accolto la Madonna del Carmelo con semplicità e con la gioiosità del Coro, che si dedica in modo enfatico alla voglia di vivere e trasmettere la gioia. Come dico sempre la parrocchia è

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molto ricca di carismi, solo che alcune volte si stenta a coordinarli in comunione, soprattutto quelli esclusivi dei più stagionati. Mi sforzo anche di leggere in modo definitivo la conformazione della parrocchia, mi mancava l'anello estivo di cui sto facendo esperienza, in questo periodo, poi cominceremo a correggere le sbavature che non sono poche e poi via con entusiasmo verso la meta che il Signore ci indica.

Ho mantenuto un silenzio rituale per tutto l'itinerario, ho sorriso solo se coglievo qualche volto di bambino che mi salutava ai bambini bisogna sempre sorridere, per il resto ho partecipato pregando. C'é proprio molto da lavorare, la percezione è che nelle comunità cristiane, molti hanno perso il senso dell'essere guidate dal pastore, come dire vivono la ricerca di Dio in modo brado. Potrei anche rischiare di dire in modo umorale, eppure sono docili agli orientamenti che trasmetto loro e allora che cosa non ha funzionato, o che cosa non funziona? Vedremo quello che il Signore ci donerà di poter correggere per il resto, come sempre, supplirà Lui con il dono dello Spirito Santo che converte i cuori certamente meglio delle nostra tante parole, anche di quelle inutili che forse faremmo meglio a evitare. Il Carmelo è il monte di Elia, il monte della sfida con i Baal di ieri e di oggi, insomma i presupposti di un combattimento ci sono tutti, ma mancano i soldati. Neanche questo il Carmelo non è il luogo delle armate ma quello del cuore che animato da Dio vive con enfasi la sfida con la sola certezza che Dio sostiene per cui è il combattimento della persona che ha fede in Dio. Insomma è proprio il nostro.

Come ogni cosa tutto si conclude con i fuochi, tutti a guardare verso il cielo e io in cammino per tornare in parrocchia. Tanto per chiudere in allegria le chiavi non arrivano, le avevo affidare a una catechista molto zelante che evidentemente si è lasciata prendere dall'emozione della manifestazione, per cui mi sono seduto e sono rimasto in paziente attesa della sua venuta. Non è stata una lunga attesa, un saluto gioioso anche alle giovincelle di coreografia e una buona notte hanno concluso una festa totalmente nuova, per me, nel suo svolgimento. La stesura è sul malinconico ma tutto è stato vissuto con sufficiente gioiosità, non sempre ci viene fatto vivere la festa per come si vorrebbe e si dovrebbe.

15 luglio - Tutto è pronto per la grande festa, per prepararla non poteva che esserci una Domenica più spettacolare. Sempre leggermente tropicale, ma certamente incredibilmente ricca di volti, di emozioni e di ricerca di Dio. E' vero, mi lamento spesso della non profondità della ricerca interiore, ma non per questo la sensazione che si vive celebrando nella chiesa stracolma di fedeli perde di significato. Ci si rende conto che al di la della nostra percezione della profondità del sacro che poi varia da persona a persona, quello che rende bella l'esperienza è certamente la convinzione che tutti ugualmente cercano la misericordia di Dio. E sanno di poterne fare esperienza attorno all'Altare che il Signore stesso imbandisce per noi. Dovrei essere soddisfatto per tutto quello che il Signore realizza nonostante i nostri limiti, ma è meglio non farlo, il demonio è sempre in agguato e come vede che c'é della soddisfazione per i risultati raggiunti ci mette lo zampino, come sa fare solo lui, e tanti saluti a tutti. Il giorno dopo dove era abbondanza devi cercare con la lente di ingrandimento ciò che rimane in piedi, per sperare di trovare qualche segno della realizzazione tanto osannata.

Che giornata è stata? Molto significativa, ci si rende sempre più conto che il potere sa preparare altari sempre nuovi sui quali innalzare se stesso. Della serie morto il re viva il re, forse qualcuno ha già pronte le liste per le amministrative. Ecco perché è importante che almeno in alcune occasioni si riesca ancora ad innalzare la Santa Vergine Maria, vuol dire che la comunità, al di là delle tante strumentalizzazioni e difficoltà non ha perso di vista chi è veramente importante nella propria vita. In realtà sono occasioni alle quali io non do eccessiva importanza, si sono momenti di fede, però il rischio è che la grandiosità della partecipazioni generi l'illusione di una buona presenza cristiana. Mentre sappiamo bene che, almeno per come oggi si esige, tale presenza stenta ad essere via anche tra i praticanti della vita parrocchiale. Cosa fare,

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banalizzare la manifestazione, certamente no, godiamoci quello che il Signore ci dona di vivere, però non dobbiamo farci illusioni. La frontiera della Chiesa oggi è l'evangelizzazione delle comunità di antica cristianità, e non sono certamente le feste patronali ad aiutarci in questa missione.

Occorrerebbe parlare anche delle spese che ogni festa comporta, mentre i poveri aspettano di essere posti al centro della festa, ma questo ci porterebbe troppo lontano e finiremmo per non organizzare più nessuna festa, perché i poveri aumentano a dismisura e hanno bisogno di tutte le risorse economiche della comunità cristiana. Certamente suona strano il fatto che la comunità dei cristiani riesca a spendere migliaia di euro per festeggiamenti tutto sommato inutili, mentre per i poveri che bussano alle porte dei credenti non si ha mai niente dare se non qualche elemosina. Sì, Gesù deve essere proprio orgoglioso di noi, per come ne seguiamo gli insegnamenti.

Qualche giovane comincia a vivere con simpatia la propria appartenenza alla comunità, senza ruoli istituzionali, semplicemente per stare insieme e per sorridere insieme. La capacità di relazioni affettuose ha sempre qualcosa di insegnare a noi adulti che spesso facciamo della finzione il modo naturale di stare insieme. Con i giovani non ci si annoia mai, è troppo bello stare con loro, almeno finché non si annoiano loro. Sono qui da circa otto mesi, beh, è quasi ora che nasca il bebè, tutti aspettiamo che venga alla luce. Come ogni nascita comporta la gioia e la trepidazione dell'attesa, come ogni nascita tutto deve essere pronto ad accogliere il bambino.

Anche Benji, che ha presieduto la celebrazione della sera, forse lo tratto troppo da bambino, in pochi mesi è già cambiato. Fare il parroco è diverso che fare il sacerdote, spesso si corre il rischio di restare soffocati anche nell'affetto dei parrocchiani, altre volte occorre stare vigili per evitare prevaricazioni, altre volte ancora occorre tamponare i limiti oggettivi delle persone e sforzarsi di far comunque raggiungere un livello dignitoso di relazioni di comunità. Con Fiore è tutto diverso, lui non è ancora parroco, per cui riesce naturalmente a vivere la gioiosità che la deresponsabilizzazione del ministero dona. E' un po' come il fidanzamento rispetto al matrimonio, sempre di amore si parla, ma quanto è diverso il modo di amare dei due stati di vita.

Intanto si continua con le celebrazioni no stop, alle quali occorre aggiungere le confessioni e gli incontri di formazione, senza voler trascurare l'impegno certamente non estivo del coro. Per quanto è possibile si cerca di continuare a lavorare per il Signore. Sì la presenza dei giovani lascia ben sperare, ancora mancano punti di riferimento sicuri e stabili, su questo occorre lavorare per evitare che finti giovani soffochino la gioia di essere giovani che i nostri figli esprimono con naturale entusiasmo. Forse ci vorrà più tempo, ma meglio aspettare che sbagliare. Un responsabile non cosciente della sua responsabilità distrugge anni di lavoro. Non è il nostro caso, si parte da livelli bassi, per cui non corriamo certamente il rischio di romperci le gambe. Lo sapete che io non mi accontento, per cui con me, si è sempre all'inizio dell'esperienza. D'altra parte si deve sempre ricominciare in modo nuovo, altrimenti lo Spirito Santo si addormenta. Sappiamo bene che il problema vero non è il dover ricominciare, ma l'essere persona nuova e vivere da persona nuova. Di contenuti ne abbiamo abbastanza si spera di poter vivere esperienze di testimonianza cristiana.

Intanto mi hanno donato un pasto antico da consumare come dono per la giornata veramente incredibile che stiamo vivendo, chiaramente è stato fatto da persone competenti che conoscono bene l'arte del cucinare. D'altra parte è risaputo che le feste parrocchiali sono una occasione privilegiata per rispolverare le antiche ricette e ripresentare piatti che raramente si trovano oggi sulle tavole. E' proprio vero che la crisi economica rimuove la serenità nelle famiglie, spesso questa serenità si stenta a viverla anche in chi sa di poter stare bene ma vive l'ansia di poterlo sperimentare. Dobbiamo sempre sperare che il Signore doni a tutti la capacità di guardare con fiducia al futuro, anche perché non è facile costruire la

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speranza in chi pensa di non avere futuro. Anche preparare un pasto esige una dedizione che non tutti colgono come preziosa, non ringrazieremo mai abbastanza le nostre mamme per tutte le ore passate attorno ai fornelli per servire la gioia di mangiare tutti insieme in famiglia.

Al disorientamento sociale che continua ad accompagnarsi alla vita della città, non possiamo che contrapporre la certezza che la Madonna non abbandona il suo popolo e gli dona pace. Non è facile cogliere come un fatto vero quello che ci viene proposto come la realtà che circonda la vita dei nostri concittadini, però occorre che ognuno faccia il suo lavoro con onestà, altrimenti stenteremo sempre a vivere la gioia di relazioni sincere e vere. Non è facile anche perché sappiamo bene che lo stile sociale orienta alla corruzione la storia del nostro tempo. Certamente non è bene arrendersi a questa prassi. E' con questo spirito che ci prepariamo a vivere una giornata memorabile, nella mattinata ancora una volta da pellegrini ai piedi della Vergine Santa. In serata sarà lei a vestire i panni di chi si mette in cammino e noi avremo la gioia di accoglierla nella nostra chiesa parrocchiale, per cantare e pregare insieme con Lei per la città e per tutti noi.

14 luglio - Alcune volte per riprendere a parlare si deve respirare, può capitare per una salita in montagna quando non si è più allenati, ma può capitare anche quando si vivono situazioni di particolari apprensione o quando arrivano notizie mozzafiato sia dal punto di vista positiva ma soprattutto se negative. Beh, quello che sta accadendo in questi giorni è certamente una di quelle situazioni che esigono una riflessione e nello stesso tempo un supplemento di speranza anche perché riguarda la convivenza sociale e coinvolge il mondo istituzionale democraticamente eletto dai cittadini; ma anche tanta parte di imprenditori che da decenni operano nel territorio con tutte le difficoltà che questo impegno comporta. Possiamo affermare che computando anche le famiglie coinvolte in un modo o in un altro vengono coinvolte emotivamente e drammaticamente centinaia di persone.

Anche questo dobbiamo imparare a non trascurarlo stiamo parlando di persone, con le quali condividiamo il nostro impegno, il nostro svago e in alcuni casi, quando è possibile anche il lavoro. Di più, stiamo parlando di persone con le quali condividiamo anche la fede e la speranza della salvezza eterna che Gesù ci ha donato. Non la pratica religiosa, ma è una prassi quella del non praticare la vita ecclesiale che riguarda ormai la gran parte dei battezzati. Voglio aiutare a capire che non stiamo seguendo un film, che prima poi finisce, ma della vita della nostra città che comunque continua a coinvolgerci e che continuerà a sollecitarci nell'impegno di evangelizzazione e testimonianza dell'appartenenza a Cristo. Parliamo di interi nuclei familiari che sono stati sconvolti dalla pubblicazione di informazioni che allo stato dei fatti certamente non sono state oggetto di un giudizio.

Come spesso accade l'obbiettivo dei mass media, è quello di creare il mostro da mettere alla gogna e da mostrare in prima pagina. Si ha sempre troppa fretta di fare i giustizieri, chiaramente sempre degli altri. Non c'é alcun rispetto della dignità della persona, nessun riserbo in riferimento alla veridicità delle informazioni, nessun rispetto delle famiglie, dei figli di queste persone che sono state all'improvviso coinvolte in un dramma che certamente non apparteneva ai loro sogni estivi. Ma è il nostro tempo, la verità è quella presunta non quella accertata, quello che conta è lo scoop giornalistico, che purtroppo ha fatto salire sulla scena nazionale tanta parte della nostra città. E i nostri cittadini? Già pronti a innalzare le forche per questo o per quello, molti già sapevano tutto ma stavano zitti, altri pur non sapendo niente sono ugualmente contenti anche perché quello era della corrente opposta alla propria. E via a seguire nella società degli opinionisti la casistica è molto variegata.

Ma c'è una verità che merita di essere divulgata, alla quale dedicare la nostra attenzione? E' molto semplice e lineare questa realtà che continua a chiamarsi Scalea nella sua totalità, in realtà e un monco composito e complesso che è ancora tutto da amalgamare in consesso di socializzazione. Certamente non è

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un problema che si è sviluppato in tempi brevi tali da poter essere addebitato a questo o a quel singolo cittadino, anche perché sono decenni che la nostra cittadina vive un flusso migratorio incessante, al quale non ha corrisposto certamente lo sforzo di amalgama, che ogni amministrazione e dobbiamo aggiungere anche l'azione pastorale della Chiesa, deve programmare perché persone diverse per cultura, tradizioni, possiamo dire anche lingua poiché la presenza degli stranieri di varie nazionalità e anche religioni è molto numerosa, possano sentirsi parte integrante di un unico tessuto sociale.

Scalea è una cittadina di oltre diecimila abitanti che però fa fatica già da tempo a cercare la sua anima, la sua identità. Ha certamente smarrito da tempo, per la gran parte dei suoi abitanti, il senso di appartenenza alla comunità dei cristiani, non tanto nella comprensione della mente e del cuore ma nella vita pratica. Come ogni altra realtà sociale corre il rischio di identificarla nel possesso del denaro. E' il dio del nostro tempo, è la radice di ogni male, è a questa divinità che anche tanti bravi credenti sacrificano ogni valore, ogni rispetto della dignità della persona. E' a motivo di questa divinità che tanti nostri figli non sono rispettati nei loro diritti che hanno conseguito con enormi sacrifici delle famiglie. La mafiosità è una parola oggi onnicomprensiva, che va estesa a tutti gli atteggiamenti che non mettono al centro il rispetto dell'altro. Anche quando gratuitamente tendo con il mio parlare ed il mio agire a distruggere l'altro concorro a diffondere questa mentalità, che è un vero cancro per ogni forma di socializzazione orientata al bene.

Proprio questa Domenica ci è stato proposto l'invito, da parte di Gesù, di essere prossimo di ogni altro che incontriamo, ma continuiamo a pensare che il buon samaritano debba essere altri da noi. Questo atteggiamento di deresponsabilizzazione e di delega della cosa pubblica ad altri necessariamente corre il rischio di generare una devianza dai valori che fanno dell'impegno politico la più alta delle vocazioni. Quello che voglio dire è che ciascuno deve sforzarsi di analizzare la propria vita e di leggersi nel percorso che viene vissuto cogliendo, parlando a dei cristiani, quali sono state le azioni compiute per corrispondere alla propria vocazione battesimale. Troppo spesso ci sentiamo stanchi prima di cominciare a operare, anche nelle parrocchie e nelle aggregazioni si vive più di personalismi che di comunità. Non è facile vivere il dono della gratuità per nessuno, semplicemente perché si è perso di vista il valore della gratuità che deriva dal comprendersi donati alla vita eterna.

L'amore per il denaro fa il resto, a tutti i livelli si assiste spesso impotenti o più semplicemente partecipi ad una corruzione che non ha eguali, una diffusa illegalità anche nelle persone più semplici e laboriose, sembra che la non osservanza della legge sia il nuovo messaggio di salvezza da proporre e soprattutto da incarnare anche quando con le parole si dice il contrario. Poi ci realizziamo, non sempre si comprende per quale forma di immaturità, quando il vicino di casa viene arrestato o più semplicemente decade nell'immagine collettiva che a noi dava tanto fastidio. Anche perché lo stare bene dell'altro è per molti motivo di fastidio sociale. E' una situazione che genera l'illusione di poterci dichiarare migliori mentre continuiamo anche noi a non pagare le tasse, a parlare al telefonino mentre guidiamo, a raccomandare i nostri figli, a pagare perché la nostra pratica non necessariamente conforme alla legge vada comunque avanti. Qual'é la differenza? Semplicemente non siamo stati scoperti.

In questa fase siamo chiamati al rispetto di tutti, come dovrebbe accadere in ogni società civile finché non si è giudicati non si può essere condannati, è lo stile della nostra nazione condannare a priori. Che fine ha fatto il cristianesimo? E' questa la vera domanda che io mi pongo continuamente, anche perché è quella che più immediatamente mi appartiene come vocazione, ma è anche un impegno di missione. Ecco perché vi incito ad amare i nostri fratelli a non farli sentire soli, soprattutto le famiglie coinvolte in queste situazioni di diffusa illegalità che ritengo coinvolga anche tanti tra noi. Non scandalizziamoci con gioiosa frettolosità

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dei fratelli, piuttosto sforziamoci di correggere noi stessi ed amiamo e preghiamo per tutti coloro che potrebbero avere bisogno del nostro affetto e del nostro sostegno.

Scalea non ha bisogno di ulteriori odiosità, ma di un supplemento di amore, non ha bisogno di criminalizzare le istituzioni ma di una più ampia e democratica partecipazione alla costruzione del bene comune. Anche lo sciacallaggio mediatico meriterebbe ogni tanto di essere mortificato a favore del rispetto della persona, ma abbiamo imparato anche a nostre spese che è molto facile essere calunniati da menti non sempre equilibrate e piene di se stesse, del proprio protagonismo che porta necessariamente a demonizzare ogni altro che non condivida le proprie idee. D'altra parte noi aneliamo al Paradiso, ma sappiamo bene che non appartiene alla realtà del nostro mondo. Però illuminati dalla speranza cristiana sappiamo bene che il giusto che soffre concorre alla santificazione della realtà, ed è anche per questo che non ci deve amareggiare il dover soffrire ingiustamente, il Signore non dimentica e non abbandona mai. La cosa importante è sentirsi sereni in coscienza e guardare sempre all'altro come al fratello che mi chiede di essere suo prossimo, perché, anche se io lo percepisco come un estraneo, sente di avere bisogno del mio aiuto.

12 luglio - Data l'intensità della giornata, forse sarebbe meglio dire nella nottata, basterebbe parlare di oggi e sarebbe sufficiente. Ma non sarebbe giusto per tutto quanto il Signore mi ha donato di vivere in questi giorni. Ormai tanti giorni fa sono partito per un viaggio strano, contrassegnato però da momenti di affettuosità e di nostalgia Poi a pensarci bene sono sensazioni tute mie per cui, per cui con chi ne parli se non le ha condivise. Ma giusto per non essere del tutto egoisti. Breve sosta a Sapri da mia zia per il caffè, quindi in cammino verso il mio paesello sperduto nel Cilento, è sempre più abbandonato. la disoccupazione obbliga ad andare e gli affetti non fanno restare anche perché non tutti hanno la fortuna di poterli coltivare. Zia China rimane a sentinella di tutto il quartiere e per prepararmi da mangiare. Come sempre cucina all'antica, coniglio farcito di ogni cosa e tante altre cose che penso conservi per le rare volte che io vado a trovarla. Lunga camminata digestiva per rileggermi nel territorio, visita al Camposanto per salutare quasi tutti i parenti che conosco. Riposo riflessivo e pronti a partire per i paese del nord. Meta finale Cogorno.

A pensarci bene poi l'Italia non è che sia molto grande, la settimana scorsa sono stato in Umbria, adesso vado in Liguria. Insomma se uno avesse più tempo non sarebbe problematico girarla. Ho chiamato a mio fratello Peppino nella vaga speranza di poterci incontrare in quel di Genova, ma niente da fare in questi giorni lui è in Olanda. Undici ore di strada intervallata dal necessario riposo, le regioni mi sono passate avanti senza suscitare particolari emozioni. In macchina di prega, si studia, si riflette ma soprattutto si spera di arrivare in qualche modo. Sono stato molto attento ai limiti di velocità, spero che non abbia accelerato impropriamente, finalmente siamo alle Sette Terre, nulla di particolare anche perché ero troppo stanco per poterle ammirare. Albergo e via a riposare in attesa della mattinata. Sopralluogo esplorativo della cittadina alla ricerca di una Chiesa dove poter celebrare San Benedetto, ma nulla da fare. Tutte rigorosamente chiuse. Le ho ammirate dall'esterno, soprattutto la Pieve dei Fieschi (XIII secolo) totalmente immersa in un quartiere conservato come un villaggio medioevale. Mi è sembrata molto interessante nella sua solennità.

Quindi l'appuntamento con i parenti di Don Michele, tutto si è svolto in modo molto sereno, nel rispetto vicendevole, mi hanno parlato molto anche delle opere che ornano la chiesa parrocchiale, il Campanile, i tondi di Faita, alcune campane offerte. Infine tre ore in Banca per il disbrigo della lunga pratica di successione, ma fortunatamente tutto è andato in porto. Io rigorosamente in clergmen, molto composto nel mio ruolo di esecutore testamentario, mi è sembrato di aver parlato ancora meno del solito. Insomma ho soprattutto firmato e cercato di capire per non sbagliare. In realtà sarebbe stato necessario un altro supplemento di ricerca in riferimento ad altri problemi subentrati nel frattempo, ma ero troppo stanco per

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insistere per cui ho ripreso immediatamente la strada per il rientro. Mi è sembrato più veloce, devo aver saltato qualche regione, fatto sta che è durato con le rituali soste nove ore. Non saprei dirvi che cosa ha funzionato meglio dell'andata, forse il tempo che era più fresco o l'esigenza di poter riposare.

Come non detto, serata di grandi spettacoli a mare, i ritmi e i volumi erano quelli della vita notturna, per cui inutilmente si sarebbe potuto provare ad andare a letto. in quello mio, ma ormai è sperimentato mi sposto nella stanza di mio fratello e tutto è più attutito. Poi come in un sogno che si è accompagnato al mio riposo elicotteri, gazzelle dei carabinieri, sirene spiegate è tutto difficile da capire, per cui meglio lasciare stare, mi sono detto non è proprio serata, tutto è durato fino al sorgere del sole. Mattinata vissuta in una Scalea molto diversa rispetto a quella che avevo lasciata tre giorni prima. Tutti parlavano di arresti, di corruzione, di tangenti insomma siamo diventati all'improvviso una notizia del telegiornale. Io me ne sono andato alla posta per disbrigare le carte della parrocchia e poi via in macchina verso San marco Argentano per l'incontro di programmazione pastorale.

All'una si rientra, anche se malvolentieri, anche perché occorre fare i conti con una realtà difficile da capire e da accettare, ma comunque va affrontata. Arrivano telefonate da più parti alle quali rispondo in modo evanescente, non mi è mai piaciuto criminalizzare il vicino di casa, senza prima averne la certezza. Purtroppo i mass media la pensano diversamente ed ecco presentati sulle reti nazionali nella veste di criminali coloro che ci rappresentano. Cosa pensare, solo una cosa, occorre che Scalea si rilegga moralmente e la Festa Patronale alla Madonna del Carmine è una occasione propizia. Per il resto meglio parlare poco, troppo spesso abbiamo visto persona criminalizzate a grandi titoli e poi restituite allo loro dignità di persone nelle comunicazioni marginali in decima pagina. Oggi si vive così la gioia è criminalizzare chi ci vive accanto, che in realtà dovrei considerare mio fratelli in Cristo.

Ed è quello che abbiamo cercato di vivere nel pomeriggio con un nutrito gruppo di fedeli della parrocchia nel nostro pellegrinare ai piedi della Vergine Santa del Monte Carmelo. Come sempre la comunità risponde molto meglio di come io mi attenda e anche questa volta mi ha stupito per la partecipazione, pregando e cantando abbiamo percorso in tempi brevi le scale del centro storico e ci siamo portati ai piedi della nostra Patrona. Siamo stati accolti e benendetti dal parroco e abbiamo celebrato con grande disponibilità alla preghiera, nella coscienza che Scalea ha tanto bisogno di preghiere. il clima generale, umanamente parlando, è stato molto bello. Insomma la gente ha partecipato volentieri e si è accompagnata con grande disponibilità a questa scelta di fraternità e di riscoperta spirituale delle origini di Scalea. Anche se la nostra parrocchia ha un'altra storia, guarda al futuro, ci sono troppi giovani che non dobbiamo angosciare con le nostre memorie, ma dobbiamo aiutarli ad esprimere le loro potenzialità veramente incredibili.

Dovrei comunicare altre sensazioni, ma non è opportuno anche perché non voglio rompere il clima di festa che il Signore ci dona di celebrare avremo mordo di leggere meglio i drammi del territorio in altra occasione. Voglio sperare che i cuori delle persone non si inaspriscano per le tante tensioni che continuano ad accompagnarsi ad una estate che stenta molto a corrispondere alla sua vocazione di soluzione ai molti problemi della nostra città. Pensiamo ai giovani e alle loro aspettative, nella speranza di poterli proteggere dalla sete di denaro che sembra essere diventata una medicina onnicomprensiva dei malanni del nostro tempo. La speranza che noi proponiamo sembra non abbia grande cittadinanza nella loro vita, eppure non dobbiamo stancarci di proporla avendo la certezza che è la vera soluzione di tanti mali e devianze. Occorre pregare, allora vi chiedo di pregare, di non giudicare e di salvaguardare la nostra vita dalla corruzione, dal malaffare. Alcune volte capita che ci si meraviglia degli altri e poi, appena se ne ha l'occasione, ci si comporta peggio degli altri, che pure avevamo giudicato male.

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8 luglio - La Domenica mi ha fatto sperimentare il significato di essere strumento dell'amore di Dio per una marea di persone che non conosco assolutamente e che, comunque, colgono nella mia presenza la presenza di Gesù che perdona e che che presiede all'Eucaristia. E' una sensazione per alcuni aspetti nuova, anche perché di folle da presiedere come Presbitero della comunità, ho già avuto modo di viverlo in molte altre occasioni, ma di persone che non conosco e chiedono di essere aiutati ad incontrare Gesù è veramente innovativo e per alcuni aspetti distruttivo. Anche perché tutti chiedono, dimenticando che chi deve corrispondere alle loro domande è uno solo e per giunta non sempre adeguato. Pensavo al caro Don Michele che per tanti anni si è logorato al servizio della comunità, anche di quella estiva, adesso tocca a me. Certo i suoi ventidue anni io me li posso sognare, quanti saranno i miei? Chi può dirlo, forse neanche il Signore ci ha pensato ancora, avrà detto poi si vedrà.

Ho confessato per circa due ore e mezza e molti li ho rinviati ad altra occasione perché non ce la facevo. E' tutto un mondo complesso nei tanti casi che mi si presentano che mi sollecita ad una maggiore attenzione della povertà delle persone che lo vivono ma che non mi deve far trascurare la ricchezza della misericordia di Dio che comunque permette a questi fratelli e a queste sorelle di sentirsi amati da Lui. E' comunque una esperienza molto bella anche se si avrebbe bisogno di più aiuto da parte dei fedeli, quelli cosiddetti impegnati, che pur impegnandosi per come possono, percepisco in una dinamica leggermente turistica. Nota totalmente positiva il sostegno che il coro parrocchiale ha dato alla liturgia Pro Populo della sera. Forse stiamo entrando nella fase del coinvolgimento gioioso che il Signore ci chiede di rendere presente perché l'incontro con Lui sia vissuto con gioia.

Mi sono preparato a riattraversare l'Italia, ancora una volta per problemi non inerenti il mio ministero, ma burocratici, riguarda ancora la successione che Don Michele ha fatto alla parrocchia. E' solo il primo atto, spero conclusivo di un iter burocratico di cui si stenta ancora a cogliere fine. Per cui necessariamente non posso che viverlo come un impegno di lavoro per giunta leggermente stancante, perché tutto si deve viere in tempi molto brevi, dati gli impegni pastorali già programmati per il mio ritorno. Alcune volte il Sacerdote perde molto della sua ricchezza spirituale e deve essere vissuto per il ruolo istituzionale che l'essere Parroco comporta. Non vuole essere un piangersi addosso però troppo spesso ci viene chiesto di essere dei burocrati da scrivania più che degli evangelizzatori di anime. Sia come sia, tutto è pronto per la partenza. Mi sono preoccupato che le attività pastorali continuino normalmente e non potevo trovare migliore disponibilità di Don Fiorino, Sacerdote ideale di San Giuseppe, se non altro li farà respirare un poco. Della serie è troppo bravo per essere vero.

Tappa pomeridiana al Camposanto, contrassegnata dal clima tropicale che si va accompagnando a questo scorcio della stagione estiva, vento impetuoso, lampi e tuoni in lontananza, accenni di pioggia e io lì, davanti a papà e mamma che veramente non hanno più parole per rimproverare la mia trascuratezza nei loro confronti. Come tutti i genitori vorrebbero vedermi più spesso, ma faccio quello che posso. Questo pomeriggio dovevo venire, anche perché domani faccio sosta a Sicilì dagli zii e devo comunicare loro quello che mi hanno detto. Il viaggio a Sicilì, mio paese di nascita, era preceduto da un rituale abbastanza ripetitivo. Preparazione dei regali culinari da portare ai vari parenti, i fiori da lasciare al camposanto, la sosta per il caffè a Sapri da zia Comare, i dolci da comprare a Policastro per zia China. Caricata la macchina si partiva, loro per qualche giorno, io normalmente per accompagnarli, non ho mai avuto troppo tempo da dedicare loro. Solo una volta, in occasione della Festa patronale di San Biagio, avevo organizzato tutto in modo da trascorrere tutta la settimana a Sicilì, ma intervenne Sat 2000 per un servizio televisivo e feci avanti e indietro quasi tutti i giorni per le riprese da fare sulla vita diocesana.

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Tutta la giornata è scivolata cercando di vivificare la vita di comunità. Anche nella mattinata gli impegni non mancano, ne ho dovuti saltare due anche perché nel frattempo ne sono subentrati di altri. E' proprio vero, la sofferenza abita stabilmente tante famiglie e non sono molti ad accorgersene. Ci sono situazioni che meriterebbero più tempo e attenzione da parte dei battezzati, anche per far respirare i familiari che ne sono afflitti, ma su questo tasto ci si sente poco, per cui coloro che sono contrassegnati dalla vera sofferenza devono organizzarsi per come possono, la gente sembra distratta in altri impegni e non riesce a comprendersi parte integrante delle persone che vivono accanto. Salvo poi a lamentarsi quando si è personalmente toccati dal dolore e nessuno se ne accorge. Purtroppo sul fronte della carità c'é veramente poca attenzione. Ad essere sinceri se ne parla anche poco, ancora quasi tutto è concentrato sull'impegno catechistico e su quello liturgico nel senso celebrativo e rituale, che popolarmente si sintetizza nell'affermazione: andare a sentire la messa.

Si riuscirà a scuotere la comunità da questo modello rituale e spostarla sull'ambito testimoniale, questo sforzo è quello per cui il Signore mi ha mandato in questa comunità, che ha tantissime energie da spendere, ma che non sempre si lascia entusiasmare nel coinvolgimento comunitario. Come sempre tutto è affidato al Signore, solo lui tocca i cuori e sa verso dove deve condurre la comunità. Noi ci sforziamo di essere da esempio, ma il cieco stenta sempre a vedere al luce anche questa lo acceca, non ci riesce e basta. la cecità è una condizione spirituale prima di essere fisica ecco perché l'invocazione fa che io veda che il cieco rivolge a Gesù, ciascuno di noi deve farla propria per aprirsi alla possibilità di dare speranza a chi fa esperienza della sofferenza. Dobbiamo maturare una maggiore sensibilità per coloro che hanno bisogno di aiuto anche fisico, non si possono lasciare le persone sole a se stesse. La comunità dei cristiani deve restituirsi alla gioia di essere la presenza della carità di Dio in mezzo alla gente.

Che giorni saranno? Ma certamente belli, vissuti riflettendo sulla vita che scorre e chiede di essere valorizzata, cercando di rivivere attraverso i ricordi emozioni troppo spesso assopite, pregando per la vita della comunità chi si avverte leggermente lontana dalle preoccupazioni quotidiane, guardandola nelle sue difficoltà con gli occhi della fede e sforzandomi perciò di cogliere tutto il bene che comunque Dio continua a donarle. E nel frattempo si attraversa la penisola, si cercano i volti degli amici, e sono tanti, che vivono disseminati a motivo del lavoro o dello studio lungo lo stivale. Riesco a leggerli indaffarati a portare avanti con sacrificio la loro vita di ogni giorno, insieme con le loro famiglie, qualcuno finalmente si prepara la matrimonio. Si ringrazia Dio per averli conservati gioiosi e capaci di sorridere. Vorrei chiamarli, sentirne le emozioni, ma normalmente lascio correre è più bello pensare, spero solo che loro comprendano che io non li trascuro e non mi dimentico mai di loro, anche se non li cerco quasi mai con i mezzi ordinari della comunicazione, ma solo per via spirituale che è un mezzo non sempre conosciuto ma non per questo meno efficace.

Nel frattempo, gradualmente sono arrivato e anche in questo caso c'é una grande preoccupazione che non vi comunico, anche perché devo ancora partire, per cui è inutile fasciarsi la testa prima del tempo. Il Signore ci ricorda che a ogni giorno basta la sua pena. L'autostrada l'ho sempre percorsa con grande naturalezza e anche con un certo impeto da gran premio, per chi ci manca da qualche tempo comunico che è stato aperto anche l'ultimo tratto Lagonegro/Sala Consilina, per cui si cammina in modo veramente esaltante la potenza del motore. Certo, purtroppo è stata trasformata in un campo minato, per i motivi di cui vi dicevo nei giorni scorsi, gli autovelox sono disseminati dappertutto, spero solo di non incappare come il piccione nella rete tesa dai cacciatori. Certamente mi direte buon viaggio, guida con prudenza e torna vittorioso. Io vi rispondo: grazie, non trascurate di pregare per me e buon lavoro anche a voi.

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7 luglio - Anche questa Domenica si vive climaticamente in agrodolce, soleggiata questa mattina, contrassegnata dal temporale quotidiano nel pomeriggio. non male per noi stanziali una vera calamità per il volitivo turismo del nostro tempo. Ma questo ci manda il Signore e di questo dobbiamo ringraziarlo. Tutto procede con la ordinaria intensità, riesco a trovare un po' di tempo in più per gli ammalati e loro ricambiano con una accentuata cortesia e disponibilità all'accoglienza, è evidente che accolgono Gesù, ma alcune volte la testimonianza affettuosa non guasta. Tra i primi araldi del Regno certamente possiamo ascrivere i sofferenti, che incontrando Gesù venivano guariti nel corpo e nello spirito. E' a queste azioni di guarigione interiore che risalgono anche le prime controversie tra Gesù e i suoi contemporanei: come può costui rimettere i peccati? L'azione di Gesù è sempre orientata alla guarigione totale della persona, non si interessa solo del corpo, Lui ci insegna a guardare con grande attenzione anche alla salvezza eterna.

Gli ammalati ci chiedono di pregare per loro, ma tutti vorrebbero riprendere la laboriosità di un tempo e questo purtroppo non siamo capaci di donarla. Che cosa riusciamo a dare loro, solo un po' di serenità spirituale, il conforto della misericordia di Dio, la gioia di potersi nutrire di Gesù e di poter riprendere il cammino della croce con la Sua consolante compagnia. Sono circa settanta coloro che vengono sostenuti nella vita di carità della parrocchia dal nutrimento spirituale. I Diaconi, l'Accolito,i Ministri straordinari della Comunione non mancano di vivere questo servizio di carità che rende presente l'attenzione con la quale Dio si avvicina e consola l'ammalato, lo nutre con la Sua presenza e gli dona pace.

Ieri sera rientro al Casale per una liturgia sponsale, non vi nascondo che ho celebrato con grande piacere ai piedi dell'Immacolata, rimane sempre una pagina molto bella del mio ministero di pastore. Coppia giovane, gioiosa con qualche preoccupazione eccessiva non del tutto fugata, ritardo consueto della sposa, lo sposo certamente super innamorato non ha mai smesso di guardarla. Anche io non mi sono mai distratto chiaramente dal guardare l'Immacolata. Insomma tutto secondo copione. Si erano promessi ai piedi dell'Immacolata, allora ero io il parroco per questo mi sono sentito in dovere di tornare, e hanno consacrato la loro unione nello stesso luogo. Grande acquazzone all'arrivo della sposa e anche alla fine della liturgia, insomma gli auspici sono tutti positivi per eccesso. Giro di saluto nella piazza per un momento di euforia e via si rientra in parrocchia per le celebrazioni vespertine.

Ci si aggiorna sulle tante situazioni di inquietudine del nostro tempo, ma tutto sommato non posso che ringraziare il Signore per tutto quanto continua a donarmi come segno della Sua benedizione. La gente è buona e si sforza di testimoniare il suo affetto, soprattutto aprendomi il suo cuore e facendomi così entrare nel sacrario dei propri problemi familiari che sono veramente tanti, ma che io raccomando di affrontare sempre con grande serenità e in un sincero spirito di pace spirituale. poi ci sono i momenti di intrattenimento gioiosi con i falsi problemi si ascoltano sempre volentieri, anche perché sono come i racconti drammatici a lieto fine, per cui conoscendo già il finale non si deve fare altro che aspettare con pazienza tanto prima o poi arriva.

I fedeli più assidui della parrocchia sono certamente gli zingari che, a ondate successive, si posizione agli ingressi della Chiesa e aspettano con grande pazienza l'arrivo dei fedeli. Come comportarsi, difficile da capire e da spiegare, rimane sempre da equilibrare la carità verso i bisognosi e l'evitare il gusto di vivere per elemosina. In questo periodo sono abbastanza rispettosi, altre volte sono arrivati i più belligeranti, anche tra di loro non sempre tutto fila liscio. Si prosegue con l'opera di riqualificazione degli ambienti pastorali perché gradualmente tutto sia in ordine per la ripresa delle attività pastorali. Alcune volte bisogna essere molto attenti nel proseguire l'opera del Signore onde evitare tristi infiltrazioni distruttive, non è sempre facile vigilare, ma se ci si lascia guidare dall'amore tutto procede per come il Signore chiede.

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Venerdì sera abbiamo avuto l'incontro con il Vicario Foraneo Don Gaetano De Fino, in visita pastorale alla comunità parrocchiale. E' stata una occasione per rileggere la vita della parrocchia mettendoci in ascolto di coloro che con il loro impegno operano per vitalizzarla. Come sempre nella vita di comunità non tutto procede per come il Signore vorrebbe d'altra parte anche nella comunità dei discepoli i problemi non mancavano. Ma sostanzialmente possiamo affermare che Don Michele dovrebbe essere contento per come le cose procedono, chiaramente in modo molto diverso da come Lui aveva impostato alcuni ambiti pastorali, ma certamente con lo stesso impegno e lo stesso entusiasmo. Don Gaetano non ha mancato di rimarcare l'impegno della formazione per poter servire meglio la Chiesa, secondo le competenze proprie del mondo laicale. Ha sottolineato anche la preziosità insostituibile dei laici, vera novità e dono del Concilio alla vitalità della Chiesa. L'incontro è iniziando recitando questa preghiera di Paolo VI:

Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia fraterna e accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Da' il tuo contributo di azione perché questo si realizzi in pienezza.

Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia vera comunità di fede: rispetta i preti della tua parrocchia anche se avessero mille difetti: sono i delegati di Cristo per te. Guardali con l'occhio della fede, non accentuare i loro difetti, non giudicare con troppa facilità le loro miserie perché Dio perdoni a te le tue miserie. Prenditi carico dei loro bisogni, prega ogni giorno per loro.

Collabora, prega, soffri perché la tua parrocchia sia una vera comunità eucaristica, che l'Eucaristia sia "radice viva del suo edificarsi", non una radice secca, senza vita. Partecipa all'Eucaristia, possibilmente nella tua parrocchia, con tutte le tue forze. Godi e sottolinea con tutti tutte le cose belle della tua parrocchia. Non macchiarti mai la lingua accanendoti contro l'inerzia della tua parrocchia: invece rimboccati le maniche per fare tutto quello che ti viene richiesto. Ricordati: i pettegolezzi, le ambizioni, la voglia di primeggiare, le rivalità sono parassiti della vita parrocchiale: detestali, combattili, non tollerarli mai!

La legge fondamentale del servizio è l'umiltà: non imporre le tue idee, non avere ambizioni, servi nell'umiltà. E accetta anche di essere messo da parte, se il bene di tutti, ad un certo momento, lo richiede. Solo, non incrociare le braccia, buttati invece nel lavoro più antipatico e più schivato da tutti, e non ti salti in mente di fondare un partito di opposizione!

Se il tuo parroco è possessivo e non lascia fare, non farne un dramma: la parrocchia non va a fondo per questo. Ci sono sempre settori dove qualunque parroco ti lascia piena libertà di azione: la preghiera, i poveri, i malati, le persone sole ed emarginate. Basterebbe fossero vivi questi settori e la parrocchia diventerebbe viva. La preghiera, poi, nessuno te la condiziona e te la può togliere

Ricordati bene che, con l'umiltà e la carità, si può dire qualunque verità in parrocchia. Spesso è l'arroganza e la presunzione che ferma ogni passo ed alza i muri. La mancanza di pazienza, qualche volta, crea il rigetto delle migliori iniziative.

Quando le cose non vanno, prova a puntare il dito contro te stesso, invece che contro il parroco o contro i tuoi preti o contro le situazioni. Hai le tue responsabilità, hai i tuoi precisi doveri: se hai il coraggio di un'autocritica, severa e schietta, forse avrai una luce maggiore sui limiti degli altri.

Se la tua parrocchia fa pietà la colpa è anche tua: basta un pugno di gente volenterosa a fare una rivoluzione, basta un gruppo di gente decisa a tutto a dare un volto nuovo ad una parrocchia. E prega incessantemente per la santità dei tuoi preti: sono i preti santi la ricchezza più straordinaria delle nostre parrocchie, sono i preti santi la salvezza dei nostri giovani.

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(Ama la tua parrocchia, Paolo VI, 23 febbraio 1964, Inaugurazione Parrocchia N.S. di Lourdes, Roma)

Ogni impegno generoso costruisce il bene, ma è l'amore verso la parrocchia che aiuta a sopportare anche qualche torto pur di far crescere la vita della comunità nella comunione. La croce che Gesù ci chiede di accogliere e di portare dietro a Lui è per tutti, non per alcuni. Non dobbiamo mai stancarci di vivere con gioia la partecipazione alla missione dell'annuncio del Regno, soprattutto quando sembra che nessuno comprenda e apprezzi quello che facciamo. Dobbiamo essere certi che è proprio in questa situazione la realizzazione di ciò che Dio ci ha affidato. E' in questa situazione che non siamo noi i protagonisti, ma è Dio e se interviene Lui non abbiamo proprio nulla da temere da quello che dicono o fanno gli altri. Però deve essere la Sua volontà a guidare la nostra disponibilità, perché se è il nostro capriccio o l'innamoramento di un momento non facciamo che un fuoco di paglia destinato a durare il tempo di un bagliore.

4 luglio - E' il tempo del mistero del Regno contrassegnato dal dono della Croce. Gesù in modo deciso volge il Suo cammino verso Gerusalemme, i suoi discepoli pensano alla realizzazione dei propri sogni, Lui alla necessità di offrire la propria vita per la salvezza di tutti. Noi a chi somigliamo di più. In assoluto spero a nessuno dei due. Dire che siamo come Gesù è sempre un po' una bestemmia, possiamo anche sforzarci ma la nostra vita la manteniamo lontana dalla sua radicalità. Come i discepoli? Forse neanche tutto sommato cerchiamo di seguire il Maestro, evitando di abbandonarlo e di deviare eccessivamente dai suoi insegnamenti. Una via mediana, Lui non la contemplava nel suo messaggio ma forse è quella più praticata, non scomoda del tutto e non fa di noi dei voltagabbana. E' contento di tutto questo? Forse no, ma ci vuole bene e magari si accontenta. Lui vorrebbe più entusiasmo, ma se non c'é che si deve fare? Niente, si continua più lentamente, nella speranza di non perdere del tutto di vista la rotta.

Ma allora verso dove dobbiamo andare? Chiedeva il navigante al suo capitano, e Lui con saccenderia rispondeva: Per un po' di qua. Poi magari di là. Possiamo anche tornare indietro tanto non succede niente. Però è opportuno cercare di deviare. Chissà se succede qualcosa a restare fermi. No, dobbiamo camminare. Ma è proprio necessario. Certamente sì, o forse no, magari si stabilisce ni. Alcune volte sembra di sguazzare più che di navigare, é come quando in acqua uno si mette a fare il morto. Comunque si muove, perché il mare continua il suo moto ondoso, ma chi è in acqua non deve fare alcun movimento, che comunque non si affonda e da qualche parte comunque si va. Ma si può lavorare in questo modo, certamente si, i nostri governanti lo fanno da sempre, certamente non è che si vada avanti in modo esaltante, però ognuno può vantare che le cose vanno meglio,quello che conta è non chiedere rispetto a cosa,magari non saprebbero rispondere, ma tanto non glielo chiede nessuno. Ma Don Cono, vi mettete a parlare di politica, certamente no, era tanto per dire.

Giornata di scirocco, con poco vento, per cui si è navigato poco, comunque siamo rimasti in acqua a beccheggiare. Anche queste giornate meritano il loro spazio nella vita. Ci si prepara ai momenti più impegnativi con pazienza, guardandosi attorno con più attenzione, dati i tipi che circolano vicini e lontani e meglio di stare più attenti. Quello che conta è non perdere di vista nessuno soprattutto quelli che giocano a nascondino nella speranza di non essere scoperti mai. Fin dai tempi della mia infanzia quando uno era scoperto si gridava sempre all'imbroglio, anche quando tutto era particolarmente chiaro. Non è sempre facile affermare la propria colpevolezza, ma alcune volte è necessario se si vuole continuare a giocare insieme. Altrimenti si gioca da soli, per questo si inventò il solitario. Uno, se vuole comunque vincere, può addomesticare anche le carte, tanto nessuno ti può contestare. E se il problema è vincere, comunque uno è contento lo stesso tanto ha vinto, ma contro chi? Contro nessuno, però ho vinto.

La preghiera diventa insostituibile anche negli ambienti cristiani, lo dico semplicemente perché alcune volte si potrebbe ritenere di poterne fare a meno. Ma non è possibile, solo nella preghiera si coglie in modo

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preciso la rotta da seguire per conseguire la meta. Ma allora tutti quelli che non pregano, cominciando dai nostri figli? Semplicemente beccheggiano, aspettando il vento favorevole. E' la preghiera a dare l'energia necessari per affrontare con entusiasmo le situazioni di ogni giorno, per sentirsi protagonisti di una storia di speranza. Tutti sulla barca non possono starci, ecco perché ci sono tante barche altrimenti si va a fondo e addio messaggio di salvezza da portare al mondo. Il problema è uno solo, chi lasciamo a terra o chi si deve buttare in mare. E' una domanda non di facile soluzione, per cui la speranza è che sulla barca ci sia sempre spazio per tutti color che vogliono salirci, altrimenti come fai fai comunque sbagli.

Ma si stava parlando della preghiera? E' vero alcune volte mi vado perdendo nei marosi della vita. Solo la preghiera dona la capacità di essere sensibili alle grida della persona che si sente sola, abbandonata da tutti. Ma anche a chi non grida semplicemente perché non ha più voce. Nella preghiera si rendono tutti presenti, anche perché tutti amati da Dio. Questo vale per ogni tempo, anche perché l'anno liturgico non prevede pause. Le tappe si susseguono di Domenica in Domenica, e noi battezzati siamo incoraggiati a camminare sempre senza mai perdere di vista Gesù. Ma Anche Gesù gioca a nascondino? Alcune volte lo perdiamo di vista, non riusciamo a trovarlo? Basta chiedersi da quando tempo non lo incontriamo per capire a che punto è la nostra disponibilità alla fede. Certo al preghiera deve spingere a cercarlo, non è mai un chiudersi in se stessi, non è mai un pensare di essere migliori degli altri. La preghiera apre semplicemente alla gioia di camminare insieme con tutti gli altri che il Signore mi pone accanto.

3 luglio - Su quaranta, venti ore le ho passate in macchina. Questo sintetizza quanto ho vissuto con una certa frenesia giovanile nel mio andare e tornare da Spoleto, no stop. Partenza alle ventidue dopo l'incontro di formazione biblico, gli impegni pastorali si devono mantenere, e via verso l'Umbria, lo dico perché qualcuno dei nostri bravi studenti pensava che si trovasse vicino a Bari. Alle tre ero a Roma, alle cinque in piazza Mazzini a Spoleto. Breve sosta per riposare sull'autostrada. Di notte si cammina proprio bene, spero solo che i tanti autovelox che hanno posizionato dappertutto non funzionino a dovere. Perché a Spoleto?

Semplicemente per testimoniare su un furto accaduto a Belvedere, nella Chiesa di Santa Maria del Popolo, molti anni fa circa quindici, al tempo del mio predecessore Don Guido e io ebbe la sfortuna,date le conseguenze nefaste devo dire così, di ricevere in parte, quale ritrovamento a casa di un ricettatore toscano un putto marmoreo capoaltare del settecento. O almeno io pensavo così, in realtà mi hanno fatto testimoniare su un furto fatto ai miei tempi nella Chiesa di San Giacomo il Maggiore, riguardante alcuni putti lignei del settecento e sette misteri del Santo Rosario, altri otto erano già stati rubati precedentemente, questa volte ne avevano asportato anche le cornici lignee. Come vedete a fare il parroco non ci si annoia.

Non è la prima volta che vado in un aula di tribunale ci sono stato due volte per le assicurazioni a motivo di incidenti automobilistici, la più penosa, per le sue implicanze morali, è certamente stata per la Casa canonica a Cirella. Questa volte però mi sono trovato nel classico film sui processi, Dopo aver visitato la bellissima città Umbra, dai caratteristici tratti medievali, Castello, Cattedrale, Mura e variegate Chiese tra il romanico e il rinascimentale, alle dieci ero nell'Aula del Tribunale. il Giudice dal carattere semiserio ma mi è sembrato molto preparato, ha regolato in tre ore circa sei procedimenti penali, con molta sagacia ne ha rinviati a giudizio tre, se ho capito bene siamo arrivati al settembre 2015, gli avvocati mi sono sembrati anche contenti, d'altra parte più si allunga meglio è, anche perché intanto non si è persa la causa.

La mia seduta è durate tre o quattro minuti, poi mi ha congedato abbonandomi la multa, trecento quaranta euro per assenza alla precedente seduta di gennaio, che mi aveva comminato per incoraggiarmi a partecipare. In verità ho taciuto, su consiglio dell'avvocato, che nel frattempo non ero più io il Parroco

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altrimenti avrebbero dovuto cominciare tutto d'accapo invitando il mio successore. All'una e mezza ero ad Assisi, presso la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, dove ho trovato una stanza per riposare qualche ora.

Nel pomeriggio sono stato a trovare Mons. Crusco a Perugia e mi sono intrattenuto con lui che fa esperienza della Croce di in questa fase della sua vita terrena. In realtà la Croce non manca mai nella vita di chi ama, per cui spesso il portarla non crea problemi in chi è abituato ad amare sempre e tutti. Abbiamo parlato della vita della diocesi, ho portato i saluti del Vescovo di tanti confratelli, ho raccontato della vita parrocchiale e delle difficoltà che l'attraversano, lui mi ha aiutato a capire la sua nuova situazione esistenziale, mi ha raccomandato di ricambiare i saluti, offre tutte le sue sofferenze per i bene della sua amata diocesi. Così parlando del più e del mono si sono fatte le sei. E' evidente la sua sofferenza per la situazione complessa che è chiamato a vivere, è tutto un lungo calvario che lo accompagna da alcuni anni, ma si sforza di dare serenità a coloro che si ricordano di lui, come d'altra arte a sempre fatto durante il suo ministero episcopale.

Saggia e attiva figura di pastore della Chiesa, ha lavorato molto per la vita di comunione dei suoi sacerdoti. Non sempre ha avuto consiglieri fidati, alcuni errori sono certamente da imputare a chi soffoca la sua libertà di azione, quando sarai vecchio altri ti porteranno. Essere affidati ad altri, dipendere in ogni cosa non è sempre un bene, nel senso più cristiano del termine. Anche perché in alcune fasi, coloro che sono chiamati a servire, per povertà spirituale approfittano del loro ruolo e così diventano altro. Intanto si è fatto tardi e anche a motivo di un intervento sanitario dei medici ho dovuto lasciarlo e mi sono rimesso in cammino per rientrare in parrocchia. Qual'é la situazione? Dobbiamo pregare e sperare il resto è affidato alla volontà di Dio. Al rientro guida sonnacchiosa e prudente che mi ha dato modo di vedere tutti gli autovelox disseminati in autostrada all'andata non ne avevo visti. sono arrivato a Scalea alle quattro circa. Qualche anima buona mi ha accompagnato lungo tutto il pellegrinaggio, così non mi sono sentito solo in macchina e sforzandomi di pregare e resistendo alla fragilità umana tutto si è concluso con un lungo e sereno riposo.

1 luglio - Ancora una bella tappa con i ragazzi della Confermazione, quella della gioia di stare insieme in modo spensierato e fraterno come sanno fare solo i ragazzi nella fase della crescita. Ieri mattina una trentina di ragazzi si sono svegliati presto, voi direte certo la Domenica si va a Messa. Proprio vero tutti a Messa con le loro catechiste, non erano proprio in forma, ma hanno dato un tocco di gioia all'ambiente all'ambiente liturgico, che di prima mattina stenta a trasmettere quel clima di festa che il Signore vuole donare alla nostra vita. Poi in pullman tutti in quel di Praja all'Acquafans. Giornata vissuta come vuole il Signore, nella disponibilità alla fraternità, al sorriso, all'amicizia. Insomma tutti doni da condividere quando possiamo, e se è possibile anche quando facciamo fatica a viverli. Se ne avverte tanto l'esigenza ai nostri giorni. Non mi stanco mai di ripetere che noi adulti abbiamo un grande debito di riconoscenza verso i ragazzi che si fidano di noi, della nostra disponibilità educativa anche se non sempre siamo maturi, capita alcune volte di fare violenza alla loro gioiosità per la nostra immaturità. O peggio ancora per le nostre devianze o forse per le tante frustrazioni o fallimenti che spesso si accompagno alla vita di noi adulti e ci rendono particolarmente apprensivi o timorosi di ogni novità. Non è mai facile educare senza lasciarsi educare.

I giovani sono una perenne novità, anche per questo alcune volte suscitano timori da adulti, ma che non appartengono alla loro crescita. Non ho caricato tutte le foto anche per evitare commenti, come dire troppo esuberanti, quello che ho messo deve bastare per capire che la vita della comunità vuole essere una proposta anche per l'estate. Anche gli appuntamenti liturgici non vanno trascurati anche perché riescono a

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dare un po' di pace alle tante tensioni che si accompagnano alla nostra vita. Stare con Gesù genera sempre gioia e fiducia. Però bisogna imparare a stare con Lui nella gioia da condividere con i fratelli, altrimenti è meglio stare a casa, il Signore dona lo stesso la gioia della sua compagnia in attesa di crescere spiritualmente per godere la gioia, che non tutti comprendono, della vita di comunità. Prima Domenica estiva con una partecipazione molto variegata di persone e la gioia di tre Battesimi: Gabriel, Alessia e Giuseppe, che arricchiscono ancora una volta la parrocchia. I parenti tutti di vecchia conoscenza e scaleaoti storici, chiaramente credenti non praticanti secondo la più sana e tradizionale tipologia cittadina.

C' é un diffuso distacco tra i fedeli e la vita parrocchiale, che io ricordi questo riguarda tutte e tre le comunità. In effetti la gente vive in modo disincarnato la sua appartenenza ecclesiale, quasi un nomadismo permanente nelle parrocchie. Che non sedentarizza, per si preferisce restare sempre nelle steppe di Gerico, o nel deserto del Sinai, tanto per scomodare tipologie bibliche ma si stenta ad entrare nella terra dove scorre latte e miele a fare questo ci pensano gli ambasciatori di turno, ma il popolo preferisce non entrare nella terra dei padri. Quando è iniziato questo fenomeno di allontanamento? Che io ricordi già ai tempi di Don Tolentino e di Don Orazio era già molto diffuso, anche con l'arrivo di Don Antonio le cose non cambiarono, semplicemente alcuni ambasciatori cambiarono la chiocciola con la quale covare i pulcini, ma la somma degli ultras non cambiò molto. Ancora oggi dopo l'esperienza di Don Michele, che ha certamente lavorato molto per la crescita della comunità, l'entusiasmo per la vita della parrocchia non è cresciuto molto. Potremmo scomodare in questo caso, gli spirituali di Samaria che canterellano inni al Signore e guardano con più impegno a se stessi.

La vera novità di questa comunità rispetto alle altre che mi sono state affidate fino ad oggi sono i giovani. La gran parte sono coppie giovani, molte quelle irregolari dal punto di vista cristiano, ma tute con tanti bambini e questo le rende immediatamente bisognose di accoglienza e di affetto. La parrocchia estiva non è una novità, ne ho già fatto esperienza a Cirella, a Diamante, di meno ma anche a Belvedere, cambiano i fruitori dei servizi per cui si perdono di vista i parrocchia e vengono sostituiti con i turisti o i bagnanti a secondo della categoria sociale di appartenenza. Il vero miracolo è quello di convincere i parrocchiani a continuare a servire la comunità anche per accogliere questi fratelli e sorelle che certamente dovrebbero inserirsi in una comunità e non tra i banchi vuoti della Chiesa. Molti di questi sono più residenti dei residenti. Molti mi parlano della loro amicizia con Don Michele, purtroppo sembra che la mia vita scorra più in fretta di quella degli altri anche perché non trovo mai il tempo di mettermi a sedere per ascoltare con pazienza i loro racconti. Cerco di non essere troppo frettoloso, ma loro vorrebbero intrattenersi di più con il nuovo parroco. si può essere nuovi a sessanta anni, direbbe Nicodemo?

E' comunque molto bello accogliere visi sempre nuovi e quasi sempre sorridenti, almeno al primo impatto, poi lentamente si aprono al dialogo e cominciano a narrare dei loro problemi e allora ti accorgi che al di la della categoria viviamo tutti le stesse situazioni esistenziale, anche questo è globalizzazione. Forse è ora di cominciare a pensare alla ripresa del nuovo anno pastorale, ci siamo riposati abbastanza. Forse è opportuno vivere la festa patronale in Santa Pace e poi in compagnia della Madonna riprendere, chiaramente con gli educatori e crescere sull'impegno della vita comune, sulla bellezza di servire la comunità parrocchiale e sulla importanza della crescita spirituale. La ricerca di Gesù è alla base di ogni missione e questo non sempre viene colto nella sua preziosità, alcune volte si vive il servizio in riferimento alle amicizie personali e questo non esprime grande maturità vocazionale. Per cui se va via uno va via tutto il gruppo, il che la dice lunga sulla crescita spirituale che accompagna alcuni dei laici cosiddetti impegnati. Magari sono impegnati semplicemente a portare avanti se stessi, il proprio modo di vedere e di fare, ma in tutto questo Gesù non ha alcuna importanza.

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28 giugno - Una giornata contrassegnata da momenti molto diversificati di formazione, quasi atipica nei suoi contenuti. Si comincia con l'attività di giardinaggio, le piantine hanno sete e non devono essere trascurate nelle loro esigenze, ormai ho sperimentato che ci vuole circa un'ora per innaffiare tutto. E' una attività che mi riporta all'inizio del ministero, ai tempi di Verbicaro. Anche lì tutto attorno alla Chiesa c'era un giardino che curavo io, in realtà era più piccolo e poi erano piante interrate per cui bastava lasciare scorrere l'acqua nel canale. Dopo il Rosario si vive l'Eucaristia e il Signore ci ricorda di confidare solo in Lui, anche perché di fronte alle difficoltà ognuno gioca in difesa di se stesso, per cui c'è poco da sperare in solidarietà la storia di Abramo, Sara e Agar è molto istruttiva in merito. Comunque nulla di particolarmente nuovo, di esperienze in merito ne ho maturate molte in trenta anni di ministero sacerdotale.

Rendere presente Gesù colma sempre di gioia, ma bisogna stare attenti per evitare di doverlo imitare fino in fondo. Potrebbe anche essere geloso e prendersela a male, meglio restare alla giusta dimensione di condivisione fino a un certo punto. Poi tutta una serie di incontri e di visite che ho completate con qualche ammalato che chiede di incontrare il parroco. Altri visitatori cercavano il titolare per cui mi sono messo da parte, per dargli tutto lo spazio possibile. Dà sempre gioia essere cercati da chi vive con difficoltà, d'altra parte è sempre meglio che stare in mezzo a chi tira calci tutto il giorno. Arrivi, ti siedi e comincaino a raccontarsi nella loro accettazione del dolore e della malattia, anche se giustamente e soprattutto in questo periodo i problemi non mancano, però generalmente vivono le sofferenze con grande dignità e accettazione.

La mattinata è andata avanti percorrendo i quartieri, tanto per non perdere l'abitudine pasquale. Mi sono organizzato un pomeriggio in parrocchia senza di me. la parrocchia funziona se tutto va avanti anche senza il parroco altrimenti si creano delle dipendenze mentre si avverte sempre più l'esigenza di un protagonismo laicale. Lo so siamo in estate e la gente ha altro per la testa, ma se si chiede con garbo, qualcuno a determinate ore si trova. Mentre io sono andato a fare una chiacchierata con gli studenti della Scuola Teologica. Tutti abbastanza impegnati a comunicare qualcosa. Anche in questo ambiente le situazioni personali sono molto diversificate, ma quasi tutti vivono la tensione a capire meglio il significato della vita di fede nella loro vita. Forse troppo buono con tutti, magari più semplicemente attento ai poveri.

Poi via al Castello del Belvedere con breve sosta rinfrescante al Casale sul Diamante. C'é la novena alla Madonna delle Grazie e Consolazione, con giornata eucaristica e vocazionale. Come sempre una leggera emozione che ho fatto rientrare subito, tanti i ricordi e gli affetti, tanti i volti affettuosi dei presenti e anche di chi non c'é più ma è comunque presente spiritualmente. Riflessione sulla vita di fraternità e di comunione, rimangono sempre i temi più importanti da far riflettere e da far maturare. L'immagine della Madonna troneggiava come al solito in alto, in queste occasioni occorre sempre cercare di capire che cosa ci chiede di vivere per essere al suo servizio. Questa ricorrenza ci ricorda la Gratuità e la Misericordia di Dio. Cos'é l'affetto non lo so, certamente ripercorrendomi nei luoghi di evangelizzazione avverto una grande nostalgia dei valori condivisi con i fratelli e dai quali ho imparato veramente tanto.

27 giugno - Nella vita di preghiera molto dipende dalla comprensione che uno ha di se stesso. Perché i giovani non pregano perché sono educati a non guardare oltre le proprie esigenze più immediate, per cui tutto ciò che nella preghiera noi cerchiamo non appartiene alle cose che loro ritengono necessarie alla loro gioia, ala loro vita. Come educarli a una inversione di tendenza? E' molto difficile, anche perché il nostro tempo (il principe di questo mondo direbbe Gesù) ha studiato bene i meccanismi necessari per estromettere Dio dal cuore e dalla mente dell'uomo. Il nostro più importante strumento educativo è la testimonianza dell'amore verso tutti, che in genere viviamo con molta difficoltà e incoerenza. In effetti di

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fronte allo strapotere del materialismo e dell'individualismo noi non possiamo contrapporre che la vita spirituale e la vita di comunità.

Che cos'é la vita spirituale? Semplice far vivere Gesù attraverso di noi. Cos'é la vita di comunità? Comprendere ogni persone come parte della propria vita. Tutto molto semplice e immediato, ma purtroppo sembra così difficile da incarnare con naturalezza. Anzi anche noi cristiani corriamo il rischio di cadere nella trappola dell'egoismo e dell'individualismo. Basta abbassare l'intensità della preghiera. Piano paino ci si sente migliori degli altri, poi si aumenta il tiro e ci si crede indispensabili, poi ancora si ritiene di avere carismi esclusivi e chiaramente escludenti tutti coloro che non sono come noi. La storia è piena di scomuniche, di roghi, di caccia alle streghe, di eretici o più semplicemente di persone cacciate dalla vita della comunità per i più variegati motivi.

Ecco perché la Parola del Signore insiste tanto sull'impegno a costruire la vita comune e di comprendere gli altri come Sua presenza in mezzo a noi. Ancora ecco perché instancabilmente incoraggia i Suoi seguaci ad amarsi come Lui ci ama. Quale ascolto riscontra nella nostra vita, non è facile da stabilire anche perché solo Lui sa leggere i cuori. Però in questo a preghiera è insostituibile, anche perché è inutile nasconderci dietro il classico dito, chi più che i meno siamo tutti assoggettati alle sofferenze, piccole o grandi che siano. E' solo la preghiera che fa leggere in modo diverso le situazioni che dobbiamo sperimentare camminando dietro a Gesù. L'importante è non scoraggiarsi, non stancarsi. Ma molto è anche determinato all'amore che si vive verso la comunità. Non sempre lo si coglie come un bene prezioso, ma il bene che è non dipende dalla comprensione che ne abbiamo. La comunità è un dono, non dobbiamo fare altro che amarla e viverci come nella nostra famiglia più autentica anche perché è la famiglia di Gesù.

Anche su questo capitolo la casistica è molto variegata. Si parte dai servi inutili e si arriva a chi da la propria vita per la comunità. Il punto di partenza deve sempre essere Gesù. La comunità si costruisce attorno a Lui, altrimenti è semplicemente una comunella. Come pure è bene chiarirsi sempre che la vita per la comunità l'ha data solo Lui, magari noi lavoriamo tanto e facciamo di tutto per disperderla. Anche se non sempre la immaturità spirituale dell'azione che compiamo sa leggere i danni che determiniamo con il nostro tutto fare. Quante volte si deve intervenire per sanare le ferite determinate dagli inamovibili della comunità. Perché accade? Anche questa volta la risposta è semplice, le nostre sono comunità sedentarie, alle quali viene fatto un annuncio itinerante. insomma si parla di camminare a persone che stanno sempre ferme è una schizofrenia educativa. Quella di Gesù era una comunità itinerante che viveva un annuncio itinerante, insomma all'ascolto doveva seguire il mettersi in cammino altrimenti Gesù andava oltre.

Qui subentra la preziosità della disponibilità alla missione. Essere sempre capaci di vivere la novità dell'amore di Dio, fa di noi persone che non si stancano di incamminarsi sempre di nuovo, verso mete nuove, con persone sempre nuove, in situazioni sempre nuove. Ma viviamo così? Probabilmente no, vai in un luogo e già sai che lì troverai quelle determinate persone, anzi sarà motivo di stupore se ne trovi di diverse, o non trovi quelle per cui sei lì. Siamo figli dell'abitudine che devono educarsi alla novità del Regno. Con chi starebbe Gesù, chi sceglierebbe come suoi compagni di avventura. Certamente starebbe di più nelle periferie dei nostri ambienti in compagnia dei poveri, dei drogati, delle prostitute. Ma è proprio vero? Alcune volte ho paure che gli facciamo fare cose che magari Lui non vorrebbe. Certamente Lui ci incoraggia sempre a non fare dello scandalismo gratuito, a guardare con fiducia a tutti, anche e soprattutto a coloro che non hanno assolutamente fiducia in se stessi.

26 giugno - Di buon mattino,ma mai come amano fare ancora oggi i veri contadini, mi sono preparato per questa giornata veramente speciale. Ma Don Cono in Sila ci siete stato tante volte, che cosa pensate di vivere di così speciale. In queste occasioni di veramente speciale c'é la gioia dei bambini, il loro affetto, la

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loro voglia di coccole. Il loro sorridere così raro tra noi adulti. Insomma ogni volta è una esperienza veramente esclusiva, ecco perché va preparata come qualcosa di veramente nuovo. E ancora una volta le attese non sono rimaste deluse. Tutti presenti si sale sui pullman, con tanta gioia nel cuore e via verso una giornata che il Signore ci ha donato da condividere in semplicità. Viaggio vissuto in allegria cercando di cantare per pregare con gioia. Breve sforzo organizzativo degli animatori per ravvivare lo stare insieme, ma ancora su questo aspetto abbiamo molto da lavorare, anche se l'impegno va premiato. Poi lentamente hanno preso la mano i pargoletti e il pullman si è trasformato nello studio di Amici, tutti raccontavano tutto degli amori degli altri.

La giornata era particolarmente accattivante caldissima alla marina, fresca al punto giusto in Sila. All'arrivo breve intermezzo per sgranchirsi le gambe e poi il via alle attività, i ragazzi con i giochi. Gi adulti affidati al parroco per educarli alla sopportazione, ma poiché erano tutti particolarmente disponibili all'ascolto, la comunicazione è scivolata senza vistosi sbadigli. Come sempre il mio parlare ha riguardato la vita della comunità e la gioia di concorrere a costruirla. Ho parlato anche delle difficoltà che si incontrato e della esigenza di disponibilità al servizio che non sempre si trova nei fedeli. Poi il pezzo forte la bellezza di una comunità giovane come nessun altra, i problemi educativi che derivano da questa esclusiva connotazione della parrocchia. Alcuni genitori hanno parlato delle loro attese, delle loro esperienze, ma non mi è sembrato di avvertire particolari disponibilità all'impegno. Sarà per la prossima volta, non ci si deve rattristare, siamo insieme per condividere la gioia.

Naturalmente non perdo di vista gli animatori anche per capire fino a che punto reggono la responsabilità di una attività all'aperto, due erano con le braccia conserte, due si erano sedute, tre continuavano ad animare, ma il gregge per buona parte si era organizzato in proprio. Non male, ma certamente da rivisitare, per il tempo che occorre. Non è facile uscire dal'ambiente protetto ed educare al'aperto. Può sembrare banale ma anche l'abbigliamento aiuta a cogliere la comprensione dell'impegno per come si vuole affrontare. Per anni ho fatto le foto di gruppo, ma da un po' di tempo faccio fatica a coglierne la preziosità, anche se oggi forse era opportuna. Ci ho anche pensato, ma poi ha prevalso la pigrizia della nuova linea educativa. Sono i cambiamenti della mente che non sempre si comprendono, ma che comunque diventano dominanti. Tutto è scivolato in armonia anche eccessivamente al punto che siamo ripartiti alla quattro invece che alle due.

Forse dovevo anche parlare del mangiare, ma ormai sino arrivato alla rientro per cui non posso tornare indietro, ma vi lascio immaginare, siamo in montagna, siamo all'aperto, c'erano tante mamme, faceva un po' freddo, le somme tiratele voi che siete più bravi di me in queste cose. Sosta per i pargoli al Centro Commerciale e poi in discesa con il secondo pullman verso Paola, anche qui abbiamo cantato, ascoltato i pargoletti, colto la gioia del ringraziamento al Signore per il tempo trascorso insieme. Ci si prepara al domani che significa cercare di capire, dover cambiare guardando al bene della parrocchia, scegliere che cosa il Signore ci chiede anche se come accade tante volte ne faremmo a meno.

La comunità vive le difficoltà del nostro tempo, ma questo non tutti lo comprendono, ma quando non lo comprendono gli educatori allora è veramente tristissimo. Ma per questa sera ringraziamo il Signore per tutto quanto ci ha donato e per i tanti sorrisi che si sono accompagnati a questo giorno di festa e di comunione. Qualcuno dei bambini mi ha chiesto il permesso di chiamarmi nonno e io volentieri ho colto la comprensione nuova con la quale colgono la mia presenza nella loro vita. I bambini capiscono quello che tante volte gli adulti non colgono, anche per questo Gesù ci chiede di imparare da loro. Per i piccolissimi sono il nonno, per i ragazzi sono il papà che avrebbero sperato di avere, per altri semplicemente il parroco che è chiamato a vivere le sue funzioni di rappresentate del sacro. Ma questo aspetto certamente non

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riguarda i bambini, loro sanno bene che nella vita cristiana quello che conta è l'amore con cui ci si relaziona non il ruolo che uno vive.

25 giugno - Il Re è nudo, recitava una favola della mia infanzia. Voleva trasmettere l'insegnamento che spesso tra gli adulti si ama l'illusione dell'apparire ed è la semplicità della verità, di cui sono capaci i bambini, a svelare la realtà. Ma cosa vuol dire essere un laico impegnato? Certamente il primo valore sul quale costruire il proprio impegno laicale è la vita spirituale, il rapporto con Gesù. La speranza è che tutti siano uomini e donne di preghiera nella propria casa, anche perché nella partecipazione feriale alla Santa Messa certamente qualcosa non funziona. Noi insegniamo che l'Eucaristia è la preghiera più perfetta, allora perché non ci si sforza di attingere ogni giorno, quando non ci sono altri impegni esistenziali, a questa sorgente di vita spirituale che è poi Gesù stesso? L'altro elemento è la vita di comunità, la gioia di stare insieme. Si dà per scontato che la vita comune si costruisce in parrocchia, attorno alla Chiesa che esige una presenza vera e non virtuale di azione educativa e di vita di comunione. Quanto amore vivo verso la comunità parrocchiale e come testimonio la mia appartenenza. ma ancora di più come cerco di rendere accogliente e gioioso lo stare insieme?

Ma siamo in estate, dovete capirci. Io capisco tutti, ma chi viene a condividere con noi la propria esperienza di fede con chi si deve incontrare, se la comunità dei cosiddetti fedeli ritiene di avere cose più importanti alle quali dedicare il proprio prezioso tempo. E,lo so bene che non si è ancora maturi per vivere la gioia della condivisione, ma almeno cercare Gesù, sostare alla Sua presenza. Magari del tempo in più si riesce ad avere, a chi lo dedichiamo? Altro aspetto importante è l'approccio alla Parola di Dio, fermo restando il principio che il Signore può trovare le vie più variegate per comunicare con la persona, certamente tutti sappiamo che il modo ordinario attraverso cui ci poniamo in relazione con Dio è la Sua Parola, trasmessa a noi attraverso i Profeti e compiutamente rivelata in Gesù Cristo Suo figlio. Beh, non posso nascondervi che ogni qualvolta che mi trovo a dover guidare una meditazione sull'Antico Testamento, sento nella sua pienezza la mia ignoranza. Nel senso più intenso del termine. Eppure devo poi guidare altri alla comprensione di ciò che io stento a cogliere nella pienezza del messaggio che vuole trasmettere.

Poi casualmente, anche perché non lo faccio quasi mai, mi capita di ascoltare una catechesi nella quale l'entusiasta relatore evidentemente non aveva in alcun modo approfondito il testo, eppure lo proponeva come se veramente trasmettesse quello che lui andava dicendo. E' vero Dio conosce tante altre vie, ma se poniamo la Sua Parola al centro lasciamolo parlare per come Lui vuole e non per come vogliamo noi. Altrimenti togliamolo di mezzo e parliamo delle nostre cose, a modo nostro e per come vogliamo noi. Però è proprio vero, non è facile parlare di ciò che il Signore ci ha trasmesso attraverso il Popolo d'Israele, ne esce sempre qualcuna nuova, un nome, un avvenimento che mette in tilt la tua sicumera e disorienta totalmente la comprensione del testo. Occorre dedicare più tempo allo studio della Parola, questo vale soprattutto per le varie categorie di responsabili e animatori, altrimenti non si cresce nella vita di fede e non si fanno crescere neanche gli altri. Ciechi che guidano altri ciechi direbbe Gesù. Purtroppo capita anche ai nostri giorni, di incontrare persone che pensano di poter aiutare gli altri, mentre in realtà sono loro che hanno bisogno di essere aiutati.

Alcune volte ritengo che le persone abbiano veramente paura di guardarsi dentro ed è per questo che guardano sempre agli altri. La vita non è sempre facile, ma spesso siamo noi stessi a complicarcela. Soprattutto siamo noi stessi a decidere di percorre vie di deviazione, mentre basterebbe vivere un serena autocritica per riuscire a risalire lentamente dal baratro nel quale alcune volte ci percepiamo. Ma non basta pregare, occorre imparare a pregare per come il Signore insegna. Non è facile rimuovere la patina di

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parvenza che copre tanta parte della nostra esistenza, ma è necessario. Di fronte agli altri dobbiamo essere liberi, non avere nulla da nascondere, nulla si cui vergognarsi, nella semplice dedizione di chi si comprende totalmente disponibile a cogliere la perenne novità degli altri, senza mai mettere al centro se stessi. L'altro è una presenza misterica del Signore, si deve avere sempre cura di cogliere Dio negli altri altrimenti si scade nel giudizio, nella chiacchiera gratuita. L'altro è Gesù che chiede di incontrarmi e io devo imparare ad accoglierlo per come Gesù desidera.

Il rapporto con gli altri è come quello con l'Antico Testamento, devo trovare il tempo di entrare nella loro vita, di comprenderne i limiti e gli entusiasmi, ma anche di conoscerne le tappe positive e fallimentari che ne hanno accompagnato l'esistenza. Occorre avere il tempo che la fraternità esige, questo ci aiuta a non fare danni che alcune volte diventano irreparabili e che spesso sono determinati dalla propria presunzione o più semplicemente dall'ignoranza della conoscenza dell'altro. capita spesso di sentire se avessi saputo. Certamente è necessario riflettere prima di operare. Ma prima di ogni cosa è importante imparare ad amare le persone che il Signore ci chiede di accompagnare verso di Lui. E' un atteggiamento che esige sempre una grande dedizione personale, è il vero senso della mia partecipazione alla missione del Signore, imparare ad amare per come Lui ci chiede di amare e non per come noi riteniamo di dover amare. Ecco perché l'Eucaristia è la preghiera più perfetta, in questa azione liturgica noi facciamo sempre esperienza dell'amore viscerale con il quale Dio ci ama. Ascoltiamo la Sua Parola di amore, ci nutriamo alla mensa dell'amore e siamo incoraggiati a testimoniare l'amore.

La comunità dei cristiani è la comunità che cerca l'altro come il bene più prezioso della propria vita, lo cerca perché è quello che ci chiede il Signore, la si fa per rendere viva e gioiosa la vita della comunità. Occorre sentirsi parte di questa comunità salvifica nella quale il Signore ci ha posto e che ci ha affidato, Lui ha una grande fiducia sudi noi. D'altra parte ha dato la Sua vita, vorrebbe che anche noi cogliessimo la preziosità del Suo gesto nella tensione ad imitarne l'esempio. L'altro grande obbiettivo da perseguire è quello di condividere il nostro tempo con coloro che nessuno cerca. Sempre in cammino tra le famiglie della comunità, del quartiere nella disponibilità a vivere la missione della prossimità di Gesù, che anche oggi vuole che nessuno si senta trascurato o abbandonato. Gesù non ha mai trascurato di dedicarsi ad altri diversi da coloro che pure cercavano di soffocarlo con la loro presenza, anche a noi chiede di fare lo stesso, dedichiamoci agli altri, ai non presenti in questo modo renderemo presente Gesù anche a Scalea, anche ai nostri giorni. Non siamo chiamati a rimpiangere i tempi andati, ma a costruire il futuro della comunità nella quale il Signore ci ha posto.

23 giugno - Ieri sera escursione alla scoperta della presunta vita notturna di Scalea, per cui dopo la celebrazione vigiliare, la preghiera dei carismatici della Comunità Maria e l'Eucaristia con i componenti del Cammino, ho innaffiato il complesso impianto ecologico che circonda la struttura parrocchiale e alle ventitré circa mi sono messo in pellegrinaggio alla ricerca delle anime della notte. Mi sono messo in cammino leggermente incuriosito, anche perché è la prima volta che lo vivo da quando ero uno dei giovani del muretto, magari già allora ero il più grande, però erano comunque circa trentacinque anni in meno. Non sono poi tanti, a contarli con benevolenza, ma non sono neanche pochi. C.so Mediterraneo praticamente deserto, qualcosa di più dinamico a ridosso della Torre Talao, bar, ristoranti, giostre per bambini, tavole attrezzate, alla villa comunale pochi gruppi di giovani, perfino qualche timido saluto con l'immancabile commento che fate in giro a quest'ora. Al Triangolo delle Bermude, incredibile a dirsi straordinario silenzio da fine stagione. Mi siedo e rifletto sorseggiando una bibita, ma allora non è vero che la gente esce fino a tardi.

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Mi viene un dubbio, ma forse sono sul Corso. Allora mi rimetto in cammino e arrivo in P.zza Caroprese nella sua solenne comprensione di isola pedonale. Non male all'inizio, deserto tutto il resto, ho incontrato la mia animatrice dei giovani in dolce compagnia del suo amato, beata gioventù almeno riesce a sorridere e a sperare. Poi incrocio due delle catechiste più stabili che evangelizzavano in piazza, si fa per dire. Ogni tanto è anche bello illudersi. Comunque ne ho ricavato un gelato rigorosamente al limone, per digerire anche se non avevo mangiato, comunque male non fa. Non faccio i nomi dei locali per evitare pubblicità impropria. Ma Don Cono e i muretti di venerata memoria? Mi avvicino speranzoso anche perché avevo intravisto del movimento, e chi vi trovo? Cinque persone di Verbicaro, di età non molto giovanile, anche per loro trenta anni prima andava leggermente meglio. Ma non posso dirvi l'età per carità cristiana, erano incautamente sbarcati a mare alla ricerca, non mi hanno saputo o voluto dire cosa.

Continuo il mio pellegrinaggio alla ricerca di volti noti per via Lauro tutto assolutamente chiuso, meno uno abbastanza affollato, di cui non tutti dicono un gran bene. Saranno le solite malelingue, però riesco a capire meglio i motivi dell'insonnia di alcuni cari amici. Via a seguire per via dello Stadio, avrei voluto chiamare volti amici vedendo qualche finestra illuminata, ma magari dormono con la luce accesa per paura dei mostri notturni. Rientro in Canonica in un silenzio veramente spettrale, intanto si è fatta l'una e siamo così entrati pienamente nella Domenica. Ma la gente che fine ha fatto? E' veramente un mistero. Scalea non è facile da leggere, è una realtà molto complessa e diversificata. Può essere una percezione temeraria ma la realtà appare scristianizzata. Eppure tutti continuano a professare una propria fede in Gesù Cristo. magari è solo la mia incapacità di leggerne la presenza per come si caratterizza qui, rimuovendo i ricordi che alcune volte diventano invadenti e fuorvianti la realtà. Come sempre mi viene chiesto nuovamente di imparare a leggere. Ogni persona è un mondo, ogni paese è un mondo, ogni realtà è un mondo.

Noi in questo modo diventiamo sempre più piccoli nei nostri tentativi di leggere le realtà che ci circondano corriamo sempre il rischio di restare disorientati, o più semplicemente di cogliere la limitatezza delle nostre possibilità. Anche per questo molti preferiscono vivere per come viene, senza porsi troppi problemi. E' un bene porsi i problemi quando non si possono affrontare? Domanda difficile per una risposta che ha tante opzioni quante sono le persone. Ogni Battesimo è una occasione di godere della gratuità che il Signore ci dona di vivere, ma anche in questo caso alcune volte si stenta a cogliere il senso dell'essere Chiesa se non nella gratuità dell'azione di Dio. Per il resto sembra tutto una confusione, non liturgica perché tutto si svolge in modo sereno, ma morale.

Non si riesce più a capire perché ci si deve sposare, qual'é l'importanza della grazia sacramentale per la vita degli sposi e via a seguire. Anche perché cristianamente parlando tutto fila liscio, persone oneste che lavorano con impegno nel rispetto degli altri e della vita familiare. Sono i figli del nostro tempo, da ragazzi e da giovani hanno vissuto nelle aggregazioni ecclesiali, hanno fatto anni e anni di catechismo e adesso sembra tutto dimenticato. Non nei valori ma nella prassi cristiana. Quello che ancora resiste è l'esigenza della vita sacramentale per i propri figli, per il resto è meglio calare un velo pietoso e affidare tutto alla misericordia di Dio pensando al bene che per alcuni momenti si riesce a trasmettere in ordine alla fede alla vita ecclesiale. ma è veramente così negativa la realtà delle nostre famiglie? No, magari è anche peggio, il guaio è che io non riesco a leggerla negativamente, proprio guardando alle persone che la vivono, alla loro voglia di essere sereni, di vivere insieme. Ma allora che cosa determina tutto questo? Non è facile da leggere, forse è opportuno camminare insieme con Gesù, e di volta in volta capire che cosa Lui ci chiede di fare.

Giornata comunque radiosa, ma Don Cono era nuvolosa, ha piovuto. E' vero però era Domenica per cui tutto necessariamente è luminoso. Forse anche per questo la Chiesa era piena di persone, piccoli espedienti

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del Signore per incoraggiare al pratica comunitaria. Domanda oziosa, dove sono i giovani e dove sono i ragazzi. Mi si dirà ma certamente a letto per riposare. Da cosa? Domanda misterica. Comunque sia godiamoci la tanta gente, volti sostanzialmente nuovi, comincia la tanto temuta e attesa partecipazione turistica alla vita della comunità. Io chiaramente guardo ai volti dei parrocchiani per capire quanti continuano a sentirsi comunità anche durante la dispersine estiva. I giovani si amano e sposano. Abbiamo tanto da imparare, spero solo di poterne incontrare ancora tanti, danno sempre gioia. Sono sicuri di sé, si sentono capaci di ogni cosa, vogliono avere dei figli, cercano di costruire una loro vita. Il futuro non è male, dobbiamo solo cercare di non farli sentire soli e di non lasciarli soli nelle difficoltà.

21 giugno - Anche l'esperienza più bella se non è vissuta seriamente genera un ibrido e inaridisce. Con questa sentenza rasento una comprensione prettamente razionale degli sforzi educativi, eliminando ogni possibile intervento dall'alto, capace di orientare al bene anche i gravi fallimenti della persona. Sono i limiti dettati dalla mia vita di fede, è proprio vero che ho bisogno di pregare molto. Però ammettiamolo, troppe cose vengono vissute senza rispettare quasi in nulla i metodi per i quali sussiste la diversità, altrimenti non c'é bisogno di vivere tante esperienze ecclesiali, ne basta una, totalmente confidente nell'aiuto e nella misericordia di Dio. Nella diversità dei carismi si vitalizza l'esperienza ecclesiale, così sentenzia il Vaticano II e così è fin dalle origini della Chiesa. La potenza di Dio non può essere appannaggio di un popolo, ne di una cultura, ne tantomeno di una tradizione religiosa, poiché è troppo più grande per essere proprietà di questi o di quelli.

Questo vale anche per le inquadrature e il linguaggio teologico, la volontà di Papa Francesco di non citare continuamente teologi, Padri della Chiesa, Dottori e altri scritti della lunga tradizione latina e greca probabilmente è orientata a una comprensione nuova della Chiesa non appesantita da tutto ciò che pure l'ha caratterizzata nel scorso dei secoli, ma semplicemente con la relazione tra le persone che la deve caratterizzare alla luce del messaggio di salvezza che Gesù ci ha donato. E' un lavoro che ancora non riusciamo a cogliere nella sua pienezza, d'altra parte si è all'inizio del pontificato, però il taglio è quello di chi guarda Roma e il Vaticano dalle favelas della periferia del mondo e non di chi la deve abitare. Fin dove gli sarà possibile continuare in questa strada che certamente non manca di suscitare malumori in chi gli vie accanto ed era abituato a una presenza diversa di pontefice. Non dobbiamo solo pregare perché il Signore continui ad ispirarlo sulla via dell'autenticità e della testimonianza nell'amore verso i più abbandonati che avvertono maggiormente l'esigenza di cogliere Gesù accanto a loro.

Non una cultura che parli di Gesù, ma Gesù così come si è reso presente nella sua vita terrena, come si vuole rendere presente ancora oggi nell'autenticità del suo essere il dono d'amore del Padre. Non è sempre facile abitare il palazzo e vivere in mezzo ai poveri, ma diciamo pure, per adesso gli è riuscito abbastanza bene e senza particolari sforzi. Si presenta disarmato, con la sua presenza e i suoi aneddoti che certamente alcune volte sembrano essere fuori misura. eravamo abituati a messaggi molto equilibrati, culturalmente elevati, che comunque si concludevano con l'immancabile applauso, ma forse non tutti coglievano nella autenticità del messaggio. Adesso tutti ne citano le frasi. Si, a noi studiosi di cose romane sembra leggermente un tiro al ribasso, ma in realtà è una scelta di campo. L'uomo ha bisogno dell'uomo e non di una cultura sull'uomo. Papa Francesco si presenta come l'uomo che cammina accanto all'uomo ecco perché ogni uomo lo sente parte della sua storia personale e sembra parlare di lui, della sua vita, dei suoi problemi. Abbiamo molto da imparare, ma abbiamo ancora tempo.

In parrocchia si comincia a respirare aria estiva, gli operatori pastorali avvertono l'esigenza di respirare aria diversa. E' il solito problema di chi vive fuori dalla sua vita, se fosse la propria vita non cambierebbe nulla, ma poiché è un impegno che vivo ho bisogno di interrompere. Ma si deve interrompere anche la

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Messa quotidiana, anche l'Adorazione Eucaristica, anche semplicemente lo stare insieme con i ragazzi e giocare un poco. Ma se è un impegno si lascia stare, se è parte della propria vita come alcune volte si dice non si dovrebbe riuscire, è un problema di maturità educativa o più semplicemente di crescita spirituale. La vita cristiana non è un problema di cose da fare ma è semplicemente un lasciarsi fare dal Signore, insomma il rapporto con Lui non si deve mai interrompere, altrimenti ci si inaridisce, ci si chiude nel proprio egoismo e si finisce con il pensare che il bene non esiste, ma solo perché lo si è eliminato dal proprio cuore.

La comunità ha bisogno di persone che con autenticità si dedichino all'annuncio e alla testimonianza del Regno di Dio, non di quel finto protagonismo che genera l'illusione di essere testimoni dei Gesù cristo, ma in realtà si porta avanti solo la propria volontà di apparire. Questo discorso chiaramente riguarda anche me stesso, ogni battezzato, ma è bene cercare sempre di rimuoverlo proprio in virtù di una ininterrotta dedizione all'Ascolto della Parola e nella dedizione alla vita di Carità, che ci chiede di metterci sempre in gioco, nei traguardi che il Signore pone davanti a noi e che Lui stesso ci chiede di percorrerli con entusiasmo. Alcune volte le persone soffocano i carismi, ti stanno sempre addosso esigono più attenzione degli altri,insomma invece di dedicarsi agli altri chiedono al sacerdote di dedicarsi maggiormente a loro. Che cos'é questo atteggiamento, da dove deriva, dove conduce? Difficile dare delle risposte omogenee. Ogni persona è un'isola diceva qualcuno, e va letta nella propria specificità. Certamente la comunità dei cristiani è una comunità che si dona e non una comunità che cerca di possedere il dono. Ancora di più Gesù ci chiede di essere un dono per coloro che non conosci e non per coloro che ti stanno sempre attorno. insomma spesso ci sono delle devianze fondanti la nostra vita di fede. al punto da trasformare le nostre comunità missionarie in comunità narcisistiche.

Colgo l'occasione per salutare ancora una volta il caro Gianluca chi si prepara a lasciare l'Africa per ritornare un po' in mezzo a noi. E' il sogno degli anni giovanili dedicare del tempo a coloro che veramente vivono del nulla di ciò che hanno. Poi con gli anni si cambia, al punto che magari non ci si pensa più. ecco perché è importante che ci siamo persone che non solo pensano di farlo ma vi si dedicano anche. Pensavo di non dover più vedere le foto di un solo bianco che presiede in mezzo a una marea di neri che partecipano e invece evidentemente ancora la comunità negrita ha bisogno di vocazioni occidentali per corrispondere all'annuncio del Vangelo di Cristo. Noi viviamo pigramente l'impegno di non far addormentare su un annuncio troppo morbido che non scuote più le coscienza e non sempre riesce a convertire i cuori, insomma è il nostro cristianesimo, di cui non sempre si riesce a cogliere il significato vero e necessario per alimentare al speranza del nostro tempo. Anche Padre Ciro merita un pensiero, era il cuoco di ogni campeggio e lavorava come nessuno dopo di lui. Adesso lavora ancora di più pregando nella Certosa di Serra San Bruno per tutti noi, nel silenzio e nella solitudine della sua consacrazione, spero che si ricordi anche di me che ne ho tanto bisogno.

Giornata molto bella e intensamente vissuta in una diversità di incontri tutti ugualmente belli e significativi. ci si chiede di cambiare veste, ma si è veramente capaci, forse si confida troppo nello Spirito Santo, non tutti possono e sono capaci sempre fare tutto. Ma nella vita della Chiesa spesso si realizza l'impensabile e anche noi più di una volta abbiamo percorso sentieri totalmente sconosciuti fino al momento prima, magari sono rimasti tali anche dopo. Ma si cerca di andare avanti comunque. Vivere di equilibri può anche significare non vivere, però il nostro tempo ci chiede spesso di non strafare, di non andare oltre per evitare di smarrirsi nella solitudine. Insomma bisogna sempre guardarsi indietro, per non camminare da soli che non avrebbe grande senso. La traguardo si arriva insieme o non si parte nemmeno. Magari si pensa di essere migliore degli altri solo perché sono rimasti indietro, comunque bisogna poi aspettarli per cui conviene camminare insieme. E' inutile ricordare che a me piace camminare in modo

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deciso e gli altri devono adeguare il loro passo al mio anche se non ce la fanno, quando uno è storto, è storto fino in fondo.

E' un periodo liturgico che anche a San Paolo non gira bene, gliene dicono di tutti i colori e lui cerca di difendersi per come riesce e per come sa fare lui. Che può fare uno, quando è gratuitamente offeso nella sua dignità di Apostolo del Signore, solo rendere presente la coerenza della propria dedizione. Ma gli altri che lo ascoltavano che ne pensarono, questo non riusciamo a saperlo anche perché non possediamo la lettera di risposta. Però lui non cela fa proprio più a sopportare altre ingiurie, che per di più gli vengono riferite per interposte persone. Non è mai stato facile camminare avanti agli altri, senza mantenersi uniti agli altri. Lo sanno bene i nostri giovani che hanno tanta paura di essere emarginati se minimamente si comportano coerentemente al messaggio cristiano in cui pure credono, ma non devono farlo sapere altrimenti spesso sono derisi dagli amici. Il nostro è un tempo strano, o forse è semplicemente normale, o gli strani siamo noi che non sappiamo leggerlo per come il Signore ci ha insegnato. Camminare da estranei ovunque nella continua ricerca di ciascuno cogliendolo come il fratello che Gesù mi pone accanto.

20 giugno - Ed è così che è arrivata l'estate, come ormai fa da qualche anno, si presenta all'improvviso si piazza nella nostra vita e ci chiede di adeguare il resto tutto a questa sua presenza impertinente. Almeno prima si faceva preannunciare, si arrivava al caldo lentamente, ci si poteva preparare. Adesso no, si aspetta che arrivi sotto l'acqua e con un clima autunnale, poi si cambia a basta. Vedi che i ragazzi non rispondono più agli impulsi ordinari ce ne vorrebbero ben altri ma chi te li da, ti rendi conto che anche tu sei diventato una fontana e ad ogni celebrazione si ha l'esigenza di cambiarsi, anche gli adulti salutano da lontano e cominciano a verificare la prova costume, se riesce a sortire qualche effetto, probabilmente la verifica si fa nel segreto delle proprie stanze prima di decidersi a comperare il nuovo.

L'unico che sembra non accorgersi di nulla è Gesù. Lui continua imperterrito a richiamare alla fedeltà dei valori del Regno, fresco come una rosa di maggio esige sempre attenzione e incoraggia alla sequela anche sotto il sole incandescente dell'estate. Occorre dire che anche San paolo non è da meno, totalmente immerso nei suoi problemi con la comunità di Corinto, si sente l'ombelico del mondo, forse esagera prendendosela anche con i super apostoli, ma deve averne passata più di una a motivo del suo entusiasmo per il Signore Risorto. Noi cerchiamo di incoraggiare ma forse non sempre riusciamo ad alimentare la carica giusta, ma almeno ci provo.

Oggi abbiamo ripreso in mano le tante carte della vita di comunità, queste almeno non si spostano, con le persone non sempre si riesce, ma magari si era abituati a un ritmo più lento. Magari se si pregasse più seriamente il Signore non mancherebbe di generare più dedizione operosa. D'altre parte tutto parte da Lui e tutto ritorna a Lui, noi dobbiamo solo permettergli di agire attraverso la nostra fragilità operosa. Basta poco a cogliere la Sua azione, basta stare con i fanciulli oggi è toccato a quelli dell'Eucaristia, tutti occhi molto sorridenti. Meno male che non mancano di trasmettere il loro entusiasmo a noi adulti. certo che a stargli dietro occorre sempre fare la ricarica di vitamine. ma a questo ci pensa Gesù, ci si mette davanti a Lui, e al resto provvede come sempre con tanta pazienza e premura.

Abbiamo ricordato l'importanza di accogliere Gesù, sentirlo parte integrante della nostra casa, della nostra famiglia. Certo ci ha ricordato che è bene accoglierlo come l'ospite d'onore, l'amico che ci perdona sempre, Dio che perdona i peccati e dona Pace. Quando c'é Lui tutto è serenità, tutto è semplice, tutto trasmette gioia.

19 giugno - Cosa vuol dire stare tra i confratelli tre giorni, o quasi tutte cose belle. Intanto ci si saluta soprattutto con quelli che non vedi da tanto tempo, generalmente si vive in un clima di relax la gioia

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dell'incontro. In verità ci sono anche coloro che fanno molta fatica a cogliersi in questo momento di grazia, ma come si dice non tutte le ciambelle riescono col buco, per cui è opportuno non andare troppo per il sottile e vivere l'esclusività di questi momenti in serenità. Sono appuntamenti iniziati tanti anni fa da Mons. Crusco. Obbiettivo dichiarato la formazione dei sacerdoti e la programmazione pastorale del nuovo anno, obbiettivo sotteso è quello di riposare al fresco della Sila. Per alcuni anni siamo stati in quel di Camigliatello, ma da quando c'é mons. Bonanno ci ha coinvolto nell'emozionante e più solitario ambiente di Lorica, in poche parole a casa sua, dove per tutti è ancora Don Nardino. Gli ingredienti di si accompagnano a questi giorni sono: lunghe passeggiate, relazioni sui contenuti della formazione, momenti di preghiera, saporosi intrattenimenti a tavola, gioia della vita comune. Come ogni cosa tutto passa ed eccoci nuovamente immersi nella calura della marina.

Certamente il pensiero è sempre alla parrocchia, poi oggi per la prima volta hanno fatto la Lectio senza di me, domani cercherò di sapere come è andate, ma certamente benissimo, anche perché sanno organizzarsi anche da soli, mica sono Conodipendenti. Hanno una loro maturità e poi non riuscirebbe a vivere senza la Lectio settimanale in preparazione alla liturgia festiva. Chi avrà coordinato tutto? Chi ha presentato i testi? Chi ha fatto il discernimento sul brano da approfondire, ecco questi pensieri mi hanno accompagnato nella mattinata silana, ma non ho avuto alcuna risposta per adesso. Non mi hanno comunicato niente il che vuol dire che è andato tutto per il meglio, altrimenti mi avrebbero chiamato subito. Il parroco vive per la parrocchia e anche quando si allontana non riesce a staccarsene mai del tutto, d'altra parte l'aggiornamento altro non è che il prepararsi a proseguire il cammino di fede che si va percorrendo insieme, anche se tra tante difficoltà, comunque sempre insieme.

Nella comunità presbiterale ci sono i galli che pensano solo a beccarsi, ma la gran parte è fatta di peones che pensano a lavorare anche se non sempre tutto va per come vorremmo, però certamente ci si impegna abbastanza, alla fine dell'anno pastorale si arriva abbastanza provati e bisognosi di conforto spirituale e morale. Ecco perché avvertiamo anche l'esigenza di ritrovarci per stare un po' insieme. In realtà io sono un prototipo solitario, me lo ha fatto notare anche Silvano, in realtà ci stavo pensando anche io. Lavorare con tutti coloro che ne hanno voglia ma sostanzialmente sto sempre da solo, magari non ho nemmeno una bella reputazione, però è andata così, quasi sempre per i fatti miei, con la presunzione di chi si deve fare quelli degli altri, ma sostanzialmente in ricerca solitaria del bene da vivere insieme. Questo mi aiuta a mantenermi al di fuori da tanti equilibrismi che altri curano con attenzione, ma genera certamente del malumore nel momento del dialogo pastorale. Anche perché si dovrebbero condividere anche i momenti di svago non solo quelli dell'impegno, Ma a me la parola svago è estranea, sconosciuta per cui tutto diventa più difficile.

Come sacerdoti della Diocesi stiamo cercando di farci del male, vorremmo uscire dal solito clicché pastorale legato alla formazione catechistica o comunque rigorosamente intraecclesiale e ampliarlo con una decisa puntata sul sociale. Altre volte ci abbiamo provato a sprazzi soprattutto attraverso le iniziative della caritas, ma questa volta vorremmo fare una azione corale. Uso il condizionale anche perché è un mondo leggermente sconosciuto anche se coinvolge la gran parte dei nostri fedeli. Anche i fedeli non li leggiamo quasi mai nel loro mondo, ma sempre nel nostro che si sforzano di condividere per alcune ore nella giornata. Adesso saremo noi cad entrare nel loro mondo, per coglierne le preoccupazioni, le difficoltà, gli aneliti di speranza, ma anche la volontà di continuare a sperare in un domani migliore con e per le loro famiglie. Per cui cambiano i referenti non più professori delle università cattoliche o direttori degli uffici ma persone che svolgono il loro ministero nel mondo del lavoro, sindacalisti, sociologi, politici, imprenditori. Insomma il mondo dell'economia di cui tanto si parla nei nostri media e così poco nel quotidiano della vita ecclesiale.

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Nella nostra diocesi, tra alti e bassi, da circa dieci anni io ricopro il ruolo di Vicario per la Pastorale. Cosa vuol dire mi chiederete voi, semplice significa che nella nostra diocesi io rendo presente il Vescovo per come il vescovo chiede nelle situazioni che concernono la vita pastorale. Spesso vado anche oltre le mie competenze e questo non sempre mi aiuta a stare bene come sacerdote della diocesi. Però alcune volti le croci si portano per vocazione, e a me riesce abbastanza bene. Molti dicono che la vera croce della diocesi sono io. Ma ritengo lo dicano per particolare spirito di benevolenza nei miei confronti. Stare a stretto contatto con i Vescovi aiuta a cogliere tante attenzioni che altrimenti uno farebbe veramente fatica a cogliere. Ma soprattutto, per uno come me che è partito dal mondo laicale significa rileggere al propria vocazione cogliendosi totalmente diverso da come ci si percepiva prima. Nella disponibilità a cogliersi sempre come vuole il Vescovo e non come vorresti tu. Significa annullare la propria personalità? Certamente no, significa comprendersi oltre la propria personalità in una dinamica oblativa a comprendersi come Chiesa, il che è una sensazione veramente bella in riferimento alla donazione di se. Non è sempre facile, neanche viene sempre apprezzato, ma bisogna pur viverlo.

17 giugno - Prima di imboscarmi, nel senso più letterale del termine, in Sila con i Confratelli e il Vescovo l'esperienza della Consegna della Bibbia ai ragazzi dell'Accoglienza esige una riflessione. E' evidente che questo gesto come tappa iniziale del Cammino di Catechesi è frutto della rilettura che si va facendo, ai vari livelli, sull'impostazione degli itinerari formativi che devono avere nella Parola di Dio il loro punto ineludibile di riferimento. Come sempre sono gesti che meritano una lettura sempre più approfondita e che dovrebbero avere nei genitori i loro principali destinatari. Ma su questo ormai siamo tutti edotti, le famiglie per buona parte non vivono più la fede come elemento fondante il loro stare insieme. Per cui ordinariamente tutto quello che i ragazzi riescono ad assimilare in riferimento alla Parola di Dio, poco o molto che sia, è quello che imparano in parrocchia.

Erano presenti anche quasi tutte le famiglie dei circa cinquanta ragazzi dell'Accoglienza, con una conformazione molto variegata in riferimento alla provenienza, mole mamme erano dell'est Europa: Rumene, Ucraine, Polacche, Russe. Oltre il nutrito gruppo proveniente da varie regioni italiane.Insomma anche in questa occasione la parrocchia mostra il suo volto di comunità aperta al futuro, che fa della città di Scalea un porto di approdo per variegate esperienze sociali, tutto molto bello ma anche non sempre facile da affrontare tenendo presente le risorse a nostra disposizione. Eppure l'impegno c'é e così la volontà di far entrare i ragazzi nel variegato mondo biblico in riferimento alla formazione del testo sacro. La liberazione dalla schiavitù con il dona della Torà al Sinai, la deportazione babilonese con il variegato fenomeno del profetismo, la predicazione apostolica e la formazione del Nuovo Testamento. Tutto rigorosamente in costume, magari qualcuno più balneare che biblico, ma la cosa importante è aver coinvolto i ragazzi in un cammino di ricerca e di comprensione del testo che gli veniva affidato.

Il lavoro maggiore è con i genitori, ormai è risaputo che la Bibbia pur essendo il testo più divulgato è anche quello meno letto, per cui ci si dovrà sforzare nei modi più vari a restituire cittadinanza a questo testo nella vita familiare. la vita spirituale ha bisogno della Parola di Dio, anche se non sempre ne siamo coscienti, senza la lettura della Bibbia ci si inaridisce, e ci si chiude sempre più in se stessi maturando naturalmente una diffidenza vicendevole. E' la Bibbia che ci incoraggia a leggerci come la comunità di Dio che cammina con tutte le difficoltà del cammino comune verso la stessa meta che è l'incontro eterno con Lui. Proprio perché la nostra è una comunità che va aggregandosi e formandosi in itinere occorre operare con vigore per restituirsi alla fiducia verso Dio e verso gli altri altrimenti percepiti sempre più come degli estranei.

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16 giugno - Ma allora che cos'é la parrocchia? E' una comunità di fedeli circoscritta in un territorio, con la quale vengono pianificate e vissute le attività orientate alla crescita della fede, della iniziative di vita spirituale e la vita di carità. Per vivere la parrocchia ha bisogno della disponibilità di tutti i fedeli, che la scelgono come spazio educativo per la propria crescita. per crescere la parrocchia ha bisogno di una disponibilità missionaria, nel senso che ogni battezzato deve garantire la propria disponibilità al servizio per il bene della comunità. Tutto si svolge attorno alla guida e sotto la responsabilità del parroco che il Vescovo manda come sua presenza nel territorio. Nei documenti continuamente si sottolinea che la missione del parroco non è quella del monarca che comanda, ma, seguendo l'esempio di Gesù, del servo che si pone al servizio della missione per la porzione del gregge che è stata affidata. Tutto quanto si vive nel territorio deve avere nel parroco il suo riferimento e la sua guida pastorale.

Certamente è anche opportuno stigmatizzare lo stile dei vagi, realtà molto diffusa nelle nostre comunità, che si configura in battezzati che di volta in volta scelgono dove vivere la festa a secondo delle proprie esigenze e gusti. Questo modo di vivere la fede non aiuta la crescita della vita parrocchiale e non aiuta a sentirsi parte della comunità. Il che non vieta che battezzati stabilizzino la loro vita di fede in comunità diverse da quelle nelle quali vivono ordinariamente, la cosa negativa e non stabilizzare niente, ma di volta in volta ci si regola a secondo dei gusti. Per vivere la parrocchia occorre amare la parrocchia, non se stessi ma la parrocchia, il che vuol dire anche mortificare alcuni aspetti pastorali, ritenuti personalmente necessari, se non concorrono al bene comune.

Cosa ancora diversa è la direzione spirituale, che ciascuno sceglie secondo quanto è più conforme e stabile per la crescita personale. il Direttore spirituale è liberamente scelto dal battezzato per il bene della propria vita spirituale. E' opportuno che sia sempre lo stesso, magari come direttori delle anime si potrebbe cominciare dopo i sessanta anni, quando cioè ci si avvia con più serenità a guardare meglio dall'altra parte. Prima lo sconsiglio anche perché si potrebbe caratterizzare con tipologie legate più ai propri umori che alla volontà del Padre spirituale, che è solo Dio. Il confessore può essere anche occasionale purché non diventi un espediente per non vivere l'imbarazzo di dover confessare le colpe gravi a persone che ti conoscono meglio, sarebbe come un giocare a nascondere il tumore al proprio medico.

Nell'azione educativa non è mai opportuno essere complici, è un atteggiamento che dona la percezione della cooperazione e dell'apprezzamento per cui è sempre meglio che ognuno impari nel proprio campo ad affrontare le situazioni con la maturità della propria età e imparando anche a subire le conseguenze delle proprie scelte altrimenti il rischio rimane sempre del pensare di avere qualcuno da proteggere e non da far crescere. Insomma si genera una finzione educativa che alla lunga non aiuta a vivere i ruoli che la crescita esige. Come anche è importante l'applicazione integrale del metodo educativo, per cui a secondo del carisma verso il quale oriento le scelte della crescita è importante viverle integralmente, anche in questo caso è opportuno che chi sceglie gli scout faccia scoutismo, chi l'ACI faccia Azione Cattolica, chi il Neo Catecumenato faccia il Camino altrimenti si lavora tanto e non si costruisce che confusione relazionale ed educativa.

Capita spesso purtroppo di incontrare gruppi ecclesiali che ritengono di fare tutto e in realtà si dissolvono nel breve tempo anche perché nessun gruppo può essere il tutto dell'azione pastorale. Certo operare nel rispetto del metodo non fa vivere mai i grandi raduni con centinaia di persone anche perché l'azione educativa esige l'attenzione alla persona e non la gioia degli occhi di vedere le masse. Anche questo aspetto merita la su a attenzione, quando un gruppo passa il suo tempo integralmente a preparare momenti oceanici vuol dire che non vuol valorizzare i componenti ma solo dare l'impressione di esserci. A questo è opportuno aggiungere che nelle nostre realtà parrocchiali ordinariamente non abbiamo animatori

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capaci di gestir educativamente i grandi numeri, per cui si può generare solo una confusione che alimenta il mostrare ciò che non si è.

E' la Domenica delle donne, Bersabea, Susanna, Maria di Magdala, la peccatrice, Giovanna moglie di Cusa e molte altre recita l'evangelista Luca. Certamente di loro non abbiamo molti riferimenti anagrafici e nessun testo sacro della rivelazione si dilunga sulla loro presenza preziosa per la realizzazione del piano della salvezza, però ci incoraggia ad aprire gli occhi su un mondo, che oltretutto era contrassegnato spesso dalla marginalità, che si accompagna da sempre all'azione di Dio sia per l'Antico che per il nuovo Testamento. Di Bersabea, mamma di Salomone, sappiamo che è entrata in modo peccaminoso nella storia della salvezza ad opera della passione omicida che suscitò in Davide e di lei perciò si ha una narrazione abbastanza estesa nella Bibbia.

Delle tante donne del Nuovo Testamento invece gli autori sono stati veramente essenziali a cominciare dalla stessa mamma di Gesù, della quale si racconta veramente molto poco. Di tutte le altre potremmo quasi affermare che si è voluto metterle a margine, mentre durante l'azione terrena di Gesù certamente occupavano un ruolo centrale, al punto che il primo annuncio della Resurrezione sono state alcune di loro a portarlo agli Apostoli. E' solo in Luca autore di tradizione e cultura ellenista, nei suoi due scritti, che troviamo una maggiore dovizia di particolari su questa ministerialità così rigettata dall'ambiente ebraico, nel quale sono stati generati altri scritti. Insomma questo evangelista aiuta a capire che la comunità dei discepoli godeva di una protezione sociale e di una stabilità economica garantita proprio dalle donne. E che Gesù viveva nei loro confronti non all'ebraica, ma alla pari, questo possiamo coglierlo anche in alcuni passaggi del Vangelo di Giovanni e in particolare con la Samaritana al pozzo di Giacobbe.

Poi si avvertì, per motivi a noi non sempre noti, l'esigenza di restituire agli uomini la centralità della scena della salvezza, e per secoli le donne non sono state colte nella preziosità che Gesù ci aveva indicato con la sua vita e i suoi atteggiamenti. La paura del prevalere di atteggiamenti legati alla cultura greca, un po' l'innata creatività e gioiosità del mondo femminile, un po' la eccessiva emancipazione che ne derivava anche in virtù del messaggio cristiano, insomma sta di fatto che ad un certo punto si stabilì che non si desse loro un ruolo centrale, al punto da vietare loro di poter intervenire pubblicamente nella comunità liturgica. In seguito si fece ancor peggio, indicandole di fatto come generatrici di peccato e collegate a tutte le azioni negative dell'uomo. Tutto questo si è portato avanti per secoli, possiamo affermare con serenità che i piccoli segni di apertura che si accompagnano alla vita delle Chiesa ai nostri giorni sono ancora ben lontani da quanto Gesù ha vissuto per la valorizzazione di questa parte dell'umanità, così importante nell'opera della creazione per il dono della vita e così preziosa proprio per la capacità che ha sempre espresso quando le si è data la possibilità di una creatività e una sensibilità veramente esclusiva e insostituibile.

14 giugno - Oggi giornata da esposizione, la mistagogia è una vera bomba magica, quello che conta è non farla implodere prima che possa esprimersi. Come si deve procedere? Basta far fare a loro, d'altra parte hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo quindi possono operare in pienezza secondo i carismi loro donati dal Signore. Anche se le foto potrebbero far pensare a una situazione rilassante e balneare, in realtà è tutto sbagliato, siamo in piena attività contemplativa, per non parlare poi della elaborazione di idee che ne è seguita e che ci permette di guardare al futuro con grande ottimismo. Come potete vedere i ragazzi sono fortemente impegnati nell'elaborare i nuovi programmi,la suora e le catechiste animatrici tutte prese nella contemplazione dell'infinito in attesa di un segno definitivo da parte di Dio, altrimenti non partono, si è vero fanno le faccine ma nel loro stile vogliono dire che hanno colto la bellezza del significato della

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giornata. Anche se è stata impegnativa perché tutta impostata sulla valorizzazione dell'intelligenza tutto si è svolto in un gioioso clima di festa.

Ma non si vede Don Cono, diranno i bene informati, certamente quel bravo sacerdote sarà stato intrattenuto in qualche attività organizzativa, perché tutto potesse procedere per il meglio. Vi hanno detto che stava solo a dormire? Purtroppo la menzogna la fa da padrona nel nostro tempo e se anche vedeste delle foto in giro su FB è tutto certamente un foto montaggio. E' stata veramente una bellissima giornata che merita di essere ricordata, e non solo per le scottature. D'altra parte è risaputo che quando i ragazzi si organizzano senza troppi adulti tra i piedi le cose non possono che andare per il verso giusto. Non è facile far capire che la parrocchia è prima di tutto la gioia di stare insieme e non tanto e solo catechesi e celebrazioni, un po' la colpa è anche nostra, ma cercheremo di dare una bella sterzata, almeno per un po' capiranno e sperimenteranno quanto è bello vivere insieme all'ombra del campanile. La luna con la sua falce continua a fare l'occhiolino, è tempo di innamoramento. I giovani vanno aiutati a cogliere il senso di questo sentimento ma non sempre è facile, ci sono tante zone d'ombra e poi le situazioni familiari di riferimento non sempre sono quelle ottimali.

Anche in questo caso è bene fare il proprio lavoro con serenità, ma anche con grande rispetto della sensibilità e della responsabilità di ciascuno, illudersi di potersi sostituire ai diretti interessati e illusoria e genera solo confusione di ruoli il che non concorre a costruire relazioni educative giuste. Ciascuno deve fare il proprio lavoro, e se questo non accade? Purtroppo non c'é molto da fare. Nessuno ha molto tempo da poter mettere a disposizione degli altri per cui o si genera una vera collaborazione tra i diretti interessati alla crescita dei ragazzi oppure non si va da nessuna parte. Non è facile anche perché spesso mancano le competenze necessarie a vivere il ruolo che la società affida, ecco perché poi si stenta a procedere in modo ordinato e soprattutto si fa molta fatica a sostenere organicamente la crescita dei ragazzi. la tecnica miglior rimane sempre quella del guinzaglio lungo, questo permette all'educatore di non perdere di vista il ragazzo da educare e al ragazzo dona la comprensione della responsabilità delle proprie azioni. Per fare questo è necessario non essere troppo apprensivi, altrimenti il guinzaglio diventa sempre più corto così l'educatore diventa onnipresente e oppressivo, e il ragazzo viene soffocato nelle propria capacità e desideri.

A proposito delle competenze, la giornata era iniziata con il severo giudizio di Gesù sulla situazione matrimoniale legata alla possibilità, per l'uomo del suo tempo, di ripudiare la propria moglie in virtù del libello che Mosè aveva concesso. Gesù aiuta a leggere in modo paritario la condizione dell'uomo e della donna, nell'ottica della stabilità e unicità del patto coniugale, tutti sappiamo bene che tutto questo oggi è molto contestato anche all'interno della comunità cristiana, magari non teoricamente ma nei fatti ormai siamo a contatto con tantissime coppie di fatto,o separate e risposate o divorziate, o ancora sposate solo civilmente. Tutti ci affidano comunque i loro figli da educare cristianamente e questo è certamente molto bello, anche se non sempre è facile educare ai valori cristiani quando poi la famiglia stenta molto a condividerli nella quotidianità della vita coniugale.

E' un'altra delle tante responsabilità che gravano sulla chiesa oggi, essere fedele alla verità del Vangelo ed essere fedele all'amore per l'uomo e le due cose non devono mai contrapporsi. Certamente Gesù ci incoraggia a non essere tra quelli dal giudizio facile anche perché non è facile entrare nella vita delle famiglie, per cogliere qual'é il margine della presenza di Cristo nella loro sincera volontà di essere comunque una presenza di amore coniugale. C'è ancora molta immaturità educativa e che ne fa le spese generalmente sono i figli, in realtà sono maggiormente le figlie a vivere una forma oppressiva di relazione educativa immatura, che in molti casi le fa leggere ancora in chiave medioevale e le si vorrebbe ancora relegare nell'ombra e non nella luminosità che spesso solo loro riescono a dare alla vita. Molto spesso

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suscita in esse i desideri di morte e di violenza, altre volte si arriva a situazioni ancora peggiori, che portano al rifiuto di relazionarsi positivamente con gli altri. Insomma sarebbe opportuno vivere più serenamente nelle famiglie cogliendo in bene e il male in tutti i componenti la famiglia stessa.

Sempre legato a queste forme di immaturità educative c'é il problema legato all'ignoranza religiosa e alla ancestrale paura del maligno nella vita delle persone. Moto spesso mi vengono portate persone che a dire degli interessati hanno subito un a qualche forma di possessione. Fin dalle prime battute dialogiche è facile rendersi conto che il tutto in realtà dipende da situazioni di immaturità educative che a lungo andare determinano nelle persone vittime di questa immaturità, forme di introversione esasperate, altre volte forma anche violente di relazioni con gli altri e con gli stessi genitori ritenuti a torto o a ragione i principali responsabili della loro situazione. Quando non si arriva a vere e proprie forme di rifiuto di ogni relazione. Ma la radice è sempre la stessa semplicemente immaturità educativa, da imputare non solo ai genitori, ma anche a una società, intesa in senso ampio con il coinvolgimento di tutti gli enti educativi, che si chiude sempre più nell'egoismo per cui i tempi da dedicare agli altri sono sempre più rari.

La solitudine è la madre di tutte le angosce ed è anche la generatrice di tutte le fobie, a tutto questo deve aggiungersi una forma di mania sacerdotale dell'occulto che si accompagna alla vita falsamente spirituale di tanti battezzati e allora il miscuglio è veramente completo. Per cui frequentemente incontro persone, quasi neosantoni, che si colgono elette nel ruolo di esorcisti o comunque di sensitivi capaci di leggere la presenza del maligno e di poterla dominare. Purtroppo l'ignoranza e il bisogno nella propria fragilità generano la creduloneria e anche nelle nostre realtà non mancano situazioni di chiara immaturità spirituale orientata a generare paura nell'altro. Molto spesso il tutto è legato al senso di fallimento e di sofferenza che si accompagna alla vita delle persone interessate. Capita, purtroppo, che anche alcuni cari confratelli si dilettino a tempo perduto, e si spera non lo facciano per problemi di cassetta, in queste attività di apprendisti veggenti e guaritori nell'occulto.

Per buona pace di tutti questi apprendisti stregoni e similari voglio solo ricordate che il ministero di esorcista è demandato dal Vescovo a persone profondamente spirituali anche perché il combattimento contro il male non è cosa facile e non è per tutti. Inoltre per la nostra diocesi il Vescovo attuale e neanche i precedenti, hanno ritenuto nominare alcun esorcista. Per cui nessun sacerdote cattolico della Chiesa che è in San Marco Argentano - Scalea è autorizzato dalla Chiesa a fare pratica di esoterismo spirituale. Generare la paura nel male era un antico artifizio di alcuni ambienti inquisitoriali orientato a mantenere il dominio sugli altri e ad eliminare le persone più scomode per il perseguimento dei propri fini personali. Fortunatamente il Signore ci dona di vivere in periodi nei quali la luce del Risorto sembra illuminare in modo più immediato la vita dei credenti per cui queste ansietà non dovrebbero più albergare stabilmente nei nostri cuori. Quando questo accade, per i motivi di cui sopra, non dobbiamo fare altro che pregare perché il Signore ci doni di contemplare con gioia la sua presenza liberante accanto a noi.

13 giugno - E' il Santo più miracoloso e più venerato di ogni tempo, checché ne dica Padre Pio. Giovane vocazione del neonato movimento di Francesco d'Assisi, si coinvolse radicalmente nell'avventura cristiana fino al desiderio del martirio, che il Signore gli rifiutò. Fu un insigne predicatore del Vangelo, la sua preistoria è di tradizione agostiniana, non si risparmiò in nulla per servire il Signore instancabilmente. Già in vita ebbe fama di operatori di segni prodigiosi, ma dopo la sua morte questa fama si diffuse all'inverosimile. A proposito stiamo semplicemente parlando di Sant'Antonio di Padova, non quello del purcel che era egiziano, ma quello portoghese con il bambinello in braccio. Tra i tanti patronati che gli vengono attribuiti c'é quello di far accasare le ragazze che non trovano fidanzati, però devono essere proprio le situazioni più difficili, altrimenti lui non interviene. Come si deve procedere? E' semplice.

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Bisogna organizzare un pellegrinaggio a Lisbona nella sua casa natale, lì è custodito un quadro del Santo, con tutta la comitiva si deposita dietro il quadro, su un bigliettino, il nome della fanciulla che ha qualche difficoltà a fidanzarsi, si deve far pregare tutta la comitiva per quella situazione. Nessuno deve presentare altre intenzioni altrimenti non accetta, se poi si riesce a far celebrare una Santa Messa è ancora meglio, però devono sempre essere tutti presenti. Vi incoraggio a non imbarcare nella comitiva delle zitelle altrimenti quelle pregano per se e addio invocazione collettiva. Se tutto viene fatto secondo le regole suindicate entro tre mesi la fanciulla e bella e fidanzata con un partito anche dignitoso. Voi direte, ma Don Cono!!!! Provare per credere, a proposito l'altra regola è che in quella cosa non dovete comprare nessun souvenir.

Ma in effetti poi la vita esige solo di essere vissuta con dignità, senza molte presunzioni e neanche troppe aspettative. Chi vuole cambiare il mondo finisce che non riesce neanche a cambiare se stesso. Per cui un consiglio gratuito a quest'ora della notte è quello di cominciare sempre da se stesso, si fa prima e non si perde troppo tempo, anche perché si spera che almeno ci si conosca nei propri limiti e nei propri entusiasmi. Se uno fa fatica con se stesso come può pensare di poter intervenire sugli altri. Durante la vita si cambia praticamente ogni momento, magari non ne siamo coscienti però è proprio così, generalmente siamo attenti solo ai momenti epocali o più semplicemente traumatici, ma per arrivare a questi momenti il percorso è lungo e vissuto generalmente in modo distratto. Beh, è vero, dovremmo essere più attenti a quello che ci accade, per evitare di stupirci continuamente di quello che non siamo stati capaci di notare mentre accadeva davanti ai nostri occhi.

Pur evitando di salire a San Marco, anche questo dono è da attribuire a Sant'Antonio, e rimuovendo due altri appuntamenti, è stata una giornata no stop niente male. La mattinata è scivolate tra le attività di routine, insomma carte da rimuove dalla scrivania, dove erano parcheggiate già dall'inizio delle benedizioni. Diconsi primo aprile, molte sono ancora lì anche perché è stato un interminabile via vai di persone, che evidentemente non hanno molta fretta, per cui il tempo scorre più lentamente. un breve pellegrinaggio tra i sofferenti. Ma il cuore della mattinata è stata la benedizione a un lido che è durata fino alle tre di pomeriggio. Voi mi chiederete ma come mai tanto tempo? Diciamo che c'era una tavolata molto lunga e ben imbandita per cui a benedire tutto c'è voluto del tempo. E' proprio vero che l'economia di tanta parte di Scalea è legata la mare, speriamo bene, molti hanno investito veramente tanto in queste attività. Quante centinaia di persone basano la propria economia sulla stagione balneare? E' una fragilità sociale molto grave che comunque deve essere sostenuta nella speranza che le cose vadano per come il Signore ha donato negli ultimi anni, altrimenti, sommandola alla crisi economica dell'amministrazione, realmente c'é il rischio di un crollo di speranza al quale non sarà facile far fronte.

Intanto si va avanti con le catechiste, i ragazzi e i giovani alle prese con le tappe conclusive per periodo che precede l'estate. Questo vitalizza l'ambiente della parrocchia e trasmette tanta voglia di essere attivamente impegnati nella comprensione di qualcosa che, nella nostra società, comunque rimane molto circoscritto all'ambiente ecclesiale. Non fa niente occorre educarsi al sentirsi soffocati senza comunque pensare di dover morire, è il nostro tempo. tempo di testimonianza, tempo di missione, tempo di gioia del risorto capace di rischiarare situazioni altrimenti molto tenebrose. Tempo di preghiera, tempo di adorazione con i ragazzi di comunione che hanno dato una tonalità di colore diversa all'assemblea che si è messa davanti a Gesù. Gesù come sempre ci osserva, cerca di capire, si sforza di entrare nella nostra vita, magari noi facciamo resistenza, ma Lui non ci fa caso, sa che siamo lì per Lui per cui accetta volentieri anche le nostre difficoltà ad essere attenti alla Sua voce, o almeno lo penso. Quello che certamente è importante è di non trascurare mai l'appuntamento con Lui, il resto è opera sua. E, anche se non siamo capaci di corrispondere alle sua richieste di amore e di rispetto per le persone, Lui non delude mai.

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12 giugno bis quasi il 13 - Ma allora che cos'è una Liturgia Penitenziale? E' la controprova del luogo comune che afferma una menzogna: la gente non si vuole confessare. E' la prova di una verità quasi mai detta: non è facile trovare sacerdoti disponibili per le confessioni. Ma ho iniziato nuovamente per ricordare un vero protagonista delle liturgie penitenziale che era Don Leonardo di diamante. Anche perché per fare una penitenziale, uno deve avere certe caratteristiche che io certamente non ho. Prima di tutto deve essere un bacchettone, poi bisogna ammonire a lungo i penitenti o ritenuti tali, infine bisogna vivere con enfasi il momento della riconciliazione. Lui aveva in pienezza tutte e tre queste caratteristiche, anche se non era mai lui a invitarmi, ma ilo faceva fare ai suoi discepoli più affezionati, io andavo sempre volentieri alle penitenziali organizzate dal Cammino nella sua parrocchia. Ci andavo per espiare qualche anno di Purgatorio, alcune cose è meglio viverle finché siamo sulla terra, così Dio ci accoglie con più misericordia.

Arrivavo quasi sempre in ritardo, tanto le ammonizioni duravano almeno una mezz'ora, poi entrava lui con il suo atteggiamento ieratico e per introdurre cominciale la prima omelia tanto per creare il clima adatto all'accettazione della prova, poi dopo l'ascolto della Parola riprendeva con la catechesi che non teneva in nessun conto la Parola ascoltata ma seguiva il modello classico delle catechesi: cominciava dal peccato originale, passava per la fede in Abramo, continuava con il cammino nel deserto con una lunga meditazione sui comandamenti, passava alla deportazione babilonese e via mediante l'annuncio profetico e la riflessione paolina attraccava alla redenzione cristiana, il tutto per almeno mezz'ora, quando era più in forma anche di più. Dopo aver ricevuto le Confessioni si passava al prefazio che lui faceva rigorosamente in canto, anche quando ormai la voce non sosteneva più la sua volontà.

Pensavo a lui durante le penitenziali di questi giorni e lo vedevo presente a presiedere al mio posto, diciamo che io sono un po' diverso, certamente lui andava molto meglio insomma, ma il Signore lo ha voluto con se. Effettivamente la gente avverte l'esigenza di vivere la riconciliazione anche se non sempre coglie la preziosità della conversione, è un problema di maturità spirituale pensare che debbano essere gli altri a cambiare e non se stessi. Sentivo di doverlo ricordare anche perché mi dicono che anche da quelle parti le cose non vanno più come una volta, capita che con il cambio della guardia anche i guardiani più attenti corrono il rischio di disorientarsi e capitolare. E' sempre bello rendere presente chi ha lungamente lavorato, anche se non sempre in modo condivisibile almeno da me che non sono nessuno, sposando e portando avanti con coerenza fino alla fine le scelte pastorali nella propria esperienza sacerdotale.

12 giugno - In che cosa il Signore viene incontro al suo consacrato? Nel dono della pace e nella gioia della Sua misericordia. Con queste parole la liturgia ci ricorda il motivo del ringraziamento perenne che deve elevarsi verso il cielo e che la Chiesa instancabilmente innalza da secoli al Signore della vita e dell'amore. Ancora un giorno pieno di luce che il Signore ci chiede di vivere con entusiasmo rendendolo presente attraverso la nostra fragilità. Si percorre quest'ultimo tratto prima del tempo estate eccezionale con l'atteggiamento di chi confida solo nel Signore, anche perché guardandoci attorno cogliamo solo cumuli di difficoltà e di emergenze che esigono la presenza della Chiesa ma che non sempre trovano la Chiesa presente nella disponibilità. Mancano operatori che possano rendere più dinamica la presenza di Gesù Cristo che dona vitalità e speranza ai vari ambienti di degrado sociale e familiare che il Signore ci pone accanto e che hanno bisogno del Suo sostegno e della Sua compagnia per essere affrontati e vissuti con serenità, anche se effettivamente, alcune volte, hanno la connotazione della drammaticità.

Ieri sera, attorno alla parrocchia vi era un clima molto sereno e disteso, per cui mi sono convinto che atipicamente ho chiuso tutto alle venti e ho dato il via agli adempimenti serali. Mentre mi stavo organizzando per i vari collegamenti mediatici, la classica telefonata mi richiama alla realtà, che poi semplicemente assume il connotato della dimenticanza. Help me, help me recitava un canto dei Nomadi,

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ieri sera aveva la stessa drammatica intensità, in questo caso era la penitenziale, che abbiamo gioiosamente vissuto in un clima rock surreale, molto creativo e innovativo. Anche il Signore mi ha sollecitato a fare presto poiché non riusciva a stare dietro alle continue sollecitazioni ritmiche, insomma tutto si è concluso con l'agape per le ore ventitré. E' sempre un momento molto edificante anche perché cogliamo in pienezza che la nostra pace e gratuità, è determinata dell'intervento di Dio nella nostra vita da accogliere con gratitudine e alla quale cerchiamo di corrispondere con il ringraziamento.

Al di la di tutto quanto può anche essere considerato esteriorità, anche se è poi ciò che da il tono alla liturgia, rimane una piena volontà di cogliere la volontà di Dio come via da percorrere con coraggio correggendosi nelle difficoltà che comunque la vita propone come quotidianità da affrontare. Prima fra tutte, vengono le difficoltà di natura economiche che le famiglie di sforzano di attutire e di sostenere in tutti i modi. Alcune volte purtroppo assumono i connotati di cui abbiamo comunicazione nei massmedia. Ma il più delle volte vengono assorbite nell'ambito della famiglia allargato. Nel territorio ci sono molte difficoltà, alle quali molti sperano di poter far fronte con l'estate, nella speranza che il flusso turistico mantenga la connotazione di sempre altrimenti le grida raggiungeranno veramente il cielo, nella speranza che restino solo grida e non diventino crescita della microcriminalità che comincia a rendersi presente in modo abbastanza evidente. D'altra parte sappiamo bene che il male si diffonde meglio in situazioni di crisi.

La crisi prima di essere sociale è spirituale. Di questo non dobbiamo mai stancarci di parlarne anche perché non lo fa nessun altro. E' questo il vero livello innovativo di povertà che si accompagna alla nostra vita delle nostre realtà, anche perché la condizione di povertà non ha mai abbandonato la nostra terra, solo che veniva affrontata con più disponibilità al sacrificio e anche alla capacità di condivisione, tutto questo derivava dall'appartenenza cristiana della nostra gente che guardava stabilmente e con fiducia all'amore di Dio che si è manifestata nella croce di Gesù Cristo. La preghiera si innalzava costantemente dalla famiglia e aiutava a guardare con fiducia al futuro, oggi si prega molto poco e raramente lo si fa come famiglia, al punto da poter affermare che la chiesa domestica ha quasi perso del tutto la sua caratterizzazione di crescita spirituale e rimane nella sua natura di stabilità sociale molto fragile e assoggettata al gusto del cambiamento dei legislatori.

Vivere sostenuti dalla certezza dell'amicizia di Dio incoraggia a non disperare e a non pensare nemmeno a quei gesti di pura disperazione che i nostri mass media, con morbosità e dovizia di particolari trasmettono per ore in tutte le case. mentre quasi in nulla vengono emancipate le tantissime situazioni di ammortizzatori sociale che le famiglie nella gran parte rappresentano, in ordine alla disperazione soprattutto giovanile, che si rende presente e operativa in ogni realtà. Ma come sempre alla verità sulle cose da trasmettere si preferisce l'ascolto, e sembra che l'amore, la solidarietà, la condivisione non siano atteggiamenti che aumentano l'ascolto degli ascoltatori meglio far vedere continuamente tragedie fino a suscitare la volontà di emulazione. Insomma si gioca con la vita degli altri, proponendone i drammi, pur di conservare uno stile che in nulla contribuisce a costruire la speranza.

Mattinata trascorsa in serenità con coloro che il Signore mi ha posto accanto perché io faccia loro da balia nella crescita, qualcuno potrebbe obbiettare: ma non sono abbastanza cresciute per avere bisogno di una balia. Ma chi può dirlo a me sembrano nella prima infanzia. Come tutti sappiamo è l'età più bella, perché è spensierata o almeno così la leggiamo noi con i capelli bianchi. E' come quando si è ai primi giorni di scuola quando il maestro incoraggia a guardare ai simboli dell'alfabeto con simpatia e i bambini li guardano ma fanno fatica a capire a che cosa possano servire. Insomma una relazionalità educativa attiva, dove la parte del propositore è eccessivamente predominante a motivo dell'età cognitiva dei presenti.

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Sabbiamo tutti bene che prima o poi i bambini crescono per cui si è gioiosamente sereni, anche perché si guarda avanti, per cui tutto viene visto particolarmente bello e luminoso.

E' proprio così, il Signore ci ha benedetto fino in fondo, oggi ho perfino trovato una mezz'ora per poter stare con mio fratello. Cosa rara, ma alcune volte necessaria. Da Pietro è una attività balneare che ha subito nel cammino variegate forme, comunque vissute nella memoria di mio padre. Il nome e anche la possibilità di poter avviare delle attività nascono proprio in occasione della tragedia che lo vide coinvolto. Ne ho già parlato altre volte per cui sorvolo. Inizialmente era solo il lato a monte che i miei gestirono sempre per coltivare la loro passione per la campagna e per gli animali domestici, era insomma un rifugio e uno svago per chi aveva dovuto lasciare il proprio paesello a motivo della famiglia da mantenere, poi si rimase per agevolare gli studi dei figli, insomma non si è più ripartiti. Ma come è in tante storie familiari i soldi non bastavano mai, e papà si dava da fare per arrotondare la pensione da invalido sul lavoro facendo altre attività.

Ma quella al Giardino non era una attività era il pezzo di Sicilì, al quale lui avrebbe voluto tornare per dedicarsi alla sua grande passione la vita della campagna. Poi col tempo è diventato molte altre cose, ma si è sempre caratterizzato per essere il luogo dell'accoglienza gratuita di generazioni di giovani a secondo della parrocchia nella quale vivevo il ministero e anche di tanti sacerdoti che incautamente vi passavano per cercarmi ed erano chiamati a lavorare. Mia madre si metteva ai fornelli e faceva le classiche crispelle per tutti e anche per gli eventuali passanti, anche perché ne aumentavano sempre. E' stata la fonte anche di tanti dissapori e contenziosi con i vari enti di riferimento, anche perché è risaputo che dalle nostre parti non sempre si da ascolto ai poveri.

Poi, con il ritorno alla Casa del Padre di mia madre, tutto è cambiato. Oggi è diventato altro, da ciò che era ma è quello che deve essere oggi, un gioioso locale dove ci si incontra con serenità e una attività lavorativa nel nostro territorio. Occorre sempre guardare avanti altrimenti si vive di nostalgia e questo è un lusso che non tutti si possono permettere. Io ho la fortuna di poter conservare molti temi nostalgici della mia vita, e anche di riviverli con gioia, ma riesco anche a dare spazio alle novità che gli altri ritengono necessarie per vivere l'oggi della storia.

10 giugno - Era un poco che non ne sentivo, ma oggi ho cominciato proprio così, con una bella parmodia. E' un modo di narrare, ma anche di vivere che non appartiene all'oggi, questo lo sa anche chi la narra, però è bello riproporla anche perché ci restituisce anni di vita che non ci sono più, e poi è un modo di fare memoria che non tutti possono fare, ma solo coloro che hanno una memoria da trasmettere. In realtà mi rendo conto che io non appartengo a questa categoria di persone, per cui non posso dirvi altro. Ma quelli più antichi, che sono nati prima, molto prima di Mosè, quelli sì che vi possono fare la parmodia. Quando diamo loro la possibilità di farlo restituiamo loro la gioia di essere quello che vogliono essere mentre sono obbligati a comportarsi per come non vorrebbero. Nella loro lingua materna riescono a dire preghiere lunghissime, altrimenti impossibili da ricordare, vi raccontano i fatti accaduti nella loro vita con grande dovizia di particolari e soprattutto vi fanno i sortilegi che riescono bene solo se fatti nella lingua materna. Insomma sono i nostri cari che percorrono sempre una via mediale tra l'oggi e il già accaduto.

Anche le confessioni in parmodia riescono meglio, è vero che io non capisco molto, ma poiché chi si confessa generalmente ha tra gli ottanta e i novant'anni non penso che come penitente abbia molto da dichiarare. In compenso gli restituiamo la gioia di raccontare la sua storia con una gioiosità che ordinariamente la confessione non riesce a suscitare. Ma solo perché non se comprende la bellezza. La mattinata? E' trascorsa nella visita alle famiglie. Ma non era terminata direte voi, certamente , ma vi ho anche detto di averne saltate circa ottocento per cui ogni tanto qualcuno rivendica i suoi diritti e io non

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posso dire di no. Stamattina ero partito per cinque famiglie e ne ho trovate ventiquattro. Poi è seguita una lunga no stop, dalla quale stento ancora adesso a riprendermi. Nulla di particolare, il problema è proprio questo, è diventato ordinario inseguire il fare con brevi pause che mi vengono concesse tanto per respirare un poco.

Comunque sia tutto molto bello, qualche fanciullo comincia perfino ad abbracciarmi. E' un atteggiamento totalmente gratuito anche perché farei fatica a ricordare il viso, immaginate il nome. Però i bambini sono così, per questo Gesù ci chiede di metterli al centro della nostra attenzione e di imparare da loro. Incontro con gli operatori della Caritas, per una verifica dell'andamento per quanto riguarda il banco alimentare. Ma purtroppo tutto procede bene, mi lamento per evitare di essere considerato un marziano, per cui l'incontro non è durato molto. Il tempo di un incoraggiamento a comprendere il proprio servizio come un dono di Dio e di valorizzare l'appartenenza alla parrocchia come un bene prezioso da vivere con gioia. E' un periodo che insisto molto sull'identità della parrocchia, anche perché va orientato in modo più intenso la comprensione dell'appartenenza, altrimenti prevale il disorientamento e l'atteggiamento dei vagi, per i quali un altare vale l'altro. Per loro quello che conta è sentire la messa.

Nel frattempo vanno completandosi le attività ordinarie di catechesi in attesa del Grest. E' la fase delle tappe, per cui canti da preparare, liturgie da animare, agapi da condividere, insomma tutto quanto fa bella l'esperienza della fede in queste fasce. Poi arriva il caldo, per esperienza consolidata so che il tempo estate eccezionale di cui parlano gli itinerari educativi spesso diventa il tempo vuoto eccezionale, cercheremo di tamponare ma trovare animatori per l'estate non è facile anche perché giustamente ognuno cerca di lavorare. Poi vi faccio sapere se qualcosa è andato in porto. Intanto ci si prepara all'impostazione definitiva in preparazione alla ripresa delle attività, forse è un po' presto? No, anche perché d'estate occorre lavorare con i team per impostare la formazione. L'anello più debole è certamente il coinvolgimento delle famiglie si stenta proprio a trovare animatori disponibili, non è facile trovare famiglie attivamente coinvolte nel servizio parrocchiale. Brevi contatti con i Catechisti, piccoli spostamenti di team, maggiore autonomia per la mistagogia se si riesce a continuare il lavoro del post cresima, Accoglienza ed Eucaristia sembrano stabilizzati, il resto non dovrebbe subire traumi particolari.

8 giugno - Con l'età si cambia, ecco perché è opportuno che ognuno sia cosciente degli anni che ha, senza giocare al ribasso nell'illusione del finto giovanottino irresponsabile mentre si ritrova ad avere cinquanta anni. Parlo la maschile così non corro il rischio di suscitare il vespaio delle cinquantenni che animano il territorio con la loro creatività, ma quando c'é da lavorare presentano la lista lunghissima degli acciacchi caratterizzanti l'età anagrafica e non l'illusione. Mi sento spesso dire il mi sento ancora giovane, fin qui nulla di male, ma se questa sensazione è nella testa, allora occorre cominciare a preoccuparsi perché si corre il rischio di atteggiamenti deresponsabilizzanti. Lo so non è un discorso semplice, ma a tempo perso si può anche lasciar passare senza dargli troppo peso. Sento salire rumori molesti dal mare, mi sa che la notte non si presenta molto serena, speriamo bene, anche perché generalmente se va bene ci vogliono le due per riassaporare il bel silenzio nel quale immergersi, dopo una giornata piena di impegni. Quando le giornate diventano due o tre allora si va in fibrillazione, nel senso che si avverte impellente l'esigenza di sostare, ma il problema è che continuano a cercarti.

Mi viene da pensare che alcune volte ci vorrebbe proprio Gesù, quello vero non la finzione che noi cerchiamo di rendere presente, vede il corteo funebre e vai fa rivivere il giovane, vede la folla affamata e la sfama con pochi pani e pochi pesce, il lago è agitato e lui ci cammina sopra come se fosse sul corso, chiama Zaccheo e quello si converte e cambia vita. Insomma sarebbe lungo ma io la taglio qui, come dire dovrei avere più potere esecutivo e non solo dei desideri che troppo spesso non si realizzano. Ma se parli con Lui,

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ti dice che ci si deve accontentare, e che ci ha dato pure troppo potere, magari ci rimprovera anche perché lo usiamo male. Per cui meglio stare zitti e lavorare. Per scrivere bisogna pensare e per pensare bisogna essere riposati, è una conseguenzialità che in questi giorni proprio non sussiste. Adesso forse ho capito perché Gesù non ha mai scritto niente, era troppo stanco e non gli davano mai il tempo di riposare. Questo potrebbe anche voler dire che chi poi ha scritto, ha avuto più tempo a disposizione, ma magari semplicemente è stato messo in prigione perché cristiano e quindi un po' di tempo in più l'ha trovato.

Ieri giornata dedicata alla santificazione dei sacerdoti, da almeno otto anni l'ho vissuta come giornata totalmente dedicata alla preghiera, quest'anno meno male che ho celebrato la Santa Messa, altrimenti come si dice popolarmente, non avrei avuto neanche il tempo di farmi il Segno di Croce. Visita agli ammalati, di quelli che cercano l'incontro con il parroco o forse di quelli ai quali il parroco dedica più attenzione. Poi dal Notaio ancora per la pratica di successione e infine alla Poste per lo stesso motivo, insomma fine della mattinata. Inizio gioioso del pomeriggio con un ripasso del catechismo della Chiesa Cattolica a una carissima amica di un tempo, aveva forse sei anni e la mamma era una catechista acquisita e poi abbandonata per uno dei tanti trasferimenti per cui ne conservo ancora lo scrupolo. La bimbetta di un tempo oggi vive la lotteria dei test universitari, nulla di particolarmente impegnativo ma che comunque esige il suo tempo. Poi solito tran tran, arrivo dei ragazzi e dei giovani, patema d'animo per l'assenza degli adulti, celebrazione vespertina, prove di canto e incontro di programmazione e di verifica con gli animatori dell'oratorio. Insomma giornata ingessata e io rigorosamente dentro.

Oggi il piano di lavoro è stato riproposto però con la variante del matrimonio tra Biagio e Rosa. Una bella coppia di giovani, loro sono veramente tali e si vede, la signora era molto preoccupata la vigilia e invece è arrivata con grande gioia e serenità, magari leggermente in ritardo, ma a questo ci sono abituato dopo tanti anni di ritardi non ci faccio più casa, mi porto il lavoro da elaborare e il tempo è valorizzato lo stesso. Quando sposano i giovani sono tutti belli, convinti, emozionati e via a seguire, poi non tutto prosegue per come si dovrebbe e alcune volte l'intesa iniziale si ingrippa. Uno dei motivi è certamente legato alla scarsa vita spirituale, l'altro è l'incapacità di vivere i sacrifici quotidiani che ogni legame matrimoniale necessariamente comporta, se a questo aggiungiamo la eventuale crisi economica e l'affettuosità di qualche zelate vicino, la frittata è bella e pronta per essere servita. Ci vuole più maturità nella comprensione della vita matrimoniale, anche perché arrivano pienamente innamorati ma poco preparati a condividere la loro storia in tutto e per sempre. D'altra parte questa è una parola che, oggi come oggi, è veramente fuori moda.

Nel pomeriggio clima generale esplosivo, ragazzi mistagogia, ragazzi confermazione, giovani e ragazzi dell'oratorio, giovani suonatori di flauto, celebrazione del Rosario e dell'Eucaristia con l'esigenza delle Confessioni, gruppo Carismatico e per finire celebrazione con i Neocatecumenali. Io sempre a presiedere con quel che ne consegue in tensione, in realtà per niente anche perché riesco a vivere bene e serenamente il tutto, però ad un certo punto ho avvertito l'esigenza di stendermi sulla panchina e di non ascoltare più nessuno, magari è stato per poco ma è bastato. I ragazzi hanno continuato a giocarmi attorno, insomma scena ideale da quartiere periferico urbanizzato. Si dice così, siamo sovraesposti, ma finché non ci si rompe le gambe si fa finta di essere giovani. Voi direte ma Don Cono voi avete sessanta anni e avete detto che non si deve far finta di essere giovani a cinquanta, questo chiaramente vale per gli altri, con me c'é Gesù e se Lui vuole mi da l'energia di un adolescente. O almeno spero.

Ad un tratto trilla il campanello. Imprevista visita a casa dei due scavezzacollo più affettuosi del momento, hanno fatto un veloce sopralluogo dopo il panino serale e sono andati via subito, dove? Non è facile rispondere, che vita fanno i giovani la sera? Sono tutti in mano al Signore nella speranza che qualcuno

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non gli scappi. Magari alcune volte succede e allora sono guai seri per tutti. Tanti sorrisi da condividere, tanti nomi da ricordare, tante persone che chiedono di essere sostenuti con la preghiera, tanta volontà di non deludere nessuno, tanta voglia di servire il Signore, tanta gioia nel servire il Signore anche se con stanchezza. E' questo il nostro tempo e perciò dobbiamo viverlo con entusiasmo sempre crescente, non c'é spazio per il riposo, ma solo per attività diversificate. Con persone sempre diverse in luoghi sempre diversi, come amava fare Gesù, non c'é il rischio di annoiarsi e neanche quello di addormentarsi. Ma Don Cono siete sicuro di quello che state dicendo? Certamente no, ma è quello che chiede il Signore per cui c'é poco da discutere. Si fa e basta, lo sa Lui quello che vuole, e ormai lo abbiamo imparato, Lui non amava spiegare ogni cosa a tutti, ma solo ogni tanto a qualcuno e solo se lo riteneva opportuno per la sua salvezza.

6 giugno - E poi arrivo il giorno dell'Ordinazione Sacerdotale, Mons. Lauro volle che fossimo ordinati tutti e quattro, io Don Antonio, Don Vincenzo e Don Gianfranco, dal Santo Padre Giovanni Paolo II, non potremo mai ringraziarlo abbastanza per questa scelta, ma era un santo Vescovo e vedeva il bene che ne derivava ad essere ordinati da un Santo. Certo non ci pensavo proprio, magari a dirla tutta, io non ero neanche troppo d'accordo, per vari motivi avrei preferito essere ordinato a Scalea. Tutto fu vissuto come in un film, d'altra parte tutta la Basilica di San Pietro a nostra disposizione non è che capita tutti i giorni. In Basilica facemmo due prove con il cerimoniere pontificio di origine irlandese Mons. Maggee, ricordo la sua raccomandazione di non poggiare le mani sull'Altare: Il Papa può, ma solo perché è anziano. Eravamo una sessantina, da tutti i continenti, uno lo tolsero mentre stava per essere ordinato, era un laico dell'America latina infiltrato tra i Diaconi da ordinare, può capitare anche questo in una celebrazione internazionale.

Il Santo Padre l'ho visto solo il giorno dell'Ordinazione, appunto oggi 31 anni fa, mi sembrò molto stanco, era appena tornato dall'Inghilterra e si preparava ad andare in Argentina, eravamo al tempo della guerra per le Falkland. Ricordo bene il suo sguardo molto intenso e riflessivo con il quale ci guardava, dall'Altare del Bernini, prima di passare accanto a ciascuno di noi. Poi il piccolo incidente che si evidenzia anche nella foto, inciampai nei tappeti al momento dello scambio della pace e per poco non gli sono caduto addosso. Insomma è stato un momento di intesa euforia spirituale. A cosa si pensa in quei momenti? Non ricordo proprio nulla, ma come sempre la mente percorre vie sue. Da Scalea i miei genitori avevano organizzato un Pullman e ancora adesso, incontrandoli alcuni mi ricordano di essere stati alla mia ordinazione presbiterale.

Come ho vissuto questo giorno, diciamo che è stata una sola e lunga riunione dalle dieci alle diciannove. Molto edificante come anniversario, ma è la mia vita. Il lavoro al primo posto sempre, ci sono alcuni che festeggiamo ogni anno, non si capisce poi perché si deve festeggiare. Si lavora per il Regno, siamo i pochi privilegiano che non soffrono la crisi che percorre il nostro tempo, possiamo con alcuni margini anche scegliere il lavoro da fare. Insomma per noi sacerdoti è festa tutti i giorni. Basta vivere un momento di preghiera e tutto torna in pareggio, il Signore consola subito e dona una gioia immensa. Mattinata a San Marco alle prese con il programma per il nuovo anno pastorale, il tema da pianificare non è dei più facili, parlare di impegno sociale e di sostegno alle povertà non ci appartiene come impegno ordinario, ma ci proveremo fino in fondo. D'altra parte la nostra gente ci chiede di essere più attenti ai loro problemi esistenziali.

Pomeriggio a Cetraro per un convegno sulla pastorale liturgica. Ho attraversato velocemente il casale, tanto per ripassarmi il corso. Pensavo di partecipare in modo rilassato, ma l'organizzatore ha avuto una imbeccata dall'alto e ci ha lasciati praticamente all'inizio. Della serie io organizzo e voi lo portate avanti. Non è andato male, anche gli interventi degli astanti, a differenza di tanti altri convegni, sono stati abbastanza congrui e attinenti alle tematiche proposte. Meno gente, ma più coinvolti e motivati, forse perché più mirato nei ministeri che i convenuti vivono all'interno delle loro comunità parrocchiali. Non

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sempre si coglie la differenza che sussiste tra l'alimentare il servizio e vivere il servizio, molti lo percepiscono in modo esclusivo, mentre il modo giusto è quello di fare sempre spazio agli altri. Non perché siano più importanti ma semplicemente perché il compito del servo è fare spazio agli altri non quello di mettersi al centro della scena e guai chi mi tocca. Questo problema purtroppo riguarda un po' tutti per cui non dobbiamo meravigliarci troppo se i discepoli imitano i loro maestri più immediati e perdono di vista il Maestro.

Il comandamento dell'amore verso Dio e verso gli altri è stato al centro della liturgia, come deve sempre essere al centro della nostra vita. Tutto quello che il Signore ci dona di vivere non ha altro obbiettivo che questo crescere stabilmente nell'amore. Magari ogni tanto si va a sbattere, ma non fa niente, meglio andare a sbattere che far sbattere gli altri. Non sempre ci si riesce ma si prega anche per questo. Non si smette mai di capire il senso della vita, anche perché ogni giorno deve essere riqualificato e rivalutato a secondo delle situazioni e delle persone che ti capita di incontrare. Certo non si riesce a venire incontro a tutte le esigenze, ma per quanto è possibile non ci si tira indietro. Uno a cinquemila non è un rapporto vincente, ma magari è una prova necessaria per cogliere in pieno la propria finitezza, o forse per capire che l'opera è dell'infinito e non del finito. Occorre leggere meglio l'azione di Dio e le proporzioni cambiano sostanzialmente. Cercate il Regno e tutto vi sarà dato in sovrappiù, proprio vero non dobbiamo stancarci di cercare senza mai pensare al resto e alle eventuali conseguenze, solo in questo modo si riesce a sentirsi liberi per come il Signore chiede e per come Lui stesso dona.

5 giugno - Giornata vissuta con serenità nell'impegno per il Regno. Dopo il momento mattutino della preghiera, oggi il Vangelo ci ha donato un rapido accenno di Gesù alla vita eterna, ma non si è sbilanciato più di tanto, non è quasi mai parlato in modo antropomorfico e anche oggi ci ha detto solo che non saremo come sulla terra e che vivremo per come la Parola ci ha sempre insegnato. Su questi temi Gesù era molto ermetico, in realtà poi non sono mancati visionari e affini che hanno saputo descrivere il paradiso nei minimi particolari. D'altra parte i creduloni non mancano mai, per cui perché non dire quello che ci pare più immediatamente emozionante. Resta il fatto, che non dobbiamo trascurare il fatto che Gesù non ha mai ritenuto necessario parlarne in modo descrittivo. A seguire l'incontro con i biblisti sui problemi che incontrò San Paolo nei confronti dei suoi contemporanei e sul fatto che la sua rivelazione non percorre un itinerario terreno di Gesù, ma il significato salvifico della resurrezione di Gesù per la salvezza di ogni uomo. Quando arrivava San Paolo ne aveva per tutti, dal serial televisivo si salvi chi può. Era proprio un tipo, meglio di lui nessuno. Sceglieva chi voleva e andava per come il Signore gli indicava.

Ma dobbiamo anche affermare che anche a lui ne hanno fatto passare di tutti i colori, insomma non lo lasciavano mai in pace. ma lui niente, era stato chiamato da Gesù in persona, per cui non doveva rendere conto a nessuno della sua azione. Diamo che male male non è andato. Insomma ha lasciato una traccia che ancora oggi seguiamo con grande passione e interesse spirituale. Tobi, lo hanno chiuso d'ufficio i liturgisti evidentemente non deve avere auto molto ascolto,insomma in tre giorni ce lo siamo tolti di mezzo, oggi poi in poche battute, saltando di qual e di la, lo hanno rimandato nello scaffale di provenienza. Insomma all'inizio della lettura era sull'orlo del suicidio, poi senza raccontarci niente hanno fatto uscire la nuora, che voleva suicidarsi anche lei, infine lo hanno fatto guarire dall'Arcangelo Raffaele. Insomma tutti felici e contenti e tanti saluti a tutti.

Ancora incontro con i catechisti del primo anno dell'Eucaristia per programmare le attività del mese di giugno, tutti aspettano di chiudere in qualche modo con onore, ci siamo dati come appuntamento fine giugno con una uscita in Sila. Intanto cerco di capire come dobbiamo reimpostare i team per il nuovo anno pastorale. Il vero problema rimane la Confermazione/Mistagogia non è facile trovare animatori bravi per i

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preadolescenti. Ci vuole una grande umiltà e un sincero spirito di preghiera, ma dove li trovi i catechisti che pregano perché il Signore li illumini nel servizio da vivere con i ragazzi. Per cui occorre sperare che sia il Signore stesso ad intervenire per il bene dei ragazzi. I preadolescenti sono i più interessanti è l'età del cambiamento e della novità della crescita, insomma una età che è tutta una scoperta.

Ecco perché gli animatori devono veramente essere innamorati dei ragazzi loro affidati, anche perché certamente i ragazzi non si innamorano di loro, hanno altri per la testa. Mano male vuol dire che il mondo continua il suo corso. E Gesù dov'é, vallo a capire. Si, il problema è proprio questo, dovremmo proprio capirlo che fine hanno fatto anni e anni di catechismo. Ecco perché non è facile trovare animatori adatti a questa età. Nel primo pomeriggio a casa degli artisti in contrada Foresta, ogni tanto mi donano dei numeri da vertigine. Li in casa ne ho trovata una con la testa totalmente immersa nel pallone e totalmente innamorata chiaramente di se stessa, poi passa il tempo a far finta che si innamora anche di un giovane, ma ritengo lo faccia per vantarsene con le amiche. C'é di buono che a catechismo non penso sia mai andata, per cui almeno ha una scusante plausibile per la sua permanente preclusione a ogni argomento che vada dai capelli in su. Bellissima e gioiosa, magari leggermente narcisista, qualcuno mi dice eccessivamente ma magari è solo geloso, ci accontentiamo di averla vista, alcune volte deve bastare poco per essere felici, in questo sto diventando un vero specialista.

Poi si espatria nella terra Occitana, convegno a Guardia Piemontese sui fatti inerenti la persecuzione dei Valdesi in Calabria. Siamo nel seicento e purtroppo si viveva di questo, un rogo da una parte, una decapitazione dell'altra era un modo come un altro per rendere presente l''esigenza di mantenere unita la nazione attraverso il fatto religioso, mediante l'appartenenza a questa o a quella religione. Convegno preparato bene con la partecipazione della regione il che vuol dire che almeno non ci dovrebbero essere stati problemi di carattere economico. Gli interventi non sempre misurati da un'analisi vera, erano sostanzialmente accusatori nei confronti della Chiesa Cattolica che d'altra parte era sul banco degli accusati. Molto bella la coreografia con i vestiti tradizionali, anche in questo caso però, c'erano solo le donne, comunque sia vestiti veramente molto belli, musiche molto belle, anche i contenuti non sono stati male sui valori della pace e sui pericoli che le religioni hanno rappresentato quando hanno vissuto la loro missione a braccetto con il potere di turno. E' una operazione complessivamente positiva, anche corre il rischio di diventare un trampolino di lancio per una rinnovata presenza del fenomeno evangelico che ormai da secoli non è più presente nel territorio.

Poi si rientra in parrocchia, non sempre tutto procede per come si vorrebbe, ma allora che avrebbe dovuto dire Gesù con la banda che si è ritrovata e con la quale ha avviato la baracca. Diciamo che oggi come oggi, ci ritroviamo con tante persone di buona volontà che con serenità si rendono disponibili, certo lo so anche io che magari qualcuno fa l'apprendista stregone, altri giocano a fare gli esorcisti, altri cercano non si capisce cosa, ma la gran parte sono veramente secondo il cuore di Dio, per cui si deve solo ringraziarlo per tutto quello che ci ha donato. Poi si richiede una preghiera intensa per alcune situazioni di malattie, sono i giovani che la richiedono per cui non possiamo che corrispondere con grande attenzione e dedizione sincera, il Signore deve proteggere i nostri figli. Infine i giovani che sposano e vogliono la chiesa tutta per loro, altrimenti non riescono a muoversi nell'ambiente liturgico, ma che vestito avrà la sposa? Lo vedremo sabato, mi si dice che è molto elaborato, chiaramente sarà bellissimo, gli sposi sono sempre bellissimi almeno per il giorno del matrimonio, per il dopo, dovrebbero semplicemente pregare un po' di più. Ma non sempre riescono a coglierne il valore.

4 giugno - Come sempre non c'é niente di meglio di una immersione con i ragazzi dell'Accoglienza per rendersi conto che c'é almeno un altro modo di vivere, correre, giocare, mangiare, sorridere, farsi male e

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abbracciarsi. Insomma essere leggermente spensierati. Solo per questo dovremmo pagare i ragazzi che decidono di stare con noi adulti, sempre troppo presi da pensieri seriosi e non sempre disposti al sorriso. Come sempre procediamo con ordine. Prima di tutto la inattesa chiamata del mio fratello più idealistico, Peppino. Capita raramente che ci si senta, generalmente quando ci sono problemi da affrontare, stavolta no, momento di relax e lui ha avvertito l'esigenza di un momento di famiglia, anche per lui la vecchiaia avanza, altrimenti non sarebbe mai accaduto. Ma poiché lui vive e lavora in Svizzera non si è reso conto che a motivo del diverso fuso orario era leggermente tardi, ma che volete ai fratelli si perdona tutto. Io dico che l'ho aiutato in tante situazioni, lui invece afferma che è stato lui ad aiutare me, insomma vera vita di fratelli, da Caino e Abele è quasi sempre la stessa storia.

Ma intanto ci sta accompagnando il libro di Tobia, è un bel testo molto lineare di vita familiare, contrassegnata dalle tante situazioni di ogni famiglia umana, si caratterizza proprio per questo lasciarci entrare, nella vita della persona con i mille problemi che l'accompagnano anche se credenti, educa alla confidenza in Dio. Non bisogna mai allontanarsi dalla certezza del suo amore anche quando sempre che tutto ci crolli addosso. La fede viene provata anche dai componenti della famiglia di cui si è parte e Tobi fa esperienza della fede proprio con i suoi cari. Insomma è un libretto che merita di essere conosciuto anche perché è scritto in modo semplice e per molti aspetti è anche attuale. Insegna ad essere fedeli a Dio anche quando si è derisi e abbandonati dalle persone più care. Come sempre mette anche in risalto l'anello fragile della famiglia di oggi: l'assenza educativa del papà che raramente coglie la preziosità di essere il perno che da stabilità alla comunità domestica.

Dopo veloci saluti di circostanza a chi chiede con insistenza di poter avere maggiore attenzione, ci si incammina nella brezza primaverile verso la collina del centro diocesi, tutto molto bello soprattutto il verde che va sempre più caratterizzando la montagna di Fagnano. Il verde si sa è il colore della speranza per cui tutto va affrontato con il colore giusto, per evitare che ci si infiammi per il nulla. Si guarda aventi con serenità anche se non sempre il fiume scorre verso il mare, ma i rivoli di dispersione ci sono sempre stati per cui basta metterli in preventivo e continuare con serenità e nella pace che il Signore ci va donando. Qua e la leggiamo un presunto addio ai monti dimenticando che nella società globale nessuno parte definitivamente, potendo collegarsi sempre e comunque con tutti e dappertutto, ma alcune volte il trascorso poetico è dominate sulla personalità. Anche questo non è da demonizzare del tutto d'altra parte ad ognuno il suo brodo. In molte situazioni il brodo è quanto mai salutare per cui perché svilirlo con giudizi frettolosi e negativi?

E' una settimana di rilassanti impegni diocesani, la formazione dei catechisti, il confronto ecumenico con i valdesi, l'incontro con gli animatori liturgici, la programmazione del nuovo anno pastorale, il problema delle situazioni matrimoniali difficili. Dico rilassante perché effettivamente sono temi trattati molte volte per cui realmente ci si può confrontare e lavorare con una comprensione piena delle problematiche trattate. L'unica vera incognita è il programma del nuovo anno anche perché cercheremo di elevare il discorso sull'impegno sociale dei battezzati, cosa difficile da far entrare nell'azione pastorale delle comunità, in effetti il rischio che alcune volte corriamo è quello di vivere un cristianesimo clericalizzato che raramente varca le soglie della Chiesa, immaginiamoci le porte della speranza. Il dramma della non occupazione, del disorientamento giovanile, del sostegno alle tantissime situazioni di disagio sociale stentano a diventare il cuore dell'impegno dei credenti. Nel nuovo anno ci proveremo, la speranza è che il Signore non resti deluso dai suoi figli più impegnati.

Al rientro e finalmente, la gioia da condividere con i ragazzi nel senso che loro danno gioia e io ne approfitto. Nulla da descrivere se non le emozioni che ancora riesco ad assaporare guardando la loro

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gioiosa vitalità, alcuni hanno corso per ore, non tutti d'altra parte hanno gli spazi liberi di cui hanno potuto godere nel pomeriggio. C'è sempre la paura che si facciamo male, ma una volta ci si faceva male più spesso e non ci si preoccupava troppo. Anzi non si diceva niente altrimenti c'erano le botte suppletive. Riamane certamente da vivere meglio il senso della responsabilità delle azioni non vigilate, anche perché sono spesso segnate dalla deresponsabilità legate in parte all'età, ma anche alle poche cose chi si lasciano loro fare in autonomia. Un altra nota positiva sono stati i brevi momenti di fraternità vissuti con i rettore Don Antonio che mi ha fatto percorrere i problemi strutturali che l'immobile sta vivendo. Diciamo che per molti aspetti è già vecchio nonostante la sua giovane età.

Anche la partecipazione dei genitori è stata molto significativa soprattutto in ordine alle vettovaglie, una lunga e interminabile processione di vivande si è accompagnata al pomeriggio, devo anche dire che i ragazzi hanno fatto onore agli sforzi dei genitori, e chiaramente non solo i ragazzi ,a magari anche qualche catechista. E il parroco, qualcosa in più del giusto anche perché alcuni passaggi organizzativi erano stati saltati e mi sono trovato costretto a fare cose che non avevo preventivato. La partecipazione dei genitori è insostituibile perché loro sono i genitori, purtroppo ancora in parrocchia non abbiamo famiglie disposte a farsi carico di questo ambiente pastorale. Ma si è certamente convinti che senza la collaborazione attiva delle famiglie non si costruisce la vita di comunità.

Tutto comunque molto bello, ci vorrà del tempo ma la parrocchia è giovane e certamente crescerà nella varietà dei carismi per come il Signore si attende. Certamente bisogna lavorare di più, il servizio educativo non è un impegno da vivere a tempo perso, ma esige una vera dedizione vocazionale. Ecco perché c'é bisogno della famiglia altrimenti si corre il rischio di smembrare la vita familiare. E' però opportuno rimuovere tutto ciò che rende antica la vita della comunità, qualcosa è stato fatto, ma ancora ci sono delle sacche di storicizzazione che è opportuno non ripresentare, lo dico a me stesso anche perché me ne devo convincere, più di come ne sono convinto adesso.

Tu invece continua a danzare, nella vita c'é la sofferenza, è vero, ed è anche bello che tu lo rifletta ma sei troppo giovane per fermarti, ed è troppo bello vederti danzare per pensare che non lo fai più con il tuo sorriso luminoso. In realtà non ti ho mai potuto vedere in questa veste festosa ma è bello pensarti in questo modo. Allora ti dico ancora: danza con gioia, danza anche per chi non può più esserti accanto.

3 giugno - Ma se nella vita cristiana ciò che conta è la fede in Gesù Cristo, è proprio necessario passare tanto tempo ad approfondire i Vangeli, le Lettere Apostoliche e via a seguire? Come sempre tutto dipende dal rapporto che si vuole instaurare con una persona, c'é chi si accontenta di un rapporto fugace e occasionale, altri invece cercano di vivere una intensità relazionale maggiore, capace anche di coinvolgere in una dedizione affettuosa più vera e più autentica. Insomma una migliore padronanza delle scritture è una migliore comprensione della preziosità di Gesù Cristo. Colui che apre la nostra vita all'eternità, ma che ci dona, già sulla terra, la possibilità di poter vivere con grande gioia l'esperienza nella dedizione fraterna, della vita di comunità e della ricerca di un significato sempre nuovo da dare alla vita di ogni giorno. Non sempre è facile cogliere il senso dei suoi insegnamenti anche perché venivano dati a comunità totalmente diverse dalla nostra, ma è comunque molto bello sentire parlare della sua attenzione alla persona e della sua volontà di comprendere ciò che noi riusciamo a capire di Lui.

La comunità dei cristiani spesso vive distratta la ricerca del suo messaggio e questo certamente impoverisce la nostra capacità di incisività nel nostro tempo, al punto che essere cristiani e non esserlo sembra non cambiare molto gli atteggiamenti sia nei confronti del mondo che nei confronti della vita eterna. Sappiamo tutti bene che c'é un cambiamento epocale e se questo non si evince è solo perché viviamo la nostra fede con mediocrità. Noi non sempre ce ne rendiamo conto ma se ne accorgono bene i

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nostri figli che comprendono che al di la delle tante belle parole, anche noi stentiamo a comprenderci come la novità dell'amore di Dio nella vita dell'uomo di oggi. Solo la ricerca della verità che Parola stimola a perseguire senza stancarsi ci permette di vivere in modo diverso e più luminoso la dignità che ci è stata donata dalla morte e resurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. E' una verità che non dobbiamo dimenticare mai, questo ci aiuta a rischiare di più su Gesù e di valorizzare maggiormente la nostra presenza nella storia. Anche tanta parte del mondo di oggi avverte l'esigenza di sentirsi cristiano, dobbiamo sentire la responsabilità di questa missione che il Risorto ci ha affidato, trasmetterlo ad ogni uomo perché ogni uomo si senta amato e perdonato da Dio.

2 giugno - Con la processione del Corpus Domini chiudo una giornata veramente illuminata dall'amore di Dio. Intanto dichiaro ufficialmente chiuse le Visite alle Famiglie, ne ho incontrate circa mille e trecento, ritengo si non averne incontrate, anche a motivo degli orari che avevo a disposizione, almeno altre mille. Però, nonostante i limiti legati alla frettolosità dell'esperienza, adesso ho una idea più complessiva della parrocchia che mi è stata affidata. Parlo della parrocchia, non di quelli che vengono a messa a San Giuseppe, questo apre un altro discorso che meriterebbe maggiore attenzione. Si evidenzia come un po' dappertutto una forma di turismo religioso, che non esprime attaccamento alla propria vita parrocchiale e che determina anche un accomodamento del livello di adesione alla vita di Chiesa molto superficiale. Occorre anche constatare che a fronte di un livello formativo delle discipline umane abbastanza professionale, la conoscenza e la comprensione della fede dei battezzati rimane a livello di formazione catechistica. Inoltre va anche sottolineato che non ci si scomodo facilmente dai propri ritmi familiari, per cui anche i momenti estemporanei di formazione, che come parrocchia abbiamo avviato, raramente vedono partecipi i nuclei familiari. Sembra che la fede sia generalmente appannaggio della componente femminile.

La gente è molto buona, molti che abitano prevalentemente le palazzine popolari o le contrade, provengono da Scalea vecchia e conseguentemente restano legati alle chiese del centro storico. I quartieri nati dal boom edilizio sono praticamente deserti o scarsamente popolati, vanno sempre più diventando spazi di non vita, nei quali prevale la solitudine e alcune volte anche la paura. Va anche stabilizzandosi una nutrita presenza di extracomunitari di tradizione nord africana e asiatica, che fa molta fatica a inserirsi nel tessuto sociale, dal punto di vista religioso sono normalmente di appartenenza islamica e sono già organizzati con una loro moschea. Nella parrocchia sono anche presenti altre forme di presenze straniere che però, anche in virtù di legami sponsali sono pienamente inseriti sia a livello sociale che religioso. Dicevo altre volte che sostanzialmente siamo ancora alla prima generazione di immigrazione per cui la gran parte della parrocchia è abitata da persone che provengono dai paesi limitrofi e dal napoletano, sono ormai stabilizzati però i loro legami affettivi e spirituali li portano a vivere con più attenzione ed emozione, come accade per tutti, i ricordi dell'infanzia. Questa situazione riguarda anche la gran parte degli animatori pastorali, che non sempre hanno una comprensione piena, di ciò che sono chiamati a vivere come servizio vocazionale alla vita di comunità.

Emerge con vigore la situazione di crisi, per cui molti nuclei familiari spesso sono provati dalle difficoltà economiche. Sussiste ancora un profondo legame di solidarietà tra le generazioni parentali per cui ci si sforza di sostenere il disagio all'interno della famiglia stessa. non mancano anche nuclei familiari con una economia più stabile che abitano prevalentemente l'area che una volta era rurale e che adesso diventa sempre più residenziale. Il tessuto familiare della parrocchia è composto in prevalenza da coppie giovani, per cui molte sono anche le situazioni difficili determinate da legami matrimoniali irregolari. Questa situazione, esige una maggiore delicatezza nelle relazioni educative e la disponibilità all'accoglienza, in virtù del fatto che comunque chiedono, magari secondo una loro comprensione molto personale, di essere considerati parte della comunità cristiana insieme con i loro figli.

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Sarà necessario un lungo e intenso lavoro pastorale per far comprendere che la vita cristiana si costruisce con sacrificio e non con la bacchetta magica, con affetto verso gli appuntamenti della parrocchia e non in modo turistico un po' qui e un po' dove capita. Insomma costruire la vita di comunità richiede una vera disponibilità a donarsi e non a piangersi addosso o, peggio ancora, il pensare di poter fare cento cose, ma in realtà non si combina proprio nulla. Caratterizzante la vita parrocchiale è la presenza di molti giovani e tantissimi bambini, che chiaramente rappresentano il futuro stabile della vita della parrocchia. Che però esigono un servizio di accoglienza maturo e stabile che ad oggi la parrocchia stenta molto ad esprimere.

Può bastare altrimenti non leggerete più, però c'é ancora molto da dire, ma magari lo farò in altra sede, d'altra parte è bene conoscere meglio per servire meglio. Oggi, dopo il momento celebrativo del mattino con tre battesimi e un cinquantesimo di matrimonio, sarei dovuto salire al Castello per incontrare i promessi sposi Daniela e Alberto, ma mi sono lasciato assalire dall'esigenza di dover riposare e sono rimasto in sede. Avrei proprio voluto incontrarli ma sembra che stia diventando una impresa impossibile, è già la terza volta che diserto gli appuntamenti e intanto il matrimonio si avvicina. Magari cambieranno sacerdote celebrante, d'altra parte a Roma ne avranno conosciuti tanti, staremo a vedere. La processione è scivolata con serenità, ancora non riesco a cogliere il movimento spirituale che determina, per cui ho cercato di viverla concentrandomi nella preghiera per i giovani, il resto in riferimento alla comprensione dei contenuti, non penso mi appartenga. Almeno per adesso non mi sforzo troppo di capire. Ho risalito la collinetta come quando accompagnavo Don Tolentino al Carmine cercando di rivisitare mentalmente quei momenti, occorre anche affermare che il centro Storico continua ad avere un suo fascino, magari solo turisticamente, però è sempre interessante percorrerlo respirandone il clima.

Mancano le persone, per cui mancano le coperte ai balconi, mancano i fiori per strada, insomma ritengo che anche Gesù, che pure passa per queste strade da tanti anni, si chiederà ma perché la gente continua a spostarsi in pianura, abbandonando le case dei loro padri. Gesù è una persona paziente, si è lasciato intronizzare, e portato dai vari sacerdoti ha riattraversato gli ambienti che conosce bene, Lui sì che potrebbe darci una lezione su Scalea, quante ne ha visto nel corso dei secoli. Ma non parla, anche Lui è troppo concentrato sulle difficoltà dell'oggi o forse ha paura che gli scalini siano troppo pericolosi per un cammino dialogato. Insomma è meglio tacere anziché distrarre chi ti sta portando oltretutto vestito in modo molto sofisticato. Magari inciampa e mi fa finire a terra e, dato che Lui questa esperienza l'aveva già vissuta a Gerusalemme, vorrebbe evitare di doverla ripetere.

La spiritualità di comunione non è un problema di fare delle cose o di organizzare manifestazioni, recitava il Santo Padre Giovanni Paolo II all'indomani del Grande Giubileo, ma il cuore orientato e immerso nell'amore trinitario, al punto da impostare ogni azione della propria vita nella disponibilità all'amore gratuito verso tutti. Cogliersi parte integrante del mistero di amore della SS. Trinità esige una grande disponibilità all'ascolto, a anche un provare sempre gioia nel donarsi. Vivere sempre oltre le proprie passioni, i propri desideri e diventare altro da se stessi al punto da percepirsi veramente se stessi nell'altro che il Signore ti chiede di amare. Poi ti si presenta il problema dei fuori ruolo e tu continui a chiederti che ci sta a fare quella persona in quel luogo a fare solo danni. ma magari sei tu che fai fatica a coglierne la preziosità visto che altri la percepivano un bene prezioso per la vita della comunità, e allora ti sforzi di capire anche se alcune volte, per come la vedo io, c'é veramente poco da capire.

Ci vuole più tempo per imparare ad ascoltarne la voce, ma non penso di trovare mai questo tempo anche perché la parrocchia che mi è stata affidata ha un linguaggio troppo diverso e correrei il rischio di perdere tempo su ciò che non mi compete. Non è facile sentire il respiro della vita parrocchiale, occorre abitarla, coglierne la vitalità, tastarne gli umori, sperimentarne l'affettuosità, gioire anche per le situazioni

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umanamente difficili da affrontare. Ancora siamo molto lontani da tutto questo, anche perché è una parrocchia totalmente innovativa da molti punti di vista, ci vorrà molto tempo per sentirne gli aneliti spirituali e poter così orientare la ricerca interiore guardando al bene che siamo chiamati a trasmettere.

Ogni cosa ha bisogno del suo tempo recita il proverbio dei saggi, è proprio così. Le migliaia di persone che compongono questo nucleo di vita spirituale devono lentamente uscire dell'anonimato dei volti che si incontrano sorridendosi, occorre imparare a chiamarsi per nome, imparare anche a leggere gli umori che si accompagnano alla vita familiare. Vi sarete accorti che in mente ho solo la parrocchia, magari anche un modo severo di leggerla, ma non riesco a distrarmi su altro, per cui vi lascio ai vostri rispettosissimi riposi e vi auguro una santa notte nella gioia che il Signore ci ha donato.

30 maggio - Sotto un acquazzone meravigliosamente tropicale e con un clima tipicamente autunnale ci siamo imbarcati per il pellegrinaggio al Santuario di Pompei, quasi tutti presenti all'appello, due non si sono presentati e uno si è perduto per strada. Per il resto tutti in perfetta forma, d'altra parte erano i creativi della parrocchia per cui non c'era da sbagliare. Ma qualche accenno a ieri lasciatemelo fare. Se ricordo bene era mercoledì, per cui, dopo la celebrazione dell'Eucaristia, nella quale il Signore ha incoraggiato, noi ministri del sacro, a vivere con gioia una povertà più coerente. Mi sono intrattenuto con gli apprendisti biblisti nell'incontro di approfondimento, l'argomento totalmente alla loro portata era l'istituzione della Cena del Signore, d'altra parte ci stiamo preparando al Corpus Domini. Tutto molto bene, escludendo una sovrapposizione di impegni, pubblicazioni dei carissimi della Lintiscita e l'incontro con i catechisti della mistagogia, che mi hanno costretto all'inseguimento, ma poi il traguardo, almeno per adesso l'ho conseguito. Dopo di che mi sono messo in cammino per le ultime giornate di visita alle famiglie e questa volto ho percorso la Foresta, poche abitazioni, zona molto panoramica, area atipica per Scalea, ma comunque a Scalea. Diciamo che alle ore tredici ero di ritorno in Chiesa vincitore, avevo completato la Foresta.

Nel pomeriggio ho orientato la mia attenzione verso una zona che avevo sempre guardato solo dalla superstrada, dalla quale appare tutto sommato abbastanza disabitata. Insomma pensavo di chiudere al partita in tempi brevi e voilà più di cento famiglie gioiosamente in attesa del parroco che da circa trenta anni non si vedeva da quelle parti. Località Salicelli, mi sto facendo una cultura niente male del territorio una volta rurale di Scalea,che invece adesso risulta essere particolarmente conteso tra i diversi enti. Insomma c'é in corso un contenzioso collettivo con il demani fluviale con quel che ne consegue in lungaggini burocratiche e competenze istituzionali, ritengo che, forse, i loro pronipoti riusciranno a vivere sereni fra un mezzo secolo. Intanto si procede con la carta bollata. Il resto se volete saperlo ve lo fate raccontare da loro che certamente non si lasceranno pregare. Abitano qui tanti compagni dell'adolescenza, primi fra tutti i miei vicini di casa in via Oberdan, di cui conoscete già la carissima Simona, tanto per cambiare non era in casa magari era con il fidanzato, che stiamo incoraggiando alla vita matrimoniale. Altri di Scalea vecchia, le cui nipoti partecipano con entusiasmo all'attività catechistica, insomma mi sono sentito veramente a casa. Non posso trascurare anche i tanti cani e gatti fortemente presenti nel territorio.

La serata è stata caratterizzata dal dialogo spirituale, non posso dire confessioni, perché se non arriva alla coscienza del peccato è veramente difficile poterlo confessare. Insomma si è cercato di dare conforto e di incoraggiare alla fiducia nel futuro e nella famiglia. Domanda facile, si può vivere sotto lo stesso tetto ed avere una percezione totalmente diversa del proprio rapporto coniugale? la risposta ovvia sarebbe certamente no, invece quella vera potrebbe realmente essere si. Capita in moltissime famiglie, basta non parlare mai con il proprio marito/moglie. Ma è possibile non parlare mai di se stessi? La risposta è il riciclaggio della precedente. Si può realmente stare insieme da perfetti estranei. Ma allora cosa vuol dire

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stare insieme e perché si continua? la casistica è veramente molto variegata. Ma dico questo solo per aiutare a capire che il lavoro per la composizione della famiglia cristiana è enorme, come anche che i tanti fatti di cronaca che caratterizzano le comunicazioni dei nostri mass media sono solo la punta di una incomunicabilità che è molto più ampia, e viene vissuta nella costante tensione, nella possibilità di poter esplodere da un momento all'altro.

Tanti pensieri e un grande senso di profonda impossibilità a intervenire sempre e con tutti, in realtà mi rendo conto anche di non riuscire a dare il tempo necessario all'ascolto, neanche a coloro che chiedono una maggiore attenzione. Questo vale anche per quelle situazioni che esigerebbero una mia più attenta partecipazione e invece riesco solo ad essere assente, non nei pensieri, ma questo magari lo so solamente io, e poi cosa se ne fanno gli altri di essere semplicemente pensati, quando in realtà non ti rendi mai presente? Ma purtroppo è così, si vive il momento del dialogo, cercando di farlo fuggendo e poi si crea l'ansia di un altro possibile incontro da contestualizzare non si capisce bene in quale giorno sempre con il beneficio di eventuali altri impegni che si sovrappongono. Ma è proprio così? Magari è anche peggio. La cosa positiva è che molti cercano il dialogo con il parroco, quella negativa e che il parroco no riesce a trovare il tempo per tutti. Neanche ritengo che le cose potranno migliorare in seguito, dovrei togliere qualcosa, ma cosa? Semplicemente ci vorrebbero aiuti più stabili e maturi, magari dovrei accontentarmi di più, ma questo è da scartare a priori.

Oggi è scivolato in compagnia della Vergine Santa, meta il Santuario per eccellenza del Santo Rosario, la compagnia era molto affiatata anche se eterogenea. D'altra parte ogni attività non può che essere così, data la composizione demografica molto diversificate della parrocchia. A questo si deve aggiungere un interscambio parrocchiale vissuto con molta naturalezza, diciamo che l'affetto verso la propria parrocchia di origine non è molto diffuso. Insomma si può parlare di un'unica parrocchia nella diversità delle Chiese e questo fatto riguarda tutte e tre le Parrocchie. insomma la gente gira senza problemi e con naturalezza tra i vari altari. Forse è meglio così. Viaggio sereno vissuto in preghiera, celebrazione leggermente frettolosa all'altare della Vergine Santa, ma in questi casi si percepisce vivo il significato di essere di passaggio, sai di essere li, ed è importante ma è come se tu non ci fossi. Pranzo classico dei pellegrini, insomma non mancava nulla. E' stato leggermente intervallato da lunghe passeggiate per recuperare i dispersi, ritengo mi sia stato di aiuto per la digestione. Un pensiero mi si ripresentava costantemente, lo scorso anno negli stessi giorni sono stato lì in due occasioni con la parrocchia dell'Immacolata e non potevo pensare minimamente a quello che sarebbe accaduto in tempi brevissimi.

Al ritorno sosta a Teggiano per un momento di ringraziamento e di preghiera alla tomba di San Cono, anche questa tappa è stata vissuta con gioiosa serenità in una disponibilità piena anche agli imprevisti che non sono mancati. Tutto era pronto per la grande festa patronale, come sempre forse sarebbe necesssaria una più qualificata presenza per accogliere i fedeli nella Chiesa Cattedrale. Ultima tappa all'autogrill di Sala Consilina. Ad un tratto mi è sembrato di vedere Domenico e Tonino che scendevano dal Pullman, con in mano la sopressata gelosamente custodita per tutto il pellegrinaggio, e con in mano il fiasco di vino. Si comincia tagliandola in fette sottilissime anche perché ne devono mangiare tutti e si completa con la pizza. Ho stropicciato gli occhi e mi sono accorti che non erano loro, anche perché erano le esperienze del Castello che ormai appartengono alla memoria di uno, che forse conserva troppi ricordi, per riuscire a vivere bene l'oggi che il Signore gli chiede di animare. Siamo ritornati nella pace del signore e in un sincero clima di fraternità.

Ma il Signore mi stava aspettando per l'Adorazione e questa sera abbiamo lungamente pregato per cogliere meglio il significato delle Comunione Trinitaria come fondamento di ogni disponibilità all'amore

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vicendevole. Molto spazio è stato affidato al silenzio, d'altra parte il tema della serata non aveva bisogno di tante parole ma di disponibilità all'ascolto. Tutto si è concluso scomodando ancora la Chiesa di Polonia, che quando era ancora in auge la Cortina di Ferro invocava la benevolenza della Vergine Maria con il canto dell'Appel di Jasna Gora. Fa sempre bene ricordare la fede del popolo, che quando ha bisogno di aiuto si rivolge con la fiducia del cuore alla sua mamma celeste.

28 maggio - E con grande sorpresa mi sono accorto di essere arrivato alla C.da Sant'Angelo, insomma adesso sono quasi alla fine del grande pellegrinaggio di Pasqua, rimane la Foresta e la Via del Mare, insomma ci vuole sabato e poi, con buona pace di tutti, dichiarerò chiusa questa fase così bella e interessante del mio ministero pastorale. Il territorio è caratterizzato dalla presenza delle famiglie De Vattimo e Cauteruccio con i vari incroci familiari che si sono susseguiti nei decenni successivi. Tutto ben coltivato, tanto per sfatare il detto che nessuno lavora più la terra, e poi tanta gioiosa accoglienza al parroco. In realtà forse sono io che vivo con meno angoscia questa ultima fase delle visite anche perché sono quasi alla fine. Insomma mi fermo di più, dialogo in modo più sereno, cerco di capire anche un po' la storia di questi insediamenti, tutto qui sono più rilassato. La gente? La gente, come sempre, è uno spettacolo, non sa più che cosa vuole offrirmi. Anche io ho l'imbarazzo di cosa posso prendere senza subirne troppo le conseguenze. Magari quando tutto sarà finito sarà utile fare un controllo generale. La domanda d'obbligo è: quando tutto sarà finito? Cosa può mai significare finire tutto.

Vi propongo alcune immagini dell'ambiente che ho percorso nel pomeriggio, anche perché in mattinata ho vissuto l'ascesa a San Marco Argentano per orientare alcuni appuntamenti della settimana prossima. Tutto sembra proseguire in modo sereno anche se non con troppa esuberanza, ma ci può anche stare una fase di riflessione prima di stabilire il livello di assestamento. Convegno Catechistico, Convegno Liturgico, Consiglio delle Scuole di Formazione Teologiche, Formazione del Clero in Sila, sono gli appuntamenti più rilevanti che mi aspettano. In che cosa è necessario essere presente? Per cercare di capire quali risorse nuove il Signore alimenta nella chiesa diocesana per cambiare la vecchia guardia, anche a livello diocesano c'é una vecchia guardia che forse ha bisogno di ricambio, per poter lavorare meglio. Però per poter cambiare occorre che ci siano nuove disponibilità. Dopo la fase molto complessa e diversificata della revolucion, occorre adesso vivere quella della disponibilità alla costruzione dell'amore verso la Chiesa locale, questo esige una maturità che passa attraverso la vita di preghiera, l'umiltà e la gioia di vivere al servizio degli altri senza fare troppo chiasso.

L'albero delle ciliege è fotografato per come era prima del mio passaggio, ad un tratto mi sono riscoperto bimbetto e mi sono soffermato a mangiarne tanto per rinverdire il detto che una ciliegia tira l'altra, poi non me la sono sentita di fotografarlo per come lo avevo lasciato. Ma potete immaginarlo con molta libertà e poca varietà interpretativa. Come sempre il percorrere la contrada da serenità e gioia, oltre a fare molto bene, sono stato veramente felice di incontrare persone che partecipano stabilmente alla vita della comunità e che vivono all'estremo confine della parrocchia, questo mi fa capire che esiste una base storicizzata anche per la nostra comunità. Non tutto può essere gioioso, anche in questi ambienti veramente belli e laboriosi c'é molta sofferenza, ma è la vita dell'uomo nella sua ciclicità che va accettata e affrontata per come il Signore dona. Effettivamente occorre educare ed educarsi ad accettare e a fare la volontà di Dio anche quando questa ci diventa scomoda. La via della croce è la via dell'amore, questo è un insegnamento che facciamo veramente fatica ad accogliere.

Intanto si guarda al futuro, si guarda ai poveri che ci sono accanto, si guarda i giovani che chiedono di essere valorizzati, insomma si cerca di non essere distratti in nulla perché ognuno ha diritto alla sua

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attenzione. Soprattutto le mamme chiedono di essere ascoltate nelle loro difficoltà e incomprensioni, le tante scene di esplosioni violente che seguiamo nei nostri mass media sono presenti in molti contesti familiari, e sono determinati, prima di arrivare all'esplosione, dalla situazione di profondo cambiamento che sta attraversando la famiglia anche nella nostra comunità. Non sempre tutto questo riesce in modo indolore. certo questo non deve generare un clima di paura, però merita di essere seguito con la preghiera e con l'attenzione a tutte le situazioni che ci vengono sottoposte, anche per evitare di dover poi dire non mi ero accorto di nulla, o la classica frase sembravano una coppia normale. L'emancipazione della donna esige un profondo cambiamento di mentalità da parte degli uomini che significa anche una maggiore responsabilizzazione in campi che ordinariamente erano appannaggio del mondo femminile, ma nel frattempo molte cose sono cambiate ed è opportuno rendersene conto per il bene della famiglia e per il bene dei figli.

I giovani? I giovani si pascolano da soli, magari qualcuno è da riformatorio, ma poiché la gran parte vive in modo sereno lo stare insieme, non si dovrebbero incontrare troppi problemi nell'amalgamare il tutto. D'altra parte il compito della parrocchia rimane sempre quello di accogliere prima di tutto coloro che nessuno accoglie, proprio perché hanno problemi nelle loro famiglie e negli ambienti di socializzazione. certo occorre trovare altri adulti disponibili a spendersi con entusiasmo per vivificare gli spazi pastorali, ma questo non sarà facile anche perché esigerebbe un cambiamento di mentalità che non molti ritengono di dover operare. la parrocchia intesa come scuola di catechismo e come luogo delle celebrazioni è certamente più comoda da vivere, e poi scomoda molto di meno, ma sappiamo tutti bene che il nostro tempo esige un modello di parrocchia diverso che i documenti del magistero hanno sintetizzato nella formula Casa e Scuola di Comunione. Occorre dare il tempo ai giovani di maturare una migliore coscienza del loro protagonismo positivo e della necessità di loro atteggiamenti più responsabili, si e si riesce si parte sereni anche se il supporto degli adulti, magari da vivere in modo distratto e non soffocante, rimane indispensabile data la fragilità che alcune volte si accompagna alla crescita dei nostri figli.

La serata è trascorsa serena, guardando i ragazzi che giocano spensierati, o almeno così pare a noi seniores, con la preparazione dei battesimi che esige più affetto e disponibilità, con la vita familiare che alcune volte bussa anche alla mia disponibilità quasi sempre assente. Il Signore oggi ci ricordava che avremmo ricevuto il centuplo insieme a persecuzioni, è proprio così, anzi in realtà io devo affermare di non aver quasi mai sperimentato le persecuzioni, per cui non posso che ringraziare il Signore per tutto quanto mi ha dato e continua a darmi senza alcun merito da parte mia. Non è facile corrispondere all'amore di Dio, ma quando ci riusciamo certamente non avremo mai modo di pentircene, anche perché Lui ripaga abbondantemente con la serenità relazionale e la pace interiore. Però al primo posto dobbiamo imparare a mettere Lui e non noi stessi, come anche è bene cercare in ogni fratello il dono della sua presenza per imparare ad amare tutta la comunità e poter contribuire, ognuno con i propri carismi, a costruire la comunione attorno alla Chiesa di San Giuseppe Lavoratore. che non vuole essere solamente un luogo di riunioni, ma soprattutto un gruppo di persone che vive sempre con più gioia la capacità di cercarsi per rendere presente l'amore con cui Gesù ci ama.

26 maggio - E alla fine scoppiò la quiete. Dopo una Domenica vissuta a un ritmo molto bello e sapienziale, per parafrasare il libro dei Proverbi, nella bella immagine che ci ha donato dello Spirito saltellante e gioioso, che si accompagna all'azione creatrice di Dio. Purtroppo nessun artista ha inteso raffigurarla eppure sarebbe veramente innovativa, anche per rileggere l'icona che abbiamo di Dio, generalmente trasmesso con un cippiglio severo e preoccupato. Il sapienziale avverte l'esigenza di dare gioiosità a un avvenimento esclusivo della storia, che non poteva non essere contrassegnato da un clima di festa. Ma magari da pure fastidio un Dio che sorride festante, che danza per la gioia di aver determinato l'esistenza del creato. D'altra

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parte ci siamo abituati alle figure ieratiche della tradizione bizantina del Dio monarca al centro della corte, o di quella normanna che lo descrive poco meno del guerriero pronto per scendere in battaglia. Per farla breve Dio ne deve proprio sopportare tante, Lui magari avrebbe preferito essere raffigurato come un buon padre di famiglia con tanti bambini sulle ginocchia o che gli correvano intorno per farlo sorridere e coinvolgerlo nei loro giochi. Avremo mai una Chiesa decorata in questo modo? Probabilmente no, sarebbe troppo vicino al mondo che creato mentre piace leggerlo totalmente staccato dalla nostra realtà.

Ieri mattina matrimonio al Centro storico nella Chiesa del Carmine, ma scrivo solo perché ho avuto la prova che cercavo, sembra che effettivamente sia vero che erano in quattro in pizzeria, anche perché in chiesa tra gli invitati ne ho visto due, lui noto e lei ignota che si è premurato di presentarmi come la sua vera fidanzata, insomma che dire non male non male. Ma poi mi ha detto che ci vorranno anni perché l'allegra famigliola ha un ruolino di marcia matrimoniale abbastanza nutrito e il giovane figura per ultimo nell'elenco. Comunque sia, quello che conta è che sia stato fugato ogni dubbio possibile sulla possibilità della presunta tresca intraparrocchiale. Oggi giornata di Prime Comunioni, non solo in parrocchia ma anche al Casale, avevo organizzato per poter partecipare in qualche modo alla gioia di qualche ricordo da rubare ai confratelli, ma poi ho dovuto desistere, perché ieri il Signore ha chiamato a se la sig.ra Massima, e la Domenica della SS. Trinità è diventata satura.

In questi casi si toglie sempre il relax per portare speranza e pace a coloro che mi sono stati affidati. Far cogliere la morte come un atto d'amore di Dio non è un'arte facile ma è sempre più necessaria anche perché l'eternità corre il rischio di lasciare il tempo che trova, la si trascura troppo da parte di tutti e quando bussa alle nostre porte ci trova sempre impreparati. Liturgia semplice anche nella partecipazione dei fedeli, evidente distratti da altri impegni di fraternità. Soprattutto in questi casi è importante aiutare a cogliere la preziosità delle persone, senza guardare troppo al ceto sociale o alle situazioni familiare il Signore ci ha insegnato ad amare tutti e in particolare i più abbandonati, per cui maggiore impegno quando uno viene trascurato o peggio ancora dimenticato. Ma nella comunità capita spesso anche perché, essendo molto numerosa e variegata nella provenienza, non è facile comprendersi una famiglia cristiana che vive la disponibilità della solidarietà anche verso gli sconosciuti. E' una nota dolente di molte comunità, nel senso che può essere generalizzata, ci si orienta sempre più all'atteggiamento che ognuno piange i suoi morti.

Secondo turno delle Prime Comunioni vissuto in modo più rilassato ma non per questo meno significativo, ho avuto modo di cogliere negli occhi dei ragazzi una grande emozione, ma soprattutto ho avuto modo di condividere brevi momenti di condivisione e di gioia vera. Le cose cominciano a maturare nella positività che sembrava dovesse esigire tempi più lunghi, d'altra parte quando si lavora con i giovani si fa sempre prima. Sono troppo bravi per loro un passo è sempre un salto, magari si rompono le gambe ma è importante non farli ingessare prima del tempo, sarebbe farli morire senza dar loro la possibilità di poter vivere. Diciamolo pure cominciano ad affezionarsi al servizio parrocchiale e riescono anche ad essere fedeli agli impegni. Una comunità ministeriale e una comunità di servi, non di padroni. Anche se le categorie non si usano più neanche a livello sindacale. Alcune volte Gesù corre il rischio di essere buttato fuori della storia, ma si fa più fatica a rimuoverlo dai cuori degli uomini, anche se il processo in atto di sostituirlo con le cose o con le preoccupazione del tempo presente è sistematico.

Non male, facendo i necessari scongiuri, alcune volte è meglio rischiare che sopportare. D'altra parte il livello dei così detti professionisti, lo si coglie dal fatto che rimosso il ruolo è rimossa anche la presenza nella comunità, insomma per molti conta più il ruolo che non l'essere un battezzato della comunità. Il che non deve far gridare al ladro, al ladro. Voglio dire che capita spesso tra i carrieristi del sacro, ma se questi si propongono modelli per gli altri, diventa terribile, siamo all'abiezione del Regno che Gesù è venuto ad

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annunciare. Ma d'altra parte se anche Lui doveva insistere con insistenza nelle affermazioni tra voi però non sia così vuol dire che, anche ai suoi tempi, gli atteggiamenti andavano corretti continuamente. Oggi Gesù ha cercato di farci penetrare nel mistero della sua intimità con il Padre e con lo Spirito Santo, ma sarebbe bello cercare di capire, mediante una indagine magari anche superficiale, quale profondità spirituale hanno trovato i suoi insegnamenti. Gesù parla sempre dell'amore, ci chiede sempre di amare, ci chiede sempre di lasciarci amare. Ma che parola è la parola amore? E' una parola bellissima che possiamo coniugare in mille modo ma comunque continua ad esprimere la sua bellezza e significatività.

Non posso non parlare di un Confratello del Castello che il Signore ha chiamato a se nei giorni scorsi, Enrico è il suo nome. Un vero devoto della Madonna delle Grazie e del Santuario a Lei dedicato. Magari posso dire di più lui stesso si percepiva parte della storia della presenza della Madonna delle Grazie a Belvedere, essendo segretario della Confraternita sin dai suoi anni giovanili, in sostituzione del padre che lo era stato prima di lui. E' il mondo confraternale che non sempre si comprende nella sua preziosità e caratterizzazione, ma certamente ha fatto per secoli un grande bene alla vita della Chiesa. Al centro è la famiglia che con la sua appartenenza trasmette gelosamente le proprie tradizioni, come una forza insostituibile che cementifica le relazioni all'interno della famiglia stessa e con il mondo esterno. Il bene è da comprendere nel senso più ampio del termine, dal punto di vista spirituale, morale, strutturale e di tutela del patrimonio storico e artistico. Io ho avuto la fortuna di conoscere questa esperienza nell'impegno pastorale a Belvedere, e non nascondo che ne sono rimasto piacevolmente edificato, anche la mia permanenza ha significato una riqualificazione della comprensione pastorale delle Confraternite che non ha mancato di creare delle difficoltà interpretative e relazionali. Ma sempre tutto è stato vissuto nel rispetto dei ruoli e delle competenze.

Di lui non posso dimenticare la puntigliosa gelosia nel redigere i registri, gli elenchi degli oggetti, la volontà di controllare sempre ogni cosa soprattutto per quanto concerneva la festa della Madonna delle Grazie e la sicurezza del Santuario. La sua dedizione al Santuario, ogni giorno ai piedi della Vergine Santa per alimentare la lampada votiva, lo rendeva importante e in alcune situazioni insostituibile. Adesso si va avanti lo stesso? No, adesso qualcosa cambia, anche perché il Signore, in questi anni, ha chiamato a se alcuni protagonisti storici della Confraternita delle Grazie e Consolazione che hanno portato con se le loro memorie, le loro preziose esperienze, la loro dedizione totale assoluta alla Madonna e un modo totalmente esclusivo di leggersi depositari di una verità salvifica che non tutti possono comprendere. Lo so per molti possono sembrare parole eccessive, ma alcune cose occorre viverle per comprenderle, altrimenti si fa fatica a coglierne la specificità.

Tante cose cambiano, altre sembrano poggiate in modo apatico nelle pagine della storie, l'impressione è che siano sempre allo stesso posto. In realtà sappiamo tutti bene che non è così, la vita fa il suo corso e persino il salmista che si interrogava sul mistero della fiducia di Dio nell'uomo oggi vive la comprensione della sua domanda non più in mezzo a noi, anche se le sue riflessioni sollecitano anche la nostra mente, il nostro cuore. E' il senso vero della vita che nessuno può gestire in proprio con gli entusiasmo e le brutture che caratterizzano il nostro tempo. Chiudo con un pensiero alla cara Assunta, l'ho conosciuta che doveva avere sei anni, veniva agli incontri biblici, spesso anche all'adorazione eucaristica, alcune volte alle prove di canto ma solo per giocare peri fatti suoi, è sempre stata molto riflessiva e con i suoi grandi occhi mi ha comunicato per anni tantissima dolcezza, molto più che con le poche parole che esprimeva. Oggi per la prima volta si è nutrita di Gesù, non posso che augurarti ogni gioia, nel cammino festoso che hai sempre percorso sorridendo in modo schivo, e che da oggi, se è possibile diventa ancora più esuberante. Anche perché nel frattempo sei cresciuta, ma il tuo cuore è sempre rimasto particolarmente affezionato a tutto quello che il Signore ti ha donato di poter vivere.

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24 maggio - Dopo il momento mattutino delle informazioni generali e l'espletamento delle ordinarie funzioni di parroco, tra le quali la più impegnativa rimane quella di incoraggiare a cogliere la bellezza della fedeltà coniugale. Sono tante le situazioni di irregolarità coniugale che si cerca di orientare alla bontà della vita familiare cristiana, anche se non è facile. Magari di questo tratterò un altro giorno, anche perché è un argomento molto complesso e delicato. Mi sono incamminato verso la C.da Impresa, alla scoperta di un territorio praticamente mai percorso precedentemente, in realtà, poi mi sono reso conto, non è così, poiché vi abbiamo celebrato una delle Via Crucis durante la Quaresima. Famiglie molto buone e semplici, nuclei familiari storicizzati che vivono da sempre in questo territorio, immediati nel comunicare le loro impressioni e autentici nel parlare del loro modo di vivere la fede o più semplicemente del non viverla. Qualche rapido accenno alla gioia dell'incontro, la riscoperta di una attività della quale io non conservo alcuna memoria, la mia presenza che tutti ricordano con gioia, nell'animazione di una festa di contrada nella scuola elementare che allora era in quelle terre.

Volti che occasionalmente intravvedo in parrocchia, ma che adesso colgo con più intensità nel loro habitat ordinario. Volti luminosi, dediti alla vita familiare senza troppi grilli per la testa, ho anche vissuto un momento di confronto energico con un appartenente a non ho capito bene cosa. A chiusura due visite a persone che spesso incontro, di carattere particolarmente affettuoso, ma che non sapevo abitassero quel territorio. Generalmente alle persone che incontro non chiedo mai niente, lascio che sia il tempo a donare la possibilità di un approfondimento di relazioni. Insomma una mattinata che ritengo molto bella per l'autenticità delle relazioni che si sono instaurate fin dalla prima abitazione. Pomeriggio dedicato a qualche recupero alle Quattro Strade, ai giovani e ai meno giovani dell'oratorio. La serata si è conclusa con la celebrazione del Santo Rosario in via Lauro all'altezza del Parco Marina. In occasione della visita alle famiglie l'ho trovata praticamente deserta e questa sera praticamente tutti mi chiedevano quando posso tornare per la benedizione, in poche parole invece di finire vado a ricominciare.

Come spesso accade mi ritrovo alla sera quasi stanco, anche se non eccessivamente rimane ancora qualche energia da spendere anche perché devo percorrere la mie amicizie mediatiche e devo preparare l'incontro con i miei collaboratori più stretti per incoraggiarli a percepirsi più intimamente uniti a Cristo e meno a se stessi, non è una impresa facile, ma anche Gesù stentava molto a far capire il significato della sua missione ai suoi discepoli. Si fa molta fatica a comprendersi in comunione, vivendo un servizio a Dio che Gesù ci ha fatto scoprire manifestazione della comunione trinitaria. Sarà un lavoro lungo e paziente anche perché non sempre si coglie la preziosità di servire la Chiesa, eppure Don Michele ha dedicato la gran parte del suo tempo alla formazione dei laici che gli collaboravano nella corresponsabilità della vita parrocchiale.

Cambiare il cuore, cambiare la mente uniformarla agli insegnamenti del Signore non è un problema di parole ma di attaccamento al Signore, insomma si consegue non con le tante parole ma con la preghiera. E' un po' come il cambiamento dei governi, il che rappresenta la vetrina, mentre il vero cambiamento si ha quando cambiano le segreterie, le strutture organizzative e amministrative dove generalmente, purtroppo, restano sempre le stesse persone, che non amano tanto esporsi, ma hanno la costante di non scomodarsi troppo dal loro modo di procedere abitudinario. Noi non possiamo fare altro che ricordare a tutti e ricordare anche noi stessi, che è sempre Gesù al centro delle nostre azioni e del nostro servizio, tutto il resto serve solo a rendere presente la sua volontà e la sua azione.

in realtà sarei dovuto andare in un ristorante a verificare al veridicità di alcune informazioni riguardanti i fidanzamenti di alcuni componenti la dinamica giovanile della gioia parrocchiale, a mio parere cercano di ingannarmi, stasera avere avuto la possibilità di verificare perché mi hanno detto che erano tutti a quattro e non solo due come normalmente mi capita di vedere con i miei occhi. Ma ho preferito non insospettirli con

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la mia presenza che certamente non sarebbe passata inosservata, d'altra parte se non rose fioriranno. Vi saluto e cercherò di riposare anche perché mi aspetta un fine settimana da allucinazioni.

23 maggio - Giornata tipicamente autunnale, tanto per riciclare le stagioni di mezzo che tutti dicono sparite dal ciclo annuale. Questo non mi ha vietato di visitare le palazzine popolari in località Pantano, forse vi sembrerà strano ma ho incontrato lì tanti amici della mia adolescenza, anche perché abitavano quasi tutti vicino a Chiesa di San Nicola in Plateis che era la mia seconda casa, per cui frequentavo stabilmente le famiglie limitrofe. Gli abitanti delle palazzine sono quasi tutte provenienti dal centro storico, è così anche per la Contrada Lintiscita. Insomma il centro storico si è trasferito in quelle che una volta erano le campagne di Scalea, mentre oggi sono diventate i nuovi centri residenziali. La loro risorsa economica più stabile sono le attività balneari con i lidi sul mare. Rimane forse, almeno per adesso, la fonte più stabile per una economia che stenta molto a costruire la speranza. Forse mi sono soffermato troppo nelle case, fatto sta che quella che doveva essere quasi la giornata conclusiva si è ridotta alle palazzine popolari, in chiusura mi sono fatto un giro nell'area ancora da visitare. Pensavo di essere quasi alla fine, e mi sono accorto che ancora c'é molto da camminare. Insomma mi sono tanto stancato con gli occhi, che il pomeriggio non me la sono sentita di ripartire e ne ho approfittato per riposare.

La preghiera come sempre ha chiuso una giornata molto intensa, c'è molto movimento, ci si agita molto ma forse si prega poco. Anche per questo si assiste a crolli estemporanei di gioiosità e impegno ecclesiale. In parte ci si dimentica che il protagonismo è di Dio. Il nostro compito rimane quello di non essere di ostacolo alla sua azione, questo non sempre ci riesce con naturalezza, per cui le comunità, poi, non sempre riescono ad esprimere le potenzialità spirituali che il Signore ha riposto in ciascun credente fin dal momento del Battesimo. La Grazia sacramentale è il dono gratuito dell'amore di Dio per noi, ci viene data attraverso i segni che abbiamo imparato a chiamare Sacramenti, ma mediante lo Spirito santo il Signore riesce ad operare anche in modo molto diversificato e inimmaginabile. L'azione di Dio si esprime in una libertà assoluto e riesce sempre a sorprendersi, anche perché raramente segue i canali ordinari del nostro tempo. Le cose più grandi continua a realizzarle attraverso persone totalmente inadatte a vivere quello che poi il Signore riesce a realizzare attraverso di loro. Rimane il mistero insondabile della gratuità donata e vissuta con fede che apre orizzonti sempre nuovi all'amore con cui Dio ama ogni uomo.

Noi cerchiamo di pregare, per i giovani che però purtroppo non riescono più a cercare Dio e vivono frequentemente nel disorientamento spirituale, anche perché non mancano i cattivi maestri che li allontanano totalmente da ogni forma di ricerca spirituale, rendendoli così totalmente asserviti alla loro fragilità. Chiudendo lo sguardo verso il cielo, si toglie loro l'anelito alla speranza e poiché il nostro tempo li strumentalizza in ogni loro idealità, sono totalmente alla mercé di traguardi che durano un giorno, il giorno dopo si deve ripartire e in direzione totalmente nuova. Alla fine di anni di sacrifici sia delle famiglie che loro personali, si ritrovano a mendicare qualcosa che neanche avevano immaginato di poter fare. Parlo chiaramente di tutti coloro, e sono la gran parte, che non hanno le spalle coperte da altri. E' molto bello vedere l'impegno con cui conseguono con le proprie forze i traguardi che ritenevano necessari per la loro vita, anche per questo è tristissimo vederli dover inseguire un qualcosa di non chiaramente definibile, per poter vivere dignitosamente.

Ma non riusciamo proprio a costruire un'Italia diversa? Sembrerebbe proprio di no. Clientelismo e utilitarismo prendono sempre il posto del merito e del bene comune. Purtroppo questo accade soprattutto in coloro che dovrebbero esprimere il meglio di se nel servire gli altri. Anche per questo ritengo molto importante la vita spirituale, la preghiera soprattutto nei giovani, li aiuta ad assorbire meglio il peso delle delusioni e anche dei tanti fallimenti che si accompagnano alla vita di ciascuno, ma soprattutto dona loro la

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capacità di leggere sempre in modo positivo la loro vita. Non è la consolazione, ma la certezza di poter ricominciare in modo sempre nuovo. La novità è chiaramente dentro se stessi non fuori da se stessi. Questo non deve mai spingere a chiudersi in se stessi, sarebbe il rifiuto di quello che Gesù è venuto a donarci, morendo per gli altri. Lui si attende che anche noi moriamo per gli altri, o che almeno proviamo a diventare dono per gli altri. Il mondo è cattivo? lo so bene vivo anche io in mezzo agli altri, e anche io ne ho passate di difficoltà e continuo ad affrontarle con gioia. Magari io sono uno pei pochi che fa il lavoro che gli piace fare, questo è già una benedizione suppletiva che non tutti hanno. Ma per il resto è un permanente combattimento.

Cominciando da coloro che collaborano nella corresponsabilità del bene comune a tutti i livelli, spesso si imbarcano in situazioni di superficialità relazionale che chiaramente esprimono una povertà spirituale, ma che diventa molto grave anche perché assume un peso educativo. Stare bene è un bene, ma non deve mai far dimenticare chi sta veramente male, è un atteggiamento che aiuta a lamentarsi molto di meno e a guardare sempre con grande fiducia a gli altri, è il solito discorso di andare oltre se stessi per cercare se stessi. Ma allora uno non deve mai pensare a se stesso alle proprie aspettative, alle ambizioni, i traguardi. Queste domande hanno una sola risposta certamente no, se non coincidono con la prospettiva che ci ha indicato il Signore, la via del bene la via per l'eternità. Molti leggono tutto questo come un rinunciare, ma rinunciare a cosa, se non conduce a nulla di definitivo. Oggi ci venivano ricordate la via del bene e la via del male che il Signore ha posto davanti a noi, quale stiamo percorrendo? Magari cerchiamo di mantenerci equidistanti, questa sarebbe praticamente la via peggiore perché nessuna situazione ci darebbe gioia.

Potreste dire ma Don Cono è la preghiera di questa sera? E' andata proprio storta. Ma che dite, la preghiera va sempre bene, quando si sta insieme con Gesù va tutto bene, i problemi cominciano non appena si distoglie lo sguardo da Lui. Rimane l'impresa che Lui ci ha affidato, educare alla speranza, testimoniare la fiducia negli altri, cercare tutti coloro che si sentono abbandonati, sostenere le famiglie in crisi orientando all'amore la loro unione, accogliere i giovani nonostante i loro fallimenti e le devianze, e via a seguire sarebbe un lunghissimo elenco di cose da fare che il Signore mi ha affidato. La cosa più emozionante e bella rimane però l'annuncio del suo Vangelo e il dono della Grazie sacramentale che è stato affidato per il bene e la salvezza di tutti. Il vento continua a far sentire il suo respiro particolarmente pesante e il mare vi corrisponde con onde sempre più alte. E' bello lasciarsi cullare dalla natura che il Signore ci ha posto accanto per la nostra pace e per l'armonia interiore.

22 maggio - Come capita nelle migliori avventure, ogni cosa ha un inizio e una fine. Così anche il pellegrinaggio tra le famiglie lentamente va completandosi, almeno nella buona intenzione di aver percorso tutto il territorio della parrocchie. Quante famiglie ho incontrato? E' ancora presto per poterlo dire, ma poi ne farò, per quanto questo mi è possibile, almeno un resoconto numerico. E' stata una giornata climaticamente molto nervosa, a fasi fortemente alternate, la nota costante è che è iniziata piovendo e si chiude in attesa della pioggia. In compenso nel mezzo si è posizionato il classico caldo torrido, sostenuto dallo scirocco, insomma l'ideale per salire e scendere le scale. In realtà ne ho fatte poche, le case erano quasi tutte a pianterreno, sostanzialmente è stata una passeggiata tra amici che non praticano la vita della comunità, in compenso vivono nella serenità relazionale una forma di beatitudine dall'alto, magari questo compensa e genera sufficiente equilibrio spirituale.

Il vento si sta irrobustendo e si sforza di far sentire la sua voce, maggio sta andando così in modo ondivago, per la campagna è una vera calamità. Abbiamo iniziato con la memoria di Santa Rita, una giovane, una moglie, una mamma, una vedova, una monaca. Insomma uno spaccato della vita della persona che in ogni sua fase cerca comunque di vivere la volontà di Dio. E' una devozione molto diffusa

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nella vita della comunità cristiana, in ogni parrocchia si organizza in modo diverso, la costante che accomuna è certamente la benedizione delle rose e il dono delle rose o dei petali agli amici. Lei, come accade in quasi tutte le vite dei Santi, ha avuto una vita moto problematica fino alla fine, forse anche per questo la gente li sente parte della propria storia. Forse non sempre si realizza il passaggio alla imitazione delle virtù, ma sappiamo bene che una cosa è pregare una cosa molto diversa è il testimoniare, non è per cattiveria ma non lo si avverte come parte necessaria della vita.

Vivere la Santità è il corrispondere naturalmente agli insegnamenti del Signore, d'altra parte è Lui a darci la fede, è Lui a sostenerci con la Grazia, è sempre Lui che ci nutre con la Parola e l'Eucaristia, noi dobbiamo solo non creare ostacolo alla Sua azione. Ci dobbiamo lasciar plasmare docilmente, dice l'Apostolo come l'argilla nelle mani del vasaio. Non è così facile diranno i tanti che non ci hanno mai provato, invece i Santi che ci hanno provato e che restano per noi i modelli da imitare, non solo da venerare, ci chiedono di intraprendere la via della santità senza paura, nella certezza di poter vivere in modo più sereno, più gioioso. Hanno bisogno di scoprire il dono della santità i nostri ragazzi, i giovani, le famiglie in poche parole ne abbiamo bisogno tutti. Magari sarebbe utile mortificare un po' di voglia di apparire per dedicarsi di più all'essere, dando più spazio nella propria vita all'azione di Dio. Occorre provare altrimenti si corre il rischio di lasciar scorrere la vita senza assaporare la gioia del Regno.

21 maggio - Si ricomincia il tempo ordinario con il testo del Siracide, i tecnici dicono che è un libro sapienziale. Come è evidenziato nei brani proclamati, il dialogo tra scienza e fede è sollecitato dai tempi remoti, nella certezza che in questa relazione costruttiva l'uomo riesce a manifestare il meglio delle potenzialità che ha dentro di se. Ma non sempre si coglie anche da parte dei credenti la preziosità di applicare l'intelligenza alla comprensione della fede creduta. Diciamo che si preferisce andare a memoria, sul già conosciuto e in questo modo si trasforma il cristianesimo in una sequenza di devozioni e di tradizioni religiose. Insomma invece di cercare il significato della fede nell'oggi della storia, ci si appiattisce su una sequenza di abitudini che non cambiano neanche se stessi. E' un discorso che vale per tutti? Certamente no, altrimenti sarebbe tristissimo, anche nel nostro tempo lo Spirito di Sapienza abita le menti dei fedeli e li incoraggia a cercarsi e mostrarsi come la novità di Dio. Ma se l'azione fosse più corale non guasterebbe.

L'obbiettivo che Gesù si prefigge è quello di orientare alla speranza la nostra vita, una speranza che apre orizzonti sempre nuovi, che incoraggia a perseguire itinerari sempre nuovi. Come sempre, tutto parte dai propri convincimenti personali, anche Gesù lo sottolinea con insistenza, la tua fede ti ha salvata, è una affermazione che lui utilizza per aiutare a cogliere la preziosità insostituibile dell'affidamento totale alla potenza di Dio che si manifesta in Lui. Non una fede apatica, staccata che appiattisce, ma una fede capace di alimentare in modo sempre nuovo la nostra vita nella gioia di sentirsi redenti da Gesù Cristo. Questo accade sempre? Magari quasi mai, ma non ha molta importanza, l'affidamento quasi mai parte dalla coscienza di ciò che deve accadere ordinariamente parte dal bisogno personale che spinge a vivere delle azioni totalmente inesplorate e inesprimibili in situazioni ordinarie. Spesso incoraggia la disponibilità a una fede più autentica le tante situazioni di disperazione che si accompagnano all'esistenza da sempre, altre volte è la semplice dedizione che la vita spirituale suscita nell'esistenza del credente.

Ma cosa centra l'intelligenza in tutto questo. Semplicemente l'intelligenza ci dona di cogliere ciò che ci sta accadendo, ma altre volte, magari in modo più sistematico, ci dona di articolare in modo più compiuto la coscienza di poter vivere in modo armonico e competo ciò che ci accade in modo estemporaneo, occasionale. ma l'aspetto più prezioso dell'applicazione dell'intelligenza alla comprensione della fede, è quello di non arrendersi mai alla verità creduta, nella certezza che anche l'atto di fede più perfetto ha bisogno di essere ampliato e vissuto in modo sempre diverso. Questa disponibilità a rileggersi

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permanentemente in modo nuovo nella dedizione alla fede creduta, fa di noi delle persone in perenne rilettura di se e del proprio modo di coinvolgersi nelle situazioni che il Signore ci dona di vivere. insomma è la perenne novità che, alimentata dallo Spirito, ci rende sconosciuti a noi stessi. Neanche noi sappiamo fino in fondo chi siamo se non cercandoci per come Gesù ci insegna.

E' una ricerca che ci impone di mettere al centro i bambini e di imparare da loro a leggere al realtà, nella disponibilità all'accoglienza e alla gioiosità di essere e di sentirsi amati e coccolati. l'ho già detto altre volte questa è una di quelle affermazioni leggermente ermetiche di Gesù, che, anche se analizzate con attenzione lasciano sempre il tempo che trovano. Alcune volte il suo parlare è veramente per gli iniziati. i Vangeli ci narrano con insistenza questa sua volontà, ma in nessuna situazione narrata ci spiegano che cosa abbia voluto comunicare. Insomma non c'é alcuna catechesi riservata al gruppo ristretto degli apostoli. In poche parole dobbiamo leggerle così e ognuno l'interpreta per come riesce o per come ritiene. Non sempre Gesù avverte l'esigenza di coinvolgere più intimamente l'uditorio nel suo insegnamento. Forse si fida troppo di noi. O magari per quanto Lui si sforza di farci capire, magari noi comunque continuiamo per come vogliamo.

Intanto la giornata di oggi mi ha donato di poter percorrere la Lintiscita, è una vera e propria contrada da intendere nel senso più classico del termine. Sono quasi tutti parenti, e vivono in modo molto armonico nelle loro relazioni parentali. Grande espressione di umiltà cristiana e di semplicità sociale,è un'area popolata da persone che provengo da Scalea vecchia che lentamente hanno scelto di abbandonare il castello per costruire sulle proprietà di famiglia. Il corpo è qui nell'area rurale, ma il cuore rimane a Scale vecchia ai piedi della Madonna del Carmelo. Il clima di questi giorni ha donato anche oggi di poter lavorare con serenità, ho camminato in modo giovanile anche senza esserlo, insomma è stata una di quelle giornate campali, dove si incontrano le persone più amiche che mai avresti pensato di poter incontrare in luoghi così periferici. Anche in questo caso, le storie contorte non mancano, anche se in realtà sono quelle lineari a trovare poco spazio nella società di oggi. Dobbiamo imparare a camminare in modo diritto seguendo le vie storte, potrebbe sembrare una stortura, ma magari è una grande verità. Anche questo modo di relazionarsi, esige una grande intelligenza di vita, che non dobbiamo mai stancarci di imparare.

20 maggio - Le parole non sarebbero state capaci di comunicare le emozioni di questi giorni ecco perché faccio ricorso alle immagini. Si comincia con la Veglia di Pentecoste, vissuta nella villa comunale attorno alla liturgia del Cero Pasquale e del Fuoco, diciamo che è stata impostata in modo istituzionale per fare in modo che chi vive l'animazione della vita parrocchiale potesse anche avere la possibilità di comprendersi parte della stessa parrocchia. Cosa che non sempre accade. Le cose non vanno male, ma potrebbero andare molto meglio se ci fosse una vera conversione al dono di se per gli altri. D'altra parte è anche bene non avere fretta, le cose cambiano lentamente, anche se io sento di non avere troppo tempo per cui devo necessariamente accelerare. Il fuoco ci ricorda il dono che viene dall'alto, non ci appartiene e deve essere condiviso con tutti, si spera che il messaggio si colto nella sua pienezza per poter continuare con serenità il cammino comune. Occorre imparare a vivere il dono per il bene il comune e non per se soltanto, solo in questo modo si riesce a corrispondere pienamente alla grazia che il Signore ci affida perché noi la trasmettiamo agli altri.

A me è sembrato che le comunicazioni esperienziali siano state troppo istituzionali si è cominciato dal passato invece di presentare il presente e di guardare con fiducia al futuro. Comunque sia non del tutto male, d'altra parte occorre far maturare la gioia di sentirsi comunione, fraternità condivisa, non sempre è facile ma quel che conta è almeno provarci. L'agape conclusivo ha manifestato comunque la gioia di vivere dei momenti di fraternità come comunità che si incontra nel Signore e questo non è un male, la speranza è che lo Spirito continui ad alimentare la vita di comunità. Non sempre riusciamo ad accogliere tutti coloro

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che chiedono di essere accolti e soprattutto i più abbandonati e poveri, in questo dobbiamo crescere molto per poter corrispondere ai doni della grazia che Dio non manca di elargirci ogni giorno.

Posso dire così è la parrocchia più giovane della diocesi, tanti bambini da battezzare, tanti i ragazzi che ricevono per la prima volta la Comunione, tanti quelli che vivono la Confermazione, non troppi quelli con continuano sul cammino di Mistagogia, molti coloro che recuperiamo per i rotto della cuffia in oratorio, insomma è la parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, la vera novità ecclesiale di Scalea per il terzo millennio. non perché le altre parrocchie non meritino la nostra attenzione ma questa è troppo più giovane delle altre per potersi configurare nella dinamica della tradizione scaleota. E' una vera novità, totalmente da scoprire, per cui, attualmente, è impossibile definirla. Io stesso stento a coglierne i contenuti più salienti e man mano la percorro ne scopro di sempre nuovi da comunicare per cui conviene aspettare la conclusione del pellegrinaggio in modo da poterne dare un quadro più definito. Sono i giorni della festa e della prima Comunione impossibile descrivere la gioia degli sguardi e delle emozioni che i ragazzi comunicano, è bello poterli vivere come un atto di fraternità e di comunione fraterna.

C'è una Scalea diversa che è totalmente da scoprire, che è fatta di angoli da scoprire, di persone da incontrare di sensazioni da condividere. io ancora non la conosco pienamente ma cerco di coglierla nel mio pellegrinaggio quotidiano. Oggi ho percorso alcuni anni della mia preadolescenza quando ogni settimana ci si recava all'Arenella, presso il Fosso del Mulino per lavare le coperte dei cantieri della Sogene. Era mi madre a fare il lavoro più gravoso, ma ci ospitata la famiglia Zito, oggi sono stato proprio a casa loro chiaramente molto diverse per come li ricordavo, ma l'accoglienza è sempre la stessa, autentica e premurosa. Non è male dopo tanti anni di lontananza. Nel cammino ho scoperto tanti aspetti dell'ambienti ancora incontaminati anche per questo le rondini restano più volentieri in questa zona. Penso di essere alla parte finale del mio pellegrinaggio, spero di concluderlo nella settimana prossima. ma sento di averlo terminato. Poi vi darò qualche numero di sintesi tanto per far entrare anche voli nella testa del parroco.

Non sempre è facile cogliere il dramma della persona, ma alcune volte siamo sollecitati fuori misura a farci carico delle preoccupazioni degli altri. Per come possiamo cerchiamo di entrare nella mente della vita familiare e personale, anche se non sempre è facile. Alcune volte veramente tutto è al di sopra delle nostre capacità. Non ci si arrende, ma si avverte il senso del limite. Speriamo sempre meglio, ma forse alcune volte è bene prepararsi a peggio. Serata in relax, mi ero leggermente preoccupato trovando alla canonica tutto chiuso, magari, ho pensato ci sarà un regolamento di conti, ma poi tutto mi è stato chiarito, sembra che il classico bambino abbia chiuso inavvertitamente ogni cosa, per cui tutti a casa. Per chiudere la giornata non c'é nulla di meglio della formazione biblica. La parola ci dona serenità e capacità di leggere meglio Gesù nella nostra vita.

17 maggio - Come sempre l'inizio della giornata è contrassegnato dalla celebrazione del Santo Rosario e dall'Eucaristia, momento insostituibile di serenità e di pace. E' sempre San Paolo a tenere banco, ma si sa lui camminava con la stampa sempre a disposizione, mentre gli altri discepoli facevano fatica a essere la notizia del giorno. Anche a quei tempi occorreva sapersi organizzare per finire sui giornali. Presenza insolitamente numerosa, certamente c'é qualcosa che mi sfugge mi sono detto, ma ho proseguito senza dare troppa retta. La liturgia non deve subire distrazione altrimenti non si riesce a godersela. Gesù ci è stato presentato nell'affidamento a Pietro della comunità dei credenti che ha sempre in Gesù i suo pastore, ma come responsabilità sappiamo bene che poi ha dato delle deleghe non in bianco, ma comunque necessarie. Tutto si gioca sull'amore, è un atteggiamento che non può essere vissuto con gli sconti a cui

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spesso ci siamo abituati, Gesù ci chiede di essere semplicemente segno del Suo amore. Sempre e con tutti, e allora chi non ci riesce? Non fa niente tanto Lui ci ama tutti lo stesso per cui, nulla è perduto.

Certamente non può vivere delle responsabilità chi mette se stesso al posto di Gesù, o più semplicemente chi fa fatica a leggersi al servizio del bene comune. Diciamo che su questi valori alcune volte nelle comunità ecclesiali c'é della confusione. Non si parla dei grandi numeri, ma di quelli che si mettono sempre davanti, facendo anche deviare gli altri. la gran parte della comunità ha tanti di quei problemi che certamente non perde tempo nel gioco del primeggiare, per alcuni diventa invece un motivo esistenziale. Ripeto sono molto per chi per cui basta creare per loro un piccolo ambiente nel quale sono al centro e sono nella pace. Nulla di particolarmente grande altrimenti contaminano anche gli altri, e questo il Signore non lo vuole. D'altra parte ci si da tanto da fare per proteggere questa specie o quell'altra, deve essere un bene anche proteggere i presuntuosi, quello che conta è che non facciano danni alla vita di comunità. ma a questo ci deve pesare il pastore terreno, ogni tanto una bastonata sulla testa non guasta.

Si può sempre intervenire, certamente no, non è proprio il caso, basta farlo quando c'é il rischio di deformare la vita di fede della comunità, anche della persona che sbaglia, la salvezza delle anime deve sempre essere la preoccupazione centrale. Questo vale per tutti. Ma quando questo pericolo non si corre è bene lasciar pascere, ognuno nel proprio pascolo, d'altra parte il regno è abbastanza grande per la libertà di tutti. Dopo un serie di ottemperanze tecniche, insomma carte da sbrigare, abbiamo avuto l'incontro di programmazione con l'Accoglienza, nel senso che che per prime si accolgono. Sono un gruppo di catechiste molto affiatate chiaramente secondo loro, ma lavorano abbastanza intensamente per la gioia dei ragazzi, adesso pensiamo alle attività della consegna della Bibbia. E' stato elaborato un percorso molto complesso, speriamo che ci si riesca a venirne a capo in modo festoso. Non ho alcun dubbio che tutto andrà molto bene, per cui non c'é da preoccuparsi troppo, altrimenti l'avremmo cambiato.

Poi mi metto in cammino. Sono giorni che spendo nel pellegrinaggio interminabile tra le famiglie della comunità nell'area rurale, dove riesco a intravedere occasionalmente, tra un quartiere residenziale e l'altro, qualcosa di Scalea. Sono a ridosso di via Alfieri e via Necco, finalmente ho rivisto le rondini che roteavano gioiose nel cielo, già questo poteva bastare per tracciare questa data nel calendario. Ma ancora di più originale, negli stessi ambienti, è la nidificazione di una comunità di aironi. Mi è stato detto che ritornano ormai tutti gli anni, evidente l'habitat è quello idoneo per la loro sosta stagionale. Insomma non è tutto inquinamento o costruzione selvaggia. Ho camminato gioiosamente a lungo, anche perché il clima si è mantenuto fresco, per cui era invitante e incoraggiava a percorrere spensieratamente la campagna.

Non mi sono lasciato pregare, mi sono messo a camminare con un buon passo da rover, diciamo che sulla strada, magari è meglio dire sui sentieri sterrati, riesco ancora a vivere la gioia della novità che si coglie ad ogni passo. Nelle case, come sempre, le situazioni sono molto diversificate. Tutti molto affettuosi e disponibili all'incontro e all'accoglienza, anche se in alcune situazioni la sofferenza la faceva da padrona, ma comunque sono stato accettato con un grande sorriso, e, quello che più conta, con la promessa di ritrovarsi con la presenza di Gesù. Spero solo di poter mantenere la promessa, la cosa buona, dettata dalla prudenza, è che non ho detto il quando. Sono le persone che conosco da sempre anche se da molto lontano in questi anni, però l'affetto e i bei ricordi certamente non sono cancellati per cui devo trovare il tempo di non deludere tutto questo amore gratuito che mi precede mi accompagna. Forse è eccessivo, e certamente farò molta fatica a corrispondervi. Io semplicemente ci provo per come posso.

Dovrei parlare della situazione di crisi economica quasi generalizzata che si respira all'interno delle attività commerciali, ma di questo ne parlano ampiamente i nostri politici a tutti i livelli, per cui il mio sarebbe necessariamente un semplice chiacchierare, oltretutto da perfetto incompetente. Si dice una

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parola di conforto, di solidarietà e si prosegue, la esigenza del commercio da sempre non si coniuga bene con la benedizione di Dio, comunque sia, se può servire a dare un po' di serenità alle persone, perché no. Pomeriggio speso in chiave più tecnica tra computer e copiatore. Ancora un sopralluogo del Notaio per l'interminabile pratica della successione, si sta anche accumulando del lavoro per la grande Chiesa, ma devo ultimare le benedizioni altrimenti non riesco a lavorare con gioia. Bisogna fare tutto con gioia altrimenti non viene bene, diventa un lavoro e non viene vissuto come missione d'amore.

Pomeriggio interminabile di immersione nel mondo dei giovani e dei ragazzi, insomma qualcosa che esige tanta di quella energia che sono stato costretto a sedermi più volte. Così ho anche più tempo per osservare e capire come vanno le cose e le persone che mi girano attorno o, che spero, girano attorno a Gesù. E' uno spettacolo incredibile a vedersi, ci sono i fedeli e non che pregano in chiesa, i giovani occasionali che vanno in oratorio, gli strumentisti che vivono la formazione con il maestro, i ragazzi che giocano nel piazzale, gli ultras che ormai sono i padroni della situazione, il coro che si articola in modo sempre più armonico e autonomo e infine ci sono io che cerco di far capire che conto ancora qualcosa, ma non ci crede più nessuno. Mi è sembrato di vedere anche una signora che, visitando stamattina la sua casa, non mi ha dato neanche un bicchiere d'acqua, al punto che ho corso il rischio di morire disidratato. Insomma voglio dire che se il demonio non si impegna veramente, le cose vanno molto bene e la gioia di stare insieme cresce, qualcuno mi dice che anche i ragazzi innamorati si incontrano in parrocchia. Insomma è proprio la casa per tutti.

Tanto per chiudere una giornata veramente benedetta prove di comunione con i ragazzi, insomma mi sono intossicato di gioia, spero di poterla condividere con qualcuno. Volti sorridenti, abbracci, manifestazioni di affetto semplice e sereno, momento di agape da condividere anche con i ragazzi più grandi, con tutti catechisti inguaribili bambini dentro e fuori, che hanno voluto ricordare la gioia di questo momento ai loro amichetti più piccoli. Per adesso me tengo per me, domani poi vedo a chi donarne un poco.

15 maggio - Si ricomincia con gli uccelli che cinguettano alla nuova luce che rischiara l'aurora del giorno, il mare continua il moto e si infrange dolcemente sulla spiaggia, i gabbiani cominciano a levarsi in volo verso il cielo e interrompono il silenzio con il loro canto. E' la natura che riprende il suo corso, tutto accade tra le cinque e le sei ora solare, secondo gli antichi erano le quattro e le cinque, quando si prendeva la via della campagna e cominciava il duro lavoro dei campi. Ci si coinvolgeva nel ritmo della natura, e si contribuiva al cammino armonico della creazione. E' una immagine che mi fa rileggere questi giorni in modo sereno e gioioso, percorrere quella che una volta era la campagna di Scalea, che oggi è diventata per molti tratti la nuova area residenziale, mi riconcilia con un territorio che per la gran parte ha subito molta violenza, per l'edilizia selvaggia che ne ha caratterizzato lo sviluppo e che oggi stenta a restituirsi in quell'armonia che faceva vivere equilibri naturali a coloro che lo abitavano. E' un problema che non riguarda solo Scalea, ma in questi casi non vale il proverbio mal comune mezzo gaudio anche perché è davanti agli occhi di tutti, per chi percorre il territorio, il grave e visibile problema dei rifiuti che nessuna sa dove portare. La speranza è che l'estate climaticamente sia lenta, perché se la situazione non si sblocca non sarà facile fa convivere il calore con le montagne di rifiuti, che si incontrano lungo le strade.

C'è anche vita da contrada, intendendo con questo termine quella capacità che ha il territorio di ricomporre i nuclei familiari negli stessi ambienti. Dopo aver percorso per settimane i quartieri delle individualità familiari, composte da famiglie che negli ultimi decenni sono andati spostandosi dai loro paesi di origine su Scalea, adesso sto vivendo quello dei nuclei familiari complessi, o forse è meglio identificare con la dinamica patriarcale, composte dal famiglie che una volta erano contadine e che oggi vivono, in molti

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casi, con dignitosa sobrietà il difficile equilibrio che diventa facile in questa area tra la presenza dell'uomo, la crescita della dignità abitativa e l'armonia con il creato. La parrocchia si presenta così, piacevolmente ancora più complessa nella sua composizione. Avevo quasi voglia di fare qualche foto, ma poi ho rigettato la tentazione preferendo mantenere la bellezza del paesaggio, per alcuni tratti incontaminato, nella mia memoria. La gente è molto disponibile all'accoglienza, dove aver superato l'impatto iniziale determinato da questo sconosciuto che entra nelle loro case, ci si apre ai ricordi, cercando anche di cogliere la bellezza di quello che il Signore ha realizzato mediante il lavoro dei genitori e i tanti sacrifici che continuano ad accompagnare la vita delle persone.

Intanto la Pentecoste cerca di inserirsi nella vita della comunità. E' il tempo dello Spirito e non delle strutture, del valore della persona e non del fare, del valore della Fede e non di una esistenza solamente terrena. Ma è anche il tempo del superamento di sé, del cogliere il valore dell'altro, del valorizzare l'altro per come il Signore ci chiede, del cercare nell'altro tutto il bene che il Signore vi ha riposto. Ci chiede anche di superare l'individualismo e cogliere la preziosità di essere comunità. Di vincere la contrapposizione e di emancipare la complementarietà. Ci chiede di vivere da cristiani superando il livello della religiosità che spesso fa da velo all'incontro vero con Gesù Risorto. E' il tempo della speranza eterna e non solo della ricerca dei beni terreni. E' il tempo della missione e non tanto dello stare a guardare il cielo, occorre rimboccarsi le maniche e non aspettare sempre che tutto venga fatto dagli altri. E' anche il tempo di mettersi umanamente da parte per fare più spazio nella nostra vita all'azione dello Spirito Santo. Intanto si è fatto tempo normale e devo riprendere per come il Signore mi chiede la preghiera del giorno e la vita di ogni giorno.

In che cosa il Signore è venuto incontro alle attese del suo servo, praticamente in tutto. Una giornata vissuto con gioia nella serenità che solo il Signore sa donare, saranno stati i discorsi di addio di San Paolo agli Efesini e di Gesù agli Apostoli, sarà stata la eccessiva attenzione degli aspiranti biblisti alla lectio, sarà stata la visita all'ennesimo quartiere di Verbicaro, situato questa volta su via dei Saraceni. Sia come sia è stata comunque una giornata spettacolare. Il pomeriggio? E' stato ancora più bello. Anche il momento esequiale della cara Angelina, con il quale abbiamo ripreso le attività, si è svolto in un clima molto raccolto e riflessivo. Come sempre intrattenimento gioioso con i giovani e i ragazzi dell'oratorio, quindi le prove gioiose con i ragazzi di Prima Comunione. Infine Rosario in via del Mulino con classico agape fraterno conclusivo. Come in queste occasioni di preghiera prevale l'affidamento alla Vergine Santa e, conseguentemente, tutto si sviluppa in un clima sereno e fraterno. E' incredibile ma vero, praticamente è stata una giornata tutta positiva. Alcune volte capita anche questo.

13 maggio - Un fresco clima autunnale sta accompagnando questo periodo di maggio in realtà, egoisticamente parlando, non guasta anche perché facendo il pellegrinaggio tra le famiglie della parrocchia mi evita di sudare. Oggi abbiamo percorso lungamente via Lauro, oltre via Almirante fino a via Necco, insomma sono in prossimità di via Campo Volo che ho già visitato, la descrizione dell'itinerario serve per ricordare i nomi delle strade, con le quali ancora non ho molta dimestichezza. ho incontrato molti volti conosciuti di quelli che devo considerare gli ultras della parrocchia. Mentre con molta sorpresa ho dovuto constatare la presenza dei figli adolescenti che di ultras non hanno neanche i ricordi. Nulla di particolarmente grave si deve solo recuperare entusiasmo e tutto il resto verrà naturalmente. Volti veramente interessanti e anche intelligenti totalmente immersi nella vita culturale e molto staccati dalla ricerca interiore. Come riavvicinarli alla vita ecclesiale? Basterà continuare per come stiamo procedendo ne più, ne meno. Occorre creare un clima di accoglienza a oltranza, i giovani si contagiano facilmente, quando viene uno gli altri seguono.

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E' stata una bella camminata nella campagna scaleota, nulla di particolarmente bellissimo da ammirare, oltretutto tutto si è svolto attorno al mastodontico fabbricato che alcuni sognano possa diventare un centro commerciale. forse è meglio dire il centro commerciale per eccellenza capace di contenere ogni attività della cittadina. Per adesso rimane una delle tante incompiute del mistero italiano, del doman non c'é certezza recitava i grande poeta. Comunque il clima mite incoraggiava a percorrere la campagna con allegria. Come sempre la gente è molto buona, accogliente, con molti siamo cresciuti insieme nell'adolescenza e magari sembra loro strano che io vada a visitare le loro case. Grandi accoglienze in alcune famiglie, come sempre quando meno te l'aspetti tutto diventa gioioso. C'é anche sofferenza vissuta realmente con grande fede. Intanto le ore passano e il territorio si amplia a dismisura, mentre pensi di aver ultimato si aprono nuove strade,stradine, viottoli che ti chiedono di ricominciare, di essere percorsi con entusiasmo. Come ho già detto a me piace molto camminare retaggio dell'esperienza scout peccato che non riesca a recuperare più tempo.

Dopo aver goduto della compagnia di Fabiana nel palazzo Fabiano, dove ho gustato un bel caffè adatto al pomeriggio, bisogna capire la madre era presa da troppe preoccupazioni per la partenza del figlio più importante. Ho avuto un momento di relax alla Scuola di teologia dove faccio un corsetto di ecclesiologia, e poi via per l'appuntamento con i genitori della Prima Comunione tutti da Confessare, ci siamo messi con grande pazienza tutto si è consumato in una'ora e mezza, come sempre il giovane è più lento ma prima o poi imparerà che in queste occasioni occorre marciare più velocemente. Chiusura della giornata con la Formazione Biblica, un manipolo che sopporta con molta pazienza le mie elucubrazioni sul Vangelo di Luca. Serata molto interessante consumata tra i teatro, il mondo greco/romano, le divinità pagane e la fede in Gesù di Nazareth. Come leggersi in quello che il Signore ci ha donato di vivere? Semplicemente come i pastorelli nel Covo di Iria, semplicemente in braccio a Maria, oggi è un giorno particolarmente dedicato a Lei non posso che chiuderlo rendendola presente nei miei tortuosi pensieri.

12 maggio - Con l'Ascensione del Signore inizia una nuova fase della storia della Chiesa, è il momento della responsabilità, Gesù torna al padre che lo aveva inviato nel mondo per la nostra redenzione e adesso con la formazione dei Suoi Apostoli ha terminato la Sua missione. Da qual giorno la responsabilità della evangelizzazione e della missione è stata affidata alla Chiesa che Lui stesso ha fondata e che ha inviato in missione. Il racconto della missione di alcuni Apostoli e non ci ha accompagnato in questo tempo di Pasqua con la lettura quotidiana degli Atti degli Apostoli. Oggi Gesù dice chiaramente che è tempo di evangelizzazione e di disponibilità alla missione. Lui ci ha dato l'esempio, non dobbiamo fare altro che imitarlo anche nel cammino della Croce, che è sempre presente nella vita del credente quale manifestazione dell'amore di Dio per ogni uomo che confida in Lui. Certamente Scalea, come ogni altra realtà sociale, ha bisogno di sentirsi amata e di riscoprire la gioia di sentirsi amata dal Signore. Con la forza dello Spirito Santo è la missione che in questa fase del mio ministero devo cercare di incarnare con la naturalezza e la gioiosità di sempre.

Il Signore ci chiede di guardare al bene, di vivere il bene. Alla domanda ovvia ma che cos'é il bene, si risponde in modo semplice costruire la speranza e la gioia di guardare con fiducia al futuro. Per cui tutto ciò che concorre a perseguire questo traguardo ben venga anche se nelle forme più incomprensibili e diversificate, d'altra parte ho imparato da tempo che ciò che oggi è difficile da comprendere domani appare luminoso e trasparente nella sua bellezza. Chiudendo la liturgia questa mattina, ho detto che io non sono un tipo ottimista, anzi alcune volte rasento il livello grave del pessimismo. Ma purtroppo è il Signore che mi chiede di lasciarlo operare nonostante i miei limiti, e quando c'é Lui di mezzo c'é poco da fare. Compie cose straordinarie dove io vedevo solo fallimento, apre vie di speranza dove io leggevo chiusura e disperazione.

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Insomma è il Signore, la Sua presenza è sempre una presenza di pace, diciamolo pure è sempre bello saperlo in mezzo a noi.

Educare a questa comprensione della vita, dovrebbe essere connaturale per ciascun battezzato e invece molto spesso si vive trascinandosi come se Gesù non fosse presente nella nostra vita. E' il nostro impegno più pressante rendere presente Gesù, per dare gioia e restituire fiducia anche a coloro che non confidano più in Lui, sappiamo bene che Lui li ama di più, per cui dobbiamo incoraggiarli all'incontro con Lui. Ne ricaveremo una vita più serena e, anche se nelle difficoltà, la vivremo avendo la certezza del suo sostegno. Non sta a voi conoscere i tempi e i momenti è una delle poche frasi che i Vangeli ci hanno trasmesso di questi ultimi istanti della presenza di Gesù fisicamente sulla terra. Insomma dice Gesù dedicatevi all'evangelizzazione senza cercare di ipotizzare il futuro che appartiene solo alla sapienza del Padre di misericordia. Lavorare come se dovessimo vivere per sempre, lavorare come se dovessimo morire il momento dopo, parlo chiaramente dell'esperienza terrena per il resto so bene che la vita eterna non è una chiacchiere da opinionista, ma la meta verso la quale è orientata la mia vita come quella di tutti coloro che sono amati da Dio.

Ieri giornata di rimpatrio ai piedi dell'Immacolata sul Timpone, come sempre le estemporanee lasciano il tempo che trovano, però aiutano a rileggersi negli affetti che il Signore ha chiesto di mortificare per proseguire il cammino della disponibilità missione. Ero lì per un impegno matrimoniale promesso e non delegabile per i debiti affettivi contratti a suo tempo con la pizzeria. Come sempre tanti volti e abbracci gioiosi e riconoscenti, la piazza era al top anche perché giorno di mercato e quindi il popolo si intrattiene volentieri a parlare del più e del meno, per chiudere Lina alle prese con Pauluccio nelle adempienze culinarie, la voce nonostante la morte della dirimpettaia è rimasta forte e chiara. Necessariamente un momento di preghiera ai piedi della patrona e poi un veloce sguardo d'insieme tanto per rileggermi pienamente in attività pastorale. Il ritorno, molto fugace sul Diamante, lascia sempre un po' di amarezza dentro, il vero motivo non riesco a coglierlo, però è così. Per il resto dentro tutto molto bello ma con il profondo convincimento che non tutto può andar bene dappertutto, se non altro uno ci prova poi viene come viene. D'altra parte come dappertutto si tratta di godere di quello che il Signore ci dona, il merito è il suo, dobbiamo solo apprezzarne e valorizzarne l'azione.

In serata vista alle famiglie del Mulino, come dire nella terra di nessuno, nella parte finale ritengo che non vedevano e non vedono un sacerdote da tantissimi anni, come sempre è inutile cercare le responsabilità, è la realtà e si cerca di suturare il legame con la parrocchia, ma non sarà facile anche perché viene detto loro altro e questo certamente non concorre alla vita di comunione. Non è facile gioire con il parroco se non si conosce e spesso neanche riconosce. Penso che da queste case in poi sarà sempre così, è evidente che io non ci farò caso e andrò avanti fino in fondo, la parrocchia arriva fino al fiume Lao questa è la verità il resto sono chiacchiere da vanificare con l'impegno pastorale. La gente ha molti problemi e avverte l'esigenza di sentirsi amata dal Signore. Questa è la missione che i Signore mi ha affidato spero di poterla vivere sempre. Molti conoscevano papà, anche perché lavoravano insieme in galleria nella Sogene e mi hanno accolto perché il figlio di Pietro, insomma si ripresenta l'importanza di essere presenza nuova nella memoria positiva che molti conservano.

Poi sosta in quel di Praja, in realtà località Foresta per il cambio della guardia dei parroci, una liturgia molto bella e semplice con accanto i cari confratelli, è sempre bello sentire il dono della fraternità nella condivisione della mensa eucaristica. Grande emozione, anche se contenuta da parte di Don Marco. Tanta gente e anche se non c'era il titolare è intervenuto in modo molto solenne il Vescovo territoriale, intramontabile nel suo mandato amministrativo, che ci ha intrattenuto con molta competenza sull'azione

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dei sacerdoti del territorio. Ricordo ancora la preparazione emozionante all'inaugurazione della Chiesa da parte dell'allora giovanissimo sacerdote Don Franco, non tutto era andato per come si era pensato e comunque bisognava aprire la Chiesa al culto. Per cui lavoro no stop, come sa fare solo chi è all'inizio dell'impegno pastorale. E' una delle chiese più belle tra quelle della nuova generazione, tra i tanti magazzini costruiti nel dopo concilio dove accogliere persone, qualcuno purtroppo è già fatiscente, questa è una delle poche che può essere a tutti gli effetti definita una chiesa cattolica.

Comunità giovane, provata dai problemi generali legati all'occupazione, molto affezionata al suo pastore, ma, come ha esplicitato il delegato del Consiglio pastorale parrocchiale, anche molto affezionata alla parrocchia. Questo fa comprendere il lavoro positivo di chi ha operato fino ad oggi. Troppo spesso i battezzati sono più legati al parroco che non alla parrocchia, questo certamente non aiuta la missione del sacerdote che deve essere libero di vivere la disponibilità al proprio Vescovo, per come promette nel momento dell'Ordinazione sacerdotale, e neanche concorre alla crescita della comunità che deve essere educata ad affezionarsi a Cristo e non a questo o a quel sacerdote. Si riprende la via di casa giusto in tempo per salutare il caro Don Fiorino che si va facendo carico, per la gioia dei miei parrocchiani giovani e non, delle mie inadempienze pastorali.

Oggi pomeriggio tutto molto sereno e riposante, in compagnia degli onnipresenti Kevin e Monica. Penso che stiano superando in classifica, per tempo di permanenza in oratorio, Francesca e Maria Rosaria. Durante la celebrazione alcune volte colgo momenti di sgomento o di disorientamento, tutto sommato la gente viene per sentire la messa e non per essere sollecitata alla missione, forse si dovrebbero cambiare i testi da proclamare, con testi che parlano di cose più da intrattenimento, ma purtroppo la parola più utilizzata in questo periodo è la missione. Potrei anche non sottolinearla troppo nelle omelie, potrei fare una bella predica sulla devozione mariana, ma forse Gesù non sarebbe troppo contento. Comunque alla fine cerco sempre di rincuorare, stemperando il clima generale, meglio farli tornare a casa sereni non vorrei alimentare situazioni troppo impegnate sul fronte dell'evangelizzazione della famiglia, che magari incrementerebbero le separazioni, ne abbiamo già troppe. La serata non si poteva chiudere meglio, la presenza del sorriso, anche se stasera leggermente forzato, dei miei anni sul Torrione mi ha ulteriormente incoraggiato a ringraziare il Signore per tutto quanto continua a donarmi senza averne alcun merito.

10 maggio - Sarà una giornata gioiosamente vissuta tra le famiglie, per il mio pellegrinaggio pasquale. Ne ho avuto uno sprazzo radioso già ieri. Tanti volti, grandissimo affetto, e anche qualche possibilità di dare consolazione a chi sembra essere già molto provato dalla vita. Tutto con i giovani che cercano accoglienza e protezione da una società che li rispetta poco e li usa molto. Qualcosa riusciamo a dare, il resto lo dona il Signore. Dal quale invochiamo sempre protezione per i nostri figli più fragili. Se si avesse del tempo in più certamente la comunità parrocchiale se ne troverebbe giovamento, anche perché la gente ha bisogno di dialogare con il parroco, che invece è condannato a parlare sempre di corsa. Tante difficoltà vere o false che siano sarebbero risolte o affrontate più serenamente. Di certo non posso affermare che la gente non chiede il dialogo spirituale. Va diffondendosi anche la moda di filonare in parrocchia, spero solo che non si diffonda, diciamo che non sarebbe il topo di una ambiente educativo. Poi, come sempre, mi sono messo in cammino con la gioia di trovare qualche volto conosciuto dietro le porte o più semplicemente la disponibilità all'accoglienza dopo una lunga e paziente attesa. Si comincia a percorrere l'area rurale e le memorie, riguardano soprattutto i miei genitori, si rincorrono più facilmente. Insomma tutto abbastanza bello.

La gente mi vuole molto bene, magari sono io che mantengo ancora uno stile di attesa, però certamente non ho di che lamentarmi di come la comunità si affida al suo pastore. Il coro, molte voci giovani, gli

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strumentisti giovanissimi, tutti troppo impegnati per poter fare meglio, per cui ci godiamo la gioia dell'incontro e la voglia di cantare al Signore. Ci vorrà molta pazienza e non basta neanche, anche in questo caso semplicemente ci vorrebbe più disponibilità. Stasera eravamo quasi al gran completo, in riferimento alla gioia e al sorriso. Solo Adele si tutela, e giustamente, anche perché non tutela solo se stessa, speriamo di rivederla presto o magari ci toccherà di rivederli a suo tempo. Qualcuno perde se stesso e, quando questo accade, non sempre è facile ritrovarsi. In compenso altri non si sono mai cercati e pensano di poter essere di aiuto. Alcune volte si è costretti a scegliere verso dove orientare il timone, ma non sempre è facile, per cui è opportuno darsi del tempo per il discernimento necessario. In realtà la scelta ritengo di averla già fatta nell'opzione giovani, ma non so se è il bene per la parrocchia.

Serata con l'Ensemble, i pargoli sono stati costretti a sopportare una mia comunicazione sul valore della vita e della musica nella loro vita. Alcune volte mi si chiede di fare cose difficili, o almeno non necessariamente colte nell'immediatezza degli interessi giovanili. Io ci provo, ma so che si opera a fondo perduto, i tempi non sono adeguati alla interiorizzane dell'argomento e nella testa dei pargoli albergano altre preoccupazioni che li coinvolgono più immediatamente. E' la loro età ed è bello condividere un entusiasmo che va sempre apprezzato, anche perché è quello che più immediatamente caratterizza il loro impegno. Totalmente impegnati, euforici, in altri campi scanzonati, alcuni già smaliziati altri particolarmente sensibili. Insomma sono i giovani, il nostro futuro che come sempre si preannuncia bellissimo e luminoso, nella speranza che non ci mettiamo mano noi adulti per rovinarlo. Il problema semplice è che noi adulti stentiamo a fare memoria di come ci comportavamo alla loro età, e giochiamo a fare i precisini. Facciamo le belle prediche, inseguiamo itinerari virtuosi, censuriamo le immaturità, insomma facciamo gli adulti. Anche quando stiamo con i ragazzi ci teniamo ad essere considerati adulti.

Con la testa sempre immersa nelle tante cose da vivere, stento alcune volte a godermi le situazioni che vivo. Ci sono tante difficoltà che aspettano una risposta e una disponibilità nuova, perciò sento di trascurarle a favore di cose che piacciono solo a me. E poi ci sono i volti affettuosi e sorridenti, altre volte preoccupati e stanchi delle persone che ho incontrato e che si ripresentano puntuali all'appuntamento con i miei ricordi del giorno. Non sempre accade, normalmente accade quando mi ritrovo a vivere situazioni che io avrei evitato, ma non posso. Per cui resto lì, ma con la meno sono sempre altrove, dove? E' difficile da definire, però non riesco ad essere presente alla situazione. La sonnolenza prende il sopravvento, vi lascio, il camminare a lungo, le tante emozioni evidentemente generano anche stanchezza. Non posso che salutarvi e augurarvi una Santa notte, per me non ce n'é bisogno.

8 maggio - Oggi è il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei, come da copione si fa puntualmente a mezzogiorno e diventa una occasione di totale affidamento a Dio invocando l'intercessione della Madonna del Rosario. la Presenza della Vergine Santa non sempre viene colta nella sua preziosità per gli itinerari spirituali, lo si comprende lentamente procedendo nel cammino della vita. Di certo in sua compagnia tutto quanto appartiene alla vita di fede diventa più semplice e immediato. D'altra parte è la madre di Gesù, per cui nessuno può introdurci meglio di Lei alla comprensione della missione del Figlio. In realtà le devozioni mariane sono talmente tante che alcune volte creano del disorientamento, ma tutto questo esprime solo la profonda affezione che si accompagna nel popolo cristiano nei suoi confronti. Visitando le famiglie ho visto già pronte le cinte che saranno portate a Paravati nel pellegrinaggio di Domenica 12, tutto viene preparato come se si partecipasse a una festa di famiglia, d'altra parte è la Madonna ad invitare, per cui non ci si deve stupire in quanto sappiamo tutti bene che quando c'é la mamma c'é la casa.

Pomeriggio molto intenso a motivo del pellegrinaggio quotidiano tra le famiglie. Come sempre i quartieri si presentano von una residenzialità molto variegata anche dove pensavo di incontrare ambienti locali.

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Insomma è proprio vero che è cambiato tutto, bisognerà pur farsene una ragione ma per adesso permettete che me ne stupisca un poco. Ancora una volta riprendo quanto in alcune situazioni sono sollecitato ad approfondire: il significato della morte e il valore della risurrezione. Capita che pur vivendo, attraverso i mass media, quotidianamente situazioni di morte, quando siamo sollecitati nella nostra esperienza personale ci troviamo sempre impreparati. Ritengo che non sempre sia la morte in se ha determinare i crolli ma le situazioni che tale fatto va a scatenare. Troppo spesso in queste occasioni cambiano totalmente anche i rapporti all'interno della vita familiare. Insomma soprattutto quando si tratta dei genitori si destabilizza l'equilibrio delle relazioni, al punto che si stenta a recuperare quei rapporti che precedentemente sembravano assolutamente normali.

Quando la morte riguarda gli amici, certamente il coinvolgimento è assoluto, a secondo dell'intensità affettiva che si era determinata, ma tutto ha bisogno del suo tempo, poi, lentamente, si riesce a riprendere la vita di sempre. D'altra parte la nostra società non da molto tempo per piangere sui drammi anche in riferimento alle persone più care. Qualche momento di pausa per riflettere e si deve riprendere il ritmo operativo, altrimenti si corre il rischio di essere lasciati per strada. Non sempre questo meccanismo riesce anche perché l'affettività è un valore vero e non può essere sempre gestito razionalmente, almeno non in modo totale. Spesso lascia nel proprio cuore e nella propria mente anche strascichi difficili da rimuovere anche per anni. L'amore verso l'altro alcune volte porta anche a situazioni di totale degrado personale e di rifiuto di vivere. Insomma in queste situazioni occorre sempre essere molto attenti alla persona in situazione senza mai poter scadere in paragoni o comparazioni. Come sempre e soprattutto in queste situazioni ogni persona è un mondo a se.

In che cosa la fede in Gesù Cristo morto e risorto viene incontro al dolore che la morte delle persone care determina nel nostro animo. Non dobbiamo mai stancarci di ripetere, con San Paolo, che è il fondamento ineludibile della nostra religione, senza la resurrezione il cristianesimo sarebbe ridotto a una filosofia esistenziale. Prima di tutto occorre imparare a coltivare l'educazione alla speranza nella vita eterna, cosa che purtroppo si vive con molta difficoltà. Invece di sradicarci ci radichiamo sempre più alle cose del mondo, invece di anelare alle cose dello spirito si leghiamo alle passioni della carne. In questo modo invece di liberarci di noi stessi diventiamo sempre più ingombranti. La porta dell'eternità è il Battesimo, questo non vuol dire che chi non lo riceve è condannato alla morte anche perché Dio può accogliere e salvare nella sua misericordia in molti altri modi, vuol dire semplicemente che noi cristiani abbiamo una via evidente che apre alla vita eterna ed è il momento in cui siamo inseriti mediante il dono dello Spirito Santo nella morte e resurrezione di Cristo. E' il momento della nostra morte alla carne e inizia il cammino, che può essere in alcuni più lungo in altri più breve verso l'eternità.

Questo cammino percorso non sempre in modo cosciente, ma comunque camminiamo, è un dono della Grazia di Dio. Anche per questo la nostra vita è contrassegnata dalla esigenza di ringraziare Dio, ci sforziamo di pregare perché venga incontro alla nostra fragilità, cerchiamo di corrispondere al dono donando a nostra volta la vita, per come possiamo, nella disponibilità alla carità verso i fratelli. Questa disponibilità è orientata a rimuovere l'egoismo che potrebbe ostacolare lo zelo verso la volontà del Signore, ma anche la pigrizia spirituale che alcune volte abita la nostra vita spirituale e non ci permette di corrispondere pienamente all'amore di Dio. Camminare verso la vita eterna esige da parte nostra questa attenzione alle cose eterne e un maggiore distacco dalle cose del mondo e anche dagli affetti del mondo avendo la certezza che nell'amore verso Dio questi affetti recuperano una prospettiva nuova e senza fine.

Il mondo, intendendo con questo termine tutto ciò che ci circonda e il martellio incessante di ogni tipo di pubblicità, orienta a una valorizzazione inversa della nostra esistenza. Tutto deve essere finalizzato al

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possesso di ogni cosa che si desidera, per cui anche nelle case più ricche ci si deve sentire poveri è il meccanismo che gestisce la realtà economica,è la legge del mercato, occorre comprare sempre occorre comprare tutto e se non si riesce si deve cercare di possedere in altri modi. Pur di vivere seguendo queste regole anche i cristiani stentano a cogliersi nella dedizione alla gratuità e si lasciano totalmente assorbire dal ritmo distruttivo che il mondo impone all'uomo di oggi. Per fare questo prima di tutto occorre rimuovere i valori e tra i valori certamente l'attenzione alla persona, ognuno deve pensare a se stesso, indirettamente prevalendo questa visione della vita viene rimossa anche la religione che maggiormente promuove l'attenzione alla persona e alla vita di comunità, la religione cristiana. Questo accade senza alcune forma di persecuzione, con metodo indolore, al punto che anche tanti cristiani vivono come se non appartenessero più a una comunità di fede, totalmente tesi a conseguire traguardi meramente mondani.

Ecco perché è quanto mai importante cogliere il grande dono della fede che i nostri genitori ci hanno donato, non tanto e solo come una memoria, come una tradizione, ma più immediatamente come un dono vero che non verrà mai meno. E' un dono che si coltiva partecipando alla vita di comunità e che si alimenta nella crescita personale con il dialogo con Dio mediante la preghiera personale e comunitaria. Tutto questo riesce ad eliminare il dolore in occasione dei drammi affettivi che si accompagnano alla nostra vita? certamente no, ma comunque ci permettono di affrontarli con la serenità necessaria e la speranza che ci deriva proprio dalla certezza del prosieguo della vita in Dio. Intanto godiamo dei sorrisi dei ragazzi che ci restituiscono un po' della nostra infanzia, ci accompagniamo ai giovani che ci donano di sentirci meno vecchi, piangiamo per dolore che il Signore alcune volte ci fa incontrare nella nostra vita e in quella dei fratelli, ci sforziamo di portare un po' di serenità a coloro che possono averne bisogno, anche se non sempre ci riesce di capire tutto. Ma il Signore guarda al cuore ed è per questo che siamo sereni nel nostro impegno di servizio al Regno.

7 maggio - Un'altra cosa che caratterizza la bontà di Verbicaro è il mangiare sano, parlo di quello che viene preparato in casa non quello venduto come Verbicaro. Alcune volte ho la fortuna di poterne godere i sapori e vi posso garantire che è tutto un altra cosa, lo so, qualche volta dovrei invitarvi, ma purtroppo ne arriva per una sola sola persona per cui lo mangio io per voi. Oggi mi sono lasciato tentare dalla gola e mi sono azzardato ad accettare uno spicchio di crostata alla Nutella, al di la della bontà inappuntabile il resto, a detta del mio medico, è totalmente da rigettare. Ma magari per una sola volta si può rischiare. Mi direte ma Don Cono state facendo la visita alle famiglie o alle cucine, stasera si parla solo di mangiare? Certamente no, era solo per alleggerire l'argomento che è di quelli tosti, per cui meglio partire leggeri.

Catechizzare o introdurre alla ricerca di Fede, non è una domanda formale, ma sostanziale anche perché concerne l'approccio con il quale si deve vivere la proposta di fede per i nostri giovani. In realtà varrebbe anche per gli adulti, ma è difficile trovare adulti che vivano l'impegno della ricerca in modo serio, ordinariamente si scade nel devozionismo o nell'indottrinamento. Ma è opportuno esasperare l'approccio alla comprensione partendo in modo nuovo? Certamente è necessario anche perché la formazione che si continua trasmettere come itinerario catechistico nelle parrocchie, molto spesso non educa alla ricerca critica della presenza di Dio nella propria vita ma è una riproposizione attiva delle proprie memorie di fede. Anche se siamo costantemente sollecitati a comunicare l'oggi della fede, non sempre si riescono a trovare persone che si rendano disponibili a rileggersi come persone che cercano la fede per se stessi e conseguentemente si impegnano a trasmetterla, con i dovuti distinguo anche perché la fede non è mai omologabile, agli altri.

Gesù è la via. Questa affermazione, insieme alle tante altre contenute nella stesura che abbiamo dei Vangeli, è una delle tante definizioni che Gesù da di se stesso, al punto che i primissimi cristiani, diciamo

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per cinque o sei anni dopo la risurrezione, vengono chiamati i seguaci della via. La definizione è molto ampia e molto complessa oltretutto apre a una comprensione fortemente individuale della sequela. Però è proprio così, Gesù chiede a coloro che incontra per strada di cercare in se stessi la potenza capace di trasformare la propria vita: la tua fede ti ha salvato, è una affermazione che troviamo quasi sempre dopo un intervento mediante il quale Gesù rende presente la potenza di Dio. L'attenzione di Gesù è sempre alla persona concreta, spesso segnata dalla fragilità nella certezza che comunque è depositaria di una potenza che non gli appartiene, ma che comunque può determinare la novità per la sua stessa vita. Insomma occorre cercare in se stessi tutto quanto é necessario perché Dio manifesti i suo amore verso di noi.

Il primo problema è trovare animatori per la formazione dei giovani, che non siano semplicemente persone che si intrattengano con i giovani, ma che siano capaci di passione vera verso il futuro della comunità. Nella dinamica della fede, questo vuol dire anche che siano disposti a maturare una comprensione più autentica del proprio rapporto con Dio, ma anche nella capacità di vivere l'approccio alla Sacra Scrittura. Il convincimento deve essere che la Sacra Scrittura è la Parola eterna mediante la quale il Padre comunica a noi la possibilità di aderire alla salvezza, che apre alla comprensione piena della fede che Lui gratuitamente dona ad ogni uomo. I due elementi sono spesso inscindibili anche se non preclude in nessun modo la possibilità da parte di Dio di Salvare chi vuole per come Lui solo sa. Di certo la Sacra Scrittura va trasmessa senza remore, ne censure per come ci viene proposta nei Libri Sacri certamente rimane una vera novità che giorno per giorno rende vitalità alla nostra esistenza anche perché é il Signore stesso che la vivifica con la Sua presenza.

Non è opportuno avere paura della propria ignoranza, certamente Dio saprà sopperire in qualche modo a questa carenza. Anche se è ovvio che occorre per quanto è possibile restituire al testo sacro una autenticità che raramente si riesce a cogliere nella sua preziosità. Generalmente si tende ad addolcirla e soprattutto ad armonizzare le asprezze, dimenticando che è propria questa caratteristica a donarla la freschezza perenne che la rende in ogni tempo l'oggi dell'azione salvifica di Dio. Altro elemento fondamentale è la valorizzazione dell'ambientazione storica nella quale il testo è stato redatto. Insomma è importante capire perché è stato scritto. Questo aspetto aiuta a comprendere anche perché oggi parla a me, magari anche in modo diverso. però il messaggio deve partire da quello che ne ha determinato la stesura. Ma, direte voi, i giovani hanno la pazienza e la volontà di approfondire tutto questo. probabilmente no, però è meglio lasciare il senso dell'incompiutezza nella comprensione che un falsa sicurezza della verità accolta.

I giovani sono sostanzialmente fragili nella fase della crescita, magari si vestono della stupideria che il nostro tempo dono loro per una codificazione di appartenenza, ma in se hanno bisogno di certezze, per cui come comunità ecclesiale abbiamo la responsabilità di dare loro un riferimento sicuro, per come il Signore lo ha affidato a noi e non per come piace a noi a motivo delle nostre tradizioni e della nostra esperienza. Insomma occorre studiare, meditare, pregare, confrontarsi per evitare di fare confusione e così disorientare i tanti che si fidano ancora oggi di noi nella loro crescita. ma è facile fare tutto questo, forse si, forse no di certo dobbiamo anche noi spogliarci di sicurezze che non abbiamo e restituire al possibilità a ciascuno di poter godere dell'incontro personale con Gesù. Nel corso degli anni a cominciare dalla tradizione apostolica sono stati elaborati tanti itinerari di catechesi per aprire a una piena comprensione della verità, tutti ugualmente utili, tutti ugualmente necessari ma mai possono sostituire l'incontro personale con il Maestro. Solo incontrando Gesù la persona si mette in discussione ed è Gesù stesso ad incoraggiare un percorso di autenticità testimoniale nella sua sequela.

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I giovani vogliono sentirsi accolti ed è importante trovare persone disponibili a spendersi per loro, senza altra finalità se non quella di amarli per come li ama Gesù. Andare allo sbaraglio, genera l'illusione del fare ma non certamente la coscienza dell'essere. Leggere la propria vita come un dono è quello che spesso sperimentiamo in coloro che ci hanno preceduto nell'impegno della trasmissione della fede. Ecco perché è importante comprendersi nella coscienza di essere stati amati intensamente per poi trasmettere amore. Per amare dobbiamo proprio imparare dai giovani, alcune volte arrivano all'incoscienza del dono di se, ma raramente rifiutano di condividere la propria storia per una idealità che li emoziona e nulla emoziona i giovani più dell'amore. Saremo mai capaci di farli emozionare attraverso la nostra testimonianza amante?

6 maggio - Potrà mai una comunità sedentarizzata corrispondere alla sua vocazione nomadica, è l'impegno che sollecita il mio zelo in ogni comunità parrocchiale. Nel fare gli appunti alla Filomena di turno mi sembra di ripetere tutto ciò che ho cercato di insegnare, per molti atteggiamenti inutilmente, alla Filomena precedente. Il problema è sempre lo stesso servire all'altare non è servire in cucina a casa propria, per cui le cose da fare sono sostanzialmente le stesse, ma gli atteggiamenti che li devono accompagnare sono molto diversi. L'Altare è cristo dicono i manuali liturgici, ma non tutti ne siamo sempre coscienti, per cui ci si relazione come con una cosa e non come una persona. Non è facile far cambiare modo di fare, anche perché per molti quello che conta è il fare per come si è sempre fatto. Magari, questo a settembre come si sa da noi l'estate cambia quasi tutto, si interverrà con sollecitudine, della serie per come andrà andrà bene. Stiamo uscendo dal tunnel della paura e ci avviamo verso l'aurora, per cui lentamente ci si incammina verso la normalizzazione. Di cosa sto parlando? No, non ne parlo ma quello che conta è che vada tutto bene.

Si cammina in serenità, d'altra parte quando si è a Verbicaro tutto è più sereno, poi Zà Carminedda è sempre pronta con la sua macchinetta per i caffè, per cui posso scendere sereno, poi c'é Pittapane con la sua mamma che aspetta per cui non devo fare tardi. Ma si che lo so che non sono più a Verbicaro, ma poiché a qual tempo non scrivevo il diario ho pensato a come avrei scritto allora. D'altra parte sto percorrendo il quartiere con una presenza quasi assoluta di verbicaresi per cui i ricordi vengono spontanei, è stata una giornata per come deve essere in questa manifestazione religiosa, la gente si passa la parola, aspetta con la porta aperta, si raccontano i fatti, si prepara il caffè. Insomma tutte cose fatte con una gestualità antica legata a una società dove la Chiesa era una presenza veramente significativa. la visita di Pasqua era vissuta come un momento veramente importante della vita di fede della famiglia. Diciamo che ho percorso una strada della parrocchia, per capirci è quella delle feste dei compleanni clandestini.

Diciamolo pure, è un modo di rilassarmi dopo una giornata molto intensa e certamente rasserenante. Come sempre non sono mancati i momenti di difficoltà e di accoglienza nell'ascolto, ma sostanzialmente è scivolata nella gioia dell'incontro e nella voglia di condivisone della fraternità. Rimangono tutti aperti i problemi legati al futuro pastorale della vita della parrocchia e qui torno all'inizio come scuotere dal torpore che si accompagna all'impegno dei battezzati? Non sarà facile ma certamente è necessario, energie innovative non mi sembra di coglierne, per cui sarà necessario incoraggiare a un maggiore impegno la Vecchia Guardia che oltretutto comincia a segnare il passo. Vedremo, intanto procediamo verso i gironi di gioia della Prima Comunione, poi con i sopravvissuti organizzeremo il futuro. Chi è stanco si riposa, il Signore saprà alimentare nuove disponibilità ed entusiasmi per il servizio al Regno. Certamente Scalea ha bisogno di una seria evangelizzazione e non tanto di un perseguire sentieri già visti e ripetuti.

Facile a dirsi ma non a farsi, diranno i vecchi saggi della situazione, semplicemente non dico proprio niente e si deve fare. Vado riflettendo in questo periodo il come e il chi, ma penso che ne usciremo alla grande, la parrocchia è troppo giovane e vigorosa per potersi arrendere alla normalizzazione della vita di fede. far cogliere la fede come il bene, lo so che non è facile ma certamente non sarà difficile cercarsi

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meglio in Gesù Cristo. Anche questa sera è arrivata la Mezzanotte, si va a chiudere gli occhi, magari il Signore vorrà aiutarmi nel sonno come fece con San Giuseppe, ma forse Lui pregava di più. O magari le cose che doveva decidere erano più importanti. La cosa certa è che non bisogna adagiarsi sulle abitudini, dobbiamo guardare ai giovane e cercare il futuro della comunità alimentando un sincero spirito di comunione e facendo maturare una coscienza di comunità che a me sembra oggi stenti veramente molto ad essere presente.

5 maggio - Oggi giornata sacramentale, sei bambini Myriam, Giuseppe, Domenico, Iris, Silvia uno non lo ricordo ma a quest'ora e a quest'età può capitare (post scriptum Giorgia), inseriti mediante il dono della Grazia sacramentale alla dignità di Figli di Dio con il Battesimo. Uno ho rischiato di perderlo anche perché era immersione, lei era di pochi mesi, per cui la mia unica preoccupazione è stata quella di non farla affogare nella vasca battesimale. Ritengo di poter scrivere che sarà l'ultimo del mio mandato sacerdotale, a meno che non lo facciano i genitori stessi. La coscienza del Battesimo in chi lo chiede è molto variegata. La cosa più sicura è che vogliono il Battesimo per i propri figli, ma per quale motivo? Con questa domanda si entra in una casistica molto ampia di risposte, ma anche di situazioni di vita per cui conviene neanche accennare ad entrarvi per un tentativo di comprensione. Di certo ci sono situazioni di vita molto diversificate e in alcuni casi anche molto provate dalla vita.

Una mattinata molto gioiosa anche se in alcuni aspetti intemperante, la Parola di Dio era troppo bella per lasciarsi rattristare dagli infantilismi degli adulti, per cui si rientra alcune volte nelle proprie responsabilità e si va avanti incoraggiando al rispetto delle regole del cuore. Tema della giornata è stato il bene comune. Anche se non è molto di moda, certamente è alla base del nostro impegno educativo e testimoniale. Mettere sempre gli altri al centro della nostra attenzione, aiuta sempre a comprendere la relatività del proprio protagonismo e la centralità ineludibile della presenza di Cristo. Come sempre il coro ce la mette tutta, ma alcuni problemi atavici rimangono tutti da stabilizzare, altrimenti non si va molto avanti. Intanto ci siamo goduti il fidanzamento di Simona e la preparazione del prossimo matrimonio, chiaramente non è vero, ma serve a dare gioiosità all'incontro. Fabiana ogni tanto mi fa preoccupare, sparisce senza dire niente a nessuno, magari ci prepara qualche sorpresa, ma, staremo a vedere.

Con la presenza dei bambini la liturgia è sempre una festa, li affidiamo al Signore perché possano crescere in sua compagnia, la speranza è che le famiglie non siano troppo trascurate nel continuare l'impegno di far maturare loro la coscienza dell'essere cristiani. Ma a quali famiglie ci riferiamo a quelle ipotizzati nei tanti itinerari di formazione al matrimonio o a quelle molto variegate con le quali abbiamo le relazioni ordinarie? Anche in questo caso la cosa più anomale è la volontà, soprattutto in coloro che consideriamo situazioni irregolari, di essere considerati come regolari. insomma c'é come una violenza effettiva che tende a scavalcare le norme della Chiesa. Alcune volte mi pongo la domanda del progetto di Dio in tutto questo, ma sinceramente stento a tirarne delle somme di qualsiasi tipo si affidano alla sua misericordia e basta. Anche oggi mi sono incamminato pieno di speranza e di gioia per portare un po' di pace del Risorto.

Poi è stata la volta del gruppo di preghiera che si ispira a Natuzza, si caratterizza per la recita mensile del rosario meditato, il tutto dura circa due ore e mezza, come ogni cosa prima o poi passa e poi quando la gente prega stiamo tutti meglio. Ieri la giornata è stata caratterizzata dalla visita alle famiglie, ma adesso vado impantanandomi, anche perché li conosco, o per meglio dire ci conosciamo, e i tempi di sosta si allungano in modo inquietante, sia come sia continuo anche se lentamente. Il pomeriggio lo abbiamo vissuto con la gioia dei ragazzi che si preparano alla Prima Comunione, l'ho condiviso con Don Fiorino, d'altra parte è impossibile fare diversamente, a lui i problemi e a me la festa. Anche se come dicevo, con i

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ragazzi si vive sempre in un clima di festa. In realtà tutto lo affronto con serenità e nella dinamica dei tempi lunghi, anche perché alcune devianze non si possono affrontare con la bacchetta magica. Per cui è inutile far pesare sui genitori responsabilità che non necessariamente appartengono alle loro possibilità. Anche i catechisti cercano di fare tutto e anche al meglio, oltretutto lo fanno anche con grande affetto verso i ragazzi, ma allora in che cosa si deve cambiare?

Ancora una volta senza averne colpa, non va l'impostazione generale di lavoro impostato in chiave scolastica. Insomma tipo direttrice, programmi ministeriali da eseguire e non da interpretare, collegio docenti e via a seguire. Ma so bene che non è facile cambiare mentalità soprattutto quando si parte con presunzione di aver ragione, e perché questa presunzione? Come sempre la presunzione è figlia della non conoscenza, per cui come si può elaborare una conoscenza senza applicare l'intelligenza allo studio sistematico dei contenuti? Insomma è un lavoro che esige anni di applicazione sistematica non tanto sulle cose da fare, che magari si conoscono abbastanza ma il come trasmettersi perché non restino delle cose da imparare ma atteggiamenti da incarnare. Insomma educare è un impegno vero e parte dalla capacità di educare se stessi prima di tutto. A che punto siamo? Semplicemente alla VI Domenica di Pasqua, ne più ne meno, si anela al dono dello Spirito Santo, si incoraggia a vivere la Pace, si chiede di testimoniare l'amore cristiano. Don Fiorino? E' come sempre uno spettacolo di semplicità e capacità di relazioni, per saperne di più bisogna tornare indietro di qualche anno nei pensieri scritti sul Diamante, il resto spero di scriverlo in futuro potendo godere dalla sua amicizia e della sua presenza nel servizio alla comunità

Sempre in cammino recita il titolo rivisitato di un canto, la morale del canto è che non bisogna arrendersi mai, come anche non bisogna pensare di potersi fermare, occorre camminare sempre cercando mete sempre nuove e in modo sempre nuovo. Non abbiamo camminato molto forse due chilometri, vissuti con il passo entusiasta dei pargoletti. Siamo arrivati con le prime gocce di pioggia, appena in tempo per non restare bagnati. Abbiamo vissuto un momento prolungato di fraternità in pizzeria, non so se si riesce a immaginare cosa fanno 60 ragazzi in un recinto, di tutto e di più, e così è stato in modo moderato, per buona pace di chi ci ha ospitato e servito. I ragazzi sono molto affettuosi ed emozionati, si stanno preparando con grande impegno a questo appuntamento, anche i genitori non sono da svilire nel loro accompagnamento, sono molto rispettosi e disponibili come sempre d'altra parte. Il compito è il nostro di valorizzarli di più. Intanto un bellissimo temporale ha spazzato ogni altro pensiero e ci ha donato di ritornare alla serenità della primavera ancora non pienamente espressa.

3 maggio - Era la festa del Ritrovamento della Santa Croce, con la riforma liturgica è diventata la festa dei Santi Filippo e Giacomo, oggi era anche il primo venerdì del mese, inserito per giunta nel mese mariano per eccellenza, insomma c'era solo l'imbarazzo della scelta. Cosa mortificare? Nulla in particolare, la liturgia è risaputo permette sempre un mix di contenuti per cui si tratta solo di fare delle scelte tenendo presenti l'attenzione degli astanti e il cammino liturgico che si va percorrendo. Ci sono dei vuoti istituzionali che nessuno può colmare, certamente si possono tamponare le falle, ma non si può raddrizzare ciò che è affidato ad altri se non correndo il rischio di prevaricare. Fare questo non è mai positivo. Per cui alcune volte sei anche costretto a guardare la deriva della barca senza poter intervenire pur potendo farlo. Diventa ancora più drammatico quando si vorrebbe intervenire ma non si hanno i mezzi per poterlo fare. Il più delle volte pur intervenendo in realtà non si può fare molto se non per il periodo del tuo essere presente in una determinata situazione, ma una volta via chiunque può appropriarsi per altri fini tutto quanto era realizzato per la dinamica del Regno. Purtroppo ieri come oggi il Regno corre il rischio di essere parcellizzato dai violenti.

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Giornata di immersione pastorale, al punto di non poter neanche respirare, in mattinata la formazione con gli aspiranti biblisti, oggi molto intimiditi, con qualche accenno di esuberanza primaverile, ma anche perché l'argomento era pretesco, comunque hanno sopportato con pazienza. Quindi come sempre, si cammina brevemente in via Marco Polo per le visite alle famiglie, gioioso incontro con Marianna, storica bimbetta che cantava con grande entusiasmo e oggi felicemente sposata e mamma di due bimbette. Conclusione veramente armoniosa con incontro programmatico tra il Castello e il Casale, anche se accompagnato dal lamento di qualche ultras della serenità e della pace, che stenta a rivestire i panni violenti della frontiera. ma alcune volte è opportuno preparasi al peggio vivendolo al meglio. Non sempre si è capaci di ringraziare di tutto quanto il Signore ci ha donato, d'altra parte la società del benessere esiger che si desideri sempre di più, altrimenti si inceppa il meccanismo della produzione, certo per i cristiani tutto cambia, appunto per i cristiani.

Perché mai? Semplice perché la vita non sempre è facile e non tutti amano la vita di fraternità, l'umiltà della testimonianza della fede e la gioia di servire la vergine Maria senza necessariamente dover suonare costantemente la grancassa. Altre volte il lamento sule rovine di Gerusalemme sembra prevalere sulla gioia che deriva dal Risorto. Insomma è la vita di ogni giorno con i suoi alti e bassi che l'accompagnano. Si, lo so che la vita di comunità dovrebbe scorrere in modo più lineare, ma proprio per questo diciamo dovrebbe e non deve. Cogliere la speranza al di la della morte, alcune volte esige una grande fede, altre volte apre alla fede, capita anche che allontani dalla fede. Come sempre ogni persona è un mondo da scoprire e nelle diverse situazioni della vita emergono situazioni inimmaginabili e inespresse della propria personalità. Però la cosa certa è che uno può avere la presunzione di poter lavorare solo su stessi, e non sempre ci si riesce. Qualcuno ha detto che una vita non basta, ma forse, semplicemente, non credeva nell'eternità.

Si insegue fino a sera inoltrata e infine ci si inerpica al Carmine per l'appuntamento con i giovani per il Tabor. Non male l'esperienza va crescendo e i giovani si affezionano tra loro, il che è certamente la nota più importante. Per maturare una migliore comprensione della presenza di Gesù nella loro vita, il tempo non mancherà, non per nulla sono giovani, loro. Noi ne godiamo la presenza, li sosteniamo nelle perplessità, ci si sforza di non essere troppo invadenti. D'altra parte è così bello mettersi da parte e sforzarsi di comprendere, è vero il loro è un mondo totalmente diverso ma è anche così bello e interessante. Per la prima volta mi sono trovato a confessare nella Cappella del Carmine, sono sensazioni che faccio fatica a trasmettere, ma che almeno mi riesce di vivere. Cresce anche la voglia di confrontarsi e di comunicare agli altri i propri pensieri, stasera riguardavano il terreno del campo seminato dalla Parola. l'agape non ha bisogno di commenti anche perché quella riesce sempre molto bene.

2 maggio - Si chiude con l'Adorazione una giornata cominciata in modo nervoso, chiaramente parlo del tempo, per me tutto molto sereno. Come sempre Santo Rosario e celebrazione dell'Eucaristia, a tutto questo si è aggiunto un caro fratello che il Signore ha chiamato a se, quindi a Cetraro per l'aggiornamento del Clero. Insomma mattinata e primo pomeriggio finiti. Si riprende con gli schiamazzi dei ragazzi di comunione oggi particolarmente euforici e vivaci sarà la primavera/estate che incombe, intanto ci si prepara al ritiro di sabato. In se nulla di preoccupante, ma per loro è come sempre tutto una novità, oltre tutto è bene prendersi sul serio nelle loro preoccupazioni altrimenti corriamo il rischio di farli sentire valorizzati nel loro esserci. I catechisti? Eccome se c'erano. Ma non ne parlo, altrimenti poi devo spiegare, devo chiarire insomma mi fanno perdere tempo senza motivo. D'altra parte è un team di lavoro abbastanza sereno, diciamo che ce ne sono di più bellicosi, per cui ne approfittiamo per fare qualche scherzo in esubero. I ragazzi mi sono sembrati molto sorridenti, perfino da parte dei genitori, meno una, c'è un atteggiamento rilassato. Può darsi pure che mi sfugge qualcosa. ma può anche darsi che tutto vada, strano a dirsi, veramente bene.

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Si deve trasmettere speranza sempre, anche quando umanamente può prevalere ala disperazione, la fede cristiana perderebbe di significato se non fosse stabilmente abitata da questo convincimento. In realtà la fede non perderebbe proprio nulla, anche perché è un in sé prima di essere un per me, ma certamente il mio modo di leggermi quale credente correrebbe il rischio di intiepidirsi, si abbassa la guardia e chi ci guadagna è il demonio che più facilmente può intervenire nella mia vita. Cogliendomi in un momento di fragilità spirituale di allontanamento dall'amore di Dio. Sentirsi amati da Dio nelle situazioni di tragedie umane è l'esercizio più difficile da vivere ma è anche il più necessario, anche se non ne colgo la valenza questo è il bene. Di questo io non debbo dubitare, Dio è amore e non può volere mai il male di nessuno. Si riesce sempre? Probabilmente no, quello che conta è persistere nell'impegno fino al momento della possibile e necessaria ripresa dei ritmi ordinari. Ma abbiamo anche imparato che non esistono ritmi ordinari per cui sarà necessario cercare un'altro livello di stabilizzazione, probabilmente più in alto di quello a cui mi stavo abituando anche perché parto da una situazione peggiorativa rispetto a quanto i pensassi fosse mai possibile.

Ieri sera tutto molto bello e sostanzialmente partecipato, sia la liturgia che la processione. Diciamo che al di la dei problemi organizzativi, per cui l'anno prossimo praticamente cambierò tutto, nella realizzazione della manifestazione tutto è stato abbastanza positivo. Mi è sembrato strano e totalmente nuovo ripercorrere i quartieri che avevo fatto precedentemente per le benedizioni alle famiglie, nel frattempo ho anche constatato che ancora l'itinerario che rimane è particolarmente articolato. Ma io non desisto, magari ci vorrà tutto giugno anche se si sconfina oltre la Pentecoste, anche perché il tempo che posso dedicare non è molto. Insomma pochi palazzi al giorno, oggi praticamente niente. Intanto oggi abbiamo cominciato con il mese di maggio e la centralità della Vergine Santa nella vita del credente, con tutto il rispetto che devo portare a San Giuseppe, ma quando entra in campo la Madonna è tutta un'altra musica. Abbiamo riproposto l'immagine della Madonna di Pompei come riferimento spirituale e la chiusura del mese, il trentuno la vivremo al suo Santuario. Anche l'Adorazione è stata vissuta meditando il significato eucaristico della Vergine Santa.

Oggi è Sant'Atanasio, per molti vale l'interrogativo chi era costui? Uno dei più grandi e importanti vescovi della Chiesa universale, in quegli anni la Chiesa era ancora unita, siamo appena usciti dal periodo delle persecuzioni. Apparteneva alla scuola di Alessandria ed è stato uno degli araldi centrali dell'articolazione dottrinale del dogma sulla figliolanza divina di Gesù Cristo. A motivo di questa sua fedeltà alla comprensione eterna del Verbo subì per quattro volte l'esilio dalla sua sede episcopale da parte di diversi imperatori, ma alla fine trionfò la verità della divinità del verbo incarnato. Per come la comprensione della scrittura orienta a cogliere, quale verità da credere e nella quale vivere la ricerca spirituale di perfezione e il cammino dell'incontro con Dio. E' probabile che oggi non avrebbe molta fortuna, spendere la vita per affermare la Verità, nella società delle opinioni è quanto di più frustante potesse accadergli, ecco perché il Signore gli ha donato di vivere in un periodo in cui le parole non erano ancora chiacchiere, ed erano totalmente orientate a comprendere il significato del valore della Parola.

Alcune volte può sembrare che tutto sia eccessivamente tecnico o analizzato, in realtà è semplicemente frutto di esperienze anche molto estemporanee che il ministero sacerdotale mi ha chiesto di vivere, io certamente ne avrei fatto volentieri a meno. La cosa che certamente ho imparato bene è che la prima via è quella di condividere fino in fondo l'esperienza con le persone che ne sono più immediatamente coinvolte, solo in un secondo momento cerco di rileggere il tutto in modo totalmente nuovo e cristianamente proponibile. Il più delle volte semplicemente resto in silenzio e mi lascio percorrere dalle emozioni che la situazione riesce a trasmettermi, altre volte mi sforzo di orientare con vigore verso la speranza, anche in questo ritengo di essere eccessivamente razionale, anche nelle emozioni che vivo, mi sforzo di coglierne

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fuori misura il possibile significato. D'altra parte è difficile che io sia lì per caso, il più delle volte mi si cerca per dare un senso nuovo a quello che accade. Ma non sempre ci riesco. Magari è meglio dire, non sempre ho la possibilità di riuscirci.

30 aprile - Dovrei continuare ma per adesso può anche bastare così. Buona notte, anche a Giulia ma di questo vi parlo domani, cioè oggi, insomma appena trovo il tempo. Intanto siamo arrivati al 1 maggio, insomma siamo arrivati al domani di cui parlavo prima. Che giorno è? Bello, estivo, molto luminoso con brevi accenni di nuvolosità. Ma magari voi non vorreste notizie di carattere metereologico. Ma poiché normalmente si parla del tempo, ogni tanto mi adeguo. Beh diciamo che con Giulia è sempre bel tempo, sorrisi a fondo gratuito, voglia di vivere, innammoratissima, totalmente dedita all'avventura, alla ricerca di ogni avventura, insomma una preadolescente che chiede a tutti di poter vivere e non vuole essere trascurata.

Come ogni vigilia che si rispetti è stata una giornata intensa, carica di tensioni inutili, anche perché non concorrono al clima della festa, sono tutte cose che cancelleremo serenamente con il prossimo anno. Intanto si cerca di non farle sconfinare nelle cose necessarie. Intanto abbiamo ricevuto dal Vescovo un grande dono, ve ne accorgerete per cui per adesso non vene parlo. E' la classica ciliegina che mancava perché la torta avesse il senso del dono perfetto per il compleanno. Intanto ne abbiamo già goduto la presenza in questi giorni e come sempre è super distratto, ma particolarmente compreso nel ruolo spirituale che il Signore gli ha donato. Ne godremo spesso la presenza, questo mi dona grande gioia guardando al bene della comunità. I giovani hanno bisogno di un giovane e il Signore sembra volerci benedire con una vera benedizione.

Quando arriva il momento della preparazione dei battesimi, anche questo fine settimana ne avremo sei, diventa tutto un mistero di comprensione, o più semplicemente una visone più vera della nostra variegatissima comunità parrocchiale. Ce ne sono di tanti tipi, quello che va aumentando è il numero degli Ortodossi rumeni che chiedono di battezzare cattolici i propri figli. E poi c'è la complessa casistica dei tanti nuclei familiari che godono di viarie irregolarità, ma tutti chiedo di battezzare i propri figli. E' un mondo nuovo che la Chiesa non mancherà di affrontare in modo nuovo, o forse è meglio dire in modo antico, restituendosi alcune agevolazioni che la Parola le consente ma che per adesso sono accantonate. Insomma è una situazione che va regolarizzata istituzionalmente e non può essere affidata solo al discernimento dei singoli operatori pastorali. Non ci avete capito niente? In realtà neanche io ci capisco molto per cui cerco di navigare a naso. Insomma ogni coppia è un mondo a se e come tale merita di essere considerato.

Visita alle famiglie addomesticata, qualcuno, anche se si sforza di sorridere, fa fatica a risvegliarsi dalla serata precedente, insomma cominciano ad affiorare volti più conosciuti, anche se chiaramente trasformati negli anni, ma i cuori mi sembrano ancora pienamente orientati al bene. Vale per tutti un altro nome e un altro volto quello di Angela, una della animatrici più buone e generose dell'esperienza pastorale di Verbicaro, per cui parliamo di circa trenta anni fa. L'ho travata dietro una delle tante porte alle quali busso e la sua vista mi ha subito riconciliato con la bontà del pellegrinaggio che sto vivendo. Sapere che vive in parrocchia mi ha subito fatto molto bene, anche se lei mi dice che non sono più i tempi dell'impegno giovanile, avverto che la vita non l'ha cambiata in nulla. Caffè obbligatorio e continuazione dell'incontro di altri volti sorridenti che non posso delineare ma che mi hanno accompagnato per tutto il pomeriggio. In parrocchia come sempre la gioia presenza dei bambini e dei ragazzi. Per cui posso vivere l'ultimo giorno della novena.

La veglia è stata animata con impegno dagli ultras della comunità, non è stata molto partecipata dalla comunità, diciamolo pure praticamente per niente, però i vari associati hanno vissuto l'impegno con grande

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coscienza e responsabilità. Anche se chi ha dei bambini si è lasciato prendere dalla voglia di cantare delle ninne nanne, tutto deve essere apprezzato e vissuto come dono del Signore da leggere in prospettiva di una maggiore sensibilizzazione per il coinvolgimento dei tanti battezzati che non sono associati ma che pure fanno parte della comunità. La riflessione sulla figura paterna e la spiritualità di San Giuseppe è stata necessariamente caratterizzata dalle varie sensibilità per cui abbiamo avuto la parte carismatica della Comunità Maria, la parte esistenziale dell'Azione Cattolica, la parte kerigmatica del Cammino Neocatecumenale. Completate dal mio intermezzo preoccupato nel quale ho sempre cercato di ampliare la visione e la comprensione della missione alla evangelizzazione della comunità.

Adesso ci prepariamo alla serata con la processione per cui mi preparo a cogliere il dono del Signore e di vivere la gioia di accompagnarmi a San Giuseppe per le strade della comunità a lui dedicata. Queste sono le occasioni del dono per cui non dobbiamo amareggiarle con le nostre preoccupazioni, al centro occorre mettere il protagonismo del Signore d'altra parte è per questo che al gente si mette in cammino per incontrarsi con gli altri fratelli della fede. Debbo sempre imparare che il Signore è mistero di amore e che, per quanto mi è possibile, debbo anche io essere segno di questo amore. Nessuna preoccupazione ho sempre cercato di mettermi a lato quando c'é Lui, l'unico problema è rappresentato dalla mia stazza, per cui anche se mi sforzo di spostarmi qualcosa di me rimane sempre al centro. Fino a quando Lui mi sopporterà, chi può dirlo?

29 aprile - Ma potrei scrivere anche 30, visto l'orario. Sono giorni molto belli vissuti intensamente, anche ricchi di molte emozioni che è impossibile comunicare. Per cui non ne parlo proprio. Ma allora la chiudo qui? No, sarebbe impossibile, anche è veramente troppo interessante quello che il Signore ci dona di poter vivere in questi giorni di riflessione di gioia accanto al Padre putativo di Gesù, nella versione di Patrono del lavoro. intanto, come sempre, è da sottolineare il senso della gratuità che si accompagna all'organizzazione delle manifestazioni. Questo vuol dire che molti laici, non quelli che amano la prima file, ma quelli che con umiltà e cuore sincero si sforzano di corrispondere all'amore di Dio senza apparire quasi mai in modo vistoso, ma che in queste situazioni diventano insostituibili, anche perché si donano in modo veramente encomiabile. Per cui ancora una volta il proverbio popolare nessuno fa niente per niente, lascia il tempo che trova. Anche perché sinceramente molti fanno molto per niente. In questa fase vale molto di più, perché ciascuno potrebbe chiedere dato il bisogno del nostro tempo e invece niente tutto per il Signore e per San Giuseppe. Non possiamo che ringraziare il Signore e invocare la Sua benedizione su questi fratelli. E' inutile dirvi che è una situazione che ancora una volta mi libera da responsabilità altrimenti difficili da gestire, sa potrebbe essere un cominciare a lamentarsi per cui evito.

Nel pomeriggio di sabato abbiamo condiviso le riflessioni con i ragazzi che hanno ricevuto la Confermazione e che adesso cercano di posizionarsi in modo più attivo nella vita della parrocchia. Si poteva pensare molto peggio invece eccoli gioiosamente presenti con gli animatori al loro incontro, nella sforzo di sentirsi valorizzati e compresi nelle loro esigenze. Intanto nella serata ci siamo goduti lo spettacolo offerto dall'Oratorio, si lo so, si deve ancora crescere, ma intanto ci si gode, magari in pochi la gioia che si riesce a trasmettere, Ma per trasmetterla, è chiaro che prima si vive. Sono i tanti momenti che nessuno conosce e che rendono prezioso il proprio esserci senza avere l'esigenza di apparire ad ogni costo. Per ogni evenienza abbiamo preparato l'ambulanza anche perché ci sono alcuni che in ogni occasione di impegno si lasciano prendere da tutti i malanni di questo mondo. Per cui meglio prevenire. Comunque sia la serata è andate con grande gioia. Anche se non tutti sanno godere del dono del Signore. Trasmettere la gioia nella dinamica della gratuità non è una prerogativa di alcuni ma di ogni battezzato. Il Signore ci chiede di essere segno della speranza che Lui stesso ci ha affidato e non possiamo deluderlo mettendo sempre altri impegni al primo posto.

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Molte le novità di questi giorni, prima fra tutte il nuovo parroco della Madonna del Carmine nella persona di don Franco Laurito. Si potrebbe dire e anche questa e fatta, meno male così si è stabilizzato il servizio pastorale di tutte e tre le parrocchie di Scalea, senza correre il rischio di dover inseguire le liturgie e gli eventuali sostituti. E' stata una bella liturgia molto semplice e lineare, anche se il giovane ama la complessità di tradizione bizantina, ma per adesso insegue anche lui per cui si è adeguato. E' una energia nuova che certamente avrà modo di mostrare pienamente la sua capacità pastorale e liturgica. Diciamo che la parrocchia ne aveva anche bisogno, è risaputo che uno stile liturgico esige una dedizione, che non tutti abbiamo, per permettere alla liturgia di esprimere pienamente la sua ricchezza e il suo messaggio. Terminata la liturgia me sono ritornato in parrocchia nella periferia urbanizzata di Scalea, giusto in tempo per salutare il caro Don Fernando che nel frattempo mi ha sostituito a sua volta, insomma è la rotazione del ministero che spero esprima bene la dinamica trinitaria delle operazione che genera e fa sperimentare la perfetta comunione intradivina. Ho anche goduto di un breve flash della nuova band che cerca di animare gioiosamente la liturgia della festa. Si canta, si suona, si ringrazia e si spera.

Poi in cammino con i ragazzi del primo anno dell'eucaristia verso la rettoria della SS. Trinità per vivere la gioia della Pasquetta con i pargoli. Il passo è stato buono ci abbiamo impiegato quarantacinque minuti. Anche i catechisti non hanno mancato di adeguare il loro entusiasmo alla gioia dei ragazzi. Breve momento di relax per riprendere fiato e poi il via alla grande tavolata. Sono per me occasioni sempre di crisi, anche perché alla gioia della visone beatifica di tanto ben di Dio si accompagna sempre il dovere di non mangiare a motivo del peso, praticamente sono fuori forma da circa venti anni. Ma questa volta tutto è stato più facile, anche perché mi era stato conservato un vassoio, ritengo fosse un pasticcio a base di verdure, della festa di cui ho parlato precedentemente. Dico ritengo anche perché farei fatica a definirlo tecnicamente, di buono c'era che non sapeva di niente, per cui l'ho mangiato in santa pace e tutto è praticamente finito lì. Insomma una tavolata contrassegnata dalla gioia semplice di tradizione francescana. In realtà avevo provato a prendere qualcosa d'altro, ma mi sono sentito soddisfatto e dopo il caffè via a giocare, nella finzione. In realtà mi sono messo alla ricerca di un angolo tranquillo, per il momento magico di riposo pomeridiano.

Guardandomi attorno con circospezione mi sono portato nella cappella feriale e mi sono steso su un banco, per circa mezz'ora anche perché mi ha rintracciato il capo e mi sono rimesso in cammino per portarmi al Castello per eccellenza, al convegno diocesano per la formazione degli animatori della Caritas. Alle tre di pomeriggio di una bellissima giornata torrida mi sono rimesso in cammino con la sicura certezza di poter facilmente trovare un passaggio, e invece niente. Posso affermare che a quell'ora non si mettono in cammino neanche i cani, comunque ho perfezionato il tempo della mattinata e in cerca mezz'ora sono arrivato in parrocchia. Non senza dover sopportare il rimprovero di mai madre, quando mi ha visto passare tutto sudato davanti al Camposanto senza neanche salutarla. In realtà io speravo che non mi avesse visto e invece, pazienza la prossima volta sarà più attento. in realtà passando sotto la casa di una catechista mi è venuta la tentazione di chiederle di accompagnarmi, ma poiché era una tentazione ho lasciato andare.

In quel del Belvedere, come sempre tanti amici da salutare e tanti affetti da rinverdire. Tutto molto interessante anche se la partecipazione non era certamente epocale il tema era accattivante e totalmente proiettato al futuro. Ecco, forse per questo non ha raccolto molti consensi, oggi come oggi si parla poco di futuro, si guarda sempre con nostalgia al passato, senza trascurare mai di piangendosi addosso sul presente. Molti aspettavano per chiarimenti e speranze, ma hanno dovuto rinviare a tempi migliori, che probabilmente non ci saranno. Si sa che non sempre si riesce a cogliere la preziosità di spendersi per il gregge, in molti casi vale la riflessione di Ezechiele e di Geremia. C'é di buono che il Buon Pastore è il Signore, questo da molta serenità e anche della consolazione. Con Lui non si corre il rischio di restare

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delusi. La gente che partecipa al convegno? Non tutti erano motivati, come d'altra parte accade in tutte le situazioni della vita, ma l'esperienza è stata certamente positiva e ha arricchito la comprensione della Domenica per come ormai tutti documenti ecclesiali richiedono ma che ancor stenta ad essere attuata.

Una giornata da spendere per il Signore, da vivere in onore del Signore non alcuni momenti e poi il resto per come viene. Mi piace anche ricordare che molti già adesso vivono una bella dedizione, veramente ammirevole e meritevole di memoria. Sono i cristiani del silenzio che come dicevo prima non amano la ribalta ma che comunque si spendono senza tirarsi mai indietro. Altri invece che da anni sono responsabili di questo e di quello, in realtà spesso non si capisce di cosa anche perché a ben veder non lo sono neanche di se stessi. Non si vedono se non nei tempi scanditi da un ipotetico contratto di lavoro, fatto le loro ore di servizio arrivederci alla prossima volta, se nel frattempo non emerge qualche altro impegno, ritenuto più significativo. Difficile da comprendere quel può essere la scala dei valori. ma come sempre andiamo ripetendoci, in Italia una presidenza non si rifiuta a nessuno. In molti organismi pastorali ma anche sociali ci sono solo i responsabili, poi però nessuno fa quello che si programma. Insomma il classico generale senza esercito. Non è raro il caso nel quale uno ricopre in se tutti gli incarichi direttivi, per molti queste sono le vere soddisfazioni della vita.

26 aprile - Mentre nella liturgia, in questo tempo di Pasqua, continua a scorrere la vita delle prime comunità cristiane con gli entusiastici resoconti dei viaggi missionari di Paolo e la volontà di Gesù di incoraggiarci cogliere meglio il significato della sua presenza, la vita della parrocchia si prepara ad affrontare i primi accenni dell'estate che, come ormai accade da un po' di anni ci assale all'improvviso. Vorrei anche comunicare che a me sembra di non aver visto ancora nessuna rondine da queste parti, se qualcuno ne vede per piacere mi avverte perché, poiché sono la gioia dei semplici, vorrei vederle anche io. Mattinata immersa nell'Apocalisse cercando di cogliere, con alcuni sopravvissuti, il messaggio storico/liturgico che fa di questo testo un valore assoluto ed esclusivo della Bibbia, magari sarebbe meglio dire del Nuovo Testamento. Certamente lo sforzo al quale incoraggia l'autore, rimane quello di leggere la storia con gli occhi di Dio, di cercare consolazione, di fronte ai cataclismi che da sempre si accompagnano alla storia della'umanità e della comunità dei cristiani, guardando verso il cielo, guardando al Vegliardo degli anni che si trova sul trono e all'Agnello immolato.

Spesso viviamo sommersi nel mondo,per cui volgere lo sguardo verso l'alto sembra esigere uno sforzo prometeo. Però è proprio così la nostra gioia è da cercare in alto, non in basso. Diciamo che gli ultras colgono con naturalezza la preziosità della deportazione babilonese per la reimpostazione dell'Antico Testamento, il che non è male. Diciamo che se resistono per i prossimi dieci anni magari si riesce anche a fare una comunicazione più lineare e metodica. Meglio questo atteggiamento che il parlare da sconcludenti che alcune volte si coglie in incontri più ampi, quasi mai un intervento capace di cogliere da vicino l'argomento trattato. Allora ben venga la prudenza, anche se non guasterebbe una più disinvolta capacità di intervenire. Il resto della pattinata è trascorso tra l'andare e il restare, ha prevalso il restare. Un po' la stanchezza, un po' la pigrizia, ma anche la consapevolezza che si sta mantenendo il programma stabilito, mi donano dei momenti di relax che forse non è bene emancipare troppo.

Avrei voluto proporvi un'altra foto d'epoca, ma purtroppo non riesco proprio a trovarla. Eppure ero sicura di averla lasciata tra le altre, proverò a cercarla di giorno magari riesco meglio, si sa che di notte è meglio provare a dormire. Diventa sempre più difficile trovare tra i giovani una famiglia di tradizione ebraico/cristiana. L'inculturazione, la globalizzazione e la liberalizzazione della coppia sono parte integrante del tessuto della comunità parrocchiale. Nulla di particolarmente negativo, poi a ben vedere le persone sono molto rispettose e disponibili al dialogo e all'accoglienza paziente anche dei rimproveri che

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benevolmente si cerca di trasmettere. non va neanche dimenticato il dramma che spesso è sotteso alla rottura dei precedenti legami matrimoniali, però di fatto si determina una fragilità del legame sponsale che certamente non aiuta la comunità nella testimonianza della fedeltà coniugale. I figli generalmente sopportano, sforzandosi di accettare le nuove situazioni, a me pare che non sussistano situazioni di particolari conflittualità relazionali. Magari qualche perplessità si determina sull'attenzione ai sussidi di sostegno ai figli. Ma dovendo mantenere anche un'altra famiglia chiaramente non è facile reperire soldi sufficienti.

Aumenta ancora il numero delle persone che hanno bisogno di sostegno per gli alimenti. Diventa sempre più lungo l'elenco dei bisognosi, magari qualcuno ne potrebbe fare anche a meno, però per la gran parte certamente non è facile andare avanti. Ci si prepara ai giorni più intensi della festa patronale, la partecipazione alla novena rimane abbastanza buona. Questa sera abbiamo vissuto l'incontro di sensibilizzazione alla ricerca della fede con la ragione. Mi rendo conto che la comunità si muove con difficoltà la sera. il caro professore è veramente bravo non solo nella comunicazione ma anche nel tenere i tempi. Occorre sperare di più, ma si sa che la cultura non attira molto nella società degli opinionisti. Impegnarsi alla ricerca della verità che significato ha nel nostro tempo, ognuno si chiude nei suoi convincimenti e non avverte alcuna esigenza di cercare valori più definitivi. Anche gli interventi esplicativi non sono andati male, d'altra parte si parla di se per cui ciascuno dovrebbe riuscire a farlo con naturalezza, ma anche questo non sempre è scontato. Anche se ammettiamolo pure, la filosofia esige un livello di comprensione basilare che non sempre si riesce ad assimilare e a trasmettere.

Certamente i compleanni aggregano molto di più e molto meglio. Meno male che la gente cerca la gioia dello stare insieme, non è male nel nostro tempo dove la solitudine la fa da padrone. Certo si fa per i bambini, altrimenti uno ne farebbe a meno di invitare un centinaio di persone, ma i bambini ci tengono e a loro come si può dire di no. Mi sembra che non abbiano ancora sparato i fuochi di artificio, ma è ancora presto, non siamo neanche alla mezzanotte, per cui c'é ancora tempo. Ma di chi sto parlando? Come faccio a dirvelo, sarebbe una tragedia comunitaria, meglio tacere e riflettere. Tanto per chiudere ho fatto una puntatina telefonica nel mondo che mi circonda, per capire che aria tira, tutto sembra abbastanza sereno, si guarda avanti cercando i nuovi traguardi da conseguire. Tra alti e bassi sembra che anche il coro voglia imboccare la strada giusta, le capacità non mancano, ma allora cosa manca, semplicemente il tempo. Però le amicizie dell'infanzia alcune volte vengono incontro in situazioni di bisogno. Potrei anche decidere in modo più definitivo ma secondo me non ne vale la pena, perché fare in fretta quando si può fare con calma. Anche la presenza di Alessandro in oratorio è significativa, come tratto delineativo della nuova frontiera che abbiamo imboccato. Non è male chiudere serenamente una giornata vissuta veramente nella gioia del Signore.

25 aprile - C'è un'ampia zona che si può ben definire terra di nessuno, la percorro da alcuni giorni e non incontro nessuna faccia conosciuta. Per cui continuo un po' sconfortato, accompagnato da un dilemma, o frequentano qualche altra parrocchia il che non è male, o non vanno da nessuna parte il che certamente è peggiorativo. Intanto sono arrivato al camposanto, per cui da lunedì si comincia in una zona, dove spero di incontrare volti più vicini. Continuo a chiedermi dove vivono le catechiste e gli animatori della parrocchia, anche perché giro ormai da quattro settimane e ne ho incontrare pochissimi. Magari sono tutti residenti nell'area rurale, per cui le incontrerà alla fine delle visite, della serie dulcis in fundo. Intanto però mi faccio coraggio e continuo, tra un impegno pastorale e l'altro, a trovare spazio per le scalinate quotidiane. Alla fine certamente il medico sarà contento del peso forma conseguito. Ammettiamolo pure, camminare tanto mi fa veramente bene. Libera la mente, apre al gusto della sorpresa, incoraggia ad accettare le contrarietà, educa alla pazienza, fa vivere la gioia dell'incontro. In poche parole dovrei farlo più frequentemente.

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Certo l'accostamento può essere improprio, però l'impressione che ne ricavo è quella delle prime missioni che gli apostoli vivevano, dove alcuni, molto pochi, erano conosciuti, e la gran parte erano sconosciuti. Magari anche sospettosi. Un motivo va certamente ricercato nel fatto che erano ormai troppi anni che questa pratica pastorale non veniva fatta in modo sistematico, per cui a moltissimi sembra strano questo girare tra le case e nei quartieri del sacerdote. Magari per l'anno prossimo sarà percepita normale, la consolazione è parte integrante della speranza nel futuro. Ritengo sia inutile dirvi che sono contentissimo di come vanno le cose, anche se magari, nello scrivere, non sempre metto in risalto i tanti momenti gioiosi, vissuti in un clima di vera fraternità. Proprio questa mattina, quasi all'alba, chiaramente all'alba del nostro tempo, un insperato incontro raggelante e nello stesso tempo rasserenante. Insomma sono quelle situazioni che non sai come gestire e che proprio per questo sono belle anche perché sono finalmente gli altri a gestirti e tutto va molto meglio. Rimane da gestire, ma con quali risorse umane, il problema dei tanti che realmente non vivono in nulla la vita della parrocchia.

Ieri pomeriggio intanto ci siamo goduti ancora una volta la città di San Marco, partecipazione delle grandi occasioni, anche le relazioni non sono state male. Magari una maggiore attinenza al Credo non avrebbe guastato data l'occasione e i contenuti da approfondire. Il clima generale è sostanzialmente di chi sta bene per se, per cui lascia il tempo che trova. Anche se ormai è diventata una caratterizzazione alla quale è bene non dare troppo rilievo, per il semplice fatto che le cose meglio non possono andare per cui è bene non peggiorarle. Il movimento artistico è stato lento, con moto andante, leggermente mosso. Solo alla fine è esploso in un timido solenne popolare. Comunque sia l'ascolto è stato vissuto in modo paziente e dignitoso, spero che sia stato colto nella preziosità per la quale ci siamo messi in cammino. Non si può pretendere che tutto vada per il verso giusto, nel senso di come vorrei che andasse. E' evidente che avrei voluto tutta un'altra intensità, ma come sopra per cui non mi dilungo. Rimane la bellezza dello sguardo d'insieme, la gioia di volersi sentire comunità diocesana, la capacità di cantare insieme. La speranza di essere valorizzati seriamente per la evangelizzazione delle comunità parrocchiali. Insomma è bello guardare al futuro con serenità, cogliendo nella disponibilità dei laici una forza sempre nuova che il Signore mette a disposizione della sua chiesa.

Sembra un atteggiamento che caratterizza tanti incontri anche a livello nazionale, d'altra parte più è elevato il livello dell'incontro più il relatore ritiene di poter fare in libertà. D'altra parte se viene chiamato non è certamente per fargli leggere una relazione ed ecco che si libera in articolazioni inimmaginabili e spensierata, almeno per gli uditori che magari avrebbero preferito una comunicazione più sistematica. Ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, chiami una persona a parlare delle carote e se ti va bene ti propone un minestrone, altrimenti devi mangiarti un bel melone. Forse aiuta a vivere meglio l'attesa, così ci si educa alla sorpresa come elemento connaturale della conoscenza. Uno magari si chiede, ma e il metodo di lavoro. La risposta? Forse lavorare non fa troppo bene, ma certamente non è quella giusta. Intanto continua la novena, la partecipazione non è male, sono tutti quelli che ancora non ho incontrato. Ma dove abiteranno mai? Forse non è proprio importante saperlo, quello che conta è che ci sono.

Sulla home ho scritto che gli anni passano per tutti, lo riferisco alla bimbetta che tirava la corda in modo quasi disperato. Doveva avere otto anni, eravamo in un Grest al Castello. Iper protetta, quasi sempre sotto una campana di vetro, usciva sempre e solo con la scorta della nonna. Era Paoletta, ringiovaniva del novanta per cento l'età degli abitanti del castello. Poi cominciò a uscire da sola, però era certamente monitorata con il satellite. Ritengo sia ancora la stessa, anche se è adesso ai diciotto anni. Faceva di tutto, esageratamente innamorata della danza, poi anche del pianoforte. Mi hanno detto che si innamorò anche di un giovane di belle speranze. Io faccio fatica a crederlo anche perché non avrebbe avuto tempo da dedicargli o almeno penso. Dava tanta gioia alla comunità e questo la rendeva particolarmente preziosa,

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anche se non tutti condividevano il mio pensiero, ma ormai avrete capito che io non do molto peso ... In poche parole volevo dire grazie dei tanti sorrisi e dell'affetto di cui ho avuto modo di godere per molti anni e tanti auguri.

Abbiamo chiuso con la preghiera, serata per pochi intimi. Non male, con Gesù si sta sempre bene, e poi non è bene guardarsi attorno, Lui vuole che ci guardiamo dentro. E' sempre la stessa musica, cerca sempre di farci ragionare, pensare, andare oltre noi stessi, ci incoraggia a cercare valori nuovi sui quali orientare il nostro cammino. Ci chiede di stare in silenzio, Lui vuole entrare nella nostra vita. Abbiamo riflettuto e pregato per le vocazioni. Non sempre è facile corrispondere alle attese del Signore, ma quando ci riesce stiamo veramente meglio. Non sempre ciò che è utile va bene, spesso è ciò che riteniamo inutile che con il tempo viene apprezzato. Buona notte.

23 aprile - Nel pomeriggio sono stato al Papasidero, dove si parla sempre della bravura di Don Ezio, della gentilezza di Don Ezio, di come organizza bene i pellegrinaggi Don Ezio insomma ho visitato case di papasideroti, guidato da una papasiderese e tutti instancabilmente a tessere le lodi del loro parroco vero Don Ezio. Come sempre le colonie di immigrazione vicine e lontane stentano a spezzare il cordone ombelicale con i paesi di origine. Sarebbe un vero morire, per cui meglio mantenerlo. Mi sono sembrate un poco mia madre, perché anche a lei piaceva molto il modo di fare di Don Ezio. Voi mi chiederete ma chi é? Lo conosco dalla mia adolescenza, allora lui era un bambino che già celebrava le messe a casa sua, si metteva il camice, organizzava l'altare e via a seguire. Insomma una vocazione nata, direbbe il profeta, fin dal grembo materno. E' molto ben voluto, altri lo vorrebbero come loro parroco, ma lui resiste a tutte le proposte e resta lì al suo posto di depositario delle tante tradizioni religiose orientali e occidentali, lui non fa troppa differenza, quello che conta, è celebrarle tutte.

Stasera ho chiuso la serata con la branca R/S, dopo una giornata intensa un po' di relax non guasta. Fare riunioni con gli scout è il mio passatempo preferito, d'altra parte appartiene al mio modo di vivere per cui non faccio alcuna fatica. Tutto molto deduttivo, l'argomento era la Pentecoste per i vicini e per i lontani. E' proprio vero che l'alfabetizzazione religiosa è a livello medioevale, più sto con i fedeli e più me ne rendo conto. La comprensione intellettiva della vita di fede si è fermata secoli fa. Anche nella nostra società ormai post tecnologica la fede viene ancora presentata come un fatto magico e non come una ricerca che esige tutta la propria intelligenza. Anche per questo i nostri giovani si allontanano da ciò che viene proposto come fede cristiana, che forse non ha molto a che vedere con quello che Gesù ci ha insegnato e soprattutto per come Gesù ha vissuto. Stare insieme cercando una maggiore autenticità è quanto oggi ci viene richiesto, meno parole e più coerenza.

Alcune volte penso di essere molto rigido, ma lo penso solo, poi continuo peggio. E' come un metodo di lavoro che permette di mantenersi sempre sul chi va là. Nulla deve essere dato per acquisito, ogni cosa deve sempre essere riscritta, oltre tutto in modo sempre nuovo e riqualificante. Perché tutto questo? Semplice perché la vita continua e nessuno deve pensare di poter riproporre ciò che lui stesso ha vissuto, o ha già proposto altre volte. Non sempre la gente vive bene questa tensione costante, anche perché molti ritengono di fare anche troppo, è solo una presunzione da cancellare, nessuno fa troppo per gli altri, ma ognuno si sforza di fare qualcosa. Non è necessario vivere sempre la tensione di esserci, ci si può anche appartare per pregare di più, sappiamo tutti bene che è una azione altamente meritevole. Ma se uno ritiene di poter vivere un servizio attivo è opportuno che lo viva bene. Quante persone corrispondono ai servizi richiesti? Non lo so neanche io, però so, che per portare avanti il grande lavoro che si cerca di vivere, il Signore mi ha donato la collaborazione di tantissime persone che nella totale gratuità e nella piena

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affettività si rendono disponibili ad ogni mia richiesta di aiuto e di collaborazione. Devo anche aggiungere, necessariamente, con una totale sincerità e dedizione del cuore.

In realtà ci sono anche troppe figure mediane, che dicono di fare ma cercano solo di apparire. Come si riconoscono, è semplice non si può riconoscerle, però loro lo sanno certamente, per cui si tratta solo di far maturare in essi la coscienza del loro non essere. Possibilmente da correggere orientandolo all'essere. Non sempre i risultati sono quelli sperati anche perché, realmente c'é chi negli anni si è convinto di aver acquisito dei meriti. In questo caso non farà altro che sbattere contro il muro, non c'é alcuna alternativa. Occorre sempre ricominciare senza mai stancarsi e senza mai correre il rischio di sedersi. E' una tecnica che esige energie sempre nuove, prima di tutto da me, anche perché devi sempre seguire tutto, ma non perché gli altri non operano, ma semplicemente perché sono portati a farlo in tempi troppo lunghi, mentre il nostro tempo corre e le cose vanno fatte bene e in fretta. Un altro aspetto che alcune volte mi viene rimproverato è che io non mantengo relazioni con le persone che ho conosciuto nelle parrocchie nelle quali sono stato.

Con il tempo ho maturato la convinzione che occorre volersi bene finche si sta insieme, il dopo appartiene a chi viene non a chi va via. Ma inizialmente avevo cercato di vivere un atteggiamento diverso, dal quale ho dovuto recedere a motivo delle tante gelosie che intercorrevano rendendo impossibile la serenità del continuare a vivere almeno la continuità spirituale con le persone conosciute. Adesso non faccio altro che allontanarmi da tutti, concedendo solo i momenti operativi, questo permette di mantenere rapporti sempre attivi, ma anche totalmente staccati. In realtà io so di voler bene anche se nessuno se accorge immediatamente, né d'altra parte è tenuto ad accorgersene, ciò che è importante è vivere il servizio per come il Signore dona, tutto il resto passa, ed è anche bene che sia così. Io sono totalmente affezionato a tutti coloro che il Signore mi ha fatto incontrare e dei quali conservo dei ricordi bellissimi, questo chiaramente non vuol dire che devo stare lì a rispondere a tutti messaggi e le richieste che mi vengono fatte altrimenti ci si ancora al passato e il futuro va a farsi benedire.

22 aprile - La nota innovativa, chiaramente per me, è certamente la buona partecipazione alla novena di San Giuseppe, potrei dire che tutto si è svolto in modo sereno e riflessivo, breve meditazione sulla figura del papà in ordine alla fede in famiglia. Senza trascurare il fatto che la fede apre a una comprensione sempre nuova del proprio incontro con Dio e la relazione con gli altri. La fede rimane il momento dell'irrazionalità con se stessi e con i propri convincimenti. D'altra parte se è Dio che guida l'azione c'é veramente poco spazio per un io assoluto. La tua fede ti ha salvato, nei vangeli questa affermazione di Gesù viene riproposta nelle situazioni più variegata, ma la costante, ciò che conta, è il convincimento personale che Gesù può operare la trasformazione secondo quanto si desidera.

E' molto disorientante ma d'altra parte il rapporto con Gesù è naturalmente innovativo. Anche San Giuseppe ne fece esperienza in più di una occasione, era proprio un figlio particolare quello che gli era stato affidato, non fu facile neanche per lui cogliere il valore della fede per come Gesù intendeva. San Giuseppe era un ebreo e come tale sapeva bene il valore da dare ai sacrifici del tempio e al culto sinagogale, chissà quante volte avrà vissuto delle perplessità di fronte a un Gesù particolarmente innovativo proprio su questi temi. Certamente anche per lui l'affermazione è fondante il suo protagonismo, anche perché veramente tutto lo ha vissuto alla luce della fede. Quale era il significato che lui le dava? Ritengo che con semplicità cogliamo la sua disponibilità a rileggersi alla luce dell'intervento di Dio anche nella sua vita personale, per cui veramente la sua presenza divenne normativa in riferimento al progetto di Dio su Gesù.

Proprio mentre ripercorrevo per la terza volta parte del viale 1° Maggio riflettendo le difficoltà del dialogo ecumenico in loco, in poche parole per ché il sacerdote cattolico viene visto come un estraneo da

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un cristiano evangelico? Tutto sommato se viene un evangelico in parrocchia non lo caccio certamente in mezzo alla strada, mi accolgono dei fratelli evangelici e allora rifletto, che veramente il mondo è bello perché è vario. Per molti la presenza del sacerdote che bussa alle loro porte è semplicemente una esperienza innovativa, anche perché era molto tempo che non veniva sperimentata, a fronte dei tanti che hanno vissuto la novità con grande disponibilità e gioia, è evidente che alcuni sono veramente rimasti in imbarazzo.

E' anche evidente che molti non ascoltano in nulla gli avvisi dati in parrocchia, anche perché alcuni praticanti non sapevano della visita per la benedizione. Breve accenno a un ritorno del maltempo ho comunque continuato anche sotto la pioggerellina londinese. Ho percorso ancora un gran numero di palazzi, con pochi volti conosciuti per la gran parte situazioni totalmente innovative. Ancora di più mi aiuta a capire l'importanza di mettersi in cammino alla ricerca del gregge perduto. La nota positiva è che tutti gli ammalati sono seguiti e visitati, pensavo che la visita avrebbe messo in risalto situazioni inespresse, invece sembra che tutto sia sotto controllo e gioiosamente servito dalla parrocchia. L'Italia è la nazione della fede, solo per questo si riparte da un ottantasettenne, a fronte dei grandi proclami elettorali contrassegnati dal largo ai giovani, con la piena soddisfazione di tutto l'arco parlamentare.

Sforziamo di portare ottimismo e amore per il futuro, dobbiamo pensare ai giovani, senza distrarci troppo con le cose che ci accadono attorno. Costruire la fiducia nel domani è uno dei requisiti fondamentali per chi vie la fede. Il Signore ci precede e ci guida per cui non dobbiamo temere nulla se restiamo in sua compagnia, far capire questo ai nostri figli non è sempre facile anche perché molti cercano di allontanarli a tutti i costi da Gesù. Ma Gesù è più forte di tutti per cui l'unica difficoltà è riuscire a farli incontrare di nuovo, restituendoli all'incontro con Lui. Il resto lo farà Lui, anche se con i giovani, anche per Lui non sempre è andato tutto liscio. Si ricomincia con la ricerca personale, i valori sono sempre quelli della strada, dei segni, della persona, del servizio. Riescono ad avere un significato oggi? Più semplicemente forse siamo noi a farli vivere senza farne esperienza. Testimoniare per poter parlare, non aver paura di fallire, cogliere anche il fallimento come una risorsa, ripartire sempre in modo nuovo. insomma è opportuno pregare di più.

21 aprile - Una cena formato Verbicaro con vino del Matrimonio di Simone e Silvio e salumi della mamma di Maria Franca, vi ho aggiunta quasi come in una finction verdura, mais e pomodoro, si tratta di prodotti del cuore e non della mistificazione. Insomma non si smetterebbe mai, ma purtroppo bisogna accontentarsi per cui adesso basta mangiare e bere e ci concediamo ai ricordi, veramente gioiosi, di questi due giorni di festa. Tutto è iniziato sabato mattina con una benedizione allo stage del ballo latino/sud americano al Santa Caterina, è stata fortemente voluta dagli organizzatori e ne è valsa la pena. Più di quattrocento partecipanti, quasi tutti giovani, insomma è stato un vero spettacolo, sono stati anche molto rispettosi e attenti, purtroppo come ogni cosa bella è durata poco per cui, poi, veloce ritorno in parrocchia. Quando mi si dice che un volta tutti andavano in chiesa, un po' viene da ridere, anche perché mi viene spontaneo pensare che, forse una volta, non esistevano stage di questo livello interregionale.

Purtroppo c'era la cattiva nuova del Vescovo Crusco, ammalato in modo abbastanza grave. Insomma ci sono stati dei momenti di leggero sconcerto, poi, così vanno le cose del mondo si prende atto della situazione e si continua a lavorare avendo al certezza che, nella vita della parrocchia, qualcosa è cambiata in modo definitivo. Insomma il parroco è rimasto solo, in tempi brevi Don Leonardo si è spostato su Santa Domenica Talao, il Vescovo emerito si è ammalato. Si deve ricominciare in modo nuovo, chiaramente nessun problema, si tratta solo di riqualificare l'impostazione degli orari e della vita della comunità. Con serenità riprendo la visita alle famiglie e mi completo via De Nicola, nel frattempo apprendiamo che, per far

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largo ai giovani come sempre vanno predicando, i nostri governanti hanno scelto il giovane Napolitano come nuovo Presidente della Repubblica italiana. Ormai siamo abituati allo sclero dei politici per cui non ci si fa caso, abbiamo troppi drammi davanti agli occhi per poter pensare a chi dovrebbe pensare a noi. Ma non lo fa ormai da molto tempo, per cui non devo fare altro che continuare il mio cammino con semplicità e gioia.

Con grande affetto e qualche immaturità accogliamo nella vita di comunità due fratellini, battesimi molto belli e semplici, come le loro famiglie che si agitano tra gli entusiasmi e le fragilità del nostro tempo accompagnato dai drammi della vita che non sempre nasce. Intanto dalla capitale, mi si comunica che è nato anche Mattia, insomma la vita che trionfa, illumina questo giorno. E' tutto un susseguirsi di momenti sacramentali, la Grazia di Dio visita il cuore dell'uomo e lo rinnova. Arriviamo così alla Domenica, stranamente folla delle grandi occasioni a tute le celebrazioni, sarà accaduto qualcosa che mi sfugge ma che io non cerco neanche di capire, non ha grande importanza, è troppo bello da vedere per essere svilito da ricerche aride. I temi della Domenica sono quelli del pastore, della missione, dell'eternità, della gioia del ringraziamento. Insomma i temi del significato da dare alla propria vita.

Mi metto in cammino e rischio l'attraversamento del Casale, anche perché mi hanno comunicato che dopo i momenti, purtroppo lunghi dell'impazzimento ideologico, l'amministrazione è rinsavita è hanno riaperto la piazza della discordia. Così in incognito, in ora assurda, mi sono incamminato lungo la strada totalmente aperta. Scendo per il bivio di Cirella, non senza un pensiero ai De Summa nel luogo del loro incidente, è bello vedere che continuano a essere molto presenti nei pensieri dei loro amici. E' la prima volta che riattraverso la piazza dove tante volte ho avuto modo di vivere momenti veramente belli e unici di testimonianza della fede e di fraternità gioiosa con la mia comunità dell'Immacolata. Sembrano essere passati molti anni, e invece è una storia di soli cinque mesi. E' proprio vero che siamo animali abitudinari, ma mi trovavo lì perché stavo andando a trovare il caro Don Domenico. Mi è sembrato in condizioni molto migliori rispetto a quelle di ieri mattina, anche se ancora non tutto sembra andare per il verso giusto. Comunque sia ha avuto un pensiero molto delicato per i ragazzi che avrebbe dovuto cresimare.

Poi si torna ancora una volta in parrocchia, comincio a preparare per le celebrazioni serali. Il giovane mi fa sapere che non si sente pronto per la platea, e allora sollecito il grande saggio del Casale, per animare la liturgia di Cresima. Ancora una volta una buona partecipazione, non tutto è andato per come avrebbe dovuto, ma tutto è andato per come si è potuto, per cui non si deve fare altro che ringraziare Dio per la grande gioia che continua a donarmi nel vivere al suo servizio nella comunità che mi è stata affidata. Tutto sembra supportare la dinamica della partecipazione attiva dei giovani, spero solo di non rompermi le gambe, anche perché non è certo facile star loro dietro alla mia età. Qualora non bastasse abbiamo avuto la visita dei giovani che hanno voluto preparare il tronetto per San Giuseppe, in modo che tutto sia pronto per l'inizio della novena. Insomma inizia una nuova avventura, che ritengo andrà particolarmente bene anche se non l'ho mai vissuta. ma quando si tratta della Sacra Famiglia ho imparato che non si corre alcun rischio. Fino ad adesso ho avuto a che fare, liturgicamente, soprattutto con la Madre di Gesù, adesso mi è stato affidato il Papà. Non si corre alcun pericolo nella variante, certamente andrà tutto molto bene.

19 aprile - Ma allora qual'é il la differenza che c'é tra chi vive la ricerca biblica e chi confida ciecamente in Dio? In se, possiamo affermare che non c'é alcuna differenza, anche perché la Parola di Dio apre alla fede, la fede è dono di Dio che la dona a tutti, per cui immediatamente tutte e due le vie aprono alla comprensione della propria vita nella dinamica dell'affidamento a Dio. Ma allora perché vivere la ricerca, studiare, sforzarsi di capire, comprendere le differenze che sussistono tra un testo e l'altro? Semplicemente perché questo concorre a vivere la testimonianza della fede avendo la certezza che altri ci hanno preceduto

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e se voglio vivere la testimonianza non devo fare altro che cogliere quello che Dio mi ha trasmesso attraverso di loro. Questo chiaramente esige una grande disponibilità a vivere da persone libere l'incontro con il Signore, cioè rimuovendo le ansie, le paure, le credenze popolari e via a seguire. Per vivere la comunione con Dio occorre sentirsi liberi, possibilmente ci si deve liberare anche da se stessi. Insomma non dobbiamo sentirci legati a nulla e a nessuno. Prima di tutto viene l'amore con cui Dio ci ama e con il quale dobbiamo relazionarci nell'amore vicendevole.

La Bibbia non parla d'altro che di questo, in ogni sua pagina, anche in quelle che a noi sembrano poco rasserenanti, si parla solo dell'amore con cui Dio ci ama e con il quale dobbiamo relazionarci nell'amore. Non è un libro di favole, ma è anche un libro novellistico, non è un libro di storia ma ci parla della storia, e così via. Tutto quanto appartiene alla ricerca dell'uomo noi lo troviamo nella Bibbia, cambia solo la prospettiva, mentre gli altri libri ci appiattiscono sulla terra e alcune volte persino sottoterra, la Bibbia ci chiede di elevarci verso il cielo e guardare con fiducia a Dio. Ma tutto questo si può fare anche senza la Bibbia? Forse non del tutto, nel senso che certamente l'uomo può incontrare Dio con il cuore e con la mente, ma mediante la Bibbia a queste componenti essenziali del rapporto con Dio aggiungiamo la storia di alcuni uomini che hanno scommesso su Dio il loro futuro e ai quali Dio ha chiesto di costruire per Lui il futuro tra gli uomini.

Ma oggi tutto questo ha un motivo di sussistere? Potrei dire mai come oggi, ma più semplicemente affermo, certamente anche oggi. Di fronte alla gazzarra indegna, alla quale siamo costretti ad assistere dagli uomini che dovrebbero governarci, che ogni giorno ci viene proposto con una sfrontatezza enorme nei confronti dei drammi che i cittadini vivono nel portare avanti con difficoltà e dignità la speranza per se e per le loro famiglie, elevare lo sguardo verso il cielo non vuole essere l'atteggiamento dei disperati che attendono ancora una volta un intervento apocalittico dall'alto, ma semplicemente la speranza che i valori che il Signore ci ha donato sappiano sortire l'effetto di riscattarci dalla frustrazione e dalle tante depressioni che spesso albergano nel cuore dell'uomo e che occasionalmente esplodono con potenza distruttiva nel cuore delle persone. Cercare pace in Dio è quello che la Bibbia incoraggia a vivere, senza mai trascurare l'impegno di condividerla con coloro che il Signore ci ha posto accanto e con i quali ci viene chiesto di costruire la speranza del futuro.

Alcune volte ci sentiamo incapaci di sopperire alle tante disfunzione che sembrano assalirci da ogni parte, non dobbiamo fare altro che comprendersi parte del mistero di salvezza, che ha bisogno anche della nostra dedizione. L'incontro con le persone è fondamentale, non in chiave consolatoria ma in quella relazionale, abbiamo tutti bisogno di leggerci nella disponibilità a camminare insieme, anche se ci stiamo sempre più abitando a stare bene da soli. e' la scommessa di sempre del messaggio cristiano, imparare a stare bene insieme, avendo la certezza che in questa tensione anche noi cooperiamo al progetto di Dio. L'atteggiamento da privilegiare sempre è quello di cercare il bene negli altri, anche quando noi stentiamo a coglierlo. Quando ci riusciamo vuol dire che stiamo percorrendo il sentiero che il Signore ci indica per vivere con gioia in sua compagnia. Il tempo ci dona maturità e sapienza, quando il Signore ci dona di poterlo vivere riusciamo anche ad apprezzare cose che in altre stagioni della vita avremmo banalizzato.

Per questo la vecchiaia è una benedizione, il Signore permette di recuperare anche errori veramente gravi che alcune volte si commettono in altre stagioni della vita. Certo è opportuno che non diventi una zavorra che grava sugli altri che vorrebbero vivere anche loro le varie stagioni. Anche se adesso sembra che siano dimezzate, anche per le persone non ci sono più le stagioni mezzo, a parte i ragazzi tutti vogliono sentirsi giovani. Facciamo vivere la gioia di esserci, a chi lo è veramente, dando magari ogni tanto un calcetto per incoraggiare a un maggiore entusiasmo.

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18 aprile - In questi giorni la liturgia ci sta facendo ripercorrere il cammino delle prime comunità cristiane per come ce le trasmette San Luca, un battezzato della seconda generazione cristiana cresciuto nella diaspora ellenista alla scuola di San Paolo. Il vero protagonista dell'evangelizzazione è lo Spirito Santo, tutto si realizza invocando la Sua presenza e anche quando non la si invoca è comunque Lui a prendere l'iniziativa anche stravolgendo le situazioni che erano state preventivate. Così è nello Spirito che gli Apostoli eleggono il dodicesimo per sostituire Giuda. In attesa del dono dello Spirito vivono in preghiera attorno alla Santa Madre di Gesù. E' sempre lo Spirito che dona loro il coraggio della testimonianza e la scienza della comprensione delle scritture che vengono codificate in Catechesi. E' invocando lo Spirito che vengono eletti i Diaconi per il servizio alle vedove elleniste che si sentivano trascurate dagli ebrei al servizio delle mense. E' lo Spirito Santo che apre Stefano a una sapienza nuova che gli permette di trasmettere la fede alla sinagoga dei Liberti. E' lo Spirito che trasforma il ministero dei Diaconi di tradizione ellenista, che dopo la morte di Stefano, devono abbandonare Gerusalemme evangelizzando la Giudea e la Samaria. E' lo Spirito che guida l'azione di Filippo verso l'eunuco etiope, battezzandolo e rendendolo araldo del Vangelo per la sua gente. Per adesso siamo arrivati a questo punto.

Ma non sempre lo Spirito Santo trova spazio nei nostri cuori, frequentemente eccessivamente istituzionalizzati, alcune volte invece di affidarci all'azione creativa dello Spirito preferiamo il regno delle carte bollate e inaridiamo la nostra vita e la vita della comunità istituzionalizzando le relazioni invece di alimentare l'amore. Le devianze di una formazione incompiuta non si rettificano mai, anche perché subentra una comprensione purista del proprio punto di vista, che vanifica ogni possibile intervento di Dio. In poche parole prevale il principio che l'importante è che le cose vadano per come dico io, dimenticando o semplicemente mettiamo in secondo piano, che noi operiamo con le persone e non con le cose. ma soprattutto dimentichiamo il principio così caro a Gesù che il Sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il Sabato. Insomma ogni norma è al servizio della crescita dell'uomo e non viceversa. in realtà poi è prevalsa la paura, come spesso accade ancora oggi, che la situazione ci sfugga di mano per cui si preferisce vanificare la persona e si ritiene di poter andare avanti con i Sacri Canoni.

C'è molta gente che soffre la solitudine, certo non è un male gravissimo, ma parlare anche quando l'altro dorme, denota delle malformazioni da correggere. In realtà ci sono problemi ancora più gravi per cui si lascia correre volentieri, certo per i mariti magari diventa più problematico, ma dopo tanti anni magari ci si abitua. La paura è presente in tute le categorie di persone, normalmente è legata alla possibilità di vedersi sfuggire di mano qualcosa che si ritiene necessaria per la propria serenità personale. Per cui la medicina più adeguata è quella di non affezionarsi a nulla per cui non si ha paura di nulla. Questo chiaramente non inficia in nulla la possibilità di lavorare fino allo spasimo in ogni situazione, anzi proprio per questo si riesce a lavorare anche meglio, anche perché del domani non c'é certezza. E' bene fare tutto, se questo è possibile, in tempi brevi. Mattinata in quel di San Marco, per prepararsi a vivere la consegna del Credo, sembra che tutto proceda bene, al di là delle immancabili schermate relazionali.

Nel pomeriggio, con molta riluttanza anche dovuta alla presenza affettuosa dei ragazzi di comunione, ho ripreso lentamente il mio pellegrinaggio nei quartieri, per la gran parte è stato un perenne incontro con i desaparesidos, insomma dietro ogni porta una sorpresa. Magari anche qualche ansia. Ogni tanto incontro dei volti conosciuti e allora tutto diventa più immediatamente sereno. Nel cammino mi rendo conto che quasi nessun catechista vive nella parrocchia, per adesso ne ho incontrati solo due. E' tutto un grande mistero. Meno male che la preghiera ci ha restituito la pace interiore e il dono della compagnia di Gesù. Stasera preghiera per il Santo Padre, deve averne proprio bisogno, abituato come era ai grandi ambienti argentini deve trovarsi leggermente soffocato a vivere negli spazi stretti del Vaticano. Per la parrocchia nella speranza che cresca amalgamandosi sempre meglio. Per le donne in attese, per il dono della

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maternità che apre alla speranza del futuro. Infine abbiamo pregato per le famiglie e per gli innamorati, non guasta mai riflettere e pregare sul grande dono dell'amore coniugale. Parrocchia giovane intenzioni attente ai giovani.

17 aprile - Effettivamente qualcosa cambia quando si rientra nell'ambito domestico, restituendo a questa parola il senso dell'appartenenza alla città di origine. Non sempre, non tutto ma spesso cambiano i rapporti e la gioia dell'incontro. Insomma si coglie un maggiore calore umano. La mattinata è trascorsa nella sistemazione delle tante carte che arrivano in parrocchia, richieste di certificati, carte matrimoniali, operai che cercano di ultimare i lavori tra una celebrazione e l'altra, qualche bisognoso che cerca di respirare, artisti in erba che mi decorano l'ingresso del salone. Al centro di tutto, però, è il matrimonio tra Vittorio e Gabriella. Una coppia che non conosco molto ma che certamente ha vissuto con grande enfasi questo momento. In realtà qualcosa deve essere sfuggito al controllo, ma tutto si è svolto in modo molto coreografico e gioioso. Il picchetto d'onore, l'addobbo caratterizzato con un tocco di arancione tipicamente orientale, la sensibilità degli sposi, la tensione emotiva dei parenti, la presenza di Dolores e di Roberta, che non vedevo da anni, vere colonne portanti della parrocchia di San Nicola nel periodo di Don Tolentino. Insomma tutto molto bello, vissuto in quel senso di emozione che solo i matrimoni sanno donare.

Qualcosa si potrebbe obbiettare dal punto di vista dell'animazione liturgica, ma non tutto può sempre scorrere in modo perfetto. Finalmente leggero riposo veramente necessario. Poi si riprende con le visite alle famiglie, ricomincio con alcune richieste di recupero che donano subito un tocco positivo al pellegrinaggio pomeridiano, solita visita strutturale dal notaio per i soliti problemi legati alla successione, quindi si va in viale 1° Maggio. Pensavo di poterlo ultimare mentre in realtà non ci ho neanche messo piede. Mi sono incamminato per i condomini di via De Nicola e ne sono uscito solo oltre le sette di sera per ritornare in parrocchia. Come è andata, lo dicevo prima sostanzialmente è cambiata la relazionalità, anche se sono molto presenti famiglie di altre religioni che con molto garbo hanno declinato l'accoglienza. Sono i segni del cambiamento che attraversa il nostro tempo, ma ritengo lo sia già da molto tempo, magari non sempre ci si rende conto, ma è sempre bene prenderne coscienza senza eccessive drammatizzazioni. Altra nota positiva la presenza di molte ragazze in attesa, questo lo sappiamo bene indica speranza nel futuro, insomma è un segno molto positivo, che è certamente frutto della media giovanile della parrocchia.

Le persone incontrate erano sostanzialmente attente alla vita della comunità, per cui è stata una occasione per ascoltare come vivono i cambiamenti, ma anche per vivere la gioia dell'accoglienza. Ci vorrebbe molto più tempo anche perché la gente avverte l'esigenza di raccontare i fatti, ma si va sempre in accelerazione. In parrocchia breve momento festoso con l'Azione Cattolica adulti, le occasioni per celebrare non mancano mai, poi in Chiesa dove si è svolto l'incontro con i Ministri Straordinari della Comunione e dove, a seguire, avevamo l'incontro con i ragazzi della Confermazione, secondo turno. Ormai il meccanismo è acquisito, per cui non c'é stato bisogno di molto tempo. E' un bel gruppo che si prepara a vivere con grande emozione questo appuntamento. Penso che andrà tutto molto bene, per cui non c'é molto di cui preoccuparsi. In realtà i ragazzi vivono le tensioni della crescita, per cui la percezione della presenza dell'adulto forse non sempre viene accolta con benevolenza, ma per quanto posso cerco di non far pesare la mia presenza ingombrante, almeno con loro. Poi, fuori tutti, e per me un po' di silenzio e di relax in compagnia di Gesù.

Certamente non manca qualche difficoltà determinata da atteggiamenti fuori misura, legati magari ad interessi personali velati da disponibilità gratuita, ma non mancherò di vigilare e di operare in ordine al bene comune e non a quello individuale, anche se questo dovrà comportare delle rotture di relazioni. Meglio aiutare a capire, e in questo caso saremmo già a due su tre, forse è eccessivo, ma se è necessario,

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perché no. La primavera irrompe anche se brevemente nella nostra vita e ci dona la sensazione di poter vivere senza incappucciarci eccessivamente, insomma ci si comincia a liberare definitivamente degli abbigliamenti invernali. Anche al serata si lascia godere nel suo tepore, magari sarei potuto salire in collina, dove mi aspettavano ma è più saggio evitare, anche perché anche la carissima Chiara ha inteso ricordarsi di donarmi del dolce, oltre quello già abbondante sufficente della sua presenza. Per cui breve scarpinata e via a chiudere per come il Signore dona.

16 aprile - Nelle comunicazioni a sfondo sociologico riguardanti la composizione del Diamante, ritornavo spesso sul principio che alcune difficoltà di relazioni erano legate alla diversa composizione della popolazione che lo abitava. Man mano vado avanti nel pellegrinaggio tra le famiglie, mi vado sempre più rendendo conto che la situazione della parrocchia che mi è stata affidata è molto più complessa di quella precedente, anche perché manca assolutamente ogni riferimento sociale di carattere storico. Per esprimerla con semplicità, l'unico collante è la vita parrocchiale, per il resto, nelle storie personali è tutto diversità. Se poi si tiene conto che la parrocchia ha circa trenta anni si coglie in pienezza il punto di fragilità delle relazioni di fraternità e nello stesso tempo la preziosità della presenza della parrocchia in un complesso antropologico così eterogeneo.

Ad essere precisi, buona parte di quelli che formano il nucleo storico educativo della parrocchia, non appartengono alla parrocchia di San Giuseppe ma alle altre comunità di Scalea. Per cui il quadro di riferimento che il parroco ha davanti non è molto stabile ma è è certamente da colorare in modo stabilmente innovativo. La forza spirituale del Vangelo, ricercata non sempre con stabilità, ma frequentemente come attività non sempre riesce a sopperire al grande vuoto relazionale della vita ordinaria. Questo comporta una animosità frequentemente fuori misura che certamente andrà moderata e regolarizzata per come il Signore dona di comprendere e soprattutto mettendo al centro l'interesse primario della comunità parrocchiale e non certamente i propri punti di vista o le proprie affezioni relazionali.

A tutto questo deve aggiungersi la gran quantità di gruppi e di esperienze ecclesiali presenti nel territorio che, non supportate da un forte legame comunionale, corrono sempre il rischio di lacerare, non nel senso drammatico del termine ma in quello degli effetti, la vita della comunità cristiana. Nulla di particolarmente grave è un po' come nella corse per la conquista del West, tutti correvano ma certamente non insieme. Occorre continuare a correre anche perché la parrocchia è molto giovane, ma occorre imparare a farlo sempre più insieme. E' facile, nulla è facile nella vita, si deve fare e basta. Ci sono tante brave persone che pregano per il bene della comunità, questo certamente ci sostiene, ma il resto lo deve fare la nostra disponibilità a camminare insieme con Gesù, avendo la certezza che ogni altro modo non conduce da nessuna parte. E' semplicemente una illusione.

Anche oggi molte scale, non molte persone e soprattutto la percezione di una quasi totale assenza del senso dell'appartenenza alla parrocchia, magari qualcosa in più, un allontanamento tacito anche dalla prassi cristiana. Si potrebbe alla pensare ma chi mi ha preceduto che cosa ha fatto? Beh, io so che di certo ha lavorato molto, Semplicemente occorre comprendere che la parrocchia va percorsa in lungo e in largo e non si deve bivaccare all'ombra del campanile altrimenti si stenterà a far crescere la vita di comunione a favore di un atteggiamento presuntuoso di chi si coglie più importante degli altri, ma semplicemente perché non conosce alcun altro se non se stesso. Questo è un problema che appartiene a tutte le comunità parrocchiali, ma magari non tutte ne maturano pienamente la coscienza.

Occorre pregare e lavorare perché le persone si affezionino sempre più alla parrocchia e non a se stesse, non sarà facile anche perché non sempre si vive la disponibilità a cercare chi non vive con me, mi accorgo

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che anche coloro che partecipano stabilmente alla vita della parrocchia sono una piccola parte in confronto ai troppi che la guardano sempre più da lontano. la festa di San Giuseppe sarà una occasione in più per vivere la gioia dello stare insieme e del confrontarsi nelle nostre diversità. Ripeto è una impresa non facile, anche perché mancano i punti di riferimento per la socializzazione passiva. Interi quartieri vivono in un anonimato spaventoso, altri vanno sempre più degradandosi strutturalmente, insomma quello che era stata la speranza del boom edilizi degli anni settanta e ottanta diventa una palla al piede in ordine alla dinamica della comunione. Non è facile crescere nella comunione se in palazzi capaci di contenere 30/35 famiglie, ve ne abitano stabilmente due o tre.

La speranza è che abbia ultimato di percorrere la parte più anonima e abbandonata della comunità, ma di questo non sono convinto, rimane immutata la bellezza dei volti che comunque incontri e che cercano di comunicare la gioia delle relazioni di fraternità. Oggi ho anche avuto modo di incontrare persone che avevo visitato in altre comunità circa trenta anni fa, mi ha fatto riflettere alla preziosità di questo sacrificio che comunque come parroco devo viere, anche perché è l'unico modo per incontrare de visu le persone e scambiare con loro qualche parola che non siano certificati da produrre. Lentamente si riesce anche a cogliere il limite del proprio ministero e l'esigenza di rileggersi in modo sempre nuovo, si riesce, non si riesce questo no può dirlo certamente nessuno.

Quindi neanche io, intanto camminiamo, cercando la novità di Dio anche dove l'uomo ha fatto di tutto per distruggerne ogni traccia. So bene che questo è impossibile, ma alcune volte ci si prova, spesso bisogna impegnarsi veramente, ma se uno si sforza non farà fatica ad uscirne sempre edificato. Ogni tanto incontro perfino qualche praticante, non sono molti, e ancora una volta mi chiedo ma quelli che vengono a messa da dove vengono se non li incontro percorrendo le strade della parrocchia? E' tutto un grande mistero, o forse una grande confusione, o forse una semplice ignoranza. Intanto è stata una giornata fresca che si è lasciata vivere senza troppi problemi. Insomma tutto molto positivo. Si è conclusa con il mese per Don Orazio, io raccomando sempre di non fare commemorazioni. E' importante volersi bene finché siamo in vita, quando apparterremo al Signore, sarà bene continuare ad amare gli altri che saranno in vita e che chiederanno di essere al centro della nostra attenzione.

Approfitto di questa sera per salutare tutti quelli che mi mandano i saluti e anche quelli che mi vogliono bene senza salutarmi ma pregando per me, che è poi la cosa più importante. Saluto anche tutti i bambini che mi vogliono tanto bene, per i loro sorrisi gioiosi, anche se io non ne conosco neanche i nomi. E ancora tutti coloro che si ricordano bene di me e che io faccio fatica a ricordare nei tanti incontri che certamente ci sono stati, ma che mi hanno colto come spesso accade leggermente distratto. insomma è ora di andare a letto, ed è bello sapere che ci sono in giro tanti amici che mi cercano e che mi vogliono bene.

15 aprile - Alla ricerca di un senso nuovo da dare alla propria vita, potrebbe essere il titolo più giusto per indicare il mio pellegrinaggio tra le famiglie. Tutti mi chiamano come se non avessi mai cominciato, per cui sono obbligato a rileggermi nelle zone che pensavo di aver già fatto. Nulla di particolarmente traumatico, mi rimetto in cammino e faccio le tante scale che mi vengono indicate con molta serenità e gioia anche perché so che alla fine c'é un sorriso e un momento di fraternità da condividere con persone che mi conoscono nei miei genitori, ma che io troppo spesso non riconosco nella loro nuova situazione di vita. Incontro bambini, ammalati, adulti che fanno i servizi ordinari, insomma è l'incontro con la quotidianità della vita parrocchiale. ogni tanto mi chiedo se arriverò mai alla fine. In realtà la risposta ovvia è no, ma dai Vangeli abbiamo imparato che nulla è impossibile a Dio.

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Il problema dei dolci di cui mi nutro, comincia dalle persone che mi circondano. Tutte molto affettuose e premurose, magari oserei dire troppo, però è proprio così, magari qualche acidità si avverte ma faccio finta di non vederla per cui tutto scorre sulle situazioni mielose. Certamente non faranno bene alla salute, ma fanno tanto bene allo Spirito. Alimentare la fraternità tra coloro che partecipano alla vita di comunità? Nulla di più facile, basta far vivere loro quello che viene loro affidato e basta il resto è prerogativa del parroco. I problemi emergono quando il parroco delega troppo e allora ognuno ritiene di poter sentirsi parrochino. Ma con me questo rischio non si corre mai, è bene mettersi l'animo in pace. della serie io sono stakanovista per cui non si lascia spazio fuori misura a nessuno. Ognuno semplicemente al proprio posto e anche leggermente in aridità. E' il modo migliore per verificare se i carismi sono veramente tali o più semplicemente vengono vissuti per apparire.

Una parrocchia cosmopolita che cos'é? E' la parrocchia di San Giuseppe lavoratore, non ne trovi due che provengano dallo stesso ambiente. Gli scaleoti sono rari come le mosche, per cui possiamo leggerci come una parrocchia del mondo di oggi. Nel pomeriggio ho attraversato il deserto del Parco delle Mimose, grande estensione di case, ma pochi i residenti, ho avuto la grande gioia di reincontrare Flavia, della serie chi è costei? Non potreste capire, per cui non ve ne parlo è semplicemente una situazione totalmente inimmaginabile ma alcune volte nella vita cristiana l'inimmaginabile è il reale che sperimentiamo nella gioia dell'amore che il Signore ci dona di sperimentare. E' una relatà di cui faccio spesso esperienza ma mi stupisce ogni volta per cui ve ne racconto come novità dell'amore di Dio ogni volta che mi accade.

Poi le gioie, le difficoltà, le novità, l'ordinarietà insomma la bellezza di trovare il senso della vita nella vita di ogni giorno. Non ho incontrato molte famiglie, ma ho incontrato tanti cuori che cercavano l'incontro. la serata è scivolata tra i vari incontri della vita di comunità. Il Consiglio per gli Affari Economici, della serie i conti non tornano mai, anche perché tutti chiedono e nessuno riesce a dare abbastanza. Infine l'incontro biblico per gli ultras di coloro che cercano verità in una società contorta. Non c'é nulla di meglio della Parola di Dio per concludere una giornata totalmente spesa alla ricerca della Sua presenza nei tanti volti che mi ha donato di incontrare. Puntata anche in tipografia per il programma della festa di San Giuseppe e poi l'incontro con Maria Franca per conto della mamma, quando ci sono le mamme è tutta un'altra musica, per cui occorre far eseguire i mandati, per un adempimento atteso da troppo tempo e mai vissuto.

Alcune volte mi dispiace dover sfatare dei luoghi comuni, però è necessario evitare di far consolidare una mentalità quasi magica che si accompagna alla vita di comunità, della serie è un miracolo a tutti i costi. Ma in realtà non è così, per cui è bene leggere al storia con gli occhi della storia e l'incontro con Dio con gli occhi di Dio. Lo so, non è sempre facile, ma è meglio sbagliare per eccesso che accettare per eccesso. magari al gente poi va via, ma non è un problema, quello che è importante è che al gente sia cosciente del senso del suo esserci come manifestazione della volontà di Dio. insomma l'importante non è fare delle cose, ma rendere presente Dio, il che è tutto un altro discorso. Certo se Luigi decidesse di darmi una mano, come dovrebbe essere nella coscienza del suo dovere, tutto andrebbe immediatamente nel senso più giusto. Ma non è opportuno scoraggiarsi, ogni cosa ha bisogno del suo tempo. intanto Vivvy è più gioiosa che mai, questo è veramente bello, magari è innamorata. Effettivamente non c'é nulla di più bello di due giovani innamorati.

E' vero c'é anche tanta sofferenza in giro per i condomini, tante difficoltà, ma a me piace mettere in risalto gli aspetti più positivi a restano ci pensano i tanti telegiornali di turno, di cui sembra che la gente faccia fatica a liberarsi ma di cui io faccio volentieri a meno. Anche San Giovanni battista ha dubitato del messianismo di Gesù, nulla di particolarmente grave, d'alta parte Gesù si comportava in modo veramente

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strano. una verifica non gusta mai anche sugli amici, meglio sbagliare per eccesso che restare fregati per difetto. Buona notte a tutti.

14 aprile - Cosa ci facesse il gruppo più qualificato dei discepoli di Gesù in Galilea, all'indomani della resurrezione non ci viene spiegato, erano lì alle prese con le loro attività precedenti l'incontro con il Maestro, non ci si dice di più. Quanto tempo si sono fermati con le loro famiglie? Sono ripartiti per Gerusalemme? Sono andati altrove? Per coloro che hanno dimestichezza con i testi sacri l'interrogativo rimane tale. Ma ormai abbiamo imparato che gli autori materiali dei Vangeli non avevano il gusto di soddisfare la curiosità dei lettori, ma semplicemente aiutare a comprendere Gesù e la missione da Lui affidata ai discepoli. In questo caso il problema era legato alle tradizioni galilee sulle apparizioni del Risorto, la centralità di Gesù nell'azione liturgica primitiva, la missione improntata all'amore affidata a Pietro, la morte nella sequela di Gesù di Pietro, la morte imprevista e inattesa del discepolo che Gesù amava.

Certo anche i primi cristiani hanno avuto i loro dubbi e l'esigenza di aiutare a capire ciò che sfuggiva a quello che Gesù aveva insegnato, o cercando di capire in modo nuovo proprio quello che Lui aveva detto. Pensieri da prete, lo so. Ma magari sono anche i pensieri di tutti i battezzati che oggi hanno partecipato all'Eucaristia festiva. Giornate interminabili, contrassegnate dall'arrivo timido ma gioioso della primavera. Ancora non si vedono le rondini, o almeno non mi è sembrato di vederne. In realtà anche lo scorso anno arrivarono in ritardo, certo perché sia veramente tale occorre che arrivino. Però il sole è quello giusto,anche la gente comincia a rasserenarsi, si vedono volti più luminosi e anche illuminati.

Ci si prepara a vivere in modo ancora più gioioso la memoria del Risorto. Anche se qualcuno è rimasto leggermente attardato sulla quaresima, ma si sa che il deserto ognuno lo percorre con il suo passo, magari arriva nella terra promessa per la festa delle Capanne invece di arrivarci per la Pasqua. I volti sono veramente belli, parlo dei ragazzi, per molti adulti si stenta a cogliere la gioia che nasce dall'incontro con Gesù, magari non lo conoscono nemmeno. Ma come don cono sono sempre in Chiesa, ma come ebbe a dire Gesù stesso: in realtà io vi dico non vi conosco. Si è vero magari qualcuno eccessivamente elaborato, in realtà mi è sembrato di coglierne anche qualcuno leggermente adombrato. parlo dei ragazzi che oggi hanno ricevuto la Confermazione. Tutto si è svolto in modo semplice, aggiungerei anche veloce, ma la cosa più bella è il constatare la gioia della partecipazione, sono momenti da vivere con grande intensità. Possiamo dire che caratterizzano la vita della comunità.

In questo caso hanno aperto il ciclo delle liturgie sacramentali che prosegue anche Domenica prossima, quindi la Festa Patronale e le Domenica di maggio contrassegnate dalle liturgie di prima comunione. quello che conta è eliminare tutto ciò che distrae, così tutto scivola in modo sereno, certamente con emozioni diverse, ma facendo emergere la gioia della vita sacramentale.

Lo so, molti erano più interessati ai doni e alle celebrazioni del dopo, ma tutto sommato è anche bello che chi può, è evidente che non tutti hanno potuto farlo, si sia concesso un pomeriggio di gioia familiare. Non è male stare insieme, ormai accade di rado anche nelle famiglie per cui ben vengano i momenti gioiosi che il Signore ci chiede di vivere condividendo anche la gioia della tavola, magari senza eccedere. Non mi è sembrato che si siano vissuti degli eccessi, magari qualcosa di più appariscente, ma nulla di particolarmente esasperato. Dispiace solo per alcuni volti che non riuscivano ad essere festosi che purtroppo esprimevano bene un malessere che certamente non riesco a definire, magari neanche mi sono sforzato di leggere in profondità, però si vedeva bene.

Nel frattempo il giovane ha lasciato la vita della comunità spostandosi in collina alla ricerca di maggiore serenità. Spero per lui ogni bene, ma la storia si costruisce sempre con se stessi a prescindere dai luoghi,

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che quasi in nulla determinano la comprensione della propria personalità. Problemi? No, nessun problema. Anzi forse è opportuno snellire ancora di più l'organigramma della vita di comunità per renderlo meno elaborato è più funzionale al bene comune. Insomma c'é bisogno di meno narcisismi e più servizio. Nel pomeriggio sono stato al laboratorio per capire a che punto siamo con l'ostensorio centrale della Chiesa, ma per quello che capisco io e per come procedono i lavori ci vorrà l'anno prossimo. Ma intanto si vive un ambiente di casa, in senso molto ampio, ritrovato il che non guasta. Anche se nell'aria avverto quella sensazione strana delle cose imprevedibili ma che purtroppo spesso accadono.

Intanto si avvicina la festa di San Giuseppe, è inutile dirvi che non l'avverto ancora come parte della mia vita spirituale, d'altra parte per trenta anni ho sempre festeggiato la Madonna, insomma ci vorrà del tempo per riuscire a sentirne la preziosità. Sia come sia, io ci proverò, anche se già so che non sarà facile. Come sempre il problema non è organizzare una serie di attività più o meno coinvolgenti che si aggiungono alle liturgie, ma entrare nella spiritualità del Santo che ha due caratteristiche praticamente evanescenti nella nostra società: il ruolo del papà e il problema del lavoro. Come dire, andiamo sulla luna a piedi che facciamo prima. Intanto stasera la luna si fa godere con discrezione, senza offuscare con la sua luminosità la presenza delle costellazioni che ornano una serata climaticamente primaverile che oggi il Signore ci ha donato di vivere nella sua pace e nella gioia dei tanti ragazzi che ci sono stati accanto.

Il dialogo tra il cielo e la terra non è sempre immediato ma certamente è necessario. Con insistenza ce lo ricorda in queste Domeniche l'autore dell'Apocalisse, non è facile sposare i suoi incoraggiamenti con naturalezza, però è sempre bello poter pensare che sia possibile vivere la doppia cittadinanza, che si configura nell'impegno di ogni giorno ordinariamente da affrontare con coraggio per le difficoltà che comporta e la immersione nella Gerusalemme celeste che incoraggia ad andare sempre alla ricerca dell'azione di Dio nella nostra vita di ogni giorno. Non occorre grande sforzo, basta viverlo è tutto diventa più semplice, più immediatamente rasserenante.

12 aprile - Si naviga con la bonaccia per cui non dovrebbe accadere nulla di particolarmente catastrofico, anche perché è risaputo che per avere tempesta occorre il vento. Insomma è opportuno sperare che arrivi una folata, magari quella giusta, o è meglio lasciarci cullare alla deriva in attesa di uno sbarco fortuito? Grave dilemma per il navigante, ma direbbe il profeta, non per i perditempo di Samaria che sonnecchiano al suono delle cetre sui loro letti di avorio. Anche in questo è evidente che i livelli di riferimento sono sempre molti per cui se un piano si rallenta sull'altro si corre, insomma basta scegliere il piano giusto e anche la partitura giusta, d'altra parte tutto è affidato anche a noi. Il pastore è chiamato a vigilare sul gregge per non correre il rischio di dover sempre inseguire o rimediare. Magari il gregge bruca con beatitudine anche perché sono custoditi bene per cui il pastore può anche stare sereno, d'altra parte i tanti carismi che lo Spirito ha suscitato per la vitalità Chiesa devono anche essere valorizzati. Alcune volte anche l'abbondanza produce i suoi danni, anche perché non sempre si riesce a dire di no, o non sempre si può dire di no, o non sempre è opportuno dire di no. Ma, comunque sia, purtroppo si deve dire di no.

Sono in corso le scosse di assestamento, il terremoto è ormai alle spalle, diciamolo pure non ha fatto gravi danni, ma le lesioni rimangono ancora da suturare. Cominciamo bene, dirà qualcuno, ma nulla di particolarmente grave una semplice e serena analisi rilassante e rilassata del tempo che ci scorre davanti senza particolare fretta di conseguire traguardi in tempi rapidi. Le visite alle famiglie continuano nei quartieri turistici, dove gli unici abitanti residenti sono rigorosamente agli ultimi piani, un vero toccasana per me che devo camminare molto, nella speranza che non mi facciano aumentare la fame. Oggi non ho dedicato troppo tempo anche perché in mattinata ci siamo intrattenuti sul Vangelo di Giovanni con la bellissima scena della verifica della disponibilità di Pietro ad amare come Gesù, che manifesta con grande

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sensibilità l'attenzione affettuosa di Gesù per questo Apostolo. Come sempre si è andato per le lunghe, d'altra parte Giovanni è così, o non lo leggi o non ti stanchi mai di rifletterlo. Per cui mi sono incamminato come un atto di fede, ma solo per non perdere il ritmo.

Poco tempo, poca gente, comunque bella gente molto sensibile e attenta al pastore che si accompagna alla loro vita, si ha proprio la sensazione di sentirsi cercati, amati, attesi e anche compresi nelle proprie difficoltà. Come sempre si entra anche in contatto con molti problemi esistenziali, con i quali sto imparando a relazionarmi con serenità e disponibilità, la gente vuole essere ascoltato e anche se il tempo non è molto cerco di non deluderli del tutto. Insomma faccio le cose con calma, senza fretta, le pecorelle vogliono stare con il pastore e io cerco di non deludere le loro attese. Nel pomeriggio invece, oltre a sistemare le cose burocratiche in relazione alla pratica infinita della successione, per molti aspetti si ricomincia perché l'Italia è di carta per cui è bene starci sempre dentro così si si rende conto di essere ancora in Italia. Serve anche a capire il perché la gente non ha mai tempo per dedicarsi agli altri.

Oggi ho dovuto avvisare i carabinieri per la presenza di alcune persone che stanno tutto il giorno in oratorio, fanno finta di colorare le mura, ma certamente ci vengono per altri motivi, instancabilmente dalla mattina alla sera, una poi sta sempre sulla scala, e se poi cade di chi è la responsabilità? E' una situazione insostenibile, spero che almeno loro riescano a fare qualcosa per riportarle a casa loro, io non ci riesco, oggi volevano anche mangiare lì. Ho cercato di dissuaderle, ma poi ci ho lasciato stare, meglio non insistere, potrebbero determinarsi degli squilibri. Per cui ho lasciato perdere e me ne sono andato a celebrare un 60° di matrimonio in campagna. Anonimi come tutti, finché non li ho visti, poi come sempre volti noti anche se invecchiati,con un particolare innovativo, avevano lavorato in galleria con mio padre e, uno degli invitati, era con papà quando è esploso il silos che di fatto ci ha poi costretto a restare a Scalea. Insomma si torna continuamente indietro continuando a guardare avanti. Il tutto si è completato con i festeggiamenti di rito, come spesso accade non mancava niente, io ho partecipato e, anche senza eccedere troppo, ho fatto il mio dovere.

Il resto della serata è passato con l'immersione nella vita ordinaria della comunità, prima con le prove del coro, che rappresentano un vero momento di relax pastorale anche per la gioiosità che si riesce a vivere con naturalezza, insomma si cerca di cantare per come il Signore dona. E, soprattutto, si cerca di cantare per il Signore. Quello delle corali o del canto è un'altro degli spazi dove spesso si fanno dei falsi protagonismi fuori luogo. é evidente che chi canta dovrebbe pregare molto anche perché altrimenti il rischio è trasformare la liturgia in una parodia di Sanremo, dove la gente vuole mettere in mostra le proprie capacità vere o presunte che siano. Mi sono persino trovato in una situazione assurda dove i coristi davano le spalle all'assemblea che avrebbero dovuto animare perché dovevano guardare l'organista. Altre volte ci si trova a dover sopportare canti interminabili mentre l'azione liturgica rimane ferma ad aspettare che il cantante di turno si ricordi di fermarsi perché la processione liturgica è terminata e occorre andare avanti. A questo si deve aggiungere che quasi nessuno, legge o fa leggere, quello che la Chiesa dispone sul valore del canto nella liturgia.

Insomma in molti campi l'anarchia abita anche la Chiesa. Si va avanti cercando e lodando Dio, per il resto si evita di essere troppo interventisti anche perché, molti vuoti interiori, trovano nella lode al Signore anche uno sbocco per una migliore comprensione di se. Poi sono arrivati i ragazzi della Confermazione, tutto sommato è un buon gruppo che guarda con preoccupazione al suo futuro anche perché gli animatori stentano a comprendersi nella possibilità di mettersi in gioco più seriamente. In poche parole non sempre siamo capaci di valorizzare il dono della loro intelligenza per mancanza di disponibilità mature, aperte al sacrificio vero del dono di se. Occorre anche ammettere che non è facile, tutti dicono così, mettersi in gioco

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in chiave educativa. Occorre amare i ragazzi, giocare con loro, trovare il tempo per stare con loro, la crescita esige l'accompagnarsi e se questo non c'é allora il rapporto educativo farà molta fatica a portare i frutti sperati.

Si chiude la serata con un raro momento di dialogo spirituale, non concedo molto tempo a questa attenzione, non solo perché non ne sono capace ama anche perché obbiettivamente i tempi a disposizione non sono mai molto lunghi. per cui sarebbe un creare delle illusioni di relazioni spirituali senza poi poterle sostenere seriamente, forse fra qualche anno le cose andranno diversamente, ma per adesso è così. Ma che cos'é il dialogo spirituale? Semplice riuscire a creare una relazione educativa partendo dai valori del Vangelo e dalla vita di preghiera. Questo però esige la disponibilità alla fiducia e all'ascolto reciproco delle persone coinvolte e questo non sempre riesce bene, alcune volte si possono anche determinare dei danni, generare delle attese. Ecco perché è sempre opportuno vivere una grande prudenza e farlo solo quando si può effettivamente. Occorre davvero molto tempo, il resto resterebbe abbastanza positivo e naturale viverlo.

10 aprile - Certo il dono dello Spirito Santo rimane un enigma per l'intensità con cui si era immesso nella vita della comunità cristiana nascente, poi in qualche modo è andato stemperandosi, ma questo accade spesso nelle progettazioni a lunga scadenza e per la Chiesa ormai sono più di duemila anni, insomma qualche anno è passato da quando Gesù percorreva con la Sua comunità le strade della Galilea e della Giudea. Certo leggendo i suoi insegnamenti nel nostro essere suoi seguaci oggi magari qualche diversità si riesce a cogliere, ma deve essere fisiologico che con il passare degli anni, magari si fa più fatica e percorrere con stessa leggiadria degli anni giovanili, il sentiero indicato. In realtà per avere circa duemila anni la Chiesa continua a mostrare un volto giovane oltre misura, quanti imperi nel frattempo sono nati e sono crollati, qualcuno anche di ispirazione cristiana. Ma la Chiesa è un'altra cosa, al di la di come la si vive, sappiamo tutti bene, che non appartiene totalmente al mondo e che soprattutto non è solo umana. Questo al rende unica e sempre nuova, anche perché la novità nasce da questa dinamica interiore che neanche la Chiesa riesce a controllare. Insomma c'é una potenza interiore che va sempre oltre ciò che umanamente si riesce a valutare come possibile.

Questo in qualche modo ci rende come Gesù, percorriamo le vie del mondo per il breve tempo che ci viene donato ma non riusciamo mai a cogliere pienamente il senso della nostra vita, immaginiamoci se possiamo cogliere il valore della vita di chi ci sta accanto. Tutto questo è particolarmente interessante e rende sempre nuova la nostra giornata. Insomma non ci si annoia. Ieri mattina abbiamo continuato a percorre in tondo le stradine per la visita alle famiglie, dico così perché non è facile orientarsi immediatamente. La cosa migliore e mettersi in cammino e lasciarsi portare da coloro che chiamano dalle finestre. Poi per me il camminare è salute, il medico non mi raccomanda altro, per cui questo periodo è quello più salutare. Nel pomeriggio mi sono portato in quel di Praja per l'anno della fede. Il tema? Era: Credo al Chiesa Santa. Male, male non deve essere andato. Magari qualche sbadiglio è scappato, ma nulla di particolarmente preoccupante.

Tanti volti conosciuti per cui mi sono inserito anche in modo scherzoso cogliendo l'importanza di non appesantire troppo la comunicazione. In realtà dovrei anche ammettere altro, ma evito perché potrei essere tacciato di poca serietà. Sarebbe anche bello vedere ogni tanto qualche giovane in più, ma lo stile della comunicazione frontale certamente non è quello che attira la gioia della partecipazione giovanile. Cambiare tecnica? Forse esigerebbe uno scomodarsi troppo, per cui purtroppo si continua imperterriti, magari confidando nella bravura del relatore o forse è più giusto dire nella pazienza degli ascoltatori. E'

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questa un'area della Diocesi che praticamente è stata trasformata nei suoi presbiteri, questo come sempre determina l'esigenza di un periodo di stabilizzazione, ma sembra che tutto proceda alla grande.

Comunque sia, parlare della santità oggi è un argomento particolarmente attuale anche perché al di la di ciò che ci viene comunicato attraverso i media, c'é una presenza veramente significativa di vita spirituale di cui purtroppo nessuno parla, ma che certamente non si può sottacere in modo assoluto. La Santità non è un bene privato, ma è un dono che certamente possiamo svilire ma che non riusciamo comunque ad eliminare, insomma è come un vestito che non riusciamo a togliere anche se alcune volte ci da un po' di fastidio. Le persone? Sono tutte fin troppo gentili nei miei confronti, è vero non mancano le situazioni difficili, ma devo ammettere che la gran parte continua a vivere una gioiosità fuori misura nell'incontro. Come vivere tutto questo, semplicemente con serenità nella speranza che non venga meno con gli anni, con la certezza che non dipende da se stessi ma è un dono, per cui basta donarlo e cresce sempre di più. E' la caratteristica più basilare della vita cristiana, il dono deve essere donato altrimenti non trasmette gioia neanche a se stessi. Anche per questo il nostro tempo è contrassegnato da un alone di tristezza, si ritiene a torto che il pensare a se stessi possa suscitare gioia.

I giovani meritano sempre la nostra attenzione per imparare a gioire. I loro criteri di lettura della realtà sono totalmente diversi dai nostri. Molti ritengono che vivono al di fuori della realtà, più semplicemente cercano di vivere nonostante la realtà che abbiamo preparato per loro. Insomma si organizzano cercando di non contaminarsi troppo, generalmente amano lo stare insieme, si raccontano sempre cose che a noi grandi sembrano cretinate e anche per questo con noi non amano parlare, sarebbe per loro tempo perso. Certamente chiedono di non essere lasciati soli nelle difficoltà, insomma hanno bisogno degli adulti come una presenza di sicurezza, purché non sia eccessivamente invadente per la loro voglia di vivere. E' un equilibrio difficile da vivere nei vari ambienti educativi però è certamente quello necessario per poter godere della loro compagnia e della loro gioia.

Oggi è stata quasi tutta una giornata di pellegrinaggio, molto serena e spassionata. Ho completato quello che pensavo mi avrebbe assorbito per più tempo. Per cui domani riposo e venerdì, se il diavolo non ci mette lo zampino, gioco in anticipo sulla tabella di marcia, non è male. Come sempre, in molte famiglie, i problemi non mancano, magari in altre si rasenta anche la disperazione. Però in gran parte si continua a vivere con la serenità di chi, anche se con difficoltà si sforza a costruire la speranza del futuro per se e per i propri figli. Tante scoperte innovative, che mi convincono sempre di più sulla bontà di stare insieme ai parrocchiani normali, uscendo alcune volte dalla schiera molto preziosa degli ultras, altrimenti si potrebbe correre il rischio di vivere una finzione e non la realtà. la gran parte dei battezzati non vivono più la gioia della vita comune e alcune volte avvertono il sentore di essere abbandonati. Questo occorre contrastarlo con vigore proprio stando di più in mezzo a loro e condividendo un po' delle loro preoccupazioni e delle loro gioie.

Non riesco ad elencare le tante qualità di dolci che mi fanno trovare, magari questo non è il massimo per me, ma purtroppo mi trovo nella triste condizione di dover accettare. Pazienza facciamo questi sacrifici, sperando nella bontà del Signore per gli effetti che potrebbero avere. Ma sempre al male occorre pensare. Pensiamo positivo e tutto procederà meglio. Si, lo so non è bene fare il giovanottino alla mia età, ma prometto che prima o poi imparerò. L'altra sera una catechista mi ha detto una cosa orribile, pensate ha detto che potrei stancarmi. In queste occasioni mi rendo conto di quanto affetto mi circonda, ma che io possa stancarmi, vi posso garantire che non penso proprio che sia possibile. E poi perché uno dovrebbe essere stanco di ciò che vive con gioia. Volere bene, pazienza, ma fino a questo punto nessuno ci era arrivato.

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8 aprile - Ma come mai tutti vogliono soldi? Eppure è così dalla mattina alla sera non si fa altro che ricevere richieste di aiuto economico per il fitto, per le bollette da pagare, per i debiti, per le rate del mutuo insomma la casistica è moto variegata, ma il contenuto è sempre lo stesso, il bisogno di denaro. Anche io mi sono ridotto allo stremo per cui sarà opportuno darmi una calmata, non mi era mai capitato di essere messo in guardia dalla Banca. Voleva solo essere un inciso, a questo non do molto peso, so che appartiene all'oggi della realtà, per cui lo affronto con la serenità necessaria per come è possibile ogni giorno. il mio tempo lo spendo nell'animare l'opera di Dio che è di altra natura, Dio incoraggia sempre a cercare le cose di lassù e allora ci lasciamo tentare dalla Sua volontà di cercarlo nelle cose del mondo. Per cui in mattinata ho ripreso la visita alle famiglie tutto molto gioviale e fraterno. In realtà non ho capito bene quale quartiere ho visitato ma certamente è uno dei nuclei storici della comunità.

Magari è il più antico della comunità parrocchiale, per capirci ai miei tempi era edilizia di un piano che poi è andata elaborandosi nei piani successivi abitati dai figli. Comunque sia la mattinata è trascorsa in serenità tra una casa e l'altra, nel pomeriggio ho cambiato itinerario e, vista la bella giornata, mi sono lasciato tentare dalla possibilità di percorrere la via della campagna e così mi sono incamminato in via Campo di volo. tutto molto bello, ma alcune volte accadono cose strane e così sono incappano in un Cittadino di RG che non ha mancato di angosciarmi raccontandomi secondo il suo punto di vista, le situazioni di quella comunità. Non mi sono lasciato coinvolgere per cui ho ripreso, dopo averlo ascoltato con tanta pazienza e serenità, il mio pellegrinaggio tra le famiglie. La campagna è un altro mondo, peccato che ho sbagliato gli orari altrimenti magari ci scappava anche una cena d'altri tempi.

Esperienza molto gioiosa e rasserenante. Insomma veramente molto bello come variante all'itinerario ordinario. ad un tratto l'incontro imprevisto con la provvidenza che mi ha accompagnato alla SS. Trinità, nel carro della provvidenza c'erano Vivvy, Sara, Roby e le onnipresenti Ros e Antony, insomma eravamo in esubero, ma nella campagna si può rischiare qualcosa in più. Questa allegra brigata sta diventando una naturale variegazione all'ordinarietà del vissuto. Poi incontro con gli studenti della Scuola di formazione teologica riflessione prolungata sulla chiesa guidata dallo Spirito Santo. Nulla di particolarmente impegnativo, sono solo momenti di rivisitazione delle cose memorizzate in anni di studio e di preghiera. Poi si torna in parrocchia, dove mi rendo conto che qualcosa non è andata per il verso giusto, ma evito di fare domande per non angosciarmi troppo. Ormai il giovane non è affidabile per cui occorre ricorrere ai rimedi.

Da domani si cambia registro. La Chiesa si ripopola per il convegno sull'Anno della Fede vissuto per Unità Pastorale, la comunicazione di Don Vincenzo Greca ci ha introdotto al mondo variegato e controverso della creazione del Credo. L'assemblea mi è sembrato che abbia seguito con sufficiente interesse, insomma si è lasciato seguire abbastanza stemperando qua e la l'intensità della comunicazione, il giovane è cresciuto abbastanza. Intanto verso la fine assistiamo al cambia della guardia, escono i convegnisti ed entrano i penitenti della confermazione. Tutto molto sereno in sei sacerdoti ci siamo sbrigati un paio di centinaia di penitenti, il tutto in circa un'ora, non male all'inizio mi ero preoccupato per il gran numero dei presenti. Della serie se le mani di spaventassero come gli occhi non si farebbe mai niente. Siamo arrivati alla serena di chiusura di un giorno veramente bello, che mi introduce ad un altro momento di intensa relazione con il regno di Dio, il domani è assolutamente affidato a Lui. Abbiamo nel frattempo cambiato la formazione ordinaria, con il Capo, il che mi permetterà di lavorare più serenamente e in tempi più lunghi per il bene della comunità.

7 aprile - Oggi è stato veramente contrassegnato dalla Misericordia di Dio, nel senso che il Signore mi ha donato ogni tipo di benedizione anche se non ho potuto vivere alcuni appuntamenti molto belli. Il primo era il pranzo a Belvedere con l'orchestra dei giovani che si esercitano in parrocchia, tutto pronto ma

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purtroppo la macchina invece di andare sulla Tirrenica si è inerpicata per il Papasidero, per vivere un momento di solidarietà con il caro Don Vincenzino perché il Signore ha chiamato a se, dopo molta sofferenza, la mamma. E' un sacerdote molto bravo in Sacra Scrittura, ma molto bravo sul serio. Abbiamo fatto insieme il corso teologico. Siamo stati ordinati insieme in Vaticano da Giovanni Paolo II. Poi io verso gli impegni pastorali e lui verso lo studio. Offre sempre la sua competenza per la crescita dei nostri laici organizzando il convegno biblico. Oggi siamo stati di nuovo insieme per condividere un momento di preghiera. Poi ritorno in parrocchia anche perché il giovane gioca a vivere da bambino la responsabilità e allora è meglio non correre il rischio di buttare tutto dalla finestra.

Purtroppo questo ha significato il dover saltare l'altro appuntamento della giornata che è quello dell'incontro dei giovani con il Vescovo in quel di Tortora. In circa venti anni è la prima volta che non partecipo. Ma i tempi proprio non me lo avrebbero permesso, mi sarebbe comunque piaciuto, anche per vedere il volto giovane della diocesi che faccia ha, magari la mia presenza avrebbe invecchiato troppo l'ambiente per cui forse è stato meglio così. Ecco perché mi posso permettere di scrivere qualcosa altrimenti sarei tornato stanco morto, si sa che gli orari dei giovani sono stravaganti, e addio comunicazione mediatica. Comunque mi dispiace veramente, m per una volta saranno gli altri ad informarmi sull'andamento dell'attività. Intanto abbiamo riflettuto con gioiosità impropria il dono della misericordia di Dio, insomma le celebrazioni sono scivolate con molta serenità e armonia. Insomma un vero dono dello Spirito del Risorto. Don Cono, ma non è che state idealizzando troppo? Che volete, ogni tanto non guata leggere la parrocchia dalla parte positiva, magari ce ne sono tanti altri che vedono sempre quella negativa, così mi sforzo di creare equilibrio analitico.

Giorni intensi e generalmente molto complessi, vissuti con semplicità e gioia per come insegna il Signore. Tanto per scrivere qualcosa che possa incoraggiare la speranza e la voglia di vivere. La visita alle famiglia mi sta facendo ripercorrere gli anni del Liceo con qul che ne consegue nei tanti ricordi di quegli anni contrassegnati dalle lotte studentesche. Incontro alcuni compagni di classe, ma sopratutto il più dinamico dei tanti professori che ho avuto, noi eravamo il corso B, per cui eravamo infarciti di supplenti e di professori ad annum. Tra questi quello che ricordo sempre con grande piacere è certamente quello di Matematica, abbiamo avuto la fortuna di averlo nei primi anni di insegnamento che sono coincisi con i miei ultimi anni di Liceo. Diciamolo pure faceva tutto lui, spiegava come un dannato ai lavori forzati e quando si accorgeva che noi stentavamo molto a seguirlo, e stentavamo veramente molto si dava da fare a elaborare anche gli esercizi, insomma un vero uomo della provvidenza. Non vi dico chi era, anche perché con gli anni magari poi è cambiate per cui stendereste a credere a quello che ho detto.

Ho incontrato anche tante persone che all'epoca erano adolescenti, per cui alla loro domanda:ma vi ricordate di me? Io cerco di prendere tempo dando risposte generiche, nel frattempo mi sforzo di vedere se nella casa incontro delle foto dell'epoca e così tutto diventa più facile, altrimenti devo per forza dire il fatidico: Non mi ricordo. Ritengo che questo genera nell'uditore di turno una doppia reazione, o la frustrazione di non sentirsi ricordati o la coscienza della mia nuova età, per cui tutto è più naturalmente accettato. Si sa, che a una certa età, si comincia a dimenticare. Contemporaneamente ci stiamo immergendo nel tour de force del Sacramento della Confermazione, ritiri confessioni, prove delle liturgie tutto da vivere in orari impossibili ma comunque andiamo avanti. Verso dove? Occorre purtroppo ammettere che la Parrocchia non ha catechisti o animatori per i giovanissimi e i giovani, per cui il timore è lo smarrimento che potrà determinarsi con il dopo Cresima. Anche le attività dell'oratorio hanno bisogno di più animatori, insomma si opera sotto stress e si va incontro all'estate con quello che questa parola significa per i nostri giovani.

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E' forse il problema più serio della parrocchia, almeno per chi guarda seriamente al cammino educativo. E' giovane per l'età dei suoi componenti, complessa per la tipologia delle persone che la abitano, popolata forse oltre la possibilità di vivere come comunità. La mia preoccupazione principale è dove trovare energie nuove disponibili a spendersi per il bene della comunità. Chiaramente occorre anche una maturità spirituale, ecclesiale, che spinge all'amore per la vita della comunità anche perché di persone che sgomitano per il nulla ne abbiamo già abbastanza. Come diceva Abramo alle domande del suo figlio Isacco: il Signore provvede. Magari dovrei insistere con alcuni amici di lungo corso, ma non voglio distrarli dai nuovi impegni che nel frattempo hanno imparato a vivere con gioia ed esuberanza, insomma sarebbe un rubare ad altri e questo non sarebbe molto positivo per la serenità tra le parrocchie.

Ma intanto si va avanti, approfondendo l'Anno della Fede, certo lanciare l'attività e poi tirasi da parte non è il massimo perché tutto proceda per il meglio, ma ormai è andata così per cui cerchiamo di leggerci il magistero di Papa Francesco e incrociamo i testi cogliendo un itinerario possibile, per tirare nella crescita della ricerca interiore fino alla chiusura dell'Anno. A sentire tanti commenti mi rendo conto che non molti leggevano quello che Papa Benedetto scriveva, ma la gente oggi è così, vuole slogan e non trattati. Personalmente ritengo che con gli slogan non si stabilizza il messaggio cristiano e forse anche la vita della comunità farà fatica a leggersi per i tempi lunghi. Ma magari non si avverte l'esigenza dei tempi lunghi. Questo era accaduto anche con Papa Benedetto, con l'indizione degli anni straordinari ha reso praticamente impossibili da seguire i progetti decennali, tipo politburo, della CEI, che nessuno dica che la Chiesa è contro il comunismo ex sovietico. Chi si ricorda più del documento Educare alla vita buona del Vangelo, sul quale si dovrebbe impostare ogni attività educativa di questi anni?

Intanto in Chiesa stanno pregando, è il gruppo di Natuzza, ogni prima Domenica del mese, è una preghiera litanica che dura oltre due ore. Fa molto bene a loro che pregano, ma fa bene anche a tutti coloro e sono i più, che ormai non pregano. Fra poco scendo anche io ma solo per stare insieme con loro, senza nessun intervento, quando posso cerco di restare in silenzio. C'é tanto da imparare nell'ascoltare. Senti i problemi delle famiglie, soprattutto quelli inespressi. Leggi la superficialità di molti che buttano allo sbaraglio la serenità di altri. Cogli anche l'incapacità della speranza che deriva dal vuoto spirituale. Ma soprattutto ti rendi conto che non sei solo a dover lottare e che, come tante volte si è già sperimentato, l'aiuto viene dall'alto. Nel frattempo non sono mancate le vite amiche che rallegrano con la loro presenza il cuore e anche più semplicemente egli occhi. Magari qualcuno è arrivato dal Casale, ma forse è solamente un a visione alcune volte l'Immacolata si lascia contemplare anche se in questa fase liturgica appare velata per evidenziare pascarella. Si, deve essere stata così, solo una apparizione, un momento di ricerca interiore e di gioia sofferta da condividere il fretta.

In realtà non è stata la sola visione, stamattina mi è sembrato di intravvedere la Cocca al lavoro, era praticamente l'alba il che rende fortemente improbabile il fatto. Sarà meglio che controlli per bene la vista perché questi fatti si stanno ripetendo con troppa frequenza e comincio a preoccuparmi. Anche se cerco di rincuorare gli altri, però anche io non smetto di pensare al dolore di chi farà molta fatica a leggersi nella gioia della Pasqua. Rivedo sempre la croce già preparata per il giorno delle Palme, i tanti volti segnati dal sacrificio del Sagarote e la speranza di poter ricominciare a sperare anche se non sarà possibile riprendere a vivere come prima. Non è facile ma è bello pterlo pensare possibile ancora una volta. Domani si ricomincia il pellegrinaggio tra le famiglie, come sempre è una esperienza entusiasmante e soprattutto arricchente in umanità. Ritengo sia insostituibile nella vita della parrocchia, anche se, guardando la pila delle immagini da distribuire, alcune volte dubito di poterla portare a termine. Mi consola il fatto che magari, come è accaduto altre volte, Pietro ne ha fatte stampare molte di più. Spero proprio che sia così.

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4 aprile - Con oggi siamo già a buon punto circa 50 famiglie su oltre 2000 non è male, insomma posso già pensare a riposarmi un poco. Ho rivisitato il mio liceo al palazzo Mazzaferri, a me sembra si chiamasse così il proprietario appena tornato dall'America e diventato costruttore. Oggi è quasi del tutto disabitato ma al tempo dei miei anni giovanili era la fucina intellettuale del territorio. Luogo di riferimento per tutte le manifestazioni giovanili del tempo. Nel pomeriggio dopo aver vissuto brevi momenti di gioia con i pargoletti della comunione, siamo saliti in collina, a San Marco Argentano, per l'ordinazione di don Loris, non male come coreografia, tutto particolarmente semplice ed efficace, un bravo giovane che comincia con entusiasmo nonostante la salita che gli è stata proposta, come sempre il futuro è migliore del passato. Come sempre tutto si è sviluppato nei tempi previsti anche perché al Vescovo non piacciono le lungaggini. Ma la liturgia si è sviluppata con serenità e gioiosità, anche l'omelia è stata breve ma anche intensa nei contenuti dottrinali.

Poi rientro di corsa in parrocchia, magari qualche limite è stato trascurato, però non comprendo perché siamo arrivati in leggero ritardo sulla tabella di marcia, perché c'é l'appuntamento con Gesù, mi sono accorto che Lui non è contento quando viene trascurato, e questa sera arrivo certamente in ritardo, la speranza è che non metta il muso. Voi direte ma anche Gesù è permaloso, in realtà non sempre ma con gli amici ci tiene ad essere considerato di più. Preghiera vissuta in serenità, diciamolo pure abbiamo ripreso in intimità. Beh, che volete Gesù all'inizio è rimasto sorpreso, poi però ha accettato di buzzo buono e si è messo di buon umore, senza dare troppo peso alla situazione non propriamente esaltante.

Dovrebbe essere evidente che sto scherzando, ma è meglio dirlo anche perché Enzo Biagi diceva che la gente oggi non comprende più il valore dello scherzo ed è sempre bene specificarlo, lui per non farlo in modo efficace ci ha rimesso la carriera. In realtà Gesù è sempre contento anche perché Lui non guarda quasi mai ai numeri, ma guarda ai cuori, magari allora è anche peggio, direte voi. Ma in realtà non è così, la gente prega volentieri e si attende che Gesù viva con gioia piena lo stare con le persone che lo cercano. la certezza che ci guida e che è proprio così. Poi in chiusura di serata il messaggio di Frankie che rallegra ogni cosa e permette di chiudere la giornata con ulteriore gioia, qualora se ne avvertisse l'esigenza.

Oltre Corvino mi si dice che è stata riaperta la vecchia statale, per qualcuno è una notizia, beh effettivamente è una prova di rinsavimento. Meno male che l'ubriacatura è passata. Nulla di particolarmente grave, per i non addetti ai lavori, ma per chi viveva della così detta piazza è certamente una notizia importante. Stiamo cercando di dare una impostazione riqualificata al calvario, ma non è facile trovargli un ambiente più dignitoso. In realtà il tempo non manca per cui è inutile avere fretta. Stanno per iniziare le settimane di formazione per l'anno della fede nelle Unità Pastorali, ho scelto di riflettere la specificità dello Spirito Santo nel Credo. Ritengo sia il modo più attuale di sentirsi presenti nella Chiesa di ogni tempo e, conseguentemente, anche nella Chiesa del nostro tempo.

3 aprile - Vado percorrendo la parte più antica della parrocchia che quindi ha circa quaranta anni, insomma siamo agli inizi dell'impostazione della nuova Scalea, per capirci quella dei verbicaresi che cominciarono a costruire i palazzi lungo la superstrada, per cominciare ad accogliere l'iniziale immigrazione, sia da Verbicaro che degli immigrati che tornavano nella speranza di poter costruire il loro futuro nella loro terra. Adesso tutti sappiamo bene che le cose non sono andate per come si sperava, ed è anche per questo che una buona parte dei grandi palazzi costruiti adesso sono vuoti, semplicemente è ripreso il flusso migratorio, e questo riguarda soprattutto le coppie giovani. comunque il mio pellegrinaggio trova famiglie disponibili alla gioiosa accoglienza del parroco e come sempre mi sforzo di leggere le situazioni anche se i tempi a disposizione non sono molto lunghi. Come dire tutto molto bene.

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Il Signore ci chiede di essere gioiosi e fiduciosi grazie alla sua presenza salvifica, e, anche se oggi non è molto di modo, è importante parlare dei beni futuri e della salvezza eterna, altrimenti la nostra vita i fede viene decapitata della speranza che il Signore ci ha affidato. Che siano state le Apostole e non gli Apostoli a ricevere il primo annuncio è cosa ampiamente risaputa, come anche sappiamo bene che il motivo per cui non hanno avuto grande seguito era l'ambiente ebraico che non accettava la loro testimonianza come credibile, ma dobbiamo comunque affermare che anche in ambiente cristiano non è mai risuonata con tanta insistenza ed enfasi questa verità e questo anelito di rinnovato protagonismo femminile nella Chiesa. Dove ci porterà, probabilmente questo non è dato a sapere neanche allo Spirito Santo, proprio perché sappiamo bene che molte cose, soprattutto quando concernono esperienze pastorali, sono affidate agli uomini di Chiesa.

Il Santo Padre prosegue con il gusto del nuovo per troppo tempo bisbigliato o semplicemente sottaciuto, verso dove camminiamo? Vale quello che ho detto inizialmente. Certamente la volontà del Santo Padre è che la Chiesa corrisponda più strettamente agli insegnamenti del Signore, e per quanto concerne il protagonismo delle donne nella Chiesa il cammino da percorrere è ancora molto lungo. Diciamo che siamo indietro di circa mille e novecentocinquanta anni, insomma da quando è intervenuto San paolo a normalizzare in chiave giudaica la vita delle assemblee liturgiche della comunità cristiana nascente. Possiamo dire meglio affermando che allo Spirito santo su questo tema fu messa la ... non mi viene la parola, insomma gli fu chiesto di esprimersi sottovoce. Se non sbaglio è la sordina che si mette agli strumenti musicali per dare loro una sonorità più soffocata.

Sono i tempi nuovi di cui parlava il Vangelo questa sera? Magari è ancora presto per affermarlo, ma se il buon giorno si vede dal mattino, beh, per molti è iniziata una lunga notte, contrassegnata dall'ansia del futuro e dalla paura del nuovo. Altri invece, e sono i beati del Vangeli cominciano a cogliere una vita di comunità più autenticamente presente nella storia dell'uomo di oggi. E' stata una giornata autunnale, contrassegnata dalla tristezza di dovermi immergere nuovamente nelle carte della successione, l'Italia di carta è veramente incredibilmente prolissa nell'elaborazione degli itinerari procedurali, praticamente si pensava di essere alla fine e invece occorre ricominciare praticamente d'accapo. Niente di particolarmente problematico, solo troppo tempo da dover dedicare a cose di cui farei volentieri a meno. Alla mia adesso devo aggiungere anche l'altra.

Per il resto tutto scorre molto serenamente, i ragazzi, gli incontri formativi, la gioia degli incontri, la volontà di guardare con fiducia al futuro. Tutto molto bene, d'altra parte Gesù ce lo ha garantito Lui ci precede e cammina avanti a noi. Per cui nessuna paura. La Sua luminosità rischiara fin troppo bene ogni possibile tenebra.

2 aprile - E così ancora una volta ho intrapreso il pellegrinaggio tra le famiglie della parrocchia. Siamo partiti sotto l'acqua di questo inverno senza fine, che magari ha reso più gioioso il camminare, è sempre bello riscoprirsi capaci di entusiasmo infantile. Il valore delle visite pasquali è insostituibile, non c'é mezzo più idoneo per leggere bene la parrocchia, anche in quelle componenti che si ritiene di conoscere meglio, in realtà ci si rende conto che nei propri ambienti di vita molto cambia e non necessariamente in peggio. Alcune situazioni fanno ben sperare e aprono a una comprensione più positiva il lavoro pastorale. Ritengo sia inutile ripetere che non è tanto benedire le case, come si diceva una volta, ma semplicemente condividere con le famiglie della parrocchia un po' della loro storia. Vuole rendere presente l'atteggiamento di Gesù che va a visitare gli Apostoli nel Cenacolo, per dare loro serenità, una migliore comprensione della fede in Lui, ma anche aiutare a superare la situazione di crisi. Insomma è un voler leggere la storia con la presenza di Gesù.

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Ma Don Cono non state esagerando? Mi direte voi, tutto sommato vi fermate pochi minuti. Può essere, può essere, intanto io mi fermo il tempo che ritengo necessario per stare insieme, che non sempre è due minuti. Certo in quelli che conosco abbastanza evito di sostare a lungo, ma in coloro che vedo di meno cerco di relazionarmi in modo più approfondito. Oggi come è andata, intanto è partito tutto il pomeriggio dalle quindici alle diciannove, poi ho rivisitato alcuni ambienti che non vedevo da oltre trenta anni, infine ho vissuto la gioia di incontrare alcuni compagni di classe del liceo. Mi è sembrato che tutto si sia svolto in semplicità e naturalezza. Ma siamo solo all'inizio per cui non me la sento di sbilanciarmi troppo nelle sintesi, non avrebbe alcun senso.

Ma dovendo fare un mini bilancio del triduo pasquale. Questo è abbastanza facile, tantissime confessioni, meno male che ho fatto venire due sacerdoti in più, altrimenti ce la saremmo vista proprio brutta, anche considerando al forza lavoro a disposizione che funziona meglio come prodotto da vetrina. La gente è molto disponibile anche se non sempre con grande continuità, insomma è abituata ad essere chiamata, cosa che io non faccio mai. Per cui magari qualcuno ritiene impropriamente di essere trascurato, più semplicemente io ritengo che chi fa le cose le deve fare per il Signore e non certamente per il parroco. Poi con sempre più evidenza emergono le zavorre da prima linea, mentre con la stessa evidenza si scopre di poter godere della presenza gioiosa di persone che tu neanche conosci.

Con naturalezza, si avverte il non essere piantati nella vita della comunità, delle persone che in queste occasioni partono per tornare ai loro paesi di origine. Il che naturalmente determina degli spazi di povertà, ma è un fenomeno con il quale sarà bene imparare a convivere almeno per i prossimi venticinque anni, poi con il passare degli anni diventerà più connaturale restare dove si è invecchiati, o anche più semplicemente, dove si è cresciuti. Inventarsi delle tradizioni che non ci sono, non è opportuno alla crescita della comunità che, essendo giovane, ha più attenzione alla evangelizzazione che non alle cose che la esprimo secondo modelli che non le appartengono. Ma quello che manca di più è il sentimento di sentirsi comunità, il che è sempre legato alle diverse provenienze di chi va compreso come un trapiantato, per cui le relazioni sono tutte da creare, superando tanti preconcetti, ma anche tante paure personali in ordine alle relazioni, che certamente non mancano nel cuore delle persone, anche se immediatamente nessuno ci tiene a farle emergere.

Insomma ciò che io voglio far capire è che non basta stare a messa insieme, occorre maturare il senso di appartenenza alla stessa comunità, e forse neanche questo è sufficiente, ma occorre tendere a dare se stessi per il bene della comunità di cui io devo sentirmi parte. Si deve perciò lavorare con gioia per cogliere la preziosità della vita comune, il che esige l'eliminazione dei particolarismi che alcune volte emergono e che non sempre incoraggiano a vivere con gioia il bene comune, che poi altro non è se non la parrocchia nella sua totalità. Più di duemila famiglie, non sono poche, non sarebbero neanche troppe se non fosse per il fatto che ci si relaziona senza cercarsi, insomma spesso manca l'enfasi dell'incontro e dell'accoglienza, non tanto di coloro che già conosco, quanto dei tanti che non leggo mai come parte della mia vita spirituale e che comunque il Signore mi ha posto accanto come fratelli e sorelle.

1 aprile - Era il giorno del pesce d'aprile, dal serial televisivo giochi innocenti per bambini deficienti, ma il nostro tempo era così, ci si divertiva con poco. Questo era il giorno più indicato per gli scherzi a basso costo. A me sembra che questo oggi non lo faccia più nessuno, ma si sa ai nostri tempi tutto è più sofisticato. Beh, neanche io sono riuscito a fare uno scherzo per il pesce d'aprile, anche io mi sono adeguato ai nostri giorni. Che giornata è stata? Certamente non ha avuto nulla a che vedere con la classica pasquetta di venerata memoria. Ho iniziato come al solito con il Santo Rosario, h proseguito con un momento di confronto con il mio Vicario parrocchiale, poi sono salito in collina al castello

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normanno/aragonese tanto per cambiare aria, per un impegno che evidentemente avevo solo io. Quindi in pellegrinaggio presso gli ammalati, ricordando che nel mondo c'è gente che soffre anche durante la pasquetta. Corsa verso il Diamante per una emergenza monetaria. La Pasqua ci ha educato al tradimento degli amici per cui non è pasquale stupirsi che questo possa accadere ancora oggi. Momento di confronto per il futuro di alcuni amici, ma non sarà facile. E finalmente pace per qualche ore dal caro fratello imprenditore di famiglia.

Intanto sono partiti per Roma i cari Don Niger e Don José, io vado a fare un sopralluogo ai lavori del mosaico Tabernacolo dell'aula liturgica, dove posso constatare che sono più le parole che i fatti, speriamo bene. Celebrazione dell'Eucaristia non senza una frase della Sibilla Cumana che abita la parrocchia, sempre molto ermetica e conseguentemente indecifrabile, per cui è inutile perderci del tempo. Incontro con gli amici del Casale, giusto un momento di fraternità semplice e gioioso, momento di condivisione della bella esperienza pasquale, rallegrato dalla presenza della cara Assunta. poi mi sono messo a sistemare le carte arretrate in attesa di Godò, ho passato la vita ad aspettare, diceva l'autore del romanzo messo in musica da Claudio Lolli, cantautore dei miei anni giovanili. Quelli di Cermenate per intenderci, quando tutto era novità e speranza.

Ma poi le donne furono messe da parte, prima di tutto perché non credibili nella comunità ebraica, ma anche perché, probabilmente, sembrò disdicevole a discepoli di tradizione ebraica dover affermare che avevano ricevuto l'annuncio di Gesù Risorto da alcune donne. Poi si trattò di riorganizzare il gruppo dirigente della Chiesa nascente, quale ruolo dovevano avere quelle donne che con la comunità di Gesù avevano tanto spazio. Per un po' resistettero alla volontà di marginalità ma alla fine dovettero cedere, il loro posto era naturalmente quello di restare dietro la tenda ad ascoltare quello che gli apostoli dicevano, pur essendo coscienti che parte degli insegnamenti del Maestro erano stati comunicati solamente a loro, magari qualcosa la correggevano nel segreto del dialogo interpersonale. Capita ancora oggi, dopo oltre duemila anni sembra che Gesù parli con autorità solo attraverso gli uomini. E' veramente strano anche perché lui aveva vissuto con tanta familiarità anche con donne molto emancipate, che oltretutto l'evangelista Luca elenca in modo molto puntuale.

Frankie vive ancora il lutto, non ho trovato traccia dei suoi interventi esuberanti su FB. Le ho sempre detto che è troppo sensibile, che deve cambiare, ma lei non mi ascolta e stavolta l'ha presa veramente male. Insomma l'ha presa per come è lei: sensibile e gioiosa. Voglio sperare che torni a donarci le sue estemporanee magari le occorrerà del tempo, ma non bisogna disperare i giovani sono così hanno bisogno dei loro tempi per riprendersi.

la preghiera è sempre molto intensa e questo mi permette di vivere in modo sereno praticamente tutto. Basta pregare e il resto viene assorbito con serenità. Anche gli atteggiamenti falsi d chi dovrebbe essere di esempio nella coerenza che d'altra parte ho imparato a cogliere nella disponibilità della Croce già da tempo. Il Santo Padre mi sembra perplesso e leggermente ripiegato alla ricerca di valori più definitivi. E' Pasqua anche per Lui, questa è la festa che trasforma tutti. Anche lui certamente ne uscirà rinvigorito nella novità dei suoi orientamenti pastorali, sono scomodi, ma certamente necessari a rendere la chiesa più autenticamente presente per come il Maestro l'ha pensata. Certo in Vaticano non sempre è facile vivere in conformità agli insegnamenti del Maestro, ma se uno si impegna, magari ci riesce.

31 marzo - Come dopo ogni tempesta arriva la bonaccia, così anche in chiesa dopo il grande andirivieni di questi giorni, terminata la liturgia della sera, tutto è silenzio, Dio si è riappropriato del suo spazio sacro per eccellenza. Si avverte la Sua presenza amante, continua ad essere viva la presenza dei tanti fedeli che lo hanno cercato, ma adesso tutto riacquista la dimensione del prodigio di cui non trascurare la memoria,

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perché è l'opera di salvezza che Dio ha compiuto oggi, perché anche facessimo esperienza della Sua salvezza. Come faccia ha sollecitare i cuori delle persone non è sempre facile capirlo, però è importante che riesca ancora a farlo. Abbiamo avuto una no stop di tre giorni di confessioni e veramente tanti hanno potuto godere della Grazia sacramentale che il Signore ha donato a tutti coloro che ne hanno avvertito l'esigenza di chiederla, Dio gratuitamente interviene nella vita delle persone per trasformarla, dona anche energia sempre nuova per potervi corrispondere. Beh, sappiamo bene che questi sono i giorni privilegiati dell'azione di Dio per la salvezza dell'uomo.

A me è sembrato di vivere tutto in modo molto intenso, si è cercato di dare dignità alle liturgia anche se ancora non abbiamo l'energia necessaria per vivere tutto con serenità, per cui corriamo il rischio di viverle in apnea. Ma d'altra parte ritengo che nessuna comunità riesca ad avere tante persone disponibili per poter animare nei tempi lunghi necessari, le celebrazioni più importanti della comunità cristiana, sono troppi momenti in tempi ristretti che si devono animare in modo qualificato per permettere loro di esprimere l'intensità dei valori di cui sono depositari. Certamente è bene provarci con impegno sempre maggiore, l'obbiettivo è troppo importante per potersi permettere il lusso di abbassare il livello, si correrebbe il rischio di svilire i valori in cose da fare. Insomma si sposterebbe il protagonismo, dalla centralità di Cristo a quella dei facenti funzione. Certamente occorre comprendere bene che al centro di tutto quello che facciamo è sempre Cristo, per cui più si elimina la coreografia più si manifesta la bellezza della Sua presenza.

Ma come si rende presente il Cristo nel nostro tempo? I nostri ragazzi, i nostro giovani come possono farne esperienza? Non è una domanda facile e non ci può essere una risposta facile, in realtà ritengo che non sia mai stato facile poterlo definire. Anche nel periodo apostolico non deve essere stato semplice comunicarne l'esperienza anche perché il Suo modo di relazionarsi è sempre stato molto personalizzato e diversificato per cui ogni omologazione corre il rischio dell'appiattimento dell'esperienza. Ed è quello che tante volte accade nelle esperienze di alcuni gruppi ecclesiali che robottizzano l'esperienza di fede, al punto che tutti devono fare le stesse cose e cosa ancora peggiore devono farlo allo stesso modo. Probabilmente Gesù non ha mai pensato ai suoi seguaci in questo modo. Ma allora perché accade, semplicemente perché lo spirito del corpo, equivale a dire l'esigenza di riconoscersi in riferimento agli altri, prevale sul valore della spiritualità cristiana.

Tantissime persone, molte della serie i pasqualini, ma anche un assaggio della comunità dei turisti che caratterizza questa porzione della comunità cristiana di Scalea. La gente vuole pregare, anche perché i problemi non mancano per nessuno, la gente ha bisogno di serenità e di pace e sa di poterle trovare in Gesù Cristo. Ho dovuto pensare più ad organizzare le liturgie che alla vita di preghiera, ma alcune volte sembra che ti vengono affidate comunità protestanti, dove tutti sanno come si dovrebbe fare ma poi ognuno le personalizza, al punto di svilire il valore stesso dei simboli liturgici. Eppure si lavora con persone che dicono di fare cammini fede, approfondimenti biblici, educazione liturgica, però alla prova dei fatti tutto viene messo da parte e si privilegia il fai da te. Come mai accade questo? Semplice si pensa inconsciamente che quello che la Chiesa propone sia meno bello delle tante stravaganze di valore paesano.

In realtà la Chiesa Cattolica ha nell'azione liturgica il suo punto di diamante, se viene vissuta con coerenza e nel rispetto dell'insegnamento della Chiesa tutto diventa particolarmente intenso ed esteticamente bello, certo occorre far in modo che la liturgia possa esprimere la bellezza del suo messaggio. Ma non sempre coloro che vivono il servizio all'altare hanno il gusto dell'aggiornare l'insegnamento della Chiesa su questa disciplina, per cui si procede a memoria, e poiché gli anni avanzano inesorabilmente per tutti il risultato che ne consegue e che devi sempre dire tutto anche quello che dovrebbe naturalmente

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essere acquisito da chi vive un determinato servizio. Avere coscienza della propria responsabilità è alla base della linearità con la quale la liturgia esprime il suo messaggio.

Quando si diventa adulti? Probabilmente mai anche perché esige una maturità che non è facile trovare neanche nei cosiddetti adulti cronologici. Generalmente l'immaturità è determinata dalla non coscienza dei propri limiti e dalla volontà di andare oltre le proprie possibilità, che, necessariamente non sono conformi per tutti. Quindi è normale che ciascuno via dei carismi che sono diversi, alcune volte sembra che qualcuno non ne abbia proprio, magari ne ha di nascosti che custodisce gelosamente, la speranza è che prima o poi vengano fuori. Occorrono carismi veri, leggibili, non mediali, difficili da cogliere, sempre con la disponibilità a far finta di tirarsi indietro per essere spinti più avanti. Questo vale per tutti, per cui nessuno deve sentirsi escluso dall'impegno di perfezionare la propria disponibilità alla crescita.

E' vero il Signore ha bisogno di fragilità, che però deve essere comunicata, altrimenti uno pensa di poter camminare sereno e poi all'improvviso si ritrova in mezzo al mare. Sprazzi di primavera si accompagnano a questo frammento di stagione, sembra che il Signore non abbia ancora deciso se far avanzare la stagione di mezzo o lasciar scorazzare quella triste, per cui noi ci troviamo nella bellissima condizione di stare sempre in guardia, per evitare di dover rimediare ai malanni stagionali. Intanto ci siamo goduti il torpore di questi giorni luminosi, degli sguardi luminosi, insomma non abbiamo vissuto il fuggi fuggi del Natale, anche se qualche desaparesidos di livello lo abbiamo ancora. Ma intanto abbiamo intravisto i giovani, i ragazzi con i propri genitori, tante famiglie che hanno partecipato insieme alla vita liturgica della comunità.

E adesso ci prepariamo al periodo più intenso per la vita del parroco che è quello della visita pasquale alle famiglie. iIn realtà la ragione mi dice di non farle, anche perché le famiglie son più di duemila, ci sono le cresime, le comunioni, la festa patronale. Ma il cuore mi incoraggia ad osare, d'altra parte le ho sempre fatte, ho l'esigenza di conoscere più da vicino i parrocchiani, cercare di capire quale è la situazione delle vita familiare, leggere il territorio. insomma io comincio poi se il Signore mi sostiene le continuo, altrimenti mi rassegno ai limiti che il tempo necessariamente detta ad ogni persona. Ma perché non vi fate aiutare, beh, vedete io sono convinto che le visite le debba fare il parroco non ha molto significato che un altro vada a trovare i parrocchiani, e poi se ne vada. insomma si dovrebbe eliminare il dover benedire le case e dovrebbe restare il dovere di conoscere meglio la vita della comunità da parte del parroco, ecco perché le visite non possono essere fatte da altri. Voi come al solito potrete obbiettare che altri si comportano diversamente, in questo caso la risposta è facile: il mondo è bello perché è vario.

27 marzo - Una giornata umida e piovosa ci introduce al triduo della Pasqua, anche questo giorno è trascorso, oltre i tanti impegni di natura liturgica e sacramentale, alla ricerca di nuovi equilibri per la reimpostazione degli spazi pastorali della Chiesa parrocchiale. Comunque sembra tutto abbastanza pronto per celebrare la grande festa, tutto, per come riusciamo e per come il Signore ci donerà di vivere. Anche perché è chiaro che il protagonista è Lui, noi, in qualità di apprendisti stregoni, ci sforziamo di rendere visibile questo o quell'aspetto della sua azione. Nella speranza di poter sollecitare alla ricerca del significato della sua presenza nella vita dei fedeli. E' stata una ininterrotta e lunga processione penitenziale, al punto che i confessori ad un certo punto hanno chiesto una mezz'ora d'aria. Cresce l'attesa e anche lo zelo nel preparare gli spazi sacri, perché Gesù sia accolto con dignità nei diversi ambienti della sua casa materiale, anche perché, come ci è stato ricordato dal Santo Padre la casa del Signore è la gente.

Diciamolo pure, la presenza di Papa Francesco, comincia a rendere visibile una Chiesa che negli ultimi anni si è sempre voluta marginalizzare, anche attraverso i media. La Chiesa che vive con i poveri, al servizio degli ultimi, degli emarginati, la chiesa che vive povera in mezzo ai poveri. E' attiva e presente anche in Italia, solo che si è preferito marginalizzarla mediaticamente per lasciare totale spazio a una Chiesa potere,

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tutta orientata a ostentate forme achilosate di presenza sociale e liturgica. Per quale motivo? E' stata una scelta politica che oggi viene praticamente sconfessata dal Santo Padre e che non sappiamo quali effetti riuscirà a sortire, nella dinamica di una maggiore autenticità evangelica. Intanto è importante constatare la capacità che mostra avere di saper resistere alle tante pressioni che certamente non gli mancano da parte di coloro che fanno della conservazione delle tradizioni il loro stile di vita. La volontà di essere presenza Cristo, al di là del ruolo e degli spazi che da sempre si accompagnano alla figura del Papa, aiuta a leggere il senso del nuovo, che attraversa le Chiesa di America latina, di Africa e di Asia. La novità è rappresentata dalla capacità di liberarsi del ruolo istituzionale per restituirsi alla gioia di essere parte comune dell'unico progetto di Dio.

Certamente si aspetterà ancora del tempo e poi cominceranno a etichettare questi atteggiamenti a secondo dei pensieri della nostra società, senza guardare minimamente che non si può categorizzare ma solo cogliere la novità di Cristo, che sta sostenendo nel cammino di liberazione dalle incrostazioni della storia la Chiesa cattolica. Lo fa con naturalezza, anche perché lo ha vissuto con naturalezza per anni ogni giorno nella sua comunità in sud America. La cosa più difficile è convincere i palazzi apostolici che adesso occorre liberare la Chiesa da tutto ciò che la rende meno immediatamente manifestazione dell'amore di Dio per ogni uomo cominciando proprio dai valori costitutivi la vita ecclesiale. La salvaguardia del creato, la giustizia e l'amore verso i poveri. Non è facile anche perché la gestione dello Stato città del Vaticano è come una corte, con tutto ciò che gli ambienti diplomatici comportano. Dove certamente si vive tanta attenzione alla povertà da sempre, ma dove la parola Chiesa povera fa veramente fatica ad essere di casa. Il problema è proprio questo, non solo una Chiesa attenta ai poveri, ma una Chiesa povera.

Tanta parte della Chiesa universale vive questa attenzione però i nostri media hanno sempre preferito mostrarci una Chiesa burocratizzata, insomma un po' distante dai dettami evangelici. Adesso, forse, saremo aiutati a leggere più autenticamente il significa che la Chiesa coglie nel suo essere presente in questo tempo. C'è sempre da temere che il classico squilibrato intervenga per porre rimedio all'azione innovativa dello Spirito Santo, che già qualcuno definisce eccessivamente innovativa, anche per questo siamo invitati a pregare perché il Signore conceda una vita serena e lunga al Santo Padre. Intanto non possiamo che ringraziare il Signore per questo salutare esempio di scelte povere che sta donando a tutta la comunità ecclesiale e non solo. D'altra parte se è stato eletto, è anche perché la gran parte dei Cardinali, hanno ritenuto che non si poteva più continuare con l'ostentazione di ori e di privilegi, pur parlando di povertà e di giustizia. Nella nostra società, attraversata da una terribile crisi, di cui facciamo tutti esperienza, non è certamente credibile una Chiesa che non sceglie la via dell'accoglienza dei poveri.

Occorre una Chiesa più libera dalle pastoie burocratiche, e che, proprio in virtù di questo cammino di liberazione, riesce ad essere immediatamente messaggio di speranza per ogni uomo di buona volontà. Il messaggio cristiano non è per gli ultras o per il farisei di ieri e di oggi, che pensano di essere migliori degli altri, ma si rivolge a tutti coloro che si pongono in ascolto di Dio. Anche tante nostre aggregazioni perdono il senso del loro essere presenza cristiana nella storia proprio perché vivono per costruire se stessi, insomma si gioca spesso a diventare presenza narcisistica, dimenticando che la missione è rivolgersi con tutto se stessi alle persone che hanno esigenza di incontrare Dio. O forse è meglio dire che Dio sceglie come luogo dell'incontro con Lui. Altre volte ho già affermato che la novità non è nel messaggio, che noi troviamo ampiamente e necessariamente presente anche nei suoi predecessori, ma nella sua volontà di incarnarlo anche come testimonianza personale visibile a tutti.

Già questo fatto è una grande novità dello Spirito per la Chiesa di oggi. Certamente si attende che anche noi viviamo con maggiore coerenza la ricerca dell'autenticità evangelica nelle nostre Chiese e nelle nostre

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comunità cristiane. E' la Pasqua del Signore. Ancora una volta visita la nostra vita, chiede di aprirci all'incontro con Lui, ci dona di vivere in pace alla Sua presenza, cogliendo in questo incontro ciò che la nostra società stenta a trasmetterci. Il Signore ci dona di costruire l'armonia interiore di cui avvertiamo l'esigenza e che spesso stenta a trovare spazio nella nostra vita. ci chiede di cercare il silenzio interiore, di viere l'ascolto della Sua voce, di essere il ascolto del fratello che invoca il nostro nome. Ci chiede di vivere semplicemente da cristiani.

25 marzo - Ieri sera ho chiuso la serata recandomi al Sagarote, per cercare di capire nell'illusione di poter consolare. Traversata veloce ma prudente, tanto per smentirmi in uno degli atteggiamenti più disincantati del mio vivere ordinario. Come sempre la stradina si inerpica in modo fortemente precario, la speranza e che si trovino i soldi per riqualificarla, magari in occasione delle prossime elezioni. Ma è una contrada con pochi abitanti per cui non merita molta attenzione, quello che conta sono i lungomari. Del Sagarote ho già parlato altre volte ha un suo fascino tutto particolare e caratteristico, non ultimo la bellezza del paesaggio immediatamente di fronte all'Isola di Cirella. Anche ieri sera non ho resistito alla tentazione di dare una sbirciata in solitudine, come sempre è incantevole, ma poiché non ero lì per questo, mi sono fatto coraggio e mi sono avviato verso casa. tanti giovani, vivono sempre una grande solidarietà in queste situazioni, riescono perfino a far rimpiangere la non possibilità di per essere come loro, ma non per l'età, solo perché è bello vedere come si relazionano con naturalezza sempre alla ricerca di una estemporaneità innovativa.

Con loro non ci si annoia mai, sono troppo vivi, per questo dovrebbero poter vivere un po' di più. Come sempre tutti sono molto gentili e mi fanno entrare subito, ho sostato vicino ad Ernesto e Manuela cercando di leggere la loro nuova condizione di vita, erano molto eleganti nel loro ultimo viaggio terreno. Poi mi sono seduto. Accanto a me una cara mamma, che ha vissuto in modo totalmente drammatico l'avvenimento anche perché le figlie erano compagne di tutto di Manuela, insomma era anche lei della famiglia. Con gli occhi cercavo i genitori, ma non li trovavo, la nonna non era accanto. Comunque sono rimasto in silenzio in realtà avevo pensato di recitare il Santo Rosario, ma poi ho preferito restarmene in disparte a riflettere.

Dopo qualche tempo ho chiesto e mi hanno accompagnato dai genitori, anche lì non sono riuscito a dire quasi nulla, sono rimasto con loro in silenzio. Però c'era il caro don Eugenio che viveva con pazienza il suo ministero di dare pace ai cuori cosa non facile, ma come ormai sapete è certamente uno dei sacerdoti più attenti alle persone che abbiamo in diocesi. E' chiaramente molto africano, nel senso che è lui il tempo, per cui spesso tante cose saltano, però nella dedizione alla direzione spirituale rimane uno degli esempi più belli che il Signore ci ha donato. Sono le Chiese di Africa che generano un modo diverso di vivere il servizio al Signore e che ormai arrivano in Europa per evangelizzarci nella nostra adesione a Cristo. Erano oltre le ventidue è stata una immagine molto bella di dedizione pastorale, ma non mi ha sorpreso. Lui non sorprende è la sorpresa.

Oggi mi sono dedicato all'organizzazione degli spazi sacri nell'ambiente liturgico, sembra che sia tutta una novità. Insomma la liturgia cattolica è una novità in una Chiesa cattolica, rientra nel problema più volte descritto della personalizzane del ministero che certamente non aiuta la comunità a crescere nell'amore verso la liturgia perenne della Chiesa, ma emancipa a dismisura inutili tradizioni locali che appesantiscono e spesso creano solo situazioni distraenti dalla retta comprensione dei segni della Fede. Insomma si organizza l'angolo per l'Altare della Reposizione e l'angolo per il Calvario. Tutto molto semplice, avendo a cuore solo la volontà di onorare il Signore. Comunque sia, non si finisce mai di organizzare, ritengo sia solo perché manca il classico uomo di sagrestia, per cui per ogni cosa devi cercare persone diverse. Contemporaneamente gli altri sono andati a portare del sollievo agli ammalati, a coloro che non possono

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venire più in Chiesa. Siamo nella Settimana Santa e tutto il tempo deve essere utilizzato per ringraziare e lodare il Signore. Magari non sempre ci riesco ma almeno posso dire di averci provato.

Nel pomeriggio pellegrinaggio sul Diamante per vivere l'affidamento alla misericordia di Dio dei nostri cari fratellini. Il Vescovo, impossibilitato, mi ha dato modo di vivere un pomeriggio veramente inenarrabile di fraternità collettiva, di tutta la città e anche oltre attraverso le scuole. Non ho salutato con gesti esterni, ma con molta attenzione agli sguardi e al cuore, cercando di cogliere gli affetti di sempre che però oggi non avevano la dolce caratterizzazione del sorriso, ma un dolore che non si poteva trattenere in nessuno modo, e si leggeva su tutti i volti. Come sempre in queste occasioni è stata una rimpatriata, utile per ripercorrere tante sensazioni vissute brevemente ma certamente con grande intensità. Insomma si scatenano i meccanismi del ricordo come memoria della gioia, anche perché liberati dalla responsabilità della programmazione formativa, che non trova quasi mai le persone adeguate all'impegno necessario, ma solo impiegati d'ufficio rigorosamente ad ore. Vedere le Chiese piene di giovani è sempre un bel colpo d'occhio, non per noi ma per il Signore, anche se era un'incontro profondamente contrassegnato dal dolore.

Insomma grande momento di emozione collettiva, durante il quale ho cercato di mantenermi sereno anche se non sempre mi è riuscito, ma altre volte è andato anche peggio. Tutto molto semplice, tutto molto bello in ordine alla volontà di testimoniare l'affetto di tutti ai genitori e ai parenti di Ernesto e Manuela, certamente anche loro hanno gioito per questo abbraccio collettivo, come sempre avranno sorriso molto anche perché erano profondamente giocherelloni, e lo spettacolo di oggi era veramente meritevole di attenzione. Certamente dovranno provare a rasserenare papà e mamma, ma i giovani sono creativi e non mancherà loro l'occasione di stare ancora vicini in qualche modo, su in contrada. Ma certamente non è facile, rimuovere è certamente impossibile, magari dare un po' di pace, potrebbe accadere.

Alle fine della celebrazione il lungo elenco degli interventi degli amici, uno più bello dell'altro. Questo l'ho scoperto già da molto tempo, quando il Signore chiama a se un giovane la migliore omelia la fanno gli amici, anche perché non hanno altro obbiettivo che di narrare ciò che solo loro conoscono. Noi sacerdoti abbiamo altri problemi per la testa e poi troppo spesso conosciamo poco le persone di cui parliamo, al punto che alcune volte le ignoriamo quasi totalmente. Gli amici no, stanno insieme notte e giorno, messaggiano, cliccano, insomma loro sanno trovare le parole più giuste per esprimere i sentimenti di speranza. La loro età è contrassegnata dalla speranza. I giovani sono la nostra speranza. Troppo spesso la mortifichiamo, ma loro resistono si chiudono in bande, si isolano, molti vedono gli adulti come un pericolo alla loro autenticità. Ne hanno bisogno e questo lo sanno bene, però ognuno deve imparare a stare al proprio posto.

Si ritorna in parrocchia e si riprende con le penitenziali, la preparazione ai Battesimo e alle Cresime, la formazione biblica, e per chiudere il classico incontro con gli aspiranti poveri di turno alla ricerca di un ricovero di occasione e di una cena da condividere. Entrare nel ruolo, non conviene mai, per cui è evidente che sto imboccando una strada che non mi appartiene costituzionalmente, ma forse è necessaria istituzionalmente, e allora ci si incammina nella preghiera intensa, che allontana ogni tentazione sciocca e anche gli sciocchi elogi e si va avanti per come vuole il Signore. e' una cosa che ho riflettuto lungamente durante il pellegrinaggio di Lourdes vissuto a settembre. In questo periodo è necessario rendere più visibile la Chiesa nella sua preziosità istituzionale e caratterizzazione pastorale.

24 marzo - In un bel pomeriggio di maggio, ci recammo in quel di Sagarote per celebrare l'Eucaristia a chiusura della Peregrinatio Mariae, come sempre una accoglienza festosa, una preghiera composta e in particolare l'invocazione della serenità del cuore, per un grave lutto che aveva accompagnato la storia di questo nucleo familiare. Un pomeriggio di festa profondamente segnato dall'incontro dei cuori che si

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aprono al canto e alla fiducia in Dio. Non è sempre facile da accogliere, ma ancora una volta, probabilmente mentre tutto era pronto per la celebrazione delle Palme, come ancora oggi sanno preparare nelle zone rurali, il Signore ha voluto provare la fede di questa piccola comunità familiare, ancora una volta si tratta dei giovani: Ernesto di diciannove anni e Manuela di quindici il Signore li ha voluti con sé. Quando il Signore chiama non c'é proprio niente da fare, ma non è facile trovare pace neanche nelle parole della fede, quando la speranza umana del futuro viene violentemente eliminata.

E' la Domenica delle Palme, non avrei mai voluto raccontare qualcosa di particolarmente triste, ma forse ci aiuta a penetrare più in profondità il mistero della Croce di Cristo che oggi siamo chiamati a celebrare. Una gioiosità tolta alla famiglia, ai loro tanti amici, a loro stessi no, anche perché noi crediamo che loro continuano a vivere. Per cui a loro non viene tolto nulla. A noi si. la sua voglia di darci gioia nella danza, nel suo sorriso sempre schivo con un leggero atteggiamento furbesco, mentre il fratello aveva già assunto l'atteggiamento silenzioso e maturo dell'uomo fatto. Ci sono ambienti nei quali si è obbligati a crescere più in fretta, forse anche a motivo della sofferenza non sempre narrabile ad un mondo che non vuole saperne di dolore. Ascoltare, confortare, pregare, dare speranza questo è il nostro compito, anche se purtroppo, non sempre ci diamo il tempo di poterlo esercitare.

E' tutto un sorriso, il Signore ci ha benedetto con una giornata veramente da Domenica delle Palme, luminosa e calda. I ragazzi si stringono attorno in modo gioiosamente affettuoso, se non fosse stato per Ernesto e Manuela, avrei vissuto una domenica bellissima, si lo so, io sono un sacerdote e non devo parlare in questo modo. Ma già ieri sera è iniziato il rincorrersi di messaggi, sono andato sui loro profili e li ho letti cercando di cogliere una parte fugace del mio ministero a Diamante. Insomma appartengono a quel livello di amicizia, non meno importante, che è fatto di sguardi che si incontrano in modo occasionale ma sempre con gioia. Poi decisi di non comunicare nulla e di chiudere la comunicazione, alcune volte è bello illudersi di poter controllare i sentimenti con un clic. Ma purtroppo non è possibile e adesso devo anche capire in che modo potermi rendere presente alla famiglia per dare il conforto che ci viene donato dalla fede.

23 marzo - Diciamolo pure, il Signore mi ha donato di essere in perfetta forma per la celebrazione della Pasqua. Il classico brutto anatroccolo che si trasforma in cigno, è evidente che l'esempio non è dei più calzanti, ma esprime bene la sensazione che accompagna la vigilia delle Palme. Per molti è la vera festa della Pasqua, è il Signore che in questo giorno smuove dal torpore spirituale anche il mondo rurale e lo rende pellegrino del Regno. E' un grande mistero, però è così, anche persone che mai mettono piede in chiesa in questo giorno avvertono l'esigenza di sentirsi parte della comunità dei credenti. Ciascuno porta l'ulivo da benedire o le palme, o più semplicemente se stesso. Il parroco non può che ringraziare Dio per il miracolo della primavera che apre a una speranza nuova la vita della comunità. La preoccupazione è sempre quella di accoglierli dignitosamente, farli sentire a casa loro, invitando gli abitudinari a fare loro spazio. Nulla di particolarmente difficile, d'altra parte l'opera è del Signore, noi ci sforziamo di non svilirla preparando bene la liturgia, di dare un significato ai simboli che la tradizione ci ha donato di utilizzare. Il primo simbolo è la gioia dell'incontro nella comunità, il secondo la gioia di essere fraternità anche tra sconosciuti e terzo ma non ultimo è la particolare attenzione ai giovani che da molti anni la Chiesa ci chiede di vivere. I giovani al centro dell'impegno ecclesiale, è una sfida che si ripropone tra alti e bassi in ogni comunità, magari non sempre in modo molto lineare ma certamente viene proposta con sempre maggiore entusiasmo in questo giorno.

Nel pomeriggio abbiamo sistemato in Chiesa il Cristo Crocifisso arrivato in tempo reale da Ortisei, è stato ordinato due giorni fa. E' scesa in azione la squadra dell'intervento lampo e dopo un lungo lavoro notturno è stato possibile esporlo alla venerazione dei fedeli. Ieri sera ultima Via Crucis nei quartieri, come sempre

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tutto molto bello, anche se purtroppo non pioveva per cui è mancata al componente sacrificio personale e testimoniale, per il resto tutto molto bene, ormai l'organizzazione è quasi tecnica. Insomma, purtroppo, non me ne posso lamentare, molti i ragazzi al seguito con le loro famiglie. Si, lo so che a mio parere manca sempre qualcosa, ma se dovessi dire cosa, farei fatica a definirlo. E allora perché non dire che va tutto bene, semplicemente perché non sarebbe vero. Quando non ci sono lavori in giro è tutto un'altra cosa, ci si può sedere, si trova il tempo di pregare, si riesce a riposare il tempo giusto, si sta con più gioia con i ragazzi. Insomma è il clima giusto che deve essere vissuto in parrocchia. Tutto è semplicemente pronto per accogliere i fedeli per la Settimana Santa. Sia come sia, nessuno mi toglie dalla testa che quest'anno la Quaresima è stata più breve degli altri anni, è certamente mancato qualcosa.

Stasera incrocio di arrivi dei predicatori, due baldi giovani sacerdoti del continente africano, che certamente allieteranno con la loro gioiosità la vita della comunità Sono stato con loro circa dieci minuti,oltretutto passati per buona parte al telefono, ma solo perché occorreva tenere a bada il diavoletto che non si ferma mai di operare. Almeno a Pasqua, potrebbe riposare, ma niente da fare. Però mi sono ripromesso che domani pranzeremo insieme. In serata sono andato a San Nicola Arcella per le Confessioni. Forse non vi ho detto che quando ero giovanissimo, insomma durante gli anni del liceo, per vari motivi relazionali, lasciai il gruppo dei giovani di Scalea che allora era curato da Don Orazio, e mi trasferii in quello di San Nicola Arcella. Spesso la strada me la feci a piedi, alcune volte anche di notte. L'esperienza parrocchiale era impostata sulla vita oratoriale, e poi Don Umberto ha sempre operato pastoralmente in modo dinamico. Sono rientrato in Chiesa, io mi metteva sempre ai primi posti, anche per ché ero nel coro. E' stato anche a San Nicola che cominciai a suonare la chitarra, questa sera mi sono ricordato che ieri pomeriggio è venuto a trovarmi proprio chi mi insegnò i primi accordi, Biagio, che oggi purtroppo vive qualche malessere.

Ho avuto modo di incontrare anche una cara signora che lavorava dalle suore e che mi ha ricordato che io le portavo il latte per i figli. Erano i campioni che i rappresentati lasciavano in farmacia. Il bene si ricorda ed è anche bello sentirselo raccontare da persone che ormai non ricordi più. Ieri invece alla caritas una signora non smetteva di abbracciarmi, ma io per quanto mi sforzassi non ricordavo assolutamente chi fosse, poi mi ha narrato del suo trascorso negli scout, ma io ho continuato a non ricordare. Nulla di particolarmente grave, quello che conta è volersi bene e questo certamente non manca verso tutti. La maturità dell'educatore si esprime nella gratuità con cui vive la disponibilità verso gli altri, quando emerge una forma di narcisismo allora le cose non vanno molto bene, ma si può educare in modo apatico? Certamente no, ma è bene non evidenziare le affezioni. Ultimo abbraccio imprevisto prima di rientrare a casa, all'uscita del ristorante Vivvi con altre sue amiche ha avvertito l'esigenza di salutarmi in modo caloroso, chi é? Semplicemente una di quelle esuberanti giovinette che vitalizzano il sabato sera in Scalea, è stata battezzata da me, ma raramente mette piede in Chiesa, per il mistero della fede battesimale resta comunque calorosamente affezionata e non manca di dimostrarlo con atteggiamenti estemporanei.

Domani? Sarà una bellissima Domenica delle Palme.

21 marzo - Secondo un rituale ormai consolidato nei secoli, anche quest'anno si celebra oggi l'arrivo della primavera. Rondini che svolazzano nel cielo, fiori che sbocciano, un sole che splende radioso in alto nel cielo, insomma è tutto un susseguirsi di emozioni che incoraggiano ad aprirsi alla vita che rinasce. Adesso non ricordo berne se qualche volta abbiamo studiato queste sensazioni, ma di tutto questo oggi non abbiamo sperimentato nulla, in realtà è stata una bella giornata autunnale che non comunica nulla di particolarmente positivo per il prosieguo della stagione degli innamorati. Nulla di particolarmente grave, la giornata è comunque scivolata con serenità e gioia, anche se spesa all'insegna della frettolosità. L'incontro

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con i pargoli diventa sempre più regolare, per cui la ricarica di entusiasmo non manca mai. Tutto bene? Si, tutto veramente positivo. Abbiamo dato uno stop ai cantieri che riapriranno dopo Pasqua, ma in questi giorni la chiesa deve accogliere la comunità, nel senso più ampio del termine, per cui non deve essere visitata da rumori che distraggono la vita spirituale. Una sequenza di cose nuove abita il cuore dell'uomo, ma quella più vera è certamente la gioia della vita comune che il Signore incoraggia costantemente.

Mi è sembrato che la Quaresima sia stata più breve degli altri anni. Forse perché ha piovuto quasi sempre durante le Via Crucis dei quartieri. Sia come sia siamo arrivati alla Santa Pasqua, nella diversità delle memorie e delle articolazioni rituali. Insomma tutto converge verso la celebrazione della Risurrezione del Signore. Alla domanda di rito che cosa mi aspetto da questa Settimana Santa, in realtà non saprei cosa rispondere, anche perché come ho già detto altre volte, ogni giorno è tutto uno scoprire il dono della grazia del Signore che si rende presente nei mille volti che cercano l'incontro e che non sempre mi colgono nella disponibilità necessaria. Questa novità ordinaria sarà arricchita ulteriormente dall'afflusso di quella parte della popolazione turistica che vorrà celebrare la Pasqua con noi. Spero solo che le varie liturgie scorrano nonostante i limiti obbiettivi che stentiamo a colmare, la Pasqua è soprattutto animazione liturgica. Al punto che la liturgia stessa diventa il motivo dell'incontro, si colora di situazioni molto variegate a secondo dei paesi. Ma, soprattutto ci restituisce a una autenticità della presenza di Cristo che non sempre si riesce ad avvertire con tale intensità.

Purtroppo continua l'andirivieni delle povertà di cui è contrassegnato il territorio, per molte famiglie non sarà una bella Pasqua dal punto di vista economico, spero che lo sia almeno dal punto di vista spirituale. La comunità corrisponde bene alle sollecitazioni per gli alimenti verso le marginalità, ma il livello di povertà non riguarda tanto l'essenziale ma alni beni cosiddetti superflui che però molti continuano a considerare essenziali. Non è facile fa pensare che la povertà debba abitare stabilmente la propria casa, in una società che ha demonizzato questa parola che invece Gesù pone all'inizio delle beatitudini. Anche se faranno molta fatica ad abituarsi, anche in Vaticano l'aria è veramente cambiata. Il Giovedì Santo nelle carceri lascia presagire altre scelte estemporanee, che certamente non mancheranno di suscitare malumori, in ambienti forse troppo ovattati per sentire il grido di dolore dell'umanità. Il Papa vuole rompere questo clima fortemente liturgico e vuole restituire la fede agli ambienti che Gesù chiama beati. C'é una umanità che anela all'incontro con Gesù, ma che stenta a poterlo incontrare anche perché i posti sono sempre occupati da vari livelli di autorità che raramente contemplano i poveri nelle prime file.

Una Chiesa che vive non negli ambienti protetti, ma in quelli più degradati della società. E' una sfida che non sempre è stata perseguita con linearità, ma che oggi ci viene donato di sperimentare in modo più coerente. Troverà seguito nella gran parte della corte che lo circonda e che forse non era educata a queste situazioni esistenziali? Come giustamente è per tutti coloro che sono convinti della bontà di quello che il Signore opera nella fragilità di ogni persona, ritengo che al Santo padre ciò che faranno gli altri interessa poco. A lui interessa essere la novità della Chiesa nel mondo di oggi, una novità che altro non è se non dare voce agli amici veri di Gesù. Generalmente in questi casi non ci si guarda troppo attorno, altrimenti si corre il rischio della depressione, si va avanti con coraggio nel sincero convincimento dell'aiuto di Dio. Ci sono cose che piacciono veramente solamente a Lui e che si fanno solo per Lui. Quindi nessuna paura, una volta imboccata la via, si continua fino in fondo con coraggio.

20 marzo - Veramente stasera avevo deciso di dedicare il mio tempo ad altro, ma poiché ho dimenticato il materiale in macchina, chiudiamo la giornata con gli ultras dei pensieri del parroco. Prima di tutto per amore di verità devo ammettere che aveva ragione la dama del castello, era tutto un bluff. Alcune volte dispiace, ma è importante poterlo attestare per amore di verità, in realtà forse lo si fa perché riguarda altri,

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ma forse speravo di più anche io. Ammettiamolo, purtroppo non è andato così. Nulla di particolarmente grave, però le vocazioni adulte dovrebbero essere verificate in modo più severo, anche perché comunque corrono il rischio nel ministero di determinare devianze anche gravi nel cuore dei fedeli. Alcune volte manca semplicemente il concetto di essere parte della famiglia presbiterale, anche perché vi si situa con la presunzione di essere migliori degli altri. Altre volte si vive male la vita di preghiera, per cui si resta al livello dei laici impegnati. Insomma il seminario dovrebbe essere vissuto più seriamente da parte di chi, e tra quelli ci sono anche io, non vi entra da piccolo.

Prima giornata di primavera? Era tutta una finzione, infatti ha determinato gravi conseguenze di salute su tutti gli illusi e gli utopici. Meglio essere prudenti altrimenti si resta per strada a fare l'autostop. oltretutto con le leggi severe di oggi non ti carica più nessuno. Comunque sia mattinata al castello e serata alla maraina alla ricerca del vello perduto. ma quando si è perso è veramente difficile poterlo trovare nuovamente, si deve solo evitare di crollare del tutto. Alcune volte si stenta a cogliere la gioia del bene che ti viene donata, percependo come bene quello che altri ti propongono anche contro il dono. E' l'illusione di coloro che stentano a ringraziare e si illudono di andare per i fatti propri solo perché si rendono disponibili alle chiacchiere delle piazza. Non si vive di memorie ma di scelte che appartengono all'oggi della storia, senza mai aver paure di poterle cambiare. Anche perché la frenesia del nostro tempo ci incoraggia a comprenderci novità anche nelle situazioni più abitudinarie.

In che cosa ci comprendiamo visitati dalla novità? Semplice, nella capacità di vivere le abitudini non in modo appiattito, ma sempre in modo innovativo. e' abbastanza facile, basta guardare alle persone che il Signore ci pone accanto come una sua presenza. Oggi abbiamo vissuto le esequie di Natale e la memoria dei tre giorni per Don Orazio, abbiamo recuperato tanta memoria e anche qualche trascuratezza. Tutto molto significativo, forse alcune volte mi concedo delle libertà che non dovrei, ma è uno stile liberty che permette una maggiore autenticità al modo di comunicare. Magari piace, magari non piace, ma non penso che questo sia importante, quello che conta è la possibilità di esprime il proprio pensato, almeno per coloro che ritengono di poterlo ascoltare. E poiché mi sempbra di cogliere pochi sbadigli devo ritenere che tutto sommato l'attenzione sia sufficiente.

Oggi è stata indetta dall'ONU una delle giornate più atipiche, quella della Felicità. Da qui l'impegno per tutti a comunicare gioia, un sorriso in più che certamente non guasta. Ma soprattutto è importante fare sogni gioiosi, nei quali si vive sorridenti. Alcun volte non si ha il senso della realtà, ma forse è importante anche questo. Dare un senso diverso alla realtà. oggi ci siamo riuscit? magari ci riuscieremo meglio questa notte. Allora non posso che augurare a tutti una Santa Notte.

19 marzo - San Giuseppe, festa dei papà e patrono della nostra comunità anche se nella versione di Lavoratore. Quando fu scelto il nome Scalea era in pieno sviluppo edilizio, occorre pensare il luogo dove oggi è ubicata la parrocchia era in perfetta solitudine, praticamente in mezzo al deserto, a parte il Campo Sportivo che è precedente. Per cui era tutto un fiorire di attività legate all'edilizia, falegnami, muratori, elettricisti e via a seguire. Oggi il titolo può apparire poco attuale, anche perché imperversa dalle nostre parti la disoccupazione che certamente genera una crisi profonda in tutti gli ambiti della società. Sembra che l'unica attività capace di stabilizzarsi in qualche modo sia quella turistica. Attività in realtà molto diversa da quella che ci indica il padre putativo di Gesù. riuscite ad immaginarsi un San Giuseppe con l'ombrellone o che serva al bar, beh, mi direte certamente di no, eppure sono queste le attività che danno la speranza del futuro alla nostra città. Escludendo chiaramente tutti coloro che, negli anni passati, hanno avuto la fortuna di essere stati assunti per un impiego pubblico.

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Il problema dei papà è risaputamente grave, la loro latitanza nell'assunzione delle responsabilità, genera certamente un grave disorientamento educativo e un vuoto nella stabilità della famiglia che chiaramente si riversa anche nelle comunità parrocchiale. Occorre insistere perché tutta la famiglia viva con impegno il compito che il Signore le ha affidato per poter guardare con serenità alla gioia della vita comune che è determinata dalla stabilità della vita familiare. Certamente San Giuseppe non è facile da imitare, sia per gli atteggiamenti personali, sia per le scelte di vita che ha voluto compiere proprio in virtù della sua fede. i vangeli stessi hanno fatto fatica a dare una idea univoca di questa figura patriarcale. Magari come alcune volte accade, gli evangelisti hanno idealizzato qualche suo atteggiamento. E' difficile da accettare che dopo tre giorni di ricerca ansiosa non abbia dato uno schiaffo correttivo al fanciullo Gesù. Mentre non hanno mitigato al sua dubbiosità in relazione al concepimento in Maria. Però certamente ci troviamo di fronte a un uomo che si è compreso pienamente nel ruolo che il Signore gli aveva affidato, vivere la paternità legale del Figlio di Dio. Dargli il nome, legarlo alla discendenza davidica, proteggerlo nelle situazioni difficili, insegnargli un mestiere.

Diciamolo pure, ancora non mi coinvolge pienamente come figura educativa da proporre in modo sistematico, anche perché l'immagine che veneriamo in Chiesa deve avere poco riferimento all'originale ebreo della Galilea, questo somiglia di più a un Sud Tirolese con il classico grembiule da lavoro, ma comunque dovrò impegnarmi perché rimane il modello di santità al quale fare continuamente riferimento in campo educativo. Con la Madonna si sa è tutto più facile, le donne toccano sempre il cuore delle persone, e poi questo continuo apparire agevola la comprensione della sua presenza anche nel nostro tempo. San Giuseppe già non parlava quando era vivo, immaginiamoci adesso che vie nella pace del Paradiso, non avrà certamente intenzione di fare quello che non ha mai fatto. Lui era un lavoratore, non un personaggio pubblico, magari è vissuto non a lungo, tant'é che i Vangeli non ne parlano che nei racconti dell'infanzia. insomma per farla breve, non sarà facile, ma certamente ci proveremo.

Giornata copia/incolla in ordine all'impegno lavorativo e anche alla carità, occorrerà dare spazio a uno sportello bancario per sopperire alle tante richieste di sostegno. Stabilito l'itinerario della processione del Venerdì Santo, magari alcuni fanno fatica o comprenderlo come un momento di conversione e non come una rappresentazione. Per il resto tutto un susseguirsi di situazioni innovative, a cominciare dalle contadine che hanno invaso in prima mattina gli ambienti pastorali per imbustare i rametti di ulivo, lo avranno fatto per ricordarmi che domenica sono le Palme, magari mi vedono un po' distratto in troppe cose e vorrebbero richiamarmi alla realtà liturgica del presente. Il cantiere apre sempre nuove prospettive, insomma invece di chiudere, mah, speriamo di poterci dare un taglio almeno per pochi giorni. Nel pomeriggio pazzia innovativa per l'immagine della passione, alcune volte si perde di vista il senso della realtà, ma ormai la frittata è fatta e le uova si sono rotte tutte per cui il discorso è chiuso.

Celebrazione penitenziale per gli ultras del Cammino Neo Catecumenale, forse non si è capito che era per tutti, o più semplicemente si è leggermente lontani da quel muoversi insieme che è alla base della vita di comunità, magari non si può neanche pretendere. E' evidente che si stenta a comprendersi comunione della diversità dei carismi, ma più semplicemente è un discorso che esige la coerenza dei tempi lunghi e degli atteggiamenti lineari, insomma sono quasi quattro mesi, forse non sono necessariamente molti. Si chiude a casa di amici per un avvenimento triste, il signore ha chiamato a se Natale, uomo semplice di grande dedizione alla vita familiare e al lavoro. Una volta la zona era in aperta campagna e per entrare si attraversava il canale di bonifica, oggi è tutto molto diverso. la vita progredisce grazie all'impegno laborioso. Insomma si è pregato insieme, ricordando qualche immagine del passato condiviso nel bene e nel male.

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18 marzo - Andrà a finire che dovrò pagare qualcuno che scrive per me i miei pensieri, il tempo diventa sempre più tiranno. E alcuni pressano perché le news del parroco siano sempre aggiornate. Stamattina mi è sembrato che qualcuno deve aver sbagliato strada, nei dintorni non c'erano neanche dei bar, chi li capisce è bravo, ma comunque erano lì, in alcune fasi anche abbastanza scherzose, come sempre d'altra parte. Nel frattempo abbiamo salutato ufficialmente Don Orazio, con una bella partecipazione sia sacerdotale che della comunità, anche il Vescovo era visibilmente emozionato. Anche alle due veglie di preghiera la partecipazione della sua comunità è stata molto raccolta e attenta, insomma è un sacerdote che ha meritato l'attenzione di tutti. Anche lui ha voluto donare tutti i suoi averi alla Chiesa, lo dico perché questo stile si diffonda sempre di più, come naturale conclusione della propria esperienza ministeriale sulla terra. Dico pubblicamente anche perché, so bene che, privatamente non ci si saluta mai, prima o poi abiteremo tutti nello stesso immobile. Oltretutto è venuto ad abitare come fanno quasi tutti, immediatamente a ridosso della Chiesa. E' in condominio con Don Michele, lì vicino è anche Don Antonio Didona, insomma è un quartiere sacerdotale. Sia, come sia, la spiritualità che promana la Chiesa del Carmine non si può paragonare a nessun altra, fermo restando che io, pur cercando di coglierne la ricchezza, ne resto profondamente staccato, sia dal punto di vista liturgico che emozionale. ormai sono orientato all'edilizia moderna, strutturalmente essenziale e lineare, il barocco lo lascio ad altri, senza però trascurare la bella presenza di arte bizantina e gotica che vi ammiccano.

Come l'incontro tra i sacerdoti è una occasione invidiabile di fraternità e di gioiosità, anche in occasione delle esequie? Certamente, anche queste sono occasioni privilegiate di vita comune e di speranza cristiana. Continua questa primavera autunnale, nulla di particolarmente fastidioso, ma comunque certamente è all'insegna delle stranezze del nostro tempo. Continuo a seguire i lavori anche se in modo distratto, anche perché siamo alla fase finale della prima parte, ma solo perché ho promesso che almeno durante la Settimana Santa i cantieri rimangono rigorosamente chiusi. La gente ha bisogno di stabilità non di continui cambiamenti, ma su questo non sarà facile accontentarli. però qualche giorno si può. Qualche tristezza nell'aria, in realtà non riguarda la mia persona ma le tante situazioni che mi trovo a dover vivere per donare un po' di serenità a chi non conosce questo atteggiamento basilare della vita spirituale. Si cerca tensione, si genera tensione, si alimenta tensione ma non è nulla di particolare sono semplici vocazioni sbagliate, comunque da amare e da accogliere come un dono di Dio. Occasionale incontro con la memoria dell'infanzia che cresce, straordinariamente luminosa potrei anche dire stranamente luminosa. Non male non male, un po' di affetto non guasta mai.

Pomeriggio con pausa di gioiosità cercata, non mi capita spesso di concedermi delle pause, ma oggi ho proprio avvertito il bisogno di un sorriso sincero e amico. Allora mi sono detto vai, così mi sono incamminato per immergermi nel mondo della favole, incredibile a dirsi, per quasi un'ora. ci si mette in cammino e con i pensieri sei già arrivato. Sai già cosa devi leggere per poter sorridere e allara avanti con coraggio. Din Don, suona il campanello e ti ritrovi nell'incantato mondo del meraviglioso, bon bon, pigiamini colorati, gente che va avanti e indietro per le scale, affettuosità esagerata. Fuori è nuvoloso, piove e tira vento, dentro tutto cambia, tutto è sorriso, gioia di comunicare, è bello perfino non fotografare. Meglio ricordare. Ci sono tanti colori gioiosi da ammirare, la vita che nasce, il sorriso festoso di chi incontri, la capacità di un abbraccio, ma anche l'ansia di far sapere, la volontà di raccontare, la bellezza di esserci. Ancora un sorriso che fugge e poi via si volta pagine e l'incanto svanisce. Si torna alla vita degli impegni e si ricaccia in profondità la gioiosità dei sogni. Un raggio di luce non è poco, è sempre un raggio capace di rischiare grandi spazi tenebrosi.

La Chiesa che cambia, è il mondo di Papa Francesco? No, è il mondo di ogni Papa nella storia, almeno della storia che il Signore ci sta donando di vivere uno meglio dell'altro. Tutti innovativi. Tutti hanno voluto

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cambiare in qualche cosa, tutti hanno educato all'accoglienza dei poveri, tutti hanno incoraggiato alla vita di fraternità. Ma allora in che cosa è la novità. Semplice si passa dai contenuti al vissuto. Non solo parlare di ... ma essere personalmente segno di .... E' tutto sommato quello che già da tempo si aspettava, almeno da parte di alcuni, è chiaro che c'é sempre un'altra parte che non condivide. Però il senso del nuovo, sembra ancora una volta avere il sopravvento e ci prepariamo ancora una volta a godere nel dono che viene dall'alto e che viene ad abitare la fragilità di un uomo di Chiesa al quale si chiede di amare più degli altri. Molti mi chiedono cosa ne penso. Io non ne penso, spero che tutto si riesca a continuare per restituire alla Chiesa il senso dell'essere accanto all'uomo del nostro tempo. Con tutta la gioia della fraternità che le deriva dall'appartenere all'amore di Dio. Questa è una novità, io non penso che lo sia, certamente è una novità che ciò accada in Vaticano, ma qualche breccia nelle mura leonine era già stata aperta da tempo. Oggi appare in modo più immediato e visibile anche perché coinvolge il Santo Padre e tutto un mondo che sembrava inossidabile ad ogni novità di immagine. Beh, adesso tutto sembra cambiare anche nell'immagine, ma anche perché, sostanzialmente, tutto era già cambiato abbastanza anche prima, almeno per chi è attento a ciò che accade e non solo a ciò che viene fatto vedere dai mass media.

Che giornata è stata? Bellissima, conclusa con l'interrogatorio sui valori cristiani, spero di essere stato promosso, anche perché non sempre mi reputo all'altezza, forse dovrei studiare di più. Quanti dubbi, quanta incertezza, quante perplessità, è il Signore che mi chiede di affrontarle con serenità e alla luce della sua parola. Spesso si corre il rischio di perdere di vista l'essenziale, che è l'amore con cui Dio ci ama, tutto sommato il resto non conta molto, nel senso che non incide sulla serenità personale. Solo la capacità di avere Dio davanti a se fa di noi delle persone sempre capaci di essere la novità di Dio ogni giorno. Per se stessi come per gli altri. Ormai i giovani si sentono a casa loro, ma come si chiamano? Sinceramente non vi saprei dire, ma so che ci sono e questo mi basta, voi lo sapete che mi accontento di poco. In compenso qualcuno di loro comincia a cercarmi e a chiamarmi per nome, ma solo perché hanno bisogno delle palline di Ping Pong. Veramente molto bello e significativo. Buona notte.

17 marzo - Sono giornate molto lunghe, spese inseguendo il fare e lasciandosi percorrere dalle emozioni che genera. Il ritorno alla Casa del padre del caro Don Orazio, come spesso accade genera una accelerazione degli impegni pastorali, qualora ce ne fosse bisogno. ma comunque nulla di particolarmente gravoso. Si prega un po' di più, si ripercorre il sentiero percorso insieme almeno in alcuni tratti, si cerca di incoraggiare la comunità, si guarda con fiducia all'amore di Dio. Si cerca nel futuro i segni di ciò che lungamente ha seminato nello zelo e nell'amore verso al Chiesa. certo poi c'é tutto l'aspetto istituzionale, ma nel mio impegno occupa un posto certamente marginale. Quello che conta di più è la vita della persona. Don Orazio è stato un parroco atipico, è vissuto nella povertà più autentica, condivisa con coloro che vivevano con Lui. Si è veramente consumato facendo il bene, ha attraversato anche molte incomprensioni per le scelte pastorali che faceva magari all'epoca ritenute troppo avveniristiche. Ma lui e ha sempre perseguite con semplicità e coerenza, subendo senza mai reagire. E' stato un vero contadino, nel senso che per molti anni ha coltivato lui la terra dove aveva piantato la vigna. liturgicamente apparteneva alla tradizione bizantina, nel senso che una liturgia iniziava quando iniziava e quasi mai finiva nei tempi canonici. Sempre molto severo con se stesso, un vero compagnone con gli altri. Ultimamente soffriva molto, ma ha continuato ad amare la sua comunità fino alla fine. Sembra tutto pronto per la celebrazione di domani, d'altra parte i tempi di preparazione sono stati veramente lunghi.

Per il resto è stata una giornata spesa nella gioia più autentica con i ragazzi e i catechisti dell'Eucaristia, molto affettuosi e anche bisognosi di parlare. Dopo un messa vissuta all'insegna della gioia più estrema, ci siamo incamminati verso l'Istituto delle Suore, dove mentre Suor Teresina cercava di animare in ogni modo, noi abbiamo consumato il pranzo vegetale, peraltro molto dignitoso. Tutti insieme a giocare, poi

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passeggiata e infine il momento più drammatico: .e confessioni. Molto seri nei loro atteggiamenti di penitenti. Qualcuno persino con problemi da grande. Alla fine classico incontro con i genitori, per una esortazione e un incoraggiamento alla partecipazione alla vita della comunità. Diciamolo pure ci sono anche problemi abbastanza gravi, anche per questo è bene che la parrocchia sia più accogliente e capace di trasmettere gioia. In realtà qualche passo in questo senso lo si sta percorrendo per cui siamo totalmente sereni e fiduciosi di ciò che il Signore va realizzando nonostante al nostra grande pigrizia. Ma d'altra parte l'opera è Sua, noi dobbiamo solo essere attenti ai suoi suggerimenti. Frankie mi richiama ai doveri relazionali, con la sua voce gioiosa e squillante mi ha restituito un barlume di luminosità storica. Non tutti comprendono la bontà di fare dei sacrifici, ma anche per questo è opportuno incoraggiare a viverli. Ecco perché è bene giocare, passeggiare, mangiare i dolci, prendere il gelato. Ma Don Cono non avete parlato di fare sacrifici? Certo, ma quelli dobbiamo farli noi adulti non i ragazzi.

15 marzo - Ma che Quaresima è, forse è meglio cominciare a dire è stata? Intanto comincia ad essere passata, me ne sono accorto facendo il foglietto settimanale, Domenica prossima sono le Palme per cui siamo arrivati alla Settimana più importante dell'anno cristiano. La Via Crucis di stasera? Molto bella, praticamente per il clima eravamo a gennaio, ci ha risparmiato la classica pioggerellina londinese che ci ha accompagnato quest'anno nella varie tappe, ma abbiamo vissuto un freddo praticamente silano, molto bello che ha certamente corroborato nell'amicizia i partecipanti, li ho visti tutti molto abbracciati. Siamo partiti dal Pantano, una zona periferica della comunità, presenti anche alcune famiglie con i figli. Pensieri particolari? Certamente Don Orazio, la sua sofferenza, i problemi della sua parrocchia in occasione della Pasqua, direte ma Don Cono invece di pregare ... Ho pregato, ho pregato, ancora di più nella speranza che non mi cada tra capo e collo un altro impegno imprevisto. Poi mi sono goduto il freddo che mi ha ricordato il clima delle route di montagna, ho intravisto alcune famiglie in difficoltà con i figli. La gente si sforza di animare per come può, ma c'è una bella disponibilità a voler camminare insieme, che è poi il valore centrale di queste iniziative. la gente si sente cercata, viene sollecitata alla riflessione, è incoraggiata alla partecipazione. Insomma la Via Crucis per le strade genera vita comune, obbliga a scomodarsi, incoraggia ad aprire le case, ad accendere le luci esterne perché passa la Croce di Cristo e tutto questo è certamente molto significativo.

Una giornata intensa come tante altre, con qualche accenno di nervosismo imprevisto, ma nulla di particolarmente grave, certamente occorre imparare a conoscere, non sempre è possibile comportarsi con ovvietà, alcune volte è opportuno una maggiore istituzionalizzazione dei rapporti. ma questa è una cosa che proprio non mi riesce, magari ho ancora qualche anno, posso ancora imparare. Siamo stati al Carmine per la Via Crucis, c'era abbastanza gente, sono abbastanza preoccupati per le sorti della parrocchia. Anche in parrocchia da noi c'era tanta gente, la Via Crucis aggrega ancora molto. Poi le prove del coro, è un gruppo di coraggiosi, che osa sempre di più. Molto bene, anche se con qualche problema, però possiamo stare sereni anche perché si vanno stabilizzando. E poi cantano con gioia, insomma sono felici di stare insieme. La parrocchia si sforza di essere una proposta per tutti, certamente il nodo maggiore rimane la formazione degli animatori, anche perché i pargoli partecipano con entusiasmo crescente e gli ambienti pastorali sono sempre pieni di vita, tutto sommato gli atteggiamenti sono abbastanza positivi, insomma non è accaduto nulla di particolarmente preoccupante. Purtroppo continuo ad inseguire troppe cose e finisco con il non riuscire a godere le cose che il Signore mi dona di poter vivere, ma tutto è vissuto senza particolari problemi, con serenità, senza ansia. Magari sono troppo razionale anche nella vita spirituale, non do molto spazio all'enfasi interiore, cerco sempre di pianificare tutto, oserei dire in modo arido, anche perché in questo modo non ci sono sorprese ma è tutto previsto, anche le reazioni possibili.

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Riesce sempre? Non è necessario che riesca, deve essere così senza discuterci troppo sopra. Questo permette di prendere decisioni anche molto difficili senza particolari patemi d'animo. E' importante pregarci sopra, aiuta a recuperare al pace interiore. Anche perché non sempre si trova la disponibilità di accogliere la correzione fraterna o l'accettazione delle scelte pastorali. C'è gente che non sa ringraziare per ciò che ha ricevuto, invece di vivere in santa pace il dono della grazia cerca sempre gli elementi per impostare una questione di diritto. D'altra parte se non si prega, si corre il rischio di vivere l'impegno ecclesiale come un impegno mondano e le cose non possono andare bene, anche perché non si fa esperienza del dono della pace. Per cui non si può trasmettere la pace neanche agli altri, e se non si fa questo in che cosa si corrisponde alla propria vocazione? Anche in questi casi è opportuno intervenire in modo correttivo, anche se serve a poco quando si è convinti della bontà dell'errore, si fa fatica a vivere la gioia di tornare sui propri passi, a meno che non si venga presi a calci. Tecnica educativa peraltro fortemente sconsigliata dai pedagogisti.

13 marzo - Mi sono reso conto che dopo più di trenta anni di sacerdozio durante i quali ho sempre fatto il parroco di non sapere fare più il parroco. Non posso dirvi come l'ho capito, però so che se anche volessi cambiare stile comunque non riuscire dove tanti miei confratelli riescono con naturalezza e anche conseguendo ottimi risultati. Quando si comincia sbagliando non c'é proprio nulla da fare, non si riesce più a recuperare. Insomma bisogna cominciare subito altrimenti rimani per forza indietro. Si comincia al Castello, dove scorre la vita di sempre con le persone di sempre, magari anche con la gioiosità di sempre. I centri storici ti danno la garanzia che in alcuni luoghi il tempo non passa mai. Bar Juve per il caffè e un assaggio di non so che cosa, ma li bisogna sempre assaggiare, poi l'abbraccio con i commercianti della porta della Piazza, quindi visita al parroco per mandato del Vescovo, ma anche per capire le difficoltà che alcune volte si creano. I guerrieri non amano la pace neanche quando gli si affida luoghi di serenità e di arte, non è facile convertirsi perfino in Quaresima. Poi si va da San Daniele, purtroppo per un momento di tristezza, ma la vita è fatta anche di queste situazioni. Non è facile ricominciare in modo nuovo e altrove magari senza cogliersi nell'errore. Speriamo bene, occorre essere forti ma non sempre ci si riesce. Ma il compito di ambasciatore esige aiutare a cogliere la bontà della sofferenza per la vita delle persone. Anche per i sacerdoti è bene sperimentare la Croce di cui tante volte parliamo ma che non sempre siamo capaci di vivere con la necessaria coerenza e dedizione. Però alcune volte ci viene imposta ed è bene abbracciarla con amore.

Me ne rientro e non senza un po' di malinconia, non tanto per i luoghi ma per la tristezza che ritengo di aver creato. Così mi immergo nel cantiere, in senso molto ampio della parrocchia, sia nel senso strutturale che in quello pastorale. Poi tappa all'altro Castello per una specializzazione che vado maturando in modo sempre più frequente, la cura delle fasi di interregno nelle parrocchie. Insomma si tratta di mettere in ordine le situazioni impreviste. In questo caso è tutto molto ordinato e soprattutto vissuto con grande dedizione e collaborazione. L'autenticità non è molto diffusa ma quando c'é si vede immediatamente. Sono ricordi giovanili che mi vengono occasionalmente risvegliati da persone che mi hanno aiutato nella crescita e che ricordo con grande affetto, sembra che anche loro conservano un buon ricordo. Insomma ci si immerge nelle carte e non si finisce mai, si rinvia quasi tutto all'indomani per completare l'opera, o almeno così si spera. Breve pausa e si riprende con la Caritas, incontro vissuto con i delegati dell'altra parrocchia, per una verifica degli elenchi degli iscritti al Banco Alimentare. un buon lavoro che ha esigito molto tempo, ma era necessario. Celebrazione serena senza particolare patos, anche perché il popolo stenta ad entusiasmarsi per cui non è necessario appesantirlo con liturgie bizantine.

Già abbastanza stanco al punto che non sono sceso a salutare in Oratorio i giovani che giocavano e mi sono trascinato dal parrucchiere per mettere ordine almeno nei capelli, giovane e dinamico, mi è sembrato

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molto creativo. Insomma mi sono rilassato, nel frattempo è stato eletto Papa Francesco I°. E' proprio vero che la Chiesa è sostenuta dallo Spirito Santo, per molti della Curia sarà propria dura, i latino americani sono coriacei e poi sono guerrieri, insomma non si lasciano passare le cose davanti senza intervenire. Poi la scelta del nome è proprio un bel programma, si, penso che sarà veramente dura per molti che semplicemente con San Francesco non hanno molto a che fare. Si cambia registro in chiave esperienziale, sarà una bella avventura anche se l'età non più quella giovanile, ma nell'America latina è la gran parte della cristianità, perciò è bello avere da quella terra il successore di San Pietro. E' già iniziato il tristissimo tam tam degli imbonitori televisivi, non c'é nulla di peggio di sentir parlare di stupidate invece che di valori, ma sembra che li paghino per questo. D'altra parte basta spegnere e tutto finisce.

Il più apprezzato? E' certamente Don Paolo, tutto quello che fa riesce, è come il re Mida che trasformava in oro tutto quello che toccava, anche le cose più sciocche fatte da lui diventano insostituibili. Ma è veramente bravo? A sentire la gente è insuperabile, lo dicono non solo i parrocchiani, ma anche gli occasionali e sono tanti quelli che cercano l'occasione di andare da lui. Ci sono anche altri giovani che si sforzano di competere,ma non c'é proprio niente da fare, forse poterebbe metterne in crisi la popolarità Don Fiorino, ma è chiuso in seminario per cui non è spendibile nella competitività della situazione in oggetto. Invidioso? no, semplicemente contento. E' la Chiesa che prosegue il suo cammino e non si stanca di essere la novità del nostro tempo. Mi sono concesso una serata bancaria, non esplicito meglio perché magari sarei in controtendenza con Francesco I°, ma che volete, sono le contraddittorietà della situazioni della vita. penso proprio che sarà dura per molti. Ci sono persone veramente gentili che ci circondano, è molto bello poter gustare la gioia di condividere le esperienze alle quali ti invitano e vogliono che tu sia parte di questa gioia, oggi è stata l'occasione della nascita di Antonio. Per strada sono sollecitato a restituirmi un passato che vuol tornare in alcuni sprazzi, magari ci riuscirò a liberarmi della fuga verso il futuro per assaporare qualcosa che in parte potrebbe anche appartenermi, se non si corresse il rischio di rallentare troppo il cammino.

12 marzo - Aiuto, aiuto sto affogando! Forse no, e invece ho deciso di si. Poi apri gli occhi e ti ritrovi sotto l'ombrellone magari in un luogo di villeggiatura esclusivo per vip. Cosa vuol dire, lo so io che vuol dire e per voi deve bastare. Giornata vissuta sott'acqua, non quella del mare anche perché è ancora troppo presto, ma quella del cielo. Marzo molto nervoso quest'anno, insomma se non stai attento resti fregato in qualche temporale. la neve ha fatto capolino sulle montagne, sul Fagnano invece grandine sia all'andata che al ritorno. per il resto acqua di tutti i tipi a più non posso. Comunque sempre molto bella e serena è venuta giù con un certo stile, insomma si lasciava ammirare. Consiglio gratuito per tutti, meglio comunque restare al coperto. Nel ministero non va molto meglio, al di la della confusione generata da fraternità mancata o forse non cercata, si aggiungono le esigenza della correzione che magari non sempre è possibile vivere in modo fraterno ma che comunque merita di essere colta nella sua preziosità. Chi scende e chi sale, è la legge delle scale. magari c'é anche chi passa il proprio tempo a guardare chi scende e chi sale. Beata gioventù che ha sempre tanto tempo.

Alcune volte si avverte una voglia gratuita di menare le mani, magari ce ne fosse un motivo, più semplicemente è un capriccio alimentato da situazioni di incomprensione o di non volontà di comprensione più matura. E' il nostro tempo, il tempo dell'immagine e dell'esigenza di esserci. Magari uno si trova lì per caso, non è importante, ciò che conta è essere inquadrato, se nessuno mi inquadra allora lo faccio da solo. E' un mondo strano il nostro, segnato dall'obbligo di generare ascolto, non è importante che una notizia sia vera è importante che alimenti l'ascolto della trasmissione e certamente uno degli argomenti che tira sempre è lo sparlare della Chiesa. Lo si trova in tutti i programmi di intrattenimento, naturalmente senza alcun contraddittorio anche perché non si deve cercare la verità, si deve distruggere questa presenza che

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certamente presenta tante situazioni negative, d'altra parte in un miliardo e duecentomila battezzati qualcosa di fortemente negativo si trova sempre, ma che non ha pari al mondo in ordine alla carità, alla esigenza di fraternità, all'anelito per la pace. eppure niente anche quando si tratta in modo propositivo della Chiesa è veramente difficile vedere sprazzi della sua azione più vera, della sua presenza più autentica che è fatta di quotidianità spesa nella gratuità.

I giovani sposano e lo fanno con una gioia immensa, gli adulti vivono le tante preoccupazioni del nostro tempo e i preti spesso sono fregati nella loro volontà di eccesso di carità. La gente è furba e cambia veste a secondo delle situazioni. Certo non è bene andare troppo per il sottile, ma dispiace davvero sentirsi presi in giro da chi sta bene e si presenta come un bisognoso. Educare non è certamente facile, neanche con gli adulti che frequentemente sono peggio dei bambini. ma anche i bambini veri non scherzano, certamente si avrebbe bisogno di più tempo, conoscerli di più, cercare di leggere i loro problemi, suscitare comunque degli interessi. Ma non sempre si riesce, Comunque è bello provarci ogni volta in modo nuovo. Ci sono ragazzi che hanno segreti devastanti nei loro cuori, ma non ne parlano con nessuno anche perché hanno imparato a diffidare degli adulti, magari non di tutti, ma tenendo presenti i film che vedono tutto il giorno c'è poco da stare allegri.

Ecco almeno i barbieri possiamo toglierli dall'elenco dei poveri, visto che per fare i capelli ci si deve prenotare. Meno male vuol dire che almeno per loro le cose vanno abbastanza bene. domani mission impossible su più fronti, vedremo se riuscirò a sopravvivere, anche in questi casi il condizionale è d'obbligo. Magari la gente spera anche che prima o poi mi fermi con i cantieri, insomma va bene rinnovare ma è proprio necessario avere i cantieri aperti in modo permanente. Tanti si faranno questa domanda e hanno anche ragione, magari verrà anche il tempo della quiete, io non ci giurerei, ma per adesso avanti tutta. La gente è abituata a sopportare, d'altra parte ne ha passate tante nella vita, per cui far esercitare la pazienza è parte integrante dell'itinerario di salvezza. Occorre veramente sforzarsi di non fare sforzi. E' una serata molto autunnale, vento leggermente al freddo, sembra che l'inverno ormai sia alle porte. Ma sarà quella di entrata o quella di uscita? Fare il Catechista non è mica facile, occorre dare la vita per i ragazzi, per molti aspetti occorre restituirsi all'infanzia, insomma occorre avere anche fiato sufficiente. Ma soprattutto occorre avere fiducia nell'altro, amore verso la comunità e gioia di essere dono per tutti.

10 marzo - Bah, cosa volete alcune volte il Signore ci chiede di vivere di sola fede, in realtà questo lo chiede alle persone che ama di più, e alle quali conseguentemente chiede di più. in realtà questa non è una regola standard, d'altra parte nel rapporto con Dio nulla è standardizzato, ma ogni cosa, ogni situazione è personalizzata. Alcune volte, chiaramente dal punto di vista umano, tutto è vissuto come un'apoteosi basti pensare ai grandi re Davide e Salomone per indicare i casi più eclatanti. Altre volte si dona tutto e sembra che non si riceva nulla. La storia dello stesso Mosè potrebbe assumere i contorni dell'incompiuto. Una persona serena, che si era stabilizzata creando una sua famiglia nel deserto di Madian, aveva avviato una attività commerciali facendo il pastore. Ad un tratto della sua vita gli viene chiesto di lasciare tutto per dedicarsi a una impresa assurda, liberare una massa di schiavi dal potere del Faraone d'Egitto. Gli viene chiesto in nome di una sua preistoria, nella quale apparteneva lui stesso a questo gruppo di schiavi. Lui si lascia coinvolgere, coinvolge tutta la sua famiglia di origine Aronne, Myriam e inizia la grande avventura dell'Esodo. Un po' per la sua conoscenza del territorio, un po' confidando nell'aiuto di Dio, supera molte vicissitudini, fa diventare questa massa di schiavi un popolo donando loro la Torah, li anima come comunità religiosa restituendogli la gioia di vivere le sue feste delle stagioni di tradizioni tribali. Soprattutto la gioiosità della Pasqua, festa dei pastori del deserto che diventa celebrazione del Saltellare (Pesah) dello sterminatore nella notte della liberazione. Insomma tutto bene? Niente da fare, non può entrare nella terra santa, ma la può solo vedere da lontano dall'alto del monte.

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Bisogna accontentarsi, diremmo noi, ma dopo tanti anni magari poteva anche metterci almeno un piede, no, niente da fare. Chissà cosa avrà pensato mentre si accorgeva che gli anni passavano e la terra sembrava sfuggirgli sempre, anche quando sembrava a portata di mano. Ci fu il momento nel quale si rese conto che la sua missione era terminata e che avrebbe dovuto passare la mano a Giosuè. Intanto anche i suoi familiari non c'erano più. Insomma una storia chiusa. Giosuè aveva fatto tuta la traversata del deserto restando sempre accanto a Mosé in una fedeltà assoluta, anche per questo sapeva bene che missione che gli veniva affidata non era facile anche perché aveva visto che il popolo cambiava con frequenza opinione sulla disponibilità alla volontà di Dio. più volte gli fece rinnovare la promessa di fedeltà anche per sincerarsi delle sue disponibilità. E così dopo circa quattrocento anni di schiavitù egiziana, questo popolo animato dalla Legge ricevuta direttamente da Dio, forte della lunga esperienza del deserto che aveva rinvigorito i loro rapporti parentali e religiosi al punto da farli sentire una comunità santa, entra nella terra che avevano già percorso gli antichi patriarchi, di cui parlavano le loro origini, e che perciò loro percepivano come un bene proprio, anche se nel frattempo l'avevano abitata altre popolazioni.

Inizia così la conquista che viene descritta dagli autori sacri come un'opera di Dio, il popolo viveva solo delle liturgie il resto lo operava con potenza Dio. Chiaramente viene proposta l'idea di un Dio guerriero che combatte a fianco del suo popolo e lo guida stabilmente alla vittoria. Quando ci sono delle sconfitte accade perché il popolo ha disubbidito alla volontà di Dio. Leggendo questo libro ci viene presentato un Dio che ha noi piacerebbe tanto avere anche oggi, un Dio che ci fa vincere sempre, non solo, ma distrugge nel vero senso della parola anche tutti coloro che non la pensano come noi. insomma un Dio che anche oggi avrebbe tantissimi seguaci. M a se uno legge bene questo libro, si rende conto che in realtà tutto sembra realizzato e mai qualcosa si realizza, è il mistero degli autori sacri che vogliono esaltare ma non possono mentire. Insomma ne emerge una storia schizzofrenica che però non annoia il lettore, solo gli chiede di ricominciare sempre d'accapo anche perché si fa sempre fatica a trovare il bandolo della matassa.

Se vogliamo essere veri fino in fondo è una parafrasi della storia di ogni tempo quando interviene una energie nuova che rimette in discussione gli equilibri già conseguiti, ma che non riesce ad affermarsi se non mediando con quelli che precedentemente erano vissuti nel territorio che si prefigge di conquistare. Purtroppo nel frattempo perde la carica iniziale e a sua volta viene fagocitata da una nuova energie che nel frattempo emerge e così all'infinito. Se vogliamo, è quello che va accadendo anche oggi nella Chiesa dove il nascere e il riqualificarsi di tante esperienze ecclesiali contribuiscono a determinare una situazione magmatica che genera la disponibilità al movimento, ma che a sua volta corre sempre il rischio di stabilizzarsi perdendo così la spinta iniziale che l'aveva resa preziosa. Come aggravante innovativo, dal punto di vista cristiano e che noi non abbiamo la percezione di questo dio che combatte con noi contro chi non la pensa come noi, anche perché nel frattempo è intervenuto Gesù nella storia, questo bravo giovane che però non fatto una bella fine, ci ha insegnato una comprensione nuova di Dio che dobbiamo sempre coniugare con la parola misericordia. Insomma Dio ama tutti, e magari con una attenzione accentuata verso coloro che noi non amiamo abbastanza. Insomma Gesù è proprio un bel tipo, se non fosse esistito si sarebbe dovuto inventare. e noi viviamo così senza terra promessa da conquistare anche perché ci ha detto che ogni luogo è idoneo alla manifestazione di Dio, con l'unico comandamento dell'amore che noi evitiamo di praticare, almeno in questo siamo molto simili al popolo del deserto.

In mattinata raro momento di riconoscenza, alcune volta capita persino che qualcuno si ricordi di ringraziare, anche come ho sempre detto non ne ho mai avvertito il bisogno. Il servo non deve essere ringraziato mai, altrimenti smette di essere tale e diventa altro. Ieri sera, dopo un breve momento di esultanza carismatica, mi sono sembrati particolarmente in forma, sono stato al Casale, per una celebrazione alle Comunità Neocatecumenali. Ho cercato di incoraggiarli a cogliere la preziosità del

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Kerigma, anche se la situazione mi è sembra quella del day after. Diciamo che ero leggermente soprapensiero, senza però particolari eccessi. Poi ho fatto una passeggiata sul lungomare, ho preso un bel gelato, ho salutato tanti amici. Insomma mi sono concesso un po' di relax, come quelli del sabato sera. Peccato che è stato tutto solo virtuale. In realtà finita la celebrazione, mi sono messo in macchina e mene sono venuto. classico atteggiamento asociale auto lesivo, anche perché realmente alcune volte potrei rilassarmi di più invece di essere sempre troppo concentrato sul da farsi. Oggi totalmente immerso nelle attività pastorali in mattinata le celebrazioni e l'accoglienza dei poveri, nel pomeriggio lunga no stop dalle tre alla dieci. A seguire Cetraro con i diaconi per Don Orazio e la formazione, poi a Scalea per la celebrazione con aggiunta di affettuosità imprevista, quindi incontro con i genitori della Confermazione, infine Consiglio Affari Economici, stanco? Assolutamente no, il servo non si può stancare altrimenti diventa il padrone e allora non ci si trova più. Una comunità giovane, ha bisogno di un entusiasmo giovane.

8 marzo - Quando si dice il caso ieri avevo immesso il rosaceo come colore scrittura e oggi ci ritroviamo con la ricorrenza cara a molte donne, come tutte le ricorrenze anche sui questa si riversano gli strali dei puristi, ma per molte donne è una vera occasione di festa che vivono oltretutto con grande dedizione personale. Insomma allora auguri a tutte coloro che almeno in questo giorno si sentono valorizzate nella loro missione così preziosa e troppo spesso misconosciuta. Comunque grazie soprattutto al loro impegno innato, tante cose vanno cambiando a favore di una loro maggiore emancipazione, questo non potrà che portare frutti molto positivi a tutta l'umanità. La donna, proprio per il fatto che da sempre è colei dalla quale nasce la vita nuova è depositaria di una sensibilità e di una dedizione all'accoglienza e al rispetto che certamente avrebbe bisogno di essere maggiormente conosciuto ed emancipato. Dalla mia posizione di parroco, non posso non ringraziare le tante donne che collaborano nella parrocchia per il bene delle anime e per l'animazione missionaria della comunità. Per non parlare poi delle tante che velatamente pregano incessantemente per il bene del parroco e della comunità, le visite agli ammalati, l'aiuto ai poveri. insomma le donne sono una vera benedizione del Signore. Certo, bisogna stare attenti, beh, quello è scontato, anche se forse si esagera con la prudenza. No, non è mai troppa.

Siamo a una buona media, quest'anno tre Via Crucis su quattro sotto l'acqua. Anche se stasera non era una vera e propria pioggia, ma quella umidità intensa, tipicamente londinese che merita di essere affrontata con coraggio. Insomma con questa pioggerellina gli innamorati normalmente passeggiano contenti. Abbiamo pregato per Don Orazio che non se al passa molto bene. E' stato il mio primo animatore per i giovani, allora dovevo avere sedici anni e lui era appena stato mandato parroco a Scalea, non si è più mosso dalla Chiesa del Carmine. Per il resto come sempre tutto molto sereno e tranquillo, una bella manifestazione, raccolta, silenziosa senza dispersione. Insomma molto positivo per come io la vedo con gli occhi di parroco. Come sempre, ormai avete imparato, il cuore lo può leggere solo il Signore. Ma ritengo che le cose più belle siano proprio nel cuore, per cui se già gli atteggiamenti esteriori sono positivi, immaginiamoci quelli interiori. Però questa è una domanda che mi pongo, perché sono così sereno? Generalmente nella prima fase del ministero si vive una leggera tensione dettata dal senso della novità e dalle relazioni sconosciute. Quest'anno è stato diverso, in effetti è come se io fossi qui da molti anni, ma so bene che non è vero e allora come mai accade di essere tanto rilassato?

Intanto ci si avvicina alla grande festa, anche Gesù visse questi momenti in modo frenetico, lo si avverte nei racconti dei Vangeli, si era reso conto che le cose avevano raggiunto il momento decisivo e che bisognava essere pronti. Ma, pronti a cosa, forse questo rimase velato anche a Lui per molto tempo, forse finché il dramma non lo avvolse totalmente. Insomma è così che dobbiamo leggerci anche noi, il Signore prepara per noi degli appuntamenti che non appartengono alla nostra capacità di analisi, noi non possiamo fare altro che immergerci nell'opera di Dio e contemplarne con entusiasmo la potente azione, che genera

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sempre grandi novità spirituali. Tra le parrocchie che mi sono state affidate la Settimana Santa più bella nel senso complessivo del termine è certamente quella vissuta per anni a Belvedere Marittimo. Ovviamente parlo del Centro storico, un vero spettacolo di popolo che si mette in pellegrinaggio al seguito della Croce e instancabilmente canta la propria fede per come le è stata affidata dai propri padri. Tutto appartiene alla spiritualità popolare, ne senso che non ci sono organizzazioni particolari, tutti sanno da sempre ciò che devono fare.

Indimenticabile la figura di Peppino, guardiano storico del Santuario delle Grazie e Consolazione che in questi giorni vestiva i panni del Generale che pianificava in ogni dettaglio l'azione in modo che tutto potesse procedere in modo ordinato. Salvatore che cantava a squarciagola per ore Evviva la Croce durante tutto il tragitto della processione. Ma più di ogni cosa resta sempre vivo nella mente la folla con i loro sguardi, la voglia di pregare, la gioia di esserci ancora una volta. Soprattutto i gruppi degli statuanti fortemente legati alla statua che la loro famiglia porta da sempre. Restano ancora una incompiuta i Fratilli, che stentano ad essere più di quello che sono. d'altra parte per una comprensione del proprio ruolo in una manifestazione di popolo ci vogliono secoli, diciamo che sono nati ieri e hanno bisogno di comprendersi meglio. Molto significativo era anche il contributo della banda con le sue musiche molto caratterizzanti il clima generale della manifestazione. Insomma rimane una pagina molto bella di tradizione religiosa ancora molto viva anche ai nostri giorni. E poi il convergere sul centro storico delle popolazioni delle contrade. insomma uno spettacolo per gli occhi e per lo spirito che riservava sempre la novità di un messaggio di speranza per la comunità e per la città.

A Verbicaro la parrocchia che mi era stata affidata non aveva tradizioni pasquali particolari, tutto si svolgeva nell'altra parrocchia al Piano, io vi ho partecipato solo una volta ed ebbi la percezione di aver fatto un salto indietro ne tempo di secoli. Una coreografia molto curata e anche in questo caso semplicemente manifestazione di una tradizione ancestrale. ma per il resto nulla di particolare da comunicare. Semplicemente mi godevo la serenità di una parrocchia che non aveva attività particolari oltre quelle liturgiche. Lo stesso dicasi per Cirella, parrocchia relativamente giovane, liturgicamente senza memoria storica, per cui tutto si sviluppava attorno alle celebrazioni ben partecipate e gioiosamente animate. Sul Diamante si è sempre tra la volontà del proporre e la mancanza di una disponibilità vera ad organizzarsi, parlo del filone tradizionale che qui significa la Cordata. per il resto tutto molto bello e ordinato, leggermente connotato da un sentore di malinconia che si manifesta dei canti della passione e nelle grida dei cantori che animano in modo caratteristico il periodo quaresimale. però è tutto da stabilizzare e da coordinare in modo più articolato e armonico. Nel senso che pochi fanno troppo e conseguentemente non possono fare bene. Quando sono i molti a fare poco tutto va molto meglio.

E a Scalea, è il primo anno, poi vi dirò, per adesso non mi sembra che ci siano particolari manifestazioni di carattere estetico, rimane molto positiva la partecipazione ai momenti liturgici. Non ha quel coinvolgimento di popolo che appartiene alla tradizione popolare e che diventa manifestazione culturale della città. Però è ancora troppo presto per poter esprimere un apre complessivo. insomma il livello di interiorizzazione è moderno, non antico. Già ai miei tempi si andava perdendo, sarà stato anche a motivo del fenomeno turistico e dell'immigrazione, ciò che storicamente caratterizzava questo periodo liturgico delle comunità cristiana. Ma il Signore ha bisogno delle tradizioni? Certamente no, però riescono a trasmettere emozioni che travalicano le cose che ordinariamente si riesce di preparare ai nostri giorni. insomma danno una profondità che non ci appartiene ma alla quale apparteniamo e che ci fa sentire più immediatamente parte di una determinata comunità. forse nella società globalizzata non ha molto significato, ma io vi dico, provare per credere.

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7 marzo - E così ho ripreso il contatto con il mondo, giornata uggiosa tendente al piovere con brevi raggi di luminosità. Si comincia come sempre con il Santo Rosario, non c'é modo migliore per iniziare la giornata che ripercorrere con Maria il cammino della riscoperta di Gesù, insomma lentamente si diventa uno dei componenti della Sacra Famiglia, quale ospite fisso, e come se uno vivesse a Nazareth con loro. La speranza è che la preghiera possa incoraggiare a vivere la giornata cogliendo sempre la volontà di Gesù e la serenità che dona la Sua Madre nelle tante situazioni che siamo chiamati ad affrontare e che chiaramente durante il Rosario vengono ripercorse e riqualificate. Poi al Palazzo di città ancora per documenti riguardanti la successione a Don Michele, nella speranza che prima o poi si possa chiudere. Quindi in cammino verso il capoluogo della Diocesi, prima sosta dall'avvocato per il problema di cui sopra, ormai è diventata una corsa ad ostacoli. quindi sosta dal marmista in quel di Belvedere per pianificare i conti sospesi e preparare la riqualificazione del Calvario della parrocchia, in via Lauro, che però non si farà in tempi brevissimi. Al Convento per un po' di conforto agli sfiduciati e poi via verso la santa montagna, che in realtà non ho neanche guardato tanti erano i pensieri che mi accompagnavano.

Come sempre grande cordialità e risoluzione veloce delle cose da decidere, in realtà non erano troppo impegnative. Quindi il lamento con i confratelli, d'altra parte siamo in Quaresima viviamo la penitenza. la vidimazione delle pratiche matrimoniali, qualche telefonata che ci riporta allo spirito guerriero che alberga in molti cuori incapaci di darsi i tempi di una pastorale più serena. E' proprio così, non si può trovare pace se non si cerca e non si vive la pace. Qualcuno fa proprio fatica a cogliere il grande dono del sacerdozio nella sua essenza più evidente, che è quella di essere uomo di pace. insomma invece di ringraziare si scalcia. A pensarci bene non ho guardato neanche il Pollino, il che è quanto dire. Ma poi a ben pensare a cosa ho pensato? Soprattutto ai guai, non quelli miei anche perché, almeno per adesso, il Signore mi sta risparmiando fuori misura, magari solo perché non sono capace di portarne il peso. Penso ai guai degli altri, voi direte ma Don Cono, non potete pensare ai fatti vostri? Magari, è questa la mia Croce, nel senso più salvifico possibile, devo farmi carico dei problemi degli altri, di tutti gli altri? No, per questo c'é Gesù, ma per tanti altri devo lavorare anche io.

Nel pomeriggio abbiamo cominciato con la Caritas, poi con i banchi nuovi da collocare, visita a una signora ammalata, e finalmente momento di relax con i ragazzi dell'Eucaristia, abbracci, sorrisi, perfino qualche battuta, insomma i pargoli cominciano ad osare. Ma Don Cono e la preghiera? per quello ci sono i catechisti, fortemente agguerriti su questo tema, per cui non ho problemi. Mi sono girato i vari gruppi cercando di stemperare dove era necessario il clima troppo severo, abbiamo accennato al ritiro di Domenica. Insomma gioia da intossicarsi, l'esperienza più bella è quando si confessano cercando di trovare i peccati da dire, io li ascolto cercando di capire fino a che età saranno così serafici. Diciamo che per il tempo della confessione di un adulti, se ne fanno una decina dei bambini. Sempre in contemporanea continue telefonate su problemi esterni, che comunque affronto sempre con serenità. Anche questo, alcune volte da fastidio, perché molti vorrebbero che io mi arrabbiassi, ma purtroppo non mi riesce proprio almeno per adesso, poi si vedrà. Ci si arrabbia per conseguire dei traguardi impossibili ma necessari e per adesso questo riesco a viverlo molto bene stando sereno.

Comunque sia la vera innovazione è la partecipazione dei giovani che orami stabilmente stanno in parrocchia, non nella sala superiore ma in quella inferiore, che non è meno importante. No, non sono giovani da messa, ma giovani da compagnia in senso ampio, insomma sono quelli da accogliere e da amare. per adesso sembrano gustare il senso di fraternità che si è creato, il Signore ha accorciato i tempi, pensavo ci volesse più tempo, ma forse aspettavano da troppo tempo una maggiore disponibilità alla fraternità da parte della parrocchia. Sono solo fortunato, chi mi ha preceduto ha pensato soprattutto a lavorare per cui io posso pensare a rilassare. Sapete adesso quale è diventato il problema? le sale che abbiamo non bastano

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più ad ospitare le tante iniziative per cui occorrerà razionalizzare la proposta formativa per evitare l'accavallamento e l'invivibilità. persino l'AC Adulti ha sposato con gioia la vita della missione e della solidarietà, insomma tutto viene vissuto con grande disponibilità al cambiamento e, se il diavolo non ci mette lo zampino, avremo modi di fare esperienza dell'amore con cui Dio continua ad accompagnarsi a questa comunità. un pensiero devo dedicarlo al gran lavoro e ai sacrifici che fanno tanti giovani, spero solo che siano ricompensati in modo adeguato, ma alcune volte li vedo veramente distrutti alla fine della giornata.

La serata l'ho trascorsa stando con i giovani, ho persino recuperato qualche assaggio di ping pong, abbiamo rivisitato gli orari di disponibilità e, come ogni buon film, anche questa sera è arrivata la fatidica scritta: The End. Insomma tutti a casa. in realtà ho anche avuto la gioia di sentire Frankie, nella gioiosità di sempre, ho ordinato il nuovo calcetto, forse Giovanni, che è il vero super tecnico della situazione, è andato ad ordinare i doni di Natale nella speranza che arrivino per Pasqua. Ho sollecitato la Cocca nei suoi impegni. Tutto questo mentre c'é chi se la spassa nel relax abbandonando agli altri la barca dell'impegno. Il mondo è così, forse dovrei parlare anche dei tanti problemi che comunque si accompagnano alle tante persone che sostengono il lavoro della parrocchia, ma questo non aiuterebbe a riposare bene, per cui meglio lasciare ad altre pagine questo tipo di riflessioni. Diciamo che adesso la parrocchia comincia ad essere la parrocchia, non si deve fare altro con continuare ad aprire in modo sempre più ampio e sempre a tutti, l'esempio lo ha dato Gesù che non si stancava mai di cercare chi si sentiva abbandonato e perduto e certamente sono la gran parte delle persone.

6 marzo - Anche il terzo giorno di preghiera è stato ultimato in allegria grazie all'euforia spirituale della Comunità Maria. Prima nota da comunicare è scivolato più veloce degli altri anni. Generalmente il terzo giorno era vissuto da parte mia in modo appesantito, invece tutto si è concluso in modo dinamico e gioioso. Come sempre, non ho molto da dire, anche perché dovrebbe parlare Gesù, ma ormai lo abbiamo imparato quello che doveva dire lo ha già detto, per cui non avverte l'esigenza di comunicare altro. Abbiamo cominciato la giornata come sempre in chiave istituzionale, più una signora che forse non ha capito bene che cosa le era successo. Prima con Mosè, abbiamo riflettuto i due ambienti del dialogo con Dio, la Tenda del Convegno e il Monte; poi con San Teofilo d'Antiochia abbiamo cercato di comprenderci alla ricerca di noi stessi per manifestare la presenza di Dio; prima ancora la salmodia che era un inno alla dinastia davidica. Insomma come sempre le riflessioni non mancano per chi riesce a trovare il tempo per fare l'Ufficio delle Letture. Poi sono arrivate le altre persone è tutto è ripreso con una euforia e una partecipazione eccessiva. Perfino le Confessioni sapevano del troppo. insomma come sempre il Signore benedice fuori misura ma aiuta anche a capire di che morte andremo a morire in occasione della Pasqua anche perché se tanto mi da tanto, se non arrivano aiuti validi, andiamo incontro al suicidio pastorale. lo dico tanto per lamentarmi, ma in realtà ritengo che sarà una Pasqua bellissima.

Nel frattempo abbiamo anche scoperto che, per la rottura di un flessibile, si è allagata l'area inferiore degli ambienti pastorali. Sembra sia stata causata dalla troppa tensione nervosa che c'era in quegli ambienti, per cui la pressione sull'acqua era veramente eccessiva, forse gli ambienti dovrebbero essere arieggiati più frequentemente. Come sempre è intervenuta la squadra della Romania al completo e in men che non si dica ha risanato tutto. Sono proprio ad un altro livello. Nel frattempo è andata via la luce, per cui abbiamo proseguito a pregare in penombra fino alle 17,00. Poi abbiamo scoperto che era semplicemente saltato l'interruttore centrale. Però senza luce dava più sensazione, insomma il clima era più poeticamente raccolto. in questo clima abbiamo vissuto il momento della memoria della Terra Santa e del Santo Sepolcro con la coroncina della Divina misericordia. E' un ricordo sempre vivo la difficoltà nella quale si trovano a

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vivere i cristiani di Terra Santa. Una volta visitata rimane nel cuore e il dialogo con Gesù è più immediatamente naturale anche perché la si vive come se fossimo a casa sua, nei suoi ambienti di vita.

Altro capitolo difficile da gestire è la frequenza con la quale i poveri bussano con insistenza alla porta della parrocchia, aumentano sempre di più e non è facile accogliere tutti. Molti sono gli extracomunitari che hanno bisogno di tutto e di più, molto utile è anche il mercatino delle cose usate. Oltre al gran numero dei disoccupati ci sono anche tante situazioni di disperazione familiare, persone lasciate con i figli dal partner che si è lasciato emozionare da un'altra avventura. In alcuni casi è veramente una situazione penosa sia in riferimento alla povertà materiale sia a quella sociale. Anche perché purtroppo la vita spirituale è vissuta in modo marginale. Rimane anche il grosso problema di chi deve gestire questa perenne emergenza. Insomma ci vorrebbe personale più qualificato a relazionarsi nella vita di carità. in queste situazioni non basta la buona volontà occorrono attenzioni affettive verso persone che vivono l'umiliazione di dover avere bisogno, ma questo non sempre accade anche per immaturità. ma se non si può far meglio è bene continuare alla men peggio. Il problema del povero è che vorrebbe mangiare tutti i giorni come chi sta bene, mentre per molti dovrebbe educarsi a mangiare magari solo una volta la mese.

Dulcis in fundo la celebrazione del Vespro con i catechisti, durante i quali ho comunicato con vigore loro tutto il mio affetto per il servizio che offrono alla vita di comunità, come sempre ho cominciato ricordando loro l'attenzione che Don Michele dedicava a questo ambito della vita parrocchiale e che loro gli sono debitori in ordine alla fiducia che ha avuto. Spero di essermi fatto capire, magari si dovrebbe crescere in ordine alle relazioni educative, insomma il lavoro dei team, che non sempre viene compreso nella sua preziosità. poi ci sono anche i limiti personali ma questo va accettato in ordine alla vita di carità, magari il loro carisma più immediato è caritas, posso anche aggiungere l'emergere di alcuni problemi preistorici, insomma tutto molto bello e variegato. Il gran numero di catechisti e animatori, più di sessanta, la dice lunga sul lavoro portato avanti dal mio predecessore. Anche se il lavoro da portare avanti è notevole, tutto procede con serenità e occasionali scontrosità, ma nulla di particolarmente problematico, almeno per me che che ne ho viste di peggio. Sempre per amore del Signore, non per i propri interessi.

E intanto si comincia ad affacciare il nuovo giorno con il ritorno alla vita normale, il che vuol dire riprendere tutto ciò che è stato trascurato in questi giorni a cominciare dalle pratiche matrimoniali. Come sempre giovani entusiasti della loro scelta e molto speranzosi per il loro futuro, poi perché, qualche volta, le cose cambiano non è sempre facile da capire. Ma intanto godiamo della loro gioiosità e spensieratezza, le loro estemporanee risposte, insomma tutto ciò che di bello riescono a farmi sperimentare. ieri sera mi ero addormentato alla tastiera, ero veramente stanco, voi direte ma la preghiera stanca, può darsi anche di si, o forse è semplicemente perché non posso fare l'intermezzo pomeridiano. Oggi è andato tutto per come il Signore ha voluto donarci, anche se a fine giornata abbiamo dovuto salutato le persone care che se ne vanno in vacanza. altre sono tornate dalla Svizzera in pellegrinaggio solidale, altre vivono con più difficoltà. Spero per tutti un po' pace. Insomma il mondo è vario, ed è anche un bene che sia proprio così.

5 marzo - Ma allora è proprio vero che aveva esigenza di liberarsi dai tanti problemi della parrocchia. Può anche essere, perché se ci rende conto che nulla orami potrà cambiare se chiede al Signore di cambiare aria e Lui, se uno è meritevole lo accontenta volentieri. Ma che è successo, è solo per iniziare la comunicazione in modo diverso, altrimenti ci si abitua. La Comunità Maria si è affezionata alla preghiera della sera e conseguentemente anche domani sera animerà il momento di chiusura della giornata eucaristica. Manca la componente giovanile, per motivi di lavoro, ma comunque tutto è abbastanza vivace anche se non è per come lo vivono quando sono per i fatti loro, magari si sentono leggermente osservati, ma comunque il tutto è proposto non grande dignità e gioia. Per la preghiera può bastare. Una giornata molto intensa spezzata

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dalle esequie della sorella Adalgisa che il Signore ha chiamato a se. La gente si fa molti problemi procedurali senza rendersi conto che ciò che conta è la linearità della condotta morale, invece si da grande importanza agli atteggiamenti esteriori. Si dovrà comprendere che il parroco è una persona libera da condizionamenti di varia natura, e che vive il suo ministero senza troppi problemi di natura conformistica. insomma ogni persona è un mondo e non può essere conformata nella casistica generale come se fosse un numero. Ogni persona è un mondo che perciò deve essere trattato in modo sempre diverso.

La giornata è scivolata abbastanza serenamente, davanti a Gesù, la gente come sempre si è accompagnata con i gesti semplici della disponibilità fedele alla sua volontà di incontrarli e vi ha corrisposto con grande disponibilità. Soprattutto nel pomeriggio e in serata, la mattina scorre abbastanza serena, con un leggero incremento delle confessioni, nulla di epocale e magari anche non necessariamente materia da confessione. Ma siamo qui anche per la direzione spirituale per cui tutto si può inserire con naturalezza. Anche la fase della pausa pranzo è andata molto meglio di ieri, insomma la gente comincia a fare digiuno. Il parroco non la smetteva mai con i suoi ricordi, magari ritiene di comunicare qualcosa di nuovo ma forse non è proprio così. E pensare che lo si dovrà sopportare per anni, se il Signore non interviene con una azione liberante. Ma cosa accade, questo non lo può sapere nessuno solo il Signore, d'altra parte questi sono giorni totalmente suoi, Lui è al centro e noi cerchiamo di no dargli troppo fastidio stando leggermente in disparte. Occorre anche dire che il livello spirituale si mantiene non molto profondo per cui corrono sempre il rischio di prevalere le situazioni oziose delle relazioni di mancata fraternità.

Se non c'é una profonda vita di preghiera, che evidentemente non c'é, si corre il rischio di fare gli apprendisti stregoni, insomma si fa la fine dei maneggioni, si corre di qua, si corre di la ma battendo l'aria anche perché magari si è perso di vista il progetto da realizzare e da portare avanti. A tutto questo occorre aggiungere i tanti problemi veri della vita familiare, che non mancano in nessuna casa. insomma c'é solo l'imbarazzo della preghiera, verso quale emergenza orientarla. la cosa migliore è pregare per il bene di tutti poi se la vede il Signore a chi assegnare l'intenzione, d'altra parte con l'esperienza che ha acquisito nei tanti secoli o millenni ormai comprenderà al volo quali sono le emergenze. Anche il silenzio è abbastanza compreso nella sua preziosità, insomma la gente si comporta in modo molto riflessivo, almeno quando ci sono io in assemblea, ma magari continuano anche senza di me.

La gente prega e molti lo fanno anche a lungo, avverte la necessità impellente di sentirsi sostenuta dal Signore o da chi per Lui. Certamente non si può dire che sia lontana dalla fede, o almeno da ciò che ciascuno percepisce con questa parola. Che è poi il gran numero delle persone, si la gente ha fede ma fa fatica a comprendersi nella disponibilità a rischiare sulla fede. I giovani continuano a venire in oratorio chiaramente per poter giocare spensierati e comunque meglio che lo facciano qui che non altrove. Forse ci sono idealità troppo al di sopra per essere comprese, ma magari alcune volte si stenta a dare l'ordinaria comprensione della realtà da proporre agli altri. Diceva don Antonio che nella Chiesa costruita da lui tutto doveva convergere nell'eucaristia simboleggiata dalle grandi croci intrecciate all'interno del'area presbiteriale. Magari capiterà di dover rendere più intellegibile questa idea progettuale delle origini, vedi se ne cogli la realizzazione sulla home.

4 marzo - E fu sera e fu mattina primo giorno. Parlo chiaramente delle Quaranta ore, sono iniziate in chiave istituzionale tanto per scoraggiare eventuali eroismi fuori misura e fuori tempo. L'Ufficio è stato celebrato in chiave istituzionale un sacerdote e due suore, comunque è stato vissuto con sufficiente dignità, poi lentamente il popolo di Dio è andato svegliandosi e ha animato abbastanza bene il resto della giornata, occorre comunque sottolineare che il digiuno non è contemplato tra le opere dell'itinerario di perfezione quaresimale. Tutto molto bene, tanta serenità, anche i momenti di preghiera sono stati vissuti in modo

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armonioso e semplice, insomma il Signore dovrebbe essere ... Come dovrebbe essere questo lo sa solo Lui, che vede molto meglio di noi i cuori dei partecipanti e conseguentemente certamente è più soddisfatto di chi, come me, si relaziona con i numeri e con le sensazioni esteriori. Intenzioni particolari? Come sempre i giovani e in aggiunta alcune situazioni di malattia che chiedono di essere sostenute in questo periodo. Ho cercato di leggere l'esperienza di oggi guardando al modello che ci ha donato Mosè nell'Ufficio, chiaramente quello delle Letture, ma ne avevamo avuto uno spaccato già Domenica. Insomma il Monte, la Nuvola, il Nome, la Legge, l'Altare, l'intimità con Dio. Insomma ce n'era abbastanza per riflettere e far riflettere.

Non ho parlato molto, come ho già spiegato non penso sia ancora il tempo di delineare, più che altro cerco di cogliere per evitare devianze ma per quanto è possibile siamo ancora nel periodo del lasciar esprimere in libertà. Anche per capire quali sono le potenzialità che il Signore ha donato a ciascuno. Insomma non ho fretta, anche perché dovrei avere ancora del tempo, il condizionale è d'obbligo, anche perché i tempi sono altalenanti per tutti. Come ci ha detto San Paolo Chi pensa di stare in piedi cerchi di non cadere. Ammettiamolo pure confessioni poche, qualche ultras e alcuni occasionali ma nulla di particolarmente soffocante, cosa vuol dire? Di positivo poco, per il negativo vedremo, se è uno stile stabile non va tanto bene, ma se è solo di circostanza ci può anche stare, ancora la Pasqua è lontana. E' vero è proprio lontana almeno da come la si vede da chi percorre il deserto con impegno. Certamente chi si organizza le crociere va più veloce, ma non tutti possono, meno male che c'é chi può. Magari si lamenta anche tanto per fare scena. Forse devo prestare più attenzione a chi dedica con cuore il proprio servizio anche perché non è che siano tanti e magari si sentono trascurati per la troppa attenzione che dedico ai più giovani.

Certo la vita spirituale di una comunità, ormai lo abbiamo imparato da tempo si misura sulla partecipazione all'Adorazione Eucaristica. Anche se non sempre viene proposta in modo sistematica in molte parrocchie, in realtà la specificità cattolica della nostra appartenenza passa anche attraverso la capacità di cogliersi in Adorazione dell'Eucaristia. E' lo specifico del nostro stare da cattolici alla sequela del Maestro, che si rende presente nella Sua comunità, la alimenta, la educa e si pone in ascolto dei suoi problemi veri o presunti che siano. Stare davanti a Gesù eucaristico dona sempre una grande pace interiore, incoraggia anche il senso di sentirsi dono per gli altri. Anche perché ci viene chiesto di riflettere sul dono quotidiano che Gesù è per noi. Effettivamente è una esperienza insondabile, nel senso che si farà sempre fatica a toccare il fondo della piena comprensione che questo ha nella nostra vita. Leggere il dramma e coglierlo come segno di speranza, è uno dei tanti paradossi della nostra fede. Da sempre il cristiano si coglie donato anche se non sempre è riconoscente di quanto ha ricevuto.

E' quello di cui siamo accusati dalle altre religioni, prima di tutto dai fratelli dell'ebraismo, il popolo di Dio. Si interessano molto di più a Gesù, chiaramente dal punto di vista ebraico, però i loro scritti aiutano sempre a scoprire lati poco conosciuti della vita di Gesù, anche se non mancano eccessi di presunzione. Insomma anche per loro alcune volte è bello liberarsi nell'ipotetico concettuale invece di attestarsi sulle informazioni storicizzate. la parte più interessante di questi studi è quella che concerne i parallelismi con il mondo di Gesù, insomma il tempo di Gesù. Gli ambienti di Gesù, la vita di Gesù. Mentre diventano esasperanti quando si sforzano di smontare tutto quello che ritengono appartenga alle tradizioni ellenistiche, in poche parole fanno lo stesso lavoro di accentuazione che ritroviamo frequentemente nei Vangeli in riferimento agli scontri tra Gesù e i farisei, che certamente saranno stati vissuti in modo più sereno, invece in molte pagine sembra il permanere di uno scontro perenne. Non è facile dialogare quando si pensa di avere in pugno la verità, che oltretutto non si vuole mettere in discussione con nessuno.

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L'amore di Dio per l'uomo è certamente più grande dell'amore dell'uomo di Dio per ogni uomo. Anche per questo è opportuno che i due termini della relazione non siano mai scissi, non è neanche opportuno che ci sia chi cerca di appropriarsene. Quando questo accade si fa violenza alla grandezza di dio e lo si riduce alla capacità di comprensione di questi o quelli a secondo di chi vorrebbe farne una sua proprietà. Sant'Agostino più volte ci introduce all'umiltà di non leggere come un tutto, la parte, anche se per l'uomo è praticamente impossibile leggere il tutto, ma è importante non accontentarsi della parte come se fosse il tutto. Ecco l'importanza di darsi i tempi del cercare, del riflettere, dell'andare sempre oltre la propria capacità di percezione. La meditazione incoraggia a non arrendersi mai, anche perché c'é sempre un oltre che rende più appetibile l'adesso. Quello che conta è non stancarsi di percorre il deserto per pervenire alla Santa Montagna dove Dio non mancherà di svelare ancora un volto nuovo di se. E' importante cogliere la sua novità anche perché ordinariamente ne consegue una nuova missione da vivere, che non mancherà di farci scoprire qualcosa di nuovo anche in noi.

3 marzo - La Domenica diventa sempre più un giorno incredibilmente bello anche se questa è stata leggermente pesante. Praticamente una no stop dalle 7,00 alle 21,30 con breve pausa pranzo. Ma fa anche capire quanta voglia di partecipazione viene percepita e vissuta dalle tante esperienze di spiritualità che arricchiscono la comunità parrocchiale. Tanti incontri storici, tra i quali merita il ricordo l'incontro con Imma, vi basti pensare che andai a Montecassino per presiedere alle sue nozze, Oggi me la sono ritrovata con tutta la famiglia arricchita da due splendidi pargoli. Poi pretendeva di essere riconosciuta quella che allora era una scavezzacollo di quattro anni e oggi chiaramente ne ha trentaquattro, non faccio il nome ma all'epoca eravamo vicini di casa, tanto per dare una pista ai ricercatori di tracce. Poi come sempre una bella celebrazione, nonostante si mantenga in un clima di precarietà strutturale, che ho cercato di animare coinvolgendo i pargoli, con fortune alterne. Oggi ha tenuto banco l'Oratorio che per la cronaca è ancora una bella idea progettuale. Manca quella disponibilità che rende un luogo qualunque un ambiente vivo e vivibile perché abitato stabilmente da persone che accolgono con gioia tutti. In compenso i ragazzi vivono con disponibilità crescente gli ambienti parrocchiali. insomma la parrocchia è sempre più la casa di tutti. Anche se non tutti riescono a starci bene, qualche difficoltà comincia ad emergere in alcuni apprendisti stregoni che non colgono pienamente la preziosità della loro chiamata, insomma si continua ad intervenire ma forse non basta. Ci pregheremo su, poi magari converrà incoraggiarli a fare scelte più serie.

Nel pomeriggio una serie di momenti comunitari tutti ben partecipati, come dire la gente viene ma forse noi non siamo pronti al loro coinvolgimento attivo. Sarà necessario lavorare molto sull'animazione, che soprattutto per la trasmissione della fede ai pargoli è indispensabile. la vera novità è stato l'incontro con le coppie, che hanno partecipato in numero inimmaginabile, che ancora una volta fa capire quanta attesa c'è nei confronti della parrocchia da parte della comunità. Abbiamo stabilito un incontro al mese privilegiando i temi esistenziali orientati alla riscoperta della fede. Tanto per finire in gloria il Gruppo di preghiera Maria rifugio delle Anime ha animato l'aula liturgica per due ore e mezzo con la preghiera meditata del Santo Rosario, fate i conti e vi troverete al conteggio iniziale. Io nel frattempo ho avuto modo di mangiare velocemente una pizza con gli amici, guardare alcuni disegni progettuali, brevi frasi affettuose scambiate senza eccessivi convenevoli anche perché non ce n'é bisogno, ritornare e chiudere. Ma prima ho preparato l'Altare per domani, in realtà nella versione strutturalista. Inizia questo tempo di apnea, e tutto deve essere pronto per accogliere gli adoratori del Signore. Speriamo che sortisca lo stesso effetto del roveto ardente della tradizione mosaica, stare con Gesù fa sempre bene, prima di tutto al parroco che riscopre il motivo più autentico della sua vocazione, e poi per la comunità che viene incoraggiata a stare un po' di più con chi la ama veramente.

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Che cosa ci si aspetta dalle Quaranta ore, certamente una maggiore coscientizzazione della propria vocazione, anche perché spesso si vive la fede, ma senza avere il tempo di rifletterla pienamente. dare il tempo al Signore di intervenire nella propria vita è un impegno che si deve costruire altrimenti non si trova mai il tempo di poter stare un po' di più con Lui. Poi tutto quello che il Signore farà che certamente non appartiene alla nostra comprensione. Io continuo a guardare i volti e a coglierli, per la gran parte, nella serie i perfetti sconosciuti. Ci vorrà proprio molto tempo per cominciare a chiamare per nome almeno i praticanti. Purtroppo, come un po' dappertutto, la gente non coglie l'importanza del preparare l'ambiente della preghiera, si spera che con il tempo le cose maturino in ordine alla dignità dello spazio liturgico. E' Lui che conosce i cuori e sa quali sono le vie per sollecitare una maggiore adesione all'amore anche nella nostra società, che troppo spesso genera scoraggiamento. Anche l'ambiente chiesa sarà restituito alla sua vocazione primaria che è quella di accogliere le persone che vogliono pregare, insomma sono giorni da vivere in modo diverso e sono importanti proprio per questo. La Quaresima ci chiede di cercare il Signore con più disponibilità certamente questi giorni sono un corrispondere a questa volontà del Signore.

2 marzo - E' stata un misto di inververa, insomma sono quei giorni di attesa nei quali si esprime ancora la volontà dell'inverno di non abbandonare il territorio e dall'altra parte la volontà della primavera di irrompere con vigore al centro della scena, ma intanto viviamo con prudenza questi giorni di intemperanze meteo. Come sempre molto intense e dinamiche, alla ricerca dell'equilibrio sempre nuovo da creare per vivere da trapiantati il non essere piantati. E' la dinamica di dio quella di creare equilibri sempre nuovi nella disponibilità da Lui stesso sollecitata in persone che non hanno nulla a che vedere con la scena che Lui decide di aprire. Così ci si ritrova inseriti in situazioni semplicemente inimmaginabili, ma che ad un tratto ti vedono protagonista, nella situazione di una pedina insostituibile. Capita a tutti i grandi personaggi che la Bibbia ci propone, se leggiamo appena qualche rigo prima dell'incontro con il Signore li ritroviamo nella loro condizione gioiosa di persone normali che portano avanti in modo più o meno dignitoso i loro affari, la loro famiglia, la vita di ogni giorno, ad un tratto, dopo l'incontro con Dio, te li trovi catapultati a combattere contro i re, contro la corruzione dei sacerdoti, a guidare il popolo alla speranza e via a seguire.

Beh, è anche vero che Dio non obbliga nessuno, però potrebbe rispettare maggiormente la pochezza dei chiamati, invece no, deve far capire che è Lui a guidare la scena, ed è per questo che chiama le persone più marginali, questo nella Bibbia, spesso accade anche oggi ma alcune volte giochiamo a sistemarci e allora non ci si ritrova più. In realtà anche ai nostri giorni si incontrano molte persone sinceramente animate dalla preghiera. Li osservi e ti rendi conto che in loro l'unica forza e Dio, per il resto non hanno più nulla su cui contare. eppure riescono a gioire, a sorridere, a trasmettere serenità. No, non sono super uomini, sono solo persone normali che pregano con gioia. Ma come affrontano le difficoltà di ogni giorno, semplicemente con la preghiera. possiamo dirlo con forza, anche oggi Gesù trova anime che accolgono con gioia la sua chiamata e vi corrispondono con cuore sincero, senza secondi fini, senza fallimenti sociali da recuperare nel protagonismo ecclesiale, semplicemente per corrispondere all'amore del Signore. Lo fanno con tanto entusiasmo da far ben sperare per il prosieguo del cammino della fede nel nostro tempo. Insomma Gesù può essere contento, quando tornerà certamente troverà la fede sulla terra.

Furono soppressi perché troppo intraprendenti, ma chi, cosa? Le Diaconesse, l'ordine delle vedove, le Profetesse al servizio della comunità nascente. Tutte cose di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli ma che poi spariscono dalla scena ministeriale. in realtà le donne sono più brave degli uomini sia sul piano organizzativo sia su quello emozionale, per non parlare poi della capacità di coinvolgimento degli altri. Magari anche nel litigare, ma è certamente una componente marginale del mondo femmineo. Nonostante questa condizione di marginalità strutturale comunque il mondo femminile è fortemente attivo anche nella Chiesa di oggi, magari con gli anni si riuscirà anche a ripristinare qualche ministero per come sollecitano

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molti episcopati nazionali. D'altra parte nei fatti già ne esercitano molti, le chiese parrocchiali, nelle loro organizzazioni sono quasi tutte al femminile. Insomma viva le donne, con serenità e con giustizia, la Chiesa deve essere fortemente grata alla presenza delle donna anche se non sempre lo si può dire di tutte, ma per la gran parte vivono veramente in modo bello la loro dedizione al Signore.

Serata vissuta da incappottati ma no per questo bloccati. il Shabbat d'altra parte è di riposo solo per gli Ebrei. Per le nostre comunità cristiane è attualmente uno dei giorni più intensi dal punto di vista pastorale. purtroppo ho saltato il meeting dei giovani a Marcellina, ma come si può lasciare le Comunità Neo Catecumenali, chi programma non ha ricevuto in dono questa eredità, e non sempre comprendono che il Sabato sera è la Domenica. La grande festa del Risorto. in realtà è prevalsa anche una leggera prudenza senile che raccomanda di non vivere situazioni strapazzate all'indomani della ripresa. Non ho tolto il cappotto e il cappello per tutto il giorno. Pomeriggio gioiosamente vissuto in relax con i ragazzi della Confermazione, purtroppo non tutti riescono a reggere i ritmi delle posizioni da tenere. Ci si prepara alla Domenica, domani sarà una bella Domenica. Come faccio a dirlo? Semplice si sente già nell'aria, e quando si sente nell'aria non può che essere migliore di come deve essere sempre.

1 marzo - Il Signore ci ha donato di vivere la Via Crucis sostenendoci con un vento gagliardo, insomma quello mandato nella notte del deserto per asciugare l'acqua del mare e attraversarlo che se fosse terra ferma. Tutto si è svolto in modo bello e raccolto in una delle aree rurali della parrocchia, C.da Impresa. Troneggiava nel cielo la costellazione di Orione,non so quanti se ne sono accorti, non siamo più abituati a levare il capo verso l'alto, però era un vero spettacolo nel cielo terso. Le contrade restano un ambiente da percorrere per riconciliarsi con il creato, vi sono ancora ampi spazi di verde, magari non dureranno a lungo, ma per adesso sono ancora godibili. Potrei dire degna chiusura di una giornata veramente intensa iniziata con l'Eucaristia durante la quale per la prima volta non abbiamo nominato il Santo Padre, quando lo si fece per Giovanni Paolo II feci più fatica ad abituarmi, adesso è sembrato abbastanza lineare. Poi Lectio, ho già spiegato che la chiamo così impropriamente anche perché potrei definirla una introduzione di base con una particolare attenzione a non generare troppo scandalo nei partecipanti. L'altra volta non ricordo come l'ho definita, ma non penso in modo troppo dissimile.

Purtroppo si ereditano tra le tante cose e persone, anche situazioni di analfabetismo biblico, o forse è meglio definire addomesticamento biblico, per cui non è facile reimpostare l'amore ineludibile per la Parola di Dio, rimuovendo per quanto è possibile molte sicurezze. C'é il rischio di alimentare la mentalità del dubbio, il che se incoraggia la ricerca ben vengo, ma se alimenta lo scoraggiamento va evitato. Insomma sono quegli equilibri che io mantengo avendo la certezza che il cammino si percorre insieme e non da soli. Insomma buone basi per poter camminare anche da soli. Magari fra venti anni, certamente il tempo ci vuole, però uno volta messi i paletti di riferimento tutto diventa più semplice. Intanto diventeranno più anziani e così gli ho creato anche un'alternativa all'ozio e all'apatia legati a quell'età. Qualcosa cominciano a memorizzare, balbettando magari in modo confuso: patriarchi, esodo e promulgazione della legge, conquista della terra di Canaan e monarchia ancora quasi niente, deportazione babilonese e nascita della sinagoga il giusto, ritorno dall'esilio e ricostruzione con ricomposizione della Torah, sui profeti, a parte i racconti di vocazione, non abbiamo ancora lavorato molto, genererebbe solo confusione.

Si, sono animati da buona volontà, ho cercato di interrompere gli incontri tre volte ma loro niente vogliono continuare, pazienza è comunque un momento di relax relazionale, infatti tutto si svolge in serenità senza particolari traumi o patemi d'animo. Ma quante domande fanno, forse alcuni pensano di essere tornati al catechismo. Ne parlo perché va tutto bene, sono veri momenti di analisi e di ricerca. Almeno per adesso, poi si vedrà. Poi visita ad alcuni ammalati, non è facile coordinare i ministri, forse ne

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colgono il termine in chiave politica e non tanto ecclesiale, speriamo bene. Chiusura della mattinata dal notaio per la parola fine del discorso successione adesso inizia il momento più delicato che è quello del recupero crediti nella speranza che nel frattempo non siano stati prosciugati. Non tutti sanno leggere, ma quasi tutti sanno contare. Pomeriggio in pellegrinaggio al Carmelo in sostituzione di Don Orazio, speriamo e preghiamo per la sua ripresa, anche se non sarà facile. Il centro storico corrisponde pienamente alla vocazione sua propria, infatti è quasi totalmente disabitato. Arrivo in Chiesa e in fondo troneggia l'apprendista sacrestano, che vigila con attenzione sullo sparuto nucleo di fedeli con i quali abbiamo vissuto la Via Crucis e la Santa Messa.

Il personaggio di cui sopra è una carissima persona che venne a Scalea quando io ancora lavoravo, eravamo agli anni del liceo, nella farmacia di Don Silvio Bergamo, come factotum dietro il bancone. Era il tempo in cui furono inaugurati i portici vicino all'Agip e lui aprì un negozio di Sport. Forse era il primo di questo genere, sempre moto distinto, troppo rispettoso per i nostri ambienti, sempre attento al cliente. Dal sorriso prudente e totalmente affettuoso verso la moglie e i figli, non faccio i nomi per rispettare la privacy, ma non dovrebbe essere difficile recuperarne il protagonismo. Ha sempre partecipato alla sua parrocchia del Carmine anche se no il parroco non aveva molto da condividere soprattutto in ordine alla puntualità delle celebrazioni e allo stile delle relazioni. Alcune volte il Signore si diverte ed eccoli li a vivere il suo servizio con precisione e prudenza, ma con grande fermezza tutto si deve fare per come ha stabilito il suo parroco. Però è strano celebrare così frequentemente al Carmine, non vi saprei dire il perché, però è questa la sensazione che si accompagna a questi momenti di servizio ministeriali.

E' proprio così, il Signore ci dona di vivere situazioni totalmente imprevedibili e più siamo disponibili alla Sua volontà più ci coinvolge in situazioni nuove. Non c'é il rischio di sbagliare è certamente Lui la vera novità della storia. Stare con Lui non fa certamente annoiare, però deve essere Lui a decidere il da farsi altrimenti noi ci mettiamo subito a dormire e magari facciamo addormentare anche Lui. Ho trovato anche il tempo di cucinare, stasera rigatoni al sugo vegetale, che cos'é certamente non lo so, ma non era male. e poi, e poi basta. Cucinare fa rilassare ma esige troppo tempo e io più di un piatto per volta non posso preparare per i tempi che ho a mia disposizione. intanto siamo arrivati a domani, per cui vi auguro un buon 2 marzo e una santa notte di serenità e di pace. Anche il computer esige il suo tempo, insomma tutti pretendono tempo, anche il letto reclama e adesso lo accontento.

27 febbraio - Ma è più facile fare il soldato o fare il generale? Fare è sempre difficile soprattutto quando non si è. Però per essere è importante fare, educandosi e preparandosi con lunghi e gravosi esercizi per essere pronti a ciò che poi si deve fare. Insomma non si può improvvisare, anche per le cose più banali, ammesso che esistano cose banali, occorre prepararsi. Anche perché il compito affidato a un soldato non è quello di farsi ammazzare, ma quello di tenere bloccato il fronte. Certo i termini non sono più adeguati alle situazioni del nostro tempo ma certamente vogliono incoraggiare a verificare la propria capacità di essere, prima ancora di mettersi in testa di fare qualcosa. Voi direte ma se non serve a nulla perché essere pronti, proprio perché è opportuno essere pronti per quando ci sarà richiesto anche se oggi non ti si chiede nulla. Se uno è pronto, nel senso che è cosciente delle proprie potenzialità, può vivere in qualsiasi ruolo. Certo se il soldato sbaglia è un dramma anche perché ne pagherà certamente le conseguenze, se sbaglia un generale magari muovono tanti soldati ma non fa niente anche perché può capitare. Questo accade anche perché quasi nessun generale è stato soldato per cui non sempre si rende conto che è una persona come lui quella che manda al macello. Un bravo soldato può fare anche il generale? Non sempre, ci sono competenze diverse in campo, è opportuno che continui a fare il bravo soldato. Insomma saper fare una cosa non vuol dire saper fare tutto.

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E' quello che stiamo sperimentando in questi giorni con la rinuncia del Santo Padre al ministero petrino, ho già detto che per me è una scelta che non andava fatta, ma forse solo perché io sono concettualmente antico e cose troppo innovative non le colgo come il bene. Il Santo Padre che è un vero generale e vede meglio di me il bene ha colto in questo suo tornare soldato un modo più valido per servire la Chiesa che non il suo restare generale senza poterlo vivere. L'altra cosa sulla quale ha fatto riflettere è il valore della preghiera nella vita del credente, forse abbiamo tutti bisogno di restituire un maggiore protagonismo a Dio nella vita ecclesiale. Comprendere che il vero protagonista è Lui, e noi ci sforziamo di essergli accanto, insomma anche nell'ultimo intervento ha incoraggiato a una lettura nuova del ministero petrino che non è sostitutivo del ruolo insostituibile del Maestro. Magari è una lettura più universalistica, non vorrei dire meno cattolica del ruolo del successore di Pietro, però questa comprensione è sottesa a tutta la vicenda. Altrimenti si fa veramente fatica a capire. ma poi perché dobbiamo capire per forza, lui ci ha chiesto di accettare e di pregare, d'altra parte la scelta l'ha fatta lui per il bene della chiesa per come ha ripetuto più volte. Ma perché deve essere questo il bene della chiesa, che cosa intende lui per il bene della Chiesa. In questo caso scendono in campo gli opinionisti e poiché io non sono tale, mi mantengo le mie riserve di vecchio cattolico e accetto le sue scelte di comprensione nuova. Però il nodo deve essere, quale è il valore della preghiera nella vita del credente al di là del ruolo che è chiamato a ricoprire nella Chiesa e nella società.

Giornata bella? Certamente molto significativa, se la si legge come un regista che prepara una finction, se invece si ha la presunzione di coglierne la concretizzazione nella realtà operativa allora assume i colori del fallimento. Qual'é la differenza, è semplice, una cosa è programmare una cosa diversa è realizzare. Magari in questa fase si è chiamati a fare belle programmazioni, magari fra qualche anno si riuscirà anche a rispolverarle per proporle coma una novità. Tutto sommato non è un esercizio inutile evita di farti arruginire del tutto. Quello che conta è non crearti l'illusione di poterlo realizzare in tempi brevi. Perché accade? Così, tanto per, in realtà non c'è nessun motivo, magari è la stagione sbagliata, d'altra parte ha nevicato anche ieri e nessuno se lo aspettava, se accade così con il meteo perché non dovrebbe accadere tra le persone, soprattutto quando si è molto umorali? Si torna a scuola, si studia, si fanno ricerche, si organizzano meeting, tavole rotonde insomma ci si qualifica nelle tecniche di animazione. Non è sempre male. Strafare non sempre è positivo per poter camminare bene.

Una bella iniziativa dell'Unità pastorale di Belvedere mi ha portato, in sostituzione del Vescovo, al Santuario ai piedi del Castello. Viaggio leggiadro, strade conosciute a memoria e quindi percorse in serenità gioiosa, come se uno non fosse mai partito. Si salutano i viandanti che ti arricchiscono con le news della piazza. Nulla di particolare semplici comunicazioni sulle relazioni e i fatti della comunità, i centri storici sono fatti così, la memoria diventa più lunga anche perché c'é più tempo a disposizione. E' stata organizzata una veglia di preghiera a sostegno del Santo Padre, erano rappresentate tutte e quattro le parrocchie, é sempre stata una UP atipica, fin dall'inizio di questa nuova esperienza di coordinamento del territorio quasi naturalmente funzionante. Il Santuario è uno dei conventi più antichi della diocesi, quello degli Agostiniani, circa il XIV secolo, molto ricco artisticamente, da riqualificare quasi totalmente. Clima leggermente freddo, d'altra parte è sempre stato molto umido anche perché esposto male al sole, ma c'era Gesù esposto che ha riscaldato e sostenuto il nostro stare insieme. Pregare fa sempre bene, anche a chi fa fatica a comprenderlo. Lentamente con tanti volti nel cuore ho ripreso la strada del rientro.

Oltre al problema molto diffuso della sottooccupazione c'é il dramma delle separazioni familiari, normalmente scadono nel contenzioso su figli, che diventano oggetto di ricatto per l'altro coniuge. Alcune volte si pensa che i sacerdoti siano dei supereroi ai quali riesce ogni cosa, ma purtroppo non è così, quando un cuore si chiude non è facile farlo aprire all'accoglienza del dramma dell'altro. Ci sono tecniche di

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chiusura che resistono persino all'intervento dello Spirito Santo, insomma ci si consolida nei propri principi e non c'é alcuna forma di amore capace di smuoverli. Tutto quello che possiamo offrire è la possibilità di potersi sfogare, magari non è molto ma è meglio di niente. Ci sono tante situazioni scomode che dovrei affrontare ma preferisco rinviare, anche se poi si accumulano, magari prima o poi ci metto mano, nella speranza di non essere poi smentito dai fatti. Si, è stata una giornata molto dinamica e anche bella, ho incontrato tante persone, altre le ho inviate ad altri, anche perché mi rendo conto di non riuscire più reggere i ritmi delle richieste di incontri. Il mondo che mi gira attorno è molto variegato, e ha bisogno di tempi più lunghi di comunicazione per coglierne i valori. Si, è stata proprio una bella giornata.

26 febbraio - Nel pomeriggio, altra celebrazione esequiale in quel della Madonna del Lauro, una volta si era quasi in aperta campagna in una cappella votiva costruita dai pescatori salvati dalla tempesta. E' senz'altro la chiesa che ho frequentato di più nella mia adolescenza, anche perché era vicino casa. Appena arrivati a Scalea da Mezzana siamo stati ad abitare, forse per cinque anni, in via Oberdan. Per le Medie ero in seminario a Policastro Bussentino, ma quando tornavo a casa ero sempre con Don Tolentino, che non mancava mai di farmi fare qualcosa. L'attività più ordinaria era certamente quella di tirare i mantici a Manlio che, in qualche modo, suonava l'organo a canne. Poi si fecero dei lavori e l'organo sparì, per cui quell'attività fu sospesa. Mentre aspettavo l'arrivo di Peppino, una persona molto semplice, laboriosa, di gioiose relazioni di fraternità che il Signore ha chiamato a se, ricordavo i tanti momenti vissuti per preparare le celebrazioni in sagrestia con gli altri chierichetti, la tensione che si respirava soprattutto in occasione della festa alla Madonna. Sostanzialmente non è cambiato molto, anche perché gli spazi sono obbligati, insomma non sono possibili molte varianti. Stento ancora a sentirmi a mio agio, però comincio a respirare meglio. Forse, diciamo che comincio a provarci, può darsi pure che sarà sempre così, anche perché gli spazi per respirare sereni non sono poi molti.

Mattinata vissuta in serenità, c'é stato persino un momento di intrattenimento, per me è stata una vera novità, per altri è normale, ma intanto per alcuni momenti mi sono sentito come gli altri. Come sempre se si osserva in profondità si scoprono tante persone gioiosamente cristiane che spendono la loro vita nel silenzio e nel nascondimento con la sola preoccupazione di portare avanti la propria famiglia con dignità. In realtà non sempre ci si riesce, ma comunque ci si prova. E' uno dei problemi più ricorrenti nei dialoghi spirituali, il dramma di vedere i propri figli allo sbaraglio dopo una vita di sacrifici per cercare di dare loro una sistemazione. La casistica è molto variegata ma la nota costante è l'amarezza di non essere risusciti dove per altri è andata meglio. L'altra situazione che va diffondendosi sempre di più è la realtà delle inimicizie intrafamiliari, normalmente esplode per motivi economici, ma è evidente che è solo la punta di un malessere molto diffuso e che va riferito a relazioni non più impostate sui valori cristiani.

La famiglia tiene se prega, altrimenti farà sempre più fatica a coniugare al disponibilità al sacrificio che esige ogni relazione comunionale. Occorre una buona dose di sopportazione per accettare le tante incomprensioni che sono parte integrante della vita di coppia. La via della croce, intesa come la via dell'amore è certamente una delle vie privilegiate che il Signore mette davanti al nostro cammino per ché impariamo da Gesù a percorrerla fino in fondo, nella certezza che in questo modo avremo sempre la capacità di superare ogni difficoltà. Nelle nostre comunità abbiamo l'esempio di tante persone che hanno abbracciato la via della Croce senza fare troppo rumore, il loro esempio resta ancora vivo nella vita dei figli, anche se non tutti ne seguono le orme. Qualcuno pensa che oggi non sia più possibile, ma la realtà è che oggi si vive in modo disorientato. Manca la disponibilità al sacrificio e non sempre si ama al punto da riuscire a donare totalmente se stessi per gli altri componenti della famiglia.

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Beh, insomma, uno è partito, l'altro è in ospedale, il mio vicario è andato in pellegrinaggio, il rettore è stabilmente ammalato ed eccomi unico sacerdote attivo del territorio. Chi ci capisce è bravo, ma c'é qualcosa da capire. Tanti continuano a parlare dei loro progetti pastorali, ma quando andiamo al dunque non hanno del tempo da spendere in parrocchia, e, allora mi chiede, perché progettare perdendo del tempo? E anche facendolo perdere agli altri, anche perché parlano, parlano e ancora parlano. ma poi capisco, ecco perché non hanno tempo. Oggi è il compleanno di mio fratello Peppino, che ha trovato un po' di pace andando a lavorare in Svizzera, in Italia passava da una causa all'altra per le ingiustizie subite, sembra che la Svizzera faccia al caso suo. Non lo facevo da circa quaranta anni, oggi ho ricevuto una imbeccata altrimenti sarebbe scivolato anche quest'anno. decisamente non siamo stati educati a dare importanza alle ricorrenze con festicciole e cose affini, però non sarebbe male coglierne meglio il valore, anche perché non rimangono troppi anni da condividere nella gioia dell'incontro.

C'é differenza tra il fare e il voler fare, certamente intercorre un abisso tra i due atteggiamenti. Quelli che vorrebbero fare sono tantissimi, quelli che fanno non molti. Quelli che fanno per come vogliono loro abbastanza, per come viene loro chiesto è difficile trovarne molti. insomma la variegazione è molto diffusa, per cui chi deve coordinare deve esercitare continuamente, oltre il discernimento del bene che ne deriva, anche la pazienza del far maturare la possibilità di crescere in una comprensione diversa rispetto al livello di partenza. In realtà questo esercizio devono imparare a viverlo tutti coloro che vogliono concorrere alla crescita di una realtà, di qualunque natura essa sia. Ma quando si decide di lavorare con le persone occorre imparare a vivere di tempi lunghi e di pazienza. Se uno ha fretta è meglio lasciarci stare, anche perché generalmente la fretta uccide non anima. A me piace andare lentamente in fretta, questa è una costante legata al tempo che passa e alla capacità di poter vivere ogni situazione con intensità. insomma è bene non trascurare nulla dell'esistenza. Un caro saluto ai tanti ragazzi che cominciano a salutarmi con affetto anche se io non riesco ancora a chiamarli per nome.

25 febbraio - Una bellissima giornata di sole ci restituisce alla gioia della comunicazione mediatica. Sono stati giorni molto intensi e climaticamente temprati da temperature tipicamente invernali. Anche io sono stato vittima dei malanni di stagione, d'altra parte circondato dalla mattina alla sera da persone che ti starnutiscono attorno prima o poi capita che qualcosa colpisca anche te. Io lo ripeto sempre, quando state male non vi fate vedere, niente da fare non si allontana nessuno neanche a morire. Ma anche se accompagnato dalla febbre, ho cercato di non rallentare i ritmi pastorali, sono stati giorni molto significativi, d'altra parte la Quaresima è un tempo esclusivo di emozioni spirituali. Come ogni cosa tutto passa e così anche la mia salute sembra migliorare vistosamente. Il sole guarisce ogni malinconia fisica e spirituale, tutto diventa improvvisamente luminoso e siamo restituiti alla leggiadria dell'adolescenza. Tanto per illudersi un poco, certo se fossi come Frankie, per la quale tutto è sempre colorato, sarebbe molto più semplice, in realtà mi è sembrato di capire che anche per lei ultimamente qualcosa non è andato per il verso giusto, ma l'età è dalla sua parte e soprattutto è dalla sua parte l'intelligenza, per cui non mi preoccupo molto, rimane sempre un volto fortemente sorridente e gioioso nel mio rileggerla.

Il Signore ha chiamato a se Cariddi, in quel del Casale. Sì, lo so bene che non si chiama così, ma io la collegavo ai vortici dello stretto di Sicilia che, insieme a Scilla che, dominando, vorticava dall'altra parte, tormentavano gli ignari naviganti che si trovavano loro malgrado a transitare da via Concezione. Una cara signora, la classica burbera domata, che aveva sempre da dire, da lamentarsi e magari ne aveva anche i motivi, ma che una volta sfogatasi ricominciava con il suo fare sornione e sereno a raccontare e a raccontarsi nella tante traversie esistenziali. Molti drammi, molta sofferenza e solitudine, incomprensioni ma anche tanta fede e disponibilità alla preghiera, sempre partecipe alla vita della comunità e anche a

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quella delle comunelle comunitarie. Certamente lascerà un vuoto istituzionale, speriamo che l'altra resista, anche se l'equilibrio si è rotto, altrimenti sarà un vero silenzio tombale il pellegrinaggio al Timpone.

Oggi invece io sarò a celebrare a Scalea, è dov'é la novità direte voi, siete parroco a Scalea. Non è così, oggi vado a Scalea, dove cioè tutto parla di storia, di memorie, di tradizioni insomma al Castello nella Chiesa del Carmelo. Io sono il parroco del futuro in quella che una volta era la campagna e la marina di Scalea. Voi direte, ma non siete un po' passato per essere il parroco del futuro. Forse avete ragione ma magari tingendomi i capelli manifesto esteticamente qualche speranza. Ritornare a Cimalonga ha suscitato qualche emozione? Potrei dire di sì, ma ritengo più vero affermare di no, anche se i luoghi mi restituiscono un po' di adolescenza. Forse è una delle poche volte che celebro tutto solo al Carmelo, ricordo le tante processioni che partivano da San Nicola e si inerpicavano verso il Castello, da fare sempre correndo avanti e indietro nell'atteggiamento di chi deve animare, ma forse era solo un modo di essere attivamente presente al seguito di Don Tolentino, che per un certo periodo è stato l'unico parroco di Scalea. Poi arrivò Don Orazio, che adesso corre per il traguardo finale, a lui furono affidati i giovani non senza alimentare invidie e sospetti. All'epoca gli ambienti ecclesiali erano più difficili e lui ne subì ampiamente le ire dei violenti.

Oggi tutto è più sereno, la gente sopporta di più, aspetta con pazienza, diciamolo pure è cresciuta sulla via della santità e nella coscienza del proprio protagonismo. Ammettiamolo si vede facilmente dalla maturità con la quale si lasciano coinvolgere in ogni tipo di animazione anche in situazioni totalmente scomode. E' la Chiesa del Ventunesimo secolo, attiva, dinamica, matura, cosciente del prezioso ruolo di portatrice di speranza che le viene affidato. Il compito del presbitero in tutto questo è quello di confessare e di celebrare anche perché negli altri ambiti sono certamente più bravi i laici, anche se a noi piace fare sempre i primi della classe e ce lo lasciano credere ma solo per educazione. In realtà se diamo più spazio ai laici le cose vanno certamente molto meglio. La via Crucis? Ma certamente va bene altrimenti me ne sarei lamentato, anche se pesantemente benedetti dal Signore, le famiglie persino qualche giovane comincia a fare capolino, si sono accompagnate al meditativo pellegrinaggio serale. Non male, non male anche se come ho detto a me serve a percorrere il territorio e cercare di cogliere che cosa il Signore incoraggia a proporre per renderlo più presente nella vita della comunità.

Alcune volte si vuole fare ciò che non si deve fare, insomma lo stile è quello facimmu ammuina, di venerata memoria. Anche i nostri politici parlano tutti di vittoria schiacciante e insperata, dimenticando che qui non vince più nessuno anche perché il futuro è pesantemente offuscato proprio dalla loro presenza. Invece di parlare della esigenza dei sacrifici per tutti si continua a proporre illusioni impossibili da realizzare, allora dov'è la vittoria forse è solo nella menzogna. Speriamo bene e prepariamoci a tempi ancora più difficili questo deve essere il messaggio elettorale vincente ma lo avete sentito in bocca a qualcuno? A me pare di no. Sì, i giovani meriterebbero più spazio, ma se gli anziani non si mettono da parte dove lo devono recuperare questo spazio. Occorre ascoltarli di più, valorizzarli di più, cogliere la bellezza della loro presenza, rendere più bella la realtà proprio grazie alla loro presenza. Beh, devo ammettere che anche io ho delle persone che stabilmente mi sono accanto sia per le emergenze artistiche, sia per quelle mediatiche, insomma non è che faccio tutto da solo, non ci riuscirei. Veri angeli custodi che proteggono e subiscono sempre, a fare sono loro a decidere il cosa e il come sono io, sono sempre a mia disposizione in ogni luogo dove sono stato, insomma una vera dedizione filiale e velata, per una volta sento l'esigenza di ringraziarli.

Ma Don Cono si riesce a seguire tutto quanto la Chiesa ci affida da custodire, certamente no, ecco perché è importante che i laici siano veramente corresponsabili dell'azione pastorale e non semplici esecutori d'ordini. Molti affermano che i laici non sono maturi, poi mi guardo attorno e mi chiedo, ma solo i laici non sono maturi. Se su tutto deve spandersi la misericordia di Dio, mettiamoci veramente tutti sotto questo

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manto e non solo quelli che vogliamo. La misericordia è la gratuità dell'amore che si accompagna con intensità a questo tempo liturgico. E' una bellezza di viva spirituale che non dobbiamo trascurare e dalla quale abbiamo molto da imparare. C'é una spiritualità che rende più belli nel senso più ampio del termine. C'é una bellezza che rende la spiritualità più accattivante e coinvolgente. Tutto ciò che è bello nasce da Dio e riconduce a Dio, ma la bellezza non ci appartiene, ci viene donata, ci emoziona, ma non possiamo possederla, ci deve possedere. Per poter riprendere con un senso di novità la gioia di vivere al servizio del Signore che ci affida tanta bellezza e che noi corriamo il rischio di sciupare con la volontà di possesso che si accompagna al ministero sacerdotale.

24 febbraio - Ma allora a che cosa serve un parafulmine? Nell'immaginario collettivo è quello strumento che in caso d esasperato maltempo serve a proteggere dalle intemperanze atmosferiche. Poi, però ho imparato che se è posizionato da solo non serve che ad attirare i fulmini, per cui vive un ruolo deleterio e non protettivo. Nel mio caso specifico in realtà non è così, perché comunque l'effetto è quello di proteggere chi correrebbe il rischio di essere colpito, ma non essendoci una rete di assorbimento, mi chiedo quale è l'effetto sullo strumento stesso, visto che comunque ottempera al suo ruolo deviante? Forse mi preoccupo del nulla, magari occorrerebbe preoccuparsi del pregare di più, perché chi è capace di assorbire ogni cosa è solo il Signore, forse alcune volte ci si vorrebbe sostituire, o più semplicemente lo si evita e questo non aiuta a vivere soprattutto le tante situazioni scomode che comunque siamo chiamati ad affrontare. Camminare con Gesù comprendendosi nella parte del Cireneo di turno, il problema è proprio questo essere non di turno ma costantemente presente che genera appesantimento. Magari il mio peso dipende da questo incarico. Chissà, può anche darsi. Eppure tutto era cominciato nel migliore dei modi, un incarico di tutto riposo sul turismo, poi non sempre si comprende il perché, uno dopo l'altro siamo tornati punto e a capo.

E' il ministero di Vicario, o più semplicemente il mio modo di esercitarlo, che poi altro non è che la proiezione del mio modo di leggere la vocazione, lineare, trasparente, essenzialista, non attendista, deciso e immediato nell'affrontare le situazioni. Per molti che aspirano ad esserlo ma non lo sono ancora è un ruolo inutile, in realtà io ritengo che sia molto utile al Vescovo, anche perché gli permette di vivere in modo più sereno le relazioni scomode, che non sono poche e anche di affrontarle più serenamente in seconda battuta, cioè dopo che l'effetto devastante è esploso. Non è sempre facile leggersi in questo ruolo sostanzialmente scomodo, non è sempre facile accettare le incomprensioni che ne derivano anche perché la gente veramente si accanisce su di te, d'altra parte non può mica mettersi contro il Capo vero, meglio prendersela con il facente funzioni nella presunzione di aver detto tutto a chi di dovere.

Altri preferiscono curare l'ordinario, senza stress per se stessi e per gli altri. Altri ancora pensano ai propri interessi familiari insomma è un ruolo di comodo, sempre innovativi a parole, ma nei fatti terribilmente monotoni e ripetitivi, tutto deve girare attorno a se, anche questa è una vocazione. D'altra parte sappiamo bene che i doni dello Spirito sono tanti e variegati. La cosa sicura è che bisogna pregare molto, altrimenti sei fregato, anche perché l'accanimento alcune volte è veramente esasperato, ma si prega s tutto passa in tempi brevi, magari un po' dispiace di essere oggetto di tanta cattiveria, ma pazienza, certo in un futuro eventuale processo di beatificazione non ci sarà proprio speranza di essere promosso.

Non pensavo di salire così spesso in collina, ma anche ieri mi sono inerpicato per dare un po' di conforto al grande dimenticato, sempre immerso nel suo dramma, circondato da una grande solitudine, dalla quale lui stesso stenta a decidere di uscire, però sostanzialmente migliorato nel morale e nella capacità di relazione di fronte al dramma subito. Non è facile dover ricominciare in modo innovativo, ma purtroppo alcune volte ci viene richiesto dall'esistenza e bisogna farlo. Siamo nella fase elettorale, con tutti questi volti

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nuovi che si sono presentati, c'é solo l'imbarazzo della scelta anche perché sono gli stessi di sempre, e anche chi si presenta come la novità può semplicemente essere il più vecchio del corso.

E' l'arte di chi sta bene seduto, dispiace essere ridotti in questa situazione, ma l'Italia è il paese del bel tempo, per cui la capacità di impegno è affidata ai volenterosi, mentre la gran parte dei seduti è composta da raccomandati. E se uno è raccomandato non deve lavorare deve accontentare chi lo ha raccomandato per il cui il lavoro è già dimezzato in partenza. Solita analisi disfattista? Voglio sperare che sia così. Certo quando poi leggiamo tutti sacrifici che hanno fatto tantissime persone per costruire la speranza del futuro per la nostra Patria, un po' dispiace. Ma ogni cosa è segno del tempo che scorre e ci coinvolge, è il mistero del futuro che si costruisce anche attraverso i drammi del tempo presente.

Si va avanti con entusiasmo, si comprende anche meglio il perché della scelta del Santo Padre, più si ascoltano i romani e più ci si rende conto delle poltrone nelle quali si vive la Quaresima. Forse è vero sono troppo rigido, e questo, in una società comodosa come la nostra, corre il rischio di non andare bene a nessuno. Riflettendo bene è così, la gente cerca clienti mentre io vorrei avere accanto i testimoni, che non convergono verso il parroco ma con il parroco procedono per come il Signore chiede di vivere per rendere presente la Chiesa oggi. Non è un discorso facile anche perché in realtà non è facile far capire alla gente che cos'é la Chiesa anche perché sono veramente tanti i modelli di Chiesa che vengono proposti già all'interno della Chiesa Cattolica, non parliamo delle tante esperienze di ecclesialità dei gruppi e dei movimenti. Si corre veramente il rischio di perdere di vista l'essenziale. Anche se non è facile occorre comunque cogliere la bellezza della diversità, che comunque arricchisce. Spesso si stenta a cogliere come un dono ciò che la Chiesa presenta come un dono e questo impoverisce perché si riduce l'esperienza ecclesiale ai propri capricci, per cui va bene ciò che piace a me.

19 febbraio bis - Dopo un lungo giorno, nella notte, vado a chiudere ciò che avevo cominciato nel buio dell'alba. Appena concluso l'annuncio della Quaresima delle Comunità Neocatecumenali, dovrei esprimere un parere, ma forse non è opportuno anche perché sarebbe troppo articolato e l'orario non lo consente. Oggi avrei voluto chiedere a Sonia, ma tuo fratello (aspirante missionario OMI) che cosa ci fa in Sudan, la domanda mi nasceva leggendo i suoi reportage, attraverso i quali cerca di farci emozionare con sensazioni sempre nuove che noi stentiamo a cogliere dalle nostre parti. Poi il Signore alla conclusione di questa lunga giornata mi ha donato la risposta senza dover scomodare l'affettuosa sorella. Dalla decomposizione del vecchio viene generata la novità del futuro. Forse è proprio così, l'Europa cristiana vive il suo declino, al di la delle tante nobili iniziative e generosità, ma è il cammino della storia che prosegue il suo corso. A nazioni vecchie, sempre più chiuse in se stesse anche per mancanza di energie da spendere, si sostituiscono quelle giovani e il mondo dei giovani si chiama Asia, Africa e America latina.

Lo sperimentiamo anche come Chiesa il ringiovanimento del mondo ecclesiale parla la lingua del terzo mondo. Facciamo finta di non accorgercene, ma anche nella nostra diocesi la presenza del clero e delle religiose straniere aumenta sempre di più, e con questa presenza arriva anche dalle nostre parti un modo totalmente nuovo di leggere la Chiesa. Siamo troppo appesantiti di noi stessi, dalla gran quantità di beni, di cose da organizzare per cogliere la mole di quanto sta accadendo ma i segni sono chiari ed evidenti davanti agli occhi di tutti. Accade come quando il profeta incoraggiava a guardare l'opera che stava compiendo, mentre il popolo continuava a vivere dei ricordi che appartenevano ormai solo alla storia. Anche la vita della Chiesa deve essere colta in questa novità anche perché la Chiesa non si vuole arrendere ad essere colta come una manifestazione della vecchia Europa, ma come la novità di Dio nella storia di oggi che si manifesta in modo giovane attraverso le giovani generazioni cristiane.

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E' vero, la preghiera vivifica in modo sempre nuovo la dedizione al Signore e alla comunità ma quando uno arriva a sessanta anni, e tanti leader in tutti gli ambiti politici e religiosi non desistono neanche dopo gli ottanta, basta guardare i tanti candidati alla cosiddetta nuova tornata elettorale, si fa veramente fatica ad essere la speranza del futuro della storia, di gioire con gli altri, o più semplicemente di sentire l'esigenza di stare insieme con gli altri. Ci sono linguaggi diversi che non possono appartenere che alle nuove generazioni, anche se noi ci sforziamo di scimmiottarne gli atteggiamenti. E' un mondo totalmente diverso che dovrebbe vederci dalla parte degli alunni mentre invece su molti temi, in modo molto autoreferenziale, giochiamo a fare i docenti. Ma lo Spirito continua a soffiare e soffia dove vuole, è il dono della perenne giovinezza della Chiesa che noi dobbiamo imparare a coglier per come il Signore dona di esserne presenza. magari è una presenza talmente nuova che noi stentiamo a coglierla come nostra esperienza ma quello che conta è che sia manifestazione di Dio.

Ho capito che è per questo che Gianluca si trova in Africa. Lì sta nascendo un modo nuovo di essere presenza di Dio e lui impara a leggerne i segni. Dovrà poi tradurli in esperienze di evangelizzazione, un modo giovane, esuberante, intenso di vivere lodando il Signore da proporre a comunità che vivono il tutto in modo più rituale e progettuale. Persino i gruppi e i tanti movimenti e associazioni, che pure vitalizzano la vita delle comunità, si vanno sempre più ritualizzando e conseguentemente atrofizzando. Si riuscirà a cambiare? Certamente si, anche se non appartiene a noi la gioia del protagonismo, ma a Dio. Si, ci può stare. Può anche essere, d'altra parte è la perenne scommessa dello Spirito Santo che cerca sempre vie nuove per vitalizzare la speranza dell'uomo, anche per il nostro tempo. Anche nelle nostre comunità.

19 febbraio - Capita, questo ai diversi livelli di partecipazione, l'incontro con Gesù come sempre attira le situazioni più disperate e stravaganti, come anche le marginalità più esasperate. Capitava anche mentre era in vita, le folle che lo cercavano per la gran parte speravano che potesse risolvere i loro problemi, per cui anche leggendo i Vangeli ci si accorge facilmente che al momento dell'esaltazione vedendo i segni che compiva segue sempre il nascondimento e l'abbandono dopo la spiegazione della finalità della missione. Molto spesso ancora oggi accade lo stesso, con un aggravante che è determinato dal ruolo educativo che nel frattempo l'essere Chiesa ha generato, cioè avere un ruolo sociale ed ecclesiale che alcune volte diventa sostitutivo del crescere come Discepolo del Signore, per cui molti cercano di ricavare un proprio regnetto, farsi strada, conquistare posizioni sugli altri, nel quale fare da capetti rionali, anche perché si cerca di trasformare la vita della comunità a misura della propria ambizione e anche dei propri limiti personali.

Nel tempo di Quaresima, i penitenti dovrebbero affluire all'Altare della Misericordia, proprio perché la coscienza del peccato spinge ad espiare il proprio dramma proprio ai piedi della Croce, invece emerge un atteggiamento di rifiuto di responsabilità nel quale va a prevalere l'ambizione invece dell'esigenza della purificazione. E' evidente che più si sale nella scala delle responsabilità sociali ed ecclesiali più si corre il rischio di essere vittime di questo meccanismo, anche perché aver acquisito un ruolo spesso genera la presunzione di essere il ruolo, il che esprime bene il fallimento interiore della persona che lo ricopre. Altre volte abbiamo parlato del delirio di onnipotenza che si accompagna ad alcune situazioni istituzionali, nelle quali uno pensa di poter fare come vuole. In realtà anche questo può accadere anche perché chi ha responsabilità spesso alliscia invece di correggere coloro che gli sono affidati, questo atteggiamento genera una sudditanza clientelare ma non aiuta certamente a crescere nel discernimento cristiano, perché prevale, come atteggiamento di fondo, la volontà di dover piacere a chi comanda perdendo di vista la volontà di Gesù Cristo.

In questa presunzione di inappellabilità comportamentale, vivendo di presunzioni personali, può capitare che si sbagli e, alcune volte magari si sbaglia di grosso, Ma anche in questo caso, non sempre prevale

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l'umiltà di accettare il periodo di purificazione e se è necessario anche di detronizzazione, che è la naturale conseguenza del peccato commesso, ma ci si appella alle potenzialità del ruolo che purtroppo si riteneva fosse l'elemento assolutizzante la propria esperienza vocazionale. Insomma un fallimento generale. Beh, vedete, purtroppo gli uffici, gli ambienti di potere e via a seguire sono pieni di persone che hanno come unico compito la realizzazione di se, anche se lo vivono in situazioni di cui non testimoniano in nulla con la loro vita la loro appartenenza. La missione che il Signore ci affida rimane sempre quella di generare fiducia nella persona, ma non dobbiamo mai dimenticare che il fondamento della fiducia è la Croce di Gesù Cristo non la propria presunzione di essere questo o di essere quello perché io faccio questo e faccio quello. E via a seguire, la casistica è molto variegata. Insomma il proprio spazio lo si deve cercare sul Calvario accanto a Gesù in croce e non su troni e tronetti sui quali decantare il nulla di se, che a lungo andare determina l'allontanamento di tanti fratelli dall'amore di Dio.

La quaresima diventa perciò il tempo prezioso della conversione, dell'accettazione della prova, del proprio ricominciamento anche ripartendo da ruoli più marginali, d'altra parte perché uno dovrebbe istituzionalizzarsi in modo esasperato, quello che conta è vivere la Sequela Cristi per come il Signore ci dona, alcune volte nell'esaltazione altre volte nell'annullamento di se. Se lo facciamo per il Signore non cambia proprio nulla, certo se uno vive per se stesso ne intercorre un abisso. Ma solo perché non può pavoneggiarsi e deve anche stare più attento perché non tutti i fallimenti vengono perdonati facilmente. Queste situazioni fanno anche capire la grave responsabilità che è affidata a chi ha la gestione del ministero nella Chiesa, e ai vari livelli, siamo coinvolti tutti, cominciando dal ruolo di genitori per finire al Santo Padre, senza saltare assolutamente nessuno anche perché sappiamo bene che tutti concorriamo ognuno per la sua parte alla costruzione del Regno che il Signore ha affidato alle nostre fragilità.

Ma la fragilità è prima di tutto interiore, come sempre ascoltiamo, la povertà più grande è la poca fede, questo non sempre lo si comprende ma certamente lo si sperimenta frequentemente. Se uno perde di vista la via della fede, qui non parlo del livello della pratica religiosa di cui comunque si può anche fare a meno, almeno per un certo periodo, ma senza fede non si va da nessuna parte. Allora avere fede cosa vuol significare. Prima di tutto mettere Dio al centro della propria vita, mettendosi in modo serio e convinto a lato. Questo vuol dire che qualunque cosa faccio non devo mai decidere per come piace a me ma per come vuole Lui. Questo sempre altrimenti non ci si trova sul piano della coerenza. Avere fede significa non dubitare mai del fratello, ma solo imparare a cogliere nella vita dell'altro le fragilità piccole e grandi, che poi generano atteggiamenti infantili e presunzioni anche se in età adulta. Non stupirsi mai della non coerenza del fratello che molto spesso è solo conseguenza del modo in cui ha speso la sua vita. Come anche è sbagliato dare ruoli di responsabilità a chi vive il fallimento della propria storia di fede, anche perché farebbe emergere quello di cui ho parlato sopra.

Molti chiedono attenzione sulla propria vita, dimenticando che questo è da chiedere a Dio, solo Lui può essere sempre attento alle mille situazioni di fragilità che quotidianamente si accompagnano alla storia di ciascuno di noi. Allora quale è il nostro ruolo, semplicemente quello di vivere ed educare all'incontro con Dio, facendo emergere dalla propria vita tutte le energie che il Signore mi ha donato e che io sono chiamato a spendere per gli altri e a non tenere per me stesso. La responsabilità più grave è quella di essere una presenza di verità in una società di menzogna, purtroppo bisogna avere anche il coraggio di richiamare e di correggere, anche se altri, con i quali comunque ti trovi a dover cooperare, pensano solo ad allisciare coltivando se stessi e la propria sete di potere. Ma si riesce sempre? Io penso di sì. Basta non distrarsi dalla preghiera, dalla gioia di vivere sempre al servizio degli altri, dal non pensare mai al proprio tornaconto. Ricetta semplice e gratuita di serenità cristiana per Educare alla Vita buona del Vangelo per il nostro tempo.

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18 aprile - Ma perché fare le Via Crucis per strada, anche mentre imperversa il maltempo. Ritenga che si un retaggio della mia esperienza scouts, sia come sia non ho mai trascurato di farle, alcune volte anche sotto la neve o con violenti acquazzoni, forse la più dura è stata lo scorso anno in quel di Sagarote, ma forse è per il peso dell'età che l'ho avvertita pesante. Ieri sera non male, sia come clima era quello degli ultras, sia per la partecipazione. Diciamo buona, senza fare troppo gli schizzinosi, per la preparazione non dedico molto tempo, anche perché è il primo anno, per cui cerco di capire chi si muove e chi semplicemente dice, che ci si deve muovere. Intanto abbiamo vissuto un momento molto bello di partecipazione popolare anche nel pomeriggio, magari per i più pigri, con la Via Crucis seduta proposta in parrocchia. Ma cosa suscita oggi nei cuori dei fedeli vivere il cammino della sofferenza di Gesù? Non è una domanda facile, la speranza è che non resti tutto una semplice tradizione.

L'importanza del come, avrà inizio con il nuovo anno pastorale da condividere con chi sopravvive a questa prima fase di marce forzate. Il perché è semplice occorre dare dei segni di affezione alla sofferenza di Gesù soffrendo come Gesù e soffrendo con Gesù. Il per strada corrisponde a quella pastorale estroversa tanto volte declamata e così poco praticata del vivere la fede nei luoghi qualunque della vita quotidiana: le strade, le piazze, gli stadi. Ma Don Cono se è questa la volontà della Chiesa perché non si vive in tutte le comunità, cari figlioli è il mistero della Chiesa che programma e che poi non fa in tempo neanche a leggere quello che ha proposto. Ma a mio pare più semplicemente lo fanno tutti ma in modo virtuale, o più elaboratamente velato dal desiderio di poterlo vivere prima o poi.

Durante il mio ministero presbiterale a Verbicaro, parlo di quasi trenta anni fa, tra le tante esperienze positive ho avuto la fortuna di fare la conoscenza di Mons. Raimondi Vescovo di Crotone - Santa Severina in pensione, per la fase finale della sua missione terrena scelse di abitare con la sorella e la nipote, in un grande caseggiato nella piazza del Piano. Quelle rare volte che andavamo a trovarlo da solo o con parte della comunità, ci accoglieva con una grande disponibilità e ci raccontava volentieri vari aneddoti del suo ministero episcopale. Ma come mai vi racconto di questo, è semplice, finalmente ho capito perché restava sempre quasi totalmente raccolto su una stufa a termosifone. Non ne avevo mai capito il motivo, ma adesso che ne ho sperimentato gli effetti sono contento di non averglielo mai chiesto.

Sabato è stata una giornata incredibilmente intensa e piena di vita spirituale, d'altra parte la Quaresima non delude mai le aspettative, e siamo solo all'inizio. Sono stato sollecitato a vivere varie esperienze ministeriali. La più significativa in quel del Papasidero, una terra amata dal Signore e ricca di vocazioni, che non vive un oggi rigoglioso ma che continua a voler essere presente nella storia finché le sarà consentito. No, non sono andato lì per una Route con la Branca R/S, altri tempi veramente gloriosi, quando si attraversava Scopano a piedi e si scendeva al paese attraversando le sorgenti di Santo Nocaio, In questa occasione si intitolava l'Istituto comprensivo al Generale dalla Chiesa ed io ero lì per rendere presente il Vescovo. E' stata organizzata una cerimonia molto semplice, ma nello stesso tempo coinvolgente. Presenti le massime istituzioni provinciali dell'Arma dei Carabinieri, presente anche Simona, la figlia del Generale martire della lotta contro la mafia. Presenti anche molti Sindaci del comprensorio, insomma tutto molto bello.

Canto dei bambini della scuola alla Virgo Fideles, preghiera del Carabiniere, brevi discorsi orientati a far comprendere il significato di quello che stava accadendo, il parroco Don Ezio ne ha approfittato per parlare in modo più elaborato del suo lungo ministero (ventitré anni) in questa comunità. Benedizione della targa commemorativa e velocemente ho ripreso la tortuosa stradina che si accompagna al serpeggiare del Lao, itinerario indimenticabile di bellezze paesagistiche e di campi scuola per anni. Ho attraversato Santa Domenica Talao, senza potermi fermare, anche perché come spesso accade si vive in fretta e il tempo è

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tiranno. Breve riposo e di nuovo in macchina per raggiungere Fagnano la terra di Don Salvatore, una delle grandi menti della nostra Chiesa diocesana, lo dico ma solo perché a lui so che non piace, per cui io sono contento di fare il contrario, come d'altra parte ho sempre fatto. La montagna era ancora innevata per cui in tutto il viaggio ne ho goduto le caratteristiche nel periodo più bello dell'anno.

Mi sono preparato abbastanza bene, anche perché conosco bene la sua voglia di fare bene, anche la manifestazione preparata in occasione della giornata per la vita è stata organizzata in modo puntiglioso dagli scouts, poi mi hanno detto che lui non c'era e quasi quasi me ne volevo andare via. Ma ormai eravamo lì, tutto è stato abbastanza significativo anche perché ha aiutato a cogliere il valore della corresponsabilità dei laici, che Don Salvatore ha sempre portato avanti con vigore. Insomma tutto si è sviluppato secondo il previsto, mi hanno detto che io ho parlato tre quarti d'ora, ma vi garantisco che non me ne ero proprio accorto. Poi lentamente ho ripreso la strada della montagna e ho recuperato il rientro a Scalea. Dimenticavo di comunicare che ero febbricitante dal giorno precedente, diciamo che ho vissuto il tutto come un hyke orientato alla verifica delle mie capacità di resistenza alle contrarietà esistenziali.

Anche la Domenica è stato un vero dona della Grazia di Dio vissuta come una lunga giornata di spiritualità durante la quale abbiamo gioito nel condividere prima di tutto l'Eucaristia abbastanza serena ed esuberante, poi nel pomeriggio con in catechisti abbiamo preparato gli itinerari di formazione quaresimale per aiutare i ragazzi a cogliere questo tempo come necessario alla verifica della loro disponibilità a crescere con il Signore e come il Signore per correndo il deserto, come luogo privilegiato dell'incontro con Dio e della scoperta del grande dono della carità. Rimane sempre i girono più bello da condividere con fratelli che il Signore non manca di mettermi accanto. Oggi invece abbiamo goduto della compagnia di alcuni ammalati che non si stancano di decantare tutto il bene vissuto in compagnia di mia madre e che chiaramente attendono da me una maggiore disponibilità alla condivisione della loro sofferenza e solitudine. Speriamo bene, speriamo bene.

Per il resto ancora immerso nelle carte di ogni tipo, processi matrimoniale, tasse da pagare, eredità della parrocchia, avvisi di varia natura e poi a seguire sopralluoghi ai vari luoghi della comunità. Tanta gente che avverte l'esigenza di parlare con il parroco. E' inutile dire che anche questi sono i doveri di stato, sapete bene che io sono essenzialista, insomma se non è indispensabile ne faccio a meno, anche se in alcune occasioni magari si auspicherebbe una liberazione dall'alto. che sembra non arrivare mai. E' proprio così anche Gesù si sforzava di stare per i fatti suoi ma la gente lo cercava e Lui continuamente doveva mettersi a loro disposizione. Vi ho dato l'esempio perché anche voi lo seguiate, ce lo ripete con insistenza, io non lo ascolto nemmeno anche perché me ne manca il tempo. Insomma va tutto benissimo, ci si risente alla prossima possibile. A proposito ho visto tantissimi innamorati e anche qualcuno deluso, ma sono di più gli innamorati, meno male.

14 febbraio - San Valentino, questa ricorrenza per molti suscita ancora delle emozioni, per la gran parte è una data da dimenticare, altri ancora ne sviliscono la presenza nel calendario auspicandone la cancellazione. Ammettiamolo pure, è un giorno molto bello per tutti gli adolescenti, magari anche per questo viene presentata per alcuni aspetti in modo sdolcinato. D'altra parte se vogliamo guardare delle persone innamorate occorre imparare dai nostri adolescenti che ancora impazziscono, magari solo per alcuni momenti, per l'altro. E' un mondo gioioso quello degli adolescenti, non perché non abbiano problemi loro, semplicemente si sforzano in tutti i modi a metterli da parte, anche se noi adulti facciamo di tutto per angosciarli sempre di più. Il loro vero hobby è l'innamoramento e lo fanno in modo assoluto, al punto che ogni coppietta è un film diverso, irripetibile, da incastonare nella memoria. Beh, come ogni film non dura generalmente molto a lungo anche perché potrebbe scadere nella noia ripetitiva. Ma per il tempo che dura

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diventa il valore sul quale sognare e costruire speranze sempre nuove, chiaramente irrealizzabili immediatamente, ma comunque capaci di far sognare per un poco. Chiaramente occorre anche voler sognare, averne la capacità, magari anche la possibilità.

Generalmente tutto questo accade tra le grida di disperazione dei genitori che non riescono più a capire come mai il loro figlio/la loro figlia sia diventata così diverso/a in pochi momenti. D'altra parte chi si ricorda più i propri primi amore che sanno ormai di preistoria. Non è una norma generalizzata, anche perché ho visto persone veramente innamorate anche in età più adulta, il vero problema della tiepidezza è da cercare nei tanti problemi esistenziali che tolgono la gioia a quelle relazioni molto belle, che spingono a coniugare la propria vita in due e non più da soli. Alcune volte l'esistenza toglie realmente ogni gioia di poter continuare a sperare in un qualche cambiamento, quando si stabilizzano i problemi economici è un dramma per tutti. Anche amori veramente spettacolari si intristiscono. Anche per questo la passione nei nostri giovanissimo diventa più esclusiva, è quel rapporto che resta nella memoria anche quando il modo di vivere, erano i tempi della spensieratezza e rendere tutto così, non so come.

Adesso basta con questi temi mielosi, anche perché normalmente gli innamorati si tengono lontani dalle parrocchie, cercano spazi più riservati, personalizzanti. Anche se le eccezioni non mancano. Che giornata è stata? Molto bella, pellegrinaggio nel nulla al grande centro con veri momenti di relax progettuali e riletture senili del nulla del proprio fare. E' proprio vero che molta gente avverte l'esigenza di tornare sempre indietro, illudendosi di andare avanti. Ancora di più demolisce i ponti costruiti con fatica e poi cerca di ricostruirli come se non fossero mai esistiti. Atteggiamenti schizofrenici? Veramente tanti, in qualcuno è uno stile di vita permanente, però evidentemente funziona anche perché è sempre lì a pontificare il nulla. Ci si gode un po' di comunione sacerdotale, nel frattempo l'Ambone è quasi ultimato, la Quaresima scorre serena senza particolari ambasce, insomma si guarda avanti con fiducia e gioia. I ragazzi fanno la loro parte nel rendere più gioiosa la vita parrocchiale. Insomma perché lamentarsi se non ce n'é motivo?

L'unico dubbio che sollecita la mia curiosità è la possibilità di avere del pane sguallarato, fino ad oggi non mi era mai capitato di acquistarne. Però da informazione ricevuta da gente che sa bene queste cose, sembra che in alcune panetterie nei dintorni della parrocchia, sia molto presente. Vi sarete resi conto che per molti la Quaresima è già terminata e si guarda già alle funzioni pasquali. E' la mia prima Pasqua a Scalea, dopo veramente tantissimi anni, forse sono più di trenta. Come sarà? Come sempre non ho molto tempo di pensarci, certo in una parrocchia di nuova fondazione alcune cose caratterizzanti gli ultimi quattordici anni mi saranno risparmiate. O forse no, chi può dirlo. Lo dico io, anche perché farò di tutto per non far appesantire la vita della comunità da cose ormai superate dalla storia, visto che questa comunità ha solo trenta anni. Chiaramente questi sono i propositi, intanto mi hanno già detto che prenotano circa mille panini, speriamo non di quelli di cui sopra. Certamente sarà una Pasqua vissuta in modo diverso, ma non diversa, anche perché al centro è sempre la Risurrezione di Cristo.

13 febbraio - Anche quest'anno il Signore ci ha dato la gioia di iniziare la grande Quaresima. Altre volte ho affermato che il Mercoledì delle Ceneri da' la misura del senso di partecipazione alla preparazione della Pasqua, e generalmente è proprio così. E' evidente che il Parroco tiene sempre d'occhio il coinvolgimento dei parrocchiani non quello dei turisti, per cui è scontato che occorrerà lavorare molto per una maggiore coscienza del significato della Pasqua del Signore nella nostra vita personale e per coloro che ci stanno accanto. I valori della Quaresima non sempre sono compresi nella loro bellezza, anche perché, generalmente abbiamo maturato una comprensione negativa della penitenza, del digiuno per cui ne trasmettiamo una comprensione formalistica, superficiale o più semplicemente tradizionale. Ammettiamolo pure, ormai la Quaresima tradizionale è definitivamente morta, anche nei cattolici praticanti, anche quelli

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ultras se devono partecipare a una festa in quaresima vi partecipano senza farsene scrupolo eccessivo e poi ormai nessuno confessa di non aver fatto penitenza o digiuno il venerdì, dei due l'uno, o tutti vivono con attenzione o nessuno pone più attenzione.

La presunzione della Chiesa è che questo periodo dell'anno liturgico, conformandosi all'azione di Gesù, resti un tempo di profonda conversione interiore, da realizzare proprio grazie alle azioni proprie di questo tempo. E' bene ribadire che la penitenza non è fine a se stessa ma alla moderazione dei capricci e dei vizi personali, insomma occorre mortificare ciò che ci piace di più. E non per un gusto masochistico dell'esistenza ma semplicemente per riappropriarci del nostro corpo e della nostra mente senza assecondare le tante passioni che spesso la fanno da padrone nella nostra vita. Il digiuno non è una occasione di vanto nei confronti degli altri, ma va compreso come un togliere dalla propria abbondanza per sostenere l'indigenza degli altri. Per cui il digiuno va verificato sulla carità che ne deriva. Non può essere colto come un narcisismo spirituale, ma come una crescita nella sensibilità con cui mi relaziono ai bisognosi ai più poveri. Mentre invece la preghiera è orientata alla vita di santità, per cui è bene che non prevalga il quanto, ma il come, fare in modo cioè lentamente, gradualmente ma costantemente il mio modo di vivere sia sempre più orientato a Dio, rimuovendo tutto ciò che distrae dall'incontro con Lui.

Per alcuni aspetti ci viene chiesto di vivere da extragalattici, in una società sempre più orientata al consumismo adesso è per vincere la crisi, noi continuiamo a proporre la mortificazione di se per superare al crisi. Certo c'é chi guarda ai bilanci e chi guarda alla crescita della persona. Ma è proprio in questo che dobbiamo entrare in crisi, troppo spesso neanche noi guardiamo alla persona e le cose le viviamo per il gusto del fare e non tanto per il senso dell'essere. Dobbiamo imparare a sentirci isola, senza cercare di esserlo ma con la chiara esigenza di tutelare se stessi e i propri valori, per cominciare a comprendere e a far comprendere il valore di ciò che siamo. Questa preoccupazione riguarda anche i valori intrafamiliari, dove spesso alla pratica esasperata di alcuni corrisponde un disimpegno totale da parte degli altri componenti la famiglia stessa. Spesso i due atteggiamenti sono determinati da protratte distrazioni educative che per anni restano velate e che si colgono solo quando diventano scatenanti reazioni di contrapposizione.

Ecco perché la Quaresima deve essere valorizzata nel suo nucleo essenziale di attenzione alla persona, di ogni persona a cominciare da se stessi. Ciascuno di noi, d'altra parte, vive in una società che ci ignora, per cui tutti corriamo il rischio di percepirci alla deriva anche da noi stessi. E' perciò importante ricomporsi, comprendendosi preziosi e non tanto per quello che facciamo, ma per il fatto di essere amati da Dio e sollecitati a vivere in modo sempre nuovo il dialogo con Lui. Oggi il signore ci dona di ricominciare in modo nuovo, si parte dall'annullamento di se, con l'imposizione delle Sacre Ceneri per ricevere un annuncio di liberazione e di speranza che ci chiede di essere protagonisti: Convertiti e credi al Vangelo. Tutto dipende da come noi corrispondiamo a queste sollecitazioni, dipende da questo convincimento interiore, quindi non da eventuali condizionamenti esteriori, anche il come poi riusciamo a trasmetterle agli altri.

Come sempre non vale nulla quello che eravamo, occorre sempre guardare alla novità del futuro e coglierci interamente immersi in questa novità. L'obbiettivo che il Signore affida alla Chiesa, è quello di donarci di vivere un tempo di grazia, capace di restituirci totalmente rinnovati all'oggi della storia. E' proprio attraverso la nostra presenza totalmente rinnovata, che la comunità degli uomini avverte la bellezza di sentirlo presente ancora oggi nella tante situazioni che siamo chiamati ad affrontare con coraggio ed entusiasmo. Perché non provare a cominciare per essere più liberi da se stessi, per guardare con più attenzione agli altri. E' vero, può anche accadere che non tutto proceda per come possiamo immaginare o sperare, però intanto è bello averci provato almeno una volta nella vita.

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12 febbraio - "Sono un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore". Con queste parole il Santo Padre si presentò nella veste di successore di San Pietro, nel giorno della sua elezione. Forse non tutti diedero credito a questa affermazione, anche perché era già molto conosciuto per il rigore con il quale aveva vissuto l'impegno come Prefetto per la Dottrina della Fede. Ma come spesso accade nella dedizione alla missione, la Sua nomina a successore di San Pietro quale nuovo Vescovo di Roma, ha dato modo di cogliere un nuovo volto, cosa che forse ha stupito anche lui, che più volte è tornato su questo cambiamento che ha accompagnato il suo ministero petrino. Così abbiamo avuto l'opportunità di godere dei suoi insegnamenti, cosa che ha stupito di meno data la sua fama di comunicatore e di pubblicista. Ha essenzializzato gli interventi del magistero pontificio espressi sempre con semplicità e linearità, quasi totalmente convergenti sul valore della Carità, quale elemento coagulante il messaggio cristiano per una testimonianza credibile della Chiesa nel nostro tempo.

Ma quello che forse ha stupito la gran parte dei fedeli e non, è stata la sua volontà di percorrere la storia con un entusiasmo che certamente non appartiene alla persona a questa età, pur nella coscienza chiara di un impegno difficile da vivere, si è donato instancabilmente affrontando viaggi apostolici anche molto difficili dal punto di vista politico e religioso, lo ha fatto sempre con la generosità innocente e gioiosa di chi si coglie in una dedizione totalmente nuova e che intende viverla con la passione che gli deriva dalla fede da comunicare a un mondo non sempre attento a questi valori. Il tema della Carità è stato trasmesso nelle sue diverse sfaccettature, suscitando anche incomprensioni e polemiche anche all'interno degli ambienti ecclesiali. Ma Lui ha perseguito con tenacia la missione che gli è stata affidata, alimentando rinnovate speranze di rinnovamento all'interno della Chiesa.

Forse è questo il capitolo più fragile del suo ministero petrino, forse si aspettava una maggiore disponibilità al cambiamento, oppure più semplicemente si è reso conto che con il passare degli anni faceva fatica a seguire con l'entusiasmo di chi vuole operare in modo puntuale e serio. Diciamolo pure le motivazioni scatenanti la scelta di interrompere il servizio non sono facili da cogliere neanche in quello che lui stesso ha scritto. Così, certamente se scrivesse altro per far capire meglio alimenterebbe certamente ulteriori inutili discussioni, i cosiddetti opinionisti non mancano neanche all'interno della Chiesa di Cristo. Come anche non mancano i giudici severi, chiaramente degli altri, che immancabilmente sparano sentenze sul come avrebbe dovuto o non dovuto agire. Da parte nostra sentiamo di dover semplicemente ringraziare Dio, per tutto ciò che ha saputo e voluto donarci in questi anni.

Merita anche attenzione e maggiore emulazione il suo modo più immediato, puntuale e quindi spendibile in tempi stretti di pensare la pastorale, che è andato sostituendo i piani decennali che spesso iniziano in gloria e che poi si perdono per strada. La sottolineatura di alcune tematiche specifiche: l'anno Paolino, quello della Parola, l'anno Sacerdotale, l'anno della Fede ci hanno permesso di approfondire in tempi stretti tematiche vitali per il ministero sacerdotale e la vita dei cristiani. Iniziamo il nostro cammino quaresimale con un po' di amarezza nel cuore, avremmo voluto sentirlo maggiormente accanto a noi nel pellegrinaggio della ricerca d fede che lui stesso ci ha chiesto di intraprendere, ma ha ritenuto di viverlo diversamente e questo appartiene alla sua scelta spirituale e alla sua capacità di discernimento. A noi rimane la gioia di aver potuto condividere con lui un breve tratto di sentiero, che ancora di più ci ha avvicinato al desiderio di vivere con tutti fratelli l'incontro con il Signore.

Ancora una volta ci ha incoraggiato a mettere al centro al persona, con la sua fragilità, la sua volontà, la capacità di fare scelte responsabili. In molte analisi tutto questo viene eluso, si guarda alle conseguenze, al precedente che si è creato, alla nuova interpretazione del ruolo, ma purtroppo ci si dimentica della persona che è il valore centrale della missione di Gesù Cristo. Per non parlare di tutti coloro che tirano in ballo le

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delusioni, i tradimenti e tutto l'armamentario di cui si riempiono pagine e pagine di rotocalchi e quotidiani, in realtà il Santo Padre conosceva benissimo le difficoltà del ministero petrino, per cui è evidente che queste analisi lasciano il tempo che trovano. Lui ha donato un modo nuovo di leggere il ministero di comunione che gli era stato affidato, non dobbiamo necessariamente condividerlo, ma certamente dobbiamo pregare perché continui ad essere sereno per come ha saputo viverlo.

11 febbraio - Memoria delle apparizioni della Immacolata a Lourdes, un invito alla conversione e all'impegno della preghiera, diventato quasi subito un pellegrinaggio della speranza e della sofferenza di tanta parte dell'umanità, bisognosa di sentirsi amata e accolta. E' stata una occasione privilegiata per ricordare ancora una volta Don Michele con il quale abbiamo condiviso questo pellegrinaggio pochi giorni prima del suo ritorno alla Casa del Padre. Volle viverlo integralmente anche se sofferente e visibilmente stanco, ma sentiva in cuor suo di doverlo vivere e così ha fatto per la gioia di noi pellegrini. Quella di Lourdes rimane una esperienza molto intensa di attenzione al mondo della sofferenza. Si rimane sempre edificati nel cogliere tanta capacità di accettazione della prova che il Signore chiede di accettare come parte integrante della propria storia spirituale. Per me sacerdote è sempre una occasione per riflettere la povertà della mia dedizione e l'incapacità di cogliermi nella disponibilità ad essere forte di fronte alla debolezza degli altri.

Ho dedicato del tempo alle opere caritative della comunità, stiamo cercando di impostare sulla via della carità la vita della parrocchia. Ci sono molte disponibilità ma non c'è una preistoria, per cui si tratta di costruire un modo sempre nuovo di vivere la propria fede, cercando non tanto la partecipazione rituale quanto e soprattutto la disponibilità all'accoglienza e alla ricerca del fratello. Come sempre sarà un successo, ma non certamente per meriti personale quanto perché questa è certamente la via che Dio indica come manifestazione del Suo amore. La missione che il Signore ci chiede di incarnare è molto semplice e lineare, dare speranza a tutti, in ogni ambiente e in ogni situazione. Magari non sempre ci riusciamo, ma sappiamo che è questo quello che il Signore si attende da noi. Come poterlo fare sempre, si riesce solo pregando, ci ricorda il Santo Padre che vivere la Carità non è una forma diversa di filantropia, ma un rendere presente una persona Gesù, che ci chiede di farlo incontrare con i fratelli che abbiamo accanto.

Cogliere la presenza di Gesù negli altri non è sempre facile da vivere, ma dobbiamo ammettere che alcune volte è difficile anche coglierla in se stessi. Questa condizione rende ancora più difficile percepirla negli altri. La verità è che vorremmo trovare negli altri gli atteggiamenti che noi non sempre viviamo, ne restiamo delusi allo stesso modo in cui loro restano delusi di noi. Perché ce ne stupiamo? Semplicemente perché guardiamo poco all'incoerenza della nostra vita e come sempre troppo a quella degli altri. Purtroppo più si sale nella scala sociale, più le relazioni si incattiviscono, soprattutto quando gli interessi economici aumentano. Allora è meglio restar ai livelli più bassi, certamente no, però bisogna essere pronti a sopportare ogni violenza con amore, altrimenti non si riesce ad accettare la prova che comunque siamo chiamati a vivere nella testimonianza coerente della della nostra fede. D'altra parte è anche opportuno che il cristiano sia presente in ogni ambito della società.

Ma si riesce a vivere onestamente anche negli ambienti più corrotti? Ritengo che non sia facile entrarvi conducendo una vita onesta, ma se per qualche sventurata congiuntura astrale questo accade, è evidente che nessuno può obbligare a cambiare stile di vita. Magari può essere più facile toglierti la vita, la storia è piena di martiri, diventati tali a motivo della rettitudine di una fede vissuta con coerenza anche in ambienti totalmente ostili. Abdicare nei momenti difficili non è sempre da leggere come una scelta secondo il Vangelo, ma si può cogliere la fragilità dell'esistenza e scegliere di non proseguire sulla via del martirio, che rimane un dono al quale non tutti sono chiamati ad aderire. L'effetto che ne deriva sulla comunità dei

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credenti, generalmente è inversamente proporzionato alla coerenza con la quale si testimonia la propria fede. Insomma criticano di più coloro che intrallazzano di più. Ai quali giustamente, dal loro punto di vista, sembra strano che uno per coerenza scelga di non fare come loro che comunque e con chiunque vanno sempre avanti.

Vivere donando se stessi è quello che ci ha insegnato Gesù, certo molti ne fanno una interpretazione molto diversa, però che la gratuità sia alla base della nostra religione non ci sono dubbi, che poi la gratuità non sia sempre diffusa è alla base della grande tristezza che spesso si percepisce all'interno delle comunità cristiana, dove la gioia non sempre vi alberga. La via per essere gioiosi è donarsi, senza mai lamentarsi. Ogni tanto vado in crisi interpretativa. Ma non è che io mi adatto la via da seguire per come voglio e poi penso di seguirla fedelmente solo perché l'ho scelta io? Certamente no, e lo posso affermare semplicemente perché la vivo con gioia, altrimenti di sicuro sarei molto più triste. Frate Francesco direbbe in questo è perfetta letizia. Una parte della parrocchia è in infermeria, l'altra sotto le coperte, qualcuno riesce a resistere e cerca di partecipare, io cerco di capire e i ragazzi vogliono gioire. Domani è tempo di pazzia, ma già oggi come pazziate non siamo andati niente male.

A questo punto ma Don Cono e sulle dimissioni del Papa non ci dite nulla? Solo cose positive, prima di tutto sono molto dispiaciuto perché ci ha sempre dato una serena fermezza con il suo magistero semplice, immediato e lineare. Poi ci ha tolto i volti dei politici di torno almeno per alcune ore, che saranno certamente rimasti amareggiati sentendosi surclassati da questa notizia negli spazi televisivi. Ancora, ai nostri giorni cosa rare anche per le cose vaticane, è riuscito a non far sapere nulla fino alla manifestazione pubbliche delle sue volontà. E infine ci chiede di pregare intensamente per la Chiesa che lui ha sempre amato e che certamente continuerà ad amare ancora nel suo nuovo stato di vita. Per il resto io sono all'antica e chiaramente non sono assolutamente d'accordo, per me il Papa deve morire al suo posto. Ma Benedetto XVI è sempre stato moderno nelle sue scelte e nel suo modo di vivere il pontificato, per cui ringraziamo Dio per tutto quello che ci ha donato e guardiamo avanti con fiducia, lo Spirito Santo non ha mai deluso nei doni con cui ha alimentato la speranza nel futuro. Certo che questa interruzione di pontificato, forse neanche Lui l'aveva preventivata.

10 febbraio - Una Domenica spesa a vivere l'opera di Dio nella bellezza del creato totalmente innevato, cantando con una assemblea liturgica timorosa del cattivo tempo. Ho avuto modo di cogliere la gioia di vivere una Domenica come persona normale senza alcun impegno di rappresentanza. Per cui lunga passeggiata nel pomeriggio, rischiarato da un sole luminoso e freddo, alla ricerca di emozioni che forse stento a valorizzare pienamente. Sono stato molto tentato a chiamare i latitanti del ringraziamento al Signore, ma poi il Signore mi ha dato il dono della gioia semplice e così ho vissuto un pomeriggio molto bello e armonioso all'inseguimento dei ricordi affettuosi di sempre. Fa anche bene vivere la gioia dei ricordi, senza necessariamente orientarli secondo i propri desideri, ma accogliendoli per come il Signore dona. Domani è una giornata veramente impegnativa, la Madonna di Lourdes ci chiede di fare memoria dei sofferenti, e sono veramente tanti coloro che si affidano alla nostra indegnità. Pensare a loro, protagonisti della fede nell'adesione alla Croce di Cristo nelle nostre comunità, ci impegna a dare un po' più di spazio alla preghiera e ad eliminare il lamento.

9 febbraio - Che cosa ci chiede il Signore, prima di tutto di godere per la neve che ci ha donato in abbondanza, cogliendola come un vero invito alla purificazione dei pensieri e delle azioni non conformi alla sua volontà. Il Signore ci dona di cogliere la bontà della sua presenza in tante situazioni che non sempre sappiamo valorizzare, ma che non dobbiamo smettere di perfezionare come comprensione del dono di Dio. Sono tornati i manifesti per le strade, i volti abbastanza noti che cercano di imbonire gli ascoltatori dei mass

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media, insomma in poche parole ritengo che siamo in prossimità di una nuova tornata elettorale. E' un po' la fiera della menzogna, ma purtroppo è un'altra delle tante cose che coloro che ci guidano ci hanno insegnato a vivere con la naturalezza delle cose necessarie. Per i candidati quello che è importante è promettere, in realtà anche per gli elettori conta ricevere delle promesse, tanto nessuno avrà modo di poter rinfacciare le inadempienze o la impossibilità di realizzare tutto quello che ci viene promesso, o peggio ancora saranno realizzate le classiche cattedrali nel deserto tanto per foraggiare gli amici elettori o più semplicemente i grandi elettori che gestiscono i pacchetti dei voti.

La democrazia è una dittatura più velata e quando degenera, come sta accadendo dalle nostre parti, diventa un vero totalitarismo ante litteram. Sempre gli stessi alla ricerca spasmodica di voti. La gente per moti aspetti è rassegnata al teatrino dei volti che fingono, forse un domani ne faranno dei monumenti incomprensibili come i totem dell'isola di Pasqua di cui nessuno riesce a comprendere pienamente il significato, è così anche per i tanti volti che ci vengono sparati nelle case per ore, nella speranza che tutto finisca in tempi brevi, così loro tornano ai loro affari più o meno leciti, e noi potremo goderci qualche film di qualità che adesso è necessariamente radiato dallo schermo altrimenti toglie audience ai cari politici. Forse a tutto questo non c'é proprio rimedio, si dice che è il male minore, ma che almeno non si continui a dire che è il governo del popolo. Anche perché sarebbe una menzogna troppo grande che nessuno riesce più ad accettare.

Noi intanto ci prepariamo a vivere la gioia della festa della pace che i bambini e i ragazzi ci proporranno questa sera, è stato un grande lavoro di animazione che la parrocchia può vivere grazie alla disponibilità dei catechisti e degli animatori. Ma anche alla disponibilità gioiosa dei ragazzi, che in circa trecento vivono la proposta catechistica. Si sono coinvolti, come solo loro sanno fare, con grande passione e gioia. D'altra parte sono veramente bravi, basta lasciarli fare ed esprimono il meglio di se, o per meglio dire trasmettono quello che naturalmente appartiene alle loro tante capacità. Nel frattempo si è affiancato il sole e come sole restituisce la capacità di uscire in modo spensierato. Intanto sembra per per la Domenica il presbiterio è agibile nella sua nuova veste liturgica, qualcuno si chiede se abbiamo finito con i lavori, a domanda facile risposta facile, è evidente che siamo all'inizio della riqualificazione dell'ambiente liturgico. La Chiesa è una realtà dinamica e non statica, per cui si adegua camminando nell'attenzione alle esigenze sempre nuove che ogni realtà viva fa emergere.

E' proprio questa realtà dinamica, lo Spirito rende sempre in modo nuovo tutte le cose, che questa sera abbiamo avuto modo di godere con la chiusura del mese della pace. Circa duecentocinquanta ragazzi hanno proposto alle loro famiglie e non solo, i valori della Pace che Gesù ha affidato alla Chiesa: l'accoglienza della vita, il dialogo tra i cristiani, il messaggio del Santo Padre. Tutto trasmesso attraverso canti, danze, rappresentazioni insomma i ragazzi hanno avuto modo di esprimere i loro carismi che troppo spesso nelle parrocchie sono mortificati con discorsi da grandi fatti a loro. Il loro linguaggio è soprattutto scenico e lo hanno fatto in modo spettacolare. La Parrocchia è il luogo della pace e non solo del rito o della comunità dei credenti, ma il luogo in cui tutti possono attingere un po' di speranza, per proseguire il cammino nella vita.

Non tutti colgono la bellezza di permettere ai giovani di trasmettere con il loro linguaggio, alcune comunità non ne hanno la possibilità a motivo delle strutture, ma occorre affermare che anche chi di strutture ne ha in abbondanza stenta a tenerle aperte se non durante gli incontri formativi, dopo di che tutti a casa propria. Questa situazione certamente svilisce il ruolo della Parrocchia che è quello di rendere viva la città, ma soprattutto di restituirle il suo volto più bello che è quello delle persone che si incontrano con gioia in un sincero clima di pace e di fraternità. Certamente tutto questo non si realizza con la bacchetta

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magica, occorrono persone che si dedicano con affetto e anche molto tempo alla formazione dei ragazzi, con una grande pazienza anche dei mariti, che, sbagliando, guardano con più distacco all'impegno formativo, ma questo in tutti gli ambiti formativi.

E' la prima volta che ho una parrocchia accessoriata con strutture adeguate all'accoglienza, ma in tutte le parrocchie dove sono stato non si è mai corso il rischio di annoiarsi nella prassi ordinaria, anche perché ho sempre cercato spazi di vita per i ragazzi e per i giovani. E quando non mi è stato possibile, ho attrezzato in modo adeguato le stesse chiese. La parrocchia è vita e deve avere la possibilità di poterlo sperimentare. Scalea ha bisogno di questo sbocco ecclesiale, la nostra è una parrocchia aperta al futuro, gioiosamente frequentata da molte famiglie giovani, deve necessariamente corrispondere a questa sua vocazione di essere uno spazio aperto per coloro che vogliono incontrarsi nella fraternità. Mi sono perso la gioiosità del gruppo carismatico, ma certamente quello che il Signore ci ha donato di sperimentare e di vivere lo ha integrato abbondantemente. I ragazzi cominciano a cogliere in me il nonno di famiglia e iniziano a trasmettere, con naturalezza crescente, un po' dei loro sorrisi e della loro affettività.

Ma allora va tutto bene, immediatamente sono tentato di dire benissimo, mediamente so bene che tutto deve sempre ricominciare, per cui fino adesso abbiamo riposato abbondantemente da adesso occorre lavorare di più, sia in ordine alle relazioni di fraternità tra gli animatori, sia in ordine alla comprensione del significato del proprio essere educatori che non sempre viene colto nella sua pregnanza e bellezza, ma anche nella responsabilità testimoniale che comporta. Dal film l'Incontentabile sono io. Intanto la neve mi ha donato un po' di inatteso riposo ma comunque sperato e colto come un vero dono del Signore, domani non si sale a Fagnano Castello per un convegno sull'accoglienza della vita, rinviato al sabato successivo per paura di nuove nevicate che già ricopre abbondantemente la cittadina.

Dispiace perché avevamo organizzato la cena di conclusione dell'impegno ecclesiale con i Diaconi permanenti, ma evidentemente doveva andare così. D'altra parte abbiamo imparato dall'esperienza biblica che le ultime cene non sempre portano bene a tutti quelli che le vivono. Non sempre tutto cammina secondo i nostri progetti, intanto ci consoliamo con le chiacchiere di carnevale, che il popolo di Dio fornisce in abbondanza al suo parroco, evidentemente mi vedono leggermente sciupato e temono per una recrudescenza omiletica, in prossimità della quaresima ormai imminente. Ma per adesso me vado a riposare con davanti agli occhi le piroette gioiose e i sorrisi dei nostri giovani, per un riposo sereno garantito anche se Giovanni e la sua troupe starà ancora smontando le attrezzature, buona notte anche a te quando ti riuscirà di farlo.

7 febbraio - Può capitare che uno prega sempre e non cambia mai? Certamente no, più realmente si può affermare che uno può recitare sempre tante preghiere e non cambiare mai. Ma se uno prega veramente certamente cambia. Per cui si può affermare serenamente che la gran parte dei fedeli non sempre pregano, ma più facilmente recitano preghiere. Si può applicare come regola generale? certamente no, anche perché tutti coloro che vivono la preghiera lo fanno per pregare anche se non sempre ci riescono, ma come sempre occorre accogliere la retta intenzione, anche quando l'effetto non è quello sperato. Ma allora l'assunto iniziale cade? Certamente no, ma rimane da applicare a coloro che cercano di perseguire più coerentemente una via di perfezione. Il fatto religioso in se non esige che si preghi ma che si recitino le preghiere, questo aiuta a vivere l'appartenenza, l'essere in gruppo, magari anche incentiva la diversità dagli altri, anche per questo ogni gruppo si caratterizza per un suo modo diverso di pregare, insomma purtroppo non sempre è orientata alla comunione intraecclesiale.

Ma a che serve la preghiera? Certamente a costruire un modo più libero di vivere, per cui è lo strumento privilegiato per costruire la propria libertà e per educare alla libertà. Ma in una società che parla molto di

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libertà, perché ci si allontana dalla preghiera. Questa domanda è veramente semplice. In realtà la gente non cerca la libertà, ma l'affermazione di se, possibilmente a tutti i costi. Quando si riesce a percepirne alcuni bagliori, ci si illude di essere liberi, ma in realtà si è semplicemente aumentato le proprie dipendenze, insomma si è diventati più schiavi. Occorre sempre tener presente che la prima libertà è da se stessi. Anche in questo si caratterizza il comprendere l'atto del pregare, fino a che punto siamo disposti a staccarci da tutto ciò che ci sembra necessario, probabilmente non ci si pensa neanche, però la preghiera esige la disponibilità al distacco altrimenti si fa fatica a viverla. Il modo di pregare esprime anche la maturità spirituale di chi a vive.

Insomma se io dico di pregare per ringraziare il Signore, vuol dire che sono contento di quello che il Signore sta realizzando attraverso di me, in poche parole, non posso stare tutto il giorno a lamentarmi di tutto e di tutti, altrimenti dovrei fare la preghiera del lamento e non quella del ringraziamento. Purtroppo l'immaturità spirituale può determinare anche una strumentalizzazione dell'esperienza, ci sono persone che da decenni occupano ruoli di responsabilità nei gruppi e nelle associazioni, è inutile dire che le costruiscono a loro immagine e somiglianza per evitare di essere scavalcati. Che si può fare, praticamente quasi niente anche perché altrimenti dovremmo chiudere la gran parte delle associazioni e dei gruppi. Anche perché chi è dietro non è necessariamente detto che sia meno interessato al ruolo, per cui forse il male minore è stabilizzare non destabilizzare.

Fermo restando che stabilizzare spesso significa soffocare la vita di preghiera, che come abbiamo detto libera, per cui esige cambiamento, non solo interiore ma anche esteriore, cambiamento anche relazionale e istituzionale, un gruppo che prega è un gruppo che cambia, come regola si può applicare anche al contrario. Spesso mi si chiede, ma Don Cono facciamo la preghiera come (e si fa il nome di uno dei tanti modelli di preghiera oggi presenti nella Chiesa) ma oltre la Chiesa anche nelle altre Religioni. Nei nostri ambienti la fanno da padroni le tradizioni spirituali orientali. Occorre sempre privilegiare il gusto per il pregare, insomma non colto tanto come un impegno ma soprattutto come una gioia. Questa si riesce a vivere se la proposta si legge all'interno dell'ambiente in cui si vive, la preghiera aiuta sempre a vivere meglio il quotidiano, non è mai da intendere come un dimenticare un estraniarsi, ma sempre come un cercare e un cercarsi.

D'altra parte l'insegnamento che Gesù ci ha dato è stato quello ci cercarci in Dio, di cui siamo immagine, esercizio non sempre facile anche perché esige una dedizione che non sempre abbiamo, sia in riferimento al tempo, sia in riferimento alla capacità di andare oltre. Ma allora tutte queste preghiere che si celebrano e che si propongono. Evito il commento, ma è evidente che molto è ritualità peraltro non sempre preparata bene e altre volte vissuta in modo frettoloso, insomma il più delle volte è un mettersi a posto al coscienza, o in chiave peggiorativa, vivere il proprio dovere di stato. Ma allora conviene lasciarci perdere, questo mai altrimenti si abbassa subito il livello di maturazione della proprio protagonismo e si scade nel chiacchiericcio e nella banalità del dover far vedere agli altri quello che in realtà non si è. Se non altro la preghiera incoraggia a cogliere la miseria del proprio essere. insomma ci aiuta ad essere veri almeno con noi stessi.

Un esempio tra tutti, si prega tanto per l'unità tra i cristiani, ma allora come mai non si consegue se non a micropassi oltretutto inintellegibili? Purtroppo con il cuore si prega e con la testa si ragiona, magari occorre anche aggiungere che si fanno anche i conti e che non sempre si trovano per cui si preferisce non rischiare sul cambiamento e si privilegia la stabilità alla novità, insomma si evita di dare seguito alla disponibilità spirituale che incoraggerebbe ad essere segno visibile di comunione. Chi più ha, più deve dare. Questa regola vale anche per al ricerca spirituale, questo atteggiamento permette di non stancarsi mai nel

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cercare l'altro, avendo la certezza che nel pellegrinaggio breve o lungo che il Signore ci dona di percorrere i passi percorsi insieme valgono di più, nella dinamica dell'avvicinarci a Lui.

E di fronte al mondo? Ci sono altri regni che cercano di soppiantar il Regno, questo non ci deve stupire più di tanto, anche perché spesso le nostre difese sono state divelte e ogni viandante fa quello che vuole nella vigna del Signore. Questo ogni riguarda anche i nostri figli, quelli della nostra casa. Allora dobbiamo scoraggiarci? Ma neanche per sogno, dobbiamo solo rimboccarci le mani, anche per questo preghiamo. D'altra parte sappiamo bene che il protagonista centrale del Regno non siamo noi ma lo Spirito Santo, certo ciascuno di noi è incoraggiato a metterci tutte se stesso, anche per essere, nel piccolo, Suo segno in mezzo agli altri. Dobbiamo sempre più imparare a vivere come persone di preghiera, in un mondo del fare non dobbiamo avere paura di essere stimolo al contemplare. Avendo la certezza che non tutto ciò che vediamo è, e che magari lo è di più ciò che, con i nostri occhi, vediamo a fatica. Abbiamo bisogno di occhi che vedano meglio, ecco perché ci vuole Gesù.

5 febbraio - Vivere la povertà nella società del consumismo ha un senso? Per alcuni aspetti è come chiedere se la libertà ha un senso. Beh, effettivamente le due condizioni di vita sono strettamente legate, anche perché la libertà non si può scindere dalla povertà. Chiaramente parlo della libertà cristiana, che si coniuga con l'autenticità della vita, con la verità su se stessi e con se stessi. Il nostro tempo ti propone una vita ricca di interessi e di denaro, semplicemente in cambio ti chiede di non esistere e di consacrarti totalmente ai tuoi traguardi. Non devi pensare agli altri, in realtà non devi pensare neanche a te stesso, effettivamente è come se ci fosse una nuova religione alla quale consacrarti totalmente, senza distrazioni. Anche persone molto religiose fanno di questa religione il senso della propria vita, giorno dopo giorno, euro dopo euro, senza mai spendere nulla, ma sempre accumulando, si investe sui titoli, altri arrotondano facendo prestiti ad usura, riescono anche a fare una discreta fortuna da lasciare a chi, effettivamente è proprio così, purtroppo a qualcuno bisognerà pure lasciarle queste cose, i soldi.

Durante la vita si preferisce non pensarci troppo, si vive come se non si dovesse mai morire, anche questa è una illusione che viene inculcata on costanza, ci si deve immergere nel fare al punto da eliminare anche il pensare, per non parlare poi dei valori sui quali impostare la propria vita. Ciò che conta è avere i soldi, tutto il resto non merita la nostra attenzione. In realtà per molti c'è anche il contrario, non averne al punto da vivere la disperazione del domani. E' a questo punto che molto spesso i due mondi si incontrano e si interrelazionano, ordinariamente a favore di coloro che hanno e mettono il guinzaglio a coloro che non hanno. E' il dramma dell'usura, così diffuso e così velato al punto che non ci rende nemmeno conto. Purtroppo anche persone che vivono la dedizione ecclesiale alcune volte fanno questa azione di violenza verso il fratello pur sapendo che tutto questo è contro il progetto di Dio. Purtroppo accade che Dio debba accontentarsi delle marginalità, mentre al centro del cuore si mettono e cose, il guadagno.

Ho già scritto altre volte che la vita del sacerdote si vive in mezzo a molto denaro, insomma e circola molto all'interno vita della comunità cristiana, normalmente passa attraverso le mani del sacerdote. Poi tutto dipende, come in tutti i campi, da che mani sono. Se sono prodighe non rimane mai niente, se sono tirate si è portati più a trattenere che a dare, quindi qualcosa rimane sempre. Magari si corre il rischio di metterselo in tasca, per paura del domani, insomma la provvidenza deve valere per gli altri. poi ci sono anche le mani adunche che non lasciano mai nulla per gli altri, tutto deve convergere unicamente su se stessi, deve servire solo a se stessi. Ordinariamente sono così quelli che si lamentano sempre di non avere soldi. Anche perché giustamente sente di non averne mai abbastanza.

La gente bussa sempre alla porta del sacerdote, anche perché sa che la nostra missione è quella di dare senza mai ritenere nulla per se stessi, d'altra parte la gente per quello affida al sacerdote le proprie offerte,

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perché siano distribuite ai bisognosi. Ma questa ovvietà non sempre viene colta da tutti. Molto spesso si ritiene che tutti stiano bene, per cui nessuno è meritevole delle proprie attenzioni. Ma in questo caso che fine fanno le offerte per i poveri, è lecito tenere per se quello che viene dato perché sia donato. Il sacerdote certamente deve essere votato alla povertà, è il modo migliore per non subire alcuna forma di pressione esterna, anche perché in questo modo tutti sono uguali e il rapporto si può vivere con gioiosa parresia, senza peli sulla lingua. Quando si comincia a guardare al ceto sociale dell'altro è un guaio, anche perché si pensa più alla sua borsa che al suo cuore. Questo Gesù lo ha indicato, volendoci mettere in guardia, con l'affermazione non si possono servire due padroni. Ma chi vuole servire, oggi come oggi, tutti vogliamo essere serviti.

E' un mondo strano, alcune volte anche l'eresia entra con naturalezza nei nostri ambienti ecclesiali, senza suscitare alcuna sorpresa o turbamento. Come può accadere? Non è facile da spiegare e neanche si può sempre dire tutto, però stupisce con quanta naturalezza si permette ai cosiddetti artisti di deturpare le Chiese a motivo dei propri gusti artistici, anche quando i propri gusti lasciano molto a desiderare. Capita di entrare in un magazzino e ti si dice che è una Chiesa. Trovi di tutto, in tutti i posti sbagliati e ti viene spiegato che tutto questo in realtà corrisponde al desiderio di libertà creativa che permette poi di contemplare con spirito di novità Dio. Tu lo lasci parlare e magari pensi che potrebbe starci con più naturalezza una magazzino o un ristorante, certamente si pensa anche a come restituire un minimo di dignità liturgica. ma in alcuni casi l'opera è veramente impossibile. Direbbe Gesù impossibile agli uomini, ma non a Dio.

Ecco perché è opportuno pregare prima di operare per gli ambienti sacri. In realtà avrebbero dovuto farlo anche gli artisti che operano nelle chiese, ma purtroppo non sempre si avverte l'esigenza di vivere alla luce della finalità per la quale un determinato ambiente viene costruito. E' il luogo della preghiera, dell'intimità con Dio, questo non sempre lo si coglie in pienezza ecco perché si edificano dei contenitori e si chiama chiese. Insomma uno dovrebbe rendersi conto della capacità di preghiera che un determinato luogo incoraggia a viere, per cui non tutti gli ambienti agevolano questa azione di particolare dedizione al Signore. Insomma ben vengano gli artisti, ma che siano persone spiritualmente serene e profonde anche perché l'opera che vanno a realizzare deve trasmettere calore relazionale, ma soprattutto deve agevolare la ricerca della presenza Dio.

3 febbraio - Che cosa siamo chiamati a costruire? La risposta è semplice: il Regno di Dio. Come costruirlo? qui invece le risposte potrebbero essere sei miliardi, almeno quante sono le persone che abitano il globo terrestre. Anche perché ognuno, giustamente, ha un proprio modo di vedere l'impegno per la costruzione del regno che Gesù ha affidato nel dono dello Spirito, poiché lo Spirito aleggia dove vuole, dà i carismi a chi vuole, e nessuno è più importante degli altri, ma tutti concorrono per la costruzione del bene comune, se ne deduce che ogni persona deve percepirsi preziosissima e insostituibile per la costruzione del Regno. Questo è quello che deve essere accaduto nei primissimi anni dell'annuncio. Poi ci si è resi conto che sì, era bello, apriva strade sempre nuove, generava esaltazione ed entusiasmo, però non poteva essere orientato anche perché ciascuno pensava di aver ricevuto una rivelazione personale da non confrontare con quella degli altri. E poi tutte queste donna che pensavano di essere importanti perché erano state le prime ad annunciare il Risorto, meglio mettere un po' d'ordine altrimenti ... Insomma, diciamolo pure, stasera l'ho presa troppo da lontano, per cui la stoppo qui.

Chiudere la Domenica non è mai facile, ma comunque è sempre edificante, anche perché si tirano le somme della giornate e sono sempre positive anche perché il capitale da piazzare è Gesù e lo fa da solo, per cui noi restiamo a guardare come lavora Lui e cerchiamo di non essere troppo d'impaccio a chi vuole

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seguirlo con più entusiasmo del mio. Comincio dal sabato, oltre le tante attività frammentate della mattinata che coinvolgono sempre in modo molto emotivo, si fa anche esperienze che in alcune situazioni veramente scioccanti, c'é chi non ritiene di dover cambiare atteggiamento neanche a cento anni, per buona pace dell'esigenza di convertirsi ogni giorno di cui parliamo sempre. Forse questo riguarda anche me, ma magari è legato all'età, ci si stabilizza e poi non ci si muove più. Geremia ci ricorda che la volontà di Dio è quella di cingerci i fianchi, che nel linguaggio biblico indica l'esigenza di mettersi in cammino sempre.

Il momento più innovativo è stata la manifestazione per la vita vissuta nel pomeriggio sul Diamante. Tanta bella gente da tutta la diocesi, per alcuni aspetti una vera rimpatriata di vecchie glorie, è inutile ricordarvi sempre che orami sono io tra i più anziani per parco preti della diocesi, ma spero di riuscire a farmi sopportare ancora per un poco. C'erano fortunatamente molti volti giovani, di alcuni ho goduto veramente la presenza anche perché era orami da molto che non ci si incontrava. Ancora una volta sul Timpone, ai piedi dell'Immacolata ma la gente non era lì per Lei, tant'é che non ne ha parlato nessuno, si corre un po' il rischio di celebrare se stessi ma in realtà non si è ecceduto, certo un riferimento non sarebbe guastato dato il tema della giornata. Ma, insomma direte voi, che cosa c'é stato, ormai lo sapete bene io partecipo per vedere le persone, sorridere, incontrare, salutare, insomma mi gusto la variegazione delle situazioni esistenziali. per cui è stato un bellissimo pomeriggio.

Ho ascoltato con attenzione il delfino, che prende sempre più il centro della scena, anche se alcune cose cambiano anche in quell'ambito, quando il magma è in movimento bisogna che si stia tutti attenti. Io faccio, finché mi riesce, da peso specifico stabilizzante. Qualche sorriso necessariamente amaro? Magari chi lo fa ne ha anche il motivo dal suo punto di vista, obbedire non è una parola ma una scelta anche per questo non sempre e tutti lo fanno con entusiasmo. ma tutto sommato è stata una esperienza molto bella e intensa. Culmine del tutto è lo svelamento del monumento ai bambini non nati. Sarebbe lunghissimo da narrare, anche perché parliamo della gioia e dei drammi delle persone, per cui non si può né banalizzare, né generalizzare ma solo cercare di ascoltare e guardare. Ci sono tanti fallimenti relazionali ed affettivi, per cui occorre sempre appellarsi alla misericordia di Dio, altrimenti corriamo il rischio di fare macelli, e che ne sono già tanti. Prima di ripartire, dopo la manifestazione, mi sono intrattenuto cercando e trasmettendo gioia sul tema insomma ho cercato di ricevere e dare conforto, speranza.

Si rientra giusto in tempo per godere di un momento di esaurimento spirituale. Tra le tante belle esperienze che circolano in libertà per la parrocchia, c'è anche un gruppo molto originale. Non dico il nome per evitare denunce a piede libero, naturalmente scherzo ma, diceva Enzo Biagi, che oggi come oggi è sempre bene dirlo, anche perché la gente non sempre capisce. E' per loro che ho pensato a ciò di cui sopra, sembra di essere allo stadio, canti balli sostenuti da una colonna sonora suonata e mormorata che dura per tutta la preghiera. Insomma più di loro nessuno, in che cosa evito i commenti, ma comunque sensazioni gioiose e, udite udite, c'erano anche dei giovani, anzi per buona parte è formato da giovani. Io pensavo ai poveri mariti quanti ne devono passare. ma ritengo che stiano ben zitti, come potrebbero parlare e le conseguenze poi a che le raccontano? Molto molto bello e creativo, magari gli faccio animare una celebrazione eucaristica, così spopolano certamente. Chiusura della serata con i Neo Catecumeni, chiaramente cambia la musica e anche il ritmo, ma per finire una giornata così intensa non sono male, preparano ad entrare nella Domenica in modo giusto.

Non vi parlo più per esteso ma in sintesi, anche perché il tempo è compiuto e ho anche scritto troppo, magari lo leggerete a puntate. Non male, non male a parte l'animazione musicale ma il coretto ha retto bene, sembra che il Signore ci abbia donato la possibilità di iniziare il rinnovamento con un dono finale nella mattinata. Non dico di più per evitare brutte sorprese, se sarà si vedrà e si sentirà. Pomeriggio con i

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genitori della Comunione, tre quarti d'ora in chiesa con il parroco e un'ora è mezza nel piazzale per l'intrattenimento tra loro, poi vanno a casa e dicono che l'incontro è stato molto lungo. Chiusura della giornata con il gruppo di preghiera di Natuzza, il contrario di quello di ieri sera. Questi si mettono con calma e non si muovono neanche se viene un terremoto, una ora e mezza circa di preghiera sul rosario recitato e meditato.

Molto bello e sereno, giusto giusto per aiutare a cogliere, qualora ne avessi bisogno, come l'azione di Dio ha un'altra efficacia. Lui percorre altre vie, per cui poi ti ritrovi negli incontri di preghiere persone insospettabili, ci sono anche altri facilmente sospettabili di complicità, ma alcuni decisamente non ci arriveresti mai. Tutta un'altra tecnica, un altro approccio, d'altra parte ci ha creati Lui, per cui ci conosce meglio di ogni altro. Nel frattempo chi si rende contro che qualcosa va irrimediabilmente cambiando, non potendo continuare la gestione precedente, ritiene opportuno consegnare chiavi e bagagli. Musi lunghi, purtroppo ancora pochi, ma forse è a motivo del trucco. Insomma non corro certamente il rischio di annoiarmi, di che cosa mi devo inebriare? Ho solo l'imbarazzo della scelta. Tutto è dono di Dio, ecco perché non posso mai smettere di ringraziare.

1 febbraio - Il trenta è stato tempo di consegne, per cui in mattinata i Paolini, è proprio vero che è l'anno della fede. Mentre in serata ci siamo portati in quel di Bonifati per dare serenità a tutti coloro che erano inquieti. Tutto è terminato in gloria tra i confratelli, non male con un occhio alla speranza del futuro. Non capitava da un po', ma si deve stare sempre in guardia, devo riscrivere tutto daccapo perché non mi ha memorizzato niente e conseguentemente ha cancellato. Forse non valeva la pena di conservarli, sia come sia ormai si ricomincia in modo nuovo. Ieri la giornata vissuta nella serenità più assoluta circondato dalla gioia dei ragazzi, era il giorno della danza. Chiaramente nel pomeriggio, in mattinata ho ospitato i Sacerdoti della Forania, è la prima volta che li accolgo da parroco di San Giuseppe Lavoratore, sono tutte cose nuove o che più semplicemente io vivo in modo nuovo. Bello anche se un po' agitato il momento di preghiera in Chiesa, dopo di che agape fraterna organizzata in modo qualificato e con disponibilità puntuale dalle animatrici per ogni occasione di cui la parrocchia è ampiamente dotata. Si è cercato di organizzare la vita di comunione, ma non sempre alla bontà delle intenzioni corrisponde la capacità di viverle, insomma è andata come è andata, e abbastanza bene per come poteva andare.

Don Michele ha pensato che il successore non doveva affaticarsi troppo a cercare persone nuove, per cui mi ha lasciato tutto il parco di volontari che gravita costantemente e vitalizza la parrocchia. Non sempre tutto gira serenamente ma si ringrazia Dio per come le cose vanno e si prosegue per come si riesce a proseguire senza eccessivo stress. Ubriacatura di gioia con la presenza dei ragazzi nel pomeriggio, sono quelli dell'Eucaristia, o dell'Euforia non ricordo più come li chiamano, stanno cambiando ogni cosa e faccio fatica a stare loro dietro. A seguire abbiamo vissuto una bella celebrazione per San Giovanni Bosco animata dall'Oratorio con un finalino festoso per i trenta anni che abbiamo celebrato nei saloni con la partecipazione gioiosa dei giovani. Tanto per completare la preghiera e tutto, come per incanto, ripiomba nella pace che Lui dona a color che riescono a trovare del tempo per stare con Lui.

Oggi si è cominciato con le Confessioni, il primo venerdì del mese resiste ancora alle intemperie degli anni. Si è proseguito con la Lectio sulla Parola di Domenica prossima, in realtà non si può definire così, più che altro è una riflessione condivisa su un testo della Parola, vissuto con la tentazione costante dell'andare sull'esperienziale e nell'esigenza permanente di tornare a capo, per non perdere il filo del discorso. Tutto sommato è un momento di terapia rilassante vissuto con persone che amano condividere un po' del loro tempo con il parroco che li tormenta e li sollecita fuori misura. Più tempo amano condividerlo tra loro relazionandosi in modo più sereno sui fatti della loro vita, spero trattino di questo. Comunque sia sono

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momenti gioiosi che rendono meno monotona la mattinata. Che rimane comunque contrassegnata dalla visita di molte persone e per i più svariati motivi.

Poi visita ad alcuni ammalati o a persone che fanno fatica ad uscire di casa. Si entra così in contatto con una Scalea che non appartiene più al nostro tempo ma che io ho conosciuto nell'adolescenza, allora li guardavo dal basso, adesso spesso faccio fatica a riconoscerli nella loro nuova condizione fortemente mortificata dagli acciacchi fisici dovuto al grande lavoro vissuto nei loro anni verdi. Parliamo di persone che veleggiano, in molti casi, oltre gli ottanta anni per cui ne hanno di cose da raccontare. Entusiasmi, dolori, delusioni, speranze insomma basta mettersi in ascolto e il tempo non basta mai. Ci sono tante storie nella loro storia, e a me la storia è sempre piaciuta. Per cui ascolto volentieri per come posso e per il tempo che posso. Ci sono anche tante miserie di relazioni familiari conflittuali, la speranza è quella di riuscire a portare un po' di pace anche per viver in modo più sereno la loro situazione di malattia. Altre volte sono incoraggiato a percorrere con la mente i tempi dell'immediato dopoguerra e in questo caso tutto diventa più complesso.

Nel pomeriggio sono tornato sul Diamante perché il Signore ha chiamato a se Armando, o come lui amava definirsi ultimamente Ramo Secco. una persona semplice depositaria di tante memoria politiche e religiose, ha sempre vissuto all'ombra del campanile dell'Immacolata per cui la sua vocazione naturale era la ricerca spirituale e la gioiosa narrazione dei fatti della sua vita. Si è sempre accompagnato con gioia ai miei anni a Diamante, con il suo sguardo furbesco e ammiccante ti chiedeva di condividere un po' del tuo tempo con lui, per poter ascoltare qualche aneddoto dei tempi andati di cui era depositario. Quasi sempre viveva in modo schivo la sua partecipazione alla preghiera, si metteva quasi sempre in fondo alla Chiesa, anche per stare in solitudine. Osservava sempre tutto e doveva comunicare sempre le sue osservazione anche se io corrispondevo a questa sua esigenza con la mia connaturale frettolosità, ma in questo lui mi era maestro anche perché aveva un passo talmente svelto da riuscire a camminare e parlare con semplicità e linearità. La partecipazione è stata corale e gioiosa come a lui sarebbe piaciuto, continuerà certamente a voler trasmettere la sua gioiosità agli angeli del Paradiso. Il resto, molta creatività e innovazioni artistiche, d'altra parte è il Diamante, sempre cose nuove ad ogni sfaccettatura.

Per finire mi sono portato sul Belvedere per il convegno sull'Ecumenismo. Non male la partecipazione anche se leggermente sotto controllo, le comunicazioni forse leggermente pesanti per l'uditorio, magari troppo canoniste. Per me è un argomento connaturale, la mia vocazione si è caratterizzata a Taizè per cui quando si tratta di Ecumenismo sono a casa mia. Comunque è stata una discreta carrellata anche in riferimento alla novità delle ritrovate relazioni di fraternità con gli ortodossi. Chiusura di giornata in quel del Convento di San Daniele per portare un po' di conforto a Don Marcello che è tornato dal suo soggiorno in Basilicata. Non è facile, ma anche in questo caso si cerca di portare fiducia e speranza. Tanti incontri sono orientati al se e non all'altro, per cui si determina qualche muso lungo di troppo ma nulla di speciale, l'egoismo non apre mai al sorriso. Intanto nel pomeriggio sono arrivati i pavimenti per cui si spera di completare anche i lavori in Chiesa. Insomma è l'ora della buona notte a tutti.

29 gennaio - Alcune volte ci si restituisce alla memoria delle cose andate, ma mai totalmente dimenticate. Così oggi mi sono restituito per alcune ore al mio paesello di origine, sono andato a Sicilì. il motivo è sempre lo stesso, la festa di San Biagio, guardando il calendario mi sono reso conto che solo oggi avevo uno spazio utile e così con mio fratello Carmelo siamo andati a trovare i parenti e a respirare aria d casa. E' proprio così, tu puoi anche non viverci quasi mai in un ambiente, ma quando lo visiti ti rendi conto che quello è il tuo ambiente, dove più immediatamente ti trovi a tuo agio, insomma ti senti a casa tua. Che cosa ti fa sentire a casa tua. Beh, intanto la bellissima giornata, straordinariamente luminosa, che si è accompagnata

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a questa escursione, poi i colori della campagna, le viuzze tipo villaggio, i comignoli fumiganti, ma più di ogni cosa il gesto perenne del mettersi in ginocchio nella tua Chiesa parrocchiale, dove sei stato battezzato e hai ricevuto la Prima Comunione, dove troneggia la statua di San Biagio. Anche questo va colto nella sua preziosità, sono i gesti di ogni anno, il pellegrinaggio che ti restituisce alla vita familiare, anche se la gran parte non è più da queste parti.

Ma magari non è proprio così, anche loro riescono ad avere i permessi speciali per restituirsi alla festa del paese, alla gioia dei propri cari. Come sempre ho vissuto il pellegrinaggio tra i defunti al Camposanto, il cammino sulla collina della Madonna dei Martiri. Quindi l'immancabile pranzo preparato con il cuore fin dall'alba da mia zia e l'immancabile riposo nella casa dove ancora riecheggiano le gioiosità degli ultimi anni e mai interrotte nonostante i lutti apparenti che hanno coinvolto le persone più care. Però è così più le rivivo e più me ne rendo conto, ci sono situazioni che restano profondamente radicate nel nostro cuore non solo perché le continuiamo a vivere ma anche perché ci donano di continuare a vivere i ricordi della nostra vita intima, sono queste le situazioni che ci restituiscono all'affettuosità che caratterizza la gioia di vivere la fede. Sono i gesti che non impariamo a catechismo, ma dai nostri genitori, e sono proprio quelli che riviviamo non necessariamente perché siamo convinti di un loro valore ma semplicemente perché ci fanno rivivere alla loro presenza. Questo trascende ogni altro valore aggiunto con contenuti molto elaborati, al punto che a molti bastano questi gesti essenziali per sentirsi ed essere realmente persone di fede, persone che si affidano con fiducia a Dio.

Insomma una giornata di riposo direte voi. Magari, in realtà sempre con la parrocchia in testa, anche perché siamo nella fase nodale delle scelte fondanti la nuova impostazione, per cui necessariamente il pensiero continua a sostenere la ricerca del bene possibile, che non sempre si identifica con quello ideale, ma è quello che oggi il Signore ci dona di sperimentare. Orientare in chiave estroverso il lavoro della comunità, immediatamente potrebbe sembrare una impresa impossibile, ma poiché l'opera è del Signore non dobbiamo fasciarci la testa prima del tempo, avendo la certezza che Lui certamente sosterrà i nostri sforzi. Il nodo è proprio questo, quante persone intendono spingere in modo nuovo il proprio impegno pastorale? Lasciandosi emozionare dalle vie che il Signore indicherà. Ma allora don Cono non riposate proprio mai, un po' di relax, ne abbiamo bisogno tutti.

E' vero, però alcuni periodi della vita di un sacerdote non prevedono sosta, soprattutto questo accade quando si riprende l'impegno pastorale in una nuova comunità. Bisogna spingere, cercare di riflettere, valutare le energie, guardare alla volontà del Signore, magari con un po' di attenzione alla capacità degli operatori. Poi si sommano tutti i problemi di riqualificazione strutturale che necessariamente vanno vissuti in tempi brevi per evitare che ci si appisoli su già visto, sul già fatto. E poi c'é la Quaresima da impostare e da portare avanti con coraggio alla scoperta della nuova comunità, nei loro ambienti di vita, cominciare a conoscere il loro mondo. Tutto questo oggi è stato vissuto in mezzo ai colori di una giornata veramente paradisiaca, senza dover inseguire gli orari e questo è già molto per tanti che come me, non riescono più ad appartenersi, ma troppo spesso sono strattonati da un incontro all'altro.

Molto volte solo per il ruolo che si ricopre altre volte perché tutti vorrebbero sentirti presente alla loro vita, anche questo è molto bello. Per cui si mettono volentieri da parte i propri tempi e ci si immerge nel desiderio di chi ti circonda. Tanto di tempo per riposare ne avremo in abbondanza quando il Signore ce lo concederà. capita alcune volte che si passi da un protagonismo esasperato al nascondimento non desiderato, e questo non è bene. Non tanto per il nascondimento quanto per il non desiderato, mentre tutti dovremmo prepararci a vivere con entusiasmo il tempo dell'attesa finale dedicandoci quasi totalmente alla preghiera. L'uomo è un animale strano, quasi mai contento del dono di Dio, quasi sempre in ricerca di

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altro dal dono. Basta desiderare e accettare il dono di Dio per come Lui vuole e tutto diventa molto sereno, in qualunque situazione lo si viva.

28 gennaio - Vivere in ascolto della Parola di Dio è il modo migliore per non annoiarsi mai, anche perché propone ed esige sempre atteggiamenti e situazioni totalmente nuove. Insomma ti chiede di scuoterti continuamente dalle tue abitudini e ti indica la via da seguire per poter essere la novità della storia, anche della storia di oggi. Ma prima di tutto di essere tu la novità per te stesso, cosa alla quale non sempre siamo abituati cercarci come novità della storia, ordinariamente cerchiamo le novità attorno a noi e non in noi. Ma questa è proprio una delle prerogative della Parola, noi diventiamo sempre nuovi per noi stessi e per gli altri.

Purtroppo non tutti i battezzati riescono a comprendere questo grande dono, ed è anche per questo che a distanza di cinquanta anni dal Concilio Vaticano II la Bibbia, che rimane un libro molto venduto, è letta pochissimo. Non parliamo poi della disponibilità ad approfondirla, anche coloro che ne dovrebbero conoscere con chiarezza i contenuti, anche perché hanno la presunzione di doverli trasmettere ad altri, stentano a cogliere la preziosità di dedicare tempo al Testo Sacro. Sì, riconoscono che è difficile da leggere, ma non trovano mai il tempo per conoscerla meglio. Insomma meglio restare nell'ignoranza della volontà di Dio che correre il rischio di dover cambiare le proprie abitudini.

E' anche per questo che la nostra religione, diventa abitudinaria, mentre grazie allo Spirito dovrebbe essere una perenne novità. Non è facile invertire la tendenza, anche perché, nelle proprie case, non è facile trovare famiglie che fanno della lettura della Bibbia un esercizio ordinario. Non riesce proprio a cogliere il valore del Libro Sacro anche in ordine alla crescita dell'amore coniugale e dell'armonia familiare. Per dirla in breve quasi nessun battezzato esercita stabilmente il proprio sacerdozio comune, nel senso che non vive con impegno la formazione cristiana della propria famiglia. Quando va bene si mandano i figli a messa e a catechismo, magari fino alla cresima, ma una volta cacciato il pensiero basta, almeno fino al matrimonio.

Non è facile invertire la tendenza avendo presente il profondo processo di scristianizzazione che è in atto, sembra che tutto sia importantissimo meno che la ricerca del rapporto con Dio, che diventa aleatorio, individuale e occasionale. Scoraggiarsi, certamente no, sappiamo bene che l'impegno dell'evangelizzazione non viene colto nella sua urgenza anche se i documenti dei Vescovi insistono continuamente su questo, noi restiamo appagati della gente che partecipa alle nostre funzioni e forse viviamo la falsa illusione che ancora la vita di comunità tiene. Ma se poi andiamo a guardare la partecipazione dei giovani ci rendiamo subito conto che le cose tanto bene non vanno.

La lettura costante della Parola ci restituisce all'amicizia quotidiana con Dio, nella semplicità della vita quotidiana. La Parola ci parla di tante famiglie che hanno vissuto situazioni anche drammatiche ma che nella loro confidenza con Dio hanno colto le energie necessarie per riprendere con entusiasmo il cammino di fede. Ci parla anche dell'amore condiviso che tanti giovani dovrebbero imparare, della gioia della donazione reciproca che rende gioiosa la vita relazionale della coppia. Ma soprattutto parla della capacità che solo Dio riesce a donare di sentirsi popoli visitato dalla Sua Grazia. E' forse uno degli elementi più deboli della fede oggi, molto individuale e poco comunitaria.

Intanto, finché il Signore ce ne fa dono, percorriamo le strade instancabilmente nel tentativo alcune volte vano del soddisfare le tante incombenze del nostro ministero sacerdotale. Banco alimentare a Montalto, sosta al centro diocesi, gioioso incontro con tanti confratelli, poi rientro e fraternità con i pargoli dell'Oratorio che cercano di animarsi e di animare. Momento di riflessione sul dono dell'accoglienza e la gioia di esercitare la pazienza ce non sempre si riesce a vivere e sempre con la speranza che il Signore

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possa donare giorni di serenità e di pace nella semplicità del dono di se agli altri. E' il dono si presenta nel viso sorridente del confratello che, con generosità di tradizione biblica, ritiene di dover ringraziare, invece che di dover essere ringraziato per il dono della sua presenta nella nostra chiesa diocesana. Elemento raro di sincera riconoscenza e di accoglimento del dono del servizio ecclesiale.

27 gennaio - E come spesso accade nella storia del mondo dopo la grande tempesta arriva il sole, che riconcilia tutto il mondo con la gioia di passeggiare in serenità per le vie della città. Occorre infine sfatare il moto del bel tempo, tutto sommato genera noia e appiattimento, chiacchiericcio temperato al posto della tensione che esige il maltempo. Insomma è tutta un'altra musica. Ieri sera rimpatriata in quel di Verbicaro, ritorno al primo amore, proprio per un ricordo matrimoniale ho reindossato la casula di venticinque anni fa, tessuto Mosè la comprai in un viaggio a Roma in via dei Cestari come dono dei catechisti per la liturgia di Prima Comunione, e mi sono ritrovato giovanissimo sacerdote, come sono nelle foto d'epoca. Basta poco per restituirsi un po' di vivacità, era tutto un ripercorrersi negli anni ormai andati, tanti amici che ci vengono restituiti in queste occasioni ci ricordano che il ministero sacerdotale è molto significativo forse ancora di più per le persone che incontrano un sacerdote che non per il sacerdote che incontra tante persone.

Serata molto fredda, ma sufficientemente riscaldata dal calore degli amici, il Ciacio ormai provetto imprenditore e allora giovane esaltato, Michele recuperato da una situazione esistenziale molto problematica, Gino e Maria Paola che neanche ricordo ma che mi hanno voluto con insistenza alla loro celebrazione. e poi gli ambienti sempre uguali e sempre nuovi, insomma tanta gioia imprevista ma vissuta con intensità. In realtà ho fatto molte resistenze all'invito, ma poi ha prevalso la irrazionalità dell'esserci e ne sono stato veramente contento. Di qualcuno non ho sinceramente ricordato nulla ma loro ricordano con esattezza tutto e questo è molto bello, perché aiuta a capire che al di là di quello che cogliamo noi è importante quello che colgono gli altri.

Mi sono incamminato lasciando alle mie spalle la gioiosità che in questi gironi sta vivendo la parrocchia nel suo cammino per la festa della pace. I ragazzi cominciano a rischiare qualche saluto affettuoso, nel senso che provano a rompere il muro del rispetto verso il nuovo parroco che evidentemente ancora avvertono presente nei loro atteggiamenti contratti. Ma prima o poi esploderanno e allora sarà veramente festa grande. Ci siamo anche restituiti all'esperienza del Tabor che era quasi totalmente mancata in quel di Diamante. In realtà avevano provato in tre occasioni, ma certamente è mancata la volontà della continuità, chiaramente in noi parroci, anche perché i giovani sono abbastanza disponibili a tutte le proposte. Adesso abbiamo ricominciato al Santuario del Lauro, speriamo di poter dare continuità, abbiamo bisogno dei giovani come, ritengo, i giovani hanno bisogno di Gesù. Di noi? Non penso che ne abbiano bisogno, ma di Gesù certamente si. Erano maggiormente presenti quelli ritenuti meno motivati, è proprio vero che Gesù ama le situazioni difficili. Comunque l'esperienza è andata avanti abbastanza positivamente.

Nulla a che vedere con quanto vissuto in quel del Castello, ma ormai ho imparato che nulla si ripete con la stessa enfasi. Per cui è bene incamminarsi per sentieri sempre nuovi. D'altra parte è la via che ho sempre privilegiato. I poveri no amano aspettare per cui se dai loro un appuntamento puoi stare certo che lo rispetteranno soprattutto se si tratta di ricevere qualcosa in denaro. Della serie i soldi no bastano mai. La parrocchia ha un paro poveri molto articolato, per cui si tratta solo di fare discernimento per come è possibile. Devi convincerli a non promettere di restituire quello che non possono fare altrimenti corri il rischio di percepirli nella tensione relazionale di chi non può fare ciò che vorrebbe. Meglio dare a fondo gratuito, vale di più e si resta tutti amici. L'ultimo p venuto questa sera alle venti ancora una volta purtroppo si tratta di un giovane non rispettato nella sa dignità di lavoratore.

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Ma oggi ha avuto un fuori programma inedito. festa di fidanzamento in quel di Dino house. In realtà è un tentativo che stiamo perseguendo da tempo, ma inutilmente i due si cercano, si amano, ma non sposano e questo da circa quindici anni. E' proprio strano ho iniziato con Verbicaro e termino con Verbicaro. Auguri, auguri ma non c'é proprio niente da fare, ci siamo ritrovati all'antica, gli uomini con gli uomini a parlare del nulla del nostro tempo e le donne con le donne a parlare di cucina e di figli. e fin qui nulla di particolarmente innovativo. anche perché erano quasi tutti sposati per cui si sa nel matrimonio a lungo andare le passioni si assopiscono, restituendo più spazio alle specificità ordinarie. E poi ci sono i figli, tanti bambini che hanno rallegrato con i loro schiamazzi l'allegra brigata.

Ma per i fidanzatini dovrebbe essere diverso, insomma non ho avvertito nulla di quel passionale che poi spinge alla scelta matrimoniale. Ognuno per i fatti propri dall'inizio alla fine, in perfetto stile verbicarese, il giovane si è mostrato come un vero giovane all'antica che non ama trasmettere le proprie sensazioni agli altri. E lei? Mah, che vi devo dire, non ci ho capito molto. la lascia che era un bambina del catechismo e adesso non riesco a cogliere bene i suoi sentimenti. In alcuni momenti sembrava già sposata e conseguentemente alla pari con le altre mamme, in altri totalmente disinteressata all'argomento e presa dalla particolare amicizia con la piccola Francesca totalmente dedita alla sua presenza amica. Insomma bambina tra i bambini speriamo bene, abbiamo strappato un settembre 2013 ma non garantisco nulla. Insomma non è stato facile contrattare con persone disinteressato che giocano al me non interessa nulla.

In serata Consiglio Pastorale delle grandi occasioni, abbiamo programmato la Grande Quaresima e cercato di dare una lettura aperta al futuro della Comunità parrocchiale, non è facile ma cercheremo di guardare in modo deciso al futuro. la parrocchia è giovane e merita di essere liberata da tanto vecchiume che arbitrariamente le è stato addossato. Una comunità giovane deve camminare in modo giovane non può inseguire tradizioni che non le appartengono. La imprigionerebbero in situazioni totalmente assurde e assolutamente estranee al suo vissuto fatto di gioiosità e di speranza nel futuro. Però non sarà un itinerario facile, ma lo perseguiremo in mondo lineare e coerente. E' emersa con coerenza la volontà di camminare guardando a domani ma anche le tante chiusure che hanno ostacolato ogni forma di innovazione. Dovrei parlare anche di qualche bella innovazione affettuose ma per adesso evito anche perché potrebbe coinvolgere altre persone, attualmente improponibili.

24 gennaio - E' stata una vera giornata per i guerrieri, vento, acquazzoni, grandine, nevischio. La sensazione più bella l'ho vissuta in mattinata, quando scendendo dalla macchina ho percorso la strada a piedi con l'acqua ghiacciata che mi veniva addosso. Insomma cose d'altri tempi che però non guasta mai ripetere. Il mio capitano nell'artiglieria pesante campale amava ripetere: il soldato non usa mai l'ombrello. E poiché io mi sento sempre in trincea, non lo porto mai dietro. D'altra parte è bello poter affrontare le intemperie, senza preoccuparsi troppo di come coprirsi. Mi guida comunque la certezza che i tempi dell'addiaccio sono sostanzialmente brevi. Comunque la neve si va posandosi con lentezza, per cui si stabilizza, nella nebbia che nasconde le montagne alcune volte filtra il paesaggio innevato che speriamo di poter godere da vicino, magari in una bella giornata di sole.

Intanto ci godiamo queste tempestate, accompagnate da una mareggiata perenne, che esige una bella disponibilità a lottare. Poi pensandoci bene questo è nulla rispetto a chi deve combatte ogni giorno per la sopravvivenza, cercando di guadagnare qualcosa per se e per la propria famiglia, e allora ci si rammarica del troppo lamentarsi del proprio stare bene e si continua con gioiosità sempre nuova. Giornata bellissima vissuta in combattimento perenne, della serie ne siamo comunque usciti vincitori, anche perché mi è sembrato che non ci fosse troppa voglia di combattere, per cui in uno stile totalmente rilassato sono andato in giro con l'intenzione di leggermi in movimento. Nel primo pomeriggio Gioioso incontro con i catechisti

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dell'Eucaristia con i quali abbiamo stabilito di che morte devono morire i pargoli che stiamo preparando all'incontro con Gesù.Tanti pensieri sereni, orientati alla coscienza della verità che deve sempre trionfare anche quando noi adulti giochiamo a fare i bambini ai quali viene tolta la caramella.

A proposito dei bambini, quelli veri, nonostante la pioggia battente hanno popolato le strutture parrocchiali per come ogni parrocchia dovrebbe vivere. Chi ha fatto catechesi, chi ha danzato, chi cantava, e i catechisti? Mi sono sembrati tutti abbastanza in palla. Nel senso che si lasciavano animare abbastanza bene dai ragazzi il che non è male, quando uno comincia a imparare dai ragazzi vuol dire che non si è stancato di crescere. Insomma i ragazzi hanno preso in mano il bandolo della matassa, per cui non c'é rischio di annoiarsi. Tant'é che sono rimasti dalla quattro alle otto, poi li ho leggermente incoraggiati a tornare alle proprie case anche perché Gesù insisteva nel riappropriarsi degli spazi che d'altri parte sono stati costruiti per Lui. Insomma tutto scivola per come deve, senza neanche impegnarmi troppo.

Poi arriva la preghiera e allora tutto sembra ricomporsi in armonia. La cosa più importante è la preparazione dell'altare, non sempre viene compresa nella sua preziosità, però 'importanza che si dà alla preghiera si coglie per come è preparata la sede dove viene posto Gesù. Questo lo imparai a Taizé, nulla deve essere trascurato in modo che quando si comincia non si deve muovere più nessuno, si deve solo avvertire la Sua presenza amica che si accompagna alla nostra vita interiore e la anima, donando sempre entusiasmo nuovo. Magari ancora non tutti lo hanno compreso, ma non ci vorrà molto, su questo sono abbastanza rigido, per cui a buon intenditor poche parole. Anche questa sera abbiamo pregato per l'Unità di Cristiani, il clima come sempre era molto silenzioso e raccolto, interrotto solo dal frastuono dei tuoni da neve, che proprio alla fine hanno manifestato pienamente la loro potenzialità scatenando una bellissima grandinata.

23 gennaio - Capita che una persona si spersonalizzi al punto da diventare un personaggio? Nulla di strano se lo possono pensare altri, ma che uno lo pensi di se stesso esprime il senso dell'abiezione che alcune volte si accompagna alla vita della persona. Capita anche che ci siano persone che subiscano a tal punto la presenza di altri accanto a se, da rifiutare per principio la possibilità di potersi confrontare con chiunque. Purtroppo non è raro fare esperienze di immaturità relazionale, non è bello ma può accadere a tutti. Quindi abbiamo mariti che sottostimano le mogli e viceversa, parroci che sviliscono le comunità e viceversa, sindaci che si accaniscono con le città e viceversa. Insomma può accadere che invece di stimarci a vicende ci si biasima.

Normalmente questa immaturità scatta quando ci si identifica con ciò che gli altri vedono in ciò che si fa, fino al punto da dimenticare ciò che si è, è anche vero che le due cose almeno nel mio caso dovrebbero identificarsi, ma questo non sempre accade al punto che anche nel mio mondo il ruolo corre per alcuni il rischio di impadronirsi della persona. Il motivo è semplice, si prega poco, o si è smarrito per strada il senso della propria vocazione che ordinariamente affonda le sue radici in motivazioni ideali molto belle. Ma magari con il passare degli anni si trasformano in appetiti di varia natura e non necessariamente nell'attenzione alle anime che ci vengono affidate.

La vita ci insegna che quando questo accade non si va molto avanti, di più, generalmente si ha qualcosa da nascondere o che non si vuol far sapere, per cui l'accanirsi verso gli altri non è altro che un semplice atteggiamento difensivo, che purtroppo mortifica ogni crescita di fraternità e possibilità di comunione. Dobbiamo ammettere che in questo atteggiamento, peraltro tanto diffuso, l'Oppositore si trova a suo agio e vi concorre con entusiasmo, soprattutto quando tutto questo accade nella Chiesa, intesa come comunità dei credenti in Cristo. Anche perché in questo caso l'Oppositore sa che ha vinto su tutta la linea, non c'é più alcuna difesa al suo strapotere per le anime dei credenti.

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L'impegno di diffondere un sincero spirito di pace deve sempre essere presente nella nostra vita, anche quando sembra che immediatamente non ce ne sia bisogno, dobbiamo capire che visto con quanta facilità si diffonde il male, non ci si può permettere il lusso di stancarsi nel diffondere il bene. Questo principio e questa coscienza deve essere vissuta in tutti gli ambiti della nostra esistenza. Nel dialogo Ecumenica nella ricerca interreligiosa, nella vita di comunità dove spesso i rapporti diventano più immediatamente e gratuitamente nervosi.

Troppo spesso si ha la presunzione di dover avere qualcosa dagli altri senza averne il diritto, se non quello maturato dalla propria volontà di fare violenza agli altri. Purtroppo il gusto di fare il male agli altri è presente in ciascuno di noi, per cui dobbiamo sempre vigile per evitare, come direbbe l'Apostolo, di biasimare negli altri quello che è stabilmente presente nel nostro cuore. Dobbiamo conservare buona memoria dei nostri fallimenti, in ogni fase della nostra vita, questo ci permetterà di non stupirci eccessivamente della possibilità che ha l'altro di fare le stesse esperienze negative, ancora di più ci aiutare a percepirlo nelle sue positività e questo certamente contribuirà a restituirlo alla fiducia in se stesso.

Non sempre tutto procede con i ritmo sperato, per cui bisogna rassegnarsi a tempi più lunghi, non parlo del lavoro spirituale, in questo caso basta una ventata di quelle buone e tutto cambia, anche perché quando interviene lo Spirito Santo, bisogna solo fargli spazio. Parlo della ricomposizione degli ambienti liturgici e degli imprevisti progettuali che lo accompagnano, nulla di particolarmente grave, ma magari la frenesia del chiudere in tempi brevissimi la devo mettere da parte. Aggiungo, e meno male che esistono i rumeni, altrimenti addio rimozioni miracolose. Tale presenza diventa preziosa anche nelle aggregazioni, dove cominciano a rendersi protagonisti, insomma siamo alla seconda generazione migratoria, che si caratterizza con il loro sentirsi parte delle nostre comunità.

22 gennaio - Ieri tutta la giornata è stata spesa per i lavori di riqualificazione dello spazio liturgico. Il Signore protegge i suoi consacrati. La coscienza di questa verità sostiene soprattutto nelle scelte difficili e nei momenti di incertezza. Non dovrebbero essercene mai, ma ogni tanto qualche dubbio si accompagna anche alle nostre giornate. In realtà è solo per il gusto del non decidere sempre, ma è anche bello alcune volte far finta di cullarsi nella finzione tattica dell'incertezza. Non si devono mai avere dei dubbi, magari si può anche sbagliare, ma se uno dubita sbaglia anche senza fare nulla. Può darsi pure che sia un principio sbagliato, ma mi è venuto e ve l'ho trasmesso, magari non lo applico neanche io sempre, anche se qualcuno mi accusa di essere un decisionista.

Comunque sia dopo la Sede presidenziale è arrivata la volta dell'Altare. Pensavo peggio, invece tutto si è svolto nel migliore dei modi, certo adesso rimane tutto il lavoro delle rifiniture ma il grosso è andato. O quasi. Per come è stato posizionato, forse anche gli estensori del progetto non erano convinti totalmente della sua bontà, anche perché in effetti non era ancorato in modo serio, per cui con gli strumenti un po' primitivi leggonsi le braccia e le leve, si è proceduti alla rimozione e al riposizionamento, chiaramente parlo dell'aula liturgica della parrocchia che adesso offre una visuale totalmente diversa. Le giornate le ho trascorse quasi totalmente in Chiesa, quando ci sono lavori generalmente non mi muovo, anche perché mi piace memorizzarne le varie fasi.

Chiaramente si procede anche alla rimozione delle infrastrutture mentali fatiscenti, ma in questo il protagonista principale è il Signore, d'altra parte è Lui i redentore, sarebbe tristissimo togliergli il gusto di salvarli tutti. Non riesce a rinviarne neppure uno, per Lui anche i peggiori meritano la nostra attenzione, poiché io già lo so, evito di interpellarlo per cui almeno per un certo periodo procedo a modo mio, almeno finché Lui non se ne accorge, Poi si ricomincia e pazienza d'altra parte siamo tutti al Suo servizio. Certo che

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dare la vita per gli altri non è da tutti, ma poiché Lui lo ha fatto adesso ci tiene a far sapere che per lui tutti sono importantissimi.

Giornate comunque intense anche dal punto di vista pastorale. ieri sera incontro per il Tabor nella speranza di rilanciare con i giovani, non è facile ma non deve essere eccessivamente difficile, i protagonisti vogliono essere spettatori. E' il virus del disimpegno che non sempre genera entusiasmo per i valori. A seguire incontro di formazione biblica, come sempre molte le domande ma cresce la rimozione di idee assimilate e mai riflettute, decisamente leggere la Bibbia esige una disponibilità a mettersi in cammino. Forse anche per questo molti evitano di farlo. Non è male come immagine, il Gatto e la Volpe quatti, quatti cercano il denaro di Pinocchio ma stavolta mastro Geppetto e attivamente presente anche, se invisibile agli occhi degli scaltri visitatori.

Gradita sorpresa, in mattinata, della dolcezza personificata, pochi momenti comunque sufficienti a rischiarare una giornata quasi interamente contrassegnata dalla presenza delle nuvole acquose. In serata siamo stati in quel di Bonifati per una festa rituale, ma soprattutto per godere della compagnia di tanti cari confratelli con i quali abbiamo condiviso la celebrazione dell'Eucaristia. Al rientro Consiglio di AC e penitenziale con il Cammino, insomma come sempre tutto molto intenso e variegato. Sbirciatina su FB dove ho constatato la nuova scivolata di Anna. Che sia un segno? Serata molto stanca, ma comunque meritevole di essere pensata, magari solo in chiave cronicistica, comunque è andata.

20 gennaio - La dolcezza è una componente essenziale per costruire relazioni positive, non necessariamente affettuose, quelle situazioni che poi determinano un modo positivo di leggersi e di leggere la realtà. Certo farne esperienza genera una disponibilità a camminar insieme con fiducia, anche se alcune volte occorre dosarla per evitare una forma di sopraffazione, certamente è opportuno non perderne mai di vista l'importanza. Come si consegue? E' semplice. Ogni situazione, ogni persona, ogni emozione ogni giorno di vita è importantissimo ed è indispensabile. Per farla breve, nulla di quanto il Signore ci dona di vivere deve essere percepito inutile.

Magari non tutti ci si riesce e soprattutto non tutti allo stesso modo, però certamente aiuta a leggere la vita con una naturale propensione al gusto della bellezza e della gioia che apre a una permanente speranza sia negli altri che nel futuro. Certamente fa maturare una comprensione ottimista della vita, fa guardare con intensità ad ogni incontro. Forse è meglio dire che in questo modo diventa importante anche la preparazione all'incontro, la strada che si percorre per viverlo, la speranza di poterne fare esperienza, l'attesa e l'incertezza di poterlo vivere. Insomma la dolcezza da' un valore totalmente nuovo ad ogni situazione di vita.

Ma si riesce a vivere sempre così? Certamente anche se molti scelgo no di viverlo solo alcune volte. Per cui accade che quando sono disponibile io non lo è l'altro e via a seguire. Insomma nei fatti poi diventa difficilissimo farne esperienza nelle relazioni di fraternità. Non è bene arrendersi, d'altra parte ne abbiamo una giornata intera per ricaricarcene; La Domenica. Certamente il Signore ci dona di vivere in questo giorno momenti veramente belli di dolcezza infinita. L'accoglienza dei fedeli, la gioiosità dei canti, l'ascolto della Parola, la disponibilità a sopportare il predicatore di turno con santa pazienza, la gioia mai pienamente compresa di potersi nutrirsi del Pane eucaristico, lo scambio della Pace. Insomma tutto ciò che abbiamo la fortuna di poter sperimentare nella dinamica del dono.

Ma ciò che più concorre alla crescita della dolcezza è certamente la Confessione nella sua comprensione più ampia, è il momento sacramentale nel quale realmente facciamo esperienza della gratuità dell'amore con cui Dio abita la nostra vita e ci restituisce perennemente all'amicizia con Lui. E' anche il momento della

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confidenza gioiosa nel perdono del Signore, come anche la verifica della fiducia vicendevole che si instaura tra il Sacerdote e il penitente. Tante sensibilità concorrono a fare di un momento qualsiasi, un momento di grazia che apre alla percezione di sentirsi amati, di poter riprendere con più fiducia il proprio cammino.

Troppo dolce stasera, voi, che ormai siete degli esperti vi domanderete ma cosa c'é sotto? Semplicemente oggi siamo stati immersi in centinaia di bambini e ragazzi che hanno vissuto la giornata foraniale della pace, per cui mi sono ubriacato di sorrisi, di schiamazzi, di giochi, di danze. Insomma tutto ciò che concorre alla festa dei fratelli che si incontrano. In realtà ho mangiato anche qualche dolce in più, e voi direte, ah, ecco. Ma non è così, sono gli equilibri delle situazioni che mi si chiede di vivere che determinano la dolcezza degli atteggiamenti e delle relazioni.

In poche parole ritengo che è il ministero che mi viene affidato e che io vivo in modo sereno che mi permette di affrontare ogni situazione senza eccessivi problemi. Tanto so che ne uscirò comunque in piedi, certamente non per merito mio, ma semplicemente perché è un corrispondere, con tutti i limiti che comunque mi appartengono e di cui sono perfettamente cosciente, a un dono che in modo permanente mi viene fatto. E' stata comunque una giornata veramente speciale, vissuta in modo speciale, con un coinvolgimento dinamico ed esuberante da parte di tutti. Si altri mi hanno parlato di tradimenti, di delusioni, ma oggi non hanno trovato grande spazio, non si deve dare troppa importanza alle cose negative.

La vita si è fatta breve e non è bene spenderla inseguendo la tristezza vera o presunta del mondo. Non mi sono neanche stancato eccessivamente, al punto che ho avuto la capacità di vivere un momento di gioia anche in trasferta al Castello. In realtà quella è la gioia di sempre, che non suscita mai sorprese, ma solo conferme. Potrei anche pensare che oggi tutto avrebbe concorso a trasmettere la gioia. Anche perché il Signore ci ha ricordato, qualora ce ne fossimo dimenticati, che noi siamo la Sua Gioia. Per cui abbiamo la grave responsabilità di far percepire la bellezza del vivere alla Sua presenza, magari non sempre ci si riesce, ma quando lo facciamo risplende in tutto il suo fulgore la luminosità capace di rischiarare ogni situazione tenebrosa.

19 gennaio - Un fuori programma veramente assolutizzante mi ha vietato di vivere per due giorni. In realtà ho coinvolto nel dramma anche alcuni amici, che ritengo smetteranno al più presto di frequentarmi. Capita alcune volte che tutto il mio peso lo riversi anche sugli altri, non sempre lo reggono, ma generalmente evito di approfittare troppo della loro disponibilità. Insomma solo quando ne ho veramente bisogno. Chiuso il discorso, privacy, per i curiosi niente da fare, alla prossima andrà meglio. Giornata campale, non per il clima che va orientandosi al bello, dopo alcuni momenti di euforia invernale, ma semplicemente per le attività parrocchiali che rasentano il livello dello scoppio di energie. Sembra che tutto proceda sulle ali dell'entusiasmo. Ma allora siete contento? Direte voi. No, perché tutto si è svegliato all'improvviso, mentre io avevo presto tempi più lunghi. Questo mi obbliga ad accelerare la formazione per la comprensione più autentica del fare.

Nulla di particolarmente difficile, anzi tutto meravigliosamente spettacolare. Insomma finché dura. Già il problema è proprio questo, finché dura? Quando uno non sa vivere, ma poiché io so come si vive non me ne pongo il problema. Comincia ad affacciarsi la Grande Quaresima, per cui tutto va vissuto nei tempi stretti che ci sono concessi dall'anno liturgico. Certo è una esplosione che stupisce positivamente, una volta aperti gli spazi tutto diventa naturalmente creativo, anche perché i ragazzi sono, come sempre, particolarmente bravi. Si, ma a stargli dietro. Ma poi perché dovremmo star loro dietro, l'importante è che ci colgano presenti, sulla scena con loro. Alcune volte ritengo che ne abbiano bisogno, altre volte penso che ne farebbero volentieri a meno, ma ci sopportano come un male necessario. Sto ricevendo troppi inviti per ogni cosa, al punto che le prossime due settimane divento evanescente.

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La bellezza del dono è quello che mi sforzo di comprendere, ma è evidente che per quanto uno si sforzi non riesce a coglierne che la marginalità, ciò che appare. Però è importante comprenderne il valore, anche se in modo limitato, questo mi permette di apprezzare tutto quello che il Signore mi dona di vivere e da condividere, senza lamentarmi troppo per le tante cose che comunque non vanno per come vorrei, cioè quasi tutto. D'altra parte non sono cose mie, per cui quello che conta è che piacciano a Lui. A Lui certamente piacciono anche perché le ha fatte Lui, per cui io cerco di capire e vado avanti sforzandomi di imparare qualcosa dalle tante cose che vedo e di cui non sempre ne comprendo il significato.

Vivere al servizio della persona, è l'impegno centrale della vita del cristiano, è quello che Gesù ci chiede di vivere. Non sempre ci riusciamo, ma sappiamo bene che è quello per cui Gesù è venuto in mezzo a noi. Tutte le persone sono importanti, anzi sono più importanti quelle che noi riteniamo meno importanti, proprio perché le riteniamo tali dobbiamo imparare a sentirle più importanti di quelle che riteniamo importanti. Partire dagli ultimi, come sempre non è una parola ma un esercizio costante di perfezione sociale, o forse è meglio dire spirituale. Anche se è una parola passata di moda, la perfezione spirituale è la radice di ogni gioia semplice, è l'humus entro cui riesce a crescere ogni azione buona, anche le più impensabili e inimmaginabili. Non appartiene a noi vivere il bene è un dono che ci viene donato.

E' per quello che dobbiamo esercitarci a non ricavarne dei meriti personali. Come anche è evidente che gli scontenti sono espressione del loro egoismo, nell'incapacità di vivere il dono ritengono di poter possedere ciò che non è loro, in questo modo non sono mai contenti, danno la colta a questi e a quelli, ma non guardano mai verso i propri limiti e le proprie incapacità. Magari è meglio dire verso le proprie presunzioni ed egoismi, altrimenti si corre il rischio di criminalizzare la non possibilità di essere. Però ammettiamolo, c'é qualcuno che stenta ad incarnare l'essere un dono,o fa finta di esserlo ma in realtà guarda al possesso del dono. Che fare? Niente, si sopporta e si va avanti. Anche perché chi vive così è difficile che si converta. Qualcuno di nostra conoscenza aggiungerebbe: Difficile, ma non impossibile, nulla è impossibile a Dio.

Sono giornate di grandi esperienze esistenziali e, diciamolo pure, di grandi soddisfazioni personali. So che non avrei dovuto dirlo, anche perché apre al giudizio di presunzione, ma purtroppo l'ho pensato per cui ho dovuto trascriverlo. Ma di cosa parlo? Un po' di tutto, in realtà sono sempre troppo teso, ma forse è dovuto ai ritmi sempre troppo intensi delle giornate per cui evito di distrarmi o più semplicemente di rilassarmi, almeno per adesso, poi si vedrà. magari ci riuscirò per qualche minuto. Insomma tutto deve essere seguito con attenzione, ma senza tensione, non è particolarmente difficile, ma, purtroppo obbliga a non distrarsi mai, magari è meglio dire a non rilassarsi mai. Quanto durerà? Magari solo alcuni anni, poi si comincia a camminare in discesa, ma all'inizio è una salita permanente. Per tutti, no, per gli altri. Anche perché io ci sono abituato e non ci faccio più caso.

17 gennaio - Sant'Antonio Abate uno dei Santi più importanti della Chiesa Copta, ricordato dalle nostre parti perché legato all'uccisione dei maiali, dei quali in questo periodo si va facendo, tra feste più o meno elaborate, l'annuale strage. E' un Santo molto venerato nei centri più antichi, la sua storia meriterebbe di essere conosciuta meglio, potremmo legarlo a un San Francesco ante litteram, tanto per citare uno dei nostri più noti. Ma Sant'Antonio era per alcuni aspetti più caratteristico. Siamo tra l'ultima grande persecuzione di Diocleziano e il riconoscimento del Cristianesimo come religio licita di Costantino. Abbiamo un racconto della sua vita da parte di Sant'Atanasio, altro grande testimone della fede trinitaria, di Alessandria d'Egitto. Molto ricco, donò tutto ai poveri, visse sempre in solitudine e in estrema povertà. E' uno dei padri fondatori del monachesimo orientale, erano tempi di scelte molto radicali. Insomma seguire Gesù non era una passeggiata, in realtà non dovrebbe esserlo neanche oggi, ma le cose non sempre

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vengono colte nella verità dei segni da testimoniare. Per cui obbiettivamente è difficile distinguere un cristiano da un non cristiano dal modo di comportarsi e di vivere.

Oggi come oggi è legato come dicevo alla tradizionale liturgia del chiriddo domestico, tutta la famiglia si dà convegno è la giornata, normalmente di Domenica, scorre attorno al malcapitato, che inizia la giornata imbellettato e la termina tra le pentole e gli intestini utilizzati per i salumi, con il classico agrume in bocca. Una volta era la salumeria familiare, doveva bastare tutto l'anno. Si conservava gelosamente ogni cosa e periodicamente, ordinariamente oltre la grande Quaresima, durante la quale non si cammarava, si cominciava a consumare. In realtà ancora oggi, soprattutto negli ambienti rurali la celebrazione segue un rituale molto rigido e ricercato, non mancano di frequentarlo neanche i cosiddetti cittadini, o comunque i moderni, che non disdegnano di godere di momenti molto intensi sia in ordine alla bontà dei piatti, frutto della lunga sapienza popolare del cucinare carne di maiale in mille modi diversi, sia per l'autenticità delle relazioni che si instaurano. Le cose vanno ancora meglio soprattutto se il vino scorre abbondante ed è quello buono tenuto in cantina per queste occasioni.

Anche se a me la giornata è particolarmente piaciuta, ancora adesso è tempesta, insomma finalmente una giornata invernale, purtroppo ha rovinato la fiera in più di un paese. Tra i più vicini, quella più caratteristica è certamente quella di Belvedere. Oggi giornata impossibile, penso che non abbiano neanche aperto le bancarelle. Giornata fredda, la neve è scesa a quote ragionevoli, noi abbiamo auto acqua e grandine in tutte le versioni possibili, alcune volte accompagnata anche dal vento. La visione più spettacolare era il fiume Lao che, a motivo del mare in tempesta, non riusciva a scaricare l'acqua per cui il ponte era quasi lambito dalla piena. Comunque sono stato a trovare il grande vecchio, mi è sembrato di rivivere la scena biblica di Isacco e Giacobbe, ma niente di particolarmente negativo, solo che gli anni passano per tutti e in queste situazioni ci si rende ben conto. Poi sono stato anche dal giovane che pianifica nell'ansietà il suo futuro immediato.

Non mi sono guardato troppo attorno, anche perché è stata una giornata intensa. Il pomeriggio sommerso dalle tante attività dei ragazzi, meno male, meno male che hanno dato la sveglia, magari qualcuno vie la situazione con leggera angoscia non cogliendo pienamente la bontà dell'eventuale fallimento. Ma finalmente gli ambienti pastorali risuonano di gioia e di grida, ah, dimenticavo anche di musica e di danza. Insomma come una parrocchia quasi moderna che fa del futuro il significato della sua presenza nel territorio. In qualcosa dobbiamo ancora accelerare ma sostanzialmente il ritmo è quello buono, è bene tenere pronte le bende perché magari qualcuno corre il rischio di spezzarsi. Che cosa? Non lo so, diciamo che non è neanche importante, di certo questo non può capitare ai ragazzi, per cui nessun problema.

Serata vissuta in preghiera, prima in quel del ducato per invito di cortesia del caro Don Mario che celebra Sant'Antonio Abate, è una festa che non ha una grande tradizione di popolo, ma che merita l'attenzione della comunità per i valori di cui sopra. Poi l'Adorazione in parrocchia, come sempre la gente partecipa e anche in modo giusto. Basta fare le proposte e tutto si mette in movimento, non guardo mai chi c'é, ricordando quello che capitò a Davide quando volle fare il censimento, ma ho la percezione che la presenza non è poi tanto male. Necessariamente abbiamo pregato per la comunione tra le Chiese e per il Dialogo con gli Ebrei, certo si dovrebbe fare più spesso, e magari anche per la comunione all'interno della Chiesa. Ma come sempre dico, io so accontentarmi, anche perché il destinatario si chiama Dio, Lui ha sempre trasformato anche le cose semplici in doni inimmaginabili.

Sto mettendo per iscritto le linee programmatiche per la pastorale parrocchiale, ma anche solo le linee sono già diventate venti pagine. Insomma poi occorre aggiungere le curve e poi ancora le varie esperienze

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in atto e magari anche qualcosa da pianificare in modo innovativo, insomma se va bene a cinquanta ci potremo fermare. Tanto durerà qualche anno e poi abbiamo iniziato l'attività pastorale con l'Anno della Fede, non so se mi spiego, con ciò che questo comporta in ordine alle sollecitazioni che ne derivano. Con i giovani tra i piedi e tutta un'altra musica, intanto è musica e non è poco, dato il mortorio pastorale vissuto nel periodo di Natale. Confermo quanto ho già detto, si la parrocchia è nel territorio di Scalea, ma non ha quasi nulla a che fare con Scalea. Ma allora che cos'è, non posso che rispondere come facevano gli ebrei nel deserto cogliendo la manna.

15 gennaio - Finalmente una bellissima giornata vissuta quasi interamente sotto la pioggia, purtroppo nel pomeriggio ha smesso, ma se non altro ci ha fatto vivere momenti veramente belli di riflessione e di speranza nel cattivo tempo. Salendo San Marco ho anche sperato di incontrare la neve, ma purtroppo niente da fare. Si è lasciata intravvedere, in lontananza, solo sulle montagne. Per il resto tutto molto bello, sembra che l'entusiasmo per la gioia comincia a diventare contagio, il mese della pace ha generato l'esigenza di innestare una marcia in più nella vitalità degli incontri, insomma che dire, sono soddisfatto?

Ma si, perché no, ogni tanto non fa male poterlo affermare, la speranza è che non lo leggano in troppi altrimenti si siedono subito. So che non è vero, anche perché i ragazzi cominciano a reclamare più spazio attivo e noi glielo diamo volentieri. Incontri dei team, canzoni nell'aria, danza in tutti gli ambienti, spero che fra poco comincino a colorare tutto, tanto per vitalizzare le stanze. Tanti visi che diventano sempre più visibili e sorridenti, qualcuno rischia perfino di chiamarmi per nome. Per la complementarietà ancora ci vuole tempo, ma per condividere la gioia siamo già a buon punto. Certo che sarà un problema per me poterli chiamare per nome, ancora non conosco neanche quelli dei catechisti, quando rischio sbaglio, per cui preferisco evitare di chiamarli, o forse è più giusto dire chiamarle.

I delatori? Ci sono sempre stati, esprimono il fallimento della loro vita e cercano di coinvolgervi anche gli altri, ma si, lasciamoli fare, togliere loro anche il gusto di criticare li potrebbe fa morire, il Signore vuole che abbiamo il tempo di rinsavire. Dovrei parlarne in modo più trasparente ma non posso, però sono sinceramente dispiaciuto per un'aquila che ha deciso di smettere di volare, convincendosi lentamente di doverci più riuscire. La vedo adesso ripiegata su se stessa, io ritengo che sia un vero errore. Anche perché corre il rischio di spersonalizzarsi totalmente, ma non c'é proprio niente da fare. L'aquila, anche nei rapporti con gli altri, deve essere sempre tale, certamente non deve abusare o far pesare eccessivamente il suo strapotere, solo in questo modo riesce ad essere un aiuto, altrimenti diventa semplicemente un peso in più che altri devono supportare. Ma come glielo spieghi? Il mondo ha bisogno di chi vola alto, è l'unico modo per incoraggiare l'emulazione, altrimenti si striscerà sempre di più.

Comunico che per eventuali urla che saranno avvertite al Castello, non c'é da preoccuparsi molto, anche perché semplicemente è stato tolto un dente all'antica, senza anestesia. In compenso ci saranno squilli di trombe per comunicare la festa dell'annuncio. Quindi nulla di particolarmente grave. Tutto è in equilibrio, si fa per dire, auguri vivissimi a chi coordinerà questa armonia di voci tenorili. Il giovane continua a sguazzare nei debiti degli altri, ma gli aiuti alle chiese povere sono in scadenza, per cui abbiamo preferito mangiare in fraternità e parlarne poco. Visita di lavoro al Casale e incontro con l'Arciprete per il progetto, in realtà il momento più bello è stato l'incontrare Frankie con lo smile dei tempi migliori. Insomma c'é più di un motivo per rallegrarsi di una giornata piovosa.

Tra un incontro e un altro mi sono dilettato nel mio passatempo ordinario,che è quello di riformulare gli spazi liturgici, siamo già a buon punto, come a dire che in testa comincia ad essere tutto abbastanza chiaro, adesso vedremo nella messa in opera. Ma tutto sommato non dovrebbe comportare delle difficoltà insormontabili. Certo che per la gente, che generalmente vive più a lungo dei sacerdoti, questa perenne

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novità progettuale lascai leggermente disorientati. Anche perché nel leggere gli interventi innovativi e progettuali iniziali dicono sempre le stesse cose, ma allora perché cambiare? Magari qualcuno si è fatto prendere la mano dalla propria visione di Chiesa e forse non ha potuto dire basta al momento giusto.

Alcune volte il cattivo gusto genera disorientamento artistico e architettonico. Oltre che soffocamento degli spazi liturgici. Siamo nella fase finale anche per il libro dei canti liturgici, ma voi mi direte, Don Cono non c'é il coro, non c'é un organo decente che ve ne fate del libretto, la risposta è semplice lo uso io e questo può anche bastare. ma in realtà lo useranno tutti e al più presto inventerà qualcosa il Signore per non farci vivere questa povertà nel momento più bello della vita di comunità, d'altra parte ci incontriamo per Lui, dobbiamo cantare Lui, insomma è nel suo interesse suscitare qualche carisma che ci doni di farlo in modo dignitoso e gioioso.

14 gennaio - Non sempre si riesce a cogliere il bene, alcune volte capita di vivere il male pensando di fare il bene. E' una giornata meravigliosa con sprazzi di pioggia e tensione al freddo invernale, ma non ci riesce proprio il tempo a darci una bella stagione fredda, ad un tratto riemerge il sole e tutto cambia in un attimo. La responsabilità di parroco ti porta alcune volte a vivere scelte e situazioni che ordinariamente uno eviterebbe di affrontare, ma purtroppo, nella speranza di operare per il bene, occorre intervenire. Può anche essere, dalle avvisaglie che si percepiscono nel cielo imbronciato e rischiarato dai fulmini, che stanotte si scatena una tempesta bella, probabilmente la godrò poco perché magari mi riesce di dormire.

Si intensificano le attività educative, la gente è molto disponibile e questo non è male, magari è necessario sollecitare con vigore. Forse siamo alle prese con troppi impegni con scadenza immediata. Se non altro si eviterà di dormire troppo. le comunità sono abituate a sonnecchiare, sì occorre lavorare, ma basta un incontro a settimana, e poi cosa sono questi team, ognuno proceda per i fatti suoi, che le cose certamente andranno meglio. Il problema è che generalmente si procede per abitudini, senza tener conto delle esigenze dei ragazzi. Mentre il bello dell'essere parroco è proprio il poter condividere le ansie della crescita con i bambini, i ragazzi, i giovani. Comunque tutto procede sull'entusiasmo, anzi magari se ne avverte di eccessivo. Però si deve ricominciare è questo crea dell'imbarazzo.

Tanto impegno per poco, è lo stile proprio di chi ama educare, non è importante quanti siamo è importante voler stare insieme, insomma un raggio di sole rischiara le tenebre. Ma si sa un raggio è sempre spettacolare, per chi lo sa apprezzare. Può una persona di cento chili mantenersi in equilibrio? Magari non sempre, però è proprio quello che mi si chiede, me lo chiedono un po' tutti. Io lo vivo a sprazzi, anche perché non mi appartiene come stile, d'altra parte somaticamente mi identifico con l'orso, magari è meglio l'orsetto, ma non mi ci rivedo volentieri. Sa troppo di giocattolo per l'infanzia di un tempo. Stasera mi sono accorto di avere sessanta anni, mi è dispiaciuto anche perché mi ero fermato a cinquantotto, me li fece notare don Tonino alcuni anni fa, poi mi ci sono adagiato, mentre stasera all'incontro di Formazione Biblica, una cara signora, facendo un confronto con i suoi, mi ha ricordato che i conti non tornano.

D'altra parte se hanno sbagliato a contare la data di nascita di Gesù, posso ben sbagliare a contare gli anni, non posso mica farlo tutti gli anni. E' proprio un bell'acquazzone, meno male, certo farei fatica ad uscire per fare una passeggiata, ma comunque mi piace leggermi per strada a sguazzare nelle pozzanghere. Gesù stava sempre per strada, almeno per come narrano gli evangeli, ne avrà affrontati di acquazzoni con i discepoli che ansimavano dietro a Lui, nella speranza che si fermasse in qualche rifugio magari anche occasionale. In questo senso la scena più drammatica forse è l'icona della tempesta sedata, dove tutto sembra orientato alla disperazione, mentre Gesù riposa serafico, anche se sommerso dalle acque. Non è facile da immaginare? Pensate a chi l'ha dovuto scrivere, quanto tempo ci avrà pensato. Alcune volte Gesù incoraggiava alla speranza un po' fuori misura.

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Nel primo pomeriggio siamo tornati sul Diamante, per un momento di fraternità con Don Leonardo. E' anche una occasione per stare insieme con i confratelli del presbiterio. Questo non guasta mai, anche se c'é anche chi non perde tempo cercando di guastare tutto. Con i sacerdoti viviamo molte difficoltà relazionali, alcune volte sono motivate altre volte se ne potrebbe anche fare meno. Ma forse dipende dal fatto di stare troppo comodi, per cui si scalcia con frequenza. In realtà ritengo che si potrebbe anche vivere meglio insieme invece di stare necessariamente alla ricerca delle difficoltà che necessariamente ci sono in ciascuno di noi. Una celebrazione complessa nella proposta e nelle emozioni che ha voluto proporre.

Certo Don Leonardo appartiene alla categoria dei parroci stabilizzati anche se faceva il cammino non si è mai mosso da Diamante, per cui il Suo ritorno alla Casa del padre necessariamente ha determinato un grande vuoto in tante parte della Comunità parrocchiale e soprattutto nelle Comunità Neo Catecumenali che lo avevano sempre compreso e accolto come un vero padre. Ma in realtà come tale si è sempre relazionato, nella veglia ho sottolineato che il signore ha chiamato a se i sacerdoti che avevano dato inizio al Cammino nella nostra diocesi: Don Erminio, Don Ciccio, Don Michele e adesso Don Leonardo. Si sono sempre sentiti presbiteri del Cammino anche se erano diocesani, adesso qualche problema si presenterà, anche se tante cose sono cambiate, sia per il cammino sia per la disponibilità dei sacerdoti che li accolgono nelle loro parrocchie. Anche se è più vero dire che se le sono trovate in parrocchie.

Le comunità sono uno strappo dello Spirito Santo di cui ancora non si può cogliere in assoluto, né il bene possibile, né il male che molti vi leggono. E' ancora una fase iniziale che deve maturare una comprensione adulta all'interno del panorama dei dono dello Spirito alla Chiesa del nostro tempo. Dicevamo altre volte che quando interviene lo Spirito Santo tutto diventa magmatico, è così anche in riferimento al Cammino, è riuscito a non essere definito né una associazione, né un movimento, neanche un gruppo ecclesiale, i fondatori sono riusciti ad affermare nei confronti del magistero una specificità che non si ha riscontro in nessuna delle altre forme di aggregazioni già presenti all'interno della Chiesa. Questo traguardo di partenza non è poco, in un mondo che tende ad omologare e ad appiattire, riuscire ad affermare una specificità esclusiva e forse anche escludente è un vero dono del Signore, per chi lo legge come un bene. Una vera iattura per chi ne sopporta la presenza nella Chiesa.

E io come la vedo, evidentemente come un bene nel rispetto degli statuti che non sempre vengono rispettati, magari anche per colpa di eccessiva compiacenza da parte nostra, però se tutto cammina per come la Chiesa insegna è certamente un bene. L'Assolutizzazione della propria esperienza appartiene a tutte le forme di aggregazioni ecclesiali, per cui nulla di nuovo sotto il sole se qualcuno si esalta fuori misura per quello che vive come un bene personale indispensabile.

A pensarci bene, cambiando discorso, forse la criminalizzazione fuori misura della persona da parte di molte persone che si ritengono importanti è legata al fatto di aver voluto competere con le grandi famiglie del territorio senza considerare la possibilità di mettersi al servizio del loro strapotere. Obbiettivamente è la classica situazione illogica per cui il bene è tutto da una parte e il male è tutto dall'altra. Insomma è un problema di conti politici che non tornavano nel senso più gretto del termine, non era certamente legato al bene delle anime, che avrebbe dovuto orientare a più miti consigli evitando di perdere tanto tempo su questioni di lana caprina. Il demonio, che è veramente esperto, sa come deve operare per avere più spazio nel cuore dei cristiani. Ad onore del vero neanche la Madonna scherza, per cui sembra che la partita sia ancora tutta da giocare.

13 gennaio - Purtroppo stiamo riprendendo l'abitudine di quelli della notte. Insomma non si va a letto prima della mezzanotte, questo non è un bene anche perché le giornate sono pesanti e vissute intensamente, ma intanto non riesco a recuperare ritmi più naturali e aperti all'accoglienza del riposo. Don Leonardo è tornato

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alla Casa del padre dopo un lungo periodo di coma, dai primi di agosto. Questo ha intensificato gli impegni di una Domenica già abbastanza satura di attività pastorali. Ma non è pesato andare sul Diamante per onorare il caro confratello con il quale ho condiviso circa quattro anni del mio ministero di parroco. E' stato un rivivere un periodo molto intenso della mia ultima estate, per alcuni tratti veramente assurda, ma comunque ritengo di essere stato fortunato ad averla superata. Non sempre la gente si rende conto dei tanti impegni che un sacerdote vive nella sua giornata, d'altra parte neanche è esigito che li conosca, per cui pensiamo a lavorare e basta.

E' stato il primo giorno che i ragazzi dell'Iniziazione Cristiana hanno vissuto il Santo Natale, tutto molto bello, la Chiesa era quasi totalmente satura in ogni ordine e grado, abbiamo vissuto l'inserimento nella comunità cristiana di Aldo e Silvio. Una celebrazione bella e partecipata. Anche i canti male male non sono andati, certo il livello è ancora dignitoso, ma nella disponibilità alla crescita graduale che sci siamo imposti certamente si migliorerà in tempi brevi. Come perfezionare la partecipazione dei ragazzi e dei giovani, questo è i primo obbiettivo, anche perché solo in questo modo la liturgia si riesce a viverla in modo gioioso. Dopo il pranzo rigorosamente al sacco leggera passeggiata nei dintorni della Rettoria, giusto per sporcarci un poco.

Una Domenica bella, si, certamente è stata bella anche perché l'ho vissuta con i ragazzi della Confermazione, insomma h cominciato a chiamarli per nome, a guardarli in viso da vicino, una esperienza assolutamente innovativa. E' evidente che anche le cose vecchie alcune volte tornano di moda. Si ricomincia ad avere confidenza con il futuro della comunità. Ci siamo portati al Pantano, scoprendo anche il motivo per cui lo chiamano così, infatti nell'escursione ci siamo totalmente impantanati. Eh, sì i genitori non saranno proprio contenti. Però tutto abbastanza bene e piacevole, quando si sta con i ragazzi lo sapete bene che cambia totalmente il mio umore. Pensate che ho persino giocato a pallavolo insieme con loro, magari è meglio dire che ho provato a giocare, anche perché mi sono reso conto che, a motivo del mio peso leggiadro, stento veramente tanto a staccarmi dal suolo. Poi mi sono ricordato che l'ultima volta che ho provato a fare il giovane mi sono operato di menisco e allora ho preferito smettere per tornare alla più collaudata sezione degli incontri formativi.

In prima serata incontro con i genitori, la partecipazione è stata ottima, le conclusioni frettolose, non si può decidere in tempi brevi quello che è programmato da tempo, insomma tutto da rivisitare con calma. Magari con i catechisti, comunque nulla di particolarmente insolubile. la sera abbiamo accolto per la confermazione un ragazzo di Buonvicino, quindi i tanti saluti da parte degli amici vecchi e nuovi, in Chiesa c'era persino un componente dell'Accademia del pescioncino e alcune vecchie glorie del Castello. Spero che non leggano altrimenti problemi per il temine usato. Anche perché la parola vecchio non piace a nessuno, immaginarsi a chi si sente totalmente giovane. Poi al Casale per coordinare la Liturgia funebre onorare con le Comunità Don Leonardo. Al rientro mi sono messo a cucinare, anche perché ho scoperto che è l'unico modo per distrarmi dai tanti pensieri non sempre piacevoli che si accompagnano alla mie lunghe giornate. Stasera pollo in umido o al sugo, ancora con i termini non ho dimestichezza. Il risultato? Non male, non male, almeno così a me sembra, ma ormai lo sapete io sono uno che si accontenta.

12 gennaio - Effettivamente, alcune volte, lo Spirito Santo riesce a bucare lo schermo e allora accadono pazzie, sono i nodi della storia che diventano epocali, pensiamo a San Francesco d'Assisi, ai tanti cristiani anonimi che hanno semplicemente consacrato la loro vita a Cristo, a Madre Teresa di Calcutta e perché no, anche a Giovanni Paolo II il Vescovo di Roma che ci ha fatto sognare di poter vivere in una Chiesa più immediatamente presenta nella storia dell'uomo nella vita dei nostri figli, sono i file della storia che sembrano impazzire, dove tutto sembra irrazionale, ma in realtà tutto è semplicemente animato dallo

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Spirito Santo. Perciò sfugge a ogni regolamento canonico o più semplicemente giuridico, è Lui che invade il cuore del'uomo e lo rende insensibile ad ogni controllo ragionato orientandolo con vigore all'essenzialità di Dio.

Certamente abbiamo anche contro testimonianze di persone che in nome di Cristo hanno sempre pensato solo alla loro carriera, al loro affermarsi socialmente e politicamente, ma la speranza è che siano una semplice minoranza a fronte delle migliaia e migliaia di battezzati che hanno consacrato la loro esistenza all'impegno della coerenza evangelica. io ne ho conosciuti tantissime appartenenti sia alla prima che alla seconda delle categorie menzionate, ma la maggior parte appartenevano certamente a coloro che hanno speso la loro vita nella gratuità più assoluta nell'amore per il Signore. magari nulla di particolarmente eclatante o appariscente, ma tutto significativo, il senso della mia vita è testimoniare con semplicità l'appartenenza a Cristo.

E' stata una giornata bella vissuta nella semplicità dell'amore alla vita di comunità, nel senso che non mi sono schiodato dalla parrocchia se non per alcuni momenti. Diciamo che i ragazzi cominciano a cercarmi per cui i tempi di allontanamento, necessariamente, diventano più essenziali. Insomma sto lentamente entrando nel ritmo ordinario della vita della comunità di San Giuseppe Lavoratore. Ma, direte voi, allora siete lento. Beh, questo è parte integrante del mio modo di lavorare. Lentamente nel silenzio ma con costanza e senza mai fermarmi. In questo modo non tutti avvertono il senso della novità, anche perché non ha nulla del clamoroso, ma intanto si cambia il modo di lavorare e anche il modo di relazionarsi, insomma cambia il modo di leggersi come comunità parrocchiale.

In realtà quelli che mi collaborano se ne rendono conto, anche perché aumentano gli incontri, le verifica, chiedo loro di cambiare metodo di lavoro, di relazionarsi vicendevolmente in modo diverso. Ma quelli occasionali stentano a cogliere la novità, d'altra parte per la gran parte il cristianesimo è una serie di tradizioni, per cui quello che conta è non creare nelle novità difficili da interpretare. in questo sto perfezionando in modo assoluto la tecnica, il principio è non si cambia nulla, ma in realtà si cambia tutto. Ma allora? Semplice, i tempi del cambiamento sono lenti, per cui la gran parte stenta a rendersene conto. insomma non è importante dire che da domani tutto cambia, quello che conta è che cambi effettivamente magari senza neanche dirlo.

Ma poi effettivamente l'essenziale è sempre lo stesso, è il cuore. Insomma le cose vanno fatte con amore, quando la gente si sente amata non guarda più a niente. In realtà questo principio non vale per tutti, ma per i più semplici, i più poveri, anche perché i ricchi dell'amore non sanno che farsene, loro vogliono essere serviti, ma con me niente da fare anche perché a me, immediatamente parlando, il denaro non interessa per cui, in compenso hanno sempre trovato chi mi ha sostituito in modo decoroso e degno. Insomma i cappellani di turno al servizio della corte non mancano mai, basta pagare. Ognuno ha la sua vita. Ma allora quanto ci si può guadagnare, beh, questo dipende da quanto uno è onesto.

Molti legano l'impegno al ruolo che occupano, ma anche questo è un parametro sostanzialmente falso, in realtà se uno vuole essere lo può vivere in ogni condizione. Certo più si sale nella gerarchia delle responsabilità più si ha la possibilità di deviare nel bene e nel male. Per molti anche il toppo bene è una devianza, per me no, anche perché so che si deve sopperire ai tanti che non ne fanno mai di bene. Oggi momento di relax anche con i lupetti, era da tempo che non entravo nella tana, anche in questo caso lo faccio con molta discrezione anche perché non voglio urtare la suscettibilità di altri ma è evidente che la marcia di approccio educativo è totalmente diversa. Non dico a favore di chi anche perché non ne varrebbe assolutamente la pena. insomma, per dirla con tutta umiltà, non c'é paragone. Voi direte alla faccia dell'umiltà. Ma in realtà io non ho detto proprio niente.

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11 gennaio - Certamente la meditazione è fondamentale nella vita di ogni battezzato, anche se la frenesia del nostro tempo mette a dura prova la possibilità di poterla vivere in modo sistematico. Anche per questo la vita cristiana stenta ad esprimere l'intensità che le è propria e, frequentemente, ci si limita agli atteggiamenti esteriori. E' proprio la meditazione lo strumento da privilegiare per fare in modo che il messaggio che riceviamo possa diventare atteggiamento ordinario di adesione a Cristo. Ecco perché il tempo della solitudine è un tempo prezioso, insostituibile nel vivere il cammino verso la santità, sia personale che comunitaria. Anche se il dover fare, il dover apparire non manca di essere presente anche nella vita della Chiesa, comunque sappiamo bene che ciò che da fondamento solido alla nostra vita spirituale deriva dall'impegno che mettiamo nel vivere la ricerca di Cristo nella nostra vita.

Frutto della meditazione è la serenità interiore che deve sempre accompagnare la nostra vita. Quando ci si agita troppo, non si costruisce nulla, in compenso si da agli altri la parvenza di una persona che fa tanto. E' l'arte dei politici, che camminano sempre con la stampa dietro, anche perché quello che conta è la visibilità non il nascondimento e se qualcosa si riesce a fare è opportuno che tutti lo sappiano. Se non si riesce a fare nulla, comunque si deve comunicare qualcosa di positivo, insomma la pagina deve essere sempre riempita da informazioni. Purtroppo questo vezzo è molto diffuso anche in altri ambienti, da qui deriva il gusto deviante dell'essere opinionista ad ogni costo, su tutto e per tutti. E' anche vero che gli antichi dicevano che a vucca ca nun parla è na cucuzza però parlare tanto senza dire nulla a cosa serve?

Questo caratterizza anche il nostro ministero, prediche lunghissime che non trasmettono, ritengo che se uno ha un messaggio da trasmettere lo può fare anche con poche parole. Invece spesso si gira, si gira, per quale motivo? Semplice, si ritiene che le parlo siano più importanti della testimonianza. Gesù ci insegna che i tempi della solitudine sono indispensabili, per poter corrispondere alle tante povertà che si accompagnano alla nostra vita, altrimenti il rischio che si corre e non accorgersene. I poveri li avrete sempre con voi, è proprio vero per quanti sforzi si compiono sembra che ne aumenti il numero, parlo della povertà in senso ampio. La gente ha bisogno di essere ascoltata, di essere accolta, di sentirsi amata, ma non sempre c'é la corrispondenza a queste esigenze. Alcune volte si ha paura, altre volte prevale uno spirito di indifferenza, il che la dice lunga sulla profondità della propria adesione alla fede.

Gli incontri si susseguono ininterrottamente, generalmente dalle tre alle ventidue, magari è solo perché è il periodo della reimpostazione della vita parrocchiale, per cui cui bisogna spiegare e poi bisogna spiegare, magari bisogna spiegare ancora. Ci sono anche coloro che obbiettivamente non comprendono o più semplicemente non hanno la capacità di corrispondere a un impegno più serio e allora che cosa si deve fare? Bisogna trovare vie nuove e persone nuove. Vino nuovo in otri nuovi, e ce ne spiega anche le motivazioni. Ma noi non sempre abbiamo la capacità di ascoltarlo o forse presumiamo di riuscire dove Lui ha stentato, però può anche essere la comunità che Lui ipotizzava è leggermente diversa dalle nostre esperienze ordinarie. Sia come sia, bisogna spingere e incoraggiare senza fermarsi mai, altrimenti si siedono e per farli rialzare poi ci vogliono le cannonate e magari neanche ci si riesce.

Una comunità che si apre alla speranza esige che vive ogni giorno in modo nuovo, in una disponibilità sincera a mettersi in discussione, cercare nuove mete, insomma elaborare sempre nuove piste da percorrere. Tutto questo trova spesso dei grossi ostacoli nelle persone che stentano a mettersi in cammino restando stabilmente fermi a decantare se stessi. Insomma una vera angoscia, invece di guardare avanti guardano sempre indietro, saranno certamente vittime del torcicollo, e magari anche della cervicale. Ne trovi un po' dappertutto e la carità impone di trovare loro degli spazi nella vita di comunità, quello che conta è che siano di lato, altrimenti addio cammino di fede, con la loro prosopopea non si costruisce futuro ma al massimo si potrà aprire un museo archeologico. Che poi se vogliamo non è tanto male, ma

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purtroppo c'é già tanto spazio occupato da cose inutili, farne occupare altro fa correre il rischio del soffocamento.

Di certo non ci si annoia anche se il continuo ricominciare può determinare del disorientamento, ma non è opportuno scoraggiarsi, c'é chi continua a colpire per cui la vigilanza è d'obbligo, per quale motivo? Beh, si cerca di non restare con la testa fracassata, ma solo per tutelare quello che c'é dentro il resto tutto sommato non vale molto. Il giovane si è ripreso in tempi rapidissimo e va tornando agli affetti di un tempo. Meno male, così recupero del tempo per la parrocchia. C'é tanta esuberanza che si stenta a coglierne il senso, ma può anche essere che non sempre tutto abbia un senso. Insomma bisogna cercare di leggersi nella realtà e comprendere verso dove si ritiene di poter orientare la baracca. Certo quando il fronte è molto esteso, non sempre le truppe sono sufficienti, ecco perché è sempre opportuno restringerlo con la speranza di poter fare argine.

Spero sempre che i danni sulle persone non siano eccessive, anche perché non tutti siamo capaci di accettare le contrarietà e le ingiustizie. Magari pregando un po' di più si riesce meglio altrimenti non ci si rende conto del perché di un torto subito. la tecnica più opportuna è la rimozione del problema, ma non sempre siamo preparati ecco perché poi subentra un tormento, dal quale non tutti si riesce ad uscire senza le gambe rotte. Magari chi ha fatto tante routes come me non ci fa troppo caso, ma chi non è educato a camminare stenta a percorrere sentieri sconosciuti e soprattutto a rialzarsi sotto il peso dello zaino. Magari se c'é qualcuno che lo aiuta tutto diventa più facile. Quando si aprono vie nuove si incontrano sempre persone nuove, per cui non ci si deve preoccupare, il Signore sostiene e incoraggia sempre. Solo dobbiamo essere sempre attenti alla sua volontà, ma solo per evitare di allontanarsi da Lui, il resto non ha grande importanza.

7 gennaio - Quello di Don Matteo è un personaggio di prete televisivo che non mi è mai piaciuto anche perché ritengo che la missione del sacerdote sia da vivere in modo diverso. Eppure, mio malgrado, ancora una volta mi trovo a vivere una situazione esistenziale imprevedibile e nello spesso tempo delicata. spero solo che non duri a lungo ma che soprattutto come accade sempre nei film del suddetto abbia un finale lieto. Però vestire i panni di chi cerca è veramente stancante, è tutto tempo che si deve aggiungere alle attività ordinarie, anche se in parte è conforme al mio modo di vivere. Purtroppo lo devo togliere all'unico tempo disponibile quello del mio riposo. Aiuta anche a leggere la verità sulle amicizie e mette in risalto aspetti inesplorati della persona, in realtà anche di se stessi si colgono aspetti mai cercati. Che discorso è, semplice è tra quelli del dico e non dico, ma che comunque penso e comunico. Gente che viene, gente che chiede, gente che aspetta, comunque e sempre tanta gente che ti cerca.

Appena terminato l'incontro biblico, seguito con interesse, anche se è da sbloccare nell'interrelazione dialettica, comunque sia siamo all'inizio di un modo nuovo di leggersi comunità, dal serial televisivo quelli della notte, che non tutti amano ma che a me piace abbastanza per cui lo perseguo con coerenza per quanto posso. Per cui abbiamo come programmi della serata: il lunedì formazione biblica, martedì Neocatecumeni seconda comunità, mercoledì Neocatecumeni prima comunità, giovedì Adorazione Eucaristica, Sabato Eucaristia festiva. Penso che possa bastare per iniziare. I giorni liberi serviranno per gli incontri di programmazione e verifiche. L'obbiettivo è sempre quello di coinvolgere le persone socialmente più attive, anche la passibilità di avere la coppia e poi la sera si può lavorare sereni, senza la preoccupazione di essere cercarti, a quell'ora chi ti cerca è già presente. Quasi in chiusura di giornata abbiamo trovato anche una coppia disponibile per le coppie, non è male come regalo di Natale.

In serata abbiamo vissuto l'altro incontro con Caritas, ancora una volta per tentare di leggere nel mondo confuso del nulla inter un barlume di linearità. Ma non è facile anche perché per troppo tempo si è tentato

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di percorrere itinerari complessi senza la necessaria praticità, ma soprattutto senza una progettualità coerente. Si riparte rileggendo le origine che come sempre sono pure, poi lentamente le falde acquifere, non controllate in modo adeguato, si inquinano e l'acqua va purificata per essere utilizzata in modo basilare. Abbiamo parlato un po' di tutto, il risultato come sempre abbastanza positivo, quando c'é la volontà di lavorare si ha anche la capacità di mettersi in discussione. Come sempre si avrebbe bisogno di più adulti ma, sullo stile di camminare degli adulti, ho già sentenziato per cui non mi ripeto. Bisogna spingere sui giovani, le coppie giovani. Ci riusciremo? Penso di sì, altrimenti, senza un sano ottimismo, sarebbe inutile partire.

Ieri era Domenica, di più è stata l'Epifania, mi ero riservata n po' di gioia da vivere sul Timpone, ma il Signore non ha voluto. Magari per alcuni tratti drammatica ma certamente bella, come ogni Domenica. Come ho ormai imparato si comincia con il Santo Rosario, poi disponibilità per la Riconciliazione, quindi in macchina verso il Convento a tiro di sasso dalla città, mentre lo leggevo quando scrissi il libro pensavo che dovesse essere un buon lanciatore, nel ruolo del Don Matteo televisivo. Celebrazione dei Magi nel feudo dei Layse, è stato un momento veramente bello umanamente e spiritualmente intenso. E' stato significativo trovarsi qui oggi, anche per me accanto a Don Marcello, sono le esperienze che dona il Signore, non c'é nulla di nostro in alcune situazioni.

Certo che non pensavo di dovere percorrere così spesso il Belvedere. Diciamo così con la testa qui, con il cuore sul Timpone, senza particolare angoscia, d'altra parte la scelta è stata quella giusta, sul Timpone. L'altro pensiero che mi assale è che una cosa è fare il Vicario per la Pastorale, che sostanzialmente va letto come un pensare la bontà delle attività formative delle comunità parrocchiali. Una cosa diversa è entrare nelle parrocchie e farsene carico per quanto è possibile nei suoi mille problemi. La diocesi, per chi la vuol vivere, è veramente complessa, diversificata e frammentata. Mi sono intrattenuto per un breve momento di fraternità gioiosa nella longobarda Piano la Donna, molti dall'alto della loro cultura ne aggiornano la dizione in Piano della Donna. E' proprio vero che oggigiorno la cultura non è acqua. E' il momento del cuore, accanto a chi ha rallegrato per tanti anni, pochi o molti a secondo di come si contano e si sono vissuti, le celebrazioni ai piedi della Zannera. Ho fatto come fanno normalmente gli invitati saltano il momento liturgico e si ritrovano direttamente al ristorante. Non ho capito bene ma penso di essermene andato dopo gli antipasti.

Poi una serata molto intensa ed emozionante spesa tra Belvedere Marina, Scalea, Convento di Belvedere, Scalea in casa di vecchi amici, quasi come una novità inesplorata, ma forse era solo un momento troppo atteso. Anche in questo casa flash di agenzia e via in tempi brevi. ma giusti per rileggersi insieme attorno ad un tavolo con qualche anno in più. Ma soprattutto con la gioia ritrovata di poterlo fare ancora senza sforzo alcuno. La giornata della Befana è finita, troppo stanco per poterla narrare e infatti lo faccio solamente stasera, avendo ancora qualche energia da spendere.

5 gennaio - Si cerca consolazione ma non ne trovi, sorrisi ma vedi solo pianto. Chiusura di una giornata triste? certamente no, le giornate non sono mai tristi, magari si vorrebbe trovare un po' più di serenità, insomma tempi più lunghi per poterne godere lo sviluppo e invece si continua a inseguire il tempo che si appropria della nostra vita e non ci lascia godere i tanti momenti belli che comunque continuano ad attraversarla. Avrei potuto vivere questi giorni in modo più semplice e gioioso, ma il dramma che li ha caratterizzati ha tolto ogni gioiosità, pure naturali essendo giorni di festa. Fa che pensi a consolare anziché essere consolato, spero almeno di essere riuscito ad incarnare questo atteggiamento presente nella Preghiera Semplice che il Santo Padre ha citato a conclusione del messaggio della pace di quest'anno.

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Ho cercato comunque di leggere le tante pagine che mi continuano a sfogliare davanti. Ecco il problema è proprio questo, ormai sogno gli altri a sfogliare il libro e io per quanto posso cerco di leggervi qualcosa, per come riesco di tutto quello che ci è scritto. Come sempre mortifico gli affetti, gli atteggiamenti di riconoscenza, i ringraziamenti dovuti, insomma tutto ciò che fa di una persona un soggetto di relazione, qualcuno da cercare. Avrei voluto incontrare tante persone, ma mi è stato proprio impossibile, per cui continuo a vivere atteggiamenti istituzionali, nella speranza che non facciano diventare troppo arido. Per adesso sembra che ancora qualcosa di buono riesca ad emergere, magari è poco ed è anche occasionale. Insomma è fortunato chi mi incontra nel momento giusto.

Altri momenti vorrei trovarli, ma sembra proprio che ormai non ci riesco, devo continuamente sostituire i momenti di gioia con il dolore. Meno male che la preghiera riesce ancora ad avere i suoi spazi altrimenti addio serenità interiore e gioia relazionale. Insomma tutto è dovuto alla benevolenza con cui Dio continua ad accompagnarsi alla mia vita. Sensazioni tante, la rimpatriata, anche se per motivi drammatici, nella Belvedere che ho amato e vissuto per tanti anni, ripercorrerne le vie, gli ambienti, suscita sempre una sua emozione. In clinica ho incontrata Carla, forse dopo più di dodici anni, alla gioia dell'incontro, è sempre stata molto luminosa e gioiosa nelle relazioni con tutti, immediatamente il dolore della sua presenza il papà Filippo ammalato.

Il convegno è stato particolarmente intenso nella proposta dei contenuti, ma continua ad essere poco spendibile pastoralmente, d'altra parte l'obbiettivo dichiarato è quello del corso di formazione biblica, ma forse non tutti ne riescono a cogliere pienamente la preziosità. Insomma per la prima volta, abbiamo visto una inversione di tendenza, la partecipazione è andata scemando con lo scorrere dei giorni. Per me il primo giorno è stato molto utile, mi ha fatto entrare in una ambiente che avevo sempre saltato a piè pari, insomma vige sempre la presunzione del già visto, ma gli altri due giorni magari ne avrei fatto a meno soprattutto per la meticolosità del metodo analitico.

Lo so, che è impossibile fare diversamente, ma siamo proprio sicuri che sia impossibile? Magari dobbiamo rileggerci nel modo di vivere la proposta, sui contenuti non penso ci siano difficoltà. Ma comunque il pensiero dominante era altrove, per cui forse la stanchezza era legata agli altri problemi. Magari dovrei pensare alla befana, qualcuna si è ricordata anche di me, magari con l'immancabile carbone. Alle attese del suo passaggio nella notte, per tanti anni di gioia che ho condiviso. Ma niente, quest'anno è stato incredibilmente impossibile. Domani? Magari è anche peggio. Poi vi dico. Ma alcuni appuntamenti programmati sono già micidiali in se, immaginiamoci il doverli vivere.

4 gennaio - Anche se un po' dispiace non posso che iniziare con il dramma che ha colpito il caro confratello Don Marcello per il ritorno della mamma alla Casa del Padre, per una azione delittuosa. Il dramma è stato scoperto traumaticamente dallo stesso Don Marcello, al ritorno dalla celebrazione delle esequie del giovane Valerio, altro dramma, lo scontro automobilistico che ha coinvolto la cara Valeria, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. Il tutto è difficile da comprendere, ma forse occorre cominciare a preoccuparsi di più per le situazioni che non si comprendono o sono difficili da spiegare. Questa azione delittuosa ha messo in evidenza che il livello della sicurezza si abbassa sempre di più, anche nei nostri paesi dove siamo abituati a vivere senza troppe precauzioni, ma dobbiamo convincerci che le cose, purtroppo, stanno cambiando in peggio anche dalle nostre parti. Non sarà facile per lui ritrovare serenità spirituale, anche perché era fortemente legato alla mamma, praticamente sono stati sempre insieme, solo loro due. Sarà necessaria una profonda dedizione spirituale. Spero che riesca, anche grazie alla preghiera, a superare questi momenti di smarrimento.

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E' proprio vero che percorriamo il deserto. Occorre essere sempre vigilanti e pronti. Una giornata che era cominciata sotto i migliori auspici e che è monopolizzata dalla tre giorni biblica sulla Lettera a Timoteo. Non ci si stanca mai di approfondire la Parola di Dio, o forse è meglio dire di cogliere il come la Parola è pervenuta fino a noi. Ci si accorge così di quante persone e situazioni sono presenti tra le righe di quello che leggiamo e che non sempre riusciamo a cogliere nella loro preziosità. Alcune volte si resta disarmati di fronte alla complessità che emerge in testi che, quando leggiamo, sembrano essere così lineari e semplici. Vestire i panni dell'alunno, non sempre si riesce a trovare il tempo, però fa veramente bene. Si riuscirà mai ad approfondire bene, tutto quello che il Signore ci ha donato di conoscere, per avere un approccio più autentico all'incontro con Lui. tanta superficialità nella Fede è certamente dovuta all'ignoranza delle Sacre Scritture. Non è una frase innovativa, lo diceva Giovanni XXIII anni fa, ne sono già passati cinquanta di anni, e molte cose sono cambiate e certamente in meglio.

Nelle scritture è narrato molto tormento, questo è abbastanza normale, anche perché parla di persone e le persone vivono tensioni sempre diverse e complesse. In tempi brevi,'altra parte cambiarono troppe cose anche all'interno della comunità dei cristiani. Prima Giudei convertiti, poi Greci convertiti, poi le persecuzioni da parte della Sinagoga, la distruzione di Gerusalemme, quindi l'esigenza di differenziarsi dai Giudei per non essere perseguitati da Romani come rivoltosi, quindi gli scontri tra le diverse tradizioni all'interno della Chiesa, magari anche l'esigenza di prevalere sugli altri. E in fondo sempre più come un barlume necessario ma difficile da proporre concretamente gli insegnamenti del Maestro, ma anche quelli degli Apostoli cominciarono a subire l'esigenza dell'attualizzazione nelle diverse realtà delle comunità nascenti. Poi arrivano le grandi persecuzioni da parte dell'Impero. Non è stato facile per chi ha redatto i testi in nostro possesso mantenersi spiritualmente puri a affidati allo Spirito Santo in questi continui cambiamenti.

Ma noi le abbiamo ricevute, le abbiamo accolte e abbiamo la grave responsabilità di trasmetterle, come la Parola della speranza che il Signore ha donato all'umanità. Sappiamo bene che alcune volte, per secoli, in nome della Scrittura, utilizzata dai potenti di turno in modo strumentale, interi popoli sono stati sterminati. Ma sappiamo anche che se valorizzata nella bontà della volontà di Dio, dona pace e genera fraternità in tutta l'umanità. Siamo fortunati, nel nostro tempo la Chiesa, anche se accusata di tante cose non evangeliche ha riscoperto la sua vocazione e noi viviamo al suo servizio con gioiosa disponibilità all'uomo, ad ogni uomo. Molti fratelli scoprono il dono della Croce e della sofferenza per amore del Signore, altri vivono nella semplicità della dedizione evangelica la propria vocazione. Insomma la Parola corre e si diffonde, anche se mai abbastanza. E noi come corrispondiamo alla nostra missione?

E' proprio un grande mistero che non necessariamente siamo chiamati ad approfondire, il dono della Fede non appartiene alla nostra capacità di conoscenza, ma certamente l'approfondimento della Scrittura ci dona la capacità di guardare con più pace interiore alle tante situazioni della vita di ogni giorno. ci sono tanti analfabeti con una Fede personale veramente grande, i nostri progenitori ne sono stati una manifestazione, però ammettiamolo pure è proprio bello sentirsi in viaggio con Paolo e Pietro e percepirci parte dei loro pensieri e preoccupazioni. Ma la cosa più bella ritengo sia la possibilità di comprendersi in profondo, intimo e sempre innovativo dialogo con Dio. Avendo sempre presente la coscienza che: noi cerchiamo per trovare, ma troveremo solo la possibilità di cercare all'infinito. E' una bella affermazione di Sant'Agostino che troviamo nel suo studio sulla Trinità. Ma non è male cercare sempre senza stancarsi. Non si corre il rischio di annoiarsi, o di scadere nel banale tran tran quotidiano.

2 gennaio - Ci vengono incontro i Santi per ricordarci che ogni cosa acquista la giusta dimensione, anche se ci sforziamo di dare valore maggiore alle cose che facciamo, qualcosa acquista un significato se è orientata

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ai valori eterni che il Signore ci ha posto davanti, come impegni da perseguire. Anche se il nostro tempo pare sia riempiti di valori da consumare nei tempi brevi di una giornata, noi sappiamo bene che dobbiamo tenere d'occhio i valori che sono per sempre. Magari non sempre ci riusciamo, ma è importante non perderli mai di vista. Gli aneliti interiori possono essere distratti per un po', ma non eliminati per sempre. La vita dei Santi ci dona aneliti di perfezione sempre nuovi, dispiace che non siano troppo lette ai nostri gironi farebbero tanto bene, non solo nell'orientamento spirituale, ma anche in ordine alla crescita dei valori nel cuore dell'uomo.

Ci sono anche quelli che pensano di dover essere consolati sempre, cogliendo nel vittimismo un atteggiamento vincente, se non altro hanno il pregio di angosciare costantemente gli altri. Molti pur dichiarandosi seguaci del Cristo perdono quasi totalmente di vista il dono della Croce, che in fin dei conti è l'unica consolazione capace di perfezionare la propria crescita in Cristo. Occorre cercarsi nella donazione di noi stessi e non nella contemplazione di noi stessi. Si può vivere in una città e cogliersi paesani negli atteggiamenti, ma può accadere anche viceversa. Molto dipende dalla maturità con la quale si vivono gli approcci alle persone e alle situazioni. Come anche molto dipende dalla propria maturità, che certamente non s'improvvisa, e che è bene non trattare mai in modo superficiale. La presunzione dell'essere non fa mai bene all'essere.

I ragazzi ci insegnano che per giocare bene, occorre un squadra alla quale piace giocare come squadra. E se la squadra non c'é, oppure è fatta di veri o presunti campioni? Il compito di chi allena non è quello di giocare, ma di educare al gioco, magari se c'è un presiedente danaroso si compra qualche giocatore che porta palla. O più semplicemente si fa il gioco per come si riesce a giocare. Insomma dato che l'Italia è una nazione di allenatori, le soluzioni non mancano, soprattutto non mancano a coloro che non giocano mai e si guardano la partita comodamente spaparanzati davanti al televisore, quelli sono i migliori in ogni campo. Una volta io giocavo stopper, con l'età mi vado standardizzando in regia, insomma far correre il pallone senza correre troppo, anche perché non ce la faccio. Vittimizzarmi è un altro degli atteggiamenti che vado qualificando da qualche tempo.

Leggersi nella condizione di saper giocare, quando si parla di persone è sempre un atteggiamento sbagliato. Con le persone occorre sempre privilegiare la disponibilità alla conoscenza e al dialogo, anche per questo non è bene dare troppo tempo a chi ama lamentarsi, o magari ai narcisisti. E' opportuno dare sempre molto spazio a chi si impegna con gioia, senza far troppe parole nella costante disponibilità a ricominciare con impegno. Le parrocchie hanno un servizio da svolgere enorme proprie perché il primo impegno è verso le persone, tutte le persone, Per cui parliamo sempre di migliaia di persone con tutto ciò che questi numeri comportano. D'altra parte ogni persona si aspetta di essere valorizzata nei propri problemi e anche nella proprie attese. Non sempre è facile razionalizzare i tempi, con sempre si riesce a dare la giusta attenzione a tutti.

Riusciamo a creare il protagonismo della persona e non quello delle carte o delle cose da fare? Penso sia la vera sfida che occorre impostare con entusiasmo, in una società che mette sempre al primo posto le cose e le apparenze, noi dobbiamo riuscire a far emergere sempre la persona, magari la più marginalizzata, non ha nessuna importanza quello che conta è che si percepisca persona, con un propria dignità, delle aspettative, la gioia di essere in gioco, la capacità di proporsi viva agli altri. Questo non è di tutti, spesso si ha paura di ciò che gli altri pensano, in realtà occorre superare totalmente queste ansietà e comprendersi preziosi con le proprie capacità e anche i propri limiti. Nella continua tensione a superarli avendo la certezza di riuscirci. Magari uno non ci riuscirà mai. Ma è importante? L'autore della Lettera agli Ebrei ci ricorda che: La fede è fondamento delle cose che si sperano senza mai farne esperienza.

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E' proprio la fede nell'uomo a guidarci, forse è idealizzata, ma è l'amore per la persona la molla capace di incoraggiare ogni sforzo per la realizzazione di un ambiente più vivibile. Perché questo accada è bene mettersi sempre a lato, magri anche in modo periferico, al centro è bene mettere Gesù. Questo non sempre lo comprendiamo ma è anche per questo, che non sempre camminiamo nelle direzione giusta. Solo attraverso di Lui riusciamo a leggere il cuore, sia quello nostro che quello degli altri, come riusciamo anche a vedere gli atteggiamenti di falsità, le velature. Non è bene accentuarle altrimenti non si combina niente, anche perché il mondo ha perso di vista il cristianesimo, per cui nel dialogo necessario con il mondo faremo sempre fatica a trovare linearità, spesso corriamo il rischio della strumentalizzazione.

Il Santo Padre ci chiede di leggerci nel deserto, anche nella nostra società ovattata e comodosa ci chiede di sentirsi in cammino nel deserto. Non è male come suggerimento da chi abita i palazzi seicenteschi del Vaticano. Ci aiuta a capire che la mente, per chi sa usarla, non si lascia ottenebrare dagli ambenti sfarzosi e imponenti che la circondano, ma si mantiene sempre vigilante e attenta al bene della speranza e della pace che ci sono stati affidati. Il mondo subisce violenza e non sempre trova persone disponibili a rimuoverla dalla propria vita. La speranza è che non apparteniamo a coloro che animano la pace e la gioia della fraternità con tutti e in ogni luogo. Magari facendo meno parole e operando nel nascondimento, tanto non è necessario che tutti sappiano quello che il Signore ci dona di vivere con il suo aiuto.

31 dicembre - Ma perché una parrocchia oggi corrisponda a quello che ci viene richiesto di cosa ha bisogno? In realtà basterebbero un duecento persone che in modo disinteressato vivessero nella gratuità dedicando un po' del loro tempo al servizio della comunità. Almeno una quindicina di persone dovrebbero curare l'animazione liturgica, una celebrazione ben animata cambia il volto della parrocchia. Poi ci vuole il coro, potrebbero bastare una ventina di persone ben motivate, chiaramente non può mancare il gruppo dei lettori per proclamare in modo serio la Parola di Dio. Poi ci voglio i chierichetti, questi solo per la gioia del parroco che deve avere vicino volti sorridenti e gioiosi. Anche perché per il servizio alla mensa spesso ci sono persone più austere del parroco.

Ci dovrebbero essere una quarantina tra catechisti delle varie età e animatori oratoriali, tutti possibilmente in tuta e scarpe da ginnastica. Voi direte ma per pregare c'é bisogno della tuta? Beh, vedete tutto dipende dal tipo di preghiera, se si deve andare sul monte, come faceva Gesù, magari non sarebbe male. Certo se si deve fare la preghierina e magari sempre la stessa, beh, decisamente se ne può fare a meno. Per i giovani ci dovrebbe essere una palestra e possibilmente un campetto di calcetto con allegati animatori sportivi e spirituali. I sacerdoti per primi dovrebbero essere sempre al campo. Per gli adulti generalmente la situazione va abbastanza bene, anche perché come ci ha detto un Vescovo all'ultimo ritiro, sono abituati a camminare stando seduti. Insomma quello che conta è fare riunioni con esercizio prolungato di logorrea. Dei seniores non si può parlare, anche perché altrimenti si sentono emarginati e se ne vanno, però di fatto, anche a motivo dei loro acciacchi naturali, condizionano le attività degli adulti.

La Carità è la carta di identità della parrocchia, insomma per capire se corrisponde alla sua vacazione di sentinella vigile del territorio nel quale è posta basta contare le persone che si dedicano alle attività caritative al servizio della comunità. I poveri sociali, le persone sole, gli ammalati, gli extracomunitari, le tante crescenti povertà spirituali e psichiche. Anche questo ambito così delicato è spesso in mano al maneggione di turno che non guarda troppo alla missione, quanto all'efficienza del servizio, il che non è poi tanto male, purché ci siano altri disponibili a dedicarsi alle persone. Poi rimane l'enorme ambito delle problematiche familiari da affrontare e da orientare per far emergere barlumi di testimonianza cristiana nelle famiglie.

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Questo basterebbe per far funzionare bene una parrocchia ad intra, poi c'é tutto il problema legato alla evangelizzazione dei cosiddetti lontani e qui i numeri non tornano mai, anche presi come siamo a coccolarci tra noi, dove troviamo il tempo per andare in cerca del gregge perduto (libera interpretazione della evangelica parabola della pecorella perduta). La missione ai lontani esigerebbe una decina di persone per quartiere, come dire di un altro centinaio di battezzati entusiasti del Vangelo di Gesù Cristo al punto da volerlo trasmettere ai propri vicini di casa. Tutto sommato anche Gesù era cosciente di queste difficoltà a reperire la mano d'opera, ecco perché chiedeva di pregare per poter avere operai per la messe del Signore. La preghiera è per avere operai, poi magari siamo pieni di sottocapi, parroci aggiunti, responsabili di qua e di là, ma di operai non se ne parla proprio.

Ma allora è una situazione disperata, direte voi? Ma no, sciocchini, poi ci pensa lo Spirito Santo e appiana ogni cosa, ammettiamolo ogni tanto diventa pericoloso ma è di una pericolosità creativa per cui non dovrebbe creare danni, parlo di quello vero non di quello addomesticato che è asservito a questo o a quel gruppo ecclesiale. Per quel che ho potuto constatare fino ad oggi, non sortisce grande effetto di cambiamento né in ordine alla crescita spirituale, né in riferimento a quella relazionale. Ma quando Dio interviene davvero è tutta un'altra musica, sembra tutto rinascere, di certo bisogna scuotere sempre, insomma chi non ha voglia non deve avere la possibilità di sedersi, altrimenti in breve tempo, memori del girotondo della loro beata infanzia, te li trovi tutti stesi per terra.

Sono proprio di buon umore, d'altra parte è la notte di fine anno non potrebbe essere diversamente. Abbiamo vissuto il Te Deum che come prevedevo non è andato poi tanto male, per il coinvolgimento dei partecipanti, non parliamo della predica altrimenti non la finisco più. Posso però dire che è la prima da parroco della comunità. Per cui potete immaginare il prosieguo della storia. Ho incensato la Zannerina alla chiusura e mi sono sentito subito meglio, la sua compagnia mi dona entusiasmo nuovo, magari per molti era abbastanza anche quello vecchio. Sempre più immerso nel lavoro pastorale, purtroppo sono costretto a rimuovere tutta la bellezza degli incontri e dei ricordi rituali. Che oltretutto mi hanno sempre dato serenità e gioia. Insomma quest'anno si riparte leggermente impoveriti. Forse.

Niente incontro augurale con la coppia dell'anno al Castello, purtroppo il tempo è tiranno e si devono censurano gli affetti. Ho perso anche la figlia degli States sulla strada di Vibo, sarà mai tornata indietro? In serata però ho sistemato la foto del matrimonio di Valeria tra quelle più visibili nella mia vita ordinaria, adesso che il Signore l'ha chiamata a se è bene averla maggiormente in considerazione. Mi ha chiamata la Sonia, si, quella che ha il fratello in Africa a fare esperienza, non mi chiedete di cosa. Però vi chiedo di pregare molto, per lui chiaramente, anche perché lei sta benissimo, almeno così sembrerebbe o a me piace pensare. Cominciano ad arrivare tanti messaggi augurali, come dicevo tanti mi vogliono troppo bene per dare spazio alla dimenticanza, che pure sarebbe necessaria dopo tanto tempo. Tanti volti, occhi, sorrisi, anche qualche malinconia.

Auguri anche a voi fedelissimi, che il Signore vi doni gioia con le vostre famiglie e soprattutto nei vostri cuori la gioia non manchi mai. Anche perché abbiamo la responsabilità di trasmetterla agli altri. Ci sono troppi problemi attorno alle nostre vite, e tanti drammi chiedono il nostro intervento, per cui è bene affrontarli con entusiasmo sempre nuovo e contagiante. Sento il dovere di ringraziarvi anche per le volte che mi rimproverate aiutandomi a capire meglio i limiti e gli entusiasmi che si accompagnano alla mia vita di pastore, il Signore ci dia sempre la gioia di stare insieme nel suo nome. In realtà non li ascolto molto, ma poi ci rifletto e in qualcosa cambio, magari senza darlo a notare.

30 dicembre - Convincersi di dover ricominciare in modo diverso non è sempre facile, però alcune volte sono gli altri che te lo fanno capire con la loro nolenza e anche se dispiace, è evidente che mi dispiace per il

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Signore che si dovrà accontentare di quello che riusciamo a fare, magari è opportuno vestire i panni dell'umiltà e ricominciare camminare in salita. Immediatamente sembrerà un impoverimento, ma come sempre nelle situazioni di povertà il Signore viene incontro ai suoi consacrati. D'altra parte meglio vivere la coscienza della povertà che non l'illusione della ricchezza. Tutto deve essere vissuto con serenità, ma anche con determinazione, altrimenti il rischio che si corre è vivere di finzione e questo non gioverebbe certamente al bene della comunità. Quello che ancora faccio fatica a capire è il perché di una situazione pastorale così atipica in una comunità che ha tutte le risorse per essere una comunità ecclesiale tipica. Insomma che cosa ha determinato una linea di ripiegamento invece di perseguire la coerenza metodologica dei principi di evangelizzazione.

Per adesso non riesco a comprendere bene, ma ritengo che a lungo andare me ne renderò conto. Nel frattempo comincio a vivere la novità della memoria lunga, questa sera Battesimo di Benedetta e Mattia, con i loro nonni abitavamo sopra e sotto, e così strano chiamare nonni le persone con le quali sei andato a scuola e con le quali giocavi nella piazza. Però è così li guardavo e tutto mi sembrava infinitamente nuovo. Era il quartiere della case popolari, noi stavamo in affitto in via Oberdan, anche accanto avevamo altri affittuari, ricordo bene che mia madre ci faceva il bagno nella bacinella, nel salone, anche perché i servizi erano leggermente essenziali. La strada era sterrata e la nostra palestra era la piazza davanti alle palazzine. Quanti sacrifici, ma anche tanta spensieratezza condivisa e adesso eravamo lì per vivere un momento di fraternità che nella memoria apparteneva all'età dei chierichetti, chiaramente io, anche perché l'altro era leggermente allergico alla scala della Chiesa.

Ricordi belli di fraternità condivisa in semplicità, sembrerebbero cose d'altri tempi, ma forse non è così. Per tutti il nostro parroco è stato Don Tolentino, di cui ho parlato qualche anno fa, ma che certamente è sempre presente con la sua figura severa, rigorosa e attenta a non trasgredire gli insegnamenti della Chiesa. Tra quelli che ricordo e che lui ripeteva sempre c'é: chi prega si salva e chi non prega si danna. L'altro fatto che apparteneva agli insegnamenti di San Filippo Neri era il racconto della gallina da spiumare come penitenza per aver sparlato degli altri, che ci presentava per correggere il criticare gli altri. Mi ha sempre voluto molto bene, forse io vedevo la Chiesa, parlo di quella di San Nicola in Plateis, anche perché quella dove sono adesso era di là da venire, come un luogo sicuro, accogliente, d'altra parte noi eravamo forestieri.

Direte voi, ma allora oggi si è rasserenato? Ebbene è proprio così, una volta presa coscienza dei limiti, quello che conta è non rompersi le gambe, come anche è importante non rattristarsi e non rattristare, per cui si procede con ritmo semplice e armonioso perché tutti si sentano a loro agio. Magari dura solo oggi, ma, come si dice, meglio di niente. D'altra parte la parrocchia presenta molti problemi esistenziali, anche abbastanza gravi ai quali è opportuno dedicare più tempo, ancora conosco poco perfino i quartieri vicini, quindi c'è tutto un lavoro da avviare per entrare nelle case scoprire le situazioni di vita dei parrocchiani. E' passato un mese e qualche giorno eppure sembra trascorso tantissimo tempo. Certamente se qualcosa possiamo addolcire male non dovrebbe fare al clima generale della comunità. Che poi a dirla meglio riguarda gli ultras anche perché la gran parte ritengo abbia smarrito da tempo la via di casa.

Nel pomeriggio prove per la celebrazione del Te Deum, essendo il primo anno che si canta in latino ritengo che andrà abbastanza bene, magari andrà anche meglio di bene, ma è bene non esaltarsi eccessivamente nell'esaltare. Ma intanto andiamo a chiudere l'anno, per cui tutto deve essere vissuto affidandoci al Signore, d'altra parte chi se lo poteva mai immaginare un anno che si conclude in questo modo, il Signore è stato veramente creativo. Magari non è ancora finito, però ammetto che molto è dipeso anche da immaturità relazionale. Il popolo deve essere amato ma deve essere anche guidato. Certo qualche

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amarezza è rimasta in molti cuori, magari ci si poteva attendere una comprensione più matura in molti, ma alla lettura dei fatti dobbiamo essere contenti per come il Signore ha ricondotto il suo popolo nella disponibilità all'ascolto e alla vita di comunione.

29 dicembre - Sono i giorni della festa che il Signore ci ha dati e che, magari fin dall'inizio, o magari da quando sono terminate le persecuzioni imperiali, e soprattutto dal tempo di Teodosio che trasformò la religione di Gesù Cristo nella religione dell'Impero Romano, lentamente sono diventati vacanza. Cioè tempo vuoto da impegni. Ritorno spesso su questi temi anche perché, purtroppo, questo stile di vita impregna tanta parte anche dei praticanti, che invece di infervorarsi per l'impegno ecclesiali si chiudono nella loro vita familiare nella perfetta dinamica del familismo che caratterizza tanta parte della vita sociale del nostro tempo. Ognuno chiuso in se stesso, piegato sui suoi problemi.

Ma allora cosa vuol dire che gli angeli lasciano il cielo e sciamano sulla terra, che i pastori abbandonano le loro grotte e si incamminano verso la mangiatoia di Betlemme, che i magi partono dai loro lontani luoghi di origine per lasciarsi guidare dalla stella verso la novità dell'intervento di Dio nella storia. Dovrebbe semplicemente significare che invece di appisolarci comodamente sulle nostre vere o presunte sicurezze e affetti, dovremmo lasciarci scomodare dalla volontà di Dio e metterci anche noi alla ricerca dei poveri, degli abbandonati, egli ammalati. insomma due più due fa quattro. Ma se tutto è così evidente come mai non accade. A domanda facile, risposta inutile. Ritengo che ognuno sappia dare da se una risposta adeguata al poco entusiasmo con cui seguiamo l'impegno che Gesù ci ha affidato.

Dobbiamo lasciarci scoraggiare? Certamente no, sarebbe tristissimo cedere non cogliere come entusiasmo la percezione del proprio fallimento. Nei gironi scorsi il profeta ci chiedeva: ci non lasciarci cadere le braccia ... di alzarci con coraggio ... di guardare con coraggio a oriente ... una luce nuova avrebbe rischiarato la terra. Insomma quello che conta è guardare all'azione di Dio e di coglierla in ogni situazione umana, anche in quelle più fallimentari. Purtroppo i problemi nelle famiglie e nelle case non mancano, ma vanno certamente affrontati con la fede necessaria, Gesù deve accompagnarsi alla nostra vita con la sua pace.

Generare fiducia nelle proprie capacità, comprendersi nella disponibilità ad essere la novità di Dio per l'uomo di oggi, dare dei punti di riferimento stabili in una società che stenta ad averne è la missione quotidiana che siamo chiamati ad incarnare, con semplicità, in un sincero spirito di fraternità, nella gioia di intessere relazioni affettuose per come il Signore ci chiede. Ma forse, più semplicemente, per come il cuore di ogni uomo desidera. Guardare all'altro come un dono, cercare nell'altro il completamento di se stessi.

Giornate molto belle, anche se appesantite dalle troppe cose da fare, ma non siamo ancora all'inseguimento, tutto sommato scorrono con pause di serenità. E' il Natale del Signore. Climaticamente schizzofrenico, cerca di dare la classica impronta invernale, ma ne sta uscendo un periodo quasi primaverile, insomma si lascia godere. Ieri è stato molto tormentato, pensavo al cuore dell'uomo che, alcune volte, vive tensioni fortemente contrastanti. Oggi gioiosamente luminoso e ammiccante, insomma si è lasciato godere.

Ieri sera momento, magari anche bello, tra i giovani delle parrocchie per l'organizzazione del progetto Tabor, più che altro si è cercato di far capire, di orientare, di ascoltare ciò che già dovrebbe essere. Il clima è stato abbastanza propositivo e gioioso, non dovrebbe andare male. Rimane il limite di non riuscire a chiamare quasi nessuno per nome, con quel che ne consegue nel dialogo tra sconosciuti. Il Santo Padre ci ricorda che viviamo comunque nel deserto. Senza particolari disorientamenti, anche perché il Signore ci dona le risorse necessarie per affrontarlo e uscirne indenni. In mattinata incontro con i giovani per

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l'impostazione dell'Oratorio, nella ricerca della comprensione delle esigenze e delle difficoltà. Come mi sono ripromesso cerco di ascoltare, diciamo che hanno parlato volentieri il che non è male, visto che lo facevano con uno sconosciuto che ha la presunzione di essere il loro parroco.

Nel pomeriggio incontro con i catechisti della Confermazione per la preparazione del Mese della Pace, ma anche per maturare una comprensione più dinamica e responsabile della loro missione. L'attenzione ai ragazzi, il gioco, le uscite, le serate insieme, i momenti di verifica e via a seguire. Per me sono cose acquisite, ma in molti ambienti vige il fai da te e le conseguenze spesso sono un impoverimento della proposta educativa. Nulla di particolarmente insuperabile, anche perché quando c'é la disponibilità tutto diventa più facile. e in effetti tutto è abbastanza facile. Questo lo scrivo per dare serenità a don Michele che magari comincia a preoccuparsi per come vanno le cose. Sono stati incontri abbastanza dinamici, insomma potrei sbilanciarmi, ma evito anche perché è opportuno dare i tempi dell'assorbimento del modo nuovo di vivere la proposta educativa o forse più semplicemente occorre lavorare sull'acquisizione del metodo, che per alcuni può essere compreso come innovativo.

27 dicembre - Oggi tocca al discepolo che Gesù amava, ricorre la Festa di San Giovanni Evangelista. e' certamente una figura interessante che non dovremmo mai stancarci di leggere per cogliere in pienezza il significa più profondo dello stare con Gesù. Purtroppo non sempre riesce lo spazio che necessariamente aveva nella sua comunità, per la quale ha scritto un Vangelo tanto particolare e intenso. Noi occasionalmente ne gustiamo alcune pagine, che comunque non stancano mai nel rileggerle, proprio perché ha tutto un suo modi di narrarci il rapporto con il suo maestro, che farebbe tanto bene anche a molti di noi, se riuscissimo ad assimilarne lo stile.

Dopo una giornata tipicamente primaverile, sarà un inverno tristissimo anche perché fa troppo caldo, spesa nelle tante faccende riguardanti l'organizzazione della vita parrocchiale, non corro certamente il rischio di annoiarmi né ho troppo la possibilità di riposarmi. Molti stentano a sposare i ritmi necessari per cui faccio supplenza per non saltare i passaggi necessari a proseguire con gioiosa esultanza per come il Signore ci chiede. Mattinata alla ricerca della costruzione della dignità liturgica della parrocchia, senza peraltro riuscirci troppo, forse dovrò imparare ad accontentarmi, ma non penso di riuscirci. Nel pomeriggio caffè al Torrione inferiore, tra i nobili decaduti del Casale. Avevo bisogno di un Ostensorio per il Te Deum e il nuovo parroco, nella sua bontà, mi ha concesso l'uso di quello vecchio.

Come era facilmente prevedibile oltre al caffè ho preso anche le tante parole e commenti della famosa eletta sacrista del Timpone. Certamente è stata promossa a titolare non ritengo per le sue capacità ma per lo zelo del fratello che è veramente un bravo sacrista, di quelli seri e professionali, lei appartiene ai decadenti, ma in tempo di crisi, diventano sempre più preziosi. Mi ero preparato, per cui tutto secondo le previsioni, buono anche il caffè. Come anche, per come mi capita di percepire selezionando le tante parole inutili, l'accoglienza di Don Michele, d'altra parte è uno dei più bravi parroci che Diamante potesse avere. Magari potrei aggiungere dopo di me, ma non sarebbe vero, il mio parere è che è più bravo di me. Ho goduto un momento di ricordo senza troppo impegno, d'altra parte c'é poco da ricordare, sono partito da poco, per cui tutto è ancora ben presente, anche se, come è giusto, ormai non mi appartiene.

Rientro in parrocchia tanto per vivere un momento di fraternità programmatica, non senza assaggiare il panettone della Giovanna, con i catechisti dell'Eucaristia alle prese con la preparazione del mese della Pace. Tema selezionato l'Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso. Apprezziamo lo sforzo, il che non è poco, chiaramente da parte loro, poi hanno proseguito con Don Leonardo, mentre io li ho liberati della mia presenza ossessiva, forse presso troppo. Io in realtà penso di essere troppo elastico. Troveremo mai una via mediale? Meglio dedicare più tempo alla preghiera, magari il Signore mi dona la capacità dei tempi lunghi

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che non appartengono più al mio modo di lavorare, mentre sono l'atteggiamento caratterizzante i tempi di impegno di chi mi collabora.

Serata in preghiera, per cui tutto è bene quello che finisce bene. L'Adorazione rimane il momento più sereno della giornata e anche il più intenso. Davanti a Gesù ci si rende conto che alcuni sforzi esigono i tempi necessari, mentre alcune pretese assunmono i contorni dell'eccessivo. Insomma se ci fosse sempre Lui sarebbe diverso, ma alcune volte preferisco fare da solo e allora le cose prendono n'altra piega. Con Lui al centro ci si rende conto anche dell'importanza di ricominciare in modo sempre nuovo e con persone sempre diverse, d'altra parte deve essere Lui a chiamare all'impegno dell'incontro con Lui, altrimenti non funziona. ci si sedentarizza e allora addio della novità della vita di pellegrinaggio che deve caratterizzare la nostra esistenza.

26 dicembre - Festa di Santo Stefano Protomartire, tanto per ricordare a tutti che il Natale del Signore comporta una disponibilità al sacrificio e alla Croce da portare insieme a Gesù. Non sempre si vive questa disponibilità, ecco perché il natale è diventato occasione di vacanza e di confusione più o meno organizzata, in realtà per vivere bene la festa occorre mantenere libera la mente e il cuore perché Lui possa trovare spazio nell'uno e nell'altro. Santo Stefano ci chiede di leggerci nella vita caotica ed entusiasta dei cristiani dei primi anni dopo la Risurrezione del Signore. La comunità di Gerusalemme, perché erano ancora quasi tutti là, suscita grande entusiasmo tra i giudei, sia tra quelli di origine ebraica sia tra quelli di origine ellenista. Come accade spesso in queste situazioni, emergono anche gelosie tra le varie fazioni e grande preoccupazione tra le autorità giudaica che si trovavano anche a fronteggiare il pericoloso fenomeno in crescita degli zeloti.

Il diacono Stefano, un cristiano ellenista della prima ora, scelto dagli Apostoli per sostenere la vita di carità della comunità, si distingue per il suo zelo nell'annuncio della via, entra in conflitto con giudei ellenisti, che approfittano di un momento di alleggerimento del controllo dell'autorità romana, passano alle vie di fatto spalleggiate dal Sinedrio della Città. Insomma lo lapidano come bestemmiatore fuori le mura della città. Luca cui ricorda che tra coloro che appoggiavano questa azione violenta c'era anche un certo Saulo che poi diventerà famosissimo in tutta la comunità cristiana di provenienza ellenista, ma sarà anche osteggiato da coloro che provenivano dal giudaismo. E', come sempre, il mistero del progetto di Dio, che non sempre ci sembra agisca con linearità, ma, orami lo abbiamo imparato bene, Lui ha un modo tutto Suo di leggere la storia, troppo diverso dal nostro e, soprattutto, ha a sua disposizione tempi leggermente più lunghi dei nostri.

Sono stati giorni di auguri e di gioiosi incontri, del dolore ne abbiamo già parlato abbastanza. Oggi ancora un momento di gioia gratuita con la visita di Cri Cri, una delle più affezionate del Casale, chiaramente era affezionata a se stessa, ma per estensione qualcosa lasciava anche per me. L'ho trovata in Chiesa, insieme alla mamma e alla nonna, gioiosa sorpresa di questo pomeriggio, un lungo abbraccio e via alla celebrazione godendo della sua partecipazione, cosa rara, persino al Timpone, se ricordo bene forse ha partecipato sei volte in quattro anni. Voglio solo dire che è stata una vera sorpresa di affetto. In serata altra visita dalla collinetta del Cucco, alcuni pargoli della Comunione con i loro genitori. Insomma cercano di tirarmi su, naturalmente scherzo, semplicemente voglio dirmi il loro affetto.

Una giornata che è scivolata serena, sistemando qua e là ciò che ancora era nei pacchi, insomma ho dato una loro locazioni al materiale che ha seguito il mio pellegrinaggio a Scalea. Alcuni incontri programmati con i giovani per il Tabor e con i diaconi per le attività pastorali hanno caratterizzato il lavoro della giornata. Mia nipote mi ha trasformate in Blue, che non ho capito chi fosse, probabilmente uno dei nuovi cartoni, io sono fermo a Topolino per cui non è facile stare dietro. Ma godo un po' della sua compagni innovativa, fino

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ad oggi la vedevo, poche volte, pochi minuti per il caffè in mattinata. E' tra le novità più nuove del nuovo ministero. Continuo a riposare poco, anche perché nel primo pomeriggio c'é stato l'incontro con la Caritas, un momento di fraternità che abbiamo valorizzato riqualificando gli ambienti e soprattutto il clima relazionale che non sempre viene vissuto nella carità.

Serata in serenità, pensando agli ammalati improvvisi che si scoprono tali dopo aver fatto le loro attività, speriamo che guariscano presto nel senso che colgano come loro attività, anche gli impegni della parrocchia. Qualche accenno di flash relazionale a livello ecclesiale, dove sembra che al di là dei problemi ordinari sembra il gran galà mediatico sia terminato, non senza strascichi penosi. Non è un bene abbassare il livello della preghiera per la comunione ecclesiale, come anche è opportuno vivere con più entusiasmo le relazioni di fraternità verso tutti. A chi ne parlo? Chiaramente a chi legge, chi non sa leggere ne farà a meno, ma chi legge continui a impegnarsi con entusiasmo è il bene più prezioso che il Signore chi ha affidato.

25 dicembre - Anche quest'anno il Signore ci ha donato di vivere un Natale gioioso, anche se nei pensieri è stato percorso dalla celebrazione per la cara Valeria, durante la quale non sono riuscito a dire neanche una parola rituale. Con la vecchiaia cresce la sensibilità, e alcune esperienze mi lasciano senza parole. Magari dipende anche dalla poca fede. Sappiamo bene che le emozioni sono determinate e sostenute da tante e diverse sensazioni. Ma non volevo assolutamente che la tristezza diventasse la dominante così mi sono organizzato due momenti molto intensi di vita familiare, nel senso più allargato del termine, che mi hanno donato tanta gioia. Donandomi di chiudere la giornata in allegria.

Tutto è iniziato con il servizio della Riconciliazione, la gente si confessa volentieri e vie con serenità il dialogo spirituale, questo non è male. Esprime la coscienza del peccato e l'esigenza di vivere la misericordia di Dio attraverso l'esperienza della Chiesa. Quella che ancora non esprime i canoni minimi di vivibilità è la Pro Populo Dei, che fino ad un mese fa non veniva neanche celebrata, sostituita allegramente con una messa dei fanciulli, certamente preziosa ma che ha fatto perdere di vista l'importanza di una celebrazione comune a tutta la comunità parrocchiale. Non ci vorrà molto a raddrizzare il timone, ma intanto le feste Natalizie corrono il rischio di scivolare senza poterle vivere con la serenità spirituale e liturgica necessaria.

Ammetto che su questo tasto sono leggermente pignolo, in poche parole non mi sta bene praticamente nulla, tutto deve essere meticolosamente preparato, salvo poi cambiare tutto all'ultimo momento per una eventuale emergenza improvvisa, ma intanto è bene sollecitare all'impegno dei ruoli. Quali sono? I lettori che non ci sono, l'animatore liturgico per il coordinamento che non c'é, il coro che deve essere introdotto al canto liturgico, la comunità che deve imparare a cantare e non a fare scena muta durante la liturgia. Si, lo so dobbiamo procedere lentamente, ma intanto è già passato un mese, e poi il Natale deve essere celebrato con dignità e decoro liturgico. Ma va tutto così male?

Altre volte ho detto che al centro dell'azione pastorale devono essere i ragazzi e i giovani, per cui se si celebra il Natale e i ragazzi e i giovani sono quasi totalmente latitanti è un fallimento formativo. A cosa serve tutto il catechismo che si propone se non si riesce ad educare alla partecipazione? Problema vecchio, le feste cristiane vengono vissute come vacanze, mentre dovrebbero essere il momento più intenso della testimonianza. Dipende da cosa. Probabilmente anche da cose più grandi di noi, ma certamente non possiamo esserne contenti. Le omelie forse sono state troppo severe, essendo il giorno di Natale, ho visto qualche ragazzo persino spaventato. Poi c'é il momento bello degli auguri e tutto diventa più sereno e gioioso, insomma diventa natalizio.

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Diciamo che Frankie più che una realtà è un modo di leggere la vita, ritengo che ciascuno dovrebbe averne qualcuno vicino così, al momento opportuno, la ricarica e rimuove il malumore o la tristezza che eventualmente ha accumulato. Come è possibile, questo non lo so neanche io, però mi accade e questo mi basta. certamente non può essere totalmente a tua disposizione, perché anche gli altri ne hanno bisogno, d'altra parte è anche bene prenderla a piccole dosi altrimenti si diventa eccessivamente euforici. Insomma dosata bene fa andare via la tristezza, ha un sorriso troppo autentico e disarmante, posso garantirvi che almeno fino ad oggi c'é sempre riuscita.

Ma in tutto questo Gesù si riesce a trovarlo da qualche parte? Sì, lo si trova proprio dappertutto, basta saper guardare e lo vedi mentre dona la misericordia del Padre, mentre nutre l'assemblea dei fedeli, mentre incoraggia a pregare con la Madre, un po' di meno durante la predica dove generalmente viene sopraffatto dal sacerdote. Ma Lui sopporta con pazienza come fanno i fedeli e poi riprende il centro della scena con la grande Preghiera Eucaristica, e soprattutto con il dono della pace che poi ci accompagna tutto il giorno. Ebbene si, è stato proprio una belle invenzione quella di farlo nascere in mezzo a noi. Stare davanti al Presepio, in silenzio, cercare di capire, nulla di preciso, semplicemente cercare di capire, che cosa? Questo lo deve indicare Lui e se noi sappiamo stare in silenzio non mancherà di comunicarcelo.

24 dicembre - Siamo ormai alla Veglia della Notte Santa, ancora una volta ci viene ricordato che il Signore visita la nostra fragilità con il Suo amore e ci incoraggia alla speranza. Anche per questo alla fine di una giornata vissuta nei preparativi liturgici, ho pensato di vestire gli abiti del pellegrino e mi sono recato a casa di Valeria per condividere con la sua famiglia il dolore umano per il suo improvviso ritorno alla Casa del Padre. E' inutile trasmettere le tante emozioni che ho provato nel leggerla in questa nuova condizione di vita, anche perché sarebbero troppe, di certo ho ritenuto restituire un po' di pace spirituale recitando con loro il Santo Rosario, per lunga esperienza so' che genere alcuni momenti di serenità interiore, potrei dire che è l'unica preghiera che riesce a dare un po' di pace nelle situazioni drammatiche, che la vita propone.

Ho ripercorso i tanti momenti di gioia condivisi con il marito Salvatore, la gioiosa nascita della figlia Maria Giorgia, la loro foto di matrimonio è una delle poche che avevo sempre con me nello studio, quanti momenti del Tabor sono stati rallegrati dal frutto del loro lavoro. Come sempre la sensazione è stata quella di essere a casa mai, tutti volti conosciuti, storie condivise, purtroppo anche situazioni difficili da affrontare insieme. Il volto più gioioso di sempre rattristato, nulla di più brutto da vedere, ma certamente da capire e da consolare.

Ma allora il Natale è dolore, è dramma. Certamente no, proprio per questo ci accompagnamo alle miserie del mondo per orientarle all'amore di Dio, Gesù è venuto per consolare l'uomo e risollevarlo dalla propria condizione di peccato e di morte per restituirlo alla gioia della contemplazione del volto di Dio. Tutto questo non sempre si coglie nella sua preziosità. Anche perché la fragilità umana spesso scuote la nostra fede,ma quello che conta è saperlo, prima o poi emerge, la speranza è che accada nei momenti di difficoltà. Cogliere l'importanza dell'amore di Dio è indispensabile per riprendere a sperare, come fare, lo strumento privilegiato è certamente la preghiera.

Diciamolo pure non sempre riesce, ma è bene non desistere, d'altra parte non c'é altra via per ricominciare. La Notte Santa si rischiara con le luminose stelle delle costellazioni invernali al centro troneggia Orione, ma chi guarda le stelle? Chi è capace di elevare lo sguardo verso il cielo. Troppo piegati si noi stessi stentiamo a comprenderci fino in fondo nel progetto che Dio ha su di noi. Occorre restituirsi alla gioia di guardare in alto, per comprendersi nella possibilità di superare i tanti dolori e i drammi dell'esistenza.

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Sono rientrato in velocità, anche perché le strade erano totalmente deserte, giustamente, direte voi, la gente si sta preparando nella preghiera alla Notte Santa, scherzo, sappiamo tutti bene che è l'ora del cenone in famiglia, magari dopo e non con tutti si vivrà o si sonnecchierà la Cena del Signore. Scendo dall'Olivella, attraverso Sant'Antonio, e via verso Scalea, uno sguardo al Canneto ma magari sono tutti al Cucco, non senza rallentare passando sul viadotto del Diamante per dare uno sguardo al Timpone sul Corvino dove troneggia l'Immacolata, ancora sonnecchiosa. Su Santa Maria del Cedro mi è sembrato di intravvedere due Carabinieri in servizio, che avranno pensato al passaggio di un disco volante a bassa quota, ed eccomi qui, per comunicare un po' qualche pensiero.

E' stato un giorno vissuto intensamente. Ma il pensiero più insistente è stato: quanto amore più contenere il cuore dell'uomo? Insomma quante persone possiamo amare? Anche perché sono veramente tante quelle che mi amano di un amore incredibilmente intenso, al quale io cerco di corrispondere il più distrattamente possibile, o almeno cerco di dare questa impressione, anche per non creare cordoni ombelicali difficili da tagliare. Però è proprio così tante persone si affezzionano intensamente a una persona umanamente inutile, solo perché segno e presenza dell'amore di Dio. E magari non sempre ci si riesce.

Anche questa mattina, durante la celebrazione vissuta all'Ospedale di Praja a Mare guardavo i visi degli astanti e ogni viso mi ricordava una emozione, una esperienza, un incontro gioioso nel Signore. Tutti continuano a chiedermi di ricordarmi di loro, di restare con loro, ma è possibile affezionarsi alle persone di passaggio. Conservare per anni la esigenza di incontrarsi nuovamente, esprimere la gioia di rivivere alcuni momenti di comunione. Trovare gioia vera nel riviverli. Ebbene si, è proprio possibile. Ecco perché mentre recitavo il Santo Rosario da Valeria mi rileggevo nei tanti volti che incrociavo, magari sono state esperienze di un momento, comunque restano l'affetto per la vita.

Anche nella nuova parrocchia affidatami comincio a chiamare per nome, magari per qualcuno è più facile perché li ho cresciuti al tempo del catechismo, ma adesso è tutto diverso anche perché sono leggermente più grandi, la gran parte dei ragazzi di catechismo ha per papà o mamma qualcuno al quale ho insegnato a scuola e magari ho anche tirato qualche scappellotto, la speranza è che se ne siano dimenticati ma non ci scommetterei. Non sono ancora a regime, ma non ho fretta. Adesso vi lascio si va a cominciare con le confessioni dei natalini, che non mancano mai.

23 dicembre - La Quarta Domenica di Avvento si presenta particolarmente luminosa e ammiccante. Il pellegrinaggio di Maria che si reca da Elisabetta, sembra trovare molti emuli che colgono l'occasione per restituirsi all'affetto dei propri cari, magari altri più semplicemente stentano a cogliere la preziosità di vivere la Domenica, di fatto lo schieramento abituale presentava molti vuoti istituzionali, per cui i pargoli, dal serial televisivo i sopravvissuti alla glaciazione, hanno vissuto la gioia di sentirsi protagonisti della scena. Come sempre abbiamo la gioia di poter condividere con tanti poveri la carità della comunità, per cui la giornata prende sempre la piega giusta, insomma quella che Gesù indica come via privilegiata per l'evangelizzazione: l'accoglienza degli ultimi. Al resto ci pensa la messa Pro Populo Dei, momento di fraternità, di gioia comune, di esperienza della bontà del Vangelo.

Il silenzio e la solitudine spesso, anche nel nostro tempo, si accompagnano alla vita di chi cerca Dio. Questo messaggio che il Santo Padre ci ha donato nella Porta Fidei, caratterizza certamente la vita di cerca vie nuove per vivere la gioia di una maggiore autenticità di adesione a Cristo. Ma è veramente difficile trovare questo anelito di novità in molti fratelli e sorelle che hanno fatto della vita di fede una abitudine rasserenante. Però è così, la ricerca del bene esige la disponibilità ad accettare l'incomprensione anche dei destinatari dell'azione positiva, questo però non deve mai preoccupare, anzi deve essere colto come una prova della bontà di ciò che si va realizzando nel perseguire le vie nuove che il Signore indica. La

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disponibilità alla preghiera, la capacità di leggere la volontà di Dio, la volontà di farla diventare la dominante nella propria vita. Sono elementi insostituibili per diventare adulti credibili nel cristianesimo appiattito del nostro tempo.

Certamente non deve essere percepito come un automatismo, ma deve essere sostenuto dalla propria disponibilità al sacrificio e alla sofferenza. L'autenticità della via, non è mai facile da cogliere, come non è facile da proporre. Anche perché la gente generalmente non ama le novità. Questo vale anche per il Natale, guai a rimuovere le tradizioni, per alcuni Gesù è venuto nel mondo per farci vivere delle abitudini familiari o per assaporare dolci paesani. Come si è arrivati a questa situazione? Semplice, è bastato rimuovere la Parola di Dio dalla vita dei credenti e sostituirla con dei surrogati, simili, più appetibili e, soprattutto, che non hanno nulla a che fare con gli insegnamenti di Gesù. Per cui questi giorni diventano i giorni di ogni cosa, ma d'altra parte non poteva che essere così, in una società che stenta sempre di più a vivere autenticamente l'incontro con Gesù.

Ognuno di noi ne farebbe volentieri a meno, ma alcune volte il mondo ti crolla addosso. Non dovrebbe mai accadere a chi non è capace di portarne il peso, ma purtroppo accade. Un incidente stradale e la vita di tante persone cambia all'improvviso. Sappiamo bene che ne accadono spesso ugualmente drammatici, per la vera novità è che questa volta li conosco. Ho celebrato pochi anni fa il loro matrimonio al Convento di San Daniele, una coppia abituata a grandi sacrifici, totalmente dedita alla vita familiare e al lavoro. Una creatura avuta dopo qualche difficoltà, poi all'improvviso qualcosa si interrompe definitivamente e si deve ricominciare in salita. Questo vale per chi sa camminare altrimenti è difficilissimo da accettare. Insomma un dramma che si accetta in silenzio, invocando la benevolenza di Dio, sui familiari.

E' il Natale del Signore, forse Gesù è venuto proprio per restituire la speranza a chi, umanamente, farebbe molta fatica a comprenderla parte della sua vita. Forse avrei potuto evitare di memorizzarlo, ma ho appena ricevuto la comunicazione e purtroppo non riesco a pensare ad altro. Magari è opportuno chiudere qui, non penso sia opportuno angustiarvi con i momenti di dolori che si accompagnano anche alla mia vita di sacerdote. Abbiamo avuto modo di condividere tanti momenti di gioia, la vita è un cumulo di fragilità, se visitate dalla Grazia di Dio, ne emerge una forza che permette di orientare al meglio anche le cose peggiori, altrimenti non è facile accettare come un bene ciò che obbiettivamente non corrisponde a quanto ordinariamente si ritiene possa essere il bene.

Riusciamo a portare la gioia dello stare insieme a Gesù, magari non sempre ci riesco, però so bene che solo questo riesce a restituire un minimo di speranza all'uomo. Magari anche io sono distratto dalla troppe cose da fare, però gli unici momenti veramente sereni li vivo quando resto in preghiera davanti a Lui. Anche nelle situazioni più difficili è Lui a restituire speranza, dobbiamo confidare con forza nella sua bontà, anche sen è facile spiegarlo a chi si sente tradito proprio dal Signore nel quale confidava tanto. E' il bene? Cos'é il bene? Esige una conversione costante, non ci stancheremo mai di impararlo, anche perché siamo sempre più sollecitati a viverlo e a comunicarlo. E' importante con scoraggiarsi, o, meglio, come ci ricorda il Profeta: Non lasciarti cadere le braccia.

22 dicembre - La mia impressione rimane quella del far fare ai ragazzi e ai giovani, nelle tante manifestazioni sul Natale che caratterizzano questo giorni, cose e situazioni che non appartengono al loro mondo ma piuttosto al nostro, mentre purtroppo trascuriamo le realtà che sono loro proprie e che pure meriterebbero da parte nostra maggiore attenzione. insomma, anche in queste occasioni corriamo il rischio di utilizzarli a nostro uso e consumo mentre il Signore ci chiede di imparare dalla loro sensibilità umana e sociale. D'altra parte la Sua venuta in mezzo a noi va letta in questa ottica, un bambino che nasce nella

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precarietà dell'esistenza diventa la chiave di lettura di un modo nuovo di intendere la vita e la storia dell'umanità.

Impareremo mai da Dio a valorizzare gli altri invece di usarli, ritengo sia difficile, ma, come si dice sempre, tentare non nuoce. Anche se è sempre difficile mettersi da parte per mettere al centro gli altri, l'occasione del Santo natale è troppo impartante per non tentare di ricominciare in modo nuovo, magari solo per i giorni del Natale, quando, così si dice siamo tutti più buoni. Cosa vorrà dire essere più buoni, esiste forse una scala valoriale per misurare la bontà delle persona? Che ne sappiamo noi degli altri. Sì, conosciamo qualche scena di vita comune, ma per la gran parte delle situazioni rimane un dialogo tra ignoti. Questo vale anche tra le persone che si frequentano ordinariamente. Frequentarsi, d'altra parte, non significa certamente conoscersi.

Tanti volti, tanti sorrisi, momenti veramente preziosi di comunicazione, sembra che per alcuni giorni Gesù riesca veramente a essere il centro dell'interesse generale. E' certamente molto bello sentire parlare di Lui, cantare a Lui, riflettere su d Lui. Insomma Gesù è ancora abbastanza presente, almeno dalle nostre parti sembra che senza di Lui non si riesca a vivere bene la festa. Meno male, in altre parti del mondo le cose non vanno tanto bene, ma ogni tanto fatecelo dire, ognuno pianga i suoi problemi, noi ci godiamo questo dono della grazia di Dio e continuiamo a cantare con entusiasmo Tu scendi dalle stelle ....

Che cosa vuol dire essere volontari, in altri tempi si immaginava una persona che dedicava gratuitamente il proprio tempo agli altri, oggi si assiste a una più o meno velata fonte di guadagno che veste i panni dell'assistenzialismo statale. Posso però garantirvi che nel servizio alla comunità ecclesiale nessuno ci guadagna niente, o magari è bene dire, quasi nessuno. Magari si recupera qualcosa in visibilità sociale, ma questo lo si può fare anche passeggiando il corso. Piuttosto, ciò che fa decadere il livello è la mancanza di emozione per ciò che il Signore dona di vivere al Suo servizio. Se il tutto non è vissuto in un sincero spirito di fraternità, nella disponibilità alla comunione tutto perde di significato, non tanto e solo per gli altri, ma anche e soprattutto per la ricarica di se stessi. Fare per fare non fa ricaricare l'entusiasmo del dedicarsi con gioia, ma spesso porta alla esigenza di abbandonare. Sono meccanismi delicati, se non vengono vissuti con enfasi e coerenza tutto va a farsi benedire.

Mattinata vissuta tra la vita di parrocchia e le recite scolastiche, poi pranzo con il centro sociale, pomeriggio con i ragazzi della Confermazione, due Battesimi e infine il concerto per il Santo Natale. In questo periodo non hanno molta fortuna, anche perché siamo ancora in Avvento, ma poi tutti partono sulla via dei Magi magari al contrario. Loro andarono verso Gesù, i contemporanei vanno a sciare, o dai tanti parenti lontani, spero solo che siano contenti il resto non ha molta importanza, di conseguenza occorre valorizzare ciò che ti è donato. Tutto molto bello, vissuto con intensa emozione e partecipazione. Il pranzo, iniziato con un'ora di ritardo, e' stata una occasione preziosa per scambiare comunicazioni e informazioni con i nuovo confratelli di Scalea. Chiaramente il nuovi vale per me, anche perché tra loro si conoscono abbastanza bene.

Per me tutto è sostanzialmente nuovo, questo non è male, al punto che quando una cosa sembra vecchia, io faccio semplicemente finta di non ricordare e così tutto si riveste con i connotati della novità. Questo per quanto tempo ancora? Magari durerà un paio di mesi, poi non regge più, ma finché o posso fare perché non farlo. Prendo tempo e respiro profondamente, magari per i tempi della salita. Dico per dire, anche per me la salita non esiste, anche perché prendo tutto di petto. Lo scout è per sempre, non tanto nelle tate parole o slogan che lascio volentieri agli altri, ma nel modo di affrontare la vita, sempre con entusiasmo e sempre con coraggio.

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21 dicembre - Siamo tutti alle prese con i preparativi per la notte santa, per cui ho la fortuna di poter pensare intensamente al significato del Santo Natale, cosa che non tutti possono fare anche perché in tante famiglie i problemi non mancano e questo certamente non aiuterà a vivere la gioia della ricorrenza natalizia. Cosa si può fare per venire incontro a questo? Molto si cerca di fare, anche se evidentemente non può essere sufficiente anche perché è un problema di tutti i giorni e non solo di alcuni giorni. Guardando alcuni volti che comunque il Signore mi pone davanti è evidente che il Natale non tutti riescono a comprenderlo per come il Signore ci dona. Si dirà, magari si da troppa importanza ai problemi materiali. Si, per alcuni aspetti questo è certamente molto vero. però la nostra è una società che lascia pochi spazi alla diversificazione per cui o si cammina in una direzione o si è tagliati fuori.

Lo so bene che Gesù è venuto per coloro che sono tagliati fuori, ma il problema è che nessuno vuole farne parte. Come sempre chi salva tutto sono sempre i bambini, basta guardarli negli occhi e tutto passa in fretta. Magari, a guardare bene anche negli occhi di qualcuno di loro c'é della tristezza, ma basta accarezzarli e si illuminano in modo nuovo. Stasera ho goduto di una presenza insperata di fanciulli della scuola elementare che gioiosamente hanno cantato il Natale, io sono stato un po' in disparte, ma mi sono rallegrato per la loro esuberanza e gioia. I genitori sono un mondo totalmente da scoprire, certamente hanno molto da comunicare, ma forse fanno fatica a leggersi come coppia propositiva di se stessa. Bisogna spingere la comunità è fatta dalle coppie e devono partecipare in coppia. Questo stabilizza lo stare insieme e anche il cammino della comunità, per non parlare nuovamente dello stare bene dei figli.

Il Natale arriva sotto la neve, è veramente una gioia poterlo sperare, è lo scenario più naturale dalle nostre parti, poterlo vivere, ci restituirebbe alle favole, dove tutti vivono felici e contenti.

19 dicembre - Fare da ammortizzatore relazionale è una delle incombenze più gravose che il parroco è chiamato a vivere nel suo servizio alla vita di crescita della comunità. Pregare, ascoltare, assorbire, temporeggiare, rilanciare, incoraggiare, cercare di capire, andare avanti con tutti comunque, cercare di non lascare nessuno per strada, sono le sensibilità che è importante esercitare per valorizzare tutti coloro che il Signore ti pone accanto. Spesso se dipendesse da me andrei avanti con pochi amici fidati, ma so bene che non è questo quello che il Signore mi chiede di vivere e allora si dà più spazio a chi ha meno fiducia in se stesso, si cerca di qualificare chi proprio non ce la fa perché insicuro, si modera chi pensa di poter camminare meglio da solo, si emancipa chi è timido e impacciato, insomma si governa il gioco di squadra per evitare che nessuno si senta escluso.

Questo non vuol dire che tutto riesca sempre, ci sono anche situazioni di immaturità che non crescono, magari diventano presunzioni, come anche alcuni lottano per primeggiare o più semplicemente ritengono di essere migliori perché più disponibili, insomma è il lavoro di crescita della spiritualità della persona che orienta alla valorizzazione di ciò che uno è e non di ciò che uno fa. In realtà spesso si devono fare i conti con limiti insuperabili e in questi casi, poiché comunque non siamo autorizzati a marginalizzare nessuno, si portano avanti sotto la propria responsabilità, avendo la certezza che saranno i primi che poi ti criticheranno ritenendo, chiaramente dal loro punto di vista, che bravi come loro non ce ne sono altri.

E' la vita del pastore che Gesù incoraggia a vivere con pazienza e perseveranza, poi magari cambia il gregge e si ripensa a tutte le situazioni che il Signore ti ha donato di sopportare, e lo si ringrazia perché senza la Sua presenza e il Suo aiuto magari si sarebbero mandati a quel paese tante persone. Ritengo opportuno ripetere che, comunque, quando uno si sente insicuro, non c'é proprio nulla da fare, avrà sempre da rinfacciare cose agli altri anziché vivere il suo bravo cammino di conversione che nell'umiltà della ricerca personale lo porterebbe alla comprensione di tutto il bene che comunque il Signore gli ha donato.

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Chi guarda con invidia agli altri, farà sempre fatica a guardare con soddisfazione a se stesso, questo un po' dispiace anche perché in ognuno ci sono tante potenzialità. Basta accettarsi nei limiti che ciascuno ha.

Stasera incontro chiarificatore, progettuale e metodologico con catechisti di San Giuseppe. Magari sono abituati a ritmi diversi, però è opportuno orientare con entusiasmo i metodo di lavoro anche se certamente suscita delle perplessità, d'altra parte passare dalla riunione alla vita cristiana non è un passo piccolo. Come ho già detto altrove sono sacche di conservatorismo cristiano che non dovremmo trovare da nessuna parte, eppure come ti sposti ti ritrovi impantanato in situazioni che certamente non avresti mai pensato possibile. Ma perché la gente non lavora per come viene richiesto e si aggiusta le attività per come ritiene? Difficile rispondere, certo alcune volte mi spavento per come la gente si spaventa di ciò che non dovrebbe spaventare ma dare gioia sempre nuova.

Anche perché educare è veramente una vocazione entusiasmante, magari un po' di tempo bisogna dedicarlo alla formazione e al lavoro di equipe, se uno il tempo non lo ha deve lasciarci stare e se tutti ci lasciano stare? Magari ne escono altri. Lo Spirito Santo lascia sempre stupiti quando si mette in moto, ma se non gli si da spazio, magari si corre il rischio di appiattire la vita cristiana perché la proponiamo per come la viviamo noi. Chissà se dopo la cantata che le ha fatto lo ha anche pagato per il tempo che si è soffermato ad esprimere il suo senso di fallimento, voglio sperare di no. Ma alcune volte la gente si fa pagare anche per il non fare, magari per il solo fatto di esserci. O meglio ancora per il solo pensare di esserci.

Comincio ad andare in accellerazione progettuale sia per quanto concerne la pastorale sia per quanto riguarda l'aula liturgica, so che non dovrei fare così, ma ormai sono abbastanza anziano e non ho troppi anni davanti a me, per cui ogni giorno diventa preziosissimo, altri magari più giovani se la prendono più comoda io non ci riesco proprio. Certo chi mi sta accanto corre il rischio di desiderare di scendere dal carro, ma anche per fare questo occorre del coraggio, anche perché quando il treno è in corsa saltare non è da tutti. Magari se accellero ancora un poco non ci riesce nessuno e si arriva alla stazione senza neanche rendersene conto.

Che giornata è stata? Euforica fino all'esaurimento. Come sempre ci si affida alla Vergine Santa, poi a Verbicaro per i problemi legati alla successione per i beni di Don Michele, è stata anche una occasione per salutare il nonno della diocesi e il ciacio di sempre del villaggio, quindi dal Notaio dove sembra che almeno per le carte tutto vada abbastanza bene, quindi breve pausa di riposo, poi un saluto al Banco Alimentare, salto in tipografia dove mi si dice che occorre rifare tutto per quanto riguarda il libretto di canti della parrocchia, Novena del Santo Natale con gli Ultras e infine incontro con i catechisti intervallato da visite degli amici e arrivi di varia natura per la gioia del Natale.

18 dicembre - Ne abbiamo proprio tante cose da presentare a Gesù Bambino, prima di tutto un po' di pace in più visto che lui ha il titolo di principe della pace, mentre nel mondo continuano a imperversare tante forme di violenza e di guerre più o meno dichiarare che distruggono intere nazioni e comunità. Poi certamente più serenità nelle famiglie più o meno praticanti, anche perché i problemi non mancano in nessuna famiglia anche in quelle più sante. Poi certamente più disponibilità all'incontro con Lui. Ci deve incoraggiare a cercare il significato dell'incontro con lui anche perché non tutti ormai ne sentono l'esigenza, in realtà potremmo anche dire la maggior parte, ma salviamo il salvabile. Mentre tutto questo ci accade attorno noi non riusciamo che a litigare e a metterci in mostra. Ma è vero? forse no, è semplicemente un modo di dire comune, che non vogliamo assecondare in nulla.

Ci sono tante esigenze di attenzione che non sempre riusciamo a soddisfare, ma che il Signore ci incoraggia a cercare con generosità, la gente ha bisogno di incontrare Gesù, ma spesso noi gli presentiamo

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una devozione da vivere e non l'incontro con una persona da amare e dalla quale lasciarsi amare. Proporre l'incontro con Gesù significa mettersi da parte con la propria presunzione e lasciar parlare Gesù, operare Gesù, solo in questo modo il nostro agire diventa occasione di salvezza e di speranza, ma semplicemente perché lasciamo agire lui che è la nostra speranza e la nostra pace. Incontro con i giovani dell'Oratorio, un modo diverso di relazionarsi ma anche un modo diverso di cercarsi, ascoltare invece di proporre non sempre si riesce ma quando ci proviamo conseguiamo risultati inimmaginabili.

Il momento più bello quando si sale verso San Marco, oltre l'attraversamento della bellissima montagna di Fagnano, è lo squarcio sulla Dorsale Appenninica e il paesaggio innevato del Pollino, è uno spettacolo che fa sognare e che incoraggia ad anelare ai tempi nuovi di cui ci parla con insistenza Isaia nei suoi vaticini profetici. Mi direte voi, ma che centra il Pollino innevato con Isaia, probabilmente nulla ma in realtà un paesaggio innevato centra sempre qualcosa per la serenità delle persone e poi a me ricorda gli anni delle elementari vissute ai piedi del Pollino in quel di Mezzana, anni veramente eroici e gioiosi probabilmente solo perché c'eravamo tutti in famiglia, mentre adesso siamo un po' di meno. La neve esprime sempre la perenne mutazione delle stagioni e incoraggia a guardare alla novità che non è riposta nelle nostre iniziative ma nel perenne progetto di Dio, che l'uomo si sforza di variare ma che a tutt'oggi riesce ancora a persistere con i ritmi che sono propri della natura.

Tutto scorre con serenità, è vero c'é qualche intemperanza vera o creata ad hoc dagli spauracchi di turno, a me sempre che tutto proceda con semplicità e gioia. Anche nel procedimento della vita comunitaria tutto scorre con serenità a parte le intemperanze dovute ai problemi economici, ma ormai non li considero più di tanto, ognuno ha la sua vita, e io ho i miei doveri e anche i miei diritti da far rispettare. Proprio a questo proposito domani salgo in quel di Verbicaro in compagnia del caro Don Ernesto per fare una verifica del lascito di Don Michele, alcune volte anche le cose più facili grazie agli amici di turno diventano difficilissimi. Insomma è opportuno avere un avvocato al seguito. Questo l'ho imparato da molto tempo, diciamo da Cirella in poi, quando si tratta di soldi è meglio perseguire le vie legali, altrimenti siamo sempre fregati anche perché si pensa che i preti debbano sempre cedere.

Il raffreddore rimane una delle componenti tipiche di questo periodo, ordinariamente è dovuto alla superficialità con la quale ci si relazione al clima di questi giorni, ma il combattimento lo affronto all'antica, non dico come anche perché è poco ortodossa ma certamente efficace, me lo insegnò papà, e si sa che ai padri bisogna sempre obbedire, posso garantirci che funziona sempre. Certamente è opportuno mettersi in seguito a letto, ma potete star certi che al mattino è tutto dimenticato. Proprio per questo vi abbandono alle vostre serate gaie di vita familiare e cerco un po' di pace nel riposo, del quale ritengo di avere diritto alla fine di una gioiosa giornata di lavoro pastorale.

17 dicembre - Al centro del Natale è certamente da mettere la disponibilità a vivere il pellegrinaggio. Un pellegrinaggio inizialmente interiore capace, di scuoterci dal torpore che spesso fa addormentare la nostra fede personale. Imparare a vivere la marginalità della storia pur sapendo di poter dare un senso nuovo alla storia, che d'altra parte è la missione che da sempre la Chiesa incarna. Ma il nostro tempo è diverso, istituzionalmente la Chiesa continua ad essere molto presente nella società, contemporaneamente si avverte un disagio crescente anche perché le stesse istituzioni, con le quali ordinariamente ci si relaziona, stentano ad essere segno dell'autenticità evangelica che comunque con insistenza ci sforziamo di proporre.

Cosa fare? Si va avanti, cercando la via mediale dell'esserci con l'autenticità che ci è propria con la speranza del contagio. Riuscirà? Sappiamo bene che il cristianesimo non è una religione della massa, anche se è vissuto da masse di fedeli, però la proposta è sempre all'individuo che, chiamato per nome, si sforza di corrispondere alla sua vocazione nella disponibilità personale alla missione che il Signore gli affida.

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L'illusione di essere tanti che molti continuano a coltivare appartiene a una cattiva comprensione della nostra fede. Gesù, nei momenti più esaltanti della sua esperienza terrena, rimaneva spesso da solo. E' proprio così, nei tanti, l'importanza della solitudine. Occorre imparare bene questa lezione, per non esaltarsi del nulla di se e per gioire di ogni piccolo traguardo comunque conseguito grazie alla propria partecipazione.

E' un equilibrio che non tutti riescono a cogliere nella sua preziosità, ma è questo equilibrio che genera poi la capacità di leggersi oltre se stessi, i propri tanti problemi che sembrano soffocare la speranza che il Signore ha posto dentro di noi e che noi dobbiamo trasmettere agli altri. Qual'é il significato di un cristiano scoraggiato, in che cosa riesce ad essere la fiducia nel futuro che caratterizza la nostra religione. Il Natale rimane una occasione preziosa per rimettersi in cammino, guardando con fiducia avanti a se stessi e trasmettendo la fiducia a color che incontriamo, alzati con forza ci veniva ricordato dalla liturgia, c'é una luce nuova nella tua vita, è questa luce che rischiara ogni difficoltà e ci chiede di leggerla in modo diverso, magari è meglio dire in modo nuovo.

Si riparte con la Parola al centro della vita, riusciremo a farla cogliere nella sua preziosità, Come sempre non tutto è affidato alle nostre capacità, molto dipende dalle motivazioni che spingono a fare della Bibbia un libro speciale. Non è bene avere la presunzione di poter andare fino in fondo anche perché gli anni passano e mi rendo conto di essere sempre all'inizio. Ma, diciamolo pure, ricominciare è necessariamente un continuare. Tutto ciò che è stato si ripresenta come un tesoro prezioso da valorizzare oggi, con i volti, gli interrogativi, gli aneliti di ricerca, ma anche più semplicemente la voglia di stare insieme che spesso caratterizzano la vita di fraternità della comunità cristiana.

16 dicembre - Siamo all'inizio della novena del Santo Natale e tutto comincia a delinearsi in modo più lineare. Insomma si comincia a mettere ordine, la cosa mi sembra strana anche perché avevo appena finito nella parrocchia del Casale e adesso sembra di dover ricominciare tutto. Intanto una buona notizia, tra le tante cose che ho trovato nei vari ambienti pastorali c'era anche una Zannerina, che ho mandata subito al restauro perché era un po' rovinata. Questo mi ha dato tanta serenità anche perché senza una statua dell'Immacolata non mi sentivo a mio agio, adesso diventa tutto più familiare e agevole. In realtà è una vera piccola Immacolata, non la grande e maestosa Immacolata/Assunta, ma a me basta, è simile all'originale a parte il braccio aperto che in questo caso è ripiegato naturalmente sul petto. Altre volte ho detto che quando c'é Lei tutto è più semplice, diciamo che è una della stessa famiglia, insomma è la nota che mancava per avviare con più serenità l'azione pastorale.

Primo week end totalmente dedicato alle attività di catechesi con la celebrazione dei passaggi, prime prove di fraternità e di trasmissione di gioia, sguardi che si cercano ma che ancora non si incontrano pienamente semplicemente perché nella testa ce ne sono altri. In queste cose ragiona il cuore ed esige il suo tempo di rielaborazione, con gli affetti non si scherza anche se ufficialmente vivo in modo staccato in realtà è uno dei lati più deboli della mia personalità contorta. Con i catechisti tutto abbastanza bene, collaborazione e sopportazione sostanzialmente positive, ma la cosa più bella e la gioia del coinvolgimento e del voler fare bene e con impegno, anche le cose più immediatamente innovative. Con la testa mi sono immerso nel lavoro pastorale per cui non riesco ad avere tempo per altre cose, si lavora e si va avanti con gioia. D'altra parte il Natale esige una disponibilità alla condivisione fraterna del proprio tempo.

Ieri, nel pomeriggio ho avuto un momento di confronto con i giovani incoraggiandoli a fare delle scelte orientate alla valorizzazione del protagonismo e del coinvolgimento dei ragazzi e dei giovani. Adesso sono alle prese con il recital sul Natale, per cui se ne riparla dopo. In serata Lucernario della Confermazione lo abbiamo vissuto inizialmente attorno al fuoco, poi siamo stati nel salone per la catechesi e per l'agape, non

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erano presenti molti genitori, ma tutto si comunque sviluppato nella gioia del confronto e del dialogo. Oggi la giornata è scivolata naturalmente sul tema liturgico della gioia e come tale è stata vissuta in tutti i momenti. Clou della giornata l'Iscrizione del Nome, vissuta in serata al Battistero, qui i genitori c'erano quasi tutti. Serata in allegria con tanti sorrisi, d'altra parte con i bambini si diventa un po' spensierati. I pensieri? Spesso vanno altrove, ma bisogna farsene una ragione e guardare avanti.

E' una fase nuova che stento a vivere pienamente, ma col tempo mi stabilizzo, come sempre freno molto le emozioni e mi sforzo di leggere la realtà nelle sue ansie e nei suoi entusiasmi orientandola all'autenticità dell'impegno. Mi chiedo sempre perché non si riesce a vivere seriamente l'impegno pastorale, per cui anche cose che ormai dovrebbero essere acquisite esigono di essere ripresentate come se fossero una novità. Ma tutto è proiettato in avanti, lentamente si svelano anche i problemi che sottendono alla vita delle persone, anche se in questa fase manca il tempo dell'ascolto sereno. Come anche deve maturare i rapporto di fiducia, la crescita e il confronto spirituale richiede il tempo della crescita nella fiducia vicendevole.

E' tempo di Presepi, insomma è tempo di ricerca di significato. Quale valore vogliamo dare quest'anno al valore della presenza di Gesù nella nostra vita, Lui vorrebbe che noi ripartissimo sempre con entusiasmo verso mete più elevate, magari non sempre ci riusciamo, ma con un poco di impegno in più e con la Sua presenza costante, tutto diventa più facile. Che dice la gente? Bah, non ci ho mai dato troppa retta per cui non incide molto sul lavoro che vado facendo, certo magari resta leggermente frastornata dai ritmi dell'impegno ma siamo solo all'inizio e chiaramente il bello deve ancora venire. Spero che almeno Gesù sia contento, Don Michele non lo so, lui era più come un padre di famiglia che cercava di orientare, ma poi lasciava fare, è un problema legato allo stare troppo a lungo nello stesso ambiente, oltretutto sa anche che cosa ho in mente, o almeno lo penso per cui qualche preoccupazione l'avverte.

Intanto ci godiamo questi momenti di pace, e ci prepariamo a vivere una settimana molto intensa di relazioni fraterne e anche di ricordi affettuosi, il Natale ci incoraggia a leggerci nella disponibilità a valorizzare i sentimenti e le emozioni. Ci chiede di sostenere la tante povertà spirituali e materiali che il Signore ci dona di conoscere. Ecco perché è importante la collaborazione di tutti coloro che si sentono chiamati a servire la Chiesa, senza fare troppo gli schizzinosi o più semplicemente procedendo per simpatie e antipatie, il Signore ci chiede di coinvolgere tutti quelli che sono per strada e vogliono entrare a far parte del banchetto che Lui stesso ha imbandito per noi, quale autentica manifestazione dell'amore misericordioso del Padre.

13 dicembre - Questo giorno è legato alla tradizionale festa di Santa Lucia, per antica devozione protettrice degli occhi, ha rallegrato la celebrazione la mia nipotina Chiara che ha cercato di attirare l'attenzione di tutti, a me è sembrato che ci sia riuscita benissimo. Fa che io veda disse il cieco nato, è una invocazione che non dovrebbe mai mancare come anelito spirituale dei credenti. Un po' ciechi lo siamo tutti sia in riferimento alla fede, sia in relazione alla vita di fraternità. Ma purtroppo non tutti preghiamo abbastanza per cui si può correre il rischio di voler guidare gli altri restando nella propria cecità. Se un cieco guida un altro cieco, vanno a finire tutti e due nel fosso, così sentenzio laconicamente il Signore. Alcune volte Gesù non allungava troppo i discorsi, gli interessava farsi capire e ci riusciva benissimo, ieri come oggi non è importante parlare troppo, se uno ha qualcosa da dire lo può fare anche con poche parole. Può anche capitare che a stare zitti si comunica ancora meglio.

Arriva il Natale del Signore, siamo tutti alle prese con i preparativi, abbellire le case, fare il presepe, ornare l'albero, si spera che qualcuno colga la bellezza del Natale cristiano dedicandosi ai poveri, agli ammalati, ma potrebbe diventare la classica predica da prete per cui si cambia registro. E' appena

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terminato il momento dell'incontro con Gesù nell'Adorazione, per la prima volta nella comunità di San Giuseppe, al centro della preghiera la vita famiglia, attorno alla preghiera tanta gente. Come sempre Gesù non delude, quando interviene tutto cambia nella vita della comunità. Questo non vuol dire che la comunità cambia, anche perché il cuore è lento a convertirsi, ma finché c'é Lui tutto procede positivamente.

Cosa si può chiedere nulla di particolare, tutto procede abbastanza bene, per cui sarebbe tristissimo chiedere ancora, occorre solo stabilizzare e proporre, fare discernimento e orientare. Insomma occorre pregare. Ci riesco magari anche sì, ma forse non abbastanza. Anche se a mio parere è sufficiente per quanto me ne occorre ad affrontare le contrarietà con serenità. Anche perché di contrarietà ne avverto veramente poche. Magari sono semplicemente nascoste e usciranno tutte all'improvviso, comunque sia non dovrei avere problemi ad affrontarle con entusiasmo e gioia. E' il modo migliore per superare ogni ostacolo. Non c'é neanche bisogno di allenarsi troppo. Insomma è un periodo buono, nel senso che osare di più non comporta alcun problema.

Mi sembra che sia Osea ad affermare che chi semina vento raccoglie tempesta, è un insegnamento che tutti cogliamo nella sua preziosità, ci viene chiesto di essere prudenti, attenti ai valori e alle conseguenze delle nostre azioni. Con l'età tutto diventa più normale, ma quando si è giovani si tenta a valutare pienamente la gravità dei rischi ai quali si va incontro o più semplicemente non colgono come pericolo situazioni che poi determinano dei drammi anche gravi alle persone con le quali si vive. Fortunatamente il Signore dona la possibilità di invecchiare e così di maturare, ma ancora una volta non tutto è automatico, non sempre con l'età si matura, capita spesso che si resti a giocare come i fanciulli, incuranti delle conseguenze che ne derivano.

Nel pomeriggio intrattenimento con i pargoli dell'Eucaristia, non male. Sarà problematico imparare tutti i nomi anche perché sono leggermente numerosi, a già di qualcuno comincio a conoscere le difficoltà legate ai drammi familiari che hanno attraversato, in compenso di tantissimi non posso che godere la gioia che trasmettono. Farli incontrare con Gesù, è l'obbiettivo centrale del nostro incontrarci ci riesco ancora? Sembrerebbe di sì, l'impressione che ne ricavo è che sono contenti di stare insieme e anche i genitori non mancano di esprimere la gioia della partecipazione alla vita della comunità. Quando si scioglie la neve si vedono le pedate, insomma è la serata dei proverbi. E' solo perché sono rilassato, il saggio ha imparato ad essere distaccato dalle situazioni o semplicemente evita di creare nuove situazioni che possano determinare il disagio del distacco.

11 dicembre - Da' può essere una affermazione nella tradizione slava, magari anche una sigla, o più semplicemente una persona, nel caso specifico si parla di una persona molto affettuosa e sensibile che si è accompagnata in silenzio ai miei anni trascorsi sul Diamante. In realtà non posso dire tutto quello che vorrei, ma certamente rimane una presenza disponibile a cercarsi sempre in modo nuovo. Lo sguardo spesso smarrito e sempre incuriosito, forse è l'età ma più realmente deve essere l'esigenza di leggersi presente nella storia, che è la sua vita. Lottando come ha sempre fatto, protetta nell'affetto familiare, sempre alla ricerca di stabilità. Ma soprattutto sempre disponibile a relazioni fraterne.

L'incontro con Dio possa donare sempre quanto umanamente si stenta a cogliere nella donazione di se. Nella crescita si impara che la gioia non ha bisogno di essere espressa, alcune volte è importante viverla, il resto non appartiene alla nostra volontà ma alla sua caratteristica di essere contagiosa. C'è gioia in Dio? Forse lo immaginiamo troppo severo, ma d'altra parte le persone importanti ce le immaginiamo sempre così, sempre immerse in pensieri profondi, i grandi sistemi che regolano la vita del cosmo. Magari anche su questo resteremo un po' delusi, sarà mica un vecchietto al quale piace giocare con i bambini che intanto a

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chiamato lassù. Si cerca di scherzare, anche se non è un argomento scherzoso, ma scherzandoci magari qualcuno ci riflette, d'altra parte dovremo pure coglierne la presenza per abituarci all'idea di stare con Lui.

Ascensione in collina per i doveri di ufficio e per le relazioni di fraternità che non devono essere mai trascurate. Giornata luminosa per cui la montagna si è fatta attraversare nella leggiadria dei quadri da ammirare in ogni suo componente. Tutto sembra sereno e tranquillo, sembra ma poi si sa che la vita ha i suoi ritmi che spesso sfuggono alla nostra capacità di leggerli in profondità. In realtà neanche se ne avverte sempre l'esigenza, vivere in modo distratto, a differenza di chi cerca sempre il classico pelo nell'uovo, fa cogliere meglio l'armonia di ciò che ci circonda. Comunque sia su ogni cosa la bellezza dei colori autunnali e la spettacolarità del creato che non smette mai di stupire. Esclusive nella loro bellezza le montagne innevate, fanno venire il desiderio di organizzare una bella escursione con i ragazzi.

Pomeriggio con i pargoli dell'accoglienza che si rallegrano dello stare insieme e incoraggiano a stare insieme con loro. Tutto molto gioioso, d'altra parte alla loro età non è difficile. Per questo è bello stare con loro ci aiutano a leggerci in una dimensione diversa, dove ancora i sorriso ha il suo valore, come anche la voglia di giocare, l'esigenza di stare insieme. Poi sappiamo bene che magari anche per loro i problemi non mancano, però quando sono insieme sembra che li dimentichino. Quello che conta è vivere con gioia. Forse per questo Gesù ci ha detto di dover imparare da loro. Imparare ad essere meno musoni, imparare a stupirci trasmettendoci come novità permanente, guardare positivamente al domani, sentirsi amati e accolti dagli altri.

10 dicembre - Ogni tanto cerco di rileggermi, anche per capire se ciò che scrivo corrisponde al pensiero che voglio comunicare, non sempre mi ci ritrovo, ma ormai è scritto, e come disse il procuratore romano, suo malgrado, più famoso: ciò che è scritto è scritto. una giornata serena, spesa nell'organizzare la vita della parrocchia. Diciamo che per adesso la ferialità scorre meglio della festa. Si sta insieme, ci si comprende nel metodo di lavoro da adottare, si organizzano le attività soprattutto con i ragazzi anche perché sono codificate abbastanza bene. Per gli adulti c'é eccessiva frammentazione della proposta, bisogna razionalizzare gli incontri puntando di più sulla partecipazione della famiglia alle attività di catechesi. Per i giovani occorrono energie che certamente ci sono, ma che per adesso procedono in libertà. Comunque sia meglio così che il nulla assoluto che qualche volta si incontra in alcune realtà pastorali.

Si deve ricominciare, certamente no, come sempre si tratta di valorizzare meglio tutto quello che c'é nella dinamica della comunione pastorale, e trasmettere l'entusiasmo per l'accoglienza di ogni nuova disponibilità. Come anche è importante orientare alla missione le energie più autentiche, la parrocchia ha molte periferie che aspettano da tempo una chiesa più attenta alle sue esigenze, soprattutto in riferimento alla evangelizzazione dei lontani, magari cominciando ad evangelizzare i lontani vicini. I tanti carismi vanno coniugati nella gioia della condivisione e del servizio, nella speranza che il Signore non mancherà di metterci del suo per generare entusiasmi sempre nuovi. C'é una grande disponibilità per la programmazione in tempi lunghi, questo è molto bello e spero possa continuare. Stare insieme a lungo condividendo le proprie storie è il primo passo per generare e alimentare la vita di comunione.

Come ho già accennato non sono ancora entrato pienamente nel nuovo incarico che mi è stato affidato, ancora non ho neanche sistemato i bagagli. Sono lì in un angolo, li guardo con sospetto e non li tocco. Diciamo che vivo accampato tra i pacchi ancora imballati, per quale motivo? Non saprei come rispondere, forse è perché non ho ancora deciso come gestire i tempi e i luoghi del lavoro concettuale. Intanto prego, mi guardo attorno, cerco di capire, ascolto la gente, sono tutti abbastanza accoglienti e gentili, magari troppo per il mio carattere da orso, ma è proprio così, pochi chilometri e tutto cambia. Questo necessariamente esige che debba cambiare anche io. Può un uomo rinascere quando è già vecchio?

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Direbbe Nicodemo. Se ricordate Gesù non dette neppure ascolto alle sue parole e continuò con la sua bella catechesi, anche perché sapeva che non l'avrebbe più rivisto se non alla fine del film.

E' vero sono abbastanza sereno, insomma i giorni più difficili sembrano essere alle spalle, quelli del tormento interiore per capirci meglio. Adesso iniziano quelli del lavoro progettuale. Ma Don Cono non conoscete già tutti? In realtà il vero problema è proprio questo, io a Scalea ho vissuto la fase della mia adolescenza poi sono iniziati i grandi viaggi. Non ci venivo di giorno in modo stabile da circa ventotto anni, generalmente arrivavo alle ventidue di sera e oltre, ripartivo alle sei e trenta di mattina. Per cui il fatto di camminarvi di giorno è una vera novità, che oltretutto mi crea un forte disorientamento anche perché devo essere altro da quello che sono stato per anni. Insomma conosco e devo fare come se non conoscessi, altrimenti correrei il rischio di appiattire l'opera dello Spirito che in tutti questi anni ha operato, come sa fare solo Lui, con i miei confratelli.

Intanto da giovedì riprendo il mio appuntamento con l'Adorazione Eucaristica e magari da lunedì inserisco anche la Formazione Biblica tanto per dotarmi dei miei parametri di riferimento classici. Insomma mi aiuteranno a stabilizzarmi, come sempre la novità è riposta nel già visto che diventa nuovo per quello che trasmette e non per come viene trasmesso. Semplicemente si tratta di dare più spazio a Gesù e al protagonismo che Lui ritiene ciascuno debba vivere con la Sua presenza. Questo significa anche cedere un po' del proprio protagonismo individuale e restituire a Lui la centralità nella vita della comunità.

Una giornata iniziata benissimo e che va concludendosi in modo nervoso, parlo del clima. Si alza di nuovo il vento e con il vento il mare. Sarà una notte gioiosamente allegra con i tanti alti è bassi meteo che vanno caratterizzando questa fase della stagione invernale. Nulla di particolarmente problematico serve solo a distrarre dai veri problemi che riguardano il bene che il Signore mi chiede di rendere presente con la mia testimonianza. Stasera mi sono improvvisato chef e mi sono rasserenato attorno i fornelli, cosa ho cucinato? Non lo dico altrimenti mi chiederete di venire a mangiare con me. Però sto imparando abbastanza bene. Come sempre di necessità, virtù.

9 dicembre - L'Immacolata è scivolata come al solito senza dar modo di poter respirare, anche se quest'anno la motivazione non è legata alle manifestazioni religiose ma alla vita pastorale. Giornata ricca di emozioni vissuta sotto un clima particolarmente contrassegnato dalle intemperanze meteo, quasi emblema di quelle relazionali che si stenta a stemperare e che certamente fanno gioire il demonio per la facilità con la quale sfonda l'argine ecclesiastico. Ma sembra difficile da contenere, è una inquietudine che va sviluppandosi a torto o a ragione certamente non è positiva. Né fa dormire sonni tranquilli a chi se ne fa promotore. Buttare acqua sul fuoco? Facile a dirsi, anche perché ammettiamolo pure di acqua, in questi giorni, ne è caduta tanta ma sembra alimentare la vitalità più della benzina. Io spero e opero perché tutto vada rasserenandosi, ma altri giocano contro e allora tutto diventa più complesso e difficile, anche perché nell'irrazionalità degli atteggiamenti si aggiunge la voglia dello scontro.

Vada come vada d'altra parte forse mi lascio prendere troppo da cose che non appartengono alle mie competenze. La giornata è stata ricca di emozioni, si comincia in parrocchia con una intensa preghiera nella comunità, ancora mancano i parametri di riferimento ma le cose cambieranno in tempi brevi e in meglio, senza troppi problemi. Cosa dona questa certezza la volontà dei fedeli di coinvolgersi in modo attivo e gioioso alla vita di comunità. Qualche difficoltà come sempre si percepisce in lontananza, ma sono nuvole di caldo che non danno alcun fastidio allo stare bene complessivo. Volti sorridenti, magari anche qualche lacrima fuori tema. Poi di volata al Casale per una rapida visita alla Vergine Immacolata e un riconoscente momento di preghiera. Posso dire che siamo stati proprio bene insieme e mi ha insegnato tante cose, il suo sguardo elevato verso l'alto è un messaggio chiaro a chi sa leggerlo.

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Poi l'ascesa al Pettoruto per un momento di fraternità con il Vescovo e con alcuni cari confratelli, correrei il rischio di ritornare all'inizio e voglio evitarlo, per cui non posso che descrivere il clima che si è accompagnato all'ascensione. Tutte le variazioni meteo previste in questo periodo, comprese la grandine e la neve. Insomma è stato spettacolare ma senza particolari problemi, magari l'avessi potuto fare a piedi sarebbe stato più emozionante e bello da narrare. Come sempre su Sant'Agata un pensiero a Don Silvio indimenticato confratello di tante esperienze condivise in semplicità e fraternità, sembra che sia passato tanto tempo. Il tempo è tiranno per cui si va avanti con pacatezza e serenità.

Riposo breve al Pettoruto e con largo anticipo mi porto a Roggiano, come dappertutto anche qui avverto aria di casa, ci sono stato come docente per molti anni e ho condiviso tante esperienze con molti giovani che in questa fase stentano a comprendersi nella gratuità di essere un dono per la Chiesa diocesana. Ma per me tutto abbastanza sereno anche se il clamore mediatico ne ha trasformato per qualche giorno la pace che ha sempre vissuto nel Signore, vado nella chiesa di Sant'Antonio e resto un poco in preghiera con altri laici che vi sostavano in silenzio, mi sforzo di pregare per la diocesi per come vado facendo con una certa frequenza in questi ultimi tempi. Poi vado nella Chiesa di San Pietro per l'ingresso di Don Andrea l'ultimo atto di questa fase un po' troppo animata e gratuitamente chiacchierata della riqualificazione pastorale di alcune aree e ruoli della diocesi.

Tutto è stato vissuto con una intensa emozione e partecipazione nella preghiera. La gente delle grandi occasioni ha vissuto in modo composto l'accoglienza del nuovo parroco, c'era un nutrito gruppo di Sacerdoti, per cui nell'omelia ho avvertito l'esigenza di sottolineare il dono di grazia di tanti sacerdoti giovani che si accompagnano all'impegno di evangelizzazione del nostro tempo. Ho cercato di leggere come faccio sempre in queste occasioni le emozioni che traspaiono dagli occhi, ma non ho incontrato gli occhi che ordinariamente ero abituato a vedere negli ambienti ecclesiali. Occorrerà pregare e operare perché il Signore trionfi nei cuori delle persone. Comunque sia, confortato dalla serenità dei confratelli, ho ripreso la via del ritorno pregando e ripassando qualche pagina di inglese. Leggermente stanco, un po' melanconico ma per qual che mi riguarda abbastanza soddisfatto.

Di oggi non c'é il rischio di sbagliare partitura, anche perché nella liturgia tutto era orientato alla gioia, per quello che ho potuto ho cercato di trasmetterne il più possibile. E gli altri mi hanno corrisposto con entusiasmo. Si è sposata Katia a Cirella, dico solo il suo nome anche perché ormai sappiamo che nel matrimonio gli uomini sono una suppellettile di cui non si può fare a meno ma certamente hanno un ruolo di comprimari. Sempre molto posata, sarà un matrimonio felice senza troppi fronzoli ma vissuto con grande equilibrio. Nel pomeriggio prove di modifiche e di pulizia senza eccessivo clamore. A seguire, dopo aver brevemente intravisto alcuni catechisti del Diamante in ritiro di Avvento, Lucernario dell'Eucaristia, quando si sta con i ragazzi non mi annoio e spero che anche per loro sia lo stesso, celebrazione semiseria attorno all'Altare, sono le prime volte e io cerco di capire quali sono i margini di miglioramento, tutto è finito nella gloria dell'Agape per cui nulla di negativo da segnalare e una grande gioia da condividere.

In serata formazione con i fidanzati dell'Unità pastorale, tutti molto motivati e speranzosi, sempre molto attenti e partecipi. Prego sempre perché tutto proceda bene nella loro vita, anche perché nel nostro tempo tutto è orientato allo sfascio della vita sponsale. Non posso che chiudere con un pensiero a Maria, una anziana ed energica signora del Casale che si è accompagnata al mio ministero in modo attivamente dinamico, il Signore l'ha chiamata a se, non può che accoglierla in Paradiso. Mentre ero a Diamante ho pensato spesso a questo momento e che poi dal Paradiso avrei potuto subirne le particolari amicizie che avrebbe necessariamente accumulato dati i suoi particolari meriti terreni. E' stata una delle più assidue

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partecipanti del Timpone, quotidianamente più volte esperienza rara nella città del lungomare. Si prega e si va avanti in un sereno clima di pace interiore e gioiosa disponibilità alla volontà del Signore.

7 dicembre - Si comincia con il sacramento della riconciliazione, oggi primo venerdì del mese e tante persone cercano conforto nell'amore misericordioso del Signore. Quindi riflessione sulla parola di Domenica per preparare la liturgia. A seguire il pellegrinaggio nelle case per far vivere la gioia della riconciliazione e della presenza di Gesù agli ammalati della parrocchia. Probabilmente sono tanti, ma intanto ne abbiamo visitati circa venti. Come sempre tanta gioia di accogliere Gesù e nello stesso tempo colui che lo portava. Dovunque molta serenità, in qualche situazione dei momenti di smarrimento anche perché ormai non erano abituati a vedere il sacerdote, però tutto molto bello ed edificante. Il contatto con la sofferenza aiuta a comprendere le tante benedizioni che si accompagnano alla nostra vita e che non sempre valutiamo nella loro positività. Tanto per completare nel pomeriggio incontro con i volontari della carità, nella molteplicità delle loro mansioni. Li ho esortati all'attenzione verso i più poveri avendo la certezza che la parrocchia sosterrà ogni iniziativa orientata al loro stare bene. Non sempre è tutto trasparente, d'altra parte il mio predecessore era ammalato da tempo e per alcuni aspetti ha stentato a dare linearità pastorale alle tante iniziative che si accompagnano alla vita di comunità. Incontro con gli adulti di AC sul tema della democrazia e della partecipazione.

Si chiude una giornata con lo stare alla presenza del Signore, insomma c'é tanto da fare, ma molto dipende dal dover reimpostare in chiave più spirituale le tante cose e situazioni legate al fare per fare. Non sempre è facile, ma è la differenza che passa tra il fare e l'essere. insomma è sostanziale. Magari dirà qualcuno bene informato è semplicemente una fisima di Don Cono, che dura il tempo che lui resta in un luogo poi si torna al tran tra ordinario. Nulla di particolarmente nuovo, ma ognuno vive per come pensa di orientare al meglio all'incontro con Dio. Per alcuni aspetti si parte da molto lontano. Come sempre nessuno ne ha colpa, ma intanto ci vuole del tempo. Che tristezza il tempo che passa. Ma è proprio così Il tempo ci travolge e ormai non lo considero più nel suo scorrere altrimenti non riesco a ritrovarmi. Flash di chiusura con i giovani alle prese con i recital del Natale, insomma primi approcci, nell'esigenza di cogliere la novità di Dio nei loro sguardi e di trasmettermi come la novità di Dio per la loro crescita nel bene.

La testa alcune volte è altrove, chiaramente un poco è all'Immacolata sul Timpone del Diamante, dove si vive la festa dell'accoglienza al nuovo pastore, con tutto ciò che si accompagna ad ogni cambiamento. Attese di vita spirituale, equilibri nuovi, attenzione alla carità, vita sociale, nei nostri ambienti ancora molto ruota attorno al parroco. Anche per questo il cambiamento comporta un disorientamento collettivo oltre la missione che è propria del ministero esercitato. Insomma si coinvolgono anche tantissimi che del prete in quanto prete non si interessano molto, ma ne avvertono la preziosità per tutto ciò che lui vive come prete nella vita della comunità cittadina. Diciamo pure che io ero diventato un diamantese doc, per tutti gli ambienti, mi sentivo sempre come a casa mia. E' un bene, è un male, no è semplicemente normale. Ma ciò che mi accompagnerà ancora per molto tempo è proprio la presenza dell'Immacolata/Assunta nella sua posizione ieratica di profonda tensione al cielo che ho avuto modo di contemplare e di proporre per tanti anni.

Adesso tutto è diverso, mi sembra strano uscire in ambienti che conosco già abbastanza bene fin dai primi giorni di ministero, riscontro anche la popolarità di mia madre, di cui tanti ricordano lo zelo spirituale. Però permane la precarietà relazionale dei primi giorni determinata da tanti equilibri relazionali che non sempre si possono affrontare o pensare di risolvere. Alcune situazioni esigono tempi molto lunghi e preghiera costante. Non è cambiato per nulla il mio tempo da dedicare alla famiglia, di questo mia madre

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non è molto contenta, forse sperava di poter stare di più insieme. Se non altro mangiamo insieme e poi, anche se a tarda ora la sera rientro a casa, deve abituarsi ormai è così.

Sono alle prese con la successione dei beni che Don Michele ha lasciato alla parrocchia, non mi era mai capitato di essere erede, ma anche in questo caso la confusione non manca. Come sempre, per vivere la dinamica del Regno di Dio, è da preferire la condizione di povertà. .Insomma ho preferito affidare tutto a persone qualificate anche per non perdere tempo inutilmente o magari perdendo con il tempo anche parte dell'eredità. Quando si muore all'improvviso è un guaio. Cerco di leggere anche gli altri confratelli, non quelli di razza pura che è difficile cogliere nell'entusiasmo del proprio essere se stessi, anche perché poco docili al morso della fedeltà ecclesiale, ma coloro che intrapprendono con entusiasmo il cammino al servizio delle comunità e che magari hanno paura di devianze. Data la mia esperienza pastorale e i tanti errori che ho vissuto molti fanno riferimento a me, anche in questo caso si spera di non determinare gravi crolli spirituali e relazionali. Non sempre è facile sbagliare al posto degli altri, ma da anche qualche sodisfazione, naturalmente di carattere spirituale, semplicemente è il dono della fraternità.

6 dicembre - La memoria di San Nicola mi ha sempre emozionato. In realtà di lui non si conosce quasi nulla, ma, come spesso accade nell'opera di Dio, la sua fama è praticamente universale in occidente e in oriente. Che cosa colpisce di questo santo, ritengo sia il fatto che era la festa che introduceva al Natale, chiaramente prima dell'inserimento della festa dell'Immacolata, ormai è chiaro che quando arriva Lei tutti gli altri si devono fare da parte. La parrocchia di San Nicola era la mia parrocchia, in realtà lo è ancora. Ma non è mai stato festeggiato, adesso qualcosa si fa per onorarne la memoria, anche la Cattedrale è dedicata a San Nicola, anche se negli ultimi decenni si è creato un po' di confusione, prima con la elezione di San Marco a patrono, spodestando di fatto il titolare e poi creando la vetrata del presbiterio con il Sacro Cuore che che in realtà è il titolo della parrocchia e non della Cattedrale. Ma si sa non sempre la storia viene rispettata, soprattutto quando si ha la presunzione di fare per come si ritiene. Quasi tutte le parrocchie millenarie erano dedicate a questo santo, magari in seguito sono state rititolate, si sa che gli spagnoli ragionavano poco e imponevano molto tanto per far capire a tutti che comandavano loro. Molto spagnolismo è ancora presente in tante realtà.

Non sempre si è nella capacità di cogliere il bene, anche perché purtroppo siamo educati al nostro bene, oltretutto si è perso di vista la Parola di Dio, salvo usala come i Testimoni di Geova estrapolandone il testo dal contesto. Il risultato che è davanti agli occhi di tutti, è la presenza di un più o meno velato individualismo anche dentro la vita della comunità cristiana. Non sempre si riesce a cogliere la bontà del bene, per cui spesso si orienta la propria vita di fede a proprio uso e consumo. Insomma generando l'immagine di una comunità egoista e non aperta all'amore. Come invertire a tendenza? Semplicemente mediante la donazione di se nella gratuità più totale, non sempre si riesce, questo è vero, però quando accade i frutti sono evidenti a tutti. Ne sono testimonianza i pochi o molti santi, a secondo della capacità che maturiamo a guardare in profondità e a leggere meglio la vita della comunità. Si, per molti non c'é nulla da salvare negli altri, ma poiché arriva la festa di Santa Lucia nutriamo la speranza che possa aiutare a vedere meglio la realtà.

Dobbiamo imparare a guardare meglio e a valorizzare i giovani, in tutti gli ambienti, non sempre si trovano degli estimatori di questa categoria sociale. Ma sono da sempre la parte migliore della società, più entusiasmo, più generosità, più amore per la novità, più emozione nella disponibilità a vivere l'oggi della storia, donandosi totalmente. Più amore nella capacità di essere dono per gli altri. Non vuole essere un canto per gli illusi, ma semplicemente un incoraggiamento a renderli più presenti nella nostra società, è l'unica speranza che abbiamo per il cambiamento. I giovani sono la novità di Dio per l'oggi della storia, non

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sempre ci riescono, ma magari più semplicemente non sempre viene data loro la possibilità di riuscirci. Non è sempre facile, ma occorre tentare, abbiamo troppo bisogno di un modo nuovo di essere per poterne banalizzare troppo a lungo le energie che solo loro riescono a far emergere.

Una giornata incredibilmente bella e intensa, piena di innovazioni e di situazioni capaci di suscitare stupore. No, state sereni, non vene parlo, altrimenti correrei il rischio di scrivere troppo a lungo. Però è così è stata una giornata fredda, insomma di dicembre, ma capace di suscitare emozioni particolarmente intense. Le persone incontrate, le informazioni scambiate, le situazioni che cambiano, i cuori in rivolta, le relazioni tra le persone che si riequilibrano. Insomma tutto incoraggia a cercare nuove stabilità. O forse vecchie sensazioni. Il cammino di avvento ci chiede di guardare avanti con fiducia, di non preoccuparci delle difficoltà che incontriamo anche perché sono un nulla se confrontato ai traguardi che ci vengono posti come mete da conseguire. ma che cos'è un traguardo se non una meta sempre da rilanciare. Questa situazione genera un po' di fastidio, ma in realtà è proprio così, occorre sempre rilanciare la meta da conseguire, questo incoraggia a non sedersi mai e a cercare sempre la novità non in quello che hai vissuto ma in quello che ti viene chiesto di vivere.

Ho già detto altre volte che la nostra è una società sedentaria che stenta a scomodarsi, ma in questa società noi dobbiamo sempre essere la novità. Ecco perché ci viene chiesto di non conformarci al nostro tempo, ma di essere sempre la novità del nostro tempo, non è facile, lo so bene, però è questa la missione che ci viene affidata, essere la novità del nostro tempo. Ma si riesce anche nella tarda età? Si, basta stare sempre con i giovani e vivere l'umiltà di imparare senza stancarsi mai e senza avere la presunzione di dovere insegnare. Magari potrà anche capitare che poi saranno loro a chiederti di parlare e loro si mettono in ascolto, accade raramente, ma quando accade ci si rende conto che in realtà di quelli che abbiamo di fronte non conosciamo molto. Praticamente conosciamo solo gli atteggiamenti esteriori. Mentre la loro vera vita resta sommersa.

4 dicembre - Oggi è la festa di Santa Barbara, patrona degli artificieri, era uno dei giorni più belli al tempo della Sogene. Giorno di vera festa anche perché il cantiere restava chiuso e in galleria si celebrava la Santa Messa, arrivavo con Don Tolentino, era una sensazione nuova vivere il ringraziamento nel cuore della terra. E' una esperienza difficile da comprendere e forse oggi improponibile, bisogna produrre e non pensare troppo alle feste. Tutti gli operari arrivavano con il vestito nuovo e dopo la Messa c'era l'immancabile banchetto della grandi occasioni. Era una di quelle rare occasioni di gioia comune per uomini che spendevano la loro giornata a scavare nella galleria. Questo è un avvenimento che mi ha accompagnato per otto anni, poi quasi alla fine del lavoro del doppio binario tra Scalea e San Nicola Arcella, esplose un silos e papà si fece male. Così noi restammo a Scalea mentre la Sogene continuò per la Sardegna. Sono le cose strane della vita che poi determinano cambiamenti sostanziali nell'esistenza.

Alcune volte mi rendo conto che il Sacerdote non dovrebbe occuparsi di economia, è un ambito della pastorale che suscita sempre situazioni spiacevoli, che generano conflitti morali e giudizi temerari sule persone. Questo non fa bene alla vita sacerdotale che deve sempre caratterizzarsi come una presenza di comunione, però purtroppo capita di dover affrontare anche situazioni particolarmente difficili da gestire. Il ministero di parroco esige il farsi carico di tutti gli ambiti della vita della comunità. Ne fare volentieri a meno, ma purtroppo non si può ovviare alla propria responsabilità e allora si va incontro a incomprensioni e magari anche a qualcosa di più grave. La speranza è che il Signore comprenda la buona fede e perdoni l'agire contro, ma non è facile.

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Giornata particolarmente bella nel suo clima invernale. Sulle montagne si intravede la neve, che in realtà si sente anche nell'aria. Si lascia respirare con gioia, come anche la pioggia si lascia attraversare con l'esuberanza del dono che viene dall'alto e rallegra la terra. Ancora una giornata soffocata dai tanti impegni e incontri. Ci sono persone che stentano molto a scendere dallo scanno più alto e ritengono di vivere sempre a corte, ma forse è bene far percorrere la via dell'umiltà e della fraternità per comprendere meglio il valore della propria missione. Perché poi si dovrebbe distinguersi in riferimento agli altri non è sempre chiaro. Per il resto è stata sostanzialmente serena nel suo scorrere, al Casale ho incontrato il giovane alle prese con il tran tran della parrocchia che gli è stata affidata pro tempore, lo vedo sereno e, cosa molto rara e bella, perfino dinamico.

Pellegrinaggio al Centro con sprazzi di fraternità, si riesce ancora a cogliere nella bellezza degli incontri tra i confratelli anche se si avverte un malessere, che comunque va compreso nella sua naturalezza. Non sempre tutto può andare bene a tutti. Non sempre tutto quello che si intende come un bene va compreso come tale. Pomeriggio speso in impegni pastorali, breve momento di gioia con i gruppi dell'accoglienza, lungo incontro formativo con i genitori sul valore dell'Avvento e dell'anno della fede, sguardi intelligenti e attenti. C'è tanta esigenza di accoglienza e di speranza, insomma c'è tanto spazio per l'annuncio cristiano se è aperto alla testimonianza. Incontro finale con il CPAE riguardante le donazioni che Don Michele ha fatto alla parrocchia. Tutto accompagnato da pensieri e chiamate da ogni parte per che mi hanno incoraggiato a leggere la bontà della dedizione sacerdotale.

Chiusura in gloria con la formazione al matrimonio di una coppia che sposa. La scena è un po' di Renzo e Lucia che nella notte si presentano con due testimoni, in realtà è una cara amica che completa il suo iter affettivo cogliendo l'amore come un dono da donare. Come sempre al di la delle situazioni ufficiali tante perplessità e problemi che naturalmente si accompagnano a una scelta che trasforma totalmente la vita delle persone. Cerco di trasmettere serenità anche se non sempre ci riesco, in realtà ci riesco quasi sempre, ma è vero alcune volte stravolgo le relazioni anche perché il mio modo di approcciare i problemi è canzonatorio e questo non a tutti può andare bene. Una giornata straordinariamente variegata e intensa, troppo pensosa per essere bella, troppo bella per essere rovinata dai pensieri. Insomma semplicemente è andata per come è scivolata.

3 dicembre - Anche se ancora frastornato dai tanti avvenimenti legati al cambiamento della parrocchia, riprendo il mio cammino pastorale con gli impegni che necessariamente i primi giorni si è chiamati a vivere, per cui sto vivendo gli incontri con gli organismi di partecipazione laicali, i ministri straordinari della Comunione, i Catechisti e tante altre persone che si presentano ma che certamente farò fatica a memorizzare per i prossimi due anni. Anche questo meccanismo di incameramento dati nella memoria del mio cervello è stabilizzato, per i primi due anni saluto tutti senza riconoscerli, il terzo anno comincio a chiamarli per nomi e a legare le parentele, i nuclei familiari. Dal quarto anno in poi si lavora in modo cosciente avendo chiaro nella mente la situazione delle persone che il Signore mi pone accanto come compagni di viaggio per il tratto di strada che il Signore ci donerà di percorrere insieme.

In poche parole siamo ancora alle prese tra ciò che si è lasciato, abbastanza noto e ciò che si va a cominciare quasi del tutto da scoprire. Qualcuno dei male informati si chiederà, ma Don Cono è di Scalea? Dopo questo primo approccio certamente vi potrò rispondere certamente non lo sono, almeno di questa porzione del territorio cittadino anche perché mi accorgo di non conoscere quasi nessuno. Se non coloro che ho conosciuto nelle tante attività formative diocesane. Chiaramente questo è molto positivo, anche perché potrò iniziare con la serenità di sempre pianificando i prossimi due anni avendo come obbiettivo una migliore conoscenza delle persone per fare poi la prova di quante riesco a chiamarne per nome.

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Chiamare per nome non significa conoscere, però almeno ci si relaziona in modo più personalizzato. Questo è il tempo dell'ascolto e della ricerca, in realtà è ancora il tempo senza il tempo. Sempre a inseguire, senza la paura di non arrivare anche perché il primo approccio pastorale non ha l'esigenza di conseguire dei risultati immediati. In realtà sono anche momenti difficili, perché molte situazioni si determinano e si stabilizzano nel primo periodo della propria presenza nella parrocchia. La gente si regola secondo il proverbio classico: Il buon giorno si vede dal mattino. Oggi è stata una giornata invernale, nel senso più autentico del termine, Acqua, vento, freddo, sole insomma veramente un sogno da vivere con entusiasmo facendo ancora una volta esperienza di entusiasmo per le sensazioni che riescono a comunicare.

Ma i problemi che si agitano tutto attorno per le strade della comunità diocesana non mi coinvolgono in nulla? Certamente sì, ma non vedo l'opportunità di parlarne, quanto di pregare perché tutto sia orientato al bene. Ho percorso per troppi anni il territorio della Diocesi per non comprendere la drammaticità che si accompagna alla vita delle persone, che oltretutto amano la Chiesa. Il problema è che ci si dimentica del valore insostituibile della Croce come via necessaria per il conseguimento della santità, o forse si pensa che non debba riguardare la mia vita. Non sempre è facile cogliere il bene quando tutti si agitano, ma il tempo di Avvento è tempo privilegiato per costruire la speranza quando sembra che davanti agli occhi del profeta si intravvedano solo macerie. Guardare aventi con fiducia, costruire la fiducia nel futuro è la missione che il Signore ci affida. Senza l'illusione che tutto sia facile ma con la gioiosa certezza che fortunatamente non tutto è affidato alle nostre fragilità, ma la gran parte del lavoro la fa il Signore.

Ponzio Pilato, si fa presto a dire, ma è una persona positiva o negativa? Tutto dipende dal proprio punto di vista. Il governatore spietato al servizio dell'impero romano, il dubbioso esecutore di una condanna che non avrebbe voluto emettere, il protagonista suo malgrado nell'azione salvifica che Gesù ha operato proprio mediante il suo essere condannato al supplizio della croce, lo sfortunato dipendente dell'impero mandato a governare una regione notoriamente tumultuosa. Magari per alcuni è semplicemente colui che si lava pubblicamente le mani, ma questo lo pensano solo i superficiali che non sanno o non vogliono leggere la storia della persona nella sua complessità. Tutti possiamo coglierci in qualche atteggiamento di questo sfortunato responsabile di comunità, che coglieva il potere come soluzione ai problemi avendo la certezza che era lui a decidere tutto.

Ma chi prega sa che anche lui si è trovato in situazioni difficili che altri gli avevano assegnato di vivere. E allora che ne facciano? Nei saloon dei film western, compariva spesso una scritta molto significativa: non sparate sul pianista. Al pianista gli è stata affidata una missione e la porta avanti leggendo la partitura che ha davanti. Anche il pianista vorrebbe magari prendere una pistola e fare confusione, ma il suo compito è rallegrare l'ambiente con la musica, anche quelli che piangono che devono cogliere la gioia della sua musica. E' lì per questo.

Magari possiamo correre il rischio di diventare un ostacolo alla sua opera. Sì, su questo aspetto dobbiamo stare attenti, abbiamo delle responsabilità che non dobbiamo sminuire, siamo noi il segno dell'opera del Signore, e, per quanto appartiene alle nostre capacità dobbiamo renderla visibile. Avere la consegna di un Parroco che muore all'improvviso comporta sempre il problema degli strascichi istituzionali e debitori che regolarmente si presentano, anche a motivo della poca dimestichezza a mettere per iscritto quanto si va facendo. Amici troppo amici che ritengono di poter fare proprio, per affetto magari come reliquia, ciò che apparteneva al defunto, lavori che magari erano partiti sull'onda della gratuità e che poi diventano iperbolicamente costosi. Tutto già visto in altre occasioni, ma comunque ugualmente penoso.

Anche questo capitolo della vita sacerdotale comporta le sue pene, anche perché si corre il rischio di vedere il valore delle persone per i suoi atteggiamenti in queste situazioni di fragilità. Il denaro è un vero

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demone per ogni tempo, e l'affetto che alcune volte ne deriva incoraggia ad essere guardinghi, sempre e tutti. Il Signore ci ricorda che non si possono servire due padroni, lo ricordava ai suoi discepoli e continua a ricordarlo anche a noi. Non è facile vivere la gratuità potendo appropriarsi del denaro senza correre alcun rischio di essere scoperti, senza dover dare conto a nessuno. La tentazione è troppo forte, bisogna sempre stare attenti.

Sto vivendo la novena dell'Immacolata nella nuova comunità parrocchiale, certo non è l'emozione che trasmetteva il viverla ai piedi della Zannera, sul Diamante è un momento di profonda emozione di tutto il popolo, ma proprio per questo cerco di immergermi maggiormente e intensamente nella comprensione di questa nuova fase del mio ministero sacerdotale. Faccio fatica? Assolutamente no, tanti volti che esigono memoria, tante situazioni che esigono scelte immediate, ma anche tanto voglia di pregare, tanta gioia di incontrarsi e di lavorare per il Signore. Provo a mettercela tutta, si procede lentamente con velocità, d'altra parte non sono più un ragazzino alle prime armi e quello che devo fare lo devo fare subito. Poi mi sono ricordato che Giuda non capì bene questa richiesta di Gesù e combinò un guaio, ma come poi ci è stato trasmesso divenne protagonista della scena finale della salvezza. Magari io cercherò di non cadere nello stesso fraintendimento.


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