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20140729104205_microeconomia_pindyck

Date post: 17-Dec-2015
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Riassunto pydnick
37
CAMPO DI INDAGINE DELLA MICROECONOMIA (Si rammenta che il presente schema non è un riassunto ma una visualizzazione di concetti e passaggi chiave - anche con l'ausilio di powerpoint - per l'apprendimento dell'argomento contenuto nel supporto didattico indicato nel programma ufficiale del corso: vedi Pindyck - Rubinfeld. Nota: per le pagine richiamate nel documento il riferimento è all'edizione 3°, ma la numerazione delle figure rimane la stessa dell'edizione corrente) Collegamenti ipertestuali a: CAMPO DI INDAGINE DELLA MICROECONOMIA (1) "MICROECONOMIA" La distinzione tra microeconomia e macroeconomia è stata introdotta alla fine degli anni Trenta dall’economista svedese R.Frisch per distinguere: lo studio dei comportamenti dei singoli agenti economici(consumatori e produttori) che portano a creare le "regole" che governano le "Istituzioni" su cui si fonda un sistema economico e sociale; lo studio delle relazioni dei grandi aggregati che configurano l’assetto e la dinamica del sistema economico nel suo complesso(reddito prodotto, consumi, investimenti, ecc.). In altri termini, lo studio dei sistemi economici può partire: dall’osservazione dei suoi aggregati fondamentali(come il PIL e le sue parti); dall’osservazione del comportamento degli individui e delle Istituzioni che ne regolano l’operare(come, in particolare, i mercati). I due aspetti interagiscono e si completano a vicenda per la spiegazione dei fenomeni economici e sociali, come appresso schematizzato. Si legge in A. Schotter(Microeconomia ed. Giappichelli) che obiettivo della microeconomia è quello di dare spiegazione di come gli individui, nel tentativo di perseguire al meglio i propri interessi, arrivino a creare le "regole" che governano l’organizzazione sociale ed economica di un sistema in un dato spazio e in un dato tempo e ne configurano le Istituzioni di base. Se facciamo un salto indietro al periodo che vede l’affermazione dell’economia di mercato, la scuola neoclassica dominante dell’epoca(ortodossia neoclassica) ha ricercato ed elaborato modelli di riferimento in grado di far confluire gli interessi individualistici verso ottimi sociali, tali da supportare scientificamente la scelta capitalistica fondata sulla proprietà privata dei fattori produttivi(capitale e lavoro).
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  • CAMPO DI INDAGINE DELLA MICROECONOMIA

    (Si rammenta che il presente schema non un riassunto ma una visualizzazione diconcetti e passaggi chiave - anche con l'ausilio di powerpoint - per l'apprendimento

    dell'argomento contenuto nel supporto didattico indicato nel programma ufficiale delcorso: vedi Pindyck - Rubinfeld. Nota: per le pagine richiamate nel documento il

    riferimento all'edizione 3, ma la numerazione delle figure rimane la stessadell'edizione corrente)

    Collegamenti ipertestuali a: CAMPO DI INDAGINE DELLA MICROECONOMIA

    (1) "MICROECONOMIA"

    La distinzione tra microeconomia e macroeconomia stata introdotta alla fine degli anni Trentadalleconomista svedese R.Frisch per distinguere:

    lo studio dei comportamenti dei singoli agenti economici(consumatori eproduttori) che portano a creare le "regole" che governano le "Istituzioni" sucui si fonda un sistema economico e sociale;

    lo studio delle relazioni dei grandi aggregati che configurano lassetto e ladinamica del sistema economico nel suo complesso(reddito prodotto,consumi, investimenti, ecc.).

    In altri termini, lo studio dei sistemi economici pu partire:

    dallosservazione dei suoi aggregati fondamentali(come il PIL e le sueparti);

    dallosservazione del comportamento degli individui e delle Istituzioni chene regolano loperare(come, in particolare, i mercati).

    I due aspetti interagiscono e si completano a vicenda per la spiegazione dei fenomeni economici esociali, come appresso schematizzato.

    Si legge in A. Schotter(Microeconomia ed. Giappichelli) che obiettivo della microeconomia quello di dare spiegazione di come gli individui, nel tentativo di perseguire al meglio i propriinteressi, arrivino a creare le "regole" che governano lorganizzazione sociale ed economica di unsistema in un dato spazio e in un dato tempo e ne configurano le Istituzioni di base.

    Se facciamo un salto indietro al periodo che vede laffermazione delleconomia di mercato, lascuola neoclassica dominante dellepoca(ortodossia neoclassica) ha ricercato ed elaborato modellidi riferimento in grado di far confluire gli interessi individualistici verso ottimi sociali, tali dasupportare scientificamente la scelta capitalistica fondata sulla propriet privata dei fattoriproduttivi(capitale e lavoro).

  • (2)"PREZZI DI MERCATO"

    Il prezzo di mercato esprime in un dato tempo e in un dato luogo il "rapporto di scambio" tra duebeni. Lo scambio pu configurarsi:

    come un "baratto" che porta a configurare un "prezzo relativo" inteso comela quantit di uno dei due beni scambiati in cambio dellaltro;

    come una transazione monetaria che configura un "prezzo assoluto"(omonetario) inteso come la quantit di moneta ceduta o ricevuta in cambio diun bene o servizio.

    Per ogni bene o servizio scambiato pu esistere un unico prezzo (legge del prezzo unico), in un datotempo ed in un dato spazio, a condizione che i mercati siano "stato contingenti". Il mercato statocontingente per eccellenza quello dellequilibrio economico generale walrasiano-paretiano. Anchein presenza di informazione imperfetta il modello di e.e.g. alla Arrow-Debreu assicura conlintroduzione dei mercati futuri un insieme teoricamente infinito di equilibri stato-contingenti.

    Nella realt dei mercati, i prezzi riferiti allo stesso bene o servizio (comunque standardizzato)cambiano da un luogo ad un altro e in momenti successivi(basti pensare ai prezzi delle attivitfinanziarie nei mercati a contrattazione continua) e questo perch i meccanismi di arbitraggio(chedovrebbero assicurare lunicit del prezzo) non operano nellistante di tempo, sussistono costi ditransazione non uniformi, linformazione non mai piena e completa.

    Come diceva Edgeworth(1845-1926), la contrattazione negoziale(assenza di banditore) determina"prezzi falsi" in quanto non di equilibrio tra tutti coloro che vogliono comprare(curva di domanda) etutti coloro che vogliono vendere(curva di offerta).

    Solo il "prezzo di equilibrio"inteso come posizione "scelta"(incontro tra la curva immaginata didomanda e la curva immaginata dofferta), in mercati perfettamente concorrenziali(separazione tracontrattazione e scambi) il "prezzo unico".Lequilibrio in tal senso una posizione scelta inquanto si trova sia sulla curva di domanda che sulla curva di offerta che, rispettivamente, esprimonoper i consumatori e i produttori le quantit che ai vari prezzi massimizzano le funzioni di utilit per iprimi e le funzioni di profitto per i secondi.

    Obiettivo della microeconomia proprio quello di spiegare la formazione dei prezzi di mercato e, inparticolare, sulla base degli assunti neoclassici tradizionali o ortodossi, i prezzi di equilibrio intesicome posizioni scelte; nonch, sulla base degli assunti post-keynesiani e dei mercati imperfetti lecondizioni di equilibrio intese come posizioni di quiete, cio come situazioni di ottimalit(spesso dibreve periodo) che possono coesistere con disequilibrio delle quantit scambiate.

    Assunto di base che in ogni caso il mercato(perfetto o imperfetto) a determinare il sistemadei prezzi e quindi i rapporti di scambio tra i beni e i servizi che vengono prodotti dalleimprese(offerenti) sulla base dellerisorse produttive a disposizione in un dato tempo e quindi date

  • nellammontare, prodotte in epoca precedente( riproducibilit delle risorse), ma comunquescarse di fronte a bisogni teoricamente illimitati. Secondo i teorici neoclassici, proprio "lascarsit"che fa nascere il problema economico in termini di ottimalit(massimo risultato di risorsedate o minimo impiego di risorse per una dato obiettivo: dualit) :

    sia dei processi allocativi delle risorse(- cosa produrre -) tra le varieproduzioni che entrano nella gamma dei beni e servizi producibili(data latecnologia a disposizione e i valori utilit che i soggetti esprimonoattraverso la domanda);

    sia dei processi produttivi ( - come e quanto produrre -);

    sia dei processi di consumo ( - come spendere il reddito a disposizione-);

    sia dei processi di mercato (- prezzi di equilibrio che divendono espressionedei valori utilit e dei costi di produzione-)

    sia dei processi distributivi(- il prezzo del fattore produttivo, capitale elavoro, diventa la sua remunerazione equa ed efficiente-);

    sia dei processi di accumulazione (-lefficiente distribuzione del reddito,ricostituisce le risorse e le rimette in circolo, e se queste sono maggiori o piproduttive di prima, il processo endogeno di crescita di uneconomiacapitalistica fondata sul libero mercato stato avviato -).

    (3)"IPOTESI"

    Le ipotesi servono per semplificare la realt indagata, enucleando le variabili che si ritengono diprevalente interesse, metterle in relazione sulla base di processi cognitivi(osservazione di andamentipassati) e intuitivi(previsioni future), per configurare uno schema teorico di riferimento(teoria omodello empirico) da cui enucleare con metodo scientifico(paradigmi scientifici o tecnicheeconometriche) le relazioni tra le variabili osservate e i possibili assetti o "stati di natura" che leipotesi configurate consentono di realizzare. Ad esempio, la teoria marshalliane del prezzo diequilibrio si fonda sul paradigma che questo determinato dallinterazione della domanda edellofferta, che i mercati sono perfettamente concorrenziali e cosi via.

    I modelli costruiti non servono soltanto a descrivere la realt osservata sulla base delle ipotesiformulate(modelli di analisi), ma diventano veri e propri "laboratori" per fare delle previsione supossibili risultati. Alcune variabili endogene di un modello di analisi, possono diventare perlappunto esogene e quindi "variabili strategiche" per il conseguimento di risultati prefissati: in talsenso, un modello danalisi pu trasformarsi in modello di strategia, Ad esempio, il modellodescrittivo della formazione del reddito nazionale in grado di assicurare lequilibrio tra domanda edofferta aggregata, dati i valori osservati delle funzioni comportamentali sottostanti, pu diventare distrategia se lobiettivo diventa quello di ritrovare un valore che dovrebbe assumere una variabilesottostante(ad es. il tasso di interesse come espressione della politica monetaria adottata) perconsentire una crescita programmata e sperata del reddito.

  • (4)"METODO DI INDAGINE"

    Il "metodo di indagine" ci porta immediatamente a pensare ai "processi deduttivi ed induttivi" cheinteragiscono per costruire una teoria nel campo delle scienze naturali e quindi anche in"economia"che al pari delle scienze naturali una "scienza empirica" e non una "scienzaformale"come lo invece la matematica. Laccertamento della corrispondenza tra asserti teorici efatti non immediato e comunque non trova riscontro in laboratorio come nel caso delle scienzefisiche. Quando in "economia" si costruisce un modello per analizzare un fenomeno economico esociale(inflazione, disoccupazione e altro) anche a fini previsionali e strategici, la "prova diverifica" a posteriori e non sempre si presta ad unicit di interpretazioni. Inoltre, il modellocostruito ed utilizzato come "laboratorio danalisi a fini previsivi ed interventivi" frutto comunquedi un modo soggettivo e/o prevalente, nel contesto sociale di riferimento, di valutare i fenomenieconomici e sociali osservati. Risente in tal senso di una sorta di "vizio dorigine"che alberga nellamente del ricercatore, perch legato ai valori o "giudizi di valore" prevalenti e che configurano le"istituzioni" e le "regole" di base di una realt economica e sociale in un dato spazio e in un datotempo.

    Si capisce, a questo punto, perch in unampia accezione, il metodo di indagine in quantoespressione dei "valori dominanti" si muova in parallelo allo sviluppo generale del pensiero.Leconomia una scienza sociale che muove da premesse metodologiche fondate su "giudizi divalore" e si basa su modelli di riferimento i cui fondamenti sono continuamente sottoposti a verificaempirica. Il "valore" il principio da cui la Scienza Economica muove, il suo "presuppostofilosofico". Tale affermazione va recuperata anche se siamo lontani dalle concezioni classiche, perevitare che il terzo millennio si pieghi alle logiche del capitalismo selvaggio.

    NOTA: Ad integrazione di quanto contenuto nel Cap.1 di Pindyck e Rubinfeld , si consiglia per tuttila lettura del cap 1 di Cozzi-Zamagni "Economia politica" Ed.Mulino 1989 pagg.25-66(indistribuzione al Centro stampa) in quanto allarga lorizzonte sullimportanza del "metodo" e deisuoi collegamenti con levoluzione della storia del pensiero economico.

    (5)"TEORIA NEOCLASSICA ORTODOSSA"

    Il pensiero neoclassico nasce allinsegna del "positivismo scientifico" che si afferma in Europa nellaseconda met del XIX secolo. A differenza del razionalismo scientifico che aveva connotato lepocaclassica della nascita delleconomia politica, tale corrente di pensiero ritiene che la filosofia e, nellafattispecie, leconomia non deve trascendere la realt direttamente sperimentabile, cio "ifatti"(nella fattispecie: il funzionamento delleconomia capitalistica), per cogliere supposte entitmetafisiche(come le leggi naturali di evoluzione dei sistemi che avevano animato il razionalismoclassico).

    Lortodossia neoclassica viene solitamente etichettata di "soggettivismo ideale" in quanto base diriferimento dellanalisi economica il comportamento ideale degli operatori, in quanto soggettirazionali informati a criteri di ottimali ed efficienza(homo-oeconomicus).

    Tra le principali scuole di pensiero che hanno animato lortodossia neoclassica vanno ricordate:

    La scuola marginalistica : Karl Menger(1840-1921); William Jevons(1835-1882);Lon Walras(1834-1910);

  • La scuola di Cambridge : Alfred Marshall(1842-1924);

    La scuola di Losanna : L.Walras , V.Pareto(1848-1923);

    La scuola austriaca: B.Bawerk(1851-1914), von Wieser(1851-1926), vonMises(1881-1973), von Hayek(1899-1992).

    La differenza di fondo tra la scuola marginalistica e quella marshalliana di Cambridge sta nelconcetto di "valore" dei beni e quindi del prezzo come espressione del valore. Per i marginalisti, ilprezzo dipende dai valori-utilit che il soggetto attribuisce ai beni ed soltanto questo chedetermina il suo prezzo. Per la scuola di Cambridge, nel prezzo oltre ai valori utilit entrano ingioco i costi di produzione. Infatti per Marshall, il sistema dei prezzi, espressione del valoreeconomico dei beni, si forma sulla base dellutilit soggettiva da cui dipende la domanda e sullabase del costo di produzione che determina lofferta.

    Inoltre la scuola marginalistica, specialmente nei suoi sviluppi della scuola di Losanna(Walras ePareto) diventa la fonte degli studi sullequilibrio economico generale. Mentre quella di Cambridge,degli equilibri parziali. Walras il teorizzatore dellanalisi dellequilibrio economico generale,fondata sullinterrelazione dei mercati concorrenziali e sullipotesi della scarsit-utilit. Marshall il teorizzatore dellanalisi degli equilibri parziali e, a differenza di Walras, tende a privilegiare ilrealismo e la valenza esplicativa della teoria rispetto alla sua coerenza logica e alleleganza formaledei suoi risultati. Per Marshall la dimensione sociopolitica si pone allinizio del discorso economicoe non viene recuperata in seconda battuta, come invece il caso di Walras.

    Sta di fatto, comunque, che la rivoluzione marginalistica trasforma sul piano del metodo leconomiache diventa teoria delle scelte ottime in presenza di scarsit di risorse. Le leggi economicheassumono carattere assoluto ed obiettivo; viene privilegiato il momento allocativo rispetto almomento dellaccumulazione e della crescita. Piena la fiducia nella capacit dei mercaticoncorrenziali di raggiungere posizioni di equilibrio e di massimo benessere sia a livello di singoloche di collettivit nel suo insieme.

    (6)"TEORIA KEYNESIANA"

    Con il termine "teoria keynesiana" si fa riferimento al contributo scientifico di John MaynardKeynes(1883-1946) che ha messo in discussione il paradigma neoclassico della capacit dei mercatidi autoregolarsi e di assicurare lefficienza allocativa e la piena occupazione delle risorse. In talsenso Keynes diviene il teorizzatore del principio della domanda effettiva e il sostenitore dellafilosofia del "mercato amministrato".

    Gli schemi keynesiani si sono prestati a diverse interpretazioni da parte dei suoi seguaci e hanno difatto impedito laffermarsi di una unicit di pensiero. Punti comuni restano comunque:

    lattenzione rivolta alla domanda aggregata e alle sue componenti(consumi,investimenti, spesa pubblica, importazioni ed esportazioni) per ladeterminazione del reddito di equilibrio;

    il rifiuto della legge degli sbocchi di G.B. Say e quindi la sfiducia sullapossibilit di realizzare comunque un sistema di prezzi di equilibrio infunzione delle leggi di domanda e di offerta(teoria neoclassica del valore eapproccio marginalista);

  • la possibilit che il mercato si trovi in condizioni di equilibrio non di pienoimpiego;

    limportanza della moneta come riserva di valore e il superamento delladicotomia tra settore reale e monetario, considerando il tasso di interessecome variabile monetaria;

    il ruolo delle aspettative in mercati che operano in condizioni di incertezza;

    limportanza delle politiche di stabilizzazione e di crescita in mercatiimperfetti.

    Tra le scuole di pensiero che rientrano nel filone keynesiano vanno ricordate:

    la scuola post-keynesiana di Cambridge(precursore Marshall) che annoveraautori che sono rimasti pi vicini alleterodossia keynesiana qualiJ.Robinson(1903-1983) e N.Kaldor(1908-1986), distaccandosi da quello chediverr il pensiero keynesiano dominante della cosiddetta "sintesineoclasica";

    la "reinterpretazione neoclasica" del pensiero keynesiano(cosiddetta "sintesineoclassica") da parte di J.Hicks(1904-1989), H.Hansen(1887-1975),D.Patinkin et altri, che ha riportato il modello di determinazione del redditonazionale di Keynes nellambito dellequilibrio economico generale e lo haconsiderato come un aspetto particolare(di breve periodo) di questultimo,dandone unelegante formulazione nel noto modello IS-LM canonizzato intutti i manuali di macroeconomia;

    la scuola dei neo-keynesiani quali J.Stiglitz(1943-.), O.Blanchard(1948-.) e tanti altri contemporanei che hanno dato maggiore attenzione aifondamenti microeconomici della macroeconomia(basti pensare aicontributi di Mishkin-1991-e al filone che fa perno sullesistenza neimercati di asimmetrie informative), integrando nel modello keynesianoanche lipotesi delle aspettative razionali.

    (7)"MARKET-CLEARING"

    La "compensazione di mercato"(market clearing) si ha quanto si forma un prezzo di mercato cheeguaglia la quantit domandata e la quantit offerta. In tal senso, in unampia accezione, il prezzoviene detto di equilibrio e il mercato "sgombro" sia di eccessi di domanda che di eccessi di offerta.

    In una visione prettamente teorica che si rif ai contributi ortodossi di Walras (teorizzatoredellequilibrio economico generale) e di Marshall (teorizzatore degli equilibri parziali), il prezzo diequilibrio configura qualcosa di pi in quanto arriva a configurare una posizione scelta daglioperatori in quanto massimizza lutilit dei consumatori-richiedenti(daltra parte, tutti i punti di unaipotetica curva di domanda costruita allinterno del modello completo di equilibrio sono punti diottimo per il consumatore, in quanto massimizzano la sua utilit ai vari prezzi di mercato) e ilprofitto dei produttori-offerenti(anche la curva di offerta il luogo geometrico delle combinazionidi prezzo e quantit ottime per il produttore). Se un prezzo di equilibrio esiste(incontro tra domandaed offerta), allora non pu che essere stabile, in quanto non c convenienza a modificarlo, visto

  • tra laltro- che tutti gli operatori intervengono contestualmente alle contrattazioni(assenza dellavariabile temporale).

    In verit, il meccanismo di riequilibrio teorizzato in presenza di un ipotetico squilibrio tra domandaed offerta diverso seguendo Walras o Marshall.

    Seguendo Walras, laggiustamento avviene ad opera del "banditore" che manovra il prezzo sino aquando la domanda uguale allofferta: ci significa che il prezzo la variabile indipendente e laquantit la variabile dipendente.

    Il modello si presenta nel seguente modo:

    Qd = f (pd) dove: Qd = quantit domandata

    Qs = f (ps) Qs = " offerta

    Qd = Qs pd = prezzo di domanda ; ps = prezzo dofferta

    Seguendo Marshall, laggiustamento avviene attraverso variazioni di quantit, sino a quando siconfigura il prezzo di equilibrio. Non c il banditore, e ogni scambista si presenta sul mercato conlobiettivo di comprare una data quantit ad un prezzo massimo che disposto a pagare o a vendereuna data quantit ad un prezzo minimo che disposto ad accettare. Il modello si presenta nelseguente modo:

    pd = g(Qd) dove pd = prezzo massimo di domanda

    ps = g(Qs) ps = " minimo di offerta

    pd = ps

    Le conclusioni sono le stesse, cambiano le funzioni che sono comunque soltanto invertite in quantodirette o inverse, la variabile che inizialmente si aggiusta(variabile indipendente) il prezzo e dopole quantit(variabile dipendente) nello schema di Walras; al contrario, nello schema di Marshall.

    Nella manualistica corrente, lanalisi grafica dellequilibrio vede solitamente il prezzo comevariabile dipendente(asse delle ordinate) e la quantit come variabile indipendente(approcciomarshalliano).Questo anche perch nei mercati perfettamente concorrenziali che caratterizzanolapproccio tradizionale, lunica variabile a disposizione dellimpresa proprio la quantit.

    NOTA : Se vuoi approfondire largomento della determinazione del prezzo di equilibrio, oltre alle"Nozioni di base della domanda e dellofferta" di cui al cap 2 di Pindyck e Rubinfeld(incluse nelprogramma) , vedi Zamagni S. "Economia Politica" NIS 1990 pagg.93-149(facoltativo).

    (8)"PIENA INFORMAZIONE O INFORMAZIONE PERFETTA"

  • Nei mercati esiste piena informazione quando i prezzi sono in grado di esprimere tutte leinformazioni rilevanti e pongono gli operatori economici(richiedenti ed offerenti) nelle condizionidi prendere le loro decisioni in condizioni di "certezza". Nella concezione neoclassica si ha pienainformazione quando i prezzi esprimono pienamente i valori utilit dei beni e i loro costi diproduzione e sono, quindi, prezzi di equilibrio. La "piena informazione" caratterizza tutta lanalisitradizionale del funzionamento dei mercati siano essi in condizioni di concorrenza perfetta e non.

    (9)"LEGGE DEGLI SBOCCHI DI G.B. SAY"

    G.B. Say (1767-1832) un economista classico il cui nome associato alla nota "legge deglisbocchi" e alla distinzione dei fattori di produzione in terra, lavoro e capitale.

    La legge degli sbocchi afferma che in una economia di libero scambio tutto ci che viene prodottoviene venduto, in quanto la flessibilit dei prezzi assicurer sempre una domanda in grado diassorbire lofferta: ci equivale ad affermare che lofferta frutto della disponibilit dellerisorse(fattori delle produzione) crea automaticamente una domanda corrispondente.

    Questa legge che diventata poi pietra miliare del costrutto neoclassico ortodosso era stata gicriticata da economisti classici come Malthus e Marx, per poi trovare il totale rigetto nella TeoriaGenerale di Keynes.

    (10)"FIRST BEST"

    Nella sua interpretazione pi rigorosa, il first best lottimo di primo livello che viene raggiuntoquando tutte le condizioni del modello di equilibrio economico generale vengonosoddisfatte(equilibrio Walrasiano di lungo periodo ). Nelluso corrente dellanali della funzionalitdei mercati e in particolare di quelli esposti alla concorrenza potenziale, il first best equivale allamassimizzazione del profitto, mentre il second best significa accontentarsi di qualcosa di meno purdi tutelarsi dalla concorrenza potenziale(vedi il prezzo sostenibile in condizioni di monopolionaturale o ancora pi appropriato la formazione del prezzo nei "mercati contendibili"). Vacomunque precisato che il termine "second best"(ottimo di secondo ordine) stato elaborato daLipsey e Lancaster nel 1956 per configurare equilibri che si allontanano dalle condizioni diefficienza paretiana(presenza di esternalit nei processi produttivi o di rendimenti di scalacrescenti).

    (11)"MERCATI CONCORRENZIALI ED EFFICIENZA"

    Per lanalisi del funzionamento dei mercati di concorrenza perfetta e delle caratteristiche diefficienza che i prezzi di equilibrio consentono di realizzare, si rinvia al cap.9 e al Cap.16 delPindych-Rubinfeld, dopo avere studiato ovviamente i Capp. 3-4 che forniscono la comprensione dicome si arriva a costruire una curva di domanda, nonch i capp. 6-7-8 che spiegano attraversolanalisi tecnica della produzione e le scelte economiche dellimpresa il significato di una curva diofferta.

  • (12)"MERCATI NON CONCORRENZIALI"

    Lanalisi dei mercati non concorrenziali che rientra nella teoria neoclassica dellimpresa e quindimantiene il postulato della piena informazione degli operatori a prescindere dal loro numero,comprende il monopolio assoluto e le sue diverse tipologie(monopsonio e monopolio naturale), ilduopolio nelle configurazioni di Cournot, di Stackelgerg, di Bertrand, di Edgeworth. , laconcorrenza monopolistica.

    Si rinvia ai capp.11-12 di Pindyck-Rubinfeld.

    (13)ELASTICITA

    Con il termine "elasticit" si intende in economia la variazione relativa di una variabile dipendenterispetto alla variazione relativa di una variabile indipendente, in condizioni di coeterisparibus(ferme restando le altre variabili).

    Se la variabile di cui si vuole misurare lelasticit la domanda di un bene in relazione al suoprezzo, parleremo di "elasticit diretta della domanda", fermi restando il reddito a disposizione e iprezzi degli altri beni. Se si vuole misurare linflusso esercitato dal reddito sulla domanda,parleremo di "elasticit rispetto al reddito", mentre se vogliamo misurare linflusso esercitato da unprezzo diverso da quello domandato, parleremo di "elasticit incrociata".

    Sul concetto di elasticit della domanda si rinvia al Cap.2 di Pindyck-Rubinfeld.

    (14)CONTROVERSIA MARGINALISTICA

    La linea dattacco alla teoria neoclassica costituita dal lavoro pioneristico di R.Hall e C.Hitch,"Price theory and Business Behaviour" del 1939 col quale trova riscontro empirico uncomportamento degli operatori che risulta in contrasto con la massimizzazione del profitto e che, dicontro, definisce il prezzo sulla base dei costi e di una margine di profitto atteso(teoria del costopieno).Anche P.Sweezy, nello stesso anno, elabora un modello (curva di domanda immaginata ospezzata) che spiega perch il prezzo del prodotto scambiato non si muove in base alle leggi delladomanda e dellofferta, ma rimane spesso in condizioni di "rigidit", proprio per una convenienzadegli operatori a non modificarlo(sulla base di date ipotesi). Come scrivono Hall e e Hitch:"I prezzicos fissati hanno una tendenza a rimanere stabili. Essi cambieranno se vi un mutamentosignificativo nei costi di lavoro o delle materie prime, ma non in risposta a variazioni moderate otemporanee di domanda"(p.125).

    "Le ragioni addotte per motivare labbandono del principio marginalistico delleguaglianza tra costomarginale e ricavo marginale possono sintetizzarsi nei seguenti capi daccusa: a) le imprese nonsono in grado di conoscere con precisione la loro curva di domanda; dunque la regola marginalisticanon pu essere applicata per mancanza di informazioni; b) la preoccupazione principaledellimpresa non perfettamente concorrenziale riguarda il prezzo e non la quantit da produrre,come invece suppone la teoria tradizionale; limpresa allora fissa il prezzo sulla base del principiodel costo pieno e nende a quel prezzo qualsiasi quantit il mercato sia in grado di assorbire;c)lapplicazione della regola marginalistica di determinazione del prezzo implica una fortevariabilit di questultimo,., ma ci contraddetto dallevidenza empirica" (vedi Zamagniop.cit. p.482)

  • (15)TEORIE DEL COSTO PIENO

    Allinterno della teoria del costo pieno possono essere configurate due varianti per esprimere ladeterminazione del prezzo.

    La prima viene indicata con lespressione target-rate-of return pricing, dove i prezzi (p) sono fissatiin modo da assicurare, per un volume normale di output, la copertura dei costi dellavoro(ULC N ), del capitale(UMCN) e un tasso di rendimento(YP /YN) dello stock di capitalefisso(K), ci significa che. P = ULCN + UMCN + P /YN K.

    La seconda variante viene indicata come mark-up pricing dove il mark-up o margine di profitto chiamato a coprire il costo del capitale senza dovere stimare n il capitale(K), n il profitto(P ), mabasandosi su un cofficiente o mark-up(m) sui costi del lavoro e del capitale. La formula utilizzata la seguente: P = (ULCN + UMCN)(1 + m).

    Per un approfondimento delle regole di formazione dei prezzi seguite dai price-makers e quindidellorigine del mark-up si rinvia a S.Zamagni op.cit. pag.486

    (16)"TEORIA DEI GIOCHI STRATEGICI"

    La teoria dei giochi permette di descrivere ed analizzare situazioni sociali ed economiche come sefossero giochi di strategia e che portano a condizioni di equilibrio o di non equilibrio soggetti chenelle loro scelte interagiscono tra di loro.

    Un gioco di strategia unazione il cui risultato in termini di "premio" dipende dallazione deglialtri. Se queste azioni sono conosciute dal giocatore prima di intraprendere lazione, il gioco si dicead informazione perfetta. Se invece le azioni interagiscono e ogni giocatore dispone soltanto di uninsieme informativo(combinazioni dei premi associati alle rispettive strategie), il gioco si dice adinformazione imperfetta.

    Si avr una situazione di equilibrio in un gioco di strategia(equilibrio di Nash) quando i giocatoritrovano una combinazione di scelte strategiche i cui "premi" li inducono a non modificare i lorocomportamenti. Lequilibrio pu sussistere, pu essere multiplo, pu non sussistere, o essereraggiunto attraverso incentivi a cooperare.

    Si rinvia al Cap 13 di Pindyck-Rubinfeld.

    (17)"CONCORRENZA POTENZIALE"

    La concorrenza potenziale quella che pu nascere quando unimpresa che non opera nel mercatoconsiderato trova le condizioni favorevoli per entrarvi e realizzare profitti non necessariamentemassimi(first best) manormali in quanto in linea con le prospettive del mercato. Se il "prezzopraticato" dallimpresa esistente un prezzo di monopolio, in un mercato comunque esposto alla

  • concorrenza potenziale(non sussiste quindi la forma classica del monopolio assoluto), il rischiodellentrata sussiste.

    Per scongiurare il "rischio dellentrata" le teorie che si collocano nel "filone del prezzo limite" sisono preoccupate di analizzare le caratteristiche strutturali del mercato e di configurare una strategiadifensiva di prezzo-limite, in quanto prezzo che non renda conveniente lentrata nel mercato. Taleprezzo deve certamente coprire i costi dellimpresa esistente che adotta tale strategia di tutela, ma ilsuo effettivo livello(lontano o vicino al prezzo massimo di monopolio) dipende dalle caratteristichestrutturali del mercato e dal livello delle "barriere allentrata" che in esso le imprese esistenti sonoriuscite a realizzare.

    Per unanalisi dei modelli di Bain(barriere allentrata) e di Sylos Labini si rinvia a Zamagni Cap.14pp.494-519(in distribuzione al Centro stampa) o a Schotter Cap.12 pp.493-505.

    (18)"TEORIA MANAGERIALE"

    Punto centrale della "teoria manageriale" la tesi della separazione tra propriet e controlloallinterno dellimpresa. In tale ottica chiaro che pu nascere una conflittualit di interessi traazionisti proprietari e amministratori.

    La teoria manageriale annovera tra i contributi principali due modelli di Baumol, il modello diMarris e il modello di Williamson. Per una loro trattazione si rinvia a Zamagni Cap.15 pp.520-534.

    (19)"TEORIA COMPORTAMENTISTICA"

    Secondo questa teoria lo studio dellimpresa non pu prescindere dalla considerazione del fattoreorganizzativo(persone e centri di potere) e lobiettivo da raggiungere non pu essere il massimoprofitto ma una condizione soddisfacente(satisficing behaviour) in grado di rendere compatibili gliinteressi di tutti i gruppi di potere che in essa operano e configgono.

    Secondo Simon(vari contributi nel 1952-1959-1965), la condotta dellimpresa sul mercato informata ad una "razionalit procedurale"e "limitata" e non a quella "assoluta"di derivazioneneoclassica.

    Una trattazione sintetica della teoria comportamentistica pu essere trovata in Zamagni pp.534-538.

    (20)"RUOLO DELLINFORMAZIONE"

    In uno "status" del mondo ideale, in presenza di piena informazione, certezza nei comportamentidegli agenti e di esternalit comunque internalizzate nei piani decisionali, le forme del liberomercato riescono ad armonizzare gli interessi individuali egoistici e non cooperativi versolinteresse collettivo.

    Nei mercati della realt c asimmetria informativa, incertezza stocastica e strutturale delle variabilideterminanti, prevalenza di interessi non cooperativi, esternalit non internalizzate e, purrealizzandosi condizioni di equilibrio dinamico tra gruppi di interesse, non assicurato dal libero

  • mercato il raggiungimento dellinteresse sociale.

    (21)"I MERCATI POSSONO FALLIRE?"

    Si ! per difetto informativo tra i partecipanti al mercato. Siamo ovviamente lontani dal concettorigido di "fallimento del mercato" inteso in senso ideale e quindi di raggiungimento delle condizionidi ottimo paretiano: ma ci non togli che nei mercati della realt il fallimento pu concretizzarsi nelmancato raggiungimento di un sistema di prezzi in grado di assicurare efficienza informativa,valutativa e gestionale: efficienza informativa(forte, semi-forte e debole) nel senso che i prezzidebbono riflettere le informazioni disponibili; efficienza valutativa nel senso che le informazionidisponibili vengono utilizzate nel modo corretto per determinare il "valore" delle attivit riflesso nelprezzo;efficienza gestionale o di completezza nel senso che linformazione consente di realizzaregli scambi su tutte le scadenze ed eventualit.

    (22)"VALORE ATTESO"

    Il valore atteso quello che viene stimato avere la maggiore probabilit di verificarsi: la mediaaritmetica dei possibili risultati osservati(serie storica), ponderati con la rispettiva probabilit dipresentarsi(frequenza dellevento) che diventa "valore atteso".

    Si rinvia al cap. 5 di Pindyck-Rubinfeld o a Schotter Cap.14

    (23)"SCELTE DI INVESTIMENTO"

    Una analisi sommaria delle scelte di investimento nel mercato dei capitali contenuta in Pindyck-Rubinfeld cap 15

    (24)RAPPORTO PRINCIPALE-AGENTE"

    Il contratto principale-agente stato configurato come un modo per risolvere il problemainformativo che esiste allinterno dellimpresa, attraverso la delega ad un agente esterno allimpresadelle responsabilit di raggiungere un obiettivo(anche in termini di prodotto o servizio) dietropagamento di un prezzo di agenzia e secondo le clausole fissate ex-ante nel contratto di delega. Inquesto modo il principale che non dispone di adeguate informazioni o capacit di controlloallinterno dellimpresa(capacit di direzione e controllo dei dipendenti), trasferisce a terzi(lagente)il rischio, valutando tutti i possibili "stati di natura" in cui potr concretizzarsi il risultato delcontratto(in tal senso il contratto di agenzia in teoria un contratto completo e quindirealisticamente non definibile). Il problema se lagente controllabile e se non lo , perch ilcosto troppo alto, allora il problema dellasimmetria informativa che si voleva rimuovere persisteper il principale e il contratto diventa stato-contingente soltanto alla scadenza, quando lagenterisulter adempiente o inadempiente.

    Sullargomento si rinvia a pag.538 del Pindyck-Rubinfeld o allo Schotter Cap.8 p.338

  • (25)"COSTI DI TRANSAZIONE E DIRITTI DI PROPRIETA"

    Sulla teoria dei costi di transazione e dei diritti di propriet si rinvia, per chi interessato, al libro diO-Hart "Imprese, contratti e struttura finanziaria" Giffr ed. 1995, capp. 1 e 2

    (26)"FALLIMENTI DEL MERCATO" PER COMPORTAMENTO SLEALE E SELEZIONE AVVERSA

    Si rinvia a Pindick-Rubinfeld Capp.17 e 18 , oppure Schotter Capp.16 e 17

    La microeconomia(1) indaga sulla formazione dei prezzi di mercato(2) sulla base di ipotesi(3) chesono state via via modificate nel corso dellevoluzione del pensiero economico e quindi delsuo metodo di indagine(4).

    Una distinzione storico-genetica pu essere fatta tra:teoria neoclassica tradizionale(5)(ortodossia neoclassica)teoria keynesiana(6).

    Allinterno di ciascuno aggregato rientrano comunque diversi filoni danalisi accomunati comunquedallo stesso paradigma di riferimento sulla formazione dei prezzi.La teoria neoclassica tradizionale si fonda sullipotesi che i prezzi sono la risultante ultimadelloperare dei meccanismi di mercato attraverso la domanda e lofferta. Indaga quindi come siforma la domanda e lofferta di un bene o servizio sul mercato, ricercandone le motivazionicomportamentali sottostanti(sia per i consumatori che per i produttori) che portano a configurarefunzioni che sono insiemi di coppie di prezzo e quantit puramente immaginate ma comunqueottimali. E infatti la sovrapposizione della domanda e dellofferta che determina lequilibrio delmercato, nel senso che a quel prezzo non esistono eccessi e il mercato per cos dire"sgombro"o market-clearing(7).Nella ricerca di questi equilibri, che possono essere parziali se limitati ad un solo mercato(equilibrimarshalliani) o "generali" se riferiti a tutti i mercati globalmente considerati(e.e.g. di Walras-Pareto), gli operatori si muovono in condizioni di "piena informazione"(8) e quindi le variabili sononote e non modificabili(ipotesi di staticit del modello), si comportano secondo i criteridellottimalit(max utilit o max profitto individuale), il raggiungimento degli equilibri simultaneo per tutti gli operatori e per il sistema nel suo complesso in funzione dello "stato dinatura" che in ultima analisi rappresenta il "sistema completo di tutte le informazioni inquellistante di tempo"(anzi lequilibrio prescinde dal tempo in quanto statico: il che significa chenon possibile configurare aggiustamenti sequenziali e lequilibrio raggiunto quello che configurala "piena ed ottima allocazione di tutte le risorse di cui il sistema dispone(quindi scarse perdefinizione).La legge degli sbocchi di G.B.Say(9) risulta convalidata: esiste un sistema parametricodei prezzi tale che lofferta genera una domanda corrispondente.In questa ottica si capisce che lunica struttura di mercato compatibile non pu che essere quellaideale della "concorrenza perfetta":dove gli operatori si muovono in condizioni di perfetta"indipendenza"(atomismo di mercato), piena informazione(trasparenza di mercato), omogeneit delprodotto, razionalit assoluta che porta a configurare ottimi di "first best"(10)(massimo profitto);una concorrenza che lavora non nellinteresse del singolo ma della societ(e quindi di tutti) inquanto assicura il benessere collettivo attraverso un sistema di prezzi di equilibrio che consentono atutti gli operatori di coprire i costi(tra cui anche il costo dellattivit dellimprenditore in quanto

  • organizzatore dei fattori e massimizzatore), soddisfare le domande dei consumatori, allocare lerisorse disponibile nel modo migliore possibile(le tre condizioni di efficienza paretiana)(11).Si capisce anche che in questa ottica tutto "spersonalizzato" nel senso che il consumatore e ilproduttore si preoccupano soltanto delle loro funzioni obiettivo dove entrano le quantit dei benidomandati od offerti, non ci sono rapporti inter-persona, ma tutto automatico: limpresa come"la macchina per fare salsicce" e non unorganizzazione sociale dove confluiscono oltre alla risorseanche gli interessi a volte conflittuali degli operatori(proprietari del capitale, management,lavoratori,ecc.), cos come i consumatori sono soggetti egoisti, razionali e perfettamente informati.Va da se comunque che anche nella tradizione neoclassica(e quindi prima di Keynes) rientra lostudio di mercati non concorrenziali(12) che si discostano dalla concorrenza perfetta, ma che indefinitiva mantengano lassioma di base della informazione perfetta, ma viene a mancare quellanumerosit degli operatori che in definitiva lessenza di un meccanismo concorrenziale che operanellinteresse di tutti e non del singolo(monopolio assoluto) o del gruppo(grande gruppo diChamberling, piccolo gruppo di Cournot, Stackelberg, Edgeworth, Bertrand ). Inoltre, pur restandolobiettivo "first best" questo non indipendente dal comportamento degli altri operatori, siano essiproduttori effettivamente gi presenti sul mercato(concorrenza effettiva) o potenzialiconcorrenti(concorrenza potenziale); siano essi consumatori che formulano una domanda a cuicomunque bisogna attenersi e soddisfare senza modificarla(sar successiva infatti al dopo Keynestale analisi), anzi proprio la domanda che esprime il "prezzo di mercato"(correlato alla quantitprodotta) in funzione del suo livello e grado di elasticit(13). Ne un esempio lampante il caso delmonopolio dove proprio lelasticit della domanda che esprime attraverso il livello del prezzoil "potere monopolistico": il prezzo di mercato si trova sulla domanda e in quel punto esprimeanche "lofferta"(punto di offerta e non funzione dofferta come in concorrenza perfetta).A partire dagli anni Quaranta inizia la cosiddetta "controversia marginalistica"(14)che si protrae finiagli anni Sessanta, guidata da quegli studiosi che non accettano lassunto della massimizzazione delprofitto(first-best), del prezzo come risultante dellincontro della domanda e dellofferta in mercatiperfettamente concorrenziali, di comportamenti indipendenti e non correlati nei processi decisionalise non attraverso loperare automatico dei meccanismi endogeni di mercato che portano versocondizioni di ottimo sociale(equilibrio walrasiano di lungo periodo).Il "paradigma post-keynesiano" che si afferma che i prezzi non dipendono dalle condizioni didomanda e di offerta, n da fattori di scarsit, bensi sono il risultato del mutamento strutturale edistituzionale delleconomia capitalistica: lelasticit della domanda, combinata col numero delleimprese presenti, con le loro articolazioni dimensionali e interazioni strategiche configurano il"grado di monopolio"dei mercati. Questultimi diventano price-makers e quantit-takers, nelsenso che:

    limpresa stima la domanda del suo prodotto;

    legge sulla curva del costo medio il costo unitario corrispondente alloutputcongetturato o desiderato;

    aggiunge il mark-up e determina il prezzo di vendita;

    gli aggiustamenti a squilibri tra domanda ed offerta avvengono prevalentementesulle quantit(scorte di magazzino) e soltanto in situazioni terminali oparticolari(anche in relazione alla tipologia del prodotto) sui prezzi.

    Questa , in altri termini, laffermazione delle teorie del costo pieno(15) che pone come variabiledeterminante del prezzo il mark-up e quindi il "potere di monopolio" dellimpresa nel mercato.Inoltre, lipotesi tradizionale della teoria dei prezzi secondo cui gli operatori percepiscono solo erispondono solo a segnali di mercato viene rimosso e lassunto fondamentale che invece

  • caratterizzer gli sviluppi successivi e che alla base della cosiddetta "teoria dei giochistrategici"(16)(Neumann e Morgenstern 1944) che tutti gli agenti percepiscono e rispondonodirettamente alle azioni degli altri. Sulla base di questo approccio metodologico vengono rilette leteorie classiche oligopolistiche (Cournot, Stackelberg, Bertrand e cosi via) ed entra definitivamentenella teoria economica lassunto che ogni risultato desiderato funzione anche delle risposte deglialtri. E siccome queste non sono sempre tutte prevedibili o comunque note aigiocatori(informazione completa e incompleta), si fa strada lipotesi della presenza di informazioneincompleta nei processi decisionali che possono portare anche a condizioni di non equilibrio.In definitiva, lassunto post-keynesiano precedentemente citato la sintesi di una molteplicit dicontributi che focalizzano la formazione dei prezzi nei mercati oligopolistici in base alla regola delmark-up, spingendosi ad indagare le variabili da cui questo dipende e che tengono conto sia dellaconcorrenza effettiva che di quella potenziale. A questultimo riguardo una serie di contributi(Bain,S.Labini, Modigliani ed altri) hanno sviluppano un filone di analisi detto delle "teorie del prezzolimite"che indagano sul livello di prezzo in grado di salvaguardare limpresa dalla concorrenzapotenziale(17). Altro sviluppo nel campo della teoria dei mercati la teoria manageriale ecomportamentistica dellimpresa che superano limmagine dellimprenditore proprietario ecoordinatore per analizzare i rapporti di potere interni alle imprese che portano a formulare iprocessi decisionali:la teoria manageriale(18) mantiene il principio della massimizzazione vincolatacome espressione della razionalit delle scelte; la teoria comportamentistica(19) rifiuta invecequesto principio, configurando una razionalit relativa in termini di "satisficing behaviour".Superata la "controversia marginalistica" cosa cambiato a partire dalla fine degli anni Sessantanellimpostazione delle analisi economiche, siano esse riferite alle teorie delle imprese, delle sceltedi consumo e di investimento, del funzionamento generale delleconomia di mercato? La risposta "linformazione"(20) che non un bene pubblico disponibile e fruibile da parte di tutti gli operatorisenza alcun costo. Il mercato, attraverso i prezzi non ingloba tutta linformazione rilevante perpotere determinare scelte in condizione di certezza. Linformazione diventa un bene "privato" cherichiede costi spesso elevati di produzione e una difficolt di diffusione. In tali circostanze i mercatipossono anche fallire(21) nel determinare le condizioni di efficienza informativa, valutativa egestionale(Fama 1970).Se le informazioni sono incomplete e spesso asimmetriche tra coloro che debbono realizzare unrapporto di scambio o di produzione sia nel tempo presente che in unottica intertemporale, allora ilpostulato della razionalit assoluta non pu che essere rimosso e sostituito dalla stima di un valoreatteso(22) in funzione della probabilit degli eventi da cui dipende il risultato della sceltadecisionale, nonch dalla valutazione del rischio del valore inatteso.Le scelte di tutti gli operatori risultano dominati dallincertezza. Ma come superare tale incertezza ?Basterebbe produrre e/o acquisire tutta linformazione necessaria prima di decidere? Il problemanon cos semplice ! In verit Arrow e Debreu ci sono riusciti in teoria attraverso lintroduzione deimercati futuri per tutti i possibili "stati di natura" che si possono presentare nei processi decisionali.Rielaborazione molto elegante e formalmente corretta del modello di e.e.g. di Walras-Pareto, cheresta inapplicabile nella realt.Con riferimento alle scelte di consumo e di investimento(23), lipotesi sottostante a qualsiasiprocesso decisionale la stima del valore atteso e del rischio collegato che porta a formularemodelli stocastici di determinazione dei prezzi che debbono inglobare la variabile rischio. Bastipensare ai modelli di determinazione dei prezzi degli "assets" nei mercati finanziari, la cui validitresta legata alle ipotesi sottostanti.Resta per sempre presente il problema della raccolta dellinformazione (serie storica) per poterestimare lutilit o i profitti attesi e la variabile rischio, cosa che dipende dalla funzionalit deimercati in termini di produzione e diffusione a basso costo dellinformazione. Se ci spostiamo adanalizzare i processi decisionali allinterno dellimpresa come "istituzione" il problema informativonon pu essere risolto allinterno dello schema delleconomia industriale tradizionale basato sulla

  • triade: strutture di mercato, comportamenti degli agenti, risultati.Le "nuove teorie dellimpresa" in condizioni di incertezza hanno visto i loro primi sviluppiattraverso la "teoria dei contratti". Il primo contratto ipotizzato quello di "agenzia"che nelrapportoprincipale-agente(24) ha tentato di emendare la mancata considerazione degli incentivi allinternodellimpresa per evitare risultati non desiderati legati alla carenza informativa.Si tratta diconfigurare il premio(incentivo) in grado di realizzare risultati ottimali che per possono ancheessere di "second best"(quando il comportamento dellagente non osservabile se non in termini dirisultato finale). Invero, il limite operativo di un contratto di agenzia quello di essere un "contrattocompleto"nel senso che deve specificare tutte le possibili obbligazioni a carico delle parti, in tutti ipossibili stati del mondo verificabili nelle interazioni future. Come conseguenza, lesigenza dirinegoziare o modificare il contratto, per effetto del passaggio dl tempo, non si manifesta mai.(vediO.Hart vedi introduzione del libro).Nella realt i contratti non sono completi e sono oggetto di continue contrattazioni, ma il processodi contrattazione e rinegoziazione anchesso molto costoso, per cui bisogna trovare il modo chevincoli le parti a rispettare il "contratto incompleto": la teoria dei costi di transazione(25) hasviluppato questo filone. Ulteriori sviluppi sono stati dati dalla "teoria dei diritti di propriet.Pi in generale, con riferimento allintero campo di indagine moderno della microeconomia nonbisogna dimenticare che linformazione diventa il nodo centrale per il buon funzionamento deimercati(efficienza e stabilit). Ogni deviazione comporta un mal funzionamento e quindi un sistemadi prezzi n equo, n efficiente.I fallimenti del mercato(26) vanno ricondotti ai "comportamenti sleali" e alla "selezione avversa".In tutti i mercati dei beni e dei servizi vendibili questo rischio presente(vedi il mercato dei bidoni-lemon market- di Akerlof), come nel mercato del lavoro, delle assicurazioni e in quello delcredito(Stiglitz e Weiss). P.S.Si consiglia la lettura di questo scritto sul "campo di indagine della microeconomia" in fase di avviodel corso di studio, e rileggerlo dopo avere terminato la preparazione, per scoprirne meglio il suosignificato.

    PRODUZIONE E TECNOLOGIA CONCETTI PRELIMINARI:

    IL SIGNIFICATO DELLA PRODUZIONE NELLA TEORIANEOCLASSICA

    Per produzione si intende la combinazione dei fattori che si trasformano perincorporarsi in un prodotto che ne accresce lutilit.

    LA DEFINIZIONE DI FUNZIONE DI PRODUZIONE E IL CONCETTODI EFFICIENZA

    La funzione di produzione di breve periodo(considerando la variabilit di unsolo fattore, ferme restando le dotazione degli altri che diventano fattorilimitazionali) nellipotesi di variabilit del fattore lavoro(prodotto totale,medio e marginale)sta ad indicare tutte le combinazioni tra le quantit dilavoro(es.ore uomo) e i fattori "fissi"(ad es. laggregato "capitale") checonsentono di ottenere la massima quantit di prodotto. Nel criterio duale

  • dellottimalit sta il concetto di efficienza produttiva: ad ogni quantit difattore lavoro impiegata(fattore variabile da indicare sullasse delle ascisse),corrisponde una quantit di capitale(fattore fisso che entra come unacostante nella funzione di produzione) che deve consentire di ottenere lamassima quantit di prodotto. Anche lisoquanto una funzione diproduzione che mantiene invece costante la quantit di prodotto e configuratutte le combinazioni efficienti dei fattori(lavoro e capitale)per lottenimentodi quella data quantit di prodotto.

    Nel lungo periodo le funzioni di "produttivit fattoriale"di breveperiodo(nelle varie configurazioni) subiranno processi di trasposizione. Coscome gli isoquanti daranno luogo alla "mappa" degli isoquanti e la lorodistanza(che esprime la crescita del prodotto) espressione a parit diprocesso(isocline) dei rendimenti di scala(vedi appresso).

    LA TECNOLOGIA O EVOLUZIONE TECNICA COME FATTOREESOGENO

    La tecnologia sta ad indicare linsieme delle tecniche produttive che in undato momento sono disponibili per la realizzazione del prodotto, dato perlappunto il livello della "evoluzione tecnica" che nel contesto neoclassico qualcosa di esterno allimpresa e non modificabile: quindi fattore esogeno.

    IL PROCESSO PRODUTTIVO O TECNICA PRODUTTIVA

    Il processo produttivo sta ad indicare il rapporto in cui entrano i fattori nellaproduzione. Ad es. il rapporto capitale lavoro. A processo dato, questorapporto resta costante allaumentare del prodotto se limpianto soltantoripetibile allaumentare del prodotto(se voglio raddoppiare il prodotto debboraddoppiare lunit di impianto) e i rendimenti di scala sono costanti(questo il caso della tecnologia di Leontief, dove ad ogni prodotto associata unasola tecnica produttiva). Pi in generale, quando i fattori sonosostituibili(vedi la tecnologia di Cobb-Douglas), lungo la stessa"isocline"(che non altro che il "processo"), i rendimenti di scala possonoessere costanti, crescenti e decrescenti(vedi appresso).

    LINSIEME DI PRODUZIONE E LE IPOTESI SOTTOSTANTI

    Linsieme di produzione qualcosa di simile al "campo di scelta delconsumatore", in quanto sta ad indicare tutte le possibili combinazioni deifattori(ad esempio capitale e lavoro) che possono consentire lottenimentodel prodotto entro i confini delimitati dai processi produttivi di frontiera:capital-intensive e labour-intensive.

    Per definire questo insieme chiuso occorre fare delle ipotesi e, precisamente:

    impossibile produrre senza limpiego di entrambi i fattori;

    i processi produttivi che entrano a far parte dellinsiemeproduttivo sono "irreversibili", nel senso che che dal prodottonon possono essere ricavati i fattori;

  • i fattori devono essere divisibili e sommabili(ipotesi dicontinuit della funzione di produzione);

    la somma di frazioni di processi ammissibili(es: met dei fattoridel processo A e met dei fattori del processo B, la cui sommasia uguale allunit) un processo ammissibile che deve dareluogo ad una quantit di prodotto almeno uguale(pi s, menono) a quella dei processi di origine. Questo equivale adaffermare tra le ipotesi quella della "convessit" dellisoquantodi produzione:

    altra ipotesi quella della "possibilit di distruzione gratuita deibeni"(free disposability), che consente di eliminare dallanalisiquei costi che nella realt limpresa deve sostenere quando costretta per vari motivi ad eliminare il prodotto invenduto oeventuali scorie e/o residui del processo produttivo.

    LA PRODUZIONE E LA SUA CONFIGURAZIONE ATTRAVERSO GLI ISOQUANTI A DUEFATTORI VARIABILI(CAPITALE E LAVORO) E LE CURVE DI PRODOTTOFATTORIALE(UN FATTORE VARIABILE):

    COSTRUZIONE DELLISOQUANTO SPEZZATO E LISCIO,PARTENDO DALLINSIEME DI PRODUZIONE AMMISSIBILE ERISPETTANDO LE IPOTESI SOTTOSTANTI. LA MAPPA DEGLIISOQUANTI E LE LORO PROPRIETA.

    ANALISI DELLA FUNZIONE DI PRODOTTO TOTALE, MEDIO EMARGINALE DI UN INPUT VARIABILE

    LA LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI DELLIMPUTVARIABILE O PRODUTTIVITA FATTORIALE NEL BREVEPERIODO ANCHE ATTRAVERSO LANALISI DELLA MAPPA DEGLIISOQUANTI (RICORDANDO DI MANTENERE COSTANTE UNFATTORE)

    LE FUNZIONI DI PRODUZIONE OMOGENEE E LAMISURAZIONE DEI RENDIMENTI DI SCALA NELLA TECNOLOGIACOBB-DOUGLAS

    LELASTICITA DI SOSTITUZIONE DELLA TECNOLOGIA

    Misura la possibilit di sostituire i fattori al variare dei prezzicorrispondenti. Viene misurata mettendo a rapporto lintensit di impiego

  • dei fattori(ad es. capitale/lavoro), con il rapporto dei prezzi dei fattori(ades.prezzo del capitale/prezzo del lavoro). I valori sono compresi tra 0 e 1.Quando lelasticit uguale ad 1 allora siamo nella tecnologia Cobb-Douglas. Quando uguale a zero siamo nella tecnologia di Leontief.

    VISTO CHE LOBIETTIVO DELLIMPRESA CONCORRENZIALE E QUELLO DIMASSIMIZZARE IL PROFITTO, OCCORRE PRELIMINARMENTE ANALIZZARELANDAMENTO DEI COSTI DI PRODUZIONE E I RICAVI DI VENDITA.

    RICORDA CHE I COSTI DI PRODUZIONE DI BREVE PERIODO TROVANOGIUSTIFICAZIONE DEL LORO RITMO DI CRESCITA O SAGGIO DI VARIAZIONENELLANDAMENTO RIFLESSO DELLA PRODUTTIVITAMARGINALE DELFATTORE VARIABILE CHE SI COMBINA CON QUELLO FISSO;

    VEDI : PRODUTTIVITA FATTORIALE E COSTI CORRISPONDENTI

    MENTRE I TASSI DI CRESCITA DEI COSTI DI LUNGO PERIODOTROVANO GIUSTIFICAZIONE NEI RENDIMENTI DI SCALA(VEDI ADESEMPIO, LA COBB-DOUGLAS)

    VEDI : - RENDIMENTI DI SCALA E LORO MISURAZIONEGEOMETRICA

    - RENDIMENTI DI SCALA E COSTI CORRISPONDENTI

    LOTTIMA COMBINAZIONE DEI FATTORI PRODUTTIVI E PRELIMINAREALLAVVIO DELLA PRODUZIONE(NEL SENSO CHE NON SONO PRESENTI COSTI DIPRODUZIONE MA DI ACQUISTO DEI FATTORI PRODUTTIVI) E VIENE CONFIGURATAINFATTI SULLA BASE DEL VINCOLO RAPPRESENTATO DALLA LINEA O CURVA DIISOCOSTO E DELLA MAPPA DEGLI ISOQUANTI (PUNTO DI TANGENZA). NELLIPOTESIDI CRESCITA DELLE RISORSE A DISPOSIZIONE(CAPITALE FINANZIARIO O ALTRO),DATA LA MAPPA DEGLI ISOQUANTI SI CONFIGURANO I PUNTI DI EQUILIBRIO CHEDANNO LUOGO ALLA LINEA DI ESPANSIONE DELLA PRODUZIONE. PER DESCRIVERE LANDAMENTO DEI RICAVI DI VENDITA NELLE LORO DIVERSECONFIGURAZIONI(TOTALI, MEDI E MARGINALI) OCCORRE DEFINIRE IN VIAPRELIMINARE LE CARATTERISTICHE DEL MERCATO IN CUI LIMPRESA VA ADOPERARE E QUINDI, NELLA FATTISPECIE ANALIZZATA, QUELLO DI CONCORRENZAPERFETTA.

  • La concorrenza perfetta vede la presenza di numerose imprese(atomismo di mercato) che offronoun prodotto standardizzato(omogeneit del prodotto) ad un prezzo determinato dal mercato(prezzodi equilibrio) ad una molteplicit di consumatori in concorrenza tra loro.Altre caratteristiche sono lapiena informazione(trasparenza del mercato), lindipendenza delle scelte, la liberta di entrare eduscire dal mercato quando le condizioni di prezzo lo richiedono. RICORDA CHE IN UN MERCATO DI CONCORRENZA PERFETTA, IN VIRTU DELLE SUECARATTERISTICHE, IL RICAVO MARGINALE E UGUALE AL PREZZO DI VENDITA ORICAVO MEDIO. LIMPRESA NON PUO CHE VENDERE AD UN UNICO PREZZO CHE EQUELLO DI EQUILIBRIO DEFINITO DAL MERCATO ATTRAVERSO UN PROCESSO DIINTERAZIONE CHE VEDE TUTTI PARTECIPI MA NESSUNO DOMINANTE. IL MODELLODEL PREZZO DI EQUILIBRIO E SIMULTANEO E FUORI DAL TEMPO E CIOE "STATICO".SE LA CURVA DI DOMANDA DI MERCATO HA IL SOLITO ANDAMENTO DECRESCENTE,PER LA SINGOLA IMPRESA IL PREZZO DI VENDITA E GIA CONFIGURATO (NELLAVISIONE STATICA NON ESISTE IL PRIMA E IL DOPO) ED E QUELLO DI EQUILIBRIO,PER CUI LA SUA DOMANDA SI PRESENTA CON ANDAMENTO ORIZZONTALE INCORRISPONDENZA DEL PREZZO E QUINDI A QUEL PREZZO PERFETTAMENTEELASTICA(A QUESTE CONDIZIONI NON ESISTE LA POSSIBILITA CHE IL PRODOTTORIMANGA INVENDUTO:"LEGGE DEGLI SBOCCHI DI G.B.SAY " E LEQUILIBRIO TRADOMANDA ED OFFERTA E SCONTATO A PRIORI).CONOSCIUTI GLI ANDAMENTI DEI COSTI DI PRODUZIONE E DEI RICAVI DI VENDITA,LA CONFIGURAZIONE DELLA POSIZIONE DI OTTIMO DELLIMPRESA(QUANTITAPRODOTTA CHE MASSIMIZZA IL PROFITTO) TROVA FACILESOLUZIONE(EGUAGLIANZA TRA COSTO MARGINALE E RICAVO MARGINALE OPREZZO)VEDI: PINDYCK-RUBINFELDPER COSTRUIRE LA CURVA DI OFFERTA DEL PRODOTTO DA PARTE DELLIMPRESABASTA IPOTIZZARE DIVERSI LIVELLI IMMAGINATI DI PREZZO E TROVARE TUTTI IPUNTI DI OTTIMO IN TERMINI DI QUANTITA OFFERTA.VEDI : PINDYCK-RUBINFELD PER CONFIGURARE IL PREZZO DI EQUILIBRIO DI MERCATO BASTA METTEREASSIEME DOMANDA ED OFFERTA. MA NON BISOGNA DIMENTICARE DIDISTINGUERE LEQUILIBRIO DI BREVE PERIODO CHE PREVEDE IL CONSEGUIMENTODI PROFITTI DA QUELLO DI LUNGO PERIODO CHE VEDE LAZZERAMENTO DEIPROFITTI E LOTTIMALITA SOCIALEVEDI IN PINDYCK-RUBINFELD

    EQUILIBRI PARZIALI DI IMPRESE INTRAMARGINALI E MARGINALI INCORRISPONDENZA DELLEQUILIBRIO DI MERCATO DI BREVE PERIODO(EQUILIBRI MARSHALLIANI)

    EQUILIBRIO GENERALE DELLE IMPRESE IN CORRISPONDENZADELLEQUILIBRIO DI MERCATO DI LUNGO PERIODO (EQUILIBRIOWALRASIANO)

    NON VA TRALASCIATA LANALISI DEGLI EFFETTI DELLA CRESCITA DELLA

  • DOMANDA SULLE POSIZIONI DI EQUILIBRIO PRESISTENTI, ANCHE INCONSIDERAZIONE DELLANDAMENTO DEI PREZZI NEL MERCATO DEI FATTORI:VEDI IN PINDYCK:

    EQUILIBRIO DELLINDUSTRIA A COSTI COSTANTI

    EQUILIBRIO DELLINDUSTRIA A COSTI CRESCENTI

    EQUILIBRIO DELLINDUSTRIA A COSTI DECRESCENTI

    I VANTAGGI DEL LIBERO MERCATO NELLIPOTESI DELLA CONCORRENZA PERFETTASONO: LEFFICIENZA NEL CONSUMO(VEDI SCATOLA DI EDGEWORTH EDEFFICIENZA DELLO SCAMBIO); LEFFICIENZA NELLA PRODUZIONE;LEFFICIENZA NELLALLOCAZIONE DELLE RISORSE IN PRESENZA DI SOVRANITADEL CONSUMATORE.Presupposto di uneconomia di mercato lo scambio(basta ricordare la "divisone del lavoro" o"specializzazione" di A.Smith). Grazie allo scambio i soggetti che dispongono di una dotazioneiniziale di risorse(ad es. due beni), possono scambuiarli per trarne vantaggio in termini di utilit. Eproprio attraverso la "volontariet" dello scambio che in presenza di numerosi soggetti si mette inmoto un meccanismo di relazioni reciproche che porta alla determinazione del sistema dei prezzi diequilibrio e quindi scambi efficienti(ricorda che il prezzo esprime un "rapporto di scambio").Lanalisi di Edgeworth unapproccio certamente semplificato a due scambisti e a due beni(scatoladi Edgeworth) che consente di modellare in modo semplice ma completo come una economia dimercato dove esistono date dotazioni di risorse(a prescindere come le dotazioni personali si sianoformate: d infatti per scontate tutte le possibili distribuzioni iniziali delle risorse tra i duescambisti) si arrivi ad un assetto allocativo efficiente delle risorse disponibili(ad. es. il totale dei duebeni). Nota: lequilibrio concorrenziale si realizza attraverso laumento del numero degli scambisti checominciano a realizzare accordi di scambio a due a due o a gruppi. Accordi che si traducono inmodifiche (immaginate) dei prezzi(rapporti di scambio), che per essere possibili non debbonocomunque essere realizzati a danni degli altri(le altre posizione devono tuttal pi rimanereinvariate). E questo il modo di operare della concorrenza attraverso i prezzi che porta allequilibrioe allefficienza dello scambio(se in questa approssimazione non ci poniamo analogheconsiderazioni sulla produzione, in termini di efficienza allocativa dei fattori).Schema analogo(scatola di Edgeworth) pu essere utilizzato per lefficienza nella produzione, doveabbiamo al posto degli scambisti abbiamo i due beni prodotti(ad es. ciascuno da unimpresa) e alposto dei panieri di beni le combinazioni di capitale e lavoro.La combinazione efficiente dei beni consente di realizzare le tre condizioni di efficienza paretiana ecio:

    Soddisfacimento delle condizioni di efficienza per il consumo: MRS2,1(per tutti iconsumatori) = p1/p2

  • Soddisfacimento delle condizioni di efficienza nella produzione : MRTSk,l(pertutti i beni prodotti-due nella scatola-) = pL/pk

    Soddisfacimento delle condizioni di compatibilit tra produzione e consumo:MRS = MRT2,1(questultimo che esprime il saggio marginale di trasformazionetra i due beni uguale al rapporto inverso dei costi marginali MC!/MC2).

    I PREZZI DI EQUILIBRIO CHE SI FORMANO IN TUTTI I MERCATI, GLOBALMENTECONSIDERATI, INCORPORANO I CONCETTI DI EFFICIENZA SOPRA RICORDATI E SONOSTABILI IN QUANTO ESPRIMONO IN TERMINI DI OTTIMALITA SIA I VALORI UTILITACHE DI COSTO. VEDI I DUE TEOREMI DELLECONOMIA DEL BENESSERE.Il primo teorema fondamentale delleconomia del benessere afferma che ogni equilibrioconcorrenziale unottimo paretiano per leconomia, nel senso che il sistema dei prezzi in gradodi assicurare lefficiente allocazione degli input e degli output nelleconomia.Il secondo teorema fondamentale delleconomia del benessere afferma che ogni allocazione Pareto-ottimale per uneconomia pu essere raggiunta come un equilibrio concorrenziale medianteunopportuna distribuzione del reddito. Ridistribuire prima il reddito e, poi, lasciare cheuneconomia perfettamente concorrenziale operi liberamente. Ma il mercato da solo in grado digestire attraverso i prezzi la redistribuzione del reddito? Quale "mano invisibile" prender ilsopravvento? Se convalidata la teoria neoclassica della distribuzione del reddito sulla base dellamisurazione meritocratica del contributo produttivo di ciascuna risorsa(ad es. capitale e lavoro)fondata sulla produttivit marginale della stessa, allora il problema distributivo allunisono con ladeterminazione dei prezzi e i consumatori se sono "sovrani" del mercato in base alle loro scelte,fondate sui valori utilit, potranno decidere la scelta sociale dei beni(combinazione efficiente deibeni nella frontiera delle possibilit produttive). Ma invero, la teoria neoclassica della distribuzionedel reddito stata profondamente attaccata(vedi la critica della Robinson sulla misurabilit delcapitale e i problemi di indeterminatezza logica della teoria) e, ci che pi conta, molte delle ipotesidellortodossia neoclassica vanno lette come soluzioni auspicate ma non contingenti.Comportamenti sleali e selezione avversa sono gli effetti negativi dellassenza di perfettainformazione che portano a condizioni di non efficienza dei mercati(fallimenti del mercato).

    MERCATI MONOPOLISTICI LANALISI STORICO-GENETICA DEI MERCATI MONOPOLISTICI

    TROVA IL SUO FONDAMENTO TEORICO NELLO STUDIO DEL"MONOPOLIO ASSOLUTO" DI MATRICE TRADIZIONALE.

    Si tratta di analizzare le caratteristiche di un mercato dove esiste un soloofferente (monopolio) o un solo richiedente (monopsonio), in assenza diconcorrenza effettiva(un solo operatore) o potenziale(non prevista lapossibilit di entrata di un concorrente) e di un prodotto che non hasurrogati(unico bene per soddisfare il bisogno).

    Posto lobiettivo del massimo profitto(postulato neoclassico), la ricercadelle condizioni di ottimalit portano a configurare la coppia prezzo equantit di equilibrio del monopolista e quindi del mercato, in quanto

  • lofferta il punto della curva di domanda che configura il prezzo diassorbimento della quantit prodotta.

    Da quanto sopra si capisce che il livello di prezzo dipende dalla domanda dimercato e, in particolare, dalla sua elasticit. E il grado di elasticit delladomanda che determina il potere di monopolio [( P C)/P = - 1/ Ed ] equindi il profitto del monopolistico. Il mark-up(concetto che viene mutuatodagli sviluppi successivi) o, in termini pi generali, il margine aggiuntivo alcosto dellultima unit(o frazione infinitesima) che viene prodotta [(P-C)/P]dipende dalla domanda e dalla sua elasticit nel punto considerato [-1/Ed ].Il prezzo, che esprime il ricavo medio sulla funzione di domanda infatti lasomma algebrica del costo marginale e del mark-up [C + (P-C)/P]. Ognialtra ipotesi interpretativa del potere di monopolio(barriere allentrata,differenziazione del prodotto, economie di scala, know-how incorporato nelprodotto) non contemplata.

    Le conseguenze economiche del potere monopolistico sono tradotte nella"riduzione delle possibilit di scambio" o perdita sociale chegeometricamente configura larea delimitata tra quantit di monopolio equantit di concorrenza e compresa tra la linea di domanda e il costomarginale(vedi Fig. 10.10 di Pindyck).

    Mentre il monopolio assoluto determina prezzi pi alti di quelliconcorrenziali (intersezione del costo marginale con la curva di domanda) equantit minori (riduzione degli scambi), il monopsonio o monopolio dallato della domanda determina prezzi e quantit domandate inferiori a quelliconcorrenziali. La conseguenza uno sfruttamento monopsonistico cheassume particolare significato nel mercato del lavoro di tipo monopsonisticoin quanto esalta il costo sociale del potere monopsonistico in termini dioccupazione inferiore e salari pi bassi (vedi Fig. 10.15 di Pindyck)

    GLI SVILUPPI SUCCESSIVI DEI MERCATI MONOPOLISTICI TROVANO UNAGIUSTIFICAZIONE ECONOMICA AL MONOPOLIO(CHE NON E PIU "ASSOLUTO")COME NEL CASO DEL "MONOPOLIO NATURALE" E INTRODUCONO LIPOTESI DELLAPRESENZA DELLA CONCORRENZA POTENZIALE CHE PORTA ALLA CONTENDIBILITADEL MONOPOLIO

    La giustificazione economica del monopolio naturale va ritrovata nellapresenza di ingenti economie di scala che per lappunto portano agiustificare la presenza di una sola impresa offerente anzich di pi imprese.La funzione di costo medio diventa per la presenza di forti economie discala di tipo sub-additivo(tratto decrescente della curva dei costi medi), nelsenso che il costo associato alla produzione di una data quantit chesoddisfa interamente la domanda risulta inferiore alla somma dei costicorrispondenti a frazioni della quantit totale.

    La presenza della concorrenza potenziale pu portare il mercato a produrrequantit maggiori di quelle monopolistiche e a prezzi inferiori. Infatti ilprezzo di monopolio pu indurre lentrata di nuove imprese e, consapevoledi questo rischio, il monopolista pu essere indotto a praticare "prezzisostenibili", cio prezzi che oltre a coprire i costi e a soddisfare la domanda

  • debbono rendere impossibile lentrata(non copertura dei costi dellentrante).

    Lequilibrio di un mercato di monopolio naturale e quindi del monopolistapu oscillare tra quello del monopolista assoluto(first-best) e quellosostenibile(second-best) : dipende dalle ipotesi sottostanti. Un importantecontributo dato dalla teoria dei mercati contendibili. Secondo tale teoria imercati sono contendibili in quanto i costi sostenuti per lentrata( impiantistica ed altro) sono recuperabili dallentrante anche quandodecider di uscire, i consumatori non sono fedeli allimpresa esistente inquanto sensibili alle riduzioni di prezzo. Il meccanismo vede realizzarsilentrata quando sussiste la possibilit di realizzare profitti normali a prezziinferiori a quelli praticati dal monopolista. Lentrante rester nel mercato eincamerer profitti fini a quando limpresa esistente non ridurr anchessa iprezzi praticati per neutralizzare il concorrente. La contendibilit delmercato ha sortito effetti positivi per lentrante, anche se temporanei, maanche per la societ in quanto ha portato il monopolista a dovere ridurre iprezzi praticati . La strategia adottata dallentrante viene denominata del"mordi e fuggi".

    NEI MERCATI MONOPOLISTICI, IN CONSIDERAZIONE DEL POTERE DI MERCATO CHELA DOMANDA CONFERISCE AL MONOPOLISTA, E POSSIBILE ADOTTARE STRATEGIEDIVERSIFICATE DI PREZZO AL FINE DI ACCRESCERE ULTERIORMENTE I PROFITTIOTTENUTI CON UN UNICO PREZZO.

    Le politiche tariffarie trovano fondamento nella presenza di surplus dei consumatori;

    Le discriminazioni di prezzo nella eventuale segmentazione della domanda dimercato. Vedi le analisi relative ai tre livelli di discriminazione.

    Le vendite a pacchetto o miste nelle correlazioni delle preferenze deiconsumatori.

    (vedi Cap.11 di Pindyck) FINORA LANALISI SUI MONOPOLI (O QUASI MONOPOLIO)HA CONSIDERATO BENIOMOGENEI CHE SODDISFANO UN DATO BISOGNO. I COSTI CONSIDERATI SONO STATIQUELLI DI PRODUZIONE(NELLE VARIE CONFIGURAZIONI).La concorrenza monopolistica allarga lo studio del potere di monopolio alla qualit del prodotto ealle strategie di differenziazione del prodotto.

  • Ci richiede spese di vendita al fine di consolidare ed accrescere la domanda.Le spese di vendita fanno crescere la domanda e quindi le vendite ma anche i prezzi, in quantobisogner coprire oltre ai costi di produzione(che comunque aumentano) anche le spese di vendita.Lammontare ottimo delle spese di vendita sul fatturato ( A/PQ) risulta legato direttamenteallelasticit della domanda rispetto alle stesse (Ea) e inversamente allelasticit della domandarispetto al prezzo (Ep).

    Vedi :Pindych cap.12

    MERCATI OLIGOPOLISTICI

    DAL DUOPOLIO COME CASO POSSIBILE DI ANALISI DEGLI EQUILIBRI POSSIBILINEI MERCATI OLIGOPOLISTICI, ALLE TEORIE DEL PREZZO-LIMITE IN MERCATICARATTERIZZATI DA BARRIERE ALLENTRATA(Si rammenta che il presente schema non un riassunto ma una visualizzazione di concetti epassaggi chiave - anche con l'ausilio di powerpoint - per l'apprendimento dell'argomento contenutonel supporto didattico indicato nel programma ufficiale del corso: vedi Pindyck - Rubinfeld. Nota:per le pagine richiamate nel documento il riferimento all'edizione 3, ma la numerazione dellefigure rimane la stessa dell'edizione corrente) La caratteristicaDAL DUOPOLIO COME CASO POSSIBILE DI ANALISI DEGLI EQUILIBRI POSSIBILI NEIMERCATI OLIGOPOLISTICI, ALLE TEORIE DEL PREZZO-LIMITE IN MERCATICARATTERIZZATI DA BARRIERE ALLENTRATA La caratteristica che contraddistingue i mercati oligopolistici (compreso il caso del duopolio) linterazione dei comportamenti che fa s che ogni risultato dipende dallazione dellagente maanche dalla risposta dellavversario.Sul piano del metodo di indagine un ulteriore contributo allanalisi dei comportamenti pu veniredalla "teoria dei giochi strategici":

    Vedi gli equilibri possibili in presenza di strategie pure e di strategie miste

    Sul piano dellanalisi dei modelli duopolistici non dimenticare di :Definire inizialmente tutte le ipotesi sottostanti al modello, in quantolequilibrio esiste solo in presenza di quelle ipotesi

    Dopo avere definito le ipotesi, analizzare gli strumenti concettualiutilizzabili per la soluzione dellequilibrio del mercato. Come le funzioni direazione nei modelli di Cournot e di Stackelberg; la funzione di domandanei modelli di Bertrand e di Edgeworth; nonch la congettura della domandaad angolo del modello di Sweezy

    Una volta configurati gli strumenti concettuali e i relativi supporti algebricie grafici, definire la posizione di equilibrio di mercato(se esiste)

  • In particolare:MODELLO DI COURNOTIpotesi del modello:

    Due venditori che soddisfano la stessa curva di domanda(ipotizzata lineare);

    merce omogenea;

    Obiettivo max profitto scegliendo come variabile strategica la quantit infunzione di quella del rivale [ q1 = f(q2) con q2 2 = f(q11) = 0 ] che portaad individuare stati virtuali di equilibrio (curva di reazione)

    analisi di tipo statico che vede le imprese muoversi su percorsi simmetricimiranti a massimizzare il profitto

    Quesiti:Quali saranno i livelli di output di equilibrio per i duopolisti ?

    Quale prezzo prevarr sul mercato ?

    Quali i profitti conseguiti ?

    Nellipotesi di costi nulli, ricaviamo algebricamente le funzioni di reazione delle due imprese(insieme di risposte ottime alle quantit prodotte dal rivale).

    1 = [ A b(q1 + q2)] q1 - 0 = Aq1 bq12 bq2q1 ;

    1/q1 = 0 ; A 2bq1 bq2 = 0 ; q1 = ( A bq2) / 2b Linea di reazione di 1

    2 = [ A b(q1 + q2)] q2 - 0 = Aq2 bq22 bq2q1 ;

    2/q2 = 0 ; A 2bq2 bq1 = 0 ; q2 = ( A bq1) / 2b Linea di reazione di 2

    Poste a sistema le due funzioni di reazione avremo : q1* = q2

    * = A / 3b ;

    q1* + q2

    * = 2A/3b ;

    Per ottenere il prezzo basta sostituire la quantit nella funzione di domanda :p = A bq = A b[ 2A/3b] = A/3 (prezzo di equilibrio del duopolio) MODELLO DI STACKELBERGMentre il modello di Cournot un modello "simmetrico" dei comportamenti, quello di Stackelberg un modello "asimmetrico" che vede la presenza di unimpresa leader e di una satellite: soltanto aqueste condizioni possibile configurare lequilibrio del mercato; di contro, nel caso di due leaderslequilibrio non sussiste e si va al monopolio, nel caso di due comportamenti satelliti si torna al

  • modello di Cournot.IPOTESI:

    merce omogenea;

    curva di domanda lineare del tipo p = A b(q1 + q2);

    per massimizzare il profitto:

    Limpresa che si ritieneleader sceglie per prima illivello di output q1 chemassimizza1 congetturando la reazionedel satellite (o supposto tale)alla sua scelta. In tal modo,la funzione di reazione delsatellite diventa la funzionedelle congetture del leader.

    Il satellite(se vuole restaretale) prende come come datala quantit prodotta dalleader e massimizza il suoprofitto2 .

    Il modello anche se di tipo "sequenziale", resta basato su unanalisi distatica comparata in quanto le congetture vengono considerate date e quindiesogene

    Quesiti:

    Quali saranno i livelli di output di equilibrio per iduopolisti ?

    Quale prezzo prevarr sul mercato ?

    Quali i profitti conseguiti ?

    Nellipotesi di costi nulli, ricaviamo algebricamente la quantit prodotta dalleader, quella del satellite e il prezzo di mercato.

    1 = [ A b(q1 + q2)] q1 - 0 ricorda che q2 = ( A bq1) / 2b

    1 = [ A b(q1 + ( A bq1) / 2b )] q1 = Aq1 bq2 ;

    1/q1 = A 2bq1 = 0 ; q1 = A / 2b; q2 = [ A b(A/2b)] /2b = A / 4b

    p = A b(q1 + q2) = A b [A/2b + A/4b] = A b[3A/4b] = A/4

  • Conclusione : nel modello di Stackelberg la quantit maggiore e il prezzominore rispetto al modello di Cournot.

    Dal punto di vista grafico, lequilibrio di Stackelberg si raggiunge incorrispondenza di quella coppia di quantit (q1

    *- q2*) che vedono la

    funzione di reazione del satellite tangente con la pi bassa curva diisoprofitto del leader.

    Il passaggio dal duopolio al filone delle teorie del prezzo-limite legato aduna visione pi articolata della determinazione dei prezzi in mercatioligopolistici di tipo post-keynesiano: il prezzo non dipende soltanto dalladomanda e dalla sua elasticit o dallofferta e dai costi di produzione, maviene determinato dallimpresa in funzione del suo potere di mercato chefissa lentit del mark-up o margine di profitto da aggiungere ai costi diproduzione. Ci non toglie che sia la domanda che lofferta possono esseremanovrate attraverso politiche tendenti a costruire barriere protettive sia neiconfronti delle imprese esistenti (concorrenza effettiva) che di quellepotenziali entranti. Pi alte saranno queste barriere protettive tanto pisignificativa risulter la correlazione tra potere di mercato(parametratoattraverso la dimensione dellimpresa) e profittabilit dellimpresa(intermini di entit del mark-up aggiunto ai costi medi di produzione evendita).

    LE TEORIE DEL PREZZO LIMITE concentrano la loro analisi sul prezzocome strategie protettiva dalla concorrenza potenziale. In tale visione loSchotter fa rientrare i modelli di Bain, Modiglioni e S. Labini per vederecome non esiste un unico prezzo-limite nel mercato in grado di proteggerelimpresa esistente dalla potenziale concorrente, ma tutto legato:

    Ai livelli delle barriere allentrata(vedi il modello diBain) che contraddistinguono il mercato considerato.Ricorda di elencare le possibili barriere allentrata :economie di scala, differenziazione del prodotto,controllo delle reti di distribuzione, vantaggi nel mercatodei fattori, conoscenze tecnologiche(innovazioni diprodotto e di processo) ecc..

    Alle caratteristiche strutturali del mercato in cui si operache vedono il prezzo compatibile con una data strutturaanche in termini di composizione dimensionale delleimprese che vi operano e di quelle che si voglionocontrastare. In altri termini ciascuna impresa pupraticare prezzi diversi in funzione della tipologia delmercato e della struttura dimensionale del concorrenteche si vuole ostacolare o di cui si vuole impedirelingresso(teoria dei prezzi multipli: di esclusione o dieliminazione), come sancisce il modello di S. Labini.

    Per impostare lanalisi del "prezzo-limite" partire dallipotesi dellentratabloccata, per poi puntualizzare come lesistenza di barriere allentratadovute alla scala di produzione influenza la fissazione del "prezzo-limite".Non dimenticare di puntualizzare il postulato di Sylos Labini che fissa le

  • regole di comportamento prima e dopo lentrata.

    TEORIA DEL CONSUMO DALLA TEORIA DEL CONSUMO FORMULATA DALLA TEORIATRADIZIONALE A SUPPORTO DELLA COSTRUZIONE DELLACURVA DI DOMANDA, AGLI SVILUTTI DELLA TEORIA DELLESCELTE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA.

    SCHEMA PER GUIDARE LO STUDENTE NELL IMPOSTARE LANALISI IN QUESTIONE(NONE UN RIASSUNTO MA UN RIEPILOGO DEI CONCETTI CHIAVE CHE RIMANDANO AIRELATIVI SUPPORTI DIDATTICI UTILIZZATI).(Si rammenta che il presente schema non un riassunto ma una visualizzazione di concetti epassaggi chiave - anche con l'ausilio di powerpoint - per l'apprendimento dell'argomento contenutonel supporto didattico indicato nel programma ufficiale del corso: vedi Pindyck - Rubinfeld. Nota:per le pagine richiamate nel documento il riferimento all'edizione 3, ma la numerazione dellefigure rimane la stessa dell'edizione corrente)LA TEORIA TRADIZIONALE DEL CONSUMO SI PREFIGGE DI INDAGARECome un consumatore posto di fronte ad un campo di scelta composto da un insieme di panieri dibeni perfettamente divisibili e sommabili(ipotesi di divisibilit e additivit delle quantit opostulato di continuit delle preferenze) e composti ciascuno dalle quantit di due beni(insiemebinario) o pi beni (vettore n.dimensionale), disponendo di piena informazione(certezzainformativa)sullattitudine dei beni a soddisfare il bisogno, sui prezzi degli stessi e sul reddito orisorse di cui dispone:

    configura una struttura di preferenze complete(postulato di completezza delle preferenze)(vedi,alternativamente, Pindyck-Rubinfeld 3.1. p.54; Schotter 2.1. p.22; Zamagni.4.3.2.p.161)

    1. che rispetta le propriet di riflessivit, simmetria e transitivit(coerenza delle scelte)(vedi,alternativamente, P-R. gi citato; S. 2.2. p.26; Z.4.3.3 p.162),

    2. nonch quelle psicologiche o comportamentali di un soggetto mosso dal postulatodellindividualismo(ipotesi di egoismo o benesserismo) e "dal pi preferito almeno"(postulato di monotonicit o non saziet), nel senso che quantit maggiori sonopreferite a quantit minori(lutilit totale cresce al crescere della quantit a disposizione delbene): ipotesi che combinata con quella che postula che "dosi aggiuntive danno incrementidi utilit decrescente"(lutilit marginale del bene via via decrescente sino a diventarezero quando lutilit totale massima), nonch con quella della "convessit dellepreferenze" secondo cui la combinazione lineare di due panieri indifferenti preferita(ocomunque indifferente ma mai non preferita) ai panieri dorigine, consente di definire un"comportamento razionale"(vedi, alternativamente, P.-R. 3.1. p.55; S. 2.5.p.38);

    NOTA: Le ipotesi descritte sono presenti sia che si adotti una misurazione cardinale o ordinaledellutilit. Nellapproccio ordinale, la struttura delle preferenze costruita sulla base delle ipotesiformulate viene chiamata "mappa di indifferenza" e incorpora "propriet" che sono direttamentecorrelate con le ipotesi dorigine. Tra le propriet ricorda che:le curve sono decrescenti perch allaumentare della quantit di un bene, deve diminuire laquantit dellaltro se la soddisfazione deve restare constante(postulato di non saziet);

  • le curve sono convesse e il SMS(saggio marginale di sostituzione tra i due beni) assume valoridecrescenti lungo la curva(lipotesi di convessit unipotesi psicologica in quanto legataallutilit marginale dei due beni);curve pi alte danno maggiore soddisfazione(sempre per lipotesi di non saziet);le curve non possono intersecarsi(ipotesi transitiva).( Ricorda che in presenza di beni perfetti sostituti, le curve diventano rette;in presenza di beni perfetti complementi sono ad angolo.)(vedi, alternativamente, P.-R. 3.1. p.55; S. 2.6. p.41; Z.p.176)dato il reddito a disposizione e i prezzi dei beni, il consumatore sulla base di questi dati oggettiviconfigura linsieme di panieri ammissibili e dovendo spendere per intero il reddito adisposizione(ipotesi dellesaustione del reddito) prende in considerazione i panieri di frontiera chedanno luogo al vincolo di bilancio che deve rispettare, tra questi dovr scegliere quellopreferito(vedi, alternativamente, P.-R. 3.2. p.65; S. 2.3. p.28);per fare la sua scelta un consumatore razionale non pu che applicare il teorema dellottimalitdella scelta in termini di massimizzazione della soddisfazione nel rispetto del vincolo dibilancio(problema di massimo vincolato) o di minimizzazione della spesa per un dato livello disoddisfazione(dualit).(vedi, alternativamente, P.-R. 3.3. p.68; S. 2.7. p.50) UNA SINTESI DEI CONTENUTI ESSENZIALI CON COLLEGAMENTI IPERTESTUALI CHEVUOLE, DA UN LATO, PUNTUALIZZARE ALCUNI CONCETTI FONDAMENTALI E,DALLALTRO, FORNIRE UNA VISIONE DINSIEME CHE COMUNQUE PUO ESSEREDAUSILIO NELLO STUDIO DEL MANUALEGLI STRUMENTI UTILIZZATI NELLANALISI SONO LE FUNZIONI DI UTILITACARDINALE ED ORDINALE APPRESSO RICHIAMATE

    Lutilit cardinale attribuisce un numero cardinale al valore utilit della quantit del bene adisposizione e pu esprimere un valore totale(utilit totale) o un valore da attribuire alla quantitaggiuntiva xi del bene iesimo considerato(fermi restando gli altri beni che entrano nel paniere diconsumo) che viene chiamato utilit dosale o della dose aggiuntiva: se questa quantit aggiuntivadel bene infinitamente piccola, allora esprime lutilit al margine o utilit marginale e da luogo afunzioni continue.Nelle figg.(a)e (b) sottostanti rappresentato landamento della funzione di utilit totale,evidenziando nella prima una ipotetica variazione finita(xi) della quantit del bene iesimo, mentrenella seconda(b) una variazione infinitesima (xi): ci serve per far capire come vengono fuori lefunzioni di utilit marginale sia nellipotesi di una variazione finita che in quella di una variazioneinfinitesimale, che sono riportate nei grafici (c) e (d).Ux = f(xi) Ux = f(xi)

    (c) (d)

  • U1x = Ux / xi Ux = Ux / xi

    Una precisazione : nei grafici del tipo(a) e (c) la rappresentazione dovrebbe avere andamentodiscontinuo (a m di istogrammi) e non continuo come giustamente nei grafici di tipo (b) e (d).

    Lutilit ordinale attribuisce alla scelta un "valore indice"che non ha lo scopo di misurare lutilitdel bene(cosa che non possibile fare trattandosi di una grandezza soggettiva e psicologica) ma distabilire un "ordine di preferenza" di una scelta rispetto ad un'altra: scelta che coinvolge uninsieme(o paniere) di beni e ci, secondo Vilfredo Pareto, sufficiente per formulare la teoria delcomportamento del consumatore.La funzione di utilit di riferimento della formulazione prevalente della teoria del consumo inpresenza di perfetta informazione diviene "la curva di indifferenza": curva che configura tutti ipanieri di beni(due per una rappresentazione sul piano) che a giudizio espresso o "rilevato" dalconsumatore gli conferiscono lo stesso grado di utilit o indice di soddisfazione e pertanto sonoconsiderati dallo stesso "indifferenti".Ci si chiede a questo punto: come pu essere costruita una curva di indifferenza?Il meccanismo semplice: configurato un paniere qualsiasi(ad esempio la combinazione A dellequantit dei due beni, indicata nella figura sottostante e riportata nel Pindyck), basta ricercare tuttigli altri panieri che danno al consumatore la medesima soddisfazione, nel rispetto delle ipotesipsicologiche e di razionalit che sono stata preliminarmente definite.

    Ad esempio, il punto E preferito al punto A in quanto contiene quantit maggiori di entrambi ibeni(postulato di monotonicit o "non saziet") e quindi va scartato, cos come vanno scartati tuttii panieri che contengono quantit maggiori di almeno un bene(intera area del triangolo sovrastantela curva nel punto A). Analogo ragionamento in termini di minore preferenza va fatto per il puntoF e per tutti i panieri del triangolo sottostante ad A. Si capisce a questo punto che se c unaquantit aggiuntiva di un bene(che fa aumentare lutilit acquisibile dal consumatore), ci deveessere una rinuncia ad una quantit dellaltro bene(perdita di utilit) tale da determinare unaperfetta compensazione in termini di valori utilit(positivi per lacquisizione e negativi per larinuncia) che rendono il consumatore indifferente rispetto al paniere iniziale. Ad esempio, ilpaniere D indifferente rispetto al paniere A in quanto contiene 20 dosi aggiuntive di cibo che intermini di valori utilit risultano compensati dalla rinuncia a 10 dosi di vestiario.

    Ma a questo punto ci si pu chiedere perch la "curva di indifferenza" assume nella figuraesaminata un andamento curvilineo e convesso? Non potrebbe avere andamento rettilineo o

  • concavo?La risposta sta nei valori di utilit che il soggetto attribuisce alle dosi aggiuntive del bene e quindinel raffronto delle utilit marginali dei beni considerati. Il saggio marginale di sostituzione dei duebeni (SMS1,2) misurato e quindi per definizione uguale al rapporto inverso delle utilit marginalidegli stessi(x2/x1).[ vedi fig 3.5 Pindyck p.59]

    Ad esempio, se i due beni sono sostituti perfetti, nel senso che per il consumatore ogni doseaggiuntiva di uno dei due comporta la rinuncia alla stessa quantit dellaltro,