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RELAZIONE · 2018. 6. 22. · dell'accaparramento dei terreni 3, – viste la relazione annuale sui...

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RR\1154593IT.docx PE615.257v03-00 IT Unita nella diversità IT Parlamento europeo 2014-2019 Documento di seduta A8-0194/2018 29.5.2018 RELAZIONE sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l'accaparramento dei terreni (2017/2206(INI)) Commissione per gli affari esteri Relatore: Francisco Assis
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IT Unita nella diversità IT

Parlamento europeo 2014-2019

Documento di seduta

A8-0194/2018

29.5.2018

RELAZIONE

sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso

l'accaparramento dei terreni

(2017/2206(INI))

Commissione per gli affari esteri

Relatore: Francisco Assis

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PR_INI

INDICE

Pagina

PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO ...................................... 3

PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ..................................................... 26

PARERE DELLA COMMISSIONE PER I DIRITTI DELLA DONNA E L'UGUAGLIANZA

DI GENERE ............................................................................................................................. 35

INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE

PER IL MERITO ..................................................................................................................... 43

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE

COMPETENTE PER IL MERITO .......................................................................................... 44

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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO

sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l'accaparramento dei

terreni

(2017/2206(INI))

Il Parlamento europeo,

– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e gli altri trattati e strumenti delle

Nazioni Unite sui diritti umani, in particolare la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui

diritti dei popoli indigeni, adottata dall'Assemblea generale il 13 dicembre 2007,

– vista la Convenzione n. 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) relativa

alle popolazioni indigene e tribali, adottata il 27 giugno 1989,

– vista la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà

fondamentali,

– visti il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e il Patto internazionale

relativo ai diritti sociali, economici e culturali,

– visti gli articoli 21, 22 e 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

– visti il quadro strategico dell'Unione europea sui diritti umani e la democrazia, quale

adottato dal Consiglio "Affari esteri" il 25 giugno 2012, e il piano d'azione sui diritti

umani e la democrazia 2015-2019, adottato dal Consiglio il 20 luglio 2015,

– vista la dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani del 1998,

– visti gli orientamenti dell'Unione europea in materia di diritti umani, in particolare gli

orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e lo strumento europeo per la

democrazia e i diritti umani (EIDHR),

– viste le sue risoluzioni d'urgenza su casi di violazione dei diritti umani, della

democrazia e dello Stato di diritto,

– vista la sua risoluzione del 24 novembre 2016 sulla situazione dei guarani kaiowá nello

Stato brasiliano del Mato Grosso do Sul1,

– vista la sua risoluzione del 14 aprile 2016 sull'Honduras: situazione dei difensori dei

diritti umani2,

– vista la sua risoluzione del 12 marzo 2015 sulla Tanzania, in particolare sulla questione

dell'accaparramento dei terreni3,

– viste la relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2016 e la

1 Testi approvati P8_TA(2016)0445. 2 GU C 58 del 15.2.2018, pag. 155. 3 GU C 316 del 30.8.2016, pag. 122.

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politica dell'Unione europea in materia1,

– vista la risoluzione n. 69/2 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 22

settembre 2014, che adotta il documento finale della conferenza mondiale del 2014 sui

popoli indigeni2,

– vista la risoluzione n. 71/178 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 19

dicembre 2016, sui diritti dei popoli indigeni, in particolare il paragrafo 13 che

proclama il 2019 Anno internazionale delle lingue indigene3,

– vista la relazione a cura del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli

indigeni e destinata al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dell'8 agosto

20174,

– vista la risoluzione n. 26/9 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, del 26

giugno 2014, che istituisce un gruppo di lavoro intergovernativo aperto, incaricato di

elaborare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per regolamentare le

attività delle società transnazionali e di altre imprese in materia di diritti umani5,

– visto il processo di elaborazione, da parte del gruppo di lavoro intergovernativo aperto,

di una Dichiarazione sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano nelle zone

rurali, definito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il 13 ottobre 20156,

– vista l'Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, adottata dall'Assemblea generale delle

Nazioni Unite il 25 settembre 2015,

– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, adottata il 22 maggio

1992,

– visti l'accordo di Durban e il piano d'azione adottato in occasione del V Congresso

mondiale delle aree protette (World Parks Congress), organizzato nel 2003 dall'Unione

internazionale per la conservazione della natura (IUCN)7,

– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, del 19

ottobre 2004, dal titolo "Orientamenti dell'UE a sostegno dell'elaborazione di una

politica fondiaria e dei relativi processi di riforma nei paesi in via di sviluppo"

(COM(2004)0686),

– visti gli orientamenti volontari dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per

l'alimentazione e l'agricoltura sulla gestione responsabile della terra, della pesca e delle

foreste nel contesto della sicurezza alimentare nazionale, approvati l'11 maggio 2012

1

https://eeas.europa.eu/sites/eeas/files/annual_report_on_human_rights_and_democracy_in_the_world_2016_0.p

df 2 https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N14/468/28/pdf/N1446828.pdf?OpenElement 3 https://undocs.org/en/A/RES/71/178 4 https://undocs.org/A/HRC/36/46/Add.2 5 https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G14/082/52/PDF/G1408252.pdf?OpenElement 6 https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G15/234/15/PDF/G1523415.pdf?OpenElement 7 https://cmsdata.iucn.org/downloads/durbanactionen.pdf

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dal Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale1,

– visti il piano d'azione dell'UE per l'applicazione delle normative, la governance e il

commercio nel settore forestale (FLEGT), approvato nel 2003, e gli accordi volontari di

partenariato (AVP) FLEGT bilaterali tra l'UE e i paesi partner2,

– visti i principi guida delle Nazioni Unite in materia di imprese e diritti umani e il Patto

globale delle Nazioni Unite,

– visti i principi di Maastricht del 28 settembre 2011, che chiariscono gli obblighi

extraterritoriali dei paesi sulla base del diritto internazionale vigente3,

– viste le conclusioni del Consiglio sulle popolazioni indigene, adottate il 15 maggio

20174,

– viste le disposizioni in materia di diritti umani previste dall'accordo di Cotonou,

– vista la dichiarazione rilasciata il 9 agosto 2017 dal vicepresidente della

Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di

sicurezza Federica Mogherini, in occasione della Giornata internazionale dei popoli

indigeni del mondo5,

– vista la sua decisione di candidare Aura Lolita Chavez Ixcaquic al premio Sacharov

2017 per la libertà di pensiero – la prima attivista impegnata nella difesa dei diritti

umani dei popoli indigeni a essere nominata per il premio,

– visto l'accordo di Parigi, del 12 dicembre 2015, sui cambiamenti climatici,

– visto il documento di lavoro congiunto, del 21 settembre 2015, dal titolo "Gender

Equality and Women's Empowerment: Transforming the Lives of Girls and Women

through EU External" ("Parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la

vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020")6,

– vista la risoluzione n. 64/292 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 3 agosto

2010, sul diritto umano all'acqua e ai servizi igienico-sanitari7,

– vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2016 sulla responsabilità delle imprese per gravi

violazioni dei diritti umani nei paesi terzi8,

– vista la sua risoluzione del 13 settembre 2017 sulla corruzione e i diritti umani nei paesi

terzi9,

1 http://www.fao.org/docrep/016/i2801e/i2801e.pdf 2 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A52003DC0251 3 http://www.etoconsortium.org/nc/en/main-navigation/library/maastricht-

principles/?tx_drblob_pi1%5BdownloadUid%5D=23 4 http://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-8814-2017-INIT/it/pdf 5 http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2017/08/08/hr-indigenous-peoples/pdf 6 https://ec.europa.eu/europeaid/sites/devco/files/150921_final_swd_gap.pdf 7 http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/64/292 8 Testi approvati, P8_TA(2016)0405. 9 Testi approvati, P8_TA(2017)0346.

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– vista la sua risoluzione del 6 luglio 2017 sull'azione dell'UE a favore della sostenibilità1,

– visto l'articolo 52 del suo regolamento,

– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e i pareri della commissione per

lo sviluppo e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-

0194/2018),

A. considerando che, secondo le stime, le popolazioni indigene contano 370 milioni di

persone che vivono in oltre 70 paesi di tutto il mondo, cifra che rappresenta circa il 5%

del totale della popolazione mondiale; che esistono almeno 5 000 popolazioni indigene

distinte; che, nonostante la loro dispersione geografica, tali popolazioni devono far

fronte a sfide e minacce simili;

B. considerando che le popolazioni indigene hanno un rapporto unico con la terra e

l'ambiente in cui vivono e utilizzano le risorse naturali disponibili per creare sistemi

unici di conoscenze, innovazioni e pratiche che, a loro volta, plasmano una parte

fondamentale della loro identità e spiritualità e sono estremamente importanti per la

conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità; che le conoscenze tradizionali delle

popolazioni indigene hanno costituito un importante fattore che ha contribuito allo

sviluppo dell'umanità; che la commercializzazione e/o la marginalizzazione delle

conoscenze detenute dai popoli indigeni minacciano il ruolo di questi ultimi quali

detentori e custodi tradizionali di tali conoscenze;

C. considerando che i diritti collettivi delle popolazioni indigene sorgono in virtù di

un'occupazione tradizionale dei loro territori e che il senso di appartenenza che li lega a

detti territori non coincide con il concetto di proprietà comunemente concepito nelle

società occidentali;

D. considerando che i territori tradizionalmente abitati da popolazioni indigene coprono

circa il 22 % della superficie terrestre mondiale e, in base alle stime, ospitano l'80 %

della biodiversità del pianeta; che le riserve indigene costituiscono un'importante

barriera contro la deforestazione; che le foreste tropicali abitate da popolazioni indigene

e comunità locali contribuiscono a immagazzinare il carbonio nell'intero bioma della

foresta tropicale, il che le rende dei preziosi alleati per qualsiasi strategia di lotta ai

cambiamenti climatici; che le popolazioni indigene sono tra i gruppi più vulnerabili alle

conseguenze negative dei cambiamenti climatici, a causa del loro stile di vita e dello

stretto rapporto con la terra, che dipendono direttamente dalla costante disponibilità di

risorse naturali;

E. considerando che la terra è una risorsa naturale fondamentale, limitata e non

rinnovabile, ed è parte integrante della ricchezza naturale di ciascun paese;

F. considerando che i trattati sui diritti umani riconoscono il diritto dei popoli indigeni alle

loro terre ancestrali e alle loro risorse e prevedono l'obbligo per gli Stati di consultare in

buona fede i popoli indigeni in modo da ottenere il loro consenso libero, previo e

informato riguardo ai progetti che possono ripercuotersi sul loro tradizionale stile di

vita, che possono minacciare le risorse naturali che questi hanno tradizionalmente

1 Testi approvati, P8_TA(2017)0315.

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coltivato e da cui continuano a dipendere o che possono provocare lo spostamento delle

popolazioni e, di conseguenza, la perdita del patrimonio culturale che li

contraddistingue, sia materiale che immateriale; che tali consultazioni dovrebbero

svolgersi prima che vengano adottate o applicate misure legislative e amministrative, in

conformità del diritto all'autodeterminazione dei popoli indigeni, il che implica il loro

diritto a possedere, utilizzare, sviluppare e controllare le proprie terre, i propri territori,

le proprie acque, i propri mari costieri e altre risorse; che i popoli indigeni hanno diritto

a decidere liberamente il loro status politico, perseguire liberamente il loro sviluppo

economico, sociale e culturale e disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle

proprie risorse naturali e non devono essere in alcun caso privati dei propri mezzi di

sussistenza;

G. considerando che la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

(UNDRIP) riconosce i diritti collettivi e individuali delle popolazioni indigene, in

particolare il diritto alle loro terre, ai loro beni, alle loro risorse naturali, ai loro territori,

alla loro cultura, alla loro identità e lingua, all'occupazione, alla salute, all'istruzione e a

determinare liberamente il loro status politico e il loro sviluppo economico;

H. considerando che i diritti collettivi e individuali dei popoli indigeni continuano a essere

violati in diverse regioni del mondo da attori statali e non statali e che, di conseguenza,

tali popoli continuano a essere oggetto di violenza fisica, psicologica e sessuale, nonché

di razzismo, esclusione, discriminazione, sgomberi forzati, insediamenti devastanti ed

espropriazioni illegali o forzate dei loro territori tradizionali oppure vengono privati

dell'accesso alle loro risorse, ai loro mezzi di sussistenza e alle loro conoscenze

tradizionali; che secondo le Nazioni Unite le violazioni dei diritti delle popolazioni

indigene sono aumentate rispetto a 10 anni fa;

I. considerando che le violazioni del diritto all'autodeterminazione perpetrate dalle

strutture di potere neocoloniali e le pratiche statali hanno un impatto negativo sui popoli

indigeni, specialmente su donne e ragazze;

J. considerando che le donne indigene si trovano ad affrontare una serie di ostacoli che

impediscono loro di accedere alla salute sessuale e riproduttiva e di beneficiare dei

relativi diritti e che includono la mancanza di servizi di consulenza per la salute sessuale

e riproduttiva, il mancato accesso alle strutture e alle forniture e la legislazione che vieta

l'aborto anche in caso di stupro, e che tali ostacoli si traducono in livelli elevati di

mortalità materna, gravidanze in età adolescenziale e malattie sessualmente

trasmissibili;

K. considerando che le donne indigene sono vittime di una diffusa impunità per le

violazioni dei loro diritti, soprattutto perché viene negato loro il diritto di ricorso e

perché mancano meccanismi di monitoraggio e dati disaggregati in base al genere;

L. considerando che gli Stati sono, in ultima analisi, responsabili di garantire la sicurezza,

la protezione e i diritti dei popoli indigeni, inclusi quelli dei difensori dei diritti umani e

ambientali dei popoli indigeni;

M. considerando che le lingue indigene in tutto il mondo continuano a scomparire a un

tasso allarmante, nonostante le lingue siano una componente basilare dei diritti umani e

delle libertà fondamentali e siano essenziali per la realizzazione di uno sviluppo

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sostenibile; che la trasmissione intergenerazionale delle conoscenze indigene è

fondamentale per affrontare le sfide ambientali globali; che una relazione delle Nazioni

Unite del 20161 stima che, delle quasi 6 700 lingue parlate oggi nel mondo, il 95 %

rischia di scomparire completamente entro la fine del secolo e che la stragrande

maggioranza delle lingue esposte a questa minaccia sono indigene; che gli Stati hanno

l'obbligo di tutelare e promuovere le lingue dei popoli indigeni affinché questi godano

appieno dei loro diritti culturali; che gli Stati dovrebbero investire in provvedimenti

volti a cambiare gli stereotipi radicati a livello sociale;

N. considerando che in alcuni paesi molte popolazioni indigene sono migrate verso i

principali centri urbani, ove hanno sperimentato sentimenti di distacco e perdita di

valori culturali; che le loro conoscenze e pratiche tradizionali non sono adattate ai

contesti urbani e alle dinamiche moderne del mercato del lavoro, il che li espone alla

povertà e a nuove forme di esclusione e discriminazione;

O. considerando che tra i popoli indigeni si registrano tassi allarmanti di analfabetismo,

malattie e povertà, un accesso insufficiente all'acqua potabile e sicura e ai servizi

igienico-sanitari, alle cure sanitarie, all'istruzione, all'occupazione e ai diritti civili,

comprese la partecipazione e la rappresentanza a livello politico, nonché tassi elevati di

abuso di determinate sostanze e di suicidio nei giovani;

P. considerando che le donne nelle comunità indigene sono particolarmente emarginate a

causa della mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, ai servizi sociali e alle

opportunità economiche, sono discriminate in ragione del loro sesso, della loro

appartenenza etnica e del loro contesto socioeconomico, con un conseguente aumento

dei tassi di mortalità, e sono vittime di una palese violenza di genere e di femminicidio;

che, secondo le Nazioni Unite, almeno una donna indigena su tre viene violentata nel

corso della sua vita e i tassi di mortalità materna, gravidanze in età adolescenziale e

malattie trasmissibili sessualmente, tra cui l'HIV/AIDS, sono superiori alla media; che

le donne affrontano spesso minacce e ostacoli specifici basati sul genere, che vanno

compresi da una prospettiva trasversale;

Q. considerando che il traffico illecito di stupefacenti incide in maniera sproporzionata

sulle comunità indigene man mano che la domanda di stupefacenti continua ad

aumentare e i produttori di droghe illecite allontanano sempre di più le comunità

indigene dal loro territorio tradizionale; che le popolazioni indigene sono spesso

obbligate, fisicamente o economicamente, a prendere parte al commercio di

stupefacenti, in particolare alle operazioni di trasporto; che i conflitti armati rafforzano

la militarizzazione dei territori indigeni e determinano violazioni dei diritti umani e un

utilizzo eccessivo della forza nei confronti delle comunità indigene;

R. considerando che la domanda e la concorrenza crescenti nel campo delle risorse naturali

stanno scatenando una "corsa globale ai terreni", che in numerosi paesi sta mettendo

sotto pressione in maniera insostenibile i territori tradizionalmente abitati e utilizzati

dalle popolazioni indigene e dalle comunità locali; che lo sfruttamento di tali risorse

naturali ad opera dell'agroindustria e del settore energetico, del legname e minerario, per

citare alcune industrie estrattive, nonché ad opera del disboscamento illegale, di grandi

progetti infrastrutturali e di sviluppo, dei governi e delle popolazioni locali, costituisce

1 http://undocs.org/en/E/C.19/2016/10

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una delle principali cause del persistente conflitto sulla proprietà fondiaria e la causa

principale della contaminazione delle acque e del suolo;

S. considerando che la liberalizzazione e la deregolamentazione crescenti del mercato

hanno propiziato l'arrivo di investimenti esteri diretti sui territori dei popoli indigeni

senza il loro previo consenso o senza un reale processo di consultazione, con

conseguenti violazioni dei diritti umani delle donne indigene; che lo sviluppo non può

misurarsi sulla base di indicatori della crescita ma che è necessario tenere in

considerazione, in via prioritaria, la riduzione della povertà e delle disuguaglianze;

T. considerando che il turismo scarsamente regolamentato può avere un impatto culturale

ed ecologico negativo su tali comunità e in alcuni casi è un fattore che spinge

all'accaparramento dei terreni;

U. considerando che l'accaparramento dei terreni da parte di aziende private è

generalmente accompagnato dalla presenza di truppe militari e/o sicurezza privata, e che

una delle conseguenze di ciò è l'aggravarsi della violenza diretta e indiretta nei territori

dei popoli indigeni, che colpisce direttamente le comunità e soprattutto i leader sociali e

le donne;

V. considerando che oggigiorno si registra una tendenza alla militarizzazione di talune

riserve e zone protette, che talvolta coincidono con i terreni delle comunità indigene e

locali, con conseguenti gravi violazioni dei diritti umani;

W. considerando che i conflitti civili in alcuni paesi sono legati ai diritti fondiari e sono la

causa di spostamenti forzati di comunità indigene e locali, consentendo in tal modo

l'accaparramento dei terreni e la concentrazione della proprietà agricola;

X. considerando che l'accaparramento dei terreni è un problema complesso che richiede

una soluzione internazionale globale; che la tutela delle donne e delle ragazze indigene

dovrebbe essere messa particolarmente in rilievo;

Y. considerando che l'accaparramento dei terreni non è necessariamente il risultato degli

investimenti esteri e può essere realizzato anche dai governi e dalle comunità locali;

Z. considerando che vi è stato un incremento delle forme di risarcimento private attraverso

le quali le aziende private offrono alle donne vittime di violenza un risarcimento

economico in cambio della firma di un accordo con il quale si impegnano a non

intentare un'azione legale nei confronti dell'azienda; che gli Stati hanno la responsabilità

primaria di onorare gli impegni assunti in sede internazionale relativi al rispetto dei

diritti dei popoli indigeni e che, pertanto, ricade su di essi anche la responsabilità

primaria di evitare le violazioni e di promuovere la verità, la giustizia e il risarcimento

per le vittime;

AA. considerando che alcuni popoli indigeni nel mondo hanno deciso di rifiutare i contatti

con il mondo esterno e vivono in isolamento volontario, non hanno la capacità di

difendere i propri diritti e sono quindi particolarmente vulnerabili in caso di violazione

di tali diritti; che dette comunità sono le più vulnerabili del pianeta e la loro esistenza è

minacciata, in particolare dall'esplorazione petrolifera, dalla deforestazione, dal traffico

di stupefacenti e dalle infrastrutture associate a tali attività;

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AB. considerando che molte popolazioni indigene continuano a essere vittime di omicidi,

esecuzioni extragiudiziali, mutilazioni, torture, stupri, detenzioni arbitrarie, violenze

fisiche, vessazioni e intimidazioni in quanto difendono il diritto ai loro territori

ancestrali e alle loro risorse naturali, compreso l'accesso a cibo e acqua, nonché ai loro

siti spirituali e cimiteri sacri;

AC. considerando che i difensori dei diritti umani si annoverano fra i fautori centrali ed

essenziali dello sviluppo sostenibile, in particolare ai fini del potenziamento della

resilienza delle società, e rappresentano degli attori chiave nella governance

democratica inclusiva; che tali difensori si adoperano per assicurare non solo i diritti

delle loro popolazioni ma anche la sostenibilità ambientale e il patrimonio naturale di

tutta l'umanità; che i difensori e gli attivisti dei diritti umani dei popoli indigeni operano

per consentire alle loro comunità di partecipare ai processi politici, all'inclusione sociale

e all'emancipazione economica, nonché di far sentire la loro voce in maniera

democratica e pacifica nei rispettivi paesi e nella comunità internazionale;

AD. considerando che negli ultimi anni si è registrato un preoccupante aumento di omicidi,

aggressioni e altre forme di violenza ai danni di difensori e attivisti dei diritti umani, che

figurano tra gli attori principali nello sviluppo sostenibile, nell'ambito della difesa dei

diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, dei diritti ambientali e dei

diritti fondiari; che, stando a quanto riferito da Front Line Defenders, nel 2017 sono stati

uccisi nel mondo 312 difensori dei diritti umani, di cui il 67 % si batteva per le terre dei

popoli indigeni e difendeva i diritti ambientali da progetti estrattivi; che spesso si

registra un'impunità sistemica degli autori degli attacchi ai danni dei difensori dei diritti

umani dei popoli indigeni;

AE. considerando che, nonostante le donne indigene impegnate nella difesa dei diritti umani

svolgano un ruolo essenziale per la tutela delle donne nelle comunità indigene, le loro

attività sono state criminalizzate ed esse stesse sono state soggette a varie forme di

violenza quali molestie, stupri e omicidi;

AF. considerando che occorre migliorare l'attuazione di una serie di regimi non vincolanti di

responsabilità sociale delle imprese e di regolamentazione volontaria al fine di

proteggere le comunità indigene e locali dalla violazione dei loro diritti umani, onde

evitare l'accaparramento dei terreni e garantire un'effettiva responsabilità societaria; che

l'assenza di meccanismi di controllo e di responsabilità costituisce un importante

impedimento a mezzi di ricorso efficaci e adeguati;

AG. considerando che una serie di investitori e imprese con sede nell'UE, insieme ad altri, è

coinvolta in centinaia di operazioni di acquisto di terreni in Africa, Asia e America

Latina, il che ha portato in alcuni casi alla violazione dei diritti delle comunità indigene

e locali; che gli attori con sede nell'UE possono essere coinvolti in violazioni dei diritti

umani connesse all'accaparramento dei terreni in diversi modi, per esempio attraverso

imprese private e società di finanziamento con sede nell'UE, che finanziano

direttamente o indirettamente l'accaparramento dei terreni attraverso i partenariati

pubblico-privato; che, in molti casi, le loro molteplici ramificazioni all'estero possono

rendere difficile risalire direttamente ai loro paesi di origine; che persino laddove si

possa risalire a dette origini persistono notevoli ostacoli giuridici e pratici all'accesso

alla giustizia e alla responsabilità tramite i tribunali dell'UE e degli Stati membri, anche

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a causa di limitazioni giurisdizionali in relazione a casi concernenti beni immobili

(comprese risorse fondiarie e naturali), forti vincoli sul valore del mezzo di ricorso

disponibile e disponibilità del gratuito patrocinio, nonché difficoltà a dimostrare la

responsabilità dell'impresa madre;

AH. considerando che la maggior parte dei terreni nei paesi in via di sviluppo è disabitata,

esponendo pertanto gli investimenti e la reputazione delle imprese ai rischi legati alla

proprietà e aumentando notevolmente i loro costi di esercizio laddove i trasferimenti di

terreni si verificano in una situazione di conflitto, senza il previo consenso delle

comunità indigene e locali e nel disprezzo per i loro diritti;

AI. considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite per i difensori dei diritti umani,

Michael Frost, ha individuato l'America latina come regione di interesse, ove gli attori

governativi e societari sono coinvolti negli omicidi dei difensori dei diritti umani

ambientali;

AJ. considerando che l'obbligo di proteggere e garantire l'accesso ai mezzi di ricorso ai sensi

della Convenzione europea dei diritti dell'uomo si applica tanto alle attività

extraterritoriali quanto alle attività nazionali con effetti extraterritoriali; che è opportuno

elevare notevolmente il grado di impegno dell'UE e dei suoi Stati membri rispetto agli

obblighi extraterritoriali loro incombenti;

AK. considerando che l'UE presta assistenza per la promozione e la protezione della

democrazia e dei diritti umani nel mondo attraverso lo strumento europeo per la

democrazia e i diritti umani (EIDHR), complementare agli altri strumenti di assistenza

esterna di cui dispone e principalmente gestito dalle organizzazioni della società civile;

che, attraverso il suo meccanismo protectdefenders.eu, l'UE fornisce assistenza rapida ai

difensori dei diritti umani in situazioni di rischio, li aiuta a rispondere alle loro esigenze

più urgenti e rafforza le loro capacità di operare a medio e lungo termine;

AL. considerando che le istituzioni finanziarie internazionali sono chiamate a svolgere un

ruolo centrale nel garantire che i progetti finanziati non comportino la violazione dei

diritti umani e ambientali dei popoli indigeni o vi contribuiscano; che le multinazionali

hanno la responsabilità di garantire che le loro operazioni e/o le loro catene di

approvvigionamento non siano coinvolte nelle violazioni dei diritti umani e ambientali,

in particolare i diritti dei popoli indigeni;

AM. considerando che l'UE è il principale fornitore di aiuti allo sviluppo a livello mondiale,

di cui una quota consistente è destinata all'Africa; che il Servizio europeo per l'azione

esterna (SEAE) e la Commissione devono effettuare controlli esaustivi dell'utilizzo dei

fondi da parte dei beneficiari dei paesi terzi, ponendo il rispetto dei diritti umani al

primo posto nella loro politica di concessione degli aiuti;

AN. considerando che le popolazioni indigene all'interno dell'Europa continuano tuttora a

essere vittime di emarginazione, discriminazione ed esclusione sociale, che occorre

contrastare, e cui è necessario porre rimedio mediante un approccio basato sui diritti;

1. invita l'UE, gli Stati membri e i rispettivi partner della comunità internazionale ad

adottare tutte le misure necessarie per garantire il pieno riconoscimento, la tutela e la

promozione dei diritti dei popoli indigeni, compresa la protezione delle loro terre, dei

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loro territori e delle loro risorse; accoglie con favore il lavoro che la società civile e le

ONG svolgono su questi temi;

2. invita l'UE a provvedere a che tutte le sue politiche commerciali, di investimento e di

sviluppo rispettino i diritti umani delle popolazioni indigene, come sancito nei trattati e

nelle convenzioni in materia di diritti umani e negli strumenti giuridici che trattano

specificamente dei diritti dei popoli indigeni;

3. invita tutti gli Stati, l'UE e i suoi Stati membri, a intraprendere tutte le iniziative del caso

per rispettare effettivamente le disposizioni previste dalla convenzione n. 169 dell'OIL

relativa alle popolazioni indigene e tribali e ricorda che tutti gli Stati che la ratificano

sono tenuti a mettere a punto un'azione coordinata e sistematica per tutelare i diritti dei

popoli indigeni;

4. fa appello a tutti i paesi che non hanno ancora ratificato la convenzione n. 169 dell'OIL

relativa alle popolazioni indigene e tribali, in particolare agli Stati membri dell'UE,

affinché procedano al più presto in tal senso; si rammarica che finora solo alcuni degli

Stati membri abbiano ratificato detta convenzione; chiede all'UE di compiere ogni

sforzo, attraverso dialoghi politici e sui diritti umani con i paesi terzi, al fine di

incoraggiare la ratifica della convenzione n. 169 dell'OIL, della Convenzione delle

Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti

delle persone con disabilità, di adottare i relativi protocolli opzionali e rispettare la

Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (UNDRIP)1;

5. prende atto dei progressi compiuti nel riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e

della crescente sensibilizzazione della società civile in merito alla loro situazione;

riconosce il contributo dell'UE al riguardo; avverte, tuttavia, che la questione occupa

ancora un posto di scarso rilievo nelle politiche dell'UE, ad esempio nella negoziazione

di accordi commerciali e di cooperazione;

6. invita l'UE e i suoi Stati membri a creare le condizioni per il conseguimento degli

obiettivi stabiliti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

(UNDRIP) e incoraggia i suoi partner internazionali ad adottarla e attuarla pienamente;

7. ricorda che la diaspora svolge un ruolo di interfaccia e di trasferimento delle conoscenze

per le popolazioni indigene;

Diritti umani dei popoli indigeni

8. invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere e a esprimersi a favore della Dichiarazione

sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano nelle zone rurali, che sarà votata

nel 2018 in sede di Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite; prende atto con

interesse dell'attenzione posta sulle donne rurali dalla commissione delle Nazioni Unite

sulla condizione delle donne del 2018;

9. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, a riconoscere legalmente e ad

1 Elenco degli Stati che hanno ratificato la convenzione n. 169 dell'OIL, entrata in vigore il 5 settembre 1991:

Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Danimarca, Dominica, Ecuador, Figi, Guatemala,

Honduras, Messico, Nepal, Nicaragua, Norvegia, Paesi Bassi, Paraguay, Perù, Repubblica centrafricana, Spagna

e Venezuela.

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accettare l'autonomia territoriale e l'autodeterminazione delle popolazioni indigene a

possedere, il che implica il loro diritto a utilizzare, sviluppare e controllare i terreni, i

territori, le acque, comprese quelle costiere, e le altre risorse di cui dispongono in virtù

della proprietà tradizionale o di altra occupazione o uso tradizionale, nonché i diritti

diversamente acquisiti;

10. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, a ricorrere o aderire a strategie

per la ricostruzione delle zone di conflitto al fine di promuovere e tutelare i diritti delle

popolazioni indigene;

11. prende atto dei risultati allarmanti dello studio pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2010,

da cui emerge che le donne delle popolazioni indigene sono più frequentemente vittime

di violenze e stupri rispetto alla popolazione femminile globale; esorta pertanto gli Stati

membri e l'Unione europea a condannare fermamente il ricorso alla violenza, inclusa la

violenza sessuale, perpetrata contro le donne indigene; è del parere che sia opportuno

dedicare particolare attenzione alle donne e alle ragazze vittime di violenza,

provvedendo affinché abbiano accesso a servizi di assistenza sanitaria e psicologica

d'urgenza;

12. chiede il ritiro delle forze militari e di sicurezza privata dispiegate nei territori dei popoli

indigeni in violazione dei loro diritti;

13. invita tutti gli Stati a garantire che i popoli indigeni, in particolare le donne, abbiano

accesso a meccanismi giudiziari nei casi di violazione dei loro diritti da parte delle

imprese, e che le forme di ricorso private che non assicurano un accesso effettivo alla

giustizia non siano legittimate; invita tutti gli Stati ad assumere un maggior numero di

donne nei rispettivi sistemi giudiziari, così da porre fine al sistema patriarcale

generalmente presente in tali strutture; sottolinea la necessità di introdurre meccanismi

volti a garantire che le donne indigene non siano trattate in modo discriminatorio, per

esempio un servizio di interpretazione adeguato e l'assistenza legale;

14. accoglie con favore il fatto che il Consiglio europeo abbia dato priorità alla tutela dei

diritti dei popoli indigeni, come stabilito nelle conclusioni del Consiglio del maggio

2017;

15. invita i paesi partner a garantire l'accesso universale dei popoli indigeni ai registri

nazionali delle loro popolazioni come primo passo verso il riconoscimento dei loro

diritti individuali e collettivi; chiede all'UE di sostenere i paesi partner nell'istituzione e

nella corretta gestione di uffici di stato civile;

16. nota con preoccupazione che i rischi in materia di diritti umani associati all'attività

mineraria e all'estrazione di petrolio e gas ricadono in misura sproporzionata sui popoli

indigeni; invita i paesi in via di sviluppo a effettuare valutazioni d'impatto obbligatorie

in materia di diritti umani prima dell'avvio di qualsiasi nuova attività in tali settori e a

riferirne i risultati; sottolinea l'esigenza di garantire che la legislazione in materia di

concessioni comprenda disposizioni sul libero, previo e informato consenso;

raccomanda di ampliare le norme dell'iniziativa per la trasparenza delle industrie

estrattive al fine di includere la tutela dei diritti umani delle comunità locali e indigene;

17. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e gli Stati membri, a coinvolgere i popoli indigeni e

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le comunità rurali nel processo decisionale, in particolare a riguardo delle strategie di

lotta ai cambiamenti climatici, che dovrebbero prevedere anche i casi in cui i danni

irreparabili arrecati dai cambiamenti climatici possono costringerli a emigrare, creando

così una situazione di duplice discriminazione, in quanto rifugiati ambientali e indigeni;

18. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, a riconoscere l'importanza di

consultare i popoli indigeni nel quadro di tutte le deliberazioni su questioni che

potrebbero riguardarli, garantendo il loro diritto a una consultazione previa, libera e

informata; chiede, a tale riguardo, l'istituzione di meccanismi a livello dell'UE per la

consultazione e la partecipazione dei popoli indigeni, incaricati di instaurare un dialogo

politico e di controllare l'attuazione della politica dell'UE, nonché l'adempimento dei

suoi impegni e del suo piano d'azione relativo ai popoli indigeni; invita tutti gli Stati,

compresi l'UE e i suoi Stati membri, a creare le condizioni per la presenza efficace dei

rappresentanti e dei leader dei popoli indigeni nella società civile e negli spazi pubblici

e per una partecipazione più visibile al sistema politico e ai processi decisionali in

merito a questioni che li riguardano, tra cui le riforme costituzionali;

19. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, ad adottare e attuare le

raccomandazioni rivolte alle Nazioni Unite e contenute nel documento finale della

conferenza mondiale del 2014 sui popoli indigeni, nonché le raccomandazioni del

Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene e del relatore speciale

delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni;

20. evidenzia che nella sua risoluzione sui diritti delle popolazioni indigene, l'Assemblea

generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2019 Anno internazionale delle lingue

indigene; sottolinea che la cultura è un vettore di sviluppo;

21. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, a contribuire all'attuazione e

alla realizzazione del 2019 come l'Anno internazionale delle lingue indigene;

22. esorta l'UE e i suoi Stati membri a continuare a lavorare per garantire l'integrità fisica e

l'assistenza giuridica dei difensori dei diritti dei popoli indigeni e dei diritti fondiari,

ambientali, di proprietà intellettuale ricorrendo in particolare al consolidamento dello

strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) e dei vari strumenti e

meccanismi esistenti, quali protectdefendeurs.eu, onde tutelare i difensori dei diritti

umani e gli ambientalisti, prestando particolare attenzione ai difensori dei diritti delle

donne e a un maggiore coinvolgimento nelle iniziative proposte dalle organizzazioni

internazionali quali le Nazioni Unite; chiede che l'UE assegni alle sue delegazioni il

compito di monitorare e sostenere i difensori dei diritti, tenendo particolarmente conto

delle donne, dei minori e delle persone con disabilità, nonché di segnalare le violazioni

dei diritti umani in maniera sistematica e determinata; invita il SEAE ad aderire al piano

definito dalla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo (IACHR) e dall'ufficio

dell'Alto commissario per i diritti umani (OHCHR) per proteggere i difensori dei diritti

umani in America latina;

23. denuncia la continua criminalizzazione dei difensori dei diritti delle popolazioni

indigene e dei difensori del diritto alla terra in tutto il mondo; invita tutti gli Stati,

compresi l'Unione europea e i suoi Stati membri, a evitare l'impunità per qualsivoglia

reato commesso contro i difensori dei diritti umani dei popoli indigeni mediante

opportune indagini e azioni penali;

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24. invita tutti gli Stati, compresi l'UE e i suoi Stati membri, a provvedere a che le loro

politiche di tutela dell'ambiente rispettino pienamente i diritti delle popolazioni indigene

e delle comunità rurali, di modo che il rispetto di tali diritti viga sempre sia al momento

della creazione o dell'ampliamento di zone protette sia in relazione alle zone protette

preesistenti la cui creazione ha in precedenza rimosso, escluso o altrimenti ridotto in

maniera sproporzionata i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità rurali;

25. sostiene le richieste di rimpatrio internazionale dei popoli indigeni e l'istituzione di un

meccanismo internazionale finalizzato a contrastare la vendita di prodotti indigeni

sottratti loro illegalmente; invita la Commissione a sostenere tali sforzi, anche attraverso

l'assistenza finanziaria nel quadro dello strumento europeo per la democrazia e i diritti

umani (EIDHR);

26. sottolinea che la comunità internazionale, compresi l'UE e gli Stati membri, è chiamata

ad assumersi seriamente l'impegno di includere le persone indigene con disabilità, in

particolare i minori, in tutti i settori di politica, a promuovere i diritti e le esigenze delle

persone indigene con disabilità nel quadro giuridico internazionale e a garantire che il

loro consenso libero, previo e informato, segnatamente dei minori, sia tenuto in debita

considerazione;

27. esorta la Commissione ad avviare un piano d'azione dell'UE sulla condotta responsabile

delle imprese per attuare i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani,

con particolare attenzione alla dovuta diligenza e all'accesso ai mezzi di ricorso; invita

la Commissione europea a incaricare l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti

fondamentali (FRA) di raccogliere informazioni sui meccanismi giudiziari e non

giudiziari negli Stati membri per quanto riguarda l'accesso ai mezzi di ricorso per le

vittime di violazioni relative alle imprese, ivi comprese le persone indigene; è del parere

che i partner dell'UE nel settore sia pubblico che privato debbano fornire informazioni

complete e accessibili sul rispetto del consenso libero, previo e informato delle persone

indigene;

Accaparramento dei terreni

28. accoglie con favore l'annuncio diffuso nel 2016 dalla Corte penale internazionale,

secondo cui l'accaparramento dei terreni e la distruzione dell'ambiente sono all'origine

di numerose violazioni dei diritti umani e possono ormai costituire dei capi d'accusa per

crimini contro l'umanità;

29. continua a nutrire preoccupazione per la situazione dell'accaparramento dei terreni a

seguito di pratiche corrotte da parte di imprese, investitori esteri e attori statali,

funzionari e autorità nazionali e internazionali; invita l'UE e i suoi Stati membri a porre

maggiore enfasi sulla questione dell'accaparramento dei terreni nelle loro agende in

materia di diritti umani;

30. esorta l'UE e i suoi Stati membri a incoraggiare i loro Stati partner coinvolti nel

consolidamento della pace in un periodo postbellico che implica diritti fondiari a

predisporre misure per consentire alle comunità indigene e locali dislocate di tornare ai

loro territori tradizionali, il che costituisce un fattore fondamentale nel conseguimento

della pace sostenibile e della stabilizzazione sociale;

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31. deplora il fatto che, in molti paesi interessati dall'accaparramento dei terreni, l'effettivo

accesso alla giustizia e ai mezzi di ricorso dei popoli indigeni e dei gruppi pastorali sia

limitato a causa di una governance debole e del fatto che i loro diritti fondiari spesso

non sono formalmente riconosciuti dai quadri giuridici locali o nazionali; osserva ad

esempio che i diritti di pascolo e i pascoli a uso collettivo rappresentano diritti di

proprietà fondiaria tradizionali, basati sul diritto consuetudinario e non su diritti di

proprietà acquisiti; esorta i paesi partner a riconoscere e tutelare i diritti consuetudinari

dei popoli indigeni e pastorali, in particolare in materia di proprietà e controllo delle

loro terre e delle loro risorse naturali, conformemente alla Dichiarazione delle Nazioni

Unite sui diritti dei popoli indigeni e alla convenzione n. 169 dell'OIL, ad esempio

consentendo la registrazione collettiva dell'utilizzo dei terreni e definendo politiche

volte a garantire un accesso più equo ai terreni; invita l'UE e i suoi Stati membri ad

assistere attivamente i paesi partner in tal senso, in particolare nell'applicare il principio

del libero, previo e informato consenso alle acquisizioni di terreni su vasta scala,

conformemente alle linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, della

pesca e delle foreste e al diritto internazionale in materia di diritti umani; invita inoltre

l'Unione a sostenere i paesi partner nel migliorare le loro legislazioni in materia di

proprietà fondiaria, riconoscendo alle donne il diritto universale di accesso alla terra in

quanto proprietari a pieno titolo;

32. invita l'UE a potenziare i suoi orientamenti in materia di politica fondiaria, a rafforzare

la protezione dei diritti umani negli accordi e nei trattati internazionali e a promuovere i

suoi valori in relazione alla protezione di donne e ragazze, soprattutto delle donne e

delle ragazze nelle zone rurali che sono generalmente più vulnerabili ai cambiamenti di

destinazione dei suoli e tendono ad avere meno accesso alla terra e meno diritti fondiari;

33. invita tutti gli Stati a investire nella ricerca per colmare il divario nelle conoscenze

relative all'impatto dell'accaparramento dei terreni sulle donne, nonché a realizzare

analisi più approfondite delle implicazioni del fenomeno dal punto di vista di genere,

che potrebbero tradursi in orientamenti applicabili per la regolamentazione delle

transazioni fondiarie;

34. sollecita l'UE e i suoi Stati membri a chiedere la divulgazione delle informazioni

relative alle acquisizioni di terreni cui partecipano società e attori con sede nell'UE o

progetti di sviluppo finanziati dall'UE, al fine di aumentare la trasparenza e la

responsabilità di dette acquisizioni; invita l'UE a monitorare l'imprescindibile

applicazione del consenso libero, previo e informato presso le comunità indigene al fine

di accrescere la trasparenza e la responsabilità di acquisizioni future, assegnando tale

compito alle delegazioni e alle ambasciate dell'UE, dotandole dei poteri necessari per

svolgerlo in collaborazione con le ONG interessate; invita l'UE a prestare particolare

attenzione ai progetti sostenuti dalle istituzioni finanziarie internazionali ed europee e a

garantire che tali finanziamenti non comportino la violazione dei diritti umani e

ambientali dei popoli indigeni o vi contribuiscano;

35. invita tutti gli Stati a prevedere una normativa adeguata che imponga ai leader delle

comunità di dare conto delle loro decisioni e azioni nel settore della gestione terriera che

coinvolgono terreni pubblici, statali e comunitari, nonché a promuovere modifiche delle

pratiche giuridiche e consuetudinarie che discriminano le donne per quanto riguarda la

proprietà e l'eredità di terreni;

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36. invita tutti gli Stati, in particolare l'UE e i suoi Stati membri, ad adottare e a sostenere

l'attuazione delle linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, della

pesca e delle foreste e a firmare con quanti più paesi interessati possibile accordi

volontari di partenariato sull'applicazione delle normative, sulla governance e sul

commercio nel settore forestale; invita la Commissione ad assicurare il rispetto e

l'applicazione rigorosi del regolamento sul legname1 e a sanzionare gli Stati membri che

ne violano le disposizioni nell'ambito della lotta alla deforestazione;

37. invita tutti i paesi, tra cui l'UE e i suoi Stati membri, a consentire alle comunità indigene

di perseguire lo sviluppo economico in linea con le politiche globali di protezione

ambientale; esorta l'UE e i suoi Stati membri a promuovere e sostenere le

organizzazioni dei popoli indigeni che dispongono di un'agenda per lo sviluppo sociale

che definisce ed elabora il quadro giuridico e istituzionale per la delimitazione e la

denominazione dei territori indigeni; sottolinea che il riconoscimento e la

formalizzazione dei territori dei popoli indigeni e il conferimento di poteri alle autorità e

ai membri delle comunità delle popolazioni indigene garantirebbero la sostenibilità e la

responsabilità sociale e contribuirebbero alla risoluzione delle controversie e dei

conflitti fondiari all'interno dello Stato interessato;

38. invita tutti gli Stati ad adottare le misure necessarie per garantire che le autorità

pubbliche si astengano dal rilasciare dichiarazioni pubbliche che stigmatizzano e

minano il ruolo legittimo svolto dalle donne indigene nella tutela del loro territorio nel

contesto dell'accaparramento dei terreni e dell'estrazione delle risorse, e incoraggia il

riconoscimento pubblico dell'importante ruolo che queste donne svolgono nelle società

democratiche;

39. invita tutti gli Stati a rispettare, tutelare e soddisfare i diritti fondiari dei piccoli

proprietari terrieri nonché i diritti dei singoli ad altre risorse tra cui acqua, foreste,

allevamento e pesca; riconosce che l'espropriazione discriminatoria dei terreni e gli

sgomberi forzati, che incidono negativamente sulle popolazioni dei paesi in via di

sviluppo, possono avere effetti significativi sui loro mezzi di sussistenza e minare i

diritti umani fondamentali quali il diritto alla vita, all'alimentazione, all'alloggio, alla

salute e alla proprietà;

Imprese e diritti umani

40. invita l'UE a garantire che i principi guida delle Nazioni Unite in materia di imprese e

diritti umani siano pienamente integrati nei programmi nazionali degli Stati membri e

inseriti nelle pratiche e nelle operazioni delle società transnazionali e delle imprese con

legami europei;

41. esorta l'Unione a ribadire il proprio sostegno ai principi guida delle Nazioni Unite in

materia di imprese e diritti umani e a continuare a promuoverne la corretta applicazione;

42. esorta l'Unione europea a partecipare in modo costruttivo ai negoziati relativi a un

trattato delle Nazioni Unite sulle società transnazionali che garantisca il rispetto dei

1 Regolamento (UE) n. 995/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, che stabilisce gli

obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati (GU L 295 del 12.11.2010, pag.

23).

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diritti umani dei popoli indigeni, in particolare delle loro donne e ragazze;

43. raccomanda all'Unione di elaborare un piano d'azione regionale in materia di imprese e

diritti umani, improntato ai principi sanciti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui

diritti dei popoli indigeni (UNDRIP), e chiede l'elaborazione e l'applicazione di piani

d'azione nazionali incentrati su tale questione;

44. insiste affinché l'UE e i suoi Stati membri si adoperino per far sì che le multinazionali e

le istituzioni finanziarie internazionali rendano conto del loro impatto sui diritti umani e

ambientali delle comunità indigene; invita l'UE a garantire che tutte le violazioni dei

diritti delle popolazioni indigene da parte delle imprese europee siano debitamente

oggetto di indagini e sanzionate mediante opportuni meccanismi e incoraggia l'UE a

revocare qualsiasi forma di sostegno istituzionale o finanziario in caso di violazioni dei

diritti umani;

45. invita l'UE a istituire un meccanismo per il trattamento dei reclami, a norma della

raccomandazione della Commissione 2013/369/UE dell'11 giugno 20131, per mezzo del

quale le comunità indigene e locali possano presentare reclami legati a violazioni e

abusi dei loro diritti derivanti dalle attività di imprese con sede nell'UE, a prescindere

dal paese in cui hanno avuto luogo le violazioni e gli abusi, in modo da garantire alle

vittime un accesso effettivo alla giustizia, nonché assistenza tecnica e giuridica;

incoraggia tutti i paesi, compresi gli Stati membri e l'UE, ad avviare negoziati ai fini

dell'adozione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di

diritti umani per le società transnazionali e altre imprese per quanto riguarda i diritti

umani attraverso la partecipazione attiva al gruppo di lavoro intergovernativo aperto

creato a livello delle Nazioni Unite;

46. invita l'Unione e i suoi Stati membri a garantire l'accesso ai mezzi di ricorso per le

vittime degli abusi e delle violazioni dei diritti umani derivanti dalle attività di imprese

con sede nell'UE eliminando tutti gli ostacoli, sia pratici che giuridici, affinché la

ripartizione delle responsabilità non impedisca l'assunzione di responsabilità o neghi

l'accesso alla giustizia nel paese in cui ha avuto luogo l'abuso;

47. ricorda la responsabilità delle imprese di garantire il diritto delle popolazioni indigene a

una consultazione libera, previa e informata, qualora i progetti, i lavori e le attività

debbano essere effettuati all'interno dei loro territori, e di integrare e di conseguenza

applicare la responsabilità sociale delle imprese nelle loro politiche;

48. invita l'UE a rispettare i propri obblighi extraterritoriali connessi ai diritti umani, e

decide di invitare la Commissione a presentare proposte legislative e di collaborare con

il Consiglio europeo al fine di creare una legislazione finalizzata a prevenire e

sanzionare le violazioni extraterritoriali dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità

locali; invita l'UE a elaborare norme di condotta e quadri normativi chiari per un'azione

extraterritoriale da parte di imprese e investitori che rientrano nella sua giurisdizione, al

fine di garantire che questi rispettino i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali

e possano essere opportunamente ritenuti responsabili e sanzionati qualora le loro

attività comportino violazioni di tali diritti; incoraggia la Commissione a considerare

meccanismi efficaci sul dovere di diligenza delle imprese in modo da assicurare che i

1GU L 201 del 26.7.2013, pag. 60.

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beni importati non siano collegati all'accaparramento dei terreni e a gravi violazioni dei

diritti dei popoli indigeni; esorta il SEAE a elaborare strumenti operativi per fornire

orientamenti al personale delle delegazioni dell'UE;

Sviluppo sostenibile ed economico per i popoli indigeni

49. invita l'UE e i suoi Stati membri a integrare la questione dei diritti dei popoli indigeni e

dell'accaparramento dei terreni nell'attuazione, da parte dell'UE, dell'Agenda 2030 per lo

sviluppo sostenibile;

50. sottolinea il ruolo essenziale delle popolazioni indigene nella protezione dell'ambiente

in virtù del loro modello di vita e di sviluppo;

51. invita l'Unione europea a esortare gli Stati partner, nel quadro della cooperazione allo

sviluppo con i paesi terzi, a prestare particolare attenzione alla situazione delle

popolazioni indigene, anche mediante l'elaborazione di politiche sociali inclusive nei

territori tradizionali o negli ambienti urbani e, nel contesto delle misure di riduzione

della povertà, a mitigare gli effetti dello sradicamento e dello squilibrio tra contesti

urbani e le capacità tradizionali e specificità culturali;

52. sottolinea l'impatto diretto che i cambiamenti climatici hanno sulle donne indigene,

obbligandole ad abbandonare le loro pratiche tradizionali o ad essere sfollate, con un

conseguente rischio di violenza, abuso e sfruttamento; invita tutti gli Stati, compresi

l'Unione europea e i suoi Stati membri, a includere i popoli indigeni, e in particolare le

donne indigene e le comunità rurali, nelle loro strategie di lotta ai cambiamenti climatici

e nella progettazione di strategie climatiche efficaci in materia di adattamento al clima e

di mitigazione dei suoi effetti, tenendo conto delle specificità di genere; chiede che la

questione dello sfollamento indotto dal clima sia presa seriamente; è aperto a una

discussione sull'adozione di una disposizione sulla "migrazione climatica"; chiede di

istituire un gruppo di esperti per valutare tale questione su scala internazionale e chiede

che la tematica della migrazione climatica sia inserita nell'agenda internazionale; chiede

una cooperazione internazionale rafforzata al fine di garantire la resilienza climatica;

53. sottolinea la grande importanza degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per i popoli

indigeni, in particolare degli OSS 2 (sconfiggere la fame), 4.5 (accesso all'istruzione) e

5 (parità di genere); ribadisce che i popoli indigeni di tutto il mondo sono vittime in

modo sproporzionato di violazioni dei diritti umani, criminalità, razzismo, violenza,

sfruttamento delle risorse naturali, problemi di salute ed elevati tassi di povertà, dal

momento che rappresentano il 15 % delle persone che vivono in condizioni di povertà

nonostante costituiscano solo il 5 % della popolazione mondiale; sottolinea che deve

essere prevista una protezione totale e completa per i leader indigeni e i difensori dei

diritti umani che denunciano le ingiustizie;

54. ricorda che l'Agenda 2030 affronta tali preoccupazioni in materia di sviluppo dei popoli

indigeni e sottolinea che sono necessari maggiori sforzi ai fini della sua attuazione;

evidenzia l'esigenza di rafforzare il gruppo principale dei popoli indigeni per lo sviluppo

sostenibile (Indigenous Peoples Major Group for Sustainable Development, IPMG),

quale meccanismo globale per il coordinamento e l'azione concertata volto a

promuovere i diritti e le priorità di sviluppo dei popoli indigeni; invita la Commissione

a migliorare i contatti con l'IPMG e a includerlo nella sua piattaforma multilaterale

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sull'attuazione degli OSS;

55. rammenta che l'80 % delle foreste mondiali è costituito da terre e territori tradizionali

dei popoli indigeni; sottolinea il ruolo cruciale dei popoli indigeni ai fini di una gestione

sostenibile delle risorse naturali e della conservazione della biodiversità; ricorda che la

Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) chiede

agli Stati parte di rispettare le conoscenze e i diritti dei popoli indigeni quali garanzie

nell'attuazione del programma REDD+; esorta i paesi partner ad adottare provvedimenti

al fine di coinvolgere efficacemente i popoli indigeni nell'ambito delle misure di

mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi;

56. rileva che tra 200 e 500 milioni di persone al mondo praticano la pastorizia e che tale

attività è fondamentale per le strategie di sussistenza nelle zone aride e nelle regioni

montane dell'Africa orientale; sottolinea la necessità di promuovere la pastorizia

sostenibile al fine di raggiungere gli OSS; incoraggia l'UE e gli Stati membri a sostenere

l'architettura della governance africana, in particolare la Corte africana dei diritti

dell'uomo e dei popoli, ai fini dell'attuazione del quadro politico dell'Unione africana

sulla pastorizia in Africa e, più in generale, a riconoscere i diritti dei gruppi pastorali e

dei popoli indigeni relativamente alla proprietà comune delle terre ancestrali, il loro

diritto di disporre liberamente delle risorse naturali e i loro diritti alla cultura e alla

religione;

57. sottolinea che gli accordi bilaterali in materia di investimenti possono ripercuotersi sui

diritti dei popoli indigeni e limitare la loro partecipazione ai processi decisionali; ricorda

il diritto dei governi di legiferare in difesa dell'interesse pubblico; rammenta altresì che

gli accordi internazionali relativi agli investimenti devono rispettare il diritto

internazionale in materia di diritti umani, ivi comprese le disposizioni concernenti i

popoli indigeni, e chiede maggiore trasparenza al riguardo, in particolare istituendo

procedure e meccanismi di consultazione adeguati in cooperazione con i popoli

indigeni; invita gli istituti per il finanziamento dello sviluppo che finanziano gli

investimenti a rafforzare le loro tutele in materia di diritti umani al fine di garantire che

lo sfruttamento di terre e risorse nei paesi in via di sviluppo non comporti violazioni o

abusi dei diritti umani, in particolare con riguardo ai popoli indigeni;

58. invita tutti i paesi a impegnarsi a garantire che i popoli indigeni abbiano effettivamente

accesso alla sanità, all'istruzione, all'occupazione e alle opportunità economiche; esorta

tutti i paesi a promuovere l'inclusione delle politiche pubbliche interculturali nonché le

lingue, la storia e la cultura indigene nei loro programmi scolastici o a offrire corsi

extrascolastici supplementari per preservare, rilanciare e promuovere la cultura delle

popolazioni indigene a livello sia nazionale che internazionale; ritiene che lo sviluppo di

iniziative volte a sensibilizzare la società civile, il pubblico in generale e i media circa

l'importanza di rispettare i diritti, le convinzioni e i valori delle popolazioni indigene

potrebbe contribuire a combattere i pregiudizi e la disinformazione;

59. chiede all'UE e agli Stati partner di fornire servizi di salute mentale dotati di

competenze culturali in partenariato con le comunità indigene al fine di prevenire

l'abuso di determinate sostanze e il suicidio; sottolinea l'importanza di sostenere le

organizzazioni di donne indigene al fine di emancipare le donne e aumentare la loro

capacità di impegnarsi nella società civile;

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60. invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere gli sforzi delle popolazioni indigene e delle

comunità locali volti a elaborare i propri modelli aziendali e di gestione fondiaria;

61. invita tutti gli Stati a garantire che le comunità indigene beneficino delle entrate

provenienti dal turismo sostenibile e vengano tutelate dall'impatto negativo che il

turismo di massa potrebbe apportare; valuta positivamente gli esempi di gestione

concorrente delle riserve naturali e delle zone protette, che consentono una migliore

protezione degli ecosistemi e un controllo dei flussi turistici; ricorda, in tale contesto,

l'importanza del concetto di sviluppo sostenibile;

Politica di cooperazione dell'UE con i paesi terzi

62. raccomanda di attribuire maggiore importanza alla situazione delle popolazioni indigene

nel quadro della politica estera dell'UE, anche nell'ambito dei dialoghi sui diritti umani

con i paesi terzi nonché negli accordi commerciali, di cooperazione e di sviluppo;

insiste affinché il Consiglio riferisca sistematicamente in merito all'azione dell'UE a

sostegno delle popolazioni indigene nella relazione annuale sui diritti umani e la

democrazia nel mondo; invita l'UE e i suoi Stati membri a tenere conto dei risultati della

revisione periodica universale (UPR) e degli organi delle Nazioni Unite sui diritti umani

nella relazione annuale del SEAE di cui sopra, al fine di accertarsi che le rispettive

politiche rispettino i diritti dei popoli indigeni;

63. sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri devono sollevare la questione dei diritti umani

dei popoli indigeni e dei difensori dei diritti umani dei popoli indigeni nei negoziati

bilaterali e multilaterali e nelle comunicazioni diplomatiche e promuovere il rilascio dei

difensori dei diritti umani detenuti; invita l'UE e gli Stati membri ad adoperarsi per

garantire che i governi dei paesi terzi offrano un'adeguata protezione alle comunità

indigene e ai difensori dei diritti umani e assicurino alla giustizia gli autori dei reati

commessi nei loro confronti;

64. esorta le delegazioni dell'UE e le ambasciate degli Stati membri a riesaminare e

migliorare la loro attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

tenendo conto delle specifiche esigenze dei difensori dei diritti umani dei popoli

indigeni, delle minacce nei loro confronti, nonché della loro particolare situazione quali

vittime di discriminazioni multiple, ad esempio donne, anziani, persone LGBTI e

persone con disabilità; insiste, a tale riguardo, affinché le delegazioni dell'UE e le

ambasciate degli Stati membri garantiscano al rispettivo personale una formazione

adeguata per poter collaborare con la società civile e i difensori dei diritti umani,

mantenere i contatti e fornire sostegno, laddove necessario;

65. sottolinea la necessità di consentire alle comunità indigene di beneficiare della

tecnologia dell'informazione più recente per garantire loro una migliore qualità della

vita e una migliore assistenza sanitaria; sottolinea, inoltre, che nel settore in questione

l'UE può svolgere un ruolo vitale; ribadisce il diritto delle popolazioni indigene a

decidere i propri mezzi di sussistenza e sottolinea la necessità dello sviluppo sostenibile;

66. invita tutti gli Stati a garantire l'accesso a servizi e diritti sanitari di qualità elevata,

soprattutto a servizi e diritti relativi alla salute sessuale e riproduttiva, per le donne e le

ragazze indigene; invita la Commissione e il SEAE a promuovere il loro accesso ai

servizi per la salute sessuale e riproduttiva nei programmi di cooperazione allo sviluppo

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dell'UE;

67. invita tutti gli Stati, compresa l'UE con i suoi Stati membri, a raccogliere dati

disaggregati in base al genere sulla situazione delle donne indigene, anche per quanto

riguarda il riconoscimento dei diritti fondiari e l'accesso agli stessi, la violenza contro le

donne e la sicurezza alimentare;

68. sottolinea che gli investimenti realizzati dalle imprese possono portare progresso

economico e tecnologico, creare occupazione e sviluppo infrastrutturale e dare alle

donne la possibilità di diventare autosufficienti promuovendo l'occupazione; sottolinea

che l'incremento dell'attività d'investimento nei paesi in via di sviluppo costituisce un

importante passo avanti per promuovere le economie nazionali e regionali;

69. invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a elaborare strategie specifiche per

garantire l'attuazione efficace dell'OSS 16 sulla promozione di società pacifiche e

inclusive, assicurando che si combattano ed impediscano l'individuazione, la

persecuzione e le uccisioni dei difensori dei diritti umani e che gli autori dei reati siano

perseguiti e chiamati a rispondere delle loro azioni;

70. invita l'Unione a garantire che tutti i progetti di sviluppo da essa finanziati che sono

attuati su terreni indigeni rispettino rigorosamente il principio del libero, previo e

informato consenso, i diritti umani, la libertà di espressione e di associazione, al fine di

evitare un impatto negativo sui mezzi di sussistenza e sulla cultura dei popoli indigeni;

71. osserva che la Commissione, il SEAE e gli Stati membri devono assumere un approccio

olistico integrato allo sviluppo sostenibile e tenere conto delle considerazioni ambientali

e sui diritti umani nel trattare le relazioni commerciali ed economiche; invita la

Commissione a sollevare casi di violazioni dei diritti umani e attacchi o persecuzione

dei difensori dei diritti umani nel contesto dei negoziati commerciali e di sistemi come il

sistema di preferenze generalizzate dell'UE (SPG);

72. invita l'Unione a stabilire un meccanismo per effettuare studi di valutazione d'impatto

indipendenti prima di concludere accordi commerciali e di cooperazione e prima di

attuare progetti di sviluppo, in modo da misurare e prevenire i conseguenti effetti

deleteri sui diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali; insiste sulla

necessità che la valutazione d'impatto sia condotta con la partecipazione significativa

della società civile e che i risultati siano debitamente tenuti in considerazione

nell'ambito di accordi economici e di progetti di sviluppo; invita l'UE a rivalutare

l'esecuzione di progetti nel caso di violazioni dei diritti umani;

73. invita l'UE e i suoi Stati membri a lavorare in tutti i contesti internazionali adeguati per

sensibilizzare in merito alla situazione dei diritti umani e ambientali dei popoli indigeni

e al ruolo fondamentale dei difensori dei diritti umani ambientali nella tutela della

biodiversità e nello sviluppo sostenibile;

74. ricorda con preoccupazione che l'UE e i suoi Stati membri devono continuare ad

adoperarsi per garantire i diritti e l'inclusione sociale dei popoli indigeni in Europa,

segnatamente la popolazione Sami, e riconosce, a tale riguardo, il ruolo importante degli

attivisti della comunità e dei difensori dei diritti umani;

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75. invita l'UE ad aumentare il sostegno alle popolazioni indigene nei suoi programmi di

cooperazione allo sviluppo e a rafforzare i progetti al fine di conferire loro poteri, in

particolare in termini di creazione di capacità, nel quadro dello strumento europeo per la

democrazia e i diritti umani (EIDHR) e dello strumento di cooperazione allo sviluppo

(DCI); sottolinea la necessità di continuare a stanziare risorse per le popolazioni

indigene affinché possano interagire efficacemente mediante i loro rappresentanti con le

politiche e le istituzioni dell'UE e delle Nazioni Unite, anche in relazione a imprese e

diritti umani; esorta le delegazioni dell'UE nei paesi interessati a monitorare

attentamente la situazione dei difensori dei diritti umani dei popoli indigeni e a fornire

tutto il sostegno adeguato;

76. invita le delegazioni dell'UE a monitorare da vicino la situazione delle popolazioni

indigene e ad avviare un dialogo continuo con le stesse, a livello sia nazionale che

regionale; insiste affinché i punti focali dei diritti umani nelle delegazioni dell'UE

competenti siano resi espressamente responsabili per le questioni relative alle

popolazioni indigene e che il personale di dette delegazioni riceva una formazione

periodica sui diritti delle popolazioni indigene;

77. chiede all'UE e ai suoi Stati partner di rafforzare la cooperazione con le comunità

indigene nelle discussioni sulle politiche di lotta alle sostanze stupefacenti; ribadisce la

necessità di elaborare una strategia contro il mercato delle droghe illecite al fine di

proteggere le terre e le popolazioni indigene; chiede all'UE e ai suoi Stati partner di

garantire che le misure di sicurezza volte a combattere il commercio di stupefacenti

rispettino i diritti delle comunità indigene ed evitino che persone innocenti siano vittime

del conflitto;

78. esorta l'UE ad approfondire, estendere e rafforzare gli obiettivi, le priorità e le azioni

concernenti le popolazioni indigene contenuti nel quadro strategico e nel piano d'azione

sui diritti umani e la democrazia e chiede di modulare il mandato del rappresentante

speciale sui diritti umani onde conferirgli la facoltà di fornire maggiore visibilità alle

questioni dei diritti dei popoli indigeni e dei loro difensori;

79. rammenta l'impegno dell'UE a seguire un approccio allo sviluppo basato sui diritti, che

comprenda il rispetto dei diritti dei popoli indigeni, quali definiti dall'UNDRIP, e

richiama in particolare l'attenzione sui principi di responsabilità, partecipazione e non

discriminazione; incoraggia caldamente l'UE ad adoperarsi per mettere in pratica

l'approccio basato sui diritti in tutte le attività di sviluppo e a istituire una task force a tal

fine con gli Stati membri; invita ad aggiornare il rispettivo piano di attuazione con

tempistiche e indicatori chiari al fine di misurare i progressi;

80. ricorda l'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea e il principio

della coerenza delle politiche per lo sviluppo; osserva con preoccupazione che le

politiche dell'UE in materia di energia, agricoltura, commercio e investimenti si sono

dimostrate fattori di stimolo dell'accaparramento dei terreni in paesi terzi, dato che le

acquisizioni di terreni su vasta scala influiscono negativamente sull'accesso dei popoli

indigeni alla terra; deplora il fatto che la revisione in corso della direttiva sulla

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promozione delle energie rinnovabili1 non abbia finora introdotto criteri sociali e di

sostenibilità che tengano conto del rischio di accaparramento dei terreni; ricorda che la

direttiva dovrebbe essere in linea con le norme internazionali in materia di diritti di

proprietà fondiaria;

81. invita le delegazioni dell'UE a rafforzare ulteriormente il dialogo con i popoli indigeni

al fine di individuare e prevenire violazioni dei diritti umani; chiede in particolare alla

Commissione europea e agli Stati membri di istituire un efficace meccanismo

amministrativo di denuncia per le vittime di violazioni dei diritti umani e di altre

conseguenze dannose riconducibili ad attività finanziate dall'aiuto pubblico allo

sviluppo, al fine di avviare indagini e processi di riconciliazione; sottolinea che tale

meccanismo dovrebbe prevedere procedure standardizzate, essere di natura

amministrativa e, di conseguenza, integrare i meccanismi giudiziari;

82. pone in evidenza che il piano d'azione FLEGT, in particolare gli accordi volontari di

partenariato (VPA), potrebbe svolgere un ruolo di maggiore rilievo nel rafforzare la

posizione delle comunità indigene e forestali in diversi paesi che ospitano foreste

tropicali, e sollecita l'UE e i partner VPA a consentire loro di svolgere un ruolo più

importante nei processi politici nazionali; invita l'UE a fornire maggiore assistenza

finanziaria e tecnica ai paesi partner al fine di proteggere, conservare e ripristinare gli

ecosistemi forestali, anche migliorando la governance, a chiarire e rafforzare la

proprietà fondiaria e rispettare i diritti umani, compresi i diritti dei popoli indigeni, e a

sostenere le aree protette che difendono i diritti delle comunità;

83. sottolinea l'esigenza di adottare misure specifiche al fine di affrontare il problema del

legname da guerra, arginare il traffico del legname ottenuto dalla conversione delle

foreste e allontanare gli investimenti dalle attività che recano danno alle foreste e

conducono allo sfollamento forzato delle comunità locali e indigene; esorta l'UE ad

adottare misure supplementari volte a sostenere la tutela e il ripristino degli ecosistemi

forestali e delle relative comunità e ad eliminare la deforestazione dalle catene di

approvvigionamento dell'UE nel quadro di un nuovo piano d'azione dell'Unione in

materia di deforestazione, degrado forestale e rispetto dei diritti di proprietà fondiaria

delle comunità forestali;

84. osserva che i cittadini dell'UE hanno ancora molto da imparare in materia di uso

sostenibile (ad esempio per quanto riguarda le foreste) dai popoli indigeni, i quali con il

loro stile di vita contribuiscono in minima parte ai cambiamenti climatici, ma ne

subiscono in maniera particolare le conseguenze, ad esempio a causa della carenza di

risorse idriche o alla desertificazione, effetti che colpiscono soprattutto le donne;

85. invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a privilegiare gli investimenti a

sostegno della società civile e dei difensori dei diritti umani, in particolare dei difensori

dei diritti umani ambientali dei popoli indigeni, e a garantire l'esistenza di meccanismi

di protezione a lungo termine per sostenerli, in particolare protectdefenders.eu, nonché

ad assicurare che essi rispettino gli impegni di finanziamento esistenti nei confronti dei

difensori dei diritti umani in situazioni di rischio; incoraggia le proprie delegazioni e

1Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso

dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e

2003/30/CE (GU L 140 del 5.6.2009, pag. 16).

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commissioni a incontrare periodicamente le comunità indigene e i difensori dei diritti

umani durante le visite nei paesi interessati; raccomanda che la

commissione/sottocommissione competente nomini un relatore permanente sulle

popolazioni indigene, con l'obiettivo di monitorare la situazione dei diritti umani, in

particolare l'attuazione dell'UNDRIP e della convenzione n. 169 dell'OIL;

86. invita l'UE e i suoi Stati membri ad avviare il dialogo e a cooperare con le popolazioni

indigene e le comunità locali nell'Artico al fine di garantire che le loro posizioni e i loro

diritti siano rispettati nel quadro delle politiche di sviluppo dell'UE che probabilmente

incideranno su tale regione;

°

° °

87. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla

Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per

gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l'azione esterna e alle

delegazioni dell'UE.

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24.4.2018

PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO

destinato alla commissione per gli affari esteri

sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l'accaparramento dei

terreni

(2017/2206(INI))

Relatore per parere: Maria Heubuch

SUGGERIMENTI

La commissione per lo sviluppo invita la commissione per gli affari esteri, competente per il

merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:

1. osserva che l'aumento delle acquisizioni di terreni su vasta scala, determinato

principalmente dai settori dell'agroindustria, della silvicoltura, dei biocarburanti e del

turismo, comporta spesso violazioni dei diritti umani, tra cui lo sfollamento dei popoli

indigeni, e l'espropriazione del controllo delle loro risorse naturali, come ad esempio i

diritti legati all'utilizzo delle risorse idriche;

2. richiama l'attenzione sull'articolo 21 del trattato sull'Unione europea (TUE),

sull'articolo 208 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) e sul suo

obiettivo principale di eliminare la povertà, sull'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

e sul fatto che l'Unione europea è tenuta ad adottare un approccio allo sviluppo basato

sui diritti; accoglie con favore il fatto che l'Unione europea abbia contribuito al

progresso e al riconoscimento internazionali dei diritti dei popoli indigeni,

conformemente alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

(UNDRIP); ritiene tuttavia che il sostegno ai diritti dei popoli indigeni dovrebbe essere

integrato meglio nelle azioni di sviluppo dell'UE, in particolare nel contesto

dell'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS); ricorda che il consenso

europeo in materia di sviluppo pone un accento particolare sulla promozione dei diritti

dei gruppi più vulnerabili, compresi i popoli indigeni;

3. sottolinea la grande importanza degli OSS con riguardo ai popoli indigeni, in particolare

gli OSS nn. 2 (porre fine alla fame), 4.5 (accesso all'istruzione) e 5 (uguaglianza di

genere); ribadisce che i popoli indigeni di tutto il mondo sono vittime in modo

sproporzionato di violazioni dei diritti umani, criminalità, razzismo, violenza,

sfruttamento delle risorse naturali, problemi di salute ed elevati tassi di povertà, dal

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momento che rappresentano il 15 % delle persone che vivono in condizioni di povertà

nonostante costituiscano solo il 5 % della popolazione mondiale; sottolinea che deve

essere prevista una protezione totale e completa per i leader indigeni e i difensori dei

diritti umani che denunciano le ingiustizie;

4. ricorda che l'Agenda 2030 affronta tali preoccupazioni in materia di sviluppo dei popoli

indigeni e sottolinea che sono necessari maggiori sforzi ai fini della sua attuazione;

evidenzia l'esigenza di rafforzare il gruppo principale dei popoli indigeni per lo sviluppo

sostenibile (Indigenous Peoples Major Group for Sustainable Development, IPMG),

quale meccanismo globale per il coordinamento e l'azione concertata volto a

promuovere i diritti e le priorità di sviluppo dei popoli indigeni; invita la Commissione

a migliorare i contatti con l'IPMG e a includerlo nella sua piattaforma multilaterale

sull'attuazione degli OSS;

5. accoglie con favore il fatto che il Consiglio europeo abbia dato priorità alla tutela dei

diritti dei popoli indigeni, come stabilito nelle conclusioni del Consiglio del maggio

2017;

6. rammenta l'impegno dell'UE a seguire un approccio allo sviluppo basato sui diritti, che

comprenda il rispetto dei diritti dei popoli indigeni, quali definiti dall'UNDRIP, e

richiama in particolare l'attenzione sui principi di responsabilità, partecipazione e non

discriminazione; incoraggia caldamente l'UE ad adoperarsi per mettere in pratica

l'approccio basato sui diritti in tutte le attività di sviluppo e a istituire una task force a tal

fine con gli Stati membri; invita ad aggiornare il rispettivo piano di attuazione con

tempistiche e indicatori chiari al fine di misurare i progressi;

7. richiama l'attenzione sull'articolo 208 TFUE e sul principio di coerenza delle politiche

per lo sviluppo; osserva con preoccupazione che le politiche dell'UE in materia di

energia, agricoltura, commercio e investimenti si sono dimostrate fattori di stimolo

dell'accaparramento dei terreni in paesi terzi, dato che le acquisizioni di terreni su vasta

scala influiscono negativamente sull'accesso dei popoli indigeni alla terra; deplora il

fatto che la revisione in corso della direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili

non abbia finora introdotto criteri sociali e di sostenibilità che tengano conto del rischio

di accaparramento dei terreni; ricorda che la direttiva dovrebbe essere in linea con le

norme internazionali in materia di diritti di proprietà fondiaria;

8. è allarmato per le accuse in base alle quali determinati programmi di cooperazione

finanziati dall'aiuto pubblico allo sviluppo (APS), in particolare i progetti di mitigazione

dei cambiamenti climatici e i progetti combinati, avrebbero inciso negativamente sui

diritti dei popoli indigeni; invita la Commissione a condurre adeguate indagini in merito

a tali accuse e a garantire che l'approccio allo sviluppo basato sui diritti sia stato

rigorosamente applicato e rispettato in tutti i progetti finanziati dall'APS, in particolare

per quanto riguarda i diritti dei popoli indigeni; si rammarica che il programma REDD+

non sia riuscito a garantire i diritti di proprietà fondiaria delle comunità forestali locali;

ricorda che l'iniziativa FLEGT, volta a combattere lo sfruttamento illegale dei prodotti

forestali, può contribuire a un miglioramento del programma REDD+ in termini di

governance forestale e applicazione del diritto; accoglie con favore il fatto che l'accordo

di Parigi sostenga la tutela dei popoli indigeni; esorta la Commissione e gli Stati

membri a sostenere l'inclusione di obblighi in materia di diritti umani, segnatamente con

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riguardo ai diritti dei popoli indigeni, in tutti gli strumenti nazionali e internazionali di

mitigazione e adattamento e invita a istituire efficaci meccanismi di denuncia e ricorso;

9. invita le delegazioni dell'UE a rafforzare ulteriormente il dialogo con i popoli indigeni

al fine di individuare e prevenire violazioni dei diritti umani; chiede in particolare alla

Commissione europea e agli Stati membri di istituire un efficace meccanismo

amministrativo di denuncia per le vittime di violazioni dei diritti umani e di altre

conseguenze dannose riconducibili ad attività finanziate dall'APS, al fine di avviare

indagini e processi di riconciliazione; sottolinea che tale meccanismo dovrebbe

prevedere procedure standardizzate, essere di natura amministrativa e, di conseguenza,

integrare i meccanismi giudiziari;

10. pone in evidenza che il piano d'azione FLEGT, in particolare gli accordi volontari di

partenariato (VPA), potrebbe svolgere un ruolo di maggiore rilievo nel rafforzare la

posizione delle comunità indigene e forestali in diversi paesi che ospitano foreste

tropicali, e sollecita l'UE e i partner VPA a consentire loro di svolgere un ruolo più

importante nei processi politici nazionali; invita l'UE a fornire maggiore assistenza

finanziaria e tecnica ai paesi partner al fine di proteggere, conservare e ripristinare gli

ecosistemi forestali, anche migliorando la governance, a chiarire e rafforzare la

proprietà fondiaria e rispettare i diritti umani, compresi i diritti dei popoli indigeni, e a

sostenere le aree protette che difendono i diritti delle comunità;

11. sottolinea l'esigenza di adottare misure specifiche al fine di affrontare il problema del

legname da guerra, arginare il traffico del legname ottenuto dalla conversione delle

foreste e spostare gli investimenti dalle attività che recano danno alle foreste e

conducono allo sfollamento forzato delle comunità locali e indigene; esorta l'UE ad

adottare misure supplementari volte a sostenere la tutela e il ripristino degli ecosistemi

forestali e delle relative comunità e ad eliminare la deforestazione dalle catene di

approvvigionamento dell'UE nel quadro di un nuovo piano d'azione dell'Unione in

materia di deforestazione, degrado forestale e rispetto dei diritti di proprietà fondiaria

delle comunità forestali;

12. invita i partner per lo sviluppo a effettuare valutazioni approfondite prima di modificare

l'utilizzo di terreni dichiarati "vuoti", "a riposo" o "inutilizzati", dato che ciò può

rappresentare una minaccia per i mezzi di sussistenza dei popoli indigeni e il loro

accesso a terra, foreste o risorse naturali; ricorda che i popoli indigeni non dovrebbero

essere sfollati con la forza dalle loro terre o territori e che, nel caso in cui una

ricollocazione sia ritenuta necessaria, le persone interessate dovrebbero ricevere una

compensazione giusta ed equa; richiama in particolare l'attenzione sul caso specifico dei

popoli pastorali nomadi;

13. rammenta che l'80 % delle foreste mondiali è costituito da terre e territori tradizionali

dei popoli indigeni; sottolinea il ruolo cruciale dei popoli indigeni ai fini di una gestione

sostenibile delle risorse naturali e della conservazione della biodiversità; ricorda che la

Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) chiede

agli Stati parte di rispettare le conoscenze e i diritti dei popoli indigeni quali garanzie

nell'attuazione del programma REDD+; esorta i paesi partner ad adottare provvedimenti

al fine di coinvolgere efficacemente i popoli indigeni nell'ambito delle misure di

mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi;

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14. invita i paesi partner a garantire l'accesso universale dei popoli indigeni ai registri

nazionali delle loro popolazioni come prima passo verso il riconoscimento dei loro

diritti individuali e collettivi; chiede all'UE di sostenere i paesi partner nell'istituzione e

nella corretta gestione dello Stato civile;

15. deplora il fatto che, in molti paesi interessati dall'accaparramento dei terreni, l'effettivo

accesso alla giustizia e ai mezzi di ricorso da parte dei popoli indigeni e dei gruppi

pastorali sia limitato a causa di una governance debole e del fatto che i loro diritti

fondiari spesso non sono formalmente riconosciuti dai quadri giuridici locali o

nazionali; osserva ad esempio che i diritti di pascolo e i pascoli a uso collettivo

rappresentano diritti di proprietà fondiaria tradizionali, basati sul diritto consuetudinario

e non su diritti di proprietà acquisiti; esorta i paesi partner a riconoscere e tutelare i

diritti consuetudinari dei popoli indigeni e pastorali, in particolare in materia di

proprietà e controllo delle loro terre e delle loro risorse naturali, conformemente

all'UNDRIP e alla Convenzione n. 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro

(OIL), ad esempio consentendo la registrazione collettiva dell'utilizzo dei terreni e

definendo politiche volte a garantire un accesso più equo ai terreni; invita l'UE e i suoi

Stati membri ad assistere attivamente i paesi partner in tal senso, in particolare

nell'applicare il principio del libero, previo e informato consenso alle acquisizioni di

terreni su vasta scala, conformemente alle linee guida volontarie sulla gestione

responsabile della terra, della pesca e delle foreste e al diritto internazionale in materia

di diritti umani; invita inoltre l'Unione a sostenere i paesi partner nel migliorare le loro

legislazioni in materia di proprietà fondiaria, riconoscendo alle donne il diritto

universale di accesso alla terra in quanto proprietari a pieno titolo;

16. sottolinea inoltre la necessità di rispettare e promuovere i diritti ancestrali dei popoli

indigeni, nonché la responsabilità dei paesi partner di tutelare appieno ed efficacemente

tali diritti; si rammarica della mancanza di opportunità per i popoli indigeni di

partecipare ai processi decisionali; evidenzia che occorre riconoscere i diritti politici e

sociali dei popoli indigeni, compreso il diritto di voto e di eleggibilità; invita i paesi

partner ad adoperarsi per porre fine alle discriminazioni che influiscono negativamente

sui popoli indigeni e chiede all'UE di fornire loro un sostegno attivo in tale processo;

17. invita la comunità internazionale a riconoscere e a rafforzare le forme di governance e

di rappresentanza proprie dei popoli indigeni al fine di stabilire un dialogo costruttivo

con le autorità locali, nazionali e regionali e il settore privato;

18. rileva che tra 200 e 500 milioni di persone al mondo praticano la pastorizia e che tale

attività è fondamentale per le strategie di sussistenza nelle zone aride e nelle regioni

montane dell'Africa orientale; sottolinea la necessità di promuovere la pastorizia

sostenibile al fine di raggiungere gli OSS; incoraggia l'UE e gli Stati membri a sostenere

l'architettura della governance africana, in particolare la Corte africana dei diritti

dell'uomo e dei popoli, ai fini dell'attuazione del quadro politico dell'Unione africana

sulla pastorizia in Africa e, più in generale, a riconoscere i diritti dei gruppi pastorali e

dei popoli indigeni relativamente alla proprietà comune delle terre ancestrali, il loro

diritto di disporre liberamente delle risorse naturali e i loro diritti alla cultura e alla

religione;

19. pone in rilievo le molteplici discriminazioni subite dalle donne indigene, le quali sono

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particolarmente colpite dal mancato accesso all'istruzione, all'occupazione nonché ai

servizi medici e sociali e che pertanto sono maggiormente suscettibili di essere vittime

di tratta di esseri umani e di violenza; chiede all'UE e ai paesi partner di favorire

l'emancipazione delle donne indigene, segnatamente rafforzando il loro diritto di

accesso equo alle risorse produttive, incluso il diritto di proprietà, e ai fattori di

produzione agricoli;

20. richiama l'attenzione sul diritto delle donne e dei giovani delle comunità indigene alla

salute sessuale e riproduttiva; invita a fornire sostegno alle organizzazioni della società

civile attive in tali ambiti;

21. nota con preoccupazione che i rischi in materia di diritti umani associati all'attività

mineraria e all'estrazione di petrolio e gas ricadono in misura sproporzionata sui popoli

indigeni; invita i paesi in via di sviluppo a effettuare valutazioni d'impatto obbligatorie

in materia di diritti umani prima dell'avvio di qualsiasi nuova attività in tali settori e a

riferirne i risultati; sottolinea l'esigenza di garantire che la legislazione in materia di

concessioni comprenda disposizioni sul libero, previo e informato consenso;

raccomanda di ampliare le norme dell'iniziativa per la trasparenza delle industrie

estrattive (EITI) al fine di includere la tutela dei diritti umani delle comunità locali e

indigene;

22. chiede ai partner dell'Unione europea dei settori pubblico e privato di fornire

informazioni complete e accessibili sulle violazioni dei diritti umani che sono state

frequentemente associate alle industrie estrattive o a determinati progetti di sviluppo,

nonché documentate in relazione agli stessi (ad esempio aumento dei casi di violenza

sessuale contro le donne e i minori indigeni, ivi compresi quelli con disabilità, uccisioni

extragiudiziali, degrado del territorio e inquinamento delle risorse idriche e delle terre) e

informazioni sui processi di ricollocazione e sulle caratteristiche dei reinsediamenti

alternativi;

23. sottolinea che gli accordi bilaterali in materia di investimenti possono ripercuotersi sui

diritti dei popoli indigeni e limitare la loro partecipazione ai processi decisionali; ricorda

il diritto dei governi di legiferare in difesa dell'interesse pubblico; rammenta altresì che

gli accordi internazionali relativi agli investimenti devono rispettare il diritto

internazionale in materia di diritti umani, ivi comprese le disposizioni concernenti i

popoli indigeni, e chiede maggiore trasparenza al riguardo, in particolare istituendo

procedure e meccanismi di consultazione adeguati in cooperazione con i popoli

indigeni; invita gli istituti per il finanziamento dello sviluppo che finanziano gli

investimenti a rafforzare le loro tutele in materia di diritti umani al fine di garantire che

lo sfruttamento di terre e risorse nei paesi in via di sviluppo non comporti violazioni o

abusi dei diritti umani, in particolare con riguardo ai popoli indigeni;

24. esorta l'UE a garantire che tutti i suoi accordi commerciali e di investimento prevedano

valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post in materia di diritti umani obbligatorie e

indipendenti, requisiti di dovuta diligenza e meccanismi di responsabilità efficaci;

sottolinea la necessità di istituire banche dati al fine di registrare e rendere noti

sistematicamente gli accordi fondiari in paesi terzi in cui sono coinvolti attori dell'UE

con l'obiettivo di garantire maggiore trasparenza e, in ultima analisi, maggiore

responsabilità;

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25. invita la Commissione a fare in modo che le linee guida volontarie sulla gestione

responsabile della terra, della pesca e delle foreste siano vincolanti per il piano per gli

investimenti esterni; insiste affinché diventino vincolanti per l'intera azione esterna

dell'UE finanziata dall'APS;

26. rammenta che la Convenzione europea dei diritti dell'uomo definisce sia gli obblighi

nazionali che extraterritoriali per gli Stati relativamente al loro compito di fornire

accesso ai mezzi di ricorso per le vittime di violazioni dei diritti umani; invita l'UE ad

adoperarsi affinché le imprese e le entità finanziarie europee siano chiamate a

rispondere delle violazioni dei diritti umani in paesi terzi, nonché a prevedere efficaci

meccanismi di ricorso, denuncia e sanzione, anche in caso di un loro coinvolgimento

nell'accaparramento dei terreni;

27. si rammarica delle gravi lacune del quadro "Protect, Respect, Remedy" e dei principi

guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite per quanto concerne i diritti e i

diritti fondiari dei popoli indigeni; invita l'UE a partecipare in modo costruttivo ai lavori

del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite su uno strumento internazionale

giuridicamente vincolante volto a disciplinare, nell'ambito del diritto internazionale in

materia di diritti umani, le attività delle società transnazionali e delle altre imprese;

incoraggia le multinazionali, mentre tale processo è in corso, a riconoscere le linee

guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, della pesca e delle foreste

mediante codici di condotta aziendale e altri meccanismi volontari; invita inoltre la

Commissione, i cui piani sono stati accolti con favore dal Consiglio nelle sue

conclusioni del giugno 2016, ad avviare come primo passo il piano d'azione dell'UE

sulla condotta aziendale responsabile;

28. si compiace particolarmente del lavoro avviato in vista della definizione di un trattato

vincolante delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani, che si ritiene migliorerà la

responsabilità sociale delle imprese e contrasterà l'impunità; deplora qualsiasi

comportamento ostruzionistico in relazione a tale processo e chiede all'UE e agli Stati

membri di partecipare a tali negoziati in maniera costruttiva;

29. evidenzia che i modelli di consumo dell'UE si ripercuotono sui popoli indigeni, ad

esempio mediante lo sfruttamento delle risorse naturali; ribadisce che l'Unione europea

deve garantire la coerenza di tutte le sue politiche nonché agire in maniera responsabile

nei paesi in via di sviluppo; invita inoltre l'UE a valutare in modo sistemico l'impatto

delle sue politiche in materia di sviluppo, agricoltura, commercio ed energia sui mezzi

di sussistenza delle persone più vulnerabili;

30. sottolinea il legame tra il diritto al cibo e i diritti fondiari per i popoli indigeni; evidenzia

che, in base alla relazione delle Nazioni Unite sullo stato dei popoli indigeni nel mondo,

la promozione di nuove tecnologie, quali sementi migliorate, fertilizzanti e pesticidi

chimici, l'introduzione di colture da reddito e i sistemi di grandi piantagioni si sono

tradotti in degrado ambientale e nella distruzione di ecosistemi, colpendo molte

comunità indigene al punto da costringerle a trasferirsi altrove; deplora il fatto che le

importazioni non sostenibili da paesi terzi, ad esempio la soia e l'olio di palma, di norma

ottenuti da monocolture, conducano spesso alla deforestazione e quindi alla distruzione

degli spazi vitali e allo sfollamento forzato dei popoli indigeni che vi vivono; chiede a

tale proposito l'introduzione di criteri di sostenibilità per l'importazione di proteine

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vegetali;

31. ricorda che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2019 "Anno

internazionale delle lingue indigene"; sottolinea che la cultura è un vettore di sviluppo;

32. ricorda che la diaspora svolge un ruolo di interfaccia e di trasferimento delle conoscenze

per le popolazioni indigene;

33. osserva che i cittadini dell'UE hanno ancora molto da imparare in materia di uso

sostenibile (ad esempio per quanto riguarda le foreste) dai popoli indigeni, i quali con il

loro stile di vita contribuiscono in minima parte ai cambiamenti climatici, ma ne

subiscono in maniera particolare le conseguenze, ad esempio a causa della carenza di

risorse idriche o alla desertificazione, effetti che colpiscono soprattutto le donne;

34. sottolinea che l'UE e gli Stati membri devono assumere impegni seri per integrare i

bambini indigeni con disabilità in tutti i programmi, le politiche e le azioni in materia di

cooperazione internazionale e relazioni esterne;

35. esorta l'Unione europea a garantire che il principio del libero, previo e informato

consenso delle persone con disabilità appartenenti a comunità indigene sia tenuto in

considerazione in qualsiasi progetto di sviluppo dell'UE concernente i popoli indigeni,

assicurando che le informazioni e la documentazione in merito a eventuali progetti

sponsorizzati o finanziati dall'Unione sui territori indigeni siano accessibili alle persone

indigene con disabilità.

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INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione 24.4.2018

Esito della votazione finale +:

–:

0:

14

0

8

Membri titolari presenti al momento

della votazione finale

Ignazio Corrao, Mireille D'Ornano, Nirj Deva, Doru-Claudian

Frunzulică, Enrique Guerrero Salom, Maria Heubuch, Teresa Jiménez-

Becerril Barrio, Arne Lietz, Linda McAvan, Norbert Neuser, Vincent

Peillon, Cristian Dan Preda, Lola Sánchez Caldentey, Elly Schlein,

Eleni Theocharous, Paavo Väyrynen, Bogdan Brunon Wenta, Anna

Záborská, Joachim Zeller, Željana Zovko

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al

momento della votazione finale

Pál Csáky, Monika Vana

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VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

14 +

ALDE Paavo Väyrynen

ECR Eleni Theocharous

EFDD Ignazio Corrao, Mireille D'Ornano

GUE/NGL Lola Sánchez Caldentey

S&D Doru-Claudian Frunzulică, Enrique Guerrero Salom, Arne Lietz, Linda McAvan,

Norbert Neuser, Vincent Peillon, Elly Schlein

VERTS/ALE Maria Heubuch, Monika Vana

0 -

8 0

ECR Nirj Deva

PPE Pál Csáky, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Cristian Dan Preda, Bogdan Brunon Wenta,

Anna Záborská, Joachim Zeller, Željana Zovko

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

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16.4.2018

PARERE DELLA COMMISSIONE PER I DIRITTI DELLA DONNA E L'UGUAGLIANZA DI GENERE

destinato alla commissione per gli affari esteri

sulla violazione dei diritti dei popoli indigeni nel mondo, compreso l'accaparramento dei

terreni

(2017/2206(INI))

Relatore per parere: Florent Marcellesi

SUGGERIMENTI

La commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere invita la commissione per

gli affari esteri, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che

approverà i seguenti suggerimenti:

A. considerando che le donne indigene sono vittime di un sistema complesso di violazioni

dei diritti umani che si rafforzano reciprocamente e che derivano da forme

interdipendenti di vulnerabilità come la discriminazione basata sul genere, sulla classe

sociale e sulle origini etniche nonché le violazioni del loro diritto all'autodeterminazione

e al controllo delle risorse;

B. considerando che l'accaparramento dei terreni è un problema complesso che richiede

una soluzione internazionale globale; che la tutela delle donne e delle ragazze indigene

dovrebbe essere messa particolarmente in rilievo;

C. considerando che si stima che una donna indigena su tre sia vittima di stupro nel corso

della sua vita; che le donne indigene hanno maggiori probabilità di subire diverse forme

di violenza sessuale e sono anche vittime di molestie, estorsioni e stupri per mano dei

funzionari pubblici e nel quadro delle attività d'impresa, segnatamente nel settore delle

industrie estrattive, svolte sui terreni indigeni; che il tasso di denuncia di tali reati è

estremamente basso;

D. considerando che l'accaparramento dei terreni non è necessariamente il risultato degli

investimenti esteri e può essere realizzato anche dai governi e dalle comunità locali;

E. considerando che le donne indigene si trovano ad affrontare una serie di ostacoli che

impediscono loro di accedere alla salute sessuale e riproduttiva e di beneficiare dei

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relativi diritti e che includono la mancanza di servizi di consulenza per la salute sessuale

e riproduttiva, il mancato accesso alle strutture e alle forniture e la legislazione che vieta

l'aborto anche in caso di stupro, e che tali ostacoli si traducono in livelli elevati di

mortalità materna, gravidanze in età adolescenziale e malattie sessualmente

trasmissibili;

F. considerando che le donne indigene sono vittime di una diffusa impunità per le

violazioni dei loro diritti, soprattutto perché viene negato loro il diritto di ricorso e

perché mancano meccanismi di monitoraggio e dati disaggregati in base al genere;

G. considerando che i terreni e i territori dei popoli indigeni tendono ad essere anche zone

ad elevata diversità biologica e dovrebbero quindi essere oggetto di una protezione

speciale;

H. considerando che la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni

stabilisce che i popoli indigeni devono essere consultati e che è necessario ottenere il

loro consenso libero, informato e preventivo per qualunque misura che incida sui loro

terreni e territori; che l'applicazione di tale principio richiede la piena partecipazione

delle donne indigene a questi processi;

I. considerando che la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali senza il consenso

libero, informato e preventivo dei popoli indigeni ha portato a violazioni sistematiche

dei diritti fondiari dei popoli indigeni e del diritto all'autodeterminazione, violazioni che

hanno avuto un effetto sproporzionato sulle donne indigene;

J. considerando che, anche se le donne indigene impegnate nella difesa dei diritti umani

svolgono un ruolo essenziale per la tutela delle donne nelle comunità indigene, le loro

attività sono state criminalizzate e esse stesse sono state soggette a varie forme di

violenza come molestie, stupri e omicidi;

K. considerando che vi è stato un incremento delle forme di risarcimento private attraverso

le quali le aziende private offrono alle donne vittime di violenza un risarcimento

economico in cambio della firma di un accordo con il quale si impegnano a non

intentare un'azione legale nei confronti dell'azienda; che gli Stati hanno la responsabilità

primaria di onorare gli impegni assunti in sede internazionale relativi al rispetto dei

diritti dei popoli indigeni e che, pertanto, ricade su di essi anche la responsabilità

primaria di evitare le violazioni e di promuovere la verità, la giustizia e il risarcimento

per le vittime;

L. considerando che le violazioni del diritto all'autodeterminazione perpetrate dalle

strutture di potere neocoloniali e le pratiche statali hanno un impatto negativo sui popoli

indigeni, specialmente su donne e ragazze;

M. considerando che esiste un legame diretto tra i diritti collettivi e i diritti individuali delle

donne indigene, dal momento che le violazioni dei diritti umani a livello individuale

hanno un impatto negativo sugli sforzi collettivi tesi a rivendicare i diritti dei popoli

indigeni come gruppo;

N. considerando che l'insufficiente protezione della terra e dei diritti di proprietà sulla

stessa dei popoli indigeni espone le donne indigene allo spostamento forzato, allo

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sfruttamento e alla tratta di esseri umani, il che fa sì che i governi possano imporre

progetti distruttivi sui loro territori senza ottenere un consenso previo a seguito di un

reale processo di consultazione dei popoli indigeni;

O. considerando che l'accaparramento dei terreni da parte di aziende private è

generalmente accompagnato dalla presenza di truppe militari e/o sicurezza privata, e che

una delle conseguenze di ciò è l'aggravarsi della violenza diretta e indiretta nei territori

dei popoli indigeni, che colpisce direttamente le comunità e soprattutto i leader sociali e

le donne;

P. considerando che vi sono state storiche violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi delle

donne indigene, che hanno incluso la sterilizzazione forzata e i matrimoni forzati nel

quadro delle politiche di assimilazione culturale;

Q. considerando che la liberalizzazione e la deregolamentazione crescenti del mercato

hanno propiziato l'arrivo di investimenti esteri diretti sui territori dei popoli indigeni

senza il loro previo consenso o senza un reale processo di consultazione, con

conseguenti violazioni dei diritti umani delle donne indigene; che lo sviluppo non può

misurarsi sulla base di indicatori della crescita ma che è necessario tenere in

considerazione, in via prioritaria, la riduzione della povertà e delle disuguaglianze;

1. invita tutti gli Stati membri a riconoscere i diritti dei popoli indigeni ai loro territori

ancestrali; sottolinea lo speciale legame tra le donne indigene e i loro territori ancestrali,

specialmente in relazione alle pratiche tradizionali per la gestione sostenibile delle

risorse naturali, al modello di sostegno della comunità e alla resilienza, con

insegnamenti per le altre comunità che non possono andare perduti; esprime

preoccupazione per le conseguenze dell'accaparramento dei terreni e dell'estrazione

delle risorse sulle comunità indigene, in particolare sulle donne indigene, che generano

povertà, esclusione e violazioni dei diritti umani come la violenza di genere, gli abusi e

lo sfruttamento;

2. esorta l'Unione europea a partecipare in modo costruttivo ai negoziati relativi a un

trattato delle Nazioni Unite sulle imprese multinazionali che garantisca il rispetto dei

diritti umani dei popoli indigeni, in particolare delle loro donne e ragazze;

3. sottolinea l'impatto diretto che i cambiamenti climatici hanno sulle donne indigene,

obbligandole ad abbandonare le loro pratiche tradizionali o ad essere sfollate, con un

conseguente rischio di violenza, abuso e sfruttamento; invita tutti gli Stati, compresi

l'Unione europea e i suoi Stati membri, a includere i popoli indigeni, e in particolare le

donne indigene e le comunità rurali, nelle loro strategie di lotta ai cambiamenti climatici

e nella progettazione di strategie climatiche efficaci in materia di adattamento al clima e

di mitigazione dei suoi effetti, tenendo conto delle specificità di genere; chiede che la

questione dello sfollamento indotto dal clima sia presa seriamente; è aperto a una

discussione sull'adozione di una disposizione sulla "migrazione climatica"; chiede di

istituire un gruppo di esperti per valutare tale questione su scala internazionale e chiede

che la tematica della migrazione climatica sia inserita nell'agenda internazionale; chiede

una cooperazione internazionale rafforzata al fine di garantire la resilienza climatica;

4. prende atto dei risultati allarmanti dello studio pubblicato dalle Nazioni Unite nel 2010,

da cui emerge che le donne delle popolazioni indigene sono più frequentemente vittime

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di violenze e stupri rispetto alla popolazione femminile globale; invita pertanto gli Stati

membri e l'Unione europea a condannare fermamente il ricorso alla violenza, inclusa la

violenza sessuale, perpetrata contro le donne indigene; è del parere che sia opportuno

dedicare particolare attenzione alle donne e alle ragazze vittime di violenza,

provvedendo affinché abbiano accessi a servizi di assistenza sanitaria e psicologica

d'urgenza;

5. invita pertanto la Commissione, nel quadro della sua politica estera, a collaborare con le

organizzazioni della società civile e di difesa dei diritti umani per garantire il rispetto

dei diritti umani dei popoli indigeni nei centri d'accoglienza, soprattutto nei confronti di

donne e ragazze vulnerabili;

6. invita tutti gli Stati a impegnarsi affinché i popoli indigeni, in particolare le ragazze e le

donne, possano realmente avere accesso all'istruzione, a promuovere politiche pubbliche

interculturali e a sviluppare iniziative volte a sensibilizzare la società civile in merito ai

diritti dei popoli indigeni, al fine di lottare contro gli stereotipi; invita tutti gli Stati a

garantire la tutela della diversità culturale dei popoli indigeni sviluppando, in

collaborazione con i popoli indigeni e specialmente le donne, materiali didattici e

programmi di rafforzamento delle capacità per migliorare la conoscenza della cultura,

delle tradizioni, delle lingue e dei diritti dei popoli indigeni; invita tutti gli Stati a

includere tali materiali e programmi di rafforzamento delle capacità nella formazione

dei funzionari pubblici, compreso il personale di polizia, del sistema giudiziario e del

sistema sanitario;

7. invita tutti gli Stati ad assicurarsi di ottenere il consenso libero, informato e preventivo

dei popoli indigeni a tutti i progetti che possano interessarli e a garantire che i diritti dei

popoli indigeni, compresi i diritti fondiari, siano rispettati e tutelati nel corso dell'intero

processo; invita tutti gli Stati ad assicurare che tale consenso sia imposto a tutti gli

interlocutori, comprese le imprese che svolgono attività in paesi terzi;

8. chiede il ritiro delle forze militari e di sicurezza privata dispiegate nei territori dei popoli

indigeni in violazione dei loro diritti;

9. invita tutti gli Stati a garantire che i popoli indigeni, in particolare le donne, abbiano

accesso a meccanismi giudiziari nei casi di violazione dei loro diritti da parte delle

imprese, e che le forme di ricorso private che non assicurano un accesso effettivo alla

giustizia non siano legittimate; invita tutti gli Stati ad assumere un maggior numero di

donne nei rispettivi sistemi giudiziari, così da porre fine al sistema patriarcale

generalmente presente in tali strutture; sottolinea la necessità di introdurre meccanismi

volti a garantire che le donne indigene non siano trattate in modo discriminatorio, per

esempio un servizio di interpretazione adeguato e l'assistenza legale;

10. invita tutti gli Stati a prevedere una normativa adeguata che imponga ai leader delle

comunità di dare conto delle loro decisioni e azioni nel settore della gestione terriera che

coinvolgono terreni pubblici, statali e comunitari, nonché a promuovere modifiche delle

pratiche giuridiche e consuetudinarie che discriminano le donne per quanto riguarda la

proprietà e l'eredità di terreni;

11. invita tutti gli Stati a garantire che le donne e le ragazze indigene beneficino di tutte le

tutele e le garanzie contro ogni forma di violenza, compresa la violenza sessuale e di

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genere, contro gli omicidi motivati dal genere, i matrimoni precoci e forzati, la

mutilazione genitale femminile e altre pratiche dannose;

12. chiede l'adozione di una normativa UE che introduca obblighi di diligenza sulla base dei

principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e degli orientamenti

dell'OCSE sul dovere di diligenza, per garantire il rispetto dei diritti umani, compresi i

diritti delle donne indigene, e norme sociali e ambientali adeguate; raccomanda che la

politica estera dell'Unione europea dedichi maggiore importanza alla questione,

soprattutto nei suoi dialoghi con i paesi terzi sui diritti umani, nei suoi documenti

strategici e negli accordi commerciali, di cooperazione e di sviluppo negoziati o

conclusi con paesi terzi; chiede pertanto l'introduzione di disposizioni vincolanti e

applicabili sui diritti umani, del lavoro e ambientali negli accordi commerciali

dell'Unione con particolare riferimento ai diritti dei popoli indigeni, specialmente le

donne;

13. invita tutti gli Stati a garantire l'accesso a servizi e diritti sanitari di qualità elevata,

soprattutto a servizi e diritti relativi alla salute sessuale e riproduttiva, per le donne e le

ragazze indigene; invita la Commissione e il SEAE a promuovere il loro accesso ai

servizi per la salute sessuale e riproduttiva nei programmi di cooperazione allo sviluppo

dell'UE;

14. invita tutti gli Stati ad adottare le misure necessarie per garantire che le autorità

pubbliche si astengano da dichiarazioni pubbliche che stigmatizzano e minano il ruolo

legittimo svolto dalle donne indigene nella tutela del loro territorio nel contesto

dell'accaparramento dei terreni e dell'estrazione delle risorse, e incoraggia il

riconoscimento pubblico dell'importante ruolo che queste donne svolgono nelle società

democratiche;

15. invita tutti gli Stati, compresa l'UE con i suoi Stati membri, a raccogliere dati

disaggregati in base al genere sulla situazione delle donne indigene, anche per quanto

riguarda il riconoscimento dei diritti fondiari e l'accesso agli stessi, la violenza contro le

donne e la sicurezza alimentare;

16. condanna la criminalizzazione e l'azione penale nei confronti delle donne indigene

impegnate nella difesa dei diritti umani; invita la Commissione e il SEAE a impegnare

fondi specifici dell'UE a favore della salvaguardia dei territori delle comunità e a

garantire l'assegnazione di finanziamenti adeguati per il sostegno dei difensori dei diritti

umani dei popoli indigeni, in particolare le donne, segnatamente nell'ambito dell'EIDHR

e del meccanismo ProtectDefenders; esorta le delegazioni dell'UE nei paesi interessati a

monitorare attentamente la situazione delle donne indigene impegnate nella difesa dei

diritti umani e a fornire tutto il sostegno adeguato.

17. invita la Commissione a migliorare la segnalazione e il monitoraggio delle acquisizioni

fondiarie su larga scala che coinvolgono gli investitori europei, così da valutare

tempestivamente i rischi per i popoli indigeni e in particolare per le donne;

18. invita la Commissione e il SEAE a progettare e attuare programmi che riguardino i

diritti specifici e collettivi dei popoli indigeni, inclusi il loro diritto alla non

discriminazione e i diritti fondiari;

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19. invita l'Unione europea a potenziare i suoi orientamenti in materia di politica fondiaria,

a rafforzare la protezione dei diritti umani negli accordi e nei trattati internazionali e a

promuovere i suoi valori in relazione alla protezione di donne e ragazze, soprattutto

delle donne e delle ragazze nelle zone rurali che sono generalmente più vulnerabili ai

cambiamenti di destinazione dei suoli e tendono ad avere meno accesso alla terra e

meno diritti fondiari;

20. invita l'Unione europea a sostenere i paesi in via di sviluppo nel loro processo

decisionale riguardante il quadro per gli investimenti, promuovendo al contempo

l'inclusione di tutte le parti interessate in questo processo, soprattutto le donne e in

particolare le donne indigene;

21. invita tutti gli Stati e l'UE a promuovere e raccomandare una migliore raccolta di dati

relativi ai popoli indigeni disaggregati in base al genere, tenendo presente la

vulnerabilità e la posizione di donne e ragazze;

22. invita tutti gli Stati a investire nella ricerca per colmare il divario nelle conoscenze

relative all'impatto dell'accaparramento dei terreni sulle donne, nonché ad realizzare

analisi più approfondite delle implicazioni del fenomeno dal punto di vista di genere,

che potrebbero tradursi in orientamenti applicabili per la regolamentazione delle

transazioni fondiarie;

23. sottolinea che gli investimenti realizzati dalle imprese possono portare progresso

economico e tecnologico, creare occupazione e sviluppo infrastrutturale e dare alle

donne la possibilità di diventare autosufficienti promuovendo l'occupazione; sottolinea

che l'incremento dell'attività d'investimento nei paesi in via di sviluppo costituisce un

importante passo avanti per promuovere le economie nazionali e regionali.

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INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

Approvazione 12.4.2018

Esito della votazione finale +:

–:

0:

13

4

6

Membri titolari presenti al momento

della votazione finale

Daniela Aiuto, Beatriz Becerra Basterrechea, Vilija Blinkevičiūtė, Anna

Maria Corazza Bildt, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Teresa Jiménez-

Becerril Barrio, Florent Marcellesi, Angelika Mlinar, Marijana Petir,

João Pimenta Lopes, Ángela Vallina, Elissavet Vozemberg-Vrionidi,

Jadwiga Wiśniewska

Supplenti presenti al momento della

votazione finale

Lívia Járóka, Urszula Krupa, Kostadinka Kuneva, Nosheena Mobarik,

Jordi Solé, Marc Tarabella, Mylène Troszczynski, Julie Ward

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al

momento della votazione finale

Margrete Auken

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VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE

13 +

ECR Nosheena Mobarik

EFDD Daniela Aiuto

GUE/NGL Kostadinka Kuneva, João Pimenta Lopes, Ángela Vallina

S&D Vilija Blinkevičiūtė, Iratxe García Pérez, Anna Hedh, Marc Tarabella, Julie Ward

VERTS/ALE Margrete Auken, Florent Marcellesi, Jordi Solé

4 -

ECR Urszula Krupa, Jadwiga Wiśniewska

ENF Mylène Troszczynski

PPE Marijana Petir

6 0

ALDE Beatriz Becerra Basterrechea, Angelika Mlinar

PPE Anna Maria Corazza Bildt, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Lívia Járóka, Elissavet

Vozemberg-Vrionidi

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti

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INFORMAZIONI SULL'APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

Approvazione 16.5.2018

Esito della votazione finale +:

–:

0:

41

2

3

Membri titolari presenti al momento

della votazione finale

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Francisco Assis, Petras

Auštrevičius, Goffredo Maria Bettini, Elmar Brok, Klaus Buchner,

Fabio Massimo Castaldo, Aymeric Chauprade, Javier Couso Permuy,

Arnaud Danjean, Eugen Freund, Sandra Kalniete, Tunne Kelam, Wajid

Khan, Eduard Kukan, Arne Lietz, Barbara Lochbihler, Sabine Lösing,

Tamás Meszerics, Francisco José Millán Mon, Clare Moody, Javier

Nart, Pier Antonio Panzeri, Ioan Mircea Paşcu, Julia Pitera, Cristian

Dan Preda, Jozo Radoš, Michel Reimon, Sofia Sakorafa, Alyn Smith,

Dobromir Sośnierz, Dubravka Šuica, Charles Tannock, László Tőkés,

Ivo Vajgl

Supplenti presenti al momento della

votazione finale

Marek Jurek, Norica Nicolai, Soraya Post, Marie-Christine Vergiat,

Željana Zovko

Supplenti (art. 200, par. 2) presenti al

momento della votazione finale

Heidi Hautala, Renate Weber, Francis Zammit Dimech, Joachim Zeller,

Jaromír Štětina

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IT

VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO

41 +

ALDE Petras Auštrevičius, Javier Nart, Norica Nicolai, Jozo Radoš, Ivo Vajgl, Renate Weber

EFDD Fabio Massimo Castaldo, Aymeric Chauprade

GUE/NGL Javier Couso Permuy, Sabine Lösing, Sofia Sakorafa, Marie-Christine Vergiat

PPE

Lars Adaktusson, Michèle Alliot-Marie, Elmar Brok, Arnaud Danjean, Sandra Kalniete,

Eduard Kukan, Francisco José Millán Mon, Julia Pitera, László Tőkés, Francis Zammit

Dimech, Joachim Zeller, Željana Zovko, Jaromír Štětina, Dubravka Šuica

S&D Francisco Assis, Goffredo Maria Bettini, Eugen Freund, Wajid Khan, Arne Lietz, Clare

Moody, Pier Antonio Panzeri, Ioan Mircea Paşcu, Soraya Post

VERTS/ALE Klaus Buchner, Heidi Hautala, Barbara Lochbihler, Tamás Meszerics, Michel Reimon,

Alyn Smith

2 –

ECR Marek Jurek

NI Dobromir Sośnierz

3 0

ECR Charles Tannock

PPE Tunne Kelam, Cristian Dan Preda

Significato dei simboli utilizzati:

+ : favorevoli

- : contrari

0 : astenuti


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