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222educazione della prima infanzia in Cina.doc) · Si insegna il verso in cui si disegna un tratto...

Date post: 15-Feb-2019
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Edizioni Junior srl. - via Campagnola, 40 24126 Bergamo - P.iva 02578750347 www.edizionijunior.com [email protected] Alcune osservazioni sull’educazione della prima infanzia in Cina Maria G. Bartolini Bussi - Facoltà di Scienze della Formazione - Università di Modena e Reggio Emilia. L’insegnamento del Cinese La lingua Cinese è una delle lingue più antiche parlate attualmente. La lingua scritta è sostanzialmente la stessa in tutto il paese (anche se a Hong Kong, Macao e Taiwan sono in uso i caratteri tradizionali, più complessi dei caratteri semplificati adottati per favorire l’alfabetizzazione alla metà del XX secolo). Nelle diverse zone si parlano invece dialetti diversi. Questa è la ragione per cui le trasmissioni televisive cinesi sono sempre sottotitolate. Mentre la lingua orale è appresa dal bambino nell’interazione con la famiglia fino dai primi giorni di vita, la lingua scritta è oggetto dell’insegnamento nella scuola. Dehaene 1 afferma “E’ più difficile imparare a leggere il cinese che decifrare l’italiano. Occorre apprendere migliaia di segni nel primo caso, mentre è sufficiente acquisire qualche decina di corrispondenze lettere-suoni nel secondo. L’italiano e il cinese occupano così gli estremi di una scala di “trasparenza ortografica” in cui il francese e l’inglese si situano in una posizione intermedia (p. 43). Jullien, autore di numerosi saggi sulla cultura cinese, sottolinea nelle sue interviste che “Nel caso della Cina, l’apprendimento a memoria dei testi è indissociabile dall’acquisizione stessa della lingua scritta. Il cinese, per sua propria natura, è quasi senza grammatica e la principale formazione del bambino consiste nell’apprendere regolarmente ogni giorno un certo numero di caratteri per servirsene nello stesso tempo come quadro ideologico e mentale e come strumento di espressione. Molti caratteri cinesi sono combinazioni di pittogrammi da cui traggono il significato. Così, ad esempio, il classico saluto (nĭ hăo) nasce dall’unione di 4 pittogrammi, combinati a due a due (Nĭ, che significa tu; hăo, che significa bene). Gli ultimi due (hăo) rappresentano una donna e un bambino, che rappresentava il bene supremo (la famiglia) nell’antica tradizione confuciana cinese. Data questa grande complessità, non c’è da stupirsi che l’insegnamento sistematico della lingua scritta sia avviato fino dalla scuola dell’infanzia. Ho acquistato in un recente viaggio in Cina una serie di libretti (sono in realtà libri-quaderni, con spazi dove il bambino può esercitarsi) per la scuola dell’infanzia. L’obiettivo è l’apprendimento di una sessantina di caratteri. Il percorso è graduale: I singoli tratti che compongono un carattere sono presentati separatamente per essere copiati ; si inizia dai caratteri più semplici composti di uno o due tratti. Le consegne sono sempre le stesse: 1 Dehaene S. (2010), I neuroni della lettura, Raffaello Cortina
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Page 1: 222educazione della prima infanzia in Cina.doc) · Si insegna il verso in cui si disegna un tratto e l’ordine dei tratti che compongono un carattere. I bambini Cinesi imparano,

Edizioni Junior srl. - via Campagnola, 40 24126 Bergamo - P.iva 02578750347 www.edizionijunior.com – [email protected]

Alcune osservazioni sull’educazione della prima infanzia in Cina

Maria G. Bartolini Bussi - Facoltà di Scienze della Formazione - Università di Modena e Reggio Emilia.

L’insegnamento del Cinese

La lingua Cinese è una delle lingue più antiche parlate attualmente. La lingua scritta è

sostanzialmente la stessa in tutto il paese (anche se a Hong Kong, Macao e Taiwan sono in uso i

caratteri tradizionali, più complessi dei caratteri semplificati adottati per favorire l’alfabetizzazione

alla metà del XX secolo). Nelle diverse zone si parlano invece dialetti diversi. Questa è la ragione

per cui le trasmissioni televisive cinesi sono sempre sottotitolate.

Mentre la lingua orale è appresa dal bambino nell’interazione con la famiglia fino dai primi giorni

di vita, la lingua scritta è oggetto dell’insegnamento nella scuola. Dehaene1 afferma “E’ più difficile

imparare a leggere il cinese che decifrare l’italiano. Occorre apprendere migliaia di segni nel primo

caso, mentre è sufficiente acquisire qualche decina di corrispondenze lettere-suoni nel secondo.

L’italiano e il cinese occupano così gli estremi di una scala di “trasparenza ortografica” in cui il

francese e l’inglese si situano in una posizione intermedia (p. 43). Jullien, autore di numerosi saggi

sulla cultura cinese, sottolinea nelle sue interviste che “Nel caso della Cina, l’apprendimento a

memoria dei testi è indissociabile dall’acquisizione stessa della lingua scritta. Il cinese, per sua

propria natura, è quasi senza grammatica e la principale formazione del bambino consiste

nell’apprendere regolarmente ogni giorno un certo numero di caratteri per servirsene nello stesso

tempo come quadro ideologico e mentale e come strumento di espressione.

Molti caratteri cinesi sono combinazioni di pittogrammi da cui traggono il significato. Così, ad

esempio, il classico saluto (nĭ hăo) nasce dall’unione di 4 pittogrammi, combinati a due a due (Nĭ,

che significa tu; hăo, che significa bene). Gli ultimi due (hăo) rappresentano una donna e un

bambino, che rappresentava il bene supremo (la famiglia) nell’antica tradizione confuciana cinese.

Data questa grande complessità, non c’è da stupirsi che l’insegnamento sistematico della lingua

scritta sia avviato fino dalla scuola dell’infanzia. Ho acquistato in un recente viaggio in Cina una

serie di libretti (sono in realtà libri-quaderni, con spazi dove il bambino può esercitarsi) per la

scuola dell’infanzia. L’obiettivo è l’apprendimento di una sessantina di caratteri. Il percorso è

graduale: I singoli tratti che compongono un carattere sono presentati separatamente per essere

copiati ; si inizia dai caratteri più semplici composti di uno o due tratti. Le consegne sono sempre le

stesse:

1 Dehaene S. (2010), I neuroni della lettura, Raffaello Cortina

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riconosci, leggi, distingui, scrivi, copia

I caratteri sono inseriti in un quadrato su cui sono indicati almeno due (a volta quattro) assi di

simmetria, in modo che questo sistema di riferimento aiuti a mantenere la giusta inclinazione dei

tratti. C’è un motivo funzionale (cambiare l’inclinazione di un tratto può modificare il significato)

ed estetico (i caratteri devono rispondere a criteri di armonia ed equilibrio).

Caratteri simili (che potrebbero essere confusi) sono presentati insieme, proprio per sottolinearne

le differenze.

E’ data importanza alla postura e al modo di impugnare la penna.

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Si insegna il verso in cui si disegna un tratto e l’ordine dei tratti che compongono un carattere.

I bambini Cinesi imparano, per imitazione (copia) a disegnare i tratti che compongono un carattere

prima del carattere stesso2. Chiunque abbia iniziato a studiare il Cinese da adulto, conosce bene

queste difficoltà della lingua scritta, che si superano solo con una intensa applicazione e

memorizzazione che deve portare ad automatismi. La diligenza, l’impegno, l’operosità a cui è

chiamato il bambino Cinese sono in parte derivate dalla tradizione culturale e in parte determinate

dalle caratteristiche della lingua scritta: senza questo tipo di impegno quotidiano, continuo, non si

può imparare a leggere e scrivere. La lettura di un quotidiano o di un libro richiede circa 3000

caratteri. Uno studente cinese diligente, se non perde colpi, può, al ritmo di circa 300 nuovi

caratteri all’anno, costruire questa competenza nei 9 anni della scuola obbligatoria. Dalle immagini

si nota anche che i caratteri cinesi sono accompagnati da una traslitterazione in caratteri

occidentali (il cosiddetto pinyin) che contiene le informazioni sulla pronuncia del carattere. Il

bambino Cinese, a scuola, impara anche il nostro alfabeto per questo scopo. E’ raro, però, che gli

adulti non acculturati sappiano leggere il nostro alfabeto. Si dimentica facilmente la

traslitterazione in pinyin utilizzata nei primissimi anni di scuola e non più praticata. E’ ben noto ai

turisti che, per comunicare con i taxisti di Pechino, è necessario dotarsi di carte topografiche con le

indicazioni in cinese.

2 Il metodo ricorda quello antico (aste e puntini) in uso anche nelle nostre scuole alcuni decenni fa. Vale la

pena di osservare che l’abbandono totale della cura calligrafica giudicata un ostacolo per lo sviluppo del

pensiero creativo ha portato varie generazioni di allievi italiani a forme di scrittura molto “personali”, ma di

fatto illeggibili, a volte perfino per l’autore.

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L’insegnamento della Matematica

L’insegnamento della matematica (numeri e forme) inizia ben prima dei 3 anni.

Questi libretti per bambini da 1 a 3 anni sono in vendita nella libreria dell’Università Normale di

Pechino, dove si formano i futuri insegnanti della scuola pre-elementare ed elementare. I libretti

sono venduti con il materiale concreto raffigurato in copertina. In quello sui numeri si nota anche

un piccolo pallottoliere. Nelle pagine interne sono proposte varie attività, sulle regolarità dei

numeri, di conteggio ed anche un percorso in cui i numeri rappresentati sul pallottoliere sono

scritti nella notazione indo-arabica.

ISBN 978-7-5493-0069-3 ISBN 978-7-5493-0069-3

ISBN 978-7-5493-0069-3

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Dai 3 ai 5 anni l’insegnamento è più sistematico.

Si insegnano i numeri fino a 100 in notazione indo-arabica e si insegna ad eseguire addizioni e

sottrazioni entro il 100.

Si insegnano i numerali orali e i caratteri cinesi da uno a dieci, sufficienti per rappresentare in

realtà anche numeri molto più grandi, data la perfetta traparenza della lingua cinese per la

notazione posizionale in base dieci. L’immagine che segue è ripresa da un testo all’inizio della

scuola elementare.

ISBN 7-107-14632-7

Il bambino mostra tre diverse rappresentazioni di alcuni numeri:

Il numero 11 (un fascetto di dieci cannucce e una slegata) scritto in notazione indo-arabica e in

notazione cinese (shí yī, che significa dieci uno)

Il numero 15 (un fascetto da dieci cannucce e cinque slegate, shí wŭ, che significa dieci cinque)

Il numero 20 (due fascetti da dieci cannucce, èr shí, che significa due dieci).

Costruzioni: tutti i bambini usano gli stessi oggetti (gioco guidato)

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Attività motoria e danza (in gruppo): l’abitudine a muoversi in sincronia ci spiega come il regista

Zhang Yimou sia riuscito a coordinare 24.000 danzatori nella cerimonia inaugurale dei giochi

Olimpici del 2008. Si può vedere anche lo spettacolo delle 20 danzatrici sordomute che hanno

messo in scena la Danza del Bodhisattva dalle mille mani:

http://www.youtube.com/watch?v=9iQmQt4ZI2I

Disegnare

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Dipingere: un panda secondo un modello ispirato alla pittura Cinese

Calcolare con l’abaco a 5 anni (suánpàn)

La vita quotidiana

Preparare i ravioli per il Capodanno

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Contare i ravioli per il capodanno

Costruire le lanterne per il Capodanno


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