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25 aprile 1942. Una comitiva di amici da Settimo 2 0 0 9static.soraimar.it/13081/9480.pdf · pi di...

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Il presente Calendario è stato realizzato dall’Archivio della Memoria Cintese, dall’Associazione Fotografica Gruppo Prisma e dalla Biblioteca Comunale di Cinto Caomaggiore. Il progetto grafico è di Dino Pellegrini e Fabio Foresto dell’Associazione Fotografica Gruppo Prisma. Calendario delle Feste Comune di CINTO CAOMAGGIORE 2 0 0 9 È questa la decima edizione del Calendario della Memoria Cintese. Perseveriamo nella tradizione di pubblicare questo strumento che ci accompagnerà durante tutto il prossimo anno nella certezza che il salvaguardare dall’oblio il nostro passato sia utile per il nostro futuro. Tema di questo calendario sono le Feste, quelle tradizionali quali la Casera, il Carnevale, la Frittata; quelle religiose in onore della Madonna e del patrono San Biagio; le Sagre paesane di San Giovanni Battista, San Piero e quella di San Gaetano; infine quelle più recenti quali la Festa dell’Emigrante e quella delle Risorgive. La Festa è un’occasione di gioia da celebrarsi insieme al fine di rinsaldare i valori che danno identità ad una comunità. Ringraziamo tutti i cittadini che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera con le loro fotografie e memorie. Solo una piccola parte ha potuto trovare spazio in queste pagine; con tutte le altre è stata allestita una Mostra presso il nostro Municipio nel periodo natalizio e una copia è conservata presso l’Archivio della Memoria Cintese. I nostri migliori auguri di salute e prosperità. Il Presidente della PRO LOCO Il Sindaco Giuliano FRANZON Luigi BAGNARIOL 25 aprile 1942. Una comitiva di amici da Settimo fa San Marco nei campi di Vortali. Foto di Giovanni Labonia
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Page 1: 25 aprile 1942. Una comitiva di amici da Settimo 2 0 0 9static.soraimar.it/13081/9480.pdf · pi di fantasiosi ed entusiasti cintesi, si prodigarono per realizzare alcuni carri allegorici,

Il presente Calendario è stato realizzato dall’Archivio della Memoria Cintese, dall’Associazione Fotografi ca Gruppo Prisma e dalla Biblioteca Comunale di Cinto Caomaggiore.Il progetto grafi co è di Dino Pellegrini e Fabio Foresto dell’Associazione Fotografi ca Gruppo Prisma.

Calendario delle FesteComune di CINTO CAOMAGGIORE

2 0 0 9È questa la decima edizione del Calendario della Memoria Cintese. Perseveriamo nella tradizione di pubblicare questo strumento che ci accompagnerà durante tutto il prossimo anno nella certezza che il salvaguardare dall’oblio il nostro passato sia utile per il nostro futuro. Tema di questo calendario sono le Feste, quelle tradizionali quali la Casera, il Carnevale, la Frittata; quelle religiose in onore della Madonna e del patrono San Biagio; le Sagre paesane di San Giovanni Battista, San Piero e quella di San Gaetano; infine quelle più recenti quali la Festa dell’Emigrante e quella delle Risorgive. La Festa è un’occasione di gioia da celebrarsi insieme al fine di rinsaldare i valori che danno identità ad una comunità. Ringraziamo tutti i cittadini che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera con le loro fotografie e memorie. Solo una piccola parte ha potuto trovare spazio in queste pagine; con tutte le altre è stata allestita una Mostra presso il nostro Municipio nel periodo natalizio e una copia è conservata presso l’Archivio della Memoria Cintese. I nostri migliori auguri di salute e prosperità.

Il Presidente della PRO LOCO Il Sindaco

Giuliano FRANZON Luigi BAGNARIOL

25 aprile 1942. Una comitiva di amici da Settimofa San Marco nei campi di Vortali. Foto di Giovanni Labonia

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Gennaio

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

Associazione Fotografica Gruppo Prisma

Anni ’80: Le ultime fassine per completare la Casera della Concezione prima della foghera serale. Foto Archivio Borgata Concezione

La CaseraIl fogo della casera è un’usanza mille-naria che deriva probabilmente da tra-dizioni celtiche. Si raccoglievano ster-pi, legna scarta, rovi, canne di grano-turco e si accattastavano intorno ad un grande palo con una croce in cima o un fantoccio ad impersonare la “vecia”. La vigilia della befana, appena calato il sole, si accendeva la casera e davanti alle fiamme le donne recitavano le lita-nie mentre gli uomini sgarufavano con la forca fra le bronse. Quando le favil-le e il fumo s’innalzavano se sigava: tanta ua, tanti fasioi, tanto frumento, tanta polenta e pan e vin oppure tanti morosi per le fanciulle presenti. I vec-chi guardavano la direzione del fumo traendo buoni o cattivi auspici per il nuovo anno: se il fumo el va in mari-na s’impenisse el graner de farina ma se si dirigeva a garbin si prevedeva un magro raccolto. Intanto si festeggiava mangiando la pinsa e bevendo el vin brulè. Un tempo ogni gruppo di case aveva la sua casera e si faceva a gara per averla più grande e per farla bru-ciare più a lungo. Era uno spettacolo beneaugurante vedere tutti quei fuochi spuntare ad ogni angolo del paese e il-luminare la buia e fredda notte dell’epi-fania. La tradizione si conserva ancora oggi e seppure le casere si siano ridotte a poche (le più importanti sono quella della Concezione a Cinto e quella dei Toffolon a Settimo) la festa della Casera è ancora molto sentita.

S. Madre di Dio

S. Basilio Vescovo

S. Genoveffa

S. Ermete

S. Amelia

Epifania del Signore

S. Raimondo

S. Severino

S. Marcellino di Ancona

S. Aldo

Battesimo del Signore

S. Probo

S. Ilario

S. Amedeo

S. Mauro

S. Tiziano

S. Antonio Abate

S. Prisca

S. Mario

S. Sebastiano

S. Agnese

S. Gaudenzio

S. Emerenziana

S. Francesco di Sales

Conversione di S. Paolo

S. Tito

Giornata della Memoria

S. Tommaso d’Aquino

S. Costanzo

S. Martina

S. Giovanni Bosco

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Febbraio

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

Associazione Fotografica Gruppo Prisma

1997: Il Coro “A. De Vecchi” in chiesa a Cinto in occasione di un concerto di San Biagio. Foto di Gian Piero Del Gallo

La festa di San BiagioSi può presumere che la Pieve di Cinto sia stata intitolata a San Biagio nei primi seco-li dello scorso millennio, in un periodo in cui il paese era circondato da boschi dove trovavano rifugio i lupi. La scelta di San Biagio quale patrono può essere messa in relazione a questa pericolosa presenza: il santo infatti proteggeva dalle bestie selva-tiche e in particolare dai lupi. Il suo nome deriva dal greco Vlasios che significa ger-moglio: un nome propizio per una comu-nità agricola come era allora Cinto. San Biagio era venerato soprattutto come San-to guaritore dei mali di gola e il 3 febbraio, giorno dedicato al Santo, si usa ancora an-dare in chiesa a brusar el gozo. Si espone il collo fra due candele, benedette il giorno precedente durante la festa della Madon-na Candelora, incrociate a croce di Sant’ Andrea e tenute in mano dal sacerdote che così impartisce la benedizione della gola. La Candelora è la festa della Purificazione della Madonna, celebrata il due febbraio, quaranta giorni dopo il Natale (per la leg-ge ebraica, le donne erano considerate impure per i quaranta giorni successivi al parto). Durante la celebrazione della festa è d’uso portare in chiesa sale e frutta per la benedizione di purificazione. Il giorno di San Biagio il sale benedetto viene usato per salare i cibi e, insieme alla frutta bene-detta, viene diviso tra tutti i membri della famiglia. Nel dare ad ogni figlio un po’ di sale ed un pezzetto di frutto (di solito uno spicchio di mela) le mamme esprimevano l’intenzione che quei cibi purificassero dai desideri insani o impuri, sia di gola che di vita. Accanto alla celebrazione religiosa, da circa 25 anni, è tradizione nella nostra comunità organizzare un concerto in ono-re del patrono. Un’iniziativa questa av-viata dalla Biblioteca Comunale agli inizi degli anni ’80, continuata oggi dal Coro “A. De Vecchi”, in collaborazione con la Parrocchia di Cinto.

S. Severo

Purificazione di M.V.

S. Biagio

S. Gilberto

S. Agata

S. Guerrino

S. Teodoro

S. Isaia Boner

S. Apollonia

S. Scolastica

N.S. di Lourdes

S. Eulalia

S. Fosca

S. Valentino

S. Giorgia

S. Giuliana

S. Donato Martire

S. Flaviano

S. Tullio

S. Ulrico

S. Pier Damiani

S. Catt. Pietro

S. Policarpo

S. Edilberto Re

Sacre Ceneri

S. Claudiano

S. Onorina

S. Oswald

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Marzo

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

Associazione Fotografica Gruppo Prisma

1962: Carnevale in Asilo “Maria Bambina” a Cinto. Foto dell’Archivio della Memoria Cintese

Il CarnevaleSi tratta di una millenaria festa che de-riva da riti propiziatori pagani della quale è facile trovare testimonianza nei documenti antichi. Si ha notizia che nel 1530 Mathio Paladin da Cinto, bandito inizialmente per omicidio, rita-gliò la pergamena che documentava la sua liberazione per fare una maschera carnevalesca a suo figlio, come si usa-va allora fra la gente rurale.La tradizione di mascherarsi e diver-tirsi con scherzi e feste si è mantenuta nei secoli fino a noi oggi. I più anziani ricordano come una volta, quando le uniche ricchezze erano la fantasia e l’ingegno, si adoperavano i vecchi abi-ti presenti nelle case e gli oggetti più impensati per travestirsi. Si formavano così delle allegre compagnie che gira-vano di casa in casa per fermarsi alla fine a far festa in qualche stalla o gra-naio. Solo negli anni ’70 qualcuno si ingegnò nella costruzione di carri ma-scherati che per lo più servivano per far divertire i bambini dell’asilo prima e della scuola elementare poi. All’inizio degli anni ’80 venne organizzata a Cin-to un’importante sfilata di carri allego-rici, in collaborazione con il Carnevale di Summaga, che vide la partecipazio-ne di oltre 600 figuranti. Successiva-mente, per qualche anno, piccoli grup-pi di fantasiosi ed entusiasti cintesi, si prodigarono per realizzare alcuni carri allegorici, per la gioia soprattutto dei più piccoli.Negli ultimi anni la Pro Loco organizza con giochi e divertimenti vari, il Carne-vale dei Ragazzi.

I di Quaresima

S. Basileo Martire

S. Marino

S. Lucio

S. Oliva

S. Coletta

S. Adriano

II di Quaresima

S. Francesca R.

S. Emiliano

S. Costantino

S. Massimiliano

S. Rodrigo

S. Matilde

III di Quaresima

S. Eriberto Vescovo

S. Patrizio

S. Salvatore

S. Giuseppe

S. Alessandra

S. Benedetto

IV di Quaresima

S. Turibio di M.

S. Romolo

S. Quirino

S. Felice

S. Ruperto

S. Sisto

V di Quaresima

S. Amedeo

S. Amos

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Aprile

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

Associazione Fotografica Gruppo Prisma

Anni ’40: Pasquetta lungo il Caomaggiore. Foto di Gino Empolini

Le feste di Pasquettae di San Marco

L’uovo, il simbolo pasquale per eccelen-za, nel lunedì dell’Angelo durante la festa di Pasquetta, diventava occasione di gare, di svago e di escursioni nella campagna e lungo gli argini dei fiumi. Si giocava con uova sode di gallina appositamente colora-te con particolari erbe e con fondi di caffè oppure con carte colorate messe in ammol-lo nell’acqua calda. L’usanza era quella di tirar i ovi in aria ma non si avevano regole del gioco da rispettare scrupolosamente.C’era chi le lanciava in alto chiamando il nome della persona che avrebbe dovuto prenderle al volo, altri che le lanciavano verso un bersaglio oppure si faceva a gara per lanciarle più lontano. La sfida in certi casi prevedeva l’abilità di lanciarle senza che si rompessero durante la caduta. In molti casi si lanciavano in aria senza nes-suna gara come se fosse un rito beneagu-rante e poi si mangiavano. L’usanza deriva probabilmente da antichi riti per propi-ziare la fertilità della terra: con il lancio dell’uovo o con il suo rotolare nell’erba si credeva di rendere più feconde le semine.Un’altra festa legata ai costumi contadini è l’allegra scampagnata di San Marco per magnar fortaia sentai sull’erba. L’usanza si rifaceva all’uso del pascolo delle comugne e dei terreni comunali di cui i contadini potevano usufruire solo durante le stagio-ni dell’anno meno propizie alle colture. Si trattava del periodo che andava dall’ultimo taglio di fieno di settembre fino al 25 aprile; negli altri mesi dell’anno il terreno veniva affittato al maggiore offerente per il taglio del fieno. L’invasione festosa del 25 apri-le aveva il significato rituale di attestare la collettiva proprietà della terra da parte dei contadini, in sostanza con la frittata man-giata sui campi si “suggellava”annualmente la concessione gratuita del pascolo per le stagioni invernali.

S. Ugo

S. Urbano

S. Riccardo

S. Isidoro

Le Palme

S. Diogene

S. Ermanno

S. Giulia

S. Cleofe

S. Terenzio

S. Gemma

Pasqua di Resurrezione

Dell’Angelo

S. Lamberto

S. Massimo

S. Arcangelo

S. Everardo

S. Galdino

D. in Albis

S. Cristoforo

S. Anselmo

S. Leonida

S. Marolo Vescovo

S. Fedele

S. Marco - Festa Liberazione

S. Franca

S. Liberale

S. Valeria

S. Caterina

S. Aimone

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Maggio

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

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Giugno 2007: Festa dell’Emigrante a Settimo. Foto di Gian Piero Del Gallo

Festa degli emigrantiL’emigrazione nella comunità di Cinto è molto più antica di quanto si pensi. Nel corso del 1560, durante gli interrogatori fatti dagli inquisitori agli anabattisti di Cinto, troviamo che già allora era praticata. Sembra che i gio-vani contadini del paese non di rado andas-sero a piedi fino a Vienna per guadagnarsi da vivere facendo umili mestieri di fatica. Dopo l’Unità di’Italia, dal 1870 alla fine del XIX se-colo, Cinto fu caratterizzato da un rilevante movimento emigratorio e immigratorio: 622 partirono verso le Americhe e il centro Euro-pa, 687 immigrarono provenienti per lo più dalle campagne vicentine. Dopo la seconda guerra mondiale il tessuto sociale era com-posto da operai edili, carpentieri, donne di servizio, contadini piccoli proprietari e da fa-miglie di mezzadri molto numerose; a Cinto il lavoro era scarso e le necessità molte: in tanti presero la valigia per andare all’estero o in altre zone d’Italia. L’emigrazione avveniva a cicli e a flussi; un ruolo importante per i contatti lo rivestiva il parroco; si scriveva poi a conoscenti e a parenti che lavoravano fuori per chiedere lavoro: il tam-tam funzionava. A metà anni cinquanta molti capi famiglia e giovani avevano trovato lavoro in zone d’Ita-lia più ricche quali la Lombardia, il Piemonte e il Lazio, o all’estero: in Francia e Svizzera nell’edilizia e nell’agricoltura, in Belgio nel-le miniere di carbone, in Germania come camerieri e gelatai o nelle fabbriche e nelle Americhe, in particolare Canada e Argentina. Agli inizi del ’900 venne costituita a Setti-mo una Società Operaia Cattolica dedicata a Sant’Antonio Abate che nel 1913 contava oltre 70 soci, per lo più emigranti. Ogni anno i soci usavano trovarsi, nel giorno del santo, per dibattere e festeggiare. Forse si richiama a questa lontana realtà l’iniziativa di ritrovarsi periodicamente a Settimo, nella terra natia. Da parecchi anni si usa infatti organizzare a Settimo, una volta d’iniziativa della Parroc-chia, dal 1996 e con cadenza triennale, del-l’Unione Sportiva Settimo, una festa con tutti coloro che da Cinto sono partiti. È la Festa dell’Emigrante che nell’edizione 2008 ha vi-sto oltre 450 entusiasti partecipanti. Il prossi-mo appuntamento è per giugno 2011.

Festa del Lavoro

S. Germano

S. Giovenale

S. Ciriaco di Gerusalemme

S. Irene da Lecce

S. Edberto

S. Gisella

S. Ida

Giornata dell’Europa

S. Alfio

S. Fabio Martire

S. Rossana

Madonna di Fatima

S. Mattia

S. Isidoro

S. Ubaldo

S. Pasquale

S. Giovanni I Papa

S. Ivo

S. Bernardino

S. Valente

S. Rita da Cascia

S. Desiderio

Ascensione del Signore S.

S. Erminio

S. Filippo Neri

S. Agostino da Cant.

S. Luciano

S. Ursula

S. Ferdinando

Pentecoste

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Giugno

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Sagra di Settimo. Foto di Sergio Basso

La sagra diSan Giovanni Battista

Molto antica è la sagra che ricorre a Set-timo nel giorno del patrono. Già nei se-coli XVI e XVII era molto conosciuta e frequentata dai contadini dei paesi vici-ni. Non c’era poi tanta differenza fra le feste di allora e quelle di oggi, il ballo e le libagioni erano anche a quel tempo le maggiori attrazioni della sagra, diverse erano invece le persone che vi parteci-pavano. Venditori ambulanti, mercanti di santini, maghi e ciarlatani giravano insistentemente con le loro mercanzie in mezzo ad una folla poco avvezza al benessere ma che poteva per un giorno inebriarsi e far bisboccia. Fra i parteci-panti c’era sempre qualche nobile castel-lano dei dintorni che nel suo far baldoria trovava il modo di distinguersi.Uno di questi, il nobile Ottavio Altan del castel-lo di Salvarolo, nel 1611 fu protagonista di una rissa che gli costò il bando dalle Terre della Serenissima per tre anni.I festeggiamenti per il patrono sono an-cora oggi molto sentiti dalla comunità di Settimo. Hanno in questi ultimi anni tro-vato nuovo impulso grazie alla Unione Sportiva che da trenta anni ne cura l’ or-ganizzazione. La partecipazione volon-taria della popolazione all’allestimento è massiccia e vi si assiste ad una tale unità d’intenti che riesce a coinvolgere anche gli abitanti dei paesi vicini. Grazie anche alla scelta, fatta nel 1978, di anticipare l’inizio dei festeggiamenti di una settima-na rispetto la ricorrenza di San Giovanni, e alla costruzione di nuove strutture per-manenti quali la pista da ballo e gli stand gastronomici, la sagra di San Giovanni è diventato uno degli appuntamenti più at-tesi e partecipati della zona.

S. Giustino

Festa della Repubblica

S. Clotilde

S. Gualtiero

S. Bonifacio

S. Norberto

Ss. Trinità

S. Melania

S. Efrem

S. Diana

S. Barnaba

S. Jolanda

S. Antonio da Padova

Corpus Domini

S. Abramo

S. Ciro

S. Raniero

S. Marina

S. Romualdo

S. Silverio

S. Luigi

S. Flavio

S. Lanfranco

S. Giovanni Battista

S. Guglielmo

S. Vigilio

S. Cirillo

S. Ireneo

Ss. Pietro e Paolo

Ss. Protomartiri

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© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

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Anni ’70: La Sagra di San Piero a Cinto. Foto di Gino Empolini

La sagra di San PieroLa sagra di San Piero è probabilmente legata al territorio del Bando, la zona delimitata dal Reghena e dal Caomaggiore che anticamente era una palude. Nel Cinquecento fu bonificata e resa coltivabile, con la costruzione di alcune case e di una chiesa dedicata a San Pietro. Però i terreni erano poco redditizi e sovente finivano sommersi dalle acque, dunque si preferì pro-muovere alcune attività artigianali e commer-ciali, fra le quali un mercato mensile del bestia-me (la seconda domenica del mese) e una fiera annuale il giorno di San Pietro, che nel corso dell’Ottocento era diventata la fiera di bestiame più importante della zona e lo rimase fino al 1957. Si ricordano molti mediatori di bestiame: i più importanti si occupavano di bovini, sia del-la vendita che della stima al momento di far San Martin (Giovanni Muzzin, Antonio Bagnariol, Giuseppe Empolini, ecc.), poi c’era chi seguiva i maiali, chi il pollame, chi i conigli (Luigi Muz-zin detto il Galinato). Si ricorda un personaggio, balbuziente, da tutti conosciuto durante e dopo la guerra: El Tocio. Andava per le famiglie ad acquistare i colombini per conto del Sindaco, del medico, del Segretario ecc. Un giorno, nella famiglia vicentina dei Vit a Mure venne invitato a guardare i pai (nome dei tacchini in dialetto vicentino) mentre la padrona andava a prendere i colombi. Lui si sedette su una catasta di pali della vite e quando tornò la padrona ci fu un’ac-cesa discussione perché nel frattempo i tacchini stavano mangiandosi l’uva. Lui, tartagliando, si giustificò dicendo di aver eseguito alla lettera l’invito! Immediatamente prima della guerra si ricorda che i giovani quindicenni, in occasione della sagra, organizzata da un apposito comi-tato pro asilo o parrocchia, incentrata sulla for-mula giostra - ballo - tirassegno, si organizzava-no in gruppetti per gestire il servizio di custodia biciclette per gli avventori, previo pagamento di 10 centesimi a bicicletta. Fu nel dopoguer-ra, quando l’organizzazione della Sagra passò alla Vigor per sostenere la propria attività, che si iniziò ad offrire anche da mangiare. Trippe e nervetti erano i piatti forti proposti dalle tratto-rie di Ugo Battiston e di Aldo Marzinotto. Negli anni ’60 si iniziò ad offrire costa e salsiccia con polenta, servita in apposite tavolate preparate per l’occasione nello spazio sagra dietro il Mu-nicipio. Dove, nella ex Sala Cinema, costruita nel periodo fascista per riunioni e allenamenti di box, usata anche come sala da ballo, si or-ganizzò per oltre vent’anni la Rassegna dei Vini Tipici Locali, nel periodo della Sagra.

S. Domiziano

S. Ottone

S. Tommaso

S. Isabella

S. Filomena

S. Maria Goretti

S. Edda

S. Priscilla

S. Goffredo

S. Apollonio

S. Benedetto

S. Marciana

S. Enrico

S. Camillo

S. Bonaventura

B.V. del Carmelo

S. Letanzio

S. Federico

S. Arsenio

S. Elia

S. Odino

S. Maddalena

S. Brigida

S. Cristina

S. Giacomo

S. Anna

S. Celestino

S. Serena

S. Marta

S. Pietro

S. Ignazio

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Agosto

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1990: San Biagio di Cinto, Festa di San Gaetano. Foto di Sergio Basso

La festa di San GaetanoDal 7 Agosto del 1933, ma forse anche da prima, si celebra, nella località San Biagio di Cinto, nei pressi dell’omoni-ma chiesetta, la Festa di San Gaetano, giunta quest’anno alla 75a edizione. L’attuale chiesetta fu costruita nella prima metà del ’700, dedicata alla Ma-donna di Loreto. Pare che, sia per devo-zione verso il santo della Provvidenza che in seguito alla morte accidentale di un giovane del luogo, certo Gaeta-no Marchioro, avvenuta all’inizio del ’900, la cui salma fu ricomposta nella chiesetta, sia su iniziativa dei molti im-migrati provenienti da Vicenza, entrò nella tradizione popolare l’uso di in-dicare questo chiesetta con il nome di San Gaetano, anche se nell’elenco uf-ficiale delle chiese diocesane del 1947 viene ancora indicata come “Oratorio pubblico titolato alla Beata Vergine di Loreto”. Il santo, di origine vicentina, morì il 7 agosto del 1547 e si ricorda per il suo “affetto vivo per la povertà e amore intenso e disinteressato verso Dio e il prossimo”. Inizialmente la festa, di un’unica giornata, consisteva in una processione per le vie della borgata, in bancarelle di dolciumi per la gioia dei bambini e un po’ di musica. Negli ulti-mi decenni la festa si è sviluppata in un lungo fine settimana con ricchi stand enogastronomici e attrazioni varie, che culmina nella processione con la sta-tua del Santo. All’organizzazione della Festa partecipa, entusiasta, tutta la bor-gata perché… “di Divina Provvidenza c’è sempre tanto bisogno”.

S. Alfonso

S. Eusebio

S. Lidia

S. Nicodemo

S. Madonna della Neve

S. Ottaviano

S. Gaetano

S. Domenico

S. Samuele

S. Lorenzo

S. Chiara

S. Ilaria

S. Cassiano

S. Alfredo

Assunzione Maria Vergine

S. Rocco

S. Emilia

S. Elena

S. Mariano

S. Bernardo

S. Pio X

S. Augusta

S. Rosa

S. Bartolomeo

S. Patrizia

S. Margherita

S. Monica

S. Adelina

S. Sabina

S. Bonomio

S. Aristide

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Settembre

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Associazione Fotografica Gruppo Prisma

28 settembre 2008: Rievocazione storica dell’Esodo Anabattista in occasione della Prima Festa delle Risorgive. Foto di Michele Zanetti

La festa delle RisorgiveLa Festa della Risorgive è stata istituita re-centemente dall’Amministrazione Comu-nale di Cinto Caomaggiore, con i comuni di Sesto al Reghena, di Portogruaro ed alle Provincie di Venezia e Pordenone, con l’in-tento di proporre il Parco dei Fiumi Leme-ne, Reghena e Laghi di Cinto all’attenzione dei cittadini dei territori veneti e friulani e ai visitatori che giungono dall’esterno. Il Parco dei Fiumi Lemene, Reghena e Laghi di Cinto, istituito nel marzo del 2003, rap-presenta un importante ambito di tutela di una realtà di notevole pregio paesaggisti-co, idrogeologico e naturalistico. Costitui-sce una realtà dotata di notevoli valenze ai fini della salvaguardia del territorio e della promozione di uno sviluppo sostenibile, mediante la valorizzazione delle sue innu-merevoli peculiarità ambientali La prima edizione della Festa delle Risorgive, svol-tasi dal 18 al 28 settembre 2008, è stata caratterizzata da convegni e dibattiti sulle opportunità del parco, da mostre di foto-grafia e grafica, da ex tempore di pittura, dalla realizzazione di un cd rom dal titolo “L’Anello delle acque lucenti”. Particolar-mente apprezzate dal pubblico sono state le visite naturalistiche ai laghi Acco e al-l’area naturalistica Cà del Lago, guidate dal naturalista Michele Zanetti, e la rappre-sentazione storica “Anabattisti: memoria di un ritorno”, realizzata dalla compagnia La Bottega di Portogruaro. Da diversi anni l’amministrazione comunale, dopo la pub-blicazione di alcuni studi sugli anabatti-sti, propone l’annuale appuntamento con la rappresentazione storica sulle vicen-de della comunità anabattista che a metà del ’500 viveva a Cinto. Nel 2009 ricorre il 450o anniversario dell’Esodo degli ana-battisti cintesi verso la Moravia, per fuggire all’inquisizione. Ha un fascino particolare l’immaginare come, qualche secolo fa, i nostri antenati vivevano in queste terre, al-lora palustri e povere. Questa immagine ne è la testimonianza.

S. Egidio

S. Elpidio

S. Gregorio

S. Rosalia

S. Vito

S. Petronio

S. Germana

Natività B.V. Maria

S. Isacco

S. Damiano

S. Diomede

Ss. Nome di Maria

S. Maurilio

S. Rolando

B.V. Maria Addolorata

S. Cornelio

S. Roberto

Ss. Sofia e Irene

S. Gennaro

S. Candida

S. Matteo

S. Maurizio

S. Lino

S. Gerardo

S. Ladislao

S. Nilo

S. Marcello

S. Venceslao

S. Michele

S. Girolamo

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Ottobre

© 2008 Comune di Cinto CaomaggioreArchivio della Memoria

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1954: La Madonna Pellegrina giunge in chiesa a Cinto. Foto di Antonio De Vecchi

La Madonna PellegrinaÈ molto presente nella religiosità popo-lare la venerazione della Madonna, su-prema mediatrice che intercede per il fe-dele presso il Padre e il Figlio. Tale culto viene celebrato soprattutto nei due mesi mariani, maggio e ottobre, con la recita del rosario presso le chiese e i cesioi del paese dove i fedeli si riuniscono nel tar-do pomeriggio o alla sera. Nei primi anni Cinquanta, su iniziativa diocesana, ven-nero realizzare due statue lignee gemelle della Madonna; una venne fatta passare di parrocchia in parrocchia per tutta la zona pedemontana della diocesi, a nord di Pordenone e contemporaneamente fu-rono avviati i lavori di costruzione della Casa della Madonna Pellegrina in viale Libertà, dove alla fine la statua trovò defi-nitiva collocazione. L’altra fece invece il giro delle parrocchie a sud di Pordenone per essere definitivamente accolta in una chiesa del portogruarese. Si ricorda che la comunità di Cinto ricevette la Madon-na Pellegrina da Pramaggiore: un lungo corteo partì da Cinto una sera d’autunno, con le candele accese in mano, e giun-se presso la chiesa della Madonna della Salute a Pramaggiore dove il corteo dei fedeli locali l’attendeva. La Madonna so-stava una settimana in ogni parrocchia e durante i sette giorni venivano organiz-zate celebrazioni e incontri per venera-re la Vergine. Le celebrazioni iniziava-no con La giornata dell’Ammalato: era l’unica occasione per molte persone in condizioni di salute precarie o con disa-bilità fisica di uscire di casa e di incon-trarsi con la comunità. Al termine della settimana la comunità cintese, in una processione serale, portò la statua della Madonna in via Bandida dove il corteo giunto dalla parrocchia di Summaga era venuto ad accoglierla.

B.V. del Rosario

Ss. Angeli Custodi

S. Cipriano Vescovo

S. Francesco d’Assisi

S. Placido

S. Bruno

S. Sergio

S. Dimitri

S. Dionigi

S. Daniele

S. Firmino

S. Serafino

S. Edoardo

S. Fortunato

S. Teresa

S. Edvige

S. Gabriella

S. Luca

S. Laura

S. Evio

S. Orsola

S. Donato

S. Romano

S. Raffaele

S. Miniato

S. Folco

S. Fiorenzo

S. Simone Apostolo

S. Narciso

S. Angelo d’Acri

S. Volfango

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Novembre

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Fine anni ’20: Festa dei Bersaglieri a Cinto, davanti alla chiesa. Foto di Dora Diamante

La ricorrenzadelle Forze Armate

Ogni anno si usa ricordare, in particolare in oc-casione del 4 novembre, il sacrificio degli uo-mini che con coraggio hanno vestito le divise dell’Esercito, dell’Aeronautica, della Marina, dei Carabinieri, e, in generale, di tutte le Forze Arma-te, per esprimere la doverosa gratitudine a quanti hanno pagato con la vita per quei diritti di libertà e democrazia che abbiamo la fortuna, oggi, di poter considerare come acquisiti. Il farlo significa ascoltare il simbolico richiamo ad un passato che non dobbiamo dimenticare, traendo dal ricordo un insegnamento profondo ed importante. Non con la guerra ma costruendo, insieme la pace, possiamo risolvere i problemi e costruire un mondo migliore. Cinto fu teatro di avvenimenti bellici in entrambi i conflitti mondiali. Il 29 ot-tobre del 1917 “da Cinto si vedono divampare incendi colossali notturni: è l’esercito italiano in ritirata da Caporetto”. Il 24.11.1917 nel nostro comune si insedia il Comando Militare austriaco che, con ordinanza in data 14 dicembre, stabi-lisce di requisire le campane di Cinto che suo-neranno per l’ultima volta il 1 gennaio 1918. La campana maggiore verrà fatta esplodere con la dinamite perché troppo pesante per trasportarla. Cinto verrà liberato dall’invasore il 2.11.1918: 76 sono i soldati cintesi periti durante la gran-de guerra. Durante il secondo conflitto mondiale furono soprattutto le vicende legate alla lotta di resistenza a caratterizzare il nostro paese. Nel-l’ottobre del 1944 elementi della resistenza dan-no fuoco agli schedari dell’anagrafe e all’archivio comunale per impedire al podestà di identificare i giovani in periodo di leva. Il 30.4.1945, dopo giorni di combattimento tra partigiani della bri-gata “Ottobrino”, repubblichini e tedeschi, Cinto viene liberata dall’invasore. Il suo tributo alla pa-tria in questa guerra è stato di 34 vite. Noi oggi ci sentiamo cittadini del mondo, rispettosi degli altri, ma fieri dell’appartenenza al nostro paese, alla nostra terra, figli di un passato che ci ha visti impegnati con fermezza nella ricerca di norme e di regole chiare e precise, di diritti ma anche di tanti doveri, di studio e preparazione seria per i giovani, di rispetto per gli anziani, di salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. Per tutto questo e per i grandi valori di libertà, patria e democrazia hanno combattuto e sono vissuti tutti coloro che con fierezza hanno vestito un’uniforme e, seppur con il cuore diviso, ma sostenuti da un forte sen-so del dovere, sono andati a combattere.

Ognissanti

Commemorazione Defunti

S. Silvia

S. Carlo

S. Zaccaria

S. Leonardo

S. Ernesto

S. Claudio

S. Oreste

S. Leone

S. Martino

S. Renato

S. Diego

S. Venerando

S. Alberto

Avv. Ambrosiano

S. Lisa

S. Oddone

S. Fausto

S. Edmondo

Madonna della Salute

S. Cecilia

S. Clemente

S. Flora

S. Erasmo

S. Valter

S. Virgilio

S. Ippolito

I d’Avvento

S. Andrea

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Dicembre

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Anni ’80: Settimo, Festa dell’Immacolata. Foto di don Adriano Pescarollo

La processionedell’Immacolata

Nel dopoguerra, fine anni ’40, don Ernesto Linguanotto, parroco di Settimo, fece un voto alla Madonna per la salute e sopravvi-venza della gente di Settimo, acquistò una statua della Madonna ed iniziò a portarla in processione, con cadenza triennale. La festa venne subito organizzata in modo solenne e coinvolgendo tutta la comunità. Era prepa-rata da una settimana di Missioni al Popo-lo, dal 1° al 7 di dicembre, durante la quale tutte le persone di Settimo venivano mobi-litate sia per la preparazione spirituale sia per allestire sontuosamente la processione. Veniva raccolta molta verdura, soprattutto nelle grave del Tagliamento, con cui ogni borgata preparava un arco (quello del Me-lon doveva essere quadrato) da mettere so-pra l’imbocco delle vie principali del paese; i ragazzi confezionavano centinaia di metri di spaghi con bandierine da far sventolare sopra la piazza della chiesa. I primi anni la statua della Madonna veniva posta su un carro trainato da 2 o 4 pony, sostituito negli anni ’60 da un furgoncino sul quale saliva-no anche le bambine in un candido vestito bianco (di solito confezionato dalle mamme per la prima comunione). Il carro veniva ad-dobbato con metri e metri di tessuto chiesto in prestito alle famiglie delle ragazze che si stavano preparando la dote (scopo al quale, terminata la processione, tornava la tela). Due file di bambine, in candidi abiti, proce-devano sui due lati del carro preceduto dal-la banda. Tre uomini salivano sul campanile per far suonare in terzo le campane (si ricor-da in questo ruolo Zorzi Semin) ad ogni pas-saggio della Madonna davanti alla chiesa. La processione per anni andò dalla chiesa al cesiol di via Udine (vicino alla casa Sut), a quello di via Pordenone, per poi rientrare in chiesa, dopo la predica e la benedizione nel piazzale. Negli ultimi vent’anni la Madonna viene portata a spalla dagli uomini e il per-corso della processione si è ridotto. Immu-tata rimane la fede dei devoti alla Madonna e molteplici sono i cuoricini per grazia ri-cevuta conservati nella chiesa di Settimo, il più recente è stato posto 4 anni fa.

S. Eligio

S. Cromazio

S. Saverio

S. Barbara

S. Giulio

II d’Avvento

S. Ambrogio Vescovo

Immacolata Concezione

S. Siro

N.S. di Loreto

S. Damaso

S. Amalia

III d’Avvento

S. Pompeo

S. Cristiana

S. Adelaide

S. Olimpia

S. Alverio

S. Dario

IV d’Avvento

S. Pietro Canisio

S. Demetrio

S. Vittoria

S. Adele

Natale del Signore

S. Stefano

S. Giovanni Apostolo

Ss. Innocenti

S.Davide

S. Eugenio

S. Silvestro


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