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27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma Trimestrale di ... · bile “tutto e subito”. Si...

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Trimestrale di informazione - Anno 86 Gennaio-Marzo 2014 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma Trimestrale di informazione - Anno 86 Gennaio-Marzo 2014 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma
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Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 446 - 00165 RomaTel. 06/666011 - Fax 06/66601205E-mail: [email protected] responsabile: Don Mario Carrera

Autorizzazione Tribunale di Roma N. 432/84 dell’11-12-84con approvazione ecclesiastica

Per il cambio di indirizzo comunicare con il nuovo anche l’indirizzo precedente

Foto: Redazione de “La Voce dei Poveri di don Guanella”, Lorenzetti Fabio, Mariani Roberto

Stampa: Tipolitografia TRULLOVia Ardeatina, 2479 - 00134 RomaTel. 06.6535677 - Fax 06.71302758e-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di marzo 2014

AVVISO AI LETTORI

Cara lettrice, caro lettore,il Suo indirizzo fa parte dell’archivio elettronico della nostra rivista. Nelrispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996 per la tutela dei datipersonali, chiamata “privacy”, che riguarda la segretezza delle proprieconvinzioni, comunichiamo che tale archivio è gestito dalla Congregazio-ne dei Servi della Carità - Opera Don Guanella, ente proprietario delsuddetto periodico. I suoi dati, pertanto, non saranno oggetto di comu-nicazione o diffusione a terzi. Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi mo-mento, modifiche, aggiornamento, integrazione o cancellazione scrivendoall’attenzione del Direttore de “La Voce dei Poveri”.

SOM

MA

RIO

Per sostenerel'Opera don Guanellacon offerte, lasciti,testamenti o legati,vedere in fondo alla

rivista a pag. 31

“L’impresa

richiede sacrificio d’amore

da ambo le parti,

ma la forza dell’amore

alleggerisce il cammino

faticoso del calvario”

(san Luigi Guanella, Opera Omnia, IV, 1039)

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Lettera del SuperioreQuella pasqua ad Emmaus.L’esperienza della strada di don Pino Venerito

ArticoliL’Opera don Guanella chiamata aConvegno a Monza di Simona OlivaCasa S. Giuseppein via Aurelia Antica di Iolanda Marsiglia DondoniCome Maria ai piedi della Croce di Nicola Parisi

Siamo andati-sono venuti a trovarciUna domenica tra i giovanidel Movimento Guanelliano di Laura, volontariaSiamo andati

Le parole di Papa Francesco

Diario della Casa

Progetti Save the dreams-Amici di don Guanella

Benefattori e Amici

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Anche quest’anno per indirizzarvi l’augurio diBuona Pasqua mi lascio illuminare dall’episodio

dei due discepoli di Emmaus. A ridosso del racconto della risurrezione di Gesù,anzi, “in quello stesso giorno”, l’evangelista Luca al ca-pitolo 24 del suo vangelo riporta, con dovizia di par-ticolari e colpo di scena finale, la vicenda dei disce-poli di Emmaus. I due sono in fuga da Gerusalemme,ormai diventata pesante per la grigia cappa di delu-sione: le promesse di vittoria di Gesù sono andate infumo sotto i colpi della crocifissione, tant’è che ilgossip cittadino ha messo in giro delle chiacchiere a

cura di donna. È certo solo che il corpo del Maestroè sparito dal sepolcro. Ecco: chiacchiere e discussione per undici chilome-tri (tanta è la distanza che corre tra Gerusalemmeed Emmaus) legano al palo della delusione e del fal-limento i due. Troppa razionalità, troppa superficiali-tà, poco amore? Forse un po’ di tutto questo è ciòche impedisce ai due discepoli di andare fino in fon-do al loro sentire, “incapaci di riconoscere” il Risor-to, che già li affianca, li ascolta, li accompagna, parlae spiega loro le scritture. La vicenda dei discepoli di Emmaus, tra i tanti mes-

Quella pasqua ad Emmaus.L’esperienza della strada

Lettera del Superiore

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Lettera del Superioresaggi che offre, provoca ad una decisione: non bastapiù discutere, occorre abbandonare le nostre debo-li certezze e lasciarci scaldare il cuore, lasciare che siaLui ad operare nella nostra mente e nella nostra vi-

ta. Occorre compiere due azioni semplici, ma moltoimpegnative: guardare i gesti compiuti da Gesù (edecco si aprirono i loro occhi e lo riconobbero mentrespezzava il pane) e ascoltare le sue parole (non ci ar-deva forse il cuore nel petto mentre conversava con noilungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?).In qualche modo può capitare a ciascuno di trovarsisu quella strada verso Emmaus e cominciare a sen-tire, perché qualcuno ce lo sussurra, che le parole ele discussioni non bastano più. Non bastano a noi ea chi incontriamo: è l’esperienza della strada e del-l’incontro con l’altro che ci provoca e ci arricchiscefacendoci incontrare il Risorto. È quanto Papa Fran-cesco ci ha indicato con insistenza in questo primosuo anno di pontificato.Sarà veramente Pasqua nella nostra vita se saremocapaci di metterci sulla strada della vita e dell’incon-tro con l’altro; ma sarà Pasqua soprattutto se da que-sta esperienza sapremo cogliere gli infiniti messaggi arivedere i nostri schemi e le nostre abitudini per la-sciare che Dio, con la sua Provvidenza di Padre, ir-rompa nelle nostre storie. È l’augurio a tentare dimettere da parte nel nostro linguaggio quotidianofrasi del tipo “lo so già”, “si è sempre fatto così”, “tan-to è inutile”, “non cambi mai”… Si tratta della nostra attitudine a permettere alla sto-ria, soprattutto a quella più ordinaria, di dettare il rit-

mo della nostra vita. Si tratta di imparare l’arte discrivere e riscrivere ogni giorno il programma dellanostra vita, sotto la spinta delle tante, belle e, qual-che volta, faticose esperienze che il buon Dio mettesulla nostra strada. Più che “uno spartito da interpre-tare” la vita è uno spartito da scrivere e riscriverecontinuamente sotto la spinta dell’azione di Dio, Pa-dre provvidente. Occorre guardare a Gesù Risorto,ai suoi gesti, e occorre ascoltare le sue parole, comeappunto ci ricorda la vicenda dei due discepoli diEmmaus. Così facendo sfuggiremo al rischio di esse-re semplici “replicanti” di uno spartito già scritto daqualcun altro o al rischio di andare “a briglie sciolte”,sull’onda dell’emotività e dei sentimenti. Mettiamoci in cammino sulla strada della vita e del-

l’incontro con l’altro. Buona Pasqua!

Don Pino VeneritoDirettore

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“La Scuola Agraria del Parco di Mon-za” ha invitato il nostro Centro a partecipa-

re al Convegno Nazionale dal titolo:L’APPROCCIO ORTICOLTURALE CON LA DISA-BILITA’ INTELLETTIVA.

La coltivazione della terra è sempre stata per SanLuigi Guanella una via privilegiata per i suoi “buoni fi-gli” per confermare la loro dignità e rafforzare per-corsi di lavoro e di riabilitazione. “Carichi” di questaesperienza, abbiamo raccontato ai convegnisti, anche

Articoli

L’Opera don Guanellachiamata a Convegno a Monza.

Abbiamo raccontato l’orto e le ortaglie

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attraverso le immagini, quanto stiamo facendo nel-l’orto e nella serra di via Aurelia che, spesso, somigliaun po’ ad un laboratorio, un gruppo di amici, una fa-miglia che… si sporca le mani con la buona terra.La Casa San Giuseppe, con una abbondante produ-zione di orticole, negli anni passati, provvedeva ai bi-sogni di tutta la Casa. C’era anche una vera e pro-pria fattoria con animali da cortile e la cura era affi-data a contadini coadiuvati dagli ospiti più abili.A metà degli anni ottanta, dovendo costruire le at-tuali residenze che avrebbero accolto ospiti adulti di-sabili, le attività agricole sono state in parte abban-donate. Negli anni successivi, si comincia a pensarealla coltivazione della terra come attività strutturatagestita da un educatore: la coltivazione come attivitàche educa dunque, come lavoro vero, comincia a ri-muovere i primi passi, rinnovata in qualche sua par-te ma sempre con il medesimo intento riabilitativo.Nel 2007, per arrivare agli anni più recenti, ci vieneproposto di coltivare ad orto uno spazio dove c’eraun prato: accettiamo con entusiasmo e con i pochiattrezzi disponibili cominciamo a pulire e dissodare,ci siamo subito resi conto che c’erano più sassi cheterra, ma il coraggio non ci è venuto meno e doponumerose vangature, sono state piantate le primepatate, e poi pomodori, insalate e verdure, dando ca-sualmente una collocazione. L’orto va soprattuttocurato: in estate, poi, l’erba era più alta dei pomodo-ri e non esistevano passaggi adeguati per muoversi.

Ci siamo organizzati e progettato su carta uno spa-zio adeguato in cui i “lavoratori”, potessero muover-si agevolmente. Il terreno è stato diviso in vari ret-tangoli delimitati da mattoncini che non intralciano,ma danno un limite visivo e permette di muoversi li-beramente senza calpestare inavvertitamente zoneseminate. I passaggi ampi, vengono sistematicamenteripuliti da erbacce per svolgere ogni mansione ne-cessaria all’orto, o semplicemente passeggiare.E’ stato creato un angolo con tavolo e sedie, all’om-bra dei grandi alberi per poter riposare, dissetarsi odove, 4/5 ospiti che non partecipano attivamente,siedono e “stanno” con gli altri, fruendo dei beneficidel verde del sole dell’aria, del senso di benessereche questo ci regala.Le attività proposte dal nostro progetto, sono prin-cipalmente relative alla lavorazione e coltivazionedella terra, sia per quanto riguarda le piante orna-mentali che gli ortaggi; si svolgono quindi all’apertoo nella serra e seguono obbligatoriamente i cicli na-turali imposti dalle stagioni. I lavori relativi all’agri-coltura, sono in genere semplici e concreti, ripetiti-vi, ma mai noiosi: si capisce facilmente cosa si fa eperché, l’impegno che richiedono è sia cognitivoche manuale e manipolativo. Permettono di avereun rapporto di cura e responsabilità verso organi-smi viventi, con un proprio ciclo vitale e per la fati-ca e le tante operazioni da svolgere, si prestano allavoro di gruppo. Il risultato del lavoro svolto è im-mediato, (zappare, vangare, piantare), oppure a lun-go termine, si impara ad aspettare con pazienza, la

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prima foglia che spunta, ci si prende cura di essa af-finché cresca e arrivi il primo frutto da raccoglie-re. Cosa piuttosto difficile per tutti i tipi di disabili-tà, molto spesso si investe solo su qualcosa otteni-bile “tutto e subito”. Si gioisce insieme dei risultatiraggiunti e si impara a rispettare tempi e modalitàdella natura.Il gruppo, in questo caso non è un semplice aggrega-to di persone, ma è l’interazione e l’interdipendenzache lo distingue da altre definizioni. Far parte di ungruppo aiuta a riconoscere la propria identità, ci si ri-conosce nel confronto cooperativo con gli altri. Ilgruppo fornisce struttura e sostegno e dà modo disperimentare un proprio ruolo e un senso di sé. Au-menta l’autostima, favorisce la collaborazione.

Le attività sono organizzate in modo che ognunopossa scegliere le mansioni adeguate alle proprie ca-ratteristiche e abilità personali e partecipare autono-mamente con la guida o con la supervisione deglioperatori, la semplicità di alcune operazioni, come ades. innaffiare o la semina in vaso può coinvolgere sog-getti con capacità fisiche molto limitate. In questomodo, ognuno può trovare un proprio spazio, senzasentirsi escluso o frustrato da compiti troppo difficili.C’è chi porta via carriole di sassi e chi provvede aportare acqua, bibite o merenda per tutti, chi innaf-fia ecc.: ognuno ha il proprio specifico ruolo e tuttofunziona, abbiamo adottato delle piccole strategieper facilitare l’autonomia in alcune operazioni ad es.per rendere visibile una zona da vangare, questa vie-

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ne delimitata con paletti e corde colorate così saràchiaro dove iniziare e dove finire il lavoro. Dopo averuniformato il terreno, si tracciano i solchi ed altri ra-gazzi sistemeranno insieme all’operatore le piante,calcolando con precisione la giusta distanza tra l’unae l’altra e tra le file, poiché ogni tipo di ortaggio pre-vede misure diverse.Tutte le persone che partecipano attivamente al pro-gramma proposto, ogni fine setti-mana percepiscono una piccolagratificazione, in denaro, per chi neconosce l’uso o di altro tipo, comead esempio una piantina o un or-taggio da portare in famiglia, unaconsumazione al bar ecc. Il ricava-to delle vendite viene utilizzato perl’autogestione del progetto: acqui-sto dei materiali occorrenti, attrez-zi ecc. o per uscite in gruppo, (ce-ne in pizzeria ecc.).Per meglio identificare il nostrolavoro e farci riconoscere comegruppo, abbiamo realizzato deibiglietti con il disegno fatto dauno dei nostri pazienti, un logo,da associare ai nostri prodotti.Oggi il nostro orto è stato amplia-

to più del doppio rispetto al terreno dal quale è co-minciata questa bellissima avventura. Durante la fasedi ampliamento, incuriositi dal grande fermento chec’era, alcuni ragazzi che non facevano parte delgruppo lavoro, si sono avvicinati, hanno dato il loroaiuto, seppure minimo, contenti di aver condiviso unmomento importante, tutti volevano partecipare, edè stato lo spunto per coinvolgerli. La loro presenzaè diventata più assidua e si stanno inserendo nelgruppo. Siamo partiti con 6 pazienti, oggi sono 15; ilavori della terra, in alternativa ai numerosi tentativid’inserimento in altre attività, purtroppo falliti, hannodato ancora una volta i loro frutti, è il caso di dirlo! L’intervento orti colturale permette di migliorare ilrapporto con l’ambiente circostante, con la natura, erispettandola, aumenta la soddisfazione personale, lamanualità fini motoria, la coordinazione occhio-ma-no e la percezione spazio-temporale. Alcuni studihanno evidenziato come i benefici non siano soltan-to fisici, ma psicologici, cognitivi e sociali, noi siamoconvinti di questo e continueremo il nostro percor-so cercando di coinvolgere sempre più persone.San Luigi, ai suoi tempi, aveva già intuito tutto que-sto… e molto di più!

Simona Oliva

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La figura di S. Giuseppe ha avuto momenti di alter-na fortuna nella devozione popolare e nell’imma-

ginario collettivo.La sua presenza è esemplare nella storia dell’incarna-zione, ma discretamente marginale come individuali-tà maschile.Egli era il casto sposo di Maria e padre putativo diquel Gesù nato da lei, allevato ed amato nella sua fa-miglia. E’ ipotizzabile che proprio l’espressione “puta-tivo” abbia tenuto un po’ in ombra Giuseppe inquanto non proprio vero padre.Sorprendentemente, tuttavia, da parte laica per la fe-sta del papà è stato scelto il 19 marzo, proprio ilgiorno di S. Giuseppe.

Papa Giovanni Paolo II nel 1989 ha dedicato a S. Giu-seppe l’esortazione apostolica Redemptoris Custos.Due parole irriducibili come pietre. L’appellativo diRedentore è il più descrittivo della pietà divina, il cu-stodire è quanto di più caratteristico nell’agire di unpadre verso i figli, che sa non essere sua proprietà edella cui cura e salvezza è tuttavia responsabile.Che egli sia padre naturale, adottivo come diremmooggi, o padre per vocazione.I figli vanno custoditi perché ogni essere, specie il piùpiccolo, ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui,che lo protegga dal male, gli dia quel bene che lo so-sterrà nei momenti bui e che gli farà conoscere il piùbel sentimento che rende grazie: la riconoscenza, o

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“Casa S. Giuseppe”in via Aurelia Antica: non solo un bel nome.

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come dice Melanine Klein, la gratitudine (Klein.M, In-vidia e gratitudine).Come nasce la famiglia di Giuseppe? Nasce quandolui si fida del suo cuore e delle parole di Maria chegli annuncia la sua prossima maternità, si fida ancoraquando il cuore gli parla con le parole di un angelodel Signore, in sogno.Giuseppe crede ai propri sentimenti e a chi ama co-me farebbe ogni giovane anche oggi, se gli adulti nonsi dessero da fare per insegnargli il prima possibile adessere cinico. Il giovane uomo sano è uomo d’azio-ne perché la sua età lo nutre d’energia; egli vuole op-pure non vuole. Giuseppe vuole salvare Maria e non vuole che siacondannata, così si espone ed agisce, deciso lungo lavia che riconosce come la propria via.In Mt. 2, 13-15 è scritto che non esita quando cono-sce il pericolo che corre il piccolo figlio: si alza.

Si alza nella notte, certo per non essere visto ma,simbolicamente, in una situazione senza luce né cer-tezze, soltanto per fede e forza d’animo. Giuseppe sacome custodire suo figlio, sa come fare;dunque “prese il bambino e sua madre” perchél’uno non sarebbe salvo senza l’altra e lei senzaquel figlio.Un padre, un vero padre, putativo o non, conosceche cosa significa e comporta la custodia di un pic-colo. Dopo il sì di Maria se non ci fosse stata la pa-ternità di Giuseppe (l’anti-Erode), non avremmo co-nosciuto Gesù.L’Opera Don Guanella di Roma, in via Aurelia Anti-ca, è “Casa S. Giuseppe” perché sa come provvederea quei figli che vanno custoditi un po’ di più.

Iolanda Marsiglia Dondoni

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Il mistero della Passione di Gesù e del dolore di Ma-ria sono gli eventi evangelici maggiormente sentiti

e diffusi nella devozione popolare, che ha dato origi-ne a particolari esercizi di pietà.Lo straziante dolore della Madre che accoglie sullesue braccia il corpo del Figlio appena deposto dallacroce, è diventato nell’immaginario collettivo, il pro-totipo di un’universale materna sofferenza che nonha confini spaziali o temporali.La pietà popolare coglie il dolore di Maria sulla viadel Calvario, mentre la madre in lacrime cerca il figlioGesù e lo segue fino al luogo dove si compie il som-mo sacrificio e assiste impotente alla crocifissione emorte.Sono le donne del pianto mediterraneo, sorelle inpectore della madre in lutto, a evocare la memoriadal passato per aiutare la Vergine a elaborare il suocordoglio. Nel suo pianto il dolore di ogni madreterrena si unisce alla mestizia della Madre Divina.La Madre, elabora il suo lutto nella muta gestualità di“stare” ai piedi della croce, mentre il pianto si leva al-to, nei canti che accompagnano il suo incedere -co-me cento grida di dolore- espresso dalle donne chene condividono la sofferenza e ne partecipano alcordoglio.Il pianto delle donne da voce al dolore della Vergine.Il pathos, espresso da queste manifestazioni della de-vozione popolare, non contiene residui di paganesi-mo o di superstizione, ma, al contrario, è segno di undiverso, ma non per questo meno espressivo, ap-proccio al sacro.Il culto di Maria dei Sette Dolori, poi dell’Addolora-ta, incentrato sulla sofferenza della Madre, ha un’am-pia diffusione in Italia, con una diversa denominazio-ne: Mater Dolorosa, Maria Desolata, Maria dei SetteDolori o Vergine del Pianto. Assai diffuso anche in al-tri paesi: Virgen de las Angustias,Virgen de la Dolori-

ta, Viernes de Dolores (paesi d’influenza spagnola);Notre Dame Doulores (area francofona), Lady ofPain o Sorrows Mother (area di lingua inglese), Ve-sperbild (paesi di lingua tedesca).

“Il Pianto della Madonna” come opera letteraria edrammatica s’ispira alla narrazione evangelica della

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Come Maria ai piedi della Croce.Le donne nella tradizione dei riti della Settimana

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morte di Gesù nostro Signore e alla presenza di Ma-ria sua madre ai piedi della Croce. Il primo compo-nimento che porta questo titolo è di Jacopone daTodi (XIII sec.) e sono numerose le composizioni diautori in epoche successive. Non meno importantile interpretazioni e le elaborazioni drammatiche chela pietà popolare ha saputo trarre dalle scene dellaPassione narratenei Vangeli, spessoaccompagnate dacomposizioni me-lodiche struggentiche esprimono lapiena partecipazio-ne al dolore di Ma-ria. Il Pianto della Ma-donna, presentenella tradizione deiriti della SettimanaSanta, è largamen-te sentito nel Suddell’Italia, nella Spa-gna e nell’Americameridionale, doveè viva una grandetradizione culturalespagnola (proces-sione dell’Entierro).Con ogni probabi-lità la sua diffusioneebbe luogo, nelXVIII secolo peropera dei predicatori missionari di Sant’Alfonso de’Liguori, di San Paolo della Croce e di San Leonardoda Porto Maurizio che compose una celebre ViaCrucis.

La “missione” costituiva senza dubbio uno dei più im-portanti eventi religiosi, della storia di una comunità,e a essa vi ricorrevano gli stessi vescovi per portareuna parola di fede in mezzo alle rudi popolazionicontadine, vissute per secoli nella superstizione. Le“missioni” erano un fatto popolare, coinvolgevanoemotivamente paesi interi per alcune settimane, e il

fatto era ricordato a lungo dai fedeli. Il ritmo della vi-ta ordinaria era rotto dall’arrivo dei “Padri predicato-ri”, che s’impegnavano in un duro lavoro pastoraleper farsi capire, per suscitare un’emozione religiosa,per introdurre un clima di fede spontanea e imme-diata. La chiesa diventava il luogo delle pubblicheconfessioni e del perdono: lì accadeva qualcosa di

nuovo, che si sareb-be ricordato pergenerazioni.

Il rito del “Piantodella Madonna”,costituisce una te-stimonianza di fedeviva verso la Vergi-ne Maria, che chie-de alle donne diprendere parte alsuo dolore, per lamorte del figlioGesù. Ogni comu-nità esprime la suadevozione confe-rendo una propriaoriginalità ponen-doci davanti ai di-versi aspetti delculto: la Desolata(Puglia), il Piantodelle Zitelle (La-zio), la Mater Dolo-rosa (Molise), la

Madonna del Pianto (Italia centrale e Sicilia). Elegan-te e con volto sereno, Ella sovrasta da sempre ledonne che si stringono attorno al suo simulacro e ledanno voce nel Pianto, manifestandole personaledevozione e solidarietà.

In ogni espressione di pietà popolare riecheggiasempre il filo conduttore dello Stabat Mater: Mariache piange ai piedi della croce e il desiderio di par-tecipare ai suoi dolori, sempre sorprendentementeattuale.

Nicola Parisi

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S iamo andati-sono venuti a trovarci

Sveglia alle ore 7, di corsa mi vesto, un caffè. Mifermo un attimo penso: perchè di domenica

mattina mi devo svegliare così presto? Ora ricordo:oggi avremo l’Incontro zonale del Movimento Gio-vanile guanelliano! Ed è subito festa nel cuore. Dicorsa al don Guanella per far salire in auto e pul-lmino i buoni figli e via alla parrocchia guanelliana disan Giuseppe al trionfale. Ed è subito un clima digioia e serenità e, soprattutto, di curiosità. I buoni fi-gli ci domandano in continuazione “quando faremocolazione? Cosa si farà durante la giornata?” Anchenoi, come loro, rimaniamo vigili in attesa che qual-cosa accada. Intanto una cosa è certa: gli odori dei

fiori che circondano e incorniciano il cortile dellaparrocchia, l’odore di dolci, biscotti, caffè, latte, tor-te ci fa capire che qui si fanno le cose sul serio! Do-po un’abbondante e simpatica colazione, ci ritrovia-mo nella cappellina per iniziare tutti insieme l’espe-rienza con una preghiera. Padre Maurizio Botta ha

condotto la catechesi stimolando l’attenzioni di tut-ti noi fino a quando ci siamo messi in marcia versoP.zza S. Pietro per assistere all’Angelus di Papa Fran-cesco. La sopresa più bella della giornata? Quandoil Papa ha salutato il nostro gruppo chiamandociper nome: allora abbiamo agitato i nostri striscioni

Una domenica tra i giovanidel Movimento Guanelliano

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S iamo andati-sono venuti a trovarcie gridato per farci sentire! Ancora oggi i nostri ra-gazzi si ricordano di quel saluto particolare: “ma co-me, ha salutato proprio noi!?”.Dopo un pranzo festoso, mappa alla mano, si iniziasubito una caccia al tesoro in giro per il quartiere,anche per chi è in carrozzina: ogni momento, ogniparola e gesto viene registrato nella memoria delcuore, se segnato dal dono e dall’ascolto reciproco.Premiata la squadra vincente, è ora di andare a mes-sa: presiede don Alessandro attorniato dai nostri

chierichetti che, orgogliosi e felici indossano il cami-ce liturgico e si dispongono dietro l’altare.La giornata sta per terminare: traspare un po’ di tri-stezza sui volti, misto a qualche risata, ripensando al-la meravigliosa giornata passata insieme. Forse è pro-prio questo il mistero delle cose: più sono belle e piùsono destinate a finire presto. Da parte nostra ci li-mitiamo semplicemente a salutarci per tornare a ca-sa. A pensarci bene, la conclusione di questa giorna-ta ci fa gustare meglio l’intensità dell’esperienza vis-suta: giovani e buoni figli insieme. Una bella formula.Stiamo tutti già pensando a quale sarà la prossimaoccasione!

Laura, volontaria

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S iamo andati-sono venuti a trovarci

Lo sanno tutti: “La porta al Don Guanellaè sempre aperta, basta entrar”.

Èil ritornello della canzone, “Inno del don Guanella”, scritto parecchi anni fa da un amico proprio per noi!Lo sanno tutti. Intendo dire non solo il ritornello, ma il fatto che la porta è sempre aperta. Non solo il

cancello è sempre aperto dalla mattina presto alla sera tardi, ma, soprattutto, è aperto il cuore di chi abita,vive, lavora o frequenta il nostro Centro. Ecco la porta aperta!In questo vai e vieni, dentro e fuori, cuori aperti… vi raccontiamo con queste foto le nostre gite e uscite.

Romeo: Un gruppo di noi, con i nostri educatori, abbiamo preso l’autobusse e siamo andati a piaz-za Navona un sabato pomeriggio: c’era un sacco di gente che vendeva tutto!

Giorgio: E’ vero chePiazza Navona si chia-ma così, anche se le na-vi grosse non ci sono?Però, dicono che ai tem-pi dei Romani ci faceva-no pure le battaglie nava-li, o qualcosa del genere!

Gabriele: Piazza Navo-na comunque è tra lepiazze più belle di Romae forse del mondo! In-somma: a noi c’è piaciu-ta tanto, quasi come ilgelato che abbiamocomprato!

Fabio: C’era uno fintotutto vestito d’oro - cheperò era vero perché simuoveva - che somi-gliava a Romeo che gliha dato la mano!

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Siamo andati

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Serafino: Col pullmino e un po’ di carrozzine siamo andati più lontano, fino ad Ardea per vederetante cose belle dentro al museo di Manzù, che era unofamoso.

Alfredo: me s’ho fat-to la foto vicino allascultura che se capivapoco, ma era bella lostesso!

Giorgio: C’era pure lamoglie di Manzù che miha dato l’indirizzo perchéjo dato il nostro, così civiene a trovare.

Valerio: Un giorno siamo andati a festeggiare il com-pleanno di Gio-vanni sul Tevere.Da Ponte Marco-ni fino a OstiaAntica abbiamopreso il barconesul fiume.Abbiamo fattoun festone sul-l’acqua!

S iamo andati-sono venuti a trovarci

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Le parole di Papa Francesco

Amezzogiorno della domenica, al donGuanella, stiamo per iniziare il pasto

della festa nelle sale da pranzo delle diver-se residenze. Chi può è andato a casa,qualcuno è fuori con amici per una gita. Sec’è la TV ancora accesa ci fermiamo anco-ra un minuto per ascoltare le parole di Pa-pa Francesco e per vedere quanta gentec’è in piazza S. Pietro.

Una domenica ha parlato proprio dellaProvvidenza, un tema tanto caro al nostroSan Luigi Guanella!

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Al centro della Liturgia di questa domenica(2 marzo) troviamo una delle verità più con-fortanti: la divina Provvidenza. Il profeta Isa-ia la presenta con l’immagine dell’amorematerno pieno di tenerezza, e dice così: «Sidimentica forse una donna del suo bambino,così da non commuoversi per il figlio dellesue viscere? Anche se costoro si dimenticas-sero, io invece non ti dimenticherò mai»(49,15). Che bello è questo! Dio non si di-mentica di noi, di ognuno di noi! Di ognunodi noi con nome e cognome. Ci ama e non sidimentica. Che bel pensiero… Questo invitoalla fiducia in Dio trova un parallelo nella pa-gina del Vangelo di Matteo: «Guardate gli uc-celli del cielo – dice Gesù –: non seminano enon mietono, né raccolgono nei granai; eppu-re il Padre vostro celeste li nutre. Osservatecome crescono i gigli del campo: non fatica-no e non filano. Eppure io vi dico che nean-che Salomone, con tutta la sua gloria, vestivacome uno di loro» (Mt 6,26.28-29).

Ma pensando a tante persone che vivono incondizioni precarie, o addirittura nella mise-ria che offende la loro dignità, queste parole

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di Gesù potrebbero sembrare astratte, se non illusorie.Ma in realtà sono più che mai attuali! Ci ricordano chenon si può servire a due padroni: Dio e la ricchezza. Fin-ché ognuno cerca di accumulare per sé,non ci sarà mai giustizia. Dobbiamo sentirebene, questo! Finché ognuno cerca di accu-mulare per sé, non ci sarà mai giustizia. Seinvece, confidando nella provvidenza diDio, cerchiamo insieme il suo Regno, alloraa nessuno mancherà il necessario per vive-re dignitosamente.

Un cuore occupato dalla brama di posse-dere è un cuore pieno di questa brama dipossedere, ma vuoto di Dio. Per questo Ge-sù ha più volte ammonito i ricchi, perché èforte per loro il rischio di riporre la propriasicurezza nei beni di questo mondo, e la si-curezza, la definitiva sicurezza, è in Dio. Inun cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più moltoposto per la fede: tutto è occupato dalle ricchezze, nonc’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il postoche gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conducea condividere anche le ricchezze, a metterle al serviziodi progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostranotanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. Ecosì la Provvidenza di Dio passa attraverso il nostro ser-vizio agli altri, il nostro condividere con gli altri. Se ognu-no di noi non accumula ricchezze soltanto per sé ma lemette al servizio degli altri, in questo caso la Provviden-

za di Dio si rende visibile in questo gesto di solidarietà.Se invece qualcuno accumula soltanto per sé, cosa glisuccederà quando sarà chiamato da Dio? Non potrà

portare le ricchezze con sé, perché – sapete – il suda-rio non ha tasche! E’ meglio condividere, perché noi por-tiamo in Cielo soltanto quello che abbiamo condivisocon gli altri.

La strada che Gesù indica può sembrare poco realisti-ca rispetto alla mentalità comune e ai problemi dellacrisi economica; ma, se ci si pensa bene, ci riporta allagiusta scala di valori. Egli dice: «La vita non vale forsepiù del cibo e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25). Perfare in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il

vestito, la casa, il lavoro, la salute, bisognache tutti ci riconosciamo figli del Padre cheè nei cieli e quindi fratelli tra di noi, e cicomportiamo di conseguenza. (…)

Alla luce della Parola di Dio di questa do-menica, invochiamo la Vergine Maria comeMadre della divina Provvidenza. A lei affi-diamo la nostra esistenza, il cammino dellaChiesa e dell’umanità. In particolare, invo-chiamo la sua intercessione perché tutti cisforziamo di vivere con uno stile semplice esobrio, con lo sguardo attento alle necessi-tà dei fratelli più bisognosi.

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Le parole di Papa Francesco

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Diario della Casa

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Le feste dei compleanni di quest’anno hanno visto la partecipazione di nuovi gruppi digiovani volontari provenienti da diverse parrocchie di Roma:un grazie a loro, ai loro sacerdoti e diaconi che hanno… scommesso su di noi!

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Eccomi! Arrivo! Io ci sono! Presente!

Le persone che hanno partecipato alla  festa di carnevale della Casa San Giuseppe sanno dicosa sto parlando: chi è  potuto venire a festeggiare con noi e i nostri ragazzi ha assaggiato gliingredienti-base delle nostre feste. Sorriso e semplicità.

Quest’anno il carnevale ha avuto un buon sa-pore di festa in famiglia con la presenza dibambini,   ragazzi,  mamme e papà, nonni e,naturalmente, dei nostri  buoni figli che han-no accolto tutta la gente invitata nella   lorocasa con la solita gioia e il loro sorrisopiù  bello. Tutti quanti, nessuno escluso, han-no partecipato ai balli ed ai giochi organizza-ti dagli animatori e volontari che hanno sa-puto coinvolgere tutti i presenti con la lorogioia contagiosa.

Negli occhi di alcunisi poteva anche intravedere un po’ di stupo-re, soprattutto chi veniva per la prima volta,per come i “nostri ragazzi” si mettevano ingioco e si buttavano nei balli e nei giochi nel-la stessa maniera e con la stessa felicità deitanti bambini presenti alla festa.

Finalmente arrivano, profumate e calde cal-de,  le famose ciambelle di Don Pozzi: tutti

ne vanno matti e tutto, all’improvviso, si fermae si… assapora.

Il tempo vola e il pomeriggio di festa è sem-brato volare. Ora mi ricordo che le previsio-ni davano pioggia tutto il pomeriggio. Per noiinvece, raccomandati del cielo, il sole ha volu-to dirci il suo ECCOMI!

Paul Felli

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Diario della Casa

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Diario della Casa

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Diario della Casa

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Domenico è ospite residenziale del don Guanella dal 2006.

Quasi come… un libero professionista (diremmo soprattutto e simpaticamente, come libe-ro… pensatore!) frequenta il laboratorio di Arti &Mestieri.

In questi anni ha dato vita ad una serie interes-sante di oggetti, per lo più in legno.

Nell’atelier si è realizzata addirittura una vera epropria esposizione personale con tanto di inau-gurazione! Ecco, per voi, qualche foto.

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Diario della Casa

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Progetti Save the dreams-Amici di don Guanella onlus

15 dicembre 2013:Inaugurazione e benedizione della nuova sede ONLUS

Tutto ha inizio in chiesa, mentre si riempie di gente, di gioia, di speranze e sogni. E’ proprio per condivide-re tanti sogni che la onlus Save the dreams-Amici di don Guanella ha inaugurato, benedet-to e aperto la propria sede presso l’Opera don Guanella di via Aurelia Antica. La presenza del superioregenerale dell’Opera don Alfonso Crippa, del superiore della Casa don Pino Venerito e di tanti amici chehanno contribuito a realizzare la sede, ha fatto subito toccare con mano l’atmosfera di famiglia, famiglia al-largata e variegata.

Una onlus dentro la grande Casa S. Giuseppe: e allora via, tutti a visitare le residenze, i laborato-ri e gli ambienti dove si snoda la vita quotidiana degli ospiti al don Guanella.Finalmente arriviamo alla sede appena in tempo prima della pioggia: qualche parola di saluto ed un pensierobello di una signora del don Guanella femminile, poi, col naso all’insù, per guardare la coreografia e infine so-pra, pigiati per il brindisi e il tango dei nostri amici!

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Progetti Save the dreams-Amici di don Guanella onlus

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Progetti Save the dreams-Amici di don Guanella onlus

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Un gruppo della Onlusin gita presso l’Abbazia di Casamari.

Ascoltare, vedere, condividere...Anche con i più piccoli.

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Progetti Save the dreams-Amici di don Guanella onlus

Progetti già attivi:- lezioni di tango- lezioni di take down- sostegno scolastico nelle scuole del territorio- ciclo di conferenze per… allargare gli orizzonti (vedi brochure)- III edizione della mamirun (domenica 4 maggio)- Grest (animazione estiva per bambini e ragazzi)

Per ogni progetto o evento viene data un’attenzione speciale a chi vive situazioni di particolare difficoltà.Non mancano, per i membri dell’associazione, per gli amici e i simpatizzanti, momenti di aggregazione, forma-zione e spiritualità (pellegrinaggio ai santuari di Greccio e Foresta; Casamari e Grotte di Pastena).

CONTRIBUISCI ANCHE TUALLA REALIZZAZIONE

DEI NOSTRI SOGNI AIUTANDO LA CASA S. GIUSEPPE

DELL’OPERA DON GUANELLA

Per il 5 X mille scrivi questo codice fiscale 97694210580 è la nostra Associazione Save the Dreams-Amici di don Guanella onlus

“Fai il bene e lascia dire”(Don Guanella)

Grazie!

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Benefattori e Amici

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Gratitudine e preghiere quotidianeai nostri BENEFATTORI

Sorato Paolo, Pollini Lucio Maria, Turella Claudio, Cafolla P. e Fazzalari A. M., Cosentini Francesco

e Vincenzo, Di Tullio Patrizia, Lucidi Ida, Maverna Magda, Sorato Paolo, Liscio Maria Giuseppina,

Marchiori Luisa, Onorati Rosa e Traietti Elio, Cibo Silvano, Spolverini, Lucidi Ernesto.

UN GRAZIE PARTICOLARE ATUTTI COLORO CHE STANNO CONTRIBUENDO

AL PROGETTO n° 4acquisto di una nuova autoclave

e altra strumentazioneSelogna Giuliano, Malvestuto, Vignali, Onori Pulsinelli, Panzarani, Frangipane, Ugazio, Stentella,

Bersani, Stramazza, Di Giorgio.

Per i nuovi iscritti al Pane di S. Antonioi Religiosi con tutti i nostri Ospiti assicurano preghiere di suffragio

Barberi Antonio, Bozzini Marcellino, Capriotti Rita, Dalle Carbonare Dino, Nardelli Giorgio, Nesta Ma-gario, Odorizzi Luisella, Pazienza Michele, Podda Franco, Ronconi Aldo, Scalia Filippa, Scardapane Luigi,Chessa Bazzoni Antonina, Demuro Sebastiano, Leonardelli Damiano, Cominelli Luigi, Sica Giuseppe, Ca-vicchini Antonio, Carrai Giuseppe, Silvana, Manca Luigi, Chessa Antonio Michele, Casella Paolo, Benedet-ti Puccio, Angius Salvatore, Castellana Andrea, Pisciali Angelo, Garzelli Giovanni, Bottaro Severino, Ches-sa Martino, Murgia Mariano, Di Stefano Carmela, Fiscato Giuseppe.

Benefattori e Amici defuntiGennaio – Marzo 2014

Baffigo Giulio, Rossi Annibale, Gilardi Paolo, Zanzi Anna, Vinciguerra Maria Ved. Bonasso, Lispi Norina,Chieffo Salvatore, Moretti Ada, Benedetti Apostoli Luciana.CINQUE FABIO, VITALINI GIOVANNI, DORIGO ATTILIO, LOMBARDI ALESSIO, ROCCACALVOPIETRO (ospiti del don Guanella), DON ANTONIO INVERNIZZI (guanelliano).

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Come si può aiutare direttamentela Casa S. Giuseppe-Opera Don Guanella

La carità è industriosa e inesauribile nelle sue prestazioni: da sola sa trovare infinite vie perfar giungere il suo dono.

Splendida testimonianza di sentita carità è quella che spinge a regalare un po’ del propriotempo per visitare ed aiutare più direttamente.

Conoscere induce anche a far conoscere. Per questo siamo grati a quanti fanno conosce-re l’Opera sia attraverso visite, sia tramite bollettino.

Chi desiderasse prolungare la propria opera di bene anche nel futuro, può disporre, pertestamento, lasciti o legati o donazioni in favore dell’Opera nostra. In tal caso, consiglia-mo la seguente formula:

“Lascio (oppure dono) all’Opera Don Guanella Casa San GiuseppeVia Aurelia Antica, 446 Roma...”.

L’Istituto è ENTE GIURIDICO (R.D. 2-7-1931 e 2-1-1932)

Oltre al merito presso Dio e alla doverosa riconoscenza dei nostri ospiti, i Benefattori:• sono ricordati nella celebrazione di una S. Messa settimanale e,• nel mese di novembre, durante la celebrazione della S. Messa quotidiana.

Per l’invio di offerte, il mezzo più economico è l’avvalersidel Conto Corrente Postale n. 414003

Conto Corrente Bancario: Cod. IBAN: IT47 V056 9603 2040 0000 7135 X62Banca Popolare di Sondrio - Agenzia n. 4 - Roma

Intestato a: Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 446 - 00165 Roma

Per appuntamenti, spiegazioni, telefonare al numero 06.66601456 (mattina)Posta elettronica: [email protected]

Per venirci a trovare: autobus 98, 881, 889, 892. Metro A Cornelia e bus 889

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Benefattori e Amici Salvare la Storia e realizzare i Sogni

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“Fai il bene e lascia dire”(Don Guanella)

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DELL’OPERA DON GUANELLAGrazie!

Per il 5 X millescrivi questo codice fiscale

97694210580è la nostra AssociazioneSave the Dreams-Amici

di don Guanella onlus


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