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    numero 30 anno V11 settembre 2013

    edizione stampabile

    Luca Beltrami GadolaFESTE PD: PER CHI? PERCH?

    Franco DAlfonsoCOMMERCIO A MILANO: CRISI O NOVIT

    Paolo BiscottiniLINGRESSO GRATUITO AL MUSEO: MA NON IL PROBLEMA

    Giuseppe LonghiPERDITA DI COMPETITIVIT: MILANO E LE REGIONI EUROPEE

    Giacomo MarossiPD OGGI: UNA VITA DA DEMOCRATICO PENSANDO ALLA POLTRONA

    Paola BocciCATASTO. UNA RIFORMA URGENTE A MILANO: PI EQUIT

    E PI GETTITO

    Enrico BorgGIUSTIZIA: SE IL PD CONTINUA A FARE SPALLUCCE SUI REFERENDUM

    Marco PontiTRASPORTI MILANESI: LA PAGLIUZZA E I CONTI CHE NON TORNANO

    Cristina BellonUN PREMIO ALLA RICERCA: ELENA CATTANEO, SENATRICE A VITA

    Rita BramanteUN BAMBINO, UN MAESTRO, UNA PENNA E UN LIBRO POSSONO

    CAMBIARE IL MONDO

    Ferruccio PoratiPADERNO DUGNANO: MORIRE PER L'EXPO

    Giovanni CominelliLE DOMANDE NON FATTE AI NO TAV

    VIDEOALDO BASSETTI: FINITA LA NOTTE DI BRERA

    suggerimento musicaleLA BADOGLIEIDE cantano I gufi

    rubriche di attualitMUSICAa cura di Paolo Viola

    ARTEa cura di Virginia ColomboLIBRIa cura di Marilena Poletti Pasero

    CINEMAMarco Santarpia e Paolo SchipaniSIPARIO - Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi

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    FESTE PD: PER CHI? PERCH?Luca Beltrami Gadola

    Non si deve vivere n di rimpianti ndi nostalgie, per tra le FestedellUnit di una volta e le Feste

    democratiche di oggi c un abisso.Tutta colpa della crisi del Pd? Noncredo; certo che vedere luned aMilano il segretario Epifani davanti auna platea di 200 persone la dicelunga.Per carit, tutto cambiato. Il popo-lo del web ha senza dubbio accoltomoltissimi dei simpatizzanti dellasinistra, soprattutto tra i pi giovanie dunque tutti o quasi sanno tutto ditutti e sono aggiornati in tempo rea-le delle opinioni, degli umori, dellevicende e dei cambiamenti di cam-

    po di leaders grandi e piccini. Per-ch andare alla Festa del Pd se sisa con buona approssimazionequello che si sentir?Qualcuno, di solito andando deluso,spera che in coda allevento ci siaun dibattito e pensa di poter direanche la sua ma non cos. Diquestopportunit proprio non se neparla. Le contestazioni per la man-canza di dibattito si sono fatte ormaianche rumorose, qualche condutto-re stato fischiato, qualcuno ha la-sciato rumorosamente la sala: non questione solo di nervi tesi ma an-

    che di preoccupazione per eventualicedimenti del Pd sul fronte dellasorte di Berlusconi. Timori non prividi fondamento.

    Qualcuno, soprattutto di questi tem-pi, spera di sentire finalmente la de-clinazione degli slogan: tutti parlano

    di rinnovamento del Partito ma nes-suno ti dice come, in concreto de-scrivendo ruoli luoghi e disponendouomini e cose. Se il Partito Demo-cratico fosse unazienda, ma non lo per gli elettori, forse lo per i diri-genti, se dunque qualcuno ti viene adire che vuole unazienda (partito)leggera, unazienda liquida,unazienda aperta al dialogo e nonva oltre nella descrizione del cam-biamento, gli ascoltatori si alzanosilenziosamente per andare a man-giarsi una piadina, una salsiccia, o

    qualche altra specialit regionale:questo almeno alle Feste democra-tiche si pu ancora fare.Bisogna dire che, salvo che per lafesta nazionale (a Genovaquestanno), i temi dei vari dibattitinon brillavano per interesse, in par-ticolare a Milano, n vi erano relatoridi grido, fatti salvi i sindaci delle cittospiti che di carne al fuoco negli ul-timi tempi ne hanno in abbondanza:si avuta limpressione che le sce l-te siano state largamente condizio-nate dalle appartenenze alle corren-ti che per gli elettori, nella gran

    massa, sono un fenomeno carsico.Due o tre star che riempiono, maga-ri non proprio, lo spazio convegni indue settimane di festa sono un gio-

    co che non val la candela. La rica-duta modesta o nulla rispettoallobbiettivo di non parlare solo allo

    zoccolo duro degli iscritti ma di al-largare il consenso o quantomeno dicontribuire alla cultura politica dellacitt.Credo onestamente che di questefeste si potrebbe fare anche a menosopratutto perch pare che dal pun-to di vista economico (soldi per lefederazioni) non siano un successo.Tutto finito dunque? S, salvo chechi pensa alla forma Partito e allasua nuova identit, non ripensi an-che a una nuova formula di festa.La festa al tempo del web, perch il

    web non ha esaurito la voglia di so-cializzare della gente, anche se haspinto verso la separazione fisicadelle persone, anzi in molti casi traFace book e Twitter, ne ha costituitala spina dorsale organizzativa.Allora ripensare alla festa vuol an-che dire pensare a una vera regia emagari anche un po alla scenogra-fia. Insomma la concorrenza dellatv, delliPad e del portatile sedutinella poltrona di casa c ed diffici-le da battere. Ma soprattutto biso-gna pensare alle idee: il vuotodidee, slogan banali o discorsi pre-

    vedibili non fanno concorrenza anulla e a nessuno.

    IL COMMERCIO A MILANO: CRISI O NOVITFranco DAlfonso

    Come sta il commercio a Milano?Difficile avere una risposta univocadai tanti che si interessano al tema,dai commercianti che piangono ai

    giornalisti che enfatizzano, alle au-torit che minimizzano per arrivareai residenti che si incazzano, come ifrancesi per il passaggio di Bartalinei versi della canzone di PaoloConte.Come tutte le grandi citt Milanonon mai stata monoculturale, co-me Torino per lindustria o Firenzeper il commercio, ma proprio per laconvivenza tra attivit commerciali eproduttive si sviluppata come lapi grande e la pi ricca piazzadItalia e una delle prime e pi vivein Europa. Londata immigratoria

    degli anni cinquanta provocata dallosviluppo delle grandi fabbriche portlinfa vitale allimprenditoria commer-ciale milanese con il massiccio arri-

    vo di decine di migliaia di pugliesiarrivati da grandi centri come Bari,con alle spalle una storia millenariadi traffico merci non solo dal conta-

    do alla citt ma verso tutto il mondo.La vivacit del commercio locale nebenefici molto, i mercati si moltipli-carono, i negozi sotto casa nei nuo-vi quartieri riproducevano il classicoschema milanese del vicinato maerano gestiti dai nuovi arrivati, laristorazione si svilupp con i trani.Com noto questo nome, originatopresumibilmente dalla circostanzache i primi (non tutti e nemmeno lamaggioranza) osti pugliesi venisse-ro dalla citt di Trani, distingueva lenuove trattorie popolari dalle vec-chie osterie milanesi delle quali si

    cominci subito ad avere ricordocon nostalgia, lamentandone lascomparsa, mentre in realt eranosemplicemente diventate negli anni

    minoritarie non tanto perch dimi-nuite di numero quanto perlincremento delle nuove aperture.Ho citato il caso delle osterie

    scomparse perch mi sembra il tipi-co esempio di come si venga affron-tato qualsiasi discorso relativo alcommercio a Milano: si va per sen-sazioni, per abitudine o tradizione,difficilmente per analisi oggettiva.Se in agosto il nostro bar abituale chiuso o ledicola stata spostataper un cantiere, Milano destate d i-venta una citt chiusa o sconvoltadai cantieri, se il lattaio o la merciaiache sono l da cinquanta anni la-sciano il posto a un negozio di tele-foni magari gestito da cinesi, imme-diatamente si legge che il commer-

    cio cade inmano agli extracomuni-tari (come negli anni cinquanta aiterun..?) e via di questo passo. Siselezionano dati e informazioni ge-

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    neralmente vere a seconda dellatesi che si vuole sostenere con sestessi e con gli altri, umanissimatentazione dalla quale dovrebberoper rifuggire gli addetti ai lavori,come purtroppo non avviene.Sperando di essere un po menovittima di questa sindrome che nelmio caso di assessore al Commer-cio mi porta a dire che tutto evolveverso il meglio soprattutto da quan-do sono arrivato negli uffici di viaLarga, provo a dare un punto di vi-sta sulla situazione milanese attra-verso una sorta di auto intervista.Il commercio a Milano in crisi? Con una crisi dei consumi che per laprima volta dal dopoguerra porta unsegno negativo ormai da quasi dueanni non potrebbe essere altrimenti,il tradizionale pianto del commer-ciante ha purtroppo qualche ragionea esserci, questa volta. Ma

    lincremento molto forte del flussoturistico a Milano, mentre il restodItalia registra una diminuzione, intermini di decine di migliaia di pre-senze, la comparsa stabile del turi-smo familiare e non solo di quello dibusiness, sta facendo da traino auna ripresa che nel mese di agosto stata molto evidente che sono cer-to si stabilizzer presto.Come sta reagendo il sistema mila-nese del commercio? Sta avvenen-do quello che avviene sempre neiperiodi di crisi: si sta ristrutturando e

    adattando, pagando prezzi dolorosiper s e per la citt, ma cercando lavia per uscire. Le attivit si stannoincrementando, contrariamente aquello che si crede e che qualchevolta erroneamente si dice: a Milanogli esercizi commerciali sono in cre-scita costante con un saldo positivoda molti mesi. E la diminuzione del-le vendite non pi generalizzata enemmeno riguarda il travaso tradi-zionale fra cosiddetto vicinato e

    Grande distribuzione organizzata -Gdo - (che perde a sua volta, comedetto), ma fra esercizi che hannoinnovato su prodotto o formula e chinon lo ha fatto o non lo ha potutofare.Ma se tutti dicono che i negozi chiu-dono e ad aprire sono solo gli extra-comunitari? I numeri non diconoquesto: gli esercizi commerciali so-no passati dallinizio dellanno a Mi-lano da 41.600 a 42.400, con in-cremento uniforme di tutti i generi,dai pubblici esercizi ai parrucchieri. un altro il fenomeno, vale a dire ladiminuzione netta del numero delleimprese commerciali: le iscrizionialla Camera di Commerci del setto-re sono effettivamente scese da po-co pi di 17 mila a 12 mila circa eanche gli ambulanti ai mercati sonopassati da 3200 a 2800, ma non la cessazione dellattivit bens la

    concentrazione di impresa. Il nume-ro di licenze, sia fisse che tempora-nee che su suolo pubblico, in in-cremento, altro segnale chiaro e i-nequivocabile che in atto un pro-cesso ancora tutto da analizzare.Quanto agli extracomunitari e inparticolare ai cinesi (che, sia dettoper inciso, in oltre il cinquanta percento dei casi sono nati e cresciuti aMilano e sono cittadini italiani) il loropeso in crescita, ovviamente, dalmomento da qualche anno hannocominciato a uscire con successo

    (saranno mica i nuovi pugliesi delcommercio?) dai quartieri comeSarpi e dal genere ristorante cineseetnico. Si tratta del 10-15 per centoal massimo del totale esercizi gestitida stranieri, percentuale ancora in-feriore alle presenze di popolazionenon italiana a Milano (270 mila per-sone vs 1,3 milioni di residenti).Nessuna invasione, quindi, anchese non vi dubbio che alcuni usi ecostumi, soprattutto relativi al pas-

    saggio di denaro, siano oggetto diattenta analisi da parte delle autori-t. Senza dimenticare, tuttavia, cheda questo punto di vistalintegrazione di comportamenti eanche di altri rapporti fra etnie di-verse molto pi velocedellintegrazione nei quartieri.

    Allora la crisi dei negozi di vicinatonon c? Il negozio di vicinato incrisi da tempo e non solo per lapressione della Gdo. La citt cheaveva lorologio caricato e regolatoda fabbriche e uffici, chiusura alle19 e dopo Carosello bambini a lettoe agosto tutti al mare non c pi.Leabitudini sono cambiate, i tempi dilavoro e di vita sono diversi, la do-menica diventato spesso il secon-do giorno della settimana di vendite. difficile per il tessuto tradizionalerispondere a queste nuove esigenzee le barriere di protezione basate su

    divieti e contingentamenti i non esi-stono pi: paradossalmente sonoproprio gli stranieri nuovi arrivati atenere in vita la vecchia formuladellaumento delle ore di lavoro pro-capite per non perdere vendite.Lincremento del tempo di aperturacommerciale, come era ovvio, haportato a un limitato incremento divendite complessive, ma leffettomaggiore stato quello di assecon-dare cambiamenti di abitudine diacquisto dei consumatori: loffertacon un orario pi lungo ha favorito

    la moltiplicazione degli accessi e ilfrazionamento degli acquisti, cui si aggiunta, con la crisi, una maggioreattenzione ai consumi con effetto,sull esempio degli alimentari, delladiminuzione delle spese familiari afavore di pi acquisti periodici e fra-zionati, con evidenti risparmi neiconsumi. Il mondo cambiato.(1continua)

    LINGRESSO GRATUITO AL MUSEO: MA NON IL PROBLEMAPaolo Biscottini

    Il dibattito estivo sullaccesso gratui-to ai musei consente alcune rifles-sioni che forse possono servire, al-meno a Milano, a esaminare in mo-do innovativo la situazione musealedella citt. I direttori di museo sonogeneralmente daccordo nel non at-tribuire grande importanza al temadella gratuit, che pure condividono.A noi tutti piace lidea che laccessoal museo sia libero e non solo per le

    ragioni che il dibattito ha evidenzia-to, ma anche perch confortantelafflusso cospicuo dei cittadini. Epoco conta se vi entrano perch

    gratis, importa che vengano a con-tatto con le proposte culturali delmuseo, con la sua dimensione sto-rica, artistica e spirituale. Molti re-steranno indifferenti, ma alcuni, fos-sero anche pochi, inizieranno il loroviaggio nella storia, nellarte, nel mi-stero della creativit e della genialitdelluomo, proprio grazie a un in-gresso gratuito.Ma chi lavora nel museo sa che

    questo della gratuit non il pro-blema dei musei e in qualche modosi ribella a vedere che ancora unavolta di questo si parla, senza peral-

    tro giungere a una decisione di sor-ta, tralasciando questioni pi serie.Innanzi tutto si vorrebbe che si eli-minasse, una volta per tutte, la di-stinzione fra musei pubblici e museinon pubblici. Musei pubblici sono,nel linguaggio corrente, i musei cheappartengono allente pubblico, siaesso lo Stato o il Comune. Gli altri,che pure pubblici sono in quantoaperti al pubblico, sottoposti alle

    norme di tutela dello Stato in mate-ria di beni culturali, vengono definitidiversamente. Non pubblici, privati.Con quel tanto di equivoco che il

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    termine suggerisce, anche nelle fi-nalit e negli interessi. Sono invecemusei di enti diversi, di fondazioni,della Chiesa, di imprese governatenon dallente pubblico, ma in tutto eper tutto simili ai primi.Interessa questa distinzione ai citta-dini? Non credo, mentre interessersapere che mentre i musei civici di-

    battono se applicare o meno il bi-glietto dingresso ai visitatori, fortidel fatto di non avere un bilancioproprio e di avvantaggiarsi di facilisponsorizzazioni, gli altri oggi esa-minano con preoccupazione cre-scente la gravit dellattuale situa-zione economica e discutonolorario dapertura, tentati di ridurlo,nella speranza di diminuire costigravosi che incidono pesantementesul bilancio. Retti da fondazioni o daenti non comunali o statali, nonhanno ammortizzatori di sorta, n

    possono far rifluire le spese in unateoria di vasi comunicanti. Al pi, enon poco, possono ricorrere alvolontariato, anchesso scarsamen-te considerato e pur essenziale allavita dei nostri musei.Allora il punto di partenza consistenel considerare finalmente i museidella citt, indipendentemente dalle

    questioni inerenti la loro apparte-nenza, come i Musei di Milano e ilpunto darrivo in quel progetto dicollaborazione che, si chiami rete omeno, valga a definire pubbliche ecomuni responsabilit e, magari,anche pensando allEXPO, ma nonsolamente, iniziative culturali condi-vise. Non sarebbe terribile seallappuntamento del 2015 ogni mu-seo giungesse per conto suo? Enon potrebbe questa essereloccasione per decidere insiememostre, convegni, criteri

    daccoglienza? Non si potrebbe im-maginare lAssessore alla Culturacome il regista di questa nuova sta-gione della cultura milanese?La mostra Costantino, realizzata dalMuseo Diocesano, non stata ospi-tata con successo a Palazzo Reale?Unire gli sforzi, lavorare e progetta-re insieme, questa la prospettiva in

    cui dovrebbero mettersi i musei cit-tadini. La gratuit, se si pu realiz-zarla, sia attuata, ma allinterno diun progetto pi vasto e pi consi-stente. Da ultimo tutto ci non puprescindere anche da unanalisi del-le responsabilit economiche. Glisponsor non ci sono pi, o sono po-chi. Non facciamo una guerra frapoveri. Lavorare insieme significaanche stabilire priorit, aiutarsi ldove possibile, pensando sempree soltanto alla crescita culturale diMilano.

    PERDITA DI COMPETITIVIT: MILANO E LE REGIONI EUROPEEGiuseppe Longhi

    Lindice di competitivit delle regionieuropee 2013, elaborato da PaolaAnnoni e Lewis Dijkstra per lUE-DGpolitiche regionali, segna un grantonfo per la Lombardia, che perde41 posizioni, uscendo dalle prime100. Essa era al 98 posto nel 2010,oggi al 139 su un totale di 262;se consola, con questa posizione

    conserva la migliore classifica fra leregioni italiane. Fra le regioni dellegrandi nazioni, le parti alte dellaclassifica sono occupate dalle tede-sche, in continuo miglioramento, laparte centrale dalle francesi, in fasestazionaria, la parte bassa riserva-ta ai paesi PIIG, Portogallo, Italia,Irlanda, Grecia, i quali, se continue-ranno le attuali tendenze, si trove-ranno in compagnia della Gran Bre-tagna, che presenta un ampiosbraccio di posizioni, con tendenzaallarretramento.

    Bisogna prendere atto che lindicealtro non che lo strumento di mo-nitoraggio del modello di sviluppocomunitario, per cui, se le regioniitaliane arrancano nella parte bassadella classifica, significa che hannodeficit strutturali sostanziali, tali dacompromettere il raggiungimentodellobiettivo dello sviluppo cui lanostra comunit aspira dopo anni direcessione.La mia analisi privilegia quindi i fat-tori strutturali della competitivit, ri-spetto alla posizione dei singoli indi-catori. Lindice di competitivit delleregioni europee vuole definire la ca-pacit di una regione di offrire unambiente attrattivo e sostenibile alleimprese e ai cittadini che l vivono e

    lavorano. Il termine sostenibile non usato solo in senso ecologico -ambientale, ma nel senso della ca-pacit di un contesto di offrire unambiente complessivamente attra-ente nel breve e lungo momento.Lindice da particolare enfasi allaleadership delle istituzioni regionaliper creare benefici alle imprese, ai

    residenti, alle istituzioni e per me-diare costruttivamente i loro conflittidinteresse. Esso valuta quindi losforzo per creare a un ambiente at-trattivo ed equo, in grado di combi-nare gli obiettivi di successo eco-nomico con il benessere dei cittadi-ni.Regioni amministrative o funzionali? a discrezione delle autorit localidefinire lunit territoriale che va acomporre la regione, per cui a fian-co delle regioni amministrative, e-mergono in numero crescente le

    regioni funzionali. Questo segna ildeclino dei principi gerarchici chehanno segnato lemergere delle a-ree vaste, come le regioni o le areemetropolitane nel 900, a favore del-le aggregazioni di scopo, tempora-nee e basate sulla creativit di am-ministrazioni che si uniscono persviluppare politiche mirate, attive egenerative, in coerenza con la poli-tica delle piattaforme operative so-stenuta dallUE. Il risultato la ten-denza alla frammentazione; la rile-vazione dellindice 2013 assimilaalla regione gli spazi funzionali fa-centi capo alle aree metropolitane diLondra, Bruxelles, Vienna, Praga,Berlino, Amsterdam. Per lItalia nellastessa direzione va la valutazione

    delle Provincie autonome di Trentoe Bolzano, considerate separata-mente.Una conferma della tesi di Alesina eSpolaore (The size of nations, MITPress, 2003) i quali sostengono chela globalizzazione facilita la creazio-ne di nuovi stati e, per estensione,gli stati pi grandi si vanno fram-

    mentando in unit amministrativepi piccole? in discussione la sto-rica legge di Solow e Jacobs suivantaggi dagglomerazione dellegrandi megalopoli? La questione aperta, ma sicuramente sono in crisiquelle nazioni e quelle regioni chenon hanno saputo e non sanno apri-re un dialogo creativo e collaborati-vo con la variegata gamma di ag-gregazioni socio- territoriali che lecompongono.Competitivit e modello di sviluppo.I parametri dellindice di competitivi-

    t valutano un modello di sviluppoarticolato in tre momenti: le forzepropulsive, la base infrastrutturale,la capacit di innovazione. Le forzepropulsive sono la capacit dileadership delle istituzioni e il sape-re. Alle istituzioni spetta saper inter-pretare il cambiamento, stimolarepolitiche innovative, creare un am-biente in grado di agevolare impre-se e cittadini, grazie alla qualit deiservizi. Al sapere spetta il ruolo fon-damentale di aumentare le capacitdella popolazione durante linterociclo di vita. La base infrastrutturale costituita dallefficienzadel merca-to del lavoro e dalla sua dimensio-ne, dalla dotazione di infrastrutturefisiche e dalla sanit. La capacit

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    d'innovazione riferita alla generali-t dei portatori dinteresse: la comu-nit, le imprese industriali, le impre-se dei servizi.Come si nota lUnione europea pro-pone un modello di competitivit incui lo sviluppo delle risorse umane pi importante dellintensit di pro-duzione delle cose, a questo model-

    lo si possono fare alcune osserva-zioni: manca una misura del livellodi coesione, perch non dobbiamodimenticare che se la competitivit importante essa non pu essere di-sgiunta dalla crescita della coesio-ne, valore fondativo dellUnione;manca qualsiasi riferimento al livellodi decoupling, ossia al rapporto fracrescita della produttivit e rispar-mio di risorse naturali. In tal modolindice ignora due aspetti fonda-mentali della competitivit: deve es-sere raggiunta con risparmio di ri-sorse naturali e quindi, deve tenerpresente anche il loro valore eco-nomico.Ritornando alla Lombardia. Com-preso il modello, si possono facil-mente valutare i risultati della nostraregione, che sono relativamenteomogenei con quelli delle altre re-

    gioni italiane. Lindice di competitivi-t letteralmente affossato dallan-damento di quelle che dovrebberoessere le forze propulsive, ossia leistituzioni e il sapere. Infatti ilranking delle istituzioni (225 su 262)e 25 su 29 a livello nazionale (dopodi noi solo Croazia, Grecia, Roma-nia e Bulgaria) determinato dai

    seguenti indicatori: livello della cor-ruzione percepita, peso e costo delcrimine organizzato, trasparenzadegli atti di governo, efficacia delsistema regolatorio, clima istituzio-nale per le imprese e facilit di ac-cesso al mercato, qualit della pro-grammazione con riferimentoallaccountability. La posizione delsapere determinata dalla qualitdellistruzione primaria e secondaria(23 su 29 a scala nazionale) edalluniversit e long life learning(194). Listruzione di base paga ladifficolt nel tenere il passo con gliobiettivi di Europa 2020 in quanto asviluppo delle capacit di base, in-ternazionalizzazione, imprenditoria-lit. Mentre luniversit condizio-nata dal suo isolamento istituzionalerispetto al sistema europeo, la suaassenza dalle piattaforme operative

    e dallesiguit dei programmi longlife learning.La situazione va meglio per quantoriguarda la base infrastrutturale; leinfrastrutture fisiche sono al 44 po-sto, la dimensione del mercato al29, la sanit al 30, mentrelefficienza del mercato del lavoro(128) condizionata dalla preoccu-

    pante fuoriuscita dal mercato deigiovani e dalla maggiore difficoltoccupazionale delle donne. I risultatiin termini dinnovazione sono con-tradditori: unalta sofisticazione nel-lofferta dei servizi, specie finanziari(35) si accompagna a una mediacapacit di innovazione (98) e a unabassa capacit di adeguamentotecnologico (184), ma per questul-timo indicatore le variabili adottatenon sono molto significative.Nel complesso c poco da stareallegri, auspicabile che una rinno-vata coscienza civile stimoli inve-stimenti innovativi per un sapere ingrado di creare migliori capacit euna coscienza civile pi sensibile alpotenziale distruttivo di istituzionipubbliche inadeguate.

    PD OGGI: UNA VITA DA DEMOCRATICO PENSANDO ALLA POLTRONAGiacomo Marossi

    Ormai il PD un megastore di pro-

    dotti politici online. Abbiamo i candi-dati con le loro storie preconfeziona-te, riassumibili in max 140 caratterio poco di pi da un qualche copybravino. La discussione Cuperlonon vincer mai, Civati tanto allafine si ritira, Pittella vabb, Renzivince per forza. Questo il dibattitointerno del PD pre-congresso.Nientaltro. Siamo al grado zero delragionamento politico. Nessuno pre-tendeva una lettura collettivadellopera omnia di Hegel concommento, ma almeno due paroline

    sulla crisi e sul senso della parolasinistra, magari potremmo spender-le. Quando Bersani avvisava il PDdel rischio di passare da soggettopolitico a spazio politico, ammetto diavergli dato del matto. Ora capiscoche aveva ragione. Lo stesso con-cetto di spazio oramai inadeguato,siamo oramai al terzo periodo ipote-tico, a una realt parallela posticcia,un finto negozio online appunto, allaAmazon o alla Ebay, finalizzato allapura gestione del potere e al suomaquillage.Non esiste scelta dettata da idee

    politiche o da valori morali che o-rientino le scelte, solo il mero calco-lo del guadagno in termini di regalie,voti, posti di potere. Il tutto venduto

    allesterno come la purezza ideale

    super concentrata: siamo sempre idetentori della verit e gli altri, i gril-lini o i renziani (sei mesi fa), sonomalvagi o incapaci. Dal partito leni-nista al partito liquido, siamo arrivatial partito truffa. Il PD nei fatti unorgano di gestione di amministra-zioni locali, istituzioni politiche, eco-nomia di Stato e non solo basatosulla dialettica interna fra correnti ebande portatrici di grandi interessiesterni. Non ci sono battaglie politi-che senza tornaconto, non ci sonoidee sincere senza corrispettivo: la

    persistenza suicida e le scelte delgoverno Letta sono il distillato per-fetto di questa situazione. Garan-tiamo lesistenza del nostro poterecosti quel che costi, anche la faccia.In realt non un male assolutomodellare un partito di governo inquesto modo, c un qualche tipo didibattito democratico. Il problema che questo non pu essere un parti-to di sinistra, ma un partito centrista,in stile DC o Scelta Civica che fa delgoverno la sua unica ragione di es-sere. Un partito che non mira acambiare la societ attuale, ma a

    garantirne, con efficienza e capacittecnica, gli equilibri. La sinistra na-sce e vive solo se ha come fine ilmutamento di questi equilibri, il

    cambiamento dei rapporti di potere

    fondati sul dominio sociale ed eco-nomico. Il governo un mezzo per ilcambiamento tramite le riforme.Quando Letta dichiara che lazionedi governo del PD basata sulcacciavite e non sulle riforme e-pocali, quando dice che dobbiamoabbassare la bandiera della politi-ca per far prevalere lefficienza, d i-chiara morta lesperienza di 150an-ni di movimento operaio. Lidea chetramite riforme forti si possa ridistri-buire il potere allinterno della socie-t, diffondendolo dalle poche mani

    del grande capitale alle molte manidei proletari, stato lasse portantedella critica riformista al massimali-smo rivoluzionario. Laccettazionedelle regole democratiche e la lorodiffusione sono state la grande vitto-ria delle sinistre che ha portatolEuropa a inventare il welfare statee a trasformare lo stato in istituzionecollettiva, da ufficio di interessi dellaborghesia qual era per il dettatomarxiano ortodosso.Oggi la battaglia riformista in ritira-ta (e con lei la democrazia dei nostripaesi). La rinuncia alla critica socia-

    le e alla denuncia della disugua-glianza come scandalo statolinizio della fine. Un partito che nonha come obiettivo la rimozione della

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    disuguaglianza devastante fra citta-dini che la crisi ha riportato allo sco-perto non di sinistra, non rifor-mista e non pu sedere al parla-mento europeo nei banchi delle so-cialdemocrazie. Il PD chiamato afare i conti con la sua storia, a di-scutere insieme al paese le sue ra-gioni profonde di esistenza, e lo de-ve fare ora, con un nuovo patto difiducia tra elettori ed eletti, tra politi-ca e societ che dica siamo di sin i-stra o riteniamo finita lesperienzadella sinistra. La scelta questa eva fatta in modo trasparente, in pri-mis per onest verso chi si impegnaquotidianamente per un ideale ora-mai di facciata. Far finta di niente famale al partito, ai militanti e a tuttiquelli che ancora credono nella sini-stra tra cui il sottoscritto, malgradotutto.Per, in fin dei conti, un po mi piace

    Matteo Renzi: carismatico, hasempre la battuta pronta e ha deci-samente una marcia in pi rispettoalla qualit media della dirigenzademocratica. un ottimo prodotto di

    marketing insomma e si venderbene. Sono anche convinto chelargomento ontologico del neoren-zismo (se votiamo Renzi il PD vin-ce e Renzi lunica possibilit divincere a breve le elezioni alloradobbiamo votare Renzi) abbia unsuo perch e che sia comprensibileche molti militanti ed elettori lo ripe-tano oramai come un mantra. Lacosa che mi disgusta profondamen-te vedere la classe dirigente peg-giore della storia italiana, che haportato la sinistra alla sua sconfittapeggiore e, oramai alla sua fine ine-vitabile, che invece di dare le dimis-sioni in massa e di darsi alla raccol-ta dei pomodori nel Cilento si riciclaper lennesima volta, sperando disalvarsi con lennesimo restyling difacciata. Laggettivo gattopardesconon decisamente adeguato, servealmeno un indegno o indecente,

    se non addirittura raccapricciante.Svelare linganno del rinnovamento semplice: se il potere post PCIdellEmilia ora sta con Renzi, alloranon c nessun rinnovamento. Se

    persino Veltroni arrivato a bac-chettare Franceschini per lincoe-rente appoggio (leggi: trattativa perun po di segretari regionali) a Mat-teo, vuol dire che abbiamo sfondatoil muro del ridicolo da un bel po. La novit che noi non saremo del-la partita e cos spero buona partedella mia generazione. Pretendiamocoraggio e dignit, sincerit con noimilitanti e con gli elettori. Si decidainsieme la strada da prendere sen-za rimanere ostaggio dei gruppi dipotere bravissimi a prenderci in giro,lo fanno da sempre. Col coraggio ditutti e con la responsabilit di chiricopre ruoli dirigenti con dignit purinascere una sinistra degna di que-sto nome. Rimettiamo al centro labattaglia contro la disuguaglianza ela lotta politica contro il peggior ca-pitalismo finanziario della storia. Sa-remo donchisciotteschi ma almeno

    noi, che non abbiamo niente daperdere, non ci avrete, n oggi, nmai.

    CATASTO. UNA RIFORMA URGENTE A MILANO: PI EQUIT E PI GETTITOPaola Bocci

    Casa mia, casa mia, per piccinache tu sia, tu mi sembri una badia:questo vecchio proverbio, pu ren-dere bene lidea dellattaccamentodegli italiani alla propriet immobilia-re, in questo momento storico in cuila revisione dellimposta sulla casae la possibilit della sua abolizioneviene vista come la madre delle bat-taglie di Governo tra destra e sini-stra.LItalia sembra in un certo sensoessersi trasformata da Repubblica"fondata sul lavoro", a "fondata sullacasa", e nella propriet immobiliaresi annida una gran fetta di evasionefiscale. Per richiamare la necessitdi intervento, segnalo alcuni numeri

    ottenuti incrociando rilievi aerofo-grammetrici, banche dati e ricerchedi istituti bancari: in Italia ci sarebbe-ro 350.000 case non accatastate,1.600.000 unit immobiliari registra-te catastalmente ma fuori dalle di-chiarazioni dei redditi, quasi4.000.000 di unit di cui non si co-nosce lesatta dimensione. Parecchigli errori rilevati nelle documenta-zioni catastali, e le incongruenzenegli strumenti di classificazione,aree e zone non omogenee consperequazioni di valori catastali,

    classificazioni degli immobili in di-versi casi obsolete e non risponden-ti alla tipologia e qualit effettivadellabitazione.

    Il patrimonio immobiliare in Italiacoinvolge quasi l80% dei cittadini,vale complessivamente migliaia dimiliardi, ma nel 2012 ha prodottoentrate fiscali irrisorie, una quaranti-na di miliardi. Se si vuole spostarelasse del fisco dalla tassazione sullavoro a quella sulla propriet, e ri-distribuire il carico tra le proprietimmobiliari con maggiore equit,non si pu non procedere a un ag-giornamento delle classificazionidegli immobili, degli strumenti dicontrollo e valutazione e quindi auna riforma complessiva del catastoedilizio, strumento di duplice valen-za, contrasto allabusivismo eallevasione fiscale, a cavallo tra

    Urbanistica ed Entrate e Tributi.La riforma attesa dovr occuparsinon solo di censire tutto il costruitodel Paese, rivedendo lattribuzionedelle unit nelle categorie di classi-ficazione, ma contemporaneamentedi stabilire pi aggiornati, e quindicorretti, valori di rendita. Revisioneche non mai stata fatta, se nonparzialmente e applicando incre-menti di valore tariffari di estimo li-neari negli anni 90, e approfonditanel tempo da pochissimi Comuni.Obbiettivo difficile di governo da de-

    cenni, riportato di recente in Parla-mento, che si stima richieder al-meno cinque anni per dare origine auna compiuta riforma, su cui Anci si

    espressa con fermezza, richia-mando una maggiore collaborazio-ne tra Comuni e Agenzia delle En-trate Ufficio del territorio, la ne-cessit di attuare un decentramentodelle funzioni catastali in capo aiComuni, con la attribuzione agli EntiLocali di strumenti di attuazioni effi-caci (finanziari, strumentali, ma so-prattutto di personale) per dare aiComuni stessi la possibilit di snelli-re i procedimenti, fotografare conmaggiore attendibilit la situazionelocale, e utilizzare compiutamentequesto strumento che in grado diristabilire equit fiscale. il Comuneche concede di realizzare sul suoterritorio lunit immobiliare, cono-

    scendone perfettamente le caratte-ristiche tipologiche e strutturali, equindi anche il valore e la conse-guente rendita.A Milano - che ai fini della classifi-cazione catastale dal 1999 divisain 55 zone omogenee - qualchepasso si fatto: nel 2008 il Comune riuscito (grazie alla Legge 311 del2004, comma 355) a procedere alriclassamento di quattro microzonedel Centro Storico, aggiornandone ivalori a un livello superiore. Maquello strumento normativo che o-

    perava per zone stato possibileutilizzarlo una sola volta, e ora larichiesta di variazione va inoltrataper isolato allAgenzia delle Entrate

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    - Ufficio Territorio, grazie a un pro-tocollo tra Comune di Milano e A-genzia stessa siglato lo scorso di-cembre.Il volume delle unit immobiliari re-gistrate nel catasto urbano di Milano(sono circa 800.000 solo le unitresidenziali accatastate, e di queste1/5 non risulterebbero nelle dichia-

    razioni dei redditi), la necessit dibonificare le banche dati dai moltierrori, e soprattutto i cambiamentisignificativi del tessuto urbano mila-nese degli ultimi decenni - la nascitadi nuovi quartieri, laggiornamentodel valore di mercato, la modificadei valori di posizione di alcune zo-ne valorizzate dal trasporto pubbli-co, da nuovi servizi e da trasforma-zione di funzioni - richiederebberoun aggiornamento pi sistematico,di revisione sia delle microzone siadei parametri che definiscono laclassificazione degli immobili. Alcunistandard che classificano la classeA1, le abitazioni signorili, sono ana-cronistici, come ad esempio la so-glia minima di 230 metri quadri perappartamento; pensiamo alle nuove

    residenze a City Life, vendute a12.000 euro a mq, superaccessoria-te, attrezzate con domotica e im-pianti allavanguardia, che sicura-mente possono essere definite si-gnorili anche quando lappartamen-to di 120 mq.La complessit dellintervento di re-visione sul catasto, richiede quindi

    strumenti normativi adeguati, e in-cremento di personale e risorse, emaggiore decentramento delle fun-zioni gestionali ai Comuni. Gli stru-menti tecnici di analisi e controllo cisarebbero anche (ricordo alcunistrumenti coofinanziati dal Diparti-mento Affari Regionali nel 2008,nellambito del bando E.L.I.S.A,contenitori e classificatori di dati checonsentono di incrociarne per farecontrolli), utilizzati circa 300 Comuniitaliani, che hanno aderito al bando.Il processo di adeguamento perrallentato dallimpossibilit di poterprendere decisioni autonome perrestare al passo dei cambiamenti.Per non rimanere fermi in attesache la riforma arrivi i Comuni po-trebbero servirsi dei dati dellOsser-

    vatorio del Mercato Immobiliare, chestabilisce valori aggiornati seme-stralmente riferiti a microzone rite-nute omogenee. Attraverso questabanca dati possono essere riequili-brate le differenze tra zone, mapossono accentuarsi le disequitallinterno della stessa area: unacasa di civile abitazione in zona Ar-

    co della Pace non dovrebbe averela stessa valutazione a mq del pa-lazzo depoca che ha di fianco. quindi questo strumento alternativoancora incerto e inadeguato.Lunica vera certezza che cittcome Milano hanno una disperatanecessit di una revisione capillaredel catasto e di collegato un trasfe-rimento di risorse umane e di fondi,per non parlare della ovvia ristruttu-razione della burocrazia, per restitu-ire una fotografia della citt pi vici-na alla realt di ci che ora, percontrastare meglio labusivismo edi-lizio, e per una pi equa ridistribu-zione del carico fiscale sulla casa.Non pi tempo di indugiare, anchesu questo i Comuni devono averepossibilit di decidere.

    GIUSTIZIA: SE IL PD CONTINUA A FARE SPALLUCCE SUI REFERENDUMEnrico Borg

    di una gravit estrema, purtropponon senza precedenti, che linteraclasse dirigente del PD, a parte

    qualche lodevole eccezione, sia og-gi totalmente assente e colpevol-mente inerte sul tema della giusti-zia, che pure dovrebbe almeno inte-ressare un partito che, in quanto disinistra, ha a cuore le sorti dei pideboli, dei derelitti, degli immigrati,dei tossicodipendenti, ma anche lesorti dellItalia come sistema paeseche da anni sta perdendo posizioniin tutte le graduatorie che ne defini-scono la capacit competitiva, at-trattiva e il grado di civilt. Incredi-bilmente su tutto questo sta calando

    una cappa di silenzio che non ri-sparmia nemmeno uno dei candidatialla segreteria del partito.I referendum radicali, su giustizia,carceri, immigrazione, droga, finan-ziamento pubblico ai partiti, 8 permille, divorzio breve, cos come labattaglia per amnistia e indulto, uni-che misure in grado di ottemperarealle pressanti richieste europee perfar rientrare lo Stato italiano nellalegalit entro maggio 2014 (comerichiesto dalla Corte Europea deiDiritti dellUomo che ha definito i-numani e degradanti i trattamenti

    riservati ai detenuti in Italia), tuttitemi che dovrebbero far partedellagenda della sinistra, sono si-

    lenziati quando non osteggiati e la-sciati alliniziativa strumentale, di-sperata ma previdente, di Berlusco-

    ni. Addirittura alla festa democraticadi Cortona, che ospitava un inter-vento di Pippo Civati, il banchettoper la raccolta di firma stato co-stretto ad allontanarsi. Di fronte atutto ci Civati e gli altri fanno spal-lucce concedendo il campo allav-versario che ha intelligentementefirmato anche quelle proposte refe-rendarie pi indigeste avendole av-versate nellazione di governo diquesti anni.Ripeto da tempo che il punto non essere per forza favorevoli alla se-

    parazione delle carriere o alla re-sponsabilit civile dei magistrati madi permettere una discussione eunespressione di voto costituzio-nalmente garantito su questioni a-perte fin dal passaggio dal sistemainquisitorio a quello accusatorio neinostri processi (Emanuele Macalusoha ricordato sullUnit la posizionedi Giovanni Falcone favorevole allaseparazione) e mai risolto per viaparlamentare. Il punto se voglia-mo mantenere il livello di degradoinsopportabile e disumano delle no-stre carceri e una giustizia di classe

    che permette ad alcuni attraversocavilli legali di usufruire di una delle180.000 prescrizioni annue mentre

    molti altri marciscono negli istitutipenali in attesa di giudizio.Il punto se vogliamo continuare a

    impedire alle imprese di insediarsinel nostro paese per timore di in-cappare nelle maglie di una giustiziacivile con milioni di processi pen-denti e di una burocrazia ostile eincomprensibile (Matteo Renzi, chegiustamente insiste molto su questoaspetto, come mai non coglieloccasione e limportanza di unasimile battaglia referendaria?).Il punto se crediamo chenellannosa contesa fra giustizialistie garantisti a oltranza, spesso asenso unico, non vi sia spazio per

    una forza politica di sinistra che fac-cia della legalit la sua stella polare,nella convinzione che solo attraver-so una sua strenua difesa passi latutela della dignit delle personesecondo il dettato costituzionale,soprattutto nellepoca della fram-mentazione e dellatomizzazioneindividuale della societ, con la co-struzione di unidentit riconoscibileper il Partito Democratico e unasperanza per il nostro paese. Ri-mangono ancora tre settimane perraccogliere le firme per i 12 referen-dum cosa aspettiamo ad allestire i

    banchetti nelle nostre feste demo-cratiche?

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    TRASPORTI MILANESI: LA PAGLIUZZA E I CONTI CHE NON TORNANOMarco Ponti

    Anche lamministrazione Pisapia,come quella Moratti, sussidia ATMper circa un milione al giorno (350milioni allanno), poi si fa dare inprestito 50 milioni per far tornare iconti del comune, e giustamentepromette di restituirli con gli interes-si. Cio si indebita con se stessacon un trucco contabile non nobilis-simo, come daltronde fanno moltiimprenditori con le casse delle pro-prie aziende ... ma son soldi loro.Non in questo caso, son soldi nostri.Inoltre per i recenti ulteriori aumentidelle tariffe di ATM (che in s nonsarebbero scandalosi) non vengonopresentate alternative: o si aumen-tano le tariffe o occorre tagliare iservizi ai cittadini.

    Ovviamente il tutto colpa delloStato patrigno che ha tagliato i sus-sidi! Lalternativa vera non nem-meno nominabile, e si chiama faregare serie, con lotti piccoli, tali daattirare molti concorrenti, come in-segnano le migliori esperienze este-re. Lamministrazione Moratti, nelsilenzio assordantedellopposizione, aveva fatto unagara per ATM, organizzando le ca-ratteristiche del bando (lotto unico)in modo che ci fosse un solo con-corrente (ATM), con il giudice, il

    Comune di Milano, proprietario pro-prio di quellunico concorrente. In-dovinate chi ha vinto?Si sperava che con la nuova ammi-nistrazione il vento per i trasportipubblici cambiasse, ma non sembracos. Il governo regionale di centro-destra promulga un paio di anni faunorrenda legge che riduce ancorale possibilit di concorrenza, cio la

    possibilit di ridurre seriamente icosti per i comuni, e la nuova am-ministrazione milanese, invece discatenare una guerra, vi aderiscecon entusiasmo. Errare umanum est... sed perseverare diabolicum. Einfatti la stampa in questi mesi riferi-sce, suffragata da diverse dichiara-zioni di amministratori milanesi, che allo studio la fusione tra ATM eTrenord (lazienda pubblica per itrasporti ferroviari, scaturita dallafusione sciagurata e anticompetitivatra Ferrovie Nord e servizi regionalidi FS, fusione fermamente volutadai liberali del centrodestra).Non ci sono parole: lunica seriasperanza di ridurre i costi senza ta-gli fare gare serie, lo sanno tutti.

    Ci si pu invece immaginare quanticoncorrenti si presenteranno per lagara dei servizi di un mostro tipoTrenordAtm ... espressione indubi-tabile della ferrea volont di un sog-getto pubblico, che sar anche giu-dice della gara, di non avere alcunaforma di competizione reale. Lunicaregione che ha messo in gara i ser-vizi ferroviari manifestando una se-ria volont da avere concorrenza, ilPiemonte, ha fatto uno spezzatinodei servizi esistenti, e per questosono arrivati sei (6) concorrenti in-

    ternazionali molto forti, si scatena-to il finimondo di patria in pericolo,e lamministrazione liberale suben-trata in Piemonte ha subito abolitola gara. Anche qui senza opposizio-ne di sorta.Ma la storia non riguarda solo ATM:notoriamente le infrastrutture perlEXPO sono in grave crisi, sia perritardi che per colpa della mancanza

    di fondi adeguati da Roma(daccapo ). Ci sono per alcunidettagli che non si possono nem-meno nominare: quelle infrastrutturenon servono allEXPO, sono altrovee vanno altrove (linee metropolitane4 e 5, TEM, Pedemontana). Davve-ro un piccolo dettaglio. Che poi fos-sero state pianificate correttamenteo no (sono tutti aggeggi costosissi-mi, di durata centenaria, per un e-vento che dura sei mesi ), non argomento sollevabile impunemen-te: la colpa solo di Roma. Infine,aprire i cantieri senza alcuna cer-tezza di avere i fondi per poter finirei lavori, proprio una prassi pruden-te, o ha qualche sottile connotazio-ne ricattatoria, certamente involon-

    taria? (cos Roma, o qualcun altro,alla fine dovr pagare, e senza an-dare troppo per il sottile ).Dulcis in fundo, la vicendadellhandling della SEA, 450 milionidi soldi nostri di aiuti indebiti a unasociet che doveva stare sul merca-to in termini concorrenziali. Di chi la colpa? Non certo delle ammini-strazioni che hanno erogato queisoldi (nostri), per carit! Nemmenola nuova amministrazione ha osatosollevare un dubbio sul vero colpe-vole (che ovviamente lammi-

    nistrazione precedente). Il solo col-pevole delle inique sanzioni, che cicostringe a restituirli, la perfidaCommissione Europea, e occorreessere solidali tra amministrazionipubbliche, ci mancherebbe chequalcuno rompesse il fronte .Tutto questo non ha un suono tri-stemente familiare?

    UN PREMIO ALLA RICERCA: ELENA CATTANEO, SENATRICE A VITACristina Bellon

    Tutti la conosciamo, a Milano e al-trove. Classe 1962. La laurea conlode in Farmacia, il dottorato in Bio-tecnologie e gli anni di esperienzanei laboratori al Mit di Bostonlhanno trasformata in unesperta dicellule staminali e di genetica, inparticolare, delle malattie neurode-generative, le pi temute, come ilmorbo di Huntington. In Italia, hacontribuito ad accrescere la cono-scenza scientifica e la ricchezza cul-turale. Lavorando sulle cellule sta-

    minali nervose, e in qualit di diret-tore del Centro di Ricerca sulle Cel-lule Staminali UniStem dell'Universi-t di Milano, ha dovuto confrontarsi

    e trovare un punto di incontro tracamici bianchi e politici.Elena Cattaneo una donna che hasempre lottato in prima linea: ha ac-cettato di far parte del Comitatopromotore del Congresso mondialeper la libert di ricerca; si oppostaal divieto di utilizzo delle cellulestaminali embrionali, voluto dal go-verno Berlusconi con la legge 40, ealle scelte restrittive della politicaitaliana; si dedicata allattivit didivulgazione scientifica, battendosi

    per spiegare ai cittadini italianilimportanza della ricerca sulle sta-minali; ha sottolineato il suo scettici-smo sulla vicenda Stamina.

    Per noi che la conosciamo bene, lanomina a senatrice a vita insiemea Claudio Abbado, Renzo Piano eCarlo Rubbia non un fulmine aciel sereno, ma lesito di una vitaofferta alla ricerca per il benedellintera comunit. La nomina consentita dallarticolo 59 della Co-stituzione per cittadini che hannoillustrato la Patria per altissimi meritinel campo sociale, scientifico, arti-stico e letterario. Questa condizio-ne stata raggiunta da italiani nor-

    malmente verso la fine della propriacarriera professionale. Solo Gio-vanni Leone, politico e giurista, di-venne senatore a vita al di sotto dei

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    sessantanni. Elena Cattaneo ,dunque, uneccezione: a soli cin-quantanni, ha ricevuto una dellemassime cariche dello Stato.Mentre Silvio Berlusconi critica iquattro neosenatori, declamando:Sono tutti comunisti, e alcuni pen-sano, con invidia, allo stipendio del-la Cattaneo, lei piange di gioia per

    tutti i giovani ricercatori italiani. Per-ch la sua non una vittoria perso-nale, ma un grande dono per tutta lasociet. Il presidente Napolitano dice la Senatrice - nel comunicarmila nomina, mi ha detto che questavuole essere un messaggio inco-raggiante verso i giovani e i giovaniscienziati, per un impegno civile sul-

    la scienza, di cui la societ ha biso-gno. Questa la strada sulla qualeproseguire nellimpegno civile cheho sempre ritenuto fondamentaleper il mio lavoro di ricercatrice.Lemozione della pi giovane sena-trice a vita della storia si sente nellavoce, ed contagiosa. Leredit diRita Levi Montalcini, nel difficile

    mondo in cui viviamo, pu essereaccettata soltanto da una donna co-raggiosa e determinata. E lei lo .Napolitano non nasconde secondifini o volont oscure. Il suo un ge-sto forte che vuole uscire dalla pa-lude della consuetudine e dallo zoodegli elefanti bianchi della politica,andando a cercare quei nomi che

    sono conosciuti in tutto il mondo peri loro contributi, a volte di pi diquanto lo siano in Italia, dove la di-sinformazione e lindifferenza dila-gano. La decisione del Presidentedella Repubblica ha suscitato ungrande entusiasmo tra gli italiani pisensibili, quelli che credono che lacultura sia alla base dellarte, della

    scienza, delleconomia e del pro-gresso. Ma leco della notizia risuo-ner, con effetti su larga scala, an-che nellanimo di chi ancora noncrede che questa sia stata la sceltamigliore, la scelta di un uomo chepensa al futuro del Paese con one-st e lungimiranza.

    UN BAMBINO, UN MAESTRO, UNA PENNA E UN LIBRO POSSONO CAMBIARE IL MONDORita Bramante

    Nel 2009 Malala, nata a Mingoranella valle pakistana dello Swat, haconquistato notoriet con il suo dia-rio per la BBC, in cui denunciava isoprusi della dittatura talebana:bambine costrette a nascondere ilibri sotto i veli, scuole femminilibruciate e rase al suolo, diritto all'i-struzione negato. Malala ha portatoavanti con determinazione la suabattaglia per il diritto allo studio delleragazze, appoggiata anche dal pa-dre, preside di una scuola locale.Colpita a morte dai talebani mentre

    stava salendo sullo scuolabus, per-ch volevano mettere a tacere que-sto giovane simbolo dell'istruzioneper tutte le ragazze pakistane, stata operata in un ospedale britan-nico e per lei si mobilitato il mon-do: l'ONU ha lanciato una petizioneper Malala e per chiedere pi dirittiper le bambine, primo fra tutti il dirit-to allo studio. L'inviato dell'Onu perl'istruzione globale, Gordon Brown,e il segretario generale dell'Onu,Ban Ki Moon, hanno consegnatopersonalmente la petizione al presi-

    dente pakistano, a testimonianzadella solidariet globale con la gio-vane attivista.Secondo l'autorevole opinione diBrown e Ban Ki Moon arrivato ilmomento di mettere l'istruzione alprimo posto, di garantire a ognibambino il diritto di andare a scuola,

    perch soltanto l'istruzione pu in-terrompere il ciclo della povert epu garantire migliori condizioni disalute e prospettive di lavoro. BanKi Moon ha vissuto in prima perso-na l'esperienza di crescere in unasociet dilaniata dalla guerra e dallapovert. Le scuole in Corea eranostate distrutte, si studiava all'aperto,ma molte istituzioni internazionalifornivano libri e materiale scolastico:lo stomaco vuoto non ha fame sol-tanto di cibo, ma anche di cultura.Malala oggi guarita ed stata invi-

    tata a luglio a celebrare il suo sedi-cesimo compleanno proprio nel pa-lazzo di Vetro dell'ONU. Il volto cir-condato dallo scialle rosa apparte-nuto a Benazir Bhutto, leaderdell'opposizione pachistana uccisain un attentato nel 2007: un onoreper lei indossare questo scialle e loindossa a testa alta. La primaparolapronunciata da Malala di ringra-ziamento: non so che cosa si a-spettino le persone da me, ma in-nanzitutto 'grazie! I proiettili non mihanno fatta tacere e ora sono qui a

    reclamare il diritto di vivere in pace,il diritto all'eguaglianza di opportuni-t e il diritto all'istruzione. Poi i rin-graziamenti a tutti coloro che l'han-no sostenuta e per primi ai leaderinternazionali che incoraggianoun'azione planetaria per l'istruzionee che hanno creduto nel suo sogno:

    i talebani non mi ridurranno mai alsilenzio e non uccideranno i mieisogni. E una spiegazione lucida edefficace di che cosa fa paura a chiostacola il diritto all'istruzione pertutti: il potere dell'istruzione, il pote-re della voce delle donne, il cam-biamento e l'uguaglianza all'internodella nostra societ.57 milioni di bambini al mondo nonhanno accesso all'istruzione. Malalaa soli sedici anni si fatta portavocedi tutti coloro che non possono farsentire la propria voce e ha lanciato

    un vibrante appello per l'istruzioneobbligatoria e gratuita per tutti ibambini e le bambine del mondo,per l'immediato stop allo sfruttamen-to di bambini nei luoghi di lavoro, altraffico di minori e al loro recluta-mento in gruppi armati. Capiamol'importanza della luce quando ve-diamo l'oscurit, della voce quando

    veniamo messi a tacere. Allo stessomodo nel Pakistan abbiamo capitol'importanza di penne e libri quandoabbiamo visto le pistole. La penna

    pi forte della spada e gli estremisti

    hanno e avevano paura di libri epenne.Quella di Malala che ha reclamatoad alta voce il diritto all'istruzione per tutti noi la prima lezione perquest'anno scolastico.

    PADERNO DUGNANO: MORIRE PER EXPOFerruccio Porati

    Torniamo ad aggiornare

    lincomprensibile vicenda della tra-sformazione della S.P.46 RHO-MONZA in autostrada a tutti gli ef-fetti. La vicenda parte da molto lon-

    tano, infatti il progetto preliminare

    nacque sotto la gestione Penati inProvincia di Milano ed proseguitoimperterrito sotto quella di segnoopposto di Podest (gi il cognome

    tutto un programma...). Siamo di

    fronte a una vera boiata rigorosa-mente bi-partisan, della cui nocivitper la salute degli abitanti si sapevafin dagli albori. Non a caso, nella

    http://www.unesco.org/new/en/education/global-education-first-initiative-gefi/http://www.unesco.org/new/en/education/global-education-first-initiative-gefi/http://www.unesco.org/new/en/education/global-education-first-initiative-gefi/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://it.euronews.com/2013/07/12/malala-yousafzai-parla-davanti-all-onu/http://www.unesco.org/new/en/education/global-education-first-initiative-gefi/http://www.unesco.org/new/en/education/global-education-first-initiative-gefi/
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    prima riunione pubblica tenutasi aPaderno Dugnano nel febbraio2009, la Serravalle, per boccadellarchitetto Minotti, parl del sa-crificio di pochi per il bene di molti....Eppure, anche di fronte a criticitirrisolte, che tali sono rimaste in tuttiquesti anni, in termini di inquina-

    mento ambientale e acustico postoperam, la Provincia di Milano e lasociet controllata Serravalle hannoportato in gara e, poi, lasciato ag-giudicare un progetto che prevededi trasformare una strada provincia-le di libero accesso e di intercon-nessione fra i comuni di Cormano,Paderno Dugnano, Novate Milane-se, Bollate e Baranzate in una verae propria autostrada che, insinuan-dosi tortuosamente sul sedime esi-stente e poi passando su viadotti(oggi inesistenti) alti fino a 15 metrianche a meno di dieci metri da ca-se, scuole, centro pediatrico e cen-tro anziani, giunger, nella sua folliaviabilistica, ad affiancarsi in Pader-no Dugnano allesistente Milano-Meda per creare un mostro a 14corsie, cui si aggiungeranno lecomplanari.Almeno 8000 i residenti padernesiimpattati direttamente daquestinferno entro i primi 300 mt.dallasse stradale; altre migliaia inNovate Milanese e poi Bollate...Negli anni i cittadini dei comuni inte-ressati, riuniti in comitati, hanno

    proposto e lavorato a fianco delleamministrazioni per sviluppare unprogetto alternativo che, basatosullinterramento, potesse dare a

    EXPO il collegamento autostradaleritenuto indispensabile, lasciandonel contempo vivere chi risiede dasempre in questi comuni. Ma le pre-sunte questioni economiche legateai costi aggiuntivi e la tempistica,ritenuta incompatibile con i tempi diEXPO, hanno vanificato ogni ragio-nevole sforzo, giungendo fino

    allalba di questo settembre 2013,ove una conferenza dei servizi devedecidere che fare del progetto. Co-me nella migliore tradizione italiana,i cittadini, un attimo prima che ilcappio si stringesse al loro collo, sisono resi conto del pericolo inci-piente e sono usciti per le stradenelle calde serate di agosto a suondi pentole e campanacci, con glistriscioni appesi sui balconi a direche "no, o si interra o non si fa nul-la". difficile pensare che un braccio diferro durato pi di cinque anni,quando questo progetto a cielo a-perto era ancora una montagna in-forme di carta scarabocchiata inqualche modo, ora, che siamo altermine di una procedura approvati-va, possa venir rivoltato nel sensosperato dai cittadini, per altresvero che le pentole hanno suonatoforti e numerose anche in centro aMilano, in piazza Cavour, mentreuna prima sessione di conferenzadei servizi andava in onda. veroche ora ci sono dei Parlamentariche hanno portato allattenzione del

    Governo questa vicenda, cos comec chi combatte strenuamenteallopposizione in Regione Lombar-dia e in Provincia, cos come c

    lindicazione di tutti i Comuni coin-volti a non procedere su Paderno.Ci sar solo da vincerelintransigenza della societ Serra-valle (su cui la Provincia, che lacontrolla, potrebbe, volendolo, im-porre la volont di soluzioni alterna-tive, votata in consiglio due anni fama mai applicata dalla Giunta, cos

    come accaduto in Regione Lombar-dia questa primavera ...) e la voraci-t del team di aziende assegnatarieprovvisorie dellappalto a cielo aper-to, nonch i pericolosissimi super-poteri dei vari commissari EXPO...E, per concludere, circalopportunit di costruire superstra-de sopraelevate in ambito urbano,la prestigiosa ENR CustomerConnection parla di come in USA sistia cercando di rimuovere le arteriestradali che tagliano le citt invecedi costruirne di nuove . Tuttoquesto datato agosto 2013! Eccola cifra dellassurda disumanitdellautostrada Rho-Monza: nascerviabilisticamente obsoleta; rumoro-sa, infernale e soffocante camera agas per migliaia di inermi di ogni e-t: uomini, donne, giovani, anziani,bambini e neonati. Il problema dellasalute collettiva considerato meno dizero, tanto che per noi sar istituitolosservatorio della salute, giustoper vedere se i mortiperch ci sa-ranno i morti saranno di pi o dimeno della stima attesa. Compli-menti Herr Mengele! Chicca finale:

    a Baranzate una delle opere dicompensazione sar un nuovo cimi-tero... nutrire il pianeta, energia perla vita!

    LE DOMANDE NON FATTE AI NO TAVGiovanni Cominelli

    Dellintervista di Paolo Griseri diRepubblica di domenica 8 settem-bre a Erri De Luca non sono le ri-sposte a stupire, quanto le mancatedomande. Erri De Luca ha dichiara-

    to pubblicamente nei giorni scorsi diaver partecipato attivamente ad a-zioni di sabotaggio dei cantieri dellaTAV in Val di Susa. Ma linter-vistatore non fa neppure una do-manda circa il merito delle posizionidi Erri De Luca e altri sulla TAV: giusto o sbagliato ricorrere al sabo-taggio, quando non si daccordocon la costruzione di una strada, diuna ferrovia, di unopera pubblica?Lintervista si sdilinquisce sul temastracotto dellintellettuale, che osasporcarsi le mani, in nome della co-

    erenza con ci che scrive e dellaresponsabilit di chi pratica il me-stiere della parola. Ma se il suddettointellettuale passa dalle parole alle

    pietre, forse occorre interrogarlo suipensieri e sulle parole, possibilmen-te non in ginocchio. decisiva, in-fatti, non tanto la coerenza delle pa-role con le azioni, quanto quella del-

    le parole/azioni e con la realt e-sterna. Non basta letica della con-vinzione, occorre quella della re-sponsabilit, appunto! Qui la TAVnon centra per nulla.Al riguardo le opinioni di esperti etecnici sono discordanti: per alcuni unopera necessaria, che ci collegaalle correnti del commercio conti-nentale che parte dallEuropa occi-dentale per raggiungere lEst asiati-co; per altri si riduce principalmentealla distruzione del territorio di unavalle. Lo schieramento pro e contro

    assolutamente trasversale alleforze politiche. Resta il fatto che ungoverno democraticamente legitti-mato ha deciso che lopera si fa. E

    poich lintellettuale ammette che inItalia la democrazia pur tuttavia c,ci che allarma del pensiero delloscrittore appunto la sua concezio-ne della democrazia.

    Su questa questione bisogna rico-noscere che Erri De Luca di unacoerenza adamantina. Egli appar-tiene a quella generazione di Lottacontinua, che, nel gran calderonedella vecchia Fiera di Rimini del no-vembre del 1976, si scontr violen-temente sul tema della forza.Nelloccasione il nostro intellettualedirigeva il servizio dordine di Lottacontinua, che si scagli, con forzaappunto, contro lala femminista,considerata di destra. La storiadice che proprio in quei giorni una

    parte di Lotta stava trasmutandosi inPrima Linea, mentre il gruppo diri-gente storico, Sofri in testa, se ladava a gambe. Lomicidio Calabresi

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    era gi accaduto il 17 maggio 1972ed era gi stato archiviato senzapentimenti dallintero gruppo diri-gente. Ma la sua riscoperta da partedella magistratura, su suggerimentodel pentito Leonardo Marino, provo-cher un passaggio ripetuto e con-traddittorio davanti a diverse Cortigiudicanti e unimplosione di storie e

    biografie nei resti del vecchio grup-po, della quale sono emersi indizi inpolemiche sui giornali, cui lo stessoErri De Luca ha partecipato, lan-ciando coltelli sotto il tavolo e ambi-gui ammonimenti.La parte non-violenta di Lotta conti-nua promosse la nascita dei Verdi:per alcuni fu solo un modo di stare agalla nelle istituzioni, per altri un in-vestimento che sostituiva il Dio de-funto della rivoluzione proletaria.Luca Erri si appart a scrivere libridi successo. Ma ecco apparire, ne-gli anni 2000, la TAV. Per le popo-

    lazioni della Val di Susa si tratta diuna battaglia per la difesa del pro-prio giardino. Ma per le correnti an-tagonistiche che vengono dal pro-fondo della storia del Paese e che sirigenerano periodicamente e consempre nuovi nomi dal ventre dellasociet italiana la difesa del territo-rio della Val di Susa diventata una

    proiezione simbolica e il punto dicondensazione di ogni opposizioneradicale allo stato di cose presente,una battaglia anticapitalistica e rivo-luzionaria, alla quale partecipare,anche se si abita a centinaia di chi-lometri di distanza dalla valle. Ricor-rendo a tutte le forme di dissenso edi lotta possibili, legali, ma ancheno.Come noto, la rivoluzione non un pranzo di gala, non pu certoriconoscersi nelle estenuate formedella democrazia rappresentativaborghese, che prende decisioni at-

    traverso un Parlamento, colonizzatodai grandi interessi economici. Cunintera generazione che non ancora pervenuta allaccettazionedella democrazia liberale; di essaapprezza solo la libert di sabotag-gio. In questi ambienti antagonisti,produce pi cultura politica il Ma-nuale di resistenza, sabotaggio e

    guerriglia antifascista scritto nel1943, ripubblicato nel 2009, diquanto ne possa produrre un Toc-queville. A quanto pare, Erri De Lu-ca appartiene con coerenza degnadi causa migliore a questo filone.Tuttavia per un cittadino democrati-co banale continua a esistere unacerta differenza tra lelogio del sabo-taggio e la pratica del medesimo.Lelogio non reato, la pratica s.Chiss se lintervistatore di Repub-blica lo sa!

    Scrive Sergio Murellia Enrico Fedrighini

    La riorganizzazione della sosta pergli spazi dovrebbe comportarelintroduzione del pagamento dicongrue tariffe a carico dei residenti

    del centroche occupano i parcheggigialli. scandaloso che esistanocos tanti parcheggi gialli che co-stringono i cittadini a sfibranti e

    spesso vane ricerche di un postoper parcheggiare in righe blu. Cheacquistino i box come sono fanno icittadini extra cerchia!

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

    [email protected]

    Beethoven a 100 allora

    Suggeriamo ai nostri lettori di clicca-re su questo link:http://wimp.com/amazingpianist/e di dedicare pochissimi minuti avedere e ascoltare il grande Murray

    Perahia che esegue il terzo tempodella Sonata n. 14 in do diesis mino-re - opera 27 n. 2 - di Beethoven,comunemente indicata come Sona-ta al chiaro di luna. Scoprirannocos quanto sono importanti i tempinella musica - assai pi di quanto sicrede - e quanto pericoloso esa-gerare con la velocit.Non si pu certo negare al pianistanewyorkeseben conosciuto in Ita-lia per tanti magnifici concerti nonsolo una tecnica invidiabile, ma an-che una grande sensibilit e unaconsolidata capacit interpretativa.Eppure in questo pezzo sembra ca-dere nel pi classico degli errori,quello di far emergere la velocit aldi sopra di ogni altro aspetto della

    partitura. Con il risultato di perdereper strada finezza, emozione, sen-timenti e soprattutto di far scompari-re quel singhiozzo - o quel sussulto,come di un pianto trattenuto - che

    conclude una delle pi appassiona-te Sonate beethoveniane. vero, il tempo un Presto agita-to, che segue il magico Adagio so-stenuto del primo tempo e lo Alle-gretto con Trio in re bemolle mag-giore del secondo (un tempo cheevoca il minuetto senza esserlo,perch Beethoven in questa com-posizione non vuole alcun accennoalla galanteria settecentesca) edunque deve essere un tempo velo-ce; ma la Sonata del 1801 e inquegli anni la tecnica sia quellaintrinseca dello strumento che quel-la propria dellesecutore non per-metteva queste velocit, e dunqueBeethoven non poteva immaginarlocos; inoltre un Presto, bench agi-

    tato, diverso da un Prestissimocome per esempio quello della pri-ma Sonata (lopera 2 n. 1 in fa mi-nore). La agitazione un motodellanimo che deve trovare intima

    consapevolezza. A quella velocit laconsapevolezza si perde e prendo-no il sopravvento il virtuosismo e iltecnicismo che assomigliano moltoallesibizionismo.* * *Perahia non per il solo a trattarmale il povero Chiaro di luna; unaltro Andras Schiff il quale ha de-ciso tempo fa che bisogna prenderealla lettera Beethoven il quale, rife-rendosi allAdagio Sostenuto, scrivetestualmente che si deve suonaretutto questo pezzo delicatissima-mente e senza sordino. Il sordinooggi si chiama smorzo e suonaresenza sordino significa tenere il pe-dale incessantemente abbassato;Schiff esegue pervicacemente tutto

    mailto:[email protected]:[email protected]://wimp.com/amazingpianist/http://wimp.com/amazingpianist/http://wimp.com/amazingpianist/mailto:[email protected]
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    lAdagio senza mai alzare il pedale,creando cos unatmosfera sonoradi grandissima confusione, stranian-te, tutto lopposto di quel delicatis-simamente voluto da Beethoven.Ci siamo gi chiesti perch lo fac-cia, essendo lui un coltissimo musi-cista, e temiamo che sia una sortadi vezzo, un gesto di originalit per

    segnalare fino a che punto egli in-tenda essere fedele al testo; ma lafedelt unaltra cosa, soprattuttofedelt alle intenzioni e agli obiettividellautore. Se il manoscritto conte-nesse un palese errore di scrittura,

    linterprete non sarebbe tenuto arispettarlo ma avrebbe il dovere dicorreggerlo * * *Pur sembrandoci ovvio che il musi-cista non debba limitarsi a essere ilmero esecutore della partitura madebba esserne anche linterprete,dunque con il dirittose non anche

    il dovere di proporne nuove lettu-re, riteniamo ci sia un limite, quellodel rispettare i caratteri fondamenta-li dellopera. Questa unepoca incui ci si sente in diritto di ambientareunopera lirica dellottocento in un

    campo di concentrazione nazista edi rappresentare Lohengrin come ungiovanotto in piena crisi depressiva;cos capita che il povero Beethovensia strapazzato perfino dai pi gran-di interpreti, terrorizzati dal rischio diapparir banali.I grandi interpreti, proprio perchgrandi, dovrebbero rendersi conto

    che il pubblico li applaude sugge-stionato dalla loro fama ma poco apoco finisce per disamorarsi dellamusica.

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    [email protected]

    Crepax: Valentina e le altre

    In attesa di quello che sar un au-tunno caldissimo e molto americano(in tema di mostre), ecco che anco-ra per una settimana Palazzo Realerender omaggio a Guido Crepax,creatore della celebre Valentina efumettista a tutto tondo. In occasio-ne del decimo anniversario dellasua morte, avvenuta il 31 luglio2003, Milano propone unantologicache ripercorre non solo la vita dellaconturbante Valentina, maluniverso poliedrico di Crepax.

    Grazie a bozzetti, schizzi, tavole,maquettes e oggetti appartenutiallartista, si ripercorrono gli annidella sua vita e della sua carriera,disseminata di personaggi iconiciambientati in un mondo onirico esurreale. Su tutti spicca Valentina,fotografa con il fisico da modella,caschetto nero, personaggio ispirato

    all'attrice del cinema muto LouiseBrooks, creata nel 1965 e musa ealter ego di Crepax.Dieci sale dellAppartamento di Ri-serva per esplorare il mondo di Va-lentina ma non solo. Ci sono ancheAnita, Bianca, Francesca, Neutron ilsupereroe... 97 tavole originali etrenta tra sagome a grandezza na-turale, scenografie, teatrini, filmatied installazioni sono state realizzateper l'occasione ed esposte insiemea pezzi contemporanei di design

    che riprendono e acclamano il mon-do crepaxiano.Dieci le sezioni tematiche che fannoscoprire un Crepax in piena attivite al passo con la sua Milano e pie-namente immerso nella sua epoca:si potr studiare il rapporto tra i suoidisegni, la moda e il design; i grandiclassici dei romanzi illustrati a fu-

    metti ; la sua passione per il cinemae il teatro; le citazioni prese dalmondo dellarte; lamore per la foto-grafia e anche la musica, silenzio-sa colonna sonora per i suoi fumet-ti, ma non solo.In attesa di un autunno molto movi-mentato, ultima settimana per gode-re, gratuitamente, di una mostra cheracconta un mondo onirico e senzatempo, ambientato in una Milanoche quasi non c pi.

    Guido Crepax: ritratto di un arti-sta Palazzo Reale fino al 15 set-tembre 2013, Ingresso gratuito, O-rari: luned dalle 14.30 alle 19.30;marted, mercoled e venerd dalle9.30 alle 19.30; gioved e sabatodalle 9.30 alle 22.30.

    Il signore del giallo a palazzo reale

    E Palazzo Reale si tinse di giallo.No, non per una stramba scelta di

    chiss quale architetto creativo, maperch a Milano arrivato nientemeno che il maestro del giallo AlfredHitchcock. La mostra, aperta da po-co, presenta al pubblico una serie ditestimonianze sulla vita e soprattut-to sul lavoro del grande regista in-glese.Settanta fotografie e contenuti spe-ciali provenienti dagli archivi dellaUniversal Picture raccontano la figu-ra di Alfred Hitchcock attraverso isuoi principali capolavori firmati dal-la major americana: 'Alfred Hi-tchcock nei film della Universal Pic-tures', il titolo della rassegna, inprogramma fino a settembre, chemette in mostra scene deibackstage dei principali film di Hi-

    tchcock, rivelando particolari curiosisulla realizzazione delle scene pi

    celebri, sull'impiego dei primi effettispeciali, sugli attori e sulla vita pri-vata del grande regista.La Universal Pictures dal 1940 al1976 ha prodotto i capolavori delgrande regista, e le immagini in mo-stra danno suggestioni diquellepoca doro ormai passata,ricordando sia luomo che lartista.Suggestioni thriller accompagnano ilvisitatore nelle sale: complice anchela colonna sonora che mixa i temimusicali pi famosi dei film di Hi-tchcock, e che tanto hanno giocato

    nel creare quel clima di suspense eangoscia che regnava nei suoi film.Dai violini stridenti di Psyco, ai gab-biani de Gli Uccelli.

    Ma al centro c sempre lui, figura eregista ingombrante, sempre accan-

    to ai suoi attori per suggerire e dareindicazioni. Eccolo accanto alla bel-lissima Grace Kelly e a Janet Leigh,oppure con Kim Novak e Paul Ne-wman, o pi semplicemente accan-to alla fondamentale moglie e com-pagna Alma Reville.Una interessante parentesi dedi-cata anche ai cammei di Hitchcock,in cui il regista si fa attore che appa-re per fugaci momenti, attesi e o-sannati dal pubblico.Oltre alla mostra, i fan del registapotranno gustare i suoi capolavori

    grazie a una rassegna dei suoi filmcult proposta dalla Fondazione Ci-neteca Italiana allo Spazio Oberdanfino al 17 luglio: in cartellone nonsoltanto otto capolavori di Hitchcock

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    in lingua originale con sottotitoli initaliano (La donna che visse duevolte, Nodo alla gola, Notorius -L'amante perduta, Psyco, Sabotag-gio, L'ombra del dubbio, Gli uccelli,La finestra sul cortile), ma anche ilrecentissimo Hitchcock interpretatoda Anthony Hopkins, e che verrproiettato sempre in lingua originale.

    C' qualcosa di pi importante dellalogica: l'immaginazione, disseuna volta il regista, scomparso nel1980. Questo sicuramente unconsiglio da tener presente ancheoggi visitando la mostra, attenden-dosi quasi che un pericolo mortalesbuchi dalle sale immacolate di Pa-lazzo Reale.

    Alfred Hitchcock nei film dellaUniversal PicturesPalazzo Reale,fino al 22 settembre 2013 Orari lu-ned 14.30 - 19.30 marted, merco-led, venerd e domenica 9.30 -19.30 gioved e sabato 9.30 - 22.30Ingresso Intero 8,00 Ridotto 6,50

    I sette savi di Melotti

    Dopo quasi cinquanta anni di as-senza tornano a far bella mostradi s i Sette Savi dello scultoreFausto Melotti. Le sculture, re-staurate con il contributo di SEA-Aeroporti di Milano, attenderannoda qui al 10 novembre i viaggiato-ri e i frequentatori dellaeroporto diMalpensa presso la Porta di Mila-no, tra l'ingresso del Terminalprincipale e la stazione ferroviaria

    che conduce in citt. La Porta,progettata dagli architetti PierluigiNicolin, Sonia Calzoni (che hannocurato l'allestimento della mostra),Giuseppe Marinoni e Giuliana DeGregorio, con i suoi effetti datmo-sfera, esalta e valorizza i gigantidi pietra di Viggi scolpiti da Me-lotti con un forte richiamo alla me-tafisica dechirichiani.I Sette Savi hanno una lunga etravagliata storia alle spalle.Lopera fu concepita infatti comeun insieme di 12 gessi per la sala

    disegnata dagli architetti B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Ro-gers) e intitolata Coerenzadelluomo della VI Triennale diMilano. Di queste sculture ne so-pravvissero intatte solo sette equesto stesso numero port Me-lotti a non volere reintegrare lecinque perdute. Lopera infatti ac-quis un nuovo senso, facendo

    riferimento alla magia del setteche da sempre compare nella sto-ria delluomo con significati filoso-fici e religiosi: nel Buddismo ilnumero della completezza, nelCristianesimo sette sono i sacra-menti e i doni dello Spirito Santo,nella religione islamica il sette i-dentifica gli attributi fondamentalidi Allah. Questo numero ha nonsolo nella religione, ma anche nel-

    la cultura - astronomica, storica,mitologica - un forte significatosimbolico. Sette sono le arti libe-rali, le virt teologali, i peccati ca-pitali, le meraviglie del mondo e imetalli della trasmutazione al-chemica.Dovendone produrre altre versio-ni, lautore decise quindi di crearesempre e solo sette elementi.Ogni scultura simile ma differen-te dalle altre, creando un ritmoquasi musicale come era tipicodella cultura astratta di Melotti. Lo

    scopo dei Savi sembra quello difar riflettere sulla compostezza elaspetto sacrale di coloro che de-dicano la loro vita alla conoscen-za, con profonda concentrazionee forza di volont.Al grande pubblico era per gipossibile vedere altri Savi di Me-lotti in un paio di versioni: quellain gesso, esposta al MART di Ro-

    vereto, eseguita nel 1960, e quel-la in marmo di Carrara creata nel1981 ed esposta nel giardino delPAC di Milano, visibile anche dal-la vetrata interna.Ma questi giganti di pietra, doveerano finiti per quasi cinquantaanni? I Sette Savi in questionevennero commissionati dal Co-mune di Milano allo scultore tren-tino per adornare, nel 1961, il

    giardino del Liceo Classico Gio-su Carducci di via Beroldo, elopera fu selezionata da unacommissione composta dagli ar-chitetti Piero Portaluppi, FrancoAlbini e Renzo Gerla, allora con-sulenti del Comune. Fu pagata5.805.000 lire, una cifra conside-revole per i tempi anche se, vistoil valore odierno, fu anche un lun-gimirante investimento economi-co.Nel 1964, due statue vennerodanneggiate dagli studenti; e da

    allora, lopera giaceva in un depo-sito del Liceo, in attesa del suorecupero, dimenticata e acciacca-ta. Dopo un restauro costato18.000 euro ecco che ora i Saviaccoglieranno viaggiatori e pas-seggeri in transito per Milano,presentandosi come un interes-sante biglietto da visite della cittin vista dellExpo 2015

    Milano Archeologica 2015

    In vista dellExpo 2015 tante sono le

    attivit culturali in programma. Oltreallideazione di nuovi progetti, Mila-no si prender (finalmente) cura an-che del patrimonio gi esistente,restaurando e valorizzando alcunisiti importantissimi per la storia dellacitt e quindi significativi anche alivello turistico. da poco stata pre-sentata infatti la prima tappa delprogramma Milano Archeologia perExpo 2015, un percorso che resti-tuir alla citt una fetta importantedel suo patrimonio storico, quelloriguardante let romana e imperia-

    le.Nonostante gli evidenti sviluppi ur-banistici e architettonici, Milanoconserva ancora tracce importanti di

    un passato glorioso che va dal I

    sec. a.c. allet tardoantica, in cui lacitt divenne centro e poi una dellecapitali pi siginificative dellImperoromano. Resti di questo passato sipossono vedere ancora oggi al Mu-seo Archeologico di corso Magenta,con i resti delle mura di Massimianoe la torre di avvistamento, cos co-me, inglobata nel campanile di SanMaurizio al Monastero Maggioresopravvive lantica torre del circoromano.L accanto invece sono conservati,in via Brisa, a cielo aperto, i resti del

    monumentale palazzo imperiale, incui Costantino e Licinio nel 313 e-manarono il famoso Editto di tolle-ranza. I resti pi emozionanti forse

    per si trovano sotto piazza Duomo,

    con il battistero di San. Giovanni elantica basilica di Santa Tecla. Soloper citare le testimonianze pi note.Il progetto Milano Archeologia sipropone quindi di favorire la cono-scenza e la conservazione delle re-alt archeologiche presenti nel cen-tro storico di Milano mediante azionidi manutenzione, promozione e co-municazione attraverso un sistemadi reti di conoscenze e diffusionedelle informazioni.Un progetto voluto e sostenutodallArcidiocesi, dalla Regione Lom-

    bardia, dalla Soprintendenza per iBeni Archeologici e dal Comune diMilano. Insieme collaboreranno leparrocchie di San Eustorgio, San

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    Simpliciano, San Lorenzo Maggioree San Nazaro in Brolo, interessatepoich depositarie di importanti restipaleocristiani sui loro territori. In-fatti verranno restaurate e riqualifi-cate le aree delle sepolture e deimanufatti paleocristiani della necro-poli di Sant'Eustorgio; verranno va-lorizzati i resti di et romana impe-

    riale presso San Nazaro, cos comelarea del Foro romano in piazza s.Sepolcro e nei sotterranei della Bi-blioteca Ambrosiana, per conclude-re con la torre romana e la torre delcirco in via Luini.A partire dalla celebrazione dei1700 anni dellEditto di Costantino ein vista dellExpo, questo progetto

    non solo punta a riqualificare epromuovere resti, aree e monumen-ti, ma anche a elaborare una meto-dologia che potr essere replicataper altre realt non solo milanesi maanche lombarde.

    La Biennale enciclopedica di Gioni

    Il 1 giugno ha aperto la 55 Esposi-zione internazionale d'arte di Vene-zia, firmata dal pi giovane curatorenella storia della Biennale, Massimi-liano Gioni, gi direttore artisticodella Fondazione Trussardi e diret-tore associato del New Museum diNew York. Il titolo dellevento im-ponente: "Il Palazzo Enciclopedico",ripresa dichiarata del progetto pen-sato dall'artista-architetto italoame-

    ricano Marino Auriti, che nel 1955aveva depositato il brevetto per rea-lizzare un edificio di 136 piani desti-nato a contenere 'tutto il saperedell'umanit, collezionando le pigrandi scoperte del genere umano,dalla ruota al satellite".Unimpresa chiaramente impossibi-le, rimasta utopica, ma che ha datospunto a Gioni per creare una Bien-nale che si preannuncia essere ric-ca di sorprese e meraviglie. Con-centrare in un luogo solo tutto il sa-pere (artistico) del panorama con-temporaneo, con i grandi di ieri e dioggi: una sfida per Gioni, accettataper dai 150 artisti provenienti da38 Paesi diversi.Sviluppata come sempre tra il Padi-glione Centrale, i Giardini e l'Arse-nale, la Biennale concepita comeun museo contemporaneo, e, spie-ga Gioni l'esposizione sviluppaun'indagine sui modi in cui le imma-gini sono utilizzate per organizzarela conoscenza e per dare forma allanostra esperienza del mondo". In-somma quel sogno che da semprerincorre luomo di poter arrivare al

    sapere sommo e totale, viene ab-bozzato da Gioni nella sua Bienna-le, chiamando gli artisti a contribuirecon un pezzetto di arte, a questautopia.

    Un percorso e un allestimento chesi preannunciano in stile Wunder-kammer, le celebri camere dellemeraviglie in voga tra 1500 e 1600,destinato a suscitare stupore e sor-presa, ma anche a far riflettere sulsenso dellarte oggi, secondo unaprogressione di forme naturali e arti-ficiali, messe insieme per strabiliarelo spettatore. Il Palazzo Enciclope-dico una mostra sulle ossessioni e

    sul potere trasformativo dellimmagi-nazione e si apre al Padiglione Cen-trale ai Giardini con una presenta-zione del Libro Rosso di Carl Gu-stav Jung dice Gioni, riferendosial manoscritto illustrato al quale lopsicologo lavor per sedici anni, po-sto in apertura del Padiglione Cen-trale.Un lavoro che stimola la riflessionesulle immagini, soprattutto interiori esui sogni in chiave psicanalitica,cancellando le distinzioni tra artistiprofessionisti e dilettanti, traoutsider e insider - dice ancoraGioni l'esposizione adotta un ap-proccio antropologico allo studiodelle immagini, concentrandoci inparticolare sulle funzioni dell'imma-ginazione e sul dominio dell'imma-ginario".La Mostra sar affiancata da 88 par-tecipazioni nazionali negli storiciPadiglioni ai Giardini, allArsenale enel centro storico di Venezia, conben dieci Paesi new entry: Angola,Bahamas, Regno del Bahrain, Co-sta dAvorio, Repubblica del Koso-vo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tu-

    valu e Santa Sede. E la partecipa-zione di questultima forse la novi-t pi forte, con una mostra allestitanelle Sale dArmi, fortemente volutadal cardinal Bagnasco.

    E il sempre chiacchieratissimo Pa-diglione Italia? Questanno il compi-to curatoriale toccato a Bartolo-meo Pietromarchi, che ha deciso dilavorare sugli opposti, con Viceversa, titolo scelto riprendendo unconcetto teorizzato da Giorgio A-gamben nel volume Categorie ita-liane. Studi di Poetica (1996), in cuiil filosofo sosteneva che per inter-pretare la cultura italiana fosse ne-

    cessario individuare una "serie diconcetti polarmente coniugati" ca-paci di descriverne le caratteristichedi fondo. Binomi quali tragedia

    /commedia o velocit/leggerezzadivengono cos originali chiavi dilettura di opere e autori fondanti del-la nostra storia culturale. Una attitu-dine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamichedellarte contemporanea italiana.Quattordici gli artisti invitati e ospita-ti in sette stanze: Francesco Arena,Massimo Bartolini Gianfranco Baru-chello, Elisabetta Benassi, FlavioFavelli, Luigi Ghirri, Piero Golia,Francesca Grilli, Marcello Maloberti,Fabio Mauri, Giulio Paolini, MarcoTirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gliartisti, in un dialogo di coppia, com-pongono un viaggio nellarte italianadi ieri e di oggi, letto per non comeuna contrapposizione di stili, formeo correnti, ma piuttosto come un a-tlante del tempo recente che rac-conta una storia tutta nazionale.Insieme ai tantissimi eventi collate-rali sparsi per la citt, non resta chescoprire, vivendola dal vivo, questa

    promettente, e ricca di citazioni, Bi-ennale. Per scoprire i vincitori, clic-ca qui.

    Il Napoleone restaurato

    Dal 1859 sorveglia lAccademia e laPinacoteca di Brera. In un secolo emezzo di vita ha visto passare arti-sti, personalit illustri, studenti e ap-passionati darte. Ora, finalmente, siconcede un meritato restauro. Pro-

    tagonista di un intervento che dure-r 12 mesi proprio il Napoleonecome Marte Pacificatore di AntonioCanova, statua bronzea che tro-

    neggia al centro del grande cortiledonore in omaggio a colui che, nel1809, fond la Real Galleria di Bre-ra.Dal prossimo giugno limponentescultura sar circondata da una teca

    di vetro, attraverso la quale si po-tranno seguire, passo dopo passo, iprogressi compiuti sul grande bron-zo, proprio come consuetudine

    per i restauri sui dipinti della Pinaco-teca, esposti al centro del percorsomuseale in un laboratorio di vetro.Sistemati, ripuliti e messi a nuovoda abili restauratori che lavoranosotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pan-

    nelli illustrativi e attivit didatticheper scuole e appassionati accom-pagneranno i restauri, sponsorizzatida Bank of America Merrill Lynch,

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    www.arcipelagomilano.org

    n.30 V11 settembre 2013 15

    dallAssociazione Amici di Brera edei Musei Milanesi e dalla Soprin-tendenza per i beni storici artistici eetnoantropologici di Milano.Che fosse necessario un restauroera evidente da tempo: la superficieha subito alterazioni causate da fat-tori metereologici e dall'inquinamen-to atmosferico, cos come sono visi-

    bili distacchi e cadute di frammenti ecrepe nel marmo posizionato sotto ilpiedistallo della statua. Un Napole-one che ha avuto vita non facile, findallinizio. Lopera fu commissionatanel 1807 da Eugenio di Beauhar-nais, vicer del Regno dItalia, alloscultore Antonio Canova, ma nonessendo ancora pronta, per proble-mi con la fusione, nel 1809, perlinaugurazione della Pinacoteca diBrera, Beauharnais acquis a Pado-va il calco in gesso, da esporre inquella occasione. Il gesso, deposita-

    to in unaula dellAccademia, statoriesposto in uno dei saloni dellastessa Pinacoteca, in concomitanzacon le celebrazioni dei duecentoanni dellistituzione museale, avve-nuti nel 2009.Dopo il declino della fortuna e delcomando di Napoleone, la statua inbronzo, che a Milano non aveva mai

    trovato collocazione in luogo pubbli-co, fu abbandonata nei depositi delpalazzo di Brera. Riemerse alla luceallepoca dellarrivo in Lombardia diNapoleone III, a conclusione dellaseconda guerra di indipendenza ita-liana. Nel 1859 la statua fu eretta suun basamento temporaneo nel corti-le principale di Brera. Solo nel 1864fu inaugurato lattuale basamento ingranito e in marmo di Carrara pro-gettato da Luigi Bisi, docente di pro-spettiva allAccademia di Brera, or-nato con aquile e fregi di bronzo.

    La statua in bronzo fu ottenuta conun'unica fusione (ad eccezionedell'asta e della vittoria alata) te-nendo conto delle prescrizioni detta-te dallo stesso Canova: l'asta tenutanella mano sinistra composta dadue elementi avvitati; la vittoria ala-ta, che per fu rubata, stataallinizio degli anni 80 ricostruita

    basandosi su documentazione foto-grafica. Una curiosit: il bronzo uti-lizzato per la fusione proviene dacannoni in disuso di CastelSant'Angelo a Roma.Un restauro iniziato in un momentonon causale: il progetto parte dellavoro di valorizzazione che la Pina-coteca di Brera ha avviato in prepa-razione dellEXPO 2015, in cui gio-cher un ruolo fondamentale sullascena culturale non solo milanesema anche internazionale.

    Leonardo e le macchine ricostruite

    Come faceva Leonardo Da Vinci aprogettare le sue macchine volanti?Potevano davvero volare? Checosera il famoso Leone Meccani-co? Perch non venne mai portato atermine il colossale monumento e-questre di Francesco Sforza? Que-ste sono solo alcune delle domandeche potranno avere risposta grazieallinnovativa - e unica nel suo ge-nere - mostra che si appena aper-

    ta in una location deccezio