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34 A CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E ... · sono persone rigorosamente non...

Date post: 15-Feb-2019
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M A R C O R D A A CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO ‘GALILEO GALILEI’ DI CARAVAGGIO - COORDINAMENTO EDITORIALE DANIELA CIOCCA CONCLUDENDO DEVO DIRE CHE... Questo è l’ultimo numero del Il Galileo. Sicuramente l’ultimo numero dell’anno, perché per tradizione Il Galileo esce da ottobre a maggio, in periodo scolastico. Può essere che questo sia l’ultimo numero in assoluto. Non dipende più da me, infatti, il coordinamento di questo ‘giornale nel giornale’: ne ho curato in questi anni la realizzazione, ma ora esco dai sacri ruoli, un modo eufemistico per dire che vado in pensione, espressione che mi crea sempre un po’ di disagio. Gli anni de Il Galileo sono stati anni decisamente belli: per il piacere di creare con i ragazzi qualcosa dal niente, per la collaborazione con il Direttore di questo giornale, che ci ha sempre seguito con benevola attenzione, e anche qualcosa di più, per il lavoro con Mauro, art director e loquace e pungente commentatore, per la affettuosa simpatia che ci siamo sentiti intorno. Sono transitate dal Galileo numerose giovani penne che erano, come tutte le giovani penne, ardenti soprattutto di raccontarsi, e di raccontare la propria idea del mondo o le proprie idee sui mondi che altri propongono loro. È stato un po’ difficile tirarli giù, coi piedi per terra, qui dove stanno le cose, le persone, i piccoli fatti, le mode innocenti, la musica che si suona e si canta, i luoghi dei ritrovi, le attività dei Comuni nei quali viviamo. Tanto sono concreti i ragazzi, per certi aspetti, tanto prendono a volare non appena si mettono a scrivere. Il nostro progetto è stato un altro: spingerli a scrivere soprattutto ‘cronaca’. La cronaca, che è umile perché racconta e informa e sembra valere poco rispetto al dibattito sui grandi temi o al dire la propria sui sentimenti, sugli affetti, sui valori. I ragazzi sono fatti di sogni e di speranze, di cose grandi di cui a volte parlano poco e male perché non si allenano a scrivere delle cose piccole. Operazione che è invece altamente etica. La cronaca ci insegna a dare conto di un evento, anche a giudicarlo, ma separando quello che è successo da quello che se ne pensa. Insegna ad ascoltare l’interlocutore se lo intervisti, a scrivere per comunicare ad altri, cioè a ‘mettere in comune’ conoscenze. Certo, ci vuole un po’ il fiuto della notizia, ma devo dire che in questi anni ho trovato nasi tappati, ma anche nasi sopraffini che scovavano la notizia dove c’era. Bene. Ora sta finendo. Con una certa soddisfazione: abbiamo trovato simpatia e apprezzamenti anche fuori di qui. Martedì prossimo saremo di nuovo a Roma: l’Ordine nazionale dei giornalisti ha inserito per il secondo anno consecutivo Il Galileo tra i migliori fogli scolastici prodotti dalle Scuole superiori italiane (le lombarde sono solo due). Dedichiamo questo nostro secondo riconoscimento a Nazario Erbetta, non un preside ma il preside del liceo Galilei di Caravaggio. A questa dedica noi ci teniamo. E, crediamo, lui pure. Daniela Ciocca CARAVAGGIO • Stasera, sabato venti maggio, di sera, inizieranno le celebrazioni in onore di Maria che, come tutti ben sanno, apparve in passato a Caravaggio. Il nostro santuario, costruito in suo onore, però non basta ogni anno per perpetuare e tramandare vivo questo ricordo; così, i cittadini di Caravaggio si impegnano come quest’anno in originali iniziative che facciano rivivere quei momenti di santità. Quest’anno, quindi, sabato sera nella parrocchia di S.S. Fermo e Rustico si terrà un concerto in onore dell’esaltazione di Maria. Domenica ventuno invece la festa inizierà nel primo pomeriggio con l’apertura concordata da parte dei commercianti, che si preoccuperanno di esporre per le vie del centro i loro prodotti, così come fecero i cittadini nel passato, al momento dell’apparizione. Un modo questo per rivivere i tempi antichi. Seguirà in due momenti separati la presentazione dei due miracoli principali: la ghigliottina in procinto di bloccarsi sul condannato e il catenaccio. Infine la sera, in piazza della Chiesa, si terrà uno spettacolo conclusivo organizzato dalla signora Nini Ferri - tutti la conoscono con questo nome -, con la collaborazione dell’insegnante di danza Stefania De Maestri, che comprenderà danza, recitazione e musica Una festa che si rinnova Quando allo shock per una morte subentra il dolore per la perdita è il momento del ricordo. Come legittimo tributo a un uomo valido e a un professionista stimato, il “Galileo” ha scelto di raccontare Nazario Erbetta co- me l’hanno conosciuto quattro delle figure storiche del Liceo Galilei che hanno assistito, negli anni, alla sua cre- scita. Le mie interlocutrici, una segretaria e tre bidelle, sono tra le poche “istituzioni” riconosciute universalmente nel microcosmo del Liceo già dagli inizi della storia della no- stra scuola, fin da quando,cioè, gli attuali studenti come me neppure erano nati. Presso l’allora distaccamento di Caravaggio del Liceo Scientifico bergamasco “Lussana” conobbero il prof. Er- betta come insegnante di matematica, e seguirono pas- so dopo passo - dopo un anno di presidenza trascorso a Vimercate -, la sua ascesa alla guida di una scuola che, ormai dventata autonoma da tempo, conta oggi quasi ot- tocento studenti e s’è distinta, sotto la sua dirigenza, co- me scuola sinonimo di qualità. “Tornò qui perché ci teneva, era la sua sfida”: il pen- siero delle nostre quattro donne va al suo evidente attac- camento personale alla causa del Liceo Galilei: “Ha da- to tutto per la scuola” dice Teresa (Terry) Testi che - allora poco più grande dei maturandi - all’epoca del loro incontro gestiva la segreteria da sola. “Per lui era impor- tante far lavorare bene la gente che c’era senza rispar- miare energie, nemmeno le sue”, puntualizza Antoniet- ta Tisani, nel personale A.T.A. dall’80; e si riferisce ad un impegno tanto intellettuale quanto concreto: “Ci aiu- tava sempre anche nella pratica. Per il trasloco dalla vec- chia alla nuova sede, quella di oggi, non avevamo nes- sun camion. Ci siamo arrangiati con le nostre macchine, e lui non si è mai tirato indietro. Ci ha aiutato a rimette- re i libri in biblioteca e una volta ha persino tentato di ri- parare i lavandini otturati”. Con risultati, pare di capire, non proprio eccezionali, ma l’importante era che avesse pensato anche a quello. Non solo la dedizione, ma anche il sincero spirito di servizio ne hanno fatto un preside apprezzato. “Era il po- sto giusto per lui” secondo Teresa, perché era in grado di amministrare la scuola con successo senza che que- sto andasse a scapito dell’attenzione per gli utenti, i pro- tagonisti dell’istruzione: gli studenti. Il successo è am- piamente dimostrato dalla crescita esponenziale della scuola che Valeria Ghilardi - nel 2007 sarà al trentesi- mo anno da bidella presso l’Istituto caravaggino - rivive nel raccontare: “All’inizio c’era solo una stanzina per la segretaria, una per gli insegnanti e qualche classe, in due non avevamo il lavoro che adesso fa una sola”. Mentre l’interesse per gli alunni cui accenna Giuseppina (Giusy) Villa, da 23 anni dipendente del Liceo, sembra aver salvaguardato la scuola di Erbetta dai danni dell’im- postazione modello azienda che compromette la qualità della didattica a favore dei numeri: “Se i ragazzi si lamen- tavano per i nuovi docenti andava ad assistere alle lezio- ni” rivela Giusy che precisa: “l’ho visto essere tanto pa- ziente con me quanto severo con i docenti che non rite- neva in grado”. Emerge, dalle memorie, il ritratto di un uomo ecletti- co e preparato, capace di guadagnarsi la stima e la fidu- cia dei collaboratori che ricambiava con il riconoscimen- to delle competenze, pur senza abbandonare le proprie posizioni, in un clima di reciproco rispetto: “Con la sua oratoria mi ‘rigirava’ come voleva, ma se aveva bisogno sapeva di potersi rivolgere a me”, per citare ancora Tere- sa. Si percepisce dalle loro parole l’ammirazione, nata du- rante una lunga, quotidiana convivenza tra le mura della scuola, per chi è stato un ‘principale’ determinato e rigo- roso ma anche - la commozione tradisce nei toni – un consigliere fidato. Laura Maiorino dal vivo. Coloro che faranno parte di questo spettacolo sono persone rigorosamente non professioniste che, nel modo migliore come ha affermato la signora Ferri, “faranno rivivere il momento dell’apparizione convinti di quello che andranno a fare, (l’importante è viverlo dentro), e così vivendolo lo spiegheranno ciascuno a suo modo nel proprio campo”. Soprattutto la danza inscenerà con le ballerine la vita di una Maria comune che, dopo essere stata prescelta, si eleverà in un mondo sacro e divino per poter accogliere la vita di Nostro Signore. Le ballerine rappresenteranno in momenti alterni la vita di questa donna fino al momento del suo interrogatorio che corrisponde appunto al titolo dello spettacolo. L’intento è quello di rappresentare e far conoscere alla gente comune quella che era la vita di una donna comune, povera, appartenente ad un ceto basso, che prima di diventare Maria, una figura sacra e immacolata, era una persona, e soprattutto una donna , con le sue debolezze e i suoi difetti. Michela Brambilla 34 UN GIORNALE NEL GIORNALE SABATO 20 MAGGIO 2006 il Popolo Cattolico EDITORIALE RICORRENZE M A R C O R D La vicina fine della carriera lavorativa e della vita del preside Erbetta fa riflettere sul significato del lavoro e il valore della scuola pubblica. In quattro anni non sono riuscito a conoscere il mio preside, per me co- munque una figura relativamente lontana – anche se poi era probabil- mente dietro ad ogni mio momento a scuola. Non potrei parlare di lui più di tanto, se non riferendo cose già dette. Mi ha interrogato però la quasi contemporanea fine della sua vita nella scuola e di quella in mezzo a noi. La fine di un lavoro e la fine di una vita. In tempi di precariato e di ‘tempo libero’, in cui cioè diventa difficile un lavoro che esprima ciò che abbiamo di più nostro e si vive l’impegno lavo- rativo come una tassa da pagare per avere i mezzi per realizzarsi altrove, questa coincidenza ci spinge a con- siderare quanto il lavoro sia una par- te fondamentale della nostra vita, nella quale si realizza e realizza del nuovo tutta la nostra persona. Nel nostro lavoro vive e si esprime una parte unica di noi; il lavoro è comple- tamento della nostra umanità e della nostra personale individualità e liber- tà creativa. Nel nostro Liceo, di cui il prof. Erbetta è stato padre, ha trova- to casa innanzitutto una parte di lui, e solo questa presenza ha permesso i venti… anni di storia successivi. Ma c’è anche una vita vissuta per il lavoro. Tempo, energie, intelligen- za, pazienza, relazioni messi al servi- zio di un progetto. E non è affatto se- condario che questo progetto sia l’e- ducazione, per la quale vale ogni sa- crificio. Come preside, al vertice del servi- zio alla scuola, Nazario Erbetta ha svolto un lavoro che è vita e dà vita. La Scuola pubblica è luogo di cresci- ta della persona, dell’intelletto, del cittadino e così la base della crescita della civiltà, della cultura e dello Sta- to. Dalla scuola viene la prima cultu- ra (che è studio, ricerca, impegno, tradizione, conoscenza, scienza) fat- tore fondamentale per l’umanizzazio- ne della terra e della comunità di cui si è parte e che fa emergere i valori fondanti la dignità di ogni singolo. Anzi, è la scuola il luogo in cui in mo- do più profondo si costruisce la con- tinuità fra la vita del singolo e lo Sta- to: da una sana scuola nasce uno Stato che sia espressione e tutela delle persone che lo compongono e non un elemento ad esso estraneo e forse ostile. Con la scuola pubblica è poi difesa l’uguaglianza dei cittadini, non l’uguaglianza delle prospettive, ma l’uguaglianza delle condizioni di partenza e degli strumenti per realiz- zare la propria libertà. Con il suo impegno lavorativo il preside Erbetta non ha che sempli- cemente vissuto questa consapevo- lezza, nella materialità e quotidianità che richiede l’amministrazione e la cura di una scuola. Lui ha fatto la sua parte, e fatta la sua parte è andato. A noi suoi stu- denti tocca ora rispettare il suo lavo- ro, riconoscendo il privilegio che è avere una scuola pubblica e metten- do a frutto nella società e nella vita quello che la nostra e sua scuola ci ha dato. Pensando a questa vita che ha fat- to nascere il nostro Liceo, che l’ha accompagnato oltre la maggiore età e che, allontanatasi da esso, si è spenta. Jonas F. Erulo Era il gennaio di due anni fa e con alcuni studenti e rappresentanti eravamo veramente inviperiti contro la modifica del piano trasporti che ci costringeva a orari di pullman allucinanti e a disagi continui. Disperando che il centralino della società cominciasse a rispondere, ci rivolgemmo al preside perché segnalasse il problema, cercasse di risolvere la situazione. Ovviamente sapeva già tutto e aveva preso provvedimenti. Il colloquio cominciò prima dell’intervallo, nell’atrio della scuola, e si protrasse per una ventina di minuti abbondante anche dopo la fine, mentre in classe la professoressa spiegava a una classe con due studenti in meno. Per tutto il tempo parlammo del problema, dei disagi, delle possibili soluzioni. Concluse raccomandandoci di raccogliere firme in bidelleria e di continuare a provare a contattare il centralino. Niente di più. Era davvero il ritratto della sicurezza tranquilla di chi ha ragione, sicuro che il problema si sarebbe risolto presto, senza quella foga che ci faceva quasi correre per i corridoi, noi studenti, come se correre potesse servire a qualcosa. Effettivamente aveva ragione, e la questione si concluse qualche giorno dopo, non per solo merito suo forse, né di altri. Ma non importa. Calmo, determinato. Non l’ho conosciuto bene purtroppo ma ricordo di essermi stupito per quella sua incredibile serenità. Io il Preside Erbetta lo ricordo così, quella mattina di gennaio, con la voce tranquilla, gli occhiali grandi e i capelli bianchi pettinati indietro. Davide D’Adda A Una vita al lavoro per un lavoro che è vita Il preside Nazario Erbetta con alcuni collaboratori della segrete- ria. La foto fu scattata in occasione dell’anno scolastico 1997/98. A sinistra, una delle nostre interlocutrici, la sig.ra Teresa (Terry) Testi. A destra, la segretaria amministrativa di allora.
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M A R C O R DAA CURA DELLA REDAZIONE DEL LICEO SCIENTIFICO E LINGUISTICO ‘GALILEO GALILEI’ DI CARAVAGGIO - COORDINAMENTO EDITORIALE DANIELA CIOCCA

CONCLUDENDODEVO DIRE CHE...

Questo è l’ultimo numero del Il Galileo.Sicuramente l’ultimo numero dell’anno, perchéper tradizione Il Galileo esce da ottobre amaggio, in periodo scolastico.

Può essere che questo sia l’ultimo numeroin assoluto. Non dipende più da me, infatti, ilcoordinamento di questo ‘giornale nelgiornale’: ne ho curato in questi anni larealizzazione, ma ora esco dai sacri ruoli, unmodo eufemistico per dire che vado inpensione, espressione che mi crea sempre unpo’ di disagio.

Gli anni de Il Galileo sono stati annidecisamente belli: per il piacere di creare con iragazzi qualcosa dal niente, per lacollaborazione con il Direttore di questogiornale, che ci ha sempre seguito conbenevola attenzione, e anche qualcosa di più,per il lavoro con Mauro, art director e loquacee pungente commentatore, per la affettuosasimpatia che ci siamo sentiti intorno.

Sono transitate dal Galileo numerose giovanipenne che erano, come tutte le giovani penne,ardenti soprattutto di raccontarsi, e diraccontare la propria idea del mondo o leproprie idee sui mondi che altri propongonoloro. È stato un po’ difficile tirarli giù, coi piediper terra, qui dove stanno le cose, le persone, ipiccoli fatti, le mode innocenti, la musica chesi suona e si canta, i luoghi dei ritrovi, le attivitàdei Comuni nei quali viviamo. Tanto sonoconcreti i ragazzi, per certi aspetti, tantoprendono a volare non appena si mettono ascrivere. Il nostro progetto è stato un altro:spingerli a scrivere soprattutto ‘cronaca’.

La cronaca, che è umile perché racconta einforma e sembra valere poco rispetto aldibattito sui grandi temi o al dire la propria suisentimenti, sugli affetti, sui valori. I ragazzisono fatti di sogni e di speranze, di cose grandidi cui a volte parlano poco e male perché nonsi allenano a scrivere delle cose piccole.Operazione che è invece altamente etica. Lacronaca ci insegna a dare conto di un evento,anche a giudicarlo, ma separando quello che èsuccesso da quello che se ne pensa. Insegnaad ascoltare l’interlocutore se lo intervisti, ascrivere per comunicare ad altri, cioè a‘mettere in comune’ conoscenze. Certo, civuole un po’ il fiuto della notizia, ma devo direche in questi anni ho trovato nasi tappati, maanche nasi sopraffini che scovavano la notiziadove c’era. Bene. Ora sta finendo. Con unacerta soddisfazione: abbiamo trovato simpatiae apprezzamenti anche fuori di qui. Martedìprossimo saremo di nuovo a Roma: l’Ordinenazionale dei giornalisti ha inserito per ilsecondo anno consecutivo Il Galileo tra imigliori fogli scolastici prodotti dalle Scuolesuperiori italiane (le lombarde sono solo due).

Dedichiamo questo nostro secondoriconoscimento a Nazario Erbetta, non unpreside ma il preside del liceo Galilei diCaravaggio. A questa dedica noi ci teniamo. E,crediamo, lui pure.

Daniela Ciocca

CARAVAGGIO • Stasera, sabato venti maggio, disera, inizieranno le celebrazioni in onore di Maria che,come tutti ben sanno, apparve in passato aCaravaggio. Il nostro santuario, costruito in suo onore,però non basta ogni anno per perpetuare e tramandarevivo questo ricordo; così, i cittadini di Caravaggio siimpegnano come quest’anno in originali iniziative chefacciano rivivere quei momenti di santità.

Quest’anno, quindi, sabato sera nella parrocchia diS.S. Fermo e Rustico si terrà un concerto in onoredell’esaltazione di Maria. Domenica ventuno invece lafesta inizierà nel primo pomeriggio con l’apertura

concordata da parte dei commercianti, che sipreoccuperanno di esporre per le vie del centro i loroprodotti, così come fecero i cittadini nel passato, almomento dell’apparizione. Un modo questo per riviverei tempi antichi. Seguirà in due momenti separati lapresentazione dei due miracoli principali: la ghigliottinain procinto di bloccarsi sul condannato e il catenaccio.Infine la sera, in piazza della Chiesa, si terrà unospettacolo conclusivo organizzato dalla signora NiniFerri - tutti la conoscono con questo nome -, con lacollaborazione dell’insegnante di danza Stefania DeMaestri, che comprenderà danza, recitazione e musica

Una festa che si rinnova

Quando allo shock per una morte subentra il doloreper la perdita è il momento del ricordo. Come legittimotributo a un uomo valido e a un professionista stimato, il“Galileo” ha scelto di raccontare Nazario Erbetta co-me l’hanno conosciuto quattro delle figure storiche delLiceo Galilei che hanno assistito, negli anni, alla sua cre-scita.

Le mie interlocutrici, una segretaria e tre bidelle, sonotra le poche “istituzioni” riconosciute universalmente nelmicrocosmo del Liceo già dagli inizi della storia della no-stra scuola, fin da quando,cioè, gli attuali studenti comeme neppure erano nati.

Presso l’allora distaccamento di Caravaggio del LiceoScientifico bergamasco “Lussana” conobbero il prof. Er-betta come insegnante di matematica, e seguirono pas-so dopo passo - dopo un anno di presidenza trascorso aVimercate -, la sua ascesa alla guida di una scuola che,ormai dventata autonoma da tempo, conta oggi quasi ot-tocento studenti e s’è distinta, sotto la sua dirigenza, co-me scuola sinonimo di qualità.

“Tornò qui perché ci teneva, era la sua sfida”: il pen-siero delle nostre quattro donne va al suo evidente attac-camento personale alla causa del Liceo Galilei: “Ha da-to tutto per la scuola” dice Teresa (Terry) Testi che -allora poco più grande dei maturandi - all’epoca del loroincontro gestiva la segreteria da sola. “Per lui era impor-tante far lavorare bene la gente che c’era senza rispar-miare energie, nemmeno le sue”, puntualizza Antoniet-ta Tisani, nel personale A.T.A. dall’80; e si riferisce adun impegno tanto intellettuale quanto concreto: “Ci aiu-tava sempre anche nella pratica. Per il trasloco dalla vec-chia alla nuova sede, quella di oggi, non avevamo nes-sun camion. Ci siamo arrangiati con le nostre macchine,e lui non si è mai tirato indietro. Ci ha aiutato a rimette-re i libri in biblioteca e una volta ha persino tentato di ri-parare i lavandini otturati”. Con risultati, pare di capire,non proprio eccezionali, ma l’importante era che avessepensato anche a quello.

Non solo la dedizione, ma anche il sincero spirito diservizio ne hanno fatto un preside apprezzato. “Era il po-sto giusto per lui” secondo Teresa, perché era in gradodi amministrare la scuola con successo senza che que-sto andasse a scapito dell’attenzione per gli utenti, i pro-tagonisti dell’istruzione: gli studenti. Il successo è am-piamente dimostrato dalla crescita esponenziale dellascuola che Valeria Ghilardi - nel 2007 sarà al trentesi-mo anno da bidella presso l’Istituto caravaggino - rivivenel raccontare: “All’inizio c’era solo una stanzina per lasegretaria, una per gli insegnanti e qualche classe, in duenon avevamo il lavoro che adesso fa una sola”. Mentrel’interesse per gli alunni cui accenna Giuseppina(Giusy) Villa, da 23 anni dipendente del Liceo, sembraaver salvaguardato la scuola di Erbetta dai danni dell’im-postazione modello azienda che compromette la qualitàdella didattica a favore dei numeri: “Se i ragazzi si lamen-tavano per i nuovi docenti andava ad assistere alle lezio-ni” rivela Giusy che precisa: “l’ho visto essere tanto pa-ziente con me quanto severo con i docenti che non rite-neva in grado”.

Emerge, dalle memorie, il ritratto di un uomo ecletti-co e preparato, capace di guadagnarsi la stima e la fidu-cia dei collaboratori che ricambiava con il riconoscimen-to delle competenze, pur senza abbandonare le proprieposizioni, in un clima di reciproco rispetto: “Con la suaoratoria mi ‘rigirava’ come voleva, ma se aveva bisognosapeva di potersi rivolgere a me”, per citare ancora Tere-sa.

Si percepisce dalle loro parole l’ammirazione, nata du-rante una lunga, quotidiana convivenza tra le mura dellascuola, per chi è stato un ‘principale’ determinato e rigo-roso ma anche - la commozione tradisce nei toni – unconsigliere fidato.

Laura Maiorino

dal vivo. Coloro che faranno parte di questo spettacolosono persone rigorosamente non professioniste che,nel modo migliore come ha affermato la signora Ferri,“faranno rivivere il momento dell’apparizione convinti diquello che andranno a fare, (l’importante è viverlodentro), e così vivendolo lo spiegheranno ciascuno asuo modo nel proprio campo”.

Soprattutto la danza inscenerà con le ballerine la vitadi una Maria comune che, dopo essere stata prescelta,si eleverà in un mondo sacro e divino per poteraccogliere la vita di Nostro Signore. Le ballerinerappresenteranno in momenti alterni la vita di questadonna fino al momento del suo interrogatorio checorrisponde appunto al titolo dello spettacolo.

L’intento è quello di rappresentare e far conoscerealla gente comune quella che era la vita di una donnacomune, povera, appartenente ad un ceto basso, cheprima di diventare Maria, una figura sacra eimmacolata, era una persona, e soprattutto una donna ,con le sue debolezze e i suoi difetti.

Michela Brambilla

34 UN GIORNALE NEL GIORNALESABATO 20 MAGGIO 2006il Popolo Cattolico

E D I T O R I A L E

R I C O R R E N Z E

M A R C O R D

La vicina fine della carrieralavorativa e della vita delpreside Erbetta fa riflettere sulsignificato del lavoro e il valoredella scuola pubblica.

In quattro anni non sono riuscito aconoscere il mio preside, per me co-munque una figura relativamentelontana – anche se poi era probabil-mente dietro ad ogni mio momentoa scuola. Non potrei parlare di lui piùdi tanto, se non riferendo cose giàdette.

Mi ha interrogato però la quasicontemporanea fine della sua vitanella scuola e di quella in mezzo anoi. La fine di un lavoro e la fine di unavita.

In tempi di precariato e di ‘tempolibero’, in cui cioè diventa difficile unlavoro che esprima ciò che abbiamodi più nostro e si vive l’impegno lavo-rativo come una tassa da pagare peravere i mezzi per realizzarsi altrove,questa coincidenza ci spinge a con-siderare quanto il lavoro sia una par-te fondamentale della nostra vita,nella quale si realizza e realizza delnuovo tutta la nostra persona. Nelnostro lavoro vive e si esprime una

parte unica di noi; il lavoro è comple-tamento della nostra umanità e dellanostra personale individualità e liber-tà creativa. Nel nostro Liceo, di cui ilprof. Erbetta è stato padre, ha trova-to casa innanzitutto una parte di lui,e solo questa presenza ha permessoi venti… anni di storia successivi.

Ma c’è anche una vita vissuta peril lavoro. Tempo, energie, intelligen-za, pazienza, relazioni messi al servi-zio di un progetto. E non è affatto se-condario che questo progetto sia l’e-ducazione, per la quale vale ogni sa-crificio.

Come preside, al vertice del servi-zio alla scuola, Nazario Erbetta hasvolto un lavoro che è vita e dà vita.La Scuola pubblica è luogo di cresci-ta della persona, dell’intelletto, delcittadino e così la base della crescitadella civiltà, della cultura e dello Sta-to. Dalla scuola viene la prima cultu-ra (che è studio, ricerca, impegno,tradizione, conoscenza, scienza) fat-tore fondamentale per l’umanizzazio-ne della terra e della comunità di cuisi è parte e che fa emergere i valorifondanti la dignità di ogni singolo.Anzi, è la scuola il luogo in cui in mo-do più profondo si costruisce la con-

tinuità fra la vita del singolo e lo Sta-to: da una sana scuola nasce unoStato che sia espressione e tuteladelle persone che lo compongono enon un elemento ad esso estraneo eforse ostile. Con la scuola pubblica èpoi difesa l’uguaglianza dei cittadini,non l’uguaglianza delle prospettive,ma l’uguaglianza delle condizioni dipartenza e degli strumenti per realiz-zare la propria libertà.

Con il suo impegno lavorativo ilpreside Erbetta non ha che sempli-cemente vissuto questa consapevo-lezza, nella materialità e quotidianitàche richiede l’amministrazione e lacura di una scuola.

Lui ha fatto la sua parte, e fatta lasua parte è andato. A noi suoi stu-denti tocca ora rispettare il suo lavo-ro, riconoscendo il privilegio che èavere una scuola pubblica e metten-do a frutto nella società e nella vitaquello che la nostra e sua scuola ciha dato.

Pensando a questa vita che ha fat-to nascere il nostro Liceo, che l’haaccompagnato oltre la maggiore etàe che, allontanatasi da esso, si èspenta.

Jonas F. Erulo

Era il gennaio di due anni fa e con alcuni studenti erappresentanti eravamo veramente inviperiti contro lamodifica del piano trasporti che ci costringeva a orari dipullman allucinanti e a disagi continui.

Disperando che il centralino della societàcominciasse a rispondere, ci rivolgemmo al presideperché segnalasse il problema, cercasse di risolvere lasituazione.

Ovviamente sapeva già tutto e aveva presoprovvedimenti. Il colloquio cominciò primadell’intervallo, nell’atrio della scuola, e si protrasse peruna ventina di minuti abbondante anche dopo la fine,mentre in classe la professoressa spiegava a unaclasse con due studenti in meno. Per tutto il tempoparlammo del problema, dei disagi, delle possibilisoluzioni.

Concluse raccomandandoci di raccogliere firme inbidelleria e di continuare a provare a contattare ilcentralino. Niente di più. Era davvero il ritratto dellasicurezza tranquilla di chi ha ragione, sicuro che ilproblema si sarebbe risolto presto, senza quella fogache ci faceva quasi correre per i corridoi, noi studenti,come se correre potesse servire a qualcosa.

Effettivamente aveva ragione, e la questione siconcluse qualche giorno dopo, non per solo merito suoforse, né di altri. Ma non importa. Calmo, determinato.Non l’ho conosciuto bene purtroppo ma ricordo diessermi stupito per quella sua incredibile serenità.

Io il Preside Erbetta lo ricordo così, quella mattina digennaio, con la voce tranquilla, gli occhiali grandi e icapelli bianchi pettinati indietro.

Davide D’Adda

A

Una vita al lavoro per un lavoro che è vita

Il preside Nazario Erbetta con alcuni collaboratori della segrete-ria. La foto fu scattata in occasione dell’anno scolastico 1997/98.A sinistra, una delle nostre interlocutrici, la sig.ra Teresa (Terry)Testi. A destra, la segretaria amministrativa di allora.

CONCLUSO LA SETTIMANA SCORSA L’ANNUALE RITROVO DEGLI APPASSIONATI DELLA ZONA

Motoraduno di Treviglio, motori e divertimento35UN GIORNALE NEL GIORNALESABATO 20 MAGGIO 2006 il Popolo Cattolico

Paese che vai diciottenni che troviM A G G I O R E E T À

Si è svolto settimana scorsa a Treviglio il consueto mo-toraduno territoriale, organizzato dal motoclub Sebilan-dia e sponsorizzato dal comune di Treviglio stesso, dal-la FIM (Federazione Italiana Motociclismo) e dal comita-to olimpico del CONI.

La manifestazione si è articolata su tre giorni nel wee-kend tra sabato 29 aprile e lunedì 1 maggio, durante iquali centinaia di “bikers” si sono riversati in Piazza Ca-meroni, nella zona del mercato; l’evento ha avuto il via at-torno alle 14 di sabato, quando il silenzio della zona èstato bruscamente interrotto dai rombi delle motociclet-te che accorrevano sul posto, prima una ad una, poi adecine. Nel giro di un’ora si è formato uno sciame incre-dibile di piloti e mezzi, di caschi e giacche in pelle, di ca-valli e cromature; alle 15 il corteo si è mosso alla volta diBergamo per visitare la fiera (ovviamente motoristica) pitstop 2006. Al ritorno a Treviglio, i partecipanti e anche icuriosi accorsi sul luogo si sono recati nelle strutture siaccoglienza, dove è stata servita una cena a base di pro-dotti tipici nostrani aperta a tutti. La sera invece l’atten-zione si è concentrata sull’esibizione acrobatica di motofreestyle, dove tre abili quanto spericolati motociclisti sisono cimentati in salti ed evoluzioni che sembravano vo-ler sfidare la forza di gravità. In seguito a questa breve maadrenalinica esibizione, i presenti sono stati intrattenuticon musica dal vivo dai Solaris, mentre tutt’attorno si di-ramavano bancarelle, servizi bar ed intrattenimenti per ipiù piccoli.

Il sipario sul motoraduno si è rialzato la mattina se-guente, quando il corteo di centauri si è recato a Ghiaieper un giro turistico, rientrando a Treviglio giusto in tem-po per un pranzo in compagnia. Di pomeriggio si è svol-ta l’estrazione della sottoscrizione, accompagnata damusica dal vivo e dal consueto mercatino, mentre i pilo-ti si riposavano per le “fatiche mattutine”, assistendo al-le esibizioni di freestyle in programma alle 16 ed alle20,30.

Dopo la cena, è salita sul palco la cover band deiDream Theater “Progeny”, gruppo attualmente in finalenel concorso che assegna al vincitore il riconoscimentodi cover band ufficiale dei Dream Theater in Italia.

La manifestazione si è conclusa lunedì 1 maggio conl’originale caccia al tesoro in moto, che ha coinvolto siai motociclisti più esperti sia i neofiti del mondo a due ruo-te; dopo l’ultimo pranzo in compagnia, i motociclisti so-no pian piano defluiti da piazza Cameroni, finchè a serainoltrata è tornata la “quiete” che i rombi dei motori ave-vano interrotto due giorni prima. E’ rimasto solo un lieveodore di benzina, i segni degli pneumatici sull’asfalto eun piacevole ricordo di tre giorni di allegria e divertimen-to, con la speranza da parte di tutti (forse meno gli inqui-lini della zona) che l’esperenza si ripeta l’anno seguente.

Matteo Mariani

Come ogni anno l’arrivo dell’estate segna per i neo-diciottenni l’arrivo della tradizionale festa del diciottesi-mo. Come ogni tradizione che si rispetti, ogni paese laorganizza a suo modo: la maggior parte delle classi didiciottenni si ritrovano un sabato pomeriggio per unacena e una serata in discoteca. Ma alcuni paesi hannotradizioni molto particolari.

I diciottenni di Arcene si ritrovano il sabato pome-riggio verso le due e si dirigono con il pullman sul lagodi Garda; qui festeggiano con una cena e una serata inuna discoteca del luogo.

Al ritorno, la mattina dopo, i ragazzi firmano le stra-de del paese con la tempera; questa usanza è comin-ciata con i diciottenni del 1975, ma alcuni anni fa i ra-gazzi hanno tracciato le loro firme con la vernice inde-lebile. Da allora l’amministrazione comunale ha presen-tato alcune proposte ai neodiciottenni; tra queste quel-la di esporre per un anno intero nella piazza del Comu-ne dei cartelloni con le firme dei diciottenni.

Un’altra proposta interessante è stata quella di unpranzo in cui i neodiciottenni saranno serviti dall’ammi-

nistrazione comunale. Usanza molto più complessa eparticolare è quella degli abitanti di Misano: i festeg-giamenti dei neodiciottenni durano tre settimane e co-involgono tutto il paese. La festa si articola in tre sera-te: la prima, tradizionalmente il venerdì antecedente al-la settimana santa, i ragazzi organizzano una cena pertutti i compaesani che desiderano parteciparvi; duran-te la serata i maschi che diventeranno maggiorenniquell’anno vanno nei campi attorno al paese a rubareuna pianta con in fusto alto e dritto e pochi rami.

La pianta con queste caratteristiche viene tagliata eportata in piazza, quindi mostrata alle ragazze e poi ri-posta in una cascina, quella scelta quell’anno per ospi-

sidenza degli stessi, una frase di ringraziamento davan-ti alle case di chi ha collaborato alla festa, una frase da-vanti al comune e una davanti alla chiesa ed infine l’an-no al centro dell’incrocio principale di Misano. La mat-tina successiva si svolge il tradizionale pellegrinaggio alSantuario della Madonna di Caravaggio, che sosta da-vanti alla pianta. I neodiciottenni partecipano a questopellegrinaggio e poi festeggiano con un pranzo. Lapianta viene conservata nell’aiuola fino al lunedì, per-ché la tradizione dice che deve essere vista anche da-gli abitanti di Vailate, paese limitrofo.

Dopo di che essa viene tagliata e venduta, i soldi ri-cavati usati dai ragazzi per pagarsi una cena oppure da-ti in beneficenza alla parrocchia.

A Fontanella invece, oltre alla cena e alla serata indiscoteca, i ragazzi che raggiungono la maggiore etàvengono presentati alla cittadinanza e viene loro con-segnata la bandiera italiana e una copia del codice ci-vile, segno dell’impegno all’interno della società che iragazzi si prendono una volta divenuti maggiorenni.

Alessia Olivini

S C I E N Z E N U O V E

QUANDO LA FISICA S’INCROCIACON L’ECONOMIA

Una Facoltà da rilanciare

Econofisica, già il nome fa pensare ad un ibrido. Let-teralmente significa “Fisica applicata all’Economia”, mala domanda è legittima: cosa se ne fa l’economia diun’applicazione scientifica?

Le riviste scientifiche più autorevoli accettano rara-mente di pubblicare ricerche di econofisica e gli scien-ziati che si dedicano allo studio di questa materia nongodono di grande credito nella comunità scientifica tra-dizionale, poiché l’economia è considerata una discipli-na poco rigorosa.

Nonostante ciò l’econofisica ha guadagnato credibili-tà e ha attirato finanziamenti per le proprie ricerche.

La formulazione matematica dei problemi, la riduzio-ne di problemi complessi a somma di problemi elemen-tari sono metodologie inseguite da tutte le Scienze e aquesti principi si attiene anche l’econofisica: avvalendo-si della matematica, anche i fenomeni economici posso-no essere previsti e spiegati.

Importanti economisti hanno ricevuto una formazionein scienze fisiche e matematiche e ne hanno utilizzato imetodi per un approccio scientifico ai problemi dell’eco-nomia.

Anche fuori dall’ambito accademico, numerosi laurea-ti in fisica sono assunti da società finanziarie come ana-listi quantitativi.

Ciò avviene perché essi hanno grande familiarità congrandi quantità di dati (nelle pagine finanziarie dei quoti-diani appaiono colonne interminabili di numeri che de-scrivono variazioni di prezzo giornaliere, e non sono tut-ti!), e la capacità di servirsi dell’informatica per l’analisi ela simulazione.

Negli ultimi anni la meccanica statistica, un settore im-portante della fisica teorica, si è dedicata allo studio di si-stemi disordinati, cioè composti da molti elementi e ca-ratterizzati da un’evoluzione non determinabile.

Per indagare questi sistemi è necessario utilizzare ilcalcolo delle probabilità e considerare le caratteristichecomplessive più che il comportamento dei singoli ele-menti.

Lo studio delle “serie temporali”, cioè delle fluttuazio-ni nel tempo di una grandezza fisica, è il pane quotidia-no dei fisici statistici.

Proprio per l’abitudine a trattare sistemi così irregola-ri, gli econofisici sono chiamati all’analisi di dati reali (peresempio gli andamenti delle Borse) per provare a com-prenderne tutte le relazioni casuali, interpretando i prez-zi e gli indici di borsa come fossero grandezze fisiche.

Questa branca della fisica teorica indaga anche su fe-nomeni inconsueti per un fisico tradizionale, come la fre-quenza dei terremoti o l’evoluzione biologica.

Ma attenzione: l’econofisica non studia solo il migliormodo di fare soldi. Infatti, se i prezzi di borsa obbedisse-ro ad una certa legge, gli stessi agenti finanziari potreb-bero sfruttarla per aumentare i propri profitti cambiandole proprie strategie. Ma in questo modo modificherebbe-ro l’andamento borsistico e la legge potrebbe non esse-re più valida. Secondi i principi del metodo scientifico, laricerca scientifica deve essere disinteressata: il lavoro diun fisico teorico non ha applicazione immediata e rica-dute immediate sulle imprese private.

In Europa sorgono con grande frequenza centri di ri-cerca dedicati ai sistemi economici, come l’università diOxford, Parigi e Copenhagen. L’Italia non è da meno. ARoma, Genova, Palermo, Trieste lo stesso Istituto Nazio-nale di Fisica della Materia finanzia ricerche in econofisi-ca.

Sempre in questo ambito, sono stati analizzati anchealtri settori della sfera economica, le reti sociali: si è os-servato che le reti create dalla Natura hanno circa la stes-sa struttura di quelle create dall’uomo, come le reti d’in-terazione tra i geni del DNA, tra le proteine, o le reti de-gli affluenti in un bacino fluviale.

Questo può far pensare all’esistenza di un ordine or-ganizzato implicito grazie al quale tentare di spiegare Na-tura e Società applicando a queste le stesse leggi, il cheforse può sembrare un po’ presuntuoso, ma occorre ri-cordare ciò che disse Einstein: “Dio non gioca a dadi conl’universo”.

Maria Battistoni

tare la pianta. La parte successiva si svolge il venerdìsanto: durante la processione i ragazzi si incaricano diportare le candele, la croce e l’ecce homo; poi la festaricomincia come il venerdì precedente ed i ragazzi van-no a rubare una seconda pianta, che subisce la stessasorte della prima. Nella settimana seguente i ragazzi ele ragazze preparano fiori di cartapesta e le due piantevengono unite e ornate. Il venerdì successivo la piantaviene piantata in un’aiuola appositamente preparata;qui i ragazzi devono curarla tutta la notte, controllandoche nessuno venga a sfregiarla.

Nel frattempo, la notte, i ragazzi scrivono con la tem-pera il nome del neodiciottenne davanti alle case di re-


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