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34 brazzera maggio 2013

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TRIESTINA DELLA VELA Associazione Sportiva Dilettantistica Stella d‘oro al merito sportivo C.O.N.I. - F.I.V. Notiziario Sociale Trimestrale • N. 34 Maggio 2013 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abb. Postale - 70% - DCB Trieste La Triestina della Vela festeggia l’anniversario a cura di PINO BOLLIS SPECIALE NOVANTESIMO COMPLEANNO AUGURI PER I 90!
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TRIESTINA DELLA VELAAssociazione Sportiva DilettantisticaStella d‘oro al merito sportivo

C.O.N.I. - F.I.V. Notiziario Sociale Trimestrale • N. 34 Maggio 2013

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La Triestina della Vela festeggia l’anniversario

a cura diPINO BOLLIS

SPECIALE NOVANTESIMO COMPLEANNO

AUGURI PER I 90!

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GRATITUDINE AI PREDECESSORIMENTRE NUOVI PROGETTI SI AFFACCIANO AL NOSTRO PRESENTE

Egregi Soci, gentili Socie,ho il piacere di presentarVi il numero speciale

della Brazzera dedicato ai 90 anni del nostro cir-colo. Questo, purtroppo, è l’ultimo numero curato dal nostro infaticabile Bollis, il nostro storico e ap-prezzato Direttore Responsabile ha, infatti, deciso di passare la mano. Questo pertanto è l’ultimo prezioso regalo che Pino ci fa. Un grazie di cuore!

In queste poche righe Vi voglio raccontare le mie impressioni e le mie emo-zioni.

Sono passati 90 anni da quel giorno in cui, nello sto-rico ca�è “Tommaseo” ha avuto inizio la nostra storia. Nel mio sentire è come il compleanno di una �gura materna, a noi molto cara, antica, longeva e saggia.

Novanta anni sono una vita lunga, costellata di successi sportivi; la vita degli uomini che, con capacità, perseveranza e passione hanno fatto crescere il Circolo.

Il mio pensiero va con gratitudine e ammira-zione ai nostri illustri predecessori che hanno reso grande la società.

Dalla vecchia brazzera tanta strada è stata compiuta, ma nuovi progetti si a�acciano al no-stro presente, caratterizzato dalla divulgazione dello sport presso i giovani, per farne degli uomini che amano il mare, e che continueranno la nostra tradizione sportiva. Questa, credo, sia l’essenza di un sodalizio che ha vinto tanto, titoli italiani, eu-ropei, mondiali, che si fregia di cinque partecipa-zioni olimpiche, in cui il variegato ma compatto

Fabio Zlatich fotografato

da Max Ceschia.

corpo sociale è sinonimo di ricchezza e che non ha bisogno di autoproclamare la propria presunta grandezza a livello cittadino, perché, credetemi, ha tanto sentimento.

Voglio in�ne rappresentarVi il mio personale orgoglio, quale �glio della STV, di avere avuto il piacere e l’onore di celebrare questo anniversario, e di presiedere un Circolo che attraverso gli anni e le mutazioni è riuscito nel migliore dei modi a dare forma ai propri desideri.

Grazie a Voi, che tutti assieme formate una delle più belle società veliche, la “nostra” Triestina della Vela!

Aspettandovi in mare...Fabio Zlatich

Triestina della VelaPontile Istria, 8 - 34123 Trieste - Segreteria Tel. 040306327 - Fax 040313257Bar Ristorante 040305999www.stv.ts.it - [email protected]

Direttore Responsabile Pierpaolo Gregori - mail [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Trieste n. 1059/24.10.02 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abb. Postale 70% - DCB Trieste

Grafica e impaginazione Luglio Fotocomposizioni

Stampa Modiano S.p.A.

Foto Claudio Ernè, FrancoVittur, Archivio STV, Max Ceschia, Roberto Ragogna, Pino Bollis.

Questo numero è stato chiuso per la stampa il 30 aprile 2013.

E ADESSO TIROI REMI IN BARCA

Prima o poi arriva per tutti (tutti quelli che possono ancora farlo) il momento di tirare i remi barca. Già tre anni fa avevo pensato di poter lasciare il gravoso im-pegno della direzione della Brazzera, ma Zlatich mi aveva spronato a continuare ancora per un po’. Oggi lascio il timone del Notiziario a forze nuove, promettendo al mio successore collaborazione qualora richiesta. In quasi diciotto anni di attività ho ricevuto dai Soci solamente consensi. Basta questo ad appagarmi.

Grazie a tutti. Ci vediamo in mare.Pino Bollis

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In alto, il bozzetto del guidone sociale disegnato dal socio fondatore Mario Lukas.

In basso, il documento del 20 gennaio 1931 con cui si delibera la costituzione di una sezione della Filonautica a Cherso.

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Pino Bollis, giornalista professionista. Socio dal 1958.

Diportista. Ha curato per molti

anni i notiziari della STV. Istruttore ai corsi

di patente nautica.

DA 90 ANNI SUL MARESe andiamo a guardare le fotografie scatta-

te alla fine della prima guerra mondiale, il bacino della Sacchetta è quasi irrico-

noscibile. Sulle rive, accanto a marinai e a lavo-ratori portuali si possono notare i pescatori in-tenti a riparare le reti; in mare sono ormeggiate molte barche da carico e poche barchette di diportisti. Fra quegli armatori, ci sia consentita la parola pomposa, agli inizi degli Anni Venti ci sono nove persone “di spirito tra il corsaresco e il poetico” (così annoterà il giornalista Italo Soncini) che sognano di dare vita a un nuo-vo sodalizio nautico, al pari dell’Adriaco nato vent’anni prima. Ambiscono ad avere una sede dove incontrarsi, sviluppare i loro progetti, par-lare di mare e di regate. La barca rappresenta il loro mondo più bello, dove è gioia solo mollare le cime di ormeggio per andarsene a zonzo, ma un “tetto” può dare loro più tranquillità, meno pensieri. Sono tempi piuttosto difficili, spesso da cronaca nera. C’è il rischio che ti rubino perfino i remi della barca, se non anche il ti-mone.

Anno 1923. Un giorno, al rientro in porto, quelle nove persone, constatato che bastavano loro soltanto 14 lire per farlo, decidono final-mente di fondare l’agognato gruppo. Così il 20 marzo si riuniscono in una sala del caffè “Tom-maseo” per sottoscrivere l’atto costitutivo. Tra le principali finalità c’è la creazione in Sacchet-ta di una sede che possa fungere da centro di assistenza per le attività nautiche.

L’idea di Domenico Brencich, Enrico De Grandi, Carlo Giraldi, Carlo Liubich, Edmon-do Lokner, Mario Lukas, Giorgio Mazzucato, Evaldo Perdan e Giorgio Sanzin piace a diversi altri appassionati e il 2 luglio dello stesso anno viene costituita la “Società Filonautica – Trie-ste” con la partecipazione di trentacinque ade-renti. Giorgio Mazzucato, che aveva presieduto il gruppo in quei primi mesi, propone come suo successore l’avvocato Sergio Pontoni.

Poi il circolo cambiò nome in Società Trie-stina della Vela e poi ancora ultimamente in

Triestina della Vela ADS. La STV è Stella d’oro al merito sportivo.

Il bozzetto del guidone sociale porta la fir-ma di Mario Lukas. E’ sempre quello stesso – azzurro, crociato in bianco e con una stella pure bianca - che garrisce sulla nostra sede e a riva delle nostre barche.

Alla guida della STV si sono alternati finora diciannove Presidenti.

Come prima sede avemmo un barcone di tipo brazzera, ormeggiato lungo la riva. Poi nel 1925 una vera casa galleggiante, sostitui-ta successivamente negli Anni 50, quand’era Presidente Paolo Pupis, da una costruzione in muratura sul Pontile Istria appena costruito. La palazzina della Triestina della Vela venne consi-derata dall’USVI (Unione società veliche italia-ne) come la “più bella e razionale sede nautica d’Italia e una tra le migliori d’Europa”.

Le barche erano all’ormeggio su corpi mor-ti, in mezzo alla Sacchetta accanto ai pittoreschi garofolini. Per raggiungere la barca si doveva adoperare uno dei “passi” spinti a scia-e-voga; al rientro in porto la barca veniva raggiunta dal “passo” portato da ragazzini incredibilmente volenterosi.

Grazie alla lungimiranza di Otello Oro, nel 1981 arrivarono i pontili, e successivamente nel 1987, Presidente Guido Crechici, la soletta per l’alaggio delle imbarcazioni.

Passarono gli anni e la sede cominciò a sen-tirne il peso. Si ebbero estenuanti assemblee per decidere come fare i lavori di adeguamento e abbellimento. Ognuno diceva la sua e non se ne veniva a capo. Solamente la soluzione di un questionario (proposta dal sottoscritto) portò a un accordo tra i Soci. Nel 1995, Presidente Giampaolo Bartoli, l’incarico venne affidato all’arch. Umberto Wetzl. La sede ristrutturata venne inaugurata il 13 ottobre del 2000 quan-do a Bartoli era subentrato come Presidente Nicolò Ferro.

Intorno agli anni Trenta la Triestina della Vela ebbe anche Sedi distaccate a Cherso, Lau-rana, Grado e un Consolato a Muggia.

L’Albo d’oro che esponiamo con giusto vanto lungo lo scalone della STV si apre con

di Pino Bollis

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La brazzera che è stata la prima nostra sede sociale.

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DA 90 ANNI SUL MARE

il primo titolo conquistato da Danilo D’Isiot in Snipe nel 1949. Ma il prezioso documento dovrà essere corretto, in quanto dagli archivi è saltata fuori a sorpresa, poco tempo fa, la te-stimonianza che il primo titolo di cui poteva fregiarsi l’allora Società Filonautica era stato conquistato già venti anni prima, nel 1929, in classe 6 metri stazza nazionale dall’imbarcazio-ne “Benita” di Luigi Stuparich, poi diventata “Mirella”, skipper Gianni Stuparich.

Nell’Albo d’oro si contano a occhio e croce, fino al 2012, su derive o barche d’altura, 27 ti-toli mondiali, 15 titoli europei, 68 titoli italiani e 33 titoli nazionali, nonché – il fiore più bello al nostro occhiello – cinque partecipazioni alle Olimpiadi con sette atleti.

Siamo sul mare, e lo godiamo in pieno… Fino a quando non arriva l’alta marea a coprire i pontili e il pavimento della sede a pianoterra. Qualche danno è inevitabile.

In “Ricordi di un cronista”, Ranieri Ponis racconta di uno scampato pericolo che ci ri-guarda da vicino. Il 26 novembre 1969, il cu-stode della Vela fece appena in tempo a salvarsi dall’acqua alta assieme alla famigliola: la culla della figlioletta, messasi a galleggiare, era andata a sbattere contro il letto in cui dormivano Ales-sio Floriano e la moglie Nevenka, svegliandoli per il rumore. (In quella notte perse la vita an-che l’avventore di una trattoria dietro la Por-tizza, annegato in venti centimetri d’acqua al-l’uscita dal locale).

ieri...

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Uno dei garofolini esistenti un tempo

in Sacchetta. Era in pietra bianca

di Aurisina e di ausilio agli ormeggi delle navi.

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Un giorno, illustrando l’attività svolta dalla Triestina della Vela in occasione di una sola re-gata, il Presidente Fabio Zlatich sciorinò una serie impressionante di dati: duecento e più barche in mare, cinquecento persone coinvolte nella manifestazione tra atleti e accompagna-tori, cento boe posate in mare, la fattiva colla-borazione di tanti Soci armatori con la messa a disposizione delle loro imbarcazioni. Sono nu-meri che fanno riflettere sull’impegno profuso. Un impegno enorme, di uomini che sacrifica-no il loro tempo libero al servizio dello sport e che si sentono ampiamente gratificati dal suc-cesso delle varie iniziative intraprese e dai rico-

noscimenti dei partecipanti e delle istituzioni. Non c’è occasione proposta dal Consiglio di-rettivo che non trovi la pronta rispondenza di tantissimi Soci.

La stupenda collaborazione dei Soci, la sede ospitale, le nostre capacità tecniche ci assicura-no grande successo in tutte le iniziative, come abbiamo potuto constatare in occasione anche di campionati di livello mondiale che abbiamo organizzato.

E non sono solamente i titoli conquistati sui campi di regata a riempirci di orgoglio. Il massimo riconoscimento che la Triestina della Vela può dare a un suo Socio è rappresentato

dal titolo di Commodoro. In 90 anni, questa onorificenza è andata solamente a una persona: Giorgio Brezich, insignito dalla Triestina della Vela nel 2012 per gli altissimi meriti acquisiti sia in campo sportivo sia in quello dirigenzia-le.

Un’associazione come la nostra di sport si nutre e grazie allo sport si sviluppa, aumenta progressivamente il suo prestigio. Richiama an-nualmente centinaia di ragazzi a frequentare i suoi corsi di vela. Molti di questi si affezionano alla STV, continuano a stare con noi, crescono assieme a noi e pian piano li vediamo trasfor-marsi in uomini. Rappresentano il nostro futu-ro. Molti di loro arriveranno a ricoprire posti dirigenziali.

Ogni anno organizziamo molte regate, per derive e per barche d’altura. Fra le più presti-giose di questi ultimi anni possiamo ricordare in classe Snipe il Mondiale femminile, l’Euro-peo juniores e il Mondiale Master Snipe, poi l’Italiano e l’ Europeo di Mini Altura, e in classe L’Equipe il Campionato italiano a squadre e il Campionato italiano.

Da ricordare anche la proficua collabora-zione con Porto San Rocco e con l’Adriaco, nonché il Campionato italiano classi olimpiche assieme ad altre cinque Società della zona.

Le nostre regate tradizionali sono il Picco-lo Nastro Azzurro, il Nastro Azzurro e la Ma-rinaresca in notturna, e poi i trofei “Città di Trieste - Per Paolo”, “Bisso”, “Ferin”, “Finozzi & Alesani”, “Bongo”. Sempre affollato, chissà perché, l’appuntamento con la “Mare & Vino”. Notevole l’impegno della STV anche nell’or-ganizzazione dei trofei “Insiel” e “Sailing for Children”.

E c’è anche il Nastro Bianco, gara sociale di sci, oggi con attrezzature sofisticate e nei ri-cordi lontani con tavole di legno e vestiti da intirizzirsi. Quanto alla pesca, siamo abituati a chi la spara più grossa in fatto di catture, ma la resa dei conti, la prova della verità se vogliamo, è nella nostra gara sociale per il Nastro Giallo e la Lisca d’oro.

Oltre ai corsi per ragazzi, la STV organizza corsi di vela per adulti. Il suo Centro di istru-zione per la nautica, poi, organizza corsi per il conseguimento della patente nautica; gli esami possono tenersi in sede e un nostro rappresen-tante può fare parte, senza diritto di voto, della commissione d’esame.

Sapete tutti che non è solo lo sport a carat-terizzare il nostro circolo. Operiamo da tempo

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nel sociale facendo godere della navigazione a vela i giovani diversamente abili e gli studenti di scuole di tutta la regione. In queste attività abbiamo anche sempre il pieno sostegno della Capitaneria di Porto.

Una volta, andare oltre l’orizzonte era un’impresa. Il compianto Libero Mazzi, gior-nalista del “Piccolo” e nostro caro Socio, con il suo articolo “Andare a Lussino”, un inno al sole, al vento e al mare, ha fatto sognare i giova-ni di allora. Io ero agli inizi, e fantasticavo sulla rotta Trieste-Pirano, poi il passaggio di Punta Salvore, le pericolose secche di Zambrattia, e sempre più giù fino all’incontro con il Quar-nero, spauracchio cui si deve rispetto come tanti hanno imparato a loro spese.

La Vela un tempo disponeva del “Mau Ciau”, una grossa barca scuola adoperata an-che per crociere. Era stata costruita da Danilo D’Isiot a Muggia per Tyrichter, poi era stata venduta a Vito Medaglia di Milano che non la usava mai ma la teneva sempre ormeggiata da noi. L’allora Presidente Marsilio Vidulich un giorno disse “diplomaticamente” a Medaglia che ormai la barca poteva considerarsi nostra, per usucapione diciamo, e così fu.

D’estate le banchine si svuotano. Al ritor-no dalle vacanze sono in agguato i delatori del Comitato Calbu, pronti a captare il minimo indizio di guai capitati ai naviganti. Durante la cena sociale di fine anno c’è sempre da diver-tirsi.

I SOCI FONDATORI+ Domenico Brencic+ Enrico De Grandi+ Carlo Giraldi+ Carlo Liubich+ Edmondo Lokner

I PRESIDENTI+ Giorgio Mazzucato dalla fondazione all’assemblea del luglio 1923+ avv. Sante Pontoni (1923-1928)+ dott. Virgilio Rubini (1928-1931)+ dott. Sisinio Zuech (1931-1941)+ ing. Riccardo de Haag (1941-1948)+ dott. Paolo Pupis (1948-1956)+ prof. Marsilio Vidulich (1957-1964)+ avv. Giorgio Irneri (1965)+ prof. Marsilio Vidulich (1966-1969)

+ Mario Lukas+ Giorgio Mazzucato+ Evaldo Perdan+ Giorgio Sanzin

+ rag. Umberto Brovedani (1970-1974)+ ing. Roberto Zar (1974-1976)+ ing. Egeo Bonetta (1976)ing. Gianfranco Longhi (1976-1979)+ p.i. Otello Oro (1979-1982)Guido Crechici (1982-1994)arch. Giovanni Paolo Bartoli (1994-1998)ing. Nicolò Ferro (1998-2004)cap. Giorgio Brezich (2004-2010)arch. Fabio Zlatich (2010-...)

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Un’insolita veduta della Sacchetta, per

la quale ringraziamo Claudio Ernè.

Già in passato la Triestina della Vela ha fe-steggiato in varie occasioni le sue tappe più si-gnificative. Per i 40 anni di anzianità, sotto la presidenza di Marsilio Vidulich (è da annotare per inciso che Vidulich è stato l’ispiratore del tesseramento nazionale nel settore della vela), è stato pubblicato un fascicolo e ai Soci è stato donato un posacenere ricordo. Per il cinquante-simo anniversario, sotto la presidenza di Umber-to Brovedani, videro la luce due pubblicazioni: “Col vento in poppa ma anche di bolina” di un comitato di soci e “Ridi e piangi barca amata” di Fabio Sarè. Nel 1998, per il 75°, sotto la pre-sidenza di Nicolò Ferro, venne dato alle stampe il libro “Dal golfo agli oceani”, curato dal sotto-scritto. Dieci anni dopo uscì lo speciale annuario “1923 85° 2008”, dedicato ai nostri Soci, agli innamorati della vela di ieri, oggi e domani; vi si ricorda fra l’altro che la Vela è la diciannovesima società fondata in Italia e la quarta dell’Adria-tico. Nell’occasione Brezich – allora Presidente – scrisse che “il restauro delle sedi delle tre ca-nottiere, l’abbellimento dei corridoi di accesso e la prevista costruzione di un nuovo manufatto sul tetto della sede daranno sicuramente gran-de dignità a tutta l’area della Sacchetta già for-temente migliorata grazie al rifacimento delle Rive. I mezzi nautici aumentati di numero e di qualità ci permettono di pianificare futuri impe-gni organizzativi di ancora più alto livello”.

Comunque bisogna riconoscere che il gui-done della Vela è stato presente in tutti i mari. Ce l’ha portato “Amaltea” di Mario Bonomi nel suo giro del mondo. Fra i “Cape Horners” citiamo Dani De Grassi. E qui ricordiamo an-che la graditissima sorpresa fattaci da Luciano Sandrin, emigrato tanti anni fa in Australia in cerca di fortuna. Alla partenza da Trieste si era ripromesso di far soldi e di ritornare nella sua città almeno una volta al comando di un’im-barcazione tutta sua. Approdò alla Vela col “Sa-baloo” il 9 giugno 1983, dopo una navigazione di 25 mila miglia. Promessa mantenuta.

Per lunghi anni l’attività della Triestina della Vela è stata documentata da riviste a tiratura nazionale, tra le quali “La Vela”, “Vela e Mo-tore”, “Yachting italiano”. Poi la STV ha fatto da sé, pubblicando notiziari sempre più belli e ricchi di fotografie. Uno sponsor generoso ci consente da nove anni a questa parte di fare uscire la “Brazzera” in veste davvero dignitosa.

E’ sempre in primo piano l’attività culturale, con mostre, conferenze, dibattiti. Ce ne parla più avanti l’amico Niki Orciuolo. In novanta anni sono cambiate tante cose riguardanti il panorama della nautica. Così, dell’evoluzione delle vele ci scrive Roberto Vencato, di come è cambiato il mondo delle derive Giorgio Bre-zich, e delle barche da regata d’altura Marina Simoni.

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Le copertine delle pubblicazioni celebrative della STV in ricorrenza dei 40, 50, 75 e 85 anni dalla fondazione.

Un numero speciale della Brazzera venne pubblicato in luglio 2009, in italiano e in in-glese, in occasione del Campionato mondiale Snipe Master da noi organizzato.

L’Albo d’oro ricorda i più grandi campioni di vela, ma è affidata a qualche scritto o al ri-cordo personale dei più anziani la memoria di tanti personaggi che si sono distinti tra i Soci per capacità, operosità o simpatia. Non possia-mo citarli tutti, come sarebbe invece doveroso. Ma uno per tutti sì: Brunetto Rossetti, pittore superlativo di barche, armatore dell’irraggiun-gibile “Nibbio”. Gli altri ci perdonino. Possono farlo, perché sanno che sono nei nostri cuori.

Nel solco della tradizione, i dirigenti di oggi sono intenzionati a seguire la strada tracciata dai nostri predecessori ma decisi a portare in tutti i settori miglioramenti continui. E’ così

che cresce, anno dopo anno, una società senza grilli per la testa, che guarda in avanti con co-raggio, sacrificio, caparbietà, con l’entusiasmo che dura da ben novanta anni.

Il 20 marzo di quest’anno è ricorso infatti il novantesimo anniversario di fondazione della STV. Come riferiamo ampiamente più avanti, lo abbiamo celebrato convenientemente con la consegna di una targa ricordo al caffè “Tom-maseo” e con una significativa cerimonia nella nostra sede seguita da una grande festa. Abbia-mo avuto graditi ospiti i rappresentanti degli altri circoli velici, tra i quali l’Adriaco col quale possiamo dirci cugini per la grande amicizia reciproca e per il sano agonismo (senza alcun antagonismo) che ci anima.

Ha assicurato un accurato servizio di cate-ring la Focus srl.

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CONTINUA EVOLUZIONENEL SETTORE DERIVE

Giorgio Brezich, socio dal 1958.

Atleta pluridecorato. Commodoro STV.

Ex dirigente e Presidente della Vela. Ha presieduto anche

la XIII Zona FIV.

Quando ho iniziato a fare vela ne-gli anni ’40 le società veliche locali erano molto poche (il Circolo Vela

Muggia dal 1946, lo Yacht Club Adriaco dal 1903, la Triestina della Vela dal 1923, la Oscar Cosulich dal 1933 e la Canottieri Ausonia dal 1909 e anche le classi veliche erano di numero molto contenuto, per cui la scelta per un ve-lista era piuttosto semplice e direi influenzata da pochi parametri: singolo o doppio, capacità economica, peso. Fatta chiarezza su questi ar-gomenti si poteva decidere in caso di opzione per il singolo di regatare in Iole Olimpioni-ca 1936 (detta ioletta), se in doppio leggero in Beccaccino (ora chiamato all’inglese Snipe che sempre beccaccino vuol dire), se in doppio pe-sante in Stella (Star).

Il Dinghy 12’ a Trieste era già tramontato (mentre resisteva magnificamente a Monfalco-ne), stavano scomparendo pure le derive adria-tiche A (alla STV veleggiava ancora il Mirella II dei de Haag) che tanto avevano contribuito alla diffusione della vela leggera avvicinando al mare molti appassionati.

Le imbarcazioni erano costruite sia ama-torialmente sia professionalmente però, a mio avviso, seguendo i progetti e le stazze in modo empirico. Le imbarcazioni, almeno nel perio-do estivo, rimanevano regolarmente in acqua e venivano utilizzate anche per il diporto e specialmente per la pesca; infatti spesso veniva-no dotate di un motore fuoribordo o anche di motore entrobordo e in questo caso il pozzetto veniva coperto con dei portelli (boccaporte) per evitare l’entrata dell’acqua piovana.

Uno dei primi costruttori a capire l’im-portanza del peso della barca, dell’utilizzo del-le tolleranze nelle misure di stazza, fu Danilo D’Isiot, mitico costruttore di beccaccini vinci-tori di moltissime regate. A Monfalcone ci fu-rono dei costruttori di Stelle molto attenti agli stessi problemi con il risultato di produrre delle ottime imbarcazioni.

Le migliori iole erano costruite dai Frausin

di Giorgio Brezich padre e figlio; una delle meglio riuscite fu sicu-ramente la “Attila”.

Molto interessante era la proprietà delle barche, che spesso erano di soci che non le uti-lizzavano mai o quasi mai ma le davano molto generosamente in affido ai giovani più promet-tenti perché potessero competere ed acquisi-re esperienza per migliorare. Allo YC Adriaco erano famose le iole “Falena” con le quali re-gatava Giorgio Rinaldi, però il proprietario era Pangrazi. Alla STV la “Luisella” era di proprie-tà di Cadalbert, però è stata usata specialmente da Guido Inchiostri. Anche alcuni beccaccini erano di proprietà di soci che venivano in sede occasionalmente per constatare che le loro bar-che venissero utilizzate con attenzione e fos-sero mantenute, anche a loro spese, in buone condizioni.

Anche se i professionisti costruivano più barche dello stesso tipo, non seguivano il con-cetto della costruzione in serie per avere una omogeneità qualitativa, e questo sia per il me-todo di costruzione molto tradizionale e an-che a causa dei materiali impiegati con non si prestavano alla lavorazione in serie. La produ-zione e il commercio del compensato marino erano agli albori, così pure quella dell’impor-tazione di legname esotico. L’uso diffuso di questi materiali, abbinato all’esigenza di avere scafi adatti a competizioni di maggior livello, portò al grande cambiamento qualitativo del prodotto. La maggior disponibilità economica delle persone portò inoltre alla scelta di barche di maggiori dimensioni da dedicare al diporto. Questo portò alla netta distinzione dell’utiliz-zo delle barche tra regata e crociera. Il numero di costruzioni di beccaccini, star, iole diminuì sensibilmente a favore di imbarcazioni più sofi-sticate e di quelle di dimensioni maggiori a uso puramente amatoriale.

Alla regata internazionale Olandese Volan-te della STV del 1953 regatarono per la prima volta in golfo gli FD, barche magnifiche, velo-ci, acrobatiche costruite in lamellare su stam-po. Localmente ebbero una diffusione limitata, anche dovuta ai costi molto elevati, però con prestazioni di eccellenza e la conquista di tante

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vittorie e di un Campionato italiano da parte Cobau e Apollonio.

Localmente è rimasta storica la costruzione contemporanea di quattro beccaccini uguali, quindi prodotti in serie, utilizzando western red cedar per lo scafo e compensato marino per la coperta. Barche bellissime, estremamente veloci (il “Portorose” è l’unico beccaccino ita-liano ad aver vinto un campionato mondiale), leggerissime e durature. Tre dopo 60 anni fan-no ancora magnifica figura.

Per le Stelle locali la grande evoluzione fu rappresentata dall’importazione dagli USA del-le barche costruite da Lippinncott e da Etchells che vincevano le regate più importanti. An-che in questo caso la leggerezza degli scafi, la flessibilità e il basso peso degli alberi, abbinati allo sfruttamento delle tolleranze dimensionali, portarono alla fine delle costruzioni amatoriali e professionali meno raffinate.

Nel 1955 alla STV gli allievi, su mandato e con la guida del Consiglio direttivo e di Gui-do Apollonio titolare di un famoso cantiere navale, costruirono, regolarmente in legno, tre Cadets.

Il Cadet è una piccola imbarcazione a spi-golo inglese molto interessante perché dotata di randa, fiocco e spy, per cui i bambini final-mente potevano avere una imbarcazione adatta a loro perché più maneggevole e leggera del beccaccino. Tra Trieste e Monfalcone ne ven-nero costruiti moltissimi al punto da organiz-zare a Trieste un Campionato del mondo. Deus

ex macchina della classe è stato il capitano Ma-rino Tarabocchia dello YC Adriaco, grande ap-passionato di vela, padre delle sorelle Laura e Marina magnifiche regatanti.

A quel tempo nella nostra area navigavano anche alcuni Dragoni, che però vedevamo solo saltuariamente in occasione delle grandi regate internazionali organizzate dallo YC Adriaco. I Dragoni erano di costruzione tedesca o danese fino a quando il Marina “Hannibal” per me-rito di Sergio Sorrentino iniziò la produzione locale, credo su licenza o collaborazione con il costruttore danese.

Nel 1951 comparvero cinque Finn impor-tati dalla Federazione per consentire ai singolisti di prepararsi per le Olimpiadi di Helsinki dove per prima volta venne adottata questa classe.

Successivamente, circa a metà degli anni ’50, Sorrentino portò in Italia i primi due FJ che inizialmente non suscitarono alcun inte-resse, per poi svilupparsi in modo incredibile divenendo la prima classe internazionale de-dicata quasi esclusivamente ai giovani che ha permesso la formazione di altissimo livello di tanti ragazzi (come Vencato, Sponza, Demartis, Bertocchi, Noè, Beltrame ecc.e i loro prodieri). A quel tempo le barche erano ancora costruite rigorosamente in lamellare di legno ed al top erano i Galletti. Barche elegantissime, leggere, estremamente veloci.

Sergio Sorrentino, uomo dal grande fiuto non solo come velista ma anche come impren-ditore, ha avuto il merito di importare anche

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un prototipo e i piani costruttivi dell’Optimist, per cui se oggi esiste in Italia una barca così diffusa lo si deve a lui. I primi esemplari venne-ro costruiti in compensato nella falegnameria cantiere del futuro Marina Hannibal e poi da tantissimi genitori ed artigiani disseminati in tutta Italia.

Sorrentino, grande campione di vela su Star ma specialmente su Dragoni, veleggiando nel Nord Europa ebbe modo infatti di vedere in acqua tantissimi FJ e Optimist con a bordo ra-gazzini impegnati ad apprendere i primi rudi-menti di vela, per cui reputò utile introdurre anche da noi queste classi che contribuirono alla diffusione delle scuole vela.

La classe Finn ebbe alcuni momenti di pro-duzione in serie di un numero piuttosto impor-tante di imbarcazioni in legno e precisamente per la preparazione degli scafi per le Olimpiadi di Napoli del 1960, e per i successivi campio-nati europei. La costruzione venne affidata alla Fincantieri di Monfalcone e ad eventi conclusi le barche vennero vendute a prezzi specialissi-mi alle società veliche nazionali che ne fecero richiesta. Anche alla STV vennero acquistati tre

o quattro di questi Finn per sviluppare l’attività giovanile in singolo.

Parte del romanticismo che ammantava l’at-tività velica venne a mancare con la diffusione della vetroresina e quindi con la standardizza-zione della produzione da parte di pochi co-struttori specializzati. Anche in questo caso gli inizi non furono facili a causa della qualità e del peso delle barche, però dopo alcuni anni le cose migliorarono al punto da soppiantare le costru-zioni in legno permettendo inoltre la rapida diffusione di nuove classi sia giovanili che non.

La situazione attuale vede praticamente la costruzione esclusivamente in vetroresina e la diffusione di tante classi da creare una certa confusione nella scelta da parte dei velisti e una loro dispersione. Infatti, nonostante i praticanti siano enormemente più numerosi che in passa-to, le regate, a parte quelle della classe Optimist, non vedono un numero maggiore di iscritti rispetto al passato, per cui il raggiungimento di livelli di vertice diventa più difficile perché mancano il confronto e lo stimolo emulativo. Quindi anche le evoluzioni possono avere il loro tallone di Achille.

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LE FORMULE DI STAZZAAGUZZANO L’INGEGNODallo IOR all’IMS, all’ORC. L’Altura spingei progettisti a trovare soluzioni innovative

Correva l’anno… gli anni 70… mi af-facciavo alle regate sulle “barche gran-di” dopo un battesimo della vela sul

mitico “Nibbio2”.La prima regata d’altura la feci con un’al-

tra barca prestigiosa dell’epoca, lo “Shark”, un Sangiovese di 8 m. progetto Fioravanti, che mi sembrava enorme e… velocissima. Al momen-to non sapevo che le barche d’altura di quegli anni (70 - 80) stavano vivendo una trasforma-zione epocale che veniva dall’emisfero meri-dionale: un ragazzotto neozelandese di nome Bruce Farr rivoluzionava le barche “grandi” facendole assomigliare alla barche “piccole”; le barche d’altura, una volta strette, pesanti, con grande stabilità di peso, dislocanti, diventavano leggere, larghe, con grande stabilità di forma, relativamente poco invelate, in una parola pla-nanti.

Negli anni Ottanta questa rivoluzione prese piede in tutto il mondo nautico. Un esempio lo abbiamo sotto gli occhi nella nostra socie-tà. Nel 1976, alla Half Ton Cup di Trieste, un quasi esordiente Andrea Vallicelli si presentò con lo Ziggurat 9.10, barca che ha avuto un grandissimo successo; nello stesso Campiona-to a qualcuno non sarà sfuggito il “Tuscany”, strana barca tagliata e ricucita che già seguiva i nuovi dettami in termini di progettazione nautica. Ma solo quattro anni più tardi il team progettuale Fontana-Maletto-Navone dise-gnò “Pioniere” e Roberto Starkel “Serbidio-la”, barche che vediamo tutti i giorni ai nostri ormeggi, un’evoluzione storica rispetto allo Ziggurat.

Tutto era regolato, come dagli albori dello yachting, dalle formule di Stazza. Negli anni 70, esplosione delle regate d’altura in Italia, vigeva lo IOR, forse la prima formula con basi scien-

di Marina Simoni

Marina Simoni, socia dal 1972. Insegnante di educazione �sica. Regatante in Altura. Presidente della XIII Zona FIV.

tifiche per paragonare le prestazioni di barche diverse. In quegli anni non esistevano i mono-tipi o quasi, perché in realtà c’era già un picco-lo cabinato che faceva classe, il Meteor, proget-to ‘68 dell’olandese Van de Stadt. Il Meteor ha un seguito notevolissimo anche dopo oltre 40 anni: i buoni progetti non muoiono mai!

Le stazze: servono, non servono. Io ritengo che siano fondamentali per confrontare barche diverse; le formula di stazza, e forse questo è un difetto, influenzano pesantemente le scelte progettuali e di conseguenza le politiche dei cantieri.

Ma torniamo allo IOR, sistema validissi-mo, ma che inevitabilmente doveva tramonta-re in quanto, portato alle estreme situazioni di progetto, ha finito per partorire barche poco utilizzabili per un qualsiasi uso che non fosse quello agonistico, con conseguente rapida per-dita di competitività e valore.

Anni 90: lo IOR cede il passo all’IMS di-venuto poi ORC, sistemi che hanno portato ad un’ evoluzione e affinamento delle moda-lità di misurazione (sono comparsi puntatori laser ed altre diavolerie per misurare le barche), le barche si sono subito adeguate alle nuove regole. Tutti ricorderanno gli ultimi progetti IOR caratterizzati da bordo libero basso, gran-de larghezza per migliorare la stabilità di for-ma, grandi tughe per ottenere l’altezza minima in cabina, alberi frazionati con sezioni… im-barazzanti che si reggevano in piedi solo con sofisticati sistemi di sartie volanti. Gli IMS e ORC sono al contrario barche strette, più pe-santi, bordo libero alto, fiocchi piccoli, alberi armati quasi in testa con sezioni decisamente più rassicuranti.

Non bisogna dimenticare nell’ evoluzione delle barche quella dei materiali, dal legno la-mellare e dalle abbondanti sezioni di vetrore-sina degli anni 70 (nel dubbio era meglio fare una resinata in più) siamo passati all’utilizzo dei

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Un tempo, il Comitato di regata non poteva fare a meno del cronometrista.

In piedi, col berretto bianco, vediamo qui un

rappresentante della benemerita categoria, il signor Quarantotto, Un

giorno, in occasione di una regata a Grado, il

cronometrista era stato fatto “accomodare” sulla

boa foranea. Durante la cena, alla �ne della regata, ci si accorse di essersi dimenticati del

cronometrista. Non si sa chi sia andato

a liberarlo.

materiali compositi che hanno portato ad una diminuzione dei pesi degli scafi, a un loro ir-rigidimento, a una riduzione delle attrezzature.

Già, le attrezzature. Se qualcuno ricorda le barche degli anni 70, “El Cid” e “Raguseo” per citarne due (e con questo mi sono inimicata tutti gli altri armatori della STV non ricordan-do i loro prestigiosi yacht ), all’epoca le barche erano dei veri campionari delle ditte produt-trici di attrezzature. Negli anni l’evoluzione ha portato a una diminuzione di winch, bozzelli ecc. e a una drastica riduzione di dimensioni e pesi, qualche volta esagerando… e più di qual-che bozzello è esploso. Anche sul settore cime è evidente una riduzione dei diametri, addi-rittura l’abitudine a sfilare le calze per lasciare solo delicatissime “anime” di kevlar, spectra o altro e un conseguente tassativo obbligo all’uso del guanto.

Torniamo alle stazze che hanno portato a una nuova figura: “l’ottimizzatore”.

Una volta, gli armatori, prima delle regate, si limitavano a scaricare i materassi, i parabor-di ecc. , oggi invece “l’ottimizzatore” studia la stazza, progetta modifiche e carotaggi dei bulbi, aggiunge, ma soprattutto… toglie piombi, so-stituisce timoni, ecc. (ma qui siamo già in un settore di addetti ai lavori, ma soprattutto di budget di spesa non strettamente alla portata di tutti).

Per concludere, citiamo un fenomeno tipi-camente locale, le barche Open.

In questo caso si parla di barche nate sul-l’onda dell’entusiasmo per la velocità, sono barche con pesi ridicoli e velature impressio-nanti, ma qui stiamo parlando di funambo-lismo che poco ha a che fare con la vela di altura.

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DALLE VELE IN COTONEA QUELLE AL COMPUTERStiamo assistendo a un inarrestabile progresso tecnico. Come si calcola il peso del tessuto

1923... guai a bagnar le vele... Già, il co-tone bagnato pesa come un sasso ed è il tessuto più usato per la fabbricazione

delle vele, ogni tanto si vede ancora qualche vela in lino trattato, i pannelli sono molto pic-coli e le sovrapposizioni per le cuciture ser-vono per bloccare l’elasticità che, insieme al peso, era il vero problema.

La tecnologia sembra non avanzare per diversi anni, si tentano strane pannellature, la più usata è la famosa “spina di pesce”. Spin-naker?

Pochi tentativi di vele similari, ancora non esiste uno standard predefinito e il cotone si mescola a varie soluzioni.

Bisogna arrivare agli anni 50 per vedere un cambiamento epocale: l’ introduzione del Da-cron, un polyestere che ha un modulo molto superiore al cotone, molto semplice ed eco-nomico da produrre.

I velai hanno finalmente in mano un pro-dotto che garantisce una stabilità di forme fino ad allora inimmaginabile: le pannellature si adeguano e bastano pochi “ferzi” per poter produrre una vela, il filo per cucire in polye-stere è un’altra pietra miliare per garantire la durata dell’ assemblaggio.

Le velerie possono finalmente preincollare le vele con il biadesivo e proporre un prodot-to longevo e rapido da produrre.

Il nylon intanto diventa il punto di riferi-mento per produrre gli spinnaker. Negli anni è molto cambiata la chimica delle spalmature poliuretaniche usate per il finissaggio, ma il materiale di base è a tutt’oggi esattamente lo stesso.

Piccole variazioni chimiche e di finitura, vari tentativi con tessuti affini ma alla fine il Dacron resta il principe degli anni 60 e 70.

di Roberto Vencato

Roberto Vencato, socio dal 1970. Velaio. Olimpionico in 470 a Montreal nel 1976 assieme a Roberto Sponza (decimi su 34 partenti).

La Coppa America del 1983 fa capire per la prima volta che la ricerca di stabilità e leg-gerezza sono imperativi per avere il massimo rendimento delle vele, le industrie chimiche sono “lanciatissime” e inizia una sarabanda di tentativi con fibre di tutti i tipi incapsulate in due strati di film: nascono i laminati. Al-l’inizio il Kevlar sembra insostituibile, il suo alto modulo (tenute in trazione paragonabili all’acciaio) e la sua buona adesivizzazione nel processo di laminazione lo propongono come la fibra del futuro e in effetti sarà così per qualche anno finché altre fibre prenderanno gradualmente il suo posto.

Al Kevlar non viene perdonato il grave degrado che subisce con i raggi UVA e len-tamente negli anni 90 nascono laminati con-tenenti Black Technora, Vectran, Dyneema, PBO Zylon, Carbonio, non ultimo il mitico Cuben Fiber.

Alcuni di questi materiali sono esattamen-te quelli che si usano oggi, prevalentemente Black Technora e Carbonio che sono respon-sabili di quel “Black Look” che tanto va di moda.

Oggi le vele pannellate sono state sosti-tuite da vele fabbricate tutte di un pezzo o assemblate in grandi box con la disposizione di fili progettata a computer e differente per ogni singola vela.

In tutti questi anni solo una cosa non è cambiata: l’unità di misura per stabilire il peso del tessuto che resta l’oncia per yarda quadra (36 x 36 inches)... ma... pochi sanno conver-tirla in grammi poiché non ha nulla a che fare con le once tradizionali!

Gli anglosassoni hanno ben pensato di istituire la SM OZ (sailmaker ounce) che va calcolata su un rettangolo di 28.5 x 36 in-ches... divertitevi moltiplicando le once della vostra vela per 42.83 grammi... risultato ga-rantito!

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EVENTI CULTURALIE INTRATTENIMENTI

Niki Orciuolo è socio dal 1967.

Giornalista e scrittore, è accompagnatore

turistico molto apprezzato nei suoi viaggi in ogni parte

del mondo.

Accanto all’attività primaria del-la STV, che ovviamente è quella sportiva, in questi nove decenni si

è affiancata un’altra diversa e variegata che potremo definire ludica, ricreativa e cultu-rale, che si è via via sviluppata nel tempo, senza interruzione, con grande partecipa-zione e soddisfazione dei sempre più nu-merosi soci.

Per un lungo periodo nel passato della STV, nel Direttivo è stato presente un Re-sponsabile dell’attività ricreativa chiamato comunemente “Direttore Feste”, alludendo chiaramente al suo compito di organizzare premiazioni, cene sociali, ma soprattutto i famosi balli per giovani e meno giovani, ve-glioni di Capodanno e le spettacolari feste di Carnevale, di grande successo e sempre molto ambite da soci e dai loro ospiti.

Alcuni tra i soci più anziani ricorderan-no certo come in tanti ci si impegnava per settimane ad arredare il salone per le feste e nei ricordi rimangono i mitici veglioni con tema “Pirati”, “Il Mare”, “Il Circo”, “Anti-ca Roma” e tanti altri ancora. Insomma alla STV non si veniva solo per parlare di vela o commentare le regate, ma anche per di-vertirsi e trascorrere il tempo libero in un ambiente sano e familiare.

Nei mesi invernali, poi, venivano orga-nizzati tornei di tennis da tavolo, scacchi, dama e carte, gare gastronomiche con tan-to di piccoli stand e degustazione; nei mesi estivi, l’albero della cuccagna con inevitabili tuffi in mare, gare di “passi” e altro ancora.

Non tutti possedevano ancora un tele-visore, per in cui molte serate la sede era affollata da decine di soci (il fumo allora si poteva tagliare con il coltello!) che assiste-vano a “Lascia o Raddoppia?”, a partite di

di Niki Orciuolo calcio e avvenimenti sportivi come le regate di Coppa America, da “Azzurra” a “Il Moro di Venezia”, a “Luna Rossa”.

Certo negli anni molte cose sono cam-biate, ma la voglia di utilizzare al meglio la nostra sede, più volte abbellita e resa sempre più funzionale, non è mai venuta meno.

Negli ultimi anni, a esempio, hanno avuto notevole successo gli eventi culturali mensili aperti a ogni tema e contenuto, da quello artistico a quello musicale e teatrale.

L’idea e il format, rivelatosi felice, è stato quello di dare spazio alle molteplici capaci-tà, attività, conoscenze specifiche e hobby di tanti soci.

Ecco dunque che alcuni hanno potu-to esporre in una mostra le opere da loro create come quadri, disegni, sculture, foto-grafie, o presentare libri e pubblicazioni da loro scritti, descrivere viaggi in lontani Pae-si accompagnando il tutto con proiezioni fotografiche. Apprezzati anche i pomeriggi in terrazza per la lettura di poesie con ac-compagnamento musicale dal vivo, e natu-ralmente le conferenze su tanti temi quasi sempre attinenti al mare, alle esplorazioni, alla tecnica navale, ad avventurose e impe-gnative crociere oceaniche.

Tutto si è svolto, e non poteva essere che così, a titolo volontaristico e sempre grazie al fondamentale aiuto di tanti soci dispo-nibili. Ultimamente tutta questa attività in sede è stata ampiamente descritta negli arti-coli della “Brazzera” e segnalata sempre sul nuovo sito della STV (www.stv.ts.it) che, grazie alla Newsletter a cui ogni socio può iscriversi, raggiunge ormai chiunque desi-deri essere informato.

La Triestina della Vela è dunque cresciuta anche tecnologicamente in questi 90 anni, ma fortunatamente lo spirito di aggregazio-ne è rimasto lo stesso sia in mare sia a terra.

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GLI ORGANI SOCIALI

CoadiutoreTeghini Michele

L’Assemblea dei Soci tenutasi il 24 febbraio 2013 ha provveduto al rinnovo degli organi sociali decaduti per scadenza di mandato. Alla Presidenza è stato confermato l’architetto Fabio Zlatich. Di seguito i nuovi compenti del Direttivo, dei Revisori dei conti e del Collegio dei probiviri.

Resp. SportFaggiani Francesco

Resp. MareFonda Massimo

Resp. SedeCibibin Massimo

Pubb. RelazioniGregori Pierpaolo

SegretarioMichelazzi Stefano

TesoriereNeglia Gino

Vice PresidenteUlcigrai Sandro

PresidenteZlatich Fabio

CONSIGLIO DIRETTIVO

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SupplenteRelli Paola

SupplenteOrlando Cristina

E�ettivoBontempo Tullio

E�ettivoCavazzon Riccardo

PresidenteFonda Fabio

COLLEGIO DEIREVISORI DEI CONTI

Terdoslavich Giuseppe

Sponza Furio

Giugni Umberto

Bollis Giuseppe

PresidentePenso Marco

COLLEGIODEI PROBIVIRI

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TARGA AL CAFFÉ “TOMMASEO”

Nello storico caffè “Tommaseo”, il 20 marzo di novanta anni fa un gruppetto di persone si riunì per dar vita alla Società Filonautica, destinata a diventare Triestina della Vela.

In ricordo di quel lontano giorno, il 20 marzo 2013 il Consiglio direttivo della STV, guidato dal Presidente Fabio Zlatich, ha consegnato al caffè “Tommaseo” una targa ricordo.

La cerimonia è stata seguita con commozione da diversi Soci.In serata, nel salone delle feste della STV ha avuto luogo un ricevimento cui sono

intervenute circa 300 persone fra autorità, esponenti del mondo sportivo e Soci con i loro famigliari.

Nelle pagine che seguono pubblichiamo alcune delle foto scattate durante la festa.

Un momento della cerimonia al Ca�è

“Tommaseo”. Da sinistra:

Gino Neglia, Stefano Michelazzi,

Fabio Zlatich, Sandro Ulcigrai,

Francesco Faggiani, Michele Teghini, Massimo Fonda.

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TARGA AL CAFFÉ “TOMMASEO” SPEC

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Gli ex Presidenti Giampaolo Bartoli e Guido Crechici, poi Giorgio Fonda, il Commodoro Giorgio Brezich anche lui già Presidente, Marco Penso Presidente dei probiviri.A sinistra, la targa rievocativa.

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L’indirizzo di saluto del Presidente Fabio Zlatich.

Sotto, esprimono felicitazioni e auguri

per l’anniversario della STV la dottoressa

Francesca Adelaide Garu�, Prefetto di

Trieste, e il Socio Fabio Rizzi, intervenuto

per l’Autorità Portuale.

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Parte degli intervenuti alla festosa cerimonia. In primo piano l’ex Presidente Guido Crechici.

A sinistra, l’assessore Federica Seganti intervenuta in rappresentanza della Regione Friuli Venezia Giulia.

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Il comandante Pierluigi Mancuso per la Guardia di Finanza

A destra, Francesco Rossetti

Cosulich Presidente dello Yacht Club

Adriaco.

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A sinistra, il comandante Sante Tani per la Guardia di Finanza-Settore aeronavale.

Qui a �anco Giampaolo Bartoli, ex Presidente della Triestina della Vela.

A sinistra, Il saluto di Renato Milazzi delegato del Coni provinciale.

In sequenza, lo scoprimento di una composizione di documenti storici della STV.

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Il C.V. Natale Serrano,

Comandante in II della

Capitaneria di Porto,

con il Presidente

Zlatich.

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In alto un gruppo di allievi.

A lato, Maura Vodiska con la sorella Franca.

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Dall’alto in basso in senso orario:

Lucia Giurco con Luciana Caporizzi;

le segretarie Clio Paoletti

e Nevia Tamaro; i coniugi Silvia e Piero

Barcia; Gabriella Cibibin;

Franco Vittur.

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Francesco Cipolla Presidente del Panathlon nonché vice Presidente del Coni regionale, e la signora Elena Gustini.

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...oggi


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