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Quando torni papà? IO e CAINO Viaggio nelle carceri del Brasile tra contraddizioni e forti contrasti due belle iniziative da esportare. La nostra testimonianza. Quattro giorni su un veliero per scoprire il mare e le sue leggi. Marco parte con i volontari della Papa Giovanni XXIII e ci parla della sua avventura. La eco-estate del Marino a caccia di natura. Reportage fotografico dalla Riviera delle Palme tra spiagge e riserve naturali. Quando il tempo ha un ritmo: Lucilla Di Carlo e i ragazzi del suo coro raccontano le emozioni del corso di musica. a pag. 7 a pag. 8 a pag. 9 a pag. 10 Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno II . Numero 1 - Novembre 2012 - Trimestrale Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno Due mesi di lavoro e tanto entusiasmo per regalare ai bambini una nuova sala colloqui. Ecco il nostro piccolo capolavoro realizzato grazie ai fondi donati dalla Riserva Naturale Sentina di San Benedetto del Tronto (alle pagg. 4, 5 e 6). “Io e Caino” compie un anno: le riflessioni del direttore dell’Istituto nell’editoriale (a pag. 2). Aldo volontario in attesa di giudizio diventa cuoco nella mensa della Caritas (a pag. 3). Sovraffollamento: i nume- ri delle Marche e la ricetta dei garanti dei diritti dei detenuti (a pag. 3). Quando torni papà?
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Quando torni papà?

IOeCAINO

Viaggio nelle carceri del Brasiletra contraddizionie forti contrastidue belle iniziative da esportare.La nostra testimonianza.

Quattro giorni su un veliero per scoprire il mare e le sue leggi.Marco parte con i volontaridella Papa Giovanni XXIIIe ci parla della sua avventura.

La eco-estate del Marinoa caccia di natura. Reportage fotografico dalla Riviera delle Palmetra spiagge e riserve naturali.

Quando il tempo ha un ritmo:Lucilla Di Carloe i ragazzi del suo cororaccontano le emozionidel corso di musica.

a pag. 7 a pag. 8 a pag. 9 a pag. 10

Registro stampa del Tribunale di Ascoli Piceno - Registrazione N. 495 - Del 04/08/2011 Anno II . Numero 1 - Novembre 2012 - Trimestrale

Periodico d’informazione del Carcere di Ascoli Piceno

Due mesi di lavoro e tanto entusiasmo per regalare ai bambini una nuova sala colloqui. Ecco il nostro piccolo capolavoro realizzato grazie ai fondidonati dalla Riserva Naturale Sentina di San Benedetto del Tronto (alle pagg. 4, 5 e 6). “Io e Caino” compie un anno: le riflessioni del direttoredell’Istituto nell’editoriale (a pag. 2). Aldo volontario in attesa di giudizio diventa cuoco nella mensa della Caritas (a pag. 3). Sovraffollamento: i nume-ri delle Marche e la ricetta dei garanti dei diritti dei detenuti (a pag. 3).

Quando torni papà?

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Il mio primo colloquioTERESA VALIANI

È un mercoledì, non sono venuta perfare lezione perché oggi è giorno dicolloqui. L’ingresso non è quelloconsueto dal cancello principale, ifamiliari dei detenuti entrano dallaporta in ferro dietro alla guardiola.Controllo di non avere niente nelletasche, lascio la borsa nell’armadiet-to della sala d’attesa, supero il metaldetector e mi avvicino alla vetrata.“Deve togliere tutto, anche gli orec-chini”. L’ufficiale è una giovanesignora che incontro tutti i giovedìdall’altro lato della guardiola. Laguardo stupita per la nuova richiesta.“Questo è un colloquio - mi spiega -dentro non può portare niente. Develasciare anche anello e braccialetto.Può tenere solo la fede”. Poche paro-le ed è già tutto diverso.Il quarto numero del giornale loabbiamo dedicato agli affetti familia-ri e c’era anche da scegliere il pro-getto grafico per le decorazioni dellasala colloqui. In quella stanza ero giàentrata una volta ma era un giornoqualunque ed era vuota. Avevo biso-gno di fare il percorso destinato aifamiliari per vedere chi aveva davan-ti che cosa in quelle poche ore.Allora avevo chiesto ai ragazzi dellaredazione se potevo fare un collo-quio. I volontari non erano mancati ealla fine, tra i detenuti che non rice-vevano visite, avevamo deciso perBruno. Lui veniva dalla redazione di“Ristretti Orizzonti”, sarebbe riparti-to a giorni: avrei approfittato di quel-l’ora per parlare anche di come lavo-rano sul giornale a Padova.Chiudo l’armadietto e rimetto lachiave in tasca. Entro in prima portadall’ingresso laterale. Nuovo con-trollo: per i pacchi. Non ho niente dafar entrare ma devo aspettare il mioturno. Davanti a me una coppia dimezza età. In sala d’attesa lei ha traf-

ficato con una serie di moduli perverificare che i generi da consegnareal figlio siano quelli consentiti. Luisempre di fianco, a sostenerla. Qui alcontrollo pacchi appoggiano sulrullo quello che hanno portato alragazzo: cibo, vestiti puliti, bianche-ria che profuma di casa. I volti tesi,stanchi anche se è solo mattina. Miricordano quelli di certe sale d’attesadegli ospedali, nei reparti in cui nonvorresti entrare mai.

Ci salutiamo. Lui si avvicina e midice sottovoce: “Gli occhiali davista, se vuole portarli dentro deveindossarli perché se li tiene in manoglieli fanno lasciare”. Lo ringrazio, liindosso subito e lo vedo sorridere perla prima volta. Poche parole e sonogià dall’altra parte del muro.La complicità che si crea tra i fami-liari è istantanea.Quando entriamo in sala colloqui lastanza è già affollata. Due soli tavolivuoti. Sugli altri bibite, biscotti eun’atmosfera sospesa di sguardi, sor-risi e fretta di raccontarsi. Bruno nonc’è ancora. Sono andati a prenderlo.Mentre gli altri detenuti stanno par-lando fitto fitto con mogli, mamme,papà. Allora mi siedo accanto alprimo tavolino libero, vicino al gran-de armadio in ferro appoggiato almuro e mi metto a sfogliare i libri perbambini sparsi sui ripiani.I libricini sono usati, stropicciati, vis-suti come solo i bambini sanno fare.Sul volto di Winnie Pooh c’è unapiccola impronta di marmellata e ilsorriso di Pimpi è distorto da sca-gliette giallo-oro arrivate chissà daquale pasticcino. Rivedo le mani dimio figlio, sporche di tutto il possibi-le anche appena lavate, che sfogliano

quelle pagine nella serenità di casa.Alla sua immagine si sovrapponequella dei bambini chiusi a chiave inquella sala che guardano e toccano lestesse faccine seduti a terra, tra sbar-re, perquisizioni, e un papà chedovranno lasciare dietro la porta diferro verde. Chissà ancora per quan-to tempo. La sensazione che mi tornaindietro è insopportabile.Respingo con energia l’immagine,inutilmente. L’aria si fa improvvisa-mente pesante. Lascio il libro e cercodi distrarmi. Bruno ancora non arri-va. Guardo le uscite: il blindo che misepara dall’esterno è chiuso a doppiamandata, quello che porta in sezionepure. La stanza si fa piccolissima.Troppa gente dentro, troppi muriintorno, troppo ferro alle porte. Forsenon ce la faccio a restare qui. Forseposso ancora andarmene…Cerco rifugio e un po’ d’aria guar-dando fuori dalla finestra attraversole sbarre, reprimendo a fatica l’istin-to di scappare. Mi vergogno anchesolo di averlo pensato appena si aprela porta alle mie spalle e vedo il mioredattore entrare scortato da un agen-te e da un bel sorriso.Mi dà la mano, ci salutiamo dai latiopposti del tavolino, ci sediamo einiziamo a parlare. Padova,“Ristretti”, le regole ferree di OrnellaFavero, le discussioni in redazione:gli argomenti non mancano e stem-perano parte della tensione. Gli altridetenuti continuano a spremere ogniistante di quell’ora che sta volandovia. Daniele è seduto affianco a noi emi saluta sorridente. Poi mi presentaorgoglioso la mamma e la fidanzata.Bruno è sempre davanti a me. Moltopiù a mio agio di me. Lo sto bombar-dando di domande. Ne ho ancoramolte quando la porta alle sue spallesi apre con un pesante rumore dichiavi. “Monzoni!” chiama l’agente.Il colloquio è finito. Ci alziamo discatto, una stretta di mano, mi ringra-zia per la visita. Lo ringrazio a miavolta. Non lo sa, ma senza di lui nonce l’avrei fatta. E ognuno dalla parteopposta della stanza. Io esco, final-mente all’aria aperta. Lui torna incella.Quando fuori dal carcere mi chiedo-no qual è stato il giorno più faticosoda quando sono volontaria alMarino, non ho dubbi: “Un mercole-dì: il mio primo colloquio”.

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LUCIA DI FELICIANTONIO*

Una simbolica candelina su una simbolicatorta: Io e Caino compie un anno. Un annoè un tempo lunghissimo dietro le sbarre,perché in carcere il tempo troppo spesso èvuoto: vuoto di attività, di attese, di riti chelo scandiscono. Un tempo vuoto in celletroppo piene, penso con amarezza.Tempo sprecato: vale la pena? Con quelloche costano le carceri poi…Il nostro legislatore ha tracciato un quadrodel tutto diverso della pena detentiva,caratterizzata da offerte trattamentali, lavo-ro, scuola, formazione professionale, sport,cultura per favorire un processo di crescitaindividuale e la maturazione di scelte divita diverse. Insomma: una pena che...valga la pena.Certo, in questo frangente economico lerisorse per le attività trattamentali sonoirrisorie, ma ben più importanti delle risor-se economiche sono le risorse umane. Laprofessionalità degli agenti, educatori,insegnanti dei corsi scolastici è una risorsache non smette di stupirmi per la qualitàdel lavoro svolto, per la forte motivazione,per la tenacia. La disponibilità dei volonta-ri che donano gratuitamente il loro tempo,che è la cosa più preziosa e rara che abbia-mo, è una testimonianza dirompente in unasocietà dove sembra che abbia valore solociò che si compra e si vende, ciò che èridotto a merce.Io e Caino compie un anno grazie alladisponibilità della volontaria TeresaValiani, ed è il penultimo nato visto chel'ultimo nato è “L' Orto al fresco” curato

dai detenuti e dai volontari della GiovanniXXIII.Vedo i detenuti impegnati in redazione,nella coltivazione dell' orto, nel dipingerela nuova sala colloqui, nel bricolage, nellostudio e lettura, al lavoro nelle giornateecologiche. Li vedo impegnati, concentratie penso che questo è un tempo costruttivo,di crescita nella consapevolezza per esserepersone e cittadini migliori.Penso anche che non è un caso che dei 34detenuti comuni con condanna definitivapresenti, ben 13 fruiscono di benefici (per-messi premio, art.21, semilibertà) ricam-biando pienamente la fiducia accordata epreparando il loro reinserimento al terminedella condanna espiata.Buon compleanno Io e Caino e, con l'impegno di tutti, vale la pena.

*Direttore del carceredi Ascoli Piceno

Buon compleanno!Ma vale la pena?

Periodico di informazionedel Carcere di Ascoli Piceno

Registro stampa del Tribunaledi Ascoli Piceno RegistrazioneN. 495 - Del 04/08/2011 ANNO II - N. 1 - 2012

chiuso in tipografia il 5 novembre 2012

Redazione Casa CircondarialeMarino del Tronto,via dei Meli, 21863100 Ascoli [email protected]

Stampa:FastEditVia Gramsci 11 - Acquaviva Picena (AP) [email protected]

RedazioneAntonioChristianCosimo DamianoDomenicoDushkuEdmirEdoardoFrancesco C.Francesco P.FtaifGigiaNicolaMarcoMatteoMushayPrimoRaduStefan BajanTeresa ValianiUmberto.

Hanno collaborato dall’esterno:- Aldo Gjini- Altin Demiri- Lucilla Di Carlo,

insegnante del corso di musica- Pina Ventura,

ufficio stampa Comune di Grottammare.

Direttore responsabile:Teresa Valiani

EditoreLucia Di Feliciantonio

Progetto grafico:Luisa Stipa

Impaginazione:Teresa Valiani

Un ringraziamento particolare a:

AAllbbeerrttoo DDii CCaarrmmiinnee, fotografo

AAnnttoonniioo BBiiooccccaa, fotografo

DDaanniieellee MMaarriiaannii, assessore alle Attività Produttivedel Comune di Grottammare

DDaavviiddee CCuussaannii, insegnante di Storia dell’Arte

DDoonnaatteellllaa DDii PPiieettrraannttoonniioo, scrittrice

EEmmiiddiioo VVeennaa, fotografo

LLuuiiggii MMeerrllii, sindaco di Grottammare

PPaaoolloo CCaanndduuccccii, assessore all’ Ambientedel Comune di San Benedetto del Tronto

SSaannddrroo RRoocccchheettttii, presidente Riserva Naturale Sentina

Marino allo specchio

Il Direttore del carcere,Lucia Di Feliciantonio

Libri per bambini nella nostra sala colloqui

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ALDO GJINI

Mi alzo alle sei, alle sei del mattino, comese non volessi che la giornata mi scappas-se dalle mani. Mi faccio la doccia contanta cura, come se volessi che il soleriflettesse la sua luce sulla mia fronte puli-ta, pulita per non deluderlo. Mi metto tuttoin tiro, ben vestito, come sevolessi che la mia apparen-za dominasse su tutti i mieiproblemi. Scendo e prendo la bici e inun quarto d’ora, circa, sonoal lavoro. Il mio è un lavorosenza la paga, ma sempreun lavoro. Ci sono lavoriche ti appagano con il dena-ro, perché alla fine anchequest’ultimo serve eccome,ma ci sono anche lavori cheti appagano diversamente.Io mi sento appagato pro-prio cosi, aiutando gli altri:cucinando per chi ha fame,tanta fame, al punto di dirmiche quello che cucino è squisito. Mi sentoappagato dando vestiti a un senzatetto,pensando che magari la mia coperta riscal-derà anche solo per un istante la suaanima.Quello dei poveri è un mondo che ognunodi noi dovrebbe vedere almeno per unavolta per capire che la fame e la miseria

sono ovunque, anche nel nostro bell’Occidente, incarnati nella faccia di un vec-chio che non ha i soldi per comprarsi lemedicine, nel viso di un uomo di coloreche ha abbandonato il suo paese, voltandola schiena alla propria per una vita miglio-re, per poi trovare anche qui la stessamiseria, nella faccia di una madre che non

può dare da mangiare ai propri figli.Eh si, proprio cosi, alla Caritas ti rendiconto che i tempi in cui viviamo sono piùduri di quanto pensiamo. Anche se nonmancano i furbi, quelli che non sono poicosi tanto in difficoltà e approfittano dellasituazione.Prima di trovarmi in questa situazione ero

cosi superficiale che nemmeno pensavoche esistesse una struttura del genere. Madico: perche uno deve capire sempre sola-mente quando si trova a viverle le situa-zioni? Perche non ci mettiamo almeno unavolta nei panni di chi ha fame, ha freddoed è malato? Magari cosi ci sarebbe piùsolidarietà e magari il mondo andrebbe

diversamente.Un giorno ad agosto miritrovo un vecchio davanti.Un vecchio con dei bellissi-mi occhi azzurri, lacriman-ti, che sembravano il mare.Le mani che gli tremavanoe un bastone che sembravatutto ciò che aveva. Si siedea mangiare e rimango cosìcolpito che non posso resi-stere e gli chiedo: hai deifigli? Pensando: possibileche non c’è nessuno chepossa occuparsi di te?“Sì, cinque”. Risponde lui.Ah, quasi dimenticavo: michiamo Aldo Gjini, ho 22

anni e dopo sei mesi di carcere e un annodi arresti domiciliari posso uscire per farevolontariato alla Caritas e mi ritrovo anco-ra qui sempre con questa grande opportu-nità di aiutare gli altri che nello stessotempo aiutano me a riprendere in mano lamia vita.Eh sì, ha cinque figli.

Vite al bivio - “Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare”

Quattro giorni di digiuno per denunciare,con l’unica forma di protesta possibile incarcere, una situazione di emergenza cheha superato da tempo i livelli di guardia.Sovraffollamento, suicidi, episodi ripetu-ti di autolesionismo, carenza se non man-canza assoluta di risorse. I problemi sonotanti, gravi e comuni alla maggioranzadegli istituti italiani che, complessiva-mente, dall’inizio dell’anno registranouna media di 14 decessi al mese.Affiancandosi alla popolazione carcera-ria del resto d’Italia anche i detenuti dellaCasa Circondariale di Marino del Tronto

hanno aderito allo sciopero programmatodal 18 al 22 luglio. Per tutti i quattrogiorni niente cibo, con i carrelli che sonotornati in cucina pieni di vivande. Allaprotesta ha partecipato la maggioranzadell’Istituto mentre i generi alimentarinon consumati sono stati destinati allaCaritas di Ascoli.“Almeno niente di quello che non man-giamo andrà sprecato e in questo modoriusciamo a dare una mano a chi ha anco-ra più problemi di noi - hanno spiegato idetenuti -. Il sovraffollamento è un pro-blema che si trascina da molti anni ma

negli ultimi tempi ha raggiunto propor-zioni oltre ogni limite causando situazio-ni di caos e disorientamento. Celle chepotrebbero contenere due o tre personene ospitano il doppio, con tutte le conse-guenze che si possono facilmente imma-ginare: file per andare in bagno, difficol-tà di convivenza con compagni di cultu-re e religioni diverse, difficoltà a rispet-tare le più elementari norme igieniche.La situazione nel tempo è solo peggiora-ta e a poco sono serviti i provvedimentiadottati mano a mano dai governanti”.

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Sciopero della fame anche al carcere di Marino

Aldo insieme a Giulietta e Mario, altri due volontari della Caritas

Aldo, volontario alla Caritas di San Benedetto“Eh sì, ha cinque figli” Sovraffollamento: la ricetta del Garante

I numeridelle Marche

Anche il Garante regionale per i diritti dei detenuti delle Marche, ItaloTanoni, ha partecipato alla mobilitazione promossa a ottobre in 12 cittàitaliane dal Coordinamento dei Garanti.“Dal 31 dicembre 2011 al 30 settembre 2012 - ha spiegato Tanoni - lapopolazione carceraria marchigiana è aumentata del 3,5% (da 1.173 a1.215 detenuti, di cui 50 trasferiti da altre regioni nel solo mese di ago-sto), mentre la media italiana è diminuita dello 0,5%. In controtendenzaanche la presenza di stranieri, cresciuti del 2,9% (pari al 42% di tutti idetenuti) a fronte di un decremento nazionale dell'1,4. In particolare, ilsovraffollamento nella regione era al 31 agosto di quest'anno di 430 dete-nuti nella casa circondariale di Montacuto di Ancona contro i 172 rego-lamentari (+150%), di 37 detenuti al Barcaglione di Ancona, contro unacapienza di 24 (+54,2%), di 88 a Fermo contro 45 (+95,6%), di 49 con-tro 35 (+40%) a Camerino, di 137 contro 112 (+22,3%) ad Ascoli Picenoe 351 contro 178 (+97,2%) a Pesaro, con la sola eccezione diFossombrone che registra 174 detenuti per una capienza di 209 (-16,7%).Sul totale, il 10% dei detenuti è tossicodipendente (127 in tutto), il 44%è in attesa di giudizio e l'81% non lavora (990), mentre solo quest'annosi sono verificati due suicidi, quattro tentati suicidi e due atti di autole-sionismo. A fronte di ciò la dotazione di agenti di polizia penitenziaria èdel 33% inferiore al necessario (575 addetti contro un organico previstodi 764) e non va meglio per i dirigenti, con cinque direttori per sette isti-tuti, perché da 15 anni non vengono indetti concorsi. Allarme anche sulversante del reinserimento sociale dei detenuti, con un solo educatoreogni 80 reclusi e il ventilato declassamento degli Uffici di esecuzionepenale esterna per i fine pena, da sostituire con gli istituti della “messa inprova”.A livello nazionale, i garanti chiedono al Governo l’emanazione di undecreto legge per il cambiamento della legge sulle droghe e la leggeCirielli per garantire misure alternative ai tossicodipendenti e per elimi-nare l’ingresso in carcere per i fatti di lieve entità previsti dalla leggesulle droghe.I Garanti chiedono al Parlamento l’approvazione di cinque provvedimenti:1) Modifica della legge Giovanardi secondo la proposta di legge dell’ono-

revole Cavallaro n. 4871 e la proposta di legge del senatore Ferrante.2) Ratifica del Protocollo addizionale dell’Onu sulla tortura.3) Approvazione della legge sull’affettività in carcere.4) Approvazione della legge sulla introduzione del reato di tortura nel

Codice Penale.5) Approvazione dell’istituzione della figura del Garante nazionale dei

diritti dei detenuti.I Garanti chiedono al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria:1) Un Piano per l’applicazione integrale del regolamento del 2000.2) Garanzie per la territorialità dell’esecuzione della pena.3) Trasparenza per l’utilizzo dei fondi della Cassa ammende.4) Esame delle realizzazioni del piano carceri con il Commissario Sinesio.5) Copertura della pianta organica degli educatori e dei ruoli dei direttori.6) Finanziamento della Legge Smuraglia e salvaguardia delle mercedi per

il lavoro in carcere.7) Applicazione della previsione del rimpatrio come misura alternativa dei

detenuti stranieri.I Garanti lanciano una mobilitazione di trenta giorni per il raggiungimen-to degli obiettivi indicati.

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Mi chiamo Cosimo Damiano e anche io ho collaborato alladecorazione della sala colloqui. Ho disegnato un belcespuglio pieno di margherite nella parete della primaverae ho colorato altri particolari del muro dell’estate. Io houna bellissima famiglia, c’è mia moglie Franca e ci sono lemie due figlie Anna e Sabina più due nipotine: Asia eNoemi. Sono molto orgoglioso della mia famiglia e ogni

volta che vengonoa trovarmi per meè una grandissimagioia. Ancora piùgrande adesso cheho lavorato allasala colloqui eposso dire chequei bei disegni liho fatti anche io.Non potete imma-ginare quanto sonofelici i miei fami-liari sapendo quel-lo che ho fatto.Guardano tuttiquei colori e misorridono di gioia.Vorrei che questamia esperienzaservisse anche aglialtri compagni.Vorrei che fosseun esempio su

come comportarsi in carcere, per stare meglio e far staremeglio i propri familiari. In questo carcere ci sono tantepossibilità per imparare cose nuove e fare attività, questograzie alla direttrice, alle educatrici e a tutti i volontari chevengono a trovarci e che hanno tanta pazienza con noidetenuti. Tutti ci insegnano cose che ci rendono più socie-voli e apprezzati.Vorrei ringraziare tanto anche il professor Cusani, bravis-simo a disegnare sui muri, che ci ha insegnato a colorare eci ha dato tanti consigli.

Cosimo Damiano

“Coloriamo il carcere, questo il progetto realizzato insieme ai compagnidella redazione del nostro giornale, a Teresa e al professor DavideCusani. Dopo averne parlato diverse volte durante gli incontri e averscelto i disegni da fare, insieme ad altri miei compagni un giorno cisiamo messi d’impegno e abbiamo finalmente iniziato a dipingere lasala colloqui. Sui muri abbiamo disegnato paesaggi verdi, il mare e tantipiccoli oggetti e personaggi che caratterizzano le diverse scene.

E’ stata un’esperienza fantastica perché ci siamo impegnati anche pernoi stessi e per le nostre famiglie. Quando sono venuti a trovarmi i mieifamiliari, i miei bambini mi hanno detto: “Papà chi li ha fatti questi?”.Io ho risposto che ero stato io, ho fatto vedere le cose che avevo colora-to e loro mi hanno riempito di gioia e di baci. Sono molto contento e sod-disfatto per tutti noi e colgo l’occasione per ringraziare la direttrice e tuttii volontari che organizzano queste attività per farci passare il tempo e nelfrattempo ci aiutano ad apprezzare quello che riusciamo a fare. Ci siamotrovati molto bene con il professor Cusani e spero che se avremo la pos-sibilità di dipingere ancora, lui sia ancora il nostro professore.

Edmir

L’ora d’aria

Damianoe il cespugliopiù bello

“Davanti ai disegnii miei bambini

mi riempiono di baci”

Giochi e libri nei mobilettiDopo aver finito di dipingere i muri abbiamo montato i mobiletti per bam-bini. Adesso in sala colloqui al posto di un grande armadio di ferro ci sonouna piccola libreria bianca, una cassapanca bianca e verde, un armadiettobianco e rosa e alcuni contenitori rosa per tenere i peluche. Poi ci sonoanche una tavolino e due piccoli seggiole. Quando i nostri bambini entra-no, vanno subito a toccare le pareti colorate e poi si mettono a giocare o acolorare sul tavolino. Per noi questo è importante perché i bambini stannobene e noi possiamo approfittare di quelle ore per parlare tranquillamentecon le nostre mogli.

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L’ora d’aria

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Silenzio, adesso parlano i colori Fot

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In alto a sinistra,la parete dell’inverno

Sopra, l’estateNella foto a fianco l’autunno

In questa immaginela parete della primavera

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Due mesi di giornate intense, mescolando colori,pazienza e impegno per regalare ai nostri bambiniqualche momento di serenità. E’ questa la nuova salacolloqui che abbiamo riconsegnato all’Istituto dopoaver lavorato alla decorazione dei muri, al montag-gio dei mobiletti e alla sistemazione dei tendaggi.Diretti dal professore di Storia dell’Arte, DavideCusani, abbiamo lavorato a rotazione, tutti gratuita-mente. I fondi a disposizione, donati dall’EnteSentina di San Benedetto, dove abbiamo svolto quat-tro giornate ecologiche, sono stati utilizzati per com-prare i materiali: vernici, colori e mobiletti. La parete dell’autunno l’abbiamo colorata di violacon foglie e faccine sorridenti, ghiande e piccoligrappoli d’uva. Per l’inverno un paesaggio innevatocon pupazzi, colline imbiancate e un grosso albero alcentro che a Natale sarà decorato con palline di cartae letterine dei bambini ai papà. L’estate è la pareteche i visitatori vedono per prima, entrando nellasala. Ci abbiamo colorato l’estate con un paesaggiomarino e una sfavillante Sirenetta che nuota tra con-chiglie, cavallucci e bolle. In basso una cabina, unabarca e bambini che giocano sulla spiaggia. La pri-mavera l’abbiamo dipinta sulla parete più grande (9metri x 5) con colline e prati in fiore, castelli, caset-te e animali. In mezzo, un girotondo di bambini didiversa nazionalità che piace moltissimo ai nostribambini.

In redazione abbiamo scelto che cosa volevamodisegnare e sui nostri suggerimenti il professorCusani ha realizzato il progetto grafico disegnandotutti i paesaggi. I suoi bozzetti li abbiamo ricalcaticon la carta carbone e riprodotti sul muro, per poicolorarli. Anche in quest’ultima fase il professore èstato molto presente dandoci consigli su come otte-nere i colori giusti e il chiaroscuro. Le sue piccolelezioni ci sono state di grande aiuto.Un angolo della stanza è stato destinato al giococon tavolino e seggiole, una cassapanca piena digiocattoli, una piccola libreria con quaderni, libri epastelli per colorare e un armadietto con peluche ecostruzioni.Ci sono stati momenti faticosi, ore in ginocchio oseduti a terra a mescolare i colori e decorare le partiin basso. Altre ore passate in bilico su una scala perarrivare in alto. Salire e scendere di continuo dal-l’impalcatura per vedere se i disegni stavano venen-do bene. Non è stato un lavoro facile, ma ci ha datouna grandissima soddisfazione e non sono mai man-cati entusiasmo e allegria. Abbiamo approfittato ditutto il tempo che ci ha dedicato il professore, tor-nando subito a dipingere dopo il pranzo. E tutta lafatica è scomparsa davanti alla meraviglia dei bam-bini che entravano in sala colloqui e la trovavanosettimana dopo settimana sempre più colorata.

La redazione

C’è un progetto che vorremmo portare all’at-tenzione della direzione e del comando di que-sto istituto. In molte carceri italiane il cortiledell’ora d’aria ha panchine in marmo o inferro, come quelle presenti nei parchi pubbli-ci, su cui i detenuti possono sedersi per legge-re un libro o per scambiare due parole con uncompagno all’aperto. All’aperto per modo didire perché i cortili sono sempre scatole dicemento in cui passeggiamo avanti e indietro

come criceti. Qui al Marino non ci sono pan-chine e chi vuole sedersi è costretto a stare perterra. Il progetto che proponiamo è per lacostruzione di una panchina in cemento arma-to da mettere in un punto del cortile che noncrea problemi. Come è accaduto per la salacolloqui, possiamo provvedere noi alla suacostruzione, una volta reperiti i materialiall’esterno (nella foto a fianco il nostro pro-getto).

Primo

Una panchina per l’ora d’aria

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Liberi di parlarne

L’idea lanciatadal Comandantee poi il concorso

Art. 1L’Assessorato alle Politiche Sociali eGiovanili della Provincia, in collabora-zione con la Casa Circondariale diAscoli Piceno, indice la 1° edizione delConcorso “Coloriamo il carcere”, apertoai ragazzi dai 18 ai 35 anni, residenti sulterritorio nazionale.Il tema da sviluppare è: “Libertà”.Art. 2La partecipazione al concorso è gratuita.Il concorso è articolato in due sezioni:1) Murales2) Graffiti

e due categorie:1) Giovanissimi dai 18 ai 24 anni2) Giovani dai 25 ai 35 anniArt. 3La partecipazione è limitata ad una solasezione e categoria.Gli artisti riuniti in gruppo (crew), ver-ranno assegnati alla categoria del rap-presentante del gruppo medesimo.Art. 4Il bozzetto potrà essere inviato sia sufoglio o cartoncino formato A4(21x29,7), sia su supporto informatico(dimensione massima del file 3 MB). Art. 5La domanda di partecipazione deveessere conforme al modello allegato, chepuò essere scaricato dal sito web della

Provincia di Ascoli Piceno all’indirizzowww.provincia.ap.it/polsoc.La mancata compilazione dei campi obbli-gatori (contrassegnati con l’asterisco)comporterà l’esclusione dal concorso.La domanda ed il bozzetto su foglio A4(cm 21 X 29,7) dovranno essere inviati,entro e non oltre il 30 novembre 2012, amezzo raccomandata A/R a “Provinciadi Ascoli Piceno - Servizio PoliticheSociali, piazza Simonetti 36 - 63100Ascoli Piceno”, oppure consegnati amano all’Ufficio Protocollo dellaProvincia, ovvero per e-mail a: [email protected] busta o l’oggetto della e-maildovranno riportare la dicitura: “ELA-BORATO CONCORSO COLORIAMO

IL CARCERE”.Per la data di spedizione farà fede il tim-bro dell’ufficio postale accettante, il tim-bro dell’Ufficio Protocollo , ovvero ladata e l’ora di arrivo della mail pressol’indirizzo indicato.Art. 6Tutte le opere debbono essere inedite.Le opere vincitrici dovranno essere rea-lizzate presso la Casa Circondariale, suspazi appositamente resi disponibilidall’Amministrazione carceraria. Imateriali per la loro realizzazione saran-no messi a disposizione dalleAmministrazioni che hanno bandito ilconcorso e saranno eventualmente con-cordati con gli autori. La Provincia potràcomunque utilizzare copia o rappresen-

tazione delle opere, sia prima che dopoche saranno realizzate, senza nessunapossibile pretesa da parte degli autori.Art. 7Sarà assegnato un premio al miglioreelaborato per ciascuna sezione.I premi saranno indicati nella paginainternet del concorso. A tutti i parteci-panti sarà consegnato un attestato di par-tecipazione.La giuria potrà, a suo insindacabile giu-dizio, assegnare menzioni speciali o nonassegnare alcun premio nelle sezioni delconcorso.Art. 8Durante il periodo che va dalla presenta-zione delle opere alla premiazione,l’Amministrazione Provinciale e il

periodico d’informazione dal carcere “Ioe Caino” potranno organizzare una o piùmostre delle opere pervenute e/o pubbli-carle sul sito Internet e sulle pagine delperiodico, senza obbligo alcuno diremunerazione agli autori.Art. 9La Giuria del concorso sarà nominatadalla Provincia tra Esperti delle variediscipline artistiche. Ne faranno parteanche i detenuti della redazione giorna-listica del carcere.Art. 10La data ed il luogo della premiazionesaranno pubblicati sul sito www.provin-cia.ap.it/polsoc. I vincitori dovrannoritirare il premio personalmente o dele-gando persona di fiducia.

Il Bando

La redazione di “Io e Caino” ringrazia il presi-dente della Riserva Sentina, Sandro Rocchetti el’ante che dirige perchè senza il loro contributo ilavori non sarebbero mai partiti, la direttrice delcarcere, Lucia Di Feliciantonio, che ha appoggia-to il progetto e ha visitato costantemente il “can-tiere” sostenendoci, il Comandante del Corpo diPolizia Penitenziaria, Pio Mancini e tutti i suoiufficiali che sono stati presenti in sala colloquidurante i lavori senza mai far mancare la propriacollaborazione e disponibilità. Non ultimo il pro-fessor Davide Cusani per la sua grande professio-nalità e sensibilità.

Cosimo Damiano

Ringraziamenti

Ecco il nostro piccolo capolavoro

Tutto è nato l’anno scorso, da un’ideadel Comandante Pio Mancini. È lui cheper primo ha pensato di colorare le pare-ti del carcere. Il progetto è stato rilancia-to dalla nostra redazione e presto sonoarrivate le prime adesioni dall’esterno:l’assessorato alle Politiche giovanilidella Provincia ha indetto un concorsoper writers, in collaborazione con laCasa Circondariale sul tema: “libertà”.Ai vincitori andrà un premio in buoniacquisto e la possibilità di dipingeremurales e graffiti sulle pareti del nostrolungo corridoio.Per presentare i bozzetti c’è tempo finoal prossimo 30 novembre.Info: [email protected] [email protected] disponibile a fondo pagina.Intanto la Riserva Naturale Sentinaaveva deciso di finanziare la decorazio-ne della sala colloqui: è questa l’unicastanza tenuta fuori dal bando e cheabbiamo voluto decorare personalmentededicando ogni nostro sforzo ai bambiniche vengono a trovarci in carcere.

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Il 7 gennaio del 2008 mi arrestano all’ae-roporto Guarulhos di San Paolo delBrasile, mi portano in caserma nello stes-so aeroporto e mi rinchiudono in unacella. A distanza di 24 ore viene ordinatoil mio trasferimento in tribunale davantial Giudice che mi condanna per direttis-sima. Arrivo nel carcere, che si trova acinque chilometri dal tribunale, dove miviene assegnata l’uniforme a manichecorte in uso ai detenuti, con il numero dimatricola sul lato destro del torace. Loricordo ancora: 1775. In dotazione cisono pantaloni a pinocchietto, posate epiatti in alluminio in grave stato di depe-rimento, un lenzuolo e una coperta. Miportano in cella dove, in un unico grandestanzone, trovo sessantanove detenutistretti come sardine. Ci sono file intermi-nabili di letti a castello e per scendere o

salire sulla branda devi aspettare il tuoturno perché nei passaggi tra una fila el’altra entra una sola persona alla volta.Ogni mattina alle 7.00 viene effettuata laperquisizione da dieci agenti. Ci portanoal passeggio, che ha il pavimento non incemento ma in terra, e al rientro ci con-segnano la colazione: un pezzo di paneduro, impossibile da masticare, e unatazza di caffè o tè. Il pranzo e la cenasono invece costituiti da fagioli con lasola differenza che a cena viene aggiun-to il mais. La doccia puoi farla due voltealla settimana: il giovedì e la domenica.Mentre per i bisogni igienici si usa unbidone che ogni mattina dobbiamo svuo-tare.Passano sei mesi ma non viene effettuatoalcun controllo medico né sanitario.Un’agente (donna) un giorno vede cheho febbre alta, capisce che ho bisogno dicure mediche e di nascosto dai colleghi e

dall’istituto mi porta delle medicine percurarmi. Il sabato si può svolgere ilcosiddetto colloquio “d’amore” in cuipuoi restare con la tua donna in una stan-za per un’ora. Il cibo dall’esterno puòentrare tutti i giorni, ovviamente se haiqualcuno che te lo porta.La mia vita per quei sei mesi è stata solodi cella e aria. Nient’altro perché nonc’era nient’altro. Nemmeno la possibilitàdi lamentarsi. Sei mesi in quelle condi-zioni diventano una vita. Ho letto duelibri e sempre gli stessi per tutti i seimesi. C’era una sola sala tv alla qualeperò era difficile accedere.A giugno arriva finalmente l’ordine discarcerazione e l’incubo finisce di colpo.Ma quei sei mesi resteranno nei mieiricordi come la peggiore detenzionedella mia vita.

Diego

Il Brasile ha la quarta popo-lazione carceraria più gran-de del mondo, dopo gli StatiUniti, la Cina e la Russia. Cisono 514.582 prigionieri,circa 200mila in più dellacapacità massima e leNazioni Unite hanno con-dannato le condizioni in cuivivono i detenuti.Esiste una legge che per-mette di accorciare le sen-tenze in cambio di tempoimpiegato nello studio olavoro, ma meno del 20%dei carcerati sfrutta questaopportunità. Per questomotivo le autorità stannoideando nuove forme e sti-moli per il tempo libero deidetenuti.Il 22 giugno scorso è statoapprovato dalla corte brasi-liana un progetto che per-mette di scontare menogiorni di carcere grazie allalettura dei libri, in quattroistituti federali del Paese(quelle con i reclusi ad altapericolosità).

La lettura come lavoro,come studio ma anche comeuna forma di riabilitazione. Il progetto di “indulgenzadalla lettura” è nato nel pic-colo paesino di Catanduvasnel 2009 ma gli effetti posi-tivi hanno contribuito a dif-fonderlo a livello nazionale.Secondo il programma, idetenuti potranno scontarefino a 48 giorni ogni annograzie alla lettura di 12opere letterarie, filosofiche,classiche o scientifiche.Dopo avere letto un libro inun periodo massimo di 30giorni, il detenuto deve rea-lizzare una recensione deltesto che sarà valutata perun giudice che gli sconteràquattro giorni per ogni volu-me. Le biblioteche delle car-ceri federali del Brasilehanno una gran varietà dilibri acquisiti e donati.Da “Il giovane Holden” diJ.D. Salinger, “L´arte dellafelicità” del Dalai Lama a lasaga di “Harry Potter” diJ.K Rowling.

Non solo libri: in Brasileanche un progetto per laproduzione di energia elet-trica in carcere, in cambiodella liberazione anticipata.“Pedalando ci sentiamoimportanti e utili. Stiamomeglio, giorno dopogiorno”.Questo il commento deidetenuti della prigione diSanta Rita do Sapucai, nelloStato di Minas Gerais, incui un gruppo di ristretti èstato coinvolto in un proget-to di produzione di energia.In pratica il carcere hamesso loro a disposizionealcune bici la cui pedalatava ad alimentare l’illumina-zione della centrale AvenidaBeira Rio.Lo scopo del programma èquello di coinvolgere idetenuti in prima personanel raggiungimento di unobiettivo comune e, nelcontempo, di riuscire a rag-giungere il tanto desideratosconto di pena. In questo

caso: un giorno in meno datrascorrere in cella per ognitre giorni passati a pedalaree fornire energia.La giornata lavorativa iniziaalle 9 del mattino e si pro-trae fino a ora di pranzo, siinterrompe per un’ora eriprende fino a tardo pome-riggio.I detenuti coinvolti per orasono solo otto e si alternanosu quattro biciclette, ma incaso di buon esito dell’ini-ziativa non è escluso -secondo il direttoredell’Istituto - che possacoinvolgere un numerosempre più elevato di perso-ne”.L’iniziativa si chiama“Progetto Luminar” e coin-volge i detenuti che hannoscontato almeno metà dellapena o si sono distinti perbuona condotta.Il progetto ha avuto succes-so ed è stato esteso a 130carceri. Una proposta dilegge prevede di estenderloa tutto lo Stato.

“Più libri, più liberi” “Pedala che ti passa”

In cella 70 persone e un secchio da svuotare al mattino

Detenutiallevano cuccioli

di cane-guida

WELLINGTON, 16 SETTEM-BRE - I detenuti del carcere diSpring Hill in Nuova Zelandastanno portando avanti unnuovo, rivoluzionario progettocurando cuccioli destinati adiventare preparati cani-guida.Gli animali devono essere segui-ti con cura nella crescita e adde-strati in modo corretto per con-sentire loro di supportare le per-sone con disabilità.I detenuti instaurano così un rap-porto affettivo con i cuccioli esono concentrati nell’importantecompito di farli diventare caniguida al punto che quando glianimali vengono affidati ad uncentro specializzato per comple-tare l’addestramento non è sem-plice separarsene.Condividere la cella con il caneinizialmente ha creato qualcheproblema all’organizzazionequotidiana, ma che ben presto èstato superato.La pratica ha avuto risultati posi-tivi al punto da convincere altrecarceri a scommettere sull’espe-rienza con gli animali.Progetti che prevedono la convi-venza con animali sono al vaglioanche in Italia.

Arrivano i lupial posto

degli agenti

NEW ORLEANS (LOUISIANA),2 AGOSTO - Lupi per sorvegliarei detenuti. Accade davvero nel car-cere di Angola, nello stato dellaLouisiana, denominato l’Alcatrazdel Sud e reso famoso dalla pelli-cola di Sean Penn “Dead man wal-king”. È il Wall Street Journal ariferire che nel penitenziario ven-gono utilizzati ibridi di lupo alposto degli agenti. Le ragionisarebbero di tipo economico: nelpenitenziario, infatti, sarebberoben 150 gli agenti licenziati su untotale di 1200 e sostituiti con unaottantina di cani di razza malamu-te, quelli che trainano le slitte inAlaska, incrociati con i lupi per unimporto pari a 60mila dollari circa.Un bel risparmio, se si pensa chelo stipendio di ogni dipendenteammonta a 34mila dollari. Angolaospita circa 5000 detenuti e perquesto è la più grande strutturapenitenziaria di massima sicurezzadi tutti gli Stati Uniti.Difficilmente i malamute sonoaggressivi ma lo diventano moltis-simo se incrociati con il lupo sel-vatico: riescono così a fare unaguardia attenta, basti pensare chepiù della metà delle torri di guardiarimane vuota per molto tempo, epossono inseguire una predacoprendo distante molto ampie.

Dal resto del mondo

Fonte: Fatto&Diritto - www.fattodiritto.it

Liberi di parlarne

Contrasti: le due facce del Brasile

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La scheda

Una donna, ormai anziana, mostra iprimi segni della malattia che letoglie i ricordi, l’identità, il sensostesso dell’esistenza. È tempo per lafiglia di prendersi cura di lei e aiu-tarla a ricostruire la sua storia, laloro storia.Inizia così il racconto quotidiano dipiccoli e grandi avvenimenti, a par-tire dalla nascita della mamma,Esperia, e delle sue cinque sorelle,nate da un reduce tornato comunistadalla Grande Guerra e da una con-tadina dritta ed elegante, malgradole fatiche della campagna, deglianimali e della casa.I fili delle loro esistenze si svolgonodagli anni Quaranta fino ai nostri

giorni, in un Abruzzo “luminoso easpro”, che affiora tra le paginequasi fosse una terra mitologica elontana. Giorno dopo giorno sfilanoi personaggi della famiglia, gli abi-tanti del piccolo paesino ancorasenza acqua né luce; personaggitalmente legati a una terra avara,da tollerare a malapena trasferi-menti a breve distanza - la ricerca diun lavoro, l’occasione di poter fre-quentare una scuola “in città” -partenze che si trasformano in vereemigrazioni con il solo scopo delritorno.Sono ricordi dolcissimi e crudeli,pieni di vita e di verità, che rico-struiscono la storia di un rapporto edi un’Italia apparentemente cosìlontana eppure ancora presentenella storia di ognuno di noi.

Inizio subito con il ringraziare la scrittri-ce, Donatella Di Pietrantonio, che si èresa disponibile per venire qui al carcerea presentare il suo primo romanzo, moltoattaccato alle nostre origini, e colgo l’oc-casione per mandarle un caloroso e forteabbraccio da parte di tutto il penitenziariodi Ascoli, soprattutto dai detenuti. Leggendo questo romanzo mi sono senti-to fortemente attaccato alla mia cultura,alle nostre tradizioni che ormai vannosempre più svanendo mano a mano che lanuova generazione avanza.È stato molto emozionante conoscere ilrapporto tra madre e figlia, mi ha fattoricordare le belle giornate insieme a mianonna, mi ha fatto rivivere nel passato.Un episodio che mi è rimasto moltoimpresso riguardo la mia infanzia: quan-do ero molto piccolo e abitavamo in una

caso molto umile, non avevamo i riscal-damenti e non c’erano tutti i confort checi sono adesso.È da lì che siamo venuti, dalla povertà deldopoguerra. Prima non si buttava niente,infatti con il maiale si faceva il sapone,noi lo facevamo in famiglia, ora non più.Facevamo anche le passate di pomodoroe da mio zio, in campagna si ammazzavail maiale. Ora è cambiato tutto.Questo libro mi ha colpito e mi ha porta-to a pensare quanto un legame così fortetra una madre e una figlia possa portarealla fine all’odio, però, nello stessotempo, il forte sentimento d’amore per lamadre mi ha stupito.Consiglio a tutti di leggere questo libroper riscoprire e rispolverare i veri valoridella vita, il nostro vissuto e il viverequotidiano, per confrontarci, per nondimenticare le nostre origini.

Matteo

“Quattro giorni su una nave per cambiare rotta”. E’lo slogan del progetto della Comunità PapaGiovanni XXIII che prevede un viaggio in mare di 4giorni a bordo di Nave Italia, il brigantino dellaMarina Militare italiana. L’iniziativa è rivolta adetenuti provenienti da tutto il Paese e rientra in“Tender to Nave Italia” un progetto partito dalloYacht Club italiano in partnership con la MarinaMilitare per promuovere il mare e la navigazionecome esperienza formativa e terapeutica destinataalle fasce deboli della popolazione. Dal carcere diAscoli a settembre è partito Marco. Questo il suodiario di bordo.

25 Settembre 2012. Esco dal carcere alle 9.30. Fuorimi aspettano Giuseppe e Silvia, due volontari dellaPapa Giovanni. Silvia ci accompagna fino alla sta-zione di San Benedetto dove inizia il nostro viaggioin treno che, con qualche ritardo e alcuni cambi, ciporterà fino a Villa Franca, vicino La Spezia. L’interagiornata trascorre in treno e arriviamo intorno alle20. Ci aspetta una grande casa famiglia “IlPungiglione” nella quale si produce miele. Quandoentriamo gli altri sono già arrivati da tanto. Prima lepresentazioni, poi la cena e dopo la brutta notizia: c’èmare mosso e non si può partire subito. Dopo cenariunione di gruppo per conoscerci meglio e poi tutti aletto. Sono in una stanza da cinque e… russano tuttie cinque: riesco a dormire poco!Al mattino visita della Comunità, dalla fabbrica dimiele ai cavalli. Stupendo! Rimango impressionato.Poi la partenza per la nave. Arriviamo in porto e cipresentano l’equipaggio, poi tutti a sistemare le cabi-

ne, se si possono chiamare cabine perché in carcere,nonostante il sovraffollamento, stiamo più larghi! Anoi più agili ci mettono in cabine da 2 dalle dimen-sioni minuscole: non più di 70 centimetri per duemetri: ci entrano davvero solo i letti. Comunqueanche questo è stato divertente. Poi abbiamo pranza-to e dopo abbiamo fatto giochi sulla fiducia, bendati.Nel pomeriggio la merenda e ancora comunicazioniper conoscerci meglio. Nonostante non si potessesalpare non ci siamo demoralizzati. Ogni giornoc’erano attività diverse: prima si puliva tutta la nave,poi nodi, arrampicata sul pennone, chiamata a riva, laspiegazione generale su come si ormeggia la nave, sucome si ammainano le vele, come si comandano imotori. In seguito abbiamo avuto testimonianze didiverse persone, uno in particolare mi ha colpitomolto. Si chiama Andrea Stella, un ragazzo benestan-te che durante una vacanza a Miami è stato assalitoda alcuni ragazzi con passamontagna che gli hanno

sparato colpendolo alla spina dorsale. Andreadal quel giorno è su una sedia a rotelle e ci haraccontato che all’inizio voleva uccidersi. Poiimprovvisamente si è fatto forza. Adesso è istrut-tore di catamarano, dei catamarani modificatiper disabili, e inoltre aiuta a favorire l’abbatti-mento delle barriere architettoniche.Da tutta questa esperienza ho capito che nonbisogna mai abbattersi e che, se si vuole, conimpegno si possono superare tutti i problemi. Ioormai sono alla fine della mia detenzione e unconsiglio che posso dare a chi gestisce la giusti-zia, è di puntare sulle comunità e sulle case diaccoglienza per tutti i ragazzi che hanno proble-mi con la droga o che non hanno fissa dimora,perché per loro il carcere è inutile. Quelle strut-

ture sono rieducative e ti aiutano a reinserirti, non ticostringono, come il carcere, a stare chiuso tutto ilgiorno a scambiarsi consigli su come si commettonoreati. Per me il carcere è una scuola di delinquenza,entri che sai commettere un reato, esci che ne haiimparati tanti. L’esperienza della nave per me è statadura perché è difficile aprirsi e parlare dei propri pro-blemi, delle proprie emozioni, partecipare ai giochidi contatto, sulla fiducia, al teatro. In questi 4 giorniho fatto cose che non avrei mai fatto. Però! E’ statadura sbloccarsi ma alla fine mi sono messo in giocoe vi dirò che mi sono divertito e credo di aver fattoanche divertire.Spero che il prossimo anno qualche altra personapossa andare perché, garantisco, è una bella esperien-za e si mangia benissimo. Cambiare abitudini, ascol-tare e scambiarsi consigli fa bene a tutti.

Marco

Vi a g g i o i n m a r e i n s i e m e a l l a P a p a G i o v a n n i X X I I I

“Mia madre è un fiume”: pagine per emozionarsi e ricordare

L’equipaggio al completo insieme al “nostro” Marco

A vele spiegateverso una nuova vita

La copertina del libro

L’ora d’aria

“Atletica come strumento di recupero ereinserimento sociale”. È il nuovo progettopartito al Marino e promosso dal Gruppopodistico Avis Spinetoli-Pagliare.L’iniziativa, offerta dall’Avis gratuitamente,è partita a settembre e terminerà a dicembre.Il calendario prevede lezioni di un'ora emezza il lunedì, mercoledì e venerdì di ognisettimana e i partecipanti, grazie alla colla-borazione offerta dalla società Asa Ascoli,una volta al mese saranno condotti presso lapista di atletica del Campo scuola di AscoliPiceno.Durante la presentazione del progetto si èparlato anche dell'importanza delle donazio-ni di sangue. “Verificata la positività dellasperimentazione - hanno sottolineato il pre-sidente Sabbatini e la direttrice del carcereDi Feliciantonio - si cercherà di dare segui-to ad un progetto di lunga durata coinvol-gendo tutte le strutture pubbliche e privateinteressate”.

L’atletica leggeraentra in carcere

Una bellissima immagine di Nave Italia

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La curiositàSia che si tratti della spiaggia o di un lungo-mare, le eco-day richiamano sempre l’atten-zione dei passanti che spesso chiedono per-ché tanti ragazzi al lavoro e tanti agenti indivisa. Poi capiscono, si stupiscono, e fannoi complimenti “perché qui da noi una cosadel genere non si era mai vista”.

Altin

STEFAN BAJAN

La mia famiglia ha sempre avuto molte diffi-coltà per sopravvivere e tanti sono stati i pro-blemi per mantenerla. Ho cercato sempre difare le cose giuste nella mia vita ma il destinonon mi ha aiutato, tanto da cambiare e farecose che non avrei mai voluto fare.Sono passato più di una volta nelle carceri ita-liane e ho visto che ci sono istituti in cui puoireinserirti e istituti in cui esci più incattivito diprima e puoi sbagliare ancora.Ho avuto tante difficoltà per reinserirmi evivere dignitosamente la mia vita carcerariaanche perché, essendo uno straniero, non fac-

cio colloqui familiari e non posso contare sul-l’appoggio della famiglia. I miei sono inRomania e non possono permettersi di venirmia trovare. In carcere ho chiesto sempre il lavo-ro e di partecipare ai corsi per conoscere di piùe per riuscire a far scorrere più in fretta iltempo, ma ho trovato spesso le porte chiuse.Per fortuna ho trovato qui al Marino un istitu-to dove secondo me qualcosa è cambiato nelsistema carcerario. Subito ho cominciato icorsi che mi fanno sentire libero e dopo unmese mi hanno dato pure un posto di lavoro.Chiedo scusa a tutti, attraverso questo articolo,se all’inizio non mi sono comportato beneoffendendo chiunque avevo davanti solo per-

ché davvero dentro di me provavo tanta rabbiae pensavo che più nessuno mi avrebbe capito.Invece mi sbagliavo perché qui mi hanno fattocapire, quando mi hanno dato una mano, cheanche dopo aver sbagliato puoi cambiare.Posso dire che è vero: se qualcuno ti aiuta, rie-sci a reinserirti e a diventare una personamigliore che cerca di non sbagliare più.Al Marino ho trovato persone disposte ad aiu-tarmi nel vero senso della parola. Anche sesembra un carcere molto ristretto, con il dovu-to aiuto riesci a fare il tuo cammino e ad arri-vare alla libertà con nuove prospettive verso ilfuturo, con valori e principi ben solidi e preci-si. Questo percorso posso dire che l’ho inizia-

to qua dove ho trovato un po’ di fortuna e sperocon tutto il cuore di portarlo a termine riuscen-do a ottenere qualche beneficio e di riuscire,un giorno non lontano, a usufruire di qualchemisura alternativa. Naturalmente sto cercandodi ottenere l’espulsione per finire di scontare lamia pena in Romania. In questo momento stoaspettando, sperando di partire per poter riab-bracciare al più presto la mia famiglia.Con questo articolo voglio ringraziare tutte lepersone che mi hanno dato una mano, dentro efuori dal carcere. Mi piacerebbe che la miaesperienza qui al Marino servisse anche ai mieicompagni. Qui ho capito che rispettando leregole puoi ottenere tutto.

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Se ti danno una mano puoi farcela

L’eco-estate dei ragazzi del Marino

L’ora d’aria

GrottammareResteranno nell’album dei ricordi come le giornatepiù calde di tutta l’estate, ma di sicuro le eco-day digiugno e luglio saranno ricordate per i momenti spe-ciali condivisi con gli agenti, il direttore, il coman-dante e gli amministratori dei Comuni che ci hannoospitato. A sinistra la conferenza stampa con il sinda-co Luigi Merli, l’assessore Daniele Mariani, HelenaTrentin, Portavoce della consulta degli stranieri delComune di Grottammare, la direttrice Lucia DiFeliciantonio e il vice commissario Nicola DeFilippis. A fianco alcune immagini della pulizia dellaspiaggia e del lungomare.

RiservaNaturale SentinaLe giornate della Riserva sono state quattroe hanno consentito la raccolta di decine disacchi di rifiuti.Al lavoro non solo i ragazzi ma anche gliufficiali che non si sono mai tirati indietroquando c’è stato bisogno di dare una mano.Momenti preziosi di condivisione per unainiziativa che sta lasciando il segno e si stadiffondendo sempre più tra i Comuni dellaprovincia.

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Testimonianze ed emozioni nelle lezioni di cantoLUCILLA DI CARLO*

“Per la mia cara maestra di musica.Mia cara Lucilla, con te ho trascorsoi più bei giorni della mia detenzioneperché grazie a te ho scoperto che lamusica non ha limiti. Ma poi la cosapiù bella è trascorrere quell'ora cheper me era come liberarsi dentro enon pensare al mio stato detentivo.Vede, non tutti possono capire cosasi prova ad essere rinchiusi in unacella, ma sicuramente in lei vedo cheriesce a capire la nostra sofferenza,ma nello stesso tempo ci trascinacon la musica a non pensarci più ditanto, e dal giorno che ho iniziato acanticchiare per me è stato un libe-rarsi anche perché sono un ragazzotimido e lei è riuscita a tirar fuoriquesta mia timidezza, posso soloringraziarla... vi porterò sempre nelmio cuore, un forte abbraccio spe-rando di non rivederci più”.

Il vostro Antonio.

Insegno musica ormai da circa ventianni e devo dire di essere stata moltofortunata a poter condividere la miapassione con bambini, ragazzi eadulti. Circa sei anni fa, durante unperiodo difficile della mia vita(malattia e morte di mia madre) hoinsegnato a una categoria particolaredi persone: i detenuti.La direttrice del carcere di AscoliPiceno è una mia cara amica e quan-do mi propose di presentarle un pro-getto di musica io la guardai e le dissi:“Al carcere? Io? E chissà!” Avevamocantato insieme da ragazze in un corodel paese e ricordo che andammo alcarcere di Sulmona per un concerto.La mia amica in quell'occasionepensò di intraprendere quel lavoro e

cosi è stato. Dunque lei ha un bellis-simo ricordo del coro e ha pensato evoluto che al carcere si potesse farequesto tipo di esperienza.Un bel giorno, siamo ad ottobre2005, insieme alla mia collegaRosella, feci la mia prima lezione alcarcere di Ascoli Piceno. Ricordobenissimo quando entrò il primodetenuto: Leonardo, aveva circa 50anni, un cappello nero in testa e unosguardo non proprio amichevole.Insomma dava l'idea che nella suavita si fosse occupatodi “altro” e non certo di musica.Non parlava e io mi nascosi dietroal pianoforte assicurandomi chefosse a debita distanza. Arrivaronopoi altri ragazzi un po' più giovaniche lo chiamavano “zio”. A quelpunto pensai: “O scappo, o devo cer-care di suonare qualcosa!”.La prima cosa che suonai, moltospaventata, fu “per Elisa” diBeethoven. Dopo aver suonato alzailo sguardo e vidi che alcuni detenuticompreso il cattivo Leonardo aveva-no gli occhi lucidi.Quindi ho suonato un notturno diChopin e altri brani e poi la mia col-lega ha cantato qualche aria. La ten-sione è svanita e mi sono accorta diavere davanti uomini come noi,capaci di emozionarsi al solo suonodel pianoforte. Dopo qualche lezio-ne di ascolto abbiamo iniziato a farcantare anche loro ed in breve tempoè nato il coro “Brigantorum”!Leonardo ovviamente era “l'anima”del coro! Ci siamo esibiti per varianni a Natale, a Pasqua, in varieoccasioni e devo dire che l'emozioneche ho provato a suonare e a cantarecon loro è stata molto più forte diquella provata a suonare in una qual-

siasi sala concerto!I ragazzi hanno imparato anche acantare a più voci quindi il reperto-rio spaziava dai canti polifonici adue voci alla musica napoletana,pop, rag ed anche sacra. In più occa-sioni abbiamo animato la messa: ilbrano preferito ed amato da tutti èstato “La mia anima canta”.Vi scrivo alcune riflessioni dei dete-nuti sul corso di musica.Roberto: “Grazie per averci fattoconoscere questi grandi composito-ri. Più li ascoltavo e più iniziavano apervadermi dentro facendomi pro-vare e raggiungere una pace interio-re e la serenità del mio spirito irre-quieto fino ad allora! Ora essi sonodiventati i miei compagni, allevianoi miei dolori, assorbono le mie iredonandomi quella tranquillità cheormai avevo perso da tempo!”.Paolo: “Avete riacceso molti sorrisi,pochi momenti intensi di amore ancheper noi...”I cattivi della società...”.Leonardo: “Il vostro amore per ilcanto e la musica ci colma il cuore ditanta serenità”.Dunque mai avrei pensato che in un

luogo così brutto si potesse fareun'esperienza così profonda e che inun certo senso ti costringe a rivede-re la tua vita e ad apprezzare e sfrut-tare al meglio la libertà e il tempoche abbiamo per poterci migliorarein tutti i sensi.Vorrei citare una poesia diFriedrich (detenuto polacco).

“Caro amicoquando il futuro e' incertoè il presente che si fa preziosoPerché la nostra situazionesospiratanon cambierà neppure domaniQuesto è il momento di farechiarezzadi smussare e addolciregli angoli spigolosidel nostro carattereCosi cercherò di rompereil cerchio di solitudine e silenziorifugiandomi negli occhi smarritie ridentidei miei compagni di cella”.

Per fortuna tanti detenuti sono uscitinel corso di questi anni e chissà se lalibertà da loro tanto sognata saràstata all'altezza delle loro aspettati-ve. Di sicuro io ho imparato che nes-sun uomo è cattivo, spesso il mondolo è e ci costringe ad esserlo, maquando veniamo spogliati di tuttoallora è bello e più facile vederel'anima delle persone.Io li ringrazio tutti per aver datofiducia a me e alla musica.Ancora Friederich“Fai una scelta di amore:supera l'ambizione, l'avidità i soldi el'età”.

*Insegnante del corso di Musica

Ricomincio da qui

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Sembra un giorno come gli altri. Sono allavoro in cucina e sto entrando in sezio-ne con il vitto per il pranzo quando misento chiamare da un assistente capo edall’ispettore: mi dicono che devo anda-re a un meeting organizzato dal direttoredel carcere. Rimango un po’ perplessoperché ero concentrato sul mio lavoro esovrappensiero. Raggiungo la sala del-l’incontro e trovo Frate Quintino, unfrate del convento dei Celestinidell’Aquila, un veterinario, sua figliaGiulia, studentessa molto giovane e unasignora che sta lavorando a una tesi sul

reinserimento dei detenuti e ci parla deltema. Il frate ci racconta di aver sposatonella sua parrocchia la direttrice del car-cere e dice che ha accolto molto volentie-ri l’invito a venire a incontrarci. Le sueparole mi colpiscono molto, sono sagge,parla col cuore. Ho davvero forti sensa-zioni, belle, limpide, come se con quellepoche parole riuscisse a rinnovare la miafede e lo spirito. Frate Quintino ci faanche ascoltare la canzone che ha scritto:melodica e piena di emozioni. Il testoparla di libertà e lui la canta accompa-gnandosi con la chitarra. Al prossimoincontro ha promesso di portare la fisar-

monica per fare dei canti insieme. Noitutti gli mandiamo un grande saluto e loaspettiamo.Ringraziamo molto anche gli altri ospitiper i rispettivi interventi sulla nostra rie-ducazione in carcere. Penso che sianoimportanti questi incontri con le personeche vengono da fuori, per confrontarci,per discutere con chi arriva dall’esterno evive “l’altra realtà”, con i suoi pregi e isuoi difetti. Occorre che il carcere e lasocietà siano più vicine e bisogna rompe-re questo muro di stallo per cominciare apensare tutti insieme che noi e la societàviaggiamo allo stesso ritmo. Noi ristretti

abbiamo sbagliato e dobbiamo pagare undebito verso chi sta fuori. Ma abbiamobisogno di poter dimostrare che siamorecuperabili, vorremmo essere messi allaprova. So benissimo che sta a noi dimo-strare tutto questo con la forza di volontàe le nostre capacità, ma abbiamo bisognodi mezzi per essere aiutati in questo per-corso.Ho trascorso quasi due anni nei peniten-ziari della regione e ringrazio la direttri-ce del Marino perché in questo istituto cisono tante attività ricreative e istruttivecome teatro, musica, giornalismo, scuolamedia, inglese, francese, laboratorio di

bricolage, corso di cucina, di pizza, c’è lapalestra, c’è un po’ di lavoro a turno.Colgo l’occasione di questo articolo persalutare anche la maestra di teatro,Rosanna, con la quale abbiamo fatto unospettacolo a giugno “Una notte almuseo” e la maestra di musica, Lucilla, etutti gli altri volontari che vengono asostenere il nostro morale. Saluto Mary etutti gli altri. E spero e auguro a tutti imiei compagni di trovare la chiave giustaper aprire tutti i cancelli e tornare a vive-re la nostra libertà.

Matteo

Un pomeriggio con la chitarra di frate Quintino

I CORSI ATTIVATI DALLA DIREZIONE

Dopo la pausa estiva sono riprese le lezioni

di scolarizzazione. Ecco il calendario completo.

Lunedì: Informatica e italiano (8.30/10.30)

Atletica (10.30/12.00)

Cucina (13.00/14.00)il primo lunedì del mese

Teatro (14.00/16.00)

Bricolage (15.00/17.00)

Martedì: Lettura - Sez. protetti (9.00/11.00)

Training autogeno (13.00/14.00)

Cinema (14.30/17.30)

Mercoledì: Matematica (8.30/11.30)

Atletica (10.30/12.00)

Training autogeno (13.00/14.00)

Storia/geografia (14.30/16.30)

Cineforum (14.30/17.30)

il terzo mercoledì del mese

Giovedì: Giornale “Io e Caino” (9.30/11.30)

Lettura - Sez. giudiziario (15.30/17.30)

Venerdì: Inglese e alfabetizzazione (8.30/10.30)

Atletica (10.30/12.00)

Sabato: Bricolage (10.00/12.00)

Radio Incredibile (10.00/12.00)

Musica e note in libertà tra le sbarre

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DONATELLA DI PIETRANTONIO*

Ai ragazzi del Marino:l’incontro con voi è stato per me una grande emozione. Da sem-pre seguo da “esterna”, cioè sulla stampa e alla radio, i problemidelle carceri italiane. Entrarci, sia pure per qualche ora, è statol’ingresso in un mondo sempre immaginato e mai visto. In realtàavrei dovuto presentarvi il mio libro, ma sono contenta di averlofatto solo in minima parte.Quello che invece tutti abbiamo cercato di fare, con il pretestodel libro, è stato cercare un terreno comune su cui trovarci ecredo che ci siamo riusciti. Abbiamo messo a confronto leusanze, le tradizioni dell’Abruzzo contadino con quelle pugliesie dei vari Paesi da cui venite. Mi è piaciuto molto che uno di voistia facendo il Ramadan con i compagni musulmani e che latrovi un’esperienza positiva, che lo arricchisce.Abbiamo condiviso la gioia di chi aveva appena ricevuto untelegramma per la nascita della sua bambina e di chi era stato

premiato a un concorso letterario. A lui va in particolare tutto ilmio incoraggiamento a continuare nella scrittura. Ho letto il rac-conto e l’ho trovato bellissimo, denso di una cruda verità person-ale. Ma come ci siamo già detti a voce, credo che non debba nec-essariamente restare legato alla realtà della sua storia, che possaconcedersi la libertà di spaziare ovunque, sulle pagine. Questo èper me il bello dello scrivere.Infine voglio dirvi che ho molto apprezzato le varie attività chefate con gli operatori, mi sono sembrati delle persone straordi-narie, come la direttrice che credo lavori nel senso della massi-ma apertura possibile consentita degli ordinamenti.Chissà come sta il vostro orto, quello di mio padre si è seccatocon il caldo estivo. Vi faccio, di cuore, tutti i miei auguri, perl’orto e per le vostre vite.Un abbraccio a tutti.

*autrice di“Mia madre è un fiume”

“Ogni giorno mi metto davantialla porta della cellae aspetto di sapere

se c’è qualche lettera per me”

Fossombrone 28 Ottobre 2012Ciao Teresa, sono io, Radu, e volevo farti sapere che mi hanno trasferito e che dove mitrovo sto molto bene. Sono solo in cella e mi sento molto tranquillo. È tutto quello chevolevo: avere un po’ di pace, stare con me stesso e poter pensare ad altre cose. Teresa midispiace tanto di essere andato via così senza salutarti ma non è colpa mia, sai bene comefunziona con i trasferimenti.Volevo dirti che mi sono trovato bene con te collaborando agli articoli del giornale e, inparticolare, per aver partecipato al bel lavoro che abbiamo fatto insieme in sala colloqui.Tutto questo è stato possibile grazie a te, alla direttrice e al Comandante che ha avutoquesta idea. Ci tengo a ringraziare anche il professor Davide che mi ha fatto tanto diver-tire… Madonna mia !!!Per me rimarrete un bel ricordo, tu e tutti i volontari che vengono in carcere a fare tantecose insieme a noi. Vorrei che mi salutassi tutti: i volontari della Papa Giovanni, dellaCaritas e i ragazzi dei Santa Cecilia.Ti mando un articolo per il giornale in cui parlo del corso di teatro che abbiamo fattoinsieme a Rosanna. Ti prego di modificarlo perché io non scrivo bene le doppie. Speroche riuscirai a capire quello che ho scritto. Teresa ogni tanto farò qualche articolo e poite lo manderò tramite lettera e spero non ti dispiaccia! Vorrei che mi dicessi quali sono imesi in cui escono i giornali, così posso scriverti prima che pubblicate. Adesso mi ritiro eauguro tanta salute a te e a tutti i tuoi cari. Spero che arriverà un giorno in cui potròincontrarvi fuori da queste mura. Io lo spero, ma solo Dio lo sa.Un grande abbraccio a tutti,

Radu

Ciao Radu! È stato un piacere ricevere la tua lettera e mi hanno colpito le tue parole. Quando non ti hovisto in redazione credevo fossi al lavoro in lavanderia. Mai avrei pensato di trovare in seconda porta latua lettera da Fossombrone. “Dove mi trovo sto molto bene”. Sono con voi da un anno e mezzo ed è laprima volta che sento queste parole e ne sono davvero felice. Certo che puoi mandarci gli articoli, ci famolto piacere e li pubblicheremo volentieri. A Fossombrone c’è “Un mondo a quadretti” un periodicod’informazione come il nostro. Fai subito la domandina ed entra in redazione! Sono sicura che i colleghiti accoglieranno a braccia aperte. Aspettiamo tue notizie e ti salutiamo tutti con affetto augurandoti unabuona detenzione.

Teresa

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Le parole per dirlo

PPeerr ssccrriivveerrccii......È possibile scrivere alla nostra redazione, intervenire e commentare i diversi argomenti

trattati dal nostro giornale. Potete indirizzare le vostre lettere a:

Redazione Io e Caino, c/o Casa Circondariale, via dei Meli, 218, 63100 Ascoli Piceno

Oppure potete inviare la vostra e-mail a: [email protected]

Gentile redazione,sono un detenuto e mi trovo al carcere Pagliarelli di Palermo dopo essere stato trasfe-rito dall’istituto di Vibo Valentia di Catanzaro. Mi trovo a 300 chilometri dalla miaresidenza. Non faccio colloqui e non vedo mia moglie e i miei cinque figli perché per moti-vi di lontananza non riescono ad arrivare.Io sono partito dal carcere di Vibo non per punizione ma perché lì devono costruire trepiani della palazzina che ospiterà l’Alta Sicurezza e così ci hanno sbattuti in Sicilia e inaltre regioni. Io nel carcere di Vibo lavoravo ai conti correnti, ho lavorato in cucina, holavorato come porta vitto. Qui la vita è dura, siamo in 8 in una cella e le temperaturesuperano i 40 gradi. Siamo 1.600 detenuti in tutto e ci sono tanti problemi. So che hosbagliato e voglio pagare, ma non così. Qui è tutto più difficile. Ho fatto la domanda diavvicinamento ma ad oggi non ho avuto ancora risposta.Quando al mio amico di cella è arrivata la vostra rivista me l’ha fatta leggere e sonorimasto soddisfatto.Io ho cinque figli e una moglie disoccupati. Quando lavoravo potevo mandare qualcosaa casa, adesso non posso più.Vorrei che questa lettera fosse pubblicata sul vostro giornale,un cordiale saluto

Lettera firmata

“L’incontro al Marino: una grande emozione”

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Indirizzi utili

“Monsieur Le Maire,mi è stato chiesto di scriverle mentre sogna…Signor sindaco, quale edificio direbbeche ospiti il maggior numero di sogni?La scuola? Il teatro? Il cinema? La biblioteca?Un albergo intercontinentale? La discoteca?Non potrebbe essere un carcere?Tanto per cominciare, il carcere è fondato su una seriedi sogni.Il sogno della Giustizia Civica, il sogno dellaCorrezione.Il sogno di una città fatta di Civica Virtù.Poi ci sono i sogni sognati adesso, ogni notte.I sogni includono, naturalmente,gli incubi e i terrori degli insonni…Dentro le mura… c’è il grande, perenne sogno dellaFuga.Tra le guardie c’è l’incubo della Rivolta dei Detenuti.Poi c’è una serie infinita di piccoli sogni.Il sogno del mare: il Rodano dista solo lo spaziodi un giardino e i piccioni che cacanosul reticolato di ferro volano sopra il fiume.Il sogno di prendere il TGV per Parigi.Parte ogni ora e i binari sono anche più vicinidel Rodano.Sogni di una vita privata.E questi riguardano sia il tempo che lo spazio.Il sogno di un tempo tutto per sé.Scegliere una data (sabato 6 maggio, diciamo)per fare qualcosa che si è scelto da soli!

Sabato vado a trovare mio cognato a Bapaue.O, sabato vado al cimitero di Clamart a prenderela bottiglia di vodka nascosta tra i fiori sulla tombadel mio amico per bere alla sua salute.(Anche lui è stato per ventisette anni in un altro tipo dicarcere).Il sogno delle donne. Il sogno delle porte aperte.Il sogno dei sabato sera.Il sogno rabbioso di mettere fine a tutto.Il sogno di niente più sbagli…Spero che stia ancora sognando, Monsieur Le Maire…Se ho capito bene, la prima fase del suo vasto piano diriassetto del centro di Lione…prevede la demolizione delle carceri…Cosa ne prenderà il posto?Mi permetto di darle un suggerimento.L’area occupata dalle due carceri è piccola.Meno di due ettari.Immagini di trasformala in un meletoda utilizzare come parco pubblico.Sarebbe la prima volta al mondoche nel cuore di una città si trova un meleto!E nei fiori primaverili e nei frutti d’ottobrerivivrebbe il ricordo di tutti i sogni sognati qui.Qui, mi permetto di insistere, signor sindaco qui.Secondo Zima, esperto forestale, gli alberiandrebbero piantati a intervalli di 6-8 metri.Le celle attuali misurano 3 metri x3,6”.

JOHN BERGER

ISTITUTI DI PENA DELLE MARCHE

• Casa CircondarialeANCONA - MONTACUTODirezione: Santa Lebboronitel. 071-897891 - 2 - 3 - 4fax: 071-85780tel. N.T.P.: 071 897893Via Montecavallo, 73/aCAP [email protected]

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• Casa CircondarialePESARODirezione: Claudia Clementitel. 0721-281986 - 282575fax: 0721-282451tel. N.T.P.: 0721-281829Strada Fontesecco, 88CAP [email protected]

• Casa MandamentaleMACERATA FELTRIAtel e fax: 0722-74120Via Abradesse, 7

• Casa di ReclusioneANCONA - BARCAGLIONEDirezione: Maurizio Pennellitel. 071-2181980fax: 071-2181223Via Colle Ameno, 25CAP [email protected]

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