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    numero 37 anno VI 29 ottobre 2014

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    MILANO E I 9 MILIONI SOTTRATTI ALLA GIUNTALuca Beltrami Gadola

    Ho grande interesse, non lo na-scondo, e anche attesa per il lancioe gli esiti delliniziativa del Comunevarata venerd scorso, di destinare9 milioni per finanziare opere pub-bliche proposte e promosse dai cit-tadini allinsegna della partecipazio-ne e del bilancio condiviso. Natu-ralmente questa proposta non piaciuta allopposizione che strilladicendo che i Consigli di Zona sonostati umiliati da questa scelta per-ch ritiene che questi denari an-drebbero gestiti dai Consigli stessi,quasi fossero altra e diversa cosarispetto ai cittadini. Vorrei ricordarloro che durante la Giunta Moratti ipresidenti dei Consigli di Zona nonfurono nemmeno mai convocati dal

    sindaco anche se, e credo di nonsbagliare, queste audizioni fosseropreviste dal Regolamento del Co-mune di Milano. Ma si sa, ognuno fail suo gioco.Noi di ArcipelagoMilano ci siamosempre battuti per la partecipazionedei cittadini e dunque sosterremoquesta iniziativa del Comune, pernelle dichiarazioni rilasciate dallas-sessora Carmela Rozza alla stampadopo il Consiglio e riportati dal co-municato stampa del Comune cqualcosa che lascia perplessi. I no-ve milioni di euro - ha sottolineatolassessore ai Lavori Pubbli-ci Carmela Rozza - sono sottrattialla discrezionalit della Giunta edel Consiglio e dati da gestire diret-tamente alla citt.. la parola sot-

    tratti che non mi va gi. Che sia unmembro della Giunta a usarla inquesta circostanza quanto menocontradditorio. I cittadini non credoche vogliano sottrarre niente a unaGiunta perch sottrarre ha un signi-ficato abbastanza preciso: s o t t r a r r e (ant. sottrggere) v. tr. a . Portarevia, togliere, e in partic. togliere alcontatto, agli sguardi, o anche sal-vare da un pericolo e sim . b . Por-tare via con lastuzia o con lingannoquanto appartiene ad altri. (Voc.Treccani). I cittadini tutto vogliono fuorchquesto a meno che abbiano radica-ta lidea che tutto quello che vienedalla politica si un male. I cittadinivogliono partecipare e condividere

    le scelte e, ovviamente, non soloper quel che riguarda una piccolaparte delle opere pubbliche. Dunquequesta sottrazione o un equivo-co linguistico oppure, pi facilmente,un lapsus freudiano tipico di coloro,molti, che considerano il potere delpubblico amministratore qualcosa disacrale, per definizione indiscutibilee comunque nel giusto, rispetto alquale il cittadino in disaccordo pusolo opporsi nel tentativo di sottrarrequalcosa da avere realmente per ssecondo i propri desideri.Questa concezione allorigine deimolti e certamente troppi ricorsi chegruppi di cittadini fanno contro ledecisioni dellamministrazione, pr in-cipalmente in materia di opere pub-bliche, con particolare intensit per

    quel che riguarda il verde, la siste-mazione degli spazi collettivi e lamateria urbanistica. Se a questofrequente ricorrere si pensa di por-re rimedio con qualche episodio dioffer ta sottrazione autorizzata opromossa, non si va lontano.Nelle dichiarazioni programmaticherelative alloperazione ho sentitoanche parlare di una sorta di sog-getto terzo con funzione arbitraletra cittadini e amministrazione per larealizzazione dei progetti finanziaticon questi 9 milioni. Non stiamogiocando a calcio: tra amministra-zione e cittadini nessun nuovo arbi-tro, ne abbiamo gi troppi tra TAR eConsiglio di Stato, piuttosto pen-siamo a un esperto di mediazione

    sociale che raduni attorno a un ta-volo assolutamente rotondo interlo-cutori di pari dignit e autorevolezzae faciliti la composizione tra interes-si contrapposti.Una notazione per finire. A fronteg-giarsi nei ricorsi vediamo dalla partedei ricorrenti spesso persone la cuiesperienza, la cui dottrina, il cui li-vello di informazione non sono certoinferiori a quelli della pubblica am-ministrazione e dunque il problemanon tanto quello di vincere in giu-dizio, spesso solo per vizi formaliquale la mancanza di rappresentati-vit in termini giuridici, ma di pensa-re al bene dei beni comuni acco-gliendo suggerimenti e proposte.Questa la buona politica.

    LA M4 NON SOLO LINATE: RIFACCIAMO I CONTIGiorgio Goggi

    Quello che pi mi stupisce, quandosi parla della M4, che sia conside-rata la metropolitana di Linate. Il

    tratto che arriva a Linate solounappendice -necessaria e indi-spensabile per una citt moderna-ma niente pi di unappendice delsuo tracciato. La M4 serve impor-tanti e popolosi quartieri di Milano,oggi privi di metropolitana: i quartieriche stanno intorno a via Lorenteg-gio (e, in prospettiva, quando la sipotr prolungare al suo naturale ca-polinea sulla Tangenziale, ancheCorsico, Buccinasco e Trezzano sulNaviglio), i quartieri di Corso Indi-pendenza e Viale Argonne e il quar-tiere Forlanini, non meno popolosi.Inoltre, la presenza della M4 con-sentir di mitigare la congestionetranviaria di Corso XXII Marzo.

    Il tracciato originale della linea, co-me previsto dal Piano della Mobilit,prevedeva un secondo ramo (lo

    sbinamento possibile senza pro-blemi nelle metropolitane leggereautomatiche con frequenza fino a70 secondi) su via Mecenate, perservire unarea ormai densa di attivi-t terziarie, ma anche i quartieriIACP di V.le Ungheria e parte diSanta Giulia. Ramo ora eliminatodai piani senza che nessuno ne ab-bia spiegato la ragione. Non si trattadi quartieri di lusso, ma di zone po-polari da cui si muovono decine dimigliaia di lavoratori pendolari urba-ni. Il carico della linea -previsto inpi di 10.000 passeggeri o-ra/direzione nelle ore di punta- costituito proprio da questi sposta-menti; al confronto il contributo diLinate sar quasi trascurabile.

    vero che la M4 passa nel centro: ilsuo contributo sar di rendere pe-donale tutta larea interna alla cer-

    chia dei Navigli (facilitandone anchela riapertura) comprendendola tuttanel raggio di 250 m dalle fermatedelle linee metropolitane, come ri-sulta dallimmagine (1) (tratta da G.Corda), ove il percorso della M4 inazzurro. Inoltre, la M4 contribuir adecongestionare la M1, gi giuntaalla sovrassaturazione e recente-mente potenziata con il nuovo se-gnalamento, ma sempre al limitedella capacit. Come si vede, nonsolo di Linate si tratta.Peraltro, chi vuole servire Linatecon la M3 da San Donato non sirende conto che il percorso Centro -Linate per questa via di circa 12Km, rispetto ai 7 Km della M4, conpi stazioni e dovendo ugualmente

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    percorrere Viale Forlanini; non dicopoi del costo di prolungare unone-rosissima metropolitana pesantetradizionale, necessariamente sot-terranea per via delle interferenzecon le strade e laeroporto, per se r-vire quote di traffico di minore rilie-vo.Mi stupisce, poi, che si dibatta sefare o non fare le metropolitane, in-vece di interrogarsi sui meccanismifinanziari che le rendono cos one-rose. Occorre premettere che, dopola legge obiettivo, che modificavain modo sostanziale le norme dellaprecedente 211/92, realizzare lemetropolitane senza il contributo deiprivati non pi stata unalternativapraticabile (il contributo dello statoera sceso dal 60% al 40% e il pro-

    ject financing era esplicitamente ri-chiesto).Tuttavia, quando il primo lotto dellaM4 (che allora partiva da Lorenteg-gio) fu messo in gara nel 2006, lecifre erano le seguenti: 240 milioniconcessi dal CIPE, 200 milioni delComune (gi in cassa, poi esauritidalla Moratti che li us per ricom-prare le quote AEM gi vendute) e300 milioni di contributo minimo deiprivati messo a base di gara. Conqueste condizioni ci furono ben treofferte. Il contributo dei privati eraallora del 40%; leggo nellarticolo diLuca Beltrami Gadola, nel numeroscorso di ArcipelagoMilano, che og-

    gi del 25%. Sarebbe importantecapire come sia stato possibile.Sappiamo che ci sono state varianti,per esempio lo spostamento a SanBabila della stazione prima posizio-nata in Borgogna-Mascagni, varian-te verosimilmente molto onerosa di

    cui non si mai saputo il motivo (ela cui opportunit a me rimane an-cora oscura, probabilmente permancanza dinformazioni), ma que-sto non sembra sufficiente a com-pensare un tale divario.Se poi consideriamo la M5, vediamoche nella convenzione originale,sottoscritta nel 2006, il Comune a-vrebbe ricompensato i privati (con ilcosiddetto canone di disponibilit),in ragione di ogni passeggero rileva-to ai tornelli, con una tariffa parame-trata al valore del biglietto ( 1,045per i primi due anni, 0,945 per isuccessivi, 0,700 dopo lestin-zione dei finanziamenti al 2036) su-bordinata al rispetto di rigidi e moltoesigenti parametri prestazionali, intermini di disponibilit del servizio efrequenze.Tuttavia nel 2007 fu stipulato un attoaggiuntivo per oltre 62 milioni di eu-ro, comprendente: lanticipazionedellesercizio della tratta funzionaleZara-Bignami (6,7 milioni, ma eraproprio necessario?); il costo delleinterferenze per lunione della lineaa Garibaldi, 49 milioni (inizialmentela linea era prevista in due tronconi,ma il costo dellunione nel 2006 erastato calcolato in 10 milioni circa,forse ottimisticamente, per la diffe-renza cospicua).Il costo fu finanziato con laumentodi 13,8 milioni del contributo comu-nale e laumento del canone di di-

    sponibilit (contributi portati rispetti-vamente a 1,522; 1,422; 0,650;quindi definitivamente superiori alvalore del biglietto). Non ci sono e-lementi per dubitare delle cifre, ma ilpiano finanziario della linea si appe-sant notevolmente.

    Nel 2011 si stipul la convenzioneper il prolungamento della linea aSan Siro, assistito da un nuovo fi-nanziamento statale. La novit perfu che il canone di disponibilit nonveniva pi commisurato ai passaggirilevati ma diventava una quota fis-sa di 21,5 milioni lanno (11,25 dal2036 al 2040) da corrispondere ad-dirittura al raggiungimento del livel-lo minimo dei parametri prestazio-nali. Cos il Comune rinunci a pa-gare in ragione del numero di pas-seggeri trasportati (incentivo a mi-gliorare la gestione della linea) e aimporre parametri prestazionali ele-vati. Avr avuto le sue buone ragio-ni, ma non mi risulta siano statespiegate pubblicamente. Nel 2012un ulteriore atto integrativo com-pensa con poco pi di 9 milioni unbuon numero di varianti esecutive eimprevisti, cosa peraltro piuttostonormale in una costruzione coscomplessa.Ora mi sembra che il problema nonsia metropolitana s o metropolitanano, ma che vada completamenteripensato il finanziamento di questeopere, a cominciare dalle normestatali in merito (legge obiettivo,legge Merloni che assegna al priva-to la titolarit dellintervento perqualsiasi importo del suo contributo,assoggettamento allIVA) per finirecon il patto di stabilit interno che,non consentendo al comune di in-

    debitarsi a lungo termine (il che sa-rebbe assai pi sostenibile), lo ob-bliga a sottostare alle condizioni deiprivati. Questo per il futuro, chissse non si possa ancora fare qualco-sa per la M4 .

    OLTRE EXPO. QUESTIONI DI METODO SUL PIANO STRATEGICO PER LA CITT METROPOLITANAStefano Rolando*

    In una tavola rotonda in Assolom-barda promossa da Aspen sul nes-so tra la Milano dellinnovazione,Expo e la costruzione della citt me-tropolitana, la domanda di fondo lhaposta in premessa proprio il presi-dente di Assolombarda GianfeliceRocca: a chi spetta e con quale ap-proccio fare un piano strategico checolga questi nessi e spieghi allacomunit e al mondo sia la visionesia il senso di marcia della citt inevoluzione, per non sprecare tralaltro loccasione dellExpo, che r i-capita a Milano 109 anni dopo laprecedente.

    Nessuno ha sostanzialmente rispo-sto. Salvo il ministro Maurizio Marti-na che - arrivato in leggero ritardosenza sentire quella domanda ini-

    ziale - ha argomentato con unaltradomanda: se la piattaformadellExpo viene descritta come il f u-turo baricentro caricato di intelligen-za sistemica proprio della costituen-da area metropolitana, cos da pre-figurare un cuore dellinnovazioneche dia il la alla riorganizzazione(identitaria e competitiva) della nuo-va dimensione territoriale, spiegate-ci che senso ha farci su uno stadiodi calcio.Come dire: proprio perch eviden-te che un piano strategico fissapunti di metodo rilevantissimi perseminare e dare prospettiva a diffe-

    renziati interessi, se mai si dovessecogliere la morale della tradizionemilanese di fronte ai salti di qualitdella storia, ebbene il rapporto di

    dialogo e di progettazione tra pub-blico e privato appare in tutta la suanecessit. Ma altrettanto appare e-vidente la responsabilit delle istitu-zioni nel garantire unopportunit alplurale nella proposta degli interessida coltivare. Garantendo cosunopportunit al plurale al raccon-to (perch tale un piano strategi-co che fissa una narrativa da condi-videre) in ordine ai percorsi connes-si tra istituzioni, imprese, professionie rete della conoscenza volti a sal-dare la loro storia e il loro futuro ac-cettando la sfida della globalizza-zione.

    Qui le occasioni dellintenso calen-dario di dibattito pubblico che siprefigura nel 2015 (Expo, citt me-tropolitana e anno decisivo per le

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    sorti delluscita della crisi in Europae in Italia) dovranno dare pi rispo-ste alle domande di metodo da cuidipende lo scatto competitivo com-plessivo della citt e della comunit.Il punto di partenza sulla nuova re-sponsabilit delle citt acquisito:con la concentrazione demografica,energetica, infrastrutturale, culturale

    e finanziaria ormai maggioritarianelle dimensioni urbane (che farun ulteriore balzo entro il 2050) lecitt pi importanti tornano anche aessere oggettivamente un po le cit-t-stato del passaggio tra medioevoe rinascimento. Esse devono assu-mersi in proprio il grosso delle deci-sioni per assicurare coesione inter-na (visibilit e sostenibilit) e svilup-po nel quadro competitivo (attrazio-ne degli investimenti e progettazio-ne dellinnovazione e dello sviluppooccupazionale).La mission di Milano verso se stes-sa e parimenti verso la nazione belle che disegnata. Non c pitempo da perdere ed Expo diventacos la palestra di quel doppio ruolodi Milano di essere portale delle fi-liere di interesse nazionale (in tantisettori, agro-alimentare compreso) edi essere al tempo stesso uno deinodi importanti delle reti ad altaconnettivit nel panorama interna-zionale. Milano era pi o meno cosanche duemila anni fa, quando Giu-lio Cesare la fece la citt di basedella conquista dellEuropa e Augu-sto assicurandole il ruolo di Pro-vincia dellImpero cre le condi-zioni del futuro ruolo di capitale oc-cidentale di quellImpero.Dal punto di vista di chi lavora allaorganizzazione narrativa della

    evoluzione della mission attuale del-la citt (tale il lavoro che si stasvolgendo sul brand di Milano) ladomanda sul metodo riguardante ilpiano strategico della citt metropo-litana offre qualche spunto.Chi. La legittimazione alla scritturadel piano deve essere istituzionale ela democrazia rappresentativa va

    qui rispettata. La citt metropolitanaesprime ora un organo di rappre-sentanza, pur di democrazia di se-condo livello. quello che c. augurabile un indirizzo statutarioche porti allelezione diretta di quellarappresentanza e soprattutto delSindaco-governatore (qui s la paro-la adatta, pi per il ruolo dei presi-denti delle giunte regionali), ma orada l devono provenire i punti quali-ficanti dindirizzo generale da svi-luppare. Il lavoro di scrittura potreb-be essere - in analogia con le espe-rienze pi qualificanti e pi parago-nabili nel mondo - in capo ad agen-zie a vocazione di tutela di interessigenerali in cui lalimentazione dipensiero e di progettazione corri-sponda a un effettivo pluralismo di-sciplinare e culturale. In materia po-trebbero concorrere soggetti chepresidiano i temi pi rilevanti: la ri-generazione identaria, le strategieeconomico-occupazionali, le strate-gie infrastrutturali (in senso ampioresidenziali, della mobilit, delle o-pere pubbliche, delle reti comunica-tive ed energetiche), la gestione deipatrimoni culturali e ambientali, ledinamiche globali in cui si tengonoalti gli standard di processo orga-nizzativo attorno cui fissare obiettivi.La regia di scrittura dovrebbe corri-spondere a requisiti fissati: obiettivi

    vocazionali e uso delle risorse se-condo un approccio di compatibilitauto-generante.Come. Una condizione partecipati-va andrebbe posta. Lobbligo di a-scolto - veloce e programmato - deltessuto sostanziale non tanto delleburocrazie territoriali quanto dei por-tatori di pensiero e di proposta in

    tutto il panorama dei nodi che sonoal tempo stesso identit e sviluppo.Nutrita dallobbligo di tenere in con-nessione il rilievo del panorama sta-tistico (la realt osservata in seriestorica e in previsione) e il rilievodella percezione dellopinione pub-blica (quando, come si sa, questaseconda sta prendendo pericolosa-mente il sopravvento in questo ge-nere di approcci proprio sulle infor-mazioni di realt).Quando . Se si volesse utilizzare lafinestra di Expo anche rispetto a unargomentato messaggio sulla cittmetropolitana i tempi diventano ser-ratissimi. Prima della fine di questoanno ci vorrebbero punti di indirizzoe di metodo generale. Con svolgi-mento delle aree vocazionali entro iprimi quattro mesi dellanno prossi-mo. Alla partenza di Expo dunqueuna bozza del documento e lavviodella discussione trasparente. Conchiusura irrevocabile del documentoa fine ottobre. Due mesi finalidellanno da dedicare ai negoziaticon soggetti rilevanti per la compa-tibilit inter-istituzionale del docu-mento.

    *Presidente Comitato Brand Milano

    M4, LINATE E I VINCOLI DI BILANCIOMarco Ponti

    Nella attuale polemica sulla lineametropolitana destinata a collegare

    Linate, il centro, e la zona Loren-teggio, forse vale la pena di richia-mare alcuni punti fermi: si tratta diuninfrastruttura importante, cheserve settori della citt molto abitatie relativamente poco serviti e per laquale, al contrario delle abitudiniitaliane, sono state fatte analisi deltipo costi-benefici sociali, appog-giandosi a un modello di simulazio-ne del traffico. Certo, non sono stateprese in considerazione (soprattuttoper il lato Linate) alternative menocostose, anche perch le valutazioninon sono state fatte ex-ante e inmodo comparativo tra diverse solu-zioni, ma comunque si tratta diuninnovazione di tutto rispetto. Ecomunque, trattandosi di un conte-

    sto urbano molto denso, i risultatisembra risultino nettamente positivi,

    il che significa che i costi sono infe-riori ai benefici (risparmi di tempo,ambiente ecc.) per la collettivit.Tuttavia, come spesso succede perle metropolitane, un buon progettodal punto di vista della collettivitrisulta insostenibile per le finanzecomunali, in grave crisi: costa trop-po. stato molto grave che si siapartiti comunque con i cantieri: faparte di una cultura bipartisan diffu-sa (riassumibile nello sloganlimportante partire, qualcuno poipagher). Un atteggiamento davve-ro irresponsabile. Occorreva da su-bito fare insieme analisi economiche(costi - benefici sociali) e finanziarie(costi - ricavi), valutando alternative

    meno costose, cui qui si pu soloaccennare.

    La prima un radicale miglioramen-to dei collegamenti di superficie Li-nate - Centro (la linea 73), con va-ste tratte in sede propria, qualchesovrappasso o sottopasso nei punticritici ecc. (non necessariamente untram, per ragioni di costo, flessibili-t, pendenze ecc.). Poi una soluzio-ne di collegamento con la ferroviaverso lest di Milano, non molto di-stante dallaeroporto. Poi un colle-gamento verso sud (Rogoredo), cheavrebbe interessato anche la sta-zione dellAlta Velocit. Infine unalternativa banale: se troppo oneroso far tutta la linea, ini-ziamo con una tratta, Linate - Cen-tro o Lorenteggio - Centro, in fun-zione del traffico e dei costi.

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    come ad esempio si vuole fare inLombardia con la proposta di leggeregionale in discussione in questigiorni, assecondando la ingordigiadi cementificazione dei costruttori edegli immobiliaristi, ma di fare esat-tamente il contrario. Farsi forti deiloro interessi privati a favore delbene comune.

    E questa ripartenza genererebbesicuramente delle nuove entratefiscali con cui lo stato potrebbesupportare le municipalit private diuna parte degli oneri di urbanizza-zione su cui spesso fanno affida-mento per la sopravvivenza dellamacchina amministrativa.Quelle municipalit virtuose che, aldi l della propaganda elettorale, sidimostreranno realmente interessa-te e praticamente votate non soloalla riduzione del consumo di suolo

    ma soprattutto a Recuperare Terre-no e a migliorare realmente la quali-t di vita dei loro cittadini.Recuperare Terreno significher:1. Rinnovare il patrimonio edilizioesistente e renderlo sostenibile,non energivoro e non impattanteriducendo sensibilmente i costi digestione territoriale a carico della

    Amministrazioni pubbliche e dellostato.2. Ridurre i consumi energetici elimpatto idrogeologico degli edifici. 3. Introdurre tipologie costruttive piperformanti e rinnovare le tecnolo-gie edilizie ormai obsolete4. Qualificare i sistemi costruttivi ela qualit del prodotto edilizio italia-no.5. Ridurre i costi di costruzione equindi immettere sul mercato im-

    mobili di pi facile commercializza-zione o locazione.6. Recuperare edifici attualmentedismessi a favore di tipologie utiliz-zabili.7. Rivitalizzare lattivit edilizia equindi rimettere in moto una mac-china produttiva ormai ferma datempo.

    Recuperare Terreno significheranche rimettere in discussione erimodulare i principi del riconosci-mento degli oneri di urbanizzazioneche mantengono pienamente la lorovalidit e giustificazione solo se sitorner a destinarli, totalmente, allamanutenzione del territorio, negan-do lattuale possibilit di utilizzarneil 50% alla spesa corrente dei co-muni.

    QUESTIONI DI DENSIT: CAPACIT UMANE PER METRO CUBOGiuseppe Longhi

    La questione. A Rotterdam tra giu-gno e agosto si tenuta la Biennaledi Architettura (http://iabr.nl/en) sultema Urban by nature. Essa haaffrontato (brillantemente) la que-stione di una visione della progetta-zione nell'attuale epoca del-l' Antropocene (www.anthropocene.info), ossia diuna progettazione che parte dallasupremazia delle risorse naturali epropone soluzioni di convivenza frail patrimonio di risorse naturali e gliinterventi dell'uomo. Di conseguen-za la prospettiva della progettazioneurbana non sognare improbabiliritorni a un passato incontaminato dipura immaginazione, n il ricorsoalle semplici ricette del novecento,quindi non nella densificazione, nnella definizione di artificiali delimi-tazioni di confini, n in improbabilibattaglie contro lo sprawl , ma nellaconsapevolezza che un gran nume-

    ro di abitanti vive e vivr nella cittdiffusa come conseguenza dellacontinua diminuzione della densitmedia oggi in atto.Questa affermazione confermatada una serie di studi macro fra cuiquelli della World Bank (Angel,Shepherd, & Civco, 2005) in 120citt del mondo. La ricerca rilevache la popolazione urbana negli ul-timi 20 anni cresciuta dell'1,7%annuo, contro una caduta delladensit del 2,2%, per una crescitadell'impronta del 3,3%. decisivo

    perci esaminare il potenziale dellecitt a bassa densit, che WillemJan Neute lings definisce CarpetMetropolis, o citt mosaico, e Ber-nardo Secchi citt diffusa. Di con-

    seguenza dovremo imparare a ge-stire creativamente la morfologia deltappeto urbano, intendendo questarealt un eco-spazio, in cui stimola-re lintegrazione dei f lussi:- ottimizzando il suo metabolismo efinalizzando la progettazione allariduzione dellimpronta ecologica; - aumentando il sapere e stimolan-do linnovazione, per facilitarelaccesso alle risorse, alla cono-scenza e alla creativit, per renderele citt pi sostenibili;- promuovendo forme digovernance flessibili e capaci di operare in retecon altre citt.Luca Beltrami Gadola di fronte aquesto scenario mi pone il seguentequesito: oggi mi sembra che alme-no qui da noi stia passando unmessaggio che indica nella densifi-cazione la strategia per combattere iconsumo di suolo. Mi sembra una posizione diametralmente opposta a

    quella della Carpet Metropolis. possibile in qualche modo conciliarequeste due posizioni?. La risposta. La crescita del consu-mo di suolo generata da due di-versi processi: il consumo irrespon-sabile di risorse effettuato dalle po-polazioni che dispongono di grandiricchezze e la crescita tumultuosadelle megalopoli con le loro barac-copoli, generata dal gran numero dipoveri che compone i sette e pimiliardi di uomini che abitano il pia-neta. Il risultato di questi processi

    l'abbassamento della densit inse-diativa accompagnata dalla crescitadell'impronta ecologica. Ovviamentela 'carpet metropolis' non univo-camente classificabile, essa non

    spiegabile in termini dualistici tipoalta densit versus diffusione, maattraverso la complessit dei sistemicognitivi che ne determinano lastruttura, e di conseguenza la geo-grafia. Quest'ultima comprende lemorfologie della diffusione, della'manhattanizzazione', oggi di moda,dello shrinking , ossia del declinourbano. Ma bisogna essere consa-pevoli che gli attuali modelli insedia-tivi sono insostenibili, a politiche co-stanti, per la loro incompatibilit conla disponibilit limitata di materia edenergia. Di conseguenza la forzaguida con cui sviluppare la citt tra-sla dalle risorse fisiche alle risorseumane, ossia all'investimento in cul-tura, socialit e innovazione.Da qui l'invito dei curatori della bi-ennale di Rotterdam a superare lesemplificazioni dualistiche che han-no segnato l'inefficienza operativadella storia dell'urbanistica novecen-

    tesca: la dicotomia citt campagna(il tappeto metropolitano unconti-nuum di citt e campagna), casealte-case basse (la morfologia ur-bana costituita da un insieme dicase alte e basse), densificazionecontro sprawl ( rimasto uno slogan,di fronte all'avanzata globale dellosprawl ), cintura verde contro diffu-sione (il pi grande insuccesso dellacultura urbanistica: il 'verde' unalternarsi di flussi e di nodi, quindinon riducibile a una figura geome-trica chiusa).

    I curatori si allineano al principiofondamentale della progettazionecontemporanea: evitare le analisisemplici e le scelte lineari, perchcome sostiene il padre della model-

    http://iabr.nl/enhttp://iabr.nl/enhttp://iabr.nl/enhttp://www.treccani.it/enciclopedia/antropocene_(Lessico-del-XXI-Secolo)/http://www.treccani.it/enciclopedia/antropocene_(Lessico-del-XXI-Secolo)/http://www.treccani.it/enciclopedia/antropocene_(Lessico-del-XXI-Secolo)/http://www.anthropocene.info/http://www.anthropocene.info/http://www.anthropocene.info/http://www.anthropocene.info/http://www.treccani.it/enciclopedia/antropocene_(Lessico-del-XXI-Secolo)/http://iabr.nl/en
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    listica contemporanea Jay Forrester(padre del modelli dinamici ai diversilivelli: dell'impresa, della citt, e glo-bale) portano al collasso dei sistemi(sociali, territoriali economici) chefunzionano per iterazioni multiple.Quindi la progettazione urbana nondeve limitarsi alla manipolazionedelle superfici secondo regole pre-

    codificate, ma deve essere un brico-lage di scienze tese a spiegare lacomplessit della citt e a speri-mentare soluzioni innovative.

    A questo punto si pu assumerecome parametro guida della proget-tazione la densit, ma essa trasladalla storica densit in metri cubi,ossia in risorse fisiche, a una densi-t in sapere e innovazione, quindi

    determinata dalle capacit delle ri-sorse umane. L'unit di misura delprogetto urbano diventa la quantitdi capacit umane per metro cubo. questo un processo che in Europaha preso l'avvio con il programmaMetricity promosso nel 2007 daPaul Clarke, con la partecipazione,fra gli altri di Arup, e consolidatosi

    con l'approccio dell'open innova-tion for temente sostenuto dall'U-nione europea.Lo sviluppo della citt secondo que-sto approccio determinato dallasua capacit di attrarre nuove cono-scenze per accelerare i processiinnovativi che diminuiscono il con-sumo di risorse, aumentano l'auto-nomia energetica e alimentare e la

    resilienza. Il concetto di densit del-le idee si rivela cos un ottimo vetto-re per chi voglia seriamente affron-tare i problemi dello sviluppo, nonsolo urbano, a condizione di rinno-vare il modello digovernance. Infat-ti, il progetto come 'bricolage' segnail declino dei piani, che hanno se-gnato la storia della progettazione

    nella seconda parte del novecento,a favore della morfologia della piat-taforma aperta e collaborativa. questo un invito alle nostre istituzio-ni e corporazioni ad abbandonare iloro comportamenti settoriali e datatia favore di pratiche collaborative,aperte alle reti di relazioni interna-zionali.

    VARIANTE AL PGT? PU ESSERE UNA BUONA IDEAGregorio Praderio

    Nel DUP 2014-2017 (DocumentoUnico di Programmazione) approva-to a inizio di settembre dal Comunedi Milano, si legge che fra gli obietti-vi di sviluppo del territorio c anche,avendo verificata lopportunit diavviare una messa a punto delPGT basata sulla valutazione delle

    principali criticit risco ntrate oltreche sullapprofondimento di alcunetematiche particolar i, quello di unavariante al PGT. Se fosse davverofatta, sarebbe unottima idea. Comenoto, infatti, il PGT di Milano ha al-cuni gravi difetti dimpostazione, ingran parte certo ereditati dalla pre-cedente amministrazione, ma co-munque da correggere e rivedere. Iproblemi principali sembrano esse-re:- mancata verifica della sostenibilitfinanziaria degli interventi pubblici,sia per una sottostima dei costi, siaper una sovrastima delle entrate edelle possibilit di superamento deldeficit evidenziato in fase di nego-ziazione attuativa degli interventi;questa mancata verifica pu poi a-vere importanti riflessi sulla sosteni-bilit complessiva delle previsioni diPiano (che presuppone ad esempionella VAS (Valutazione AmbientaleStrategica) la completa realizzazio-ne delle infrastrutture pubbliche ditrasporto previste):- stima poco plausibile degli anda-menti demografici e della domandaabitativa (in particolare, di quellanon solvibile sul libero mercato); di

    converso, probabile sottostima dellacapacit insediativa di Piano;- nel Piano dei Servizi, poca atten-zione al tema dei grandi servizi discala metropolitana, tema difficil-mente affrontabile tramite le valuta-zioni locali dei cosiddetti NIL (Nucleidi Identit Locale) (a proposito, co-me staranno andando gli approfon-dimenti e gli aggiornamenti dinami-ci?).Per avere un'idea dell'ordine digrandezza di questi temi, si ricordache il deficit dichiarato dal PGT perla realizzazione di opere pubbliche(solo verde e infrastrutture di tra-sporto) di oltre due miliardi di eu-ro, oltre al doppio della stima deglioneri dovuti; a questo andrebberoaggiunti i costi delle altre opere diurbanizzazione necessarie (servizi,ecc.) per un totale molto probabil-mente insostenibile per qualunquenegoziazione attuativa (essendo dimisura paragonabile al valore stes-so della Slp da realizzare).Sugli andamenti demografici, anchele stime pi ottimiste parlano di unmassimo di 100.000 abitanti aggiun-tivi nel decennio (la maggior parteper riconducibile alla domanda fuo-ri mercato), quelle pi realistiche dicirca la met, se non addirittura diuna crescita zero, mentre il PGTdichiara di prevedere quasi il doppiodelle stime ottimistiche. Sembra poiche tali previsioni siano state effet-tuate con riferimento solo alla Slp dinuova edificazione, e non anche ai

    cambi d'uso di aree gi edificate (di-versi milioni di metri quadri di areedismesse).Oltre a tali problemi, ci sono altriaspetti che forse necessiterebberodi una vigorosa messa a punto: - la tutela paesaggistica e storico-culturale degli ambiti periferici, oggialquanto debole;- lapparato normativo, al momentopoco chiaro e abbastanza farragi-noso in diversi passaggi (ad esem-pio sul tema innovativo della trasfe-ribilit dei diritti volumetrici);- in generale, la sostenibilit ammi-nistrativa dell'attuazione del Piano(per fortuna, nello stesso DUP siparla di riorganizzazione dei pro-cessi gestionali e amministrativi delComune mediante la riforma dellamacchina amministrativa del com- parto Urbanistica e Edilizia - forse,per servirebbe qualcosa di pi diquanto poi descritto).Insomma il lavoro da fare sembradavvero tanto, e il tempo prima delleprossime elezioni amministrativeforse non molto, soprattutto se nonci si limiter a una aggiustatina.Ma che questo PGT serva poco arilanciare lattivit edilizia, nonostan-te le notevoli volumetrie previste,dovrebbero oramai averlo capitotutti. E che allopposto abbia distoltorisorse finanziarie a favore di pro-getti di sviluppo poco verosimili, unipotesi che forse andrebbe mag-giormente valutata.

    PIAZZA SANTAMBROGIO: UN RIDISEGNO CHE NON CONVINCE Renzo Riboldazzi

    Si prova sollievo a rivederla di nuo-vo sgombra, senza il cantiere che

    da molto tempo ne ostruiva la vistae il passaggio. Ed piacevole ritor-

    narci proprio in una di quelle matti-nate grigie che rendono Milano

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    dautunno cos bella agli occhi di chilama o almeno ne apprezza il f a-scino discreto. piazza SantAm-brogio, restituita ai cittadiniquestestate dopo anni di lavori pr e-ceduti e accompagnati da polemi-che, appelli e comprensibili protestesullutilit e lopportunit di un par-cheggio interrato di cinque piani

    per quasi seicento auto proprio l,accanto alle fondamenta di uno deimonumenti simbolo della citt e del-la cristianit ambrosiana. Oggi chela barbarie di quello scavo allespalle, quella che si presenta ai no-stri occhi una piazza storica rinno-vata con intenzionale sobriet, sen-za quelle inutili stravaganze a cui gliarchitetti talvolta si lasciano andarepi per soddisfare il proprio ego cheper altro.Il linguaggio austero della basilicadove riposa il patrono di Milano e,pi probabilmente, il timore di unrinfocolarsi del dissenso sullautosilodevono aver suggerito una soluzio-ne priva di eccessi che tra i suoi e-lementi essenziali annovera: unnuovo filare di alberi di cui eviden-temente si comprender appienolimpatto visivo solo tra qualche an-no quando le fronde avranno rag-giunto una certa dimensione cheraddoppia quello esistente e seguediligentemente la lunga cortina edili-zia che definisce il lato ovest dellapiazza; ununica rampa di accessoal parcheggio collocata laggi, lon-tano dal sagrato di SantAmbrogio,dove sbucano via Terraggio e viaSantAgnese raccordate daunimmancabile rotonda; un bloccoscale e ascensori anchesso diservizio al parcheggio sotterraneo esistemato dove piazzaSantAmbrogio piega verso largoGemelli che, pur non rappresen-

    tando il contrappunto ideale per ilmonumento ai Caduti o perlingresso dellUniversit Cattolicache si staglia sul fondale di quel ra-mo della piazza, pare non voler im-porre pi di tanto la propria presen-za e poi cordoli e muretti in pietra;siepi ben curate e belle panchine,semplici nella loro fattura a doghe

    orizzontali di legno.Il ridisegno di piazza SantAmbrogiopare essere frutto della ricerca di unqualche tipo di misura eppure,nellinsieme, questa soluzione nonconvince affatto. Non convince pri-ma di tutto il parcheggio sotterraneoo meglio ci che di ogni parcheggiosotterraneo affiora immancabilmen-te in superficie: se, cio, vero chela rampa e il blocco scale appaionopiuttosto defilati rispetto alla basilica e dunque relativamente poco im-pattanti sul monumento altret-tanto vero che la lunghissima gratadi aerazione che accompagna tuttoil marciapiede a fianco della basilicastessa toglie ogni argomentazione achi continua a sostenere in virt dipresunte capacit mimetiche lacorrettezza di questo tipo di inter-venti in contesti cos delicati.Ma soprattutto non convinceleccessiva frammentazione dellospazio riqualificato ammesso chedi riqualificazione si possa parlare il cui assetto appare viziato propriodalla struttura sottostante: la gratadi aerazione ha reso necessaria larealizzazione di unaiuola di bosso(altrettanto lunga) per nasconderlaalmeno un po alla vista; a questa si affiancato un tracciato pedonalerettilineo (in calcestre come fossenel bel mezzo di un parco) che asua volta stato delimitato daunaltra aiuola (speculare alla prima)che lo separa da un ultimo percorso

    dedicato al passaggio promiscuo diautomobili e pedoni. In sostanza,quello che ci troviamo di fronte unincalzante sequenza di lunghecorsie longitudinali che imprime allapiazza dove regnava lallegra con-fusione degli oh bej! oh bej! un ca-rattere rigido e artificiale del tuttoestraneo alla sua natura.

    Non che piazza SantAmbrogio siamai stata tra quelle che emozionanoappena vi metti piede sbucando daqualche via laterale. Non che abbiamai esercitato la seduzione di altreconsorelle pi o meno note per cuile citt italiane sono famose nelmondo. E non che la sua forma ori-ginale spezzata e piuttosto durada un lato e pi indefinita dallaltro abbia mai brillato per armoniadinsieme. Ma questa nuova siste-mazione, nella sua apparente com-postezza e moderazione, di certonon ne interpreta correttamente leforme e lanima. Invitando lo sguar-do verso punti focali che non merite-rebbero alcuna attenzione particola-re e forzando il movimento dei corpiin senso unidirezionale sembra piut-tosto rimandare allimmagine di certipaesaggi urbani tipici della moderni-t novecentesca dove lo spazio prevalentemente vocato al transitodi mezzi meccanici tanto da ren-dersi inadeguata sia verso le archi-tetture pi o meno belle che popo-lano la piazza, sia verso la piazzastessa di cui altera senza ragione laspazialit inibendone il carattere ur-bano. Sembra cio l per testimonia-re quanto un non ben meditato ridi-segno di certi luoghi in cui la vitadella citt si stratificata nei secoli tanto da far parlare le pietre e imattoni allunisono sia inutile e,per molti versi, perfino dannoso.

    ASEM: SE ROMA SCIPPA A MILANO IL BUSINESSGiulia Mattace Raso

    Europa Asia, affari doro dalsummit di Milano. Di questo si trattato: business. DellAsia-EuropeMeeting (ASEM) la cronaca milane-se ha dato pi rilievo al raccontodella citt blindata o del ritardo diPutin alla cena di gala che nonallessenza: "Promozione della coo-perazione finanziaria ed economicaattraverso una maggiore connettivi-t Europa-Asia", i leader politici sisono concentrati sulla cooperazionefinanziaria ed economica, sul com-mercio multilaterale e sulla promo-zione della crescita e dell'occupa-zione. E Milano che parte ha fatto?Negli stessi giorni, back to back, in

    Assolombarda si tenuto lAsia-

    Europe Business Forum (AEBF),che ha interessato una platea di cir-ca 800 tra rappresentanti di alto li-vello delle imprese e amministratoridelegati provenienti da Europa e Asia. Presenze che rispecchiano lestrette relazioni commerciali: cinquePaesi dell'Asem sono tra i primi 10partner commerciali dell'Europa perl'export: la Cina con 148,3 miliardi,la Russia (119,8 mld), il Giappone(54,1 mld), Corea del Sud (40 mld)e India (35,9 mld) e testimonianolinteresse per un'opportunit unicaper gli imprenditori asiatici ed euro-pei di costruire reti di relazioni escambiare visioni e opinioni econo-miche e di investimento. Questa

    la piattaforma ideale per entrare incontatto con i leader politici prove-nienti da Europa e Asia su comeaffrontare al meglio le sfide di oggi edi domani. La cornice lEuropa, promotore delBusiness Forum Europebusinessche raggruppa le associazioni di ca-tegoria di 33 paesi membri, i padro-ni di casa sono Van Rompuy, Bar-roso e Renzi in nome della presi-denza del semestre europeo. Bastaguardare il programma dellAEBFper rendersi conto di protagonisti einterpreti: prendono la parola Deu-tsche Telekom, Air liquide, Finmec-canica da un lato, Lukoil, Samsung,Benguet corp dallaltra. Si vola alto.

    http://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_assolombarda.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_assolombarda.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_assolombarda.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_program.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_program.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_program.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_assolombarda.pdf
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    Ma daltro canto quante sono le oc-casioni per gli imprenditori milanesie lombardi di avere a portata di ma-no esponenti di paesi emergenticome Vietnam, Malaysia, Bangla-desh, Brunei, Kazakistan e Singa-pore su cui ha puntato Renzi sulfronte dei bilaterali?Se lo deve essere chiesto anche

    Unindustria, lequivalente laziale di Assolombarda, che in calce al mo-dulo di iscrizione dellAsia EuropeBusiness Forum ha inserito una boxa pi di pagina Notice for asian par-tecipants only , rivolta ai soli asiatici.Linvito suona pressappoco cos: altermine del Forum venite a Roma,tutto spesato, offerto dalle autoritlocali. Il programma delliniziativainclude incontri con aziende italianecos come con alti rappresentantidelle istituzioni locali e nazionali.Di fronte allattivismo romano si r i-percorre la rassegna stampa manon si ha notizia di un equivalente

    milanese in cui le autorit locali sisiano adoperate per costruire occa-sioni di business in corrispondenzadi Asem. Milano nelle parole delSindaco o dellassessore DAlfonso(con delega alle attivit produttive) tratteggiata come una quinta sceni-ca, lAsem come opportunit di mo-strarsi al mondo, gli occhi del mon-

    do puntati su Milano, se ne sottoli-nea il valore come meta turistica diprestigio, a place to be come ladeclama la Lonely Planet per il2015.Eppure proprio in quegli stessi gior-ni (sic!) il sindaco Pisapia era a NewYork a promuovere lo Urban FoodPolicy Pact (Protocollo internaziona-le sulle politiche alimentarti sosteni-bili), che sar firmato dai sindacidelle altre metropoli del pianeta du-rante Expo, affermando quanto Mi-lano in questo periodo abbia riac-quistato quel ruolo di capitale inter-nazionale che merita al pari delle

    grandi metropoli del mondo. Aseminsieme al Semestre europeo lo di-mostrano e rappresentano anchetappe di avvicinamento a Expo,quando saremo la finestra sul mon-do. Asem, il semestre europeo ed Exposono in fondo avvenimenti acciden-tali. Gli occhi del mondo noi li ab-

    biamo puntati addosso quotidiana-mente: sono quelli dei 93 consolatipresenti in citt (20 africani, 18 a-mericani, 15 asiatici, 38 europei e 2dallOceania). Basterebbe il numerodei consolati a fare di Milano unacapitale internazionale!Perch non valorizzare queste rela-zioni in maniera organica promuo-vendo happening internazionali acadenza annuale? Raccogliamoleredit immateriale di Expo e met-tiamo a sistema tutti i consolati fa-cendoli convergere sullo stesso o-biettivo: il risultato sarebbe espo-nenziale.

    IL VERTICE ASEM A MILANO: NON SOLO PROVE GENERALI DI EXPO Ilaria Li Vigni

    Il meeting del 16 e 17 ottobre scorsi stato certamente molto importanteper il nostro paese e per la nostracitt: la combinazione di Presidenzaitaliana del semestre europeo esvolgimento del vertice in suolo eu-ropeo ha fatto s che i capi di Statoe di Governo e le loro delegazionisincontrassero in una Milano cheda tempo non era cos al centro delgioco europeo e internazionale. Im-ponenti sono state le misure di sicu-rezza in tutta la citt, in particolarenella zona del Centro in cui allog-giavano tutti i capi di Stato e di Go-verno e le loro delegazioni: moltestrade erano chiuse al traffico, lelinee dei mezzi pubblici di superficiemutate e decine di pattuglie di ForzedellOrdine sorvegliavano la citt.

    Anche nelle giornate precedenti al

    vertice sono state effettuate attenteverifiche anti-terrorismo in tutta Mi-lano, considerato il rischio intrinsecodellincontro nella difficilesituazioneinternazionale.Ma di che vertice si trattato? Legit-tima la domanda per un milanese sudue che non aveva mai sentito no-minare lASEM e non sapeva di chesi stava parlando. Il primo vertice

    ASEM, sigla che sta per Asia-Europe meeting, si svolse nel 1996a Bangkok, quando i Paesi parteci-panti furono solamente 25. Nel tem-po, e anche con lallargamentodellUnione europea, il vertice cr e-sciuto in importanza, sia a livellostrategico - militare sia con riferi-mento alle relazioni commerciali tra

    gli Stati e tra i continenti. In questovertice milanese sono stati oltre cin-quanta i capi di Stato e di Governoeuropei e asiatici presenti, con lerispettive delegazioni, assistenti egiornalisti al seguito, per un totale dicirca diecimila persone.Lattenzione della politica e deimass-media stata concentrata in-dubbiamente sui contatti tra il presi-dente russo Putin e quello ucrainoPoroshenko, che hanno affrontato ilproblema della crisi ucraina, ma an-che sul premier giapponese Abe esul primo ministro cinese Li Keqiangche hanno toccato le questioni rela-tive ai contatti commerciali, semprepi frequenti, tra i rispettivi paesi ealle difficolt politiche di coordina-mento tra le due economie.Le cifre parlano chiaro: secondo le

    ultime statistiche europee, i partnerasiatici nel 2013 pesavano per il44% delle importazioni europee eper il 30% dell'export europeo. Evi-denti i reciproci vantaggi gi esi-stenti anche se oggi, a causa dellacrisi europea, il piatto della bilanciapesa a favore del dinamismo dell'A-sia. Ai tavoli della crisi ucraina treerano i tavoli di lavoro principali: leelezioni locali indette dai separatistinell'Est, che si vorrebbero riportareall'interno di un quadro nazionale,gestiti soprattutto da Franois Hol-lande, Angela Merkel, Vladimir Pu-tin, e il presidente ucraino Petro Po-roskenko; il tema dei droni per sor-vegliare le frontiere, gestito in unmeeting fra il ministro degli Esteri

    ucraino Pavlo Klimkin, quello russoSerghiei Lavrov, Federica Mogherinie il responsabile dell'Osce DidierBurkhalter; un tavolo tecnico sull'e-nergia con rappresentanti russi, u-craini ed europei, soprattutto di Bru-xelles. Insomma, notevoli problema-tiche di natura economica e politicasono state affrontate nel vertice.Ma secondo me vi di pi. In que-sto meeting, per la prima volta daanni, la nostra citt si trovata adaffrontare un grande evento politico,senza magari un particolare afflussodi gente, ma con innegabili proble-matiche di sicurezza. E, v da dire,questo evento stato gestito com-plessivamente in modo soddisfa-cente e positivo dalla nostra citt,sia per quanto concerne lorga-nizzazione messa in atto dal Comu-

    ne sia per quanto riguarda la pre-senza delle Forze dellOrdine. Non si sono verificati n incidenti dirilievo, n -eccetto, ovviamente, uninevitabile problema di traffico citta-dino e qualche disagio viabilisticodovuto alla chiusura di alcune stra-de - la citt non rimasta paralizza-ta dalle misure di sicurezza.Questo dato, in un momento di in-dubbia tensione interna ed interna-zionale quale quello che stiamo vi-vendo indubbiamente da valutarepositivamente, soprattutto in vista diExpo 2015, in cui vi saranno pro-blematiche di sicurezza oltre al par-ticolare eccezionale afflusso di per-sone.

    http://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_INFORMATION_NOTE_03_10_14.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_INFORMATION_NOTE_03_10_14.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_INFORMATION_NOTE_03_10_14.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_INFORMATION_NOTE_03_10_14.pdfhttp://www.arcipelagomilano.org/wp-content/uploads/2014/10/AEBF_INFORMATION_NOTE_03_10_14.pdf
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    Insomma, il vertice ASEM statauna piccola prova generale perExpo e, tutto sommato, riuscita

    bene. Prendiamolo come un buonaugurio per lanno prossimo.

    Scrive Roberto Castelli Dezza a proposito di M4Caro Gadola, devo dire che non so-no d'accordo con il suo editorialesulla MM4 pubblicato il 22.10.2014.Una delle priorit di Milano era, econtinuer a essere il miglioramentodella mobilit nell'area metropolita-na, con il passaggio a una mobilitbasata su mezzi pubblici e mezzinon inquinanti e il conseguente mi-glioramento della qualit della vita.Non si tratta di imporre priorit (delgenere da lei evocato: ma se fac-ciamo questo poi come investire incultura o istruzione) quanto di rico-noscere che la citt va vista vera-mente come un insieme olistico equindi riconoscendo che, con l'inter-vento sulla qualit della vita dei pro-

    pri cittadini inneschiamo anche ri-flessi positivi su i diversi aspetti del-la vita (anche culturale, anche eco-nomica) di Milano stessa.Questo per dirle che il problema del-le risorse e del finanziamento che -anche a me di primo acchito e nonconoscendo bene le tecnicalit dellaquestione, sembra sbilanciato a tut-to vantaggio del project financing (non un po' la questione delleconcessioni autostradali e del de-creto Sblocca-Italia?) va risolto inquanto tale e cio ridiscutendo itermini del contratto, avvalendosidel potere dato di essere l'autoritpubblica. Ereditiamo l'incapacitdelle precedenti amministrazioni o

    meglio il loro desiderio di mostrarsicome coloro i quali realizzavanocomunque le cose: un atteggiamen-to pericoloso che si perpetua - ap-punto - nel decreto Sblocca-Italia.Ma non per questo dobbiamo butta-re il bambino con l'acqua sporca! Ovogliamo continuare ad avere le co-de di migliaia di automobilisti e mo-tociclisti che dal Lorenteggio o dalsud Milano si intasano sulle stradedi Milano? L'esperienza ci dice chegrandi infrastrutture come la MM3all'inizio sembravano sovra-dimensionate ma - nell'arco di 15-20anni - si sono rivelate preziose an-che nel migliorare le condizioni divita dei milanesi.

    Scrive Carlo Ruggeri a proposito di M4

    Milano lunica citt metropolitanain Europa a non avere la metro sot-to laeroporto. Prima di dire NO alla

    linea 4 occorre meditare. Semmairidurre le spese inefficienti e inutili

    del Comune di Milano che sono tan-te!

    Scrive R. L. Alfonsi a proposito di M4Guardiamo il sistema trasporti diParigi,e pensiamo a quando statoprogettato e alla sua attualit. Per-

    ch in Italia non copiamo almenol'impianto logico?

    Scrive Alessandra Nannei a proposito di M4

    Secondo le ultime notizie l'ATM do-vrebbe essere assorbita dalle FS.Data la notevole efficienza delle no-

    stre ferrovie, i milanesi saranno ob-bligati a utilizzare finalmente le bici-

    clette gialle. Quindi il problema dellelinee metropolitane non si pone.

    Scrive Giso Colombo ad ArcipelagoMilano

    Caro Direttore, grazie per il suogiornale e quanto scrive ogni setti-mana mi trova spesso d'accordo; midomando: il sindaco o qualcuno deisuoi assessori leggono Arcipelago-

    Milano? Giudicano utili i numerosistimoli che voi fate loro giungere? Sifanno vivi? Sopratutto come rispon-dono alla cittadinanza sui numerositemi sollevati, se no che partecipa-

    zione e dove finito il Pisapia del-le belle speranze e del dialogo dellacampagna elettorale? Possiamoancora sperare?

    Scrive Valeria Molone a proposito del cavalcavia Bussa

    Ringrazio di cuore Alberto Carusoper il suo intervento, che ha cosben espresso le perplessit mie e dialtri abitanti dell'Isola. Al di l delfatto che in molti non sentivamo af-

    fatto l'esigenza di "riempire" il Bussa(cos piacevole da percorrere pro-prio perch solitario e aperto), nelmerito del progetto mi sono chiesta:

    ma perch mai interrompere conuna struttura alta la (rara) vista lun-ga? E con una sorta di impalcaturapoi! Una vera provocazione per chidi noi ha subito i cantieri infiniti degli

    ultimi anni. Gli occhi e la mente so-no esausti di vedere tubi, griglie chedeformano e imbrigliano anche ilpensiero. Ma chi ha vinto il progetto

    sar venuto di persona a fare unsopralluogo? O avr solo letto i re-quisiti del bando? Sul verde stilePlayMobil che ci circonda non valenemmeno la pena di entrare nel me-

    rito. E chiss cosa sarebbe succes-so se non avessimo alzato la vocesui platani di viale Zara .... .

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    Scrive Walter Monici a proposito del Cavalcavia Bussa

    D'accordo con l'articolo di AlbertoCaruso. Le critiche ci sono tutte, etutte fondate: Il Cavalcavia Bussacelebra se stesso. I nuovi grattacielisono brutte copie di un modellosbagliato, il centro Civico non signi-fica nulla, il verde verticale un nonsenso, l'estetica dell'impalcaturapervade le architetture milanesi.Siamo al fallimento della progetta-zione, alla distruzione dei valori fon-danti dell'estetica: ragionevolezza,proporzione, armonia, contestualiz-zazione, significato, cura del detta-glio, sono termini evidentementedimenticati e negletti. L'architetto e ilpianificatore milanese dimentica i

    migliori modelli europei, quelli cheportano le persone ad amare lapropria citt, il rispetto delle preesi-stenze, il recupero, la ricostruzionestoricamente conforme se necessa-rio, e pensa di produrre modernitcon forme aggressive, sproporzio-nate, invadenti, tronfie, in una orgiadi autocelebrazione del proprio egosmisurato.I cittadini milanesi plaudono o mu-gugnano, ma proseguono in silenzioa pensare ai propri affarucci, il lais-sez faire, applicato all'architettura, ela citt ne viene sconvolta. Temoche siamo al punto di non ritorno: sesolo 10 anni fa avevamo la possibili-

    t di recuperare tutto il quartiere Iso-la come un piccolo quartiere Latinooggi i due mostri del giardino verti-cale incombono e distruggono ognipossibilit di sopravvivenza di unsenso di citt amichevole. Perchsolo a Milano tutto ci: abbiamo for-se costruito torri a Roma, Firenze,Venezia,? O forse no! Forse nontutto perduto, se una nuova am-ministrazione illuminata vorr cam-biare il corso degli eventi si dovrporre mano all'opera demolitrice ditutto ci che disturba e opprime perrecuperare il senso del vivere civile:ci che in dieci anni stato costruitopu essere abbattuto in sei mesi.

    Scrive Guido Tassinari a proposito della Goccia di Bovisa

    Federico Oliva nel suo articolo, scri-vendo di vuoto urbano e di "conser-vazione della vegetazione sponta-nea cresciuta in questi venti anni ",per mancanza di conoscenza dell'a-rea o perch tanto entusiasta di unaprospettiva di espansione del Poli-tecnico da dimenticarli, perpetua ladisinformazione ventennale di tuttele amministrazioni pubbliche riguar-do "la Goccia".La vegetazione spontanea certa-mente c' ed molto rilevante [si

    stimano migliaia di piante] ma essa cresciuta e cresce accanto a una,ancora pi importante, piantata da-gli antichi proprietari dell'area conun disegno preciso: 2049 alberinellarea delle officine del gas allaBovisa. Nel volume Milano tra lucee calore, del 1993, lultimo capitolo dedicato all'area verde sulla qualel'Aem [Azienda energetica milane-se], in preparazione alla dismissio-ne, aveva commissionato al CorpoForestale dello Stato unanalisi e

    censimento del patrimonio arboreo,che sottoline fatto di alberi che per portamento, conformazione, mae-stosit potrebbero costituire degliautentici monumenti verdi nel futuroGiardino della Bovisa, con la cer-tezza che chi progetter la realiz-zazione del piano di riconversioneurbana sar in grado di valorizzareunarea gi ora tanto preziosa, riccadi un verde di altissimo interesse per la qualit della vita di tutti i citta-dini milanesi .

    Scrive Adriana Grippiolo Walter Marossi Divertire facendo critica solida e con intelligenza raro. Bravo Marossi.

    MUSICAquesta rubrica a cura di Paolo Viola

    [email protected]

    The pop art of the fugue

    Non certo frequente imbattersi inuna serata musicale cos ricca difantasia e di intelligenza come quel-la di gioved scorso in cui, in un am-biente straordinariamente suggesti-vo - una vecchia discotecaallintrovabile indirizzo di una impr o-babile periferia milanese trasforma-ta in elegantissimo teatro-studio diregistrazione - Ruggero Lagan hapresentato eseguendole al pianofor-te alcune delle 48 impeccabili fugheda lui scritte, dedicate e regalate adamici ed estimatori, su temi impos-

    sibili di vecchie canzoni (Oh solemio), melodie dopera (il valzer diMusetta), nenie popolari (Fra Marti-no campanaro, Happy Birthday to

    you), pezzi rock (che non saprei ci-tare), classici (Mozart, landante delconcerto in la maggiore K. 488), co-lonne sonore di film famosi (Schin-dler list) e cos via.Dice Lagan che le ragioni che lohanno spinto a dedicarsi a questaforma musicale risiedono in una for-tissima attrazione per la struttura elarte della fuga insieme a una altret-tanto spiccata insofferenza per larigidit con cui essa viene insegnataed usualmente imposta agli allievidei Conservatori; da studente non

    riusciva a digerire i voluminosi trat-tati ma era incollato al Clavicembaloben temperato di Bach per carpirnei segreti e soprattutto per rivelarne

    la libert espressiva e linclinazionealla trasgressione. Voleva capirecome mai nelle fughe di Bach non sisente mai il peso della regola mavince sempre la musica e la magiadel gioco delle parti. Dopo una fullimmersion nel contrappunto baroc-co ha cominciato a giocare anchelui, con leggerezza, ironia, fantasia,a cominciare dalla scelta dei sog-getti: stata una sorta di scom-messa.Per dicembre uscir e lo si trovernelle librerie della Feltrinelli, un

    CD/DVD con le 48 fughe; ma daquelle che abbiamo ascoltato laltrasera - presentate con arguzia daUgo Martelli, quellaffabulatore che

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    ben conoscono gli ascoltatori dellaClassica di Sky- abbiamo capitoche la scommessa gi stata vinta.Si tratta di composizioni sicuramen-te alte (la Fuga quanto di pi al-to si possa immaginare nella storiadella musica) ma insieme assoluta-mente popolari (il che giustificapienamente il titolo di Pop Art). Non

    un gioco, molto di pi, un pic-colo trattato sul rapporto fra creativi-t e rigore, fra fantasia e tecnicacompositiva. Sembra paradossale,ma lascolto di queste pagine aiutaad approfondire il significato musi-cale dellopera di Bach e di tuttiquelli che prima e dopo di lui si sonocimentati nella composizione squisi-tamente contrappuntistica.Succede questo: un tema arcinoto,classico o popolare che sia, usatocome soggetto della fuga, deter-mina spontaneamente - in forza del-la sua notoriet - un preciso climaculturale, uno specifico ambientesonoro, una particolare situazionepsicologica. La sua elaborazionecon luso del canone a pi voci econ lintroduzione di un controsog-getto, determina a sua volta un cli-ma diverso, un altro ambiente, unasituazione alternativa, pi astratta,di tipo concettuale. Il reiterato ritor-no del soggetto, per, riporta con-tinuamente allatmosfera iniziale con

    ci creando uno straordinario spae-samento. Ed proprio questo spae-samento a costituire il fascino dellafuga, il suo innalzarsi alle vette a-stratte di complesse sonorit e ilsuo continuo ridiscendere alla sem-plice cantabilit e riconoscibilit deltema.Scrive Lagan nella presentazione

    del suo lavoro, che struttura con-trappuntistica rigorosa, gioco di in-trecci di voci, soggetti, controsog-getti, risposte, divertimenti con osenza imitazioni, aggravamenti, di-minuzioni, inversioni, stretti, pedali,tutto ci si trova nella fuga, ma maiin Bach appare nello stesso modo.Un soggetto di fuga (che apparesempre allo stato puro nellesordioin una sola voce) come un piccologerme, un frammento di DNA che,sviluppato secondo lo stile adegua-to, d sempre esiti diversi, sorpren-denti . Cos appaiono questi suoidivertissement , costruiti su temi po-polari, che non possiamo non con-frontare con le 48 fughe dei due libridel Clavicembalo ben temperato,scritti a distanza di ventidue anniuno dallaltro secondo la rigorosasequenza delle 12 tonalit che par-tono dalla prima in Do Maggiore, poila seconda in Do Minore e cos diseguito salendo di semitono in se-mitono - dunque secondo la scala

    cromatica (Do, Do#, Re, Mib e cosvia) - fino a completare tutte le tona-lit maggiori e minori. curioso os-servare che persino Bach non utiliz-zava sempre materiale di prima dimano come soggetti delle sue fughedimostrando cos che la scelta deltema non era dovuta tanto al carat-tere intrinseco alla composizione

    ma piuttosto alla strategia della suatecnica costruttiva.Lattenzione maniacale di MicheleForzani - il direttore artistico delleraffinate edizioni Limen music &arts - che ha progettato e seguitoquesto lancio con non celata pas-sione, la migliore garanzia dellaqualit finale della registrazione edella restituzione discografica; ma aquel centinaio di fortunati ascoltatoridellaltra sera bastato ascoltarelultima di queste fughe, in cui asorpresa si inserita come quintavoce quella dolcissima e appassio-nata del violino di Giorgia Righetti,per capire che oggi si pu scrivereed eseguire musica assolutamentecontemporanea e senza ammicca-menti a revival di qualsiasi natura,ma non per questo meno godibile,comprensibile, amabile; quella mu-sica, per intenderci, che scalda ilcuore e in cui felicemente ci ricono-sciamo da generazioni.

    ARTEquesta rubrica a cura di Benedetta [email protected]

    Giovanni Segantini tra colore e simbolo

    Una retrospettiva come Milano nonne vedeva da tempo: 18 sale ricchedi ricerca, dipinti e testi che ripercor-rono la vita e il lavoro del maggioredivisionista italiano, Giovanni Se-gantini. Si tratta di un ritorno idealequello di Segantini a Milano, il capo-

    luogo lombardo rappresent infatti ilpolo di riferimento intellettuale e ar-tistico per lartista; era la Milano del-la rivoluzione divisionista che stavalentamente dimenticando lo spiritoscapigliata per cogliere la sfida sim-bolista. Al fianco del Segantini ma-turo delle valli e delle montagnesvizzere si riscopre anche un giova-ne Segantini che a Milano compie ilproprio apprendistato e ritrae i Na-vigli sotto la neve o delle giovanidonne che passeggiano in via SanMarco.La mostra un racconto complessosul mondo di Giovanni Segantiniche accompagna il visitatore in ungraduale avvicinamento allartista,che lo invita ad avvicinarsi attraver-

    so i quadri, alle emozioni, ai pensierie alle riflessioni che alle opere sonovincolati.I grandi spazi, gli animali, le monta-gne sono elementi non di comple-mento e non casuali in Segantini maanzi, acquisiscono un valore mistico

    e quasi panteistico che permealintero lavoro, frutto del forte lega-me tra lartista e la natura.Questultima, madre spirituale perlartista (e orfano di quella biologi-ca), spesso resa (co)protagonistadelle opere al punto che giocandosui titoli e sulla compresenza trauomo e animali si arrivi interrogarsisu quale sia il vero protagonista.Luso dei colori, che si scopre con iltempo, sempre pi potente graziealla giustapposizione dei coloricomplementari e uno dei momenticulmine si raggiunge nellazzurrosenza eguali del cielo di Mezzogior-no sulle alpi (1891).La mostra pu essere percorsa egoduta in diverse maniere: in ordine

    cronologico seguendo levoluzioneartistica e personale dellartista ac-compagnati dallo scandire degli ac-cadimenti della vita dellartista, op-pure seguendo le sette sezioni te-matiche in cui lesposizione suddi-visa: Gli esordi , Il ritratto, Il vero ri- pensato , Natura e vita dei campi ,Natura e Simbolo attraverso i pan-nelli chiari e lineari che accompa-gnano ciascun gruppo di sale; o an-cora, lasciandosi trasportaredalluso magistrale della tavolozzadei colori, che ha reso Segantini ilmaggiore esponente del divisioni-smo italiano. una delle poche oc-casioni dove le scelte curatoriali eallestitive consentono al visitatore diunire la vita e il lavoro dellartistacreando un percorso omogeneo dalquale emerge la complessit delcarattere dellartista, composto, co-me tutti gli uomini, da vari ruoli: fi-glio, padre, uomo, artista. Qualsiasimodalit si sia scelta per la fruizionedella mostra se ne uscir con appa-

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    gata la necessit di bellezza e colo-re, ma pi vivida quella di percorre-re le montagna e le valli tanto amatedallartista.Una nota positiva: i toni alle paretiche vengono giustapposti uno dopol'altro, stanza dopo stanza, creandocome una rappresentazione visivaal sedimentarsi delle conoscenze

    dellartista. Una nota negativa: nessuna segna-lazione allingresso della mostra sul

    numero di sale e il tempo previsto divisita, lorario di chiusura sono le19.30 ma dalle 19 i custodi provve-dono incessantemente a fare pre-sente la questione facendo uscire ilpubblico dalle sale alcuni minutiprima dello scoccare della mezza. Alla stessa ora chiude anche il boo-kshop, non una scelta vincente lad-

    dove questultimo rappresenta noto-riamente una delle maggiori fonti di

    entrata per mostre e musei. Bene-detta Marchesi

    Segantini fino al 18 gennaio 2015Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12 -20121 Milano) Biglietti (con audio-guida in omaggio) 12/10/6 OrariLuned: 14.30-19.30 Marted, Mer-

    coled, Venerd e Domenica: 9.30-19.30 Gioved e Sabato: 9.30-22.30

    Alla Triennale di Milano tutte le Trame del rame

    Dalla pepita, forma in cui il rameviene trovato e raccolto, al Traccia-tore di vertici a silici dellesperi-mento BaBar, Trame un inno alcuprum, uno degli elementi chimicicon maggiore duttilit, conducibilitdi calore e energia, e al tempo stes-so lesaltazione delluomo e dellecapacit di trasformare questo ele-mento. Il percorso espositivo, allaTriennale di Milano fino al 9 novem-bre, si articola in quattro sezioniquasi concentriche attraverso lequali si esplorano molteplici sfaccet-tature del prezioso metallo.Nucleo centrale, cuore della mostra, la sala dedicata al design, nelsenso pi completo del termine, cheattraverso pi di 100 oggetti spaziadallilluminazione alla moda, dagliarredi alloreficeria, dagli strumentidi cucina alle forme per budini of-

    frendo al visitatore una panoramicadi grandi nomi che hanno giocatocon il rame creando oggetti di altis-simo livello. Tom Dixon, OdoardoFioravanti, Shiro Kuramata, RossLovegrove, Gi Ponti/Paolo De Poli,Ettore Sottsass, Oskar Zieta GiorgioVigna, Prada sono solo alcuni deinomi presenti.

    Larchitettura da un lato e la tecno-logia dallaltro circondano la saladedicata al design; nella prima at-traverso modellini, fotografie e videosi evidenzia quanto il rame siastrumento plasmabile e al contempocaratterizzante nelle mani degli ar-chitetti. La sezione di Tecnologia,realizzata in collaborazione con ilMuseo Nazionale della Scienza edella Tecnologia Leonardo da Vincidi Milano, raccoglie le applicazionipratiche delluso del rame: mineraliin vari stadi di produzione, macchi-ne elettromagnetiche e alternatori,interfacce di computer, telefoni, rile-vatori di particelle. Oggetti, alcuni,che portano con s il fascino di avercambiato la storia: tra tutte la pila di Alessandro Volta.Come a creare un abbraccio inclu-sivo attorno a tutto questo la se-

    zione dedicata allarte: una trentinadi opere di artisti contemporanei chehanno studiato, analizzato, speri-mentato il rame e le sue caratteristi-che. Ogni artista plasma a suo pia-cimento il rame, facendogli assume-re caratteri e colori unici e semprediversi: chi tessendolo una spiraleche tende allinfinito come Marisa

    Merz; chi rendendolo una parabolariflettente quasi mistica come faMarco Bagnoli nel suo Janua Coeli ;e ancora, chi giocando con le suequalit ossidative che attraversolelettrolisi con il piombo realizza di-segni sulle pagine del libro di An-selm Kiefer Unter den Linden.Camminando tra le opere si perce-pisce la sfida che il rame lancia eche lartista coglie: nellincontro tra idue si creano sodalizi meravigliosiche veicolano messaggi e pensierialla materia.Il percorso espositivo inaugura unnuovo modo di concepire la mostra:non pi legata solo alla bellezza e almessaggio delle opere esposte mavolta ad indagarne la loro essenzaconcreta.

    Trame - Le forme del rame tra ar-te contemporanea, design, tecno-logia e architettura Fino al 9 no-vembre alla Triennale di Milano -Orari Marted - Domenica 10.30 -20.30 Gioved 10.30 - 23.00 Ingres-so 8,00/6,50/5,50 euro

    Viaggio nell Africa ignota

    In anteprima per lItalia si inaugural11 ottobre la mostra ViaggionellAfrica Ignota. Il continente nerotra 800 e 900 ne lle immagini dellaSociet Geografica Italiana. Com-posta di 54 riproduzioni digitali difotografie dellepoca, lesposizioneracconta lAfrica nera e ancora mi-steriosa della fine dell800 e deiprimi del 900 attraverso una sele-zione degli scatti pi belli conservatidalla Societ Geografica Italiana.Realizzate per la maggior parte nelcorso di missioni esplorative italianee internazionali, le fotografie - di ri-tratto, di reportage e di paesaggio -

    mostrano come dovessero apparireai primi visitatori occidentali le popo-lazioni e i panorami di quello che

    allepoca era il continente meno co-nosciuto del pianeta.Strutturata attraverso le collezionidella Societ Geografica Italiana dacui sono state tratte le fotografie, dicui molte scattate durante le spedi-zioni geografiche di esplorazione,lesposizione di snoda in un affasci-nante percorso che attraversa moltidei paesi di cui si compone il conti-nente africano. Un viaggio che par-tendo dallAfrica Orientale allepocadelle colonie italiane ci portanellAfrica Sub Sahariana, quindinellAfrica delle foreste equatoriali efin gi nellAfrica Australe. A produr-

    re le immagini erano in alcuni casifotografi professionisti al seguitodelle spedizioni, in altri gli stessi

    protagonisti delle spedizioni, spessoappassionati e preparati utilizzatoridel mezzo fotografico. Aperta fino al14 novembre, ultima di tre esposi-zioni in programma per il 2014, lamostra inserita in History & Pho-tography, rassegna annuale che haper obiettivi principali raccontare lastoria del mondo contemporaneoattraverso la fotografia e renderefruibili al grande pubblico collezionie archivi fotografici spesso scono-sciuti perfino agli addetti ai lavori. Alessandro Luigi Perna

    Viaggio nell Africa ignota La Casa

    di Vetro di via Luisa Sanfelice 3, Mi-lano, 11 ottobre -14 novembre h 15-19, ingresso libero

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    Perch il Museo del Duomo un grande museo

    Inaugurato nel 1953 e chiuso perrestauri nel 2005, luned 4 novem-bre, festa di San Carlo, ha riapertole sue porte e le sue collezioni ilGrande Museo del Duomo. Ospitatonegli spazi di Palazzo Reale, pro-prio sotto il primo porticato, il Museodel Duomo si presenta con numeri ecifre di tutto rispetto. Duemila metriquadri di spazi espostivi, ventisettesale e tredici aree tematiche permostrare al pubblico una storia fattadarte, di fede e di persone, dalquattordicesimo secolo a oggi.Perch riaprire proprio ora? Nel2015 Milano ospiter lExpo, diven-tando punto di attrazione mondialeper il futuro, cos come, in passato,Milano stata anche legata a dop-pio filo a quelleditto di Costantinoche questanno celebra il suo

    1700esimo anniversario, con cele-brazioni e convegni. Non a caso laVeneranda Fabbrica ha scelto diinserirsi in questa felice congiunturatemporale, significativa per la citt,dopo otto anni di restauri e un inve-stimento da 12 milioni di euro.Il Museo un piccolo gioiello, per laqualit delle opere esposte coscome per la scelta espositiva.Larchitetto Guido Canalico lo haconcepito come polo aperto versoquella variet di generi e linguaggiin cui riassunta la vera anima delDuomo: oltre duecento sculture, pi

    di settecento modelli in gesso, pittu-re, vetrate, oreficerie, arazzi e mo-delli architettonici che spaziano dalXV secolo alla contemporaneit.E lallestimento colpisce e coinvolgegi dalle prime sale. Ci si trova cir-condati, spiati e osservati da statuedi santi e cherubini, da apostoli, damonumentali gargoyles - doccioni,tutti appesi a diversi livelli attraversoun sistema di sostegni metallici e diattaccaglie a vista, di mensole esupporti metallici che fanno sentirelosservatore piccolo ma allo stessotempo prossimo allopera, permet-tendo una visione altrimenti impos-sibile di ci che stato sul tetto delDuomo per tanti secoli.Si poi conquistati dalla bellezza diopere come il Crocifisso di Aribertoe il calice in avorio di san Carlo; si

    possono vedere a pochi centimetridi distanze le meravigliose guglie inmarmo di Candoglia, e una sala al-tamente scenografica espone le ve-trate del 400 e 500, alcune su di-segno dellArcimboldo, sopraffiniesempi di grazia e potenza espres-siva su vetro.C anche il Cerano con uno deiQuadroni dedicati a San Carlo,compagno di quelli pi famosi espo-sti in Duomo; c un Tintoretto ritr o-vato in fortunate circostanze, duran-te la Seconda Guerra mondiale, nel-la sagrestia del Duomo. Attraverso

    un percorso obbligato fatto di nic-chie, aperture improvvise e scultureche sembrano indicare la via, pas-sando per aperture ad arco su pare-ti in mattoni a vista, si potr gustareil Paliotto di San Carlo, pregevoleparamento liturgico del 1610; gli A-razzi Gongaza di manifattura fiam-minga; la galleria di Camposanto,con bozzetti e sculture in terracotta;per arrivare fino alla struttura por-tante della Madonnina, che pi cheun congegno in ferro del 1700,sembra unopera darte contempo-ranea. E al contemporaneo si arrivadavvero in chiusura, con le portebronzee di Lucio Fontana e delMinguzzi, di cui sono esposte fusio-ni e prove in bronzo di grande im-patto emotivo.Il Duomo da sempre il cuore della

    citt. Questo rinnovato, ampliato,ricchissimo museo non potr cheandare a raccontare ancora megliouna storia cittadina e di arte che eb-be inizio nel 1386 con la posa dellaprima pietra sotto la famiglia Viscon-ti, e che continua ancora oggi inquel gran cantiere, sempre biso-gnoso di restauro, che il Duomostesso.

    Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero6 euro, ridotto 4 euro Orari: Marted-Domenica: 10.00 -18.00.

    LIBRIquesta rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero

    [email protected]

    John WilliamsAugustus

    Castelvecchi, luglio 2014pp.384, euro 19,50

    Romanzo sicuramente storico " Augustus" di John Williams, ma piancora romanzo filosofico, come le"Memorie di Adriano". Romanzo informa epistolare, perch tutto sisvolge attraverso varie epistole, car-teggi, diari, che i personaggi del te-sto si scambiano in un ordine sottile,in un incastro di date e avvenimenti,che costringono il lettore alla mas-sima attenzione. E dire che, perammissione stessa dell'autore, al-cuni personaggi, lettere e documentisono stati da lui inventati, sempreaderenti per al linguaggio dei tempi

    e degli avvenimenti , descritti, comesi conviene a un grande docente distoria romana, come lui era. Ne de-riva un gioco spericolato di vero e di

    falso che incanta il lettore, che, cat-turato dalla prosa superba dell'auto-re, si lascia condurre in uno stato diestasi, lungo i 40 anni di imperio diGaio Ottaviano Cesare Augusto, nelperiodo pi affascinante della storiaromana, quello della "pax romana".Duro destino avere un destino ,diceva Calvino, quel destino cheincontr il diciannovenne Gaio Otta-viano, figlio di Attia sorella di GiulioCesare, quando gli sopraggiunse lanotizia dell'assassinio dello zio, alleidi di marzo del 44 a.C., mentre sitrovava ad Apollonia in Macedonia,

    inviato col dallo stesso Giulio Ce-sare, dopo la campagna in Iberia,per ritemprare lo spirito e il corpo, la

    conoscenza della lingua greca e lafilosofia.Erano con lui i tre amici di una inte-ra vita, le uniche persone delle qualisi fid nel corso degli anni. MarcoVipsanio Agrippa, il futuro vigoroso"generalissimo", colui che condussetutte le sue pi impervie battaglieper mare, contro il pirata Pompeo. lui che si assume qui nel romanzo, ilcompito delle memorie di quei tempiin cui "Ottaviano scopr Roma san-guinante tra le mascelle delle fazio-ni, uccise la bestia sovversiva, risol-levandone il corpo quasi senza vita,

    ne san le ferite e la rese di nuovointegra". Suo il Pantheon " per. cele-brare la liberazione di Roma dal tra-dimento egizio". Spos, per com-

    http://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]
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    piacere Ottaviano, la figlia Giulia inseconde nozze, e da lei ebbe cin-que figli. Una morte prematuracambi il destino suo e di Giulia,che forse non si sarebbe persa insfrenatezze amorose, nonostante leterze nozze con Tiberio, poi l'impe-ratore che successe a Ottaviano.Con Agrippa ad Apollonia c'era il

    grande e sofisticato poeta Mecena-te, protagonista magnifico anche delromanzo "Un infinito numero" diVassalli. E Salvidieno Rufo che do-po una mossa discutibile, si suicidper non dovere offendere Ottaviano.Con questi tre amici Ottaviano tornain sordina a Roma, per iniziare lamissione a lui affidatagli dal potentezio, tra mille intrighi di palazzo, cheegli seppe sventare con l'arma dellarisolutezza e la diplomazia nei rap-porti.John Williams ci propone un GaioOttaviano Cesare Augusto fermonelle sue decisioni, capo inconte-stabile del suo popolo, fedele a sua"figlia" Roma, alla cui fama nei se-coli dedic la sua vita di politico so-praffino, tra battaglie vinte grazie aisuoi generali e letture raffinate incompagnia di filosofi eccellenti. UnCesare Ottaviano morso da un'in-quietudine moderna, pensatodall'autore in chiave molto umana,alla maniera dell'Adriano dellaYourcenar. Bellissime le ultime pa-gine con le sue meditazioni sugli deie l'amore.

    Un imperatore afflitto come ogniuomo dalla solitudine, schiacciatosotto il peso di decisioni fatali, nonsolo verso la cosa pubblica, ma ver-so i suoi stessi affetti pi prossimi.Come quando costretto a esiliarel'amata figlia Giulia, accusata nonsolo di adulterio, reato sanzionatopesantemente proprio da Ottaviano

    stesso, ma addirittura di tradimentoe cospirazione per ucciderlo. Da quil'esilio a Pandataria per salvarle al-meno la vita, e poi a Reggio. Eppu-re Ottaviano lo stesso uomo chesa commuoversi quando incontraper caso la figlia della sua nutrice,Irzia ormai vecchia che mormora"Tavio", il suo nome da bambino,mentre le passa accanto per recarsial Senato. Episodio immaginario dipura poesia.Struggenti e frutto di arte narrativa,sono anche le lettere che Ottavianosettantaseienne, senza denti, mal-fermo sulle gambe, ormai prossimoalla morte, invi durante la naviga-zione verso Capri, al filosofo Nico-lao di Damasco, ritiratosi in Palesti-na, da dove inviava all'imperatoredatteri squisiti, da lui soprannomina-ti "nicolai" in onore dell'amico.Tutti i personaggi che ruotano attor-no a Cesare, la prona e dolente so-rella Ottavia, l'ambiguo potenteMarco Antonio, l'astuta Cleopatra, ilmite Virgilio, l'opportunista Cicero-ne, il pensoso Orazio, il mondanoOvidio, lo sprezzante Tiberio emer-

    gono via via dal tono delle loro lette-re, che si incrociano tra i destinatari,in un rimescolamento di date, conun sapiente gioco di rimandi.Fuori tema appaiono perci le criti-che del pur autorevolissimo LucianoCanfora, che da filologo quale egli, ha accusato il romanzo di man-canza di verit storica e soprattutto

    di violazione delle regole del ro-manzo epistolare. Verit che l'auto-re solo in parte si prefissato diperseguire, dando spazio alla suagrande vena narrativa, che attieneal "vero poetico" non al "vero stori-co", come ebbe a spiegare il Man-zoni." Augustus" scritto nel 1972,e ripub-blicato nel luglio del 2014, vinse ilNational Book Award nel 1973, mal'autore in vita fu snobbato dalla cri-tica (mor a 71 anni nel 1994). Solodal 2006, grazie alla New York Re-view of Book il suo "Stoner " dalla"suadente e spietata narrativa" balzato agli onori pi alti della narra-tiva americana e mondiale.E pensare che questo testo fu boc-ciato da ben sei editori, finche arrivla Viking Press che decise di pub-blicarlo. Poi venne Augustus. Matutta questa sua arte non salv Wil-liams dalle insidie dell'alcolismo,tant' che non riusc a terminare"The sleep of reason" . Splendori eabissi di un vero genio della penna.Marilena Poletti Pasero

    SIPARIOquesta rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi

    [email protected]

    Expo, Teatro alla Scala e stagione 2014/15

    Con ilRomeo e Giulietta di KennethMacMillan si chiusa al Teatro allaScala di Milano la stagione balletti-stica 2013/14. Anche con gli im-provvisi cambi di cast, il successo stato clamoroso: lattesissimo toile Massimo Murru nei panni di Romeo,famoso e brillante interprete del ruo-lo (proprio un suo cavallo di batta-glia), allultimo ha dovuto rinunziarealle recite con Marianela Nez(ROH Londra) per problemi di saluteed stato degnamente e fortunata-mente sostituito da Gabriele Corra-do, gi solista della Scala, attual-mente in esperienze estere con lacompagnia di Monte Carlo. Corradoaccolto da una grande ovazione dalpubblico scaligero che lo ha sempre

    amato e apprezzato alla finedellultima recita ha salutato nuo-vamente il suo pubblico per andareoltralpe.Il prossimo 18 dicembre si attendelapertura della stagione 2014/15,

    che sar pi ricca in occasionedellExpo 2015, con il grande classi-co natalizio Schiaccianoci di PtrIli ajkovskij nella versione coreo-grafata da Nacho Duato, che vedrcome interpreti principali ltoile in-ternazionale Roberto Bolle e MariaEichwald (principal allo StuttgarterBallett).Nacho Duato attualmente il diret-tore della Compagnia di Balletto delprestigiosissimo Teatro Michajlo-vskij a San Pietroburgo, spagnolo eallievo di Marice Bjart, quindi conuna spiccata propensione al con-temporaneo e al neoclassico; le suecoreografie si distinguono per il con-trasto di colori sul palco elesasperazione del sentimento

    (dando per scontata lelevata pr e-cisione della tecnica tersicorea). LoSchiaccianoci di Duato si configuracome una coreografia brillante, di-namica, divertente e piena di senti-menti eterni, a differenza della ver-

    sione Nuriev, pi incentrata sul ritodi passaggio della protagonista a-dolescente Clara dallinfanzia aunet pi adulta. Laltra grande novit, per la primavolta rappresentata al Teatro allaScala, sar a marzo 2015 il ballettocontemporaneo di Heinz Spoerli(Zurigo) Cello Suites (In den Win-den im Nichts) [= Pezzi per violon-cello. Nei venti di nessun luogo],sulle note barocche di Johann Se-bastian Bach la coreografia presen-ta i corpi plasmati nella musica inperfetta sintonia con i colori dellascenografia.Tra le novit rientra pure a settem-bre-ottobre 2015 la Bella addormen-tata di ajkovskij nella versione co-

    reografa da Aleksej Ratmanskij, ilcoreografo ufficiale dellimportanteTeatro Boloj di Mosca, che vedrcome interpreti principali i duetoi-les del Teatro Boloj, Svetlana Za-charova e David Hallberg, gi ospiti

    http://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]://c/Users/PERSONALE/Dati%20applicazioni/Microsoft/Word/bozze%20modelli/[email protected]
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    a Milano. Le coreografie di Ratman-skij si configurano per la cinemato-graficit: le creazioni ex novo sonoveri e propri film messi in danza, sipensi al grande successo di Illusioniperdute, basato sullomonimo r o-manzo di Honor de Balzac e ispira-to alla vicenda del compositore dellaSylphide, il primo balletto romantico.

    La Bella di Ratmanskij si ispira allaversione di Djagilev e dei Ballets

    Russes, presenter un preziosismotutto nuovo nella scenografia e neicostumi, mantenendo intatto laclassicit della coreografia e delsentimento espresso da Marius Pe-tipa. Accanto alle novit, torneranno igrandi classici del balletto e del re-pertorio scaligero. Si assister alla

    Giselle di Coralli-Perrot con RobertoBolle, Svetlana Zacharova, Maria

    Eichwald, David Hallberge NataljaOsipova ( principal ROH Londra eMichajlovskij San Pietroburgo); poiallExcelsior di Marenco con AlinaSomova ( principal Mariinskij SanPietroburgo) e chiuder la stagioneLHistoire de Manon di KennethMacMillan con Roberto Bolle, Svet-lana Zacharova, David Hallberg e

    Natalja Osipova. Domenico G. Muscianisi

    CINEMAquesta rubrica curata da Anonimi Milanesi

    [email protected]

    ll giovane favolosodi Mario Martone [Italia, 2014, 137']

    con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco

    Ci vuole davvero del coraggio a fareun film su Giacomo Leopardi, aggi-rare stereotipi e ricordi scolastici.Mario Martone forse ci riuscitosottolineando il carattere ribelle delpoeta, facendone un giovane favo-loso, secondo la definizione di AnnaMaria Ortese.Prigioniero nella sua Recanati, doveha potuto beneficiare di una biblio-teca eccezionale per ricchezza evariet di testi, Giacomo aspira almondo o allItalia. Ma quando venti-quattrenne finalmente se ne va aFirenze non trova quel che cerca.

    Gli intellettuali sono impegnati nellacostruzione dellItalia, magnificanole sorti progressive e non i pensieripessimistici del giovane Leopardi. Ilgran respiro sognato, lo scambiointellettuale ricercato a lungo nau-fragano nelle sale del gabinettoVieusseux. Le riflessioni leopardia-ne sono politicamente pericolose ("Ilmio cervello non concepisce massefelici fatte di individui infelici ").Fuori tempo, ecco come si senteGiacomo. Il suo dialogo di un islan-dese con la natura si colloca al di l

    della storia, della mera contingenza.Giacomo a partire da s, ma non acausa della sua condizione, riflettesu scienza, felicit, illusioni ("Nonattribuite al mio stato quello che sideve al mio intelletto"). Il giovanefavoloso non si deprime, non si ar-rende, a volte vorrebbe perseguireleccesso contro "la vile prudenza".Lunico che sembra comprendere ilsuo talento e la sua riflessione lamico Antonio Ranieri. Antonio,per, pieno di vita e di avventureamorose che il giovane Leopardipu, dolorosamente, solo osservare

    da spettatore. Anche a Napoli dovesembra sedotto dalla carnalit dellavita del popolo, dallintellighenziache sembra lusingarlo per poi bol-larlo pessimista a causa della suamalattia, lattrazione presto muoreper tramutarsi in una condanna diuna nuova illusione. Vorrebbe addi-rittura tornare a Recanati per "il bi-sogno che ho di fuggire da questilazzaroni e pulcinelli nobili e plebei,tutti ladri e bifolchi, degnissimi dispagnuoli e di forche! "

    Il giovane ribelle coltiva il suo ec-cesso nelle opere dove, come af-ferma il regista, ha "il coraggio dimettersi in gioco in ogni frase". Gia-como non tollera ipocrisie, sente ilbisogno di non compiacere, di rom-pere gli steccati anche a costo diuna vita difficile. insomma un poe-ta della libert. Per questo Martoneparlandone ha talvolta citato Pasoli-ni e persino a Kurt Cobain. La con-temporaneit ribelle sottolineataanche dalla colonna sonora che fada contrappunto alla narrazione ac-costando Rossini alla musica elet-

    tronica del tedesco Sasha Ring e alcanadese Doug Van Nort.Bravi gli attori specie Elio Germanoche si Giacomizzato senza di-ventare macchietta e Massimo Po-polizio nella parte del conte Monal-do. Eppure vedendo questo film in-tenso resta limpressione che que-sta rilettura del giovane favoloso siafin troppo attuale e corrisponda unpo troppo allimmagine dettatadallamore e dalla passione del re-gista per Leopardi.Dorothy Parker

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