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    numero 38 anno VI5 novembree 2014

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    SEVESO E #ITALIASICURA. ATTENZIONE A NON ROTTAMARE IL FUTUROLuca Beltrami Gadola

    Dopo aver discusso per 30 annisulle possibili soluzioni per ridurre ilrischio di esondazioni del fiume Se-veso a Milano e nei comuni dell'hin-terland come Lentate sul Seveso,

    Senago, Paderno Dugnano e Vare-do; dopo aver registrato dal 1875 aoggi 347 eventi alluvionali, in pratica2.5 allagamenti lanno, con ingentidanni e costi (nel 2010, con lallaga-mento delle stazioni della metropoli-tana, si sono registrati oltre 70 mi-lioni di euro di danni); dopo lestate2014 con 6 esondazioni anche incentro a Milano (quella 7-8 luglio hacolpito 23 comuni diversi e causato48 milioni di euro di danni); nono-stante striscioni 'No alle vasche' ap-pesi a Senago e ricorsi, noi apriamo

    la stagione dei cantieri.Questo il breve testo di #italiasi-cura il progetto della Presidenzadel Consiglio che si articola in duestrutture di missione, #Disse-stoe #Acquepulite oltre che#Scuolecol quale presenta il pro-getto di intervento sul Seveso. Aparte il profluvio di hashtag, il ridico-lo marchio indispensabile oggi perconnotare la modernit e la comuni-cazione Internet (un hashstag non sinega a nessuno!) e ancora evitandoaccuratamente il sito dedicato conla sua grafica scioccamente puerile,nelle ultime due righe questo ilritratto dellarroganza dei nuovi mi-nisteriali renziani, pi renziani delre.E se il Comune e i cittadini di Sena-go avessero ragione? E se lideadelle vasche di laminazione fossesbagliata o quantomeno largamenteinsufficiente a risolvere il problemasoprattutto milanese delle esonda-zioni del Seveso? Chi ci dice cheimprovvise bombe dacqua cadute

    tra la vasca pi vicina a Milano edove il Seveso si incanala sotto lacitt, non siano sufficienti a produrrele condizioni di esondazione?Allora la domanda spontanea una

    sola: perch non si realizza ora ilprogetto del 2004, redatto da MM,inserito allora nel piano delle operedel Comune, messo in bilancio e ilcui costo - 70 milioni - era per meta carico di MM gestore del ServizioIdrico Integrato e per met a caricodel Comune? Un progetto nato perrisolvere tre problemi: evitare leson-dazione del Seveso, permettere lamanutenzione straordinaria dellarete interna dei canali milanesi e,per finire, controllare il rialzarsi delleacque di falda. Il sindaco Moratti,

    che lo ricevette in eredit da Alber-tini, non ne fece colpevolmente nul-la e il finanziamento disponibile inbilancio se lo mangi per lassurdaoperazione di ricomprarsi le obbli-gazioni di AEM e avere la parit a-zionaria con Brescia su A2A.MM allora provvide a dotarsi di unmodello di simulazione dellacqui-fero sotterraneo che copriva tuttalarea della provincia e che consen-tiva di simulare tutti gli eventi mete-orologici ipotizzabili e le relativeconseguenze su fiumi, canali e ac-quifero sotterraneo. Era la base es-senziale per progettare razional-mente. Il modello e lhardware ne-cessari per gestire questo modellofurono forniti a Comune, Provincia eRegione. #italiasicura lha utilizza-to? Forse come molti dei buoni lavo-ri finito in fondo ad un cassetto ovittima del vizio particolarmenterenziano di rottamare il passato,qualunque esso sia.Ma come era in sintesi questo pro-getto?

    Si trattava di un condotto sotterra-neo profondo di circa 2 metri di di-ametro, lungo 11 chilometri, chescolmava il Seveso a Niguarda,prima di confluire nel Martesana e

    nel Redefossi, e sbucava nel Lam-bro, vicino a Ponte Lambro. AnchelAIPO (Agenzia Interregionale per ilfiume Po) aveva dato la sua appro-vazione, ma a condizione di inter-venire contestualmente per control-lare le esondazioni, anche questefrequenti, del Lambro. Nei periodinormali avrebbe potuto accogliere leacque del Seveso opportunamentedeviate per mettere in asciutta larete dei canali milanesi per permet-tere di farne la necessaria manu-tenzione straordinaria, a cominciare

    dal Redefossi. E quando necessariosarebbe servito per captare le ac-que di falda lungo il suo percorso,mantenendo la falda ad una quotadi sicurezza rispetto alle gallerie del-la MM e ai parcheggi sotterranei.Ultima ciliegina: approfittando deldislivello tra entrata e uscita avreb-be potuto far funzionare una piccolacentrale idroelettrica sotterraneacon una resa di 400-500.000 eurolanno, buoni per coprire i costi digestione e manutenzione del con-dotto. Bello e impossibile, comecanta la Nannini? No, intelligente efattibile, quindi utile. Oggi ci si avviaa spendere 100 milioni di vasche dilaminazione e un milione e mezzo diopere accessorie per una soluzionemonouso il cui risultato non d lapiena garanzia di risolvere neppureil problema principale. E lo sconten-to della popolazione, che si pu ri-durre solo se si spiegano i perch,in che colonna lo mettiamo nel bi-lancio costi e ricavi?

    LA FINANZIARIA DI RENZI: CAMBIO DI VERSO O GIRO DI VALZER?Franco DAlfonso

    La finanziaria di Renzi contiene co-se di buon senso, qualche utile cor-rezione, qualche nuovo errore ma sostanzialmente in linea con tutte leultime finanziarie. nettamente mi-gliore dal punto di vista della comu-nicazione politica, basta leggere ititoli dei diversi articoli: quelli chesono indiziati di portare novit e be-neficio sono chiarissimi, tipo "Bonus80 euro alle famiglie", "taglio Irap"ecc., mentre quelli relativi alle co-perture riprendono il linguaggio eso-terico della legislazione italiana de-gli ultimi quaranta anni, parole e rin-

    vii ad articoli di altre leggi, delegheetc.Quello che manca il "cambio diverso" di politica economica. Siamosempre sul piano dei rapporti di for-za, delle relazioni interpersonali,della serie "Me le hanno date, magliene ho dette" in particolare conriguardo ai veri decisori sulla politicaeconomica del nostro continente, lasignora Merkel in primis.Pretendere che la storia sia maestradi vita demod, ma qualcosa ognitanto occorrerebbe ricordarsi. Lasomma attuale dei debiti del pianeta

    sette o forse nove volte il Pil pla-netario annuale. Nella storia non si mai rimborsato un tale debito sen-za un evento straordinario comeuna guerra e pensare di fare pianidi rientro dal debito con tagli allaspesa pubblica di quelle dimensioniserve solo ad alimentare la spiralerisparmio - credit crunch - cadutainvestimenti che innescano tutte leDepressioni economiche conosciu-te, dal 1929 fino a oggi. Debiti mol-to elevati come quello dell'Italia enon solo sono sostenibili esclusiva-

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    mente con una crescita spinta e untasso di inflazione elevato.Anche i sassi sanno che in un peri-odo di depressione tagliare la spesapubblica ha un effetto recessivomoltiplicatore. Gli stessi sassi sannoche in situazione di depressione oc-corre alzare le tasse sui redditi alti esui patrimoni, non tagliarle indiscri-minatamente, diversamente sarl'effetto rendita feudale, i ricchisempre pi ricchi, la scomparsa delceto medio e l'aumento della pover-t generale.In Italia non mancano affatto le ri-sorse, nemmeno quelle finanziarie:la ricchezza mobile su conti correnti,fondi, assicurazioni ecc. di oltre1500 miliardi di euro. Si interrottoil circuito che insegnavano al primoanno di economia, il passaggio dirisorse tra famiglie - banche - im-prese, con i soldi che non arrivano

    alle imprese non tanto per colpadelle banche ma in quanto le impre-se in un clima di poca fiducia e altetasse sul reddito non investono, lefamiglie aumentano la propensioneal risparmio e le banche investonoin carta-finanza, oltretutto tassataper meno di un terzo rispetto allaproduzione e il lavoro.Gli economisti liberisti alla Giavazzio Rogoff e Reinhart basano le loroteorie su tabelle Excel con un erroredi formula (fatto vero, non inventato)e invece di essere presi a pedate

    continuano a essere gli ispiratori diquesta demenziale politica della"austerit". Come fece Herbert Hoo-

    ver nel 1929 si applicano formule(taglio tasse e taglio spesa pubbli-ca) che portarono alla grande de-pressione del 1931, risultati che sisono ripetuti sempre in ogni loroapplicazione. Valga per tuttilesempio dei danni fatti dal Fmi trala fine del Novecento e il 2011 con ipaesi in via di sviluppo: pensando diestendere la cosiddetta ricetta deiChicago Boys che aveva dato "risul-tati" con il Cile di Pinochet hannodistrutto economie in tentativo disviluppo per decenni, fino a che laCina (essenzialmente) con il propriopiano di investimenti e soprattutto lanecessit di materie prime non li hasottratti alla nefasta influenza digente che non si era mai mossa daWashington e decideva dei destinidel mondo.Tutto questo per dire che in un peri-odo come questo privo di senso

    mettere soldi in tasca al "privato"che non ha fiducia e non investe.Per ricostruire questo clima l'unicavia un grande piano di investimen-ti pubblici, che inevitabilmente vienefinanziato a debito e inflazione, chedeve far ripartire la "macchina", e-sattamente come successe nel do-poguerra .Le nuove infrastrutture e i nuovi in-vestimenti riguardano il risanamentoambientale, idrogeologico, il recupe-ro del patrimonio edilizio esistente, iltrasporto su ferro (qualcuno dovr

    dirlo a Maroni che pensa semprealle Autostrade come Brebemi). Oc-corre farlo prima che si disperda la

    risorsa principale di cui disponiamoin Italia, la cultura delle arti e deimestieri. E la dimensione di inve-stimento non quella dei Piani Mar-shall nazionali, ma quella dei terri-tori, quella "locale" che sviluppa letendenze esistenti e non ne inventadi nuove. del tutto evidente, che, ancorauna volta, il segnale e la guida delcambiamento in Italia non pu chevenire da Milano e da quella che ancora una delle prime cinque areeeconomicamente pi forti dEuropa.Rivendicare questo ruolo non se-gno di arroganza o presunzione, maal contrario segnalare una precisapresa di responsabilit da parte diuna comunit che ha sempre fattoda locomotiva per il treno del pro-gresso italiano.La formulazione di un nuovo pattoistituzionale che veda riconosciuta

    una specificit e un ruolo di guidadelle citt metropolitane potr avve-nire solo se Milano tutta si metteralla testa un movimento politico, cul-turale e sociale che ancora una vol-ta funzioni da riferimento per linteropaese.Mi chiedo se Renzi e Pisapia nonpossano trovare unintesa concretaproprio nel costruire le condizioniperch Milano possa essere la lo-comotiva di testa della nuova fase disviluppo per l'intero paese.Unintesa politica che varrebbe mille

    volte di pi di qualsiasi altra cosa.

    TOCQUEVILLE E GLI ONERI DI URBANIZZAZIONEMarcel Libeaut

    In LAntico Regime e la Rivoluzio-ne Alexis de Tocqueville, il famosostorico e politico francese autore fralaltro del fondamentale La Demo-crazia in America, nota come, fra icahiers de dolance presentati dal

    Terzo Stato nei confrontidellamministrazione statale, ci fos-se una lamentela particolarmentericorrente e risentita: quella che ri-guardava la tassazione per realizza-re e tenere in efficienza le strade;tassa che veniva chiesta, riscossa,ma poi spesa in altro modo (di soli-to, per coprire le spese militari) e poinuovamente richiesta imponendoalle citt di realizzare e aggiustarele strade per conto proprio. Di tuttele gabelle aristocratiche, questa ve-niva percepita come la pi ingiusta,

    proprio perch teoricamente corret-ta, ma del tutto sviata e inefficacenella pratica.

    Qualcosa di simile ahim avvienespesso con gli oneri di urbanizza-zione. Partiti come tassa di scopo(che serve appunto a realizzare iservizi e le infrastrutture di cui la cit-t ha bisogno) si sono spesso tra-

    sformati per i Comuni in una fonte difinanziamento della spesa corrente(e cos si pagano il riscaldamentodelle scuole, gli stipendi dei dipen-denti ), salvo poi il paradosso visto che le opere di urbanizzazioneservonodi accollarle come extra-onere agli interventi di trasforma-zione stessa. Versare gli oneri e re-alizzare le opere: ecco quello chespesso ci si sente dire nella cosid-detta negoziazione urbanistica(magari anche su aree gi destina-te, e non solo nel caso di modifica

    della destinazione urbanistica).Di fronte a una situazione del gene-re, spesso si passa alleccesso op-posto: azzerare gli oneri, per favori-

    re lattivit edilizia (ma poi, come sirealizzeranno le opere? dico io. Sirischia insomma di dimenticarsi chele opere alla fine servono e che unacitt senza strade, parcheggi, verdee fognature non un posto bello

    dove viverci).Forse sarebbe meglio quindi cerca-re invece di ritornare ai fondamenta-li, alle ragioni originarie di questatassa. Gli oneri dunque servono so-prattutto nelle zone scarsamenteurbanizzate o dove si va a generarenuova domanda di servizi; e vannospesi per questa finalit.Dov che invece possono essereragionevolmente ridotti? Nella cittgi edificata e ben urbanizzata, do-ve le infrastrutture esistenti abbianoancora buoni margini di capacit,

    per interventi che non incrementinoin modo significativo il carico urba-nistico. Gi adesso in verit la leggeregionale consente la riduzione de-

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    gli oneri per interventi minori (clart. 44 comma 10bis della LR12/05, mi pare, che consente ap-punto di dimezzare gli oneri per in-terventi di sostituzione edilizia). Masoprattutto sarebbe importante chea livello di PGT ci fosseunindividuazione chiara e ragione-vole di tali aree, a cui agganciare le

    riduzioni (non come adesso, dove cisono PGT che indicano come TUC tessuto urbano consolidato an-che aree verdi, agricole o aree de-gradate e compromesse).

    Anche la riduzione degli oneri afronte di migliori prestazioni energe-tiche (questa pure gi prevista dallalegge) pu sollevare qualche per-plessit: meglio infatti che vengaapplicata solo su una percentualedegli oneri stessi (senza azzerarli) ecomunque non nelle aree dove leopere di urbanizzazione restano in-

    dispensabili (altrimenti, chi le pa-ga?).Diverso invece il discorso sul contri-buto sul costo di costruzione, cheessendo invece una tassa

    sullattivit edilizia, potrebbe essereragionevolmente riarticolato e ridot-to soprattutto per le funzioni che siintendono incentivare, senza atte-starsi sempre sul massimo del 10%previsto dalla legge.In definitiva, sembra che oggi i Co-muni abbiano tutti gli strumenti nor-mativi per intervenire ragionevol-

    mente sul tema. Serve per pi unlavoro paziente e faticoso, chequalche facile scorciatoia.

    GLI INCENTIVI AL CONSUMO DI SUOLO: LE CONTRADDIZIONI REGIONALI IN VISTA DI EXPOMarco Pompilio

    La Giunta della Regione Lombardiaha presentato la settimana scorsaun progetto di legge sul consumo disuolo, che sostituisce e modificaintegralmente il precedente di feb-braio 2014, il quale introduceva limi-tazioni sul consumo di suolo piutto-sto generiche, da specificare in suc-cessivi provvedimenti. Il nuovo pro-getto di legge continua limposta-zione generica sulle limitazioni, masi occupa di accelerare la realizza-zione delle vecchie previsioni pre-senti nei piani comunali.La Giunta vuole procedere veloce-mente con lapprovazione di questanuova legge, possibilmente gi alla

    seduta di discussione in ConsiglioRegionale programmata per la se-conda settimana di novembre, acce-lerando e contenendo le consulta-zioni, dopo che con il precedenteprogetto di legge aveva tergiversatoper quasi un anno. Come mai tantafretta? E in cosa consistono le novi-t presentate?A inizio 2014 gli uffici tecnici dellaRegione avevano pubblicato un ot-timo lavoro in cui si mostrava chenei vigenti piani dei comuni esistonocirca 450 milioni di mq di superfici

    urbanizzabili, ossia pianificate manon attuate. Il dato era riferito al75% circa dei comuni, quindi il datocomplessivo ancora pi elevato.Per dare unidea della dimensione,la superficie amministrativa del Co-mune di Milano pari a 180 milionicirca di mq. Se tutte queste previ-sioni fossero attuate contempora-neamente si aggiungerebbe un vo-lume edificato capace di ospitarenel territorio regionale pi di un mi-lione di nuovi abitanti.Questa la prima volta che vieneelaborata una stima numerica su unproblema noto da tempo, ma maiaffrontato se non da qualche raroSindaco volonteroso. Nessuno finoa oggi aveva mai pensato che que-

    ste aree si potessero concretizzarevisto che la maggiore parte di essederiva da previsioni sbagliate, oppu-re con il tempo diventate obsolete,contenute in piani comunali di moltianni fa, anche degli anni novanta.Sbagliate nel sovradimensionamen-to o sbagliate nella localizzazionenon hanno mai trovato negli annioperatori interessati, nonostante lacrescita costante del mercato im-mobiliare prima del 2007.La logica di buon senso suggerisceche le previsioni quando si dimo-strano sbagliate debbano alla primaoccasione utile essere cancellate,se non possono essere corrette, ri-

    tornando le aree alla loro originariadestinazione agricola. Invece nelpassato gli Amministratori localihanno per pigrizia, per non doversiscontrare con i proprietari, preferitosoprassedere, e le previsioni sonostate pi o meno automaticamenteconfermate ad ogni successiva va-riante dei piani regolatori generali(oggi chiamati piani di governo delterritorio). Per le nuove previsioni sipreferiva, era pi facile, impegnarenuovo suolo agricolo. E siccomeanche una parte di tali nuove previ-

    sioni ha finito per mostrarsi inade-guato, si arrivati con le successivestratificazioni di piani allenormenumero sopra citato.Nessuno poteva immaginare che laRegione un giorno avrebbe decisodi assumere la superficie occupatada tali previsioni come un diritto ac-quisito per i proprietari, e di fornire aquesti condizioni molto favorevoliper reinserirle nel mercato. Previ-sioni che sono peraltro palesementesovradimensionate in un territorioregionale che da cinque anni ha unapopolazione sostanzialmente stabi-le.Il nuovo progetto di legge fissa limi-tazioni generiche per il consumo disuolo rimandandone la definizione

    pi precisa alla conclusione di lun-ghi processi di pianificazione a ca-scata regionale, provinciale e co-munale, che richiederanno non me-no di 3 - 5 anni.Nonostante il titolo dato alla legge Disposizioni per la riduzione delconsumo di suolo e per la riqualifi-cazione del suolo degradato pocoo nulla si dice su come riusare learee dismesse o degradate o rior-ganizzare il tessuto edificato esi-stente.Il testo delle norme orientato arendere concretamente fattibile lacostruzione dei 450 milioni di mq divecchie previsioni, un consumo di

    suolo agricolo che andrebbe ad in-crementare del 10-15% lesten-sione delle superfici urbane presentiin Regione.Bisogna vedere se questo intentodella Regione si realizzer vera-mente. Le condizioni di crisi econo-mica stanno negli ultimi anni spin-gendo molti proprietari a chiedere ditogliere le previsioni edificatorie, afronte delle scarse prospettive dimercato, ad evitare di pagare tasseannuali sempre pi elevate su taliprevisioni. Intanto per questo pro-

    getto di legge introduce tutta unaserie di facilitazioni per attuare intempi brevi un consumo di suoloche ad oggi solo sulla carta.In che modo? Ad esempio permet-tendo di spostare le previsioni inse-diative obsolete in altre localizza-zioni, pi appetibili per la domandaimmobiliare, anche mutando le de-stinazioni, per esempio da residen-ziale (per la quale oggi c poca ri-chiesta) a commerciale o logistica,per la quale invece continuano inquesta regione ad emergere propo-ste di nuovi insediamenti (si veda adesempio il quarto IKEA vicino a Le-gnano, Westfield a Segrate, o lout-let in costruzione a Locate). evi-

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    dente il vantaggio che i proprietarine ricaveranno.Le proposte potranno essere avan-zate da proprietari e operatori, aiquali il progetto di legge forniscestrumenti giuridici molto forti per ot-tenerne lapprovazione, anche dovelAmministrazione locale sia contra-ria avendo adottato una politica ter-

    ritoriale di tutela del suolo agricolo.Il privato potr per esempio ricorrerealla Regione per fare entro 7 giorninominare un commissario con pienipoteri per portare ad approvazionela proposta esautorando Dirigenti,Sindaco, Giunta e Consiglio comu-nale. Il privato potr inoltre chiedere

    il pagamento rateizzato e posticipa-to per una parte degli oneri. Queglioneri che sono necessari al Comu-ne per realizzare servizi e urbaniz-zazioni.Ancora una volta un problema chedovrebbe logicamente trovare unasoluzione organica entro la pianifi-cazione comunale, viene invece af-

    fidato a percorsi paralleli che svuo-tano di credibilit la pianificazionestessa. Eppure, la norma procedu-rale avrebbe in alternativa potutointrodurre strumenti, giuridici e in-centivanti, di supporto ai Sindaci perrisolvere il problema entro lo stru-mento di pianificazione generale,

    componendo istanze dei privati edinteresse pubblico.Tutto questo avviene a pochi mesida Expo 2015. Pu sembrare para-dossale, ma di fatto questa Regionesi presenta allattenzione mondiale,a giornalisti e media presenti a Mi-lano per levento dal motto nutrire ilpianeta, energia per la vita, con

    una legge che del suolo agricolomostra chiaramente di non cono-scerne il valore, e che si pone incontraddizione con unaltra leggeregionale (la LR 31/2008) che avevain modo lungimirante individuato ilsuolo agricolo come bene comu-ne.

    REGIONE LOMBARDIA E PROGRAMMA REGIONALE DELLA MOBILIT E DEI TRASPORTIAldo Ciocia e Luca Imberti*

    1. Lo stato di attuazione delle politi-

    che dei programmi regionali gi ap-provati e le criticit ereditate -Liniziativa promossa dalla RegioneLombardia di avviare nel 2014 - aventiquattro anni dallapprovazionedellultimo Piano regionale dei tra-sporti - un nuovo atto programmato-rio di portata generale per la mobili-t rappresenta una sfida straordina-ria. La straordinariet non risiedesoltanto nel voler dare risposte alladomanda di mobilit regionale dipersone e merci in presenza di unacrisi acuta delleconomia e del debi-

    to pubblico; sta anche nella neces-sit di recuperare un equilibrio fratutti i fattori in gioco: insediamenti,infrastrutture, paesaggio, ambiente,investimenti, gestione, sfera ammi-nistrativa, utenti, regole.Che si tratti di affrontare un assettosquilibrato e frammentato dovrebbeessere palese. I corridoi europeidelle reti TEN-T - in particolarequelli ferroviari - attendono ancoraun avvio mentre si completatalautostrada Brebemi, concepita perrinforzare laccessibilit di un bac i-no sub-regionale; i lotti brianzoli ebergamaschi dellautostrada Pede-montana non trovano a oggi investi-tori convinti; alcune opere dinte-resse metropolitano sembrano averperso lordine di priorit che si attri-buiva loro (autostrada Rho-Monza,interconnessione fra le autostradeA4 e A51).Del tutto incerto il destino di altreopere autostradali approvate, comela Cremona-Mantova e la Broni-Mortara. Lo stato dei programmi edei cantieri relativi al sistema ferro-viario, di interesse sia metropolitano

    sia regionale e interregionale, appa-re piuttosto confuso. I potenziamen-ti ferroviari previsti sulla direttriceMilano-Genova sono frammentati in

    lotti costruttivi, che non produrranno

    benefici sullesercizio del corridoionel breve termine. In attesadellerogazione di nuove tranche difinanziamenti sono sospesi i proget-ti ferroviari della tratta AV/AC Bre-scia-Verona, le connessioni al tun-nel del Gottardo, il nodo di Novara,il collegamento a nord di Malpensa,il potenziamento Rho-Gallarate. Daridefinire i prolungamenti delle lineemetropolitane milanesi verso i Co-muni di seconda cintura metropoli-tana nonostante siano giunti allostadio di progetti definitivi.

    Il settore dellintermodalit e dellalogistica appare in profonda riorga-nizzazione su iniziativa dei grandioperatori privati (HUPAC, DHL), maal di fuori di una programmazionechiara, che eviti sprechi e trafficiimpropri sul cosiddetto ultimo mi-glio. Il tutto in un territorio dovelurbanizzazione diffusa dilagata.Se questo schematicamente ilquadro, si tratta forse, in primo luo-go, di riflettere sulle debolezze e-merse delle politiche territoriali e deiprogetti infrastrutturali, oltre che sul-le effettive possibilit di mantenereuna cos ampia gamma di interven-ti, che cercano di inseguire la do-manda di mobilit (meglio sarebbedire al plurale: le domande di mob i-lit, sempre pi diversificate) anzi-ch mirare a governarla.Quali connotati dovrebbe avere unastrategia regionale orientata al rie-quilibrio di questi fattori?2. Reti a servizio di un territorio nondisperso - Un primo connotato qua-litativo da coltivare offerto dallacapacit di alcune infrastrutture diporsi a servizio di un assetto inse-

    diativo non disperso. Una urbaniz-zazione dispersa consumatrice disuolo, richiede reti tecnologichesempre pi estese e capillari ed

    energivora; di conseguenza la di-

    spersione comporta costi economicie impatti ambientali negativi cre-scenti nel tempo. Viceversa unaurbanizzazione per poli contienecosti economici e impatti negativisullambiente. Se cos, non agi-scono a favore di un territorio ade-guatamente polarizzato le nuovereti stradali e autostradali, che inassenza di una pianificazione urba-nistica rigorosa sui consumi di suo-lo agricolo - favoriscono lurbaniz-zazione dispersa.Di verso opposto gli interventi sulle

    reti ferroviarie, che incentivanoscelte modali meno libere (con ac-cesso a stazioni puntuali), gerar-chizzano il territorio in funzione del-la rilevanza dei luoghi e di conse-guenza inducono processi localiz-zativi di residenze e attivit pi se-lettivi. In sintesi, poich gli effetti suiconsumi di suolo e di paesaggio delmodello dintervento strada-dipen-dente prevalso in molti anni si sonodimostrati negativi, nel PRMT meri-ta di essere privilegiata la comple-mentariet fra sistemi di trasportoindividuale e collettivo. Detto in altritermini, si tratta di organizzare vali-de alternative per limitare gli usinon essenziali dei veicoli privati.3. Tener conto dei nuovi compor-tamenti di consumo - Un secondoconnotato di una nuova strategiaper la mobilit regionale potrebbetrarre ispirazione dai mutamenti neicomportamenti di consumo degliutenti. La tendenza di questi ultimianni potrebbe essere riassunta dal-la constatazione di treni pi affollatie autostrade meno congestionate.Secondo i dati raccolti dalla Regio-

    ne Lombardia in attuazione dellAc-cordo di programma per la Tangen-ziale est esterna di Milano, la fre-quentazione dei treni del SFR in

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    costante aumento; la densit deltraffico sulle autostrade e le straderegionali lombarde generalmentein progressiva diminuzione (si vedail 4 Rapporto di Monitoraggio, giu-gno 2011, e i successivi), anche serestano alcuni colli di bottiglia. Se oggi indubitabile il successo deinuovi treni regionali, pi problema-

    tica appare lapertura al trafficodellautostrada Brebemi, di cui sivaluter nei prossimi mesi leffettivaattrattivit.Ad agire su questa nuova ripartizio-ne modale non solo la crisi eco-nomica ma, per meglio dire, la di-sponibilit a pagare degli utenti persfruttare i vantaggi di accessibilitofferti dalle nuove infrastrutture ul-timate. Non solo si contiene la spe-sa individuale e familiare per la mo-bilit quotidiana; si pi sensibilialle differenze di prezzo fraunopzione di spostamento eunaltra, se i benefici percepiti nonpaiono ripagare il prezzo dovuto. Ingergo, sono probabilmente cambiatisia il valore attribuito al tempo daidiversi segmenti di utenza sialelasticit ai prezzi praticati. Sequesti comportamenti di consumodovessero consolidarsi in futuro - enon vi sono a oggi motivi per esclu-derlo - le nuove politiche regionalidovrebbero cautelativamente te-nerne conto.4. Compatibilit ambientale comecriterio guida di progettazione - Un

    terzo connotato da maturare quel-lo della massima compatibilit am-bientale dellassetto delle reti. Inuna regione tuttora fra le pi indu-strializzate, urbanizzate e inquinatedEuropa un requisito del generedovrebbe ritenersi da tempo inde-rogabile. Interventi che minimizzinole emissioni inquinanti e climalte-ranti appaiono ovviamente racco-mandabili in tutto il territorio regio-nale, interessato da criticit dovuteallaccumulo invernale di polveri finie altri inquinanti da tempo eviden-

    ziate nel PRIA (Piano degli inter-venti per la qualit dellaria) appro-vato dalla Regione Lombardia nel2013; inoltre, interventi che conten-gano lingombro fisico delle infra-strutture e ne permettano la mas-sima mitigazione e inserimento nelpaesaggio sarebbero da preferirerispetto ad altri pi invasivi.Quelli autostradali in particolare(archi e nodi complessi) solo par-zialmente riescono a essere mitigatie finiscono cos per richiedere mas-sicce compensazioni agli abitati in-teressati, sotto forme assai diverseda quelle della tutela dellambiente.Un caso emblematico al riguardo rappresentato dallampliamento del-la strada Paullese la quale, nel suo

    adeguamento da vecchia statale adue corsie a strada veloce a doppiacarreggiata, ha visto in alcune tratteaumentare la propria sezione a 8corsie complessive, avendo realiz-zato due controstrade a doppiosenso di marcia sui margini dellapiattaforma principale per garantirelaccessibilit a tutti i passi carrai

    gi esistenti dovuti allurbaniz-zazione a nastro concessa in pas-sato, in piena campagna.5. Gradualit delle realizzazioni perbattere la scarsit di risorse - Unquarto connotato di una nuova stra-tegia regionale potrebbe essererappresentato dalla gradualit nellarealizzazione degli investimenti. Afronte della scarsit di risorse pub-bliche e della complessit delle fasidi progettazione, approvazione eaffidamento dei lavori delle opereinfrastrutturali, abbiamo vissutolavvio di opere che stanno richie-dendo decenni per essere comple-tate, senza che nel tempo intercor-so siano stati offerti veri e propribenefici agli utenti. Anzi, spesso gliutenti sono stati esposti a disagi peril prolungamento dei cantieri, comenel caso dellautostrada A4 fra To-rino e Milano.Per difendere la collettivit dai pos-sibili imprevisti di tipo tecnico, fi-nanziario e/o procedurale, qualun-que strategia potrebbe essere arti-colata in lotti funzionali effettivi, chegarantiscano lanticipazione di be-

    nefici rispetto allopera completa(mentre per il passante ferroviariodi Milano sono occorsi 20 anni, lacitt viveva lassedio di un trafficoveicolare crescente e diveniva unadelle metropoli pi inquinatedEuropa). Lanticipazione di bene-fici costituisce un requisito fonda-mentale di cautela politico-ammini-strativa in una situazione di arretra-tezza; certo, per garantire benefici ilotti funzionali dovrebbero essereconcepiti con una loro intrinsecaefficacia. Ad esempio sulla direttrice

    Milano-Genova potrebbe essereanticipato il quadruplicamento fer-roviario fra Milano e Pavia, dove sisvolge il traffico passeggeri pi in-tenso oppure realizzata la doppiacircolazione parallela (progetto de-gli anni 70 ancora valido oggi, ri-battezzato primo valico dallur-banista Paolo Rigamonti) al valicodei Giovi. Allo stesso modo un asseautostradale progettato a 3 corsieper senso di marcia potrebbe nelsuo primo ventennio di esercizioessere realizzato a 2 corsie, predi-sponendo le opere darte principalia successivi ampliamenti.6. Infrastrutture non ridondanti - Unquinto connotato da perseguire,strettamente legato ai precedenti,

    sarebbe rappresentato dallapproc-cio per lean infrastructures (infra-strutturazione snella), come enun-ciato recentemente da Ennio Ca-scetta. In molti casi la soluzionedelle criticit dellaccessibilit re-gionale risiede nei nodi e non innuovi archi della rete; nella configu-razione migliore della maglia e non

    nelle pure capacit di deflusso delledirettrici. Nel caso del trasporto fer-roviario, i sistemi tecnologici di con-trollo della marcia sono da semprefondamentali per consentire sicu-rezza e piena potenzialit alla rete,che a volte non pienamente sfrut-tata. Anche la concezione e realiz-zazione di nuovi sistemi di tariffa-zione e pedaggiamento possonoprodurre effetti positivi (come pro-mettono le prime esperienze stra-niere di free flow tolling). Lapproc-cio lean pu contribuire significati-vamente a mantenere elevata sia laredditivit finanziaria sia la redditivi-t sociale delle opere.7. Un vero atto programmatorio perla Lombardia - In sintesi, se quantosopra schematizzato rappresenta ilquadro delle problematiche oggiemergenti, il PRMT che la RegioneLombardia ha avviato non pu es-sere considerato come un puro ag-giornamento del quadro program-matorio. E loccasione per operareuna revisione profonda delle sceltein essere.Affinch il disegno complessivo del

    PRMT sia attento ai connotati quali-tativi citati occorre vincolarne laformazione a un metodo fine e rigo-roso. Un metodo gi adottato per ilPiani della mobilit della RegioneCampania, ad esempio, ove la baseconoscitiva stata attentamentecostruita - oltre che con le consueteindagini sui flussi di persone e mer-ci e le relative modellizzazioni - conun approccio avanzato di marketing(indagini innovative sulle caratteri-stiche dellutenza, sulle scelte dimodo di trasporto di ciascun seg-

    mento di utenza rilevante, sulle pre-ferenze di consumo). A queste veri-fiche possono seguire Linee guidadi progettazione dettate dal PRMTstesso per infrastrutture snelle, e-cocompatibili, realizzabili per gradi,efficaci, accompagnate da analisibenefici-costi accurate sulle miglioriopzioni strategiche proponibili, at-tente alle citt capoluogo su cui lagrande urbanizzazione dispersacontinuer a gravitare per le funzio-ni di livello superiore.E necessario che le relazioni conaltri strumenti e atti di programma-zione, le visioni di lungo periodo, ladocumentazione di dati e tendenze,le strategie e gli obiettivi non restinoenunciazioni di principio o a s

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    volte in processi di urbanizzazionesuperano ampiamente i 55.000 etta-ri, una quantit addirittura superioreai 47.000 ettari consumati in Lom-bardia tra il 1999 e il 2012 (si veda:Rapporto 2014 CRCS, INU Edizio-ni). In altre parole se si consumatutto quanto previsto nei piani si po-tr consumare ancora. Non c che

    dire, un ottimo disincentivo al con-sumo di suolo!Infine si conferma, secondo una im-postazione inaccettabile nel mo-mento in cui ci si pone concreta-mente lobiettivo di mitigare gli im-patti determinati dalle trasformazioniantropiche sulle capacit ecosiste-miche e funzionali dei suoli (ecolo-giche, idrogeologiche, produttive,ecc), la possibilit di escludere al-cune categorie di interventi pubblicio di interesse pubblico dalla conta-bilit del consumo di suolo; come seil valore sociale di una scuola o diun servizio collettivo annullasselimpatto della trasformazione delsuolo e non rendesse comunquenecessari adeguati interventi dicompensazione o di mitigazione.Cos, mentre in altri paesi si stannomettendo in campo politiche integra-te di contenimento dei processi ur-banizzativi, che comprendono la re-golazione degli usi del suolo, il so-stegno agli interventi di riuso e rige-nerazione urbana, meccanismi dicompensazione ecologica e disposi-tivi di fiscalit locale, la legge lom-

    barda si limita a prefigurarelapplicazione di un controllo pura-mente quantitativo del consumo disuolo (la soglie comunali di consu-mo di suolo ripropongono le stesselogiche di contingentamento deisuoli urbanizzabili applicati senzagrandi risultati nello scorso decen-nio dai PTC provinciali). Limpor-tanza di definire modalit omogeneee condivise per la definizione deifabbisogni insediativi, e non solo

    residenziali, rispetto ai quali valutareladeguatezza delle previsioni deipiani non viene invece affrontata, senon marginalmente, introducendolobbligo per il DP di dimensionaregli obiettivi quantitativi di svilupposulla base di un generico e non me-glio verificabile fabbisogno residen-ziale.

    Il sostegno alle politiche di rigenera-zione urbana limitato a vaghe mi-sure di incentivazione che prevedo-no la possibilit di accedere a finan-ziamenti regionali (quali e di che en-tit resta non detto) a quei comuniche avviano genericamente azioniconcrete di riqualificazione e riuso.Si prevedono misure di semplifica-zione procedurale e di incentivazio-ne, ma anche in questo caso i lorocontenuti verranno definiti successi-vamente (entro 12 mesi) dalla Giun-ta regionale.Si rinuncia invece a rafforzare unodei dispositivi pi importanti conte-nuti nella legge regionale 12/2005,lart. 43, comma 2bis, che prevede-va un incremento del costo di co-struzione (fino ad un massimo del5%) nel caso di urbanizzazione deisuoli di fatto agricoli. Un dispositi-vo che timidamente anticipavaunauspicabile e pi robusta appli-cazione della fiscalit locale comestrumento per ridurre le assai eleva-te convenienze economiche deter-minate dalla rendita urbana nellatrasformazione dei suoli agricoli. Nel

    nuovo Progetto di Legge, per quan-to si fissi al 5% lincremento obbliga-torio del costo di costruzione, si eli-mina la specificazione che tale con-tributo venga applicato ai suoli agri-coli di fatto rendendo in tal modoimplicito che verr richiesto solo nel-la trasformazione urbana di suoli adestinazione agricola nel piano (ecio evidentemente mai, salvo va-rianti). A ci si aggiunga unulterioreconfusione generata nel meccani-

    smo applicativo laddove si estendela possibilit di destinare le risorsecosi acquisite non solo al sostegnodi politiche ambientali ed ecologichelocali (lattuale fondo aree verdi),ma anche per misure di riqualifica-zione urbana, senza specificarecompetenze e quote dedicate, ren-dendo ingestibile la finalizzazione

    del gettito generato.Infine le norme transitorie. Ci sichiede se quando questa legge ver-r applicata servir ancora a qual-cosa. Tutte le enormi previsioni deiPGT vigenti sono fatte salve;ladeguamento ai disposti di legge fissato alla scadenza di validit deiDP. Allentrata in vigore della leggele previsioni dei PGT potranno es-sere rese esecutive con lapprova-zione dei relativi piani attuativi, daconvenzionarsi entro un limite di 3anni; ancora una volta il ricorso adun periodo di moratoria (di cui gi siintravedono le usuali proroghe adlibitum) rischia di avviare una corsafrenetica degli operatori allattua-zione del piano per non perdere lepotenzialit edificatorie, anche al dil di una effettiva sostenibilit finan-ziaria e opportunit dellinterventourbanistico.Affrontare il consumo di suolo unaquestione seria e urgente. Questalegge, al di l della retorica, rischiadi avere effetti distorsivi e incenti-vanti sui processi urbanizzativi, disegno opposto rispetto alle finalit

    dichiarate. La strada non pu esse-re quella di emendare alcuni articolima quella di ripartire dalla primaproposta approvata, di fatto gi di-scussa e condivisa, di migliorarladove possibile, e di approvarla alpi presto.

    *Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo- CRCS, Politecnico di Milano**Presidente Legambiente Lombardia

    ACQUA PUBBLICA, MM E CITT METROPOLITANAEmilio Molinari

    Il Comitato milanese acqua pubblicaha sempre avuto, per la gestionedellacqua potabile dellarea milane-se alcuni punti fermi:- lunificazione delle due aziendespeciali ATO (Milano citt e Milanoprovincia) in cui fu divisa la gestionemilanese. Unico e anomalo caso inItalia, concepito dalla Regione Lom-bardia in ragione dei diversi schie-ramenti che governavano il Comune

    e la Provincia;- unificare le due realt, la Spa MMche gestisce lacquedotto cittadino ela Spa CAP Holding che gestisce il

    Consorzio Provinciale. Il CAP avevagi assorbito le diverse SPA satellitie si era reso disponibile a ragionareattorno a una visione unitaria dellin-tero servizio idrico milanese; unireallacquedotto la gestione della de-purazione;- lo scorporo dellacquedotto dallaSpa MM, in quanto la societ composta da due settori di interven-to senza affinit alcuna tra loro:

    lacquedotto e il settore ingegneriadella Metropolitana. A questo ac-corpamento si era arrivati con lagiunta Albertini senza alcuna visio-

    ne n strategica di ci che ha rap-presentato e rappresenta lacque-dotto per la vita di una citt.- collocare linsieme di questi obbiet-tivi nella prospettiva dellarea Me-tropolitana, dando a questa una va-lenza strategica nella quale le ac-que dellacquedotto e la tute-la/controllo di quelle di superficie(fiumi, rogge, fontanili, canali, navi-gli) fossero al centro del disegno

    della nuova Citt metropolitana. De-terminante per definire il rapportodella citt con il suo territorio agrico-lo, il tipo di colture, di allevamento e

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    di rifornimento alimentare della cittstessa.- cambiare il consiglio di ammini-strazione di MM sostanzialmenteespressione della vecchia ammini-strazione.- definire con lo scorporo una verapolitica per lacquedotto milaneseche fermasse: il travaso di risorse

    dal settore idrico a quello ingegneri-stico e lesternalizzazione di tantedelle sue attivit con la relativa per-dita di posti di lavoro e professiona-lit. Ridesse valore culturale, strate-gico, etico allacquedotto, come ga-rante della vita e della salute dei cit-tadini. Garantisse la sicurezza deicontrolli. Ora pi che mai necessariper i numerosi pericoli (indagine I-SPRA sui pesticidi nelle acque) eper gli inquinanti di nuova genera-zione non ancora testati (drogheecc. ): una denuncia fatta dal Cor-riere della Sera. In sostanza si chie-de che lacquedotto venga potenzia-to e non concepito come produttoredi utili per il comune o per sostenereil settore ingegneristico.Oggi alcuni degli obbiettivi del pro-cesso da noi delineato hanno trova-to attuazione per i processi che sisono determinati per levoluzionedella realt politica, pi che per lavolont del Comune. Vediamonealcuni punti essenziali:- larea Metropolitana stata realiz-zata per legge nazionale a seguitodellabolizione delle Province. A ca-

    po c il Sindaco di Milano e in virtdi tale ruolo, il Comune di Milanodiventa anche il maggior azionistadel CAP oltre che lunico azionistadi MM. (Ma la citt Metropolitanaresta un involucro senza idee di co-sa deve essere e cosa deve diven-tare).- con larea Metropolitana i due ATOsono in procinto di essere unificati.- il Comune di Milano, ha nomina diDavide Corridore a presidente diMMGi il determinarsi di queste condi-

    zioni rimette al centro il disegno

    complessivo da noi delineato datempo, per riproporlo al Comune eallarea Metropolitana.Mettere in sicurezza lacqua met-ter in sicurezza il ruolo dei comuni. un elemento strategico per leamministrazioni comunali, visti gliindirizzi del decreto Sblocca Italiache oltre a sopprimere/privatizzare

    7 mila aziende pubbliche, conlobbligatoriet alla costituzione diMultiutility di servizi essenziali mi-naccia in prospettiva anche i serviziidrici. Se si aggiunge poi la messasul mercato di ulteriori quote aziona-rie e la tagliola del patto di stabilitper chi non fa entrare i privati e unnuovo centralismo che toglie sovra-nit e trasferisce le politiche tariffa-rie al centro. Il rischio pi checoncreto.Per Milano si riaffaccia la questionedella Multiutility del Nord a comin-ciare dalla fusione di A2A con IRENnella quale il servizio idrico gipresente in molte realt, per MMsarebbe difficile sottrarsi. Inoltre tut-ta la politica europea e il prossimotrattato USA UE si muovono condeterminazione verso la monetizza-zione di tutta lacqua, la sua finan-ziarizzazione e listituzione di unaborsa dellacqua.Questo pone a noi ma anche ai co-muni un compito essenziale: mette-re in sicurezza il servizio idrico daogni privatizzazione/ finanziarizza-zione e difendere assieme quel po-

    co di ruolo e di autonomia che iComuni ancora conservano.In questo contesto la decisione delComune di Milano di affidare a MMla gestione delle case popolari mila-nesi di sua propriet, sottraendolegiustamente alla disastrosa gestio-ne regionale, non pu che trovarcipienamente concordi purch non sitratti di una semplice politica di par-cheggio. La gestione delle case po-polari in MM una buona soluzionee congeniale al suo settore ingegne-ristico. quindi loccasione per dare

    ruolo e autonomia a questo settore

    e realizzare quindi quella condizionecui lassessore Maran subordinavalo scorporo dellacquedotto da MMper dar vita a un processo di unifi-cazione con lacquedotto provincia-le.In una parola il percorso da noi deli-neato si attualizza e si rende pi ur-gente perch aumentano i rischi di

    privatizzazione per lacquedotto, inquanto vengono meno le condizionipreviste dalle leggi Europee e Na-zionali sui servizi idrici, che defini-scono la natura della gestione inhouse in quanto lacqua deve rap-presentare la sua attivit prevalente.Ora chiaro che dentro a una MMche gestisce le case popolari,lattivit prevalente non sar certolacquedotto che diventa cos a ri-schio di privatizzazione. Oltre tuttovedr impoverirsi il proprio ruolo so-ciale e lattenzione delle istituzionisulla sua efficienza.Infine in questa scelta manca ognivisione politica e industriale, sia perlacquedotto MM e per il CAP, siaper le case popolari, ci si limitaallemergenza di metterle in unascatola disponibile, ma di come ge-stirle, con quali mezzi, con qualevisione inclusiva per quella parte delpatrimonio abitativo metropolitanoche resta ancora in ALER non si sa.Per quanto riguarda il Comitato mi-lanese acqua pubblica crediamo orapi che mai che lorizzonte da noidelineato sia lunico che abbia una

    visione politica e industriale e inquanto tale va riproposto. Discutia-mo i tempi le tappe intermedie, mase abbiamo a cuore lacqua pubbli-ca e una futura gestione del patri-monio pubblico abitativo metropoli-tano, lo scorporo dellacqua da MMe la creazione di ununica gestioneidrica metropolitana e una seria di-scussione partecipata dai cittadinisullarea metropolitana stessa, unpassaggio inevitabile.

    LA CITT METROPOLITANA COME SISTEMA EQUILIBRATO DI COMUNIGiuseppe Natale*

    Sono al lavoro per redigere lo Statu-to delle Citt Metropolitane i membridei consigli eletti dai sindaci e con-siglieri dei comuni componenti lanuova istituzione. Il compito di scri-vere uno statuto un atto fondantee di grande rilevanza costituzionaleche non poteva non essere affidato

    alla sovranit popolare e quindi alsuffragio universale con voto perso-nale e libero, attraverso il sistemaelettorale proporzionale, lunico a

    garantire una rappresentanza de-mocratica articolata e plurale.Lesclusione dei cittadini costituisceun vulnus gravissimo.Stando cos le cose, ancora pos-sibile correggere gli aspetti oligar-chici e colmare la distanza tra socie-t civile e casta politica? La risposta

    diventa positiva solo se si realizza-no alcune condizioni preliminari enecessarie: apertura di spazi di par-tecipazione a gruppi / comitati / as-

    sociazioni di cittadinanza attiva e aicorpi intermedidisponibili (forze so-ciali sindacali produttive ecc.), e ac-coglimento delle proposte coerenticon quelle parti della legge chevanno nella direzione di istituire laCitt Metropolitana come organodemocratico di governo locale e di

    un sistema equilibrato di Comuni.Si tratta di riportare nellalveo costi-tuzionale la legge n. 56/2014. Ci forse possibile se si attuano quelle

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    parti che prevedono: la riorganizza-zione dei piccoli e piccolissimi co-muni attraverso unioni e fusioni;lelezione a suffragio universale delsindaco e del consiglio metropolita-no, a condizione che si proceda adarticolare il territorio del comunecapoluogo in pi comuni. Superareda una parte la polverizzazione dei

    municipi e dallaltra il monocentri-smo dei Capoluoghi contribuirebbea far nascere sistemi equilibrati diComuni delle aree metropolitane edEnti di governo sovra-comunali (leCitt Metropolitane) pi vicini ai cit-tadini comunali e metropolitani e piadatti a rappresentare e amministra-re i territori.Occorre pensare e attuare un pro-getto strategico di riequilibrio urbanoe di valorizzazione storico-ambien-tale, socio- economica e culturaledel territorio dentro un sistema digoverno fondato sui comuni e sullaloro collaborazione e solidariet.Una Citt Metropolitana costituita daComuni autosufficienti, ma in retecon gli altri. Sistema di Comuni chesi deve reggere sulle solide basidella partecipazione democratica esugli spazi aperti alla discussionepubblica e alla consultazione (di na-tura anche deliberativa) su questionidi interesse generale e strategico:lavoro e diritti, riconversione ecolo-gica delleconomia e riassetto idro-geologico e relativi impianti indu-striali e infrastrutture, pianificazione

    urbanistica, mobilit - inteso comediritto della persona - e trasportopubblico, verde e parchi, rifiuti, e-nergia, immigrazione e multicultura-lit, servizi sociali e culturali, ecc.).Questa prospettiva, davvero rifor-matrice , che rivitalizzerebbe e rin-noverebbe il tessuto della societ edelle sue istituzioni di base - in sin-tonia perfetta con lart. 5 della Costi-tuzione (autonomie locali e decen-tramento) - potrebbe realizzarsi sesi hanno la consapevolezza e la vo-lont politica di perseguire lobiettivo

    di battere il disegno autoritario di

    rafforzare gli apparati centralistici atutti i livelli e di mettere pesante-mente in discussione i diritti socialicivili e politici.Rinviando ad altro intervento rifles-sioni e proposte sullarticolazione inpi comuni dei Capoluoghi, provo asoffermarmi in modo sintetico (e miauguro chiaro) sulla questione della

    riduzione del numero ma nel con-tempo dellaumento del potere dirappresentanza amministrativa deiComuni metropolitani: le due que-stioni sono due facce della stessamedaglia.Per le unioni di comuni finalizzateallesercizio associato di funzioni oservizi, la legge 56 fissa il limite mi-nimo di 10.000 abitanti ovvero di3.000 per i comuni di montagna.Mentre il singolo comune nonscompare , si istituisce un mini ap-parato di coordinamento dellunione(presidente e segretario). Allunionepossono essere delegate in formaassociata alcuni compiti (anticorru-zione, trasparenza, revisione deiconti, valutazione e controllo di ge-stione). Solo se previsto dallo statu-to specifico, il presidente assume lefunzioni di sindaco dellunione. evidente che questo tipo di unionemolto difficilmente potr risolvere iproblemi dei singoli comuni derivantidalla loro limitata dimensione e pre-caria autosufficienza.Lunione dei micro comuni pu ave-re senso e svolgere una funzione

    positiva di coordinamento e valoriz-zazione delle risorse nei territorimontani dove si rende necessarialesistenza delle singole unit am-ministrative come indispensabilipresidi socio-amministrativi per ra-gioni geofisiche e per le condizionidi isolamento. Nei territori metropoli-tani di pianura in cui le distanze so-no molto ravvicinate si dovrebbescegliere la strada delle fusioni dipi comuni.Nonostante la farraginosit elambiguit delle norme (commi 116-

    139), con le fusioni di due o pi co-

    muni contigui si abrogano le singoleunit amministrative (ciascuna dellequali deve avere meno di 5.000 abi-tanti) e si istituisce tramite leggeregionale - un nuovo comune dimedie dimensioni, il cui statuto do-vr assicurare alle comunit ade-guate forme di partecipazione e didecentramento dei servizi.

    Se si prende in considerazionelarea metropolitana milanese (mon-ca di Monza Brianza) ci si trova difronte a questi dati (2011): su3.156.694 di abitanti, 1.324.110 ri-siedono nel comune di Milano, conun rapporto abitanti / superficie di7.276 ab. / 1 kmq; 1.832.584 di-stribuito - 1.313 ab. / 1 kmq - nei133 comuni del rimanente territorioex provinciale. Il disequilibrio demo-grafico e socio-territoriale eviden-te. Il gigantismo del comune unicodi Milano non pu non schiacciare ilnanismo delle rimanenti unit am-ministrative. Per riequilibrare il si-stema socio-amministrativo e politi-co-istituzionale una strada possibileda percorrere quella di scomporreMilano in 20 comuni (esperienza1968 / 1998 dei 20 consigli di zo-na); oppure in 19 comuni corrispon-denti ai collegi delle elezioni provin-ciali, a cui si aggiungono gli altri 26in cui sono divisi i rimanenti comuni.I collegi aggregano quartieri (di Mi-lano) e comuni (dellarea metropoli-tana) contigui e limitrofi. 45 comuni,al posto di 134, di circa 70.000 abi-

    tanti ciascuno. Non si tratta di calco-li astratti, ma di dati rappresentatividella realt viva delle comunit e deicentri urbani, di indicazioni per avvi-are possibili processi di ridisegnogeo-istituzionali finalizzati a un e-qua distribuzione delle risorse e altaglio degli sprechi, al decentramen-to concreto e alla partecipazionedemocratica pi diffusa capillare ecoinvolgente.

    *Forum Civico Metropolitano

    EUROPA E UNIT POLITICA: FINIR LA SOFFERENZA?Giuseppe Gario

    Una persona competente ci informasul virus ebola (se lo conosci lo evi-ti) e gli allarmi lanciati da AntonyBanbury, capo missione ONU in A-frica Occidentale, e Christine La-garde, direttore Fondo MonetarioInternazionale, rispettivamente per

    la diffusione del virus (a velocit dijet) e il contagio economico (a velo-cit della luce, quella delle borse).

    Banbury e Lagarde combattono e-bola prospettando a big pharma ilricco mercato, che lAfrica non , diUSA e Europa, dove il virus com-parso a Dallas e Madrid. Se impre-sa e lavoro da anni sono valutatisolo sulla base di quanto rendono a

    breve, ora lo la vita di tutti noi, po-tenziali vittime del virus. Per impre-sa e lavoro a costo della qualit del-la vita, per noi a costo della vita

    stessa. greed economy, econo-mia dellavidit.Intervistato da Tuvia Tenembom, untop manager di Bank of AmericaMerril Lynch a Francoforte non am-mette per di essere avido: Sareb-be avvilente [Ho dormito nella ca-

    mera di Hitler. Viaggio di un ebreoamericano alla scoperta della Ger-mania, 2014, p. 161]. Per non avvi-lirci tutti con la nostra inconfessabile

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    avidit, dobbiamo ridimensionare i(dis)valori che la generano: potere,status, autosufficienza, frenesia,piacere. In Europa questi (dis)valorisono maschili, perch le donne so-no meno egoiste, anche se pispesso disoccupate o impiegate inlavori meno qualificati e pagati; po-co presenti nella politica istituziona-

    le, sono molto attive nella politica dibase (petizioni, boicottaggi, ). cos in ogni paese dellUE, povero ericco, di nuova e vecchia democra-zia, sud e nord, est e ovest: uominie donne hanno orientamenti e com-portamenti pi egoisti gli uni, pi al-truisti le altre [Silke I. Keil e OscarW. Gabriel, Society and Democracyin Europe, 2013, conclusioni].Il momento straordinario. Lunioneeconomica e monetaria prefiguralunit politica necessaria perleconomia e democrazia non solonostra. Lerrore dei governanti eu-ropei che nei due secoli passatihanno soffocato nel sangue le rivol-te democratiche di sudditi che vole-vano essere cittadini, ripetuto oggidai governi autoritari nellOrienteeuropeo, mediterraneo, asiatico. Inparticolare Putin teme la vicina de-mocrazia UE pi della lontana exsuperpotenza USA, perci finanzia inazionalisti populisti e radicali cheodiano lunit europea [The Econo-mist, 19/04/2014, p. 24].Stiamo costruendo, per tentativi eerrori, una democrazia fondata non

    pi su Stati sovrani, ma su una u-nione regionale post-nazionale diimpronta cosmopolita, ispirata allenorme internazionali e ai diritti uma-ni. Che per funzionare, per, devedotarsi dei requisiti democraticidellautonomia e della responsabilit[Eric O. Eriksen e John E. Fossum,Rethinking Democracy and the Eu-ropean Union, 2012, conclusioni].Vale a dire, darsi un governo invecedel consiglio di premier nazionali,rissosi e impotenti perch tali sonogli Stati nazionali nel mondo unifica-

    to da tecnologia, finanza, mercati

    globali, migrazioni spontanee o for-zate e, non da ultimo, epidemie.Tra le condizioni che Eriksen e Fos-sum ritengono necessarie per unaEuropa democratica e unita, le or-ganizzazioni delle donne sono partecostitutiva di una societ civile au-tonoma e transnazionale che dibattepubblicamente e offre molti punti di

    accesso (non solo i soldi). E, colconsenso, d forza alle decisioni diqualit e a una identit collettivameno gerarchica di quelle statuali,pi fluida perch cosciente di quan-to contino la sicurezza e le garanziesociali per leguaglianza.Con il particolare contributo delledonne, lopinione pubblica europeasubentra a quelle nazionali, ormaiinconsistenti e incapaci di usciredalla camicia di forza globale cheblocca la politica. Cos scrive Wol-fgang Streeck, secondo cui primache nuove istituzioni democraticheriportino i mercati sotto il controllodella societ [] saranno necessa-rie ampie mobilitazioni politiche elunghe turbolenze dellordine socia-le attualmente in formazione [LeMonde des Livres, 10/10/2014, p.7]. Inclusa la turbolenza di borseatterrite dal declino (annunciato)delleconomia tedesca, finora suglialtari, e di quella americana; dallacaduta dei prezzi del petrolio, nono-stante le guerre in corso; e soprat-tutto dalla fine della espansionemonetaria USA, che in questi anni

    ha drogato le borse di tutto il mon-do. Infine, la Grecia vuole anticipareluscita dal programma di aiuti delFondo Monetario Internazionale,garanzia degli investitori. Insomma,le borse mondiali vogliono soldisenza rischi, se va male pagano lebanche centrali. A New York un tra-der oggi guadagna il 15% in pi del2013 con un salario medio quintuplodegli altri settori (era il doppio nel2012) [Le Monde conomie et En-treprise, 15/10/2014, p. 6].Come sempre, anche lapprendista

    stregone finisce vittima del suo sor-

    tilegio, ma rifiuta di perdere il pote-re, lo status, lautosufficienza, lafrenesia, il piacere che ne fannolicona di una generazione. Appuntoi disvalori arginati, in Europa, daidiversi orientamenti e comporta-menti dellaltra met del cielo. questione di mentalit, non di quoterosa, nella Europa madre delle rivo-

    luzioni di cui molti anni fa laustriacoFriedrich Heer ci ha dato la cifra: ilsalto. Il salto necessario per noncadere nel vuoto provocato dalladistruzione dellesistente ordine so-cio-politico. In avanti o indietro.Il salto che oggi stiamo per com-piere dopo avere distrutto le basiculturali e legali del nostro mondo,sulla scia di una forza unificatricetecno-economica senza precedenti,a scala globale e con armi finanzia-rie, per ora senza la mediazione diuna terza guerra mondiale dichiara-ta. Si vede gi il possibile salto in-dietro: Se trovate implausibile unastoria in cui Marine Le Pen porterla Francia fuori dalleuro edallUnione Europea, ditemi qual ilvostro scenario, scrive il premioNobel Paul Krugman (Il Sole 24Ore,19/10/2014, p. 7). Non a caso, LePen la pi grossa leva (an-ti)europea di Putin. Si vede anche ilnecessario salto in avanti: lUE go-vernata nel segno della solidarietdi cui le europee danno ogni giornoprova.In questi anni di globalizzazione

    Jacques Le Goff riflette sui periodiin cui abbiamo diviso la storia e con-ferma gli studi che fanno iniziare itempi moderni nella seconda metdel Settecento [Il tempo continuodella storia, 2014, p. 131]. Tempinei quali la sovranit, con le sue re-sponsabilit, delle unioni di citta-dini democratici e non dei re, nep-pure in forma di Stati e di organismiinternazionali.Ancora una volta, solo questionedi tempo, e di gradi di sofferenza.

    A SCUOLA LEZIONI DI PACERita Bramante

    Ambasciatori di eccezione per laCarta di Science for Peace per lescuole: nella sala Alessi di PalazzoMarino il professor Umberto Vero-nesi e il sindaco Giuliano Pisapia,affiancati dallassessore allEduca-zione Francesco Cappelli, hannopresentato la versione junior delmanifesto scientifico in cui si d allascienza la dignit di educare allapace.

    Sfatati i miti della violenza innata, lascienza ha provato che luomo unanimale pacifico e che laggressivitnon scritta nel nostro DNA. La na-tura non solo competizione, maanche cooperazione e altruismo:casi di empatia, di cooperazione edi solidariet non sono unesclusivaumana, ma si riscontrano anche nelmondo animale.La violenza una reazione ambien-tale alle cause che seminano il

    germe di molti conflitti: la povert,linaccettabile diseguaglianza dellerisorse, la fame, lansia di reperireacqua potabile e la sete.Non siamo nati n per fare la guer-ra, n per fare la pace, ma possia-mo decidere di esprimere questicomportamenti. Dunque siamo liberie responsabili verso di essi: comeevidenziato nelle conclusioni dellaDichiarazione di Siviglia, la stessa

    http://www.fuvperlascuola.it/http://www.fuvperlascuola.it/https://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttps://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttps://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttps://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttps://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttps://www.fondazioneveronesi.it/files/8913/8313/3628/4_commento.pdfhttp://www.fuvperlascuola.it/
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    specie che ha inventato la guerraora pu inventare la pace.Il professor Veronesi ribadisce che scientificamente dimostrato che laviolenza genera violenza e che lapace un punto di arrivo, che vacostruita attivamente, garantendoallumanit condizioni di giustizia,non prevaricazione, tolleranza e so-

    lidariet. E perch la pace possadiventare un imperativo morale glo-bale, leducazione alla pace nonpu che iniziare dai primi anni dete essere poi sostenuta e rinforzatanel percorso di crescita, durante ilquale la scuola ricopre un ruolo fon-damentale per stimolare il dibattito eorientare i giovani ad essere i veriattori di un cambiamento positivo.Il sindaco fa riferimento allannualecommemorazione dei martiri di Gor-la con gli alunni delle scuole ele-mentari per ricordare le giovani vit-

    time del bombardamento di unascuola del quartiere 70 anni fa:unoccasione per tenere viva con ibambini di Milano la memoria dellaguerra per ripudiarla.Da circa un triennio la Carta di-ventata strumento didattico nellascuola superiore; ora grazie allarichiesta dellassessore Cappelli di

    moltiplicarne versioni semplificateper iniziare a promuovere una cultu-ra di pace gi tra i pi piccoli laCarta pu parlare anche ai bambinie ai preadolescenti con una accatti-vante veste grafica e unefficacesintesi di slogan e domande.Adattata nel linguaggio e nei conte-nuti, la Carta pu ora circolare nellescuole di ogni ordine e grado, a par-tire dalla scuola dellinfanzia, attra-verso un poster collocabile in modoinformale su una parete dellaula, inmodo da essere consultato libera-

    mente dai bambini e materiali di ap-profondimento didattico per linse-gnante. Un decalogo sempre a por-tata di mano per porre domande eanimare la discussione, per soste-nere pensieri e esaminare situazionidi vita quotidiana in classe. Per e-sempio per imparare a litigare, autilizzare il conflitto come occasione

    di apprendimento e a non prenderemai la scorciatoia della violenza (1).Il grande antidoto a ogni forma diviolenza il dialogo e a scuola possibile fare quotidianamente e-sercizi di pace.

    (1) D. NOVARA, La grammatica dei con-flitti. Larte maieutica di trasformare lecontrariet in risorse, Sonda, 2011(2) P. RAGUSA, Imparare a dire NO,Rizzoli, 2013

    Scrive Walter Monici a proposito di piazza S. Ambrogio

    Perfetto articolo di Renzo Riboldazzisullo snaturamento di piazza S.Ambrogio. Ancora una volta si evi-denzia come la carenza culturaledei progettisti italiani stia depaupe-rando il paese delle sue bellezze. Di

    chi la colpa? Delle amministrazioniche si affidano ai propri uffici tecnicidove operano mestieranti inamovibi-li, delle leggi che comprendono laprogettazione nell'appalto comefosse un calcolo strutturale, delle

    commissioni giudicanti dei concorsiche non giudicano o seguono inte-ressi di partito o di cordata, infinedegli italiani che di tutte queste cosenon si interessano.

    Scrive Luca Benassei a proposito di piazza S. Ambrogio

    Il professore Riboldazzi fa un'attentae accurata analisi architettonica eurbanistica di questa nuova piazza,

    dimenticandosi per di una cosa: disera illuminata a giorno!! Non nevedo assolutamente l'utilit.

    Scrive Giovanna Majno a proposito di piazza S. Ambrogio

    Di piazza Sant'Ambrogio io ricordosoprattutto le tre file di auto posteg-giate e gli autobus avanti e indietro.Le auto e gli autobus non ci sonopi e nell'articolo non lo si dice, for-se troppo ovvio per dirlo. Certo, si

    poteva fare meglio, come sempre.Ma mi trovo pi a mio agio ora, ri-spetto all'immenso e caotico par-cheggio in superficie. Le auto le pre-ferisco sotto. Vedo molti studenti oaltre persone che si siedono sulle

    panchine, chiacchierando. Certo illunghissimo periodo del cantiere stato terribile.

    Scrive Felice C. Besostri a proposito di Citt Metropolitana

    Vano auspicio. Per risparmiarehanno abolito i difensori civici, perlasciare le mani libere agli ammini-stratori hanno abolito i comitati re-gionali di controllo invece di rifor-marli. Sempre per negare diritti co-stituzionali il contributo unificato mi-nimo di circa 700 euro e fra un poper le opere pubbliche strategiche,

    cio per la cementificazione del ter-ritorio, non ci sar pi la sospensivadei provvedimenti illegittimi. Per Se-nato, Citt Metropolitane e Province

    non ci sar pi nemmeno la possibi-lit di punire con il voto chi ha fattomale, perch ci saranno elezioni disecondo grado, cos si sapr chivince la sera prima delle elezioni.Dove si voter una minoranza asso-luta travestita da maggioranza rela-tiva potr far tutto quel che vuolecompreso cambiare la Costituzione.

    In questo contesto i 9 milioni sottrat-ti alla Giunta sono un dettaglio tra-scurabile per chi servito da unastampa al suo servizio. Quali gior-

    nali milanesi hanno dato una notiziache la Citt Metropolitana stataeletta con una legge di sospetta co-stituzionalit e che la ex Provincialascer un buco di bilancio che laparalizzer per anni. Di cosa si di-scute invece, come servire un cibo(statuto) precotto al Consiglio me-tropolitano espropriando met dei

    24 consiglieri dell'unica competenzache hanno: discutere il testo delloStatuto della Citt Metropolitana.Per come dicono gli inglesi " Il dia-

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    volo si annida nei dettagli". Si pusperare in Pisapia ma soltanto sevuole essere il futuro sindaco me-

    tropolitano eletto direttamente daicittadini

    Scrive Vito Antonio Ayroldi commentando larticolo di Stefano Rolando

    Si deve ancora finire di mettere una"pezza" (leggasi soldi pubblici) agli"inguacchi" di Expo che gi il pro-fessor Rolando si esercita con ine-sausta "fantasia" degna di migliorcausa alla: "regia di scrittura di o-biettivi vocazionali e uso delle risor-se secondo un approccio di compa-tibilit auto-generante". Ai pi sem-plici apparir un mistero escatologi-co cosa ci possa significare in lin-gua italiana mentre i pi smagati nescorgeranno i "promettenti" presagi.

    Eh gi, perch le uniche vocazioniche la citt Stato di Milano ha dimo-strato di saper generare grazie aExpo confliggono con ci che laMagistratura considera molto piprosaicamente come interesse pub-blico. Nonostante l'azione di contra-sto tuttavia, il fervore pare non sce-mare.Ora, anzich una riflessione seriasu come questa citt stia mutandorealmente, di quali siano le leve diproduzione di valore aggiunto resi-

    due di una citt desertificata indu-strialmente perch fagocitata da unsettore terziario dalla mission non dirado piuttosto opaca, ci si proiettaallegramente, come se nulla fossein un nuovo "lavoro di scrittura".Come se ci che Expo ha mostratosino a oggi non meritasse una lungae igienicamente necessaria pausadi riflessione. Continuiamo cos cheandiamo bene.

    Repl ica Stefano Rolando

    Quando si usa il fioretto per deride-re i linguaggi, si finisce a subirne idanni. Il lettore Vito Antonio Ayroldi- che comunque va ringraziato perla partecipazione - scrive che biso-gna rintracciare "le leve di produzio-ne di valore aggiunto residue di unacitt desertificata industrialmenteperch fagocitata da un settore ter-ziario dalla mission non di rado piut-tosto opaca"... Vede che a ritagliarefrasi decontestualizzate sempreun po' mistificatorio?A buoni conti come se rimprove-rasse quello che chiama il "nostro

    fervore" riguardante l' avviamentodella citt metropolitana perch nonsiamo capaci di far una pausa diriflessione sulla brutta cronaca che

    accompagna il cantiere di Expo.Come dire che se chiediamo unariforma della scuola dignitosa nondobbiamo farlo perch non faccia-mo abbastanza i conti con i costidella politica o con l'insufficienzadella lotta alla mafia o con gli irrisoltidello stragismo in Italia. Una cosa la vicenda Expo in cui chi ha cuorele sorti della citt nutre al tempostesso apprensione e speranza, vi-gilanza critica e se possibile (cosanon scontata) la praticabilit diqualche contributo; un'altra cosa che si avvia - per ineluttabile deter-

    minazione normativa - una com-plessa e difficile costituzione di real-t metropolitana. Il nesso che ilcambiamento della narrativa della

    citt investe e riguarda entrambi ifatti. E per chi ha la segmentale manon minuscola responsabilit dicontribuire metodologicamente aquesta "narrativa" la preoccupazio-ne connessa alla lotta contro il tem-po non pare affatto compatibile conquella "lunga e igienica" pausa diriflessione che il lettore propone.Serve piuttosto una robusta e civica"riflessione" messa in pratica. Aquesto spirito era ispirata la mia no-ta, che poneva - per la prima voltacredo - qualche questione di meto-do attorno alla scrittura del piano

    strategico per la citt metropolitanache ha tempi obbligati fissati dallalegge Delrio.

    MUSICAquesta rubrica a cura di Paolo Viola

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    Un Trio e un Requiem

    La Societ dei Concerti, presentetutti i mercoled al Conservatoriocon le sue due serie Rubino eSmeraldo, mercoled scorso haproposto un concerto straordinariolanciandolo con la stessa inesauribi-le enfasi con cui accompagna u-sualmente la presentazione deisuoi artisti. Questa volta si trattavadi un violoncellista americano dilungo corso, Lynn Harrel, con unacarriera molto apprezzata negli Sta-

    tes e in molti altri paesi ma ancorapoco conosciuto in Italia nonostantealcuni concerti tenuti trenta e ventianni fa alla Scala, alla Fenice di Ve-

    nezia e in Vaticano. E dunque haben meritato il presidente della So-ciet dei Concerti, avvocato Mor-mone, per averlo fatto arrivare finqui e averlo fatto riascoltare al pub-blico milanese.Lynn Harrel si presentato in Triocon due musicisti molto pi giovanidi lui, il violinista lituano Julian Ra-chlin e la pianista cinese ZhangZuo, con un programma che non loha premiato, adatto pi a lanciare i

    colleghi che non a farci conoscerelui che, sia nellaspetto che nellat-teggiamento, sembrava essere illoro Maestro. Suonare insieme, pe-

    r, non cosa elementare; sembrafacile, pu riuscire molto bene an-che la prima volta, o facendolo spo-radicamente, ma per raggiungererisultati di grande qualit occorronoanni e anni di lavoro in comune e lacapacit di fondere le sensibilit in-dividuali in un unico sentire. Ma tut-to ci matura lentamente, poco apoco; i Trii, e ancor pi i Quartetti,devono essere delle strutture stabili,consolidate, non si possono mettere

    insieme tre o quattro musicisti soloper un concerto o una tourne, nonbasta avere un buon feeling e farequalche prova. Non basta neanche

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    a musicisti bravissimi come quellidellaltra sera.Dunque il trio Harrel-Rachlin-Zuo(non posso chiamarlo diversamen-te) ha eseguito due Trii, entrambiconnotati dal numero 1, il primo diSchubert, in si bemolle maggioreopera 99 (D898) e il secondo diBrahms, in si maggiore opera 8; ma

    mentre per Schubert si tratta diunopera matura, il Trio di Brahms al contrario unopera giovanile. E losi percepito molto bene.Schubert scrisse due soli Trii perviolino, violoncello e pianoforte (ilsecondo in mi bemolle maggiore),entrambi nellanno precedente lasua scomparsa, e fra i due non cconfronto: di essi Schumann scrisseche mentre il Trio in mi bemolle attivo, virile, drammatico, quello insi bemolle passivo, femminile(sic!), lirico , e se quello in mibemolle un capolavoro grandioso,una delle pi amate opere del com-positore austriaco, laltro ancorchricco di temi suggestivi e di momentidolcissimi ha sempre avuto minorsuccesso, probabilmente per la suaframmentariet, per la minore com-pattezza e coerenza formale.Il trio di Brahms, a sua volta, non affatto uno dei suoi capolavori: ave-va ventanni nel 1853, quando lo hascritto, ed era appena entrato a farpartediciamo cosdella famigliaSchumann. Nonostante non gli siamancato fin da subito un buon suc-

    cesso di pubblico, Brahms lo riscris-se quasi interamente nel 1889 a di-mostrazione del fatto che qualcosanon andava bene. Ma, come si sa,le minestre riscaldate ... .Alla fine, per fortuna, un generosis-simo bis ha salvato la serata e ria-nimato il pubblico: si trattava nien-

    temeno del Trio dellArciduca di Be-ethoven (lopera 97, anchesso in sibemolle maggiore) che i nostri mu-sicisti hanno ripreso a partire dalfamosissimo Tema con variazioniAndante cantabile e completatocon lAllegro moderato finale.Questo s, un vero capolavoro. Edanche la sua interpretazione ap-

    parsa pi profonda, consapevole,attenta.***Tuttaltro concerto abbiamo ascolta-to il giorno dopo allAuditorium, dovelorchestra e il coro della Verdi direttida Jader Bignamini - maestro delcoro come sempre la brava ErinaGambarini - hanno eseguito unastrepitosa Messa da Requiem diVerdi; lavevamo ascoltata meno diun mese fa alla Scala, diretta daRiccardo Chailly, e in questa rubricaavevo detto che si era trattato diuna magnifica esecuzione. Avevoscritto da anni non capitava di assi-stere a tanto impegno e a tantaconcentrazione da parte dei due-cento e pi musicisti dellOrchestrae del Coro del Teatro, di sentirli inperfetta armonia con il direttore econ i solisti, di vivere alla Scala unodi quei momenti magici e irripetibiliche si vorrebbero eterni e che,quando finiscono, ci fanno sentiresvuotati e inebetiti come quandoscendiamo da una cima che non cisaremmo mai immaginati di rag-giungere.

    Ebbene, difficile crederci, ma ilRequiem di Bignaminiforse anchegrazie alla dimensione ridotta dellasala ed allottima acustica statoancor pi emozionante e commo-vente, con lorchestra e il coro chehanno suonato e cantato con unapassione e una professionalit as-

    solutamente straordinarie, da toglie-re il fiato; laVerdi, che da ormai di-ciassette anni esegue questopera,cambiando spesso il direttore (fra glialtri lo stesso Riccardo Chailly), chelha portata in tourne in tutta Italiae a Vienna, a Budapest, persino aBaku e a Tokyo, laVerdi, dicevo, in perfetta simbiosi con questo gio-

    vane direttore che proprio l, solocinque anni fa, dal leggo del clari-netto piccolo salito per la primavolta sul podio. Che meraviglia i vio-loncelli nellincipit dellOffertorio, e ilcoro nel fugato del Sanctus, e que-gli ottoni cos importanti in tutto ilRequiem!Un discorso a parte meriterebbero isolisti, tra i quali brillava il bassoMassimiliano Catellani (magnificonel Mors stupebit), era un po soprale righe la soprano Chiara Taigi, nonerano sempre perfetti gli attacchidella mezzosoprano Anna MariaChiuri (ma stata deliziosa nel La-crymosa); la potente voce del teno-re algerino Yusif Eyvazov, per, eraproprio sguaiata e totalmente estra-nea allo spirito del Requiem.Finalmente, giunti allincantodellAgnus Dei, quando le due vocifemminili e il coro sembrano cantarea cappella perch gli archi che li ac-compagnano suonano allunisono, esi viene a creare unatmosfera dacanto gregoriano che poco a pocovolge a un ampio, grandioso corale,appena ingentilito dai brevi gruppetti

    dei legni, allora tutto diventa magae rapimento e si percepiscono in-sieme limpegno e la preparazionedei musicisti, la sensibilit elautorevolezza del direttore, e lagrandiosit di unopera che contem-pla la vita e la morte da unaltezzavertiginosa.

    ARTEquesta rubrica a cura di Benedetta Marchesi

    [email protected]

    Il PAC si mostra tra arte e cinema: Glitch

    Glitch la distorsione, linter-ferenza non prevista allinterno diuna riproduzione audio o video. anche il titolo della mostra, al PACfino al 6 gennaio, dedicata alle inte-razioni tra arte e cinema: attraversoil video si compie una ricerca moltosoggettiva, indirizzata talvolta a rac-contare delle storie, tal altre a do-cumentare accadimenti o perfor-mance, altre ancora a sperimentare

    tecniche espressive. Il glitch, la fer-matura improvvisa della proiezione,offre una pausa alla visione eunoccasione per cogliere una sfu-

    matura che altrimenti passerebbeinosservata. Tra arte e cinema ilconfine quasi invisibile, sempreopinabile e mai definibile laddoveciascuna voce lecita e autorevole.La mostra raccoglie 64 video realiz-zati da artisti italiani che, raggruppa-ti per aree tematiche, vengono pro-posti in loop nei tre mini-cinema al-lestiti negli spazi del museo in palin-sesti ripetuti a giorni alterni. Al fian-

    co delle proiezioni vengono presen-tate una selezione di opere di artistiche hanno scelto il video comemezzo espressivo ma che si avval-

    gono anche delloggetto come con-cretizzazione tangibile dellidea arti-stica.Tra le opere di maggiore impatto:Mastequoia Op. 09-013, una lungastriscia di frame selezionati da ungirato di 54 ore su un viaggio com-piuto dai tre artisti tra Rotterdam,Fs e Tokyo (vero e proprio film,vincitore del premio Lo schermodellarte 2013); attraverso luso del

    VHS come supporto la qualit perdemolta definizione acquisendo perun velo quasi melanconico e onirico,

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    oltre che di ricordo che si va lenta-mente sbiadendo.Per rendere pi esaustivo il tema stato presentato poi un fitto palinse-sto di proiezioni e performance chevanno ad ampliare ancora di pi lapanoramica sul tema che lespo-sizione si propone di offrire, dandola possibilit al pubblico di ascoltare

    il contributo diretto che lartista pudare.

    Alla mostra, per, come se man-casse un collante tra le opere: cia-scuna porta con s un valore rico-nosciuto e condiviso ma sembranon essere in dialogo con quelle afianco, privando di conseguenza ilvisitatore di quellaccrescimento da-to dallinterazione e dal confrontocon un percorso complesso che

    presenti artisti differenti.

    Glitch fino al 6 gennaio 2015 alPAC via Palestro - Orari da marteda domenica 9.30 - 19.30; gioved9.30- 22.30 Biglietti Abbonamento10,00: consente un accesso illimi-tato alle proiezioni e agli eventi dellamostra, Intero 8,00 Ridotto 6,50Ridotto speciale 4,00: per tutti ivisitatori ogni gioved a partire dalle

    19.00;

    Giovanni Segantini tra colore e simbolo

    Una retrospettiva come Milano nonne vedeva da tempo: 18 sale ricchedi ricerca, dipinti e testi che ripercor-rono la vita e il lavoro del maggioredivisionista italiano, Giovanni Se-gantini. Si tratta di un ritorno idealequello di Segantini a Milano, il capo-luogo lombardo rappresent infatti ilpolo di riferimento intellettuale e ar-

    tistico per lartista; era la Milano del-la rivoluzione divisionista che stavalentamente dimenticando lo spiritoscapigliata per cogliere la sfida sim-bolista. Al fianco del Segantini ma-turo delle valli e delle montagnesvizzere si riscopre anche un giova-ne Segantini che a Milano compie ilproprio apprendistato e ritrae i Na-vigli sotto la neve o delle giovanidonne che passeggiano in via SanMarco.La mostra un racconto complessosul mondo di Giovanni Segantiniche accompagna il visitatore in ungraduale avvicinamento allartista,che lo invita ad avvicinarsi attraver-so i quadri, alle emozioni, ai pensierie alle riflessioni che alle opere sonovincolati.I grandi spazi, gli animali, le monta-gne sono elementi non di comple-mento e non casuali in Segantini maanzi, acquisiscono un valore misticoe quasi panteistico che permealintero lavoro, frutto del forte lega-me tra lartista e la natura.Questultima, madre spirituale perlartista (e orfano di quella biologi-

    ca), spesso resa (co)protagonistadelle opere al punto che giocandosui titoli e sulla compresenza trauomo e animali si arrivi interrogarsisu quale sia il vero protagonista.Luso dei colori, che si scopre con iltempo, sempre pi potente graziealla giustapposizione dei coloricomplementari e uno dei momenti

    culmine si raggiunge nellazzurrosenza eguali del cielo di Mezzogior-no sulle alpi(1891).La mostra pu essere percorsa egoduta in diverse maniere: in ordinecronologico seguendo levoluzioneartistica e personale dellartista ac-compagnati dallo scandire degli ac-cadimenti della vita dellartista, op-pure seguendo le sette sezioni te-matiche in cui lesposizione suddi-visa: Gli esordi, Il ritratto, Il vero ri-pensato, Natura e vita dei campi,Natura e Simbolo attraverso i pan-nelli chiari e lineari che accompa-gnano ciascun gruppo di sale; o an-cora, lasciandosi trasportaredalluso magistrale della tavolozzadei colori, che ha reso Segantini ilmaggiore esponente del divisioni-smo italiano. una delle poche oc-casioni dove le scelte curatoriali eallestitive consentono al visitatore diunire la vita e il lavoro dellartistacreando un percorso omogeneo dalquale emerge la complessit delcarattere dellartista, composto, co-me tutti gli uomini, da vari ruoli: fi-glio, padre, uomo, artista. Qualsiasi

    modalit si sia scelta per la fruizionedella mostra se ne uscir con appa-gata la necessit di bellezza e colo-re, ma pi vivida quella di percorre-re le montagna e le valli tanto amatedallartista.Una nota positiva: i toni alle paretiche vengono giustapposti uno dopol'altro, stanza dopo stanza, creando

    come una rappresentazione visivaal sedimentarsi delle conoscenzedellartista.Una nota negativa: nessuna segna-lazione allingresso della mostra sulnumero di sale e il tempo previsto divisita, lorario di chiusura sono le19.30 ma dalle 19 i custodi provve-dono incessantemente a fare pre-sente la questione facendo uscire ilpubblico dalle sale alcuni minutiprima dello scoccare della mezza.Alla stessa ora chiude anche il boo-kshop, non una scelta vincente lad-dove questultimo rappresenta noto-riamente una delle maggiori fonti dientrata per mostre e musei. Bene-detta Marchesi

    Segantini fino al 18 gennaio 2015Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12 -20121 Milano) Biglietti (con audio-guida in omaggio) 12/10/6 OrariLuned: 14.30-19.30 Marted, Mer-coled, Venerd e Domenica: 9.30-19.30 Gioved e Sabato: 9.30-22.30

    Alla Triennale di Milano tutte le Trame del rame

    Dalla pepita, forma in cui il rameviene trovato e raccolto, al Traccia-tore di vertici a silici dellesperi-mento BaBar, Trame un inno alcuprum, uno degli elementi chimicicon maggiore duttilit, conducibilitdi calore e energia, e al tempo stes-so lesaltazione delluomo e dellecapacit di trasformare questo ele-mento. Il percorso espositivo, allaTriennale di Milano fino al 9 novem-bre, si articola in quattro sezioniquasi concentriche attraverso lequali si esplorano molteplici sfaccet-tature del prezioso metallo.

    Nucleo centrale, cuore della mostra, la sala dedicata al design, nelsenso pi completo del termine, cheattraverso pi di 100 oggetti spaziadallilluminazione alla moda, dagliarredi alloreficeria, dagli strumentidi cucina alle forme per budini of-frendo al visitatore una panoramicadi grandi nomi che hanno giocatocon il rame creando oggetti di altis-simo livello. Tom Dixon, OdoardoFioravanti, Shiro Kuramata, RossLovegrove, Gi Ponti/Paolo De Poli,Ettore Sottsass, Oskar Zieta Giorgio

    Vigna, Prada sono solo alcuni deinomi presenti.Larchitettura da un lato e la tecno-logia dallaltro circondano la saladedicata al design; nella prima at-traverso modellini, fotografie e videosi evidenzia quanto il rame siastrumento plasmabile e al contempocaratterizzante nelle mani degli ar-chitetti. La sezione di Tecnologia,realizzata in collaborazione con ilMuseo Nazionale della Scienza edella Tecnologia Leonardo da Vincidi Milano, raccoglie le applicazionipratiche delluso del rame: minerali

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    in vari stadi di produzione, macchi-ne elettromagnetiche e alternatori,interfacce di computer, telefoni, rile-vatori di particelle. Oggetti, alcuni,che portano con s il fascino di avercambiato la storia: tra tutte la pila diAlessandro Volta.Come a creare un abbraccio inclu-sivo attorno a tutto questo la se-

    zione dedicata allarte: una trentinadi opere di artisti contemporanei chehanno studiato, analizzato, speri-mentato il rame e le sue caratteristi-che. Ogni artista plasma a suo pia-cimento il rame, facendogli assume-re caratteri e colori unici e sempre

    diversi: chi tessendolo una spiraleche tende allinfinito come MarisaMerz; chi rendendolo una parabolariflettente quasi mistica come faMarco Bagnoli nel suoJanua Coeli;e ancora, chi giocando con le suequalit ossidative che attraversolelettrolisi con il piombo realizza di-segni sulle pagine del libro di An-

    selm Kiefer Unter den Linden.Camminando tra le opere si perce-pisce la sfida che il rame lancia eche lartista coglie: nellincontro tra idue si creano sodalizi meravigliosiche veicolano messaggi e pensierialla materia.

    Il percorso espositivo inaugura unnuovo modo di concepire la mostra:non pi legata solo alla bellezza e almessaggio delle opere esposte mavolta ad indagarne la loro essenzaconcreta.

    Trame - Le forme del rame tra ar-te contemporanea, design, tecno-logia e architettura Fino al 9 no-vembre alla Triennale di Milano -Orari Marted - Domenica 10.30 -20.30 Gioved 10.30 - 23.00 Ingres-so 8,00/6,50/5,50 euro

    Viaggio nellAfrica ignota

    In anteprima per lItalia si inaugural11 ottobre la mostra ViaggionellAfrica Ignota. Il continente nerotra 800 e 900 nelle immagini della

    Societ Geografica Italiana. Com-posta di 54 riproduzioni digitali difotografie dellepoca, lesposizioneracconta lAfrica nera e ancora mi-steriosa della fine dell800 e deiprimi del 900 attraverso una sele-zione degli scatti pi belli conservatidalla Societ Geografica Italiana.Realizzate per la maggior parte nelcorso di missioni esplorative italianee internazionali, le fotografie - di ri-tratto, di reportage e di paesaggio -mostrano come dovessero apparireai primi visitatori occidentali le popo-

    lazioni e i panorami di quello che

    allepoca era il continente meno co-nosciuto del pianeta.Strutturata attraverso le collezionidella Societ Geografica Italiana da

    cui sono state tratte le fotografie, dicui molte scattate durante le spedi-zioni geografiche di esplorazione,lesposizione di snoda in un affasc i-nante percorso che attraversa moltidei paesi di cui si compone il conti-nente africano. Un viaggio che par-tendo dallAfrica Orientale allepocadelle colonie italiane ci portanellAfrica Sub Sahariana, quindinellAfrica delle foreste equatoriali efin gi nellAfrica Australe. A produr-re le immagini erano in alcuni casifotografi professionisti al seguito

    delle spedizioni, in altri gli stessi

    protagonisti delle spedizioni, spessoappassionati e preparati utilizzatoridel mezzo fotografico. Aperta fino al14 novembre, ultima di tre esposi-

    zioni in programma per il 2014, lamostra inserita in History & Pho-tography, rassegna annuale che haper obiettivi principali raccontare lastoria del mondo contemporaneoattraverso la fotografia e renderefruibili al grande pubblico collezionie archivi fotografici spesso scono-sciuti perfino agli addetti ai lavori.Alessandro Luigi Perna

    Viaggio nellAfrica ignota La Casadi Vetro di via Luisa Sanfelice 3, Mi-lano, 11 ottobre -14 novembre h 15-

    19, ingresso libero

    Perch il Museo del Duomo un grande museo

    Inaugurato nel 1953 e chiuso perrestauri nel 2005, luned 4 novem-bre, festa di San Carlo, ha riapertole sue porte e le sue collezioni ilGrande Museo del Duomo. Ospitatonegli spazi di Palazzo Reale, pro-prio sotto il primo porticato, il Museodel Duomo si presenta con numeri ecifre di tutto rispetto. Duemila metriquadri di spazi espostivi, ventisette

    sale e tredici aree tematiche permostrare al pubblico una storia fattadarte, di fede e di persone, dalquattordicesimo secolo a oggi.Perch riaprire proprio ora? Nel201