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Date post: 06-Aug-2015
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IO SONO CHI VOGLIO ESSERE COME DIVENTARE ARTEFICI DELLA PROPRIA FORTUNA GRAZIE A INTELLIGENZA CREATIVA, PENSIERO LATERALE, BIOENERGETICA, FILOSOFIA ORIENTALE, PNL E FISICA QUANTISTICA! Di Paolo Borzacchiello
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IO

SONO

CHI

VOGLIO

ESSERE

COME DIVENTARE �“ARTEFICI DELLA PROPRIA FORTUNA�” GRAZIE A

INTELLIGENZA CREATIVA, PENSIERO LATERALE, BIOENERGETICA,

FILOSOFIA ORIENTALE, PNL

E FISICA QUANTISTICA!

Di Paolo Borzacchiello

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Dedico questo libro a tutti quelli che mi hanno fatto del male,

che hanno detto o fatto cattiverie nei miei confronti,

che in qualche modo mi hanno fatto soffrire:

grazie dal profondo del cuore.

Senza di voi, non sarei arrivato qui.

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INTRODUZIONE (Brescia, 05/06/2007)

Questo lavoro avrebbe potuto intitolarsi anche �“Come diventare artefici della propria

fortuna�”, che poi è il titolo di uno dei seminari di crescita personale che tengo e che, a

sua volta, prende spunto dalla celebre massima latina, secondo la quale �“ognuno è

fabbro della propria fortuna�” (Quisque faber fortunae suae est).

Ci sono molti, anzi moltissimi libri che parlano della possibilità di cambiare la propria

vita e ci sono molti, anzi moltissimi libri che propongono le più svariate tecniche per

modificare in qualche modo la nostra sorte ed ottenere dalla vita ciò che vogliamo (o

crediamo di volere): si va dalla meditazione, al dialogo con gli spiriti, alla

programmazione neurolinguistica, alle più svariate (e a volte fantomatiche) tecniche

new age. Io stesso ne ho letti parecchi, di questi libri. Di alcuni, anzi, darò ampio conto

nelle pagine che seguono: vi parlerò di quelli che più mi hanno colpito, segnato,

ispirato ed illuminato lungo la strada che mi ha condotto fino a qui.

Quid pluris, quindi? Che cosa troverete, cioè, in queste pagine, che già non avete letto

da qualche altra parte?

La mia formazione nel campo delle discipline olistiche, i miei studi da riflessologo

prima e la mia esperienza di formatore poi, mi hanno convinto che non è sufficiente

avere buona padronanza delle �“tecniche�” per cambiare la nostra vita e decidere del

nostro futuro, quali esse siano.

Ho visto troppe persone invaghirsi di un approccio piuttosto che di un altro, salvo poi

ricadere tristemente nel baratro dal quale cercavano di erigersi, pur con tutte le loro

forze.

Ho visto troppa gente assaporare appena il gusto della ritrovata libertà �– intellettuale,

fisica, spirituale �– prima di tornare fra i ceppi. Catene che essi stessi, senza saperlo, si

sono messi addosso.

Così, ho capito che non è sufficiente sapere che cosa vogliamo (e già capire questo,

credetemi, è comunque un�’impresa non da poco), né come fare per ottenerlo, se

prima non si comprende da dove veniamo e, soprattutto, perché siamo qui, ora.

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Inutile padroneggiare la PNL, se dentro di noi non è sedimentata una chiara, forte, oso

dire inattaccabile credenza che tutto ciò che è stato fino ad oggi ha avuto un senso

preciso, che ogni evento della nostra esistenza, bello o brutto; che ogni persona

incontrata, anche solo per il breve volgere del tempo richiesto ad una farfalla per

sbattere le ali a Pechino; ebbene che tutto e tutti hanno brigato, in qualche modo, per

farci arrivare esattamente dove siamo adesso.

Solo comprendendo che tutto ha un senso, solo mettendosi nella disposizione d�’animo

che nulla succede per caso e che ogni istante della nostra vita è significativo, anche se

magari lì per lì non se comprende il senso; solo così, davvero, saremo forti e pronti per

fare della nostra vita e di noi stessi ciò che vogliamo.

E sarà così.

Lo so per certo, perché vivo ogni giorno il miracolo di decidere quello che è il mio

destino. Ci sono arrivato grazie a tanti sacrifici, grazie a dolori laceranti, grazie a tante

persone che mi hanno deluso, tradito, offeso e osteggiato in tutti i modi. Sì, avete letto

bene, ho detto �“grazie�”. Perché, infatti, senza tutto quello che mi ha cagionato

sofferenza, dentro di me non sarebbe nata l�’urgenza di fare quello che ho fatto, e

molte persone alle quali ho offerto aiuto ora non avrebbero cambiato la loro vita. E via

discorrendo, nel mondo meraviglioso delle infinite possibilità.

Vi spiegherò chi siete, da dove venite e, nei limiti delle mie capacità, il significato di

tutto ciò che vi è successo, prendendo spunto dalle teorie dell�’antica Medicina

Tradizionale Cinese, dall�’affascinante approccio della Metafisica e, perché no, volgendo

lo sguardo al futuro, dalle miracolose e stupefacenti scoperte degli scienziati che si

occupano di fisica quantistica.

Fatto questo, vi spiegherò come fare per far diventare vero il vostro sogno. E so per

certo che tutto quello che vi spiegherò funziona davvero.

Come lo so? Perché con me ha funzionato, e sta funzionando ancora. Ero celebre, a

scuola, per la mia incapacità di parlare: ero balbuziente. Ora insegno alla gente come

fare a parlare in pubblico ed essere carismatici. Ero pieno di malattie (la mia infanzia e

la mia adolescenza sono costellate di ricoveri ospedalieri e tonnellate di medicine) ed

ora sono in forma, pratico attività sportiva e ho detto da tempo addio a tutti i dolori

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del corpo che mi impedivano di vivere una vita serena. Molte altre cose ho imparato a

fare, di molti fardelli mi sono liberato, semplicemente credendo in quello che facevo e

con tanta pazienza. Vi darò conto di tutto.

Ed io sono uguale a voi, sono fatto delle stesse cose: un cervello, un cuore, un sogno.

Chi di voi non possiede un cervello?

Chi di voi non possiede un cuore?

Chi di voi non ha un sogno?

I sogni possono diventare realtà, sapete? Basta dire la parolina magica: �“voglio�”.

Perciò, chi vuole, chi vuole davvero, si accomodi.

Brevemente, voglio illustrarvi i temi di cui parlerò nella trattazione che segue, affinché

sin d�’ora possiate rendervi conto del meraviglioso universo che andremo a scoprire.

UNO: DA DOVE VENIAMO

Anzitutto, la cosa fondamentale è capire, come dicevo, da dove veniamo. Per far

questo, parleremo delle COINCIDENZE, degli EVENTI SINCRONICI, della regola aurea

per cui NULLA SUCCEDE PER CASO. Non solo: vi aiuterò a sviluppare la credenza che

QUALSIASI EVENTO CI CONDUCE IN LUOGHI MIGLIORI, in situazioni più proficue e

vantaggiose. Vi spiegherò che NON ESISTE ESPERIENZA BRUTTA O BELLA, ma solo

esperienza: se sarà �“bella�” e perciò foriera di nuove opportunità, ovvero �“brutta�” e

cioè un pesante fardello da portare sulle spalle, lo deciderete voi.

DUE: COME STIAMO VIVENDO?

Per comprendere quale direzione ha preso la nostra vita, quale vita stiamo vivendo e,

soprattutto, se tutto ciò che facciamo è davvero ciò che desideriamo fare, dobbiamo

imparare ad ASCOLTARE IL LINGUAGGIO DEL CORPO. Il corpo non mente, mai. In un

affascinante percorso che parte dall�’ANTICA TRADIZIONE ORIENTALE e che si snoda per

le meravigliose vie della BIOENERGETICA, della METAFISICA e della FISICA

QUANTISTICA, impareremo a decodificare i messaggi che il nostro corpo ci trasmette,

per comunicarci le nostre sofferenze e per spiegarci che ciò che crediamo essere giusto

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per noi, in realtà forse non lo è. Impareremo ad ascoltarci e a comprenderci come mai

abbiamo fatto prima d�’ora. Impareremo a leggere il libretto di istruzioni della

meravigliosa e stupefacente macchina che abbiamo a disposizione.

TRE: DOVE VOGLIAMO ANDARE?

Per molte persone, la maggior difficoltà consiste proprio nel comprendere quale è la

direzione giusta da prendere, quali sono i vestiti più comodi da indossare, quali sono le

cose veramente importanti per le quali vale la pena combattere e lottare. Vi aiuterò a

districarvi nella giungla dei falsi obiettivi e dei falsi valori a causa dei quali, a volte,

sprechiamo energie che potremmo utilizzare in modo molto più utile. Vi aiuterò a

capire che cosa volete veramente.

QUATTRO: COME CAMBIARE LA NOSTRA VITA PER SEMPRE

Abbiamo tutti gli strumenti che ci necessitano per REALIZZARE OGNI NOSTRO SOGNO.

Qualsiasi sogno, senza eccezione alcuna. Come amo dire ai miei �“ragazzi�”, durante i

corsi, �“a parte imparare a volare, respirare sott�’acqua e resuscitare i morti, potete fare

tutto�”.

Vedremo insieme che la fortuna non esiste, che il destino non è scritto e che basta

mettere insieme alcune semplici regole per DIVENTARE �“FORTUNATI�” ed essere

sempre nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta.

Vi spiegherò che IL CERVELLO E�’ STUPIDO. O meglio, è la macchina più incredibile e

potente che potete immaginare, ma possiede determinate caratteristiche che, se non

conosciute, possono rivelarsi estremamente pericolose per la nostra salute.

Impareremo come SVILUPPARE L�’INTELLIGENZA, come UTILIZZARE LE NOSTRE RISORSE

FISICHE E MENTALI, e COME OTTENERE CIO�’ CHE DEISDERIAMO, �“semplicemente�”

sfruttando il nostro potenziale illimitato. Per far questo, vi spiegherò alcuni principi

della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) e la fondamentale importanza delle

PAROLE, l�’arma più potente che abbiamo per le mani. Imparerete a parlare, a voi stessi

e agli altri, per ottenere sempre il risultato sperato. Vi insegnerò che non importa

quello che chiedete, importa come lo chiedete. Vi insegnerò a parlare evitando

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qualsiasi forma di negazione, il che sarà utile per trasformare la vostra vita.

Impareremo il valore dell�’OTTIMISMO e del PENSIERO POSITIVO. Giocheremo insieme

con i trucchi del PENSIERO LATERALE e faremo tanto BRAIN TRAINING, ovvero

allenamento del cervello.

Per concludere, visto che davvero non c�’è limite a quel che possiamo chiedere (e ve lo

dice un ex balbuziente che pesava 97 chili ed era pure asmatico e che ora parla in

pubblico, di chili ne pesa 83 e tutte le mattine corre i suoi otto chilometri senza

nemmeno il fiatone), vi segnalerò alcuni importanti principi relativi a sport e

alimentazione, che vi permetteranno di realizzare il proverbiale detto mens sana in

corpore sano ed ottenere un corpo in salute ed un cervello efficiente.

ESERCIZI

Al termine di ogni capitolo, vi proporrò alcuni esercizi. Si tratta di esercizi semplici,

eseguibili da chiunque ed in qualunque contesto ambientale. Ho concepito questi

esercizi in modo che l�’esecuzione degli stessi da parte vostra produca concreti

cambiamenti nella vostra testa, nelle percezione che avete della realtà che vi circonda

e di voi stessi. Potete decidere, naturalmente, se eseguirli o meno. Potete anche

determinare il tempo che dedicherete a questi piccoli compiti che vi assegnerò di volta

in volta. Potete anche decidere di restare dove siete, di lasciare le cose come stanno e

di continuare ad avere gli stessi problemi che avete avuto fino ad ora. Potete scegliere,

siete artefici del vostro destino e vi tratterò come tali. Sappiate solo che tutto ciò di cui

vi parlerò funziona, e funziona alla grande, purché voi vogliate farlo funzionare. Se vi

limiterete ad una lettura passiva del libro, ne sarete certamente e comunque illuminati

ed il vostro patrimonio di conoscenze teoriche avrà un considerevole incremento.

Resterete, tuttavia, fermi al punto di partenza. Se, invece, metterete in pratica ciò di

cui vi parlerò, avrete l�’opportunità di far davvero cambiare le cose, di creare davvero la

realtà che avete sempre sognato. Scegliete voi!

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Vi sembra troppo? Credete che �“non ce la farete�”, che �“tanto non funzionerà�”? State

già puntando il vostro focus mentale su quello che non siete capaci di fare, piuttosto

che su ciò che potreste fare, se solo voleste?

Avete almeno il coraggio di sognare?

Se la risposta è positiva, allora vi sfido. Seguitemi, divertitevi con me, giocate con me.

Quello che vi aspetta alla fine del viaggio è così stupefacente che, ad oggi, io stesso

stento a crederlo. Quello che vi aspetta alla fine del viaggio è il potere di diventare ciò

che volete, di creare la vostra vita, di essere artefici del vostro destino.

Allora, avete almeno il coraggio di sognare?

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PARTE PRIMA

DA DOVE VENIAMO

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NULLA SUCCEDE PER CASO

Il tempo smette di essere successione e torna

ad essere quello che fu, ed è, originariamente:

un presente dove passato e futuro

si riconciliano finalmente.

(Octavio Paz)

Nulla succede per caso: per me si tratta di una credenza, ovvero di una idea così

radicata dentro di me da prescindere da qualsiasi meccanismo logico e razionale. Lo so,

punto e basta. Robbins parla di �“senso di certezza riguardo a qualcosa�”. Per me è

proprio così.

Quello che mi propongo, con questo capitolo introduttivo, è:

1. aiutarvi a sviluppare un approccio critico alla vostra vita;

2. aiutarvi a vedere la vostra vita come un lungo susseguirsi di eventi, nessuno dei

quali svincolato dagli altri;

3. aiutarvi ad avere una credenza come quella che ho io.

Per fare questo, mi servirò di storie vere di vita vissuta, le mie soprattutto, e di

considerazioni fatte da importanti personaggi che in qualche modo hanno contribuito

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a rendere �“vera�” una asserzione che, seppur non dimostrabile a livello scientifico, di

certo è dimostrabile sul piano pratico, sul piano della esperienza vissuta.

Quali utilità derivano dal possedere una simile credenza?

Anzitutto, �“sapere�” che nulla succede per caso serve a dare un senso logico a tutto ciò

che ci è successo. Non solo: grazie ad un esercizio che ho elaborato e sperimentato

durante i miei corsi, posso già dirvi che un ulteriore credenza alla quale giungerete è

che qualsiasi evento, pur spiacevole che sia, comunque vi conduce da qualche parte, e

si tratta sempre di una posizione o di una situazione migliore di quella da cui siete

partiti.

La difficoltà consiste nel vedere le relazioni tra eventi magari distanti fra loro anche

parecchio tempo, ma proprio grazie all�’esercizio di cui vi parlavo prima ciò sarà

possibile per tutti.

Poi, una volta che avrete sviluppato ed interiorizzato tale credenza, la miglior utilità

che ne ricaverete sarà che la vostra vita non sarà più la stessa, non solo e non tanto per

la qualità diversa degli eventi che incontrerete, quanto piuttosto per il diverso modo di

porvi di fronte agli eventi medesimi.

La mappa non è il territorio, dice chi si occupa di comunicazione. Tale basilare

presupposto della PNL, di solito, si applica con riferimento al modo che ognuno di noi

ha di vedere la realtà, della qual cosa parleremo diffusamente in seguito. A mio avviso,

tuttavia, vale la pena segnalarlo anche in questa sede, poiché uno degli obiettivi che mi

sono appena posto nei vostri confronti è proprio quello di insegnarvi a vedere la vostra

vita, con i suoi alti e bassi, in un modo nuovo, diverso.

Voglio insegnarvi a dare un senso a ciò che, ora, per voi non ne ha. Badate bene, ciò

non significa sviluppare un ottimismo ad oltranza privo di discernimento, significa solo

ampliare la vostra visione degli accadimenti, partendo dall�’idea che nessuna cosa è

brutta o bella in sé, ma va inquadrata in un contesto più ampio.

Le cose capitano. L�’uso che ne farete, d�’ora in poi, dipende da voi.

Ora, prima di addentrarci nel profondo di questo discorso, voglio nuovamente

richiamare la vostra attenzione sui due concetti di cui stiamo parlando. Si tratta di una

cosa che farò spesso, per favorire l�’impressione dei concetti che ritengo importanti nel

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vostro cervello. Come vedremo molte volte anche in seguito, la ripetizione genera il

successo.

I concetti su cui focalizzarci, dunque, sono:

1. NULLA SUCCEDE PER CASO;

2. QUALSIASI EVENTO NEGATIVO CI PORTA A SITUAZIONI POSITIVE.

L�’asserzione NULLA SUCCEDE PER CASO presuppone che la nostra attenzione sia

focalizzata non più e non solo sul momento presente, sull�’evento che ci coinvolge, ma

anche su un prima e su un dopo. In particolare, di fronte ad ogni singolo accadimento,

di qualsiasi proporzione, il nostro sforzo deve essere quello di chiederci: 1) come sono

arrivato qui? Grazie a quali eventi precedenti è successo questo?; 2) dove mi porterà

quello che sta succedendo ora? Quali positive conseguenze deriveranno o potrebbero

derivare da ciò che sta accadendo proprio ora?

Si tratta, in tutta evidenza, di questioni che spostano la nostra attenzione sul nesso

causale che intercorre fra qualsiasi episodio che abbia in qualche modo caratterizzato

la nostra vita. Si tratta, altresì, di forme di pensiero positivo assai utili per collocare in

un contesto ricco di significati situazioni che, altrimenti, prese a sé, rischierebbero di

schiacciarci o di sprofondarci in momenti di depressione o sconforto.

Mi rendo ben conto che si tratta di un approccio totalmente diverso da quello che

siamo abituati a sostenere. Soprattutto, si tratta di un approccio che può dar adito ad

una serie di obiezioni, in particolar modo da chi è abituato ad utilizzare solo il pensiero

verticale e mai il pensiero laterale (sul quale avremo molto di cui parlare, dopo).

Del resto, quale benefici possono derivare dall�’essere appena stati licenziati? E grazie a

quali eventi siamo arrivati al licenziamento? Tutto sembra condurci ad una unica,

inevitabile conclusione: il licenziamento è una cosa brutta, dalla quale nulla di buono

può derivare.

Una gastrite, giusto per fare un altro esempio, che cosa può avere di buono in sé,

quando ci costringe a letto doloranti e sofferenti?

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Oppure, procedendo a contrario, chi di noi sprecherebbe tempo a pensare a quali tristi

eventi hanno originato la nostra promozione sul lavoro? Ancora: quale episodio

negativo può aver mai causato un momento positivo e piacevole, come la nascita di un

figlio, la laurea, un successo professionale? Vedete bene come si tratti di punti di vista

totalmente opposti rispetto a quelli adottati fino ad ora.

Sapete perché è così difficile accettare una visione del genere, con riferimento alla

nostra vita?

Perché, con una visione del genere, siamo costretti ad assumerci la responsabilità di

ciò che ci accade, di tutto ciò che ci succede. Ed anche questa affermazione è foriera di

mille perplessità, non è vero?

Come possiamo essere responsabili della nostra gastrite, del licenziamento, dell�’essere

abbandonati o traditi dal grande amore della nostra vita?

Perciò, aggiungiamo un nuovo tassello ai due già esposti:

3. SIAMO RESPONSABILI DI TUTTO CIO�’ CHE CI ACCADE.

Andiamo con ordine. Tutto quello che faccio oggi, tutto ciò che di bello e di buono sto

realizzando ora, compreso lo scrivere questo libro, non è frutto del caso o di una

curiosa serie di coincidenze, ma è il risultato di molteplici eventi, susseguitisi nel corso

del tempo. Questi eventi, possiamo anche chiamarli �“opportunità�”, sono

semplicemente capitati. Sono successi. L�’uso che ne ho fatto, invece, ha permesso che

la mia vita prendesse la piega che poi, di fatto, ha preso.

Ad esempio, la mia carriera di riflessologo prende le mosse da un incidente alla caviglia

occorsomi otto anni fa, poco prima delle mie nozze. Ricordo bene che avevo deciso,

non so nemmeno perché, di dedicarmi ad una attività sportiva, proprio io che non ne

avevo mai praticata nessuna. Avevo deciso per il tennis. Avevo acquistato tutto il

materiale necessario ed ero pronto per la nuova avventura. Ebbene, proprio durante la

prima partita giocata con il mio amico Nicola, ero rovinato al suolo strappandomi i

legamenti della caviglia sinistra. Con il matrimonio in vista e con la moltitudine di cose

da fare, non si trattava di certo di un evento �“positivo�”. Per di più, avevo da poco

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cambiato lavoro ed ero ancora in prova, perciò questo incidente aveva davvero creato

molte tensioni, anche fra me e la mia futura moglie. Costretto a casa, immobilizzato

dal gesso e dai dolori, ricordo che l�’unica attività che riuscivo a svolgere era quella di

scrivere al computer, giusto per trascorrere il tempo. Ho scritto un racconto, poi ne ho

scritto un altro, poi un altro ancora. Ho scoperto che mi piaceva molto, scrivere. Ho

scoperto che mi faceva sentire bene e che, quando un racconto era terminato, provavo

gioia e soddisfazione per ciò che avevo fatto. Nel rendermi conto di questo, ho

realizzato che il mio lavoro, invece, soddisfazioni non me ne dava. Così, di punto in

bianco, mi sono chiesto se non sarebbe stato meglio fare qualche cosa di più

gratificante. Ed eccomi a fare il riflessologo. È stata dura, all�’inizio: i debiti, i clienti che

scarseggiavano, ma alla fine ho ottenuto ciò che desideravo.

Dopo qualche anno di attività e di corsi, ho sviluppato dentro di me l�’idea di insegnare

le materie che tanto mi affascinavano. Le mie richieste, all�’interno della scuola ai cui

corsi io partecipavo, sono state inascoltate. Non solo: contestualmente al crescere

delle mie ambizioni e delle mie capacità, alcuni membri di questa scuola hanno iniziato

ad osteggiarmi, chi a viso aperto, chi più subdolamente, fino a che io, spinto da amor

proprio, senso di giustizia e rispetto di me stesso, ho deciso di lasciare la scuola.

All�’improvviso, mi sono ritrovato solo, senza punti di riferimento, accompagnato solo

dalla rabbia per essere stato così ingiustamente trattato. Eppure, dentro di me sapevo

di aver agito nel giusto, di avere la coscienza a posto. Così, mi sono detto, se loro mi

impediscono di accedere alla loro scuola, perché non realizzare il mio sogno senza

dipendere da altri? Ed ecco il Programma C.E.S.D.O. (Conoscenza E Sviluppo Discipline

Olistiche), un programma di corsi che io gestivo e che mi vedeva nel tanto ambito

ruolo di insegnante. Mi è costato sacrifici, preoccupazioni, pensieri, notti insonni, ma i

risultati sono stati quelli che mi attendevo.

Di recente, una grave crisi famigliare (mi riferisco alla famiglia di origine) stava per

sprofondarmi nel baratro della disperazione. Di nuovo, eccomi davanti ad un bivio:

lasciare che tutto quello che stava accadendo mi sprofondasse nelle tenebre di una

bella depressione, oppure cercare di sfruttare questa ennesima occasione? Così, ho

iniziato a farmi aiutare da uno psicologo. La crescita che ne è derivata mi ha dato

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quella sicurezza in me stesso che ancora mancava: contestualmente, è sorto

all�’improvviso il bisogno di fare di più, di fare qualcosa di diverso e migliore rispetto a

ciò che mi era stato insegnato. Ed ecco l�’approccio alla PNL, alla comunicazione non

verbale, agli studi sul cervello. Tutto questo è poi confluito nel programma di corsi

proposto dalla mia ultima (per ora) creazione, ovvero la MCS ACADEMY (MCS sta per

Mens Sana In Corpore Sano), un progetto in cui si fondono insegnamenti diversi ed in

apparenza inconciliabili, come per esempio l�’antica Medicina Tradizionale Cinese e le

Neuroscienze. Eppure, ho vinto anche questa scommessa. E sapete come lo so? Lo so

perché ho la soddisfazione di avere sempre la sala piena, quando tengo i corsi, con

buona pace di chi mi diceva che per insegnare non avevo la stoffa. Lo so perché, dopo

ogni corso di crescita personale, il mio telefono si riempie di messaggi di

ringraziamento da parte di persone alle quali, dicono loro, ho cambiato la vita.

Questo, che sembra un maxi spot sulla mia folgorante carriera, in realtà è

semplicemente la dimostrazione di quello a cui accennavo prima, ovvero che dietro

ogni evento positivo e piacevole si cela un evento in apparenza negativo e che nulla,

proprio nulla, succede per caso.

Facciamo il riassunto della mia esperienza.

1. MI ROMPO UNA CAVIGLIA, poco prima del matrimonio e durante il periodo di

prova del nuovo lavoro = EVENTO NEGATIVO.

2. DECIDO DI CAMBIARE VITA E DI FARE IL RIFLESSOLOGO = EVENTO POSITIVO.

3. PERSONE MESCHINE ED INVIDIOSE mi costringono, di fatto, ad abbandonare

tutte le mie certezze ed i miei punti di riferimento = EVENTO NEGATIVO.

4. DECIDO DI FONDARE LA MIA PRIMA �“SCUOLA�” = EVENTO POSITIVO.

5. PROBLEMI GRAVI IN FAMIGLIA = EVENTO NEGATIVO.

6. APPROCCIO A NUOVI STUDI = NUOVA SCUOLA = EVENTO POSITIVO.

Ora mi chiedo: è proprio un caso che io mi sia rotto la caviglia? Se non me la fossi

spezzata, avrei preso le decisioni che ho preso? È proprio un caso che io mi sia trovato

a relazionarmi con alcune persone cattive ed invidiose o era destino che io prendessi la

mia strada ed aprissi una scuola tutta mia? Mille volte, poi, mi sono chiesto, circa la

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crisi famigliare che tanto mi ha fatto soffrire: �“perché proprio a me?�”. Ora, tuttavia, mi

chiedo: se non ci fosse stata quella crisi, avrei avuto comunque lo stimolo di affrontare

nuovi studi e, poi, di fare questo ulteriore passo, ovvero fondare l�’ambizioso

programma di studi che ora mi rende così felice?

Naturalmente, potete decidere di credere che si tratti solo di una serie di coincidenze e

che io sia un ragazzo fortunato, perché a 33 anni ho più clienti di tutti i miei colleghi

messi insieme (soprattutto di quelli della vecchia scuola, che ora staranno a rodersi il

fegato) e i miei corsi registrano sempre il tutto esaurito. Oppure, potete decidere di

credere che nulla di ciò che la vita mi ha messo davanti sia stato �“per caso�” e che

dietro ogni evento occorsomi si celasse davvero una opportunità, una possibilità.

Di certo, Steve Jobs, il fondatore di Apple e Pixar, non sarebbe d�’accordo sul concetto

di pura casualità. Nel suo celeberrimo discorso tenutosi all�’università di Princeton il

giorno del diploma, Jobs ha raccontato ad una folla entusiasta alcuni episodi

significativi della sua vita, che riguardano il lavoro e la sua salute, pesantemente

minacciata da un cancro che si credeva incurabile. Jobs, oggi una delle persone più

famose e ricche del pianeta, ha avuto momenti molto difficili, sia dal punto di vista

professionale sia dal punto di vista personale ed oggi, dal privilegiato pulpito dal quale

si trova a parlare, guarda indietro e �“unisce i puntini�”, ovvero traccia una linea fra tutti

questi eventi ed esorta chi lo ascolta a non demordere di fronte alle difficoltà, a

rialzarsi dopo ogni caduta, perché non si può sapere quali opportunità si celano dietro

le difficoltà. Solo andando avanti, dice, ci si può poi voltare indietro ed �“unire i

puntini�”. E la storia di Steve Jobs è davvero toccante e triste, se pensate che non è

nemmeno stato accettato dalla sua madre biologica ed è stato dato in affidamento;

che è stato costretto per mancanza di soldi a frequentare alcuni corsi scolastici che non

erano in programma (e che si sono rivelati fondamentali per la realizzazione del primo

personal computer della storia); che è stato licenziato dalla sua stessa azienda, fondata

in un garage, salvo poi rientrarvi e diventare così potente da poter acquistare

addirittura la Walt Disney! E che dire della malattia che avrebbe potuto ucciderlo? Ne

ha tratto insegnamento per affrontare in modo diverso e con occhi nuovi tutta la sua

vita. Vi consiglio caldamente di recuperare questo discorso (lo trovate su internet,

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gratis, su Youtube) e di riflettere attentamente su quanto ascolterete, anche alla luce

delle considerazioni fatte finora. Personalmente, ho trovato questo video illuminante,

emozionante ed altamente edificante per la mia crescita personale e spirituale.

Di recente, durante una seduta, un mio cliente mi ha fornito un altro interessante

esempio. Dopo aver attraversato un periodo di crisi legato alla precarietà del suo posto

di lavoro, è stato contattato da una vecchia conoscenza circa l�’opportunità di un nuovo

sbocco professionale. Ebbene, il mio cliente ora è molto più sereno e motivato, perché

ha trovato un nuovo lavoro, la qual cosa certo può essere definita come evento

positivo. Parlando di tutti gli eventi che hanno permesso che ciò accadesse, è risultato

che quella �“vecchia conoscenza�” risaliva ad un periodo di degenza che il mio cliente ha

trascorso in ospedale, dopo aver avuto un incidente piuttosto spiacevole alle gambe.

Abbiamo convenuto, io e lui, ridendo, che, in effetti, se non si fosse fatto male alle

gambe, non avrebbe trovato il nuovo lavoro.

Ne avrebbe trovato comunque un altro? Non lo sappiamo e non è importante. Quello

che è importante è riuscire a cogliere il nesso fra casi della vita che capitano in epoche

a volte molto distanti, ma che sono sempre, intimamente collegati da un unico,

meraviglioso, filo conduttore.

Certo, comprendo molto bene che, mentre le cose capitano, ovvero mentre si sta

male, mentre si soffre, è complicato vedere l�’aspetto positivo di ciò che sta

succedendo, perché la nostra mente, il nostro �“focus mentale�” (concetto che

riprenderò in seguito) è completamente concentrato sugli eventi negativi e non

riusciamo a vedere altro. Quello che vi esorto a fare fin da ora è di iniziare ad pensare

alla vostra vita come ad un libro (bellissima metafora di Robert H. Hopcke, autore di

�“Nulla succede per caso�”), oppure come ad una lunga linea orizzontale, che parte dal

punto 0 (la vostra nascita) e va verso il punto X, in direzione infinito.

�“Se la nostra vita è una storia, come tutte le storie è composta di vari capitoli. A volte,

soltanto una simbolica sovrapposizione fra l�’interno e l�’esterno, in forma di coincidenza

significativa, è in grado di fornire la scintilla psicologica necessaria per voltare pagina

ed iniziare un nuovo episodio della vicenda che dobbiamo vivere. L�’idea che ogni

individuo si muova, a proprio modo, verso la sua essenza più profonda, non significa

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che le cose migliorano di giorno in giorno sotto ogni aspetto. In effetti, certe storie sono

delle tragedie. Eppure, sentirete parlare di persone per le quali la cosa peggiore loro

capitata si è poi rivelata un momento decisivo ai fini di un mutamento. Gli eventi

sincronistici, o coincidenze significative, ci costringono a riconoscere che la nostra

storia contiene più cose di quante non pensiamo, e che ogni elemento, anche quelli in

apparenza spaventosi o negativi, fa parte della struttura narrativa della nostra

esistenza.�”1

Fare questo, ovvero assumere questo atteggiamento di elasticità mentale, vi aiuta a

comprendere che non sempre il senso di quello che ci accade è chiaro ma che, se

abbiamo la bontà di attendere lo svolgimento del corso degli eventi, ecco che un po�’

alla volta tutto assume un senso, assume un valore prospettico. Come se, in un libro, ci

imbattessimo in un personaggio o in un episodio a pag. 12 e poi incontrassimo lo

stesso personaggio a pagina 136. Solo a pag. 136 capiremmo il ruolo ed il senso di un

incontro che, preso in sé e per sé, leggendo solo pag. 12, non avremmo mai compreso.

Quello che voglio che voi facciate non è, dunque, diventare indovini e comprendere il

senso di ogni cosa che vi capita, perché ciò sarebbe pretestuoso e si rischierebbe

persino di cadere nel ridicolo. Quello che voglio che facciate è, semplicemente,

mettervi nella disposizione d�’animo di accettare che quello che vi accade può avere un

senso. Tutto qui. Anche quando non si comprende il significato di un incontro o di un

evento, è sufficiente sapere che, comunque, questo incontro o questo evento ha un

senso e da qualche parte ci porterà. Claudia Rainville, massima esperta in materia di

Metamedicina, parla di �“mettersi in ascolto del proprio Maestro Interiore�” e trovo che

questa immagine sia stupenda, anche se per taluni di voi potrebbe essere di difficile

visualizzazione, perché implica concetti che presuppongono un certo tipo di letture,

quanto meno.

Io, semplicemente, voglio che diventiate consapevoli. Comprendere che nulla succede

per caso, che tutto ciò che vi accade è il frutto di eventi e scelte precedenti, che tutto

ciò che vi accade è funzionale a ciò che succederà dopo; ebbene questo genere di

comprensione vi trasforma in un istante da tronchi d�’albero che si lasciano trasportare

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dalla corrente verso riva in vascelli di massiccio legno che veleggiano esattamente fin

dove vogliono arrivare.

�“La non causalità di questi accadimenti assume un valore esclusivamente per il

messaggio profondo che viene trasmesso alle persone che vivono questa esperienza. Si

tratta di esperienze altamente trasformative, il cui scopo è quello di permettere alla

persona che le vive di tracciare un cammino nel proprio destino.�”2

Se siete ancora dubbiosi o scettici circa questa teoria, vi invito a riflettere. Vi sarà pur

capitato, durante la vostra vita, di fare un incontro che poi si è rivelato proficuo, ad

esempio per una opportunità professionale. Vi sarà capitato di andare ad una festa o di

partecipare ad una cena e di incontrare qualcuno che poi è diventato significativo nella

vostra vita. Vi sarà capitato di decidere all�’ultimo minuto di cambiare strada, o di

decidere di cambiare programma circa le cose da fare, e poi trovarvi a dire una frase

del tipo: �“pensa che coincidenza, se non avessi cambiato strada!�”, oppure �“guarda

caso, oggi volevo fare altro e invece�…�”.

Ogni evento, ogni singolo evento che ci accade in ogni singolo giorno, in ogni istante

della nostra vita, è significativo, perché è sempre e comunque uno scambio di

relazioni, che noi ne siamo consapevoli o meno.

Nulla di ciò che facciamo nasce e muore lì, avulso dal contesto generale, svincolato da

tutto il resto del mondo. Ogni nostro respiro cambia per sempre, irrimediabilmente, la

realtà. Persino se, per ipotesi, adesso decidessimo di stare immobili per non modificare

la realtà, ebbene proprio questo nostro stare immobili la modificherebbe lo stesso,

perché il nostro non fare, il nostro star fermi comunque condizionerebbe il resto della

giornata, nostra e di altri che, magari, avrebbero potuto incontrarci se noi avessimo

deciso di uscire invece di star fermi. E, magari, l�’incontro con noi avrebbe potuto far

ricordare a questa persona un impegno che altrimenti si sarebbe dimenticato e che se

noi fossimo rimasti in casa, invece, avrebbe perso�…

Lo so, fa girar la testa.

Solo a pensarlo, solo a tentare di perdersi in questo gioco delle infinite possibilità,

anche per me che scrivo, è un concetto che fa venire il mal di mare. Gli studiosi della

fisica quantistica e della relatività (avete presente Einstein?) si lambiccano da anni su

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queste teorie e la risposta che emerge dai loro studi e dalle loro menti geniali è,

semplicemente: wow!

È favoloso, se ci pensate.

Sposare il concetto che nulla succede per caso è il primo passo verso la nostra libertà.

Sapendo che qualsiasi cosa che ci è successa è il frutto di precedenti scelte,

probabilmente inconsapevoli, ecco che davanti a noi emerge con forza e prepotenza il

seguente corollario: siamo artefici del nostro destino. Poiché ogni cosa che ci è

accaduta è il risultato di una scelta e poiché le scelte sono procedimenti razionali

completamente sotto il nostro dominio, ecco che diventa molto semplice capire come

noi possiamo, adesso, scegliere come sarà il nostro oggi ed il nostro domani.

Tutta la nostra esistenza è costellata da eventi che sono il frutto non del caso ma di

scelte: il problema è che, fino ad ora, non ce ne siamo mai accorti e resi conto.

Quando, durante i seminari, affronto questo tema ed annuncio ai partecipanti che

nulla succede per caso e che il fatto stesso che essi si trovino ad un mio seminario è

frutto di mille precedenti �“coincidenze�” e mille precedenti �“scelte�”, le persone fanno

fatica a trovare il nesso fra quello che dico e la loro realtà. Non ci vedono il

collegamento. Non riescono ad immaginare la vita come la famosa linea di cui parlavo

prima o, se la visualizzano come tale, la loro visione è molto limitata, sia in senso

�“orizzontale�” (ovvero vedono poco distante, sulla linea, rispetto al punto in cui si

trovano nel momento attuale�”), sia in senso �“verticale�” (ovvero, vedono poco in

profondità la portata del momento attuale). Quando parlo di eventi significativi, di

incontri non casuali, di scelte e di coincidenze significative, le persone sono portate a

pensare solo alle grandi cose: un matrimonio, un incidente, un incontro importante e

così via. Io, invece, mi riferisco a tutto e alla capacità di vedere come tutto, persino la

scelta del colore del vestito da indossare per andare al lavoro, non solo non è casuale,

ma non è nemmeno priva di conseguenze. Potete immaginare che effetto farà la

vostra camicia rossa al vostro collega? Potete immaginare quali libere associazioni

scatenerà nel suo cervello e quali pensieri genererà in lui, condizionando in tal modo le

sue azioni per il resto della giornata? E le sue azioni, scatenate dalla vostra camicia

rossa, che cosa provocheranno nella sfera della sua vita ed in quella di sua moglie?

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Parlando ancora della �“visione limitata�” in senso orizzontale e in senso verticale (sulla

quale, abbiate pazienza, farò chiarezza, per quanto mi è possibile, fra poco), scrive

Depak Chopra, utilizzando una magnifica metafora: �“Quando scorgiamo le stelle

cadenti, le consideriamo quasi magiche per la loro rarità, mentre in effetti solcano il

cielo in continuazione. Semplicemente, nell�’arco della giornata non ci accorgiamo della

loro presenza perché siamo abbagliati dalla luce del sole e di notte possiamo

individuarle solo se alziamo lo sguardo al momento giusto e nella giusta direzione�”3

Ora, per favorire in voi la visualizzazione del concetto che nulla succede per caso,

voglio che immaginiate, appunto, la vostra vita come una linea. Il punto segnato è il

punto in cui vi trovate adesso, proprio ora che state leggendo queste righe.

Tanto per esemplificare la vostra condizione attuale, rispetto al concetto del �“nulla

succede per caso�” e della portata delle vostre scelte, visualizziamo tale vostra visione

con il cerchio che vedete sotto.

VOI, QUI E ADESSO

Il cerchio rappresenta la vostra visione attuale del prima, durante e dopo (quella che

chiamo visione orizzontale). Non solo: rappresenta quel che credete sia il raggio di

azione delle vostre decisioni e delle vostre scelte (quella che chiamo visione verticale).

Comprendere che nulla succede per caso e che tutto quello che ci sta succedendo ora

è il frutto di una serie concatenata di eventi, ci porta ad ampliare il nostro cerchio. Non

solo per quanto riguarda il prima, il che è già un�’ottima cosa, ma anche (e forse è meno

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evidente, ma altrettanto importante) per quanto riguarda il dopo. Poiché, infatti, se

giungiamo a credere intimamente che nulla fino ad ora ci è successo per caso, ecco che

dentro di noi si sviluppa all�’istante la certezza che d�’ora in poi nulla succederà per caso,

cioè saremo sempre e solo noi gli artefici del nostro destino.

Possiamo visualizzare questa �“evoluzione�”, questa crescita della visione orizzontale,

nel modo seguente:

Ora, per ampliare la vostra visione verticale, pensate semplicemente che non siete soli

al mondo, che la vostra vita è strettamente connessa a quella di una moltitudine

incalcolabile di persone (e tenete a mente questo principio, perché ci torneremo

quando svilupperemo il tema della cosiddetta �“fortuna�”).

Perciò, prendete la vostra linea e mettetela vicino ad altre linee, cioè altre vite, altre

persone.

Come potete vedere, e questa è la visione verticale della vostra linea, nulla di ciò che

fate, anzi nulla di ciò che decidete di fare è esente da conseguenze, e per quanto

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riguarda la vostra vita, e per quanto riguarda il vostro ruolo nel gioco delle relazioni

con il resto del mondo.

Vi rendete conto che siete davvero responsabili di tutto ciò che vi accade? Se non vi

eravate mai posti il problema della vostra vita in questo modo, si tratta già di un

enorme passo avanti. È come se vi si fossero aperti gli occhi su un nuovo mondo, sul

mondo delle infinite scelte e delle infinite possibilità. Ora voglio guidarvi un po�’ più

avanti, e dimostrarvi che ogni evento negativo che ha fino ad ora caratterizzato la

vostra vita vi ha portato qualcosa di buono e di positivo. Per far questo, mi servirò di

un esercizio che propongo durante i seminari e che ha una duplice utilità: da un lato, vi

permette di esercitare la mente in questo gioco di connessioni e relazioni (e vi mette in

grado di interiorizzare meglio ciò di cui abbiamo parlato sinora) e dall�’altro lato fa

nascere dentro di voi una credenza, ovvero un valore, una idea, una certezza che, una

volta �“agganciata�” al vostro cervello, vi accompagnerà sempre, dovunque andrete e

qualsiasi cosa farete.

Mi spiego meglio.

Quando avrete svolto l�’esercizio una volta, dentro di voi si accenderà una lampadina:

l�’idea che, davvero, da un brutto o spiacevole evento siete arrivati ad un evento buono

e positivo. Svolgendo l�’esercizio una seconda volta, rispetto ad un altro evento, ecco

che questa idea inizierà a prendere forma in modo più consistente. Ripetete

l�’operazione dieci, venti o trenta volte ed ecco che tale idea, finora rimasta su un piano

di comprensione puramente logica, diventerà parte di voi.

L�’utilità migliore che deriva dal possedere tale credenza, ovvero che tutto ciò che di

spiacevole ci succede ci porta comunque a star meglio, è che il nostro atteggiamento

mentale di fronte agli eventi della vita sarà totalmente differente da quello avuto sino

ad ora. Ogni volta, infatti, che ci troveremo ad affrontare situazioni oggettivamente

spiacevoli, ecco che la credenza ci impedirà di essere sopraffatti dal dolore o dalla

disperazione, perché sapremo che qualcosa di buono e di meglio ci aspetta.

Per svolgere correttamente questo esercizio, dovete semplicemente munirvi di carta e

penna. Per prima cosa, tracciate una linea orizzontale e segnate, verso destra, un

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evento positivo che vi è accaduto di recente. Può trattarsi di qualsiasi cosa, anche di

una �“banale�” cena con gli amici, durante la quale vi siete particolarmente divertiti.

A questo punto segnate, immediatamente a sinistra di questa occasione positiva, un

evento che, a vostro avviso, ha generato, appunto, questa occasione. Per esempio,

potrebbe trattarsi di una telefonata ricevuta dal vostro amico che ha organizzato la

cena. Ripetete l�’operazione, segnando immediatamente a sinistra di quest�’ultimo fatto

l�’evento che lo ha generato. Per esempio, l�’aver incontrato la settimana precedente

questo vostro amico e l�’aver discusso con lui circa la possibilità di uscire a cena in

compagnia. Procedete a ritroso finché non giungete ad un evento a connotazione

negativa: ripeto che può trattarsi di un qualsiasi evento, non necessariamente grave

come un lutto, un incidente, un licenziamento. Potrebbe trattarsi di una litigata con il

vostro compagno, a seguito della quale avete deciso di uscire da sola, così incontrando,

appunto, quel vostro famoso amico.

Siete liberi di scrivere ciò che per voi è pertinente, senza limitazione alcuna, senza

restrizioni, senza regole. Usate il meccanismo della libera associazione, ovvero scrivete

la prima cosa che vi viene in mente e che, di solito, si rivela essere quella giusta. So che

può sembrarvi strano quello che vi ho detto, ma abbiate la pazienza di verificare di

persona: scoprirete che davvero si arriva sempre ad un evento negativo.

Vi illustro un esempio di come potrebbe essere la vostra linea.

EVENTO POSITIVO

EVENTO PRECEDENTE/1

ETC…

EVENTO PRECEDENTE/2

EVENTO NEGATIVO

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All�’inizio, per alcuni di voi, svolgere tale esercizio sarà complicato. Molti fra i miei allievi

mi hanno testimoniato la difficoltà a risalire indietro nel tempo, di evento in evento. Lo

comprendo: si tratta di effettuare una vera e propria rivoluzione mentale e i nostri

limiti ed i nostri schemi possono pesantemente condizionarci.

Vi suggerisco perciò, come al solito, l�’approccio della libera associazione, ovvero:

lasciate libero il cervello di andare dove vuole, dite la prima cosa che viene in mente,

senza razionalmente pensare se tale cosa abbia o meno pertinenza. Tanto più

lascerete da parte la vostra istanza logica, tanto più facile sarà lasciarsi andare al fiume

dei ricordi e instaurare collegamenti interessanti e produttivi.

Vi assicuro, però, che si tratta di uno sforzo che vi darà grandi risultati e grandi

soddisfazioni.

Nulla succede per caso, abbiamo detto. Proprio nulla? È così. Nulla succede per caso

proprio per il fatto che qualsiasi evento è determinato da una volontà e da una scelta.

Magari non nostra: incontrare un amico al supermercato è frutto della nostra scelta e

della sua, ma sempre di scelta si tratta. Persino essere investiti da un�’auto non è un

evento casuale: si tratta della scelta del guidatore di andare troppo veloce, oppure di

bere troppo pur dovendo guidare, oppure di telefonare alla fidanzata mentre conduce

la vettura.

Quello che la gente comune chiama destino, in realtà è un sistema di scelte

incrociate, di vite e pensieri che si toccano nel turbinio dell�’universo, un po�’ come

fanno gli elettroni e i protoni intorno al nucleo di un atomo. Viviamo in un universo che

si basa su un sistema di scelte. Così, se è pur vero che non possiamo interagire con le

scelte di chi non conosciamo (ad esempio, la scelta del guidatore di telefonare mentre

è al volante), è altrettanto vero che possiamo almeno fare la nostra parte, cioè fare

tutto il possibile per rendere la nostra vita il più congrua che sia possibile con i nostri

sogni ed i nostri desideri. Nel preciso istante in cui ci svegliamo dal torpore in cui ci

hanno cresciuto e decidiamo di aprire gli occhi e di renderci conto che la nostra vita è

nelle nostre mani, tutto assume all�’improvviso connotati diversi. Diventiamo artefici

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della nostra fortuna. Diventiamo �“manipolatori del caso�”. Asserviamo il destino alla

nostra volontà. Diventiamo liberi.

Nel capitolo seguente, vi spiegherò il linguaggio del corpo che, attraverso disagi,

sintomi e malattie (esse stesse non casuali, ma frutto di precedenti scelte!), ci parla

quotidianamente per stimolarci a tornare sulla retta via, ovvero a comprendere dove

neghiamo noi stessi e in che modo potremmo, se solo lo volessimo, modificare le

situazioni che ci fanno soffrire e che ci creano disagio. Ricordate? Io sono chi voglio

essere. Per sapere chi volete essere, dovete prima sapere se quello che siete va bene

per voi. Se quello che date per scontato è davvero quello che vi serve. Ora, però, voglio

fare un riepilogo di quanto detto fino ad ora, affinché gli importanti concetti espressi

inizino a sedimentarsi nel vostro cervello e nel vostro cuore.

RIASSUNTO DEL CAPITOLO

1. NULLA SUCCEDE PER CASO: ogni evento è frutto di precise scelte, alcune

consapevoli, altre inconsapevoli. Alcune nostre, altre di persone diverse da noi.

2. OGNI EVENTO SPIACEVOLE CONDUCE sempre e comunque AD UN RISULTATO

POSITIVO.

3. SIAMO ARTEFICI DEL NOSTRO DESTINO, cioè possiamo decidere di ogni aspetto

della nostra vita. Ciò che, attualmente, crediamo di non poter fare, in realtà

non lo vogliamo fare, perché ciò significherebbe assumersi la responsabilità di

ciò che ci accade, e questo può essere doloroso.

4. SIAMO RESPONSABILI DI CIO�’ CHE CI ACCADE.

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ESERCIZI

L�’esercizio che dovete svolgere riguarda la linea della vita. Dovete realizzare,

preferibilmente da soli, UNA LINEA DELLA VITA AL GIORNO, PER ALMENO SETTE

GIORNI CONSECUTIVI.

Vi ricordo che, per quanto concerne sia gli eventi di natura positiva, sia quelli di natura

meno piacevole, può trattarsi di qualsiasi cosa, anche situazioni semplici e quotidiane,

come una pizza in compagnia (fra le cose piacevoli) o una banale litigata con il vostro

datore di lavoro (fra le cose meno piacevoli).

Vi consiglio di utilizzare ogni volta un diverso foglio e di prendervi tutto il tempo che vi

serve, anche se, di solito, la realizzazione di una linea della vita richiede al massimo una

decina di minuti.

Per molte persone, all�’inizio è davvero difficoltoso �“unire i puntini�” e mettere insieme i

pezzi. Se sarà così anche per voi, state tranquilli e persistete: un po�’ alla volta, il

meccanismo vi risulterà sempre più semplice.

Buon lavoro.

NOTE

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2

LE MALATTIE NON SUCCEDONO PER CASO

Il tuo corpo è il luogo di tutte le memorie

Luogo privilegiato, incontro della materia,

energia, spirito e coscienza.

L�’universo intero è nel tuo corpo.

Il tuo corpo è un tempio.

(poema d�’Amazzonia)

Da che è nato l�’uomo e fino ad oggi, tutti sono concordi nell�’affermare la stessa cosa:

l�’origine di qualsiasi malattia va ricercata in un disagio psicosomatico, in una sofferenza

psicologica, in un malessere esistenziale. Anche la medicina �“ufficiale�”, al di là del

comprensibile riguardo ai fattori patogeni esprime pieno assenso nell�’affermare che

parte integrante della patogenesi (la formazione della malattia comunemente intesa) è

proprio la condizione psicologica del paziente. Ho avuto di recente il piacere di iniziare

a collaborare con un�’equipe di medici, in un ambulatorio polispecialistico, a riprova del

fatto che una visione integrata del sintomo è ormai patrimonio diffuso.

Confrontandomi, fra gli altri, con il cardiologo che presta la sua opera in questo

ambulatorio, ho constatato con piacere che, anche dal punto strettamente medico,

per quanto riguarda gli eventi cardiovascolari, oltre ad una doverosa analisi di fattori

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quali il colesterolo, l�’alcol ed il fumo, l�’attenzione è fortemente indirizzata a stati

puramente psicologici, come la tensione, l�’ansia, lo stress.

Gli approcci sono a volte diversi, ma il pensiero è comune. Possiamo guardare

all�’antica Medicina Tradizionale Cinese, nata e pensata oltre 10.000 anni fa; possiamo

guardare alla bioenergetica di Reich e Lowen dei primi del �‘900; possiamo guardare,

per venire ai giorni nostri, alle teorie del dottor Hamer o addirittura alla

psiconeuroendocrinoimmunologia. Il messaggio non cambia: se viviamo male, ci

ammaliamo. Se viviamo male, il nostro corpo ce lo segnala con sintomi che vanno

dall�’inestetismo (un brufolo!) fino alla malattia vera e propria, attraverso un linguaggio

che ai più è ancora sconosciuto ma che va appreso, se davvero si vuole capire chi

vogliamo essere. Possiamo capire chi vogliamo essere, infatti, solo che capiamo chi

non siamo stati fino ad ora.

Sempre più medici e ricercatori si stanno adoperando per �“dimostrare�” questa

connessione tra il momento psichico ed il momento psicologico ed è ormai da più parti

assodato che il sistema mente/corpo lavora in perfetta sinergia. Tra i primi e più

autorevoli ricercatori che hanno impostato il loro lavoro in questa direzione voglio

menzionare l�’italiano Francesco Bottaccioli, del quale avrò il piacere di parlare più

avanti. Segnalo qui, invece, lo splendido lavoro della neuroscienziata Candace B. Pert,

ricercatrice nel Dipartimento di fisiologia e biofisica della Facoltà di medicina della

Georgetown University a Washington. La Pert ha accertato l�’esistenza delle basi bio

molecolari delle nostre emozioni: �“Se accettiamo l�’idea che i peptidi e le altre sostanze

informazionali siano la base biochimica delle emozioni, la loro distribuzione nel sistema

nervoso ha una portata estremamente vasta, che Sigmund Freud, se fosse ancora vivo,

sarebbe ben lieto di mettere in risalto come la conferma molecolare delle sue teorie. Il

corpo si identifica con l�’inconscio! I traumi repressi causati da una sovrabbondanza di

emozioni possono restare immagazzinati in una parte del corpo, influenzando in

seguito la nostra capacità di percepire quella parte o addirittura di muoverla. Le nuove

ricerche in corso suggeriscono l�’esistenza di un numero quasi illimitato di vie attraverso

le quali la mente cosciente può accedere all�’inconscio e al corpo, e modificarlo, oltre a

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fornire una spiegazione per un certo numero di fenomeni sui quali i teorici delle

emozioni stanno ancora meditando.�”4

In questo capitolo voglio parlarvi del vostro corpo e di come funziona, non tanto e non

solo dal punto di vista meccanico, quanto piuttosto dal punto di vista delle emozioni

trattenute e non vissute. Così, capirete che nemmeno le malattie succedono per caso,

che ogni vostro piccolo acciacco è il frutto di un preciso meccanismo non casuale, che

ogni sintomo che vi ha colpito nella vostra vita è il frutto non della sorte beffarda ma,

piuttosto, di un inanellarsi di scelte e modi di vivere che si sono protratti per troppo

tempo. Alcune delle cose che dirò potranno sembrarvi strane, altre addirittura

incredibili, altre ancora difficili da accettare. Lo comprendo e allo stesso tempo vi

esorto a fare un ulteriore sforzo nel liberare la vostra mente dagli schemi mentali che

la affliggono e che vi hanno portato fino a qui. È di basilare importanza comprendere il

reale significato dei nostri disagi, poiché molto spesso siamo portati, senza saperlo, a

negare l�’evidenza dei fatti che ci riguardano, a �“raccontarci storie�” per edulcorare la

nostra realtà, a spostare la nostra attenzione per non dover affrontare temi dolorosi o

situazioni difficili. Il corpo, tuttavia, non mente mai. Possiamo dirci finché vogliamo che

stiamo bene e siamo felici ma, se il nostro corpo soffre, la verità è quella del corpo ed è

su quella che ci dobbiamo concentrare.

La maggior parte delle persone accetta passivamente ciò che il corpo offre dal punto di

vista dei sintomi e dei malesseri e si contenta di dare la colpa dei propri problemi alla

sfortuna, al destino avverso, all�’aria condizionata o al materasso vecchio. Noi che

siamo qui e che vogliamo migliorare, che vogliamo diventare i padroni della nostra vita

e gli artefici della nostra sorte, invece, non possiamo esimerci dall�’affrontare il

percorso della conoscenza e della consapevolezza che, sebbene a volte molto

doloroso, è l�’unica possibilità che abbiamo per affrancarci dai legami del passato ed

affrontare con le spalle leggere il nostro futuro.

Una doverosa premessa: il mio precedente libro era basato proprio su questi

argomenti. Qui sarò breve e a tratti, ovviamente, ripetitivo: i principi della Medicina

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Cinese sono sempre gli stessi. Chi volesse approfondire il discorso qui affrontato potrà

leggere i testi segnalati nelle note bibliografiche. Chi, invece, avesse già letto il mio

libro o altri del genere, potrà trovare interessanti correlazioni fra teorie diverse,

sviluppate e studiate in epoche diverse, ed apprezzerà �– spero �– il fatto che i moderni

studiosi della biologia stanno dimostrando, ora, ciò che i popoli antichi avevano intuito

millenni orsono.

Secondo la teoria della Medicina Tradizionale Cinese, ogni organo ed ogni viscere del

nostro corpo è collegato con una particolare emozione e con un particolare e naturale

modo di scaricarla, cioè di viverla. Ogni volta che noi �“proviamo�” una emozione e non

la scarichiamo, ecco che la �“tensione�” che viene a crearsi (tensione tra una �“carica�” e

una �“non scarica�”) si deposita nel corpo, in particolare sull�’organo o sul viscere che

sarebbe stato deputato allo smaltimento dell�’emozione medesima. Dapprima, questo

cumulo di tensioni legato ad emozioni non espresse si manifesta con disturbi

energetici, che sono poi i piccoli sintomi di tutti i giorni con i quali siamo abituati a

convivere e a cui nessuno dà mai il giusto peso; poi questo cumulo, sempre più grande,

sempre più pesante, diventa una vera e propria malattia.

Questo concetto delle tensioni che si cumulano fino a diventare un problema è tipico,

come dicevo prima, non solo della Medicina Cinese (che ha l�’indubbio merito di aver

teorizzato il tutto migliaia di anni fa, intuendo i collegamenti fra le singole emozioni e

gli organi) ma anche del pensiero occidentale di questo secolo e del precedente.

Alexander Lowen, il padre della bioenergetica, parla proprio di emozioni che si

sedimentano nel corpo ogni volta che vengono trattenute e che diventano vere e

proprie tensioni fisiche, così forti e potenti da alterare la postura del nostro corpo

fisico e da determinare, perciò, il nostro stato di salute. Lowen, in particolare, pone

l�’accento sulla distinzione che intercorre tra �“tensioni si tratto�” e �“tensioni di stato�”: le

prime sono quelle per così dire strutturali, ovvero quelle che fanno parte del nostro

modo di essere e di vivere. Le seconde, invece, sono quelle collegate agli eventi che

capitano di volta in volta, quello che noi comunemente chiamiamo stress di tutti i

giorni.

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Tenete presente, parlo soprattutto per chi di queste cose non ha mai sentito parlare,

che la dicotomia mente/corpo è assolutamente errata, poiché mente e corpo sono una

unica entità e non v�’è soluzione di continuità tra l�’una e l�’altra parte di noi stessi. Gli

orientali, assai più saggi e di certo più osservatori dei fenomeni naturali, hanno sempre

parlato e parlano tutt�’ora di corpomente, proprio per testimoniare questa indissolubile

unità. Lo stesso Lowen, nella sua opera più celebre, afferma: �“se mente e corpo sono

tutt�’uno, un�’adeguata educazione fisica dovrebbe essere al tempo stesso un�’adeguata

educazione mentale, e viceversa�”.5

La Rabbia, e così iniziamo a parlare di sentimenti ed emozioni, ha sede nel Fegato e

nella Vescica Biliare. Ciò significa che, ogni volta noi non �“scarichiamo�” rabbia pur

avendola provata, ecco che o il nostro Fegato o la nostra Vescica Biliare vengono

�“caricati�” di una tensione. L�’emozione della Rabbia ha a che fare con il rispetto che

abbiamo per noi stessi. Tanto più ci rispettiamo, tanto più evitiamo che gli altri ci

manchino di rispetto. Il rispetto per noi stessi si concretizza nel ribellarsi alle situazioni

che non ci piacciono, che non sono giuste per noi, che altri ci hanno cucito addosso. Si

concretizza nella capacità di tracciare confini e di impedire che altri li oltrepassino.

Significa fare quello che è giusto per noi. La Rabbia è collegata con l�’aggressività, nel

senso buono del termine, che deriva dal latino adgredior, �“andare verso�”, ovvero

affrontare le cose, le persone, le situazioni. Rabbia è la capacità di gridare e di pestare i

piedi, di ribellarsi, di opporsi, di insistere.6

Perciò, se durante la vostra vita avete trattenuto troppe volte questa emozione o se

anche ora vivete situazioni frustranti, alle quali vorreste ribellarvi ma che, invece,

subite passivamente (sul lavoro, con il partner, con i genitori, etc.), il vostro corpo

potrebbe segnalarvelo con messaggi del tipo: cellulite, crampi, problemi muscolari,

cisti (il �“dove�” si depositano questi messaggi, ci dice in quale aspetto della vostra vita

vivete la rabbia, ma questo è tema che esula, per ora, dalla nostra breve e didascalica

panoramica), calcoli (stesso discorso che per le cisti), congiuntivite, insonnia (nel senso

di fatica a prendere sonno), bruciori di stomaco, difficoltà a dimagrire, eccesso di

grasso, pelle seborroica, brufoli, calli sui piedi, tensioni muscolari al collo, contrattura

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delle mandibole, digrignare i denti, bisogno eccessivo di moto o di sport aggressivi o, al

contrario, apatia. A questo punto, molto semplicemente, non vi resta che fare un po�’ di

analisi di coscienza e di verificare se alcuni dei sintomi sopra elencati vi caratterizzano

o vi hanno colpito in passato. Se la risposta è positiva, ponetevi la domanda: in quale

aspetto della mia vita o nei confronti di quale persona ho inghiottito troppi bocconi

amari? Che cosa ho o sto sopportando? Che cosa non mi piace? Che cosa, tutti i giorni,

faccio comunque, anche se non mi va? Ed ecco che, come per magia, da vittime del

destino crudele (�“una ciste proprio a me doveva capitare!�”) vi trasformate in persone

consapevoli. Ora siete in grado di operare una scelta. Che cosa decidete? Continuate a

persistere nel comportamento che vi crea tanti problemi o decidete di cambiare strada

e di affrontare la situazione? Siete appena diventati responsabili di voi stessi e della

vostra salute.

La Gioia ha sede nel Cuore e nell�’Intestino Tenue. Il nostro Cuore ha bisogno di calore,

di parole, soprattutto di parole sincere. Il nostro Cuore vuole che noi diciamo la verità,

agli altri ma soprattutto a noi stessi (il che, spesso, è la cosa più difficile). Vuole che la

smettiamo di raccontarci favole, che guardiamo la vita per quello che è, che non

nascondiamo la testa sotto la sabbia e che siamo sinceri nell�’ammettere che cosa ci

piace e che cosa no. Come amo dire durante i miei corsi, Gioia è, semplicemente, il

piacere di essere noi stessi, esattamente così come siamo, senza compromessi. Il

Cuore ha bisogno di calore, di divertirsi, di ridere, di godere delle piccole cose, piccole

ma che vanno bene per noi, di fare ciò che gli piace, di essere contento e rilassato.

Ogni volta che vorremmo parlare e stiamo zitti, offendiamo il Cuore. Ogni volta che

vorremmo dire a qualcuno ciò che pensiamo e invece ce lo teniamo per noi,

offendiamo il Cuore. Ogni volta che facciamo finta di essere felici ed invece non lo

siamo, offendiamo il Cuore. Ed il Cuore, unitamente al suo viscere accoppiato, cioè

l�’Intestino Tenue, ci comunicherà la sua sofferenza con alcuni messaggi. Ad esempio:

problemi di vene e di circolazione in generale, capillari, rossore al viso, mal di testa

(attenzione: il mal di testa è sempre il rilassamento di una tensione, perciò viene

sempre dopo che siamo stati tesi, mai durante il momento di stress), tachicardia,

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aritmia, problemi mestruali, epistassi (sangue dal naso), problemi di pressione (i

problemi di pressione sono segnalati anche quando si parla di Reni: in Medicina Cinese

non si identifica mai, come in Occidente, un unico �“responsabile�”, ma si ha riguardo al

gioco di equilibrio fra più parti, in questo caso tra Reni e Cuore), tensioni alle vertebre

cervicali, torcicollo (che è sintomo anche del Fegato: vale quanto appena detto),

problemi di qualsiasi genere nella parola (esempio: balbuzie), dissenteria frequente,

dolori al centro dell�’addome in prossimità dell�’ombelico.

Se soffrite di qualcuno di questi sintomi, chiedetevi: sono sincero con me stesso? Tutto

ciò che dico risponde al vero? Sono davvero così felice come dico di essere? Mi sto

nascondendo qualcosa? Dico i �“sì�” e i �“no�” tutte le volte che voglio dirli? Sono me

stesso? Ho dal mio partner il calore che mi serve o lo giustifico senza esprimere il mio

bisogno? Ho rinunciato a parlare e a dire?

Apro una piccola parentesi, per coloro i quali siano totalmente digiuni dell�’argomento

e per quelli che ancora non hanno letto il mio precedente libro (a questo punto,

dovreste precipitarvi in libreria, con tutta la pubblicità che mi sto facendo!). Nello

scorrere questi lunghi elenchi di sintomi, raggruppati per �“emozioni�”, potreste scoprire

che soffrite di più sintomi, collegati ad organi diversi ed emozioni differenti. È normale.

È un nostro limite mentale, che esista solo il bianco o il nero e che il nostro corpo sia

costituito da compartimenti stagni, per cui se il Fegato soffre il problema è solo del

Fegato e così via. Come acutamente hanno invece intuito i primi medici cinesi, nel

nostro corpo, tutto è collegato a tutto, perciò la sofferenza di una qualsiasi parte

genera una sofferenza del tutto. Non solo: nella vita di tutti i giorni, può capitarci di

provare e trattenere più di una emozione. Ad esempio, posso soffrire di una pesante

situazione sul lavoro dalla quale non riesco a liberarmi (Fegato, Rabbia) e al tempo

stesso essere incline all�’ansia a causa di un rapporto poco limpido con la mia figura

materna (Stomaco, Preoccupazione), e al tempo stesso giustificare le troppe assenze

del mio partner (Cuore, Gioia) e così via. Non sentitevi particolarmente sfortunati o

�“malati�”: siete solo persone normali. Soprattutto, ricordatevi che i sintomi non sono

mai la malattia, sono solo un messaggio con il quale il nostro corpo ci segnala che

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stiamo percorrendo una strada sbagliata. I sintomi, da questo punto di vista, sono

quanto di meglio può capitarci, perché ci permettono di comprendere chi siamo

davvero e quale parte di noi stiamo negando per il quieto vivere. Fatene tesoro!

Per Preoccupazione, in Medicina Cinese, si intende la riflessione, ovvero la capacità di

decidere, di preoccuparsi, di scegliere. Tale emozione ha sede nello Stomaco e nel

sistema Milza Pancreas, viscere il primo ed organo il secondo, che sono collegati al

�“bene�”. Che cosa è il bene? Dare prima che venga chiesto, offrire aiuto e consolazione,

preoccuparsi dell�’altro. Il bene è quello che dovrebbe offrirci la nostra mamma, colei

che ci culla in pancia per nove mesi e che poi ci dà il nutrimento, ci consola, ci coccola,

si prende cura di noi, misteriosamente conosce i nostri bisogni ed i nostri desideri

prima ancora che le vengano espressi. Quando dalla nostra mamma otteniamo questo

tipo di bene, ecco che il nostro Stomaco è contento e rilassato, e noi siamo persone

serene, senza troppe ansie, senza eccessive difficoltà nel decidere, senza eccessivi

sensi di colpa e con un senso della responsabilità adeguato, che ci permette sì di

preoccuparci degli altri, ma di non perdere di vista i nostri bisogni. Molte persone che

passano per persone di cui fidarsi, a cui si può sempre chiedere, molto generose

perché non si negano mai, ebbene queste persone hanno probabilmente tensioni a

livello energetico proprio nello Stomaco, perché il loro bisogno non soddisfatto di

essere amate le porta a fare troppo, perché solo in tal modo si sentono degne di

amore. L�’amore è gratis. L�’amore è dare senza ricevere, dare senza aspettarsi nulla in

cambio. L�’amore dovrebbe essere quello della mamma, che tutto dà e nulla chiede,

nemmeno un grazie. Chi ha dovuto sempre chiedere troppo per ottenere ciò di cui

aveva bisogno, chi ha smesso di chiedere perché si è arreso dopo tanti (troppi)

dinieghi, chi si ostina a fare tutto sempre da solo perché gli hanno insegnato che nella

vita bisogna cavarsela da soli, chi sente sulle proprie spalle il peso di troppe

responsabilità, chi non sa negare mai e a nessuno il proprio aiuto, chi si preoccupa

troppo, chi non è mai sicuro di quello che fa e di quello che sceglie: tutte queste

persone hanno bisogno di bene, ed il loro Stomaco lo segnala attraverso il suo

linguaggio. Ad esempio: stati di ansia, gonfiori, problemi di circolazione linfatica,

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smagliature, alitosi, indecisione cronica, ipocondria, maniacalità nella puntualità o

ritardi cronici agli appuntamenti, problemi digestivi (in abbinamento con il Fegato),

ulcere, problemi di difese immunitarie, verruche e piaghe, problemi di gengive, afte,

displasie, tensioni sulle spalle, difficoltà alimentari in genere (anoressia, allergie,

intolleranze, semplice disamore per il cibo, etc.).

Siamo composti, tutti noi, da una parte maschile e da una parte femminile. Gli uomini,

naturalmente, hanno dentro di loro, preponderante, la marte maschile. Le donne, al

contrario, hanno predominante la parte femminile. La parte maschile (l�’aspetto Yang,

secondo la legge del Tao), è quella che ci permette, in generale, di �“fare�”, di essere

attivi, di essere propensi alla lotta, allo sforzo. La parte femminile (l�’aspetto Yin),

invece, è quella dolce, passiva, più intima, riflessiva, propensa al subire piuttosto che al

fare. Entrambi questi aspetti devono coesistere in ognuno di noi: all�’uomo serve essere

forte e attivo per poter svolgere in modo efficace i suoi compiti, ma al tempo stesso gli

serve anche di essere dolce, per poter esprimere un complimento alla sua partner, ad

esempio, oppure per ricordarsi di mandarle dei fiori il giorno del compleanno.

Parimenti, alla donna serve tutta la sua parte femminile per essere bella, per sistemare

i fiori sulla tavola o per avere la sensibilità di comprendere a livello empatico il pianto

di suo figlio. Al tempo stesso, le serve un po�’ di parte maschile per andare a lavorare,

guidare l�’automobile e, se serve, andare a fare la spesa. Il sentimento della Tristezza va

considerato proprio da questo punto di vista, più che secondo la comune accezione

che di solito è collegata a questo termine. La Tristezza, in Medicina Cinese, riguarda il

tipo di equilibrio che, in ogni persona, esiste fra la sua parte maschile e la sua parte

femminile. Laddove questo equilibrio sia precario o destabilizzato, a causa soprattutto

di educazione e stereotipi inculcati fin dalla prima infanzia, ecco che i Polmoni e

l�’Intestino entrano in sofferenza, provocando sintomi e disagi sulla persona in

squilibrio. Fra gli stereotipi che ci vengono trasmessi dai nostri stessi genitori e dalla

società in genere abbiamo, ad esempio, quello che l�’uomo non può piangere a meno di

essere considerato debole ed effeminato, oppure che la donna è più debole dell�’uomo

ed all�’uomo è inferiore. Si tratta di messaggi a volte diretti, a volte molto sottili:

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pensate solo ai termini che fin da bambini ci abituano a sentire, come �“maschietto�” e

�“femminuccia�”, due denominazioni che racchiudono in sé concetti molto più profondi

di quel che appare. La società odierna, poi, non fa altro che aumentare il disagio,

laddove propone un concetto di �“uguaglianza�” fra uomo e donna che, in realtà, non

esiste. Un conto è parlare di uguaglianza formale (ovvero, pari diritti di voto, di parola,

di percepire lo stesso stipendio a parità di lavoro e così via), sulla quale siamo tutti

d�’accordo. Un�’altra cosa è invece l�’uguaglianza sostanziale, ovvero l�’affermazione che

uomo e donna sono uguali, nel senso profondo del termine. Uomo e donna, invece,

hanno caratteristiche ben diverse, che andrebbero comprese e rispettate per quel che

sono, piuttosto che appianate e cancellate. Così, ogni volta che un uomo o una donna

non hanno armonia con il loro duplice aspetto Yin e Yang, ecco il comparire di sintomi

che testimoniano una sofferenza di Polmoni e Intestino: problemi di stitichezza o

eccessiva motilità intestinale (mi riferisco a quelle donne che vanno in bagno anche

due volte al giorno, quando il ritmo ottimale sarebbe decisamente inferiore), problemi

intestinali di qualsiasi tipo, secchezza della pelle, problemi respiratori in genere,

raffreddori frequenti, sinusiti, polmoniti, problemi della pelle in genere, capelli bianchi

prima del tempo.

Una importante precisazione, riguardo all�’ultimo dei cinque sentimenti, ovvero la

Paura, collegata a Reni e Vescica: siamo abituati a considerarla una cosa brutta, da

evitare, da combattere, da cancellare. Invece, è una delle emozioni più importanti e da

tenere in gran conto, perché la Paura ci salva la vita. Senza la Paura, infatti,

passeremmo con il rosso al semaforo, non percepiremmo il bisogno di riposarci

quando siamo stanchi, andremmo a tutta birra anche con la nebbia, non avremmo la

percezione dei nostri limiti per quel che riguarda il dovere. Invece, anche qui, ci

insegnano che le Paure sono solo per i deboli, che le paure vanno affrontate e

combattute, cancellate, dimenticate. La situazione è diversa da come ce l�’hanno

spiegata. Le Paure vanno comprese ed accettate, perché ci parlano di noi, di quel che

siamo e, soprattutto, di quel che la nostra energia ci permette di fare. Ogni volta che

noi �“vinciamo�” una Paura e sfidiamo noi stessi, consumiamo un po�’ della nostra riserva

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energetica, una riserva che non è possibile ricostituire, una volta consumata. Il

sentimento della Paura riguarda, in generale, i problemi di autostima, tipici di tutte

quelle persone che corrono senza posa e che non cedono mai alla debolezza (perché

non si fermano mai? Forse per paura di essere giudicati male? Forse per un bisogno di

essere gratificati che è mancato loro da parte della figura paterna?), che del senso del

dovere si fanno punto d�’orgoglio. La Paura riguarda anche chi sente il bisogno di

sfidarsi in continuazione, chi necessità sempre di ostacoli sempre più difficili da

affrontare e superare. Soprattutto, la Paura riguarda coloro ai quali sono mancati un

�“bravo�” detto dal padre, ed una pacca sulle spalle che esprimesse appoggio e

considerazione.

Attraverso quali messaggi, dunque, Reni e Vescica testimoniano la loro sofferenza ed il

loro disagio: problemi di reni in generale, incavo scuro sotto gli occhi, borse sotto gli

occhi, piedi o mani freddi (e a volte bagnati), cistiti, uretriti, calcoli renali (in simbiosi

con il Fegato), problemi di qualsiasi tipo alle articolazioni, ritenzione idrica, problemi di

pressione (in simbiosi con il Cuore), tremori, vertigini, labirintite, problemi alle orecchie

e/o all�’udito.

Questi sono solo alcuni dei segnali attraverso i quali il nostro corpo ci comunica il suo

stato di stress e di bisogno. Ora dovrebbe essere ancora più chiaro il concetto espresso

dal titolo, ovvero che �“le malattie non succedono per caso�”. Se vi ha colpito una

gastrite, non è un caso. Non è sfortuna. Si tratta, invece, della logica e naturale

conseguenza di una vostra precedente scelta, ovvero quella di non ribellarvi a

qualcuno che vi manca o vi ha mancato di rispetto. So bene che, a volte, sembra di non

avere scelta, ma non è così. Si ha sempre una scelta.

La Medicina Cinese, oltre a tutto quello di cui abbiamo parlato sino ad ora, offre molti

altri interessanti spunti al nostro discorso, perché ci permette di comprendere come

nulla, ma proprio nulla, sia casuale, nemmeno il particolare amore o ribrezzo per un

cibo, nemmeno la scelta del colore della camicia, nemmeno il nostro amore o odio per

una stagione, un odore e così via. Tutto è collegato a tutto.

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Per amore di sintesi, piuttosto che tediarvi con lunghe dissertazioni (che sono, a mio

avviso, interessanti, ma che toglierebbero spazio agli altri temi da affrontare), vi

propongo una tabella riassuntiva delle correlazioni esistenti fra gli organi del nostro

corpo, le emozioni e la fenomenologia del mondo esterno, affinché possiate

cominciare a verificare il senso ed il significato dei vostri disagi, dei vostri gusti, delle

vostre preferenze e cominciate, soprattutto, a rendervi conto che non siete stati creati

così come siete, ma che così come siete ci siete diventati. E, se ciò è vero, è altrettanto

vero che potete cambiare, se lo volete. Nulla è dato per certo, a tutto c�’è rimedio e

ogni cambiamento è possibile.

A seguire, vi propongo poi una tabella riassuntiva del contenuto del capitolo, per

facilitare il vostro approccio al meraviglioso mondo del linguaggio del corpo, che

proseguirà poi nel capitolo successivo.

Per �“sentimento�” intendiamo il tipo di sensazione provata, la cosiddetta �“carica

emotiva�”. Per �“emozione�”, invece, intendiamo il modo attraverso il quale tale carica

dovrebbe venir espressa. Ad esempio, riguardo al Fegato, il sentimento è la Rabbia,

nell�’accezione sopra specificata, e l�’emozione corrispondente è l�’urlo e/o il pugno. Si

tratta, naturalmente di semplificazioni che servono a fornirvi almeno una vaga idea di

quello di cui il corpo e la mente hanno bisogno per star bene: rimando alle indicazioni

bibliografiche per un elenco dei testi sui quali approfondire la materia.

Per quanto riguarda il resto, ovvero il colore ed il sapore preferito di un organo,

dobbiamo pensare a queste cose in termini generali. Ovvero, può trattarsi di

preferenze ben definite e strutturate, così come di gusti passeggeri. In ogni caso,

indicano la ricerca da parte del corpo fisico di qualche cosa che, a livello energetico,

manca. Tornando all�’esempio del Fegato, può darsi che una persona che di norma non

esprime la propria aggressività abbia una predilezione o una particolare avversione per

il sapore aspro, oppure che una persona che vive bene la propria aggressività abbia

tuttavia momenti in cui ricerca l�’aspro, perché in quel momento il suo Fegato, a livello

energetico, ne avverte la necessità.

Ciò accade perché, per quanto noi possiamo essere equilibrati, è difficile (se non

impossibile) vivere sempre e completamente in armonia con i nostri sentimenti ed i

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nostri istinti: la nostra è una vita di relazioni e sarebbe decisamente utopistico credere

di poter essere sempre e comunque noi stessi al cento per cento. Il compromesso è

all�’ordine del giorno, per tutti. L�’utilità di questo approccio sta nel fatto che, grazie

all�’interpretazione del linguaggio del corpo, anche attraverso l�’analisi di piccoli segnali,

prima imputati al �“caso�”, come ad esempio il desiderio forte di limone o di sapore

aspro, ora siamo in grado di comprendere che qualche cosa non sta girando per il

verso giusto, e di correggere, perciò, il tiro.

Siamo alla ricerca del miglior mondo possibile, non della perfezione. Siamo alla ricerca

di un po�’ di consapevolezza, di chiavi di lettura che ci permettano di conoscerci meglio

e di rispettarci più di quanto abbiamo fatto finora.

Lo ribadisco: qualsiasi tentativo di cambiamento, seppur supportato dalle migliori

tecniche, è destinato al fallimento, se non passa prima attraverso la comprensione

vera di noi stessi.

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Tabella 1: CORRELAZIONI E FENOMENOLOGIA

METABOLISMO CORRELAZIONI

FEGATO

VESCICA BILIARE

SENTIMENTO: RABBIA

EMOZIONE: URLO / PUGNO

COLORE: VERDE

SAPORE: ASPRO

STAGIONE: PRIMAVERA

CUORE

INTESTINO TENUE

SENTIMENTO: GIOIA

EMOZIONE: PAROLA / RISATA

COLORE: ROSSO

SAPORE: AMARO

STAGIONE: ESTATE

STOMACO

MILZA PANCREAS

SENTIMENTO: PREOCCUPAZIONE

EMOZIONE: RICHIESTA DI AIUTO

COLORE: GIALLO

SAPORE: DOLCE

STAGIONE: TARDA ESTATE

POLMONI

COLON

SENTIMENTO: TRISTEZZA

EMOZIONE: PIANTO / LAMENTO

COLORE: BIANCO

SAPORE: PICCANTE

STAGIONE: AUTUNNO

RENI

VESCICA

SENTIMENTO: PAURA

EMOZIONE: TREMITO / FUGA

COLORE: NERO

SAPORE: SALATO

STAGIONE: INVERNO

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Tabella 2: LINGUAGGIO DEL CORPO

METABOLISMO

SOFFERENTE

PRINCIPALI SEGNALI

DI SOFFERENZA

FEGATO

VESCICA BILIARE

- CRAMPI

- CISTI

- INSONNIA

- CELLULITE

- DOLORI/TENSIONE MUSCOLARI

- GASTRITE

- PELLE SEBORROICA/BRUFOLI

- DIGRIGNARE I DENTI

CUORE

INTESTINO TENUE

- ROSSORE IN VISO

- PROBLEMI DI CAPILLARI

- PROBLEMI CIRCOLATORI

- MAL DI TESTA

- DISSENTERIA FREQUENTE

- PROBLEMI ALLE CERVICALI

- PROBLEMI DI PAROLA

STOMACO

MILZA PANCREAS

- GONFIORI

- ULCERAZIONI DI OGNI TIPO

- STASI LINFATICHE

- ASCESSI IN BOCCA

- HERPES

- PROBLEMI DI GLICEMIA / DIABETE

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- PROBLEMI DI DIFESE IMMUNITARIE

POLMONI

COLON

- RAFFREDDORI FREQUENTI

- STIPSI

- PELLE SECCA

- CAPELLI BIANCHI ANZITEMPO

- SINUSITI

- POLMONITI

RENI

VESCICA

- INCAVO SCURO / BORSE SOTTO GLI OCCHI

- CISTITI

- CALCOLI RENALI

- DOLORI OSSEI

- FRAGILITA�’ ARTICOLARI

- PROBLEMI ALLA COLONNA VERTEBRALE

- URETRITI

- PROBLEMI ALL�’UDITO

- LABIRINTITE / VERTIGINI

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

1. OGNI VOLTA CHE NON �“VIVIAMO�” UN�’EMOZIONE, LA TENSIONE �“CARICATA�” E

NON �“SCARICATA�” SI DEPOSITA NEL CORPO, CREANDO UNA TENSIONE FISICA

(approccio bioenergetico di Reich e Lowen).

2. IL CUMULO DI TENSIONI BLOCCATE NEL CORPO lo rende quello che è: dalla

comprensione di queste tensioni, possiamo capire dove, come e quando

abbiamo seguito strade poco consone al nostro modo di essere.

3. Nella teoria della Medicina Cinese, OGNI ORGANO E�’ COLLEGATO AD UNA

EMOZIONE: VIVERE PIENAMENTE LE EMOZIONI, PERCIO�’, SIGNIFICA

PRESERVARCI IN SALUTE, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista

energetico.

4. I NOSTRI SINTOMI ED I NOSTRI MALESSERI NON SONO CASUALI, MA SONO IL

FRUTTO DI PRECISE SCELTE, DI PRECISI COMPORTAMENTI: modificando le

scelte, modifichiamo il nostro modo di vivere e ci liberiamo dei fardelli che in

questo momento ci affliggono.

NOTE

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ESERCIZI

Ascoltatevi. Anche sulla scorta delle tabelle precedenti, passate mentalmente in

rassegna il vostro stato di salute fisica ed annotate qui sotto, se ce ne sono, i disturbi

che vi hanno colpito nell�’ultimo mese e quelli che, di tanto in tanto, si ripresentano. Ad

esempio, un mal di testa frequente, un dolore che ogni tanto compare dal nulla,

difficoltà digestive, frequenti raffreddori e così via.

SINTOMI DELL�’ULTIMO MESE:

SINTOMI FREQUENTI:

Adesso, rispondete il più onestamente possibile alle seguenti domande. Rispondete in

forma scritta, per fotografare �“nero su bianco�” la situazione attuale. Per il momento, è

sufficiente scrivere quello che le domande vi suggeriscono, senza pensare alle

�“soluzioni�” dei problemi che emergeranno. Attraverso questo esercizio, inizierete a

sviluppare una maggiore ed onesta consapevolezza di tutto ciò che nella vostra vita è

migliorabile e di tutto ciò che, in qualche modo, vi è attualmente di ostacolo al

raggiungimento della vostra serenità.

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Page 46: 38468509

PER QUANTO RIGUARDA IL LAVORO, SIETE SODDISFATTA/O?

�…

QUALE COSA, IN PARTICOLARE, DOVREBBE ESSERE MIGLIORATA, PER SENTIRVI

SODDISFATTA/O?

�…

PER QUANTO RIGUARDA I VOSTRI PIACERI ED IL DIVERTIMENTO, SIETE

SODDISFATTA/O?

�…

CHE COSA VORRESTE, DI PRECISO, PER CIO�’ CHE CONCERNE I VOSTRI PIACERI E LO

SPAZIO PER VOI STESSI, PER SENTIRVI MEGLIO?

�…

PER QUANTO RIGUARDA I VOSTRI IMPEGNI, VI SENTITE GRAVATI DA TROPPE

RESPONSABILITA�’ (SUL LAVORO O IN FAMIGLIA)?

�…

QUALI RESPONSABILITA�’ (SE AVTE RISPOSTO �“SI�” ALLA DOMANDA PRECEDENTE)

VORRESTE DECLINARE? E A CHI LE VORRESTE DELEGARE?

�…

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PER QUANTO RIGUARDA IL RAPPORTO CON IL PARTNER, SIETE SODDISFATTA/O?

RIUSCITE AD ESPRIMERVI PIENAMENTE, DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO?

�…

QUALE ASPETTO DELLA VOSTRA RELAZIONE ANDREBBE MIGLIORATO PER PRIMO? SE

NON AVETE UNA RELAZIONE, CHE COSA VORRESTE TROVARE NEL PARTNER IDEALE?

�…

COME GIUDICATE IL VOSTRO RAPPORTO CON VOI STESSI? DA 1 A 10, COME VALUTATE

LA VOSTRA AUTOSTIMA? COME VALUTATE IL VOSTRO RAPPORTO CON I DOVERI?

�…

QUALE ASPETTO DEL VOSTRO CARATTERE VORRESTE MIGLIORARE? A QUALI DOVERI,

POTENDOLO FARE, RINUCERESTE FIN DA SUBITO?

�…

47

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3

IL CORPO NON SUCCEDE PER CASO: LA VISIONE METAFISICA

Ogni sintomo è un messaggio.

(Claudia Rainville)

Perdonate il titolo astruso di questo capitolo, ma volevo continuare con il gioco di

parole cominciato all�’inizio del libro.

�“Il corpo non succede per caso�” significa, semplicemente, che non solo i sintomi che

avvertiamo sono il prodotto di precise scelte di vita e non del caso, ma anche che il

nostro corpo, così come si è strutturato, con le sue posture, le sue storture ed il suo

modo di essere, esprime il risultato di un preciso disegno. Ho già accennato al lavoro di

Reich e Lowen che, appunto, si basa sullo studio della �“struttura�” del corpo e di ciò che

nel corpo è racchiuso a livello emozionale. Qui voglio fare un passo ulteriore e parlarvi

di ciò che il nostro corpo rappresenta a livello metafisico, ovvero �“oltre il fisico�”. Come

scrive Claudia Rainville nella introduzione del suo libro: �“Il termina metamedicina è

formato dal suffisso greco META, che significa AL DI LA�’, e dal sostantivo MEDICINA,

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che significa l�’INSIEME DEI MEZZI MESSI IN ATTO PER PREVENIRE, GUARIRE E

ALLEVIARE LE MALATTIE. In metamedicina, il dolore, il malessere o l�’affezione sono

considerati segni precursori dell�’incrinarsi dell�’armonia in una parte dell�’organismo.

Non vi è alcuna manifestazione priva di causa; ogni causa produce effetti che a loro

volta generano nuove cause e ancor più numerosi effetti. La metamedicina aiuta a

ricostruire la storia di un disturbo, di una malattia o di un malessere profondo.�” 7

Se volessimo utilizzare definizioni più conosciute, potremmo parlare di approccio

psicosomatico, di interpretazione a livello simbolico di disagi e di zone fisiche. In

particolare, mi piace molto l�’idea del corpo come simbolo, come rappresentazione

esterna della realtà interna.

Voglio sottolineare questo importantissimo concetto:

IL CORPO E�’ LA RAPPRESENTAZIONE ESTERNA DELLA NOSTRA REALTA�’ INTERNA

Perciò, tutto quello che accade al corpo è l�’espressione di un disagio nato e maturato a

monte, dentro di noi. A livello simbolico, ogni parte del nostro corpo è dunque

collegata ad un particolare modo di vivere, ad una situazione specifica che ci crea

tensione e conflitto e che non riusciamo ad affrontare, spesso perché non ne abbiamo

la percezione. Per esempio, le spalle rappresentano simbolicamente la capacità di

sopportare i fardelli. Chi patisce problemi alle spalle, di solito è una persona che porta

uno zaino troppo pesante, come amo dire io. Uno zaino in cui sono collocati troppi

pesi, soprattutto pesi che dovrebbero essere portati da altri e che invece la persona

decide di portare da sola, o a livello consapevole, oppure a livello inconsapevole (ad

esempio, perché è stata educata così, perché le hanno insegnato che �“è giusto così�”).

Tra poco, passerò in rassegna tutte le zone del nostro corpo, evidenziando il loro

valore simbolico, affinché anche grazie a questa visione di noi stessi siano più chiari i

motivi per cui siamo quel che siamo.

Prima di questo, tuttavia, mi preme fare una precisazione importante, poiché il mio

desiderio è che voi comprendiate che, da qualsiasi parte voi guardiate la questione, la

risposta è sempre la stessa. Mi sono detto: se è vero che il corpo parla un suo

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linguaggio, questo deve essere sempre lo stesso, a prescindere da chi lo osserva e da

quale metro di valutazione si utilizza. Così pensando, sono stato stimolato a ricercare

un filo conduttore che potesse unificare la visione medica cinese e la visione

simbolico/metafisica, una sorta di fil rouge che chiarisse in modo inequivocabile,

appunto, l�’universalità del linguaggio del corpo.

Nel libro �“La Felicità in Tasca�”8 è contenuto un capitolo intitolato �“Il nonno cinese�”,

che si basa sulle relazioni esistenti tra l�’antica tradizione orientale, la scienza

occidentale moderna e la saggezza dei nostri nonni. Volevo dimostrare come la

medicina cosiddetta alternativa e la medicina ufficiale, da alcuni punti di vista, fossero

molto più vicine di quanto comunemente si crede. Un esempio su tutti: nella visione

orientale, il cuore è collegato al sentimento della gioia e l�’emozione con la quale si

esprime è la parola o la risata. Pertanto, secondo un medico orientale, è corretta

l�’asserzione �“ridere fa bene al cuore e al sistema circolatorio�”. Nel tradizionale sapere

dei nostri nonni, si dice che �“riso fa buon sangue�”, sottolineando la relazione fra il

�“ridere�” ed il �“sangue�”. Per finire, la scienza moderna occidentale ha dimostrato in

laboratorio che la risata attiva la produzione di una serie di sostanze chimiche che

hanno effetti, oltre che sull�’umore generale della persona, anche sulla tonicità dei vasi

sanguigni. Come potete ben vedere, tutti dicono la stessa cosa, anche se nessuno

sembra prestare attenzione a queste strabilianti coincidenze, che poi coincidenze non

sono.

In questo capitolo, voglio invece evidenziare le relazioni che intercorrono fra la

Medicina Cinese e la visione psicosomatica e metafisica, parlando prima del significato

simbolico dei sintomi e delle zone del corpo, e trovando poi il collegamento con

quanto espresso dalla medicina orientale.

Alla fine, l�’augurio è che dentro di voi si sviluppi la credenza che davvero nulla succede

per caso, che ogni singolo, piccolo, microscopico evento della nostra vita ha un preciso

significato, che tutto ciò che vi è successo ha un senso e che, soprattutto, è inutile

puntare il dito contro la sfortuna, la sorte, le scarpe strette o il materasso vecchio,

perché tutto, ma proprio tutto, ha origine dalla nostra testa. Ricordate: siete la

rappresentazione esterna della vostra realtà interna. Modificando la realtà interna,

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cambierà la rappresentazione esterna. Dice Hal Hurban, celebrato autore di libri sul

cambiamento interiore: �“la mente umana è stata paragonata ad un computer. Nel

gergo informatico esiste la sigla GIGO, che sta per garbage in garbage out (spazzatura

in entrata, spazzatura in uscita), per sottolineare che da un�’informazione errata si

ottiene un risultato errato�”.9

Una volta appreso questo valore, una volta che il vostro cervello sarà ristrutturato sulla

scorta di queste nuove informazioni, sarete pronti per la seconda e la terza parte del

libro, ovvero: 1. capire che cosa volete davvero; 2. conoscere gli strumenti per

ottenere ciò che volete.

Ora, tuttavia, è il momento di tornare al nostro corpo.

Cominciamo dall�’inizio.

LA TESTA

A livello simbolico, la testa rappresenta ciò che siamo, la nostra identità (in particolare,

qui il collegamento è con il volto, che ci rappresenta all�’esterno e ci mette in

comunicazione con il resto del mondo), le nostre idee, i nostri pensieri, il nostro modo

di ragionare e vedere la vita. �“Ragionare con la propria testa�”, si dice. Nulla di più vero.

Difatti, tutte le somatizzazioni della testa riguardano, in linea di massima, un conflitto

esistente tra ciò che si è e il modo in cui lo si vive. Badate bene: spesso, ci si dimentica

a tal punto di quel che si è, che non si ha nemmeno più la percezione del problema.

Perciò, se dopo aver letto queste righe e aver riflettuto sul fatto che, anche voi, avete

un qualsiasi tipo di sintomo che riguarda la testa ma non vi sembra di negare voi stessi,

fidatevi di ciò che dice il vostro corpo. Se un problema c�’è, significa che in un modo o

nell�’altro state negando una parte di voi stessi.

Qualsiasi problema che riguarda la testa indica che la persona che lo patisce sta

trattenendo un�’emozione che coinvolge il suo essere �“vera�”: nega qualcosa, si rifiuta di

vedere qualcosa, mente a se stessa per il quieto vivere, rinuncia a cose che le

darebbero piacere pur di soddisfare le aspettative di altri. Anche nella teoria della

Medicina Cinese, la testa è collegata con il Cuore che, abbiamo detto, è la sede della

Gioia, intesa proprio come il piacere di essere se stessi.

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Il Cuore ha bisogno di parlare e di dire la verità, di ridere, di gioire, di provare il calore

di un sorriso, di un abbraccio, di una confidenza, di una chiacchiera onesta e sincera. La

testa esprime il disagio del Cuore: le parole non dette, i sorrisi trattenuti, gli impeti

emotivi rinchiusi in un sacchetto, il calore provato e non espresso, il progressivo

freddarsi degli impulsi vitali.

SPALLE

Le spalle, a livello simbolico, servono per portare i pesi. Se il peso è proporzionato alla

nostra forza fisica, sarà agevole trasportarlo. Se il peso, invece, è troppo gravoso, ecco

che le nostre spalle saranno costrette a tollerare più di quel che riescono e

progressivamente si piegheranno, saranno più stanche, dolorose, bloccate.

Immaginate di avere sulle spalle uno zaino da montagna, nel quale mettere tutti i

nostri pesi. Per quanti essi siano, ad ognuno di voi è sempre dato un fardello che siamo

in grado di sopportare. Immaginate però che chi vi sta intorno inizi a depositare nel

vostro zaino i suoi pesi. Quanto credete di riuscire a resistere? Quanto tempo, prima di

essere schiacciati da questo eccezionale e gravoso peso?

Il problema non è, però, il fatto che altri pretendano di mettere i loro pesi nel nostro

zaino: il problema vero sta nella nostra incapacità di rifiutare tale atteggiamento,

perché ci hanno insegnato (a parole o, ancor peggio, con i fatti), che per essere amati

bisogna sopportare, che l�’amore è farsi carico della felicità altrui, che gli affetti vanno

conquistati e meritati con le nostre azioni. Il bene vero, invece, è un qualcosa che si

riceve e per il quale non si deve versare alcun prezzo: ci viene dato e basta. Ogni volta,

invece, che qualcuno ci ha fatto capire che l�’amore va �“meritato�”, ebbene ci ha

mentito. L�’amore si regala. Lo dico soprattutto per coloro i quali si preoccupano troppo

per i loro genitori, soprattutto per la felicità dei loro genitori. Sappiate che, per legge di

Madre Natura, sono i genitori a doversi preoccupare per i figli, e non viceversa. Sono i

genitori a dover dare (senza chiedere nulla in cambio) ai figli, e non viceversa. Ai figli,

tutto è dovuto. Soprattutto, tutto è dovuto gratis.

Nella Medicina Cinese, dal punto di vista energetico, il collegamento è con lo stomaco,

il �“recipiente�” entro il quale raccogliamo, appunto, tutti i pesi e tutte le responsabilità:

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impariamo a discernere quelle che realmente fanno parte della nostra vita e del nostro

zaino da quelle che fanno parte dello zaino che altri devono portare. Solo così,

finalmente, le nostre spalle saranno leggere.

BRACCIA

Con le braccia abbracciamo. Le persone, il mondo, tutti. Le braccia ci mettono in

relazione, sono il prolungamento del nostro io verso l�’esterno. Le braccia hanno a che

fare anche con la libertà: apriamo le braccia e respiriamo a pieni polmoni. Con le

braccia, riusciamo, o meglio, dovremmo riuscire, a creare armonia fra la nostra parte

maschile e la nostra parte femminile, lo Yin e lo Yang, perché solo attraverso il contatto

fisico e spirituale con il sesso opposto al nostro si realizza pienamente questa fusione,

questo equilibrio che ci permette di essere sereni ed in pace con noi stessi. Nella

visione delle riflessoterapie, le braccia sono connesse, infatti, con i polmoni, ovvero

l�’organo collegato al sentimento della Tristezza, intesa appunto come equilibrio fra

parte maschile e parte femminile. Perciò , ogni volta che le nostre braccia soffrono,

pensiamo a cosa vorremmo esprimere, a quale parte di noi rinunciamo perché troppe

volte ci hanno impedito di viverla, o smorzando il nostro desiderio di abbracciare,

oppure deridendo il nostro afflato emotivo. Pensate ad un bambino con le braccia

stese verso il padre o la madre, pensate a questo bambino le cui braccia esprimono

l�’anelito verso la dolcezza, la coccola, il contatto. E pensate a queste braccia che

restano vuote, che abbracciano aria, che sono sospese in attesa che qualcuno si degni

di considerarle. Pensate allo stesso bambino, ora adulto: cosa farà, quando dentro di

sé proverà l�’impulso di abbracciare un amico, o la compagna, o suo figlio? Come potrà

esprimere ciò che sente, se troppe volte il suo sentire è stato bloccato? Perciò,

debolezza nelle braccia significa bisogno di dare o ricevere conforto, bisogno di dare o

ricevere contatto, bisogno di offrire o ricevere carezze. Significa, per la persona,

necessità di ritrovare equilibrio, di comprendere che l�’essere uomo (per gli uomini)

non significa necessariamente essere duri e insensibili, non poter piangere, non poter

esprimere la propria dolcezza e che l�’essere donna (per le donne) non significa

necessariamente essere deboli o dover lottare continuamente per dimostrare di essere

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�“alla pari�” con i colleghi maschi. Significa, per tutti, comprendere che si va bene così

come si è, che l�’accettazione di se stessi è il primo passo importante nella strada che ci

conduce all�’armonia e alla felicità.

GAMBE

Con le gambe camminiamo, con le gambe ci sosteniamo, con le gambe siamo saldi al

suolo e resistiamo alle intemperie. Le gambe sono come il tronco di un albero. Con le

gambe andiamo avanti, procediamo verso il futuro, ci muoviamo in direzione delle

cose che vogliamo fare, degli appuntamenti della nostra vita. Perciò, quando le gambe

sono deboli o fanno male, significa che l�’andare avanti è difficoltoso, e ciò avviene

fondamentalmente per paura. Paura di ciò che ci aspetta, certo, ma soprattutto paura

di non essere all�’altezza, paura di non farcela, paura di cadere. Ed ecco il collegamento

con la Medicina Tradizionale cinese, che collega la paura con i Reni e, quindi, con

l�’energia che ci viene trasmessa dal padre al momento del concepimento (energia

ancestrale) e che dal padre deve essere mantenuta e rinsaldata. Un padre presente, un

padre che sostiene, che guida, che indirizza, che aiuta senza prevaricare, un padre che

si pone nei confronti del figlio come un faro che guida la nave verso il porto, un padre

del genere renderà le nostre gambe forti e salde, e la nostra autostima a buoni livelli.

Viceversa, gambe deboli sono le gambe di chi dal padre non ha ricevuto sicurezza in se

stesso, di chi è stato costretto ad ubbidire senza ricevere spiegazioni, di chi ha

imparato che nella vita viene sempre prima il dovere del piacere, di chi ha ricevuto

l�’insegnamento che le paure si affrontano, sempre e comunque. Perciò, se le vostre

gambe vi hanno dato o vi danno problemi, chiedetevi quante volte avete fatto

qualcosa per dovere, quanti piaceri vi concedete in proporzione ai doveri che assolvete

sempre, senza battere ciglio. Se volete davvero intraprendere questo percorso, è

fondamentale comprendere se la vostra via, fino ad ora, è stata conforme alla vostra

indole o se, viceversa, avete camminato per sentieri tracciati da altri, al ritmo imposto

da altri. Perché, se così avete fatto, le vostre gambe avranno bisogno di riposo, di

rallentare il ritmo, di camminare su strade a loro più congeniali.

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COLONNA VERTEBRALE

Dal punto di vista simbolico, ogni problema di tensione o rigidità alla colonna

vertebrale riguarda la rigidità con la quale ci approcciamo al mondo e a noi stessi.

Tanto più noi siamo rigidi, tanto più è rigida la nostra colonna vertebrale che, invece,

dovrebbe essere flessibile ed elastica. Così, se la nostra schiena ci crea problemi,

chiediamoci: quanto sono elastico e flessibile con me stesso? Quanto mi concedo di

sbagliare, di essere imperfetto? Quanti piaceri mi concedo e da quanti doveri sono

afflitto? Quanto è elastica la mia visione della vita, sia per quel che mi riguarda, sia per

quel che riguarda ciò che mi aspetto dagli altri? L�’elasticità di una persona può vedersi

in ambito professionale (problemi di schiena sono tipici dei cosiddetti lavoratori

indefessi, quelli che non si stancano mai e che non mollano mai), ma anche in ambito

familiare, con il partner o, quel che è peggio, con i figli, dai quali si pretende una serie

di comportamenti e di adesione a regole imposte senza buon senso, ma solo in ragione

di personali modi di vedere la vita.

Le persone morbide difficilmente somatizzano problemi sulla colonna vertebrale. Le

persone rigide, invece, sapranno senza dubbio cosa vuol dire avere la schiena bloccata.

Come per i Reni, anche per la Colonna Vertebrale il collegamento teorizzato dalle

riflessoterapie è con i Reni, cioè con le paure. E se, per caso, pur avendo male o

tensione alla colonna vertebrale, proprio non riuscite a trovare nemmeno un briciolo di

paura nella vostra vita, se proprio ritenete che la vostra autostima sia alle stelle e che

tutto quello che fate è solo per piacere e che i doveri sapete gestirli bene, chiedetevi

almeno che cosa dovete dimostrare, e a chi. E riflettete sul fatto che l�’approvazione

verso la quale tanto anelate, vi sarà sempre negata, poiché chi avrebbe dovuto darvela

(vostro padre), purtroppo non l�’ha fatto.

Qui mi fermo. Ho segnalato solo alcune interpretazioni simboliche, giusto per invitarvi

alla riflessione su ciò che siete e su tutte quelle cose o situazioni che, finora, avete dato

per scontate e che, invece, così scontate non sono. Anche i sintomi, dall�’acne fino alla

stipsi, dalle allergie fino alle cisti, hanno un significato metafisico e simbolico, oltre che

energetico, così come delineato dalla Medicina Tradizionale Cinese. Tuttavia, poiché

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questo testo non vuole essere un trattato né di Medicina Cinese, né di metafisica,

rimando alle note bibliografiche tutti coloro i quali, legittimamente colpiti da questo

nuovo modo di vedere le cose, volessero approfondire gli argomenti sopra accennati.

RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Il nostro corpo comunica anche attraverso il simbolismo.

La REALTA�’ ESTERNA E�’ LA RAPPRESENTAZIONE ESTERIORE DELLA NOSTRA REALTA�’

INTERNA.

LA TESTA è collegata simbolicamente con IL CUORE E LA GIOIA;

LE SPALLE sono collegate con LO STOMACO E LE PREOCCUPAZIONI;

LE BRACCIA sono collegate con I POLMONI E LA TRISTEZZA;

LE GAMBE sono collegate con I RENI E LE PAURE;

LA COLONNA VERTEBRALE è collegata con I RENI E LA RIGIDITA�’.

Ogni sintomo, oltre ad avere una spiegazione oggettiva secondo la visione medica

cinese, ha anche una spiegazione metafisica, comunque in linea con l�’interpretazione

legata alla Legge dei Cinque Elementi della Medicina Tradizionale Cinese.

NOTE

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ESERCIZI

L�’esercizio correlato a questo capitolo prevede l�’esercizio della fantasia. Rileggete con

attenzione il significato metafisico delle zone del vostro corpo che avete trovato nelle

pagine precedenti. Ora, rispondete alle seguenti domande.

QUALE ZONA DEL VOSTRO CORPO VI PIACE DI MENO E/O VI CREA IL MAGGIOR

NUMERO DI PROBLEMI, DAL PUNTO DI VISTA DEI SINTOMI? (SCEGLIETENE UNA

SOLTANTO).

�…

SULLA SCORTA DI QUELLO CHE AVETE LETTO PRIMA, DIVERTITEVI A DARE LA VOSTRA

PERSONALE INTERPRETAZIONE METAFISICA DEL MOTIVO PER CUI QUESTA ZONA VI

PIACE MENO DELLE ALTRE E/O VI CREA FASTIDI E PROBLEMI.

(DEDICATE A QUESTO ESERCIZIO TUTTO IL TEMPO CHE VI SERVE. Vi ripeto che lo

svolgimento di questi esercizi è da considerarsi basilare ai fini del percorso che avete

appena cominciato, che riguarda lo sviluppo di una miglior consapevolezza di voi stessi

in vista dei cambiamenti che vi accingete a compiere).

�…

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PARTE SECONDA

DOVE

VOGLIAMO

ANDARE?

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4

INFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE PRIMA)

Il modo in cui vivi è determinato non tanto

da ciò che l�’esistenza ti riserva, quanto piuttosto

dal tuo atteggiamento verso la vita;

non tanto da ciò che ti accade,

quanto dalla maniera in cui la tua mente

vede ciò che ti accade.

(John Homer Miller).

A scanso di equivoci, prima che voi decidiate che cosa volete fare, chi volete essere e

dove volete andare, è meglio che prima io vi chiarisca le idee su ciò che, realmente,

potete fare. Come dire: prima di decidere dove andare in vacanza, è meglio guardare

tutti i cataloghi e scoprire tutte le offerte, altrimenti che scelta è?

Perciò, voglio dirvi quello che potete chiedere: tutto. Si, avete capito bene: potete

chiedere tutto.

Certo, dovrete chiederlo bene, nel modo giusto, ma la realtà non cambia: avete carta

bianca. Potete davvero decidere di essere ciò che volete.

La terza parte di questo libro è proprio dedicata al modo in cui chiedere ciò che volete,

ovvero alle tecniche che potrete utilizzare per realizzare concretamente i vostri sogni.

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Qui, invece, voglio sgomberare il campo da una serie di equivoci che, in qualche modo,

potrebbero costringere le vostre scelte in una cerchia ristretta di possibilità. Le

possibilità, signore e signori, sono infinite.

POTETE CHIEDERE TUTTO, LE POSSIBILITA�’ SONO INFINITE!

Avete dinnanzi a voi, in ogni istante della vostra vita, una realtà da creare e plasmare a

vostro piacimento. Vi serve solo la consapevolezza di poterlo fare, di diventare gli

artefici della vostra fortuna. Evitando tediose e complicate digressioni scientifiche,

voglio solo dirvi che tutto ciò di cui vi parlo trova riscontro nelle ultime frontiere della

scienza, ovvero nella meccanica e nella fisica dei quanti, le particelle subatomiche che

hanno aperto gli occhi ai fisici quantistici circa l�’eccezionale, direi quasi magico,

potenziale insito in ogni nostro respiro, in ogni palpito del nostro cuore. La fisica

quantistica, ed è il motivo per cui ne parlo qui, è chiamata anche �“la fisica delle

possibilità�”, proprio perché, a livello subatomico, le particelle non hanno una precisa

collocazione: potrebbero essere qui, e potrebbero essere là, dipende da chi le osserva.

E a volte nemmeno ci sono, nel senso che, letteralmente, ci sono istanti in cui gli

elettroni sfuggono all�’osservatore, salvo ricomparire poco dopo, altrove. Avete capito

bene: �“dipende da chi le osserva�” significa proprio che le particelle modificano la loro

collocazione in relazione a chi le osserva e al fatto che ci sia qualcuno o meno ad

osservarle. Ma, mi chiedo e vi chiedo, se il mondo è fatto, alla fin fine, di particelle e

voi siete gli osservatori di questo mondo, che poi è la realtà in cui vivete?

Comprendete le implicazioni di tale approccio? Significa che voi siete gli osservatori e

che la realtà che vi circonda muterà in relazione al vostro approccio, o punto di

osservazione. Onde evitare facili battute, specifico meglio il concetto appena esposto,

affinché non pensiate di poter cambiare il colore della vostra automobile

semplicemente pensandolo, oppure di veder sparire il palazzo di fronte solo perché

non lo volete più vedere. Si tratta di qualcosa di più profondo e sottile, cha funziona a

livello dell�’infinitamente piccolo e che poi ha ripercussioni sul �“grande�”, ovvero

sull�’universo tangibile comunemente inteso. Non potete trasformare o far apparire

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oggetti, questo è sicuro. Potete, però, influenzare a livello energetico le energie che vi

circondano. Sulla base dei risultati degli esperimenti di cui poi vi parlerò, voi potete

�“assumere il controllo�” dei vostri atomi e, così facendo, condizionare gli �“atomi�” che vi

circondano, in modo che la realtà stessa proprio come quella che desiderate. Il vostro

compito è semplicemente quello di decidere che cosa volete, di adottare la strategia

adeguata per ottenere ciò che avete in mente e, soprattutto, di godervi il meritato

successo. Se la portata dell�’argomento vi spaventa, se trovate difficoltoso pensare al

mondo dell�’infinitamente piccolo come a un universo che soggiace a leggi diverse da

quelle che valgono per il �“grande�”, pur facendo parte il piccolo del grande, pensate a

cosa ha detto il dottor Richard Feynman, vincitore del premio nobel nel 1965 per la

fisica per lo sviluppo dell�’elettrodinamica quantistica: �“penso di poter tranquillamente

dire che nessuno comprende la meccanica quantistica�”. Beh, se lo dice lui�…

Di alcuni importanti riflessioni maturate da coloro che studiano la fisica quantistica mi

occuperò più avanti, poiché la cosa che più mi preme adesso è spostare la vostra

attenzione su chi siete davvero (che è un bel po�’ diverso da quello che credete di

essere!).

Anzitutto, voglio dirvi una cosa molto importante: SIETE MOLTO PIU�’ DI QUELLO CHE

FATE. Vi sembra una frase strana? Voglio ripetervela, affinché si imprima bene nel

vostro cervello.

SIETE MOLTO DI PIU�’ DI QUELLO CHE FATE.

Ora vi spiego quello che intendo e quello che è bene che voi comprendiate prima di

procedere oltre.

Durante un mio seminario, in una pausa caffè, un mio allievo si è presentato in questo

modo: �“Ciao, io sono Leonardo, sono un fisioterapista�”. Il suo modo di presentarsi mi

ha dato lo spunto per alcune riflessioni che ho poi esposto a tutti gli altri allievi.

La frase pronunciata da Leonardo, infatti, contiene un grave errore, sebbene

incolpevole e frutto di una esemplificazione semantica del tutto innocente. Infatti,

Leonardo fa, di mestiere, il fisioterapista. Ma è il suo lavoro, non ciò che è. Sembra una

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sottigliezza, un gioco di parole privo di senso, eppure si tratta di un concetto

estremamente importante. Lui, Leonardo, è anche molto altro: un uomo, un figlio, un

amico, un fidanzato e via discorrendo. Ogni volta che voi dite �“io sono un xxx�” (dove

xxx sta per una qualsiasi qualificazione che riguarda ciò che fate), oppure �“io sono yyy�”,

di fatto voi vi identificate con ciò che fate, e questa identificazione comporta alcune

importanti conseguenze. È bene che ricordiate fin da ora (e ne parlerò ampiamente in

seguito), che il cervello è letterale: crede ciecamente a quello che voi dite. Se voi dite:

�“io sono un fisioterapista�”, lui, il cervello, ci crede. Non ha, però, la capacità di pensare

ad altro: siete quello e basta. Vi rendete conto di quante opportunità sprecate,

parlando di voi stessi in questo modo?

Da un lato, chi parla di se stesso in questi termini, opera una generalizzazione che gli

preclude di essere qualcosa d�’altro. Si tratta di una affermazione che limita la libertà di

scelta e le possibilità di azione. Se Leonardo �“è�” un fisioterapista, la sua vita diventa a

senso unico: sarà fisioterapista e solo fisioterapista per sempre, da quando si alza a

quando va a letto, tutti i giorni della sua vita. Se, invece, Leonardo �“fa�” il fisioterapista,

la sua attività è una pertinenza, una sorta di propaggine ben distinta e diversa dalla sua

identità di persona. Questo rende Leonardo libero, poiché se lo �“fa�”, è anche libero di

non farlo, o di fare altro. È probabile che, amando egli il suo lavoro, continuerà a

svolgerlo comunque per molti altri anni, ma si tratterà di una libera scelta, presa di

giorno in giorno, e non di un limite autoimposto.

Cambiare il vostro programma verbale e cominciare ad esprimervi, circa voi stessi, in

termini di chi siete e ciò che fate, significa restituirvi la libertà di essere ciò che volete

e, soprattutto, significa concedervi la libertà intellettuale di spaziare nel novero delle

infinite possibilità. È come se ogni mattina, alzati dal letto, vi affacciaste alla finestra di

camera vostra e vedeste uno scenario di potenziali occasioni, piuttosto che il solito

scenario composto da una sola strada, la solita vecchia strada.

Non solo: parlare di voi stessi in termini di ciò che fate come di un qualcosa di ben

distinto da ciò che siete, vi garantisce la libertà di conservare intatto il vostro senso di

identità, a prescindere dall�’attività o dalle azioni svolte, o dal modo in cui tali attività o

azioni vengono svolte.

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Ragionando per assurdo, proviamo a pensare a Leonardo, che �“è�” fisioterapista, che di

punto in bianco si accorge che quel lavoro non fa per lui e decide di cambiarlo. Ciò

potrebbe creargli qualche problema, visto che lui �“è�” fisioterapista: cambiare lavoro

significherebbe distruggere una parte della sua identità. Se, viceversa, fare il

fisioterapista è solo una delle tante azioni possibili, cambiare lavoro sarà privo di

conseguenze (salvo un legittimo e fisiologico stress), poiché il nostro Leonardo,

semplicemente, cesserà di fare una cosa ed inizierà a farne un�’altra.

Quindi, dite sempre ciò che fate ed evitate di identificare le vostre azioni con il vostro

essere.

Come dice Owen Fitzpatrick: �“Non siamo chi pensiamo di essere e non siamo i

comportamenti che mettiamo in atto, ma siamo tutto ciò che possiamo diventare al

nostro meglio!�”

Un altro interessante corollario di questo nuovo modo di parlare di se stessi è che se,

per caso, da parte di qualcuno, giungesse un commento negativo circa l�’operato di Leo

(ad esempio, da parte di un cliente insoddisfatto) o circa il vostro lavoro, nel caso in cui

Leonardo si identifica con ciò che fa oppure voi vi identificate con ciò che fate (�“io sono

fisioterapista�”), il commento negativo andrebbe inevitabilmente a ripercuotersi sulla

sua (vostra) identità, a detrimento della sua (vostra) autostima. Infatti, nel suo e nel

vostro cervello, andrebbe ad iscriversi la seguente equazione: MI CRITICA COME

FISIOTERAPISTA (o come XXX) = IO SONO FISIOTERAPISTA (o XXX) = IO SONO

SBAGLIATO. Nel caso, invece, Leonardo parli del suo lavoro sottolineando la differenza

che intercorre tra ciò che lui è e ciò che fa, egli resterà saldo nella sua autostima,

perché la critica esterna sarà andata a colpire solo il suo operato, non la sua identità.

Tra l�’altro, questo è il motivo per cui ai propri figli bisognerebbe sempre fare

apprezzamenti per quello che fanno, specificandolo, onde evitare che si sentano

giudicati o valutati per quello che sono. Per esempio, se vostro figlio prende un bel

voto a scuola, un buon complimento potrebbe essere: �“Sei stato molto bravo a

prendere questo voto!�”. Tale complimento evita eventuali e future crisi legate magari

ad un brutto voto, caso nel quale, sussistendo la falsa eguaglianza identità

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comportamento, il ragazzo potrebbe sentirsi davvero triste e frustrato. Di tanto in

tanto, naturalmente, i genitori hanno il dovere di fare complimenti assoluti, poiché

sono gli �“sponsor�” dei loro figli: �“Sei bravissimo! Sei bellissima!�”. Deve trattarsi,

tuttavia, di complimenti elargiti in assenza di uno specifico comportamento. Altrimenti,

ripeto, è sempre meglio sottolineare che il vostro complimento è legato ad un preciso

atteggiamento, modo di fare, comportamento. Ciò vale anche �“in negativo�”: di fronte

ad un figlio che combina un guaio, un epiteto del genere: �“Sei uno stupido�” produrrà

conseguenze molto negative dal punto di vista della percezione del sé del ragazzo.

Riprenderlo con un: �“Quello che hai fatto è molto stupido�” sortisce comunque l�’effetto

di una reprimenda, depauperata però dei gravissimi effetti collaterali derivanti

dall�’aver associato un comportamento con l�’identità.

Quello che vi ho sommariamente accennato circa l�’uso potenzialmente negativo del

verbo essere è collegato al cosiddetto �“E prime�”, ovvero un tipo di linguaggio studiato

da David Bourland e Alfred Korzybsky, basato appunto sulla totale assenza del verbo

essere dal lessico. Si tratta di un linguaggio piuttosto ostico e complicato, tanto è vero

che a questa �“drastica�” scelta sono stati poi apportati alcuni cambiamenti. Il risultato,

comunque, non cambia. Nelle versioni edulcorate dell�’E Prime, alcuni utilizzi del verbo

essere sono concessi ma, per quel che ci riguarda, vi suggerisco di limitarne l�’utilizzo il

più possibile.

Si tratta di una sfida impegnativa ma altamente stimolante: da un lato, costringerete il

vostro cervello a continue destrutturazioni, ovvero distruzioni di vecchi schemi mentali

e ricerca rapida di nuove strade (il che comporta la costruzione di miliardi di nuove

sinapsi nervose); d�’altro lato eviterete alcuni antipatici inconvenienti, come quello di

incatenarvi da soli a ceppi che voi e solo voi potete distruggere.

Del resto, questo è un libro che parla di cambiamenti, di come pensarli e di tutto ciò

che dovete fare per ottenere quello che desiderate, in modo duraturo e permanente.

Si tratta di una sfida impegnativa, forse l�’ho già detto e comunque lo ripeterò altre

mille volte. Si tratta di un duro lavoro, di un percorso irto di difficoltà ma che, vi

garantisco, alla fine vi permetterà di riscuotere un premio di valore inestimabile. Io

stesso, che insegno queste cose alle persone, a volte cado ancora in alcuni tranelli del

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linguaggio, dovuti alle vecchie e consolidate abitudini. Però, e questa è la buona

notizia, miglioro giorno dopo giorno e mi rendo conto che, un poco per volta, ciò che

prima richiedeva la mia attenzione conscia, ora sta diventando un automatismo, tanto

che non mi costa più nemmeno fatica. Anche per voi, il procedimento risulterà lo

stesso, a patto che abbiate la pazienza e la costanza di applicare le regole qui esposte,

e di mettere tutta la vostra concentrazione e tenacia in ciò che volete fare. Poi, le cose

verranno praticamente da sole, un po�’ come quando avete imparato ad andare in

auto. Ne vale proprio la pena.

Come sottolineano Harry Alder e Beryl Heather nel bel (e utile) libro �“PNL in 21

giorni�”10, a proposito dell�’E Prime e delle sue implicazioni:

�“Chiedetevi soltanto: che cosa voglio davvero dire? L�’E Prime costringe ad un

significato più diretto del linguaggio. [�…] Le parole astratte diventano cose concrete e

sensoriali che possiamo immaginare e capire. [�…] Vi forza a pensare chiaramente e a

comunicare altrettanto chiaramente. In linea di massima, l�’E Prime funziona

abbastanza semplicemente. Si elimina soltanto il verbo essere. Ma, in pratica, ha un

impatto straordinariamente radicale. Oltre a trasformare il vostro modo di pensare,

può influenzare anche il vostro comportamento, i vostri risultati e le vostre relazioni.

[�…] L�’E Prime agisce come potente agente di cambiamento personale. [�…] Anche un uso

limitato dell�’E Prime può comportare un radicale ripensamento di ciò che noi e gli altri

intendiamo con le parole che usiamo. [�…] Il processo implica l�’eliminazione delle varie

forme del verbo essere, come essere, essere stato, erano, era, sarà, sono, siamo,

essendo.�”

Cito anche, sempre a proposito dell�’E Prime e dell�’E Choice (una sua versione

edulcorata), l�’ottimo Michael Hall, autore di un eccezionale lavoro sul metamodello

linguistico, che riprenderò più avanti:

�“Usare �“è�” vuol dire descrivere, valutare e mappare in maniera sbagliata la realtà. Le

espressioni �“lei è pigra�…�” o �“quella è un�’affermazione stupida�…�”, mappano la realtà in

modo sbagliato. L�”è�” suggerisce che queste cose esistano indipendentemente dalla

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realtà di chi parla. Non è così. Scrivere, pensare, parlare in E Prime contribuisce alla

consapevolezza dell�’astrarre (consapevolezza conscia) del fatto che costruiamo mappe

del mondo che differiscono intrinsecamente dal mondo. L�’E Prime ci permette di

pensare e parlare con maggior chiarezza e precisione, poiché ci costringe ad assumere

la prima persona. Ciò riduce l�’utilizzo del verbo passivo (�“è stato fatto�”, �“sono stati

commessi degli errori�”). Ciò restituisce chi dichiara alle dichiarazioni. L�’E Choice si

differenzia dall�’E Prime. Esso assume un punto di vista non così radicale. Pertanto,

permette di utilizzare l�’�”è�” dell�’esistenza (ad esempio �“dove è il tuo ufficio�”), l�’ausiliare

�“è�” (ad esempio �“è arrivato la scorsa settimana�”), l�’�”è�” del nome (ad esempio, �“qual è il

tuo nome?�”, �“il mio nome è Bob�”)�”.11

Se l�’eliminazione del verbo essere dal vostro linguaggio vi sembra un�’impresa

difficilmente realizzabile, pensate solo a ciò che vi stavo dicendo prima circa la tenacia

e la perseveranza: la ripetizione genera il successo. La bellezza di tutto questo, la

magia racchiusa in questa frase che io ripeto (appunto!) a tutti in continuazione, è che,

di fatto, avete tutte le caratteristiche per riuscire.

SIETE COSTRUITI IN MODO TALE DA ESSERE COSTRETTI AD AVERE SUCCESSO!

Siete costruiti così bene, il vostro cervello è così straordinariamente perfetto, che per

fallire dovete proprio mettercela tutta, ovvero decidere di rinunciare. Volete

rinunciare?

Ora apro una piccola parentesi e vi spiego il motivo per cui siete destinati ad avere

successo, se decidete di applicarvi un adeguato numero di volte.

L�’apprendimento da parte di una qualsiasi persona e relativo ad una qualsiasi cosa è

un processo che funziona in quattro fasi, sempre uguali e sempre le stesse, per tutti, a

prescindere da dove siete nati, da quanti anni avete, da che livello di istruzione

possedete. Questo è il bello. L�’unica variabile è la durata delle singole fasi del processo,

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variabile in ogni caso correlata a fattori controllabili, come la forza di volontà, la

perseveranza, la tenacia.

Analizziamo brevemente le quattro fasi, con riferimento, in questo caso,

all�’apprendimento del linguaggio E Prime. Riprenderemo poi il discorso quando

affronteremo altre �“sfide�” di apprendimento.

PRIMA FASE: INCOMPETENZA INCONSCIA

Ovvero, non sapete di non sapere. Non sapevate che esistesse un linguaggio sfrondato

del verbo essere, che si chiama E Prime. Se ben ci pensate, questa prima fase l�’avete

appena superata. Facile, vero?

SECONDA FASE: INCOMPETENZA CONSCIA

Ovvero, sapete di non sapere. È la fase in cui vi trovate adesso. Ora siete stati informati

che, volendo, potete esprimere voi stessi e quello che vi passa per la testa evitando di

utilizzare determinate parole o verbi (il verbo essere, nella fattispecie). La durata di

permanenza in questa fase dipende esclusivamente da voi. Potete restare in questa

fase per il resto della vostra vita, perché decidete che, tutto sommato, secondo voi lo

sforzo di parlare senza verbo essere non vale la pena di essere sostenuto. Oppure,

potete decidere, qui ed ora, che questa idea dell�’E Prime promette bene e che perciò,

da adesso, vi applicherete per parlare così come vi è stato illustrato. Ed ecco che anche

questa fase, per chi ha deciso di applicarsi con l�’E Prime, è già passata. Due su quattro

in meno di un minuto. Andate benissimo! Lo vedete, che siete destinati ad un

repentino e folgorante successo? Da questa fase non si torna più indietro, non potete

tornare alla incompetenza inconscia. Potete solo progredire ed andare avanti.

TERZA FASE: COMPETENZA CONSCIA

Ovvero, vi applicate con la testa, con il procedimento conscio e consapevole, ad

eseguire il �“comando�”, o a fare quello che volete imparare. Relativamente all�’E Prime,

significa che da ora innanzi, ogni volta che dalla bocca sta per uscire un verbo essere, in

una qualsiasi forma, voi potete fermarvi e riflettere sul modo alternativo in cui potrete

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esprimere lo stesso concetto. Oppure, se proprio qualche verbo essere è troppo veloce

e vi scappa di bocca prima che possiate fermarlo, vi fermerete comunque e rifletterete

sul fatto che vi è �“scappato�”, e su quello che avreste potuto dire. Va bene comunque.

La cosa importante è che il vostro cervello, in questa fase, ha attivato un meccanismo

grazie al quale ogni volta che un verbo essere si aggira minaccioso per l�’aria, dentro di

voi suona un campanello di allarme. La durata di questa fase è variabile, ed è del tutto

collegata alla vostra forza di volontà ed al vostro impegno, alla vostra motivazione, a

quanto davvero �“volete�” farcela, a quanto davvero �“volete�” raggiungere l�’obiettivo. Da

questa fase potete perciò retrocedere (riprendere a parlare come prima, sapendo che

esiste una cosa che si chiama E Prime, ma senza sapere che cosa comporta applicare

questo tipo di linguaggio), oppure potete transitare direttamente alla quarta ed ultima

fase, quella che preferisco.

QUARTA FASE: INCOMPETENZA INCONSCIA

Ovvero, benvenuti nel mondo di chi utilizza l�’E Prime. In questa fase, che dura tutto il

resto della vostra vita senza ulteriori sforzi aggiuntivi, voi parlate e pensate in E Prime,

e dovete solo preoccuparvi di raccogliere i frutti del vostro lavoro. In questa fase, il

cervello smette di utilizzare il lobo frontale (quello con cui scegliamo e decidiamo) e,

per così dire, inscatola il processo nell�’ipotalamo, facendolo diventare meccanico,

automatico, inconscio.

Un po�’ come andare in automobile. Quando vi spiegano come si fa, le prime volte è un

dramma, ed il vostro cervello è tutto teso a ricordare la sequenza dei movimenti:

togliere il freno a mano, schiacciare il pedale della frizione, inserire la prima e così via.

E, ad ogni cambio di marcia, la stessa cosa, come se ci fosse una voce dentro di voi che

vi ricorda: ora schiaccia il pedale della frizione, ora togli la prima marcia, ora inserisci la

frizione, ora rilascia il pedale della frizione�…

Dopo qualche mese di pratica, tuttavia, siete in grado di svolgere questa operazione

mentre, contemporaneamente, eseguite mille altri compiti, come ascoltare la musica,

chiacchierare al telefono, prendere appunti, cercare in borsa le sigarette.

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Ho voluto inserire questa piccola digressione sul sistema di apprendimento del cervello

non per tediarvi con noiose nozioni scientifiche, ma per ricalcare l�’accento sul fatto che

potete davvero fare quello che volete, che avete davvero infinite possibilità e che gli

unici che possono concedersele o togliersele siete voi e solo voi. Ora che sapete che il

cervello può apprendere di tutto, la lista dei vostri obiettivi (quella che faremo

insieme, dopo), si allungherà, perché potete inserirvi cose che prima, magari, vi sareste

fatti riguardo ad inserire, in quanto non alla vostra portata (secondo voi).

ORA SAPETE CHE TUTTO E�’ ALLA VOSTRA PORTATA:

BASTA CHIEDERE (LE COSE GIUSTE, NEL MODO GIUSTO)!

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

A LIVELLO QUANTICO, esistono infinite possibilità.

La prima cosa che dovete fare è rendervi conto che siete molto più di quello che

pensate di essere.

Modificate il vostro linguaggio ed utilizzate il modello E PRIME o E CHOICHE, ovvero

un linguaggio sfrondato del verbo essere in tutte le sue forme.

Anche se vi sembra impegnativo, avete solo bisogno di esercizio: il cervello apprende

in 4 FASI (incompetenza inconscia, incompetenza conscia, competenza conscia e

competenza inconscia).

GIOCO: per rendere questa esperienza linguistica piacevole e stimolante, vi suggerisco

di renderla giocosa. Ad esempio, potreste fare una gara con qualche vostro familiare,

ed annotare su una lavagnetta con una crocetta tutte le volte che vi �“scappa�” un

verbo essere. Chi perde, lava i piatti!

Tale gioco è utilissimo perché ci si senti ascoltati e quindi si presta maggior attenzione.

Inoltre, si presta maggior attenzione al linguaggio degli altri, e ciò costringe il cervello

ad un lavoro costante su tale aspetto della vostra linguistica.

NOTE

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ESERCIZI

Iniziamo a lavorare sul verbo essere. Per prima cosa, tanto per fare un po�’ di

riscaldamento, vi chiedo di �“tradurre�” le seguenti frasi evitando l�’utilizzo del verbo

essere. Il consiglio, come al solito, è di fare tutto in forma scritta (come dice il

proverbio, verba volant, scripta manent).

IO SONO (IL VOSTRO NOME):_______________________________________________

SONO FELICE PER AVER LETTO QUESTO LIBRO:_________________________________

LA MIA AUTO E�’ BELLA:____________________________________________________

Ora, il vostro impegno è quello di prestare attenzione a quello che dite durante l�’arco

della giornata. Ogni volta che vi renderete conto di utilizzare una forma qualsiasi del

verbo essere, riflettete (se potete, subito, altrimenti, quando si presenta l�’occasione)

sul modo diverso che avreste potuto utilizzare. Vi consiglio di annotare da qualche

parte la frase o le frasi da correggere e la corrispondente traduzione, depurata dal

verbo essere. Dopo aver svolto questo esercizio per alcuni giorni consecutivi, inizierete

a sviluppare una diversa forma mentis!

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INFINITE POSSIBILITA�’ (SECONDA PARTE)

Tu sei come me, un creatore di immagini. Il sole non

è altro che questo: un creatore

di immagini, di esseri e di cose che

non sono mai vere.

(Miguel Angel Asturias)

Il titolo di questa parte del libro è �“DOVE VOGLIAMO ANDARE�” e quello di cui si parlerà

tra poco riguarda la pianificazione degli obiettivi. Dobbiamo, dovete, decidere che

cosa, specificamente, precisamente, volete. Poi vi spiegherò come fare per

concretizzare i vostri sogni. Per ora, concentriamoci sui sogni, su quello che desiderate.

Ora commetterò un peccato mortale per uno studioso di PNL e del METAMODELLO

LINGUISTICO (dopo vi spiego di che cosa si tratta!), ovvero farò quella che, in gergo, si

chiama �“lettura del pensiero�”, cioè darò per scontato di sapere come pensate e come

lavora il vostro cervello.

Voi lo fate tutti i giorni, del resto, ogni volta che pronunciate frasi del tipo �“suppongo

che tu�…�”, �“immagino che�…�”, e via discorrendo.

Mi concedo questo peccato, tuttavia, poiché nel mio studio e ai miei corsi transitano

decine e decine di persone, ed ogni persona che ho incontrato fino ad ora era ben

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lungi dall�’immaginare le proprie reali potenzialità. Ad ogni persona ho chiesto di

parlarmi dei propri obiettivi da realizzare e dei suoi sogni, ed ogni persona ha sempre

risposto secondo la propria struttura mentale, ovvero secondo quello che credeva di

poter fare, parametrando cioè le sue richieste ai suoi supposti limiti. Nessuno si è mai

azzardato ad andare oltre, a chiedere l�’impossibile, a spingere le sue fantasie oltre il

limite della propria realtà.

Per questo, mi concedo il peccato di presumere che pure voi, ora che si tratta di

pianificare i vostri obiettivi, siate in qualche modo limitati da quello che credete,

adesso, di poter fare, da quelle che credete siano le vostre possibilità.

In realtà, signore e signori, le potenzialità sono infinite. Potete osare l�’inosabile,

chiedere tutto, spararla grossa. E sapete perché?

PERCHE�’ LA REALTA�’ LA CREATE VOI, CON IL VOSTRO PENSIERO.

Voi siete, letteralmente, gli artefici della vostra fortuna. Voi create il vostro destino,

giorno dopo giorno. E se tutto questo vi sembra incredibile o addirittura impossibile,

lasciate che vi parli per un attimo di una branca della scienza dal nome che incute

timore ma che ci può offrire una visione meno �“new age�” e più concreta di quanto ho

affermato prima. Voglio parlarvi della fisica quantistica, o meccanica dei quanti. Come

al solito, amo dissertare con le persone ben disposte verso i concetti che illustro e

spiego, ma ancora di più con gli scettici, con coloro sempre pronti a scuotere la testa e

a fare i san Tommaso. Mi piace quando restano ammutoliti, quando sento (quasi

distintamente) il rumore degli ingranaggi dei loro cervelli che si mettono a correre

all�’impazzata, oppure il meraviglioso fragore delle loro certezze che vanno in frantumi.

Prima, però, una piccola parentesi.

APERTA PARENTESI

Questa piccola parentesi è per tutti coloro i quali, a questo punto, staranno scuotendo

la testa e pensando cose del tipo �“fa presto lui a parlare�…�”, oppure �“lui ce l�’ha fatta

perché non gli è capitato quello che è successo a me�…�”, oppure �“si, quante belle

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favole, ma il mio caso è peggio diverso, per me è diverso�”. Ci siete anche voi, fra

questi? Ebbene, allora lasciate che vi racconti qualcosa di me e della mia vita, visto che

�“faccio presto io a parlare�” e che �“non mi è capitato quel che è capitato a voi�”. Senza il

minimo vittimismo, né ricerca di commiserazione o pacche sulle spalle. Faccio una

breve autobiografia.

Sono nato morto, e questo non è proprio quel che si dice un buon inizio. Sono nato con

il cordone ombelicale stretto intorno al collo, cianotico, e ho preso a respirare solo

grazie all�’intervento provvidenziale di un medico dotato di un eccellente spirito di

iniziativa. Altrimenti, niente Paolo e niente libro.

Dopo i primi anni di vita, durante i quali mi hanno trafitto con centinaia di punture per

curare molteplici e svariate malattie (tra cui una ricorrente acetone, che si

accompagnava a febbri equine), all�’età di sei anni ho rischiato nuovamente la morte,

per una improvvisa ed inattesa crisi di asma bronchiale che nessuno sapeva

diagnosticare e a causa della quale mi hanno infilato sotto una tenda ossigeno, coperto

dalla quale sono rimasto qualche giorno, prima che qualcuno iniziasse ad imbottirmi di

cortisone (per inciso, ho assunto cortisone e cortisonici fino a 23 anni, il che mi ha reso

un uomo con l�’energia di un pollo). Praticamente, mi hanno imbottito di vaccini,

cortisone e antistaminici di tutti i tipi come un tacchino a Natale. Vi lascio immaginare

gli effetti collaterali derivanti dall�’assunzione così massiccia e prolungata nel tempo di

tali quantitativi di farmaci.

Ho vissuto per 23 anni con il terrore di fare una corsa o di uscire sotto il sole, a causa di

asma, rinite allergica, allergie a tutte le erbe conosciute, ma anche alle muffe

dell�’umido e agli acari della polvere.

Ce n�’è ancora. Ero così balbuziente da far fatica a spiccicar parola, e vi risparmio i

ricordi delle mie umiliazioni a scuola, quando gli insegnanti mi facevano leggere in

classe, davanti a tutti, ed il sangue mi affluiva alla testa per la vergogna e l�’unica cosa

che avrei desiderato era che mi si aprisse una voragine sotto i piedi per scomparire e

non riapparire mai più.

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Ho sempre avuto problemi di sovrappeso (uno dei soprannomi che avevo ricevuto a

scuola era �“patata marcia�”) e sono sempre stato goffo. Quando i miei compagni di

scuola elementare giocavano a pallone durante l�’intervallo, io restavo in disparte, un

po�’ per l�’asma, un po�’ perché ero imbranato. Balbuziente, ciccione, malato: la mia

autostima era a livelli piuttosto patetici.

Quando, al liceo, i capitani delle squadre di pallavolo, durante l�’ora di educazione

fisica, dovevano scegliere a turno i membri della loro squadra, io ero sempre, e dico

sempre, l�’ultimo che restava, e chi era costretto a scegliere me lo faceva sempre con

aria disgustata. Ho dato il mio primo bacio a 18 anni compiuti, età alla quale tutti i miei

amici filavano regolarmente da un bel pezzo, per non parlare dei fortunati che già

conoscevano le gioie del sesso.

All�’età di 24 anni ho conosciuto la mia attuale moglie, di dodici anni più vecchia di me,

professionista affermata, inserita in un ambiente sociale di quarantenni di successo,

tutti professionisti affermati pure loro. Io frequentavo l�’università ed avevo un lavoro

part time che mi permetteva solo di pagare la benzina, l�’ingresso in discoteca e tutto

l�’alcol che riuscivo a bere. Per un po�’, ho �“tirato�” anche di cocaina.

Mi sono trovato a 24 anni, senza un soldo e con un lavoro così così, a dovermi

confrontare con gente che aveva quasi il doppio dei miei anni, sentendomi sempre

l�’ultima ruota del carro.

Ho lavorato come cameriere in pizzeria, come lava macchine, ho cambiato almeno tre

lavori di rappresentanza, ho provato a vendere polizze assicurative ma, quando

promettevo guadagni eccezionali e mi presentavo con la mia faccia da ragazzino e la

mia macchina scassata, non mi credeva nessuno e non concludevo mai nulla.

Frustrazione dopo frustrazione, solo con grandi sogni in testa, sono andato avanti.

Ho fatto l�’agente immobiliare, poi mi sono innamorato della riflessologia e ho deciso di

aprire uno studio con mia moglie. Ero senza soldi, ma ho lasciato il lavoro sicuro, ho

chiesto un mutuo, ho sopportato anni di debiti, conti correnti in rosso, gastriti e notti

insonni. Quante volte ho desiderato che qualche buon samaritano mi regalasse un po�’

di soldi, almeno per pagare i debiti, ne ho perso il conto.

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Ah, mettiamoci pure i problemi familiari, sui quali stendo un velo pietoso, salvo dire

che non ho parlato con i miei genitori per circa tre anni, e nemmeno ora le cose vanno

come vorrei, ma così è la vita.

L�’azienda presso la quale ho frequentato i primi corsi mi ha tradito e la mia insegnante,

che idolatravo, mi ha pugnalato alle spalle, parlando male di me e costringendomi ad

uscire da quello che, allora, mi sembrava l�’unico posto in cui avrei potuto trovare le

risposte che cercavo. Mi sono trovato, in preda al panico, senza punti di appoggio, con

l�’angoscia che il mio lavoro sarebbe naufragato, vittima delle maldicenze e di persone

invidiose e cattive. Colleghi e colleghe invidiose si sono parecchio impegnati per

diffondere tutte le possibili voci false che sono riusciti ad inventare, pace all�’anima

loro.

È stata durissima. Anni di fatica, sofferenza, preoccupazioni, pensieri. Mille volte mi

sono disperato e rotolato nel letto, gli occhi sbarrati nel buio, a chiedermi se e come le

cose sarebbero mai cambiate.

Ne sono certo: ci sono storie molto più tristi della mia. In fin dei conti, non mi posso

lamentare, soprattutto in considerazione delle vicende di vita che ascolto tutti i giorni

dai miei clienti. Tuttavia, permettetemi di dire che non è stato facile, salvare me

stesso, il mio matrimonio, il lavoro.

Eppure sono qui. Eppure, a forza di sogni, debiti e maniche rimboccate, sono qui a

spiegare a voi come si fa ad uscire dal pantano e ad andare di corsa incontro ai vostri

sogni. Perciò, a quelli che pensano che io la faccio facile perché non conosco la loro

storia, dico: ok, non conosco la vostra storia, ma non è che a me il successo sia caduto

in testa dal cielo. So io le umiliazioni patite, le notti a non dormire, le gastriti e le

ulcere. Nessuno mi ha mai regalato un centesimo e nessuno mi ha mai coperto le

spalle. Non sono un �“figlio di papà�”, tanto per capirci.

Eppure, sopra tutto, ho sempre lottato, ho sempre agito nella convinzione che le cose

si sarebbero, prima o poi, sistemate.

Mi ricordo in particolare di una sera, quando lo studio di riflessologia non era ancora

aperto e non avevo neppure un cliente, e parlavo con mia moglie e le descrivevo

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quello che sarebbe successo: io pieno di lavoro, io uomo di successo, io punto di

riferimento per clienti ed amici.

Ci sono voluti anni, non troppi, a dir la verità, ma alla fine sono esattamente nella

situazione che descrivevo, sognando ad occhi aperti. E di ogni cosa, di ogni episodio,

posso davvero dire, adesso, �“meno male che è successo�”.

Dove troverei la carica per motivare le persone sfiduciate che si rivolgono a me o

vengono ai miei seminari, se non sapessi esattamente che cosa significa essere

considerato lo sfigato della classe, se non conoscessi alla perfezione il suono delle

risate dei tuoi compagni mentre tu balbetti e non riesci a parlare e vorresti solo morire

sul colpo, per non sentire più niente?

Non la faccio facile. È stata durissima, dura dura dura. Cavolo, se è stata dura. Ma sono

qui, esattamente nel posto in cui voglio essere, a fare esattamente quel che voglio

fare. E se ce l�’ho fatta io, che sono muscoli, ossa, cuore e cervello esattamente come

voi, ce la può fare chiunque. In PNL si parla, a tal proposito, di Modeling, ovvero di

modellamento. Anzi, la PNL nasce proprio dal modeling, ovvero dal fatto che un paio di

personaggi leggendari, Bandler e Grinder, si sono presi la briga di osservare (intendo

osservare in modo scientifico) alcune persone che svolgevano il loro lavoro in modo

eccellente e con risultati straordinari. Da tale osservazione, poi, hanno tratto una

struttura, un �“modello�” applicando il quale si possono ottenere risultati simili, con la

consapevolezza di quel che si sta facendo. Così potete fare anche voi. Quando siete

scoraggiati e pensate che a voi alcune possibilità siano precluse a causa di vostri

(presunti) limiti, riflettete sul fatto che dal punto di vista neurologico e chimico siete

equipotenti a chiunque altro. Di certo, se siete alti un metro e venti e volete battere

Michael Jordan nel suo record di schiacciate a canestro, dubito fortemente che il

vostro intento troverebbe soddisfazione. Per tutto il resto, tuttavia, partite dal

presupposto che, se ci è riuscita una persona, ci possono riuscire tutti. Anthony

Robbins, nel suo libro �“Come ottenere il meglio da sé e dagli altri�”12, ne fa colonna

portante del suo pensiero: chiunque può realizzare i propri obiettivi, a patto di essere

disposto a mettersi in gioco. Lui stesso, che è universalmente riconosciuto come il

�“numero uno�” al mondo, ha basato la sua crescita personale ed il suo successo proprio

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su questa domanda, ovvero �“come fanno a farlo�”? Ha voluto capire come alcune

persone riuscissero ad ottenere determinati risultati, ed ha fatto lo stesso. E anche

Robbins è partito da una situazione svantaggiata: senza soldi, lavoro pessimo,

condizione fisica di sovrappeso e problemi vari. Eppure, è arrivato in cima. Io ho

iniziato a coltivare il mio sogno proprio modellandomi su chi ce l�’ha fatta prima di me,

pensando continuamente �“anche io ce la posso fare!�”. Ebbene, sta succedendo. E,

ripeto, io non sono poi questo granché: organi e ossa come tutti, cervello come tutti,

un po�’ di grasso (un po�’ troppo, a dire il vero�… ci sto lavorando!) sparso soprattutto

sulla pancia e sui fianchi. Insomma, le solite cose, salvo il fatto che credo ciecamente

nel fatto che se qualcuno ci riesce, ebbene ci posso riuscire anche io.

CHIUSA PARENTESI

Torniamo alla meccanica quantistica. S�’intende, non sono uno scienziato, perciò

perdonate le imprecisioni di linguaggio o eventuali strafalcioni: spiegherò al meglio

delle mie capacità concetti che la mente umana fatica ad interiorizzare, data la loro

vastità e, soprattutto, la loro totale dissonanza cognitiva con i nostri normali schemi di

pensiero. Per ovviare alle mie carenze, tuttavia, sarà mia cura segnalarvi i testi (quelli

si, scritti da scienziati e da persone che di queste cose ci capisce davvero) che potrete

consultare, se ciò sarà di vostro desiderio.

La fisica quantistica, tanto per capirci, si occupa dello studio dell�’infinitamente piccolo.

Stiamo parlando di �“cose�” più piccole degli atomi, che fino a poco tempo fa erano

considerati quanto di più �“piccolo�” si poteva immaginare. Ebbene, i �“quanti�” sono

molto, molto, molto più piccoli.

Gli scienziati, o meglio i fisici quantistici, studiando la realtà a questo livello

infinitamente microscopico, hanno scoperto cose molto interessanti e alquanto

bizzarre, decisamente al di fuori dei nostri tradizionali schemi di pensiero e dei canoni

di realtà che solitamente siamo disposti ad accettare come �“veri�”.

Se non si trattasse di scienza, vi direi che stiamo parlando di fantascienza! Invece, per

quanto ciò possa sembrare incredibile, è tutto vero.

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Anzitutto, hanno scoperto che, a livello quantico (ovvero, appunto, dell�’infinitamente

piccolo), tutto è collegato e tutto interferisce con tutto. È stato dimostrato in

laboratorio: gli scienziati hanno preso una particella e l�’hanno divisa in due. Poi hanno

preso una particella e l�’hanno portata in un altro laboratorio, distante mille miglia. Poi,

hanno esercitato una stimolazione elettrica su una particella, in modo che le sue

oscillazioni cambiassero di intensità e il suo spin, ovvero il suo senso di rotazione, si

invertisse. Ebbene, l�’altra particella, a distanza di migliaia di chilometri, ha iniziato

all�’istante a vibrare allo stesso modo, come se fosse stata sollecitata anch�’essa.

Massimo Teodorani, nel suo lavoro �“Entanglement: l�’intreccio nel mondo quantistico�”,

riferisce anche di un importante esperimento che �“dimostrò che ogni volta che uno dei

due fotoni (piccolissima particella di materia, ndr) deviava dalla sua traiettoria a causa

del filtro posto sul suo percorso, succedeva che anche l�’altro (che si trovava a viaggiare

in direzione opposta) effettuava istantaneamente una deviazione, nonostante si

trovasse separato dal primo. In tal modo venne dimostrata inequivocabilmente

l�’esistenza del meccanismo dell�’entanglement, ovvero di un fenomeno non locale dove

due particelle si influenzano a vicenda istantaneamente. Nel 1997, il fisico svizzero

Nicolas Gisin ed il suo staff eseguirono con successo una versione dell�’esperimento i cui

rilevatori si trovavano ad una distanza di ben 11 chilometri l�’uno dall�’altro.�”13

Ora, se non siete a bocca aperta e il vostro cervello non ha preso a fumare, vi consiglio

di rileggere quello che ho scritto, prima di proseguire con la lettura. Avete letto bene?

Il vostro cervello sta fumando? Ottimo, possiamo andare oltre. Quella di cui vi ho

appena dato conto è la prova scientifica che tutti noi siamo intimamente collegati da

fili invisibili: infatti, noi siamo composti proprio da quelle piccole particelle su cui gli

scienziati fanno esperimenti. La comprensione di questa prova scientifica dovrebbe

aprirci gli occhi su alcuni fenomeni che normalmente liquidiamo come �“coincidenze�”,

ad esempio l�’empatia fra persone o le �“sensazioni�” che percepiamo senza motivo

apparente e che poi si rivelano immancabilmente esatte. Ma questo fatto, seppur di

proporzioni a mio avviso colossali, è ancora nulla al confronto dell�’altra scoperta di

quel che avviene a livello quantico, ovvero che (tenetevi forte!), la realtà è influenzata

da colui che la osserva. Ripeto:

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L�’OSSERVATORE INFLUENZA LA REALTA�’

Ciò significa che ogni particella di energia, ogni quanto, è in sé molte cose (infinite

cose, a dire il vero) simultaneamente e che assume una determinata forma (onda o

particella) a seconda di chi la osserva. L�’implicazione pratica di questa asserzione è che

noi, esseri umani coscienti, siamo in grado di �“creare�” la realtà. Letteralmente.

SIAMO IN GRADO DI CREARE LA REALTA�’. LETTERALMENTE.

Siamo in grado, con un procedimento cosciente e consapevole, di dare alla realtà la

forma che desideriamo. Fantasticheria? Mistico ed irreale scenario New Age? Ebbene,

lasciate che vi parli del famoso gioco �“testa o croce�”, che chiunque di voi può eseguire

con una moneta.

La scienza newtoniana, ovvero quella che si basa sulla realtà visibile e su un concetto

deterministico della realtà14, afferma a ragione che, lanciando in aria una moneta,

abbiamo le stesse probabilità che esca testa o che esca croce. All�’inizio, magari,

avremo una prevalenza dell�’uno o dell�’altro simbolo ma, dopo un numero

sufficientemente alto di lanci, la proporzione si assesta su 50 e 50. Un fisico quantistico

(il dottor Radin) ha elaborato la versione elettronica del lancio della moneta, creando

un apparecchio che si chiama generatore di eventi casuali (REG, ovvero Random Event

Generator). Ebbene, questo apparecchio produce bit di informazioni sotto forma di

zero e uno. Se lasciato funzionare per suo conto, la percentuale di zero e uno è sempre

del 50 e 50, e la relativa funzione d�’onda non presenta picchi di rilievo. È stato chiesto

ad alcune persone di far funzionare l�’apparecchio, concentrandosi intensamente o

sullo zero o sull�’uno, desiderando intensamente di produrre una delle due possibilità,

pensando e concentrandosi, appunto, o sullo zero o sull�’uno. L�’incredibile risultato è

stato che, davvero, la macchina ha �“assecondato�” le richieste dell�’operatore,

generando un maggior numero di uno o di zero, a seconda di ciò che pensava e aveva

mentalmente richiesto l�’osservatore. Tralascio i calcoli e le pagine di dati statistici: vi

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segnalo solo che la probabilità che picchi d�’onda si producano in modo casuale rispetto

alla presenza di un osservatore e al numero di selezioni operate dalla macchina, è di

una su cinquantamila, come sottolinea il dottor Radin: �“esaminando tutto il materiale

bibliografico, con le centinaia di esperimenti che sono stati fatti, ci si può fare un�’unica

domanda: ha avuto peso il fatto che le persone cercassero di influenzare il risultato

verso l�’uno o verso lo zero? E la risposta complessiva è sì, ha avuto peso. In qualche

modo, l�’intenzione è correlata con l�’operazione o l�’esito dei generatori di numeri

casuali. Se si desidera che esca più volte il numero uno, in qualche modo il generatore

produce più uno. L�’analisi finale è di cinquantamila su uno. Le probabilità che i

generatori siano andati in quella direzione, verso l�’intenzione, non per caso, sono di

cinquantamila contro uno.�”15

Riporta la rivista di neuroscienze �“Mente e Cervello�”, che si è occupata dell�’argomento:

�“91 soggetti hanno tentato di influenzare mentalmente i risultati del REG, per un totale

di quasi 2,5 milioni di 0 e 1. Negli esperimenti del PEAR (Princeton Engineering

Anomalies Reasearch Laboratory, ndr), l�’output del generatore casuale tendeva ad

essere correlato all�’intenzione del soggetto. Da un�’analisi più approfondita dei dati

sono emersi altri dettagli: non tutti i soggetti avevano riportato la stessa percentuale di

spostamento statistico, ma tutti apparivano capaci di influenzare i risultati del

generatore. Segno che non era necessaria una particolare predisposizione per i

fenomeni paranormali. Presto, molti sollevarono dubbi sull�’accuratezza metodologica

dei collaboratori al progetto PEAR, ma James Randi (il più famoso cacciatore di

�“bufale�” paranormali al mondo, colui che ha smascherato centinaia di falsi maghi e

medium, svelando i loro trucchi, ndr), che aveva accolto il risultato con il consueto

scetticismo, non riuscì a trovare alcuna irregolarità.�”16

Ciò vuol dire che il nostro pensiero, a livello quantico, può influenzare e modificare la

realtà. Potete farlo anche voi. Potete influenzare la vostra realtà. Per tale motivo, il

titolo di questo capitolo è �“infinite possibilità�”: perché ogni aspetto della vostra vita,

ogni atomo, ogni quanto, non è determinato finché voi non decidete di osservarlo e di

decidere che cosa farne. Potete determinare il risultato, potete chiedere quello che

volete.

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�“Prima che un�’osservazione o una misurazione venga eseguita, un certo oggetto esiste

come onda di probabilità (tecnicamente chiamata funzione d�’onda): non ha una

posizione né una velocità specifiche. La sua funziona d�’onda o onda di probabilità

contiene la probabilità, quando venga osservata in una misurazione, di trovarsi qua o

là. Quello che la fisica quantistica ha rivelato è così sbalorditivo che sembra

fantascienza: le particelle possono essere in due o più luoghi allo stesso tempo (un

esperimento molto recente ha rivelato che una particella può trovarsi fino a 3000

luoghi simultaneamente!)�”.17

I vostri obiettivi, ora, spero, saranno diversi da quelli che avreste posto solo poche

pagine indietro. Ora sapete che potete chiedere ciò che volete. Ora sapete di non

essere pedine che si muovono passivamente nel mare della vita, come tappi di sughero

lasciati in balia della corrente. Ora sapete che avete il potere, nella testa e nel cuore,

di decidere la direzione nella quale volete muovervi. Ora sapete che la fortuna ve la

create da soli, e che chi non ottiene risultati è solo perché non li chiede, o li chiede nel

modo sbagliato, oppure chiede i risultati sbagliati. Naturalmente, come vi dicevo nel

capitolo precedente, non potete spostare una casa con la forza del pensiero, per lo

meno non al nostro livello di coscienza. Ma a livello quantico, a livello di probabilità,

potete plasmare la struttura della casa a vostro piacimento. Potete fare in modo che la

casa vibri al vostro ritmo, suoni delle stesse musiche e melodie meravigliose che

scorrono dentro di voi. Potete influenzare la realtà che vi circonda e che vi permea con

la qualità dei vostri pensieri e, così facendo, potete fare in modo che il mondo vi

sorrida, oppure vi chiuda la porta in faccia. Voglio ora parlarvi di altri esperimenti, che

riguardano sia gli studi già citati della Pert e di Bottaccioli (le emozioni influenzano la

chimica del nostro corpo), sia gli esperimenti di fisica quantistica. Anche in questo

caso, le evidenze scientifiche sono strabilianti e, se mi è concessa una nota del tutto

personale, addirittura commoventi. Ogni volta che penso a queste cose, ogni volta che

mi trovo a studiare qualche testo che ne parla, anche ora che ne sto scrivendo per voi,

ebbene tutte le volte mi sento letteralmente sopraffatto dalla enorme vastità di queste

scoperte e delle loro implicazioni. Ogni volta, ho come la sensazione che tutto questo

sia così grande da sfuggirmi dalle mani e dalla testa, ho paura di perdermi in questo

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infinito spazio, di smarrire qualcosa, di non aver capito bene o di non aver capito tutto.

In questi momenti, mi consolo con le parole del dottor Niels Bohr, premio Nobel per il

suo lavoro sulla struttura dell�’atomo: �“chi non rimane sconvolto quando si imbatte per

la prima volta nella teoria dei quanti non può averla capita.�”

Ebbene, tornando a voi che siete artefici della realtà che vi circonda: non solo le

emozioni hanno la capacità di influenzare fisicamente il sistema endocrino ed

immunitario del vostro corpo. Sono anche in grado di modificare la forma del vostro

DNA! I fatti di cui vi parlo sono emersi da una serie di esperimenti condotti

dall�’esercito degli Stati Uniti e pubblicati su varie riviste scientifiche nel 1993. In

sostanza, ad un volontario è stato prelevato un campione di DNA tramite un tampone

intriso di saliva. Il volontario è stato poi sottoposto a forti sollecitazioni emotive (gli

sono stati mostrati filmati preparati per l�’occasione) e �“quando le emozioni del

soggetto toccavano alti o bassi picchi emotivi, le sue cellule ed il suo DNA producevano

nello stesso momento una forte risposta elettrica. Sebbene il soggetto ed i suoi

campioni fossero stati collocati a varie decine di metri di distanza fra loro (anni dopo

sono stati condotti altri esperimenti in cui tale fenomeno è stato misurato ad oltre 500

chilometri di distanza, ndr), il DNA si comportava come se si fosse trovato ancora

fisicamente in contatto con il corpo del soggetto.�”18

In pratica, le emozioni provate dalla persona sono in grado di modificare la struttura

del DNA, come ha evidenziato anche il dottor Bruce Lipton, biologo cellulare, massimo

esperto negli studi sui legami fra scienza e comportamento e pionieristico ricercatore

nell�’ambito della epigenetica, nuova scienza di frontiera che studia appunto le

possibilità di modificare deliberatamente e consapevolmente la struttura cellulare del

nostro organismo. Già di per sé, questa scoperta è incredibile. Lo diventa ancora di più

se la mettiamo in relazione con un�’altra scoperta, dovuta quest�’ultima a studi di

meccanica quantistica. Un gruppo di scienziati, capeggiati dai ricercatori russi Vladimir

Poponin e Peter Gariaev, ha condotto un esperimento in cui in un contenitore è stato

creato il vuoto assoluto. Come previsto dai ricercatori, nel contenitore, dopo aver tolto

�“tutto il possibile�”, sono rimasti solo alcuni fotoni i quali, osservati, erano disposti a

caso all�’interno del contenitore stesso. A questo punto, nel contenitore è stato posto

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un campione di DNA. I fotoni, come per magia, hanno iniziato a muoversi fino ad

assumere l�’esatta forma del DNA posto nel contenitore. Non è finita: una volta estratto

tale campione, i fotoni hanno mantenuto la loro disposizione a forma di DNA.19

Ricapitolando: la qualità delle vostre emozioni influenza la chimica del vostro corpo ed

il vostro DNA, il quale influenza la realtà che vi circonda, modificandola (a livello

quantico) a sua immagine e somiglianza. Per quale motivo, quando le cose vi vanno

bene e tutto gira per il verso giusto, avete la netta percezione che intorno a voi tutti

siano diversi, meglio disposti nei vostri confronti, e che addirittura il mondo sia più

colorato? E per quale motivo, quando vi svegliate con la luna storta, vi capitano solo

situazioni che non fanno altro che peggiorare il vostro stato, ed il mondo stesso

sembra grigio? La risposta sta in questi esperimenti, in questi risultati. Trattenete il

respiro, perché non è ancora finita.

Avete mai pensato al fatto che ci sono alcune persone che, senza motivo apparente, vi

piacciono più di altre, oppure riscuotono sempre successi sociali, oppure sono in

qualche modo �“positive�”, tanto che solo la loro vicinanza è sufficiente a farvi star bene,

a farvi rilassare? Vi siete mai chiesti quale nascosto e misterioso processo alchemico si

cela dietro queste inspiegabili (ma ben tangibili) sensazioni?

Una interessante e, tanto per cambiare, stupefacente risposta, ce la fornisce il dottor

Masaru Emoto, celebre per aver inventato un microscopio in grado di fotografare i

cristalli dell�’acqua. Il dottor Emoto ha fotografato cristalli di acqua conservati in

recipienti sui quali erano apposti messaggi di amore, serenità e pace (per esempio: io

amo, io perdono, io sono felice, ma anche preghiere di vario tipo, etc.) e messaggi di

odio (per esempio: ti odio, ti vorrei uccidere, etc.). Oppure, cristalli che erano stati

esposti a musica classica e a musica heavy metal. La scoperta sensazionale è che i

cristalli di acqua che sono stati a contatto con messaggi in qualche modo �“positivi�” o

con musica rilassante hanno forme armoniose e presentano colorazioni rilassanti e

tenui; i cristalli che, invece, sono stati a contatto con messaggi di paura, cattiveria o

odio o con musica heavy metal, hanno forme brutte, prive di armonia, sgraziate e

persino spiacevoli allo sguardo. Inoltre, i colori delle fotografie sono scuri.

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Nella introduzione del libro di Emoto, si legge: �“questo esperimento ci ha insegnato

quanto siano importanti le parole che pronunciamo ogni giorno. Se pronunciamo

parole positive, queste vibrazioni influenzano le cose nella direzione del bene. Se

utilizziamo parole negative, ci muoviamo verso la distruzione. In Giappone si ritiene che

le parole abbiano un�’anima, la cosiddetta anima della parola. Si pensa che soltanto

pronunciando le parole si abbia il potere di trasformare il mondo (ricordatevi di questo

passaggio, quando leggerete il capitolo dedicato alla linguistica e all�’importanza di

parlare �“bene�”, ndr). Le parole influenzano in maniera molto forte la nostra coscienza.

Si dice spesso che è importante usare parole positive perché tutto scorra liscio. Le

parole manifestano i sentimenti. I sentimenti con i quali viviamo modificano l�’acqua

che costituisce il 70% del nostro corpo e questa modificazione si manifesta in tutto il

corpo. Chi ha un corpo sano, ha anche sentimenti sani. È vero che una mente sana vive

in un corpo sano.�”20

Questo fatto, e cioè che le emozioni, le energie, le vibrazioni, in qualche modo (dico �“in

qualche modo�” per non diventare troppo pesante: spiegazioni più che esaurienti si

trovano, se solo ci si affaccia al mondo quantico, in cui tutto è energia) modificano la

struttura della materia, è già di per se sconvolgente.

Ma la cosa ancor più sconvolgente è che il pianeta Terra è composto per lo più da

acqua. E che noi siamo composti da acqua per una percentuale che va dal 70% al 90%.

Sono chiare le implicazioni di quanto ho appena scritto? Vi rendete conto che avete

davvero il potere di creare la vostra vita, la vostra giornata, esattamente come

desiderate? E che se le cose non vanno come volete, in qualche modo l�’universo non fa

altro che vibrare alla frequenza che voi per primi inviate con i vostri rancori, i vostri

malumori, le vostre insoddisfazioni? Comprendete perché parlo di infinite possibilità?

Perché davvero, qui e ora, nella pianificazione dei vostri obiettivi, potete chiedere

quello che volete. Tutto. Tutto. Non so a voi, ma a me viene il pizzicorino al naso,

perché è la cosa più emozionante che riesco ad immaginare. Sapere di poter avere

quello che si vuole, di poter creare, letteralmente, giorno dopo giorno, la nostra vita.

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A questo punto, suppongo (e mi concedo di nuovo il lusso di fare un po�’ di lettura del

pensiero) che alcuni di voi, non molti spero, staranno scuotendo la testa ed elaborando

pensieri depotenzianti, del tipo: �“con me non funzionerà�”; �“il mio caso è troppo

diverso dagli altri�”, �“io davvero non posso modificare le circostanze�”.

Altri, invece, diranno: �“ah si, io ci credo a queste cose!�”, e proveranno ad applicare la

filosofia racchiusa in questo libro per tre o quattro giorni, forse un mese, salvo poi

sprofondare nuovamente nella solita e ripetitiva realtà di sogni chiusi nel cassetto.

Ai primi, chiedo la cortesia di aspettare ancora qualche pagina, così forse si

renderanno conto che il loro caso non è poi così diverso dagli altri e che spesso quando

si da la colpa alle circostanze, in realtà si prende la scusa per non agire, perché agire

sarebbe troppo faticoso, rischioso, doloroso.

Agli altri, a quelli che ci credono, mi permetto di dire che l�’affermazione �“io a queste

cose ci credo�” implica già un fallimento, un distacco da ciò che è una realtà alla quale si

dovrebbe aderire, senza �“crederci�”. Sarebbe come dire �“io credo che il Nimesulide fa

passare il mal di testa�”. Non c�’è niente da credere, funziona così e basta. Affermare:

�“Si, io credo alla teoria dei quanti secondo la quale noi possiamo con la nostra energia

creare la nostra realtà�”, in realtà significa che lo accettate dal punto di vista della

mente razionale, ma che si tratta di un concetto che non fa parte di voi. Per questo,

una frase del genere racchiude in sé il germe del fallimento. Prendo spunto da un

enorme scrittore e teologo, Igor Sibaldi, il quale sottolinea la differenza sostanziale fra

il �“credere�” e il �“sapere�”: quando diciamo �“io ci credo�”, si tratta di un procedimento

che la nostra mente logica esegue per �“capire�” qualcosa, e capire significa

imprigionare, tener chiuso (dal latino, capere). Per il sapere che intendo io, invece,

Sibaldi usa il verbo �“accorgersi�”, e trovo che mai nessun verbo sia stato utilizzato in

modo più poetico e pertinente. Perciò, invece di fare atto di fede su quanto dico,

chiudete gli occhi, guardate dentro voi stessi e andate alla ricerca di ciò di cui vi siete

�“accorti�”, di ciò che intimamente �“sapete�”. Qualsiasi cosa troverete va bene, su quella

costruiremo insieme la favolosa cattedrale che, da qui innanzi, sarà la vostra vita. Una

vita da sogno, una vita in cui voi e solo voi decidete il chi, il cosa ed il come.

Ho trovato una frase che esprime benissimo il concetto di cui vi ho parlato:

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�“È fondamentale dissipare un fraintendimento profondo: sapere una cosa non significa

possederla. E un altro: sapere non è comprendere. E un altro ancora: sapere non è il

contrario di non sapere, ma di sapere male. Sapere è avvicinarsi all�’essere e deve

somigliare a essere.�” (Roberto Juarroz)

Voglio lasciarvi con un�’ultima riflessione. Siete i creatori della vostra realtà, che vi

piaccia o meno. Siete voi che, consapevolmente o meno, costruite il mondo che vi

circonda, anche se questo mondo non vi piace. Siete voi che vi attirate, letteralmente,

tutti gli eventi che caratterizzano la vostra vita, quelli belli e quelli meno belli. Mi rendo

conto che tale affermazione può far storcere il naso a più di uno di voi e vi prego di

pazientare ancora un po�’: troverete una spiegazione esauriente a questa mia

asserzione nel capitolo dedicato alla �“fortuna�”. Qui voglio solo farvi pensare a quanto

poco siamo abituati a considerarci �“parti in causa�” degli accadimenti quotidiani e a

come questo atteggiamento passivo, da spettatore inerte, vada assolutamente

trasformato in un atteggiamento da regista attivo, se vogliamo, se volete davvero

chiedere (chiedervi) che i vostri sogni si realizzino, se davvero volete porvi obiettivi

ambiziosi per la vostra vita. Siamo così poco abituati a considerarci i �“creatori�” del

nostro destino che, persino quando i nostri sogni si realizzano o gli obiettivi si

concretizzano, pensiamo che ciò sia avvenuto per caso, per pura fortuna, grazie alla

benevolenza del destino favorevole.

�“Il mio sogno si è avverato�”, dite.

�“Il mio sogno è diventato realtà�”.

Come se i sogni potessero realizzarsi per loro conto, come se i sogni fossero entità

dotate di intelletto e coscienza, in grado di decidere da soli se realizzarsi o meno!

SIETE VOI CHE REALIZZATE I VOSTRI SOGNI!

SIETE VOI CHE AVETE COMPIUTO IL MIRACOLO!

DOVETE SOLO IMPARARE A CAPIRE COME AVETE FATTO, E FARLO ANCORA, A

VOSTRO PIACIMENTO, TUTTE LE VOLTE CHE DESIDERATE.

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

LA MENTE INFLUENZA LA REALTA�’, perciò siete voi che, con i vostri pensieri,

determinate quello che vi accade.

A LIVELLO ENERGETICO, la qualità dei vostri pensieri condiziona persino la forma e la

struttura delle molecole di acqua che compongono il vostro corpo: nutrendo cattivi

pensieri, odio, frustrazione e rancori, diventate ogni giorno più brutti!

E soprattutto�…TUTTO QUESTO FUNZIONA, NON BISOGNA �“CREDERCI�”. TUTTO

QUESTO FUNZIONA A PRESCINDERE dal fatto che voi ci crediate oppure no. E poi, SE

CE L�’HO FATTA IO, CE LA PUO�’ FARE CHIUNQUE!

NOTE

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ESERCIZI

Questa volta, il vostro compito è davvero semplice. Si tratta solo di lasciarsi andare alla

suggestione del mistero e delle possibilità. Mettetevi in comunicazione con l�’universo

quantico, con la Matrix divina�… e chiedete.

Il dottor Joe Dispenza, durante un�’intervista, ha detto che la sera, prima di coricarsi,

chiede alla realtà di manifestarsi per lui e, il giorno dopo, si diverte a cercare durante la

sua giornata i segni di ciò che ha chiesto. Voi dovete fare lo stesso.

La sera, prima di andare a dormire, dedicate qualche minuto a voi stessi e alle vostre

riflessioni. Pensate intensamente a qualcosa o a qualcuno e chiedete, per il giorno

dopo, un segno di qualsiasi genere, che possa dimostrarvi il vostro intervento sulla

realtà. Posso tranquillizzarvi dicendovi che la prima volta che mi hanno proposto un

simile esercizio ho sorriso (anzi, sogghignato). In ogni caso, l�’ho fatto. Ed ora lo faccio,

spesso e soprattutto quando le cose non girano come vorrei: mi fermo un istante e

chiedo alla realtà di manifestarsi secondo i miei desideri. I segni arrivano sempre, a

volte in modo così eclatante che io stesso ne resto stupefatto. Sono arrivato al punto

che penso intensamente a qualcuno e nel giro di poco ricevo la sua telefonata. Oppure,

chiedo segnali circa la mia attività ed immancabilmente arriva qualche buona notizia.

Perciò fatelo. È gratis e potrebbe rivelarsi la miglior scoperta della vostra vita. E poi,

come dice George Bernard Show: �“perché no?�”.

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6

ECOLOGIA DEGLI OBIETTIVI: COME PIANIFICARE IL NOSTRO FUTURO

Gli obiettivi sono sogni con una scadenza

(Hal Hurban)

Per porvi un obiettivo, ovvero per �“chiedere�” quello che davvero volete dalla vita, è di

basilare importanza conoscere le regole del gioco, altrimenti rischiate cocenti

delusioni.

Ogni obiettivo deve essere SMART, ovvero Specifico, Misurabile, Accessibile,

Realistico, Temporale.

Tralascio deliberatamente la discussione �“tecnica�” sugli obiettivi, per la quale rimando

ai libri del settore, soprattutto quelli che parlano di PNL e di motivazione (troverete

alcuni interessanti titoli nelle note e nella bibliografia), a favore di una chiacchierata

amichevole ed informale su questo concetto, quello di �“obiettivo�”, del quale spesso si

parla e del quale, però, la maggior parte delle persone fa cattivo, pessimo uso.

La maggior parte delle persone è, per così dire, non congrua, ovvero assai poco

coerente con se stessa, nel senso che con la bocca dice cose e con tutto il resto del

corpo, con i comportamenti e gli atteggiamenti, ne fa delle altre. La maggior parte

delle persone, poi, si pone obiettivi e non li realizza, partorisce idee che non prendono

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mai forma, si ferma a metà strada (quando va bene) del percorso che dovrebbe

condurre al traguardo.

Perciò, molti sono convinti di non essere capaci di raggiungere i loro obiettivi, perché

troppe volte ci hanno provato (il termine è in corsivo, perché su questo termine, più

avanti, molto ci sarà da dire�…) senza successo.

Da un lato, ciò accade perché la persona si pone obiettivi sbagliati o non ecologici;

d�’altro lato, la persona si sforza con la testa di fare cose che saprebbe fare benissimo,

se solo ci pensasse di meno.

In realtà, tutti sono capaci a realizzare obiettivi, solo che non lo sanno. Chiunque di noi,

ogni giorno, pensa a decine di obiettivi, ne pianifica la realizzazione, li raggiunge con un

livello di efficienza del 100 per cento. Ad esempio, andare a lavorare in automobile,

presuppone la pianificazione e la meticolosa realizzazione di una consistente serie di

eventi consequenziali, che partono dallo svegliarsi la mattina, fino al prendere la

macchina e recarsi proprio là dove si vuole (o si deve!) andare. A volte, persino

controvoglia. Perciò, per rubare le parole a Richard Bandler21, è sufficiente capire

come fate a fare quello che fate, e a farlo in altri contesti e relativamente ad altri

obiettivi. Di nuovo, mi trovo a dirvi che, davvero, potete fare tutto quello che volete.

Dobbiamo solo, insieme, parlare di come deve essere strutturato un obiettivo per

potersi definire tale e per non essere, invece, considerato un�’illusione; e dobbiamo

parlare dei falsi obiettivi, che non possono essere raggiunti per definizione, proprio

perché sono falsi. Per concludere, dobbiamo parlare del concetto di ecologia di un

obiettivo, affinché il perseguimento ed il raggiungimento di tale obiettivo sia

realmente produttivo di effetti benefici e produttivi, per voi e per chi vi circonda, e non

arrechi danno a nessuno, voi per primi.

Potreste chiedermi, a questo punto, il perché di questa mia insistenza sulla necessità di

porsi obiettivi. Anzitutto perché, che vi piaccia o meno, la vostra vita è un inanellarsi

ininterrotto di obiettivi da raggiungere: telefonare a vostra moglie implica la

proposizione di un obiettivo e la messa in moto di una serie di eventi per realizzarlo.

Pagare il mutuo o l�’affitto di casa è un obiettivo a causa del quale lavorate sodo e

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decidete quanto spendere del vostro stipendio e quanto risparmiare. Chiunque ha

obiettivi da raggiungere, ogni singolo giorno della sua vita. Potete decidere se subire

passivamente obiettivi che altri hanno pianificato per voi (devi trovarti un buon

lavoro, devi laurearti, devi�… devi�… devi�…), se trascorrere i vostri giorni su questa terra

in balia del flusso di eventi generato da chi decide di creare quotidianamente la

propria realtà o potete, infine, diventare voi stessi i creatori della vostra realtà e

perciò iniziare fin da subito a pianificare mentalmente i vostri micro e macro obiettivi

(fra i quali, spero, ci sarà anche quello di terminare la lettura di questo libro e di

regalarne una copia per Natale a tutti i vostri parenti ed amici!). Che vi piaccia o meno,

perciò, la vostra vita è composta da obiettivi da raggiungere, uno dopo l�’altro. Potete

scegliere se accontentarvi di quel che passa il convento o fare le vostre richieste. Senza

obiettivi da raggiungere, nessun uomo può essere felice. Se la vostra vita dovesse

diventare un ripetitivo susseguirsi di giorni, privi di uno scopo qualsiasi, si tratterebbe

di una ben triste vita, non trovate. Ci sono persone che chinano la testa e vanno avanti,

giorno dopo giorno, per una vita intera, ad eseguire mansioni e gesti ripetitivi, senza

avere uno scopo nella vita. Io mi chiedo: che senso ha vivere, se non si ha uno scopo?

A che pro dannarsi l�’anima e massacrarsi di fatica, se non si ha uno scopo per cui vale

la pena vivere e lottare? Per questi motivi e molti altri, perciò, è bene ora focalizzare la

vostra attenzione sullo scopo (o obiettivo) che decidete di dare alla vita.

A proposito di coloro che vivono la loro vita lottando e sudando per raggiungere

obiettivi che altri hanno posto dinanzi a loro, durante uno dei miei seminari di crescita

personale, coinvolgo i partecipanti in un interessate esperimento, ovvero costringo

tutti i presenti in sala a togliersi la giacca o il maglione e a passarla al loro vicino di

sedia, prendendo a loro volta quella che viene loro passata da chi siede accanto. Poi,

costringo tutti ad indossare gli indumenti che appartengono ad altri, con risultati

spesso divertenti (e a volte con qualche piccolo incidente, se capita che una giacca

troppo piccola finisca sulle spalle sbagliate!). Che la giacca sia troppo larga o troppo

stretta, con questo esperimento voglio spostare il focus mentale dei partecipanti sul

fatto che vestire i panni degli altri o i panni che altri ci hanno messo addosso, è

scomodo e pericoloso.

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Nessuno di noi si sognerebbe, a meno di impellenti necessità, di indossare vestiti

troppo larghi o troppo stretti, vestiti di altri, vestiti scelti da altre persone. Sfido voi,

che magari amate il colore rosso, ad indossare qualcosa di blu solo perché qualcuno

sceglie il colore al posto vostro e vi costringe ad indossarlo, anche se non vi piace.

Chi di voi è disposto a vestire abiti che altri hanno scelto per lui?

Eppure, molte persone trascorre la propria esistenza indossando abiti che sono stati

scelti da altri.

Pensate che tragedia, vivere tutti i giorni indossando abiti che altri ci hanno cucito

addosso ma che non sono della nostra taglia! Sarebbe una tortura.

Ed ecco perché insisto con gli obiettivi, perché si tratta dell�’unico modo che avete per

affrancarvi dalla schiavitù, per dare una svolta, per togliersi di dosso i panni vecchi. Ed

ecco anche perché insisto sempre sul fatto che ogni persona, oltre a porsi degli

obiettivi, deve anche farlo bene, seguendo le regole. Altrimenti, è tempo sprecato.

A. STRUTTURA DI UN OBIETTIVO

In che modo, tutti i giorni, riuscite a realizzare i vostri obiettivi? Ad esempio: andare al

lavoro, organizzare una cena per gli amici, progettare una serata al cinema? Ogni volta

che decidete di fare qualche cosa e poi lo fate, avete concepito e realizzato un

obiettivo. Perciò, analizzando le caratteristiche �“strutturali�” degli obiettivi che riuscite

a realizzare senza sforzo, potete comprendere quali caratteristiche dovranno avere gli

obiettivi da porvi d�’ora in poi. Fondamentalmente, ogni obiettivo deve essere

praticabile, di possibile realizzazione. Altrimenti, non si tratta di obiettivo, ma di

illusione. È vero, prima vi ho detto che potete chiedere tutto, anche ciò che ora vi

sembra impossibile. Ma questa asserzione non inficia minimamente quanto detto

poc�’anzi. Potete davvero chiedere tutto, purché le vostre richieste siano realistiche (se

vi ponete come obiettivo di imparare a volare, resterete inevitabilmente delusi, temo)

e, soprattutto, siano ben strutturate, secondo una precisa gerarchia. Per esempio, se in

questo momento lavorate part time in un grande magazzino e vi ponete l�’obiettivo di

diventare direttore generale dell�’azienda, si tratta di un obiettivo ambizioso, e al

tempo stesso realizzabile, seppur percorrendo una strada faticosa. Realizzabile, certo,

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a patto che abbiate l�’accortezza di pianificare questo �“viaggio�” verso la meta finale in

modo accurato, passo dopo passo. È plausibile che da dipendente part time qualcuno,

per caso, vi noti e vi proponga il posto di direttore? Ne dubito, a meno il proprietario

del grande magazzino sia vostro padre! Voi, tuttavia, potete fare in modo che, alla fine,

ciò accada, iniziando a lavorare sodo per salire di grado e, gradino dopo gradino,

obiettivo dopo obiettivo, raggiungere il traguardo.

Potete farcela, se lo volete davvero. Potete diventare ciò che volete essere, per

tornare al titolo del libro. La strada potrebbe essere lunga e difficoltosa, a tratti

impervia, eppure la storia è ricca di storie che parlano di persone che letteralmente dal

nulla sono riuscite a costruire i loro sogni, mattone dopo mattone.

Perciò, torniamo per un istante a come deve essere un obiettivo: SMART, ovvero

Specifico, Misurabile, Accessibile, Realistico, Temporale.

Banalizzando: se vi viene voglia di andare al cinema questa sera stessa, dire: �“Voglio

andare al cinema�” potrebbe non essere sufficiente. Per esempio (perdonate

l�’esasperazione, è solo per spiegarmi in modo che tutti comprendano), il vostro

obiettivo manca di specificità: quale film volete andare a vedere? Non è nemmeno

misurabile: volete andare al cinema a vedere uno, due o tre film consecutivamente?

Poi, potrebbe essere poco accessibile, se voi siete di Brescia e volete andare a vedere

un film che inizierà tra quaranta minuti in pieno centro di Roma. Ancora, potrebbe

trattarsi di obiettivo poco realistico, se in questo momento voi siete ricoverati in

ospedale, o dispersi nella giungla del Borneo. Per finire, avreste potuto rendere

l�’obiettivo temporalmente più definito: stasera va bene, ma quando? Venti e trenta?

Ventidue? Mezzanotte?

Per �“specifico�” e �“misurabile�”, tornando alle nostre definizioni, si intende che quello

che voi chiedete a voi stessi, deve essere ben delineato e precisamente definito. A

questo proposito, dovete tener presente, come poi vedremo meglio in seguito, che il

cervello possiede alcune caratteristiche, tra le quali la comprensione letterale di quello

che voi dite. Perciò, la vostra descrizione degli obiettivi deve essere davvero specifica e

misurabile. Ciò è tanto più importante in quanto il cervello, fra le altre sue

caratteristiche, ha anche quella di lavorare per immagini. Così, se voi elencate nel

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dettaglio tutte le specifiche e precise caratteristiche del vostro obiettivo, questo

prenderà man mano forma nella vostra testa, e per il cervello sarà molto più semplice

raggiungerlo. Durante la spiegazione di questi concetti, in un suo seminario, Eric De La

Parra Paz, grande esperto di Programmazione Neuro Linguistica e autore di libri

sull�’argomento, ha egregiamente dimostrato ad un partecipante il modo in cui, a volte,

le nostre richieste non specifiche e misurabili possono trarre in inganno il cervello e

perciò frustrare i nostri sforzi, tesi al raggiungimento degli obiettivi. A questo

partecipante, Eric ha chiesto di immaginare che lui fosse il genio della lampada e che

perciò il partecipante potesse chiedere una cosa qualunque. Lui, Eric/il genio della

lampada, gliela avrebbe data. Il partecipante, allora, ha chiesto a Eric/genio una casa.

Ed Eric, con tutta calma, ha preso un foglio, ha disegnato una casa e l�’ha consegnato

allo stupito spettatore. Al che, lo spettatore ha detto: �“non è questo che desideravo!�”.

Ed Eric ha risposto: �“sono il genio della lampada, mica un indovino!�”.

Spero che questo esempio sia sufficientemente chiarificatore in merito a quel che si

intende per obiettivi specifici e misurabili. Ne parleremo approfonditamente quando

affronteremo il tema della PNL e del metamodello linguistico: dovete essere chiari,

specifici, precisi.

Così, se voi doveste porvi come obiettivo �“guadagnare di più�”, mandereste in

confusione il vostro cervello: più di chi? Quanto di più? Di più rispetto a che periodo?

Per assurdo, il vostro cervello (ubbidiente e letterale), con un solo euro guadagnato in

più, potrebbe ritenersi soddisfatto e perciò smettere di aiutarvi a concretizzare quello

che voi avevate davvero in mente, ma che lui non poteva sapere perché non gli è stato

comunicato nella maniera corretta.

Ancora: se il vostro obiettivo fosse un semplice �“essere felice�”, il cervello andrebbe

nuovamente in tilt. Infatti: cosa si intende per essere felici? Vincere alla lotteria o

trovare il grande amore? Avere sei figli o realizzarsi spiritualmente?

POTETE CHIEDERE TUTTO�… E DOVETE CHIEDERLO BENE!

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Dei due requisiti �“accessibile�” e �“realistico�”, abbiamo già detto. Potete

tranquillamente chiedere di diventare direttore generale dell�’azienda per la quale ora

lavorate come portinaio, ma questo obiettivo di lungo periodo va parcellizzato in tanti

piccoli obiettivi, realistici ed accessibili di volta in volta. Soprattutto, dovete tener

presente che il raggiungimento di un obiettivo, soprattutto se ambizioso, richiede

fatica e sacrificio, oltre che una chiara visione della strada da percorrere. Tornando al

precedente esempio, una buona parcellizzazione dell�’obiettivo potrebbe riguardare,

innanzitutto, il raggiungimento di un livello di istruzione migliore, quale requisito per

poter intraprendere una qualche forma di carriera. E raggiungere tale obiettivo

potrebbe richiedere anni. Di certo, però, il posto di direttore generale sarà più

accessibile e realistico da raggiungere per un laureato, piuttosto che per un portinaio

senza istruzione.

Lo stesso dicasi, ad esempio, per chi di voi si ponesse l�’obiettivo di acquistare una

automobile nuova: a meno di vincere al lotto o ereditare una fortuna, passare da una

Cinquecento ad una Ferrari sarebbe poco accessibile e realistico. Per chi di voi, invece,

avesse in mente obiettivi meno tangibili, come la salute o la serenità, la notizia buona è

che si tratta di obiettivi quasi sempre accessibili o realistici, a meno che siate dei

novantenni afflitti da una malattia terminale e chiediate salute e vigore fisico.

POTETE CHIEDERE TUTTO�… E CHIEDETE UN PO�’ ALLA VOLTA!

Da ultimo, il requisito �“temporale�”, che assume grande importanza soprattutto in

relazione, ancora una volta, alla capacità �“letterale�” del cervello, strumento di potenza

inimmaginabile, che può farvi fare di tutto, ma che va guidato con attenzione e cura,

pena il fallimento.

Torniamo agli esempi di prima. Avete chiesto: �“Voglio guadagnare di più�”? Entro

quanto tempo? Va bene anche fra cinquant�’anni? Non credo! E poco importa se voi

avevate in testa il periodo prefissato: il cervello non lo sa perché non glielo avete

detto! Io so perfettamente quel che intendevate, voi stessi lo sapete, ma il vostro

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cervello no, per cui dirà: �“ok, ti ubbidisco, ti faccio guadagnare di più. Fra quarant�’anni

il tuo stipendio aumenterà!�”.

�“Voglio essere felice�”. Perfetto! Al compimento del vostro novantesimo anno di vita,

incontrerete il grande amore che vi renderà felice per il resto dei vostri (venti) giorni di

vita! Perciò, siate temporalmente precisi, vi conviene. So bene che questi esempi vi

fanno sorridere, eppure è proprio a causa di queste nebulose proposizioni che la

maggior parte delle persone si arena prima di aver raggiunto i propri scopi. Il cervello

ha bisogno di una timeline (linea del tempo) chiara ed identificabile, ha bisogno di date

certe, per progettare il viaggio nel migliore dei modi. Del resto, immaginatevi alle prese

con la pianificazione di un viaggio intorno al mondo o in un paese straniero.

Prendereste nota di tutti gli orari dei voli, è così? E pianifichereste anche le coincidenze

con treni e autobus, o partireste quando capita, sperando di trovare poi qualche mezzo

di trasporto che vi porti dove volete andare? E arrivereste mai in un albergo in piena

notte, senza aver preannunciato il vostro arrivo in modo preciso? Chi di voi, anche

semplicemente quando si tratta di programmare un week end al mare, direbbe mai al

padrone dell�’albergo: �“Arriverò più o meno sabato o forse domenica o forse venerdì,

tra le otto e le ventiquattro?�”. Credo proprio che nessuno accoglierebbe una simile

prenotazione, vero?

Oppure, per finire, ecco ancora il nostro portinaio che si pone come obiettivo quello di

diventare direttore generale. Entro quando? Entro un anno? Sei mesi? No di certo

(spero per lui), perché in tal caso l�’obiettivo violerebbe la regola che prevede che sia

anche realistico ed accessibile. Lo stesso obiettivo, posto con una scadenza di dieci

anni, sarebbe di certo più realizzabile. Quindi, amici miei, fate bene i vostri conti, e

siate realistici nel porre le scadenze.

POTETE CHIEDERE TUTTO�… E DOVETE DIRE QUANDO VOLETE OTTENERE CIO�’ CHE

AVETE CHIESTO!

Non è finita. La regola SMART va integrata con altre importanti specificazioni. Ovvero:

L�’OBIETTIVO DEVE ESSERE ESPRESSO IN FORMA POSITIVA. Ne abbiamo già parlato e

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ne parleremo ancora: il cervello riconosce solo le affermazioni positive e trova

impossibile elaborare concetti negativi. Al cervello puoi solo dire quello che può fare,

non quello che non può fare. Il mio trainer di PNL, Claudio Belotti, durante un corso ha

sviluppato una similitudine molto interessante, paragonando il funzionamento del

cervello a quello del vostro computer. Se ben ci pensate, al vostro computer voi potete

solo dare comandi positivi: fai questo o fai quello, apri questo file o chiudi questo e

così via. La stessa cosa vale per la vostra testa e per quella degli altri, che siano

colleghi di lavoro o figli. Dite loro di fare questo o quello, dite a voi stessi cosa volete

fare, evitando di centrare l�’attenzione su quello che �“non dovete�” fare o su quello che

�“non volete�”. Immaginate, per tornare al nostro banale esempio del cinema, di essere

con la vostra fidanzata (o con il vostro fidanzato, s�’intende): state per l�’appunto

parlando dell�’idea di andare al cinema. Fareste l�’elenco di tutti i film che �“non volete�”

andare a vedere o iniziereste ad elencare i due o tre film alla cui proiezione vi

piacerebbe assistere? E in un ristorante, chiedete al cameriere quello che volete

mangiare o gli elencate tutti i piatti che non vi interessano? È chiaro il concetto?

Andiamo avanti. L�’OBIETTIVO DEVE ESSERE DI RISULTATO, NON DI PROCESSO.

Sempre Claudio, durante un corso, ha chiesto a qualcuno del pubblico chi volesse

dimagrire 5 kg. Io, naturalmente, affascinato dalla PNL e consapevole di quanti

�“miracoli�” può realizzare, ho alzato la mano. E lui mi ha chiesto: �“vuoi dimagrire di 5 kg

o vuoi pesare 5 kg di meno?�”.

Ebbene, il concetto è lo stesso, questo è evidente. Tuttavia, nel primo caso (�“vuoi

dimagrire 5 kg�”), si tratta di un obiettivo di processo, che focalizza il cervello su tutto

quello che di faticoso rappresenta perdere 5 kg (mangiare di meno, fare più sport, etc).

Nel secondo caso, invece (�“vuoi pesare 5 kg di meno�”), nel cervello si realizza solo

l�’immagine verso la quale stiamo andando, ovvero noi stessi che pesiamo 5 kg di

meno. Sperimentatelo da voi, con un obiettivo a vostra scelta: vedrete subito che la

motivazione che scaturisce parlando a se stessi in un modo o nell�’altro è decisamente

diversa. Volete costruire una nuova casa o avere una casa nuova? Volete laurearvi o

essere laureati?

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B. FALSI OBIETTIVI

Oltre che a causa del fatto che le persone spesso si pongono obiettivi che non rispondo

alla regola �“SMART�”, capita che tali obiettivi non siano raggiunti semplicemente perché

sono falsi. O meglio, perché non sono i vostri veri obiettivi, quelli cui tendere prima di

ogni altra cosa, quelli dal conseguimento dei quali segue poi tutto il resto. Così, chi

smette di lottare o smette di credere in se stesso perché la sua fatica è stata frustrante

ed inutile, in realtà dovrebbe per prima cosa riconsiderare i suoi obiettivi e chiedersi:

�“E�’ questo che voglio davvero? È proprio questa la cosa più importante? Che cosa è

davvero importante per me, adesso?�”. Tutto qui. Forse, comprenderebbe che aveva

solo chiesto a se stesso la cosa sbagliata. Altre volte, capita invece che le persone

raggiungano davvero i loro obiettivi, ma si ritrovino poi al punto di partenza quanto a

tristezza, infelicità, frustrazione, soddisfazione personale. Anche in questo caso, il

problema è che queste persone hanno posto obiettivi falsi, obiettivi che credevano

risolutivi o gratificanti e che, in realtà, non lo sono. Spesso, anzi, è proprio dal

raggiungimento di alcuni obiettivi e dal senso di vuoto che scaturisce dall�’averli

raggiunti che riusciamo a delineare dentro di noi nuove e vere scale di valori, che

riusciamo finalmente a comprendere quali sono per noi le cose più importanti.

Facciamo qualche esempio e consideriamo che i falsi obiettivi, di solito, riguardano due

macro aree di portata molto ampia, le quali creano problemi a parecchie persone:

denaro e amori non corrisposti.

Tra i falsi obiettivi, onestamente, fatico a trovarne altri. Quasi tutti, infatti, possono

essere fatti rientrare in almeno una di queste due grandi categorie.

Parliamo di RICCHEZZA. Poniamo il caso che io mi ponga come obiettivo quello di

diventare felice. Mentre mi pongo questo obiettivo, nella mia mente realizzo e

visualizzo immagini che in qualche modo rimandano al concetto di soldi o di ricchezza.

Non è colpa mia: mi hanno insegnato che i soldi fanno la felicità e che con tanti soldi in

banca le persone sono davvero realizzato. Magari, mi hanno anche insegnato che se

una persona possiede tanto denaro, �“vale�”, altrimenti �“vale poco�”. Ebbene, a questo

punto, trascorso un sufficiente lasso di tempo e spesa una eccezionale quantità di

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energia per perseguire il mio scopo, potrei trovarmi in una condizione di benessere

economico, ma di infelicità personale. Naturalmente, non è detto: potrei davvero

ritrovarmi ricco e felice. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il conseguimento

dell�’agio economico non solo non risolve alcuni problemi che dipendono assai poco

dalla consistenza del conto corrente, ma a volte ne crea di nuovi e più gravi.

L�’obiettivo di �“essere felice�”, se ben lo si guarda, è mal posto sotto molti profili.

Anzitutto, non risponde alle regole SMART, soprattutto per quel che concerne l�’essere

�“specifico�” e �“misurabile�”. Inoltre, avendo collegato il concetto di felicità con quello di

ricchezza, è pure un obiettivo falso. Infatti, che cosa significa essere felici? In merito a

cosa possiamo definirci felici? Quali sono i nostri valori personali, quelli più profondi e

sinceri, dai quali dipende il nostro stato di benessere interiore? Quando affronteremo

il metamodello linguistico, vedremo che la parola �“felicità�” è una �“nominalizzazione�”,

ovvero un termine a cui ognuno può dare il significato che vuole, e ciò può essere

fonte di alcuni problemi di �“comprensione�”. Naturalmente, uno dei nostri criteri di

valutazione della felicità potrebbe essere davvero la ricchezza, ed in questo non c�’è

nulla di male. Come dice Hal Hurban, �“davvero il denaro è la radice di ogni male? No.

Lo è l�’attaccamento al denaro. I soldi in sé non sono qualcosa di negativo. Non è

sbagliato desiderarne e non è sbagliato averne, nemmeno in grandi somme. Ciò che

conta è come vengono guadagnati e come vengono utilizzati. La verità è che il denaro

può dare più felicità di quanto possa fare la miseria. Non c�’è niente di immorale o di

illegale nell�’essere ricchi, però la ricchezza non è tutto nella vita�”22.La ricchezza,

tuttavia, non supportata da una personale serenità che prescinde dal denaro, è un

falso obiettivo e non vi darà quel che cercate. Naturalmente, tutte le ore che trascorro

in studio con i clienti e tutte le domeniche passate ad insegnare, mi fruttano denaro e,

da quando ho terminato la mia gavetta (e da quando, soprattutto, mi sono allontanato

dai miei vecchi colleghi di lavoro, che erano schiavi del denaro e che si muovevano

secondo i dettami di ipocrisia, cattiveria e falsità), la mia situazione economica è

migliorata, rendendomi decisamente più sereno e tranquillo. Questo miglioramento,

tuttavia, sarebbe valso a poco, se non fosse stato accompagnato dalla mia crescita

personale, dalla risoluzione di alcuni pesanti conflitti che mi si sono parati davanti (o

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che mi sono cercato, per chi avesse già maturato la visione metafisica e quantistica

della realtà) e dalla precisa volontà di lottare sempre e comunque per preservare

l�’unità familiare, per essere sempre un buon padre ed un buon marito. Nella mia

personale mappa mentale del successo (poi vi spiegherò come realizzare la vostra),

infatti, ho scritto �“successo�” proprio accanto a �“famiglia�”. Ho scelto di pensare al

denaro semplicemente come a uno dei tanti tasselli che servono a comporre il mio

personale puzzle della felicità ed ho evitato (e sto evitando) di pensare solo a quello,

come se i soldi da soli potessero garantirmi un matrimonio felice ed un buon rapporto

con mia figlia o con i miei amici. Una delle usanze cui sono più affezionato è invitare

amici la domenica sera per una pizza in compagnia, sempre consumata direttamente

nel cartone, senza tanti formalismi. Come dico sempre, il giorno in cui sarò ricco come

oggi sogno di diventare, tale usanza non cambierà di una virgola, poiché non è per

nulla collegata al denaro ed il piacere che provo quando sono in compagnia delle

persone a cui voglio bene è del tutto svincolato alla quantità di soldi posseduti: magari,

dico scherzando ai miei amici, andrò a prendere le pizza con una Porche, invece che

con la mia vecchia Ford, ma a casa mia ci sarà sempre il rito della domenica sera con

pizza mangiata nel cartone, garantito!

Parliamo allora di AMORI NON CORRISPOSTI, altra grande questione che affligge

l�’animo di molti miei clienti, i quali pongono proprio come obiettivo la soluzione

positiva di queste situazioni. Ebbene, anche in questo caso mi trovo a ripetere quanto

detto poco sopra: nessun obiettivo deve prescindere da un percorso di crescita

personale, di miglioramento e di consapevolezza che siamo sempre noi i responsabili

di quel che ci accade, che il mondo ci tratta �“a specchio�” e che siamo noi e solo noi gli

artefici della nostra realtà e che, perciò, se qualcuno ci tratta male o non ci

corrisponde come vorremo, la prima cosa �“da risolvere�” siamo noi. Noi soltanto. Così,

è perfettamente inutile, anzi è addirittura controproducente e distruttivo, porre come

obiettivo che l�’altra persona ci desideri o ci ami o ci dia quello di cui noi crediamo di

aver bisogno: si tratta di un obiettivo mal posto, di una questione mal formulata,

perché il nucleo del problema è e resta il nostro modo di porci nei confronti del

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mondo, della realtà. Se dal nostro partner non abbiamo quel che desideriamo avere in

termini di amore o considerazione, è fatica sprecata chiedere che lui o lei ci diano quel

che ci manca: dovremo chiedere a noi stessi di migliorarci e di stare bene, per smettere

di essere quotidianamente umiliati o per smettere di sopportare giorno dopo giorno

situazioni che non ci piacciono. Non possiamo cambiare la testa o i sentimenti delle

altre persone: dobbiamo soltanto chiederci se quello che abbiamo è proprio quello che

desideriamo e se quello che desideriamo rientra nella sfera delle cose che possiamo

ottenere con il nostro impegno e la nostra determinazione. Se così non è, dobbiamo

semplicemente cambiare obiettivo. Il resto, perdonate la durezza, sono solo scuse e

perdite di tempo.

Quando parlo di obiettivi, durante i corsi, e del fatto che possiamo realizzarli

praticamente tutti, la diffidenza di alcuni partecipanti deriva proprio dal fatto che essi

sono convinti di averci già provato, ma che la cosa, in qualche modo, non funziona. Ed

hanno ragione. Non funziona, non alle loro condizioni, non in questo modo, proprio

per tutti i motivi di cui vi ho parlato finora.

POTETE CHIEDERE TUTTO, ED INIZIATE CON IL GUARDARVI DENTRO.

POTETE CHIEDERE QUALSIASI COSA, ED INIZIATE CON QUALCOSA CHE RIGUARDA VOI

ED IL MODO IN CUI, OTTENENDO CIO�’ CHE CHIEDETE, SARETE MIGLIORI DI QUANTO

SIETE OGGI.

A mio avviso, se raggiungere un obiettivo non vi porta a crescere interiormente o non

migliora l�’immagine e la stima che avete di voi stessi, non è un obiettivo per il quale

vale la pena sprecare fatica.

Se aveste una bacchetta magica e poteste trasformare il vostro amato in una persona

che vi ricopre di attenzioni, in che modo questo fatto vi migliorerebbe come persone?

Lì per lì, magari, mi rispondereste che sareste molto più felici, ma è falso. È come

imbrogliare ai solitari. Mi viene in mente la vicenda di una mia amica e cliente, che da

anni trascorre le sue giornate ad elemosinare un po�’ di considerazione dalla persona

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per la quale nutre sentimenti di amore. Ebbene, sono trascorsi ormai anni e l�’unica

strategia che la mia cliente ancora non ha messo in atto, nonostante io mi sia

prodigato per aiutarla, è proprio quella del cambiamento personale. Trascorre il suo

tempo a chiedersi il perché degli atteggiamenti di questa persona�… e mai dei suoi.

Ogni volta che ci vediamo, mi racconta di qualche episodio e poi mi chiede: �“ Secondo

te, perché lui si comporta così? Se fa così, allora vuol dire che�…�”.

E la mia, immancabile, risposta è: �“Il motivo per cui si comporta in un determinato

modo è poco rilevante. Quello che importa è se a te sta bene oppure no. Se non ti sta

bene, che importa il motivo per cui lui agisce in un modo piuttosto che nell�’altro? La

cosa che conta è che non ti sta bene, quello è il pensiero che dovresti avere. E poi

dovresti dedicare le tue energie a riflettere su quello che potresti fare per cambiare le

cose.�”

�“Non è così facile�”, mi dice.

�“Purtroppo, lo è�”, rispondo io.

Nel mondo degli affari, c�’è un detto: quando si affida a qualcuno un compito o si

progetta un obiettivo, quello che si ottiene sono risultati o scuse.

Risultati o scuse: può sembrare un atteggiamento drastico, eppure di questo si tratta.

Perciò, quando vi porrete i prossimi obiettivi, partite dal presupposto che quello che

otterrete a seguito del vostro impegno saranno risultati o scuse. Decidete fin da ora

che cosa preferite, ed ogni vostro comportamento sarà orientato di conseguenza.

C. ECOLOGIA DI UN OBIETTIVO

Il problema dei sogni è che, se li sognate abbastanza intensamente, si avverano. Ed il

problema degli obiettivi, soprattutto se ben formulati, è che tendono a realizzarsi, con

un minimo di impegno da parte vostra. Perciò, visto che gli obiettivi, i vostri obiettivi,

di certo si realizzeranno (dopo aver appreso le tecniche per farli diventare �“veri�”, e

soprattutto dopo aver finito questo libro!), voglio affrontare il discorso della ecologia

di un obiettivo ben formulato. In PNL, si parla di abilità di pensiero sistemico, ovvero

della capacità di pensare a noi stessi in quanto parte di un sistema, che va rispettato e

al quale va fornito il nostro apporto. Un obiettivo ecologico, pertanto, deve sempre

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essere rispettoso del sistema, cioè deve dare valore aggiunto a chi lo persegue e lo

raggiunge ma, al tempo stesso, non togliere valore al sistema. Possiamo anche parlare

di etica dell�’obiettivo, a patto di evitare qualsiasi connotazione religiosa o politica per

questa definizione. Perciò, nel concetto di etica, personalmente, comprendo valori

universali quali il rispetto per le altre persone e le loro idee, la solidarietà nei confronti

di chi ha minori opportunità, il rispetto per l�’ambiente in cui viviamo e, naturalmente, il

rispetto per noi stessi. Detto questo, torniamo al concetto di ecologia di un obiettivo.

Facciamo un esempio: io voglio diventare un uomo di successo, un professionista di

altissimo livello. Questo comporterà che, al culmine della mia carriera, le tariffe per le

mie prestazioni saranno elevate. Ciò, in apparenza, sembra soddisfare solo me ed

essere assai poco �“etico�”: in realtà, la mia coscienza sistemica mi porterà a creare a

mia volta valore, sia alle persone che si rivolgeranno a me (molti professionisti si fanno

pagare parcelle salate senza poi dare risultati, o impiegando troppo tempo per darli), le

quali avranno il risultato desiderato nel minor tempo possibile; sia al sistema, poiché

dei soldi, come dicevamo, si può goderne e al tempo stesso utilizzarli in modo etico.

Inoltre, rispetto ad ogni obiettivo che ci si pone, ci si dovrebbero porre alcune

domande fondamentali. Ad esempio:che cosa succede se lo raggiungo? C�’è qualcuno

che pagherà il prezzo, per averlo raggiunto? Se sì, chi? Quali sacrifici richiederà

raggiungere questo obiettivo? Chi dovrà sopportare questi sacrifici? Il gioco vale la

candela? Perseguire questo obiettivo mi farà rinunciare a qualche altra cosa di più

importante? E così via.

Ai partecipanti dei miei seminari di crescita personale, faccio sempre realizzare la loro

�“mappa mentale del successo�”, sfruttando la tecnologia delle mappe mentali inventata

da Tony Buzan (del quale parleremo più a lungo in seguito) applicata all�’ecologia degli

obiettivi personali. Nella mia personale mappa mentale del successo, ad esempio, ho

inserito tutto quello che voglio raggiungere nella mia vita, ovvero essere un uomo di

successo (per successo intendo fare quello che mi piace e trarne sufficiente

gratificazione economica per vivere agiatamente), realizzare alcuni percorsi di crescita

personale che mi porteranno a migliorare in alcuni aspetti della mia vita che ora

�“gestisco�” male, essere un uomo sano ed in buona forma e, per finire e soprattutto,

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essere al tempo stesso un buon padre per la mia piccola ed un buon marito per mia

moglie. Chiedo troppo? Non credo. Qualcuno dice che non si può aver tutto dalla vita,

ma io non sono d�’accordo. Ritengo che le nostre capacità e le nostre potenzialità siano

così favolosamente eccezionali che davvero si possa realizzare qualunque sogno,

qualunque obiettivo. Naturalmente, si deve procedere in modo ecologico, ovvero

tenendo conto di tutte le persone che ci circondano e alle quali vogliamo bene, e

tenendo conto del sistema nel quale viviamo. Così, e parlo sempre del mio caso

personale, è probabile che se mi dedicassi con tutte le energie (fisiche ed economiche)

alla mia formazione, raggiungerei prima la posizione sociale e professionale che mi

sono prefissato, ma ciò andrebbe a scapito di mia moglie e di mia figlia. Perciò, scelgo

di procedere con passo più lento, usando la testa, dilazionando i tempi, distribuendo le

energie. Facendo pure alcune rinunce, se necessario, anche se il termine �“rinuncia�” è

assai poco pertinente: preferisco parlare di scelte diverse. �“Rinuncia�” è una parola che

porta con sé il germe di qualche cosa di negativo e che mi dà l�’idea di una persona che

è vittima di se stessa, che è passiva rispetto ai casi della vita. Io non mi vedo così. Io

scelgo. Io decido che le priorità sono alcune piuttosto di altre, sempre in virtù del

principio della responsabilità, per il quale siamo noi e solo noi che dobbiamo decidere

della nostra vita. Se, di domenica, devo tenere un seminario, il sabato sera sto a casa,

mi godo la mia famiglia e vado a letto presto. Prima di eventi importanti, durante i

quali è richiesta la mia massima energia e tutta la mia salute fisica e mentale, mi

preparo studiando molto, uscendo la mattina presto a correre prima di andare a

lavorare, mantenendo un regime di vita morigerato e pertinente. Sono pagato per

questo, per dare il massimo. Inoltre, e questa è la cosa più importante, voglio dare il

massimo, sia a chi si rivolge a me, sia alla mia famiglia. Perciò, come ben vedete,

l�’essere in forma ed in salute è una scelta con precise finalità. Se, al ritorno dal mio

studio o da un mio corso, fossi così stanco da non riuscire a giocare almeno un po�’ con

Aurora e a far due parole con mia moglie Monica, avrei solo parzialmente centrato il

mio obiettivo. Faccio in modo di accontentare tutti, per così dire. Ricordate perciò che

OGNI OBIETTIVO DEVE ESSERE ECOLOGICO PER NOI E PER GLI ALTRI. Sempre Claudio,

durante il corso di cui sopra e sempre in relazione all�’argomento �“perdita di peso�”, mi

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ha chiesto: �“conosco un modo per perdere 5 kg in modo definitivo e permanente. Ti

interessa?�”.

Io, naturalmente, cascandoci come un pollo, ho risposto: �“Certo!�”. E lui si è avvicinato

a me, facendo finta di avere in mano una sega, dicendomi: �“ok, dammi il tuo braccio.

Sono cinque chili giusti. Tolto quello, il problema del peso è risolto�”.

Ci abbiamo riso tutti sopra, ma il messaggio nascosto da questa battuta deve sempre

essere ben presente nella nostra testa.

PRESTATE ATTENZIONE A CIO�’ CHE CHIEDETE E A COME LO CHIEDETE, PER NON

DOVERVI POI PENTIRE DI CIO�’ CHE AVETE CHIESTO.

Nella vita vera, a volte, purtroppo, non è sufficiente dare una scrollata di spalle e dire

�“Ops, mi sono sbagliato, ricominciamo da capo�”. Nella vita vera, OGNI SCELTA GENERA

CONSEGUENZE. Perciò, prima di scegliere, riflettiamo sempre sulla ecologia della

nostra scelta.

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Potete chiedere tutto quello che volete, ricordandovi di rispettare alcune semplici

regole.

Un OBIETTIVO BEN FORMATO deve essere:

SPECIFICO

MISURABILE

ACCESSIBILE

RESPONSABILE

TEMPORALMENTE DEFINITO

ESPRESSO IN FORMA POSITIVA

DI RISULTATO

ETICO ED ECOLOGICO.

In sintesi, quel che dico sempre è: POTETE CHIEDERE TUTTO CIO�’ CHE VOLETE�….

CHIEDETELO BENE, UN PO�’ ALLA VOLTA E, PRIMA DI CHIEDERE, COLLEGATE IL

CERVELLO ALLA PRESA DELLA CORRENTE ED ATTIVATE TUTTI I NEURONI!

NOTE

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ESERCIZI

È giunto il momento di passare all�’azione. Perciò, ora formulate il vostro obiettivo,

ricordando tutte le caratteristiche che deve avere un obiettivo ben formato. Potete

scomporre il vostro obiettivo utilizzando lo schema seguente, che vi permetterà di

evidenziare le sue singole caratteristiche.

IL MIO OBIETTIVO E�’:

�…

VERIFICA DELLE CARATTERISTICHE DEL MIO OBIETTIVO:

S: è specifico? (scrivere gli aspetti che lo rendono tale): �…

M: è misurabile?: �…

A: è accessibile?: �…

R: è responsabile?: �…

T: è temporalmente definito?: �…

È espresso in forma positiva?: �…

È etico ed ecologico?: �…

È di risultato?: �…

Potete usare questo schema per ogni vostro obiettivo? Certo! Ne potete porre quanti

volete, questo è il bello! Perciò, avanti!

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7

LA FORTUNA NON ESISTE23

Quando si vuole una cosa,

l�’universo trama sempre a tuo favore

(Paulo Coelho).

Vi ho già detto che potete scegliere ciò che volete, per voi e per la vostra vita. Vi ho già

detto che potete diventare, davvero, ciò che volete essere. Vi ho già detto che, per

quanto riguarda la pianificazione dei vostri obiettivi, non avete limiti. Ora, per

consolidare dentro di voi questa convinzione fondamentale, è doveroso sgomberare il

campo da alcuni preconcetti che, purtroppo, spesso ci condizionano senza nemmeno

che ce ne rendiamo conto. Nel nostro cammino verso la reale consapevolezza delle

nostre infinite possibilità, dobbiamo ora sbarazzarci del pesante fardello chiamato

�“fortuna�”, poiché questa misteriosa �“cosa�”, �“entità�”, �“energia�” o come volete

chiamarla, potrebbe esserci di ostacolo, se dovessimo pensare che oltre a noi, qualche

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cosa d�’altro briga affinché i nostri obiettivi siano raggiunti o meno. Se nella nostra

mente è iscritto il principio che la fortuna esiste, come ci comporteremo di fronte al

primo risultato non desiderato che ci troveremo a dover affrontare? Invocheremo la

sfortuna, gli �“avversi numi�”?

Oppure, consapevoli che la fortuna non esiste, torneremo sui nostri passi e

analizzeremo nel dettaglio le nostre azioni, per riprendere dove abbiamo agito in

modo non funzionale, traendo esperienza dal risultato ottenuto ed evitando di

percorrere di nuovo gli stessi sentieri?

Se sgomberiamo il campo da questo diabolico equivoco chiamato fortuna, la nostra

coscienza responsabile sarà ancora più forte, e ci permetterà di incedere con spirito

saldo e forza inesauribile.

In PNL, si applica una regola aurea, schematizzata dal disegno che vedete qui sotto:

STRATEGIA/AZIONE RISULTATO

OBIETTIVO

Il risultato, in particolare, può essere desiderato oppure non desiderato (ovvero, non

avete ottenuto quel che speravate di ottenere); funzionale (cioè, il risultato vi è utile),

oppure non funzionale (il risultato non vi è utile). Nel caso il risultato sia diverso da

come lo volevate, oppure non vi serva, l�’unica azione possibile, sulla base di questo

schema, è quella di tornare indietro e di considerare a) se il vostro obiettivo

rispondeva in effetti a tutti i requisiti di cui parlavo prima, oppure b) se avete messo in

atto la miglior strategia possibile per raggiungere, appunto, tale risultato. Altre

soluzioni non sono possibili: o l�’obiettivo era mal posto (magari non era del tutto

�“responsabile�” o �“accessibile�”), oppure avete sbagliato qualcosa durante il percorso.

Come vedete, non si parla di fortuna o di destino favorevole, altrimenti, se dovessimo

basare i nostri programmi su elementi �“misteriosi�”, potremmo fare ben poco. Partite

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da questo presupposto: tutto quello che vi serve ce l�’avete a portata di mano, e tutto

quello che dovete fare è sotto il vostro controllo.

Lo psicologo Richard Wiseman, di fronte al problema della �“fortuna�” (esiste oppure

no?) ha voluto vederci chiaro, ed ha organizzato il più grande studio in merito mai

realizzato, condotto su centinaia di migliaia di persone. Vi consiglio caldamente di

leggere i suoi lavori, che descrivono nel dettaglio l�’iter da lui seguito per condurre tale

esperimento collettivo (si vedano le note e la bibliografia). Per farla breve, il dottor

Wiseman ha voluto verificare di persona se davvero esiste qualche fattore misterioso

che, in qualche modo, permette ad alcune persone di essere più fortunate, di avere

qualche particolare fluido misterioso in corpo, di vincere più soldi alle lotterie, di

trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, e così via. Infatti, come voi ben

saprete, ci sono persone al mondo che hanno lo straordinario talento di trovarsi

sempre al posto giusto nel momento giusto, oppure di conoscere ad una festa proprio

il partner perfetto per loro, oppure di avere sempre la conoscenza che fa al caso loro e

nel momento giusto e via dicendo. La maggior parte delle persone liquida queste

persone come �“fortunate�”, con ciò declinando la responsabilità di muoversi per

ottenere i medesimi risultati. Wiseman, dopo l�’esame di una copiosa casistica, è giunto

alla conclusione che, scientificamente parlando, la fortuna non esiste. Tanto è vero

che, sottoponendo persone che si definivano �“fortunate�” e persone che si definivano

�“sfortunate�” ad esperimenti che in teoria avrebbero dovuto dimostrare l�’esistenza

della dea bendata, il risultato è stato sorprendente. Ovvero, fortunati e sfortunati

hanno, per esempio, azzeccato i numeri estratti alla lotteria con la stessa percentuale

di successo e, dopo una nutrita serie di controlli incrociati, nessuno (proprio nessuno)

ha dato prova di possedere particolari talenti o, viceversa, particolare jella. Appurato

che nessuno è sfortunato o fortunato per sorte del destino, Wiseman e la sua equipe

hanno allora iniziato ad analizzare i comportamenti e le abitudini delle persone che si

definiscono fortunate e di quelle che si definiscono sfortunate. Ed è proprio da questa

analisi che sono emersi dati molto interessanti, così interessanti che Wiseman è stato

in grado di elaborare alcuni �“principi�”, studiando i quali (e soprattutto impegnandosi

111

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per metterli in pratica!) è possibile, per dirla con la PNL, �“modellare�” i fortunati ed

ottenere i loro identici risultati nella vita.

POTETE IMPARARE A FARE SEMPRE LA SCELTA GIUSTA;

POTETE IMPARARE AD ESSERE SEMPRE NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO;

POTETE IMPARARE A POTENZIARE L�’INTUITO;

POTETE IMPARARE AD AVERE SEMPRE L�’IDEA BUONA;

POTETE IMPARARE A VOLGERE QUALSIASI ESPERIENZA DELLA VOSTRA VITA IN UN

SUCCESSO.

Per quanto riguarda l�’esposizione dei �“principi della fortuna�”, vi rimando di nuovo al

lavoro di Wiseman. Qui, invece, voglio porre la vostra attenzione su alcuni importanti

concetti, la conoscenza dei quali vi permetterà di prendere ulteriore coscienza del

modo in cui �“funzionate�” e, di conseguenza, vi permetterà di sfruttare al meglio tutte

le vostre potenzialità innate, per diventare davvero chi volete essere.

Come fate a trasformare ogni esperienza negativa in qualcosa di potenzialmente

fruttuoso? Anzitutto, vi ricordo uno dei temi trattati all�’inizio di questo libro, quello

della linea degli eventi della vita. Se farete l�’esercizio un numero sufficiente di volte,

dentro di voi si radicherà la convinzione, la credenza che tutto ciò che capita conduce

sempre in altri luoghi ed in altre direzioni, migliori di quelle da cui provenite. Ed eccovi

già, miracolosamente, dotati di una delle principali caratteristiche dei �“fortunati�”,

ovvero la capacità di non lasciarsi abbattere dagli eventi in apparenza �“sfortunati�” che

possono capitare nella vita. Questa capacità è strettamente correlata con quella di

rialzarsi dopo una caduta e, se abbinata al concetto di feedback, ovvero di esperienza

né buona né cattiva in sé e per sé, ma produttiva di effetti a seconda dell�’uso che si

decide di farne, può davvero diventare la chiave di volta per mutare, per sempre, il

vostro atteggiamento, la vostra mappa, nei confronti della vita. E non è poco. Come

sottolinea Wiseman, �“queste osservazioni ci aiutano a comprendere come gli sfortunati

siano la causa di gran parte delle loro sventure. Se non si presentano agli esami,

112

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verranno sicuramente bocciati. Se non cercano lavoro, non lo troveranno mai. Se

esitano ad andare agli appuntamenti, avranno poche probabilità di trovare il partner

ideale. Le loro dichiarazioni dimostrano anche il potere delle profezie auto avveranti: gli

iellati sono così convinti di fallire che spesso non provano nemmeno a raggiungere i

propri obiettivi, e questo atteggiamento tramuta le attese in realt�.24

Un�’altra caratteristica dei presunti fortunati è quella di avere sempre l�’idea giusta al

momento giusto, di vedere soluzioni ed opportunità che gli altri non vedono, di avere

una visione più ampia della vita e delle soluzioni che essa offre. Gli studi di Wiseman

hanno dimostrato che le persone �“fortunate�” hanno un atteggiamento rilassato verso

la vita, nel senso che fanno di tutto (senza saperlo!) per potenziare il loro intuito,

attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione o lo yoga, oppure

semplicemente prendendosi tempo per �“staccare la testa�” e dedicarsi ad attività

piacevoli e rilassanti. Per comprendere meglio l�’importanza di queste attività di svago,

durante le quali la testa se ne va in vacanza, ritengo utile dedicare due parole al

funzionamento del cervello, visto che è la nostra centralina di comando25 e che, tanto

più se ne conosce il meccanismo di funzionamento, tanto più è facile ottenere i

risultati desiderati da questo portentoso strumento che abbiamo a disposizione.

Il cervello è diviso in due emisferi, collegati fra loro da una membrana che si chiama

corpo calloso. Come quasi tutti ormai sanno, l�’emisfero destro è deputato alle attività

per così dire emotive e quindi all�’arte, alla letteratura, alle emozioni, ai sentimenti.

L�’emisfero sinistro, invece, è deputato alle attività logiche e di calcolo, come la

matematica, e alle abilità tecniche. Questa, tuttavia, è una distinzione troppo drastica,

poiché in realtà si ha uno scambio costante di informazioni fra i due emisferi, proprio

attraverso una �“rete�” di messaggi che transitano attraverso il corpo calloso. Quando

una persona è in stato di veglia, le sue onde cerebrali sono di alta frequenza (onde

Beta) e trasportano una data quantità di informazioni. Quando, invece, la persona è in

stato di incoscienza, ad esempio quando dorme o quando medita profondamente, le

sue onde cerebrali (Alfa, Delta o Gamma) sono di frequenza più bassa, sono

caratterizzate da particolare ritmo e sincronia (soprattutto le onde Alfa, quelle che

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caratterizzano i momenti precedenti al sonno, durante i quali la coscienza vigile sta per

mollare la presa) e, soprattutto, trasportano una quantità di informazioni decisamente

più elevata fra i due emisferi, attraverso il corpo calloso.

Ciò significa, in pratica, che durante il sonno, la meditazione o stati di rilassamento

profondo, si crea un poderoso scambio di informazioni fra i due emisferi del cervello,

così che parte razionale e parte emotiva entrano in comunicazione, favorendo lo

sviluppo di nuove idee, della creatività, dei cosiddetti colpi di genio. Giusto per fare

due esempi, Einstein ebbe l�’illuminazione (è proprio il caso di dirlo!) circa la teoria della

relatività dopo aver sognato se stesso che, in bicicletta, viaggiava su un raggio di luce. E

circa la storia di Newotn, che scoperse la legge di gravità dopo che una mela gli cadde

sul capo mentre dormiva, è inutile spendere troppe parole, perché tutti ne avete

sicuramente sentito parlare.

Questa breve (e spero non eccessivamente noiosa) pappardella tecnica sul cervello mi

serve per suffragare la mia precedente affermazione circa la concreta necessità di

avere di tanto in tanto momenti di rilassamento, per poter beneficiare appieno di tutte

le nostre risorse e, perciò, per entrare in possesso di quel (fino ad ora) misterioso dono

che rende i fortunati così come sono. Personalmente, nonostante la mia settimana

lavorativa sia decisamente ricca di impegni, domeniche comprese, non trascuro mai il

mio benessere psicofisico e mi faccio fare un massaggio di riflessologia olistica da

qualche collega, affinché l�’armonia mentecorpo26 sia sempre preservata. Non solo: per

mantenermi in piena efficienza fisica e mentale, ho preso la buona abitudine di uscire a

correre, almeno tre volte la settimana, almeno 40 minuti a volta, poiché l�’attività

aerobica, oltre a produrre i noti benefici sulla circolazione, sul sistema immunitario e

sul controllo del peso, favorisce uno stato di rilassamento cerebrale, ideale per

concepire nuove idee. Tanto è vero che molte buone idee che poi utilizzo nei libri che

scrivo o durante i corsi mi vengono proprio mentre corro, con la musica che mi piace

nelle orecchie, ed il cervello è totalmente staccato. Io corro, ossigeno il cervello, mi

perdo nella musica, e le idee arrivano. Poi, una volta rientrato a casa, scrivo due

appunti per non perdere l�’ispirazione, ed il gioco è fatto: un capitolo nuovo per il mio

libro, oppure qualche divertente e utile trovata per uno dei miei corsi.

114

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Il mio coach, Patrizia Belotti, durante un corso ha spiegato un esercizio eccezionale da

svolgere per modificare pressoché istantaneamente la biochimica del corpo, rilassando

tutte le tensioni e favorendo una respirazione ottimale a livello di baricentro. Lo spiego

anche a voi, sottolineando che lo svolgimento di questo esercizio favorisce non solo un

rilassamento fisico ed il raggiungimento di uno �”stato�” di benessere, ma anche quel

passaggio di informazioni fra emisferi di cui parlavo prima.

ESERCIZIO DI CENTRATURA DEL BARICENTRO

1. Per prima cosa, ponetevi in piedi, con i piedi vicini fra loro, in posizione

parallela.

2. Ora, chiudendo gli occhi, immaginate un filo di luce sottile che scende dal cielo,

entra nella vostra testa, attraversa il vostro corpo e ne esce. Questo filo, una

volta uscito dal corpo, entra nel terreno, attraversa tutto il pianeta ed esce

dall�’altra parte del mondo, per poi perdersi all�’infinito.

3. Quando questa immagine è ben chiara dentro di voi, immaginate un altro filo di

luce sottile e delicato, che questa volta proviene da destra, a circa due dita di

altezza sotto l�’ombelico. Questo filo entra dal fianco, vi attraversa e poi esce,

per perdersi all�’orizzonte.

4. Ora, concentrate la vostra attenzione sul punto in cui i due fili si incontrano, ed

immaginate, in questo punto, una calda palla di luce. Immaginatela come più vi

piace, purché esprima sensazioni di luminosità, tepore, piacevolezza.

5. Ora, concentrate tutti i vostri pensieri ed il vostro respiro su questa palla di luce

e restate in questo stato di concentrazione fino a che vi sentite pervadere dalla

sensazione di rilassamento che questo esercizio vi induce.

Potete ripetere questo esercizio tutte le volte che desiderate, anche se, dopo un

numero sufficiente di ripetizioni, riuscirete ad accedere a questo stato di rilassamento

e di respiro potenziante semplicemente richiamando alla mente la palla di luce che

avete visualizzato dentro di voi (sul �“perché�” questa �“cosa�” funziona, vi rimando al

capitolo in cui spiego le �“ancore�”).

115

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A questo punto, potreste chiedermi (e chiedervi): a prescindere dal meccanismo di

funzionamento del cervello, a prescindere dal fatto che in stato di rilassamento si ha

questo passaggio di informazioni fra i due emisferi, queste idee che, a quanto pare,

sgorgano �“dal nulla�”, in realtà da dove vengono? Si tratta di una questione importante,

giacché conoscere la provenienza di queste idee significa distruggere la falsa credenza

che solo alcuni �“fortunati�” abbiano queste miracolose illuminazioni e al tempo stesso

consolidare la credenza positiva che davvero (per quante scuse ancora stiate

cercando!) potete anche voi accedere a risultati che fino ad ora avete soltanto

sognato di poter raggiungere, o che avete invidiato in altre persone, senza rendervi

conto che le stesse potenzialità di chi invidiate si annidano, nascoste, dentro di voi.

Ebbene, da dove vengono queste idee?

Le idee sono dentro di noi, e sono il frutto del perenne e costante lavoro del cervello,

che raccoglie e accumula informazioni dal momento in cui siete al calduccio nella

pancia di mamma e per tutta la vostra vita, ininterrottamente. Il cervello raccoglie e

organizza dati, e voi non ve ne rendete nemmeno conto, questo è il bello. Ma si tratta

di un archivio di dati cui potete avere accesso, se lo desiderate.

Il vostro cervello processa ogni secondo qualcosa come 4.000.000.000 di bit di

informazione. La vostra attuale consapevolezza si limita, per questioni di

sopravvivenza, a 2.000 bit su 4.000.000.000. Parlo di sopravvivenza in senso letterale,

perché se dovessimo diventare anche solo per un minuto totalmente consapevoli della

realtà circostante, non reggeremmo l�’impatto con la possente mole di informazioni e

rischieremmo addirittura la follia. Il nostro cervello, pertanto, sceglie su quali

informazioni concentrarsi e quali, invece, elaborare in modo inconsapevole. Ricordate:

il fatto che non siate consapevoli di una così gran mole di informazioni, non significa

che esse non esistano e che non siano processate dal cervello. Significa soltanto che

non ve ne rendete conto. Ed è per questo che, staccando la spina, il cervello può

andare a pescare idee e pensieri dei quali non avevate nemmeno idea. Ed è proprio

per questo motivo che lo studioso Macolm Gladwell27 esorta caldamente a seguire

sempre l�’intuito e l�’istinto, per vivere meglio, evitare brutte sorprese dalla vita e dalle

persone che ci circondano, ed ottenere sempre i migliori risultati. Gladwell ha appunto

116

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verificato, attraverso studi dettagliati e precise misurazioni, come il cervello sia in

costante attività di elaborazione dati, anche e soprattutto quando non ne siamo

consapevoli. Quando abbiamo una intuizione, oppure quando abbiamo qualche

sensazione non ben definibile, in realtà si tratta di segnali che il cervello ci manda,

dopo aver sommato miliardi di informazioni ed aver tratto le conclusioni appropriate.

Le nostre intuizioni, in sostanza, non sono altro che un regalo che il cervello ci fa per

aiutarci a sopravvivere meglio. Siamo noi, purtroppo, che abbiamo spesso la cattiva

abitudine di trascurare deliberatamente ciò che ci dice l�’istinto in favore di ciò che ci

dice la ragione, con le evidenti conseguenze spiacevoli che tutti, almeno una volta nella

vita, abbiamo provato. Chi di voi non ha mai detto: �“ah, se avessi dato retta

all�’istinto?�”. Le persone fortunate sono persone che, a quanto emerge dalle lunghe

interviste condotte da Wiseman, affermano di lasciarsi guidare spesso dalle intuizioni e

dall�’istinto, quando si tratta di prendere decisioni, sia che si tratti di cose importanti

(ad esempio, scelte professionali o sentimentali), sia che si tratti di scelte quotidiane in

apparenza poco pregnanti dal punto di vista del quadro generale (ad esempio,

decidere se andare in pizzeria o al cinema) e che tuttavia contribuiscono a dare alle

persone medesime quel senso permanente di rilassamento e soddisfazione che

consegue necessariamente al fare le cose che piacciono e gratificano.

In sostanza, fino ad ora avete appreso l�’importanza di seguire le vostre intuizioni ed il

vostro istinto, ed avete appreso anche il sistema da utilizzare per favorire l�’afflusso di

idee ed intuizioni nella vostra testa. Le regole, tutto sommato, sono piuttosto semplici

da seguire. La difficoltà sta nel metterle in pratica, giorno dopo giorno, fino a che

diventino parte integrante del vostro modo di vivere. Ricordate il motto della PNL, �“la

ripetizione genera il successo�”?. Ebbene, è proprio la verità. E se, ad esempio, parlando

del tempo che dovete trovare per voi stessi ed il vostro rilassamento, l�’eccezione che

porrete a voi stessi sarà la solita �“non ho tempo�”, rammentate che il tempo si trova,

volendo. Rammentate che siete voi gli artefici della vostra fortuna e che, proprio da

queste piccole vittorie su ciò che credete essere il vostro indistruttibile schema di

comportamento, inizierete a percorre l�’entusiasmante percorso che vi condurrà

117

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esattamente e precisamente dove volete arrivare. Non ho finito. Ho altre importanti

informazioni per voi. Tenete duro e prometto che alla fine del capitolo ci sarà un bel

riassunto di tutto quello che vi ho detto e di tutto quello che dovete fare per diventare

padroni della vostra vita.

Se, a questo punto, dopo tutto quello che vi ho spiegato, il vostro pensiero è stato

�“tanto con me non funzionerà�”, ebbene, avete appena innescato una pericolosissima

bomba ad orologeria, chiamata PROFEZIA AUTOAVVERANTE. Conoscere l�’esistenza di

questa terribile profezia può davvero rendervi artefici unici della vostra fortuna,

perché d�’ora innanzi potrete, se volete, sfruttarne le potenzialità a vostro vantaggio.

Se affermate che questa cosa non funzionerà, ebbene il vostro cervello farà di tutto

per ubbidire ai vostri desideri e per non farla funzionare. Se, invece, ripeterete a voi

stessi che la cosa funzionerà, ebbene anche in questo caso il cervello farà di tutto per

ubbidire ai vostri desideri, questa volta, però, con gli evidenti vantaggi che potete

immaginare. Come diceva il signor Ford (quello delle automobili): �“che tu creda di non

farcela, o che tu creda di farcela, avrai comunque ragione�”. E se credete che il potere

della suggestione sia una bazzecola sulla quale spendere un sorriso di sufficienza e

nulla più, lasciate che vi parli di due particolari effetti della mente umana

sull�’organismo, studiati dalla medicina ufficiale. Sto parlando di EFFETTO PLACEBO ed

EFFETTO NOCEBO, ovvero di modificazioni neurovegetative, cioè produzioni di

sostanze chimiche nel corpo e cambiamenti di stato fisiologico, semplicemente in

conseguenza di �“pensieri�”. L�’effetto placebo, in particolare, è un effetto benefico e

positivo; l�’effetto nocebo, invece, è un effetto nocivo per l�’organismo e per la persona.

È stato condotto un interessante studio su persone depresse. Ad alcune di esse, da

parte di una nota casa farmaceutica (non so se si può nominare, perciò ometto il

nome), è stato somministrato un famoso farmaco antidepressivo (anche qui, non so se

il nome si può fare o meno). Ad altre, è stata offerta quella che in apparenza era la

stessa medicina ma che in realtà era semplicemente zucchero. Ebbene, sia i depressi

trattati con il farmaco sia quelli trattati con il placebo hanno ottenuto risultati positivi,

dimostrando netti miglioramenti nell�’umore e nella qualità della vita, in percentuali

118

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molto simili. Ciò significa che chi assumeva zucchero con la convinzione che si trattasse

di un farmaco miracoloso ha, in effetti, ottenuto il miglioramento che si aspettava.

L�’effetto placebo, però, non funziona solo su sintomi per così dire �“psicologici�”, ma

anche su reali problematiche fisiche. Ad esempio, su alcuni pazienti affetti da

problematiche al ginocchio, sono stati effettuati finti interventi in artroscopia, con

tanto di anestesia e simulazione di intervento, nel senso che il chirurgo ha

letteralmente aperto e richiuso il ginocchio, per lasciare i segni del fasullo intervento,

senza però effettuare alcun tipo di intervento. Ebbene, anche in questo caso i risultati

sono stati a dir poco stupefacenti: tutti i pazienti, sebbene in misura diversa, hanno

migliorato la funzionalità del ginocchio e hanno riscontrato una netta diminuzione

delle problematiche che erano connesse alla loro situazione. Dal lato opposto,

parlando cioè di effetto nocebo, sono noti i casi di persone che si sono ammalate e

sono poi decedute in seguito a diagnosi mediche errate, solo perché si erano convinte

di essere malate e di avere una determinata �“data di scadenza�”28.

Capite bene, perciò, quale enorme importanza rivestono i vostri pensieri e le vostre

convinzioni. Nei capitoli seguenti vi spiegherò come parlare efficacemente a voi stessi

per evitare di innescare profezie autoavveranti negative e per innescare, invece,

profezie autoavveranti positive e foriere di risultati desiderati. Per il momento, iniziate

a mordervi la lingua ogni volta che nella vostra mente si affacciasse un pensiero di

sfiducia su quello che state facendo: �“non ce la farò mai�… con me non funzionerà�… ci

provo ma tanto non serve a nulla�…�” e cose del genere. Mi spingo oltre e vi dico che

non è nemmeno rilevante il fatto che voi crediate o meno a quello che vi dite: il

cervello registra ed esegue. Perciò, iniziate fin da ora a ripetervi frasi positive e

potenzianti come �“funzionerà benissimo�… starò benissimo�… sono fortunato�…sono

capace di farlo�…�” e così via. Anche se nel vostro cuore alberga la sfiducia, per il

cervello conta solo il messaggio che riceve, è questo il bello. Non vi è richiesta fede o

convinzione, solo un po�’ di impegno fisico, solo qualche minuto speso a parlare a voi

stessi. La fiducia, per quanto ciò possa ora sembrarvi bizzarro, arriverà dopo, quando il

vostro cervello avrà udito e registrato il messaggio un numero sufficiente di volte ed

avrà provveduto ad esaudire i vostri desideri.

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In questo capitolo, siamo partiti dal concetto di fortuna e siamo arrivati a parlare di

molte cose interessanti, ovvero del sistema �“scientifico�” per diventare fortunati.

Facciamo un breve riepilogo di tutti i concetti che vi servono per �“modellare�” le

persone che voi ritenete fortunate, affinché sin da subito anche voi iniziate a diventare

gli artefici della vostra fortuna.

RICETTA PER DIVENTARE ARTEFICI DELLA VOSTRA FORTUNA

(PRIMA PARTE)

INGREDIENTI:

- capacità di vedere gli eventi nel contesto della linea della fortuna;

- avere un atteggiamento rilassato e organizzarsi sistematicamente momenti di

rilassamento, per favorire il perfetto funzionamento del cervello;

- seguire intuizioni ed istinto;

- comunicare bene con se stessi, per sfruttare l�’effetto placebo ed evitare

l�’effetto nocebo.

Ora, cari lettori, siete arrivati ad un momento significativo, ovvero avete compiuto già

due terzi del cammino, avete percorso due delle tre tappe fondamentali per diventare

artefici della vostra fortuna, per creare la vostra vita così come l�’avete sempre sognata

e desiderata (ma come non l�’avete mai osata chiedere, parafrasando il titolo del

famoso film di Woody Allen).

In particolare, ora avete una visione molto più chiara del �“da dove veniamo�”: abbiamo

parlato delle sincronicità e delle coincidenze significative e del linguaggio attraverso il

quale il nostro corpo ci comunica il suo disagio. Abbiamo dato una sbirciata alle leggi

della Medicina Tradizionale Cinese ed abbiamo capito come ogni segno sul nostro

120

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corpo, ogni sintomo, ogni alterazione dell�’armonia significa che qualcosa non sta

andando come dovrebbe. Abbiamo considerato il corpo come qualcosa di più che un

semplice ammasso di muscoli, ossa e vasi sanguigni, ma come un canale metafisico

grazie al quale interpretare i messaggi che l�’universo ci invia circa il modo in cui

conduciamo la nostra vita.

Dopo aver compreso da dove veniamo e perché la nostra vita è quella che è in questo

preciso momento, vi ho lanciato una sfida in apparenza fantascientifica: chiedete

quello che volete, parlate dei vostri obiettivi, raccontate a voce alta i vostri sogni. Vi ho

detto di chiedere quello che volete ottenere, vi ho detto che avete per le mani la

possibilità concrete di creare la vostra vita esattamente come la volete. Affinché le

vostre richieste non fossero limitate dalle vostre attuali convinzioni circa ciò che

ritenete sia possibile e ritenete di poter fare, vi ho illustrato alcuni interessanti concetti

circa le infinite possibilità che avete a disposizione, sulla vostra immaginaria lista dei

desideri. Vi ho parlato di come parlare di voi stessi senza utilizzare il verbo essere, vi ho

raccontato di come funziona in realtà la fortuna e di tutte quelle cose che potete fare

per potenziare caratteristiche del vostro intuito e della vostra intelligenza che,

probabilmente, credevate fossero un regalo ricevuto in dono da qualche privilegiato.

Vi ho parlato di come strutturare i vostri obiettivi, affinché il cervello li comprenda e vi

metta in condizione di raggiungerli senza delusioni e frustrazioni.

Ora, cari lettori, sapete chi siete, da dove venite, e soprattutto quello che potete

chiedere, se solo avrete il coraggio di immaginare, di sognare, di osare l�’inosabile, di

chiedere all�’Universo tutto ciò che desiderate.

Coloro i quali ritengono si tratti di pura fantasia; coloro che credono che il loro caso sia

diverso, che con loro queste cose non funzioneranno; coloro che sorridono con

sarcasmo perché pensano di trovarsi di fronte all�’ennesimo mucchio di frottole che

promettono miracoli che mai si realizzeranno; ebbene per tutte queste persone il

viaggio termina qui. Consolatevi: meno del 10% di chi acquista un libro lo legge oltre i

primi tre capitoli. Voi siete già arrivati qui, siete stati fin troppo bravi.

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Per tutte quelle persone che, invece, hanno compreso; hanno capito; hanno percepito

dentro il loro cuore il rumore di qualche lucchetto che si apriva, di qualche catena che

si spezzava o semplicemente che si sono sentite pervadere dalla bellissima sensazione

che solo la speranza è capace di dare; per tutti voi, adesso, inizia la terza ed ultima

parte di questo breve ma intenso viaggio. Avete osato, avete chiesto, avete sparato

grosso: avete fatto bene. Ora vi spiego come fare per trasformare ciò che avete

pensato in realtà. Buon proseguimento.

122

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

FORTUNA E SFORTUNA NON ESISTONO.

I FORTUNATI hanno un particolare atteggiamento verso le cose e la vita in generale:

adottando tale atteggiamento, anche voi potrete diventare �“fortunati�” ed essere

sempre nel posto giusto al momento giusto, cogliere le opportunità ed evitare le

fregature.

Il vostro cervello crede a tutto quello che gli dite: se siete convinti che una cosa vi farà

bene, sarà così (EFFETTO PLACEBO). Se siete convinti che una cosa vi farà male, sarà

così (EFFETTO NOCEBO). Perciò, a voi la scelta.

Avete il potere di far realizzare ciò che pensate (PROFEZIA AUTOAVVERANTE): vi

conviene riflettere bene su quello che dite!

NOTE

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ESERCIZI

Il primo esercizio riguarda un ripasso: riprendete in mano le linee della vita che avete

disegnato e osservatele bene, per imprimere nella vostra mente il concetto che

nessuna cosa è brutta in sé, dipende da come decidiamo di affrontarla.

Il secondo esercizio riguarda un piccolo esame di coscienza. Rispondete:

VI DEDICATE ABBASTANZA TEMPO?

PRATICATE SPORT/ATTIVITA�’ CHE VI RILASSANO?

SE SI, QUANTE VOLTE E PER QUANTO TEMPO ALLA SETTIMANA?

SE NO, QUALI AVETE INTENZIONE DI COMINCIARE?

ENTRO QUANDO?

Il terzo esercizio riguarda la ripetizione di alcune profezie auto avveranti. Potete

chiamarle �“mantra�” o �“formule magiche�” o �“messaggi positivi�”: l�’importante è che le

ripetiate, meglio se a voce alta, almeno alcune volte al giorno. Iniziate con queste tre

frasi, ed inventatene voi di nuove, una al giorno. Potete anche scriverle, e rileggerle di

tanto in tanto.

SONO UNA PERSONA FORTUNATA, A ME LE COSE VANNO SEMPRE BENE.

TUTTO QUELLO CHE FACCIO, LO FACCIO BENE E OTTENGO OTTIMI RISULTATI.

SONO FORTE, SONO SICURO, SONO CARISMATICO ED OTTENGO SEMPRE QUELLO CHE

VOGLIO!

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PARTE TERZA

COME OTTENERE

CIO�’ CHE SI VUOLE

125

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8

CAMBIARE STRADA

Se fate le cose sempre nello stesso modo,

otterrete sempre gli stessi risultati.

(presupposto della PNL)

La prima cosa su cui focalizzare la nostra attenzione è un concetto molto importante,

ovvero quello che l�’uomo ha paura di ciò che non conosce e tende, perciò, ad essere

diffidente di fronte a tutte le cose che in qualche modo non rientrano nei suoi schemi

acquisiti, oppure che si discostano dalle sue idee o convinzioni. Questa caratteristica è

atavicamente legata a questioni di sopravvivenza ed in certi casi si rivela assai utile,

soprattutto nella vita sociale (a chi di voi non hanno insegnato: �“non dar retta agli

sconosciuti�”?). Tuttavia, spesso si rivela molto dannosa, perché costringe la persona a

muoversi sempre sugli stessi binari ed obbliga il cervello ad anestetizzarsi. Il che, come

abbiamo ormai assodato, è una cosa poco funzionale alla nostra salute, fisica e

psicologica. Soprattutto, è una cosa poco degna di gente come noi, artefici della nostra

fortuna!

126

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Per ottenere ciò che si vuole, per raggiungere risultati desiderati e funzionali, per

centrare gli obiettivi che ci siamo posti (nel modo studiato nei capitoli precedenti),

abbiamo bisogno di un cervello sveglio, pronto, vivace, elettrico, predisposto alle

nuove idee, al cambiamento.

Troppo spesso, invece, procediamo con il pilota automatico. Facciamo sempre le

stesse cose, ripetiamo gli stessi gesti, ci fossilizziamo sulle nostre ben consolidate

abitudini. È come se fossimo addormentati senza saperlo, in stato di trance

permanente.

Questo modo di fare ha una ben precisa spiegazione, da ricercare nei meccanismi di

funzionamento del nostro cervello. Ogni qualvolta noi eseguiamo qualche compito o

che elaboriamo un qualsiasi pensiero, sfruttiamo una particolare sinapsi nervosa,

ovvero una sorta di �“percorso�” composto da fibre nervose collegate fra loro, che si

sono collegate la prima volta che abbiamo compiuto una determinata azione. Per

comodità, il cervello tende a ripercorrere sempre le stesse strade, ad utilizzare le

medesime sinapsi nervose, a strutturare la nuova esperienza sulla base di sinapsi già

costruite. La prima volta che, da bambini, avete incrociato le braccia al petto, avete

costruito dentro il vostro cervello una particolare sinapsi nervosa, un determinato

meccanismo. La seconda volta, avete di certo sfruttato lo stesso percorso, per

questioni di comodità e praticità. Ed ora, adulti, incrociate le braccia sempre allo stesso

modo, senza nemmeno pensarci. Se vi chiedessi di portare le braccia in posizione

incrociata al petto, lo fareste con facilità e senza riflettere. E se vi chiedessi, invece, di

cambiare posizione a tale incrocio, invertendo l�’ordine delle braccia? Fatelo, e vi

renderete conto di come questa semplice azione possa risultare complicata, perché �–

appunto prevede l�’utilizzo di sinapsi nervose completamente nuove. Non solo: il

cervello tende anche ad incasellare ogni esperienza sulla base delle precedenti

esperienze, invece che creare in modo autonomo sinapsi nervose nuove, adatte

all�’occasione.

Vi faccio un altro banale esempio, che prendo in prestito dal mio trainer, Claudio

Belotti. Poniamo il caso che io decida di mandarvi una mail contenente un allegato, un

documento in cui vi spiego una cosa qualsiasi. La maggior parte delle persone, in una

127

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situazione del genere, procede più o meno allo stesso modo: decide di salvare il file,

sceglie il luogo in cui salvarlo seguendo il percorso proposto dal computer e lo salva.

Ebbene, il cervello funziona allo stesso modo. Riceve un input dall�’esterno e lo colloca

in una cartella preesistente, per comodità. Chi di voi, ricevendo un allegato tramite

mail, prima di salvarlo, si prende la briga di andare sul desktop, cliccare sul tasto destro

del mouse, aprire e rinominare una nuova cartella per l�’occasione? Al limite, lo fareste

nel caso io, tutti i giorni, vi spedissi qualcosa: in tal caso, potreste decidere di aprire

una cartella dedicata ai miei messaggi. Ciò avviene, naturalmente, per evitare un

eccessivo �“carico�” al cervello ed in parte si tratta di un processo utile, purché �–

appunto �– vi sia la consapevolezza di tale processo e lo si sfrutti solo quando serve,

solo nella misura in cui sia funzionale a noi stessi.

Facciamo un altro esempio. Avete mai mangiato qualche cibo particolarmente strano,

magari esotico, mai mangiato prima?

Si? Bene. Pensate a quel cibo. Di che cosa sapeva?

Facciamo l�’ipotesi che qualcuno di voi abbia assaggiato la carne di struzzo. La maggior

parte di voi, alla domanda �“di che cosa sa?�”, si sarà sforzati di pensare a cosa somiglia il

sapore della carne di struzzo, ad esempio tacchino, pollo, vitello. In realtà, la carne di

struzzo sa solo e semplicemente di carne di struzzo, ma il nostro cervello si sforza di

incasellare l�’esperienza in una cartella che esiste già, piuttosto che fare lo sforzo di

crearne una nuova, apposta per l�’occasione. Pigro, il ragazzo!!!

Ebbene, così facendo, il numero di sinapsi nervose è sempre lo stesso e le stesse

sinapsi sono sfruttate in mille modi diversi, con le evidenti limitazioni che ciò

comporta. Tanto più questo sistema è collaudato e sfruttato, tanto più nella persona è

radicato l�’atteggiamento che in psicologia è chiamato �“dissonanza cognitiva�”, ovvero

rifiuto netto per ciò che �“stona�” con quello che già sappiamo.

Comprendete bene come ciò sia limitante, per noi ed il nostro cervello: adeguandoci a

questo principio, precludiamo a noi stessi la possibilità di fare nuove esperienze, di

provare nuove strade, di verificare nuove opzioni. Non solo: in caso di difficoltà, in caso

di problemi da risolvere, di situazioni da affrontare, saremo costretti ad utilizzare solo

le poche sinapsi a disposizione, pagandone le evidenti conseguenze. E questa cosa non

128

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solo è limitante, ma anche assurda, se solo consideriamo che il nostro cervello è un

concentrato di potenzialità infinite. Utilizzarlo in modo così banale e limitato è davvero

un oltraggio, uno spreco di risorse senza giustificazione.

Per questo motivo, chiunque aderisca al principio �“IO SONO CHI VOGLIO ESSERE�”,

chiunque voglia davvero essere artefice della sua fortuna, ha una missione

imprescindibile: uscire dalla �“zona di confort�”, dal piccolo cerchio nel quale siamo

tranquilli (troppo!) perché tutto è noto e conosciuto, dalla ripetitività dei soliti pensieri,

dal percorso obbligato delle vecchie sinapsi nervose. Pensate che, ogni volta che

assaggiate qualcosa di nuovo, create una sinapsi nuova. Ogni volta che percorrete una

strada diversa, create una sinapsi nuova. Ogni volta che leggete un nuovo libro, create

migliaia di sinapsi nuove! Proprio di recente, ho letto su un libro che parla di

matematica (io ho sempre odiato la matematica, eppure sono convinto che nel corso

del tempo i gusti possano cambiare) questa esortazione del suo autore: �“bisogna porsi

delle domande, accettare le sfide dei problemi e degli enigmi. Ci si può chiedere di

tutto, ci si deve interrogare su tutto! Porsi dei problemi è ciò che ci dà la dignità di

essere umano, che ci consente di non essere passivi di fronte agli eventi. Anche gli

eventi più elementari e quotidiani, apparentemente i più ovvi e scontati, sono delle

straordinarie finestre sul mistero. Bisogna essere curiosi, ingenuamente curiosi.

Bisogna avere il coraggio di porsi le domande, senza aver paura di sembrare

sciocchi.�”29

Allora, facciamo un po�’ di esperimenti, verifichiamo quanto utilizzate le vecchie sinapsi

nervose, così vi renderete conto di quanto avete bisogno di dare una bella scossa al

vostro cervello.

1. Quando ordinate la pizza, vi concedete sempre la solita pizza preferita? Oppure,

quante volte cambiate gusto? E, se sì, ogni quanto?

2. Che cosa ordinate di solito al bar, per l�’aperitivo, o per il dopo cena? Quante

volte cambiate cocktail? Quante volte modificate la vostra routine dell�’happy

hour?

129

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3. Quando tornate a casa dal lavoro, quante volte cambiate almeno un tratto di

strada? E quante volte vi capita di arrivare a casa senza nemmeno esservi

accorti di aver percorso il tragitto?

4. Per quelli di voi che vanno in palestra o in piscina, quante volte cambiate

l�’armadietto nello spogliatoio? E quante volte, invece, tendete ad andare a

cambiarvi sempre nella stessa zona dello spogliatoio? E non è forse vero che se

trovate il �“vostro�” armadietto occupato, provate addirittura fastidio, come se

fosse vostro?

5. Chi di voi (fra quelli che fumano) cambia, almeno una volta ogni tanto, la marca

delle sigarette, anche solo per il gusto di avere, di tanto in tanto, un pacchetto

di sigarette nuovo, da assaggiare?

6. Quante volte cambiate modo di vestirsi, routine, marca del doccia schiuma,

negozio preferito per gli acquisti?

7. Quante volte, al ristorante, ordinate pietanze che non conoscete e quante

volte, invece, preferite stare sul sicuro?

8. Quante volte, andando al supermercato, vi capita di parcheggiare la macchina

più o meno al solito posto, se lo trovate libero?

Potremmo andare avanti per ore. Volevo giusto farvi capire come la maggior parte

delle vostre scelte quotidiane è diventata inconsapevole, automatica, ripetitiva e

banale. Fate attenzione, però: i cervelli che procedono in modo troppo automatico

sono i cervelli che è facile influenzare, manipolare, suggestionare, indirizzare! E c�’è

troppa gente al mondo che ha tutto l�’interesse a farvi vegetare in questo stato, perché

le persone che vegetano fanno poche domande, comprano quello che la pubblicità

dice loro di comprare, prendono le medicine che gli si dice di prendere, transitano

senza batter ciglio sulle strade della vita. Le persone che hanno le sinapsi nervose

�“annoiate�” sono spesso in stato di trance vigile, la qual cosa può essere un bene se

avete di fronte una persona che vuole aiutarvi, ed un male se qualcuno si vuole

approfittare di voi. Per trance, non intendo essere addormentati o ipnotizzati: intendo

semplicemente che la vostra mente non è sufficientemente radicata nel qui e ora.

130

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Pensate a un elefante vestito di verde, che si avvicina verso di voi. Immaginate che

inizia a parlare e mentre lo ascoltate una parte di voi pensa che sarebbe bello rilassarsi

e lasciarsi andare ai consigli dell�’elefante. Che vuol dire questo strano discorso? Nulla,

e al tempo stesso siete andati in trance, ovvero vi siete allontanati dal momento

presente e avete spaziato con la mente in altri luoghi. Ebbene, come sanno alla

perfezione gli ipnoterapeuti (il celeberrimo Milton Erickson su tutti)30, in questo stato

di trance si possono fornire alla persona delle induzioni, ovvero dei comandi per

portarla precisamente nello stato in cui la si desidera portare. Ripeto: se foste in uno

studio medico, di fronte ad un ipnoterapeuta interessato alla vostra guarigione, si

tratterebbe di una buona cosa. Se, invece, foste in questo stato davanti alla

televisione, ebbene la porta della vostra testa sarebbe aperta a qualsiasi suggestione.

Vi lascio immaginare i danni. Chiunque potrebbe infilare nella vostra testa qualsiasi

cosa. Bene. È il momento di iniziare a darsi da fare per svegliare la nostra testa e per

creare nuove sinapsi. In realtà, si tratta di un compito molto semplice: è sufficiente

inserire nella vostra vita qualche cosa di nuovo e/o originale, almeno una volta la

settimana. È sufficiente decidere che volete svegliare il vostro cervello. Per svegliarlo,

dovete nutrirlo costantemente con stimoli nuovi, affinché espanda la propria rete di

sinapsi nervose. Siate curiosi. �“La curiosità è tutto�”, diceva Einstein quando gli

chiedevano spiegazioni circa le sue meravigliose scoperte. Ad esempio, potreste

decidere di percorrere, di tanto in tanto, strade alternative per tornare a casa o per

andare al lavoro. Potreste decidere di ordinare, almeno una volta ogni tanto, un gelato

di gusto diverso o una pizza che di solito non ordinate. Potreste deliberatamente

scegliere un armadietto diverso tutte le volte che andate in palestra. È buona usanza

cambiare sempre posto, quando si partecipa a corsi o conferenze che durano più di un

giorno, per offrire al cervello sempre nuovi punti di vista. Un po�’ come fa Robin

Williams nella celebre scena del film �“L�’attimo fuggente�”, quando invita i suoi alunni a

salire in piedi sui tavoli per osservare il mondo da una nuova prospettiva. Quelli di voi

che, al supermercato, scelgono sempre lo stesso parcheggio, possono provare a

parcheggiare la macchina da qualche altra parte. Chi pratica sport all�’aperto, come ad

esempio running, mountain bike o simili, può variare il solito percorso di allenamento.

131

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Chi ha sempre la stessa routine, può invertire l�’ordine degli impegni o decidere di

cambiare addirittura struttura alla propria agenda, laddove ciò sia possibile. Vi assicuro

che impegnarsi in una attività del genere produce molti più risultati di quel che potete

immaginare. Per aiutarvi, vi consiglio di preparare uno schema come quello che segue

e di divertirvi a compilarlo. Vi consiglio anche si fotocopiare la pagina, di incollarla in

cucina e di tenerla sempre sotto controllo. Gli obiettivi devono essere sempre scritti e

sotto gli occhi, altrimenti perdono di efficacia e finiscono nello sgabuzzino degli

impegni mancati e dei sogni perduti.

ROUTINE NOVITA�’!!!

Strada percorsa per andare al lavoro:

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…..

Nuova strada: �…�…�…�…�…�…�…�…...

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

Pizza tradizionale: �…�…�…�…�…�…�…..

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

Nuova pizza: �…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

Palestra, armadietto numero: �…�…�….. Nuovo armadietto: �…�…�…�…�…�…�…�…

Cocktail tradizionale: �…�…�…�…�…�….

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

Nuovo cocktail: �…�…�…�…�…�…�…�…�…�…

�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�….

Gelato preferito: Nuovo gelato:

Non solo: prendetevi l�’impegno di esplorare almeno un nuovo ristorante al mese,

invece dei soliti tre o quattro locali che bazzicate sempre. Decidete di assaggiare

qualcosa di nuovo almeno una volta ogni tanto. Stupite voi stessi, aggiungete questi

piccoli �“brividi�” alla vostra vita!

Rammentate che, se state leggendo un libro come questo, è probabile che in voi

alberghi il desiderio del cambiamento o, almeno, del rinnovamento di alcune parti

132

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della vostra vita che non vi piacciono molto. Se siete qui, avete di certo qualche cosa in

sospeso, qualche questione da risolvere o, semplicemente, siete persone che sentono

di avere risorse inespresse e male utilizzate e che sanno che potrebbero far meglio, se

solo riuscissero a tirarle fuori e ad utilizzarle nella maniera corretta. Comunque sia,

siete persone che hanno la curiosità di scoprire qualche cosa di nuovo, e di valutare

nuove opzioni. Cominciate da queste semplici cose. Anche se si tratta, in effetti, di cosa

materialmente molto facili da realizzare, rappresentano una vera e propria sfida per la

nostra testa, così ben programmata e così comodamente adagiata sulle sinapsi già

costruite. Non solo: mettere in atto queste piccole strategie di cambiamento

costituisce il fondamento di cambiamenti più profondi, che riguardano aspetti più

�“importanti�” della vostra vita. Come vi ho già detto e come vi ripeterò (e come hanno

ripetuto a me infinite volte), �“se fate le cose sempre allo stesso modo, otterrete

sempre gli stessi risultati�”. Ebbene, non si tratta solo di fare in modo diverso le

�“grandi�” cose, ma tutte le cose, anche quelle che in apparenza sembrano non avere

eccessiva attinenza con i problemi della vita di tutti i giorni. Del resto, potreste

pensare, se mio marito mi fa soffrire, che io ordini la pizza margherita o la pizza

quattro stagioni, che differenza fa? Nell�’immediato, nessuna (forse). Eppure,

sommando questo a cento altri cambiamenti, potreste scoprire che cambiare è bello,

ed applicare questa filosofia anche ad altre situazioni che non vi piacciono (ad esempio

il marito!).

Inoltre, se davvero volete cambiare, dovete modificare tutto, poiché non vi è dato di

sapere quale aspetto specifico della vostra vita influenza il vostro comportamento.

Evitate di avere pregiudizi, o di dare per scontate cose che tanto scontate forse non

sono, anche perché potreste avere qualche piacevole sorpresa. Per verificare ciò che vi

sto dicendo, potete fare un piccolo esperimento, oggi stesso. La tendenza delle

persona ad agire in modo meccanico si rivela anzitutto nella vita quotidiana: il

momento del pranzo o della cena in famiglia ne sono un eccellente esempio. Che voi

viviate con i vostri genitori o che voi ceniate con la vostra famiglia, cenerete o

pranzerete seduti sempre allo stesso posto. Ogni persona, di solito, ha il �“suo�” posto a

tavola, è vero? Ebbene, dopo aver letto queste righe, al primo pranzo o alla prima cena

133

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cambiate posto con uno a caso dei commensali. Soprattutto se abitate nella stessa

casa da parecchi anni (e perciò la vostra abitudine è molto radicata), l�’effetto di

mangiare seduti in un posto diverso è piuttosto bizzarro e produce un vero e proprio

senso di straniamento, dovuto al fatto che il vostro punto di vista è diverso. Si tratta di

una sensazione che potete sperimentare nell�’immediato e che vi darà la prova di

quanto sia vero scuotersi dal torpore ed uscire dalla zona di confort.

Ora che avete capito l�’importanza di sviluppare nuovi collegamenti cerebrali, di

svegliare il vostro cervello assopito, giochiamo un po�’, vi va?

Prima, però, il riassunto di quanto abbiamo detto!

RIASSUNTO DEL CAPITOLO

AVETE BISOGNO DI SINAPSI NERVOSE FRESCHE.

USCITE DALLA VOSTRA DI CONFORT.

PRATICATE NUOVE STRADE, INTEGRATE I VOSTRI GUSTI CON NUOVI GUSTI,

CONCEDETEVI IL PIACERE DELLA SCOPERTA.

E ricordate�… UN CERVELLO ADDORMENTATO E�’ UN CERVELLO IN PERICOLO!!!

NOTE

134

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ESERCIZI

Il vostro allenamento consiste nel riprendere la tabella che avete trovato qualche

pagina fa, nell�’ampliarla e, soprattutto, nel completarla. Dovete riempire la tabella

prima di aver terminato la lettura di questo libro. Naturalmente, dovete ampliare la

casistica che vi ho proposto io, in relazione alle vostre abitudini ed al vostro stile di

vita. Ad esempio, se il vostro week end è caratterizzato sempre dalla stessa routine,

modificate quella. Se al cinema scegliete sempre lo stesso posto, cambiate quello, e

così via. Scrivete le vostre abitudini da �“verificare�” nella prima parte, nella seconda

scrivete i cambiamenti che avete apportato e, se vi va, l�’effetto che hanno prodotto su

di voi.

ABITUDINI DA VERIFICARE:

1.

2.

3.

4.

5.

�…

NOVITA�’ INTRODOTTE:

1.

2.

3.

4.

5.

�…

135

Page 136: 38468509

9

SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!

La cosa bella è che, forse, la stagione migliore

della vostra vita si trova davanti a voi, se lo

vorrete, perché il 90% delle vostre potenzialità

non solo è inutilizzato, ma addirittura

nascosto. (Tim Hansel)

Contrariamente a quel che comunemente si crede, diventare più intelligenti si può. Ad

esempio, impegnandosi a fondo nei compiti precedentemente proposti, utili ad uscire

dalla nostra zona di comfort e a intrecciare nuove sinapsi nervose, il cervello si sveglia

ed è più propenso all�’apprendimento. Tengo particolarmente, poi, a sfatare un altro

luogo comune, ovvero quello secondo il quale i ragazzi hanno enormi capacità di

apprendimento e le persone �“di una certa età�” hanno ormai il cervello addormentato.

La ricerca scientifica ha ormai assodato che i concetti di neuro plasticità e neuro

staticità non sono correlati con l�’età anagrafica, quanto piuttosto con il tipo e la

136

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quantità di sollecitazioni cui è sottoposto il cervello. La neuro plasticità, tanto per

intenderci, è la predisposizione del cervello ad apprendere rapidamente concetti nuovi

e diversi, plasmando la rete delle sinapsi nervose in modo elastico e veloce. Si riteneva

fosse una caratteristica tipica di determinate fasce di età (infanzia, adolescenza, prima

maturità) e destinata a scemare con il trascorrere degli anni. La neuro staticità,

viceversa, indica un cervello statico, fermo, congelato, incapace di intessere reti

sinaptiche nuove e �“fresche�”. Si riteneva fosse la condizione immancabile ed

inevitabile delle persone meno giovani ed anziane. Invece, le cose sono diverse da quel

che si credeva: ovvero, non esiste un tempo limite oltre il quale il cervello perde la

capacità di apprendere nuovi concetti. Naturalmente, se il cervello viene sollecitato in

modo costante, preserverà la capacità di creare rapidamente nuove sinapsi. Se, invece,

a causa della errata convinzione che �“dopo una certa età�” è inutile darsi da fare, al

cervello non verranno forniti stimoli nuovi, ecco che, in effetti, la sua condizione sarà

di neuro staticità ed in quel caso, realmente, acquisire nuovi concetti o sviluppare

aspetti differenti della propria intelligenza sarà difficile, per non dire impossibile.

Sembra inevitabile, pertanto, il dover correre ai ripari per tempo ed interrompere

all�’istante qualsiasi forma di decadimento o di appassimento sia già in atto.

Soprattutto, se davvero volete cambiare, se davvero volete ottenere dalla vita risultati

diversi da quelli che avete ottenuto fino ad ora, se volete fare in modo che il vostro

cervello vi aiuti a raggiungere qualsiasi obiettivo, ebbene allora dovete destarvi

all�’istante dalla zona di come vigile in cui avete trascorso gli ultimi mesi o anni e

iniziare a riprendere possesso delle vostre facoltà. Scoprirete che stando meglio,

vivendo con più prontezza mentale e più lucidità, con più idee buone in testa e con una

maggior dose di intelligenza, riuscirete a realizzare imprese che prima sembravano

troppo lontane dalla vostra portata.

�“Il cervello non è una macchina, ma un�’architettura vivente che mira a costruirsi

perfetta, attraverso continui errori costruisce il progetto, accettando ogni volta anche il

rischio di crollare. L�’esperienza è una grande maestra e, dal punto di vista dei neuroni,

un�’esperienza non fatta è un�’occasione mancata, una sinapsi che non cresce e non

137

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sapremo mai cosa sarebbe stata in grado di fare. Volete sapere di che cosa è capace il

cervello? Usatelo, è il metodo migliore.�”31

Proprio così: usate il cervello, usatelo in tutti i modi che riuscite ad immaginare,

partendo dal meraviglioso presupposto che qualsiasi esperienza è valida, proprio

perché è un�’esperienza. Usatelo, e riuscirete ad acquisire il totale controllo di voi stessi

e delle vostre capacità e diventerete così, letteralmente, gli artefici della vostra

fortuna.

Vediamo ora da vicino quel che potete fare al riguardo.

INTELLIGENZA VERBALE

Anzitutto, voglio parlarvi di quella che Tony Buzan, già citato autore ed autorevole

esperto in materia �“intelligenza�” (trovate i titoli dei suoi lavori nelle note

bibliografiche), definisce intelligenza verbale. Possiamo definirla come la capacità del

cervello di elaborare concetti e di tradurli a livello fonetico, ovvero la capacità del

cervello di concretizzare ciò che pensa in parole. Tale capacità, come molti di voi

converranno, a volte crea alcune difficoltà, poiché tale processo di �“transito�” dal

pensiero alla parola è meno semplice di quel che sembra, soprattutto se il �“bagaglio�”

di parole di cui disponiamo è scarso o limitato, rispetto alle infinite possibilità

dell�’immaginazione.

Una delle spiegazioni a tale fenomeno è da ricercarsi nelle scarse letture che fin da

bambini facciamo. Leggendo tanti libri di diversi argomenti, infatti, le nostre capacità

intellettive sono incrementate in modo eccezionale, ed il nostro vocabolario aumenta,

soprattutto se le letture sono effettuate in modo critico, vale a dire che, se troviamo

una parola che non conosciamo, abbiamo la premura di cercarne il significato su un

dizionario. I bambini leggono molto poco, è vero, e la responsabilità di questo pessimo

rapporto dei nostri ragazzi con la carta scritta è essenzialmente nei genitori, che per

primi non danno il buon esempio (salvo poi urlare che �“è importante leggere!) o che

hanno una concezione errata della lettura. In un meraviglioso saggio, Daniel Pennac

spiega proprio come, in modo inconsapevole e pur animati da buona fede, gli adulti

facciano proprio di tutto per far odiare i libri ai bambini, arrivando a proporre un

138

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�“decalogo del lettore�”, in cui si rivendica, tra le altre cose, il diritto di accantonare un

libro se non ci piace, il diritto di leggere come ci pare ed il diritto a non farci piacere

quello che gli altri ci dicono essere �“bello�” o �“classico�” o �“imperdibile�”. Lo stesso

Pennac, in un divertente passaggio, si chiede: �“si può non amare Flaubert? Si, si

può�”32.

Una delle prime cose che potete fare per voi stessi, per elevare il vostro spirito e

migliorare la vostra intelligenza, è recuperare un sano e fruttuoso rapporto con i libri.

Di certo, voi che siete qui a leggermi, fate parte di un ristretto gruppo di persone,

ovvero quelle che sperimentano nuovi mondi e nuove idee attraverso le parole di altre

persone. Forse, quindi, i miei consigli a voi si addicono poco. Eppure, sono anche certo

che per tutti esiste spazio di miglioramento e, se siete qui, evidentemente anche voi

siete alla ricerca di una miglior immagine di voi stessi. Perciò, iniziate dai libri. Le

uniche regole che dovete seguire, per fare in modo che la vostra crescita intellettiva sia

funzionale e piacevole al tempo stesso, sono le seguenti: scegliete sempre e solo libri

che vi attraggono, a prescindere dal presunto valore artistico degli stessi e leggete

sempre e solo quando avete voglia di farlo e finché avete voglia di farlo. Leggere è un

piacere, un piacere immenso per molti, un piacere supremo per altri. Perciò, seguite i

miei consigli. Se siete attratti da un libro di giardinaggio piuttosto che da un grande

classico, leggete il libro di giardinaggio. Assecondate la vostra curiosità tenendo

presente che qualsiasi occasione è buona per creare nuove sinapsi nervose, anche lo

scoprire come si annaffiano le margherite o di che colore sono i tulipani. Ogni nuova

informazione che inserite nel cervello vi rende più intelligenti. Leggete quando volete

e, se vi è possibile, leggete in luoghi diversi dal letto, sul quale è probabile resisterete

poco, crollando in un invincibile sonno. Il letto, infatti, è neuro associato al sonno e,

ogni volta vi ponete in posizione orizzontale, il cervello inizia a predisporsi per una

buona dormita.

Leggete tanto, tutto quello che vi passa per le mani, e diversificate il più possibile le

letture, affinché le informazioni che immettete dentro di voi siano il più disparate

possibile. Questo, oltre a migliorare la vostra cultura generale, vi permette di ampliare

moltissimo il vostro vocabolario, perché ogni �“disciplina�” o ogni �“genere�” di romanzo

139

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ha un suo specifico linguaggio e possiede termini propri. Mi spiego: in un lavoro sul

giardinaggio, troverete un pacchetto di termini appropriati, molto diversi da quelle che

troverete leggendo questo libro, leggendo l�’ultimo libro di Harry Potter o il nuovo

successo di Igor Sibaldi. In tal modo, vi garantite l�’accesso a una serie di parole e

concetti che mancavano al vostro bagaglio, con ciò espandendolo in molte direzioni

diverse. Buona norma, poi, è tenere a portata di mano un dizionario ed un dizionario

dei sinonimi e dei contrari, per chiarire all�’istante il senso di parole che non conoscete,

prima che ve ne passi la voglia ed il dubbio transiti nel dimenticatoio. Potete anche

decidere di giocare ad imparare parole nuove, una al giorno, sfogliando il dizionario.

Potete giocare con vostro marito, vostra moglie, i vostri figli: vince chi trova una parola

che gli altri non conoscono. Imparare può essere molto divertente, contrariamente a

quello che, con l�’esperienza scolastica, abbiamo appreso durante l�’infanzia e

l�’adolescenza. Lo so bene anche io, che mi spaccavo la testa sui codici di procedura

civile e che ora trascorro anche l�’intera nottata a studiare i modi in cui un elettrone

può andarsene in giro per lo spazio ed il tempo!

Badate bene, si tratta di qualcosa di più che di imparare nuove definizioni o il

significato di nuove parole, per la qual cosa può essere sufficiente un buon cruciverba.

Leggere molto aiuta il cervello ad elaborare in forma scritta o orale i nostri pensieri e,

come poi vedremo nel capitolo dedicato alla linguistica, questo è tanto più importante

in quanto strumento per comunicare con noi e con gli altri.

Quanti libri dovete leggere? Nessuno! Quanti libri potete leggere? Tutti quelli che

volete! All�’inizio, magari, si tratterà di un libro al mese, poi saranno due, e poi

scoprirete il piacere di scorrere gli scaffali della libreria della vostra città, in attesa che

qualche titolo catturi la vostra attenzione. Ricordate solo di evitare la ripetitività e la

banalità, al fine di uscire dalla vostra zona di confort. Nuove sinapsi si intrecciano solo

se il cervello riceve nuove informazioni.

Per affrontare questo divertente ed importante compito, rammentate che la capacità

di apprendere una lingua è insita nel cervello ed è una caratteristica innata, basata sul

principio della imitazione. L�’esempio che riporta Buzan è quello riferito ai bambini

molto piccoli, che imparano a parlare la lingua del paese in cui nascono,

140

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semplicemente imitando i loro genitori e le persone che li circondano. Come fanno?

Semplicemente, grazie all�’amore per l�’apprendimento, grazie alla persistenza (la

ripetizione genera il successo!) e soprattutto allo spirito giocoso con il quale affrontano

senza saperlo la loro missione. Voi stessi, se avete figli, vi ricorderete che

l�’insegnamento trasmesso ai vostri cuccioli è stato all�’insegna del gioco e del

divertimento. Con tale atteggiamento approcciatevi alla vostra missione, e tutto vi

risulterà semplice e gradevole. Si tratta, in fondo, di giocare un po�’ con le parole. Siete

esenti da responsabilità, se durante il corso della vostra vita avete perso l�’amore per i

libri e le parole in genere: come dice Pennac, si può recuperare l�’amore per le lettere

solo scrollandosi di dosso tutti quei dogmi che ci sono stati inculcati in tenera età,

ovvero che apprendere è una cosa serie, che i libri vanno terminati anche se non ci

piacciono, che leggere i classici �“si deve�” perché fa bene. Ma chi lo dice? Chi di voi

terminerebbe una zuppa, se dopo due bocconi si rendesse conto che la zuppa proprio

non gli piace? E chi può arrogarsi il diritto di dirci cosa ci fa bene e cosa no, dal punto di

vista culturale? Io, ad esempio, dopo aver letto il saggio di Pennac, mi sono tolto un

peso dallo stomaco, letteralmente buttando nel cestino (sacrilegio!) �“I promessi sposi�”

di Manzoni. Credo di aver iniziato a leggere quel libro almeno dieci volte, a partire dai

primi approcci obbligati del liceo. Niente da fare: ogni volta, dopo le prime quaranta

pagine, la mia impresa falliva. E me ne sono sempre stupito, considerato che sono

aduso a letture anche piuttosto pesanti, che vanno da trattati scientifici di vario genere

a grandi classici, italiani, francesi e russi soprattutto. Manzoni, niente. Grazie a Pennac,

ho scoperto che posso vivere anche senza aver letto Manzoni, e non avete idea di che

liberazione sia stata! Soprattutto, amici miei, ricordatevi di divertirvi, di trovare il modo

di imparare divertendovi e che l�’essere troppo seri vi garantisce solo un sicuro

fallimento. Dice Buzan: �“Purtroppo, negli ultimi due secoli l�’apprendimento è diventato

molto più serio, e l�’elemento gioco è stato eliminato, tranne che nelle classi di alcuni

insegnanti fuori dal comune. Persino oggi, all�’inizio del XXI secolo, succede ancora così.

In America, alcuni educatori hanno fondato un movimento per eliminare del tutto il

gioco dalle scuole, compresa la ricreazione. La loro tesi? Se si elimina il gioco e la

ricreazione, si risparmia tempo e si ottengono risultati migliori dai giovani cervelli, che

141

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si dedicheranno al 100 per 100 al lavoro serio. Una simile strategia equivale a dire che,

amputando le gambe ai bambini, il loro corpo sarà più leggero e quindi più mobile!�”33

INTELLIGENZA CREATIVA

Abbiamo fra le mani, o meglio nella scatola cranica, il potere assoluto (oso dire divino)

di creare tutto ciò che desideriamo, letteralmente senza alcun limite. Con il solo e

spontaneo uso della fantasia, possiamo immaginare tutto ciò che desideriamo, con

facilità e senza fatica. Immaginare il solito elefante verde, seduto ad un tavolino, che

sorseggia un the con una scimmia a due teste mentre conversa di meccanica

quantistica e contemporaneamente un�’astronave piena di topolini scende dal cielo

mentre alcune talpe gigantesche scavano buchi nel terreno, è operazione del tutto

banale e naturale. O meglio, questo succede quando siamo piccoli, fino a quando ci

insegnano a stare con i piedi per terra, come se l�’esercizio della fantasia fosse

un�’attività riprovevole o comunque poco consona al mondo dei grandi. Ebbene, la

maggior parte dei cervelli grigi e ingrigiti deve la sua apatia proprio al mancato

esercizio della fantasia, della creatività e del libero pensiero.

Durante i miei seminari di miglioramento e crescita personale, faccio divertire i

partecipanti con il gioco delle libere associazioni, attività così apparentemente

semplice, eppure capace di mandare in crisi più di un avvocato e almeno un paio di

ingegneri (di solito, casalinghe e persone che svolgono lavori manuali se la cavano

decisamente meglio). Il gioco lo conoscete tutti: io dico una parola (ad esempio,

�“casa�”), e le persone dicono a turno la prima parola che viene loro in mente (�“muro�”,

�“coltello�”, �“ferro�”, �“gatto�”, �“stampante�” e così via). Le persone sedute in sala si

passano la palla l�’un l�’altra e poi, finito il giro della sala, si ricomincia da capo. La cosa

che mi lascia scioccato è che le persone sono libere di dire quello che vogliono:

nessuna regola è loro imposta, non esistono punteggi, non esiste un giudice che valuti

la loro scelta, non esiste nemmeno il criterio che la parola scelta sia in qualche modo

attinente a quella precedente. Li lascio completamente liberi di dire quello che

vogliono, eppure a parecchie persone si chiude la bocca, altri si agitano vistosamente

sulla sedia e molti altri si agitano e balbettano versi senza senso. L�’impressione che ho

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tratto da questo istruttivo ed interessante gioco è che la mente umana in qualche

modo sia intimorita dal procedere a caso, nel più totale e completo libero arbitrio,

quando si tratta, piuttosto, di un�’esperienza altamente ristoratrice per le nostre

capacità intellettive. Tale capacità di associare liberamente, ad esempio, è molto più

sviluppata nei bambini piccoli (i massimi e più divertenti risultati li ho avuti da bambini

di 5/7 anni) con i quali gioco quando li portano da me in studio per una consulenza.

Ebbene, non appena il piccolo realizza che ha il permesso di dire quello che vuole,

senza restrizione alcuna, il gioco è fatto e per farlo smettere di parlare devo ricorrere a

tutta la mia abilità di persuasore! Verificatelo da voi, vi invito a giocare al gioco della

libera associazione, con qualche amico, il partner o anche da soli. Scegliete una parola

a caso (e già qui potrebbero sorgere alcune difficoltà, vero?) e datevi un tempo

prestabilito per creare tutte le libere associazioni che volete, o passando la palla al

vostro compagno di giochi, oppure parlando da soli. Senza regole, spaziate nell�’infinito

universo del vostro cervello.

Poi, potete complicarvi un po�’ le cose e creare tutte le associazioni che desiderate fra

due termini completamente diversi tra loro. Ho giocato a questo gioco leggendo un

libro di Tony Buzan, e l�’ho trovato altamente stimolante. Da un lato, perché è

divertente, d�’altro lato perché è estremamente complicato, a meno di non lasciarsi alle

spalle la ragionevolezza ed il pensiero verticale (di cui parliamo dopo). Vi faccio un

esempio. Vi chiedo di elencarmi tutte le possibili attinenze che esistono fra una forbice

ed un elefante. Prendetevi alcuni minuti, lavorateci sodo e ditemi quante ne avete

trovate.

Una? Due? Tre? Addirittura!

Ebbene, vi dico che cosa è venuta in mente a me. Forbice ed elefante�…. Potrebbero

essere due ciondoli d�’oro, oppure due disegni sul medesimo pigiama, oppure due

simboli di un alfabeto inventato, oppure due statue di marmo di un famoso scultore,

oppure�….

Avete capito? Nessuno vi ha detto di che materiale erano composti forbice ed elefante,

di che dimensioni erano e così via. Vi siete limitati da soli, quasi impauriti di lasciarvi

andare. Vi sto parlando di creare nuove sinapsi, di elaborare nuove idee, di diventare

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creatori di realtà mai viste prima! Del resto, ragazzi miei, spero stiate intuendo la

portata eccezionale che deriva dal possedere una buona e sana intelligenza creativa. Vi

ricordate di cosa vi dicevo prima, ovvero che, a livello di fisica quantistica, noi

possiamo creare la nostra realtà, semplicemente immaginandola? Ebbene: capite ora

perché la maggior parte delle persone, nonostante abbia il potere di determinare la

propria realtà, resta imprigionata nelle solite, tristi gabbie? Perché non hanno

immaginazione, non hanno fantasia, non sanno sognare ad occhi aperti!

Sognate, amici miei, sognate tutto quello che potete, tutto quello che volete, quando

volete. Vi lascio con paio di tracce, per allenarvi. Ricordate, tuttavia, che tutto quello

che io vi suggerisco funziona alla grande, a patto che venga messo in pratica, con

costanza e tenacia. Perciò, buon lavoro, e trovate le attinenze fra un modem e un

tagliaerba, e tra una stampante ed un tappeto persiano. Buon divertimento.

PENSIERO LATERALE

L�’intelligenza creativa è strettamente correlata al concetto di pensiero laterale, ovvero

il modo di ragionare opposto a quello che utilizziamo quotidianamente, chiamato

pensiero verticale. Senza dilungarmi in eccessivi e pesanti tecnicismi, il pensiero

laterale possiede l�’intrinseco ed immenso vantaggio di essere svincolato dai rigidi

schematismi del pensiero verticale. Ovvero, con il pensiero laterale potete andare

dove volete, senza preoccuparvi del senso di quello che state pensando o della

direzione nella quale state procedendo. In particolare, uno degli aspetti a mio avviso

più interessanti del pensiero laterale è quello di ampliare le possibilità insite nel nostro

cervello, che per natura è un sistema auto massimizzante, ovvero un sistema che

tende all�’economia e ad avere informazioni complete e plausibili in ogni momento.

Alcuni interessanti ed illuminanti esempi circa questo sistema di processo delle

informazioni le trovate nel bel libro di Edward De Bono34, uno dei massimi studiosi in

questo campo e che qui evito per non appesantire la trattazione. Questa caratteristica,

in ogni caso, è estremamente utile nella vita di tutti i giorni, altrimenti saremmo

letteralmente costretti all�’inattività. Mi spiego meglio: ogni volta che afferrate una

forchetta per infilzare un boccone di cibo, il vostro cervello dà per scontati tutti i

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passaggi ed i presupposti che vi spingono a compiere quel gesto in quel preciso modo.

Non state a pensare a quanto può pesare la forchetta, a quale forza dovete esercitare

sul pezzo di carne da infilzare e a quale velocità dovete infilarvela in bocca. Lo date per

presupposto perché lo avete già fatto una volta. Inoltre, il cervello sceglie, in virtù di

questa sua caratteristica, sempre la strada più facile e logica, per risparmiarvi fatica. Il

che è un bene quasi sempre, a patto che si coltivi anche l�’altro tipo di pensiero, quello

laterale, per evitare di pensare alla stregua di computers che ragionano solo sulla base

di precise informazioni e che non hanno la capacità di espandersi al di là di quelle.

Un�’altra caratteristica che differenzia il pensiero verticale da quello laterale è che il

primo procede alla ricerca di soluzioni e, una volta trovata la prima soluzione

disponibile, si arresta. Il secondo, invece, procede per il puro piacere di cercare e,

durante la ricerca, virtualmente senza limiti, proprio come l�’immaginazione, genera

nuove soluzioni ed infinite possibilità. Allenarsi ad utilizzare il pensiero laterale è

un�’attività giocosa e divertente, che non richiede talenti specifici e studi complicati: si

tratta solo di allenarsi a cercare la soluzione impossibile, la risposta che nessuno

darebbe mai, la strada nascosta.

Vi faccio un piccolo esempio di come potrebbe essere divertente allenare il pensiero

laterale. Rispondente ai seguenti quesiti. Li ho scelti pescando da libri, riviste e

internet, perché ciascuno spiega bene i meccanismi del cervello di cui vi parlavo prima,

ovvero quelli secondo cui il cervello è un sistema auto massimizzante, alla ricerca

sempre della soluzione più ovvia e facile.

Quesito numero uno.

Padre e figlio stanno viaggiando sulla stessa automobile quando, purtroppo, la

macchina esce di strada. Il padre del bambino muore sul colpo, il figlio è gravemente

ferito. Viene trasportato in ospedale per un intervento d�’urgenza ma, quando il

chirurgo lo vede, esclama: �“non lo posso operare, è mio figlio!�”. Come è possibile?

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Quesito numero due.

Un vigile vede un camionista che procede contromano in una strada a senso unico,

eppure non gli dà la multa. Come mai?

Quesito numero tre.

Secondo quale logica si spiega la sequenza dei seguenti numeri:

5, 10, 2, 8, 6, 3, 11, 0

Quesito numero quattro:

Quale sarà la prossima lettera della sequenza qui sotto?

Q S L P L D S Q �…

Vedete? Si tratta solo di divertirsi un po�’. Come ho sottolineato anche prima,

l�’apprendimento funziona meglio, se è divertente. Inoltre, diventare più intelligenti

non necessariamente significa sapere più cose o leggere più libri. Potreste essere

estremamente colti, da un punto di vista delle informazioni immagazzinate nella vostra

testa, e al tempo stesso totalmente incapaci di prendere rapide e opportune decisioni.

Dal mio punto di vista, essere intelligenti ha a che fare sì con la quantità di conoscenze

acquisite ma, soprattutto, con la quantità di sinapsi nervose intessute nel nostro

cervello e con la capacità di utilizzarle tutte, al meglio ed in modo opportuno. In

quest�’ottica, accomuno il concetto di intelligenza con quello di prontezza, di rapidità

dei processi di pensiero, di elasticità mentale. Tutte caratteristiche, queste, che alcune

persone sviluppano fin dalla tenera età e poi mettono a frutto nei più disparati campi e

che altri hanno invece l�’opportunità di sviluppare e coltivare da adulti. Prestate

attenzione ai quesiti che vi ho proposto e cercatene altri. Lasciate perdere le forme

rigide di pensiero, i dogmi e gli obsoleti modi di insegnamento. Credetemi, risolvere

enigmi di questo genere costringe la testa ad esplorare soluzioni nuove ed insolite, un

po�’ come fare gli esercizi che vi proponevo prima. Il risultato è che avrete un cervello

molto più sano, sveglio, fresco e reattivo. Solo con un cervello di questo genere

potrete attingere a tutte le vostre risorse, trarre frutto dagli insegnamenti appresi in

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questo libro ed imprimere una vera svolta alla vostra vita. Se resterete ancorato al solo

pensiero verticale, come potrete penetrare i misteri della meccanica quantistica, del

linguaggio dello psicosoma ed espandere la rete delle vostre connessioni nervose?

Avete a disposizione, davvero, una quantità di potenziale incalcolabile: lasciarlo

inutilizzato sarebbe un peccato mortale. Per di più, siete esentati dal compiere

qualsiasi scelta preferenziale fra pensiero verticale e pensiero laterale, poiché potete

utilizzare entrambi, per massimizzare la potenza celata nella vostra scatola cranica.

Perché scegliere, quando si può attingere ad entrambi i sistemi? Attenzione: non è

necessario lavorare nel campo del marketing o della pubblicità, per aver bisogno di

potenziare il pensiero laterale. Le applicazioni sono infinite e spaziano dal risolvere un

problema che riguarda vostro figlio al districarvi da una situazione complicata,

escogitando una soluzione che vi tolga d�’impiccio in tutta fretta. Avere il cervello

sveglio e furbo, scattante e pronto a sfornare idee come una mitragliatrice non è

prerogativa di poche persone, è un diritto (ed un dovere!) di tutti. Perciò, dateci dentro

ed iniziate a cercare indovinelli, quesiti, enigmi�… e giocate con chi vi pare, stimolatevi a

vicenda, mettete premi in palio (chi fa l�’indovinello più difficile non lava i piatti!).

Ed ora, prima di procedere, vi lascio con un ultimo quesito:

LAVORA CON L�’AGO GIORNO E NOTTE PER AGGIUSTARE LE MUTANDE ROTTE.

Indovinate!

(ps: tutte le soluzioni ai quesiti sono dopo le note bibliografiche).

MAPPE MENTALI

Per migliorare le vostre capacità cerebrali, sviluppare la memoria e potenziare

l�’intelligenza, potete far ricorso a quell�’eccezionale strumento rappresentato dalle

mappe mentali. Il vantaggio di utilizzare le mappe mentali consiste nel fatto che esse

sfruttano a meraviglia le caratteristiche di apprendimento del cervello. Personalmente,

ho tratto enormi giovamenti dall�’utilizzo di questo metodo di apprendimento e

mnemonico, soprattutto per quel che riguarda l�’organizzazione delle informazioni che

apprendo nei libri o che devo comunicare agli altri, ad esempio durante i miei seminari.

Grazie all�’ausilio di una mappa mentale ben disegnata, ad esempio, ho potuto

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abbandonare le decine di pagine di appunti che tenevo sul leggio durante le

conferenze, ed affidarmi completamente alla memoria, con risultati notevoli ed

entusiasmanti. Durante il mio lavoro in studio, giusto per farvi altri esempi, ho aiutato

molti bambini e ragazzi a risolvere presunti problemi di apprendimento grazie a questo

diverso sistema di apprendimento. Sull�’utilizzo e la realizzazione delle mappe mentali,

vi consiglio di leggere tutto ciò che trovate del già citato Tony Buzan, in particolare il

suo libro specificamente dedicato a tale argomento35. In sostanza, il motivo per cui le

mappe mentali funzionano così bene, come vi dicevo, è che sfruttano i meccanismi

attraverso i quali lavora il nostro cervello. Il nostro cervello, per esempio, fa fatica a

procedere per linea retta o in verticale e predilige le linee curve: le mappe mentali

sono un insieme di concetti tenuti appunto insieme da linee curve. Il cervello ha

bisogno di stimolazioni e tende a perdere attenzione di fronte a stimolazioni

monotone: perciò, le mappe mentali si realizzano con matite o pennarelli colorati,

evitando i mono toni, ovvero il blu ed il nero. Il cervello lavora fondamentalmente

attraverso immagini, alle quali solo in un secondo tempo collega concetti �“verbali�”: le

mappe mentali prevedono l�’utilizzo di immagini collegate a parole chiave, che servono

a fissare nella testa il concetto stesso. Come potete ben vedere, le mappe mentali

rappresentano l�’esatto contrario rispetto ai sistemi di apprendimento che vengono

insegnati a scuola, laddove si prendono appunti con penna blu o nera, scrivendo una

riga dopo l�’altra, con conseguente rapido appiattimento delle nostre onde cerebrali.

Con la premessa che realizzare una mappa mentale non richiede talenti artistici

particolari (potete disegnare anche da schifo, basta che l�’immagine che volete

rappresentare sul foglio sia per voi significativa), vi spiego brevemente come realizzare

la vostra prima mappa (e sottolineo nuovamente l�’importanza di studiare questo

argomento su testi che lo trattano in modo esauriente: qui ne do solo un accenno del

tutto parziale).

Anzitutto, vi servono un bel foglio bianco ed una scatola di pennarelli, o matite

colorate. A questo punto, dovete decidere a che cosa deve essere dedicata la vostra

mappa. Potrebbe trattarsi di fare il riassunto di un libro che state leggendo, così come

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dell�’elenco delle cose che dovete fare nel week end, oppure della lista della spesa, o

del vostro intervento alla prossima riunione sul lavoro. Qualsiasi cosa va bene.

Ok. Pensate per un istante a ciò di cui volete realizzare una mappa e disegnate al

centro del foglio una immagine che lo rappresenti, abbinandolo ad una parola chiave

(per esempio, titolo del libro da riassumere, o titolo del vostro intervento, oppure,

semplicemente �“spesa�”!). Ora, intorno a questo concetto centrale, disegnate e scrivete

le idee che sono immediatamente collegate, ad esempio i capitoli del libro, i punti

salienti che vorrete trattare nel vostro intervento o le macro aree di azione per la

vostra spesa (surgelati, reparto frutta, reparto carne e così via). Collegate queste idee,

ognuna delle quali deve essere abbinata ad un disegnino, anche semplice, con linee

curve e colorate, sfruttando più colori. Ora ripetete l�’operazione rispetto alle singole

idee che avete appena scritto, collegandole a loro volta con altre linee colorate. Per

esempio: spesa, reparto ortofrutta, zucchine, carote e patate. Lavorateci sopra,

riempite la mappa di disegni e colori, senza badare ai margini, alle direzioni prese dalle

linee, a regole di spazio o di dimensioni. Tanto più il vostro cervello sarà libero di

creare, tanto più la mappa sarà efficace e già il realizzarla sarà funzionale

all�’apprendimento dei concetti contenuti nella stessa. Ricordate solo che non ci sono

limiti alla quantità di informazioni che il cervello può archiviare, perciò dateci dentro e

buttate nella vostra mappa tutto quello che volete, i risultati sono garantiti!

SAR

Il S.A.R. è il sistema attivante reticolare, bruttissimo nome per definire una

caratteristica del cervello, ovvero quella di focalizzarsi di volta in volta su informazioni

o immagini che ritiene importanti, tralasciando tutto il resto. Ad esempio, se io vi

dovessi chiedere di recarvi in un supermercato e di prestare attenzione a tutte le

persone che indossano una camicia blu, il vostro SAR si focalizzerebbe su quello,

�“perdendo�” di vista le camicie gialle, quelle bianche e così via. Tanto è vero che se, poi,

dovessi chiedervi quante camicie blu avete contato, avreste di certo da darmi una

risposta abbastanza precisa. Se, invece, dovessi chiedervi il conto delle camicie

bianche, è probabile che fareste scena muta, o quasi. Si tratta, anche in questo caso, di

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un meccanismo che svolge una funzione utile alla sopravvivenza e alla nostra salute

mentale. Se, infatti, noi fossimo contemporaneamente attenti a tutto e consapevoli di

tutto, la nostra vita sarebbe un vero inferno e non riusciremmo nemmeno ad uscire di

casa. Tuttavia, questo meccanismo di difesa può generare dei problemi e, se non

controllato in maniera adeguata, può farci perdere opportunità ed occasioni,

impedendoci letteralmente le occasioni che tutti i giorni ci corrono davanti agli occhi.

Il già menzionato Richard Wiseman, a proposito di sistema attivante reticolare, ha

condotto una vasta serie di divertenti esperimenti, volti proprio a dimostrare come un

eccessivo utilizzo del SAR sia fonte di problemi.

Ad un gruppo di persone è stato chiesto di sfogliare un quotidiano, contando il numero

di fotografie presenti e promettendo un piccolo premio in denaro a tutti coloro

avessero indovinato la risposta. Il dottor Wiseman, però, aveva inserito fra le prime

pagine un annuncio in cui si diceva che chi avesse letto tale avviso avrebbe vinto un

premio in denaro ancor più consistente e senza nemmeno dover contare le foto. Poche

persone hanno visto tale avviso, ed erano tutte (tra l�’altro) �“fortunate�”. La maggior

parte degli intervistati, vittima del loro SAR, ha dovuto contare tutte le fotografie.

In un altro curioso esperimento, Wiseman ha chiesto a gruppi di persone di osservare

su uno schermo televisivo una partita di basket, con lo scopo di contare quanti

passaggi effettuavano i giocatori vestiti di bianco, anche in questo caso offrendo una

somma in denaro a chi avesse indovinato. Pensate che le persone erano così

concentrate, motivate dal premio, che pochissimi hanno notato, a metà partita, un

uomo vestito da gorilla che entra in campo, saluta e se ne va. Da questo eclatante

esempio, il dottor Wiseman ha poi tratto ispirazione per il titolo del suo bel libro

�“Dov�’è il gorilla?�”. Immagino che possa sembrare impossibile, eppure vi garantisco che

si tratta proprio di un meccanismo ineludibile del cervello. Io stesso, durante il

seminario in cui insegno ad utilizzare meglio le nostre risorse cerebrali, conduco

sempre due esperimenti che danno, immancabilmente, sempre lo stesso esito. Uno di

questi esperimenti, in particolare, consiste nel far firmare un �“fasullo�” modulo di

adesione al seminario, nel quale, oltre ai soliti dati (nome, cognome, indirizzo, etc.) ho

inserito una sorta di �“delega�” con la quale la persona mi �“autorizza espressamente a

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prelevare dal suo conto corrente una determinata somma per un determinato tempo�”.

Nel 99% dei casi la persona, vedendo che si tratta delle �“solite�” questioni di privacy,

firma senza leggere tutto il testo, proprio a causa del SAR che viene attivato

deliberatamente su un particolare aspetto del modulo e che, per risparmiare tempo,

tralascia tutto il resto. Immancabilmente, registro nelle persone �“truffate�” dal mio

piccolo esperimento forti reazioni di disappunto.

Come dice l�’ottimo Paul Liekens: �“In PNL, si parla di visione tunnel. Noi vediamo,

udiamo e percepiamo attraverso un tunnel e la sola cosa che ci preoccupa è quello che

troveremo alla fine del tunnel, il resto non esiste più. È possibile sbarazzarsi di una

visione o di un udito tunnel imparando a vedere o udire in modo panoramico.�”36

Lo stesso Liekens, propone un interessante esercizio, che vi suggerisco di eseguire

unitamente a quelli che vi ho proposto io. Questo specifico allenamento è utile per

sviluppare una visione più ampia. Se a tale esercizio abbinerete le strategie di

comportamento che vi ho suggerito, è probabile che nel giro di pochissimo tempo

inizierete a notare cose che finora non avevate mai notato. L�’�’esercizio che segue è

tratto dal libro di Liekens, �“Riprogrammare l�’inconscio�”.

ESERCIZIO PER SVILUPPARE UNA VISIONE PANORAMICA

Per prima cosa, disponetevi in uno stato d�’animo tranquillo e rilassato. Potete

utilizzare l�’esercizio di centratura che vi ho segnalato prima.

Fissate un punto davanti a voi e concentratevi su di esso.

Ora, allargate la visuale di 45 gradi, sia a destra sia a sinistra, senza perdere di vista il

punto di partenza.

Continuate finché non riuscite più ad allargarla.

Tornate al punto di partenza e ripetete l�’esercizio.37

Ebbene, se anche voi volete diventare come quelle persone che notano sempre

l�’opportunità anche dove nessun altro la vede; colgono sempre le sfumature di ogni

situazione che agli altri sfuggono; hanno una visione d�’insieme più ampia e quindi

elaborano strategie e soluzioni più rapidamente e più efficacemente di altri, ebbene

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dovete lavorare sul vostro sistema attivante reticolare. Fondamentalmente, si tratta di

applicare le strategie che vi ho già esposto a proposito della dissonanza cognitiva:

cambiare percorso con l�’automobile, evitare la ripetitività di situazioni ed impegni,

modificare piccoli particolari della vostra vita, vedere le cose in modo un po�’ diverso. A

questo, ora, aggiungete la consapevolezza del fatto che avete un sistema attivante

reticolare, informazione che prima vi era ignota. Perciò, ogni volta che state

osservando qualche cosa intorno a voi, chiedetevi: è proprio tutto quello che mi sta

succedendo intorno, oppure questo è solo quello che io vedo? Similmente, vi troverete

senz�’altro a dover risolvere un problema sul quale vi incaponite da tempo senza

trovare risposta o soluzione. Ebbene, in tal caso, pensate al vostro SAR e riflettete sul

fatto che più vi sforzare di �“vedere�” la soluzione, tanto più essa sarà sfuggente. Perciò,

distraete il vostro SAR smettendo di pensare alla stessa cosa, oppure sospendete il

giudizio e trovate qualche cosa d�’altro da fare: la soluzione, dopo, sarà alla vostra

portata e vi sarà facile trovarla!

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

POTETE IMPARARE, E DIVENTARE PIU�’ SVEGLI ED INTELLIGENTI, SEMPLICEMENTE

DIVERTENDOVI.

POTETE IMPARARE QUALSIASI COSA, A QUALSIASI ETA�’, A PARTIRE DA QUALSIASI

LIVELLO (SIETE �“NEUROPLASTICI�”!).

ALLENATE LA VOSTRA INTELLIGENZA VERBALE: LEGGETE!

ALLENATE LA VOSTRA INTELLIGENZA CREATIVA: IMMAGINATE!

GIOCATE CON IL PENSIERO LATERALE, VI AIUTERA�’ A

I L I E I G I G I E I R I E*

(*: LEGGERE TRA LE RIGHE!!!).

ESERCITATEVI CON LE MAPPE MENTALI, ED IL VOSTRO CERVELLO POTRA�’

APPRENDERE E MEMORIZZARE QUALSIASI COSA.

AVETE IL S.A.R., EVITATE CHE DIVENTI UN PROBLEMA E RICORDATE CHE MENO CI SI

FISSA SU UN PROBLEMA, TANTO PIU�’ FACILE E�’ RISOLVERLO.

NOTE

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ESERCIZI

Mettete in pratica tutto quello che avete letto e riprendete in mano gli esercizi che vi

ho proposto poco sopra. In particolare:

INTELLIGENZA VERBALE

Prendete l�’abitudine di acquistare (e leggere) almeno un libro al mese, possibilmente

di genere di volta in volta diverso.

Poi, giocate con qualcuno della famiglia al gioco delle parole difficili. Il gioco è

semplice: sfogliate il vocabolario, cercate una parola che trovate difficile e chiedete ai

partecipanti al gioco di esporne il significato. Tenete conto di chi ne indovina di più e, a

fine settimana, chi perde lava i piatti o prepara la cena per tutti!

MAPPE MENTALI

All�’inizio dell�’apprendimento, è buona norma disegnare almeno una mappa mentale

alla settimana. Potete lavorarci un po�’ di giorno in giorno, non è obbligatorio

completarla in un�’unica seduta. Sugli argomenti da �“mappare�”, la scelta è libera: lista

della spese, riassunto di un libro o di un film, elenco delle cose da fare in settimana�…

PENSIERO LATERALE

Andate in libreria e scovate un libro di quesiti di pensiero laterale, poi mettetevi alla

prova, oppure giocate con la famiglia. Come al solito, chi perde lava i piatti!

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IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE

Se puoi sognarlo, puoi farlo.

(Walt Disney)

Avete mai fatto un sogno così brutto e così realistico da svegliarvi con il fiatone, il

cuore che batteva all�’impazzata ed uno spiacevole senso di disagio addosso, che

magari vi ha poi accompagnato per tutta la giornata? Oppure, vi siete mai commossi

per esservi immedesimati in un film particolarmente triste e/o romantico? Si? Bene.

Quando vi risvegliate dal vostro incubo, tutto è esattamente come è sempre stato,

senza particolari cambiamenti climatici o ambientali: eppure, state sudando, o vi batte

forte il cuore, o avete la gola secca.

E quando siete al cinema, siete in un locale pubblico, una parte di voi sa che il tal

attore non muore veramente, o che la tal attrice non abbandona davvero il suo grande

amor: eppure, avete vere e proprie reazioni chimiche, come innalzamento della

temperatura corporea, produzione di lacrime e secrezioni abbondanti di ormoni.

Questo breve preambolo serve semplicemente per introdurre il tema di questo

capitolo, ovvero che IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE. È così: il cervello,

rispetto a questo aspetto specifico, è una sorta di registratore imparziale di quel che

vede o immagina. Per lui, quello che vede è �“vero�” e innesca reazioni corporee in

conseguenza di ciò che, appunto, ritiene vero. Di questa importante caratteristica sono

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a conoscenza tutti i grandi esperti di motivazione e gestione degli stati d�’animo, tutti

gli allenatori o i coach dei grandi campioni e tutti coloro che lavorano sul benessere

psicofisico delle persone.

Questa caratteristica di cui vi sto parlando è strutturale, insita nel cervello e

completamente automatica, ovvero non richiede alcun talento particolare o

predisposizione. Funziona, e basta. Naturalmente, possiamo sfruttarla a nostro

vantaggio, da veri artefici della nostra fortuna quali siamo.

Del resto, tutti i grandi campioni sportivi, tutto coloro che eccellono in qualche

disciplina o in qualche specifico lavoro, confermano che parte integrante del loro

allenamento o della loro preparazione è semplicemente dedicata alla visualizzazione di

ciò che devono fare e del modo in cui intendono farlo. Il cervello, in pratica, ha

letteralmente la capacità di creare la realtà e noi possiamo trarre massimo vantaggio

da questa specifica abilità, trasformandola in una sorta di lampada di Aladino da

strofinare, per poi esprimere i nostri desideri.

�“Gli scienziati hanno scoperto che se misurano l�’impulso elettrico in uscita dal cervello

di una persona (usando per esempio apparecchiature a scansione come la TAC o la PET)

mentre questi sta guardando un oggetto, e poi mentre sta immaginando lo stesso

oggetto, in entrambi i casi si attivano le medesime aree del cervello. Chiudere gli occhi

e visualizzare l�’oggetto produce gli stessi schemi cerebrali che emergono quando si sta

effettivamente guardando l�’oggetto. Non soltanto il cervello non distingue fra quello

che vede nel suo ambiente e quello che immagina, ma sembra anche non riconoscere la

differenza tra un�’azione eseguita ed un�’azione visualizzata�”.38

La visualizzazione è un aspetto così importante nel nostro processo di crescita

personale che voglio trattarla da più punti di vista, per farvi comprendere appieno le

potenzialità infinite che avete per le mani e che potete utilizzare a vostro piacimento.

Anzitutto, voglio sottolineare che le implicazioni della capacità del cervello di

trasformare in realtà anche ciò che crede vero, sono già sfruttate in campo medico. Un

esperimento molto interessante, riportato dalla rivista �“Explora�”39, riguarda alcuni

bambini afflitti da gravissime ed estese ustioni su tutto il corpo. L�’equipe che ha

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condotto l�’esperimento ha dapprima misurato, grazie ad apposite apparecchiature, la

�“quantità�” di dolore provato da questi bambini durante la medicazione, in cui il loro

corpo veniva cosparso di unguenti lenitivi. In seguito, le stesse medicazioni sono state

operate sui medesimi bambini, ai quali, contemporaneamente, venivano mostrate,

tramite appositi caschetti in grado di produrre immagini in �“realtà virtuale�”, scenari di

distese di neve, di ghiaccio e cose simili. Ebbene, la quantità di dolore, durante la

proiezione di queste immagini, calava in modo consistente, come se il cervello davvero

credesse di essere in qualche posto del Polo Nord, innescando reazioni chimiche

consequenziali come, ad esempio, il provare la sensazione del freddo, il che

spiegherebbe, appunto, il calo drastico delle sensazioni dolorose durante la

medicazione. Gli esperimenti sono stati condotti presso l�’Università di Washington, a

Seattle, negli Stati Uniti, dal dottor Hunter Hoffman, neuropsicologo. La casistica,

ormai, è così ampia da lasciar sperare che la terapia a base di �“realtà virtuale�” venga

utilizzata dovunque, come terapia complementare contro il dolore.

Sempre dal punto di vista strettamente medico/scientifico, di enorme rilievo sono

anche gli studi del dottor Francesco Bottaccioli, fondatore e primo presidente della

Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia, astruso nome che indica

semplicemente la connessione fra il fenomeno psichico, il cervello ed i sistemi

endocrino ed immunitario dell�’organismo. Tali studi dimostrano in modo chiaro ed

univoco che il cervello influenza il sistema immunitario e che quest�’ultimo comunica

con il cervello, grazie a piccole molecole chiamate neuro peptidi. Citando Bottaccioli,

�“l�’esistenza di una serie di molecole attive sia a livello centrale (nel cervello) sia

periferico (nel metabolismo di svariati organi e sistemi d�’organo) unifica, per così dire, il

corpo umano, getta un ponte tra cervello e resto del corpo, tra mente e corpo

biologicamente fondato�”40.

Per una trattazione più approfondita dell�’argomento, rimando al mio precedente

lavoro, premendomi qui soltanto evidenziare la validità scientifica degli argomenti

esposti, affinché il tono �“discorsivo�” da me volutamente adottato non sia scambiato

per �“leggerezza�” del tema trattato.

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Un altro interessantissimo studio, portato avanti dai ricercatori della Oxford University,

ha mostrato risultati a dir poco strabilianti.

�“Nello studio, ciascun volontario, sottoposto al test, ha nascosto un braccio sotto al

tavolo, mentre una mano di gomma, riempita con una intelaiatura di ferro e cotone,

veniva posizionata in modo da suggerire che fosse parte integrante del corpo.

Dopodiché, con un pennello venivano contemporaneamente strofinate sia la mano

finta sia quella vera ed il cervello dei volontari veniva scannerizzato con la risonanza

magnetica. A questo punto, sono stati sufficienti in media 11 secondi ai volontari per

iniziare ad avvertire la mano di gomma come propria. Quanto più forte era la

sensazione, tanto maggiore l�’attività registrata a livello della corteccia premotoria.

Terminato l�’esperimento, ai volontari è stato chiesto di indicare quale fosse la vera

mano. Ebbene, molti hanno indicato quella di gomma, sintomo evidente di un�’avvenuta

riorganizzazione cerebrale.�”41

Spostandoci oltre i confini nazionali, la dottoressa Claudia Rainville, microbiologa con

decennale esperienza ospedaliera, ha addirittura creato una corrente di pensiero,

teorizzando la Metamedicina, che offre appunto una visione che va �“oltre�” la medicina

tradizionale. Tra le tecniche utilizzate per risolvere pesanti traumi o situazioni del

passato che in qualche modo bloccano il paziente o creano disagi (non solo emotivi

ma, giustappunto, anche fisici), la Rainville, attenta sia all�’aspetto emozionale sia

all�’aspetto rigoroso e scientifico delle tematiche esposte, propone una letterale

�“riscrittura�” del passato del paziente, basata su una e vera propria visualizzazione

dell�’episodio incriminato e sulla sua rielaborazione, come se si trattasse di un film da

proiettare nello schermo mentale, scrivendo una nuova sceneggiatura, meno

�“dolorosa�” e traumatica per la persona. L�’assunto della dottoressa Rainville, suffragato

anche questa volta da una casistica internazionale, è che il cervello, �“vedendo�” lo

svolgersi dei fatti in modo diverso, creda a quello che vede e annulli all�’istante tutte le

dolorose conseguenze innescate dall�’episodio. Milioni di libri venduti nel mondo e

centinaia di migliaia di pazienti guariti grazie a questo rivoluzionario approccio sono la

più lampante testimonianza di quanto le capacità del cervello siano eccezionali e,

soprattutto, di quanto al tempo stesso il cervello sia �“stupido�”, incapace com�’è di

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distinguere fra un ricordo inventato ed uno vero, tra un�’immagine proveniente

dall�’esterno ed una creata ad arte42.

Sullo strabiliante potere dell�’immaginazione esistono altri interessanti esperimenti,

tutti condotti da medici e in laboratori altamente specializzati.

Anzitutto, da più parti è stato dimostrato come il semplice immaginare di compiere

una determinata azione produca l�’accensione delle stesse aree cerebrali che si attivano

quando si compie fisicamente la stessa azione. Il più famoso degli esperimenti di

questo genere è quello �“del pianista�”: ad un abile musicista è stato dapprima chiesto di

eseguire, collegato ad apposite attrezzature necessarie a scansionare i meccanismi

cerebrali, un determinato brano musicale. Poi, gli è stato chiesto di concentrarsi

intensamente e di immaginare di essere seduto davanti al suo pianoforte e di eseguire

la medesima sinfonia, solo con l�’immaginazione. Il risultato, a dir poco, stupefacente, è

stato che nel cervello del pianista si attivavano esattamente le stesse aree cerebrali, ed

esattamente nello stesso ordine e con la medesima intensità, come se il musicista

stesse davvero suonando al pianoforte.

Il dottor Guang Yue, fisiologo presso il centro di riabilitazione della Cleveland Clinic

Foundation, in Ohio (Stati Uniti), si è spinto ancora più in là, registrando l�’attività

cerebrale di pazienti cui è stato chiesto di �“immaginare�” contrazioni del muscolo

adduttore del dito mignolo. I risultati, anche in questo caso strabilianti, dimostrano in

modo incontrovertibile aumenti della potenza e forza muscolare del dito, allenato con

la mente, fino al 35%! In un contemporaneo studio, il dottor Yue ha chiesto ad un

gruppo di volontari di immaginare di allenare il bicipite destro, visualizzando con

precisione gli esercizi di allenamento con i pesi, concentrandosi sul numero di

ripetizione e la quantità di esercizio svolto, proprio come il volontario fosse in palestra.

Ad un gruppo di controllo, invece, è stato chiesto semplicemente, mentre l�’altro

gruppo era al lavoro (immaginario!), di star seduto e di non svolgere alcuna attività. Il

risultato (stupefacente, manco a dirsi) è stato un aumento della massa muscolare dei

volontari che si sono allenati con l�’immaginazione ed un aumento medio di forza

muscolare del 13,5%. Il gruppo di controllo, come previsto, non ha avuto incrementi di

nessun tipo.

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E non è tutto. Io stesso, durante il seminario �“Come diventare artefici della propria

fortuna�”, conduco un interessante esperimento sui partecipanti. Potete farlo anche

voi, qui e ora. In aula, mi avvalgo di immagini proiettate sul muro, voi dovrete utilizzare

tutta la vostra fantasia. Prima, leggete tutto quello che dovete fare, poi eseguite le

istruzioni passo passo.

ESPERIMENTO DELLA NUTELLA

Immaginate di essere seduti nella vostra cucina. Dovete vedere la vostra cucina proprio

come se foste lì, adesso, in prima persona. Siete seduti davanti al tavolo della vostra

cucina, e davanti a voi avete un grande barattolo di Nutella. Ora, visualizzate le vostre

mani, proprio come se lo steste facendo davvero, che svitano il tappo del barattolo e,

mentre lo fanno, iniziate a percepire distintamente l�’inconfondibile profumo di

cioccolato e nocciole che fin da bambini avete imparato a conoscere.

Ora, immaginate ed osservate il vostro dito indice della mano destra che piano piano si

infila nel barattolo e, mentre affonda nella morbida crema, concentratevi sulla

sensazione che di certo conoscete, quella del vostro dito che sprofonda nel morbido e

cremoso cioccolato. Godetevi questo momento, adesso. Ed iniziate a girare

lentamente il vostro dito, immerso nella Nutella, piano, mentre già pregustate il

momento in cui potrete deliziarvi con la morbida crema. Immaginate di lasciare il

vostro dito immerso nel cioccolato ancora un po�’ e, mentre lo fate e pensate che si

tratta di un�’esperienza unica nel suo genere, potete già immaginare che meravigliosa

sensazione vi darà in bocca, tutto quel cioccolato. Ora, lentamente, estraete il dito dal

barattolo ed osservatelo, ricoperto di Nutella che cola. Annusate l�’aroma di cioccolato,

immaginate il sapore che tra poco percepirete. Ed ora, senza esitazione, immaginate di

infilare il vostro dito nella bocca e di chiudere le labbra sulla morbida crema di

cioccolato, mentre la vostra lingua viene travolta dal sapore che conoscete così bene, e

le vostre narici sono invase dal profumo della Nutella.

Eseguite con precisione tutti i passaggi, se necessario leggete due o tre volte la

descrizione, prima di immaginare tutta la scena, esattamente come ve l�’ho descritta.

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Quando avete immaginato tutta la sequenza (si tratta di immaginarla con calma, come

se lo steste facendo davvero: potrebbe volerci anche più di un minuto, tanto per

intenderci), aprite gli occhi ed infilate in bocca il vostro indice della mano destra.

Allora, che sapore ha? Che profumo ha?

Fantastico, vero?

La maggior parte dei partecipanti all�’esperimento (che, va detto, condotto mentre si

osservano immagini della Nutella e con la voce suadente dell�’insegnante che, mentre

le persone immaginano, le guida nella serie di passaggi, ha di certo un�’efficacia diversa)

riferisce di percepire il sapore della Nutella, altri dicono che è più forte la sensazione

olfattiva. Alcuni, faticano a percepire il sapore e, magari, durante la descrizione o la

visualizzazione della sequenza hanno comunque avuto anomali fenomeni di

salivazione. Se proprio non avete provato alcuna sensazione, nemmeno durante la

descrizione, è probabile che siate persone di tipo �“uditivo�”, ovvero persone stimolate

più da sensazioni acustiche che da immagini. In ogni caso, ripetere l�’esperimento due o

più volte conduce, nel breve periodo, ad un considerevole incremento delle sensazioni

che si provano alla fine dell�’esperimento, quando si mette fisicamente il dito in bocca.

Un aspetto molto interessante di questo tipo di lavoro è che con i bambini funziona

molto meglio che con gli adulti. Ho eseguito i primi esperimenti con mia figlia Aurora,

di sei anni, con risultati incredibili. Ho ripetuto l�’esperimento con altri bambini, amici

e/o clienti, ed i risultati sono stati altrettanto soddisfacenti. Il che, a ben pensare, non

dovrebbe stupirci più di tanto, considerando che i bambini utilizzano la fantasia e

l�’immaginazione molto più di noi, trascorrendo buona parte del loro tempo a

fantasticare di mondi e amici immaginari e di avventure che si svolgono solo nella loro

testa. Chi è genitore, tra l�’altro, sa bene quanto sia preferibile assecondare un bambino

perso nelle sue fantasie e sa altrettanto bene che per il piccolo non si tratta di fantasie,

ma di realtà vera e propria, tanto che, se non state al gioco, se la prende terribilmente.

Anche chi si occupa di PNL sa bene quanto sia importante il potere della mente e come

sia fondamentale saper lavorare sulle immagini prodotte dalla mente per modificare i

nostri stati d�’animo e le nostre stesse problematiche. La PNL del resto, ed è bene

ribadirlo, non è una disciplina astratta o una materia da studiare: è semplicemente lo

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studio dei processi umani, la �“decodifica�” del segnale che viene costantemente emesso

dal nostro cervello. La programmazione neuro linguistica, in sostanza, non fa altro che

prendere l�’insieme dei processi umani (ovvero, il modo in cui funzioniamo) e tradurli in

una equazione ripetibile a piacere (uno dei due fondatori delle PNL, Richard Bandler,

guarda caso, è anche un matematico). In PNL, dunque, grandissima importanza è data

al lavoro sul modo attraverso il quale noi percepiamo il mondo, ai filtri, alle lenti con le

quali percepiamo l�’esperienza oggettiva.

Una delle tecniche più raffinate ed efficaci della PNL consiste nella manipolazione delle

sub modalità visive, uditive o cinestesiche. Tralasciando le modalità uditive o

cinestesiche (non perché siano meno importanti, solo perché in questa sede ci

occupiamo di visualizzazione), concentriamo la nostra attenzione sulle modalità visive,

per renderci conto una volta di più, casomai ce ne fosse ancora bisogno, di quanto

importante sia per noi e per la nostra salute utilizzare al meglio lo strumento della

immaginazione visiva.

Per �“modalità visiva�” si intende che il pensiero da noi prodotto ha forma di immagine.

Per sub modalità si intendono, invece, tutte le forme che tale immagine può assumere

e nelle quali può presentarsi. Se, ad esempio, io ora vi chiedessi di pensare ad un

ricordo piacevole, nella vostra testa prederebbe forma un�’immagine (modalità visiva),

magari accompagnata da un suono o parole (modalità uditiva), magari accompagnata

da particolari sensazioni (modalità cinestesica). Parlando specificamente della modalità

visiva, ecco che l�’immagine da voi pensata potrebbe essere a colori o in bianco e nero

e/o grande o piccola e/o ferma o in movimento e/o con cornice o senza cornice e/o

luminosa o scura e/o a fuoco o sfocata e così via. Queste �“possibilità�” si chiamano,

appunto, sub modalità. La scoperta della PNL è che, manipolando queste sub modalità,

si modificano contestualmente le nostre sensazioni e le nostre emozioni riguardo alle

immagini. Potete ben comprendere la potenziale utilità, soprattutto se pensate a

qualche cosa di spiacevole, associato a sensazioni poco positive, che potete

trasformare in qualche cosa di indifferente. Al contrario, potete, grazie a questo tipo di

lavoro, amplificare le sensazioni piacevoli, per ancorarle dentro di voi ed utilizzarle per

stare bene e migliorare la vostra prestazione ed i vostri risultati. Si tratta di argomenti

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che richiedono ampie trattazioni, per le quali troverete nella biografia alcune

importanti indicazioni. Quel che qui preme sottolineare, ancora una volta, è

l�’importanza della visualizzazione, come strumento per migliorare il nostro stato di

salute emotivo e per �“allenarci�” a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Come?

Prima, facciamo un altro piccolo esperimento, che vi dimostrerà quanto sia importante

immaginare �“bene�” le cose e quanto il vostro stato emotivo possa essere

pesantemente condizionato (nel bene e nel male) da ciò che vedete.

ESPERIMENTO DI VISUALIZZAZIONE �“CONTROLLATA�”

Come al solito, prima leggete tutte le indicazioni circa quello che dovete fare, poi

eseguite. Tanto per cominciare, pensate a qualcosa di piacevole: un�’occasione in cui

siete stati bene, un evento particolarmente emozionante, una persona che vi fa stare

bene. Ora, chiudete gli occhi e pensate intensamente a questa particolare cosa.

Quando avete fatto, rispondete a queste domande:

1. Quello che avete immaginato è un�’immagine ferma o una sorta di filmato?

2. Quello che avete visualizzato (che si tratti di un�’immagine ferma o di una

sequenza di immagini in movimento) è in bianco e nero o a colori?

3. È piccolo o grande?

4. È scuro o luminoso?

5. È lontano o vicino?

6. È sfocato o a fuoco?

7. È dissociato (ovvero, vi vedete in terza persona) oppure associato (ovvero,

vedete in prima persona, come se foste proprio lì?)

A questo punto, ripensate a quello che avete immaginato ed operate i seguenti

cambiamenti.

Se l�’immagine è ferma, trasformatela in una sequenza in movimento.

Se è in bianco e nero, mettete del colore. Se è a colori, vivacizzate i colori, rendeteli

ancora più vivi, intensi, piacevoli.

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Se è piccola, ingranditela, come se aveste lo zoom. Concentratevi sui dettagli che più vi

piacciono.

Se è scura, aumentate la luminosità, oppure, se è luminosa, rendetela ancor più

luminosa.

Se è lontana, avvicinatela.

Se è fuori fuoco, rendetela nitida, a fuoco. Se ci sono solo alcuni dettagli poco chiari,

mettete a fuoco quelli.

Se state osservando voi stessi, associatevi all�’immagine, trasportatevi proprio là, vivete

in prima persona quella immagine, quella sequenza, quel momento.

Ora ditemi: nell�’operare questi piccoli aggiustamenti, le vostre sensazioni piacevoli

sono aumentate? Si? Perfetto.

Ora faremo un piccolo esperimento, di segno opposto.

Pensate a qualcosa di leggermente spiacevole per voi. Deve trattarsi di qualcosa che vi

dà solo un po�’ fastidio, niente di terribile o eccessivamente doloroso. Potrebbe

trattarsi di qualche situazione che vi crea un po�’ di imbarazzo, di un viso di una persona

che vi irrita, anche di un piatto pieno di vermi che vi crea un po�’ di ribrezzo.

Immaginate bene questa cosa e, di nuovo, quando avete fatto, rispondete alle stesse

domande di prima.

1. Quello che avete immaginato è un�’immagine ferma o una sorta di filmato?

2. Quello che avete visualizzato (che si tratti di un�’immagine ferma o di una

sequenza di immagini in movimento) è in bianco e nero o a colori?

3. È piccolo o grande?

4. È scuro o luminoso?

5. È lontano o vicino?

6. È sfocato o a fuoco?

7. È dissociato (ovvero, vi vedete in terza persona) oppure associato (ovvero,

vedete in prima persona, come se foste proprio lì?)

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A questo punto, ripensate a quello che avete immaginato ed operate i seguenti

cambiamenti. Questa volta, saranno cambiamenti contrari rispetto a quelli che avete

operato prima.

Se avete immaginato una sequenza o una sorta di filmato, rallentatene l�’esecuzione o

�“mettete in pausa�”, fino a che ottenete un fotogramma statico.

Se è a colori, trasformate l�’immagine o la sequenza in bianco e nero. Se era già in

bianco e nero, aumentate la quantità di spazi scuri ed intensificate la tonalità di grigio.

Di qualsiasi dimensione sia l�’immagine, rendetela più piccola. Immaginate che si tratti

di una fotografia e che voi possiate allontanarla dai vostri occhi. Lontana, sempre più

piccola e distante.

Quale che sia il livello di luminosità di quello che avete immaginato, diminuitelo.

Togliete progressivamente luminosità, fino a che l�’immagine è appena percettibile. Per

alcune persone, togliere luminosità significa peggiorare la sensazione. In tal caso,

aumentate la luminosità dell�’immagine fino a che la sensazione spiacevole scompare o

si affievolisce.

Se l�’immagine è a fuoco, rendetela sfocata, sfumate i contorni, confondete le sagome.

Dovete letteralmente far fatica a distinguerne i contenuti.

Se siete in prima persona, dissociatevi e osservate voi stessi e l�’immagine che vi turba

da una angolazione diversa, distaccata.

Anche questa volta le sensazioni sono cambiate, vero? Siete d�’accordo con me sul fatto

che quello che prima vi sembrava così spiacevole ora è un po�’ più accettabile e meno

fastidioso?

Questo è il potere delle visualizzazioni. Ora avete idea di che cosa potete fare

semplicemente immaginando le cose e lavorando sul modo in cui immaginate le cose.

Prima di spiegarvi in che modo sfruttare questo potere che è nelle vostre mani in

relazione agli argomenti trattati in questo libro, voglio parlarvi ancora del potere della

mente e di come la mente possa dominare la materia, tornando a discorrere di fisica

quantistica.

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Anzitutto, concedetemi una battuta, che rubo a JZ Knight, conosciuta anche come

Ramtha, fondatrice della omonima �“Scuola di illuminazione�”, nella quale un titolato

gruppo di insegnanti, fra cui scienziati di fama mondiale come il dottor Joe Dispenza,

esperto in neurologia, neurofisiologia e funzionamento del cervello. Ramtha, appunto,

dice: �“Se avete dei dubbi circa il fatto che la mente possa dominare la materia, pensate

semplicemente al fatto che un singolo pensiero può provocare un�’erezione�”. E se avete

sorriso, riflettete comunque sulla portata di questa affermazione, su quanto un singolo

pensiero possa influenzare la chimica di un organismo (e la chimica di un organismo è

materia in senso stretto, sotto forma di ormoni, enzimi e sostanze varie, che sono

�“cose fisiche�”, non pensieri o teorie astratte!).

Poi, voglio ricordarvi l�’esperimento condotto con il generatore di eventi casuali:

ricordate del potere insito in ciascuno di noi di creare la nostra realtà. È vero: si tratta

di un potere che, per ora, è stato dimostrato solo per ciò che concerne la realtà

dell�’infinitamente piccolo e, al tempo stesso, rammentiamo che noi siamo composti da

questa realtà infinitamente piccola. Se prendiamo una qualsiasi parte del nostro corpo

ed andiamo ad esplorare sempre più in profondità, è proprio a questa realtà

microscopica che arriviamo, e questa realtà è influenzabile.

Ed è precisamente questo che dovete tenere a mente adesso, mentre applicherete

tutto quello che avete appreso circa la visualizzazione ai vostri obiettivi.

Ora voglio che pensiate al vostro obiettivo, lo stesso che vi siete posti sulla scorta delle

informazioni apprese nel capitolo dedicato alla formulazione degli obiettivi. Se non lo

avete ancora fatto, questa è l�’occasione per tornare a leggere le pagine precedenti ed

elaborare il vostro personale obiettivo. È indifferente che si tratti di un obiettivo

economico, professionale, sentimentale, spirituale o altro. Prendetevi il tempo che vi

serve, munitevi di carta e penna e abbiate il coraggio di chiedere. Prima di procedere,

verificate che il vostro obiettivo abbia le caratteristiche che lo rendono un �“buon�”

obiettivo. Ovvero, è specifico? È misurabile? È accessibile? È temporalmente definito?

È sotto la vostra responsabilità? È espresso in forma positiva? È etico ed ecologico? È di

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risultato? Se la risposta a tutte queste domande è �“sì�”, allora potete procedere con

l�’esercizio che segue.

VISUALIZZAZIONE DEL VOSTRO OBIETTIVO

Pensate al vostro obiettivo. Riflettete attentamente su ciò che avete chiesto. Poi,

chiedete a voi stessi: �“Come saprò di averlo raggiunto? Come mi sentirò quando lo

avrò raggiunto? Come saranno le mie sensazioni, nel momento in cui saprò di aver

fatto centro?�”.

Mi rendo conto che, in prima battuta, queste domande vi lasceranno un po�’ spiazzati.

Potreste eccepirmi che non potete sapere come vi sentirete, poiché lo saprete solo

una volta arrivati dove volete arrivare. in realtà, anche se non ne siete pienamente

consapevoli, qualche idea in merito l�’avete di sicuro. In ogni caso, eseguendo

l�’esercizio, vi verrà naturale sentirvi proprio come se l�’obiettivo lo aveste già raggiunto.

Tornate al vostro obiettivo. Immaginate di averlo già raggiunto, immaginate di essere

nel posto e nelle condizioni psicologiche (serenità, sicurezza, felicità) che avrete

quando lo avrete raggiunto. Quando lo avete immaginato, lavorate con le sub modalità

come avete fatto prima, per incrementare le sensazioni positive collegate a questa

visualizzazione. Perciò, se si tratta di una immagine statica trasformatela in un film,

concentrandovi sui particolari, sui suoni che sentirete, sui dialoghi interiori, su qualsiasi

suono che vi piace e che vi dà la carica (potete inserire anche una vera e propria

colonna sonora, sulla base di una canzone o una frase che per voi ha un forte potere

potenziante). Se siete dissociati, associatevi. Fate finta di essere in un altro �“qui ed

ora�”, andate con ogni molecola del vostro corpo esattamente là dove sarete quando

avrete raggiunto l�’obiettivo. Vivete qualche istante come se foste là, immaginate di

guardarvi intorno e di vedere tutti i segnali che vi testimoniano il vostro successo.

Assaporatevi il momento e godete delle sensazioni piacevoli connesse a questo

momento. Ripetete questo esercizio tutte le volte che potete, per costringere il

cervello a credere a quello che ha visto: una volta che il cervello avrà elaborato

l�’immagine, farà di tutto per portarvi alla realizzazione del vostro obiettivo. Ricordo

che non è importante avere particolari predisposizioni o titoli di studio o esperienze

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nel settore. Non è nemmeno importante crederci, a queste cose, perché funzionano

comunque. Quello che conta è solo e soltanto il fatto di farlo. Se volete davvero

diventare chi volete essere, dovete prima fare un�’attenta analisi di coscienza e capire

chi volete essere davvero. Poi, dovete vivere e pensare proprio come se foste già �“chi

volete essere�”, perché il cervello si convinca che ciò sia possibile, e praticabile. Dovete

vedervi, dovete immaginarvi, dovete sognarvi esattamente come desiderate, senza

limitazioni, senza preclusioni, senza preconcetti o senza vergognarvi della quantità e

della qualità delle vostre richieste, anche perché si tratta di un lavoro che farete con

voi stessi, senza alcuno spettatore. Siete solo voi con voi stessi, e questa rappresenta, a

mio modesto parere, la miglior occasione che avete per poter essere sinceri. Che senso

avrebbe, infatti, �“barare�” o imbrogliare con voi stessi, raccontandovi bugie o limitando

le vostre aspettative? Nessuno vi giudicherà per quello che chiedete. Nessuno vi

dileggerà o si prenderà gioco di voi. Siate voi stessi, siate liberi. Lasciate che tutti i

vostri sogni escano dal cassetto, che tutte le vostre aspirazioni frustrate trovino la

strada per emergere dal dimenticatoio, che tutte le ambizioni che avete dimenticato di

avere abbiano il coraggio di trovare voce. Eseguite l�’esercizio anche tutti i giorni, anche

due volte al giorno, tutte le volte che potete. Ogni cosa di cui ho parlato e parlerò in

questo libro, funziona. A patto che voi la facciate funzionare. Evitate di sprecare

un�’occasione importante come questa, evitate di lasciare che queste istruzioni che vi

ho dato restino parole scritte su un libro, senza esito pratico. Potete trasformare la

qualità della vostra vita, a partire proprio da adesso. Perciò, vi chiedo:

CHE COSA VI IMPEDISCE DI FARLO, ADESSO?

CHE COSA, IN QUESTO MOMENTO, E�’ PIU�’ IMPORTANTE DELLA VOSTRA VITA, DELLA

VOSTRA SALUTE, DEL VOSTRO CAMBIAMENTO?

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Per rendere ancora più utile lo studio delle modalità di rappresentazione del cervello,

vi parlerò ora di un eccezionale sistema per sfruttare a vostro vantaggio tutto il

potenziale che avete nella testa.

Un argomento strettamente connesso con quello delle rappresentazioni interne e della

possibilità di modificare il nostro stato emotivo sulla base delle stesse è, appunto,

quello delle cosiddette ANCORE. Tecnicamente, un�’ancora (nel senso nautico del

termine!) è una NEUROASSOCIAZIONE, ovvero un collegamento nervoso tra un

determinato stimolo esterno ed un evento emozionalmente significativo, ovvero un

evento che provoca in noi determinate sensazioni, piacevoli o meno che siano. Se la

cosa vi sembra complicata, pensate ad alcune di queste situazioni. È pieno inverno e

state mettendo ordine fra i prodotti del bagno. Vi capita fra le mani un olio solare, lo

aprite e ne annusate il contenuto e, all�’improvviso, tornate con la mente ad una

spiaggia lontana centinaia di chilometri. Oppure, tornate in una città in cui siete stati

con i vostri genitori quando eravate piccoli e, all�’improvviso, nel vedere un certo

monumento, riprovate sensazioni piacevoli che sono collegate ai vostri ricordi. Lo

stesso può succedere assaggiando un piatto che vi cucinava magari vostra nonna

quando eravate bambini, o ascoltando una canzone che collegate al vostro primo

grande amore. Vale lo stesso anche per emozioni spiacevoli: se la canzone che state

ascoltando in radio vi ricorda il giorno in cui l�’amore della vostra vita vi ha lasciato, è

probabile che il vostro stato cambi e diventi malinconico. Oppure, se da piccoli vi

avessero costretto con la forza a mangiare un certo cibo (ad esempio i finocchi, come è

successo a me), potreste trovarvi, da adulti, con una avversione incredibile per quel

tipo di piatto, avversione così forte da provocare l�’urto del vomito alla sola vista del

cibo incriminato (come capita a me: solo annusare l�’odore dei finocchi mi provoca

un�’ondata di nausea). Ebbene, tutte queste situazioni sono, per l�’appunto, neuro

associazioni. Una delle meravigliose strategie codificate dalla PNL consiste nel creare

deliberatamente neuro associazioni, va da sé positive e potenzianti, da utilizzare nel

momento del bisogno, magari quando siete tristi o nervosi o preoccupati. Ho inserito

l�’argomento a questo punto della trattazione poiché, di solito, le ancore si �“installano�”

rapidamente proprio grazie all�’ausilio delle tecniche di manipolazione delle sub

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modalità di cui parlavo sopra. Si tratta di un sistema la cui spiegazione esula da questo

contesto, poiché richiede un approfondito studio della programmazione

neurolinguistica. In ogni caso, visto che siamo in argomento, ne approfitto per

insegnarvi un sistema più soft per auto installarvi una o più neuro associazioni efficaci,

che potrete utilizzare al momento del bisogno. Seguite le istruzioni che seguono con la

massima scrupolosità, per trarre i migliori benefici da questa eccezionale tecnica.

CREAZIONE E INSTALLAZIONE DI UN�’ANCORA

1. Scegliete un gesto univoco e che non fate di solito (per esempio, toccarsi le

mani in un determinato modo, toccarsi il naso o premere il lobo di un orecchio:

l�’unica cosa importante è che si tratti di un gesto assolutamente nuovo, per

voi): tale gesto sarà il vostro �“pulsante di accensione dell�’ancora�”. Una volta

effettuata l�’installazione, compiendo tale gesto, ovvero �“schiacciando il

pulsante di accensione�”, accederete istantaneamente ad uno stato piacevole e

rilassato.

2. Una volta che avete scelto il vostro gesto, per prima cosa richiamate alla mente

un evento particolarmente piacevole della vostra esistenza (se non ne avete

nemmeno uno, passate tranquillamente al punto seguente: l�’esercizio funziona

comunque). Immaginatelo con calma, fino a sperimentare una piacevole

sensazione. Ora, utilizzate le sub modalità per potenziare questa sensazione:

aumentate la luminosità, aumentate la vivacità dei colori, avvicinate

l�’immagine, associativi e così via. Quando la sensazione piacevole è più intensa,

�“ancoratevi�”, ovvero mettete in atto il gesto che avete precedentemente

scelto.

3. Il vostro compito, a questo punto, è quello di prestare attenzione ai momenti in

cui siete sereni o particolarmente felici o tranquilli. Può trattarsi di una cena

con gli amici, di un film che vi fa ridere o emozionare, di un tramonto che vi

dona senso di pace, dello sguardo del vostro partner o di vostro figlio, o di

qualsiasi altra cosa che generi dentro di voi, anche solo per un attimo, una

sensazione comunque piacevole. Ogni volta che, nel corso della giornata o della

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settimana vi capita di sperimentare tale sensazione piacevole, dovete

effettuare il gesto di ancoraggio. È sufficiente eseguire il gesto anche solo per

un paio di secondi. Il gesto deve essere sempre lo stesso, a prescindere dal tipo

di sensazione positiva che state sperimentando.

4. Dopo un numero sufficiente di volte, il vostro cervello collegherà

automaticamente lo stimolo esterno (il pulsante di accensione!) alla sensazione

o insieme di sensazioni piacevoli, cosicché vi sarà sufficiente utilizzare questo

gesto in qualsiasi momento desideriate, per star bene, per essere più rilassati e

tranquilli, per ottenere uno stato che vi permetta di gestire al meglio le vostre

emozioni. Proprio come faceva il celeberrimo Pavlov con i suoi cani che,

abituati ad associare ad un particolare suono l�’arrivo del cibo, dopo un numero

sufficiente di volte iniziavano a salivare abbondantemente nel momento in cui

percepivano il suono, anche se il cibo non arrivava: si trattava (e si tratterà per

voi, relativamente alla vostra neuro associazione) di un riflesso condizionato. È

automatico, non ci potete far nulla.

Le ancore funzionano per tutti, senza esclusione di alcuno, ed in qualsiasi contesto.

Come tutte le altre tecniche di PNL, anche l�’ancoraggio non richiede titolo di studio,

esperienze particolari, QI elevati e così via. Amo particolarmente queste tecniche

proprio per tale motivo: chiunque di voi può metterle in pratica e goderne i benefici, a

partire da questo preciso istante, senza nemmeno sapere cos�’è, la PNL! Certo,

l�’esercizio sopra descritto è un po�’ più lento di una installazione effettuata da un

professionista esperto, e al tempo stesso l�’efficacia è garantita in egual misura. A

compensare la lentezza dell�’instaurarsi della neuro associazione, a mio avviso, il

precedente esercizio si basa su un assunto di eccezionale portata, ed è il motivo per cui

lo propongo sempre durante i seminari di crescita personale. Potrei insegnare fin dal

primo corso ad ogni persona il modo per aumentare le sensazioni positive ed ancorarsi

a piacere, come e quando lo desidera. Tuttavia, nel seminario �“come diventare artefici

della propria fortuna�”, ho scelto di indirizzare i partecipanti su una strada più lenta e

molto più costruttiva. Infatti, ho appurato che le persone, per impegnarsi nello

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svolgimento di questo esercizio che io assegno loro, sono praticamente costrette ad

attivare il loro SAR su eventi positivi e piacevoli. Si devono sforzare per trovare gli

aspetti positivi della loro vita, anche i più piccoli e, quando li trovano, si devono

letteralmente sforzare per assaporarli e prestar loro tutta l�’attenzione necessaria. Con

questo esercizio, in pratica, li costringo a intraprendere la strada del pensiero positivo

e dell�’ottimismo, senza dire loro di farlo. E voi ormai sapete bene che, quando il SAR

punta qualcosa o qualcuno, non smette di cercare finché non l�’ha trovato. Non solo: se

il vostro SAR è attivato per la ricerca di particolari sensazione, vi capiterà quel che

succede quando si chiede di tenere a mente tutti gli oggetto di un particolar colore:

vedrete solo quelli. Attivando il SAR su eventi piacevoli, il vostro cervello sarà orientato

a cercare e vedere solo o soprattutto quelli. Quindi, tale lavoro vi porterà un duplice

beneficio: da un lato, programmare il cervello perché noti soprattutto cose piacevoli;

dall�’altro, creare una neuro associazione positiva, da utilizzare nel momento del

bisogno. Dopo aver effettuato l�’ancoraggio (ripeto: durante un evento

emozionalmente piacevole, compiere il gesto che avete scelto) almeno una decina di

volte, la neuro associazione sarà sufficientemente forte per poterne apprezzare gli

effetti. Mettete subito alla prova ciò che avete fatto: aspettate di essere un po�’ nervosi

o tesi ed eseguite il gesto di ancoraggio: verificate i risultati e notate come nel

compiere quel particolare movimento il vostro stato migliorerà, permettendovi di

affrontare qualsiasi situazione. Se le sensazioni richiamate dal vostro pulsante di

accensione fossero deboli o meno intense di quel che desiderate, significa

semplicemente che il vostro cervello necessita di ulteriori sinapsi nervose. Nessun

problema: persistete e ripetete l�’esercizio ancora quattro o cinque volte. Nella mia

esperienza di consulenze personali e di corsi, ho riscontrato comunque che il numero

di ripetizioni che vi ho suggerito è sufficiente per chiunque. Ancora una volta, ecco le

straordinarie facoltà del nostro cervello, a vostra disposizione, con l�’augurio che ne

facciate davvero buon uso.

Ricordate, per finire, che la strada che vi ho proposto per lavorare su voi stessi richiede

tempo, perseveranza e dedizione: se, dopo il secondo gesto che mettete in atto avrete

la presunzione di essere perfettamente ancorati, è probabile che resterete delusi.

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Perciò, siate perseveranti e rammentate uno dei motti fondamentali (si definisce

�“presupposto�” della PNL): LA RIPETIZIONE GENERA IL SUCCESSO! Forse ve ne avevo già

parlato�….ma, appunto, la ripetizione genera il successo!

Buon lavoro, ed iniziate a cercare gli aspetti piacevoli della vostra esistenza: vi

divertirete, anche perché è probabile che un sano sforzo in tal senso voi non lo abbiate

mai sostenuto.

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE, e non percepisce la differenza tra un

oggetto �“visto�” ed un oggetto �“immaginato�”.

IL POTERE DELL�’IMMAGINAZIONE ha importanti ripercussioni in campo medico, nel

campo della meta medicina e in PNL.

POTETE MODIFICARE (IN MEGLIO O IN PEGGIO) LA QUALITA�’ E/O L�’INTENSITA�’

DELLE VOSTRE SENSAZIONI RISPETTO AD UN EVENTO O UN PENSIERO: è sufficiente

�“manipolare�” le sub modalità visive, per amplificare le sensazioni positive e diminuire

le sensazioni negative.

RIPENSATE AI VOSTRI OBIETTIVI e, per renderlo vero e concreto, VISUALIZZATELO

ogni volta che potete, associandovi alle sensazioni e alle emozioni che proverete

quando lo avrete raggiunto. VISUALIZZARE L�’OBIETTIVO E�’ PARTE INTEGRATE ED

INELIMINABILE DEL PROCESSO DI CRESCITA CHE VI PORTERA�’ A DIVENTARE �“CHI

VOLETE ESSERE!�”.

Create un�’ANCORA per raggiungere in ogni momento un particolare stato di

benessere e serenità. Lavorate quotidianamente al vostro ANCORAGGIO, e sarete

costretti a prestare attenzione a tutto ciò che di buono vi capita nella vita!

NOTE

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ESERCIZI

È importante eseguire questo compito almeno una volta al giorno, per almeno 21

giorni, onde �“condizionare�” il cervello ad eseguire le operazioni seguenti in modo

naturale ed automatico. È fondamentale, qui più che mai, essere perseveranti e

costanti. È stato dimostrato che al cervello sono necessari 21 giorni consecutivi per

acquisire una abitudine: quella che vi propongo di acquisire qui è senza dubbio una

delle migliori (e utili) abitudini che io conosca!

PRIMO ESERCIZIO (UNA VOLTA AL GIORNO)

Pensare a qualcosa di piacevole e lavorare sulle modalità di rappresentazione al fine di

renderlo più piacevole.

Pensare a qualcosa che vi piace di meno o che in qualche modo vi crea fastidio e

lavorare alle sub modalità, al fine di renderlo indifferente e meno fastidioso.

SECONDO OBIETTIVO (UNA VOLTA AL GIORNO)

Visualizzare nel modo più preciso e particolareggiato possibile l�’obiettivo che vi siete

posti secondo le regole spiegate nei capitoli precedenti.

TERZO OBIETTIVO (UNA VOLTA AL GIORNO)

Lavorare sulla vostra ancora.

Mi rendo conto che, in apparenza, sembra che questi esercizi (soprattutto se sommati

agli altri) richiedano tanto tempo. In realtà, si tratta di dedicare pochi minuti (minuti!)

della vostra giornata al vostro benessere. Decidete voi se ne vale la pena.

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CAPITOLO 11

BADA A COME PARLI!

Parlare male non solo è brutto di per sé,

è anche dannoso per l�’anima.

(Platone)

Per prima cosa, voglio chiarire che questa sezione sulla linguistica è non solo

importante, ma importantissima. La lingua parlata (o pensata, sotto forma di dialogo

interiore) è, senza mezzi termini, lo strumento più potente che abbiamo ed avete a

disposizione per comunicare con il vostro cervello e, di conseguenza, con voi stessi. In

base alla qualità e al tipo di comunicazione da voi prodotta, il vostro cervello vi porterà

dritti verso i risultati desiderati, oppure vi lascerà esattamente dove siete o, peggio, vi

sprofonderà in sabbie mobile da cui uscirete con fatica.

Per tutti questi motivi, e per altri che emergeranno più avanti, vi consiglio caldamente

di prestare la massima attenzione a tutto quello che apprenderete durante la lettura

delle pagine seguenti. Inoltre, vi esorto caldamente a fare pratica, ad impegnarvi

quotidianamente nell�’esercizio dei vostri nuovi strumenti linguistici, affinché diventino

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presto uno strumento completamente integrato al vostro modo di vivere. Potete

comunicare le informazioni che apprenderete a chi vi sta vicino e rendere, anche in

questo caso, il vostro apprendimento divertente. Potete, ad esempio, decidere di

esercitarvi con il vostro partner o con qualche collega, stabilendo dei premi e delle

punizioni per chi commette infrazioni alle regole. Potete tener conto di tutte le volte

che voi o il vostro compagno di giochi vi dimenticate di prestare attenzione ad alcune

parole o forme verbali, e sottolinearlo nel modo che ritenete più consono alla

situazione (e purché sia divertente e simpatico).

Tenete presente che, per quanto siate motivati ed entusiasti, vi sarà impossibile

raggiungere in modo duraturo e definitivo alcun tipo di risultato, senza una completa

padronanza degli opportuni strumenti linguistici e senza la consapevolezza dei danni

che un cattivo utilizzo della linguistica può provocare. Di alcune cose abbiamo già

accennato: l�’utilizzo improprio delle negazioni, l�’abuso del verbo essere in tutte le sue

forme. Poco importa: ricominciamo da capo e, se alcuni concetti vi sembreranno già

noti e appresi, rammentate che LA RIPETIZIONE GENERA IL SUCCESSO. O, come

dicevano i nostri antenati, REPETITA IUVANT.

Cominciamo dall�’inizio, ricordando quelle che sono le caratteristiche della mente

inconscia che qui ci interessano ai fini del nostro discorso. Ebbene, LA MENTE

INCONSCIA E�’ LETTERALE, SUGGESTIONABILE, SENZA SENSO DELL�’UMORISMO.

Da ciò deriva, anzitutto, che se vogliamo comunicare efficacemente con gli altri e,

soprattutto, con noi stessi (per darci motivazione, per programmare le cose che

dobbiamo fare o pianificare i nostri obiettivi, per superare un momento di crisi o per

uscire da una situazione poco funzionale), dobbiamo essere molto precisi e specifici.

Tenete presente che, ogni qual volta veniamo colpiti da uno stimolo esterno

(immagine, parola, sensazione), il nostro cervello opera delle operazioni cosiddette di

filtraggio, per immagazzinare l�’esperienza in modo economico e funzionale. Questo

filtraggio si concretizza in CANCELLAZIONI, DISTORSIONI E GENERALIZZAZIONI. Si

tratta di un processo molto utile, per certi versi. Pensate ad esempio quale fatica

sarebbe vivere se ogni volta che ci trovassimo di fronte ad una porta dovessimo

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elaborare una strategia per aprirla. Invece, il cervello, che ha imparato ad aprirne una,

ha generalizzato l�’informazione per poterla applicare in ogni situazione, senza

pensarci. Se ci rechiamo in un ufficio in cui non siamo mai stati, sappiamo con

esattezza che dovremo compiere un certo insieme di gesti per aprire la porta ed

entrare, pur non avendo mai visto quella porta specifica. A livello di comunicazione,

questo sistema di filtri si traduce in una profonda differenza fra la nostra STRUTTURA

PROFONDA e la nostra STRUTTURA SUPERFICIALE. La prima è costituita da tutto ciò

che il cervello ha registrato, ovvero milioni di informazioni differenti, e la seconda è,

invece, ciò che il cervello filtra e permette di emergere in superficie, appunto.

Facciamo un esempio. Descrivete, a voce alta o pensando, lo svolgersi di una vostra

giornata qualsiasi. Prendetevi il tempo che vi serve.

Avete fatto? Bene.

Domanda: non vi pettinate, prima di andare al lavoro? E uscite di casa in pigiama? E i

denti? E l�’automobile la fate partire senza girare la chiave? E non accendete i fari?

Certo, risponderete, è ovvio. È vero. È ovvio, si tratta appunto di una serie di

generalizzazioni, cancellazioni e distorsioni che il vostro cervello, giustamente, opera

affinché non impiegate tutta la giornata per descrivere quello che fate in una giornata.

In questo caso, l�’operazione è utile. Il problema emerge quando il cervello mette in

moto questi meccanismi a vostro svantaggio.

Facciamo un altro esempio.

Poniamo il caso che, durante la vostra giornata, si verifichino un paio di imprevisti. È

molto probabile che dalla vostra bocca, al secondo imprevisto, esca una affermazione

del tipo: �“oggi non me ne va bene una!�”. In realtà, si tratta di una affermazione falsa ed

imprecisa, perché altre mille cose sono andate per il verso giusto: volevate alzarvi dal

letto e ci siete riusciti, volevate lavarvi i denti o far colazione e ci siete riusciti e così via.

Quindi, che cosa è successo? Il cervello ha preso due singoli episodi e li ha trasformati

in qualcosa di più grande. Certo, voi sapete bene, a livello di struttura profonda, che si

tratta solo di due episodi, ma il pensiero che emerge in superficie è di ben altro tenore.

E, poiché abbiamo visto che il cervello è letterale, tale messaggio può trasformarsi in

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una profezia auto avverante, facendovi correre il rischio che davvero la vostra giornata

si trasformi in una ecatombe.

�“Quando comunichiamo, possiamo indurre qualsiasi cosa nel sistema mente corpo,

cose estremamente utili o terribilmente dannose. Il meccanismo è uno solo, il modo in

cui lo usiamo dipende dalla nostra consapevolezza, dalle nostre intenzioni e dal nostro

cuore. Nuotiamo così tanto nel mare del linguaggio, che è facile dimenticarsi

dell�’ambiente linguistico. Quindi, più le nostre mappe neuro linguistiche ci sono chiare,

più diventiamo forti.�”43

Quante volte vi sono scappate frasi del genere: �“lui è migliore di me�”, oppure �“io in

questa cosa sono proprio negato�”, oppure �“immagino che tu sia arrabbiato con me�”?

Si tratta sempre di generalizzazioni, cancellazioni e distorsioni, del genere dannoso,

che produce limitazioni al vostro modello del mondo e alle vostre possibilità di riuscita.

Per ovviare agli inconvenienti di questo sistema di funzionamento del cervello, esiste

uno strumento molto potente che si chiama METAMODELLO LINGUISTICO, che

consiste, in pratica, nella codificazione di questi trabocchetti e nell�’analisi delle misure

necessarie da adottare per risalire dalla struttura superficiale (quando questa sia

potenzialmente pericolosa) alla struttura profonda, attraversando tutti quei filtri di cui

abbiamo parlato prima.

Per comprendere quanto sia importante comunicare in modo specifico e preciso,

leggete questa storiella divertente.

C�’era una volta un signore che passeggiava per una strada. Vide un contadino che

sostava su una panchina. Accanto, un cagnolino faceva un riposino. �“Buongiorno�”,

disse. �“Buongiorno a lei�”, rispose il contadino. Il tizio si avvicinò al cane che riposava. �“Il

suo cane morde?�” chiese al contadino. �“No�”, rispose quello. Così, il tizio si avvicinò per

accarezzare il cane, ma questo lo morse.

�“Ma come! Mi ha detto che il suo cane non morde! E invece guardi qui!�”, urlò il tizio.

�“Infatti, questo non è il mio cane�”, rispose il contadino.

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Persino i grandi poeti, a quanto pare, erano consapevoli dei potenziali pericoli insiti in

un linguaggio poco preciso e specifico. Leggete questo passo del sommo Ovidio, tratto

dall�’opera �“Le Metamorfosi�”, libro 14.

�“Febo mi disse: �“Esprimi un desiderio, vergine cumana:/sarà esaudito�”. Io presi un

pugno di sabbia e glielo mostrai,/chiedendo che mi fossero concessi tanti anni di

vita/quanti granelli di sabbia c�’erano in quel mucchietto./Sciocca, mi scordai di

chiedere che fossero anni di giovinezza./[�…] eccomi qui, ancora nubile. Ma ormai l�’età

più bella/ mi ha voltato le spalle, e a passi incerti avanza un�’acida vecchiaia,/ che a

lungo dovrò sopportare. Vedi, sette secoli/ son già vissuta: per eguagliare il numero di

granelli,/ trecento raccolti e trecento vendemmie devo ancora vedere.�”

Passiamo ora in rassegna, brevemente, le forme di cancellazioni, distorsioni e

generalizzazioni: si tratta di una trattazione sommaria, utile in questo contesto e

volutamente discorsiva. Si tratta solo di una parte del meta modello, quella a mio

avviso di più immediata utilità per chi si approccia a questo modo di pensare e di

parlare per la prima volta. Troverete nelle note bibliografiche utili indicazioni per

approfondire l�’argomento. Quel che mi preme qui è che voi iniziate ad identificare i

tranelli della lingua parlata, al fine di evitarli il più possibile e di saperli affrontare

qualora minacciassero la vostra salute o la vostra serenità o si frapponessero in

qualche modo tra voi ed il vostro obiettivo. Vi ricordo, ancora una volta, che solo con

grande attenzione e perseveranza riuscirete a padroneggiare questa materia e che, al

tempo stesso, una volta che tale modo di pensare sarà strutturato (competenza

inconscia), davanti a voi la strada per il perseguimento del vostro obiettivo sarà

spianata come nemmeno osate sperare.

Per prima cosa occupiamoci delle CANCELLAZIONI.

Le CANCELLAZIONI SEMPLICI sono vere e proprie omissioni di �“pezzi di informazione�”.

Ad esempio: �“Sono preoccupato�”, �“Ho paura�”. Per recuperare l�’informazione

cancellata e, quindi, in qualche modo, parcellizzare il problema e ridimensionarlo,

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possiamo porre a noi stessi domande del tipo: �“di che cosa, precisamente, ho paura?�”,

oppure �“per cosa sono preoccupato, esattamente?�”. Come vedete, attraverso tali

domande si transita da uno stato in cui tutto in noi è �“paura�” o �“preoccupazione�” ad

uno stato in cui solo determinati e specifici aspetti della nostra vita ci fanno

preoccupare o ci provocano paura. Le cancellazioni semplici possono portare a visioni

del mondo decisamente ristrette. Pensate ad una frase di uso comune, come �“quella

persona non mi piace�”: ebbene, una frase del genere preclude a priori qualsiasi tipo di

comunicazione, qualsiasi spiraglio di cambiamento della propria posizione. Possibile

che nulla, in quella persona, vi piaccia? Fosse anche che il colore dei suoi capelli vi

garba, sarebbe già un inizio! Le cancellazioni semplici trasformano un granello di

sabbia in una spiaggia, due gocce di pioggia in un uragano senza fine, la nostra visione

del mondo in una triste panoramica di bianco e nero, deflorata di tutte le meravigliose

sfumature dell�’arcobaleno.

Ci sono poi le COMPARAZIONI, ovvero cancellazioni che si caratterizzano per la

mancanza del termine di paragone. Ad esempio: �“questo compito è troppo difficile�”,

�“questa cosa è troppo costosa�”. È utile, per avere un miglior quadro della situazione,

porci domande che ci aiutino ad inquadrare il nostro problema in una cornice diversa:

�“troppo difficile/costosa per chi o rispetto a cosa?�”

Se pensiamo che il nostro obiettivo sia fuori della nostra portata, l�’uso di comparazioni

prive di termine di paragone peggiora decisamente il nostro stato psicologico, ed è

fortemente depotenziante. Utilizzare gli opportuni riferimenti, invece, favorisce un

processo di re inquadramento del problema, solitamente riducendolo a dimensioni

molto più accettabili e meno drammatiche.

Infine, fra le cancellazioni, ricordiamo le MANCANZE DI INDICI REFERENZIALI, ovvero

frasi che omettono criteri precisi di riferimento. Sono le comunemente dette

generalizzazioni, il nostro �“fare di tutta l�’erba un fascio�”. È evidente che tali mancanze

possono ridurre decisamente le nostre prospettive, oppure portarci su posizioni di

pregiudizio assai poco convenienti. Ad esempio: �“gli americani sono aggressivi�”,

oppure �“gli abitanti di Brescia sono scontrosi�”. In tal caso, è sufficiente domandarci:

�“quali americani/bresciani, di preciso?�”

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Anche in tal caso, l�’uso e l�’abuso di tale forma di cancellazione provoca danno

soprattutto a noi stessi, riducendo l�’ampiezza della nostra visione, costringendo il

nostro SAR a ben limitati orizzonti, precludendoci una vasta di gamma di scelte. In

sostanza, la mancanza di indici referenziali ci schiaccia sotto il peso del pregiudizio e

del luogo comune, due atteggiamenti mentali assai poco consoni a noi, artefici della

nostra fortuna!

Passiamo alle DISTORSIONI.

Le frasi di prima, oltre ad essere caratterizzate da una mancanza di indice referenziale,

contengono anche una NOMINALIZZAZIONE, ovvero un processo per il quale si

trasforma in �“cosa�” un verbo o un predicato che �“cosa�” non è. Mi riferisco ai termini

�“aggressivi�” e �“scontrosi�”, che evidentemente richiedono ulteriori delucidazioni,

poiché possono significare cose assai diverse per persone diverse. Lo stesso dicasi per

altre parole, come felicità, serenità etc. Pensate ad esempio alla seguente frase, che

potreste dire a voi stessi o sentirvi dire da qualcuno che conoscete: �“Ho bisogno di

serenità�”. Capite bene che, per qualcuno, il termine serenità può essere indicativo di

benessere economico, per qualcun altro di affetto, per altri di stabilità sul luogo di

lavoro. Perciò, è fondamentale, sempre, chiedersi: �“che cosa intendo/intendi per�…?�”

Scherzosamente, negli ambienti degli addetti ai lavori, si dice che sono

�“nominalizzazioni�” tutte le cose che non si possono mettere in una carriola. Ovvero: un

fiore è un nome (si può mettere in una carriola), felicità, amore, gioia sono

nominalizzazioni (non si possono mettere in una carriola, direi!).

Tale forma di deformazione della realtà è, tra l�’altro, molto improduttiva per quel che

riguarda il nostro benessere e può costringerci a girare su noi stessi alla ricerca del

sentiero giusto da prendere. Se noi diciamo a noi stessi cose del tipo: �“non sono

felice�”, oppure, �“ho bisogno di serenità�”, il nostro cervello farà fatica ad identificare la

reale portata del problema e, perciò, a prendere gli opportuni provvedimenti per

uscire dalla situazione di stallo. Quindi, chiediamo sempre a noi stessi le precisazioni

che ci servono per calibrare il problema in modo preciso e corretto, onde evitare di

sprecare risorse ed energie su più fronti, quando potremmo indirizzarle verso un unico

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bersaglio. �“Che cosa, di preciso, mi rende poco felice?�”, �“Di che cosa, esattamente, ho

bisogno?�”, �“Che cosa, specificamente, mi manca affinché il mio umore migliori?�”.

Ricordate queste frasi e verificate se nel vostro linguaggio di tutti i giorni potrebbero

esservi utili.

Altra distorsione molto interessante è la cosiddetta LETTURA DEL PENSIERO, da evitare

categoricamente (a meno che siate esperti utilizzatori del linguaggio abilmente vago di

Milton Erikson, famoso ipnoterapeuta) onde evitare spiacevoli incomprensioni con gli

altri e false e dannose rappresentazioni della realtà per noi stessi.

Ad esempio: �“tanto so già cosa pensi�”, oppure �“immagino che tu sia arrabbiato�”,

oppure �“so che questa cosa ti piace�”. Un�’unica domanda è utile per cancellare qualsiasi

lettura del pensiero: �“come fai, precisamente, a saperlo?�”.

Ponete questa domanda a voi stessi, ogni volta che date per scontato qualcosa che

riguarda i pensieri degli altri e che tanto scontato non è: noterete come la maggior

parte delle volte, tutta la rappresentazione si svolge solo nella vostra testa e noterete

come, ragionando in questo modo, la maggior parte del vostro astio verso persone che

in qualche modo vi turbano si scioglierà come neve al sole.

Inoltre, la lettura del pensiero è demotivante all�’azione: a che pro iniziare un processo

qualsiasi, quando �“sapete già�” cosa pensano gli altri e quello che diranno? A che pro

lottare e combattere, quando �“sapete già�” che le cose andranno in un determinato

modo?

Moltissimi miei clienti hanno questa particolare deformazione e ritengono di sapere

che cosa pensano gli altri, che cosa diranno, etc.

Ho elaborato un antidoto specifico, per distruggere questo genere di convinzioni. Di

solito, osservo con attenzione la persona e le chiedo di dirmi che cosa ho in tasca.

Come prevedibile, il mio cliente sbaglia. Poi chiedo di dirmi a che numero sto pensando

e, inevitabilmente, la persona sbaglia. A questo punto scuoto la testa e dico: �“Non è

che poi sei questo gran veggente, eh?�”.

Fatelo anche voi. Ogni volta che state commettendo questa imprudenza linguistica,

ricordatevi che se foste davvero dei veggenti, potreste vincere al lotto e risolvere molti

dei vostri problemi!

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Per ultime, ecco le GENERALIZZAZIONI.

Fondamentali sono i QUANTIFICATORI UNIVERSALI, veri e propri vizi verbali, a mio

avviso, in grado di alterare profondamente la nostra visione del mondo, naturalmente

in senso poco utile e funzionale per noi stessi.

�“Tutti mi odiano�”, �“Non me ne va bene una�”, �“Sei sempre in ritardo�”, �“Dici sempre le

stesse cose�”, �“Non fai mai quello che ti dico�”.

Vi riconoscete in questo modo di parlare? È evidente per tutti che si tratta di

affermazioni intrinsecamente false. Infatti, non è possibile che tutte le persone che

conosci ti odino, che nessuna cosa vada bene, che una persona ripeta sempre le stesse

frasi o che non faccia mai quello che dite. Eppure, tali messaggi hanno la caratteristica

di insinuarsi nel nostro cervello e generare terribili profezie auto avveranti, oppure

limitare pesantemente la nostra visione del mondo. Un sistema elegante per

�“distruggere�” queste generalizzazioni consiste semplicemente nel ripetere sotto forma

di domanda il quantificatore universale: �“proprio tutti?�”, �“nemmeno una?�”, �“in

ritardo�… sempre sempre?�”, oppure �“mai e proprio mai?�”.

Se presterete attenzione, riuscirete ad identificare tali generalizzazioni anche nel

vostro modo di parlare: se e quando capiterà, rammentate di fermarvi un istante e

chiedere a voi stessi se, davvero, proprio nulla va per il verso giusto, proprio nessuno vi

capisce, vostro marito non ne combina proprio mai una giusta.

E, come dico sempre durante i seminari, ricordatevi che �“generalizzare è sempre

sbagliato!�” (potete ridere, quando l�’avete capita).

Ci sono poi gli OPERATORI MODALI, ovvero modi di esprimersi che inducono la

persona ad evitare l�’assunzione di responsabilità circa le proprie scelte. Sapete bene, a

questo punto, come chiunque voglia diventare artefice della propria fortuna debba per

prima cosa assumersi la responsabilità di tutto ciò che riguarda la propria vita e le

proprie scelte.

Esempi di frasi che contengono operatori modali sono: �“Non posso proprio restare�”,

oppure �“Non riesco a fare questa cosa�”.

Se vi rendete conto di utilizzare questo tipo di locuzioni durante i vostri discorsi, anche

quelli che fate con voi stessi, chiedetevi: �“Che cosa me lo impedisce? In che modo non

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riesco? Che cosa succederebbe se io restassi o se lo facessi? Che cosa succederebbe se

io non restassi o non lo facessi?�”. In pratica, dovete esplorare la gamma delle scelte,

per comprendere appieno la reale motivazione celata dietro le vostre decisioni. In

pratica, si tratta di transitare dalla fase di declinazione della responsabilità (non posso)

a quella di assunzione della stessa (non voglio), basilare ai fini della propria crescita

personale.

Per concludere, parliamo della PERFORMATIVA PERSA, pessima traduzione dall�’inglese

per indicare quel che comunemente chiamiamo INDICE REFERENZIALE ESTERNO. In

pratica, capita spesso di utilizzare modi di dire del tipo �“si dice che�”, �“è importante

che�” e così via. Anche in tal caso, si tratta di modi di dire che possono essere fuorvianti

e poco funzionali, perciò evitateli e, soprattutto, se qualcuno li utilizza con voi,

chiedetegli (o chiedete almeno a voi stessi, se non avete voglia di imbarcarvi in noiose

discussioni): �“Chi lo dice? Secondo chi è importante?�”.

Al termine del capitolo troverete, come al solito, uno specchietto riassuntivo. Ora,

piuttosto, concentriamoci su altri interessanti aspetti della lingua parlata sui quali vale

la pena lavorare. Le indicazioni che segue rappresentano il vostro compito da

affrontare, la vostra sfida. Applicatevi con costanza nell�’esercizio, prestate attenzione a

quel che dite e state all�’erta, se avete deciso di �“giocare�” a questo gioco di

apprendimento con qualcuno. Vi garantisco che inizierete a percepire i benefici effetti

del vostro impegno sin dai primi giorni. Per dirla con Platone, che ho citato nell�’incipit

del capitolo, mi sento di aggiungere che le regole sotto esposte sono i rimedi per le

anime che si sono ammalate a causa di troppo �“brutto parlare�”.

VERBO ESSERE

Abbiamo già affrontato il tema del verbo essere e dei linguaggi e prime e e choice. Qui

vi ricordo soltanto di allenarvi con perseveranza, di prestare attenzione alla quantità di

verbi essere, in tutte le possibili forme, che farciscono il vostro parlato quotidiano e di

elaborare costantemente nuove forme linguistiche, nuove perifrasi, per evitare quanto

più possibile di utilizzarlo.

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NEGAZIONI

Anche di questo tema abbiamo già accennato. Vi ricordo che il cervello ha la capacità

di riconoscere soltanto comandi espressi in forma positiva: �“fai questo e fai quello,

smetti di fare così, inizia a fare qualche altra cosa�” e via dicendo. Facciamo un piccolo

esperimento.

Ora, ascoltatemi bene: NON PENSATE A UNA SCIMMIETTA VESTITA DA BALLERINA,

CON UNA TUTINA ROSA A POIS.

Che cosa avete fatto? L�’avete immaginata, vero? State tranquilli, si tratta di un

meccanismo ineludibile. Se io vi chiedo di non pensare ad una determinata cosa, il

vostro cervello, prima di negarla a livello logico, deve comunque visualizzarla ed

elaborarla sotto forma di immagine. Ogni volta dite a voi stessi frasi del tipo: �“non

devo sbagliare, non devo avere paura, non voglio questo e non voglio quello�”, il

cervello elabora le immagini che voi gli suggerite e, come abbiamo già imparato, farà di

tutto per condurvi esattamente là dove gli avete chiesto (senza saperlo!).

Chi di voi ha figli, conosce senz�’altro la frustrante esperienza che deriva dal dire al figlio

di NON fare una determinata cosa e di vederlo, immediatamente dopo, fare proprio la

cosa che gli era stata proibito di fare. Vostro figlio non è disubbidiente, anzi.

Semplicemente, il suo cervello inconscio ha ubbidito al vero comando che voi, senza

rendervene conto, gli avete fornito.

�“Non correre, che cadi!�”.

�“Non stare così vicino al televisore!�”

�“Non dire parolacce!�”.

Siamo talmente abituati a questa forma di comunicazione con noi stessi che, spesso,

addirittura pensiamo in termini negativi. Quando lavoro con un cliente e gli chiedo che

cosa vuole, la sua risposta è di solito concentrata su quello che NON vuole. Mi capita

poi, durante i seminari, quando qualcuno alza la mano ed io lo invito a parlare o fare la

sua domanda, che la persona esordisca con un bel �“NO, volevo dire solo che�…�”.

Se state sorridendo, significa che anche voi avete questo brutto vizio.

Evitando sistematicamente le negazioni, svilupperete quello che io amo definire il

VERO PENSIERO POSITIVO, che è cosa ben diversa dal voler vedere a tutti i costi

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l�’aspetto positivo delle cose. Si tratta, letteralmente, di pensare in termini sempre

positivi, di elaborare pensieri assertivi, di concedervi il lusso di infinite possibilità di

azione. Chi pensa positivo, secondo questa accezione, pensa a che cosa PUO�’ fare,

piuttosto che a cosa NON PUO�’ fare. Pensa a cosa VUOLE, piuttosto che a cosa NON

VUOLE. Pensa a cosa FARE o PROVARE, invece che a cosa NON FARE o NON PROVARE.

Vi assicuro che parlare senza negazioni è possibile, anche se all�’inizio tale impresa si

rivelerà piuttosto impegnativa. Al tempo stesso, si tratta del miglior modo di

ristrutturare il vostro cervello e di cambiare letteralmente stile di vita. Gli unici �“NO�”

che vi sono concessi sono quelli da utilizzare nelle risposte a domande dirette, del tipo:

�“Hai voglia di mangiare la pizza?�”. Potreste utilizzare sottili forme verbali definite di

�“ricalco e guida�”, anche se vi consiglio di dire un bel �“NO�”, magari accompagnato da un

sorriso, se i vostri desideri sono di altro genere.

Facciamo altri esempi, per chiarirci meglio in che modo funzionano le negazioni ed in

che modo potete rielaborare i concetti. Dopo un po�’ di sano esercizio, tale

rielaborazione sarà automatica ed istantanea: quando ciò accadrà, potrete davvero

dire di essere persone che pensano positivo!

Una mia cliente, ad esempio, per dire a suo figlio di allontanarsi da una mensola su cui

erano depositati alcuni prodotti, continuava a ripetergli, senza che il bambino desse il

minimo segno di voler ubbidire: �“non toccare, non stare così vicino alla mensola!�”. L�’ho

esortata a rielaborare i suoi comandi in �“versione positiva�”. Dopo qualche riflessione,

se ne è uscita con un apprezzabile: �“evita di toccare, evita di stare così vicino alla

mensola�”. Di solito, l�’utilizzo del verbo �“evitare�” è uno dei primi passi verso la libertà

dalla schiavitù della negazione. Con la pratica, si riescono a fare grandi passi in avanti.

Così, la mia cliente avrebbe potuto, e molto più elegantemente, dire a suo figlio: �“stai

lontano dalla mensola e lascia stare i prodotti�”. Vedete? Si tratta di comandi positivi,

espressi in modo che il cervello li capisca.

Ora fatelo voi. Traducete, senza usare la negazione, la frase: �“Oggi non sono contento.�”

Potreste dire, ad esempio: �“Oggi sono poco felice�”. Accettabile, salvo per l�’utilizzo del

verbo essere, che vi qualifica come persone poco felici, da capo a piedi, in tutta la

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vostra identità. Potreste dire: �“Oggi mi sento poco contento�”, ed avreste un bel 9 in

pagella!

Ancora. Traduciamo insieme: �“Oggi non ho voglia di fare questa cosa�”. Evitando la

negazione, siete praticamente costretti a dire quello che avete voglia di fare. Certo,

questo magari non vi esime dal fare comunque la cosa che non avete voglia di fare. Al

tempo stesso, tuttavia, il nuovo modo di parlare vi costringe almeno a pensare anche a

cose che avete voglia di fare, cosa molto positiva poiché getta alcuni spiragli di luce nel

grigiore delle cose da fare per forza.

Ora avete sufficiente materiale su cui riflettere e lavorare. Perciò, lavorateci sopra e

ricordate sempre che il vostro successo ed il perseguimento del vostro o dei vostri

obiettivi dipende anche da questo.

CONDIZIONALI/FUTURO/FUTURO NEL PASSATO

Regola basilare per tutti coloro che vogliono essere artefici della loro fortuna: basta

con i �“vorrei�”, �“dovrei�”, �“farei�”, �“dovrò�”, �“farò�”. Vi si addicono poco. Gli artefici della

loro fortuna si esprimono attraverso i �“voglio�”, �“faccio�”, �“devo�”. Quando dovete

parlare a voi stessi, sia per motivarvi a fare qualcosa, sia per esprimere le vostre

intenzioni (persino quelle più banali, come potrebbe essere l�’idea di sistemare

l�’armadio o tagliare il prato), privilegiate sempre il modo indicativo ed il tempo

presente.

�“Devo tagliare il prato�”.

�“Voglio raggiungere questo obiettivo�”.

�“Ora faccio questa cosa�”.

Si tratta di comandi che impartite al vostro cervello e che il vostro cervello è come

costretto ad eseguire, senza appello. I condizionali ed i congiuntivi, viceversa, vi

concedono un buon margine per rimandare, essere inattivi, delegare ad altri la

responsabilità delle vostre scelte e delle vostre azioni.

Dire �“farei�” esprime, inconsapevolmente, il fatto che ci sono ostacoli frapposti fra voi

ed il vostro agire.

Dire �“vorrei�” significa, letteralmente, che forse volete e forse no.

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Dire �“mi piacerebbe�”, significa che non sapete davvero e con certezza se la cosa vi

piace o no.

Se, poi, unite il condizionale alla terza persona singolare, il danno è ancora maggiore.

Ad esempio: �“sarebbe il caso che�…�” è una frase che contiene in sé più di un problema.

In primis, si tratta di una performativa persa (potrei chiedervi: sarebbe il caso secondo

chi?). Poi, si tratta di una declinazione di responsabilità: se volete che qualcuno faccia

qualcosa o se voi stessi volete davvero fare qualcosa, esprimete questa volontà nel

modo corretto: �“voglio che..�”

Pensate, banalmente, ad una situazione domestica, come quella in cui la mamma vuole

che il figlio faccia i suoi compiti. Ascoltate i due modi di parlare e chiedetevi in quale

dei due casi la mamma otterrà maggior risultato.

�“Sarebbe il caso che tu ora finissi i compiti�”, oppure �“Io voglio che tu faccia i compiti�”?

Anche con il tempo coniugato al futuro consiglio di andarci piano e di limitarsi ad

utilizzarlo giusto quando serve. Come sottolineano Joseph e Caroline Messinger nel

loro bellissimo ed utilissimo libro (dedicato alla comunicazione genitori/figli e, a mio

avviso, tranquillamente applicabile a qualsiasi forma di comunicazione, quali che siano

gli interlocutori): �“i verbi al futuro sono sinonimi di procrastinazione. La scelta di questo

tempo verbale rivela una tendenza irrefrenabile a rimandare a domani quello che si

sarebbe potuto già fare ieri. Il futuro è il tempo verbale preferito delle persone che

hanno sempre le migliori intenzioni del mondo, ma superano di rado il confine fra il dire

e il fare.�”44

Come per i condizionali, quindi, impegnatevi, soprattutto per quel che riguarda i vostri

intenti, i vostri obiettivi o semplicemente l�’espressione della vostra volontà, ad evitare

tale forma verbale. Se davvero volete fare qualcosa, dite: �“lo faccio!�”, piuttosto che �“lo

farò, lo farei�”. Vi garantirete migliori probabilità di successo, obbligando il cervello ad

ubbidire al vostro ordine perentorio.

E che dire, poi, del futuro nel passato? Si tratta di una vera e propria contorsione

verbale che, se pure in apparenza logica e grammaticalmente corretta, nasconde un

terribile abominio.

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�“Ti avevo detto che sarei andato io!�”. Come potete ben vedere, parlate al passato di

un�’azione che non avete ancora compiuto!

�“Il verbo DIRE è il granello di sabbia che blocca il passaggio all�’atto. Aggiungeteci la

complicità del trapassato prossimo e del condizionale passato ed ecco che scomponete

un�’azione la cui realizzazione è già seriamente compromessa. Parlate al passato di

un�’azione che non avete ancora compiuto. Ciò che viene detto non garantisce per

niente ciò che verrà fatto. Ciò che viene fatto, invece, non ha necessariamente bisogno

di essere detto. L�’energia che consumate parlando di quello che farete non potete

investirla nella realizzazione propriamente detta. Più si parla e meno si agisce.�”45

L�’ERBA VOGLIO.

Durante i miei seminari, parlo di moltissimi argomenti, nessuno dei quali suscita

particolari polemiche. Salvo uno. Quando spiego alle persone che il modo migliore per

esprimere le proprie intenzioni è quello di utilizzare il verbo �“voglio�”, coniugato

all�’indicativo tempo presente, immancabilmente almeno un partecipante reagisce

assalendomi (metaforicamente) ed irritandosi non poco. Il motivo è molto semplice:

senza saperlo, identifichiamo il verbo �“voglio�” con una forma di maleducazione.

Pensate, ad esempio, a questa cosa: immaginate di entrare in un bar e dire �“voglio un

caffè�”, oppure di entrare in un negozio di abbigliamento e dire �“voglio provare quella

camicia�”. Sono più che certo che pensare in questi termini vi crea una strana

sensazione e che l�’immagine che vi si è formata nella testa è quella di una persona

arrogante e che con modi prepotenti chiede a gran voce un caffè o una camicia. In

realtà, non vi ho detto di urlare �“io voglio�” con tono arrogante e voce aggressiva,

eppure è quello che precisamente avete capito. Si può benissimo chiedere: �“per

cortesia, voglio provare quella camicia�” con tono di voce cortese ed un bel sorriso.

State certi che il commesso non ne avrà a male. La verità è che ogni volta che dite

�“vorrei�”, la vostra volontà non è sufficientemente forte ed i vostri propositi rischiano di

non concretizzarsi. Certo, l�’esempio banale del caffè è poco significativo. Se entrate in

un bar e dite: �“vorrei un caffè�”, qualsiasi barman sarà ben lieto di servirvelo. Se, però,

invece che di un caffè si trattasse di qualcosa di veramente importante per voi, di

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qualcosa che attiene alla vostra serenità o al vostro successo? Se lo volete davvero,

ditelo. Pensate alla realizzazione di uno dei vostri sogni: vorreste realizzarlo o volete?

Sentite, anche solo pronunciando la frase nei due diversi modi, come le sensazioni che

provate sono diverse? Vorreste�… o volete? Ogni volta che dalla vostra bocca esce un

�“vorrei�”, il vostro cervello traduce il messaggio con un bel �“forse vuole e forse no, e

forse la cosa non è poi così importante. Se succede, bene, altrimenti pazienza�”. E�’ così

che volete affrontare il vostro percorso: se succede, bene; se non succede, pazienza?

Mi auguro di no. Naturalmente, la responsabilità di questo modo di parlare non è

vostra, ma di chi vi ha educato, dicendovi la mitica frase �“NON SI DICE VOGLIO SI DICE

VORREI�”, magari accompagnando questo pessimo insegnamento con un bello

scappellotto. Oppure, vi hanno insegnato con tono sprezzante che �“L�’ERBA VOGLIO

NON CRESCE NEMMENO NEL GIARDINO DEL RE!�”

�“Usando il presente indicativo, il bambino non cerca tanto di ottenere il giocattolo dei

suoi sogni, quanto di affermarsi. L�’uso intenso del condizionale imposto al bimbo è una

condotta genitoriale psicotossica, capace di bloccare le sue motivazioni o i suoi

desideri. Se lo voglio, mi batto per averlo. Se lo vorrei, lo sogno e poi lo dimentico.

Quello che vorrei non lo voglio veramente, altrimenti perché avrei bisogno di sottoporlo

a una condizione preliminare? Il tocco finale a questo quadretto è lo stupefacente

�“Quando si è bene educati�”. Questa precisazione suggerisce che, per essere beneducati,

è preferibile non esistere. Quale percezione ha il bambino di questa osservazione che gli

rifilate appena dice VOGLIO? Non ho il diritto di esistere perché, se esisto, sono

maleducato. Certo, non è questo il significato che attribuite alle vostre parole, ma è

quello che il piccino percepisce letteralmente.�”46

Perciò, amici miei, lasciate che vi dica che, nel mio giardino, �“l�’erba voglio�” la faccio

crescere, eccome! Consiglio caldamente anche voi di fare lo stesso. Vedrete che

l�’atteggiamento delle persone nei vostri confronti cambierà radicalmente, e voi stessi

vi sentirete molto più sicuri di voi stessi, molto più padroni della vostra volontà.

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SPERARE E PROVARE

Molto semplicemente, ricordate questa equazione: PROVARE = FALLIRE! Provare

significa concedersi la possibilità di sbagliare. Si tratta di un verbo che il cervello stenta

a riconoscere, è un ibrido fra il fare e il non fare, di nessuna utilità quando è opportuno

accedere alle nostre risorse per tagliare il traguardo che ci siamo prefissati. Le cose, o

si fanno o non si fanno. Smettere di �“provare�” non significa dovercela fare al primo

colpo, anzi. Si tratta solo di adottare una forma mentis differente. Come spiego sempre

a mia figlia (di 6 anni), si tratta, al limite, di fare le cose più volte, finché non si ottiene il

risultato desiderato. Per molti di voi, forse, �“provare a fare una cosa�” e �“fare e ripetere

la cosa finché non si raggiunge il risultato�” sono formule equivalenti. Dal punto di vista

formale, ciò è senza dubbio vero: esprimono lo stesso intento. Da un punto di vista

sostanziale, tuttavia, la differenza è enorme. Vi faccio un esempio. �“Provate�” ad

allacciarvi una scarpa. Se vi siete chinati alla ricerca dei lacci, fermatevi. Vi ho detto

�“provate�”, non �“allacciatevi�” la scarpa. �“Non ha senso�”, direte voi. Appunto. Ripeto: le

cose si fanno o non si fanno, una terza via non esiste.

Breve parentesi sul verbo �“sperare�”. Gli artefici della propria fortuna fanno accadere le

cose, perciò nella loro esistenza ben poco spazio è lasciato alla speranza. Una cosa che

accomuna tutti i più grandi uomini di successo del Pianeta è proprio l�’atteggiamento

verso la �“speranza�”: semplicemente, invece di perdere tempo a sperare che qualcosa

vada bene, utilizzano quel tempo per fare di più e fare meglio, affinché la cosa vada

sicuramente bene. Perciò, se volete diventare quel che volete essere, abbandonate le

speranze e datevi da fare. Vi assicuro che i risultati saranno più veloci e soddisfacenti.

BISOGNA, SI DEVE

Si tratta di due forme verbali da evitare tassativamente che, da un lato, sono assai

poco incisive per quel che concerne la comunicazione con gli altri e, d�’altro lato, sono

ben poco degne di persone che si assumono la responsabilità del loro destino. Le

prime risposte che mi vengono in mente quando qualcuno mi apostrofa con un

�“bisogna�” o un �“si deve�” sono: chi lo dice? Secondo il bisogno di chi?

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�“Il verbo BISOGNARE si coniuga esclusivamente alla terza persona singolare. Variante

ipocrita ed edulcorata del verbo DOVERE, ha il vantaggio di avere un soggetto del tutto

sconosciuto. Chi è questo soggetto? Non è né io né tu né noi. È un personaggio virtuale

ma onnipotente che impone la sua volontà senza offrirci la possibilità di discuterne con

lui. Questa modalità di pressione è il ritornello preferito dei genitori dimissionari, che si

trincerano dietro questo fantomatico personaggio per rafforzare la loro autorità.

Perché BISOGNA e non VOGLIO? I genitori hanno forse paura di assumersi la

responsabilità delle loro parole?�”.47

Qui si parla di genitori. Come vi dicevo, tuttavia, trovo che queste considerazioni siano

estendibili a chiunque. Le persone di successo (ripeto, in qualsiasi campo, che si tratti

di affari o di gestione del matrimonio) sono persone che si assumono la loro dose di

responsabilità. Volete che vostro marito o vostra moglie consideri di più le vostre

esigenze o ascolti i vostri desideri? Passate dal �“bisogna�” al �“voglio�”. Volete che i vostri

colleghi vi diano maggior attenzione? Idem. Naturalmente, utilizzare il voglio (nel

modo cortese spiegato poco fa) non significa necessariamente che otterrete il risultato

desiderato, perché ciò dipende anche dalla volontà degli altri. La cosa certa è che

avrete affermato voi stessi e la vostra identità e persone che osano fare questo sono

persone che comunque hanno il coraggio di assumersi la responsabilità della loro

sorte. I �“bisogna�” e i �“si deve�” sono per i pusillanimi, per coloro i quali non hanno

abbastanza coraggio per dire le cose che pensano, che non hanno il coraggio di essere

loro stessi.

DOMANDE �“COME�” E �“PERCHE�’�”

Poniamo il caso che la vostra giornata non sia stata del tutto eccezionale. Poniamo il

caso che vi sentiate un po�’ giù di corda, o arrabbiati. Poniamo il caso che veniate da me

e me lo diciate, ed io inizi a chiedervi perché siete arrabbiati, perché siete nervosi e

perché la vostra giornata sia stata problematica. Per rispondermi, sareste costretti a

tornare con il pensiero a tutte le cose che sono andate storte, aumentando il vostro

stress e peggiorando la situazione. Le domande cosiddette �“perché�” si chiamano

domande ontologiche, poiché sviscerano il problema dall�’interno, lo esplorano, lo

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analizzano nel dettaglio. Così facendo, tuttavia, soprattutto se si tratta di analizzare

situazioni problematiche, si continua a prestare attenzione e a focalizzarsi sul

problema. Per questo, si dice che le domande ontologiche conducono a �“cornici

problema�”. Viceversa, poniamo il caso che, di fronte alle vostre affermazioni, io

annuisca con aria comprensiva e vi chieda semplicemente �“come�” intendete affrontare

la situazione. Il vostro cervello, come per magia, è costretto a spostare il suo focus (il

SAR!) sulle soluzioni, invece che insistere sul problema. A quel punto, si mette in moto

un meccanismo automatico grazie al quale il vostro stato emotivo depotenziante si

trasforma in qualcosa di diverso, di produttivo e di utile. Si tratta di un comportamento

predeterminato a livello biologico: il cervello è programmato per allontanarsi da

situazioni dolorose o spiacevoli e per dirigersi verso situazioni favorevoli o piacevoli. La

nostra stessa vita è (o meglio, dovrebbe essere) improntata su questo imperativo

categorico: allontanarsi dal dolore, dirigersi verso il piacere. Si tratta delle due molle

che condizionano tutti i nostri comportamenti. Le domande �“come�” si chiamano

appunto domande epistemologiche, perché espandono la conoscenza ed il sapere al di

fuori del fenomeno in quanto tale. Per questo motivo, si dice che le domande �“come�”

conducono a �“cornici risultato�”. Perciò, allenatevi ad utilizzare più che potete

domande che contengono �“come�” e �“cosa�”, evitando i �“perché�”, sia per quel che

riguarda la comunicazione con gli altri sia, soprattutto, per quel che riguarda il dialogo

interiore e la comunicazione con voi stessi.

Vi sentite arrabbiati? Bene. Come potete fare per porre rimedio a questa cosa? Cosa

potete fare al riguardo?

La giornata è andata in modo diverso da quel che vi aspettavate? Bene. Preferite

insistere sui �“perché�” e così facendo continuare a richiamare alla mente le immagini

delle situazioni che vi hanno reso di cattivo umore (ricordate che il cervello, quando

pensa, lo fa sempre attraverso immagini), oppure volete esplorare le possibilità che vi

si prospettano, attraverso i �“come�” e i �“cosa�”? come al solito, la scelta è vostra.

Facciamo un veloce esempio. Pensate a qualcosa che non vi piace, a qualcosa che,

durante la giornata, vi ha cambiato un po�’ l�’umore o vi ha fatto innervosire. Evitate di

pensarci troppo, però, altrimenti vi rovinate la giornata davvero! Comunque, pensateci

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ed immaginate una scena in cui io sono vostra moglie (si fa per dire) o vostro marito e

vi aspetto a casa. Voi siete nervosi e avete solo voglia di dimenticare il problema, il

collega o l�’affare che vi hanno turbato. Entrate in casa ed io vi chiedo: �“Cara/caro,

perché sei arrabbiato?�”. Per rispondere, dovete richiamare alla mente tutte le

rappresentazioni interne collegate al vostro stato emotivo depotenziante e,

naturalmente, ciò va in conflitto con i due comandi di base del cervello (�“via dal

dolore!�” e �“corri verso il piacere!�”). E�’ probabile che non abbiate voglia di rispondermi,

generando così una tipica reazione del tipo �“ecco, non vuoi comunicare con me�”,

oppure che mi rispondiate in malo modo, innescando un litigio. Immaginate ora la

scena alternativa.

Voi entrate in casa ed io vi dico: �“Vedo che sei arrabbiato. Cosa possiamo fare per farla

passare?�”. In questo caso, siete costretti a richiamare nella vostra mente solo immagini

( e lo farete d�’istinto, che lo vogliate o meno!) positive e utili a far migliorare il vostro

umore. Comprendete bene, adesso, che la scelta delle parole e delle domande è ben

più che un mero esercizio stilistico o di retorica, può fare la differenza tra una serata

serena ed una furiosa litigata, se non peggio.

Personalmente, penso sempre in termini di cosa posso fare riguardo una certa cosa,

piuttosto che soffermarmi troppo a riflettere sul perché è successa. Anzi, di solito (un

po�’ come fa Steve Jobs, se mi è concesso l�’azzardato paragone) rifletto sui �“perché�”

quando sono già andato avanti ed ho già realizzato il passo successivo. Solo dopo mi

accorgo che una determinata cosa è successa a seguito di un�’altra. Solo allora mi rendo

conto che quello che ho fatto l�’ho fatto �“perché�” prima si sono verificati determinati

presupposti. È come se, sulla linea della vita, i �“perché�” ci costringessero

continuamente a tornare sui nostri passi, a guardare sempre indietro, ed i �“come�”,

invece, ci esortassero ad andare avanti, a proseguire il cammino. Naturalmente,

guardarsi indietro e riflettere sul significato delle nostre esperienze è utile e doveroso,

ma solo fino al punto in cui ciò non sia di ostacolo al nostro progredire. Altrimenti, si

tratta non di riflessione sulle passate esperienze, ma di incapacità di andare oltre.

Perciò, il compito che vi affido è questo: rispetto ad ogni situazione che non vi piace o

che volete modificare o che vi crea turbamento e disagio, chiedetevi subito che cosa

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potete fare al riguardo e come potete affrontarla. Fatelo subito, affinché questi

concetti si sedimentino subito dentro di voi. Utilizzate la traccia che segue.

Situazione non desiderata:

Cosa posso fare al riguardo? Come la posso affrontare?

Fatelo adesso!

CREDO, HO INTENZIONE DI

Si tratta di due locuzioni che denotano un atteggiamento interiore di mancanza di

volontà e determinazione. Il verbo �“credere�” va benissimo quando si parla di

atteggiamenti religiosi e/o fideistici, quando esprime convinzioni personali molto forti:

�“credo in Dio, credo nell�’onestà, credo nei valori etici�”. Quando si parla delle proprie

azioni e dei propri propositi, invece, diventa una pesante ancora che ci rallenta nella

realizzazione degli stessi: �“credo che lo farò. Credo che ci penserò. Credo che

cambierò�”. La stessa cosa dicasi per �“ho intenzione di�”. Le persone che vogliono

ottenere qualcosa o che vogliono fare, lo fanno e basta. Evitano di perdere tempo a

declamare le loro intenzioni, agiscono. Nel lasso di tempo che una persona poco

motivata impiega per dire: �“ho intenzione di sistemare l�’armadio�”, una persona

seriamente motivata ha già aperto l�’armadio e ha già iniziato a sistemare le maglie e i

cappotti. Mi rendo conto che, nel linguaggio parlato di tutti i giorni, queste cose

sembrano essere solo sfumature di poco conto, eppure la realtà è diversa, poiché il

cervello, da un lato, con tali modi di dire esprime la sua reale intenzione inconscia e,

dall�’altro lato, è programmato per ubbidire ai messaggi che voi elaborate. Tanto più

sarete diretti ed efficaci, tanto più vi sentirete �“magicamente�” spinti verso l�’azione,

motivati a fare quel che volete fare, come se dentro di voi si scatenassero molle di cui

nemmeno sospettavate l�’esistenza.

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SCUSE

Niente scuse. Finora, ne avete utilizzate troppe, per impedirvi di cambiare la vostra

vita. Ora è giunto il momento di passare all�’azione. Per divertirvi un po�’, fate l�’elenco

delle scuse che fino ad ora avete utilizzato per evitare di fare quel che andava fatto. Di

solito, le scuse preferite dalle persone riguardano il fatto di avere poco tempo, di non

avere altre possibilità, di essere in una condizione particolarmente difficile, di essere

�“un caso a parte�”. Sono solo scuse, e lo sapete bene quanto me, in fondo al vostro

cuore. Vi siete così convinti che si tratti di ostacoli insormontabili da esservi creati

l�’alibi perfetto per non assumervi la responsabilità di scelte che, certo, potrebbero

essere dolorose o drastiche e che, tuttavia, rappresentano l�’unica possibilità di

cambiamento.

E se, proprio ora, state pensando che il vostro caso è diverso e che le vostre non sono

scuse ma veri problemi, beh�…è quello che dicono tutti!

Una curiosità: chi di voi possiede un telefono cellulare dotato di dizionario a scrittura

facilitata �“T9�”, faccia finta di dover scrivere un messaggio e digiti, usando il T9, la

parola �“scuse�”. Come sapete, il dizionario T9, quando voi digitate le lettere sulla

tastiera, vi segnala la prima parola che corrisponde alla combinazione di lettere

digitate. Poi, voi avete la possibilità di scorrere le varie parole possibili fino a trovare

quella che vi serve. Ebbene, sapete qual è la prima parola che compare sullo schermo

se digitate la combinazione di lettere per �“scuse�”? PAURE.

SCARAMANZIA E MODESTIA

Cominciamo con la scaramanzia. Esiste un curioso atteggiamento in base al quale voi

potete parlare ore e ore di tutto quello che va male nella vostra vita o che non vi piace

e se, invece, avete progetti per il futuro o vi sta capitando qualcosa di buono, la prima

regola è �“stare zitti, non dire niente, altrimenti porta male!�”. Come credete di poter

realizzare i vostri sogni, se non ne parlate e non li verbalizzate, affinché il cervello li

senta? Siate sinceri, chi di voi, in attesa di un responso probabilmente positivo o

durante la progettazione di qualche piano strategico non ha mai detto una frase del

tipo: �“non lo dico sennò porta male?�”. È un atteggiamento profondamente sbagliato,

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che vi limita, vi rallenta e addirittura rema contro di voi. Abbiate il coraggio di parlare a

voce altra dei vostri sogni e dei vostri desideri, dei vostri progetti e delle vostre

ambizioni: la scaramanzia non è esiste, la sfortuna è per tutti coloro che non hanno il

coraggio di assumersi la responsabilità delle loro azioni. Attenzione: parlare dei propri

sogni e delle proprie aspettative è cosa ben diversa dal �“vendere la pelle dell�’orso

prima di averlo preso�”. Vendere la pelle dell�’orso prima di averlo preso è

atteggiamento superficiale e irresponsabile, parlare a voce alta del vostro sogno di

catturare un orso e fantasticare ad occhi aperti dei progetti che potrete realizzare

quando avrete venduto questa benedetta pelle è il modo migliore per vedere realizzati

i vostri auspici. Il cervello crede a quello che vede e l�’immaginazione ha il potere di

influenzare la realtà, ricordate? Tanto più sognate, tanto più vi immedesimate nel

vostro sogno, tanto più pensate a quello che proverete e tanto più vi associate

all�’immagine di voi stessi soddisfatti per il risultato raggiunto, tanto più la realtà si

plasmerà secondo i vostri desideri.

Gridate i vostri sogni al mondo!

Che dire, invece, della modestia, fantomatica virtù che ci viene insegnata fin da piccini,

ogni volta che abbiamo l�’ardire di manifestare il nostro compiacimento per qualche

cosa che riteniamo di aver fatto bene?

Tra i vari significati del termine �“modestia�” presenti sul dizionario (cito il dizionario De

Mauro, versione on line), abbiamo niente meno che �“scarsità, limitatezza�”. Fra i

sinonimi di modestia, invece, ecco �“squallore, povertà, pochezza, esiguità, umiltà�”.

È così che volete sentirvi, così che volete essere? Io dico a gran voce che è giunto il

momento di ribellarsi a queste imposizioni castranti che ci sono state poste dall�’alto, di

solito da genitori �“modesti�” nel senso deteriore del termine, che non hanno avuto il

coraggio e l�’ardire di lottare per i loro sogni e si sono accontentati di una vita

insoddisfacente, magari adducendo come scusa proprio la serenità e la tranquillità

della famiglia e dei figli. Solo scuse, signori e signore. �“Modestia�” non è l�’alternativa a

�“superbia�”. Si può essere consapevoli dei propri mezzi, delle proprie qualità e al tempo

stesso dei propri limiti: questo atteggiamento non ci renderà di certo presuntuosi o

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superbi. Semplicemente, consapevoli. Ragazzi miei, ci pensate che se qualcuno vi

sgrida o vi fa notare i vostri limiti siete sempre ben disposti a riceverli e ad annuire e

se, invece, qualcuno vi fa un complimento il vostro atteggiamento è di schernirvi e

negare i vostri meriti?

Se qualcuno vi dice che siete stati bravissimi, di solito rispondete con una o più di

queste frasi: �“ma no, niente di particolare, lo avrebbero fatto tutti, ho avuto solo

fortuna�”. Imparate ad attribuirvi i meriti che vi competono, così come i demeriti.

Assumetevi la responsabilità di tutto, non solo di quello che non va bene o di quello

che avrebbe potuto essere fatto meglio. Sapete che al corso di Public Speaking (un

corso che insegna le tecniche per parlare in pubblico) la prima cosa che fanno i trainer

è mettere l�’allievo davanti al pubblico e farlo ricoprire di applausi, costringendolo a

prenderseli tutti?

Allora, avete ancora voglia di essere modesti, o volete finalmente iniziare a brillare?

POSSO?

Ogni volta che chiedete �“posso?�”, conferite il potere di decidere della vostra sorte a

qualcun altro. Va da sé che questa forma dialogica è lecita ed opportuna quando si

tratta di educazione e cortesia: se siete a casa di qualcuno, nessuno vi sgriderà se

chiedete se �“potete�” andare in bagno. Se, invece, durante un corso, un partecipante mi

chiede se �“può�” farmi una domanda, di solito rispondo �“no�”, per fargli comprendere

che se la domanda era davvero importante per lui, avrebbe dovuto farla e basta.

�“Posso chiedere?�”

�“Posso parlare?�”

�“Posso sapere?�”

Ebbene, prima di parlare chiedete a voi stessi: quanto è importante per me chiedere,

parlare, sapere? Se si tratta di cose davvero importanti, allora chiedete e parlate, agite

senza mettere nelle mani di altri il potere di decidere al posto vostro. Se si tratta di

qualcosa per cui vale la pena lottare, fatelo e basta. Per dirla con lo slogan di una nota

azienda di articoli sportivi, JUST DO IT. Fatelo, e basta.

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Ora, un piccolo ripasso dopo questa destrutturazione cerebrale. Poi, tocca a voi.

Lavorate sodo, studiate, concentratevi ed applicatevi. I risultati positivi seguiranno

come il giorno la notte.

Buon lavoro!

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Il cervello ha una STRUTTURA PROFONDA ed una STRUTTURA SUPERFICIALE. Per

risalire alla struttura profonda, uno strumento indispensabile è il METAMODELLO

LINGUISTICO.

Alcune modalità del meta modello linguistico sono:

CANCELLAZIONI

SEMPLICI

�“Ho paura�”.

�“Di che cosa?�”

COMPARAZIONI

�“Luca è migliore di me�”.

�“In che cosa è migliore di te?�”

MANCANZA DI INDICE REFERENZIALI

�“Gli impiegati delle poste sono lenti�”.

�“Quali impiegati, di preciso?�”

DISTORSIONI

NOMINALIZZAZIONI

�“Sto cercando la serenità�”.

�“Cosa intendi di preciso per serenità?�”

LETTURA DEL PENSIERO

�“So già che cosa pensi�”.

�“Come fai a sapere che cosa penso?�”

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GENERALIZZAZIONI

QUANTIFICATORI UNIVERSALI

�“Nessuno mi capisce�”.

�“Proprio nessuno nessuno?�”

OPERATORI MODALI

�“Non posso farlo�”.

�“Cosa capiterebbe se tu lo facessi?�”

PERFORMATIVA PERSA

�“Comprare il libro di Paolo è importante�”.

�“Chi lo dice? È importante per chi?�”

Per ottenere i migliori risultati da voi stessi e dagli altri, EVITATE IL PIU�’ POSSIBILE:

- VERBO ESSERE;

- NEGAZIONI;

- CONDIZIONALI/FUTURO/FUTURO NEL PASSATO;

- SPERARE E PROVARE (PROVARE = FALLIRE!);

- BISOGNA, SI DEVE;

- DOMANDE �“PERCHE�’�”;

- CREDO, HO INTENZIONE DI;

- SCUSE;

- POSSO?;

- SCARAMANZIA E MODESTIA.

Invece, per potenziare la vostra forza di volontà e per uscire rapidamente da �“cornici

problema�”, spostandovi in più utili �“cornici risultato�”, UTILIZZATE:

- VOGLIO (con un bel sorriso e un conciliante �“per cortesia�”);

- DOMANDE �“COME, COSA�”.

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NOTE

ESERCIZI

Sapete già tutto quello che dovete fare. Il consiglio che vi do è quello di prepararvi uno

schema riassuntivo (magari una mappa mentale) di tutte le regole sopra esposte e di

appenderlo in un luogo in cui possiate averlo spesso sott�’occhio: state certi che i

messaggi in esso contenuti inizieranno presto a far presa.

Inoltre, come al solito, vi raccomando, a proposito di tutte queste nuove cose che

dovrete imparare, di farne un gioco e di divertirvi, magari con chi vi circonda e

condivide con voi la voglia di cambiamento che vi ha spinto a leggere questo libro.

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CAPITOLO 12

MENS SANA IN CORPORE SANO

Mens sana in corpore sano.

(motto latino)

Sapete guidare. Avete fatto un corso per diventare abili piloti. In garage avete un

bolide e non vedete l�’ora di mettere alla prova tutti gli insegnamenti appresi. Andate in

garage, salite in macchina e vi avviate lungo la strada. Dopo pochi metri, tuttavia, una

fumata nera proveniente dal cofano e alcuni rumori di ferraglia vi costringono a

fermarvi sul ciglio della strada. La vostra auto è in panne e in quel preciso istante vi

rendete conto che non è sufficienti saper guidare per poter fare un viaggio in auto e

raggiungere la vostra destinazione. Non è nemmeno sufficiente fare corsi di guida

avanzati, se la vostra auto vi lascia a piedi dopo pochi metri da casa vostra. Tutte le

vostre pregresse abilità di piloti e tutte le nuove nozioni apprese a poco servono, se vi

manca la materia prima su cui metterle in pratica, siete d�’accordo?

Bene. Voi, chi meglio chi peggio, eravate già in grado di guidare. Ora avete letto un

manuale per migliorare le vostre abilità e siete diventati piloti provetti. Quel che resta

da fare è dare un�’occhiata alla macchina, affinché sia in grado di supportarvi nel vostro

viaggio.

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�“Fisiology First!�”, dicono gli americani, che amano gli slogan e le formule efficaci. Ed è

vero: prima di tutto, prima anche di metterci a pensare cosa e come fare, di pianificare

un obiettivo o di impegnarci a parlare in modo corretto, è basilare che ci preoccupiamo

di stare bene.

Pensateci: quando avete la febbre o il raffreddore, come vi sembrano gli impegni da

svolgere, anche i più semplici? Più facili o più difficili da affrontare? E se il vostro stato

di salute è precario, è vero o non è vero che qualsiasi cosa diventa un problema? Siete

più deboli, più irritabili, più inclini a lasciarvi soverchiare dal pessimismo e dalla

inettitudine. Viceversa, quando siete in forma smagliante e raggianti di buon umore, è

vero o non è vero che anche un problema che di solito vi sembra più pesante assume

all�’improvviso un aspetto più innocuo?

Ebbene, avendo cura di noi stessi e del nostro corpo, possiamo fare in modo che il

nostro livello di energia e di salute sia sempre alto, con ciò garantendoci uno stato

fisico e mentale funzionale al mantenimento del nostro nuovo, elevato, tenore di vita.

Due sono gli aspetti fondamentali su cui lavorare per migliorare fin da subito le nostre

condizioni di benessere e salute: alimentazione e sport.

ATTIVITA�’ FISICA

Non è obbligatorio diventare maniaci dello sport, per guadagnare un buon livello di

salute fisica. Diversi studi americani, tra i quali, da ultimo, quello dell�’America College

of Sport Medicine, affermano che già lo svolgere una moderata attività aerobica

almeno tre volte la settimana per almeno trenta minuti costituisce già un�’eccellente

antidoto ai danni dovuti alla sedentarietà. Pensateci: trenta minuti, tre volte la

settimana. Tutto sommato non mi sembra un grande impegno, e a voi?

ALIMENTAZIONE

Per far funzionare bene il vostro corpo, prevenire problemi di salute e avere sempre a

disposizione una buona riserva di energia, è fondamentale alimentarsi correttamente e

restare idratati. State tranquilli, non è richiesta alcuna particolare dieta: i consigli che vi

fornirò nelle pagine seguenti riguardano fondamentalmente l�’abolizione degli zuccheri

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raffinati dalla vostra dieta, la scelta di cibi a basso indice glicemico e l�’utilizzo di

integratori vitaminici. Eviterò volutamente di dilungarmi in eccessive spiegazioni,

poiché qui il mio interesse è quello di fornirvi le prime, fondamentali indicazioni per

iniziare fin da subito a lavorare su voi stessi. Chi desiderasse (mi auguro molti di voi)

approfondire alcune tematiche legate allo sport o all�’alimentazione, come al solito

troverà utili indicazioni nelle note bibliografiche.

Attenzione: non si tratta solo di mangiar bene per dimagrire, anche se un corpo in

perfetta forma fisica vi aiuterà nel raggiungimento dei vostri obiettivi. Il fattore

estetico è importante, ma lo è di più il fattore benessere. Quindi, non vi parlerò di

zuccheri solo per invogliarvi a sfoggiare un bel corpo la prossima estate. Si tratta di

argomentazioni serie e davvero importanti per la vostra salute, perciò leggetele con

attenzione, così come avete fatto per tutto il resto.

Prima di iniziare, voglio anticipare la tipica obiezione che durante i seminari mi viene

posta quando parlo di alimentazione e sport.

�“NON HO TEMPO�”

Questa obiezione può riguardare sostanzialmente due aspetti: ci si può riferire sia alla

�“tempistica�” necessaria alla preparazione di un pranzo o di una cena �“dietetica�”;

oppure ci si può riferire alla possibilità di praticare l�’attività fisica.

Io lavoro sei giorni alla settimana (a volte anche la domenica, quando tengo i corsi),

soprattutto quando la gente non lavora, ovvero in pausa pranzo e fino alle 19 la sera.

Poi, ho una famiglia cui dedicare attenzioni. Poi, studio molto e scrivo. Eppure, trovo il

tempo sia di preparare un veloce pranzo che mi soddisfi dal punto di vista nutrizionale

(e psicologico, la qual cosa è altrettanto importante), sia di praticare sport: corro tre

volte la settimana, vado in palestra una volta la settimana.

Se mi capita di non avere la pausa pranzo, a volte butto in una scodella una scatoletta

di tonno, qualche oliva, due pomodori ed un po�’ di fagioli, ed ecco un pranzo che mi

nutre, mi dà energia e mi soddisfa dal punto di vista psicologico, sia perché si tratta di

�“tanto�” cibo, sia perché mi gratifica l�’idea di essere riuscito ad organizzarmi secondo i

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miei programmi, nonostante le avversità della giornata di lavoro. Tempo di

preparazione? Tre o quattro minuti al massimo. Voi non avete tre o quattro minuti per

preparare un pranzo?

Per quanto riguarda lo sport, vi ho già detto come la mia giornata sia piuttosto

impegnativa, anche perché non ho (né ho mai avuto) intenzione di togliere tempo a

mia moglie e a mia figlia, che può beneficiare della mia presenza solo la sera:

figuriamoci se mi metto a fare sport nelle uniche due ore che posso dedicare a lei!

Io ho scelto la soluzione di alzarmi alle sei: verso le sei e venti sono in strada, armato di

scarpe e cardiofrequenzimetro, verso le sette e un quarto rientro in casa, mi faccio una

bella doccia, preparo la colazione per tutta la famiglia e poi vado a lavorare. Chi non ha

problemi di orario serale, può decidere di uscire la sera, dopo il lavoro. In ogni caso, io

vi sto parlando di allenamenti della durata di circa trenta minuti al massimo, da

effettuarsi tre volte la settimana. Si tratta di 90 minuti, da trovare in una settimana di

10.080 minuti! Sembra abbordabile, non trovate?

E se proprio, come me, avete problemi di orario, non vi resta che alzarvi alle sei e fare

come faccio io.

Ora, vorrei parlarvi delle filosofie che vi accompagneranno nel percorso del vostro

miglioramento fisico. Si tratta di concetti a mio avviso molto importanti,

interiorizzando i quali svilupperete indipendenza da qualsiasi aiuto esterno e

conquisterete la libertà di essere sempre in forma, a prescindere dal luogo in cui vi

trovate e dalle persone che state frequentando. Dovete operare scelte che siete in

grado di mantenere. Se il vostro successo dipende dalla pillola di turno che ingoiate

per dimagrire senza sforzo, non sarà un vostro successo (posto che la pillola funzioni).

Io considero vero successo solo quello che siete stati voi a far succedere. Vediamo le

filosofie che dovete acquisire.

La prima filosofia alla è che dovete evitare di dipendere da fattori esterni, come

pillole di qualsiasi tipo, integratori sotto forma di sciroppi o compresse, pasti sostituivi

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e così via. La motivazione è molto semplice: non si può ragionevolmente pensare e

credere che si possa trascorrere il resto della nostra vita ad assumere integratori, o ad

alimentarsi con preparati in polvere, o ad andare dall�’estetista dietro l�’angolo a farsi

applicare il fango miracoloso appena scoperto. Quello di cui si parla in questa sede,

invece, è un qualcosa di più profondo, un cambiamento psicofisico che deve

svilupparsi e crescere dentro di noi, fino a diventare uno stile di vita. E uno stile di

vita, questa è la verità, può accompagnarci fino alla fine dei nostri giorni, perché non

c�’è rischio di dimenticarsi una pillola prima di pasto, di essere frustrati perché siamo

costretti a bere uno shaker di cibo in polvere invece di gustarci un bel piatto di

spaghetti o di trovare chiuso il negozio nel quale acquistare l�’ultimo ritrovato in fatto di

trattamenti di bellezza. Lo stile di vita siamo noi, ce lo portiamo appresso sempre,

dovunque siamo ora e dovunque andremo domani.

Quando, di recente, sono stato una settimana al mare, non mi sono dovuto

preoccupare di riempire la valigia di pillole, capsule o barrette: avevo ben impresso in

testa quel che mi serviva sapere per mangiare bene (e si può mangiare bene e sano

anche in un hotel il cui menu prevede quotidianamente antipasti, primi, secondi e

tonnellate di dolci) e l�’unica cosa che mi sono ricordato di mettere in borsa (oltre a libri

e vestiti, ovviamente!) è stato il mio fedele cardiofrequenzimetro e le mie adorate

scarpe da running. Mangiare bene, lo si può fare ovunque e per sempre. Correre

mezz�’ora ogni due giorni, lo si può fare ovunque e per sempre. Capite cosa intendo? A

volte, fare uno spuntino nel mezzo del pomeriggio o prima di un allenamento con una

barretta ben bilanciata è consentito. Fate comunque in modo di averne sempre il

minor bisogno possibile.

La seconda filosofia è che l�’impresa del dimagrimento e del miglioramento delle

condizioni psicofisiche, come tutte le imprese, va affrontata con serietà, costanza,

pazienza e METODO, con un rigore direi quasi scientifico, almeno per il primo periodo,

quello più duro, quello durante il quale è importante ottenere e consolidare i primi

risultati.

O le cose si fanno bene, o si fa a meno di farle, ecco come la vedo.

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Del resto, se qualcuno di voi volesse scalare il monte Everest o partecipare alla

Maratona di New York, non credo che affronterebbe l�’impresa senza essersi prima

allenato lungamente e con metodo, seguendo precisi schemi di preparazione atletica

ed affrontando le tappe una alla volta. Per andare a correre i 42 chilometri di una

maratona, ci si allena prima a correre i 5 chilometri della corsa del paese. Soprattutto,

evitate la fretta: nessun risultato concreto e che duri nel tempo si ottiene in due giorni

o in due settimane. Fate in modo che i cambiamenti si consolidino pian piano, siate

lungimiranti e tenete a mente il vostro obiettivo di risultato

La terza filosofia che dovete interiorizzare per avere successo nell�’impresa che vi

accingete a compiere è che ci vuole forza di volontà, solo forza di volontà. �“Volere è

potere�”, dicevano i saggi. È così. Mi rendo conto che a qualcuno di voi potrà sembrare

impossibile anche solo immaginarsi più magro e più in forma, senza addosso quei chili

di troppo ai quali ormai è rassegnato. Era così anche per me. Ci sono stati momenti in

cui ho pensato di mollare tutto, di lasciar perdere. Invece, ve lo anticipo, sarà proprio

in quei momenti che dovrete dare fondo a tutte le vostre riserve di energia e di

tenacia. Ricordo ancora la mia prima uscita all�’aria aperta, io che non avevo mai

praticato uno sport in vita mia. La tabella di allenamento prevedeva un minuto di corsa

ed un minuto di camminata, da ripetere sei volte. Dopo il primo minuto di corsa non

riuscivo nemmeno a camminare: avevo il fiatone e sentivo dolore dappertutto! Ora,

senza nemmeno eccessivi sport (non sono mai stato e non sono un fanatico sportivo),

corro per otto o nove chilometri senza mai fermarmi e senza nemmeno ansimare. Se

me lo avessero detto, giuro che non ci avrei mai creduto.

�“L�’obesità è una condizione cronica, e un�’effettiva perdita di peso richiede una

strategia comportamentale a lungo termine. Le promesse delle diete che garantiscono

facili perdite di peso sono false e non hanno successo nel lungo periodo�”.48

Ora, casomai foste in dubbio sul fatto di continuare a leggere o se vi state chiedendo

se questo capitolo vi serva davvero, lasciate che vi faccia qualche domanda.

Rispondete con la massima sincerità.

VI PIACEREBBE AVERE UN CORPO DIVERSO DAL VOSTRO?

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USATE SPESSO INDUMENTI LARGHI PER NASCONDERE LA CICCIA?

FATE FATICA A TROVARE QUALCOSA CHE VI STIA BENE ADDOSSO?

FATE FATICA A FARE UNA RAMPA DI SCALE?

AVETE PROBLEMI A DIGERIRE QUALSIASI COSA?

SOFFRITE SPESSO DI MAL DI TESTA?

DORMITE BENE, LA NOTTE?

AVETE VERGOGNA A METTERVI IN COSTUME DA BAGNO?

AVETE PROVATO QUALCHE DIETA, NEGLI ULTIMI 12 MESI?

AVETE ACQUISTATO PRODOTTI DIMAGRANTI, NEGLI ULTIMI 12 MESI?

Se avete risposto sì anche solo ad una domanda, posso assicurarvi che leggere questo

capitolo non vi farà male e non sarà una perdita di tempo. Come potete notare, ho

preso spunto sia da problemi di ordine puramente estetico, sia da problemi di tipo

fisico, che riguardano più il benessere che la linea.

Se, adesso, siete motivati ad intraprendere serie azioni correttive circa la vostra

sedentarietà o il vostro stile di vita alimentare, permettete che vi metta in guardia da

un potenziale pericolo cui andate incontro.

ATTENTI ALLE PERSONE DEPOTENZIANTI:

SONO PERSONE CHE NON HANNO IL CORAGGIO E LA DETERMINAZIONE PER FARE

QUELLO CHE FATE VOI E CHE NASCONDONO LA LORO INVIDIA DIETRO IL SARCASMO.

Durante il vostro cammino, incontrerete parecchie persone di questo tipo, soprattutto

quando i vostri sforzi cominceranno a dare i primi risultati. Fate conto di essere come

Pinocchio, animati dalle più nobili intenzioni, e di incontrare lungo la strada il Gatto e la

Volpe, pieni di false lusinghe e portatori di nefaste tentazioni. Ne ho incontrati

parecchi anche io, di cattivi consiglieri. Per questo, vi metto in guardia, perché ne

troverete anche voi, pronti ad ostacolarvi o a rendervi difficile la vita.

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Le loro frasi tipiche riguarderanno il vostro tipo di alimentazione oppure i vostri

sacrifici sportivi. Volete qualche esempio?

�“Mangia pure ancora un po�’ di dolce, che cosa vuoi che ti faccia!�”

�“Non essere esagerato, figurati se lo zucchero fa così male!�”

�“Ma sei matto ad alzarti tutte le mattine alle sei per andare a correre?�”

�“Guarda che non devi seguire le istruzioni di quel libro (il mio!) alla lettera�…�”

�“Dai�… per una volta�…�”

Quest�’ultima frase può essere davvero deleteria per la vostra motivazione e la vostra

forza di volontà.

È vero, sgarrare è lecito e una trasgressione ogni tanto non pregiudica certo il lavoro di

una settimana. Io stesso, adesso, sono molto più tollerante verso me stesso di quanto

non lo fossi anche solo un paio di anni fa. Adesso, però, ho raggiunto una buona forma

fisica, un peso accettabile e, soprattutto, fare sport e alimentarmi in un certo modo

non sono più il compito da assolvere per dimagrire, ma sono diventati uno stile di vita.

Per questo, mangiare un bel gelato o una pizza in compagni, non mi fa né cado né

freddo.

I primi mesi, tuttavia, mi sono attenuto scrupolosamente al mio programma,

nonostante tutto e nonostante tutti: infatti, ero consapevole che la mia forza di

volontà era labile e che, se mi fossi concesso qualche debolezza, sarei di certo ricaduto

nella spirale dalla quale stavo tentando faticosamente di uscire. Purtroppo per me, non

sono un tipo di persona che sa controllarsi: se mi lascio andare, lo faccio �“come si

deve�”. Non sono capace di assaggiare un (dico uno!) cucchiaino di gelato e poi

guardare gli altri che lo mangiano: preferisco ordinare una macedonia o un bicchiere di

acqua.

Su questo, perciò, lascio decidere a voi: come vedrete, sono il primo che vi esorterà a

godervi i vostri momenti di rilassamento e di �“trasgressione�”, perché sono importanti e

fanno bene allo spirito. All�’inizio, però, il consiglio che vi do è quello di andare avanti a

testa bassa, perché così facendo rafforzerete il vostro carattere ed otterrete risultati

veloci, il che è importante per rinnovare il vostro entusiasmo.

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Ricordate: persone sane ed in forma si congratuleranno con voi per le vostre scelte

alimentari e per i vostri progressi, esortandovi a non demordere e a proseguire con

coraggio. Persone invidiose, insoddisfatte di loro stesse e al tempo stesso incapaci di

prendere in mano la loro vita, faranno di tutto per farvi desistere, per farvi inciampare,

per tentarvi e farvi fallire il raggiungimento dei vostri obiettivi. Per loro, infatti, sarebbe

molto frustrante avere per amico qualcuno che �“ce l�’ha fatta�”: sareste lì, giorno dopo

giorno, a rendere ancora più palese la loro triste condizione. Pensate a questo, quando

cercheranno di farvi desistere dai vostri propositi.

A questo punto, per entrare nel vivo del discorso, voglio darvi una eccellente notizia:

da qui in avanti, NON DOVRETE PESARE NULLA DI QUELLO CHE MANGIATE, NE�’

CONTARE LE CALORIE DEGLI ALIMENTI.

Il concetto di caloria (o meglio, di chilocaloria) applicato alla dieta, infatti, è ormai

datato e universalmente riconosciuto privo di significato, perché fuorviante e non

necessariamente indicativo della reale �“consistenza�” di un alimento, sia dal punto di

vista nutrizionale, sia dal punto di vista della composizione dell�’alimento stesso. Giusto

per fare un esempio banale, pensate che una porzione di budino alla vaniglia contiene

magari le stesse calorie di un piatto abbondante di zuppa di legumi e cereali: va da sé

che gli effetti sull�’organismo e, in ultima istanza, sul regime dietetico delle due diverse

tipologie di alimento, pur �“uguali�” dal punto di vista calorico, sono decisamente

diversi.

Parimenti, una carota è sempre una carota, che sia consumata cruda o che sia

consumata cotta: le calorie non cambiano. Eppure, come scopriremo poi, una carota

lessa provoca un consistente aumento dell�’indice glicemico nel vostro sangue (vi fa

ingrassare!), mentre consumata cruda mantiene l�’indice glicemico a livelli tollerabili (vi

fa dimagrire!).

Quindi, fin da ora, dovete familiarizzare con l�’idea fondamentale che la vostra

attenzione dovrà essere rivolta più alla QUALITA�’ DI CIO�’ CHE MANGIATE, piuttosto

che alla quantità o al �“peso specifico�” in termini di calorie.

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Il computo delle calorie va fermamente bandito anche per quel che concerne il calcolo

del dispendio energetico della persona che decide di intraprendere una dieta: troppi

sono i fattori che concorrono a determinarlo, pertanto andrebbe fatta sempre la

doverosa premessa, ove questi �“conteggi�” siano proposti, che si tratta di conteggi

approssimativi e che il margine di errore è piuttosto ampio.

Siete liberi, vi ho detto poche righe sopra. Ed è vero: quello che faremo in queste

pagine è molto di più che spiegare una �“dieta�”. Si tratta di introdurvi e farvi conoscere

una vera e propria filosofia alimentare, di darvi gli strumenti necessari a comprendere

quello che fate, a conoscere quello che consumate. Solo in tal modo, infatti, potrete

realmente e per sempre mantenervi sul giusto binario: è ovvio per tutti, anche se

nessuno sembra disposto ad ammetterlo, che non è ragionevolmente ammissibile

pensare che una persona possa continuare a contare calorie per tutta la vita, o a

pesare i cibi prima di ogni pasto, perché verrà il momento in cui questa eccessiva (ed

inutile) rigidità produrrà il suo disastroso effetto, cioè quello di farvi stancare ed

abbandonare l�’impresa. Con la giusta consapevolezza ed una adeguata cultura

alimentare, invece, avrete sempre con voi gli strumenti opportuni per alimentarvi in

modo sano ed ottimale ovunque voi sarete.

Questo capitolo non vi propone nessuna dieta, perché la �“dieta�” così come la

intendiamo noi è un qualcosa di effimero, è un concetto fallace all�’origine, perché

porta in sé il germe della caducità. È una parola maledetta e subdola, che ci porta a

pensare prima di tutto a noi stessi come �“sbagliati�” e quasi �“malati�”, cittadini di

seconda classe; poi ci richiama alla mente non certo l�’immagine di una persona sana ed

in forma, ma quello di una persona grassa costretta a privazioni inumane e sofferenze

indicibili.

Inoltre, parlare di �“dieta�” implica, dal punto di vista inconscio, il riferimento ad un

certo periodo della nostra vita, caratterizzato da microscopiche porzioni di cibi

insapore e sacrifici di ogni genere, ma limitato nel tempo.

Per tutti questi motivi, ritengo che il primo errore che ogni persona che desidera

recuperare il benessere psicofisico commette è proprio quello di pensare a se stesso

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come ad una persona �“a dieta�”. Già solo questo pensiero è il primo passo verso il

fallimento dell�’impresa. Avete da memorizzare una regola ferrea: ABOLIRE LA PAROLA

�“DIETA�” DAL VOSTRO VOCABOLARIO!

Non siete a dieta, nemmeno se state leggendo un libro come questo e nemmeno se vi

accingete a modificare radicalmente la vostra vita. Non siete a dieta: avete

semplicemente adottato un �“nuovo stile di vita alimentare�”, state semplicemente

mangiando meglio. Del resto, la parola dieta deriva dal greco diaita, che significa

appunto �“stile di vita�”.

Dovete interiorizzare questo importantissimo concetto fino a radicarlo profondamente

in voi. Dovete crederci voi per primi, perché se ne sarete convinti, vi libererete di un

enorme peso dalle spalle.

NON SIETE A DIETA, STATE SOLO MANGIANDOMEGLIO.

Le persone che vi conoscono o le persone con le quali abitualmente dividete la tavola,

che si tratti della pausa pranzo, della cena in famiglia o dell�’incontro al ristorante con

gli amici, vi rivolgeranno inevitabilmente la fatidica domanda, non appena noteranno

le vostre scelte dal menu, così diverse da quelle che erano abituate a vedervi fare: �“Ma

sei a dieta?�”.

�“No�”, dovrete rispondere voi con noncuranza.

Tenete presente che siamo arrivati ad un tale grado di depravazione alimentare che,

oggi giorno, rifiutare una fetta di dolce al ristorante o ad una festa, catalizza

l�’attenzione di tutti i presenti su di voi, come se foste alieni o malati di qualche strano

morbo. La maggioranza delle persone non concepisce il fatto di non mangiare pane

bianco, a meno di non essere intolleranti al glutine o, appunto, a dieta. Siamo arrivati

al punto in cui una persona che si alimenta in modo sano e naturale deve quasi

giustificarsi delle proprie scelte quando, piuttosto, dovrebbe essere chi non ha la

minima attenzione verso quello che mette in bocca che dovrebbe giustificare il proprio

comportamento, scorretto e dannoso per la propria salute.

Non siete voi a dover fornire spiegazioni, solo perché utilizzate il fruttosio piuttosto

dello zucchero raffinato: dovrebbe essere esattamente il contrario.

214

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Quindi, se e quando vi chiederanno se siete a dieta, dovete semplicemente rispondere

�“NO�”. Questo atteggiamento vi sarà soprattutto utile dal punto di vista psicologico.

Infatti, rispondendo �“SI�”, innescate quei meccanismi di cui vi parlavo prima e che

possono minare la riuscita della vostra impresa. Anzitutto, nel dire che siete a dieta, vi

sentite immediatamente e doppiamente grasso. Poi, vi sentite frustrato, perché non

potete mangiare quello che mangiano gli altri. E questo vi rende deboli e pronti a

cedere alla tentazione, perché nessuno ama sentirsi debole e, soprattutto, pochi

sopportano l�’idea di essere diversi dagli altri, distanti dagli stereotipi.

Il fatto è che non è vero che non potete mangiare quello che volete: NON VOLETE. È

molto diverso. Voi avete scelto di non mangiare cose che inevitabilmente vi

arrecherebbero danno, nel corso del tempo, e che minerebbero la vostra salute, presto

o tardi.

NON POTER MANGIARE E�’ UNA LIMITAZIONE, è una condizione nella quale voi siete

vittime e schiavi, siete succubi e passivi.

NON VOLER MANGIARE QUALCOSA CHE VI DANNEGGIA O CHE POTREBBE

DANNEGGIARVI, invece, è una situazione nella quale voi siete gli artefici della vostra

fortuna, siete consapevoli di quel che fate e affrontare la situazione invece di subirla.

La differenza è enorme.

Il vostro nuovo stile di vita alimentare poggia le sue fondamenta su due pilastri: il

concetto di indice glicemico e il concetto di fabbisogno vitaminico.

INDICE GLICEMICO

L�’indice glicemico di un alimento è, per dirla in parole molto povere, la capacità di

questo alimento di innalzare il livello di glicemia nel sangue e di provocare da parte del

pancreas la secrezione di insulina. Più precisamente, l�’IG misura la velocità con cui

l�’organismo trasforma i carboidrati e li trasforma in glucosio.

Quel che è importante sapere è che dal livello di glicemia dipende in buona sostanza la

possibilità di accumulare grasso o, invece, di dimagrire.

Assumere alimenti con alto indice glicemico comporta, da parte del pancreas, una

abbondante secrezione di un ormone chiamato INSULINA che, tra le altre cose, è

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appunto deputato al controllo del livello di glicemia nel sangue. L�’eccesso costante di

insulina nel sangue, che si verifica se si ingeriscono continuativamente alimenti ad alto

indice glicemico, provoca nell�’organismo alcune reazioni fisiologiche, tra le quali la

ritenzione idrica, una difficoltosa azione liposintetica (non si riescono a sciogliere i

grassi) e, soprattutto, una resistenza periferica all�’insulina: il che significa che il corpo è

predisposto ad un considerevole aumento del grasso corporeo, stante l�’incapacità di

�“bruciare�” quello accumulato in precedenza. Non solo: livelli alterati di insulina

predispongono l�’organismo al diabete di tipo 2, il che è persino più grave che

accumulare un po�’ di grasso in eccesso. Da questa preliminare osservazione emerge

con tutta evidenza che il regime alimentare qui proposto andrebbe seguito non solo da

chi desidera perdere peso e restare in forma, ma anche da chi non ha problemi di linea

ma vuole preservare la sua salute.

Un altro grande problema legato all�’assunzione di cibi ad elevato indice glicemico è

legato al cosiddetto �“picco glicemico�”, ovvero il fenomeno a causa del quale il livello di

glicemia nel sangue crolla in modo precipitoso, provocando nell�’organismo l�’urgente

bisogno di assumere altri zuccheri.

Si tratta di una specie di perverso circolo vizioso: voi mangiate alimenti ad alto indice

glicemico, il vostro organismo vi illude di essere soddisfatto perché nel vostro sangue si

crea un picco glicemico, il pancreas produce abbondanti dosi di insulina che provocano

l�’abbassamento repentino del livello di glicemia e questo provoca senso di fame e

bisogno di dolce (o di alimenti ad alto indice glicemico).

Invece, assumendo alimenti a basso IG, questi vengono metabolizzati (trasformati in

glucosio) molto più lentamente, e garantiscono un senso di sazietà molto più durevole

nel tempo. Inoltre, assumendo tal genere di alimenti, consentirete al vostro corpo di

accedere alle riserve di grasso, per bruciarle.

Come vedete, si tratta di un principio molto semplice: basta scegliere alimenti ad

indice glicemico basso, ed il gioco è fatto. Di questi alimenti, infatti, potete mangiarne

la quantità che desiderate, senza badare al peso o alle calorie. Sì, avete capito bene: di

alimenti ad indice glicemico basso, potete mangiarne in quantità illimitata. Quando

racconto quello che mangio, a volte le persone non ci credono: ho perso 14 chili e mi

216

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mantengo in forma, perciò i miei resoconti sembrano inventati ad arte. Non è così.

Sono dimagrito senza rinunciare al salame e a generose dosi di condimento

sull�’insalata. Il metodo che vi ho illustrato funziona al cento per cento.

All�’interno della �“grande famiglia�” degli alimenti ad IG basso, poi, sarà vostra cura

scegliere quelli anche più �“sani�”: tagli di carne magra invece che carne molto grassa,

grassi vegetali invece che grassi animali, e così via. Perdere peso e tornare in forma

smagliante è facilissimo, come vi dicevo. Basta scegliere alimenti ad IG basso.

Già, ma come si fa?

Per sapere quali alimenti hanno un basso IG, potete consultare le numerose tabelle

che trovate sui libri o che potete cercare su internet. Bene o male, direi che si

equivalgono. Alcune sono più precise di altre, nel senso che descrivono l�’IG degli

alimenti sia prima sia dopo la cottura, anche se personalmente ritengo che non ci si

debba fossilizzare troppo sulle tabelle e sui numeri, altrimenti si rischia di cadere nella

trappola di chi pesa sempre tutto al grammo o conta le calorie. Bisogna essere elastici,

altrimenti si perde la libertà e si diventa schiavi.

Così, penso che sia importante comprendere a grandi linee quella che è la famiglia

degli alimenti da evitare: se, poi, avrete la curiosità di conoscere l�’IG di un particolare

cibo sul quale siete dubbiosi, allora la tabella si rivelerà un eccellente strumento di

conoscenza. Per il resto, potete farcela con le vostre gambe. Dovrete leggere le tabelle

per conoscere quali sono gli alimenti ad IG inferiore a 40 (che potete consumare) e

quelli con IG superiore a 40 (che dovete evitare): l�’importante, tuttavia, è

comprendere quali grandi classi di alimenti non potete consumare, onde evitare di

andare in panico se, durante una cena, vi trovaste a dover mangiare cose di cui non

conoscete l�’IG senza poter consultare la tabella. Vi rovinereste la cena, e sareste

ridicoli.

Venendo al dunque, le categorie di alimenti che vanno tassativamente evitati sono le

seguenti:

ZUCCHERO RAFFINATO, in tutte le sue forme: lo zucchero (come vedremo meglio nel

capitolo a lui dedicato) è il vostro peggior nemico. Va evitato il classico zucchero

bianco, ma anche lo zucchero di canna (che è, semplicemente, più grosso e più

217

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colorato) e tutte le forme di zucchero raffinato come il saccarosio, il glucosio, lo

sciroppo di glucosio, il destrosio e così via. Dovete evitare il miele. Potete consumare

tranquillamente, invece, il fruttosio.

ALIMENTI CHE CONTENGONO ZUCCHERO o forme di zucchero: per far questo, dovrete

prendere la sana abitudine di leggere attentamente le etichette dei prodotti che

acquistate. All�’inizio sarà difficile, anche perché lo zucchero lo trovate praticamente

quasi dappertutto, ma con un po�’ di pratica troverete di che cibarvi.

FARINA BIANCA e alimenti che contengono farina raffinata: pane bianco, pasta bianca

(gli spaghetti, però, potete mangiarli, a patto che siano cucinati al dente), torte,

pizzette, pizze, focacce, biscotti e pasticcini vari. So che molti di voi, a questo punto,

saranno inorriditi: come si fa a vivere senza pane? Vi assicuro che si può, e poi,

comunque, c�’è il pane integrale (purché sia pane integrale vero e non contenga

zucchero). In questa categoria rientrano pure le cose impannate e la maggior parte dei

ripieni, che sono realizzati con farina.

Sembra una gran rinuncia, ma non è così: il problema è che siamo abituati a ragionare

solo secondo certi punti di vista e non abbiamo mai spaziato verso altre possibilità. Io

mangio pasta almeno tre volte la settimana, e quando la mangio ne mangio parecchia,

e ben condita. Mangio il pane integrale senza pensarci due volte e, se la sera dopo

cena ho voglia di dolce, mangio fichi secchi e noci (due alimenti molto calorici, è vero,

ma con IG basso: se ne possono mangiare senza preoccuparsi troppo delle

conseguenze). Come ben vedete, basta ingegnarsi un poco e la soluzione si trova.

Leggendo le tabelle dell�’IG dei cibi, sono certo che troverete quello che fa per voi.

Poi, naturalmente, di tanto in tanto lascio da parte le mie regole e mi concedo una

serata di �“vizi�”: mangio la pizza in compagnia e, se qualcuno porta il gelato, mi servo

almeno due volte. Addirittura, a volte mi concedo anche una cena da Mc Donald�’s:

eppure, continuo a mantenere il mio peso. Quello che conta è che, alla fine della

settimana, io mi sia comportato in maniera corretta: un gelato una volta ogni tanto, in

un contesto di regime alimentare sano ed oculato, non fa male a nessuno.

218

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Per aiutarvi a superare la prima fase (la più dura) di questo nuovo approccio al cibo, ho

ideato la �“Tabella del sorriso�”, un semplice strumento che vi permetterà di tenere

sotto controllo il vostro controllo durante l�’arco della settimana e chi aiuterà a

decidere se e quando potete concedervi delle piccole distrazioni rispetto al vostro

nuovo stile di vita. Ricordate che, anche se sembra difficile o impossibile vivere senza i

fittizi appigli cui siete abituati, in realtà ce la potete fare benissimo, purché la vostra

motivazione sia solida ed i vostri obiettivi siano concreti e realmente interessanti per

voi.

Tornando alla nostra �“Tabella del sorriso�”, si tratta di uno schema vuoto che voi dovete

riempire a fine giornata, disegnando una faccina con la bocca all�’insù ogni volta che

il vostro pasto (che si tratti di colazione, pranzo o cena) è stato �“corretto�” dal punto di

vista dell�’IG, oppure una faccina con la bocca all�’ingiù se il vostro pranzo non è stato

conforme alle regole sopra esposte.

Nella Tabella ho segnato anche gli spuntini, perché è importante non saltare mai i

pasti, né lasciar trascorrere troppo tempo fra un pasto e l�’altro: anche per gli spuntini

valgono le stesse regole (nota: su questo e altri argomenti, si veda anche il capitolo sui

consigli vari che troverete più avanti).

Il vostro scopo è che la Tabella sia piena il più possibile di sorrisi e che non siano mai

presenti (o quasi) le faccine con la bocca all�’ingiù.

Nella prima fase (quella più dura, mi rendo conto, ma anche quella che vi darà le

maggiori soddisfazioni) del vostro nuovo stile di vita alimentare, il vostro OBIETTIVO è

quello di avere al massimo 2 faccine tristi in tutta la settimana. Potete collocarle dove

volete, non esiste un giorno deputato allo sgarro: siate liberi di gestirvi come vi pare.

Se gli amici vi invitano a cena di giovedì, godetevi la cena: starete attenti il giorno

seguente.

Nella seconda fase (una fase che durerà per sempre! Ricordate, non siete a dieta,

avete solo cominciato a mangiare meglio!), il vostro OBIETTIVO è quello di avere al

massimo 4 faccine tristi nell�’arco della settimana. Naturalmente, ciò non significa che

219

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dobbiate per forza e sempre avere quattro faccine tristi, o che la vostra settimana sia

finalizzata ad avere quelle quattro faccine con la bocca all�’ingiù: chi vive aspettando

solo il momento dello sgarro, non ha capito quello di cui stiamo parlando e,

soprattutto, continua a ragionare con la mentalità da �“dieta�”: state certi che presto o

tardi ricadrà nel baratro da cui è venuto.

Vi consiglio di fotocopiare questo esempio di tabella e di appenderlo in un luogo in cui

sia sempre sotto controllo.

220

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LA TABELLA DEL SORRISO!

SETTIMANA DAL ________________ AL ____________________CO

LAZIONE

SPUNTINO

PRANZO

SPUNTINO

CENA

SPUNTINO

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

Domenica

OBIETTIVO PRIMA FASE: MAX 2

OBIETTIVO SECONDA FASE: MAX 4

OBIETTIVO RAGGIUNTO?

SI!

NO!

(staccare e conservare)

221

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Piuttosto semplice, vero?

In effetti, non lo è. Dovete solo scegliere alimenti a IG basso ed evitare gli alimenti ad

IG alto. Non preoccupatevi, per il momento, di grassi saturi o insaturi, di quanti

cucchiaini di olio potete mettere nell�’insalata o di mangiare solo petti di pollo ai ferri:

siete liberi. Vi dico fin da ora che, per ottimizzare i risultati delle vostre scelte

alimentari, in relazione anche all�’attività fisica che andrete a svolgere, sarà opportuno

avere un�’alimentazione completa e variegata, ma si tratta di regole di buon senso che,

a mio avviso, non richiedono trattazioni scientifiche. Sappiamo tutti che bisogna

mangiare un po�’ di tutto. Perciò, mangiate carne e abbondate con il pesce di mare,

usate preferibilmente grassi vegetali, consumate legumi e cereali più che potete, non

fate mancare mai frutta e verdura di stagione dalla vostra tavola.

222

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TABELLA DELL�’INDICE GLICEMICO DEI PRINCIPALI ALIMENTI

ALIMENTO IG ALIMENTO IG

ZUCCHINE 15 CILIEGIE 25

SPINACI 15 POMPELMO 30

SEDANO PEPERONI 15 POMODORI 30

OLIVE 15 PERE 30

NOCI, MANDORLE 15 PESCHE 30

LATTUGA 15 MELE 30

FUNGHI 15 MARMELLATA S.Z. 30

CAVOLO 15 LATTE PARZ. SCREMATO 30

CARCIOFI 15 FAGIOLINI 30

ASPARAGI 15 CECI 30

ARACHIDI 15 CAROTE CRUDE 30

SEMI ZUCCA 15 FAVE LESSATE 35

CETRIOLO 15 GELATO S.Z. 35

CIPOLLA 15 PISELLI LESSATI 35

FINOCCHIO 15 ARANCE 35

MELANZANE 20 FAGIOLI BORLOTTI 35

LIMONI 20 FAGIOLI CANNELLINI 35

FRUTTOSIO 20 FICHI FRESCHI 35

SPAGHETTI SOIA 22 MELE DISIDRATATE 35

FRAGOLE 25 RISO SELVATICO 35

FAGIOLI VERDI 25 YOGURT NATURALE 35

SOIA 25 ALBICOCCHE SECCHE 35

PISELLI 25 SPAGHETTI INTEGRALI 40

LENTICCHIE 25 SPAGHETTI AL DENTE 40

LAMPONI 25 FARINA INTEGRALE 40

CIOCCOLATO FOND. 25 FICHI SECCHI 40

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ALIMENTO IG ALIMENTO IG

UVA 45 BARBABIETOLA 65

SPREMUTA ARANCIA 45 ZUCCHERO 70

PASTA INTEGRALE 45 TORTELLINI 70

PANE NERO 45 RAVIOLI 70

GRANO SARACENO 45 FARINA DI MAIS 70

SUCCO MELA FRESCO 50 CIOCCOLATO LATTE 70

RISO INTEGRALE 50 CEREALI RAFFINATI 70

RISO BASMATI 50 BIBITE ALLA COLA 70

KIWI 50 ZUCCA* 75

FARINA INTEGRALE 50 FARINA BIANCA TIPO 0 75

CRUSCA 50 ANGURIA * 75

PASTA GRANO TENERO 50 CRAKERS �“BIANCHI�” 80

BISCOTTI BURRO 55 PUREA DI PATATE 80

BISCOTTI PASTA FROL. 55 PATATINE 80

CREPES 55 TAPIOCA 85

SEMOLINO 60 RISO SOFFIATO 85

RISO BIANCO 60 POP CORN 85

MELONE* 60 MIELE 85

BANANE 60 FARINA BIANCA TIPO 00 85

UVA SULTANINA 65 CORNFLAKES 85

UVA PASSA 65 CAROTE COTTE 85

SUCCO D�’ARANCIA 65 RISO PARBOILED 90

SORBETTO C.Z. 65 PATATE FRITTE 95

PATATE AL FORNO C.B. 65 PATATE AL FORNO S.B. 95

MARMELLATA CON Z. 65 GLUCOSIO/DESTROSIO 100

MAIS 65 MALTOSIO (BIRRA) 110

224

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FATTORE VITAMINICO

Il secondo pilastro su cui si poggia il vostro nuovo stile di vita alimentare è quello che il

dottor Patrick Holford, definisce il �“FATTORE VITAMINICO�”.

In sostanza, si tratta di aiutare l�’organismo a ritrovare la sua forma migliore,

fornendogli tutti quegli strumenti che Madre Natura aveva messo a nostra disposizione

ma che, purtroppo, si sono persi per la strada: vitamine e oligoelementi.

Ho chiarito fin dall�’inizio che, per esperienza personale e filosofia di vita, sono

contrario a qualsiasi tipo di integrazione che pretenda, in qualche modo, di agevolarci

il compito, facendoci fare meno fatica. Per quanto riguarda vitamine e oligoelementi,

tuttavia, devo necessariamente prendere atto del fatto che, benché la mia

alimentazione cerchi di essere il più variegata e completa possibile, mi trovo a

combattere contro un nemico che non posso sconfiggere, ovvero il �“progresso�”.

A causa del progresso, infatti, si sono irrimediabilmente perdute le caratteristiche

bromatologiche degli alimenti che consumiamo, ovvero quelle qualità intrinseche che

dovrebbero aiutarci a far funzionare meglio il nostro corpo. Così, una mela dovrebbe

contenere determinate vitamine in determinate quantità, ma oggi non più così. Frutta

e verdura in genere dovrebbero garantirci la dose quotidiana di vitamine e sali

minerali, ma ciò non accade. Pertanto, pur consumando frutta e verdura, può

succedere (anzi, di fatto, succede), che il nostro organismo si trovi in un preoccupante

livello di carenza nutrizionale.

I responsabili di questo progressivo ed irreversibile impoverimento di sostanze vitali in

ciò che mangiamo sono molteplici: l�’uso di concimi chimici e pesticidi, tanto per

cominciare, ha progressivamente privato il terreno delle sostanze che dovrebbero poi

�“passare�” al frutto o alla verdura. Poi, ci sono le coltivazioni intensive, dovute al fatto

che qui da noi (intendo nei paesi benestanti dell�’Occidente) si mangia almeno il doppio

di quello che sarebbe effettivamente necessario; le serre (per l�’assurda mania di

mangiare i pomodori d�’inverno o le ciliegie a natale); le sofisticazioni alimentari e via

discorrendo.

Ci sono poi altre considerazioni da fare: le vitamine, ad esempio, sono fotosensibili e

termolabili, ovvero tendono a �“scomparire�” dai cibi quando questi vengono lavati,

225

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tagliati, conservati in frigorifero senza le adeguate protezioni, cucinati. Insomma, è

davvero impossibile riuscire a preservare intatte le caratteristiche bromatologiche di

un alimento, già impoverito in partenza a causa dei procedimenti di coltura e

raffinazione dei cibi di cui si diceva sopra. Un�’altra questione è quella della sinergia fra

vitamine e oligoelementi, che spesso rendono al massimo solo se utilizzati, appunto, in

sinergia con altri elementi. Anche questo costituisce una condizione ostativa ad una

corretta nutrizione, poiché la vita di tutti i giorni ci impedisce, di fatto, di realizzare

quel corretto mix di micronutrienti che dovrebbe essere, invece, alla base della nostra

alimentazione.

Per finire, vorrei sottolineare anche il fatto che tutte le vitamine, ad eccezione della

vitamina D (che viene prodotta grazie all�’esposizione del nostro corpo ai raggi solari),

tutte le altre vitamine e gli oligoelementi non sono sintetizzate dal nostro organismo e

devono essere necessariamente introdotte con l�’alimentazione.

Insomma, a malincuore devo ammettere che, per far funzionare meglio il nostro corpo,

dobbiamo in questo caso ricorrere ad una integrazione.

Anche in questo caso, vorrei sottolineare che questo tipo di integrazione non

dovrebbe interessare solo chi desidera perdere peso, ma tutte le persone

indistintamente, dai bambini (soprattutto!) agli anziani.

Dice il dottor Holford: �“per un metabolismo regolare ed un efficace controllo del peso

sono necessari 22 tra vitamine e minerali. Sebbene il fabbisogno possa variare da

persona a persona, quelli indispensabili al miglioramento del metabolismo e alla

decomposizione dei grassi sono 10: si tratta delle vitamine B1, B2, B3,dell�’acido

pantotecnico, della vitamina B6, della vitamina C, della colina e dell�’inositolo; inoltre,

servono cromo e zinco�”.49

Di seguito, vi segnalo le principali vitamine ed i principali oligoelementi fondamentali

per una corretta funzionalità del metabolismo, con particolare riguardo a due aspetti

che qui ci interessano: la lipolisi (ovvero, la distruzione del grasso!) e il mantenimento

di un livello costante di zucchero nel sangue che, abbiamo visto, è il segreto per

perdere peso in maniera definitiva e mantenere la forma per sempre.

226

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Per quanto concerne l�’aspetto pratico di questo argomento, vale a dire �“quanto�” e

�“come�” assumere integrazioni vitaminiche, vi consiglio di rivolgersi ad una seria

erboristeria, evitando accuratamente i prodotti a basso prezzo che trovate in farmacia

e che promettono miracoli, puntando su un prodotto multivitaminico (il che vi

garantisce l�’indispensabile sinergia di cui parlavo prima) e/o multimineralico.

Controllate il prezzo di quello che acquistate, perché il prezzo di solito è indicativo del

contenuto in milligrammi o in microgrammi della confezione: prodotti che costano

poco, in genere, contengono poco. Fatevi consigliare circa il fabbisogno giornaliero

(che va individuato ad personam, cioè in relazione al vostro peso, alla vostra età,

attività e così via) e circa la serietà dell�’azienda produttrice: vi assicuro che è meglio

investire qualche euro in più, per essere certi di ottenere i risultati sperati.

Questi preparati vanno assunti in concomitanza con i pasti ma, vi ripeto, sarà il vostro

erborista, in base al prodotto che vi avrà consigliato, a segnalarvi anche le corrette

modalità di assunzione.

Veniamo ora alle vitamine e ai minerali di cui avete bisogno per perfezionare il vostro

nuovo stile di vita alimentare. Tenete presente che non si tratta di una �“terapia�” o di

una �“cura�”, ma del completamento necessario che apportate alla vostra

alimentazione: per questo, non ho scritto per quanto tempo dovrete proseguire con

l�’assunzione di questi integratori. Virtualmente, potreste continuare tutta la vita. Del

resto, se una cosa fa bene ed è necessaria, perché smettere di prenderla?

VITAMINA B2 (RIBOFLAVINA)

È indispensabile per l�’attività catalitica di molti enzimi coinvolti nel metabolismo di

proteine, grassi e, soprattutto, carboidrati.

VITAMINA B3 (ACIDO NICOTINICO)

È indispensabile per trasformare il glucosio non utilizzato in glicogeno, ovvero la

riserva di energia a breve termine del nostro organismo. Attiva gli enzimi che

consentono il metabolismo di proteine, zuccheri e grassi. Inoltre, in concomitanza con

227

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il Cromo (vedi dopo), favorisce la produzione di FTG, ovvero del Fattore di Tolleranza al

Glucosio, necessario a stabilizzare il livello di zuccheri nel sangue.

VITAMINA B5 (ACIDO PANTOTECNICO)

Oltre a numerose altre funzioni, l�’acido pantotecnico è fondamentale per la

costituzione del coenzima implicato nel metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle

proteine.

VITAMINA B6 (PIRIDOSSINA)

Aiuta il pancreas a produrre gli enzimi pancreatici che favoriscono una corretta

digestione. Inoltre, svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo di grassi e

carboidrati.

Con riferimento alle sinergie cui si faceva cenno poc�’anzi, la vitamina B6 andrebbe

sempre assunta in concomitanza con lo Zinco.

VITAMINA B7 (INOSITOLO)

In sinergia con la Colina (vedi dopo), la vitamina B7 garantisce il corretto e rapido

metabolismo dei grassi introdotti con il cibo. Tanto per esemplificare, potremmo dire

che Colina e Inositolo sono due vitamine sciogli grasso: impensabile farne a meno, non

trovate?

COLINA

Questa vitamina favorisce lo smaltimento del colesterolo in eccesso e, in generale, è

indispensabile per il corretto e veloce metabolismo dei grassi.

VITAMINA C (ACIDO ASCORBICO)

Tra le altre cose, è utile per controllare il peso, in quanto �“mantiene�” sane e vitali le

ghiandole surrenali, impedendo al metabolismo di rallentare. Inoltre, aiuta la

conversione del glucosio presente nel sangue in energia.

228

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MAGNESIO

Questo minerale è importante per le trasformazioni energetiche ed il metabolismo dei

grassi. E se è nemico dei grassi, non può che essere il benvenuto nella nostra

alimentazione.

COBALTO

Questo minerale è determinante per la combustione degli zuccheri e, pertanto, molto

utile a mantenere basso il tasso di zuccheri nel sangue.

CROMO

È indispensabile per il metabolismo del glucosio e dei grassi. Come già si accennava, il

cromo va a costituire il FTG, Fattore di Tolleranza al Glucosio, che, mantenendo

costante il livello di zucchero nel sangue, contribuisce a regolarizzare anche la

secrezione di insulina da parte del pancreas. Oso dire che, fra i vari oligoelementi, nel

contesto che qui ci interessa, ovvero un�’alimentazione volta a regolarizzare l�’IG, il

Cromo è di certo quello su cui puntare maggiormente la vostra attenzione.

Se proprio dovessi fare una sintesi estrema di quelli che sono i principi da attuare per

dimagrire e restare in forma e buona salute, direi: niente farine raffinate o prodotti che

ne contengono, niente zuccheri raffinati e alimenti che ne contengono, tante vitamine

e oligoelementi. Davvero molto facile.

La questione delle vitamine è senza dubbio la più semplice da risolvere: non comporta

rinunce di alcun genere, dovete solo recarvi presso una erboristeria e farvi consigliare il

miglior prodotto.

Per quanto riguarda la farina bianca e, in genere, i prodotti da forno a base di farine

raffinate, si tratta solo di determinazione e forza di volontà: acquistate pasta e pane

integrale, evitate torte, pizze e biscotti. Comunque, è un problema semplice da

affrontare: basta aver voglia di farlo. Certo, amidi e farine sono �“nascosti�” anche in

molti prodotti che non sono riconducibili alla categoria �“prodotti da forno�” (ad

esempio, farina o amidi li trovate in quasi tutti i piatti pronti surgelati, in tutti i prodotti

229

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impanati e in molti sughi pronti): tutto sommato, però, si tratta di un nemico

abbastanza visibile. Con un po�’ di attenzione e qualche secondo speso a leggere le

etichette di ciò che acquistate, il gioco è fatto.

Con lo zucchero, la situazione è un po�’ diversa.

Anzitutto, perché ne siamo dipendenti, proprio come un tossicomane è dipendente

dalla sua droga. La disintossicazione da zucchero, vi assicuro, sarà la parte più

difficoltosa che dovrete affrontare e, probabilmente, anche la più dolorosa:

personalmente, ho trascorso quasi due settimane con mal di stomaco, nausee e mal di

testa costante, nel momento in cui ho deciso di dare un taglio definitivo con questa

dolce droga.

Poi, e questo è il fatto più grave, perché lo zucchero è collocato praticamente

dovunque, in modo subdolo, sfruttandone le mille denominazioni diverse e sfruttando

la buona fede del consumatore. Vi farò alcuni esempi, dopo, che spero vi facciano

riflettere su quanto dico.

Analizziamo, tanto per cominciare, i

QUATTRO ECCELLENTI MOTIVI

PER RINUNCIARE DEFINITIVAMENTE ALLO ZUCCHERO.

1. Lo zucchero fa male alla salute. Molto male, malissimo.

2. Lo zucchero fa ingrassare, sia per le sue proprietà intrinseche, sia perché è

responsabile dei picchi glicemici che vi fanno provare la sensazione di fame e vi

costringono ad assumere cibi che compensino questo picco, vale a dire cibi a

base di zucchero.

3. Lo zucchero provoca dipendenza, è una vera e propria droga, ma molto più

pericolosa, perché socialmente bene accetta e, anzi, vigorosamente diffusa da

tutti coloro che traggono un ingente interesse economico dalla vendita e/o

utilizzo di zucchero.

230

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4. Lo zucchero è un nemico subdolo, perché si trova praticamente dovunque,

anche dove uno meno se lo aspetta, sempre con il placet delle istituzioni e di

quegli organi che dovrebbero proteggerci e che, invece, fanno il gioco delle

grosse multinazionali.

Ora vediamo nel dettaglio i perché a queste asserzioni in apparenza così drastiche.

UNO: LO ZUCCHERO FA MALE ALLA SALUTE

Si dice che lo zucchero faccia male. Questa è una affermazione che tutti noi abbiamo

udito almeno una volta o che, addirittura, abbiamo declamato noi stessi. Siamo, però,

davvero sicuri di sapere esattamente quelli che sono i danni concreti provocati da una

costante assunzione di zucchero?

Non crediate che il problema si limiti alla carie nei denti, perché non è così. Anzi,

probabilmente il problema della carie nei denti è forse quello meno preoccupante,

quello dalla conseguenze meno nefaste.

Tanto per cominciare, abbiamo già accennato al fatto che l�’ingestione di cibi ad alto IG

provoca forti scompensi dei valori di glicemia nel sangue, costringendo il pancreas ad

un iper lavoro. Lo zucchero, va da sé, è in assoluto l�’alimento (anche se non si tratta di

un alimento, come spiegherò meglio in seguito) con il più alto IG. Pertanto, alimentarsi

con zucchero raffinato o alimenti che ne contengono, costringe il pancreas ad uno

stress costante, fino a portare il pancreas stesso ad un vero e proprio esaurimento, con

conseguenze che vanno dalla ipoglicemia al diabete. Certo, non stiamo parlando del

pasticcino una volta ogni tanto, ma dell�’assunzione massiccia e costante di zuccheri

raffinati. E se credete di assumere pochi zuccheri solo perché non mangiate tanti dolci,

beh, vi sbagliate. Il problema non è lo zucchero che siete consapevoli di assumere, ma

quello che non vedete. Anche di questo, però, parlerò dopo.

Tornando ai danni provocati dallo zucchero, �“lo zucchero raffinato è letale per gli esseri

umani, in quanto fornisce quelle che i dietologi chiamano calorie �“vuote�” o �“nude�”. Per

di più, esso è peggio di niente, perché porta via al corpo vitamine ed elementi minerali

231

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preziosi e la sua digestione, detossificazione ed eliminazione impongono una grave

richiesta all�’intero organismo.�”50

In pratica, non solo lo zucchero non serve a nulla (ci dicono che dà energia, in realtà è

classificato come un a nutriente, ovvero un qualcosa che non fornisce nulla, se non

una breve illusione di benessere legata all�’innalzamento della glicemia nel sangue), ma

addirittura ci toglie energia ed elementi indispensabili per la nostra esistenza.

Questa, naturalmente, non è una teoria cospiratoria elaborata da chissà quale

scienziato pazzo: si tratta di evidenze scientifiche di cui tutti quelli che si occupano di

alimentazione e salute sono a conoscenza. Il problema è che non lo dicono a noi, per

ovvie ragioni commerciali.

Pensate che, negli Stati Uniti, i cereali (i famosi corn flakes) che si mangiano a

colazione, sono venduti in confezioni che a caratteri cubitali pubblicizzano l�’aggiunta di

vitamine e sali minerali ai cereali medesimi. Così, il consumatore (potreste essere

anche voi!), mangia la sua razione di cereali credendo di fare anche una bella scorta di

vitamine e sali minerali. Quello che il consumatore non sa è che queste vitamine e sali

minerali sono aggiunte per legge, cioè esiste una legge che impone al produttore di

corn flakes (che contengono zucchero) di fortificare il suo prodotto con vitamine e sali

minerali, poiché si è scoperto che l�’assunzione di solo zucchero non solo non fornisce

energia all�’organismo, ma lo impoverisce di sostanze essenziali, conducendolo

inesorabilmente verso la strada del deperimento e della malattia. Capite l�’enormità del

controsenso? Ci danno lo zucchero e anche le vitamine che lo zucchero ci fa

consumare. Non sarebbe meglio non consumare zucchero e preservare le nostre

preziose scorte di micronutrienti?

Leggo su internet:

Negli adulti, la carenza di acido folico può manifestarsi con l'anemia megaloblastica.

Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12) che

sono, a loro volta, ulteriori fattori di rischio teratogeno (ad es., difetti del tubo neurale).

Una riduzione dell'assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del

fabbisogno, possono derivare anche dall'assunzione di alcuni farmaci (barbiturici,

estroprogestinici), da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino

232

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dipendente, dalla celiachia, o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel

metabolismo dei folati (metilene tetraidrofolato reduttasi, recettore dei folati).

Nel 1998 la Food and Drug Administration (l�’organismo federale statunitense per la

sorveglianza sui farmaci e sugli alimenti) ha disposto l�’aggiunta di acido folico a tutti i

cereali �‘fortificati�’ nella misura di 0,14 mg per 100 grammi di prodotto in granella.

In Italia, non esiste l�’obbligo di produzione di alimenti fortificati, ma esiste solo una

fortificazione volontaria adottata da alcune industrie alimentari. Sono quindi presenti

sul nostro mercato solo alcuni alimenti fortificati come cereali da colazione prodotti

da industrie multinazionali, succhi di frutta, un latte speciale UHT e pochi altri

prodotti.51

Sempre su internet, ho trovato e letto con interesse il sito del dottor Joseph Mercola, il

quale ha documentato una nutrita lista di effetti dannosi provocati dallo zucchero. Si

tratta di danni evidenziati scientificamente, non di teorie campate per aria. La lista è

troppo lunga per riportarla nella sua interezza: vi invito caldamente a navigare il sito

che vi ho segnalato (anche se è solo in inglese), poiché contiene molte altre

interessanti informazioni.

Venendo al dunque, tra i danni scientificamente provati collegati all�’utilizzo costante di

zucchero, abbiamo:

- soppressione totale o parziale del sistema immunitario;

- riduzione dell�’efficacia enzimatica;

- causa arterosclerosi, malattie cardiovascolari e demenza senile;

- contribuisce ai calcoli biliari;

- causa squilibri ormonali endocrini, quali aumento degli ormoni femminili nel

maschio con maggior infertilità, aumento di sindromi premestruali, calo delle

somatostatine e ormoni della crescita;

- causa di vertigini;

- nuoce al pancreas endocrino ed esocrino;

- favorisce varici ed arteriti;

- demineralizzazione o squilibri dei minerali nutritivi;

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- aumento del colesterolo �“cattivo�” e calo del colesterolo �“buono�”;

- sostegno alle cellule mutate o cancerose ed evidenti rapporti con tumore alla

mammella, alla prostata, al retto, allo stomaco.

Vi assicuro che la lista è lunghissima, tanto che leggerla tutta fa persino girare la testa.

E io che pensavo che, a mangiare troppi dolci, il massimo pericolo nel quale avrei

potuto incorrere sarebbe stato cariarmi i denti!

Vi riporto anche un passo interessante, tratto dal libro che ho già citato:

�“Lo zucchero di ogni tipo tende a fermare la secrezione dei succhi gastrici e ha un

effetto inibitore sul naturale movimento dello stomaco.

Gli zuccheri non vengono pre digeriti in bocca, come i cereali, o nello stomaco, come la

carne animale. Quando vengono ingeriti da soli, passano rapidamente attraverso lo

stomaco e vanno a finire nell�’intestino tenue. Quando gli zuccheri vengono consumati

insieme ad altri cibi �–come nel caso di un panino con della carne si fermano un po�’

nello stomaco. Lo zucchero della Coca Cola e del pane sta lì ad aspettare che

l�’hamburger ed il pane vengano digeriti. Mentre lo stomaco lavora per digerire tutte le

proteine animali e l�’amido raffinato del pane, la presenza associata dello zucchero

praticamente garantisce una rapida fermentazione acida, nelle condizioni di calore ed

umidità presenti nello stomaco. Un cucchiaino di zucchero nel tuo caffè, dopo un

panino, è sufficiente a trasformare lo stomaco in una palude ribollente.�”52

Come ben potete osservare, la perdita di peso è forse l�’ultima cosa da tenere a mente,

quando si decide di dare un taglio netto ad un regime alimentare a base di zuccheri. Il

primo ed unico obiettivo deve essere la preservazione del nostro stato salute.

DUE: FA INGRASSARE E FA MANGIARE DI PIU�’

Lo zucchero fa ingrassare, e molto.

Abbiamo già avuto modo di parlare del concetto di IG, pertanto è inutile ripetersi. Basti

qui dire che, assumendo alimenti che contengono zuccheri raffinati, il nostro IG è

soggetto a brusche variazioni, con corrispondenti repentine secrezioni di insulina da

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parte del pancreas. Questo meccanismo provoca l�’accumulo di glucosio (che dovrebbe

essere invece trasformato in energia ed utilizzato) e la sua trasformazione in grasso.

E già questo, a mio avviso, è un bel problema, oltre che per i già citati potenziali

problemi di salute, anche e soprattutto per la questione dell�’aumento di peso.

Ricordiamo anche, tuttavia, che tanto più alto è il deposito di adipe in zona

addominale, tanto più alto è il rischio di contrarre malattie cardiovascolari. A ben

vedere, dunque, una distinzione tra problemi di peso e problemi di salute non si

dovrebbe nemmeno fare, perché le due problematiche sono indissolubilmente

collegate.

Lo zucchero non fa ingrassare solo a causa delle sue proprietà intrinseche, ma anche a

causa del fatto che ci spinge a mangiare molto di più del necessario.

Infatti, i picchi vertiginosi del livello di glicemia nel sangue conducono l�’organismo a

frequenti stati di ipoglicemia (ovvero: livello di glicemia basso) e questi stati inducono

la persona a cercare �“urgentemente�” altri dolci o alimenti che a base di zucchero che

riportino il livello di glicemia nella norma.

In pratica, voi mangiate, avete l�’illusione di essere sazi e dopo poco siete costretti a

mangiare ancora, per non star male.

Questa cosa non capita, invece, se si assumono alimenti a basso IG: oltre a dimagrire,

progressivamente si perde anche la fame smodata, ci si sente sazi più a lungo e,

soprattutto, non si corre il rischio di essere sottoposti a stress insulinici o glicemici.

TRE: E�’ UN NEMICO SUBDOLO

Conosci il tuo nemico, diceva un antico maestro cinese esperto nell�’arte della guerra.

Si tratta di una grande verità che, tuttavia, risulta di difficile applicazione, se parliamo

dello zucchero, soprattutto perché i venditori di zucchero ed i politici che li

spalleggiano a livello legislativo fanno di tutto per nascondere agli occhi del grande

pubblico la �“dolce polvere bianca�”.

Lo zucchero, dunque, è un nemico infido e subdolo, perché lo si trova praticamente

dappertutto e, spesso, senza che la sua presenza sia palesata in modo chiaro ed

inequivocabile, così che chiunque desideri acquistare alimenti o cibi privi di zucchero

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possa avere piena conoscenza di quello che tali alimenti contengono, senza avere una

laurea in scienze dell�’alimentazione o in chimica.

Giusto per mettervi in guardia, comincio con il dirvi che lo zucchero può essere

presente in forme diverse, tutte egualmente dannose per i motivi che sopra ho

esposto (e per molti altri, che ho deliberatamente tralasciato per non dilungarmi

troppo).

Ad esempio, sulle etichette dei cibi potreste trovare la segnalazione che contengono:

- GLUCOSIO;

- SCIROPPO DI GLUCOSIO;

- DESTROSIO;

- MALTOSIO;

- SACCAROSIO.

Molto spesso, addirittura, alcuni alimenti o cibi preparati non contengono solo uno di

questi zuccheri, ma ne contengono due o più.

Trovare alimenti privi di zucchero è un�’impresa abbastanza complicata, anche perché

ove non sia presente in una delle forme sopra citate, è spesso celato da farine di mais,

di patate, o di amidi che vengono utilizzati per dare volume e peso al prodotto. In

questi casi, vi consiglio di rivolgere la vostra attenzione al prodotto più costoso che, di

solito, è quello di maggior qualità: avrete più probabilità di trovare ingredienti genuini

e meno di trovare grossi quantitativi di farine o amidi o zuccheri che, come ormai

sapete, sono tutti elementi dannosi per la salute e pericolosi per il vostro nuovo stile di

vita alimentare.

Facciamo qualche esempio, tanto per capire quanto sia importante ed utile prestare

attenzione a quel che si compra (anche per non vanificare i vostri sforzi ed i vostri

sacrifici).

Io sono un gran consumatore di pesto alla genovese. Ho la fortuna di avere clienti che

me ne procurano di eccellente qualità direttamente dai luoghi di produzione ma, a

volte, esaurisco le scorte e mi trovo costretto a rivolgermi al supermercato. Durante la

mia ultima visita, ho preso in esame otto confezioni di pesto di marche differenti, che

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non cito solo per non fare pubblicità: vi esorto caldamente a fare voi stessi le vostre

indagini, per verificare con mano quanto vi sto dicendo.

Ebbene, ho dovuto scartare sette confezioni su otto, perché sette confezioni su otto

contenevano (oltre ad una scarsa quantità di basilico e pecorino), farine, amido di

mais, amido di patate, zucchero o glucosio. Per fortuna, ho trovato almeno un vasetto

�“commestibile�”: va da sé che era il più caro, ma sono soldi che spendo sempre ben

volentieri.

Non vi dico che cosa ho scoperto leggendo l�’etichetta degli ingredienti degli altri sughi

pronti: farine, amidi, zuccheri, sciroppo di glucosio, senza contare aromi, addensanti,

conservanti, additivi e altre diavolerie chimiche del genere (e questa questione

meriterebbe un libro a parte: concentriamoci sullo zucchero e la farina).

Sapete cosa dovete fare, se volete gustarvi un buon piatto di spaghetti (al dente!)

senza correre il rischio di ingurgitare senza saperlo tutti quegli elementi che state

cercando di evitare? Una scatola di pelati per un sugo di pomodoro veloce, oppure una

carbonara, oppure un sano e tradizionale �“aglio, olio e peperoncino�”.

Se dovete evitare i sughi pronti, dovete tenervi ancor più alla larga dalle salse

confezionate, in primo luogo il ketchup. Sentite cosa dice William Dufty: �“ancora oggi,

pochi consumatori si rendono conto che gli ingredienti sono elencati sulle etichette in

ordine decrescente in base al loro peso. I diversi nomi dati allo zucchero raffinato

complicano ancora di più la questione; il ketchup, che contiene pomodori, zucchero,

destrosio, aceto, sale, cipolle, spezie, contiene addirittura due diversi tipi di zucchero

raffinato, perché il destrosio è lo zucchero nascosto!�”.53

Parliamo di affettati, adesso. Ci credete che, per trovare una busta di affettati che non

contengano zuccheri o simili, dovete ribaltare il bancone del frigo? E ci credete che,

l�’ultima volta che mi è capitato di dover acquistare un salame al supermercato, non ne

ho trovato nessuno che non contenesse zucchero, saccarosio, maltosio o destrosio.

Nemmeno uno!

Sono stato fermo a leggere etichette per dieci minuti buoni e, alla fine, mi sono dovuto

arrendere all�’evidenza: non esiste un salame privo di quegli ingredienti.

237

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Vi diranno che lo zucchero lo mettono come conservante. Palle. Anche perché, oltre

allo zucchero, nell�’etichetta trovate sempre anche un discreto elenco di conservanti. La

verità è che lo zucchero pesa e costa poco, inoltre rende tutto più dolce e, quindi, vi fa

mangiare di più. Poi, a causa del suo potere glicemico, vi fa tornare la fame molto

presto�…in modo che voi cerchiate altro cibo a base di zucchero�… e così via.

Sempre a proposito di salumi, l�’ultima volta che ho deciso di cucinare carne ai ferri, ho

trascorso altri dieci minuti per cercare salamine o salsicce che non contenessero

zucchero o destrosio. Alla fine, ce l�’ho fatta. E sapete mia moglie che cosa mi ha detto?

Che quelle salsicce avevano un sapore strano. Ci credo! Non erano dolci, sapevano

�“solo�” di carne di maiale. Vedete come siamo ridotti?

Provate anche voi a leggere le etichette: resterete stupiti di quel che trovate.

Un altro esempio (ultimo, in ordine cronologico) delle mie ricerche fra gli scaffali del

supermercato. Stavo cercando qualcosa da cucinare per cena e, all�’improvviso, mi è

venuta voglia di ossibuchi con piselli. Ebbene, non sono stato capace di trovare una

confezione di piselli (né in lattina, né in barattolo di vetro, né provenienti da

agricoltura biologica) che non presentasse la dicitura: ingredienti = piselli, acqua, sale,

zucchero.

Nemmeno una confezione senza zucchero. Mi sono arreso, ho riposto anche la carne e

mi sono dedicato ad altro cibo. Certo, sono convinto che quel poco di zucchero

contenuto nella lattina di piselli non mi avrebbe arrecato alcun danno, considerato

anche il mio regime alimentare. Ma, se devo essere sincero, ho deciso di cambiare

cena anche un po�’ per principio: per la miseria, possibile che non riesca ad acquistare

una scatola di piselli che non contenga zucchero?

Per concludere con questa breve carrellata di esempi, voglio raccontarvi una delle mie

ultime scoperte: ho acquistato al supermercato una confezione di pan bauletto �“5

Cereali e Soia�” del Mulino Bianco, attratto dalla scritta ben evidente sul pacchetto che

recitava, tra le altre cose: SENZA ADDITIVI EDULCORANTI.

Io, che non sono uno scienziato o un chimico, ho tradotto la scritta �“senza additivi

edulcoranti�” con il concetto �“non abbiamo aggiunto (additivi) nulla per dolcificare

(edulcoranti) questo pane�”. Non mi sembra di aver compiuto peripezie logiche troppo

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strane o di aver interpretato astrusamente il messaggio pubblicitario così ben

evidenziato. Onde evitare cause legali, ammetto che potrei pure essere cretino e che

�“la mappa non è il territorio�”: tuttavia, questo è quel che ho capito.

Arrivato a casa, ho assaggiato il pane e immediatamente ne ho percepito

l�’inconfondibile sapore dolciastro (dopo un po�’ che non mangiate zucchero, ne

riconoscete la presenza al primo morso!). Ho letto l�’elenco degli ingredienti e ho

trovato scritto: destrosio 1,4%.

Il destrosio è zucchero (per essere precisi, il destrosio è derivato sinteticamente

dall�’amido ed è chiamato anche zucchero di mais).

Immediatamente, ho chiamato il numero verde della Barilla per segnalare l�’accaduto.

L�’operatore che mi ha risposto, per prima cosa mi ha chiesto se io fossi sicuro che il

destrosio fosse zucchero, perché a lui non risultava. Gli ho spiegato che il destrosio è

un tipo di zucchero raffinato. L�’operatore, allora, incapace di fornirmi ulteriori

delucidazioni in merito, ha promesso di farmi richiamare da un �“esperto in nutrizione�”

della Barilla.

Così è stato, in effetti (e su questo, nulla da dire circa il �“servizio cortesia�” della

azienda). La donna che mi ha contattato il giorno seguente, mi ha spiegato che, per

legge, per additivo si intende solo una sostanza realizzata in laboratorio tramite

procedimenti esclusivamente chimici e che, quindi, il destrosio non rientra in questa

categoria perché deriva da sostanze naturali.

In pratica, e anche in questo caso faccio un ragionamento che, spero, non sia troppo

ardito, la Barilla aggiunge zucchero (o destrosio) ad un suo prodotto, però può scrivere

�“senza additivi edulcoranti�”, perché �“per legge�” la definizione di additivo concerne solo

determinate categorie di elementi, ed essere così a posto con la legge.

Da ciò ho dedotto che la Barilla è, come immaginavo, una azienda seria e rispettosa di

leggi e normative. Quanto alla chiarezza verso il consumatore�… beh, decidete voi.

Anche perché, sempre sul dizionario De Mauro, la definizione di additivo è, cito,

�“qualcosa che si aggiunge�”. Se il linguaggio tecnico è diverso dal linguaggio di noi

comuni mortali, sarebbe almeno buona cosa farcelo sapere, non trovate?

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Non ho di certo nulla di personale con la Barilla, anzi. Vi ho segnalato il caso solo per

ribadire che, quando si parla di zucchero, dovete stare molto attenti, perché si tratta

davvero del nemico più subdolo (in campo alimentare, beninteso) che ci sia.

QUATTRO: LO ZUCCHERO E�’ UNA DROGA

Dalla (grave) asserzione che lo zucchero è come una droga, derivano alcuni corollari

che è importante avere ben presenti.

Tanto maggiore sarà la vostra consapevolezza circa il potenziale pericoloso dello

zucchero raffinato, tanto maggiore sarà la vostra determinazione nel liberarvi per

sempre di questa sostanza inutile e dannosa.

Anzitutto, dati gli effetti che lo zucchero produce sul nostro organismo, ovvero

l�’immediata sensazione di �“energia�” che consegue all�’assorbimento del glucosio nel

sangue, per sentirci sempre �“energici�” e �“carichi�”, abbiamo costantemente bisogno di

ingerire altro zucchero, altrimenti sopraggiungono spiacevoli sensazioni come

debolezza, stanchezza e simili.

Questo perverso meccanismo non vi ricorda quello innescato dalle sostanza

stupefacenti, delle quali il bisogno cresce sempre di più e delle quali non si riesce a fare

a meno, pena il sentirsi male?

È importante che abbiate coscienza di queste informazioni, perché apriate gli occhi e

smettiate di credere ai detti popolari, i quali vi hanno tramandato che lo zucchero

serve a tenersi su, a stare in forma, ad avere energia.

In realtà, lo zucchero raffinato vi fornisce velocemente l�’illusione dell�’energia, ma vi

trascina in una spirale di dipendenza dalla quale è poi difficoltoso uscire, se non

attraverso grandi sforzi e sofferenza.

Masticare qualsiasi altra sostanza che contenga carboidrati �“buoni�” vi fornirà una

quantità di energia �“pulita�”, più duratura nel tempo e senza controindicazioni: si tratta

solo di avere il coraggio di affrontare luoghi comuni e dicerie che non hanno

fondamento scientifico.

Il fatto che lo zucchero sia come una droga, implica un secondo corollario, ovvero che

è molto difficile disintossicarsene.

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Le prime due settimane del mio nuovo stile di vita alimentare sono state caratterizzate

da costante sensazione di nausea, mal di stomaco e, soprattutto, mal di testa.

Molti clienti e conoscenti che hanno deciso di liberarsi dello zucchero mi hanno

confermato di aver patito, chi più e chi meno, gli stessi sintomi.

Eppure, vi posso assicurare che la mia dieta non mancava di nulla, dal punto di vista

nutrizionale, anzi non era mai stata così completa e varia: mangiavo (come ora, del

resto), frutta e verdura, carne e pesce, molti legumi, molti cereali, pasta, formaggi e

uova (e tutto in gran quantità).

Pertanto, posso affermare con certezza che assumevo tutto ciò di cui il mio organismo

aveva bisogno, avendo eliminato solo zucchero e farine sbiancate. Nonostante questo,

ho passato brutti momenti e, più di una volta, sono stato costretto da vere e proprie

crisi di astinenza a ingurgitare due o tre bustine di zucchero una dietro l�’altra, per non

sentirmi male. Un po�’ alla volta, per fortuna, le crisi sono passate e con esse molti

problemi che mi trascinavo dietro da tempo e per i quali non mi ero mai seriamente

preoccupato.

La ricompensa per i miei sacrifici è che mi sento meglio, sono dimagrito 14 chili, sto

benissimo, non ho più avuto (e parliamo di mesi, ormai) un mal di stomaco o un mal di

testa, io che ne soffrivo almeno una o due volte alla settimana.

Non ero mai reso conto di quanto il mio organismo fosse intossicato.

Tutt�’oggi, quando in qualche occasione mangio dolci o alimenti che contengono

zucchero, il mio stomaco ne risente: la digestione è difficoltosa e uno strano sapore in

bocca persiste diverse ore. Evidentemente, il mio corpo risanato mi manifesta il suo

disagio, quando gli faccio riassaggiare la droga con la quale per troppo tempo l�’ho

intossicato.

ALTRI CONSIGLI

Come avevo accennato all�’inizio di questo libro, non è mia intenzione entrare nel

merito di un discorso elusivamente mirato all�’alimentazione, poiché ritengo che ci

siano trattazioni specifiche esaurienti sull�’argomento, scritte da persone che

certamente ne sanno più di me.

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Tuttavia, credo che qualche �“dritta�” non faccia male.

Anzitutto, dovete sapere che per star bene e per ottenere risultati dal punto di vista

del dimagrimento, dovete mangiare.

Nonostante quello che potrete sentire o leggere circa i presunti benefici legati alle

diete che prevedono digiuni di purificazione, posso assicurarvi che medici e

nutrizionisti concordano nell�’affermare che il corpo ha bisogno di un costante e

regolare apporto di cibo. Pertanto, non saltate mai i pasti, pensando che in questo

modo il vostro corpo vada ad attingere alle riserve di grasso, perché non è così. La

pratica del digiuno non vi farà ottenere altri risultati se non quello di rallentare il vostro

metabolismo e di metterlo in allarme, in modo che comincerà ad assimilare e a

�“mettere da parte�” tutto quello che mangerete dopo il digiuno, per crearsi una scorta

da utilizzare in caso di emergenza.

Non seguite le mode e non date retta alla rivista che vi propone la dieta miracolosa dai

veloci risultati: per realizzare una dieta, servirebbe prima di tutto una attenta ed

approfondita anamnesi medica della persona che intende sottoporsi ad un regime

alimentare controllato; quindi vi lascio immaginare il rischio di intraprendere un

percorso che potrebbe anche rivelarsi, per voi, dannoso e controproducente.

Non solo dovete mangiare, ma dovete mangiare con regolarità, per permettere

all�’organismo di essere costantemente rifornito degli elementi di cui necessita per

svolgere al meglio le sue funzioni.

La regola fondamentale è quella di evitare di saltare mai la colazione e, anzi, di

dedicarvi tempo ed attenzione, perché con una buona colazione si mette in condizione

l�’organismo di essere più efficiente per tutto il resto della giornata. Poi, è buona norma

fare spuntini tra la colazione ed il pranzo e tra il pranzo e la cena: non deve trattarsi

certo di merendine confezionate o alimenti ad IG elevato, ma di cibi adatti al vostro

nuovo stile di vita alimentare, come frutta fresca o frutta secca, yogurt senza zucchero,

un boccone di formaggio Grana.

Altra buona regola è quella di fare un veloce spuntino, che corrisponda ai canoni sopra

esposti, prima di andare a letto, perché anche di notte l�’organismo lavora e consuma

energia.

242

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Vi ho detto che, una volta scelti alimenti ad IG basso, ne potete mangiare fino a

sazietà, senza timore di ingrassare. Questo è vero anche per alimenti non

tradizionalmente considerati �“dietetici�”. Per un discorso che tenga conto, però, non

solo dei chili da perdere ma anche della salute da mantenere, sono opportune alcune

scelte di fondo che dovranno sempre indirizzare le vostre decisioni circa quello che

consumate durante il pasto.

Per prima cosa, una menzione speciale va ai grassi che, contrariamente a quello che

comunemente si crede, sono indispensabili per l�’organismo e lo aiutano a svolgere

efficacemente anche l�’azione della perdita di peso. Ovviamente, non dovete abusarne,

ma questo vale in generale per tutte le cose: gli abusi di qualsiasi sostanza sono

dannosi.

�“Niente è veleno, tutto è veleno: è la dose che fa il veleno�”, diceva l�’illustre Paracelso.

Niente di più vero.

Si ai grassi, dunque. Purché si tratti di grassi vegetali e non di grassi animali: i grassi

vegetali, infatti, sono fondamentali (fra le altre cose) per il mantenimento dei livelli di

colesterolo �“buono�” e per la prevenzione di problemi cardiovascolari (sono ricchi di

acidi omega). Vale il solito consiglio: non badate, se possibile, all�’euro in più o in meno,

quando acquistate determinati articoli. Comperate solo olio extravergine di oliva,

possibilmente di buona qualità e diffidate dagli extravergine che costano troppo poco,

ad esempio quelli della catena del supermercato, perché di solito provengono da

�“selezioni di olive�” e non da una precisa regione geografica. Non oso immaginare di

che selezione si tratti!

Sempre a proposito di spesa, non pensiate che io sia miliardario o che voglia dilapidare

tutti i miei risparmi in cibo di alta qualità. Quel che è vero è che preferisco acquistare

un olio extravergine che costa tre euro in più del corrispondente prodotto �“discount�” e

risparmiare tre euro, ad esempio, sulla carta igienica. Preferisco alimenti di prima

qualità (ne va, oltre che della mia soddisfazione a tavola, anche della salute), piuttosto

che carta igienica ricamata a mano e profumata con oli essenziali perché, con tutto

rispetto, con la carta igienica ci devo pulire il sedere, con l�’olio mi ci devo nutrire. E poi,

credetemi, mangiando nella maniera che vi sto consigliando e praticando un minimo di

243

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attività sportiva, avrete sempre meno bisogno di carta igienica. No, non diventerete

stitici: le vostre feci, tuttavia, saranno di qualità migliore, a riprova del fatto che il

vostro stato di salute sta migliorando.

I grassi di origine animale (ad esempio, il burro) sono da usare con estrema

moderazione, anche perché la nostra alimentazione di �“super carnivori�” ne è già ricca

di suo.

Sono tassativamente vietati, invece, i grassi idrogenati e i grassi trans: quindi, niente

margarina e niente prodotti che contengono grassi idrogenati (biscotti e merendine di

bassa qualità ne sono pieni: leggete l�’etichetta e pensate a cosa date da mangiare ai

vostri figli, primi di infilare un prodotto nel carrello della spesa).

Altro consiglio: niente succhi di frutta (lo stomaco non riesce a digerirli), nemmeno

senza zucchero, e spremute confezionate: sempre meglio la frutta fresca, consumata a

pezzi e non frullati, in modo che gli enzimi contenuti nella saliva preparino il processo

della digestione.

Assolutamente niente birra, almeno per il primo periodo del vostro nuovo stile di vita

alimentare. In seguito, una birra con la pizza il sabato sera non vi ucciderà, ma

ricordate sempre che non è opportuno superare questa dose.

Assolutamente si al vino rosso, nella quantità di un bicchiere a pasto: è ormai

appurato scientificamente che le sostanze contenute nella buccia dell�’uva

(riboflavonoidi e polifenoli) contribuiscono a prevenire malattie cardiovascolari e a

contenere i livelli di colesterolo �“cattivo�”. Addirittura, le proprietà benefiche del vino

rosso hanno dato origine a quello che, nella comunità scientifica, è conosciuto come il

�“paradosso francese�”: la popolazione francese, in media, è colpita da problemi di

colesterolo in percentuale considerevolmente inferiore rispetto ad altre popolazioni,

pur avendo un�’alimentazione ricca di grassi animali (molti formaggi, paté, etc.). Si è

potuto appurare che tale beneficio è ottenuto grazie al consumo moderato e regolare

di vino rosso.

Assolutamente no, per completare il discorso sulle bevande, alle bibite gassate, con

particolare riguardo a quelle a base di cola, anche se definite �“light�”. Oltre a far

ingrassare, non sono per nulla salutari, anzi.

244

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Per quanto concerne gli aperitivi, piuttosto che quelli a base di zucchero, optate per un

buon bicchiere di vino: sarà più soddisfacente e non vi darà problemi.

Di acqua, invece, potete berne a piacere, possibilmente durante il corso della giornata,

a piccole dosi, per mantenere costantemente idratato il vostro corpo. Anche in questo

caso, però, vale la regola del buon senso: non ingozzatevi di acqua se non vi va di berla

e ricordate di ragionare con la vostra testa, in relazione alle vostre esigenze. Nessuno

meglio di voi sa di che cosa avete bisogno.

Consiglio extra per tutti coloro che praticano sport o che, alla fine del libro, avranno

deciso di intraprendere una attività sportiva: state molto attenti alle barrette

energetiche e alle bevande tanto reclamizzate. La maggior parte di questi prodotti non

contiene altro che zucchero, sciroppo di glucosio, glucosio e aromi. Tutto quello di cui

avete bisogno per rendere al massimo prima di una seduta in palestra o di una

sessione di corsa lo trovate in un buon piatto di spaghetti, in una porzione di verdura e

in una bottiglia di acqua.

Da quando ho iniziato ad allenarmi, ho sempre e solo bevuto acqua al termine della

corsa (o durante, in caso di corse lunghe e di temperature elevate), anche d�’estate,

quando la perdita di liquidi era eccezionale (anche più di un chilo alla volta). Vi assicuro

che non sono morto per disidratazione o per perdita di sali minerali, come qualche

astuto pubblicitario vorrebbe farvi credere. Non esiste al mondo nulla che sia meglio

dell�’acqua e tutto il resto di cui avete bisogno lo dovete trovare a tavola, non in una

barretta o in una polvere magica!

Si ai carboidrati, che rappresentano la nostra miglior fonte di energia. Evitate di seguire

i consigli di tutte quelle diete che prevedono l�’abolizione dei carboidrati

dall�’alimentazione: piuttosto, siate oculati nella scelta dei carboidrati �“buoni�”,

privilegiando sempre pane, pasta e cereali integrali (come orzo e farro). Se non avete

la possibilità di mangiare pasta integrale, scegliete la pasta lunga (spaghetti) ed evitate

tassativamente la pasta corta, che ha un IG molto più elevato. La cottura, in ogni caso,

deve essere al dente. Stesso discorso vale per il riso: consumatelo solo se integrale e,

comunque, cotto al dente. Il �“tradizionale�” riso sbiancato ha, infatti, un IG altissimo.

245

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Niente patate, niente carote lessate, niente polenta, niente insalatone con il mais,

perché la presenza del mais (IG alto) vanifica il vostro �“sacrificio�” di mangiare

un�’insalata invece di un buon piatto di spaghetti!

No ai cibi impanati, no ai fritti: in una cotoletta impanata trovate pangrattato (IG alto),

farina bianca (IG alto) ed in più l�’olio fritto, che sviluppa sostanze epatotossiche (cioè

che fanno male al fegato) delle quali, vi assicuro, non avete alcun bisogno. Se poi ci

aggiungete le patatine fritte, il danno è totale.

Ripeto: se una volta ogni tanto vi capiterà di cedere alla tentazione, nessun problema.

Il vostro obiettivo è, tuttavia, quello di evitare cibi di questo genere. Ne guadagnerete

in termini di linea ma, soprattutto, di salute.

Si alla varietà dei cibi presenti in tavola, che è l�’unico sistema per garantirsi sempre e

comunque il completo apporto di tutte le sostanze di cui abbiamo bisogno. Il nostro

organismo necessita di carboidrati, proteine, grassi, fibre, micronutrienti: perciò, si alla

carne, al pesce (in abbondanza), al latte e ai formaggi, alla frutta e alla verdura, ai

legumi e ai cereali.

Ricordate: la regola d�’oro della salute a tavola è �“di tutto un po�’�”.

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RIASSUNTO DEL CAPITOLO

Per essere veri artefici della vostra fortuna e per realizzare i vostri sogni, avete

bisogno di un corpo sano: mens sana in corpore sano.

Per avere un corpo sano, dovete concentrarvi su due aspetti:

ATTIVITA�’ FISICA

ALIMENTAZIONE SANA

A livello di attività fisica, sono sufficienti 3 allenamenti aerobici da almeno 30 cadauno

alla settimana.

Per una alimentazione sana, scegliete alimenti a indice glicemico basso, evitate

tassativamente gli zuccheri raffinati in tutte le loro subdole forme, integrate la vostra

alimentazione con vitamine e sali minerali.

Ricordate di compilare la vostra tabella del sorriso!

NOTE

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CAPITOLO 13

PARERI ILLUSTRI

Non posso essere niente di meno di quello che sono

(Paolo Borzacchiello)

Voglio concludere questo viaggio con alcune massime che ho trovato sparse sui mille

libri che ho letto nel corso di questi anni. Si tratta di motti di grande saggezza, a volte

divertenti, a volte davvero profondi, sempre e comunque fonte di ispirazione. Alcune

le ho inserite di tanto in tanto nel testo, soprattutto all�’inizio dei capitoli. Quelle che

non hanno trovato spazio (non perché meno belle o pregevoli, s�’intende), avranno ora

il loro momento di gloria. Vi lascio, poi, un po�’ di spazio, per aggiungerne altre, qualora

ve ne capitassero fra le mani. Io sono uno che i libri li scrive e li riempie di appunti, e

amo particolarmente i testi che, alla fine, mi lasciano qualche riga per sistemare le mie

riflessioni. Inoltre, non so se si era capito (!), io adoro le massime e le citazioni, e leggo

sempre con entusiasmo i libri che ne contengono in quantità. Questa volta, visto che il

libro l�’ho scritto io, mi sono tolto lo sfizio di inserirne una quantità più che abbondante.

Mi auguro vivamente che anche voi possiate trovare utile questa raccolta di sapere

umano e le righe vuote che troverete. Buona lettura.

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Le cose semplici sono le più straordinarie e solo i saggi riescono a vederle. (Paulo

Coelho)

Ognuno di noi è l�’Uomo e in ognuno sono depositate le speranze e le possibilità della

specie. (Octavio Paz)

Io sono io, baby. (David Carradine, alias Bill, in Kill Bill parte prima)

Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le

circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano. (George Bernard Shaw).

Quello che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo. (Carl Rogers)

Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua ad

imparare resta giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente

giovane. (Henry Ford)

Se vuoi cambiare il tuo destino, cambia il tuo atteggiamento. (Amy Tan)

Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma

quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse.

�“Spacco pietre�”, rispose il primo.

�“Mi guadagno da vivere�”, rispose il secondo.

�“Partecipo alla costruzione di una cattedrale�”, rispose il terzo.

(Peter Schultz)

Tutte le grandi verità risultano semplici e facilmente comprensibili: se non lo sono, non

sono grandi verità. (Napoleon Hill)

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Avere successo significa dare il massimo con i mezzi che abbiamo. Il successo è il fare,

non l�’ottenere. È l�’atto, non il suo compimento. (Wynn Davis)

Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo capaci di diventare è l�’unico scopo della

vita. (Robert Louis Stevenson)

Il mondo non intende fare sforzi per renderci felici. (Hal Hurban)

La perseveranza è il duro lavoro che fai dopo che ti sei stancato del duro lavoro che hai

fatto. (Newt Gingrich)

Ben fatto è meglio che ben detto! (Benjamin Franklin)

La ricchezza arriva a coloro che fanno accadere le cose, non a coloro che lasciano che

le cose accadano. (John M. Capozzi)

Il destino non è una questione di fortuna, è una questione di scelte. Non è qualcosa

che va aspettato ma piuttosto qualcosa che deve essere raggiunto. (William Jennings

Bryan)

I falliti si dividono in due categorie: coloro che hanno agito senza pensare e coloro che

hanno pensato senza agire. (John Charles Salak)

PREGHIERA DELLA SERENITA�’

O Dio,

dammi serenità per accettare ciò che non posso cambiare,

coraggio per cambiare ciò che mi è possibile,

saggezza per distinguere fra le due cose.

(Reinhold Niebuhr)

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Dio non ti chiede se vuoi la vita. Non è quella la scelta reale: vivere si deve. La scelta è

come. (Henry Ward Beecher)

Il potere più grande che una persona possiede è la possibilità di scegliere. (J. Martin

Kohe).

Le persone possono dubitare di ciò che dici ma crederanno a ciò che fai. (Lewis Cass)

Se continui a fare ciò che stai facendo, continuerai a ricevere ciò che stai ricevendo.

(John M. Capozzi)

Grande spirito, aiutami a non giudicare un altro, se prima non ho camminato nei suoi

mocassini per due settimane. (Antico detto Sioux)

Tutti i nostri sogni possono diventare realtà, se abbiamo il coraggio di perseguirli. (Walt

Disney)

L�’immaginazione è più importante della conoscenza. (Albert Einstein)

Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione. (Henry Ford)

Possono�… perché credono di potere. (Virgilio)

Siamo ciò che facciamo costantemente. L�’eccellenza, dunque, non è un�’azione, ma

un�’abitudine. (Aristotele).

Non lamentarti per ciò che non hai, apprezza ciò che possiedi. (H. Stanley Judd)

È la mente che fa sani o malati, che rende tristi o felici, ricchi o poveri. (Edmond

Spencer)

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L�’uomo è ciò in cui crede. (Anton Cechow)

Se altre persone l�’hanno fatto prima di me, posso anch�’io. (William Faulkner)

È nel momento delle grandi decisioni che si plasma il nostro destino. (Anthony

Robbins)

Io prendo delle decisioni. Forse non sono perfette, ma è meglio prendere decisioni

imperfette che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno

mai. (Charles De Gaulle)

Decidete che una cosa si può e si deve fare, e troverete il modo. (Abramo Lincoln)

Le persone raramente raggiungono il successo, a meno che non si divertano a fare quel

che stanno facendo. (Dale Carnegie)

È strana la vita, se ti rifiuti di accettare qualsiasi cosa tranne il meglio, spesso lo ottieni.

(Somerset Maugham)

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. (Seneca)

Quando un uomo ha posto un limite a quanto farà, ha posto un limite a quanto può

fare. (Charles M. Schwab)

Ogni fallimento è solo un�’ooportunità per diventare più intelligente. (Henry Ford)

Ci sono due cose che non tornano mai indietro: una freccia scagliata e un�’occasione

perduta. (Jim Rohn)

Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi. (Vince Lombardi)

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Gli sbagli sono un fatto della vita. È la risposta allo sbaglio che conta. (Nikki Giovanni)

Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor

Roosvelt)

Agisci come se tu fossi l�’elemento che controlla la tua vita. Quando lo farai, allora lo

sarai (Richard Bandler)

Un destino non è migliore d�’un altro, ma ogni uomo deve compiere quello che porta in

sé. (Jorge Luis Borges)

Scegli un nemico grande, ti costringerà a crescere per affrontarlo. (proverbio

messicano)

Genialità: l�’un per cento è ispirazione, il 99 per cento è traspirazione. (Thomas Edison)

Vincere non è un episodio, è una cosa di sempre. Non vinci una volta ogni tanto, non

fai bene le cose una volta ogni tanto, le fai bene sempre. Vincere è un�’abitudine.

Purtroppo, lo è anche perdere. (Vince Lombardi)

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ALTRE FRASI, ALTRI AFORISMI, ALTRI PENSIERI

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RINGRAZIAMENTI

Certi uomini vedono le cose come sono e dicono: �“Perché?�”.

Io sogno cose mai esistite e dico: �“Perché no?�”

(George Bernard Shaw)

Ho lasciato per ultima la mia massima preferita, che contiene la miglior domanda che,

a mio avviso, qualsiasi uomo si possa porre: perché no? È proprio ponendomi

costantemente questa domanda che sono arrivato dove sono arrivato. Non so se è

tanto o poco, quel che so è che ci sono arrivato con le mie forze, e che il posto in cui

sono ora mi piace. Un antico proverbio cinese recita: �“Se scegli un lavoro che ami, non

lavorerai un solo giorno della tua vita�”. Amo profondamente il mio lavoro, sia quello

che riguarda l�’aspetto dell�’interpretazione psicosomatica dei disagi delle persone, sia

quello che riguarda l�’applicazione e lo studio della PNL. Sia la medicina cinese (e la

filosofia orientale in genere) sia l�’occidentalissma programmazione neuro linguistica,

hanno avuto un impatto decisivo sulla mia vita, generando nuove possibilità,

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aprendomi davanti agli occhi nuovi ed entusiasmanti sentieri. La cosa più bella, relativa

a entrambe queste forme di conoscenza, è che sono, appunto, sentieri da percorrere e

mai punti d�’arrivo. Perciò, sto ancora viaggiando, e chissà dove andrò a finire.

Nella dedica che avete letto all�’inizio di questo libro, ho già ringraziato tutte le persone

che in qualche modo, più o meno deliberatamente, mi hanno fatto del male, mi hanno

ferito o hanno tentato di mettermi i bastoni fra le ruote. È davvero una dedica sincera,

fatta senza astio o rancore, poiché ora comprendo molto bene come, senza quelle

sofferenze, la mia vita non sarebbe ora quella che è. Mi auguro dal profondo del cuore

che anche voi che avete letto queste pagine possiate un giorno guardarvi indietro e

riconsiderare tutte le vostre passate esperienze dolorose, alla luce della vostra

meritata serenità.

Detto questo, voglio ringraziare, adesso, anche tutte le persone che, invece, mi sono

state vicine e mi hanno supportato con la loro energia ed il loro affetto. Anzitutto, mia

figlia Aurora e mia moglie Monica: siete la mia leva motivazionale più forte, sempre

presenti nel cuore e nella testa, dovunque io sia e qualsiasi cosa io stia facendo. Vi

ringrazio per la pazienza e per avermi sopportato durante i miei vaneggiamenti sulla

fisica quantistica e sulla neuro semantica. In particolare, voglio pregare mia figlia di

portar pazienza, se la stresso continuamente con la PNL: del resto, mia dolce

principessa, sono il tuo papà e il mestiere del papà è quello di stressare i figli. Almeno,

mi adopero affinché le mie rotture di scatole ti siano funzionali, visto che hai tutta la

vita davanti. A te, Monica, prometto invece che limiterò i miei deliri notturni circa la

possibilità quantica di scomparirti davanti agli occhi, giuro.

(Spiego: una sera, saranno state le 23, sono uscito dal mio studiolo, dopo aver dedicato

un paio d�’ore allo studio di alcuni fenomeni che caratterizzano gli elettroni a livello di

fisica quantistica. È stato osservato che alcuni elettroni, di punto in bianco e senza

spiegazione, semplicemente spariscono e nessuno sa dove vadano a finire. Un

astrofisico americano ha calcolato che, seppur in linea del tutto teorica �– si parla di una

possibilità su non so quanti gazilioni di miliardi �– se tutti gli elettroni che orbitano

intorno agli atomi di cui siamo composti scomparissero contemporaneamente, noi

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potremmo scomparire di punto in bianco da questo universo conosciuto. Ebbene, sono

sceso in salotto e ho detto a mia moglie, mezza addormentata: �“Lo sai, amore, che

esiste una possibilità su dieci gazilioni di miliardi che io adesso scompaia e ricompaia in

un universo parallelo?�”. Ometto la sua reazione, potete immaginarla da soli).

Poi, voglio ringraziare, come il solito, i miei adorati clienti e gli allievi che hanno

partecipato ai miei seminari di crescita personale: lavorare con voi è un onore e un

privilegio, un�’esperienza che, immancabilmente, mi gratifica e mi arricchisce

emotivamente e spiritualmente. L�’ho sempre detto e lo ripeterò fino a che avrò voce:

solo la grande esperienza maturata sul campo, giorno dopo giorno, mi ha permesso di

raggiungere questi risultati. Perciò, grazie di cuore a tutti che voi che mi avete affidato

la vostra salute e il vostro benessere con fiducia: ho sempre dato il massimo, e

continuerò a farlo. Luigina, Loretta, Stefano, Mauro, Cristina, Anita, Ernesto, Angiolina,

Antonio, Paola, Claudia, Mirella, Piero, Giovanna, Milly, Elena, Franco, Mirko, Sergio,

Massimo, Serena, Monica, Alessandra, Luciano; Valentina, Paolo, Ludovico, Rosanna,

Gigi e Franca e tutti gli altri: grazie.

Ringrazio sentitamente Maurizio (detto �“disgrazia�”), che con il suo entusiasmo e la sua

tenacia è stato per me fonte di ispirazione: grazie, mi hai offerto conferme importanti

nel momento in cui ne avevo maggior bisogno. Mi hai sempre detto che non capivi

come uno come te potesse essere di aiuto ad uno come me: ebbene, se oggi esistono i

corsi di motivazione della MCS ACADEMY, è anche un po�’ merito tuo. Vai avanti così

che sei un grande!

Ringrazio Patrizia e Claudio Belotti, della NLP ITALY, eccellenti trainers ed ancor più

eccellenti persone: con il vostro entusiasmo e la vostra professionalità mi avete fatto

innamorare della PNL e mi avete permesso di scoprire quella strada che ho sempre

sognato di percorrere e che non avevo mai ben identificato. Ora so che cosa voglio fare

da grande, perciò: grazie!

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Da ultimo (ma non per ultimi), un grazie infinito a tutti gli amici con i quali condivido

gioie e dolori e grazie ai quali non mi sento mai solo. In particolare, colgo qui

l�’occasione per mandare uno speciale abbraccio virtuale a Massimo e Giovanna; Marco

e Lorenza; Fabrizio e Doriana: le nostre storie sono molto simili, grazie per il vostro

supporto e per avermi consolato quando ne avevo bisogno.

Poi, un abbraccio a Nicola, che occupa sempre un posto speciale nel mio cuore: anche

se il tempo è scarso e le scelte di vita ci portano a volte verso direzioni diverse, avrai

sempre il mio imperituro affetto.

Grazie per il sostegno e l�’affetto ai più recenti (e storditi) compagni di avventura, allievi

della mia scuola, clienti ed amici: Claudia, Genny e Lucky Luke, Mariaelena, Milena,

Silvano e Piergiacomo, principe per status e soprattutto per animo, una delle persone

più candide e generose che io abbia mai avuto l�’onore di conoscere. Con tutti i

problemi che avete, ho il lavoro assicurato per i prossimi cinquant�’anni, grazie! Siete

davvero tutti mitici e speciali.

Grazie ad Italo Magri, che ci ha creduto ed ha reso possibile questo sogno: avrai il tuo

romanzo, e sarà il più bel romanzo che tu possa immaginare, lo giuro.

Grazie ai miei genitori, perché sono i miei genitori.

Grazie a Nerina e Gaspare, perché sono i genitori di Monica.

Infine, con tutto il cuore, il mio pensiero (sia quello verticale, sia quello laterale,

ovviamente) va a Massimo e Alessandra con i quali, grazie ad alcune vicende della vita

piuttosto difficili ed impegnative (molti direbbero �“a causa�”, ma non noi!), si è creato

un legame che oso definire quantico (anche se di preciso non ho bene idea di che cosa

significhi, ma mi piace). Mi hanno permesso di avvicinarmi, mi hanno lasciato fare,

hanno ascoltato e ci sono sempre quando ho bisogno. Anche a voi due, quindi, tutto il

mio affetto ed i miei più spassionati e sinceri auguri di lunga e felice vita.

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Tutti i miei elettroni, dovunque siano adesso (probabilmente) e in qualunque

dimensione si catapultino, amici miei, sono al vostro servizio.

Con affetto, Paolo.

Brescia, 28 febbraio 2008

BIBLIOGRAFIA

Per informazioni sui corsi di crescita personale tenuti da Paolo Borzacchiello o sul

servizio di consulenza, visitate il sito internet http://www.mcsacademy.com oppure

contattate l�’autore al seguente indirizzo mail: [email protected]

NULLA SUCCEDE PER CASO

Di Robert H. Hopcke, ed. Oscar Mondadori

SINCRONICITA�’

Di Massimo Teodorani, ed. Macro

LE COINCIDENZE PER REALIZZARE IN MODO SPONTANEO I PROPRI DESIDERI

Di Deepak Chopra, ed. Sperling Paperback

MOLECOLE DÌ EMOZIONI

Di Candace B. Pert, ed. TEA

BIOENERGETICA

Di Alexander Lowen, ed. Feltrinelli

LA FELICITA�’ IN TASCA, LA VIA DEL BENESSERE TRA MEDICINA CINESE, LINGUAGGIO

DEL CORPO E BUON SENSO

Di Paolo Borzacchiello, ed. Firenze Libri

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METAMEDICINA, OGNI SINTOMO E�’ UN MESSAGGIO

Di Claudia Rainville, ed. Amrita

LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE

Di Bruce H. Lipton, ed. Macro

LA MATRIX DIVINA

Di Gregg Braden, ed. Macro

LA RISPOSTA DELL�’ACQUA

Di Masaru Emoto, ed. Mediterranee

MA CHE �“BIP�” SAPPIAMO VERAMENTE?

Di William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente, ed. Macro

FATTORE FORTUNA e DOV�’E�’ IL GORILLA

Di Richard Wiseman, ed. Sonzogno

L�’INTELLIGENZA VERBALE

Di Tony Buzan, ed. Frassinelli

CREATIVITA�’ E PENSIERO LATERALE

Di Edward De Bono, ed. BUR

LA PNL E LA MAGIA DEL LINGUAGGIO

Di Michael Hall, ed. NLP ITALY

NON DITE MAI

Di Joseph e Caroline Messenger, ed. FABBRI

260

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SOLUZIONI AI QUESITI DI PENSIERO LATERALE

Quesito numero uno.

Il chirurgo è la mamma. Questo quesito dimostra come il cervello, utilizzando il solo

pensiero verticale, si fermi al primo ostacolo, rappresentato dal fatto che �“chirurgo�” è

un sostantivo maschile e, quindi, per comodità, viene immediatamente collegato ad un

uomo.

Quesito numero due.

Il camionista è a piedi. Il cervello, anche questa volta, dà per scontato che il camionista

si riferisca ad una persona che sta guidando un camion. Invece, un camionista può

benissimo andare a piedi, o in bicicletta!

Quesito numero tre.

I numeri sono sistemati in ordine alfabetico. Il cervello, sistema auto massimizzante, da

per buona la prima ipotesi logica, ovvero che i numeri siano collocati secondo una

sequenza che preveda operazioni matematiche e smette all�’istante di vagliare altre

possibilità

Quesito quattro.

La lettera che manca è la S, cosa facilmente comprensibile se, come prima, invece di

cercare complicate sequenze di calcolo, aveste semplicemente guardato le iniziali delle

parole. Quale Sarà La Prossima Lettera Della Sequenza Qui Sotto?

Ultimo quesito.

Decisamente, questo non ve lo dico. Anche perché sono più che certo che la maggior

parte di chi sta leggendo la soluzione non ha dedicato più di un minuto alla risoluzione

dell�’indovinello e tale atteggiamento è decisamente poco consono ad un artefice della

propria fortuna! Perciò, da bravi, pensateci ancora un po�’, e se proprio non ce la fate,

potete scrivere a [email protected]. Sarò lieto di darvi una mano!

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INDICE

INTRODUZIONE PAG. 03

PARTE PRIMA: DA DOVE VENIAMO

CAP. 01: NULLA SUCCEDE PER CASO PAG. 10

CAP. 02: LE MALATTIE NON SUCCEDONO PER CASO PAG. 28

CAP. 03: IL CORPO NON SUCCEDE PER CASO PAG. 48

PARTE SECONDA: DOVE VOGLIAMO ANDARE?

CAP. 04: INFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE PRIMA) PAG. 59

CAP. 05: INIFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE SECONDA) PAG. 72

CAP. 06: ECOLOGIA DEGLI OBIETTIVI PAG. 90

CAP. 07: LA FORTUNA NON ESISTE PAG. 109

PARTE TERZA: COME OTTENERE CIO�’ CHE SI VUOLE

CAP. 08: CAMBIARE STRADA PAG. 126

CAP. 09: SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA! PAG. 136

CAP. 10: IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE PAG. 155

CAP. 11: BADA A COME PARLI PAG. 176

CAP. 12: MENS SANA IN CORPORE SANO PAG. 204

CAP. 13: PARERI ILLUSTRI PAG. 248

RINGRAZIAMENTI

BIBLIOGRAFIA

PAG. 255

PAG. 259

262

Page 263: 38468509

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NOTE

1 Hopcke, Robert, “Nulla succede per caso”, ed. Oscar Mondadori. 2 Teodorani, Massimo, “Sincronicità”, ed. Macro. 3 Chopra, Deepak, “Le coincidenze per realizzare in modo spontaneo i propri desideri”; ed. Sperling Paperback. 4 Pert, Candace, “Molecole di emozioni”, ed. TEA 5 Lowen, Alexander, “Bioenergetica”, ed. Feltrinelli. 6 Borzacchiello, Paolo, “La Felicità In Tasca”, ed. Maremmi Editori: per questo e altri approfondimenti sul tema della Medicina Tradizionale Cinese. 7 Rainville, Claudia, “Metamedicina, ogni sintomo è un messaggio”, ed. Amrita. 8 Borzacchiello Paolo, op. cit. 9 Hurban, Hal, “Quello che conta”, ed. Sperling & Kupfer. 10 Alder, H. e Heather, B, “PNL in 21 giorni”, ed. Il Punto D’Incontro. 11 Hall, Michael,”La PNLe la magia del linguaggio”, ed. NLP ITALY. 12 Robbins, Anthony, op. cit., ed. Bompiani. 13 Teodorani, Masiimo, “Entanglement”, ed. Macroedizioni. 14 Ovvero: se prendo un oggetto e ne conosco il peso e la velocità, posso calcolare quanto ci mette a toccare il suolo, una volta lanciato dalla finestra. Newton era il tizio a cui è caduta una mela in testa, tanto per capirci! 15 Arntz, Chasse, Vicente, op. cit. 16 “Mente & Cervello”, febbraio 2008. 17 Arntz, Chasse, Vicente, op. cit. 18 Braden, Gregg, “La Matrix divina”, ed. Macro. 19 Esperimento descritto in: Braden, Gregg, op. cit. 20 Emoto, Masaru, “La risposta dell’acqua”, ed. Mediterranee. 21 Richard Bandler è, con John Grinder, il fondatore ed il teorizzatore della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) ed è, a parere di chi scrive, una delle menti più eccelse di questo secolo. 22 Hurban, Hal, “Quello che conta”, ed. Sperling & Kupfer 23 Molti dati presenti in questo capitolo sono tratto dall’opera dello psicologo Richard Wiseman, autore di due volumi illuminanti, “Fattore Fortuna” e “Dov’è il gorilla?”, entrambi editi da Sonzogno. Il resto delle notizie, in particolar modo sul cervello, è invece frutto dei miei studi, per i quali rimando alle note bibliografiche. 24 Wiseman, Richard, “Fattore fortuna”, ed. Sonzogno. 25 Qui mi riferisco esclusivamente all’aspetto “tecnologico” del cervello, ovvero alla sua capacità di mettere insieme i dati e di eseguire i comandi, attività nella quale il cervello è eccezionale. Il cervello, però, è stupido, nel senso che è un mero esecutore. Da dove vengono gli ordini? Dall’intestino, il “cervello nella pancia”. Su questo tema, vedi Borzacchiello P.., op. cit. 26 Non è un errore di stampa: gli orientali, per certi versi molto più saggi di noi, nel loro vocabolario hanno appunto questa interessante parola, mentecorpo, proprio per sottolineare l’indissolubile sinergia fra il corpo e la mente. Noi occidentali, invece, siamo gli artefici della concezione dicotomica dei due concetti, con i tristi risultati che possiamo osservare tutti i giorni. Rimando al mio precedente lavoro per spiegazioni dettagliate sull’argomento. 27 Gladwell, Malcom, “In un batter di ciglia”, ed. Mondatori. 28 Per non appesantire eccessivamente la lettura, ho omesso di elencare nel dettaglio gli studi di cui parlo: tuttavia, ne potrete trovare accurate descrizioni (con tanto di nomi e cognomi) in alcuni testi segnalati nelle note bibliografiche. 29 Honsell, Furio, “Lalgoritmo del parcheggio”, ed. Club degli editori. 30 Fra gli altri testi, cfr. Erickson, Rossi, “L’esperienza dell’ipnosi”, ed. Astrolabio. 31 Tratto da un articolo di Elisa Lucchesini, su http://www.dica33.it 32 Pennac, Daniel, “Come un romanzo”, ed. Feltrinelli. 33 Buzan, Tony, “L’intelligenza verbale”, ed. Frassinelli. 34 De Bono, Edward, “Creatività e pensiero laterale”, ed. BUR. 35 Buzan, Tony, “Come realizzare le mappe mentali”, ed. Saggi Frassinelli. 36 Liekens, Paul, “Riprogrammare l’inconscio”, ed. Amrita. 37 Liekens, Paul, op. cit. 38 Arntz, Chasse, Vincente, op. cit.

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39 Vedi rivista “Explora”, febbraio 2005. 40 Bottaccioli, Federico, “Psiconeuroimmunologia”, ed. Red. 41 Tratto da un articolo di Marco Malagutti, su http://www.dica33.it 42 Oltre ai vari titoli che segnalo nella bibliografia, evidenzio qui: Rainville, Claudia, “Guarire le ferite del passato”, ed. Amrita. 43 Hall, Michael, “La PNL e la magia del linguaggio”, ed. NLP ITALY. 44 Messinger, Joseph e Caroline, “Non dite mai…”, ed. Fabbri Editore. 45 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 46 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 47 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 48 Le parole sono del dott Michael J. Sole, primario di cardiologia presso l’Ospedale di Toronto, professore di Medicina e Fisiologia e fondatore del Centro per la Ricerca Cardiovascolare presso l’università di Toronto, in Canada. Sono tratte dalla prefazione al libro di Rick Gallop, “La Dieta dell’indice glicemico”. 49 Holford, Patrick, “Dimagrire mangiando”, ed. Giunti. 50 Dufty, William, “Sugar Blues, il mal di zucchero”, edizione MacroEdizioni. 51 http://www.epicentro.iss.it e http://www.mercola.com 52 Dufty, William, op. cit. 53 Dufty, William, op. cit.