Date post: | 06-Aug-2015 |
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IO
SONO
CHI
VOGLIO
ESSERE
COME DIVENTARE �“ARTEFICI DELLA PROPRIA FORTUNA�” GRAZIE A
INTELLIGENZA CREATIVA, PENSIERO LATERALE, BIOENERGETICA,
FILOSOFIA ORIENTALE, PNL
E FISICA QUANTISTICA!
Di Paolo Borzacchiello
Dedico questo libro a tutti quelli che mi hanno fatto del male,
che hanno detto o fatto cattiverie nei miei confronti,
che in qualche modo mi hanno fatto soffrire:
grazie dal profondo del cuore.
Senza di voi, non sarei arrivato qui.
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INTRODUZIONE (Brescia, 05/06/2007)
Questo lavoro avrebbe potuto intitolarsi anche �“Come diventare artefici della propria
fortuna�”, che poi è il titolo di uno dei seminari di crescita personale che tengo e che, a
sua volta, prende spunto dalla celebre massima latina, secondo la quale �“ognuno è
fabbro della propria fortuna�” (Quisque faber fortunae suae est).
Ci sono molti, anzi moltissimi libri che parlano della possibilità di cambiare la propria
vita e ci sono molti, anzi moltissimi libri che propongono le più svariate tecniche per
modificare in qualche modo la nostra sorte ed ottenere dalla vita ciò che vogliamo (o
crediamo di volere): si va dalla meditazione, al dialogo con gli spiriti, alla
programmazione neurolinguistica, alle più svariate (e a volte fantomatiche) tecniche
new age. Io stesso ne ho letti parecchi, di questi libri. Di alcuni, anzi, darò ampio conto
nelle pagine che seguono: vi parlerò di quelli che più mi hanno colpito, segnato,
ispirato ed illuminato lungo la strada che mi ha condotto fino a qui.
Quid pluris, quindi? Che cosa troverete, cioè, in queste pagine, che già non avete letto
da qualche altra parte?
La mia formazione nel campo delle discipline olistiche, i miei studi da riflessologo
prima e la mia esperienza di formatore poi, mi hanno convinto che non è sufficiente
avere buona padronanza delle �“tecniche�” per cambiare la nostra vita e decidere del
nostro futuro, quali esse siano.
Ho visto troppe persone invaghirsi di un approccio piuttosto che di un altro, salvo poi
ricadere tristemente nel baratro dal quale cercavano di erigersi, pur con tutte le loro
forze.
Ho visto troppa gente assaporare appena il gusto della ritrovata libertà �– intellettuale,
fisica, spirituale �– prima di tornare fra i ceppi. Catene che essi stessi, senza saperlo, si
sono messi addosso.
Così, ho capito che non è sufficiente sapere che cosa vogliamo (e già capire questo,
credetemi, è comunque un�’impresa non da poco), né come fare per ottenerlo, se
prima non si comprende da dove veniamo e, soprattutto, perché siamo qui, ora.
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Inutile padroneggiare la PNL, se dentro di noi non è sedimentata una chiara, forte, oso
dire inattaccabile credenza che tutto ciò che è stato fino ad oggi ha avuto un senso
preciso, che ogni evento della nostra esistenza, bello o brutto; che ogni persona
incontrata, anche solo per il breve volgere del tempo richiesto ad una farfalla per
sbattere le ali a Pechino; ebbene che tutto e tutti hanno brigato, in qualche modo, per
farci arrivare esattamente dove siamo adesso.
Solo comprendendo che tutto ha un senso, solo mettendosi nella disposizione d�’animo
che nulla succede per caso e che ogni istante della nostra vita è significativo, anche se
magari lì per lì non se comprende il senso; solo così, davvero, saremo forti e pronti per
fare della nostra vita e di noi stessi ciò che vogliamo.
E sarà così.
Lo so per certo, perché vivo ogni giorno il miracolo di decidere quello che è il mio
destino. Ci sono arrivato grazie a tanti sacrifici, grazie a dolori laceranti, grazie a tante
persone che mi hanno deluso, tradito, offeso e osteggiato in tutti i modi. Sì, avete letto
bene, ho detto �“grazie�”. Perché, infatti, senza tutto quello che mi ha cagionato
sofferenza, dentro di me non sarebbe nata l�’urgenza di fare quello che ho fatto, e
molte persone alle quali ho offerto aiuto ora non avrebbero cambiato la loro vita. E via
discorrendo, nel mondo meraviglioso delle infinite possibilità.
Vi spiegherò chi siete, da dove venite e, nei limiti delle mie capacità, il significato di
tutto ciò che vi è successo, prendendo spunto dalle teorie dell�’antica Medicina
Tradizionale Cinese, dall�’affascinante approccio della Metafisica e, perché no, volgendo
lo sguardo al futuro, dalle miracolose e stupefacenti scoperte degli scienziati che si
occupano di fisica quantistica.
Fatto questo, vi spiegherò come fare per far diventare vero il vostro sogno. E so per
certo che tutto quello che vi spiegherò funziona davvero.
Come lo so? Perché con me ha funzionato, e sta funzionando ancora. Ero celebre, a
scuola, per la mia incapacità di parlare: ero balbuziente. Ora insegno alla gente come
fare a parlare in pubblico ed essere carismatici. Ero pieno di malattie (la mia infanzia e
la mia adolescenza sono costellate di ricoveri ospedalieri e tonnellate di medicine) ed
ora sono in forma, pratico attività sportiva e ho detto da tempo addio a tutti i dolori
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del corpo che mi impedivano di vivere una vita serena. Molte altre cose ho imparato a
fare, di molti fardelli mi sono liberato, semplicemente credendo in quello che facevo e
con tanta pazienza. Vi darò conto di tutto.
Ed io sono uguale a voi, sono fatto delle stesse cose: un cervello, un cuore, un sogno.
Chi di voi non possiede un cervello?
Chi di voi non possiede un cuore?
Chi di voi non ha un sogno?
I sogni possono diventare realtà, sapete? Basta dire la parolina magica: �“voglio�”.
Perciò, chi vuole, chi vuole davvero, si accomodi.
Brevemente, voglio illustrarvi i temi di cui parlerò nella trattazione che segue, affinché
sin d�’ora possiate rendervi conto del meraviglioso universo che andremo a scoprire.
UNO: DA DOVE VENIAMO
Anzitutto, la cosa fondamentale è capire, come dicevo, da dove veniamo. Per far
questo, parleremo delle COINCIDENZE, degli EVENTI SINCRONICI, della regola aurea
per cui NULLA SUCCEDE PER CASO. Non solo: vi aiuterò a sviluppare la credenza che
QUALSIASI EVENTO CI CONDUCE IN LUOGHI MIGLIORI, in situazioni più proficue e
vantaggiose. Vi spiegherò che NON ESISTE ESPERIENZA BRUTTA O BELLA, ma solo
esperienza: se sarà �“bella�” e perciò foriera di nuove opportunità, ovvero �“brutta�” e
cioè un pesante fardello da portare sulle spalle, lo deciderete voi.
DUE: COME STIAMO VIVENDO?
Per comprendere quale direzione ha preso la nostra vita, quale vita stiamo vivendo e,
soprattutto, se tutto ciò che facciamo è davvero ciò che desideriamo fare, dobbiamo
imparare ad ASCOLTARE IL LINGUAGGIO DEL CORPO. Il corpo non mente, mai. In un
affascinante percorso che parte dall�’ANTICA TRADIZIONE ORIENTALE e che si snoda per
le meravigliose vie della BIOENERGETICA, della METAFISICA e della FISICA
QUANTISTICA, impareremo a decodificare i messaggi che il nostro corpo ci trasmette,
per comunicarci le nostre sofferenze e per spiegarci che ciò che crediamo essere giusto
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per noi, in realtà forse non lo è. Impareremo ad ascoltarci e a comprenderci come mai
abbiamo fatto prima d�’ora. Impareremo a leggere il libretto di istruzioni della
meravigliosa e stupefacente macchina che abbiamo a disposizione.
TRE: DOVE VOGLIAMO ANDARE?
Per molte persone, la maggior difficoltà consiste proprio nel comprendere quale è la
direzione giusta da prendere, quali sono i vestiti più comodi da indossare, quali sono le
cose veramente importanti per le quali vale la pena combattere e lottare. Vi aiuterò a
districarvi nella giungla dei falsi obiettivi e dei falsi valori a causa dei quali, a volte,
sprechiamo energie che potremmo utilizzare in modo molto più utile. Vi aiuterò a
capire che cosa volete veramente.
QUATTRO: COME CAMBIARE LA NOSTRA VITA PER SEMPRE
Abbiamo tutti gli strumenti che ci necessitano per REALIZZARE OGNI NOSTRO SOGNO.
Qualsiasi sogno, senza eccezione alcuna. Come amo dire ai miei �“ragazzi�”, durante i
corsi, �“a parte imparare a volare, respirare sott�’acqua e resuscitare i morti, potete fare
tutto�”.
Vedremo insieme che la fortuna non esiste, che il destino non è scritto e che basta
mettere insieme alcune semplici regole per DIVENTARE �“FORTUNATI�” ed essere
sempre nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta.
Vi spiegherò che IL CERVELLO E�’ STUPIDO. O meglio, è la macchina più incredibile e
potente che potete immaginare, ma possiede determinate caratteristiche che, se non
conosciute, possono rivelarsi estremamente pericolose per la nostra salute.
Impareremo come SVILUPPARE L�’INTELLIGENZA, come UTILIZZARE LE NOSTRE RISORSE
FISICHE E MENTALI, e COME OTTENERE CIO�’ CHE DEISDERIAMO, �“semplicemente�”
sfruttando il nostro potenziale illimitato. Per far questo, vi spiegherò alcuni principi
della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) e la fondamentale importanza delle
PAROLE, l�’arma più potente che abbiamo per le mani. Imparerete a parlare, a voi stessi
e agli altri, per ottenere sempre il risultato sperato. Vi insegnerò che non importa
quello che chiedete, importa come lo chiedete. Vi insegnerò a parlare evitando
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qualsiasi forma di negazione, il che sarà utile per trasformare la vostra vita.
Impareremo il valore dell�’OTTIMISMO e del PENSIERO POSITIVO. Giocheremo insieme
con i trucchi del PENSIERO LATERALE e faremo tanto BRAIN TRAINING, ovvero
allenamento del cervello.
Per concludere, visto che davvero non c�’è limite a quel che possiamo chiedere (e ve lo
dice un ex balbuziente che pesava 97 chili ed era pure asmatico e che ora parla in
pubblico, di chili ne pesa 83 e tutte le mattine corre i suoi otto chilometri senza
nemmeno il fiatone), vi segnalerò alcuni importanti principi relativi a sport e
alimentazione, che vi permetteranno di realizzare il proverbiale detto mens sana in
corpore sano ed ottenere un corpo in salute ed un cervello efficiente.
ESERCIZI
Al termine di ogni capitolo, vi proporrò alcuni esercizi. Si tratta di esercizi semplici,
eseguibili da chiunque ed in qualunque contesto ambientale. Ho concepito questi
esercizi in modo che l�’esecuzione degli stessi da parte vostra produca concreti
cambiamenti nella vostra testa, nelle percezione che avete della realtà che vi circonda
e di voi stessi. Potete decidere, naturalmente, se eseguirli o meno. Potete anche
determinare il tempo che dedicherete a questi piccoli compiti che vi assegnerò di volta
in volta. Potete anche decidere di restare dove siete, di lasciare le cose come stanno e
di continuare ad avere gli stessi problemi che avete avuto fino ad ora. Potete scegliere,
siete artefici del vostro destino e vi tratterò come tali. Sappiate solo che tutto ciò di cui
vi parlerò funziona, e funziona alla grande, purché voi vogliate farlo funzionare. Se vi
limiterete ad una lettura passiva del libro, ne sarete certamente e comunque illuminati
ed il vostro patrimonio di conoscenze teoriche avrà un considerevole incremento.
Resterete, tuttavia, fermi al punto di partenza. Se, invece, metterete in pratica ciò di
cui vi parlerò, avrete l�’opportunità di far davvero cambiare le cose, di creare davvero la
realtà che avete sempre sognato. Scegliete voi!
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Vi sembra troppo? Credete che �“non ce la farete�”, che �“tanto non funzionerà�”? State
già puntando il vostro focus mentale su quello che non siete capaci di fare, piuttosto
che su ciò che potreste fare, se solo voleste?
Avete almeno il coraggio di sognare?
Se la risposta è positiva, allora vi sfido. Seguitemi, divertitevi con me, giocate con me.
Quello che vi aspetta alla fine del viaggio è così stupefacente che, ad oggi, io stesso
stento a crederlo. Quello che vi aspetta alla fine del viaggio è il potere di diventare ciò
che volete, di creare la vostra vita, di essere artefici del vostro destino.
Allora, avete almeno il coraggio di sognare?
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PARTE PRIMA
DA DOVE VENIAMO
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NULLA SUCCEDE PER CASO
Il tempo smette di essere successione e torna
ad essere quello che fu, ed è, originariamente:
un presente dove passato e futuro
si riconciliano finalmente.
(Octavio Paz)
Nulla succede per caso: per me si tratta di una credenza, ovvero di una idea così
radicata dentro di me da prescindere da qualsiasi meccanismo logico e razionale. Lo so,
punto e basta. Robbins parla di �“senso di certezza riguardo a qualcosa�”. Per me è
proprio così.
Quello che mi propongo, con questo capitolo introduttivo, è:
1. aiutarvi a sviluppare un approccio critico alla vostra vita;
2. aiutarvi a vedere la vostra vita come un lungo susseguirsi di eventi, nessuno dei
quali svincolato dagli altri;
3. aiutarvi ad avere una credenza come quella che ho io.
Per fare questo, mi servirò di storie vere di vita vissuta, le mie soprattutto, e di
considerazioni fatte da importanti personaggi che in qualche modo hanno contribuito
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a rendere �“vera�” una asserzione che, seppur non dimostrabile a livello scientifico, di
certo è dimostrabile sul piano pratico, sul piano della esperienza vissuta.
Quali utilità derivano dal possedere una simile credenza?
Anzitutto, �“sapere�” che nulla succede per caso serve a dare un senso logico a tutto ciò
che ci è successo. Non solo: grazie ad un esercizio che ho elaborato e sperimentato
durante i miei corsi, posso già dirvi che un ulteriore credenza alla quale giungerete è
che qualsiasi evento, pur spiacevole che sia, comunque vi conduce da qualche parte, e
si tratta sempre di una posizione o di una situazione migliore di quella da cui siete
partiti.
La difficoltà consiste nel vedere le relazioni tra eventi magari distanti fra loro anche
parecchio tempo, ma proprio grazie all�’esercizio di cui vi parlavo prima ciò sarà
possibile per tutti.
Poi, una volta che avrete sviluppato ed interiorizzato tale credenza, la miglior utilità
che ne ricaverete sarà che la vostra vita non sarà più la stessa, non solo e non tanto per
la qualità diversa degli eventi che incontrerete, quanto piuttosto per il diverso modo di
porvi di fronte agli eventi medesimi.
La mappa non è il territorio, dice chi si occupa di comunicazione. Tale basilare
presupposto della PNL, di solito, si applica con riferimento al modo che ognuno di noi
ha di vedere la realtà, della qual cosa parleremo diffusamente in seguito. A mio avviso,
tuttavia, vale la pena segnalarlo anche in questa sede, poiché uno degli obiettivi che mi
sono appena posto nei vostri confronti è proprio quello di insegnarvi a vedere la vostra
vita, con i suoi alti e bassi, in un modo nuovo, diverso.
Voglio insegnarvi a dare un senso a ciò che, ora, per voi non ne ha. Badate bene, ciò
non significa sviluppare un ottimismo ad oltranza privo di discernimento, significa solo
ampliare la vostra visione degli accadimenti, partendo dall�’idea che nessuna cosa è
brutta o bella in sé, ma va inquadrata in un contesto più ampio.
Le cose capitano. L�’uso che ne farete, d�’ora in poi, dipende da voi.
Ora, prima di addentrarci nel profondo di questo discorso, voglio nuovamente
richiamare la vostra attenzione sui due concetti di cui stiamo parlando. Si tratta di una
cosa che farò spesso, per favorire l�’impressione dei concetti che ritengo importanti nel
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vostro cervello. Come vedremo molte volte anche in seguito, la ripetizione genera il
successo.
I concetti su cui focalizzarci, dunque, sono:
1. NULLA SUCCEDE PER CASO;
2. QUALSIASI EVENTO NEGATIVO CI PORTA A SITUAZIONI POSITIVE.
L�’asserzione NULLA SUCCEDE PER CASO presuppone che la nostra attenzione sia
focalizzata non più e non solo sul momento presente, sull�’evento che ci coinvolge, ma
anche su un prima e su un dopo. In particolare, di fronte ad ogni singolo accadimento,
di qualsiasi proporzione, il nostro sforzo deve essere quello di chiederci: 1) come sono
arrivato qui? Grazie a quali eventi precedenti è successo questo?; 2) dove mi porterà
quello che sta succedendo ora? Quali positive conseguenze deriveranno o potrebbero
derivare da ciò che sta accadendo proprio ora?
Si tratta, in tutta evidenza, di questioni che spostano la nostra attenzione sul nesso
causale che intercorre fra qualsiasi episodio che abbia in qualche modo caratterizzato
la nostra vita. Si tratta, altresì, di forme di pensiero positivo assai utili per collocare in
un contesto ricco di significati situazioni che, altrimenti, prese a sé, rischierebbero di
schiacciarci o di sprofondarci in momenti di depressione o sconforto.
Mi rendo ben conto che si tratta di un approccio totalmente diverso da quello che
siamo abituati a sostenere. Soprattutto, si tratta di un approccio che può dar adito ad
una serie di obiezioni, in particolar modo da chi è abituato ad utilizzare solo il pensiero
verticale e mai il pensiero laterale (sul quale avremo molto di cui parlare, dopo).
Del resto, quale benefici possono derivare dall�’essere appena stati licenziati? E grazie a
quali eventi siamo arrivati al licenziamento? Tutto sembra condurci ad una unica,
inevitabile conclusione: il licenziamento è una cosa brutta, dalla quale nulla di buono
può derivare.
Una gastrite, giusto per fare un altro esempio, che cosa può avere di buono in sé,
quando ci costringe a letto doloranti e sofferenti?
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Oppure, procedendo a contrario, chi di noi sprecherebbe tempo a pensare a quali tristi
eventi hanno originato la nostra promozione sul lavoro? Ancora: quale episodio
negativo può aver mai causato un momento positivo e piacevole, come la nascita di un
figlio, la laurea, un successo professionale? Vedete bene come si tratti di punti di vista
totalmente opposti rispetto a quelli adottati fino ad ora.
Sapete perché è così difficile accettare una visione del genere, con riferimento alla
nostra vita?
Perché, con una visione del genere, siamo costretti ad assumerci la responsabilità di
ciò che ci accade, di tutto ciò che ci succede. Ed anche questa affermazione è foriera di
mille perplessità, non è vero?
Come possiamo essere responsabili della nostra gastrite, del licenziamento, dell�’essere
abbandonati o traditi dal grande amore della nostra vita?
Perciò, aggiungiamo un nuovo tassello ai due già esposti:
3. SIAMO RESPONSABILI DI TUTTO CIO�’ CHE CI ACCADE.
Andiamo con ordine. Tutto quello che faccio oggi, tutto ciò che di bello e di buono sto
realizzando ora, compreso lo scrivere questo libro, non è frutto del caso o di una
curiosa serie di coincidenze, ma è il risultato di molteplici eventi, susseguitisi nel corso
del tempo. Questi eventi, possiamo anche chiamarli �“opportunità�”, sono
semplicemente capitati. Sono successi. L�’uso che ne ho fatto, invece, ha permesso che
la mia vita prendesse la piega che poi, di fatto, ha preso.
Ad esempio, la mia carriera di riflessologo prende le mosse da un incidente alla caviglia
occorsomi otto anni fa, poco prima delle mie nozze. Ricordo bene che avevo deciso,
non so nemmeno perché, di dedicarmi ad una attività sportiva, proprio io che non ne
avevo mai praticata nessuna. Avevo deciso per il tennis. Avevo acquistato tutto il
materiale necessario ed ero pronto per la nuova avventura. Ebbene, proprio durante la
prima partita giocata con il mio amico Nicola, ero rovinato al suolo strappandomi i
legamenti della caviglia sinistra. Con il matrimonio in vista e con la moltitudine di cose
da fare, non si trattava di certo di un evento �“positivo�”. Per di più, avevo da poco
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cambiato lavoro ed ero ancora in prova, perciò questo incidente aveva davvero creato
molte tensioni, anche fra me e la mia futura moglie. Costretto a casa, immobilizzato
dal gesso e dai dolori, ricordo che l�’unica attività che riuscivo a svolgere era quella di
scrivere al computer, giusto per trascorrere il tempo. Ho scritto un racconto, poi ne ho
scritto un altro, poi un altro ancora. Ho scoperto che mi piaceva molto, scrivere. Ho
scoperto che mi faceva sentire bene e che, quando un racconto era terminato, provavo
gioia e soddisfazione per ciò che avevo fatto. Nel rendermi conto di questo, ho
realizzato che il mio lavoro, invece, soddisfazioni non me ne dava. Così, di punto in
bianco, mi sono chiesto se non sarebbe stato meglio fare qualche cosa di più
gratificante. Ed eccomi a fare il riflessologo. È stata dura, all�’inizio: i debiti, i clienti che
scarseggiavano, ma alla fine ho ottenuto ciò che desideravo.
Dopo qualche anno di attività e di corsi, ho sviluppato dentro di me l�’idea di insegnare
le materie che tanto mi affascinavano. Le mie richieste, all�’interno della scuola ai cui
corsi io partecipavo, sono state inascoltate. Non solo: contestualmente al crescere
delle mie ambizioni e delle mie capacità, alcuni membri di questa scuola hanno iniziato
ad osteggiarmi, chi a viso aperto, chi più subdolamente, fino a che io, spinto da amor
proprio, senso di giustizia e rispetto di me stesso, ho deciso di lasciare la scuola.
All�’improvviso, mi sono ritrovato solo, senza punti di riferimento, accompagnato solo
dalla rabbia per essere stato così ingiustamente trattato. Eppure, dentro di me sapevo
di aver agito nel giusto, di avere la coscienza a posto. Così, mi sono detto, se loro mi
impediscono di accedere alla loro scuola, perché non realizzare il mio sogno senza
dipendere da altri? Ed ecco il Programma C.E.S.D.O. (Conoscenza E Sviluppo Discipline
Olistiche), un programma di corsi che io gestivo e che mi vedeva nel tanto ambito
ruolo di insegnante. Mi è costato sacrifici, preoccupazioni, pensieri, notti insonni, ma i
risultati sono stati quelli che mi attendevo.
Di recente, una grave crisi famigliare (mi riferisco alla famiglia di origine) stava per
sprofondarmi nel baratro della disperazione. Di nuovo, eccomi davanti ad un bivio:
lasciare che tutto quello che stava accadendo mi sprofondasse nelle tenebre di una
bella depressione, oppure cercare di sfruttare questa ennesima occasione? Così, ho
iniziato a farmi aiutare da uno psicologo. La crescita che ne è derivata mi ha dato
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quella sicurezza in me stesso che ancora mancava: contestualmente, è sorto
all�’improvviso il bisogno di fare di più, di fare qualcosa di diverso e migliore rispetto a
ciò che mi era stato insegnato. Ed ecco l�’approccio alla PNL, alla comunicazione non
verbale, agli studi sul cervello. Tutto questo è poi confluito nel programma di corsi
proposto dalla mia ultima (per ora) creazione, ovvero la MCS ACADEMY (MCS sta per
Mens Sana In Corpore Sano), un progetto in cui si fondono insegnamenti diversi ed in
apparenza inconciliabili, come per esempio l�’antica Medicina Tradizionale Cinese e le
Neuroscienze. Eppure, ho vinto anche questa scommessa. E sapete come lo so? Lo so
perché ho la soddisfazione di avere sempre la sala piena, quando tengo i corsi, con
buona pace di chi mi diceva che per insegnare non avevo la stoffa. Lo so perché, dopo
ogni corso di crescita personale, il mio telefono si riempie di messaggi di
ringraziamento da parte di persone alle quali, dicono loro, ho cambiato la vita.
Questo, che sembra un maxi spot sulla mia folgorante carriera, in realtà è
semplicemente la dimostrazione di quello a cui accennavo prima, ovvero che dietro
ogni evento positivo e piacevole si cela un evento in apparenza negativo e che nulla,
proprio nulla, succede per caso.
Facciamo il riassunto della mia esperienza.
1. MI ROMPO UNA CAVIGLIA, poco prima del matrimonio e durante il periodo di
prova del nuovo lavoro = EVENTO NEGATIVO.
2. DECIDO DI CAMBIARE VITA E DI FARE IL RIFLESSOLOGO = EVENTO POSITIVO.
3. PERSONE MESCHINE ED INVIDIOSE mi costringono, di fatto, ad abbandonare
tutte le mie certezze ed i miei punti di riferimento = EVENTO NEGATIVO.
4. DECIDO DI FONDARE LA MIA PRIMA �“SCUOLA�” = EVENTO POSITIVO.
5. PROBLEMI GRAVI IN FAMIGLIA = EVENTO NEGATIVO.
6. APPROCCIO A NUOVI STUDI = NUOVA SCUOLA = EVENTO POSITIVO.
Ora mi chiedo: è proprio un caso che io mi sia rotto la caviglia? Se non me la fossi
spezzata, avrei preso le decisioni che ho preso? È proprio un caso che io mi sia trovato
a relazionarmi con alcune persone cattive ed invidiose o era destino che io prendessi la
mia strada ed aprissi una scuola tutta mia? Mille volte, poi, mi sono chiesto, circa la
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crisi famigliare che tanto mi ha fatto soffrire: �“perché proprio a me?�”. Ora, tuttavia, mi
chiedo: se non ci fosse stata quella crisi, avrei avuto comunque lo stimolo di affrontare
nuovi studi e, poi, di fare questo ulteriore passo, ovvero fondare l�’ambizioso
programma di studi che ora mi rende così felice?
Naturalmente, potete decidere di credere che si tratti solo di una serie di coincidenze e
che io sia un ragazzo fortunato, perché a 33 anni ho più clienti di tutti i miei colleghi
messi insieme (soprattutto di quelli della vecchia scuola, che ora staranno a rodersi il
fegato) e i miei corsi registrano sempre il tutto esaurito. Oppure, potete decidere di
credere che nulla di ciò che la vita mi ha messo davanti sia stato �“per caso�” e che
dietro ogni evento occorsomi si celasse davvero una opportunità, una possibilità.
Di certo, Steve Jobs, il fondatore di Apple e Pixar, non sarebbe d�’accordo sul concetto
di pura casualità. Nel suo celeberrimo discorso tenutosi all�’università di Princeton il
giorno del diploma, Jobs ha raccontato ad una folla entusiasta alcuni episodi
significativi della sua vita, che riguardano il lavoro e la sua salute, pesantemente
minacciata da un cancro che si credeva incurabile. Jobs, oggi una delle persone più
famose e ricche del pianeta, ha avuto momenti molto difficili, sia dal punto di vista
professionale sia dal punto di vista personale ed oggi, dal privilegiato pulpito dal quale
si trova a parlare, guarda indietro e �“unisce i puntini�”, ovvero traccia una linea fra tutti
questi eventi ed esorta chi lo ascolta a non demordere di fronte alle difficoltà, a
rialzarsi dopo ogni caduta, perché non si può sapere quali opportunità si celano dietro
le difficoltà. Solo andando avanti, dice, ci si può poi voltare indietro ed �“unire i
puntini�”. E la storia di Steve Jobs è davvero toccante e triste, se pensate che non è
nemmeno stato accettato dalla sua madre biologica ed è stato dato in affidamento;
che è stato costretto per mancanza di soldi a frequentare alcuni corsi scolastici che non
erano in programma (e che si sono rivelati fondamentali per la realizzazione del primo
personal computer della storia); che è stato licenziato dalla sua stessa azienda, fondata
in un garage, salvo poi rientrarvi e diventare così potente da poter acquistare
addirittura la Walt Disney! E che dire della malattia che avrebbe potuto ucciderlo? Ne
ha tratto insegnamento per affrontare in modo diverso e con occhi nuovi tutta la sua
vita. Vi consiglio caldamente di recuperare questo discorso (lo trovate su internet,
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gratis, su Youtube) e di riflettere attentamente su quanto ascolterete, anche alla luce
delle considerazioni fatte finora. Personalmente, ho trovato questo video illuminante,
emozionante ed altamente edificante per la mia crescita personale e spirituale.
Di recente, durante una seduta, un mio cliente mi ha fornito un altro interessante
esempio. Dopo aver attraversato un periodo di crisi legato alla precarietà del suo posto
di lavoro, è stato contattato da una vecchia conoscenza circa l�’opportunità di un nuovo
sbocco professionale. Ebbene, il mio cliente ora è molto più sereno e motivato, perché
ha trovato un nuovo lavoro, la qual cosa certo può essere definita come evento
positivo. Parlando di tutti gli eventi che hanno permesso che ciò accadesse, è risultato
che quella �“vecchia conoscenza�” risaliva ad un periodo di degenza che il mio cliente ha
trascorso in ospedale, dopo aver avuto un incidente piuttosto spiacevole alle gambe.
Abbiamo convenuto, io e lui, ridendo, che, in effetti, se non si fosse fatto male alle
gambe, non avrebbe trovato il nuovo lavoro.
Ne avrebbe trovato comunque un altro? Non lo sappiamo e non è importante. Quello
che è importante è riuscire a cogliere il nesso fra casi della vita che capitano in epoche
a volte molto distanti, ma che sono sempre, intimamente collegati da un unico,
meraviglioso, filo conduttore.
Certo, comprendo molto bene che, mentre le cose capitano, ovvero mentre si sta
male, mentre si soffre, è complicato vedere l�’aspetto positivo di ciò che sta
succedendo, perché la nostra mente, il nostro �“focus mentale�” (concetto che
riprenderò in seguito) è completamente concentrato sugli eventi negativi e non
riusciamo a vedere altro. Quello che vi esorto a fare fin da ora è di iniziare ad pensare
alla vostra vita come ad un libro (bellissima metafora di Robert H. Hopcke, autore di
�“Nulla succede per caso�”), oppure come ad una lunga linea orizzontale, che parte dal
punto 0 (la vostra nascita) e va verso il punto X, in direzione infinito.
�“Se la nostra vita è una storia, come tutte le storie è composta di vari capitoli. A volte,
soltanto una simbolica sovrapposizione fra l�’interno e l�’esterno, in forma di coincidenza
significativa, è in grado di fornire la scintilla psicologica necessaria per voltare pagina
ed iniziare un nuovo episodio della vicenda che dobbiamo vivere. L�’idea che ogni
individuo si muova, a proprio modo, verso la sua essenza più profonda, non significa
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che le cose migliorano di giorno in giorno sotto ogni aspetto. In effetti, certe storie sono
delle tragedie. Eppure, sentirete parlare di persone per le quali la cosa peggiore loro
capitata si è poi rivelata un momento decisivo ai fini di un mutamento. Gli eventi
sincronistici, o coincidenze significative, ci costringono a riconoscere che la nostra
storia contiene più cose di quante non pensiamo, e che ogni elemento, anche quelli in
apparenza spaventosi o negativi, fa parte della struttura narrativa della nostra
esistenza.�”1
Fare questo, ovvero assumere questo atteggiamento di elasticità mentale, vi aiuta a
comprendere che non sempre il senso di quello che ci accade è chiaro ma che, se
abbiamo la bontà di attendere lo svolgimento del corso degli eventi, ecco che un po�’
alla volta tutto assume un senso, assume un valore prospettico. Come se, in un libro, ci
imbattessimo in un personaggio o in un episodio a pag. 12 e poi incontrassimo lo
stesso personaggio a pagina 136. Solo a pag. 136 capiremmo il ruolo ed il senso di un
incontro che, preso in sé e per sé, leggendo solo pag. 12, non avremmo mai compreso.
Quello che voglio che voi facciate non è, dunque, diventare indovini e comprendere il
senso di ogni cosa che vi capita, perché ciò sarebbe pretestuoso e si rischierebbe
persino di cadere nel ridicolo. Quello che voglio che facciate è, semplicemente,
mettervi nella disposizione d�’animo di accettare che quello che vi accade può avere un
senso. Tutto qui. Anche quando non si comprende il significato di un incontro o di un
evento, è sufficiente sapere che, comunque, questo incontro o questo evento ha un
senso e da qualche parte ci porterà. Claudia Rainville, massima esperta in materia di
Metamedicina, parla di �“mettersi in ascolto del proprio Maestro Interiore�” e trovo che
questa immagine sia stupenda, anche se per taluni di voi potrebbe essere di difficile
visualizzazione, perché implica concetti che presuppongono un certo tipo di letture,
quanto meno.
Io, semplicemente, voglio che diventiate consapevoli. Comprendere che nulla succede
per caso, che tutto ciò che vi accade è il frutto di eventi e scelte precedenti, che tutto
ciò che vi accade è funzionale a ciò che succederà dopo; ebbene questo genere di
comprensione vi trasforma in un istante da tronchi d�’albero che si lasciano trasportare
18
dalla corrente verso riva in vascelli di massiccio legno che veleggiano esattamente fin
dove vogliono arrivare.
�“La non causalità di questi accadimenti assume un valore esclusivamente per il
messaggio profondo che viene trasmesso alle persone che vivono questa esperienza. Si
tratta di esperienze altamente trasformative, il cui scopo è quello di permettere alla
persona che le vive di tracciare un cammino nel proprio destino.�”2
Se siete ancora dubbiosi o scettici circa questa teoria, vi invito a riflettere. Vi sarà pur
capitato, durante la vostra vita, di fare un incontro che poi si è rivelato proficuo, ad
esempio per una opportunità professionale. Vi sarà capitato di andare ad una festa o di
partecipare ad una cena e di incontrare qualcuno che poi è diventato significativo nella
vostra vita. Vi sarà capitato di decidere all�’ultimo minuto di cambiare strada, o di
decidere di cambiare programma circa le cose da fare, e poi trovarvi a dire una frase
del tipo: �“pensa che coincidenza, se non avessi cambiato strada!�”, oppure �“guarda
caso, oggi volevo fare altro e invece�…�”.
Ogni evento, ogni singolo evento che ci accade in ogni singolo giorno, in ogni istante
della nostra vita, è significativo, perché è sempre e comunque uno scambio di
relazioni, che noi ne siamo consapevoli o meno.
Nulla di ciò che facciamo nasce e muore lì, avulso dal contesto generale, svincolato da
tutto il resto del mondo. Ogni nostro respiro cambia per sempre, irrimediabilmente, la
realtà. Persino se, per ipotesi, adesso decidessimo di stare immobili per non modificare
la realtà, ebbene proprio questo nostro stare immobili la modificherebbe lo stesso,
perché il nostro non fare, il nostro star fermi comunque condizionerebbe il resto della
giornata, nostra e di altri che, magari, avrebbero potuto incontrarci se noi avessimo
deciso di uscire invece di star fermi. E, magari, l�’incontro con noi avrebbe potuto far
ricordare a questa persona un impegno che altrimenti si sarebbe dimenticato e che se
noi fossimo rimasti in casa, invece, avrebbe perso�…
Lo so, fa girar la testa.
Solo a pensarlo, solo a tentare di perdersi in questo gioco delle infinite possibilità,
anche per me che scrivo, è un concetto che fa venire il mal di mare. Gli studiosi della
fisica quantistica e della relatività (avete presente Einstein?) si lambiccano da anni su
19
queste teorie e la risposta che emerge dai loro studi e dalle loro menti geniali è,
semplicemente: wow!
È favoloso, se ci pensate.
Sposare il concetto che nulla succede per caso è il primo passo verso la nostra libertà.
Sapendo che qualsiasi cosa che ci è successa è il frutto di precedenti scelte,
probabilmente inconsapevoli, ecco che davanti a noi emerge con forza e prepotenza il
seguente corollario: siamo artefici del nostro destino. Poiché ogni cosa che ci è
accaduta è il risultato di una scelta e poiché le scelte sono procedimenti razionali
completamente sotto il nostro dominio, ecco che diventa molto semplice capire come
noi possiamo, adesso, scegliere come sarà il nostro oggi ed il nostro domani.
Tutta la nostra esistenza è costellata da eventi che sono il frutto non del caso ma di
scelte: il problema è che, fino ad ora, non ce ne siamo mai accorti e resi conto.
Quando, durante i seminari, affronto questo tema ed annuncio ai partecipanti che
nulla succede per caso e che il fatto stesso che essi si trovino ad un mio seminario è
frutto di mille precedenti �“coincidenze�” e mille precedenti �“scelte�”, le persone fanno
fatica a trovare il nesso fra quello che dico e la loro realtà. Non ci vedono il
collegamento. Non riescono ad immaginare la vita come la famosa linea di cui parlavo
prima o, se la visualizzano come tale, la loro visione è molto limitata, sia in senso
�“orizzontale�” (ovvero vedono poco distante, sulla linea, rispetto al punto in cui si
trovano nel momento attuale�”), sia in senso �“verticale�” (ovvero, vedono poco in
profondità la portata del momento attuale). Quando parlo di eventi significativi, di
incontri non casuali, di scelte e di coincidenze significative, le persone sono portate a
pensare solo alle grandi cose: un matrimonio, un incidente, un incontro importante e
così via. Io, invece, mi riferisco a tutto e alla capacità di vedere come tutto, persino la
scelta del colore del vestito da indossare per andare al lavoro, non solo non è casuale,
ma non è nemmeno priva di conseguenze. Potete immaginare che effetto farà la
vostra camicia rossa al vostro collega? Potete immaginare quali libere associazioni
scatenerà nel suo cervello e quali pensieri genererà in lui, condizionando in tal modo le
sue azioni per il resto della giornata? E le sue azioni, scatenate dalla vostra camicia
rossa, che cosa provocheranno nella sfera della sua vita ed in quella di sua moglie?
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Parlando ancora della �“visione limitata�” in senso orizzontale e in senso verticale (sulla
quale, abbiate pazienza, farò chiarezza, per quanto mi è possibile, fra poco), scrive
Depak Chopra, utilizzando una magnifica metafora: �“Quando scorgiamo le stelle
cadenti, le consideriamo quasi magiche per la loro rarità, mentre in effetti solcano il
cielo in continuazione. Semplicemente, nell�’arco della giornata non ci accorgiamo della
loro presenza perché siamo abbagliati dalla luce del sole e di notte possiamo
individuarle solo se alziamo lo sguardo al momento giusto e nella giusta direzione�”3
Ora, per favorire in voi la visualizzazione del concetto che nulla succede per caso,
voglio che immaginiate, appunto, la vostra vita come una linea. Il punto segnato è il
punto in cui vi trovate adesso, proprio ora che state leggendo queste righe.
Tanto per esemplificare la vostra condizione attuale, rispetto al concetto del �“nulla
succede per caso�” e della portata delle vostre scelte, visualizziamo tale vostra visione
con il cerchio che vedete sotto.
VOI, QUI E ADESSO
Il cerchio rappresenta la vostra visione attuale del prima, durante e dopo (quella che
chiamo visione orizzontale). Non solo: rappresenta quel che credete sia il raggio di
azione delle vostre decisioni e delle vostre scelte (quella che chiamo visione verticale).
Comprendere che nulla succede per caso e che tutto quello che ci sta succedendo ora
è il frutto di una serie concatenata di eventi, ci porta ad ampliare il nostro cerchio. Non
solo per quanto riguarda il prima, il che è già un�’ottima cosa, ma anche (e forse è meno
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evidente, ma altrettanto importante) per quanto riguarda il dopo. Poiché, infatti, se
giungiamo a credere intimamente che nulla fino ad ora ci è successo per caso, ecco che
dentro di noi si sviluppa all�’istante la certezza che d�’ora in poi nulla succederà per caso,
cioè saremo sempre e solo noi gli artefici del nostro destino.
Possiamo visualizzare questa �“evoluzione�”, questa crescita della visione orizzontale,
nel modo seguente:
Ora, per ampliare la vostra visione verticale, pensate semplicemente che non siete soli
al mondo, che la vostra vita è strettamente connessa a quella di una moltitudine
incalcolabile di persone (e tenete a mente questo principio, perché ci torneremo
quando svilupperemo il tema della cosiddetta �“fortuna�”).
Perciò, prendete la vostra linea e mettetela vicino ad altre linee, cioè altre vite, altre
persone.
Come potete vedere, e questa è la visione verticale della vostra linea, nulla di ciò che
fate, anzi nulla di ciò che decidete di fare è esente da conseguenze, e per quanto
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riguarda la vostra vita, e per quanto riguarda il vostro ruolo nel gioco delle relazioni
con il resto del mondo.
Vi rendete conto che siete davvero responsabili di tutto ciò che vi accade? Se non vi
eravate mai posti il problema della vostra vita in questo modo, si tratta già di un
enorme passo avanti. È come se vi si fossero aperti gli occhi su un nuovo mondo, sul
mondo delle infinite scelte e delle infinite possibilità. Ora voglio guidarvi un po�’ più
avanti, e dimostrarvi che ogni evento negativo che ha fino ad ora caratterizzato la
vostra vita vi ha portato qualcosa di buono e di positivo. Per far questo, mi servirò di
un esercizio che propongo durante i seminari e che ha una duplice utilità: da un lato, vi
permette di esercitare la mente in questo gioco di connessioni e relazioni (e vi mette in
grado di interiorizzare meglio ciò di cui abbiamo parlato sinora) e dall�’altro lato fa
nascere dentro di voi una credenza, ovvero un valore, una idea, una certezza che, una
volta �“agganciata�” al vostro cervello, vi accompagnerà sempre, dovunque andrete e
qualsiasi cosa farete.
Mi spiego meglio.
Quando avrete svolto l�’esercizio una volta, dentro di voi si accenderà una lampadina:
l�’idea che, davvero, da un brutto o spiacevole evento siete arrivati ad un evento buono
e positivo. Svolgendo l�’esercizio una seconda volta, rispetto ad un altro evento, ecco
che questa idea inizierà a prendere forma in modo più consistente. Ripetete
l�’operazione dieci, venti o trenta volte ed ecco che tale idea, finora rimasta su un piano
di comprensione puramente logica, diventerà parte di voi.
L�’utilità migliore che deriva dal possedere tale credenza, ovvero che tutto ciò che di
spiacevole ci succede ci porta comunque a star meglio, è che il nostro atteggiamento
mentale di fronte agli eventi della vita sarà totalmente differente da quello avuto sino
ad ora. Ogni volta, infatti, che ci troveremo ad affrontare situazioni oggettivamente
spiacevoli, ecco che la credenza ci impedirà di essere sopraffatti dal dolore o dalla
disperazione, perché sapremo che qualcosa di buono e di meglio ci aspetta.
Per svolgere correttamente questo esercizio, dovete semplicemente munirvi di carta e
penna. Per prima cosa, tracciate una linea orizzontale e segnate, verso destra, un
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evento positivo che vi è accaduto di recente. Può trattarsi di qualsiasi cosa, anche di
una �“banale�” cena con gli amici, durante la quale vi siete particolarmente divertiti.
A questo punto segnate, immediatamente a sinistra di questa occasione positiva, un
evento che, a vostro avviso, ha generato, appunto, questa occasione. Per esempio,
potrebbe trattarsi di una telefonata ricevuta dal vostro amico che ha organizzato la
cena. Ripetete l�’operazione, segnando immediatamente a sinistra di quest�’ultimo fatto
l�’evento che lo ha generato. Per esempio, l�’aver incontrato la settimana precedente
questo vostro amico e l�’aver discusso con lui circa la possibilità di uscire a cena in
compagnia. Procedete a ritroso finché non giungete ad un evento a connotazione
negativa: ripeto che può trattarsi di un qualsiasi evento, non necessariamente grave
come un lutto, un incidente, un licenziamento. Potrebbe trattarsi di una litigata con il
vostro compagno, a seguito della quale avete deciso di uscire da sola, così incontrando,
appunto, quel vostro famoso amico.
Siete liberi di scrivere ciò che per voi è pertinente, senza limitazione alcuna, senza
restrizioni, senza regole. Usate il meccanismo della libera associazione, ovvero scrivete
la prima cosa che vi viene in mente e che, di solito, si rivela essere quella giusta. So che
può sembrarvi strano quello che vi ho detto, ma abbiate la pazienza di verificare di
persona: scoprirete che davvero si arriva sempre ad un evento negativo.
Vi illustro un esempio di come potrebbe essere la vostra linea.
EVENTO POSITIVO
EVENTO PRECEDENTE/1
ETC…
EVENTO PRECEDENTE/2
EVENTO NEGATIVO
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All�’inizio, per alcuni di voi, svolgere tale esercizio sarà complicato. Molti fra i miei allievi
mi hanno testimoniato la difficoltà a risalire indietro nel tempo, di evento in evento. Lo
comprendo: si tratta di effettuare una vera e propria rivoluzione mentale e i nostri
limiti ed i nostri schemi possono pesantemente condizionarci.
Vi suggerisco perciò, come al solito, l�’approccio della libera associazione, ovvero:
lasciate libero il cervello di andare dove vuole, dite la prima cosa che viene in mente,
senza razionalmente pensare se tale cosa abbia o meno pertinenza. Tanto più
lascerete da parte la vostra istanza logica, tanto più facile sarà lasciarsi andare al fiume
dei ricordi e instaurare collegamenti interessanti e produttivi.
Vi assicuro, però, che si tratta di uno sforzo che vi darà grandi risultati e grandi
soddisfazioni.
Nulla succede per caso, abbiamo detto. Proprio nulla? È così. Nulla succede per caso
proprio per il fatto che qualsiasi evento è determinato da una volontà e da una scelta.
Magari non nostra: incontrare un amico al supermercato è frutto della nostra scelta e
della sua, ma sempre di scelta si tratta. Persino essere investiti da un�’auto non è un
evento casuale: si tratta della scelta del guidatore di andare troppo veloce, oppure di
bere troppo pur dovendo guidare, oppure di telefonare alla fidanzata mentre conduce
la vettura.
Quello che la gente comune chiama destino, in realtà è un sistema di scelte
incrociate, di vite e pensieri che si toccano nel turbinio dell�’universo, un po�’ come
fanno gli elettroni e i protoni intorno al nucleo di un atomo. Viviamo in un universo che
si basa su un sistema di scelte. Così, se è pur vero che non possiamo interagire con le
scelte di chi non conosciamo (ad esempio, la scelta del guidatore di telefonare mentre
è al volante), è altrettanto vero che possiamo almeno fare la nostra parte, cioè fare
tutto il possibile per rendere la nostra vita il più congrua che sia possibile con i nostri
sogni ed i nostri desideri. Nel preciso istante in cui ci svegliamo dal torpore in cui ci
hanno cresciuto e decidiamo di aprire gli occhi e di renderci conto che la nostra vita è
nelle nostre mani, tutto assume all�’improvviso connotati diversi. Diventiamo artefici
25
della nostra fortuna. Diventiamo �“manipolatori del caso�”. Asserviamo il destino alla
nostra volontà. Diventiamo liberi.
Nel capitolo seguente, vi spiegherò il linguaggio del corpo che, attraverso disagi,
sintomi e malattie (esse stesse non casuali, ma frutto di precedenti scelte!), ci parla
quotidianamente per stimolarci a tornare sulla retta via, ovvero a comprendere dove
neghiamo noi stessi e in che modo potremmo, se solo lo volessimo, modificare le
situazioni che ci fanno soffrire e che ci creano disagio. Ricordate? Io sono chi voglio
essere. Per sapere chi volete essere, dovete prima sapere se quello che siete va bene
per voi. Se quello che date per scontato è davvero quello che vi serve. Ora, però, voglio
fare un riepilogo di quanto detto fino ad ora, affinché gli importanti concetti espressi
inizino a sedimentarsi nel vostro cervello e nel vostro cuore.
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
1. NULLA SUCCEDE PER CASO: ogni evento è frutto di precise scelte, alcune
consapevoli, altre inconsapevoli. Alcune nostre, altre di persone diverse da noi.
2. OGNI EVENTO SPIACEVOLE CONDUCE sempre e comunque AD UN RISULTATO
POSITIVO.
3. SIAMO ARTEFICI DEL NOSTRO DESTINO, cioè possiamo decidere di ogni aspetto
della nostra vita. Ciò che, attualmente, crediamo di non poter fare, in realtà
non lo vogliamo fare, perché ciò significherebbe assumersi la responsabilità di
ciò che ci accade, e questo può essere doloroso.
4. SIAMO RESPONSABILI DI CIO�’ CHE CI ACCADE.
26
ESERCIZI
L�’esercizio che dovete svolgere riguarda la linea della vita. Dovete realizzare,
preferibilmente da soli, UNA LINEA DELLA VITA AL GIORNO, PER ALMENO SETTE
GIORNI CONSECUTIVI.
Vi ricordo che, per quanto concerne sia gli eventi di natura positiva, sia quelli di natura
meno piacevole, può trattarsi di qualsiasi cosa, anche situazioni semplici e quotidiane,
come una pizza in compagnia (fra le cose piacevoli) o una banale litigata con il vostro
datore di lavoro (fra le cose meno piacevoli).
Vi consiglio di utilizzare ogni volta un diverso foglio e di prendervi tutto il tempo che vi
serve, anche se, di solito, la realizzazione di una linea della vita richiede al massimo una
decina di minuti.
Per molte persone, all�’inizio è davvero difficoltoso �“unire i puntini�” e mettere insieme i
pezzi. Se sarà così anche per voi, state tranquilli e persistete: un po�’ alla volta, il
meccanismo vi risulterà sempre più semplice.
Buon lavoro.
NOTE
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2
LE MALATTIE NON SUCCEDONO PER CASO
Il tuo corpo è il luogo di tutte le memorie
Luogo privilegiato, incontro della materia,
energia, spirito e coscienza.
L�’universo intero è nel tuo corpo.
Il tuo corpo è un tempio.
(poema d�’Amazzonia)
Da che è nato l�’uomo e fino ad oggi, tutti sono concordi nell�’affermare la stessa cosa:
l�’origine di qualsiasi malattia va ricercata in un disagio psicosomatico, in una sofferenza
psicologica, in un malessere esistenziale. Anche la medicina �“ufficiale�”, al di là del
comprensibile riguardo ai fattori patogeni esprime pieno assenso nell�’affermare che
parte integrante della patogenesi (la formazione della malattia comunemente intesa) è
proprio la condizione psicologica del paziente. Ho avuto di recente il piacere di iniziare
a collaborare con un�’equipe di medici, in un ambulatorio polispecialistico, a riprova del
fatto che una visione integrata del sintomo è ormai patrimonio diffuso.
Confrontandomi, fra gli altri, con il cardiologo che presta la sua opera in questo
ambulatorio, ho constatato con piacere che, anche dal punto strettamente medico,
per quanto riguarda gli eventi cardiovascolari, oltre ad una doverosa analisi di fattori
28
quali il colesterolo, l�’alcol ed il fumo, l�’attenzione è fortemente indirizzata a stati
puramente psicologici, come la tensione, l�’ansia, lo stress.
Gli approcci sono a volte diversi, ma il pensiero è comune. Possiamo guardare
all�’antica Medicina Tradizionale Cinese, nata e pensata oltre 10.000 anni fa; possiamo
guardare alla bioenergetica di Reich e Lowen dei primi del �‘900; possiamo guardare,
per venire ai giorni nostri, alle teorie del dottor Hamer o addirittura alla
psiconeuroendocrinoimmunologia. Il messaggio non cambia: se viviamo male, ci
ammaliamo. Se viviamo male, il nostro corpo ce lo segnala con sintomi che vanno
dall�’inestetismo (un brufolo!) fino alla malattia vera e propria, attraverso un linguaggio
che ai più è ancora sconosciuto ma che va appreso, se davvero si vuole capire chi
vogliamo essere. Possiamo capire chi vogliamo essere, infatti, solo che capiamo chi
non siamo stati fino ad ora.
Sempre più medici e ricercatori si stanno adoperando per �“dimostrare�” questa
connessione tra il momento psichico ed il momento psicologico ed è ormai da più parti
assodato che il sistema mente/corpo lavora in perfetta sinergia. Tra i primi e più
autorevoli ricercatori che hanno impostato il loro lavoro in questa direzione voglio
menzionare l�’italiano Francesco Bottaccioli, del quale avrò il piacere di parlare più
avanti. Segnalo qui, invece, lo splendido lavoro della neuroscienziata Candace B. Pert,
ricercatrice nel Dipartimento di fisiologia e biofisica della Facoltà di medicina della
Georgetown University a Washington. La Pert ha accertato l�’esistenza delle basi bio
molecolari delle nostre emozioni: �“Se accettiamo l�’idea che i peptidi e le altre sostanze
informazionali siano la base biochimica delle emozioni, la loro distribuzione nel sistema
nervoso ha una portata estremamente vasta, che Sigmund Freud, se fosse ancora vivo,
sarebbe ben lieto di mettere in risalto come la conferma molecolare delle sue teorie. Il
corpo si identifica con l�’inconscio! I traumi repressi causati da una sovrabbondanza di
emozioni possono restare immagazzinati in una parte del corpo, influenzando in
seguito la nostra capacità di percepire quella parte o addirittura di muoverla. Le nuove
ricerche in corso suggeriscono l�’esistenza di un numero quasi illimitato di vie attraverso
le quali la mente cosciente può accedere all�’inconscio e al corpo, e modificarlo, oltre a
29
fornire una spiegazione per un certo numero di fenomeni sui quali i teorici delle
emozioni stanno ancora meditando.�”4
In questo capitolo voglio parlarvi del vostro corpo e di come funziona, non tanto e non
solo dal punto di vista meccanico, quanto piuttosto dal punto di vista delle emozioni
trattenute e non vissute. Così, capirete che nemmeno le malattie succedono per caso,
che ogni vostro piccolo acciacco è il frutto di un preciso meccanismo non casuale, che
ogni sintomo che vi ha colpito nella vostra vita è il frutto non della sorte beffarda ma,
piuttosto, di un inanellarsi di scelte e modi di vivere che si sono protratti per troppo
tempo. Alcune delle cose che dirò potranno sembrarvi strane, altre addirittura
incredibili, altre ancora difficili da accettare. Lo comprendo e allo stesso tempo vi
esorto a fare un ulteriore sforzo nel liberare la vostra mente dagli schemi mentali che
la affliggono e che vi hanno portato fino a qui. È di basilare importanza comprendere il
reale significato dei nostri disagi, poiché molto spesso siamo portati, senza saperlo, a
negare l�’evidenza dei fatti che ci riguardano, a �“raccontarci storie�” per edulcorare la
nostra realtà, a spostare la nostra attenzione per non dover affrontare temi dolorosi o
situazioni difficili. Il corpo, tuttavia, non mente mai. Possiamo dirci finché vogliamo che
stiamo bene e siamo felici ma, se il nostro corpo soffre, la verità è quella del corpo ed è
su quella che ci dobbiamo concentrare.
La maggior parte delle persone accetta passivamente ciò che il corpo offre dal punto di
vista dei sintomi e dei malesseri e si contenta di dare la colpa dei propri problemi alla
sfortuna, al destino avverso, all�’aria condizionata o al materasso vecchio. Noi che
siamo qui e che vogliamo migliorare, che vogliamo diventare i padroni della nostra vita
e gli artefici della nostra sorte, invece, non possiamo esimerci dall�’affrontare il
percorso della conoscenza e della consapevolezza che, sebbene a volte molto
doloroso, è l�’unica possibilità che abbiamo per affrancarci dai legami del passato ed
affrontare con le spalle leggere il nostro futuro.
Una doverosa premessa: il mio precedente libro era basato proprio su questi
argomenti. Qui sarò breve e a tratti, ovviamente, ripetitivo: i principi della Medicina
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Cinese sono sempre gli stessi. Chi volesse approfondire il discorso qui affrontato potrà
leggere i testi segnalati nelle note bibliografiche. Chi, invece, avesse già letto il mio
libro o altri del genere, potrà trovare interessanti correlazioni fra teorie diverse,
sviluppate e studiate in epoche diverse, ed apprezzerà �– spero �– il fatto che i moderni
studiosi della biologia stanno dimostrando, ora, ciò che i popoli antichi avevano intuito
millenni orsono.
Secondo la teoria della Medicina Tradizionale Cinese, ogni organo ed ogni viscere del
nostro corpo è collegato con una particolare emozione e con un particolare e naturale
modo di scaricarla, cioè di viverla. Ogni volta che noi �“proviamo�” una emozione e non
la scarichiamo, ecco che la �“tensione�” che viene a crearsi (tensione tra una �“carica�” e
una �“non scarica�”) si deposita nel corpo, in particolare sull�’organo o sul viscere che
sarebbe stato deputato allo smaltimento dell�’emozione medesima. Dapprima, questo
cumulo di tensioni legato ad emozioni non espresse si manifesta con disturbi
energetici, che sono poi i piccoli sintomi di tutti i giorni con i quali siamo abituati a
convivere e a cui nessuno dà mai il giusto peso; poi questo cumulo, sempre più grande,
sempre più pesante, diventa una vera e propria malattia.
Questo concetto delle tensioni che si cumulano fino a diventare un problema è tipico,
come dicevo prima, non solo della Medicina Cinese (che ha l�’indubbio merito di aver
teorizzato il tutto migliaia di anni fa, intuendo i collegamenti fra le singole emozioni e
gli organi) ma anche del pensiero occidentale di questo secolo e del precedente.
Alexander Lowen, il padre della bioenergetica, parla proprio di emozioni che si
sedimentano nel corpo ogni volta che vengono trattenute e che diventano vere e
proprie tensioni fisiche, così forti e potenti da alterare la postura del nostro corpo
fisico e da determinare, perciò, il nostro stato di salute. Lowen, in particolare, pone
l�’accento sulla distinzione che intercorre tra �“tensioni si tratto�” e �“tensioni di stato�”: le
prime sono quelle per così dire strutturali, ovvero quelle che fanno parte del nostro
modo di essere e di vivere. Le seconde, invece, sono quelle collegate agli eventi che
capitano di volta in volta, quello che noi comunemente chiamiamo stress di tutti i
giorni.
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Tenete presente, parlo soprattutto per chi di queste cose non ha mai sentito parlare,
che la dicotomia mente/corpo è assolutamente errata, poiché mente e corpo sono una
unica entità e non v�’è soluzione di continuità tra l�’una e l�’altra parte di noi stessi. Gli
orientali, assai più saggi e di certo più osservatori dei fenomeni naturali, hanno sempre
parlato e parlano tutt�’ora di corpomente, proprio per testimoniare questa indissolubile
unità. Lo stesso Lowen, nella sua opera più celebre, afferma: �“se mente e corpo sono
tutt�’uno, un�’adeguata educazione fisica dovrebbe essere al tempo stesso un�’adeguata
educazione mentale, e viceversa�”.5
La Rabbia, e così iniziamo a parlare di sentimenti ed emozioni, ha sede nel Fegato e
nella Vescica Biliare. Ciò significa che, ogni volta noi non �“scarichiamo�” rabbia pur
avendola provata, ecco che o il nostro Fegato o la nostra Vescica Biliare vengono
�“caricati�” di una tensione. L�’emozione della Rabbia ha a che fare con il rispetto che
abbiamo per noi stessi. Tanto più ci rispettiamo, tanto più evitiamo che gli altri ci
manchino di rispetto. Il rispetto per noi stessi si concretizza nel ribellarsi alle situazioni
che non ci piacciono, che non sono giuste per noi, che altri ci hanno cucito addosso. Si
concretizza nella capacità di tracciare confini e di impedire che altri li oltrepassino.
Significa fare quello che è giusto per noi. La Rabbia è collegata con l�’aggressività, nel
senso buono del termine, che deriva dal latino adgredior, �“andare verso�”, ovvero
affrontare le cose, le persone, le situazioni. Rabbia è la capacità di gridare e di pestare i
piedi, di ribellarsi, di opporsi, di insistere.6
Perciò, se durante la vostra vita avete trattenuto troppe volte questa emozione o se
anche ora vivete situazioni frustranti, alle quali vorreste ribellarvi ma che, invece,
subite passivamente (sul lavoro, con il partner, con i genitori, etc.), il vostro corpo
potrebbe segnalarvelo con messaggi del tipo: cellulite, crampi, problemi muscolari,
cisti (il �“dove�” si depositano questi messaggi, ci dice in quale aspetto della vostra vita
vivete la rabbia, ma questo è tema che esula, per ora, dalla nostra breve e didascalica
panoramica), calcoli (stesso discorso che per le cisti), congiuntivite, insonnia (nel senso
di fatica a prendere sonno), bruciori di stomaco, difficoltà a dimagrire, eccesso di
grasso, pelle seborroica, brufoli, calli sui piedi, tensioni muscolari al collo, contrattura
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delle mandibole, digrignare i denti, bisogno eccessivo di moto o di sport aggressivi o, al
contrario, apatia. A questo punto, molto semplicemente, non vi resta che fare un po�’ di
analisi di coscienza e di verificare se alcuni dei sintomi sopra elencati vi caratterizzano
o vi hanno colpito in passato. Se la risposta è positiva, ponetevi la domanda: in quale
aspetto della mia vita o nei confronti di quale persona ho inghiottito troppi bocconi
amari? Che cosa ho o sto sopportando? Che cosa non mi piace? Che cosa, tutti i giorni,
faccio comunque, anche se non mi va? Ed ecco che, come per magia, da vittime del
destino crudele (�“una ciste proprio a me doveva capitare!�”) vi trasformate in persone
consapevoli. Ora siete in grado di operare una scelta. Che cosa decidete? Continuate a
persistere nel comportamento che vi crea tanti problemi o decidete di cambiare strada
e di affrontare la situazione? Siete appena diventati responsabili di voi stessi e della
vostra salute.
La Gioia ha sede nel Cuore e nell�’Intestino Tenue. Il nostro Cuore ha bisogno di calore,
di parole, soprattutto di parole sincere. Il nostro Cuore vuole che noi diciamo la verità,
agli altri ma soprattutto a noi stessi (il che, spesso, è la cosa più difficile). Vuole che la
smettiamo di raccontarci favole, che guardiamo la vita per quello che è, che non
nascondiamo la testa sotto la sabbia e che siamo sinceri nell�’ammettere che cosa ci
piace e che cosa no. Come amo dire durante i miei corsi, Gioia è, semplicemente, il
piacere di essere noi stessi, esattamente così come siamo, senza compromessi. Il
Cuore ha bisogno di calore, di divertirsi, di ridere, di godere delle piccole cose, piccole
ma che vanno bene per noi, di fare ciò che gli piace, di essere contento e rilassato.
Ogni volta che vorremmo parlare e stiamo zitti, offendiamo il Cuore. Ogni volta che
vorremmo dire a qualcuno ciò che pensiamo e invece ce lo teniamo per noi,
offendiamo il Cuore. Ogni volta che facciamo finta di essere felici ed invece non lo
siamo, offendiamo il Cuore. Ed il Cuore, unitamente al suo viscere accoppiato, cioè
l�’Intestino Tenue, ci comunicherà la sua sofferenza con alcuni messaggi. Ad esempio:
problemi di vene e di circolazione in generale, capillari, rossore al viso, mal di testa
(attenzione: il mal di testa è sempre il rilassamento di una tensione, perciò viene
sempre dopo che siamo stati tesi, mai durante il momento di stress), tachicardia,
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aritmia, problemi mestruali, epistassi (sangue dal naso), problemi di pressione (i
problemi di pressione sono segnalati anche quando si parla di Reni: in Medicina Cinese
non si identifica mai, come in Occidente, un unico �“responsabile�”, ma si ha riguardo al
gioco di equilibrio fra più parti, in questo caso tra Reni e Cuore), tensioni alle vertebre
cervicali, torcicollo (che è sintomo anche del Fegato: vale quanto appena detto),
problemi di qualsiasi genere nella parola (esempio: balbuzie), dissenteria frequente,
dolori al centro dell�’addome in prossimità dell�’ombelico.
Se soffrite di qualcuno di questi sintomi, chiedetevi: sono sincero con me stesso? Tutto
ciò che dico risponde al vero? Sono davvero così felice come dico di essere? Mi sto
nascondendo qualcosa? Dico i �“sì�” e i �“no�” tutte le volte che voglio dirli? Sono me
stesso? Ho dal mio partner il calore che mi serve o lo giustifico senza esprimere il mio
bisogno? Ho rinunciato a parlare e a dire?
Apro una piccola parentesi, per coloro i quali siano totalmente digiuni dell�’argomento
e per quelli che ancora non hanno letto il mio precedente libro (a questo punto,
dovreste precipitarvi in libreria, con tutta la pubblicità che mi sto facendo!). Nello
scorrere questi lunghi elenchi di sintomi, raggruppati per �“emozioni�”, potreste scoprire
che soffrite di più sintomi, collegati ad organi diversi ed emozioni differenti. È normale.
È un nostro limite mentale, che esista solo il bianco o il nero e che il nostro corpo sia
costituito da compartimenti stagni, per cui se il Fegato soffre il problema è solo del
Fegato e così via. Come acutamente hanno invece intuito i primi medici cinesi, nel
nostro corpo, tutto è collegato a tutto, perciò la sofferenza di una qualsiasi parte
genera una sofferenza del tutto. Non solo: nella vita di tutti i giorni, può capitarci di
provare e trattenere più di una emozione. Ad esempio, posso soffrire di una pesante
situazione sul lavoro dalla quale non riesco a liberarmi (Fegato, Rabbia) e al tempo
stesso essere incline all�’ansia a causa di un rapporto poco limpido con la mia figura
materna (Stomaco, Preoccupazione), e al tempo stesso giustificare le troppe assenze
del mio partner (Cuore, Gioia) e così via. Non sentitevi particolarmente sfortunati o
�“malati�”: siete solo persone normali. Soprattutto, ricordatevi che i sintomi non sono
mai la malattia, sono solo un messaggio con il quale il nostro corpo ci segnala che
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stiamo percorrendo una strada sbagliata. I sintomi, da questo punto di vista, sono
quanto di meglio può capitarci, perché ci permettono di comprendere chi siamo
davvero e quale parte di noi stiamo negando per il quieto vivere. Fatene tesoro!
Per Preoccupazione, in Medicina Cinese, si intende la riflessione, ovvero la capacità di
decidere, di preoccuparsi, di scegliere. Tale emozione ha sede nello Stomaco e nel
sistema Milza Pancreas, viscere il primo ed organo il secondo, che sono collegati al
�“bene�”. Che cosa è il bene? Dare prima che venga chiesto, offrire aiuto e consolazione,
preoccuparsi dell�’altro. Il bene è quello che dovrebbe offrirci la nostra mamma, colei
che ci culla in pancia per nove mesi e che poi ci dà il nutrimento, ci consola, ci coccola,
si prende cura di noi, misteriosamente conosce i nostri bisogni ed i nostri desideri
prima ancora che le vengano espressi. Quando dalla nostra mamma otteniamo questo
tipo di bene, ecco che il nostro Stomaco è contento e rilassato, e noi siamo persone
serene, senza troppe ansie, senza eccessive difficoltà nel decidere, senza eccessivi
sensi di colpa e con un senso della responsabilità adeguato, che ci permette sì di
preoccuparci degli altri, ma di non perdere di vista i nostri bisogni. Molte persone che
passano per persone di cui fidarsi, a cui si può sempre chiedere, molto generose
perché non si negano mai, ebbene queste persone hanno probabilmente tensioni a
livello energetico proprio nello Stomaco, perché il loro bisogno non soddisfatto di
essere amate le porta a fare troppo, perché solo in tal modo si sentono degne di
amore. L�’amore è gratis. L�’amore è dare senza ricevere, dare senza aspettarsi nulla in
cambio. L�’amore dovrebbe essere quello della mamma, che tutto dà e nulla chiede,
nemmeno un grazie. Chi ha dovuto sempre chiedere troppo per ottenere ciò di cui
aveva bisogno, chi ha smesso di chiedere perché si è arreso dopo tanti (troppi)
dinieghi, chi si ostina a fare tutto sempre da solo perché gli hanno insegnato che nella
vita bisogna cavarsela da soli, chi sente sulle proprie spalle il peso di troppe
responsabilità, chi non sa negare mai e a nessuno il proprio aiuto, chi si preoccupa
troppo, chi non è mai sicuro di quello che fa e di quello che sceglie: tutte queste
persone hanno bisogno di bene, ed il loro Stomaco lo segnala attraverso il suo
linguaggio. Ad esempio: stati di ansia, gonfiori, problemi di circolazione linfatica,
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smagliature, alitosi, indecisione cronica, ipocondria, maniacalità nella puntualità o
ritardi cronici agli appuntamenti, problemi digestivi (in abbinamento con il Fegato),
ulcere, problemi di difese immunitarie, verruche e piaghe, problemi di gengive, afte,
displasie, tensioni sulle spalle, difficoltà alimentari in genere (anoressia, allergie,
intolleranze, semplice disamore per il cibo, etc.).
Siamo composti, tutti noi, da una parte maschile e da una parte femminile. Gli uomini,
naturalmente, hanno dentro di loro, preponderante, la marte maschile. Le donne, al
contrario, hanno predominante la parte femminile. La parte maschile (l�’aspetto Yang,
secondo la legge del Tao), è quella che ci permette, in generale, di �“fare�”, di essere
attivi, di essere propensi alla lotta, allo sforzo. La parte femminile (l�’aspetto Yin),
invece, è quella dolce, passiva, più intima, riflessiva, propensa al subire piuttosto che al
fare. Entrambi questi aspetti devono coesistere in ognuno di noi: all�’uomo serve essere
forte e attivo per poter svolgere in modo efficace i suoi compiti, ma al tempo stesso gli
serve anche di essere dolce, per poter esprimere un complimento alla sua partner, ad
esempio, oppure per ricordarsi di mandarle dei fiori il giorno del compleanno.
Parimenti, alla donna serve tutta la sua parte femminile per essere bella, per sistemare
i fiori sulla tavola o per avere la sensibilità di comprendere a livello empatico il pianto
di suo figlio. Al tempo stesso, le serve un po�’ di parte maschile per andare a lavorare,
guidare l�’automobile e, se serve, andare a fare la spesa. Il sentimento della Tristezza va
considerato proprio da questo punto di vista, più che secondo la comune accezione
che di solito è collegata a questo termine. La Tristezza, in Medicina Cinese, riguarda il
tipo di equilibrio che, in ogni persona, esiste fra la sua parte maschile e la sua parte
femminile. Laddove questo equilibrio sia precario o destabilizzato, a causa soprattutto
di educazione e stereotipi inculcati fin dalla prima infanzia, ecco che i Polmoni e
l�’Intestino entrano in sofferenza, provocando sintomi e disagi sulla persona in
squilibrio. Fra gli stereotipi che ci vengono trasmessi dai nostri stessi genitori e dalla
società in genere abbiamo, ad esempio, quello che l�’uomo non può piangere a meno di
essere considerato debole ed effeminato, oppure che la donna è più debole dell�’uomo
ed all�’uomo è inferiore. Si tratta di messaggi a volte diretti, a volte molto sottili:
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pensate solo ai termini che fin da bambini ci abituano a sentire, come �“maschietto�” e
�“femminuccia�”, due denominazioni che racchiudono in sé concetti molto più profondi
di quel che appare. La società odierna, poi, non fa altro che aumentare il disagio,
laddove propone un concetto di �“uguaglianza�” fra uomo e donna che, in realtà, non
esiste. Un conto è parlare di uguaglianza formale (ovvero, pari diritti di voto, di parola,
di percepire lo stesso stipendio a parità di lavoro e così via), sulla quale siamo tutti
d�’accordo. Un�’altra cosa è invece l�’uguaglianza sostanziale, ovvero l�’affermazione che
uomo e donna sono uguali, nel senso profondo del termine. Uomo e donna, invece,
hanno caratteristiche ben diverse, che andrebbero comprese e rispettate per quel che
sono, piuttosto che appianate e cancellate. Così, ogni volta che un uomo o una donna
non hanno armonia con il loro duplice aspetto Yin e Yang, ecco il comparire di sintomi
che testimoniano una sofferenza di Polmoni e Intestino: problemi di stitichezza o
eccessiva motilità intestinale (mi riferisco a quelle donne che vanno in bagno anche
due volte al giorno, quando il ritmo ottimale sarebbe decisamente inferiore), problemi
intestinali di qualsiasi tipo, secchezza della pelle, problemi respiratori in genere,
raffreddori frequenti, sinusiti, polmoniti, problemi della pelle in genere, capelli bianchi
prima del tempo.
Una importante precisazione, riguardo all�’ultimo dei cinque sentimenti, ovvero la
Paura, collegata a Reni e Vescica: siamo abituati a considerarla una cosa brutta, da
evitare, da combattere, da cancellare. Invece, è una delle emozioni più importanti e da
tenere in gran conto, perché la Paura ci salva la vita. Senza la Paura, infatti,
passeremmo con il rosso al semaforo, non percepiremmo il bisogno di riposarci
quando siamo stanchi, andremmo a tutta birra anche con la nebbia, non avremmo la
percezione dei nostri limiti per quel che riguarda il dovere. Invece, anche qui, ci
insegnano che le Paure sono solo per i deboli, che le paure vanno affrontate e
combattute, cancellate, dimenticate. La situazione è diversa da come ce l�’hanno
spiegata. Le Paure vanno comprese ed accettate, perché ci parlano di noi, di quel che
siamo e, soprattutto, di quel che la nostra energia ci permette di fare. Ogni volta che
noi �“vinciamo�” una Paura e sfidiamo noi stessi, consumiamo un po�’ della nostra riserva
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energetica, una riserva che non è possibile ricostituire, una volta consumata. Il
sentimento della Paura riguarda, in generale, i problemi di autostima, tipici di tutte
quelle persone che corrono senza posa e che non cedono mai alla debolezza (perché
non si fermano mai? Forse per paura di essere giudicati male? Forse per un bisogno di
essere gratificati che è mancato loro da parte della figura paterna?), che del senso del
dovere si fanno punto d�’orgoglio. La Paura riguarda anche chi sente il bisogno di
sfidarsi in continuazione, chi necessità sempre di ostacoli sempre più difficili da
affrontare e superare. Soprattutto, la Paura riguarda coloro ai quali sono mancati un
�“bravo�” detto dal padre, ed una pacca sulle spalle che esprimesse appoggio e
considerazione.
Attraverso quali messaggi, dunque, Reni e Vescica testimoniano la loro sofferenza ed il
loro disagio: problemi di reni in generale, incavo scuro sotto gli occhi, borse sotto gli
occhi, piedi o mani freddi (e a volte bagnati), cistiti, uretriti, calcoli renali (in simbiosi
con il Fegato), problemi di qualsiasi tipo alle articolazioni, ritenzione idrica, problemi di
pressione (in simbiosi con il Cuore), tremori, vertigini, labirintite, problemi alle orecchie
e/o all�’udito.
Questi sono solo alcuni dei segnali attraverso i quali il nostro corpo ci comunica il suo
stato di stress e di bisogno. Ora dovrebbe essere ancora più chiaro il concetto espresso
dal titolo, ovvero che �“le malattie non succedono per caso�”. Se vi ha colpito una
gastrite, non è un caso. Non è sfortuna. Si tratta, invece, della logica e naturale
conseguenza di una vostra precedente scelta, ovvero quella di non ribellarvi a
qualcuno che vi manca o vi ha mancato di rispetto. So bene che, a volte, sembra di non
avere scelta, ma non è così. Si ha sempre una scelta.
La Medicina Cinese, oltre a tutto quello di cui abbiamo parlato sino ad ora, offre molti
altri interessanti spunti al nostro discorso, perché ci permette di comprendere come
nulla, ma proprio nulla, sia casuale, nemmeno il particolare amore o ribrezzo per un
cibo, nemmeno la scelta del colore della camicia, nemmeno il nostro amore o odio per
una stagione, un odore e così via. Tutto è collegato a tutto.
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Per amore di sintesi, piuttosto che tediarvi con lunghe dissertazioni (che sono, a mio
avviso, interessanti, ma che toglierebbero spazio agli altri temi da affrontare), vi
propongo una tabella riassuntiva delle correlazioni esistenti fra gli organi del nostro
corpo, le emozioni e la fenomenologia del mondo esterno, affinché possiate
cominciare a verificare il senso ed il significato dei vostri disagi, dei vostri gusti, delle
vostre preferenze e cominciate, soprattutto, a rendervi conto che non siete stati creati
così come siete, ma che così come siete ci siete diventati. E, se ciò è vero, è altrettanto
vero che potete cambiare, se lo volete. Nulla è dato per certo, a tutto c�’è rimedio e
ogni cambiamento è possibile.
A seguire, vi propongo poi una tabella riassuntiva del contenuto del capitolo, per
facilitare il vostro approccio al meraviglioso mondo del linguaggio del corpo, che
proseguirà poi nel capitolo successivo.
Per �“sentimento�” intendiamo il tipo di sensazione provata, la cosiddetta �“carica
emotiva�”. Per �“emozione�”, invece, intendiamo il modo attraverso il quale tale carica
dovrebbe venir espressa. Ad esempio, riguardo al Fegato, il sentimento è la Rabbia,
nell�’accezione sopra specificata, e l�’emozione corrispondente è l�’urlo e/o il pugno. Si
tratta, naturalmente di semplificazioni che servono a fornirvi almeno una vaga idea di
quello di cui il corpo e la mente hanno bisogno per star bene: rimando alle indicazioni
bibliografiche per un elenco dei testi sui quali approfondire la materia.
Per quanto riguarda il resto, ovvero il colore ed il sapore preferito di un organo,
dobbiamo pensare a queste cose in termini generali. Ovvero, può trattarsi di
preferenze ben definite e strutturate, così come di gusti passeggeri. In ogni caso,
indicano la ricerca da parte del corpo fisico di qualche cosa che, a livello energetico,
manca. Tornando all�’esempio del Fegato, può darsi che una persona che di norma non
esprime la propria aggressività abbia una predilezione o una particolare avversione per
il sapore aspro, oppure che una persona che vive bene la propria aggressività abbia
tuttavia momenti in cui ricerca l�’aspro, perché in quel momento il suo Fegato, a livello
energetico, ne avverte la necessità.
Ciò accade perché, per quanto noi possiamo essere equilibrati, è difficile (se non
impossibile) vivere sempre e completamente in armonia con i nostri sentimenti ed i
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nostri istinti: la nostra è una vita di relazioni e sarebbe decisamente utopistico credere
di poter essere sempre e comunque noi stessi al cento per cento. Il compromesso è
all�’ordine del giorno, per tutti. L�’utilità di questo approccio sta nel fatto che, grazie
all�’interpretazione del linguaggio del corpo, anche attraverso l�’analisi di piccoli segnali,
prima imputati al �“caso�”, come ad esempio il desiderio forte di limone o di sapore
aspro, ora siamo in grado di comprendere che qualche cosa non sta girando per il
verso giusto, e di correggere, perciò, il tiro.
Siamo alla ricerca del miglior mondo possibile, non della perfezione. Siamo alla ricerca
di un po�’ di consapevolezza, di chiavi di lettura che ci permettano di conoscerci meglio
e di rispettarci più di quanto abbiamo fatto finora.
Lo ribadisco: qualsiasi tentativo di cambiamento, seppur supportato dalle migliori
tecniche, è destinato al fallimento, se non passa prima attraverso la comprensione
vera di noi stessi.
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Tabella 1: CORRELAZIONI E FENOMENOLOGIA
METABOLISMO CORRELAZIONI
FEGATO
VESCICA BILIARE
SENTIMENTO: RABBIA
EMOZIONE: URLO / PUGNO
COLORE: VERDE
SAPORE: ASPRO
STAGIONE: PRIMAVERA
CUORE
INTESTINO TENUE
SENTIMENTO: GIOIA
EMOZIONE: PAROLA / RISATA
COLORE: ROSSO
SAPORE: AMARO
STAGIONE: ESTATE
STOMACO
MILZA PANCREAS
SENTIMENTO: PREOCCUPAZIONE
EMOZIONE: RICHIESTA DI AIUTO
COLORE: GIALLO
SAPORE: DOLCE
STAGIONE: TARDA ESTATE
POLMONI
COLON
SENTIMENTO: TRISTEZZA
EMOZIONE: PIANTO / LAMENTO
COLORE: BIANCO
SAPORE: PICCANTE
STAGIONE: AUTUNNO
RENI
VESCICA
SENTIMENTO: PAURA
EMOZIONE: TREMITO / FUGA
COLORE: NERO
SAPORE: SALATO
STAGIONE: INVERNO
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Tabella 2: LINGUAGGIO DEL CORPO
METABOLISMO
SOFFERENTE
PRINCIPALI SEGNALI
DI SOFFERENZA
FEGATO
VESCICA BILIARE
- CRAMPI
- CISTI
- INSONNIA
- CELLULITE
- DOLORI/TENSIONE MUSCOLARI
- GASTRITE
- PELLE SEBORROICA/BRUFOLI
- DIGRIGNARE I DENTI
CUORE
INTESTINO TENUE
- ROSSORE IN VISO
- PROBLEMI DI CAPILLARI
- PROBLEMI CIRCOLATORI
- MAL DI TESTA
- DISSENTERIA FREQUENTE
- PROBLEMI ALLE CERVICALI
- PROBLEMI DI PAROLA
STOMACO
MILZA PANCREAS
- GONFIORI
- ULCERAZIONI DI OGNI TIPO
- STASI LINFATICHE
- ASCESSI IN BOCCA
- HERPES
- PROBLEMI DI GLICEMIA / DIABETE
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- PROBLEMI DI DIFESE IMMUNITARIE
POLMONI
COLON
- RAFFREDDORI FREQUENTI
- STIPSI
- PELLE SECCA
- CAPELLI BIANCHI ANZITEMPO
- SINUSITI
- POLMONITI
RENI
VESCICA
- INCAVO SCURO / BORSE SOTTO GLI OCCHI
- CISTITI
- CALCOLI RENALI
- DOLORI OSSEI
- FRAGILITA�’ ARTICOLARI
- PROBLEMI ALLA COLONNA VERTEBRALE
- URETRITI
- PROBLEMI ALL�’UDITO
- LABIRINTITE / VERTIGINI
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RIASSUNTO DEL CAPITOLO
1. OGNI VOLTA CHE NON �“VIVIAMO�” UN�’EMOZIONE, LA TENSIONE �“CARICATA�” E
NON �“SCARICATA�” SI DEPOSITA NEL CORPO, CREANDO UNA TENSIONE FISICA
(approccio bioenergetico di Reich e Lowen).
2. IL CUMULO DI TENSIONI BLOCCATE NEL CORPO lo rende quello che è: dalla
comprensione di queste tensioni, possiamo capire dove, come e quando
abbiamo seguito strade poco consone al nostro modo di essere.
3. Nella teoria della Medicina Cinese, OGNI ORGANO E�’ COLLEGATO AD UNA
EMOZIONE: VIVERE PIENAMENTE LE EMOZIONI, PERCIO�’, SIGNIFICA
PRESERVARCI IN SALUTE, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista
energetico.
4. I NOSTRI SINTOMI ED I NOSTRI MALESSERI NON SONO CASUALI, MA SONO IL
FRUTTO DI PRECISE SCELTE, DI PRECISI COMPORTAMENTI: modificando le
scelte, modifichiamo il nostro modo di vivere e ci liberiamo dei fardelli che in
questo momento ci affliggono.
NOTE
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ESERCIZI
Ascoltatevi. Anche sulla scorta delle tabelle precedenti, passate mentalmente in
rassegna il vostro stato di salute fisica ed annotate qui sotto, se ce ne sono, i disturbi
che vi hanno colpito nell�’ultimo mese e quelli che, di tanto in tanto, si ripresentano. Ad
esempio, un mal di testa frequente, un dolore che ogni tanto compare dal nulla,
difficoltà digestive, frequenti raffreddori e così via.
SINTOMI DELL�’ULTIMO MESE:
SINTOMI FREQUENTI:
Adesso, rispondete il più onestamente possibile alle seguenti domande. Rispondete in
forma scritta, per fotografare �“nero su bianco�” la situazione attuale. Per il momento, è
sufficiente scrivere quello che le domande vi suggeriscono, senza pensare alle
�“soluzioni�” dei problemi che emergeranno. Attraverso questo esercizio, inizierete a
sviluppare una maggiore ed onesta consapevolezza di tutto ciò che nella vostra vita è
migliorabile e di tutto ciò che, in qualche modo, vi è attualmente di ostacolo al
raggiungimento della vostra serenità.
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PER QUANTO RIGUARDA IL LAVORO, SIETE SODDISFATTA/O?
�…
QUALE COSA, IN PARTICOLARE, DOVREBBE ESSERE MIGLIORATA, PER SENTIRVI
SODDISFATTA/O?
�…
PER QUANTO RIGUARDA I VOSTRI PIACERI ED IL DIVERTIMENTO, SIETE
SODDISFATTA/O?
�…
CHE COSA VORRESTE, DI PRECISO, PER CIO�’ CHE CONCERNE I VOSTRI PIACERI E LO
SPAZIO PER VOI STESSI, PER SENTIRVI MEGLIO?
�…
PER QUANTO RIGUARDA I VOSTRI IMPEGNI, VI SENTITE GRAVATI DA TROPPE
RESPONSABILITA�’ (SUL LAVORO O IN FAMIGLIA)?
�…
QUALI RESPONSABILITA�’ (SE AVTE RISPOSTO �“SI�” ALLA DOMANDA PRECEDENTE)
VORRESTE DECLINARE? E A CHI LE VORRESTE DELEGARE?
�…
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PER QUANTO RIGUARDA IL RAPPORTO CON IL PARTNER, SIETE SODDISFATTA/O?
RIUSCITE AD ESPRIMERVI PIENAMENTE, DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO?
�…
QUALE ASPETTO DELLA VOSTRA RELAZIONE ANDREBBE MIGLIORATO PER PRIMO? SE
NON AVETE UNA RELAZIONE, CHE COSA VORRESTE TROVARE NEL PARTNER IDEALE?
�…
COME GIUDICATE IL VOSTRO RAPPORTO CON VOI STESSI? DA 1 A 10, COME VALUTATE
LA VOSTRA AUTOSTIMA? COME VALUTATE IL VOSTRO RAPPORTO CON I DOVERI?
�…
QUALE ASPETTO DEL VOSTRO CARATTERE VORRESTE MIGLIORARE? A QUALI DOVERI,
POTENDOLO FARE, RINUCERESTE FIN DA SUBITO?
�…
47
3
IL CORPO NON SUCCEDE PER CASO: LA VISIONE METAFISICA
Ogni sintomo è un messaggio.
(Claudia Rainville)
Perdonate il titolo astruso di questo capitolo, ma volevo continuare con il gioco di
parole cominciato all�’inizio del libro.
�“Il corpo non succede per caso�” significa, semplicemente, che non solo i sintomi che
avvertiamo sono il prodotto di precise scelte di vita e non del caso, ma anche che il
nostro corpo, così come si è strutturato, con le sue posture, le sue storture ed il suo
modo di essere, esprime il risultato di un preciso disegno. Ho già accennato al lavoro di
Reich e Lowen che, appunto, si basa sullo studio della �“struttura�” del corpo e di ciò che
nel corpo è racchiuso a livello emozionale. Qui voglio fare un passo ulteriore e parlarvi
di ciò che il nostro corpo rappresenta a livello metafisico, ovvero �“oltre il fisico�”. Come
scrive Claudia Rainville nella introduzione del suo libro: �“Il termina metamedicina è
formato dal suffisso greco META, che significa AL DI LA�’, e dal sostantivo MEDICINA,
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che significa l�’INSIEME DEI MEZZI MESSI IN ATTO PER PREVENIRE, GUARIRE E
ALLEVIARE LE MALATTIE. In metamedicina, il dolore, il malessere o l�’affezione sono
considerati segni precursori dell�’incrinarsi dell�’armonia in una parte dell�’organismo.
Non vi è alcuna manifestazione priva di causa; ogni causa produce effetti che a loro
volta generano nuove cause e ancor più numerosi effetti. La metamedicina aiuta a
ricostruire la storia di un disturbo, di una malattia o di un malessere profondo.�” 7
Se volessimo utilizzare definizioni più conosciute, potremmo parlare di approccio
psicosomatico, di interpretazione a livello simbolico di disagi e di zone fisiche. In
particolare, mi piace molto l�’idea del corpo come simbolo, come rappresentazione
esterna della realtà interna.
Voglio sottolineare questo importantissimo concetto:
IL CORPO E�’ LA RAPPRESENTAZIONE ESTERNA DELLA NOSTRA REALTA�’ INTERNA
Perciò, tutto quello che accade al corpo è l�’espressione di un disagio nato e maturato a
monte, dentro di noi. A livello simbolico, ogni parte del nostro corpo è dunque
collegata ad un particolare modo di vivere, ad una situazione specifica che ci crea
tensione e conflitto e che non riusciamo ad affrontare, spesso perché non ne abbiamo
la percezione. Per esempio, le spalle rappresentano simbolicamente la capacità di
sopportare i fardelli. Chi patisce problemi alle spalle, di solito è una persona che porta
uno zaino troppo pesante, come amo dire io. Uno zaino in cui sono collocati troppi
pesi, soprattutto pesi che dovrebbero essere portati da altri e che invece la persona
decide di portare da sola, o a livello consapevole, oppure a livello inconsapevole (ad
esempio, perché è stata educata così, perché le hanno insegnato che �“è giusto così�”).
Tra poco, passerò in rassegna tutte le zone del nostro corpo, evidenziando il loro
valore simbolico, affinché anche grazie a questa visione di noi stessi siano più chiari i
motivi per cui siamo quel che siamo.
Prima di questo, tuttavia, mi preme fare una precisazione importante, poiché il mio
desiderio è che voi comprendiate che, da qualsiasi parte voi guardiate la questione, la
risposta è sempre la stessa. Mi sono detto: se è vero che il corpo parla un suo
49
linguaggio, questo deve essere sempre lo stesso, a prescindere da chi lo osserva e da
quale metro di valutazione si utilizza. Così pensando, sono stato stimolato a ricercare
un filo conduttore che potesse unificare la visione medica cinese e la visione
simbolico/metafisica, una sorta di fil rouge che chiarisse in modo inequivocabile,
appunto, l�’universalità del linguaggio del corpo.
Nel libro �“La Felicità in Tasca�”8 è contenuto un capitolo intitolato �“Il nonno cinese�”,
che si basa sulle relazioni esistenti tra l�’antica tradizione orientale, la scienza
occidentale moderna e la saggezza dei nostri nonni. Volevo dimostrare come la
medicina cosiddetta alternativa e la medicina ufficiale, da alcuni punti di vista, fossero
molto più vicine di quanto comunemente si crede. Un esempio su tutti: nella visione
orientale, il cuore è collegato al sentimento della gioia e l�’emozione con la quale si
esprime è la parola o la risata. Pertanto, secondo un medico orientale, è corretta
l�’asserzione �“ridere fa bene al cuore e al sistema circolatorio�”. Nel tradizionale sapere
dei nostri nonni, si dice che �“riso fa buon sangue�”, sottolineando la relazione fra il
�“ridere�” ed il �“sangue�”. Per finire, la scienza moderna occidentale ha dimostrato in
laboratorio che la risata attiva la produzione di una serie di sostanze chimiche che
hanno effetti, oltre che sull�’umore generale della persona, anche sulla tonicità dei vasi
sanguigni. Come potete ben vedere, tutti dicono la stessa cosa, anche se nessuno
sembra prestare attenzione a queste strabilianti coincidenze, che poi coincidenze non
sono.
In questo capitolo, voglio invece evidenziare le relazioni che intercorrono fra la
Medicina Cinese e la visione psicosomatica e metafisica, parlando prima del significato
simbolico dei sintomi e delle zone del corpo, e trovando poi il collegamento con
quanto espresso dalla medicina orientale.
Alla fine, l�’augurio è che dentro di voi si sviluppi la credenza che davvero nulla succede
per caso, che ogni singolo, piccolo, microscopico evento della nostra vita ha un preciso
significato, che tutto ciò che vi è successo ha un senso e che, soprattutto, è inutile
puntare il dito contro la sfortuna, la sorte, le scarpe strette o il materasso vecchio,
perché tutto, ma proprio tutto, ha origine dalla nostra testa. Ricordate: siete la
rappresentazione esterna della vostra realtà interna. Modificando la realtà interna,
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cambierà la rappresentazione esterna. Dice Hal Hurban, celebrato autore di libri sul
cambiamento interiore: �“la mente umana è stata paragonata ad un computer. Nel
gergo informatico esiste la sigla GIGO, che sta per garbage in garbage out (spazzatura
in entrata, spazzatura in uscita), per sottolineare che da un�’informazione errata si
ottiene un risultato errato�”.9
Una volta appreso questo valore, una volta che il vostro cervello sarà ristrutturato sulla
scorta di queste nuove informazioni, sarete pronti per la seconda e la terza parte del
libro, ovvero: 1. capire che cosa volete davvero; 2. conoscere gli strumenti per
ottenere ciò che volete.
Ora, tuttavia, è il momento di tornare al nostro corpo.
Cominciamo dall�’inizio.
LA TESTA
A livello simbolico, la testa rappresenta ciò che siamo, la nostra identità (in particolare,
qui il collegamento è con il volto, che ci rappresenta all�’esterno e ci mette in
comunicazione con il resto del mondo), le nostre idee, i nostri pensieri, il nostro modo
di ragionare e vedere la vita. �“Ragionare con la propria testa�”, si dice. Nulla di più vero.
Difatti, tutte le somatizzazioni della testa riguardano, in linea di massima, un conflitto
esistente tra ciò che si è e il modo in cui lo si vive. Badate bene: spesso, ci si dimentica
a tal punto di quel che si è, che non si ha nemmeno più la percezione del problema.
Perciò, se dopo aver letto queste righe e aver riflettuto sul fatto che, anche voi, avete
un qualsiasi tipo di sintomo che riguarda la testa ma non vi sembra di negare voi stessi,
fidatevi di ciò che dice il vostro corpo. Se un problema c�’è, significa che in un modo o
nell�’altro state negando una parte di voi stessi.
Qualsiasi problema che riguarda la testa indica che la persona che lo patisce sta
trattenendo un�’emozione che coinvolge il suo essere �“vera�”: nega qualcosa, si rifiuta di
vedere qualcosa, mente a se stessa per il quieto vivere, rinuncia a cose che le
darebbero piacere pur di soddisfare le aspettative di altri. Anche nella teoria della
Medicina Cinese, la testa è collegata con il Cuore che, abbiamo detto, è la sede della
Gioia, intesa proprio come il piacere di essere se stessi.
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Il Cuore ha bisogno di parlare e di dire la verità, di ridere, di gioire, di provare il calore
di un sorriso, di un abbraccio, di una confidenza, di una chiacchiera onesta e sincera. La
testa esprime il disagio del Cuore: le parole non dette, i sorrisi trattenuti, gli impeti
emotivi rinchiusi in un sacchetto, il calore provato e non espresso, il progressivo
freddarsi degli impulsi vitali.
SPALLE
Le spalle, a livello simbolico, servono per portare i pesi. Se il peso è proporzionato alla
nostra forza fisica, sarà agevole trasportarlo. Se il peso, invece, è troppo gravoso, ecco
che le nostre spalle saranno costrette a tollerare più di quel che riescono e
progressivamente si piegheranno, saranno più stanche, dolorose, bloccate.
Immaginate di avere sulle spalle uno zaino da montagna, nel quale mettere tutti i
nostri pesi. Per quanti essi siano, ad ognuno di voi è sempre dato un fardello che siamo
in grado di sopportare. Immaginate però che chi vi sta intorno inizi a depositare nel
vostro zaino i suoi pesi. Quanto credete di riuscire a resistere? Quanto tempo, prima di
essere schiacciati da questo eccezionale e gravoso peso?
Il problema non è, però, il fatto che altri pretendano di mettere i loro pesi nel nostro
zaino: il problema vero sta nella nostra incapacità di rifiutare tale atteggiamento,
perché ci hanno insegnato (a parole o, ancor peggio, con i fatti), che per essere amati
bisogna sopportare, che l�’amore è farsi carico della felicità altrui, che gli affetti vanno
conquistati e meritati con le nostre azioni. Il bene vero, invece, è un qualcosa che si
riceve e per il quale non si deve versare alcun prezzo: ci viene dato e basta. Ogni volta,
invece, che qualcuno ci ha fatto capire che l�’amore va �“meritato�”, ebbene ci ha
mentito. L�’amore si regala. Lo dico soprattutto per coloro i quali si preoccupano troppo
per i loro genitori, soprattutto per la felicità dei loro genitori. Sappiate che, per legge di
Madre Natura, sono i genitori a doversi preoccupare per i figli, e non viceversa. Sono i
genitori a dover dare (senza chiedere nulla in cambio) ai figli, e non viceversa. Ai figli,
tutto è dovuto. Soprattutto, tutto è dovuto gratis.
Nella Medicina Cinese, dal punto di vista energetico, il collegamento è con lo stomaco,
il �“recipiente�” entro il quale raccogliamo, appunto, tutti i pesi e tutte le responsabilità:
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impariamo a discernere quelle che realmente fanno parte della nostra vita e del nostro
zaino da quelle che fanno parte dello zaino che altri devono portare. Solo così,
finalmente, le nostre spalle saranno leggere.
BRACCIA
Con le braccia abbracciamo. Le persone, il mondo, tutti. Le braccia ci mettono in
relazione, sono il prolungamento del nostro io verso l�’esterno. Le braccia hanno a che
fare anche con la libertà: apriamo le braccia e respiriamo a pieni polmoni. Con le
braccia, riusciamo, o meglio, dovremmo riuscire, a creare armonia fra la nostra parte
maschile e la nostra parte femminile, lo Yin e lo Yang, perché solo attraverso il contatto
fisico e spirituale con il sesso opposto al nostro si realizza pienamente questa fusione,
questo equilibrio che ci permette di essere sereni ed in pace con noi stessi. Nella
visione delle riflessoterapie, le braccia sono connesse, infatti, con i polmoni, ovvero
l�’organo collegato al sentimento della Tristezza, intesa appunto come equilibrio fra
parte maschile e parte femminile. Perciò , ogni volta che le nostre braccia soffrono,
pensiamo a cosa vorremmo esprimere, a quale parte di noi rinunciamo perché troppe
volte ci hanno impedito di viverla, o smorzando il nostro desiderio di abbracciare,
oppure deridendo il nostro afflato emotivo. Pensate ad un bambino con le braccia
stese verso il padre o la madre, pensate a questo bambino le cui braccia esprimono
l�’anelito verso la dolcezza, la coccola, il contatto. E pensate a queste braccia che
restano vuote, che abbracciano aria, che sono sospese in attesa che qualcuno si degni
di considerarle. Pensate allo stesso bambino, ora adulto: cosa farà, quando dentro di
sé proverà l�’impulso di abbracciare un amico, o la compagna, o suo figlio? Come potrà
esprimere ciò che sente, se troppe volte il suo sentire è stato bloccato? Perciò,
debolezza nelle braccia significa bisogno di dare o ricevere conforto, bisogno di dare o
ricevere contatto, bisogno di offrire o ricevere carezze. Significa, per la persona,
necessità di ritrovare equilibrio, di comprendere che l�’essere uomo (per gli uomini)
non significa necessariamente essere duri e insensibili, non poter piangere, non poter
esprimere la propria dolcezza e che l�’essere donna (per le donne) non significa
necessariamente essere deboli o dover lottare continuamente per dimostrare di essere
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�“alla pari�” con i colleghi maschi. Significa, per tutti, comprendere che si va bene così
come si è, che l�’accettazione di se stessi è il primo passo importante nella strada che ci
conduce all�’armonia e alla felicità.
GAMBE
Con le gambe camminiamo, con le gambe ci sosteniamo, con le gambe siamo saldi al
suolo e resistiamo alle intemperie. Le gambe sono come il tronco di un albero. Con le
gambe andiamo avanti, procediamo verso il futuro, ci muoviamo in direzione delle
cose che vogliamo fare, degli appuntamenti della nostra vita. Perciò, quando le gambe
sono deboli o fanno male, significa che l�’andare avanti è difficoltoso, e ciò avviene
fondamentalmente per paura. Paura di ciò che ci aspetta, certo, ma soprattutto paura
di non essere all�’altezza, paura di non farcela, paura di cadere. Ed ecco il collegamento
con la Medicina Tradizionale cinese, che collega la paura con i Reni e, quindi, con
l�’energia che ci viene trasmessa dal padre al momento del concepimento (energia
ancestrale) e che dal padre deve essere mantenuta e rinsaldata. Un padre presente, un
padre che sostiene, che guida, che indirizza, che aiuta senza prevaricare, un padre che
si pone nei confronti del figlio come un faro che guida la nave verso il porto, un padre
del genere renderà le nostre gambe forti e salde, e la nostra autostima a buoni livelli.
Viceversa, gambe deboli sono le gambe di chi dal padre non ha ricevuto sicurezza in se
stesso, di chi è stato costretto ad ubbidire senza ricevere spiegazioni, di chi ha
imparato che nella vita viene sempre prima il dovere del piacere, di chi ha ricevuto
l�’insegnamento che le paure si affrontano, sempre e comunque. Perciò, se le vostre
gambe vi hanno dato o vi danno problemi, chiedetevi quante volte avete fatto
qualcosa per dovere, quanti piaceri vi concedete in proporzione ai doveri che assolvete
sempre, senza battere ciglio. Se volete davvero intraprendere questo percorso, è
fondamentale comprendere se la vostra via, fino ad ora, è stata conforme alla vostra
indole o se, viceversa, avete camminato per sentieri tracciati da altri, al ritmo imposto
da altri. Perché, se così avete fatto, le vostre gambe avranno bisogno di riposo, di
rallentare il ritmo, di camminare su strade a loro più congeniali.
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COLONNA VERTEBRALE
Dal punto di vista simbolico, ogni problema di tensione o rigidità alla colonna
vertebrale riguarda la rigidità con la quale ci approcciamo al mondo e a noi stessi.
Tanto più noi siamo rigidi, tanto più è rigida la nostra colonna vertebrale che, invece,
dovrebbe essere flessibile ed elastica. Così, se la nostra schiena ci crea problemi,
chiediamoci: quanto sono elastico e flessibile con me stesso? Quanto mi concedo di
sbagliare, di essere imperfetto? Quanti piaceri mi concedo e da quanti doveri sono
afflitto? Quanto è elastica la mia visione della vita, sia per quel che mi riguarda, sia per
quel che riguarda ciò che mi aspetto dagli altri? L�’elasticità di una persona può vedersi
in ambito professionale (problemi di schiena sono tipici dei cosiddetti lavoratori
indefessi, quelli che non si stancano mai e che non mollano mai), ma anche in ambito
familiare, con il partner o, quel che è peggio, con i figli, dai quali si pretende una serie
di comportamenti e di adesione a regole imposte senza buon senso, ma solo in ragione
di personali modi di vedere la vita.
Le persone morbide difficilmente somatizzano problemi sulla colonna vertebrale. Le
persone rigide, invece, sapranno senza dubbio cosa vuol dire avere la schiena bloccata.
Come per i Reni, anche per la Colonna Vertebrale il collegamento teorizzato dalle
riflessoterapie è con i Reni, cioè con le paure. E se, per caso, pur avendo male o
tensione alla colonna vertebrale, proprio non riuscite a trovare nemmeno un briciolo di
paura nella vostra vita, se proprio ritenete che la vostra autostima sia alle stelle e che
tutto quello che fate è solo per piacere e che i doveri sapete gestirli bene, chiedetevi
almeno che cosa dovete dimostrare, e a chi. E riflettete sul fatto che l�’approvazione
verso la quale tanto anelate, vi sarà sempre negata, poiché chi avrebbe dovuto darvela
(vostro padre), purtroppo non l�’ha fatto.
Qui mi fermo. Ho segnalato solo alcune interpretazioni simboliche, giusto per invitarvi
alla riflessione su ciò che siete e su tutte quelle cose o situazioni che, finora, avete dato
per scontate e che, invece, così scontate non sono. Anche i sintomi, dall�’acne fino alla
stipsi, dalle allergie fino alle cisti, hanno un significato metafisico e simbolico, oltre che
energetico, così come delineato dalla Medicina Tradizionale Cinese. Tuttavia, poiché
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questo testo non vuole essere un trattato né di Medicina Cinese, né di metafisica,
rimando alle note bibliografiche tutti coloro i quali, legittimamente colpiti da questo
nuovo modo di vedere le cose, volessero approfondire gli argomenti sopra accennati.
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
Il nostro corpo comunica anche attraverso il simbolismo.
La REALTA�’ ESTERNA E�’ LA RAPPRESENTAZIONE ESTERIORE DELLA NOSTRA REALTA�’
INTERNA.
LA TESTA è collegata simbolicamente con IL CUORE E LA GIOIA;
LE SPALLE sono collegate con LO STOMACO E LE PREOCCUPAZIONI;
LE BRACCIA sono collegate con I POLMONI E LA TRISTEZZA;
LE GAMBE sono collegate con I RENI E LE PAURE;
LA COLONNA VERTEBRALE è collegata con I RENI E LA RIGIDITA�’.
Ogni sintomo, oltre ad avere una spiegazione oggettiva secondo la visione medica
cinese, ha anche una spiegazione metafisica, comunque in linea con l�’interpretazione
legata alla Legge dei Cinque Elementi della Medicina Tradizionale Cinese.
NOTE
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ESERCIZI
L�’esercizio correlato a questo capitolo prevede l�’esercizio della fantasia. Rileggete con
attenzione il significato metafisico delle zone del vostro corpo che avete trovato nelle
pagine precedenti. Ora, rispondete alle seguenti domande.
QUALE ZONA DEL VOSTRO CORPO VI PIACE DI MENO E/O VI CREA IL MAGGIOR
NUMERO DI PROBLEMI, DAL PUNTO DI VISTA DEI SINTOMI? (SCEGLIETENE UNA
SOLTANTO).
�…
SULLA SCORTA DI QUELLO CHE AVETE LETTO PRIMA, DIVERTITEVI A DARE LA VOSTRA
PERSONALE INTERPRETAZIONE METAFISICA DEL MOTIVO PER CUI QUESTA ZONA VI
PIACE MENO DELLE ALTRE E/O VI CREA FASTIDI E PROBLEMI.
(DEDICATE A QUESTO ESERCIZIO TUTTO IL TEMPO CHE VI SERVE. Vi ripeto che lo
svolgimento di questi esercizi è da considerarsi basilare ai fini del percorso che avete
appena cominciato, che riguarda lo sviluppo di una miglior consapevolezza di voi stessi
in vista dei cambiamenti che vi accingete a compiere).
�…
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PARTE SECONDA
DOVE
VOGLIAMO
ANDARE?
58
4
INFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE PRIMA)
Il modo in cui vivi è determinato non tanto
da ciò che l�’esistenza ti riserva, quanto piuttosto
dal tuo atteggiamento verso la vita;
non tanto da ciò che ti accade,
quanto dalla maniera in cui la tua mente
vede ciò che ti accade.
(John Homer Miller).
A scanso di equivoci, prima che voi decidiate che cosa volete fare, chi volete essere e
dove volete andare, è meglio che prima io vi chiarisca le idee su ciò che, realmente,
potete fare. Come dire: prima di decidere dove andare in vacanza, è meglio guardare
tutti i cataloghi e scoprire tutte le offerte, altrimenti che scelta è?
Perciò, voglio dirvi quello che potete chiedere: tutto. Si, avete capito bene: potete
chiedere tutto.
Certo, dovrete chiederlo bene, nel modo giusto, ma la realtà non cambia: avete carta
bianca. Potete davvero decidere di essere ciò che volete.
La terza parte di questo libro è proprio dedicata al modo in cui chiedere ciò che volete,
ovvero alle tecniche che potrete utilizzare per realizzare concretamente i vostri sogni.
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Qui, invece, voglio sgomberare il campo da una serie di equivoci che, in qualche modo,
potrebbero costringere le vostre scelte in una cerchia ristretta di possibilità. Le
possibilità, signore e signori, sono infinite.
POTETE CHIEDERE TUTTO, LE POSSIBILITA�’ SONO INFINITE!
Avete dinnanzi a voi, in ogni istante della vostra vita, una realtà da creare e plasmare a
vostro piacimento. Vi serve solo la consapevolezza di poterlo fare, di diventare gli
artefici della vostra fortuna. Evitando tediose e complicate digressioni scientifiche,
voglio solo dirvi che tutto ciò di cui vi parlo trova riscontro nelle ultime frontiere della
scienza, ovvero nella meccanica e nella fisica dei quanti, le particelle subatomiche che
hanno aperto gli occhi ai fisici quantistici circa l�’eccezionale, direi quasi magico,
potenziale insito in ogni nostro respiro, in ogni palpito del nostro cuore. La fisica
quantistica, ed è il motivo per cui ne parlo qui, è chiamata anche �“la fisica delle
possibilità�”, proprio perché, a livello subatomico, le particelle non hanno una precisa
collocazione: potrebbero essere qui, e potrebbero essere là, dipende da chi le osserva.
E a volte nemmeno ci sono, nel senso che, letteralmente, ci sono istanti in cui gli
elettroni sfuggono all�’osservatore, salvo ricomparire poco dopo, altrove. Avete capito
bene: �“dipende da chi le osserva�” significa proprio che le particelle modificano la loro
collocazione in relazione a chi le osserva e al fatto che ci sia qualcuno o meno ad
osservarle. Ma, mi chiedo e vi chiedo, se il mondo è fatto, alla fin fine, di particelle e
voi siete gli osservatori di questo mondo, che poi è la realtà in cui vivete?
Comprendete le implicazioni di tale approccio? Significa che voi siete gli osservatori e
che la realtà che vi circonda muterà in relazione al vostro approccio, o punto di
osservazione. Onde evitare facili battute, specifico meglio il concetto appena esposto,
affinché non pensiate di poter cambiare il colore della vostra automobile
semplicemente pensandolo, oppure di veder sparire il palazzo di fronte solo perché
non lo volete più vedere. Si tratta di qualcosa di più profondo e sottile, cha funziona a
livello dell�’infinitamente piccolo e che poi ha ripercussioni sul �“grande�”, ovvero
sull�’universo tangibile comunemente inteso. Non potete trasformare o far apparire
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oggetti, questo è sicuro. Potete, però, influenzare a livello energetico le energie che vi
circondano. Sulla base dei risultati degli esperimenti di cui poi vi parlerò, voi potete
�“assumere il controllo�” dei vostri atomi e, così facendo, condizionare gli �“atomi�” che vi
circondano, in modo che la realtà stessa proprio come quella che desiderate. Il vostro
compito è semplicemente quello di decidere che cosa volete, di adottare la strategia
adeguata per ottenere ciò che avete in mente e, soprattutto, di godervi il meritato
successo. Se la portata dell�’argomento vi spaventa, se trovate difficoltoso pensare al
mondo dell�’infinitamente piccolo come a un universo che soggiace a leggi diverse da
quelle che valgono per il �“grande�”, pur facendo parte il piccolo del grande, pensate a
cosa ha detto il dottor Richard Feynman, vincitore del premio nobel nel 1965 per la
fisica per lo sviluppo dell�’elettrodinamica quantistica: �“penso di poter tranquillamente
dire che nessuno comprende la meccanica quantistica�”. Beh, se lo dice lui�…
Di alcuni importanti riflessioni maturate da coloro che studiano la fisica quantistica mi
occuperò più avanti, poiché la cosa che più mi preme adesso è spostare la vostra
attenzione su chi siete davvero (che è un bel po�’ diverso da quello che credete di
essere!).
Anzitutto, voglio dirvi una cosa molto importante: SIETE MOLTO PIU�’ DI QUELLO CHE
FATE. Vi sembra una frase strana? Voglio ripetervela, affinché si imprima bene nel
vostro cervello.
SIETE MOLTO DI PIU�’ DI QUELLO CHE FATE.
Ora vi spiego quello che intendo e quello che è bene che voi comprendiate prima di
procedere oltre.
Durante un mio seminario, in una pausa caffè, un mio allievo si è presentato in questo
modo: �“Ciao, io sono Leonardo, sono un fisioterapista�”. Il suo modo di presentarsi mi
ha dato lo spunto per alcune riflessioni che ho poi esposto a tutti gli altri allievi.
La frase pronunciata da Leonardo, infatti, contiene un grave errore, sebbene
incolpevole e frutto di una esemplificazione semantica del tutto innocente. Infatti,
Leonardo fa, di mestiere, il fisioterapista. Ma è il suo lavoro, non ciò che è. Sembra una
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sottigliezza, un gioco di parole privo di senso, eppure si tratta di un concetto
estremamente importante. Lui, Leonardo, è anche molto altro: un uomo, un figlio, un
amico, un fidanzato e via discorrendo. Ogni volta che voi dite �“io sono un xxx�” (dove
xxx sta per una qualsiasi qualificazione che riguarda ciò che fate), oppure �“io sono yyy�”,
di fatto voi vi identificate con ciò che fate, e questa identificazione comporta alcune
importanti conseguenze. È bene che ricordiate fin da ora (e ne parlerò ampiamente in
seguito), che il cervello è letterale: crede ciecamente a quello che voi dite. Se voi dite:
�“io sono un fisioterapista�”, lui, il cervello, ci crede. Non ha, però, la capacità di pensare
ad altro: siete quello e basta. Vi rendete conto di quante opportunità sprecate,
parlando di voi stessi in questo modo?
Da un lato, chi parla di se stesso in questi termini, opera una generalizzazione che gli
preclude di essere qualcosa d�’altro. Si tratta di una affermazione che limita la libertà di
scelta e le possibilità di azione. Se Leonardo �“è�” un fisioterapista, la sua vita diventa a
senso unico: sarà fisioterapista e solo fisioterapista per sempre, da quando si alza a
quando va a letto, tutti i giorni della sua vita. Se, invece, Leonardo �“fa�” il fisioterapista,
la sua attività è una pertinenza, una sorta di propaggine ben distinta e diversa dalla sua
identità di persona. Questo rende Leonardo libero, poiché se lo �“fa�”, è anche libero di
non farlo, o di fare altro. È probabile che, amando egli il suo lavoro, continuerà a
svolgerlo comunque per molti altri anni, ma si tratterà di una libera scelta, presa di
giorno in giorno, e non di un limite autoimposto.
Cambiare il vostro programma verbale e cominciare ad esprimervi, circa voi stessi, in
termini di chi siete e ciò che fate, significa restituirvi la libertà di essere ciò che volete
e, soprattutto, significa concedervi la libertà intellettuale di spaziare nel novero delle
infinite possibilità. È come se ogni mattina, alzati dal letto, vi affacciaste alla finestra di
camera vostra e vedeste uno scenario di potenziali occasioni, piuttosto che il solito
scenario composto da una sola strada, la solita vecchia strada.
Non solo: parlare di voi stessi in termini di ciò che fate come di un qualcosa di ben
distinto da ciò che siete, vi garantisce la libertà di conservare intatto il vostro senso di
identità, a prescindere dall�’attività o dalle azioni svolte, o dal modo in cui tali attività o
azioni vengono svolte.
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Ragionando per assurdo, proviamo a pensare a Leonardo, che �“è�” fisioterapista, che di
punto in bianco si accorge che quel lavoro non fa per lui e decide di cambiarlo. Ciò
potrebbe creargli qualche problema, visto che lui �“è�” fisioterapista: cambiare lavoro
significherebbe distruggere una parte della sua identità. Se, viceversa, fare il
fisioterapista è solo una delle tante azioni possibili, cambiare lavoro sarà privo di
conseguenze (salvo un legittimo e fisiologico stress), poiché il nostro Leonardo,
semplicemente, cesserà di fare una cosa ed inizierà a farne un�’altra.
Quindi, dite sempre ciò che fate ed evitate di identificare le vostre azioni con il vostro
essere.
Come dice Owen Fitzpatrick: �“Non siamo chi pensiamo di essere e non siamo i
comportamenti che mettiamo in atto, ma siamo tutto ciò che possiamo diventare al
nostro meglio!�”
Un altro interessante corollario di questo nuovo modo di parlare di se stessi è che se,
per caso, da parte di qualcuno, giungesse un commento negativo circa l�’operato di Leo
(ad esempio, da parte di un cliente insoddisfatto) o circa il vostro lavoro, nel caso in cui
Leonardo si identifica con ciò che fa oppure voi vi identificate con ciò che fate (�“io sono
fisioterapista�”), il commento negativo andrebbe inevitabilmente a ripercuotersi sulla
sua (vostra) identità, a detrimento della sua (vostra) autostima. Infatti, nel suo e nel
vostro cervello, andrebbe ad iscriversi la seguente equazione: MI CRITICA COME
FISIOTERAPISTA (o come XXX) = IO SONO FISIOTERAPISTA (o XXX) = IO SONO
SBAGLIATO. Nel caso, invece, Leonardo parli del suo lavoro sottolineando la differenza
che intercorre tra ciò che lui è e ciò che fa, egli resterà saldo nella sua autostima,
perché la critica esterna sarà andata a colpire solo il suo operato, non la sua identità.
Tra l�’altro, questo è il motivo per cui ai propri figli bisognerebbe sempre fare
apprezzamenti per quello che fanno, specificandolo, onde evitare che si sentano
giudicati o valutati per quello che sono. Per esempio, se vostro figlio prende un bel
voto a scuola, un buon complimento potrebbe essere: �“Sei stato molto bravo a
prendere questo voto!�”. Tale complimento evita eventuali e future crisi legate magari
ad un brutto voto, caso nel quale, sussistendo la falsa eguaglianza identità
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comportamento, il ragazzo potrebbe sentirsi davvero triste e frustrato. Di tanto in
tanto, naturalmente, i genitori hanno il dovere di fare complimenti assoluti, poiché
sono gli �“sponsor�” dei loro figli: �“Sei bravissimo! Sei bellissima!�”. Deve trattarsi,
tuttavia, di complimenti elargiti in assenza di uno specifico comportamento. Altrimenti,
ripeto, è sempre meglio sottolineare che il vostro complimento è legato ad un preciso
atteggiamento, modo di fare, comportamento. Ciò vale anche �“in negativo�”: di fronte
ad un figlio che combina un guaio, un epiteto del genere: �“Sei uno stupido�” produrrà
conseguenze molto negative dal punto di vista della percezione del sé del ragazzo.
Riprenderlo con un: �“Quello che hai fatto è molto stupido�” sortisce comunque l�’effetto
di una reprimenda, depauperata però dei gravissimi effetti collaterali derivanti
dall�’aver associato un comportamento con l�’identità.
Quello che vi ho sommariamente accennato circa l�’uso potenzialmente negativo del
verbo essere è collegato al cosiddetto �“E prime�”, ovvero un tipo di linguaggio studiato
da David Bourland e Alfred Korzybsky, basato appunto sulla totale assenza del verbo
essere dal lessico. Si tratta di un linguaggio piuttosto ostico e complicato, tanto è vero
che a questa �“drastica�” scelta sono stati poi apportati alcuni cambiamenti. Il risultato,
comunque, non cambia. Nelle versioni edulcorate dell�’E Prime, alcuni utilizzi del verbo
essere sono concessi ma, per quel che ci riguarda, vi suggerisco di limitarne l�’utilizzo il
più possibile.
Si tratta di una sfida impegnativa ma altamente stimolante: da un lato, costringerete il
vostro cervello a continue destrutturazioni, ovvero distruzioni di vecchi schemi mentali
e ricerca rapida di nuove strade (il che comporta la costruzione di miliardi di nuove
sinapsi nervose); d�’altro lato eviterete alcuni antipatici inconvenienti, come quello di
incatenarvi da soli a ceppi che voi e solo voi potete distruggere.
Del resto, questo è un libro che parla di cambiamenti, di come pensarli e di tutto ciò
che dovete fare per ottenere quello che desiderate, in modo duraturo e permanente.
Si tratta di una sfida impegnativa, forse l�’ho già detto e comunque lo ripeterò altre
mille volte. Si tratta di un duro lavoro, di un percorso irto di difficoltà ma che, vi
garantisco, alla fine vi permetterà di riscuotere un premio di valore inestimabile. Io
stesso, che insegno queste cose alle persone, a volte cado ancora in alcuni tranelli del
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linguaggio, dovuti alle vecchie e consolidate abitudini. Però, e questa è la buona
notizia, miglioro giorno dopo giorno e mi rendo conto che, un poco per volta, ciò che
prima richiedeva la mia attenzione conscia, ora sta diventando un automatismo, tanto
che non mi costa più nemmeno fatica. Anche per voi, il procedimento risulterà lo
stesso, a patto che abbiate la pazienza e la costanza di applicare le regole qui esposte,
e di mettere tutta la vostra concentrazione e tenacia in ciò che volete fare. Poi, le cose
verranno praticamente da sole, un po�’ come quando avete imparato ad andare in
auto. Ne vale proprio la pena.
Come sottolineano Harry Alder e Beryl Heather nel bel (e utile) libro �“PNL in 21
giorni�”10, a proposito dell�’E Prime e delle sue implicazioni:
�“Chiedetevi soltanto: che cosa voglio davvero dire? L�’E Prime costringe ad un
significato più diretto del linguaggio. [�…] Le parole astratte diventano cose concrete e
sensoriali che possiamo immaginare e capire. [�…] Vi forza a pensare chiaramente e a
comunicare altrettanto chiaramente. In linea di massima, l�’E Prime funziona
abbastanza semplicemente. Si elimina soltanto il verbo essere. Ma, in pratica, ha un
impatto straordinariamente radicale. Oltre a trasformare il vostro modo di pensare,
può influenzare anche il vostro comportamento, i vostri risultati e le vostre relazioni.
[�…] L�’E Prime agisce come potente agente di cambiamento personale. [�…] Anche un uso
limitato dell�’E Prime può comportare un radicale ripensamento di ciò che noi e gli altri
intendiamo con le parole che usiamo. [�…] Il processo implica l�’eliminazione delle varie
forme del verbo essere, come essere, essere stato, erano, era, sarà, sono, siamo,
essendo.�”
Cito anche, sempre a proposito dell�’E Prime e dell�’E Choice (una sua versione
edulcorata), l�’ottimo Michael Hall, autore di un eccezionale lavoro sul metamodello
linguistico, che riprenderò più avanti:
�“Usare �“è�” vuol dire descrivere, valutare e mappare in maniera sbagliata la realtà. Le
espressioni �“lei è pigra�…�” o �“quella è un�’affermazione stupida�…�”, mappano la realtà in
modo sbagliato. L�”è�” suggerisce che queste cose esistano indipendentemente dalla
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realtà di chi parla. Non è così. Scrivere, pensare, parlare in E Prime contribuisce alla
consapevolezza dell�’astrarre (consapevolezza conscia) del fatto che costruiamo mappe
del mondo che differiscono intrinsecamente dal mondo. L�’E Prime ci permette di
pensare e parlare con maggior chiarezza e precisione, poiché ci costringe ad assumere
la prima persona. Ciò riduce l�’utilizzo del verbo passivo (�“è stato fatto�”, �“sono stati
commessi degli errori�”). Ciò restituisce chi dichiara alle dichiarazioni. L�’E Choice si
differenzia dall�’E Prime. Esso assume un punto di vista non così radicale. Pertanto,
permette di utilizzare l�’�”è�” dell�’esistenza (ad esempio �“dove è il tuo ufficio�”), l�’ausiliare
�“è�” (ad esempio �“è arrivato la scorsa settimana�”), l�’�”è�” del nome (ad esempio, �“qual è il
tuo nome?�”, �“il mio nome è Bob�”)�”.11
Se l�’eliminazione del verbo essere dal vostro linguaggio vi sembra un�’impresa
difficilmente realizzabile, pensate solo a ciò che vi stavo dicendo prima circa la tenacia
e la perseveranza: la ripetizione genera il successo. La bellezza di tutto questo, la
magia racchiusa in questa frase che io ripeto (appunto!) a tutti in continuazione, è che,
di fatto, avete tutte le caratteristiche per riuscire.
SIETE COSTRUITI IN MODO TALE DA ESSERE COSTRETTI AD AVERE SUCCESSO!
Siete costruiti così bene, il vostro cervello è così straordinariamente perfetto, che per
fallire dovete proprio mettercela tutta, ovvero decidere di rinunciare. Volete
rinunciare?
Ora apro una piccola parentesi e vi spiego il motivo per cui siete destinati ad avere
successo, se decidete di applicarvi un adeguato numero di volte.
L�’apprendimento da parte di una qualsiasi persona e relativo ad una qualsiasi cosa è
un processo che funziona in quattro fasi, sempre uguali e sempre le stesse, per tutti, a
prescindere da dove siete nati, da quanti anni avete, da che livello di istruzione
possedete. Questo è il bello. L�’unica variabile è la durata delle singole fasi del processo,
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variabile in ogni caso correlata a fattori controllabili, come la forza di volontà, la
perseveranza, la tenacia.
Analizziamo brevemente le quattro fasi, con riferimento, in questo caso,
all�’apprendimento del linguaggio E Prime. Riprenderemo poi il discorso quando
affronteremo altre �“sfide�” di apprendimento.
PRIMA FASE: INCOMPETENZA INCONSCIA
Ovvero, non sapete di non sapere. Non sapevate che esistesse un linguaggio sfrondato
del verbo essere, che si chiama E Prime. Se ben ci pensate, questa prima fase l�’avete
appena superata. Facile, vero?
SECONDA FASE: INCOMPETENZA CONSCIA
Ovvero, sapete di non sapere. È la fase in cui vi trovate adesso. Ora siete stati informati
che, volendo, potete esprimere voi stessi e quello che vi passa per la testa evitando di
utilizzare determinate parole o verbi (il verbo essere, nella fattispecie). La durata di
permanenza in questa fase dipende esclusivamente da voi. Potete restare in questa
fase per il resto della vostra vita, perché decidete che, tutto sommato, secondo voi lo
sforzo di parlare senza verbo essere non vale la pena di essere sostenuto. Oppure,
potete decidere, qui ed ora, che questa idea dell�’E Prime promette bene e che perciò,
da adesso, vi applicherete per parlare così come vi è stato illustrato. Ed ecco che anche
questa fase, per chi ha deciso di applicarsi con l�’E Prime, è già passata. Due su quattro
in meno di un minuto. Andate benissimo! Lo vedete, che siete destinati ad un
repentino e folgorante successo? Da questa fase non si torna più indietro, non potete
tornare alla incompetenza inconscia. Potete solo progredire ed andare avanti.
TERZA FASE: COMPETENZA CONSCIA
Ovvero, vi applicate con la testa, con il procedimento conscio e consapevole, ad
eseguire il �“comando�”, o a fare quello che volete imparare. Relativamente all�’E Prime,
significa che da ora innanzi, ogni volta che dalla bocca sta per uscire un verbo essere, in
una qualsiasi forma, voi potete fermarvi e riflettere sul modo alternativo in cui potrete
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esprimere lo stesso concetto. Oppure, se proprio qualche verbo essere è troppo veloce
e vi scappa di bocca prima che possiate fermarlo, vi fermerete comunque e rifletterete
sul fatto che vi è �“scappato�”, e su quello che avreste potuto dire. Va bene comunque.
La cosa importante è che il vostro cervello, in questa fase, ha attivato un meccanismo
grazie al quale ogni volta che un verbo essere si aggira minaccioso per l�’aria, dentro di
voi suona un campanello di allarme. La durata di questa fase è variabile, ed è del tutto
collegata alla vostra forza di volontà ed al vostro impegno, alla vostra motivazione, a
quanto davvero �“volete�” farcela, a quanto davvero �“volete�” raggiungere l�’obiettivo. Da
questa fase potete perciò retrocedere (riprendere a parlare come prima, sapendo che
esiste una cosa che si chiama E Prime, ma senza sapere che cosa comporta applicare
questo tipo di linguaggio), oppure potete transitare direttamente alla quarta ed ultima
fase, quella che preferisco.
QUARTA FASE: INCOMPETENZA INCONSCIA
Ovvero, benvenuti nel mondo di chi utilizza l�’E Prime. In questa fase, che dura tutto il
resto della vostra vita senza ulteriori sforzi aggiuntivi, voi parlate e pensate in E Prime,
e dovete solo preoccuparvi di raccogliere i frutti del vostro lavoro. In questa fase, il
cervello smette di utilizzare il lobo frontale (quello con cui scegliamo e decidiamo) e,
per così dire, inscatola il processo nell�’ipotalamo, facendolo diventare meccanico,
automatico, inconscio.
Un po�’ come andare in automobile. Quando vi spiegano come si fa, le prime volte è un
dramma, ed il vostro cervello è tutto teso a ricordare la sequenza dei movimenti:
togliere il freno a mano, schiacciare il pedale della frizione, inserire la prima e così via.
E, ad ogni cambio di marcia, la stessa cosa, come se ci fosse una voce dentro di voi che
vi ricorda: ora schiaccia il pedale della frizione, ora togli la prima marcia, ora inserisci la
frizione, ora rilascia il pedale della frizione�…
Dopo qualche mese di pratica, tuttavia, siete in grado di svolgere questa operazione
mentre, contemporaneamente, eseguite mille altri compiti, come ascoltare la musica,
chiacchierare al telefono, prendere appunti, cercare in borsa le sigarette.
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Ho voluto inserire questa piccola digressione sul sistema di apprendimento del cervello
non per tediarvi con noiose nozioni scientifiche, ma per ricalcare l�’accento sul fatto che
potete davvero fare quello che volete, che avete davvero infinite possibilità e che gli
unici che possono concedersele o togliersele siete voi e solo voi. Ora che sapete che il
cervello può apprendere di tutto, la lista dei vostri obiettivi (quella che faremo
insieme, dopo), si allungherà, perché potete inserirvi cose che prima, magari, vi sareste
fatti riguardo ad inserire, in quanto non alla vostra portata (secondo voi).
ORA SAPETE CHE TUTTO E�’ ALLA VOSTRA PORTATA:
BASTA CHIEDERE (LE COSE GIUSTE, NEL MODO GIUSTO)!
69
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
A LIVELLO QUANTICO, esistono infinite possibilità.
La prima cosa che dovete fare è rendervi conto che siete molto più di quello che
pensate di essere.
Modificate il vostro linguaggio ed utilizzate il modello E PRIME o E CHOICHE, ovvero
un linguaggio sfrondato del verbo essere in tutte le sue forme.
Anche se vi sembra impegnativo, avete solo bisogno di esercizio: il cervello apprende
in 4 FASI (incompetenza inconscia, incompetenza conscia, competenza conscia e
competenza inconscia).
GIOCO: per rendere questa esperienza linguistica piacevole e stimolante, vi suggerisco
di renderla giocosa. Ad esempio, potreste fare una gara con qualche vostro familiare,
ed annotare su una lavagnetta con una crocetta tutte le volte che vi �“scappa�” un
verbo essere. Chi perde, lava i piatti!
Tale gioco è utilissimo perché ci si senti ascoltati e quindi si presta maggior attenzione.
Inoltre, si presta maggior attenzione al linguaggio degli altri, e ciò costringe il cervello
ad un lavoro costante su tale aspetto della vostra linguistica.
NOTE
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ESERCIZI
Iniziamo a lavorare sul verbo essere. Per prima cosa, tanto per fare un po�’ di
riscaldamento, vi chiedo di �“tradurre�” le seguenti frasi evitando l�’utilizzo del verbo
essere. Il consiglio, come al solito, è di fare tutto in forma scritta (come dice il
proverbio, verba volant, scripta manent).
IO SONO (IL VOSTRO NOME):_______________________________________________
SONO FELICE PER AVER LETTO QUESTO LIBRO:_________________________________
LA MIA AUTO E�’ BELLA:____________________________________________________
Ora, il vostro impegno è quello di prestare attenzione a quello che dite durante l�’arco
della giornata. Ogni volta che vi renderete conto di utilizzare una forma qualsiasi del
verbo essere, riflettete (se potete, subito, altrimenti, quando si presenta l�’occasione)
sul modo diverso che avreste potuto utilizzare. Vi consiglio di annotare da qualche
parte la frase o le frasi da correggere e la corrispondente traduzione, depurata dal
verbo essere. Dopo aver svolto questo esercizio per alcuni giorni consecutivi, inizierete
a sviluppare una diversa forma mentis!
71
5
INFINITE POSSIBILITA�’ (SECONDA PARTE)
Tu sei come me, un creatore di immagini. Il sole non
è altro che questo: un creatore
di immagini, di esseri e di cose che
non sono mai vere.
(Miguel Angel Asturias)
Il titolo di questa parte del libro è �“DOVE VOGLIAMO ANDARE�” e quello di cui si parlerà
tra poco riguarda la pianificazione degli obiettivi. Dobbiamo, dovete, decidere che
cosa, specificamente, precisamente, volete. Poi vi spiegherò come fare per
concretizzare i vostri sogni. Per ora, concentriamoci sui sogni, su quello che desiderate.
Ora commetterò un peccato mortale per uno studioso di PNL e del METAMODELLO
LINGUISTICO (dopo vi spiego di che cosa si tratta!), ovvero farò quella che, in gergo, si
chiama �“lettura del pensiero�”, cioè darò per scontato di sapere come pensate e come
lavora il vostro cervello.
Voi lo fate tutti i giorni, del resto, ogni volta che pronunciate frasi del tipo �“suppongo
che tu�…�”, �“immagino che�…�”, e via discorrendo.
Mi concedo questo peccato, tuttavia, poiché nel mio studio e ai miei corsi transitano
decine e decine di persone, ed ogni persona che ho incontrato fino ad ora era ben
72
lungi dall�’immaginare le proprie reali potenzialità. Ad ogni persona ho chiesto di
parlarmi dei propri obiettivi da realizzare e dei suoi sogni, ed ogni persona ha sempre
risposto secondo la propria struttura mentale, ovvero secondo quello che credeva di
poter fare, parametrando cioè le sue richieste ai suoi supposti limiti. Nessuno si è mai
azzardato ad andare oltre, a chiedere l�’impossibile, a spingere le sue fantasie oltre il
limite della propria realtà.
Per questo, mi concedo il peccato di presumere che pure voi, ora che si tratta di
pianificare i vostri obiettivi, siate in qualche modo limitati da quello che credete,
adesso, di poter fare, da quelle che credete siano le vostre possibilità.
In realtà, signore e signori, le potenzialità sono infinite. Potete osare l�’inosabile,
chiedere tutto, spararla grossa. E sapete perché?
PERCHE�’ LA REALTA�’ LA CREATE VOI, CON IL VOSTRO PENSIERO.
Voi siete, letteralmente, gli artefici della vostra fortuna. Voi create il vostro destino,
giorno dopo giorno. E se tutto questo vi sembra incredibile o addirittura impossibile,
lasciate che vi parli per un attimo di una branca della scienza dal nome che incute
timore ma che ci può offrire una visione meno �“new age�” e più concreta di quanto ho
affermato prima. Voglio parlarvi della fisica quantistica, o meccanica dei quanti. Come
al solito, amo dissertare con le persone ben disposte verso i concetti che illustro e
spiego, ma ancora di più con gli scettici, con coloro sempre pronti a scuotere la testa e
a fare i san Tommaso. Mi piace quando restano ammutoliti, quando sento (quasi
distintamente) il rumore degli ingranaggi dei loro cervelli che si mettono a correre
all�’impazzata, oppure il meraviglioso fragore delle loro certezze che vanno in frantumi.
Prima, però, una piccola parentesi.
APERTA PARENTESI
Questa piccola parentesi è per tutti coloro i quali, a questo punto, staranno scuotendo
la testa e pensando cose del tipo �“fa presto lui a parlare�…�”, oppure �“lui ce l�’ha fatta
perché non gli è capitato quello che è successo a me�…�”, oppure �“si, quante belle
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favole, ma il mio caso è peggio diverso, per me è diverso�”. Ci siete anche voi, fra
questi? Ebbene, allora lasciate che vi racconti qualcosa di me e della mia vita, visto che
�“faccio presto io a parlare�” e che �“non mi è capitato quel che è capitato a voi�”. Senza il
minimo vittimismo, né ricerca di commiserazione o pacche sulle spalle. Faccio una
breve autobiografia.
Sono nato morto, e questo non è proprio quel che si dice un buon inizio. Sono nato con
il cordone ombelicale stretto intorno al collo, cianotico, e ho preso a respirare solo
grazie all�’intervento provvidenziale di un medico dotato di un eccellente spirito di
iniziativa. Altrimenti, niente Paolo e niente libro.
Dopo i primi anni di vita, durante i quali mi hanno trafitto con centinaia di punture per
curare molteplici e svariate malattie (tra cui una ricorrente acetone, che si
accompagnava a febbri equine), all�’età di sei anni ho rischiato nuovamente la morte,
per una improvvisa ed inattesa crisi di asma bronchiale che nessuno sapeva
diagnosticare e a causa della quale mi hanno infilato sotto una tenda ossigeno, coperto
dalla quale sono rimasto qualche giorno, prima che qualcuno iniziasse ad imbottirmi di
cortisone (per inciso, ho assunto cortisone e cortisonici fino a 23 anni, il che mi ha reso
un uomo con l�’energia di un pollo). Praticamente, mi hanno imbottito di vaccini,
cortisone e antistaminici di tutti i tipi come un tacchino a Natale. Vi lascio immaginare
gli effetti collaterali derivanti dall�’assunzione così massiccia e prolungata nel tempo di
tali quantitativi di farmaci.
Ho vissuto per 23 anni con il terrore di fare una corsa o di uscire sotto il sole, a causa di
asma, rinite allergica, allergie a tutte le erbe conosciute, ma anche alle muffe
dell�’umido e agli acari della polvere.
Ce n�’è ancora. Ero così balbuziente da far fatica a spiccicar parola, e vi risparmio i
ricordi delle mie umiliazioni a scuola, quando gli insegnanti mi facevano leggere in
classe, davanti a tutti, ed il sangue mi affluiva alla testa per la vergogna e l�’unica cosa
che avrei desiderato era che mi si aprisse una voragine sotto i piedi per scomparire e
non riapparire mai più.
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Ho sempre avuto problemi di sovrappeso (uno dei soprannomi che avevo ricevuto a
scuola era �“patata marcia�”) e sono sempre stato goffo. Quando i miei compagni di
scuola elementare giocavano a pallone durante l�’intervallo, io restavo in disparte, un
po�’ per l�’asma, un po�’ perché ero imbranato. Balbuziente, ciccione, malato: la mia
autostima era a livelli piuttosto patetici.
Quando, al liceo, i capitani delle squadre di pallavolo, durante l�’ora di educazione
fisica, dovevano scegliere a turno i membri della loro squadra, io ero sempre, e dico
sempre, l�’ultimo che restava, e chi era costretto a scegliere me lo faceva sempre con
aria disgustata. Ho dato il mio primo bacio a 18 anni compiuti, età alla quale tutti i miei
amici filavano regolarmente da un bel pezzo, per non parlare dei fortunati che già
conoscevano le gioie del sesso.
All�’età di 24 anni ho conosciuto la mia attuale moglie, di dodici anni più vecchia di me,
professionista affermata, inserita in un ambiente sociale di quarantenni di successo,
tutti professionisti affermati pure loro. Io frequentavo l�’università ed avevo un lavoro
part time che mi permetteva solo di pagare la benzina, l�’ingresso in discoteca e tutto
l�’alcol che riuscivo a bere. Per un po�’, ho �“tirato�” anche di cocaina.
Mi sono trovato a 24 anni, senza un soldo e con un lavoro così così, a dovermi
confrontare con gente che aveva quasi il doppio dei miei anni, sentendomi sempre
l�’ultima ruota del carro.
Ho lavorato come cameriere in pizzeria, come lava macchine, ho cambiato almeno tre
lavori di rappresentanza, ho provato a vendere polizze assicurative ma, quando
promettevo guadagni eccezionali e mi presentavo con la mia faccia da ragazzino e la
mia macchina scassata, non mi credeva nessuno e non concludevo mai nulla.
Frustrazione dopo frustrazione, solo con grandi sogni in testa, sono andato avanti.
Ho fatto l�’agente immobiliare, poi mi sono innamorato della riflessologia e ho deciso di
aprire uno studio con mia moglie. Ero senza soldi, ma ho lasciato il lavoro sicuro, ho
chiesto un mutuo, ho sopportato anni di debiti, conti correnti in rosso, gastriti e notti
insonni. Quante volte ho desiderato che qualche buon samaritano mi regalasse un po�’
di soldi, almeno per pagare i debiti, ne ho perso il conto.
75
Ah, mettiamoci pure i problemi familiari, sui quali stendo un velo pietoso, salvo dire
che non ho parlato con i miei genitori per circa tre anni, e nemmeno ora le cose vanno
come vorrei, ma così è la vita.
L�’azienda presso la quale ho frequentato i primi corsi mi ha tradito e la mia insegnante,
che idolatravo, mi ha pugnalato alle spalle, parlando male di me e costringendomi ad
uscire da quello che, allora, mi sembrava l�’unico posto in cui avrei potuto trovare le
risposte che cercavo. Mi sono trovato, in preda al panico, senza punti di appoggio, con
l�’angoscia che il mio lavoro sarebbe naufragato, vittima delle maldicenze e di persone
invidiose e cattive. Colleghi e colleghe invidiose si sono parecchio impegnati per
diffondere tutte le possibili voci false che sono riusciti ad inventare, pace all�’anima
loro.
È stata durissima. Anni di fatica, sofferenza, preoccupazioni, pensieri. Mille volte mi
sono disperato e rotolato nel letto, gli occhi sbarrati nel buio, a chiedermi se e come le
cose sarebbero mai cambiate.
Ne sono certo: ci sono storie molto più tristi della mia. In fin dei conti, non mi posso
lamentare, soprattutto in considerazione delle vicende di vita che ascolto tutti i giorni
dai miei clienti. Tuttavia, permettetemi di dire che non è stato facile, salvare me
stesso, il mio matrimonio, il lavoro.
Eppure sono qui. Eppure, a forza di sogni, debiti e maniche rimboccate, sono qui a
spiegare a voi come si fa ad uscire dal pantano e ad andare di corsa incontro ai vostri
sogni. Perciò, a quelli che pensano che io la faccio facile perché non conosco la loro
storia, dico: ok, non conosco la vostra storia, ma non è che a me il successo sia caduto
in testa dal cielo. So io le umiliazioni patite, le notti a non dormire, le gastriti e le
ulcere. Nessuno mi ha mai regalato un centesimo e nessuno mi ha mai coperto le
spalle. Non sono un �“figlio di papà�”, tanto per capirci.
Eppure, sopra tutto, ho sempre lottato, ho sempre agito nella convinzione che le cose
si sarebbero, prima o poi, sistemate.
Mi ricordo in particolare di una sera, quando lo studio di riflessologia non era ancora
aperto e non avevo neppure un cliente, e parlavo con mia moglie e le descrivevo
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quello che sarebbe successo: io pieno di lavoro, io uomo di successo, io punto di
riferimento per clienti ed amici.
Ci sono voluti anni, non troppi, a dir la verità, ma alla fine sono esattamente nella
situazione che descrivevo, sognando ad occhi aperti. E di ogni cosa, di ogni episodio,
posso davvero dire, adesso, �“meno male che è successo�”.
Dove troverei la carica per motivare le persone sfiduciate che si rivolgono a me o
vengono ai miei seminari, se non sapessi esattamente che cosa significa essere
considerato lo sfigato della classe, se non conoscessi alla perfezione il suono delle
risate dei tuoi compagni mentre tu balbetti e non riesci a parlare e vorresti solo morire
sul colpo, per non sentire più niente?
Non la faccio facile. È stata durissima, dura dura dura. Cavolo, se è stata dura. Ma sono
qui, esattamente nel posto in cui voglio essere, a fare esattamente quel che voglio
fare. E se ce l�’ho fatta io, che sono muscoli, ossa, cuore e cervello esattamente come
voi, ce la può fare chiunque. In PNL si parla, a tal proposito, di Modeling, ovvero di
modellamento. Anzi, la PNL nasce proprio dal modeling, ovvero dal fatto che un paio di
personaggi leggendari, Bandler e Grinder, si sono presi la briga di osservare (intendo
osservare in modo scientifico) alcune persone che svolgevano il loro lavoro in modo
eccellente e con risultati straordinari. Da tale osservazione, poi, hanno tratto una
struttura, un �“modello�” applicando il quale si possono ottenere risultati simili, con la
consapevolezza di quel che si sta facendo. Così potete fare anche voi. Quando siete
scoraggiati e pensate che a voi alcune possibilità siano precluse a causa di vostri
(presunti) limiti, riflettete sul fatto che dal punto di vista neurologico e chimico siete
equipotenti a chiunque altro. Di certo, se siete alti un metro e venti e volete battere
Michael Jordan nel suo record di schiacciate a canestro, dubito fortemente che il
vostro intento troverebbe soddisfazione. Per tutto il resto, tuttavia, partite dal
presupposto che, se ci è riuscita una persona, ci possono riuscire tutti. Anthony
Robbins, nel suo libro �“Come ottenere il meglio da sé e dagli altri�”12, ne fa colonna
portante del suo pensiero: chiunque può realizzare i propri obiettivi, a patto di essere
disposto a mettersi in gioco. Lui stesso, che è universalmente riconosciuto come il
�“numero uno�” al mondo, ha basato la sua crescita personale ed il suo successo proprio
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su questa domanda, ovvero �“come fanno a farlo�”? Ha voluto capire come alcune
persone riuscissero ad ottenere determinati risultati, ed ha fatto lo stesso. E anche
Robbins è partito da una situazione svantaggiata: senza soldi, lavoro pessimo,
condizione fisica di sovrappeso e problemi vari. Eppure, è arrivato in cima. Io ho
iniziato a coltivare il mio sogno proprio modellandomi su chi ce l�’ha fatta prima di me,
pensando continuamente �“anche io ce la posso fare!�”. Ebbene, sta succedendo. E,
ripeto, io non sono poi questo granché: organi e ossa come tutti, cervello come tutti,
un po�’ di grasso (un po�’ troppo, a dire il vero�… ci sto lavorando!) sparso soprattutto
sulla pancia e sui fianchi. Insomma, le solite cose, salvo il fatto che credo ciecamente
nel fatto che se qualcuno ci riesce, ebbene ci posso riuscire anche io.
CHIUSA PARENTESI
Torniamo alla meccanica quantistica. S�’intende, non sono uno scienziato, perciò
perdonate le imprecisioni di linguaggio o eventuali strafalcioni: spiegherò al meglio
delle mie capacità concetti che la mente umana fatica ad interiorizzare, data la loro
vastità e, soprattutto, la loro totale dissonanza cognitiva con i nostri normali schemi di
pensiero. Per ovviare alle mie carenze, tuttavia, sarà mia cura segnalarvi i testi (quelli
si, scritti da scienziati e da persone che di queste cose ci capisce davvero) che potrete
consultare, se ciò sarà di vostro desiderio.
La fisica quantistica, tanto per capirci, si occupa dello studio dell�’infinitamente piccolo.
Stiamo parlando di �“cose�” più piccole degli atomi, che fino a poco tempo fa erano
considerati quanto di più �“piccolo�” si poteva immaginare. Ebbene, i �“quanti�” sono
molto, molto, molto più piccoli.
Gli scienziati, o meglio i fisici quantistici, studiando la realtà a questo livello
infinitamente microscopico, hanno scoperto cose molto interessanti e alquanto
bizzarre, decisamente al di fuori dei nostri tradizionali schemi di pensiero e dei canoni
di realtà che solitamente siamo disposti ad accettare come �“veri�”.
Se non si trattasse di scienza, vi direi che stiamo parlando di fantascienza! Invece, per
quanto ciò possa sembrare incredibile, è tutto vero.
78
Anzitutto, hanno scoperto che, a livello quantico (ovvero, appunto, dell�’infinitamente
piccolo), tutto è collegato e tutto interferisce con tutto. È stato dimostrato in
laboratorio: gli scienziati hanno preso una particella e l�’hanno divisa in due. Poi hanno
preso una particella e l�’hanno portata in un altro laboratorio, distante mille miglia. Poi,
hanno esercitato una stimolazione elettrica su una particella, in modo che le sue
oscillazioni cambiassero di intensità e il suo spin, ovvero il suo senso di rotazione, si
invertisse. Ebbene, l�’altra particella, a distanza di migliaia di chilometri, ha iniziato
all�’istante a vibrare allo stesso modo, come se fosse stata sollecitata anch�’essa.
Massimo Teodorani, nel suo lavoro �“Entanglement: l�’intreccio nel mondo quantistico�”,
riferisce anche di un importante esperimento che �“dimostrò che ogni volta che uno dei
due fotoni (piccolissima particella di materia, ndr) deviava dalla sua traiettoria a causa
del filtro posto sul suo percorso, succedeva che anche l�’altro (che si trovava a viaggiare
in direzione opposta) effettuava istantaneamente una deviazione, nonostante si
trovasse separato dal primo. In tal modo venne dimostrata inequivocabilmente
l�’esistenza del meccanismo dell�’entanglement, ovvero di un fenomeno non locale dove
due particelle si influenzano a vicenda istantaneamente. Nel 1997, il fisico svizzero
Nicolas Gisin ed il suo staff eseguirono con successo una versione dell�’esperimento i cui
rilevatori si trovavano ad una distanza di ben 11 chilometri l�’uno dall�’altro.�”13
Ora, se non siete a bocca aperta e il vostro cervello non ha preso a fumare, vi consiglio
di rileggere quello che ho scritto, prima di proseguire con la lettura. Avete letto bene?
Il vostro cervello sta fumando? Ottimo, possiamo andare oltre. Quella di cui vi ho
appena dato conto è la prova scientifica che tutti noi siamo intimamente collegati da
fili invisibili: infatti, noi siamo composti proprio da quelle piccole particelle su cui gli
scienziati fanno esperimenti. La comprensione di questa prova scientifica dovrebbe
aprirci gli occhi su alcuni fenomeni che normalmente liquidiamo come �“coincidenze�”,
ad esempio l�’empatia fra persone o le �“sensazioni�” che percepiamo senza motivo
apparente e che poi si rivelano immancabilmente esatte. Ma questo fatto, seppur di
proporzioni a mio avviso colossali, è ancora nulla al confronto dell�’altra scoperta di
quel che avviene a livello quantico, ovvero che (tenetevi forte!), la realtà è influenzata
da colui che la osserva. Ripeto:
79
L�’OSSERVATORE INFLUENZA LA REALTA�’
Ciò significa che ogni particella di energia, ogni quanto, è in sé molte cose (infinite
cose, a dire il vero) simultaneamente e che assume una determinata forma (onda o
particella) a seconda di chi la osserva. L�’implicazione pratica di questa asserzione è che
noi, esseri umani coscienti, siamo in grado di �“creare�” la realtà. Letteralmente.
SIAMO IN GRADO DI CREARE LA REALTA�’. LETTERALMENTE.
Siamo in grado, con un procedimento cosciente e consapevole, di dare alla realtà la
forma che desideriamo. Fantasticheria? Mistico ed irreale scenario New Age? Ebbene,
lasciate che vi parli del famoso gioco �“testa o croce�”, che chiunque di voi può eseguire
con una moneta.
La scienza newtoniana, ovvero quella che si basa sulla realtà visibile e su un concetto
deterministico della realtà14, afferma a ragione che, lanciando in aria una moneta,
abbiamo le stesse probabilità che esca testa o che esca croce. All�’inizio, magari,
avremo una prevalenza dell�’uno o dell�’altro simbolo ma, dopo un numero
sufficientemente alto di lanci, la proporzione si assesta su 50 e 50. Un fisico quantistico
(il dottor Radin) ha elaborato la versione elettronica del lancio della moneta, creando
un apparecchio che si chiama generatore di eventi casuali (REG, ovvero Random Event
Generator). Ebbene, questo apparecchio produce bit di informazioni sotto forma di
zero e uno. Se lasciato funzionare per suo conto, la percentuale di zero e uno è sempre
del 50 e 50, e la relativa funzione d�’onda non presenta picchi di rilievo. È stato chiesto
ad alcune persone di far funzionare l�’apparecchio, concentrandosi intensamente o
sullo zero o sull�’uno, desiderando intensamente di produrre una delle due possibilità,
pensando e concentrandosi, appunto, o sullo zero o sull�’uno. L�’incredibile risultato è
stato che, davvero, la macchina ha �“assecondato�” le richieste dell�’operatore,
generando un maggior numero di uno o di zero, a seconda di ciò che pensava e aveva
mentalmente richiesto l�’osservatore. Tralascio i calcoli e le pagine di dati statistici: vi
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segnalo solo che la probabilità che picchi d�’onda si producano in modo casuale rispetto
alla presenza di un osservatore e al numero di selezioni operate dalla macchina, è di
una su cinquantamila, come sottolinea il dottor Radin: �“esaminando tutto il materiale
bibliografico, con le centinaia di esperimenti che sono stati fatti, ci si può fare un�’unica
domanda: ha avuto peso il fatto che le persone cercassero di influenzare il risultato
verso l�’uno o verso lo zero? E la risposta complessiva è sì, ha avuto peso. In qualche
modo, l�’intenzione è correlata con l�’operazione o l�’esito dei generatori di numeri
casuali. Se si desidera che esca più volte il numero uno, in qualche modo il generatore
produce più uno. L�’analisi finale è di cinquantamila su uno. Le probabilità che i
generatori siano andati in quella direzione, verso l�’intenzione, non per caso, sono di
cinquantamila contro uno.�”15
Riporta la rivista di neuroscienze �“Mente e Cervello�”, che si è occupata dell�’argomento:
�“91 soggetti hanno tentato di influenzare mentalmente i risultati del REG, per un totale
di quasi 2,5 milioni di 0 e 1. Negli esperimenti del PEAR (Princeton Engineering
Anomalies Reasearch Laboratory, ndr), l�’output del generatore casuale tendeva ad
essere correlato all�’intenzione del soggetto. Da un�’analisi più approfondita dei dati
sono emersi altri dettagli: non tutti i soggetti avevano riportato la stessa percentuale di
spostamento statistico, ma tutti apparivano capaci di influenzare i risultati del
generatore. Segno che non era necessaria una particolare predisposizione per i
fenomeni paranormali. Presto, molti sollevarono dubbi sull�’accuratezza metodologica
dei collaboratori al progetto PEAR, ma James Randi (il più famoso cacciatore di
�“bufale�” paranormali al mondo, colui che ha smascherato centinaia di falsi maghi e
medium, svelando i loro trucchi, ndr), che aveva accolto il risultato con il consueto
scetticismo, non riuscì a trovare alcuna irregolarità.�”16
Ciò vuol dire che il nostro pensiero, a livello quantico, può influenzare e modificare la
realtà. Potete farlo anche voi. Potete influenzare la vostra realtà. Per tale motivo, il
titolo di questo capitolo è �“infinite possibilità�”: perché ogni aspetto della vostra vita,
ogni atomo, ogni quanto, non è determinato finché voi non decidete di osservarlo e di
decidere che cosa farne. Potete determinare il risultato, potete chiedere quello che
volete.
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�“Prima che un�’osservazione o una misurazione venga eseguita, un certo oggetto esiste
come onda di probabilità (tecnicamente chiamata funzione d�’onda): non ha una
posizione né una velocità specifiche. La sua funziona d�’onda o onda di probabilità
contiene la probabilità, quando venga osservata in una misurazione, di trovarsi qua o
là. Quello che la fisica quantistica ha rivelato è così sbalorditivo che sembra
fantascienza: le particelle possono essere in due o più luoghi allo stesso tempo (un
esperimento molto recente ha rivelato che una particella può trovarsi fino a 3000
luoghi simultaneamente!)�”.17
I vostri obiettivi, ora, spero, saranno diversi da quelli che avreste posto solo poche
pagine indietro. Ora sapete che potete chiedere ciò che volete. Ora sapete di non
essere pedine che si muovono passivamente nel mare della vita, come tappi di sughero
lasciati in balia della corrente. Ora sapete che avete il potere, nella testa e nel cuore,
di decidere la direzione nella quale volete muovervi. Ora sapete che la fortuna ve la
create da soli, e che chi non ottiene risultati è solo perché non li chiede, o li chiede nel
modo sbagliato, oppure chiede i risultati sbagliati. Naturalmente, come vi dicevo nel
capitolo precedente, non potete spostare una casa con la forza del pensiero, per lo
meno non al nostro livello di coscienza. Ma a livello quantico, a livello di probabilità,
potete plasmare la struttura della casa a vostro piacimento. Potete fare in modo che la
casa vibri al vostro ritmo, suoni delle stesse musiche e melodie meravigliose che
scorrono dentro di voi. Potete influenzare la realtà che vi circonda e che vi permea con
la qualità dei vostri pensieri e, così facendo, potete fare in modo che il mondo vi
sorrida, oppure vi chiuda la porta in faccia. Voglio ora parlarvi di altri esperimenti, che
riguardano sia gli studi già citati della Pert e di Bottaccioli (le emozioni influenzano la
chimica del nostro corpo), sia gli esperimenti di fisica quantistica. Anche in questo
caso, le evidenze scientifiche sono strabilianti e, se mi è concessa una nota del tutto
personale, addirittura commoventi. Ogni volta che penso a queste cose, ogni volta che
mi trovo a studiare qualche testo che ne parla, anche ora che ne sto scrivendo per voi,
ebbene tutte le volte mi sento letteralmente sopraffatto dalla enorme vastità di queste
scoperte e delle loro implicazioni. Ogni volta, ho come la sensazione che tutto questo
sia così grande da sfuggirmi dalle mani e dalla testa, ho paura di perdermi in questo
82
infinito spazio, di smarrire qualcosa, di non aver capito bene o di non aver capito tutto.
In questi momenti, mi consolo con le parole del dottor Niels Bohr, premio Nobel per il
suo lavoro sulla struttura dell�’atomo: �“chi non rimane sconvolto quando si imbatte per
la prima volta nella teoria dei quanti non può averla capita.�”
Ebbene, tornando a voi che siete artefici della realtà che vi circonda: non solo le
emozioni hanno la capacità di influenzare fisicamente il sistema endocrino ed
immunitario del vostro corpo. Sono anche in grado di modificare la forma del vostro
DNA! I fatti di cui vi parlo sono emersi da una serie di esperimenti condotti
dall�’esercito degli Stati Uniti e pubblicati su varie riviste scientifiche nel 1993. In
sostanza, ad un volontario è stato prelevato un campione di DNA tramite un tampone
intriso di saliva. Il volontario è stato poi sottoposto a forti sollecitazioni emotive (gli
sono stati mostrati filmati preparati per l�’occasione) e �“quando le emozioni del
soggetto toccavano alti o bassi picchi emotivi, le sue cellule ed il suo DNA producevano
nello stesso momento una forte risposta elettrica. Sebbene il soggetto ed i suoi
campioni fossero stati collocati a varie decine di metri di distanza fra loro (anni dopo
sono stati condotti altri esperimenti in cui tale fenomeno è stato misurato ad oltre 500
chilometri di distanza, ndr), il DNA si comportava come se si fosse trovato ancora
fisicamente in contatto con il corpo del soggetto.�”18
In pratica, le emozioni provate dalla persona sono in grado di modificare la struttura
del DNA, come ha evidenziato anche il dottor Bruce Lipton, biologo cellulare, massimo
esperto negli studi sui legami fra scienza e comportamento e pionieristico ricercatore
nell�’ambito della epigenetica, nuova scienza di frontiera che studia appunto le
possibilità di modificare deliberatamente e consapevolmente la struttura cellulare del
nostro organismo. Già di per sé, questa scoperta è incredibile. Lo diventa ancora di più
se la mettiamo in relazione con un�’altra scoperta, dovuta quest�’ultima a studi di
meccanica quantistica. Un gruppo di scienziati, capeggiati dai ricercatori russi Vladimir
Poponin e Peter Gariaev, ha condotto un esperimento in cui in un contenitore è stato
creato il vuoto assoluto. Come previsto dai ricercatori, nel contenitore, dopo aver tolto
�“tutto il possibile�”, sono rimasti solo alcuni fotoni i quali, osservati, erano disposti a
caso all�’interno del contenitore stesso. A questo punto, nel contenitore è stato posto
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un campione di DNA. I fotoni, come per magia, hanno iniziato a muoversi fino ad
assumere l�’esatta forma del DNA posto nel contenitore. Non è finita: una volta estratto
tale campione, i fotoni hanno mantenuto la loro disposizione a forma di DNA.19
Ricapitolando: la qualità delle vostre emozioni influenza la chimica del vostro corpo ed
il vostro DNA, il quale influenza la realtà che vi circonda, modificandola (a livello
quantico) a sua immagine e somiglianza. Per quale motivo, quando le cose vi vanno
bene e tutto gira per il verso giusto, avete la netta percezione che intorno a voi tutti
siano diversi, meglio disposti nei vostri confronti, e che addirittura il mondo sia più
colorato? E per quale motivo, quando vi svegliate con la luna storta, vi capitano solo
situazioni che non fanno altro che peggiorare il vostro stato, ed il mondo stesso
sembra grigio? La risposta sta in questi esperimenti, in questi risultati. Trattenete il
respiro, perché non è ancora finita.
Avete mai pensato al fatto che ci sono alcune persone che, senza motivo apparente, vi
piacciono più di altre, oppure riscuotono sempre successi sociali, oppure sono in
qualche modo �“positive�”, tanto che solo la loro vicinanza è sufficiente a farvi star bene,
a farvi rilassare? Vi siete mai chiesti quale nascosto e misterioso processo alchemico si
cela dietro queste inspiegabili (ma ben tangibili) sensazioni?
Una interessante e, tanto per cambiare, stupefacente risposta, ce la fornisce il dottor
Masaru Emoto, celebre per aver inventato un microscopio in grado di fotografare i
cristalli dell�’acqua. Il dottor Emoto ha fotografato cristalli di acqua conservati in
recipienti sui quali erano apposti messaggi di amore, serenità e pace (per esempio: io
amo, io perdono, io sono felice, ma anche preghiere di vario tipo, etc.) e messaggi di
odio (per esempio: ti odio, ti vorrei uccidere, etc.). Oppure, cristalli che erano stati
esposti a musica classica e a musica heavy metal. La scoperta sensazionale è che i
cristalli di acqua che sono stati a contatto con messaggi in qualche modo �“positivi�” o
con musica rilassante hanno forme armoniose e presentano colorazioni rilassanti e
tenui; i cristalli che, invece, sono stati a contatto con messaggi di paura, cattiveria o
odio o con musica heavy metal, hanno forme brutte, prive di armonia, sgraziate e
persino spiacevoli allo sguardo. Inoltre, i colori delle fotografie sono scuri.
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Nella introduzione del libro di Emoto, si legge: �“questo esperimento ci ha insegnato
quanto siano importanti le parole che pronunciamo ogni giorno. Se pronunciamo
parole positive, queste vibrazioni influenzano le cose nella direzione del bene. Se
utilizziamo parole negative, ci muoviamo verso la distruzione. In Giappone si ritiene che
le parole abbiano un�’anima, la cosiddetta anima della parola. Si pensa che soltanto
pronunciando le parole si abbia il potere di trasformare il mondo (ricordatevi di questo
passaggio, quando leggerete il capitolo dedicato alla linguistica e all�’importanza di
parlare �“bene�”, ndr). Le parole influenzano in maniera molto forte la nostra coscienza.
Si dice spesso che è importante usare parole positive perché tutto scorra liscio. Le
parole manifestano i sentimenti. I sentimenti con i quali viviamo modificano l�’acqua
che costituisce il 70% del nostro corpo e questa modificazione si manifesta in tutto il
corpo. Chi ha un corpo sano, ha anche sentimenti sani. È vero che una mente sana vive
in un corpo sano.�”20
Questo fatto, e cioè che le emozioni, le energie, le vibrazioni, in qualche modo (dico �“in
qualche modo�” per non diventare troppo pesante: spiegazioni più che esaurienti si
trovano, se solo ci si affaccia al mondo quantico, in cui tutto è energia) modificano la
struttura della materia, è già di per se sconvolgente.
Ma la cosa ancor più sconvolgente è che il pianeta Terra è composto per lo più da
acqua. E che noi siamo composti da acqua per una percentuale che va dal 70% al 90%.
Sono chiare le implicazioni di quanto ho appena scritto? Vi rendete conto che avete
davvero il potere di creare la vostra vita, la vostra giornata, esattamente come
desiderate? E che se le cose non vanno come volete, in qualche modo l�’universo non fa
altro che vibrare alla frequenza che voi per primi inviate con i vostri rancori, i vostri
malumori, le vostre insoddisfazioni? Comprendete perché parlo di infinite possibilità?
Perché davvero, qui e ora, nella pianificazione dei vostri obiettivi, potete chiedere
quello che volete. Tutto. Tutto. Non so a voi, ma a me viene il pizzicorino al naso,
perché è la cosa più emozionante che riesco ad immaginare. Sapere di poter avere
quello che si vuole, di poter creare, letteralmente, giorno dopo giorno, la nostra vita.
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A questo punto, suppongo (e mi concedo di nuovo il lusso di fare un po�’ di lettura del
pensiero) che alcuni di voi, non molti spero, staranno scuotendo la testa ed elaborando
pensieri depotenzianti, del tipo: �“con me non funzionerà�”; �“il mio caso è troppo
diverso dagli altri�”, �“io davvero non posso modificare le circostanze�”.
Altri, invece, diranno: �“ah si, io ci credo a queste cose!�”, e proveranno ad applicare la
filosofia racchiusa in questo libro per tre o quattro giorni, forse un mese, salvo poi
sprofondare nuovamente nella solita e ripetitiva realtà di sogni chiusi nel cassetto.
Ai primi, chiedo la cortesia di aspettare ancora qualche pagina, così forse si
renderanno conto che il loro caso non è poi così diverso dagli altri e che spesso quando
si da la colpa alle circostanze, in realtà si prende la scusa per non agire, perché agire
sarebbe troppo faticoso, rischioso, doloroso.
Agli altri, a quelli che ci credono, mi permetto di dire che l�’affermazione �“io a queste
cose ci credo�” implica già un fallimento, un distacco da ciò che è una realtà alla quale si
dovrebbe aderire, senza �“crederci�”. Sarebbe come dire �“io credo che il Nimesulide fa
passare il mal di testa�”. Non c�’è niente da credere, funziona così e basta. Affermare:
�“Si, io credo alla teoria dei quanti secondo la quale noi possiamo con la nostra energia
creare la nostra realtà�”, in realtà significa che lo accettate dal punto di vista della
mente razionale, ma che si tratta di un concetto che non fa parte di voi. Per questo,
una frase del genere racchiude in sé il germe del fallimento. Prendo spunto da un
enorme scrittore e teologo, Igor Sibaldi, il quale sottolinea la differenza sostanziale fra
il �“credere�” e il �“sapere�”: quando diciamo �“io ci credo�”, si tratta di un procedimento
che la nostra mente logica esegue per �“capire�” qualcosa, e capire significa
imprigionare, tener chiuso (dal latino, capere). Per il sapere che intendo io, invece,
Sibaldi usa il verbo �“accorgersi�”, e trovo che mai nessun verbo sia stato utilizzato in
modo più poetico e pertinente. Perciò, invece di fare atto di fede su quanto dico,
chiudete gli occhi, guardate dentro voi stessi e andate alla ricerca di ciò di cui vi siete
�“accorti�”, di ciò che intimamente �“sapete�”. Qualsiasi cosa troverete va bene, su quella
costruiremo insieme la favolosa cattedrale che, da qui innanzi, sarà la vostra vita. Una
vita da sogno, una vita in cui voi e solo voi decidete il chi, il cosa ed il come.
Ho trovato una frase che esprime benissimo il concetto di cui vi ho parlato:
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�“È fondamentale dissipare un fraintendimento profondo: sapere una cosa non significa
possederla. E un altro: sapere non è comprendere. E un altro ancora: sapere non è il
contrario di non sapere, ma di sapere male. Sapere è avvicinarsi all�’essere e deve
somigliare a essere.�” (Roberto Juarroz)
Voglio lasciarvi con un�’ultima riflessione. Siete i creatori della vostra realtà, che vi
piaccia o meno. Siete voi che, consapevolmente o meno, costruite il mondo che vi
circonda, anche se questo mondo non vi piace. Siete voi che vi attirate, letteralmente,
tutti gli eventi che caratterizzano la vostra vita, quelli belli e quelli meno belli. Mi rendo
conto che tale affermazione può far storcere il naso a più di uno di voi e vi prego di
pazientare ancora un po�’: troverete una spiegazione esauriente a questa mia
asserzione nel capitolo dedicato alla �“fortuna�”. Qui voglio solo farvi pensare a quanto
poco siamo abituati a considerarci �“parti in causa�” degli accadimenti quotidiani e a
come questo atteggiamento passivo, da spettatore inerte, vada assolutamente
trasformato in un atteggiamento da regista attivo, se vogliamo, se volete davvero
chiedere (chiedervi) che i vostri sogni si realizzino, se davvero volete porvi obiettivi
ambiziosi per la vostra vita. Siamo così poco abituati a considerarci i �“creatori�” del
nostro destino che, persino quando i nostri sogni si realizzano o gli obiettivi si
concretizzano, pensiamo che ciò sia avvenuto per caso, per pura fortuna, grazie alla
benevolenza del destino favorevole.
�“Il mio sogno si è avverato�”, dite.
�“Il mio sogno è diventato realtà�”.
Come se i sogni potessero realizzarsi per loro conto, come se i sogni fossero entità
dotate di intelletto e coscienza, in grado di decidere da soli se realizzarsi o meno!
SIETE VOI CHE REALIZZATE I VOSTRI SOGNI!
SIETE VOI CHE AVETE COMPIUTO IL MIRACOLO!
DOVETE SOLO IMPARARE A CAPIRE COME AVETE FATTO, E FARLO ANCORA, A
VOSTRO PIACIMENTO, TUTTE LE VOLTE CHE DESIDERATE.
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RIASSUNTO DEL CAPITOLO
LA MENTE INFLUENZA LA REALTA�’, perciò siete voi che, con i vostri pensieri,
determinate quello che vi accade.
A LIVELLO ENERGETICO, la qualità dei vostri pensieri condiziona persino la forma e la
struttura delle molecole di acqua che compongono il vostro corpo: nutrendo cattivi
pensieri, odio, frustrazione e rancori, diventate ogni giorno più brutti!
E soprattutto�…TUTTO QUESTO FUNZIONA, NON BISOGNA �“CREDERCI�”. TUTTO
QUESTO FUNZIONA A PRESCINDERE dal fatto che voi ci crediate oppure no. E poi, SE
CE L�’HO FATTA IO, CE LA PUO�’ FARE CHIUNQUE!
NOTE
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ESERCIZI
Questa volta, il vostro compito è davvero semplice. Si tratta solo di lasciarsi andare alla
suggestione del mistero e delle possibilità. Mettetevi in comunicazione con l�’universo
quantico, con la Matrix divina�… e chiedete.
Il dottor Joe Dispenza, durante un�’intervista, ha detto che la sera, prima di coricarsi,
chiede alla realtà di manifestarsi per lui e, il giorno dopo, si diverte a cercare durante la
sua giornata i segni di ciò che ha chiesto. Voi dovete fare lo stesso.
La sera, prima di andare a dormire, dedicate qualche minuto a voi stessi e alle vostre
riflessioni. Pensate intensamente a qualcosa o a qualcuno e chiedete, per il giorno
dopo, un segno di qualsiasi genere, che possa dimostrarvi il vostro intervento sulla
realtà. Posso tranquillizzarvi dicendovi che la prima volta che mi hanno proposto un
simile esercizio ho sorriso (anzi, sogghignato). In ogni caso, l�’ho fatto. Ed ora lo faccio,
spesso e soprattutto quando le cose non girano come vorrei: mi fermo un istante e
chiedo alla realtà di manifestarsi secondo i miei desideri. I segni arrivano sempre, a
volte in modo così eclatante che io stesso ne resto stupefatto. Sono arrivato al punto
che penso intensamente a qualcuno e nel giro di poco ricevo la sua telefonata. Oppure,
chiedo segnali circa la mia attività ed immancabilmente arriva qualche buona notizia.
Perciò fatelo. È gratis e potrebbe rivelarsi la miglior scoperta della vostra vita. E poi,
come dice George Bernard Show: �“perché no?�”.
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ECOLOGIA DEGLI OBIETTIVI: COME PIANIFICARE IL NOSTRO FUTURO
Gli obiettivi sono sogni con una scadenza
(Hal Hurban)
Per porvi un obiettivo, ovvero per �“chiedere�” quello che davvero volete dalla vita, è di
basilare importanza conoscere le regole del gioco, altrimenti rischiate cocenti
delusioni.
Ogni obiettivo deve essere SMART, ovvero Specifico, Misurabile, Accessibile,
Realistico, Temporale.
Tralascio deliberatamente la discussione �“tecnica�” sugli obiettivi, per la quale rimando
ai libri del settore, soprattutto quelli che parlano di PNL e di motivazione (troverete
alcuni interessanti titoli nelle note e nella bibliografia), a favore di una chiacchierata
amichevole ed informale su questo concetto, quello di �“obiettivo�”, del quale spesso si
parla e del quale, però, la maggior parte delle persone fa cattivo, pessimo uso.
La maggior parte delle persone è, per così dire, non congrua, ovvero assai poco
coerente con se stessa, nel senso che con la bocca dice cose e con tutto il resto del
corpo, con i comportamenti e gli atteggiamenti, ne fa delle altre. La maggior parte
delle persone, poi, si pone obiettivi e non li realizza, partorisce idee che non prendono
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mai forma, si ferma a metà strada (quando va bene) del percorso che dovrebbe
condurre al traguardo.
Perciò, molti sono convinti di non essere capaci di raggiungere i loro obiettivi, perché
troppe volte ci hanno provato (il termine è in corsivo, perché su questo termine, più
avanti, molto ci sarà da dire�…) senza successo.
Da un lato, ciò accade perché la persona si pone obiettivi sbagliati o non ecologici;
d�’altro lato, la persona si sforza con la testa di fare cose che saprebbe fare benissimo,
se solo ci pensasse di meno.
In realtà, tutti sono capaci a realizzare obiettivi, solo che non lo sanno. Chiunque di noi,
ogni giorno, pensa a decine di obiettivi, ne pianifica la realizzazione, li raggiunge con un
livello di efficienza del 100 per cento. Ad esempio, andare a lavorare in automobile,
presuppone la pianificazione e la meticolosa realizzazione di una consistente serie di
eventi consequenziali, che partono dallo svegliarsi la mattina, fino al prendere la
macchina e recarsi proprio là dove si vuole (o si deve!) andare. A volte, persino
controvoglia. Perciò, per rubare le parole a Richard Bandler21, è sufficiente capire
come fate a fare quello che fate, e a farlo in altri contesti e relativamente ad altri
obiettivi. Di nuovo, mi trovo a dirvi che, davvero, potete fare tutto quello che volete.
Dobbiamo solo, insieme, parlare di come deve essere strutturato un obiettivo per
potersi definire tale e per non essere, invece, considerato un�’illusione; e dobbiamo
parlare dei falsi obiettivi, che non possono essere raggiunti per definizione, proprio
perché sono falsi. Per concludere, dobbiamo parlare del concetto di ecologia di un
obiettivo, affinché il perseguimento ed il raggiungimento di tale obiettivo sia
realmente produttivo di effetti benefici e produttivi, per voi e per chi vi circonda, e non
arrechi danno a nessuno, voi per primi.
Potreste chiedermi, a questo punto, il perché di questa mia insistenza sulla necessità di
porsi obiettivi. Anzitutto perché, che vi piaccia o meno, la vostra vita è un inanellarsi
ininterrotto di obiettivi da raggiungere: telefonare a vostra moglie implica la
proposizione di un obiettivo e la messa in moto di una serie di eventi per realizzarlo.
Pagare il mutuo o l�’affitto di casa è un obiettivo a causa del quale lavorate sodo e
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decidete quanto spendere del vostro stipendio e quanto risparmiare. Chiunque ha
obiettivi da raggiungere, ogni singolo giorno della sua vita. Potete decidere se subire
passivamente obiettivi che altri hanno pianificato per voi (devi trovarti un buon
lavoro, devi laurearti, devi�… devi�… devi�…), se trascorrere i vostri giorni su questa terra
in balia del flusso di eventi generato da chi decide di creare quotidianamente la
propria realtà o potete, infine, diventare voi stessi i creatori della vostra realtà e
perciò iniziare fin da subito a pianificare mentalmente i vostri micro e macro obiettivi
(fra i quali, spero, ci sarà anche quello di terminare la lettura di questo libro e di
regalarne una copia per Natale a tutti i vostri parenti ed amici!). Che vi piaccia o meno,
perciò, la vostra vita è composta da obiettivi da raggiungere, uno dopo l�’altro. Potete
scegliere se accontentarvi di quel che passa il convento o fare le vostre richieste. Senza
obiettivi da raggiungere, nessun uomo può essere felice. Se la vostra vita dovesse
diventare un ripetitivo susseguirsi di giorni, privi di uno scopo qualsiasi, si tratterebbe
di una ben triste vita, non trovate. Ci sono persone che chinano la testa e vanno avanti,
giorno dopo giorno, per una vita intera, ad eseguire mansioni e gesti ripetitivi, senza
avere uno scopo nella vita. Io mi chiedo: che senso ha vivere, se non si ha uno scopo?
A che pro dannarsi l�’anima e massacrarsi di fatica, se non si ha uno scopo per cui vale
la pena vivere e lottare? Per questi motivi e molti altri, perciò, è bene ora focalizzare la
vostra attenzione sullo scopo (o obiettivo) che decidete di dare alla vita.
A proposito di coloro che vivono la loro vita lottando e sudando per raggiungere
obiettivi che altri hanno posto dinanzi a loro, durante uno dei miei seminari di crescita
personale, coinvolgo i partecipanti in un interessate esperimento, ovvero costringo
tutti i presenti in sala a togliersi la giacca o il maglione e a passarla al loro vicino di
sedia, prendendo a loro volta quella che viene loro passata da chi siede accanto. Poi,
costringo tutti ad indossare gli indumenti che appartengono ad altri, con risultati
spesso divertenti (e a volte con qualche piccolo incidente, se capita che una giacca
troppo piccola finisca sulle spalle sbagliate!). Che la giacca sia troppo larga o troppo
stretta, con questo esperimento voglio spostare il focus mentale dei partecipanti sul
fatto che vestire i panni degli altri o i panni che altri ci hanno messo addosso, è
scomodo e pericoloso.
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Nessuno di noi si sognerebbe, a meno di impellenti necessità, di indossare vestiti
troppo larghi o troppo stretti, vestiti di altri, vestiti scelti da altre persone. Sfido voi,
che magari amate il colore rosso, ad indossare qualcosa di blu solo perché qualcuno
sceglie il colore al posto vostro e vi costringe ad indossarlo, anche se non vi piace.
Chi di voi è disposto a vestire abiti che altri hanno scelto per lui?
Eppure, molte persone trascorre la propria esistenza indossando abiti che sono stati
scelti da altri.
Pensate che tragedia, vivere tutti i giorni indossando abiti che altri ci hanno cucito
addosso ma che non sono della nostra taglia! Sarebbe una tortura.
Ed ecco perché insisto con gli obiettivi, perché si tratta dell�’unico modo che avete per
affrancarvi dalla schiavitù, per dare una svolta, per togliersi di dosso i panni vecchi. Ed
ecco anche perché insisto sempre sul fatto che ogni persona, oltre a porsi degli
obiettivi, deve anche farlo bene, seguendo le regole. Altrimenti, è tempo sprecato.
A. STRUTTURA DI UN OBIETTIVO
In che modo, tutti i giorni, riuscite a realizzare i vostri obiettivi? Ad esempio: andare al
lavoro, organizzare una cena per gli amici, progettare una serata al cinema? Ogni volta
che decidete di fare qualche cosa e poi lo fate, avete concepito e realizzato un
obiettivo. Perciò, analizzando le caratteristiche �“strutturali�” degli obiettivi che riuscite
a realizzare senza sforzo, potete comprendere quali caratteristiche dovranno avere gli
obiettivi da porvi d�’ora in poi. Fondamentalmente, ogni obiettivo deve essere
praticabile, di possibile realizzazione. Altrimenti, non si tratta di obiettivo, ma di
illusione. È vero, prima vi ho detto che potete chiedere tutto, anche ciò che ora vi
sembra impossibile. Ma questa asserzione non inficia minimamente quanto detto
poc�’anzi. Potete davvero chiedere tutto, purché le vostre richieste siano realistiche (se
vi ponete come obiettivo di imparare a volare, resterete inevitabilmente delusi, temo)
e, soprattutto, siano ben strutturate, secondo una precisa gerarchia. Per esempio, se in
questo momento lavorate part time in un grande magazzino e vi ponete l�’obiettivo di
diventare direttore generale dell�’azienda, si tratta di un obiettivo ambizioso, e al
tempo stesso realizzabile, seppur percorrendo una strada faticosa. Realizzabile, certo,
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a patto che abbiate l�’accortezza di pianificare questo �“viaggio�” verso la meta finale in
modo accurato, passo dopo passo. È plausibile che da dipendente part time qualcuno,
per caso, vi noti e vi proponga il posto di direttore? Ne dubito, a meno il proprietario
del grande magazzino sia vostro padre! Voi, tuttavia, potete fare in modo che, alla fine,
ciò accada, iniziando a lavorare sodo per salire di grado e, gradino dopo gradino,
obiettivo dopo obiettivo, raggiungere il traguardo.
Potete farcela, se lo volete davvero. Potete diventare ciò che volete essere, per
tornare al titolo del libro. La strada potrebbe essere lunga e difficoltosa, a tratti
impervia, eppure la storia è ricca di storie che parlano di persone che letteralmente dal
nulla sono riuscite a costruire i loro sogni, mattone dopo mattone.
Perciò, torniamo per un istante a come deve essere un obiettivo: SMART, ovvero
Specifico, Misurabile, Accessibile, Realistico, Temporale.
Banalizzando: se vi viene voglia di andare al cinema questa sera stessa, dire: �“Voglio
andare al cinema�” potrebbe non essere sufficiente. Per esempio (perdonate
l�’esasperazione, è solo per spiegarmi in modo che tutti comprendano), il vostro
obiettivo manca di specificità: quale film volete andare a vedere? Non è nemmeno
misurabile: volete andare al cinema a vedere uno, due o tre film consecutivamente?
Poi, potrebbe essere poco accessibile, se voi siete di Brescia e volete andare a vedere
un film che inizierà tra quaranta minuti in pieno centro di Roma. Ancora, potrebbe
trattarsi di obiettivo poco realistico, se in questo momento voi siete ricoverati in
ospedale, o dispersi nella giungla del Borneo. Per finire, avreste potuto rendere
l�’obiettivo temporalmente più definito: stasera va bene, ma quando? Venti e trenta?
Ventidue? Mezzanotte?
Per �“specifico�” e �“misurabile�”, tornando alle nostre definizioni, si intende che quello
che voi chiedete a voi stessi, deve essere ben delineato e precisamente definito. A
questo proposito, dovete tener presente, come poi vedremo meglio in seguito, che il
cervello possiede alcune caratteristiche, tra le quali la comprensione letterale di quello
che voi dite. Perciò, la vostra descrizione degli obiettivi deve essere davvero specifica e
misurabile. Ciò è tanto più importante in quanto il cervello, fra le altre sue
caratteristiche, ha anche quella di lavorare per immagini. Così, se voi elencate nel
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dettaglio tutte le specifiche e precise caratteristiche del vostro obiettivo, questo
prenderà man mano forma nella vostra testa, e per il cervello sarà molto più semplice
raggiungerlo. Durante la spiegazione di questi concetti, in un suo seminario, Eric De La
Parra Paz, grande esperto di Programmazione Neuro Linguistica e autore di libri
sull�’argomento, ha egregiamente dimostrato ad un partecipante il modo in cui, a volte,
le nostre richieste non specifiche e misurabili possono trarre in inganno il cervello e
perciò frustrare i nostri sforzi, tesi al raggiungimento degli obiettivi. A questo
partecipante, Eric ha chiesto di immaginare che lui fosse il genio della lampada e che
perciò il partecipante potesse chiedere una cosa qualunque. Lui, Eric/il genio della
lampada, gliela avrebbe data. Il partecipante, allora, ha chiesto a Eric/genio una casa.
Ed Eric, con tutta calma, ha preso un foglio, ha disegnato una casa e l�’ha consegnato
allo stupito spettatore. Al che, lo spettatore ha detto: �“non è questo che desideravo!�”.
Ed Eric ha risposto: �“sono il genio della lampada, mica un indovino!�”.
Spero che questo esempio sia sufficientemente chiarificatore in merito a quel che si
intende per obiettivi specifici e misurabili. Ne parleremo approfonditamente quando
affronteremo il tema della PNL e del metamodello linguistico: dovete essere chiari,
specifici, precisi.
Così, se voi doveste porvi come obiettivo �“guadagnare di più�”, mandereste in
confusione il vostro cervello: più di chi? Quanto di più? Di più rispetto a che periodo?
Per assurdo, il vostro cervello (ubbidiente e letterale), con un solo euro guadagnato in
più, potrebbe ritenersi soddisfatto e perciò smettere di aiutarvi a concretizzare quello
che voi avevate davvero in mente, ma che lui non poteva sapere perché non gli è stato
comunicato nella maniera corretta.
Ancora: se il vostro obiettivo fosse un semplice �“essere felice�”, il cervello andrebbe
nuovamente in tilt. Infatti: cosa si intende per essere felici? Vincere alla lotteria o
trovare il grande amore? Avere sei figli o realizzarsi spiritualmente?
POTETE CHIEDERE TUTTO�… E DOVETE CHIEDERLO BENE!
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Dei due requisiti �“accessibile�” e �“realistico�”, abbiamo già detto. Potete
tranquillamente chiedere di diventare direttore generale dell�’azienda per la quale ora
lavorate come portinaio, ma questo obiettivo di lungo periodo va parcellizzato in tanti
piccoli obiettivi, realistici ed accessibili di volta in volta. Soprattutto, dovete tener
presente che il raggiungimento di un obiettivo, soprattutto se ambizioso, richiede
fatica e sacrificio, oltre che una chiara visione della strada da percorrere. Tornando al
precedente esempio, una buona parcellizzazione dell�’obiettivo potrebbe riguardare,
innanzitutto, il raggiungimento di un livello di istruzione migliore, quale requisito per
poter intraprendere una qualche forma di carriera. E raggiungere tale obiettivo
potrebbe richiedere anni. Di certo, però, il posto di direttore generale sarà più
accessibile e realistico da raggiungere per un laureato, piuttosto che per un portinaio
senza istruzione.
Lo stesso dicasi, ad esempio, per chi di voi si ponesse l�’obiettivo di acquistare una
automobile nuova: a meno di vincere al lotto o ereditare una fortuna, passare da una
Cinquecento ad una Ferrari sarebbe poco accessibile e realistico. Per chi di voi, invece,
avesse in mente obiettivi meno tangibili, come la salute o la serenità, la notizia buona è
che si tratta di obiettivi quasi sempre accessibili o realistici, a meno che siate dei
novantenni afflitti da una malattia terminale e chiediate salute e vigore fisico.
POTETE CHIEDERE TUTTO�… E CHIEDETE UN PO�’ ALLA VOLTA!
Da ultimo, il requisito �“temporale�”, che assume grande importanza soprattutto in
relazione, ancora una volta, alla capacità �“letterale�” del cervello, strumento di potenza
inimmaginabile, che può farvi fare di tutto, ma che va guidato con attenzione e cura,
pena il fallimento.
Torniamo agli esempi di prima. Avete chiesto: �“Voglio guadagnare di più�”? Entro
quanto tempo? Va bene anche fra cinquant�’anni? Non credo! E poco importa se voi
avevate in testa il periodo prefissato: il cervello non lo sa perché non glielo avete
detto! Io so perfettamente quel che intendevate, voi stessi lo sapete, ma il vostro
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cervello no, per cui dirà: �“ok, ti ubbidisco, ti faccio guadagnare di più. Fra quarant�’anni
il tuo stipendio aumenterà!�”.
�“Voglio essere felice�”. Perfetto! Al compimento del vostro novantesimo anno di vita,
incontrerete il grande amore che vi renderà felice per il resto dei vostri (venti) giorni di
vita! Perciò, siate temporalmente precisi, vi conviene. So bene che questi esempi vi
fanno sorridere, eppure è proprio a causa di queste nebulose proposizioni che la
maggior parte delle persone si arena prima di aver raggiunto i propri scopi. Il cervello
ha bisogno di una timeline (linea del tempo) chiara ed identificabile, ha bisogno di date
certe, per progettare il viaggio nel migliore dei modi. Del resto, immaginatevi alle prese
con la pianificazione di un viaggio intorno al mondo o in un paese straniero.
Prendereste nota di tutti gli orari dei voli, è così? E pianifichereste anche le coincidenze
con treni e autobus, o partireste quando capita, sperando di trovare poi qualche mezzo
di trasporto che vi porti dove volete andare? E arrivereste mai in un albergo in piena
notte, senza aver preannunciato il vostro arrivo in modo preciso? Chi di voi, anche
semplicemente quando si tratta di programmare un week end al mare, direbbe mai al
padrone dell�’albergo: �“Arriverò più o meno sabato o forse domenica o forse venerdì,
tra le otto e le ventiquattro?�”. Credo proprio che nessuno accoglierebbe una simile
prenotazione, vero?
Oppure, per finire, ecco ancora il nostro portinaio che si pone come obiettivo quello di
diventare direttore generale. Entro quando? Entro un anno? Sei mesi? No di certo
(spero per lui), perché in tal caso l�’obiettivo violerebbe la regola che prevede che sia
anche realistico ed accessibile. Lo stesso obiettivo, posto con una scadenza di dieci
anni, sarebbe di certo più realizzabile. Quindi, amici miei, fate bene i vostri conti, e
siate realistici nel porre le scadenze.
POTETE CHIEDERE TUTTO�… E DOVETE DIRE QUANDO VOLETE OTTENERE CIO�’ CHE
AVETE CHIESTO!
Non è finita. La regola SMART va integrata con altre importanti specificazioni. Ovvero:
L�’OBIETTIVO DEVE ESSERE ESPRESSO IN FORMA POSITIVA. Ne abbiamo già parlato e
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ne parleremo ancora: il cervello riconosce solo le affermazioni positive e trova
impossibile elaborare concetti negativi. Al cervello puoi solo dire quello che può fare,
non quello che non può fare. Il mio trainer di PNL, Claudio Belotti, durante un corso ha
sviluppato una similitudine molto interessante, paragonando il funzionamento del
cervello a quello del vostro computer. Se ben ci pensate, al vostro computer voi potete
solo dare comandi positivi: fai questo o fai quello, apri questo file o chiudi questo e
così via. La stessa cosa vale per la vostra testa e per quella degli altri, che siano
colleghi di lavoro o figli. Dite loro di fare questo o quello, dite a voi stessi cosa volete
fare, evitando di centrare l�’attenzione su quello che �“non dovete�” fare o su quello che
�“non volete�”. Immaginate, per tornare al nostro banale esempio del cinema, di essere
con la vostra fidanzata (o con il vostro fidanzato, s�’intende): state per l�’appunto
parlando dell�’idea di andare al cinema. Fareste l�’elenco di tutti i film che �“non volete�”
andare a vedere o iniziereste ad elencare i due o tre film alla cui proiezione vi
piacerebbe assistere? E in un ristorante, chiedete al cameriere quello che volete
mangiare o gli elencate tutti i piatti che non vi interessano? È chiaro il concetto?
Andiamo avanti. L�’OBIETTIVO DEVE ESSERE DI RISULTATO, NON DI PROCESSO.
Sempre Claudio, durante un corso, ha chiesto a qualcuno del pubblico chi volesse
dimagrire 5 kg. Io, naturalmente, affascinato dalla PNL e consapevole di quanti
�“miracoli�” può realizzare, ho alzato la mano. E lui mi ha chiesto: �“vuoi dimagrire di 5 kg
o vuoi pesare 5 kg di meno?�”.
Ebbene, il concetto è lo stesso, questo è evidente. Tuttavia, nel primo caso (�“vuoi
dimagrire 5 kg�”), si tratta di un obiettivo di processo, che focalizza il cervello su tutto
quello che di faticoso rappresenta perdere 5 kg (mangiare di meno, fare più sport, etc).
Nel secondo caso, invece (�“vuoi pesare 5 kg di meno�”), nel cervello si realizza solo
l�’immagine verso la quale stiamo andando, ovvero noi stessi che pesiamo 5 kg di
meno. Sperimentatelo da voi, con un obiettivo a vostra scelta: vedrete subito che la
motivazione che scaturisce parlando a se stessi in un modo o nell�’altro è decisamente
diversa. Volete costruire una nuova casa o avere una casa nuova? Volete laurearvi o
essere laureati?
98
B. FALSI OBIETTIVI
Oltre che a causa del fatto che le persone spesso si pongono obiettivi che non rispondo
alla regola �“SMART�”, capita che tali obiettivi non siano raggiunti semplicemente perché
sono falsi. O meglio, perché non sono i vostri veri obiettivi, quelli cui tendere prima di
ogni altra cosa, quelli dal conseguimento dei quali segue poi tutto il resto. Così, chi
smette di lottare o smette di credere in se stesso perché la sua fatica è stata frustrante
ed inutile, in realtà dovrebbe per prima cosa riconsiderare i suoi obiettivi e chiedersi:
�“E�’ questo che voglio davvero? È proprio questa la cosa più importante? Che cosa è
davvero importante per me, adesso?�”. Tutto qui. Forse, comprenderebbe che aveva
solo chiesto a se stesso la cosa sbagliata. Altre volte, capita invece che le persone
raggiungano davvero i loro obiettivi, ma si ritrovino poi al punto di partenza quanto a
tristezza, infelicità, frustrazione, soddisfazione personale. Anche in questo caso, il
problema è che queste persone hanno posto obiettivi falsi, obiettivi che credevano
risolutivi o gratificanti e che, in realtà, non lo sono. Spesso, anzi, è proprio dal
raggiungimento di alcuni obiettivi e dal senso di vuoto che scaturisce dall�’averli
raggiunti che riusciamo a delineare dentro di noi nuove e vere scale di valori, che
riusciamo finalmente a comprendere quali sono per noi le cose più importanti.
Facciamo qualche esempio e consideriamo che i falsi obiettivi, di solito, riguardano due
macro aree di portata molto ampia, le quali creano problemi a parecchie persone:
denaro e amori non corrisposti.
Tra i falsi obiettivi, onestamente, fatico a trovarne altri. Quasi tutti, infatti, possono
essere fatti rientrare in almeno una di queste due grandi categorie.
Parliamo di RICCHEZZA. Poniamo il caso che io mi ponga come obiettivo quello di
diventare felice. Mentre mi pongo questo obiettivo, nella mia mente realizzo e
visualizzo immagini che in qualche modo rimandano al concetto di soldi o di ricchezza.
Non è colpa mia: mi hanno insegnato che i soldi fanno la felicità e che con tanti soldi in
banca le persone sono davvero realizzato. Magari, mi hanno anche insegnato che se
una persona possiede tanto denaro, �“vale�”, altrimenti �“vale poco�”. Ebbene, a questo
punto, trascorso un sufficiente lasso di tempo e spesa una eccezionale quantità di
99
energia per perseguire il mio scopo, potrei trovarmi in una condizione di benessere
economico, ma di infelicità personale. Naturalmente, non è detto: potrei davvero
ritrovarmi ricco e felice. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il conseguimento
dell�’agio economico non solo non risolve alcuni problemi che dipendono assai poco
dalla consistenza del conto corrente, ma a volte ne crea di nuovi e più gravi.
L�’obiettivo di �“essere felice�”, se ben lo si guarda, è mal posto sotto molti profili.
Anzitutto, non risponde alle regole SMART, soprattutto per quel che concerne l�’essere
�“specifico�” e �“misurabile�”. Inoltre, avendo collegato il concetto di felicità con quello di
ricchezza, è pure un obiettivo falso. Infatti, che cosa significa essere felici? In merito a
cosa possiamo definirci felici? Quali sono i nostri valori personali, quelli più profondi e
sinceri, dai quali dipende il nostro stato di benessere interiore? Quando affronteremo
il metamodello linguistico, vedremo che la parola �“felicità�” è una �“nominalizzazione�”,
ovvero un termine a cui ognuno può dare il significato che vuole, e ciò può essere
fonte di alcuni problemi di �“comprensione�”. Naturalmente, uno dei nostri criteri di
valutazione della felicità potrebbe essere davvero la ricchezza, ed in questo non c�’è
nulla di male. Come dice Hal Hurban, �“davvero il denaro è la radice di ogni male? No.
Lo è l�’attaccamento al denaro. I soldi in sé non sono qualcosa di negativo. Non è
sbagliato desiderarne e non è sbagliato averne, nemmeno in grandi somme. Ciò che
conta è come vengono guadagnati e come vengono utilizzati. La verità è che il denaro
può dare più felicità di quanto possa fare la miseria. Non c�’è niente di immorale o di
illegale nell�’essere ricchi, però la ricchezza non è tutto nella vita�”22.La ricchezza,
tuttavia, non supportata da una personale serenità che prescinde dal denaro, è un
falso obiettivo e non vi darà quel che cercate. Naturalmente, tutte le ore che trascorro
in studio con i clienti e tutte le domeniche passate ad insegnare, mi fruttano denaro e,
da quando ho terminato la mia gavetta (e da quando, soprattutto, mi sono allontanato
dai miei vecchi colleghi di lavoro, che erano schiavi del denaro e che si muovevano
secondo i dettami di ipocrisia, cattiveria e falsità), la mia situazione economica è
migliorata, rendendomi decisamente più sereno e tranquillo. Questo miglioramento,
tuttavia, sarebbe valso a poco, se non fosse stato accompagnato dalla mia crescita
personale, dalla risoluzione di alcuni pesanti conflitti che mi si sono parati davanti (o
100
che mi sono cercato, per chi avesse già maturato la visione metafisica e quantistica
della realtà) e dalla precisa volontà di lottare sempre e comunque per preservare
l�’unità familiare, per essere sempre un buon padre ed un buon marito. Nella mia
personale mappa mentale del successo (poi vi spiegherò come realizzare la vostra),
infatti, ho scritto �“successo�” proprio accanto a �“famiglia�”. Ho scelto di pensare al
denaro semplicemente come a uno dei tanti tasselli che servono a comporre il mio
personale puzzle della felicità ed ho evitato (e sto evitando) di pensare solo a quello,
come se i soldi da soli potessero garantirmi un matrimonio felice ed un buon rapporto
con mia figlia o con i miei amici. Una delle usanze cui sono più affezionato è invitare
amici la domenica sera per una pizza in compagnia, sempre consumata direttamente
nel cartone, senza tanti formalismi. Come dico sempre, il giorno in cui sarò ricco come
oggi sogno di diventare, tale usanza non cambierà di una virgola, poiché non è per
nulla collegata al denaro ed il piacere che provo quando sono in compagnia delle
persone a cui voglio bene è del tutto svincolato alla quantità di soldi posseduti: magari,
dico scherzando ai miei amici, andrò a prendere le pizza con una Porche, invece che
con la mia vecchia Ford, ma a casa mia ci sarà sempre il rito della domenica sera con
pizza mangiata nel cartone, garantito!
Parliamo allora di AMORI NON CORRISPOSTI, altra grande questione che affligge
l�’animo di molti miei clienti, i quali pongono proprio come obiettivo la soluzione
positiva di queste situazioni. Ebbene, anche in questo caso mi trovo a ripetere quanto
detto poco sopra: nessun obiettivo deve prescindere da un percorso di crescita
personale, di miglioramento e di consapevolezza che siamo sempre noi i responsabili
di quel che ci accade, che il mondo ci tratta �“a specchio�” e che siamo noi e solo noi gli
artefici della nostra realtà e che, perciò, se qualcuno ci tratta male o non ci
corrisponde come vorremo, la prima cosa �“da risolvere�” siamo noi. Noi soltanto. Così,
è perfettamente inutile, anzi è addirittura controproducente e distruttivo, porre come
obiettivo che l�’altra persona ci desideri o ci ami o ci dia quello di cui noi crediamo di
aver bisogno: si tratta di un obiettivo mal posto, di una questione mal formulata,
perché il nucleo del problema è e resta il nostro modo di porci nei confronti del
101
mondo, della realtà. Se dal nostro partner non abbiamo quel che desideriamo avere in
termini di amore o considerazione, è fatica sprecata chiedere che lui o lei ci diano quel
che ci manca: dovremo chiedere a noi stessi di migliorarci e di stare bene, per smettere
di essere quotidianamente umiliati o per smettere di sopportare giorno dopo giorno
situazioni che non ci piacciono. Non possiamo cambiare la testa o i sentimenti delle
altre persone: dobbiamo soltanto chiederci se quello che abbiamo è proprio quello che
desideriamo e se quello che desideriamo rientra nella sfera delle cose che possiamo
ottenere con il nostro impegno e la nostra determinazione. Se così non è, dobbiamo
semplicemente cambiare obiettivo. Il resto, perdonate la durezza, sono solo scuse e
perdite di tempo.
Quando parlo di obiettivi, durante i corsi, e del fatto che possiamo realizzarli
praticamente tutti, la diffidenza di alcuni partecipanti deriva proprio dal fatto che essi
sono convinti di averci già provato, ma che la cosa, in qualche modo, non funziona. Ed
hanno ragione. Non funziona, non alle loro condizioni, non in questo modo, proprio
per tutti i motivi di cui vi ho parlato finora.
POTETE CHIEDERE TUTTO, ED INIZIATE CON IL GUARDARVI DENTRO.
POTETE CHIEDERE QUALSIASI COSA, ED INIZIATE CON QUALCOSA CHE RIGUARDA VOI
ED IL MODO IN CUI, OTTENENDO CIO�’ CHE CHIEDETE, SARETE MIGLIORI DI QUANTO
SIETE OGGI.
A mio avviso, se raggiungere un obiettivo non vi porta a crescere interiormente o non
migliora l�’immagine e la stima che avete di voi stessi, non è un obiettivo per il quale
vale la pena sprecare fatica.
Se aveste una bacchetta magica e poteste trasformare il vostro amato in una persona
che vi ricopre di attenzioni, in che modo questo fatto vi migliorerebbe come persone?
Lì per lì, magari, mi rispondereste che sareste molto più felici, ma è falso. È come
imbrogliare ai solitari. Mi viene in mente la vicenda di una mia amica e cliente, che da
anni trascorre le sue giornate ad elemosinare un po�’ di considerazione dalla persona
102
per la quale nutre sentimenti di amore. Ebbene, sono trascorsi ormai anni e l�’unica
strategia che la mia cliente ancora non ha messo in atto, nonostante io mi sia
prodigato per aiutarla, è proprio quella del cambiamento personale. Trascorre il suo
tempo a chiedersi il perché degli atteggiamenti di questa persona�… e mai dei suoi.
Ogni volta che ci vediamo, mi racconta di qualche episodio e poi mi chiede: �“ Secondo
te, perché lui si comporta così? Se fa così, allora vuol dire che�…�”.
E la mia, immancabile, risposta è: �“Il motivo per cui si comporta in un determinato
modo è poco rilevante. Quello che importa è se a te sta bene oppure no. Se non ti sta
bene, che importa il motivo per cui lui agisce in un modo piuttosto che nell�’altro? La
cosa che conta è che non ti sta bene, quello è il pensiero che dovresti avere. E poi
dovresti dedicare le tue energie a riflettere su quello che potresti fare per cambiare le
cose.�”
�“Non è così facile�”, mi dice.
�“Purtroppo, lo è�”, rispondo io.
Nel mondo degli affari, c�’è un detto: quando si affida a qualcuno un compito o si
progetta un obiettivo, quello che si ottiene sono risultati o scuse.
Risultati o scuse: può sembrare un atteggiamento drastico, eppure di questo si tratta.
Perciò, quando vi porrete i prossimi obiettivi, partite dal presupposto che quello che
otterrete a seguito del vostro impegno saranno risultati o scuse. Decidete fin da ora
che cosa preferite, ed ogni vostro comportamento sarà orientato di conseguenza.
C. ECOLOGIA DI UN OBIETTIVO
Il problema dei sogni è che, se li sognate abbastanza intensamente, si avverano. Ed il
problema degli obiettivi, soprattutto se ben formulati, è che tendono a realizzarsi, con
un minimo di impegno da parte vostra. Perciò, visto che gli obiettivi, i vostri obiettivi,
di certo si realizzeranno (dopo aver appreso le tecniche per farli diventare �“veri�”, e
soprattutto dopo aver finito questo libro!), voglio affrontare il discorso della ecologia
di un obiettivo ben formulato. In PNL, si parla di abilità di pensiero sistemico, ovvero
della capacità di pensare a noi stessi in quanto parte di un sistema, che va rispettato e
al quale va fornito il nostro apporto. Un obiettivo ecologico, pertanto, deve sempre
103
essere rispettoso del sistema, cioè deve dare valore aggiunto a chi lo persegue e lo
raggiunge ma, al tempo stesso, non togliere valore al sistema. Possiamo anche parlare
di etica dell�’obiettivo, a patto di evitare qualsiasi connotazione religiosa o politica per
questa definizione. Perciò, nel concetto di etica, personalmente, comprendo valori
universali quali il rispetto per le altre persone e le loro idee, la solidarietà nei confronti
di chi ha minori opportunità, il rispetto per l�’ambiente in cui viviamo e, naturalmente, il
rispetto per noi stessi. Detto questo, torniamo al concetto di ecologia di un obiettivo.
Facciamo un esempio: io voglio diventare un uomo di successo, un professionista di
altissimo livello. Questo comporterà che, al culmine della mia carriera, le tariffe per le
mie prestazioni saranno elevate. Ciò, in apparenza, sembra soddisfare solo me ed
essere assai poco �“etico�”: in realtà, la mia coscienza sistemica mi porterà a creare a
mia volta valore, sia alle persone che si rivolgeranno a me (molti professionisti si fanno
pagare parcelle salate senza poi dare risultati, o impiegando troppo tempo per darli), le
quali avranno il risultato desiderato nel minor tempo possibile; sia al sistema, poiché
dei soldi, come dicevamo, si può goderne e al tempo stesso utilizzarli in modo etico.
Inoltre, rispetto ad ogni obiettivo che ci si pone, ci si dovrebbero porre alcune
domande fondamentali. Ad esempio:che cosa succede se lo raggiungo? C�’è qualcuno
che pagherà il prezzo, per averlo raggiunto? Se sì, chi? Quali sacrifici richiederà
raggiungere questo obiettivo? Chi dovrà sopportare questi sacrifici? Il gioco vale la
candela? Perseguire questo obiettivo mi farà rinunciare a qualche altra cosa di più
importante? E così via.
Ai partecipanti dei miei seminari di crescita personale, faccio sempre realizzare la loro
�“mappa mentale del successo�”, sfruttando la tecnologia delle mappe mentali inventata
da Tony Buzan (del quale parleremo più a lungo in seguito) applicata all�’ecologia degli
obiettivi personali. Nella mia personale mappa mentale del successo, ad esempio, ho
inserito tutto quello che voglio raggiungere nella mia vita, ovvero essere un uomo di
successo (per successo intendo fare quello che mi piace e trarne sufficiente
gratificazione economica per vivere agiatamente), realizzare alcuni percorsi di crescita
personale che mi porteranno a migliorare in alcuni aspetti della mia vita che ora
�“gestisco�” male, essere un uomo sano ed in buona forma e, per finire e soprattutto,
104
essere al tempo stesso un buon padre per la mia piccola ed un buon marito per mia
moglie. Chiedo troppo? Non credo. Qualcuno dice che non si può aver tutto dalla vita,
ma io non sono d�’accordo. Ritengo che le nostre capacità e le nostre potenzialità siano
così favolosamente eccezionali che davvero si possa realizzare qualunque sogno,
qualunque obiettivo. Naturalmente, si deve procedere in modo ecologico, ovvero
tenendo conto di tutte le persone che ci circondano e alle quali vogliamo bene, e
tenendo conto del sistema nel quale viviamo. Così, e parlo sempre del mio caso
personale, è probabile che se mi dedicassi con tutte le energie (fisiche ed economiche)
alla mia formazione, raggiungerei prima la posizione sociale e professionale che mi
sono prefissato, ma ciò andrebbe a scapito di mia moglie e di mia figlia. Perciò, scelgo
di procedere con passo più lento, usando la testa, dilazionando i tempi, distribuendo le
energie. Facendo pure alcune rinunce, se necessario, anche se il termine �“rinuncia�” è
assai poco pertinente: preferisco parlare di scelte diverse. �“Rinuncia�” è una parola che
porta con sé il germe di qualche cosa di negativo e che mi dà l�’idea di una persona che
è vittima di se stessa, che è passiva rispetto ai casi della vita. Io non mi vedo così. Io
scelgo. Io decido che le priorità sono alcune piuttosto di altre, sempre in virtù del
principio della responsabilità, per il quale siamo noi e solo noi che dobbiamo decidere
della nostra vita. Se, di domenica, devo tenere un seminario, il sabato sera sto a casa,
mi godo la mia famiglia e vado a letto presto. Prima di eventi importanti, durante i
quali è richiesta la mia massima energia e tutta la mia salute fisica e mentale, mi
preparo studiando molto, uscendo la mattina presto a correre prima di andare a
lavorare, mantenendo un regime di vita morigerato e pertinente. Sono pagato per
questo, per dare il massimo. Inoltre, e questa è la cosa più importante, voglio dare il
massimo, sia a chi si rivolge a me, sia alla mia famiglia. Perciò, come ben vedete,
l�’essere in forma ed in salute è una scelta con precise finalità. Se, al ritorno dal mio
studio o da un mio corso, fossi così stanco da non riuscire a giocare almeno un po�’ con
Aurora e a far due parole con mia moglie Monica, avrei solo parzialmente centrato il
mio obiettivo. Faccio in modo di accontentare tutti, per così dire. Ricordate perciò che
OGNI OBIETTIVO DEVE ESSERE ECOLOGICO PER NOI E PER GLI ALTRI. Sempre Claudio,
durante il corso di cui sopra e sempre in relazione all�’argomento �“perdita di peso�”, mi
105
ha chiesto: �“conosco un modo per perdere 5 kg in modo definitivo e permanente. Ti
interessa?�”.
Io, naturalmente, cascandoci come un pollo, ho risposto: �“Certo!�”. E lui si è avvicinato
a me, facendo finta di avere in mano una sega, dicendomi: �“ok, dammi il tuo braccio.
Sono cinque chili giusti. Tolto quello, il problema del peso è risolto�”.
Ci abbiamo riso tutti sopra, ma il messaggio nascosto da questa battuta deve sempre
essere ben presente nella nostra testa.
PRESTATE ATTENZIONE A CIO�’ CHE CHIEDETE E A COME LO CHIEDETE, PER NON
DOVERVI POI PENTIRE DI CIO�’ CHE AVETE CHIESTO.
Nella vita vera, a volte, purtroppo, non è sufficiente dare una scrollata di spalle e dire
�“Ops, mi sono sbagliato, ricominciamo da capo�”. Nella vita vera, OGNI SCELTA GENERA
CONSEGUENZE. Perciò, prima di scegliere, riflettiamo sempre sulla ecologia della
nostra scelta.
106
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
Potete chiedere tutto quello che volete, ricordandovi di rispettare alcune semplici
regole.
Un OBIETTIVO BEN FORMATO deve essere:
SPECIFICO
MISURABILE
ACCESSIBILE
RESPONSABILE
TEMPORALMENTE DEFINITO
ESPRESSO IN FORMA POSITIVA
DI RISULTATO
ETICO ED ECOLOGICO.
In sintesi, quel che dico sempre è: POTETE CHIEDERE TUTTO CIO�’ CHE VOLETE�….
CHIEDETELO BENE, UN PO�’ ALLA VOLTA E, PRIMA DI CHIEDERE, COLLEGATE IL
CERVELLO ALLA PRESA DELLA CORRENTE ED ATTIVATE TUTTI I NEURONI!
NOTE
107
ESERCIZI
È giunto il momento di passare all�’azione. Perciò, ora formulate il vostro obiettivo,
ricordando tutte le caratteristiche che deve avere un obiettivo ben formato. Potete
scomporre il vostro obiettivo utilizzando lo schema seguente, che vi permetterà di
evidenziare le sue singole caratteristiche.
IL MIO OBIETTIVO E�’:
�…
VERIFICA DELLE CARATTERISTICHE DEL MIO OBIETTIVO:
S: è specifico? (scrivere gli aspetti che lo rendono tale): �…
M: è misurabile?: �…
A: è accessibile?: �…
R: è responsabile?: �…
T: è temporalmente definito?: �…
È espresso in forma positiva?: �…
È etico ed ecologico?: �…
È di risultato?: �…
Potete usare questo schema per ogni vostro obiettivo? Certo! Ne potete porre quanti
volete, questo è il bello! Perciò, avanti!
108
7
LA FORTUNA NON ESISTE23
Quando si vuole una cosa,
l�’universo trama sempre a tuo favore
(Paulo Coelho).
Vi ho già detto che potete scegliere ciò che volete, per voi e per la vostra vita. Vi ho già
detto che potete diventare, davvero, ciò che volete essere. Vi ho già detto che, per
quanto riguarda la pianificazione dei vostri obiettivi, non avete limiti. Ora, per
consolidare dentro di voi questa convinzione fondamentale, è doveroso sgomberare il
campo da alcuni preconcetti che, purtroppo, spesso ci condizionano senza nemmeno
che ce ne rendiamo conto. Nel nostro cammino verso la reale consapevolezza delle
nostre infinite possibilità, dobbiamo ora sbarazzarci del pesante fardello chiamato
�“fortuna�”, poiché questa misteriosa �“cosa�”, �“entità�”, �“energia�” o come volete
chiamarla, potrebbe esserci di ostacolo, se dovessimo pensare che oltre a noi, qualche
109
cosa d�’altro briga affinché i nostri obiettivi siano raggiunti o meno. Se nella nostra
mente è iscritto il principio che la fortuna esiste, come ci comporteremo di fronte al
primo risultato non desiderato che ci troveremo a dover affrontare? Invocheremo la
sfortuna, gli �“avversi numi�”?
Oppure, consapevoli che la fortuna non esiste, torneremo sui nostri passi e
analizzeremo nel dettaglio le nostre azioni, per riprendere dove abbiamo agito in
modo non funzionale, traendo esperienza dal risultato ottenuto ed evitando di
percorrere di nuovo gli stessi sentieri?
Se sgomberiamo il campo da questo diabolico equivoco chiamato fortuna, la nostra
coscienza responsabile sarà ancora più forte, e ci permetterà di incedere con spirito
saldo e forza inesauribile.
In PNL, si applica una regola aurea, schematizzata dal disegno che vedete qui sotto:
STRATEGIA/AZIONE RISULTATO
OBIETTIVO
Il risultato, in particolare, può essere desiderato oppure non desiderato (ovvero, non
avete ottenuto quel che speravate di ottenere); funzionale (cioè, il risultato vi è utile),
oppure non funzionale (il risultato non vi è utile). Nel caso il risultato sia diverso da
come lo volevate, oppure non vi serva, l�’unica azione possibile, sulla base di questo
schema, è quella di tornare indietro e di considerare a) se il vostro obiettivo
rispondeva in effetti a tutti i requisiti di cui parlavo prima, oppure b) se avete messo in
atto la miglior strategia possibile per raggiungere, appunto, tale risultato. Altre
soluzioni non sono possibili: o l�’obiettivo era mal posto (magari non era del tutto
�“responsabile�” o �“accessibile�”), oppure avete sbagliato qualcosa durante il percorso.
Come vedete, non si parla di fortuna o di destino favorevole, altrimenti, se dovessimo
basare i nostri programmi su elementi �“misteriosi�”, potremmo fare ben poco. Partite
110
da questo presupposto: tutto quello che vi serve ce l�’avete a portata di mano, e tutto
quello che dovete fare è sotto il vostro controllo.
Lo psicologo Richard Wiseman, di fronte al problema della �“fortuna�” (esiste oppure
no?) ha voluto vederci chiaro, ed ha organizzato il più grande studio in merito mai
realizzato, condotto su centinaia di migliaia di persone. Vi consiglio caldamente di
leggere i suoi lavori, che descrivono nel dettaglio l�’iter da lui seguito per condurre tale
esperimento collettivo (si vedano le note e la bibliografia). Per farla breve, il dottor
Wiseman ha voluto verificare di persona se davvero esiste qualche fattore misterioso
che, in qualche modo, permette ad alcune persone di essere più fortunate, di avere
qualche particolare fluido misterioso in corpo, di vincere più soldi alle lotterie, di
trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, e così via. Infatti, come voi ben
saprete, ci sono persone al mondo che hanno lo straordinario talento di trovarsi
sempre al posto giusto nel momento giusto, oppure di conoscere ad una festa proprio
il partner perfetto per loro, oppure di avere sempre la conoscenza che fa al caso loro e
nel momento giusto e via dicendo. La maggior parte delle persone liquida queste
persone come �“fortunate�”, con ciò declinando la responsabilità di muoversi per
ottenere i medesimi risultati. Wiseman, dopo l�’esame di una copiosa casistica, è giunto
alla conclusione che, scientificamente parlando, la fortuna non esiste. Tanto è vero
che, sottoponendo persone che si definivano �“fortunate�” e persone che si definivano
�“sfortunate�” ad esperimenti che in teoria avrebbero dovuto dimostrare l�’esistenza
della dea bendata, il risultato è stato sorprendente. Ovvero, fortunati e sfortunati
hanno, per esempio, azzeccato i numeri estratti alla lotteria con la stessa percentuale
di successo e, dopo una nutrita serie di controlli incrociati, nessuno (proprio nessuno)
ha dato prova di possedere particolari talenti o, viceversa, particolare jella. Appurato
che nessuno è sfortunato o fortunato per sorte del destino, Wiseman e la sua equipe
hanno allora iniziato ad analizzare i comportamenti e le abitudini delle persone che si
definiscono fortunate e di quelle che si definiscono sfortunate. Ed è proprio da questa
analisi che sono emersi dati molto interessanti, così interessanti che Wiseman è stato
in grado di elaborare alcuni �“principi�”, studiando i quali (e soprattutto impegnandosi
111
per metterli in pratica!) è possibile, per dirla con la PNL, �“modellare�” i fortunati ed
ottenere i loro identici risultati nella vita.
POTETE IMPARARE A FARE SEMPRE LA SCELTA GIUSTA;
POTETE IMPARARE AD ESSERE SEMPRE NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO;
POTETE IMPARARE A POTENZIARE L�’INTUITO;
POTETE IMPARARE AD AVERE SEMPRE L�’IDEA BUONA;
POTETE IMPARARE A VOLGERE QUALSIASI ESPERIENZA DELLA VOSTRA VITA IN UN
SUCCESSO.
Per quanto riguarda l�’esposizione dei �“principi della fortuna�”, vi rimando di nuovo al
lavoro di Wiseman. Qui, invece, voglio porre la vostra attenzione su alcuni importanti
concetti, la conoscenza dei quali vi permetterà di prendere ulteriore coscienza del
modo in cui �“funzionate�” e, di conseguenza, vi permetterà di sfruttare al meglio tutte
le vostre potenzialità innate, per diventare davvero chi volete essere.
Come fate a trasformare ogni esperienza negativa in qualcosa di potenzialmente
fruttuoso? Anzitutto, vi ricordo uno dei temi trattati all�’inizio di questo libro, quello
della linea degli eventi della vita. Se farete l�’esercizio un numero sufficiente di volte,
dentro di voi si radicherà la convinzione, la credenza che tutto ciò che capita conduce
sempre in altri luoghi ed in altre direzioni, migliori di quelle da cui provenite. Ed eccovi
già, miracolosamente, dotati di una delle principali caratteristiche dei �“fortunati�”,
ovvero la capacità di non lasciarsi abbattere dagli eventi in apparenza �“sfortunati�” che
possono capitare nella vita. Questa capacità è strettamente correlata con quella di
rialzarsi dopo una caduta e, se abbinata al concetto di feedback, ovvero di esperienza
né buona né cattiva in sé e per sé, ma produttiva di effetti a seconda dell�’uso che si
decide di farne, può davvero diventare la chiave di volta per mutare, per sempre, il
vostro atteggiamento, la vostra mappa, nei confronti della vita. E non è poco. Come
sottolinea Wiseman, �“queste osservazioni ci aiutano a comprendere come gli sfortunati
siano la causa di gran parte delle loro sventure. Se non si presentano agli esami,
112
verranno sicuramente bocciati. Se non cercano lavoro, non lo troveranno mai. Se
esitano ad andare agli appuntamenti, avranno poche probabilità di trovare il partner
ideale. Le loro dichiarazioni dimostrano anche il potere delle profezie auto avveranti: gli
iellati sono così convinti di fallire che spesso non provano nemmeno a raggiungere i
propri obiettivi, e questo atteggiamento tramuta le attese in realt�.24
Un�’altra caratteristica dei presunti fortunati è quella di avere sempre l�’idea giusta al
momento giusto, di vedere soluzioni ed opportunità che gli altri non vedono, di avere
una visione più ampia della vita e delle soluzioni che essa offre. Gli studi di Wiseman
hanno dimostrato che le persone �“fortunate�” hanno un atteggiamento rilassato verso
la vita, nel senso che fanno di tutto (senza saperlo!) per potenziare il loro intuito,
attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione o lo yoga, oppure
semplicemente prendendosi tempo per �“staccare la testa�” e dedicarsi ad attività
piacevoli e rilassanti. Per comprendere meglio l�’importanza di queste attività di svago,
durante le quali la testa se ne va in vacanza, ritengo utile dedicare due parole al
funzionamento del cervello, visto che è la nostra centralina di comando25 e che, tanto
più se ne conosce il meccanismo di funzionamento, tanto più è facile ottenere i
risultati desiderati da questo portentoso strumento che abbiamo a disposizione.
Il cervello è diviso in due emisferi, collegati fra loro da una membrana che si chiama
corpo calloso. Come quasi tutti ormai sanno, l�’emisfero destro è deputato alle attività
per così dire emotive e quindi all�’arte, alla letteratura, alle emozioni, ai sentimenti.
L�’emisfero sinistro, invece, è deputato alle attività logiche e di calcolo, come la
matematica, e alle abilità tecniche. Questa, tuttavia, è una distinzione troppo drastica,
poiché in realtà si ha uno scambio costante di informazioni fra i due emisferi, proprio
attraverso una �“rete�” di messaggi che transitano attraverso il corpo calloso. Quando
una persona è in stato di veglia, le sue onde cerebrali sono di alta frequenza (onde
Beta) e trasportano una data quantità di informazioni. Quando, invece, la persona è in
stato di incoscienza, ad esempio quando dorme o quando medita profondamente, le
sue onde cerebrali (Alfa, Delta o Gamma) sono di frequenza più bassa, sono
caratterizzate da particolare ritmo e sincronia (soprattutto le onde Alfa, quelle che
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caratterizzano i momenti precedenti al sonno, durante i quali la coscienza vigile sta per
mollare la presa) e, soprattutto, trasportano una quantità di informazioni decisamente
più elevata fra i due emisferi, attraverso il corpo calloso.
Ciò significa, in pratica, che durante il sonno, la meditazione o stati di rilassamento
profondo, si crea un poderoso scambio di informazioni fra i due emisferi del cervello,
così che parte razionale e parte emotiva entrano in comunicazione, favorendo lo
sviluppo di nuove idee, della creatività, dei cosiddetti colpi di genio. Giusto per fare
due esempi, Einstein ebbe l�’illuminazione (è proprio il caso di dirlo!) circa la teoria della
relatività dopo aver sognato se stesso che, in bicicletta, viaggiava su un raggio di luce. E
circa la storia di Newotn, che scoperse la legge di gravità dopo che una mela gli cadde
sul capo mentre dormiva, è inutile spendere troppe parole, perché tutti ne avete
sicuramente sentito parlare.
Questa breve (e spero non eccessivamente noiosa) pappardella tecnica sul cervello mi
serve per suffragare la mia precedente affermazione circa la concreta necessità di
avere di tanto in tanto momenti di rilassamento, per poter beneficiare appieno di tutte
le nostre risorse e, perciò, per entrare in possesso di quel (fino ad ora) misterioso dono
che rende i fortunati così come sono. Personalmente, nonostante la mia settimana
lavorativa sia decisamente ricca di impegni, domeniche comprese, non trascuro mai il
mio benessere psicofisico e mi faccio fare un massaggio di riflessologia olistica da
qualche collega, affinché l�’armonia mentecorpo26 sia sempre preservata. Non solo: per
mantenermi in piena efficienza fisica e mentale, ho preso la buona abitudine di uscire a
correre, almeno tre volte la settimana, almeno 40 minuti a volta, poiché l�’attività
aerobica, oltre a produrre i noti benefici sulla circolazione, sul sistema immunitario e
sul controllo del peso, favorisce uno stato di rilassamento cerebrale, ideale per
concepire nuove idee. Tanto è vero che molte buone idee che poi utilizzo nei libri che
scrivo o durante i corsi mi vengono proprio mentre corro, con la musica che mi piace
nelle orecchie, ed il cervello è totalmente staccato. Io corro, ossigeno il cervello, mi
perdo nella musica, e le idee arrivano. Poi, una volta rientrato a casa, scrivo due
appunti per non perdere l�’ispirazione, ed il gioco è fatto: un capitolo nuovo per il mio
libro, oppure qualche divertente e utile trovata per uno dei miei corsi.
114
Il mio coach, Patrizia Belotti, durante un corso ha spiegato un esercizio eccezionale da
svolgere per modificare pressoché istantaneamente la biochimica del corpo, rilassando
tutte le tensioni e favorendo una respirazione ottimale a livello di baricentro. Lo spiego
anche a voi, sottolineando che lo svolgimento di questo esercizio favorisce non solo un
rilassamento fisico ed il raggiungimento di uno �”stato�” di benessere, ma anche quel
passaggio di informazioni fra emisferi di cui parlavo prima.
ESERCIZIO DI CENTRATURA DEL BARICENTRO
1. Per prima cosa, ponetevi in piedi, con i piedi vicini fra loro, in posizione
parallela.
2. Ora, chiudendo gli occhi, immaginate un filo di luce sottile che scende dal cielo,
entra nella vostra testa, attraversa il vostro corpo e ne esce. Questo filo, una
volta uscito dal corpo, entra nel terreno, attraversa tutto il pianeta ed esce
dall�’altra parte del mondo, per poi perdersi all�’infinito.
3. Quando questa immagine è ben chiara dentro di voi, immaginate un altro filo di
luce sottile e delicato, che questa volta proviene da destra, a circa due dita di
altezza sotto l�’ombelico. Questo filo entra dal fianco, vi attraversa e poi esce,
per perdersi all�’orizzonte.
4. Ora, concentrate la vostra attenzione sul punto in cui i due fili si incontrano, ed
immaginate, in questo punto, una calda palla di luce. Immaginatela come più vi
piace, purché esprima sensazioni di luminosità, tepore, piacevolezza.
5. Ora, concentrate tutti i vostri pensieri ed il vostro respiro su questa palla di luce
e restate in questo stato di concentrazione fino a che vi sentite pervadere dalla
sensazione di rilassamento che questo esercizio vi induce.
Potete ripetere questo esercizio tutte le volte che desiderate, anche se, dopo un
numero sufficiente di ripetizioni, riuscirete ad accedere a questo stato di rilassamento
e di respiro potenziante semplicemente richiamando alla mente la palla di luce che
avete visualizzato dentro di voi (sul �“perché�” questa �“cosa�” funziona, vi rimando al
capitolo in cui spiego le �“ancore�”).
115
A questo punto, potreste chiedermi (e chiedervi): a prescindere dal meccanismo di
funzionamento del cervello, a prescindere dal fatto che in stato di rilassamento si ha
questo passaggio di informazioni fra i due emisferi, queste idee che, a quanto pare,
sgorgano �“dal nulla�”, in realtà da dove vengono? Si tratta di una questione importante,
giacché conoscere la provenienza di queste idee significa distruggere la falsa credenza
che solo alcuni �“fortunati�” abbiano queste miracolose illuminazioni e al tempo stesso
consolidare la credenza positiva che davvero (per quante scuse ancora stiate
cercando!) potete anche voi accedere a risultati che fino ad ora avete soltanto
sognato di poter raggiungere, o che avete invidiato in altre persone, senza rendervi
conto che le stesse potenzialità di chi invidiate si annidano, nascoste, dentro di voi.
Ebbene, da dove vengono queste idee?
Le idee sono dentro di noi, e sono il frutto del perenne e costante lavoro del cervello,
che raccoglie e accumula informazioni dal momento in cui siete al calduccio nella
pancia di mamma e per tutta la vostra vita, ininterrottamente. Il cervello raccoglie e
organizza dati, e voi non ve ne rendete nemmeno conto, questo è il bello. Ma si tratta
di un archivio di dati cui potete avere accesso, se lo desiderate.
Il vostro cervello processa ogni secondo qualcosa come 4.000.000.000 di bit di
informazione. La vostra attuale consapevolezza si limita, per questioni di
sopravvivenza, a 2.000 bit su 4.000.000.000. Parlo di sopravvivenza in senso letterale,
perché se dovessimo diventare anche solo per un minuto totalmente consapevoli della
realtà circostante, non reggeremmo l�’impatto con la possente mole di informazioni e
rischieremmo addirittura la follia. Il nostro cervello, pertanto, sceglie su quali
informazioni concentrarsi e quali, invece, elaborare in modo inconsapevole. Ricordate:
il fatto che non siate consapevoli di una così gran mole di informazioni, non significa
che esse non esistano e che non siano processate dal cervello. Significa soltanto che
non ve ne rendete conto. Ed è per questo che, staccando la spina, il cervello può
andare a pescare idee e pensieri dei quali non avevate nemmeno idea. Ed è proprio
per questo motivo che lo studioso Macolm Gladwell27 esorta caldamente a seguire
sempre l�’intuito e l�’istinto, per vivere meglio, evitare brutte sorprese dalla vita e dalle
persone che ci circondano, ed ottenere sempre i migliori risultati. Gladwell ha appunto
116
verificato, attraverso studi dettagliati e precise misurazioni, come il cervello sia in
costante attività di elaborazione dati, anche e soprattutto quando non ne siamo
consapevoli. Quando abbiamo una intuizione, oppure quando abbiamo qualche
sensazione non ben definibile, in realtà si tratta di segnali che il cervello ci manda,
dopo aver sommato miliardi di informazioni ed aver tratto le conclusioni appropriate.
Le nostre intuizioni, in sostanza, non sono altro che un regalo che il cervello ci fa per
aiutarci a sopravvivere meglio. Siamo noi, purtroppo, che abbiamo spesso la cattiva
abitudine di trascurare deliberatamente ciò che ci dice l�’istinto in favore di ciò che ci
dice la ragione, con le evidenti conseguenze spiacevoli che tutti, almeno una volta nella
vita, abbiamo provato. Chi di voi non ha mai detto: �“ah, se avessi dato retta
all�’istinto?�”. Le persone fortunate sono persone che, a quanto emerge dalle lunghe
interviste condotte da Wiseman, affermano di lasciarsi guidare spesso dalle intuizioni e
dall�’istinto, quando si tratta di prendere decisioni, sia che si tratti di cose importanti
(ad esempio, scelte professionali o sentimentali), sia che si tratti di scelte quotidiane in
apparenza poco pregnanti dal punto di vista del quadro generale (ad esempio,
decidere se andare in pizzeria o al cinema) e che tuttavia contribuiscono a dare alle
persone medesime quel senso permanente di rilassamento e soddisfazione che
consegue necessariamente al fare le cose che piacciono e gratificano.
In sostanza, fino ad ora avete appreso l�’importanza di seguire le vostre intuizioni ed il
vostro istinto, ed avete appreso anche il sistema da utilizzare per favorire l�’afflusso di
idee ed intuizioni nella vostra testa. Le regole, tutto sommato, sono piuttosto semplici
da seguire. La difficoltà sta nel metterle in pratica, giorno dopo giorno, fino a che
diventino parte integrante del vostro modo di vivere. Ricordate il motto della PNL, �“la
ripetizione genera il successo�”?. Ebbene, è proprio la verità. E se, ad esempio, parlando
del tempo che dovete trovare per voi stessi ed il vostro rilassamento, l�’eccezione che
porrete a voi stessi sarà la solita �“non ho tempo�”, rammentate che il tempo si trova,
volendo. Rammentate che siete voi gli artefici della vostra fortuna e che, proprio da
queste piccole vittorie su ciò che credete essere il vostro indistruttibile schema di
comportamento, inizierete a percorre l�’entusiasmante percorso che vi condurrà
117
esattamente e precisamente dove volete arrivare. Non ho finito. Ho altre importanti
informazioni per voi. Tenete duro e prometto che alla fine del capitolo ci sarà un bel
riassunto di tutto quello che vi ho detto e di tutto quello che dovete fare per diventare
padroni della vostra vita.
Se, a questo punto, dopo tutto quello che vi ho spiegato, il vostro pensiero è stato
�“tanto con me non funzionerà�”, ebbene, avete appena innescato una pericolosissima
bomba ad orologeria, chiamata PROFEZIA AUTOAVVERANTE. Conoscere l�’esistenza di
questa terribile profezia può davvero rendervi artefici unici della vostra fortuna,
perché d�’ora innanzi potrete, se volete, sfruttarne le potenzialità a vostro vantaggio.
Se affermate che questa cosa non funzionerà, ebbene il vostro cervello farà di tutto
per ubbidire ai vostri desideri e per non farla funzionare. Se, invece, ripeterete a voi
stessi che la cosa funzionerà, ebbene anche in questo caso il cervello farà di tutto per
ubbidire ai vostri desideri, questa volta, però, con gli evidenti vantaggi che potete
immaginare. Come diceva il signor Ford (quello delle automobili): �“che tu creda di non
farcela, o che tu creda di farcela, avrai comunque ragione�”. E se credete che il potere
della suggestione sia una bazzecola sulla quale spendere un sorriso di sufficienza e
nulla più, lasciate che vi parli di due particolari effetti della mente umana
sull�’organismo, studiati dalla medicina ufficiale. Sto parlando di EFFETTO PLACEBO ed
EFFETTO NOCEBO, ovvero di modificazioni neurovegetative, cioè produzioni di
sostanze chimiche nel corpo e cambiamenti di stato fisiologico, semplicemente in
conseguenza di �“pensieri�”. L�’effetto placebo, in particolare, è un effetto benefico e
positivo; l�’effetto nocebo, invece, è un effetto nocivo per l�’organismo e per la persona.
È stato condotto un interessante studio su persone depresse. Ad alcune di esse, da
parte di una nota casa farmaceutica (non so se si può nominare, perciò ometto il
nome), è stato somministrato un famoso farmaco antidepressivo (anche qui, non so se
il nome si può fare o meno). Ad altre, è stata offerta quella che in apparenza era la
stessa medicina ma che in realtà era semplicemente zucchero. Ebbene, sia i depressi
trattati con il farmaco sia quelli trattati con il placebo hanno ottenuto risultati positivi,
dimostrando netti miglioramenti nell�’umore e nella qualità della vita, in percentuali
118
molto simili. Ciò significa che chi assumeva zucchero con la convinzione che si trattasse
di un farmaco miracoloso ha, in effetti, ottenuto il miglioramento che si aspettava.
L�’effetto placebo, però, non funziona solo su sintomi per così dire �“psicologici�”, ma
anche su reali problematiche fisiche. Ad esempio, su alcuni pazienti affetti da
problematiche al ginocchio, sono stati effettuati finti interventi in artroscopia, con
tanto di anestesia e simulazione di intervento, nel senso che il chirurgo ha
letteralmente aperto e richiuso il ginocchio, per lasciare i segni del fasullo intervento,
senza però effettuare alcun tipo di intervento. Ebbene, anche in questo caso i risultati
sono stati a dir poco stupefacenti: tutti i pazienti, sebbene in misura diversa, hanno
migliorato la funzionalità del ginocchio e hanno riscontrato una netta diminuzione
delle problematiche che erano connesse alla loro situazione. Dal lato opposto,
parlando cioè di effetto nocebo, sono noti i casi di persone che si sono ammalate e
sono poi decedute in seguito a diagnosi mediche errate, solo perché si erano convinte
di essere malate e di avere una determinata �“data di scadenza�”28.
Capite bene, perciò, quale enorme importanza rivestono i vostri pensieri e le vostre
convinzioni. Nei capitoli seguenti vi spiegherò come parlare efficacemente a voi stessi
per evitare di innescare profezie autoavveranti negative e per innescare, invece,
profezie autoavveranti positive e foriere di risultati desiderati. Per il momento, iniziate
a mordervi la lingua ogni volta che nella vostra mente si affacciasse un pensiero di
sfiducia su quello che state facendo: �“non ce la farò mai�… con me non funzionerà�… ci
provo ma tanto non serve a nulla�…�” e cose del genere. Mi spingo oltre e vi dico che
non è nemmeno rilevante il fatto che voi crediate o meno a quello che vi dite: il
cervello registra ed esegue. Perciò, iniziate fin da ora a ripetervi frasi positive e
potenzianti come �“funzionerà benissimo�… starò benissimo�… sono fortunato�…sono
capace di farlo�…�” e così via. Anche se nel vostro cuore alberga la sfiducia, per il
cervello conta solo il messaggio che riceve, è questo il bello. Non vi è richiesta fede o
convinzione, solo un po�’ di impegno fisico, solo qualche minuto speso a parlare a voi
stessi. La fiducia, per quanto ciò possa ora sembrarvi bizzarro, arriverà dopo, quando il
vostro cervello avrà udito e registrato il messaggio un numero sufficiente di volte ed
avrà provveduto ad esaudire i vostri desideri.
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In questo capitolo, siamo partiti dal concetto di fortuna e siamo arrivati a parlare di
molte cose interessanti, ovvero del sistema �“scientifico�” per diventare fortunati.
Facciamo un breve riepilogo di tutti i concetti che vi servono per �“modellare�” le
persone che voi ritenete fortunate, affinché sin da subito anche voi iniziate a diventare
gli artefici della vostra fortuna.
RICETTA PER DIVENTARE ARTEFICI DELLA VOSTRA FORTUNA
(PRIMA PARTE)
INGREDIENTI:
- capacità di vedere gli eventi nel contesto della linea della fortuna;
- avere un atteggiamento rilassato e organizzarsi sistematicamente momenti di
rilassamento, per favorire il perfetto funzionamento del cervello;
- seguire intuizioni ed istinto;
- comunicare bene con se stessi, per sfruttare l�’effetto placebo ed evitare
l�’effetto nocebo.
Ora, cari lettori, siete arrivati ad un momento significativo, ovvero avete compiuto già
due terzi del cammino, avete percorso due delle tre tappe fondamentali per diventare
artefici della vostra fortuna, per creare la vostra vita così come l�’avete sempre sognata
e desiderata (ma come non l�’avete mai osata chiedere, parafrasando il titolo del
famoso film di Woody Allen).
In particolare, ora avete una visione molto più chiara del �“da dove veniamo�”: abbiamo
parlato delle sincronicità e delle coincidenze significative e del linguaggio attraverso il
quale il nostro corpo ci comunica il suo disagio. Abbiamo dato una sbirciata alle leggi
della Medicina Tradizionale Cinese ed abbiamo capito come ogni segno sul nostro
120
corpo, ogni sintomo, ogni alterazione dell�’armonia significa che qualcosa non sta
andando come dovrebbe. Abbiamo considerato il corpo come qualcosa di più che un
semplice ammasso di muscoli, ossa e vasi sanguigni, ma come un canale metafisico
grazie al quale interpretare i messaggi che l�’universo ci invia circa il modo in cui
conduciamo la nostra vita.
Dopo aver compreso da dove veniamo e perché la nostra vita è quella che è in questo
preciso momento, vi ho lanciato una sfida in apparenza fantascientifica: chiedete
quello che volete, parlate dei vostri obiettivi, raccontate a voce alta i vostri sogni. Vi ho
detto di chiedere quello che volete ottenere, vi ho detto che avete per le mani la
possibilità concrete di creare la vostra vita esattamente come la volete. Affinché le
vostre richieste non fossero limitate dalle vostre attuali convinzioni circa ciò che
ritenete sia possibile e ritenete di poter fare, vi ho illustrato alcuni interessanti concetti
circa le infinite possibilità che avete a disposizione, sulla vostra immaginaria lista dei
desideri. Vi ho parlato di come parlare di voi stessi senza utilizzare il verbo essere, vi ho
raccontato di come funziona in realtà la fortuna e di tutte quelle cose che potete fare
per potenziare caratteristiche del vostro intuito e della vostra intelligenza che,
probabilmente, credevate fossero un regalo ricevuto in dono da qualche privilegiato.
Vi ho parlato di come strutturare i vostri obiettivi, affinché il cervello li comprenda e vi
metta in condizione di raggiungerli senza delusioni e frustrazioni.
Ora, cari lettori, sapete chi siete, da dove venite, e soprattutto quello che potete
chiedere, se solo avrete il coraggio di immaginare, di sognare, di osare l�’inosabile, di
chiedere all�’Universo tutto ciò che desiderate.
Coloro i quali ritengono si tratti di pura fantasia; coloro che credono che il loro caso sia
diverso, che con loro queste cose non funzioneranno; coloro che sorridono con
sarcasmo perché pensano di trovarsi di fronte all�’ennesimo mucchio di frottole che
promettono miracoli che mai si realizzeranno; ebbene per tutte queste persone il
viaggio termina qui. Consolatevi: meno del 10% di chi acquista un libro lo legge oltre i
primi tre capitoli. Voi siete già arrivati qui, siete stati fin troppo bravi.
121
Per tutte quelle persone che, invece, hanno compreso; hanno capito; hanno percepito
dentro il loro cuore il rumore di qualche lucchetto che si apriva, di qualche catena che
si spezzava o semplicemente che si sono sentite pervadere dalla bellissima sensazione
che solo la speranza è capace di dare; per tutti voi, adesso, inizia la terza ed ultima
parte di questo breve ma intenso viaggio. Avete osato, avete chiesto, avete sparato
grosso: avete fatto bene. Ora vi spiego come fare per trasformare ciò che avete
pensato in realtà. Buon proseguimento.
122
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
FORTUNA E SFORTUNA NON ESISTONO.
I FORTUNATI hanno un particolare atteggiamento verso le cose e la vita in generale:
adottando tale atteggiamento, anche voi potrete diventare �“fortunati�” ed essere
sempre nel posto giusto al momento giusto, cogliere le opportunità ed evitare le
fregature.
Il vostro cervello crede a tutto quello che gli dite: se siete convinti che una cosa vi farà
bene, sarà così (EFFETTO PLACEBO). Se siete convinti che una cosa vi farà male, sarà
così (EFFETTO NOCEBO). Perciò, a voi la scelta.
Avete il potere di far realizzare ciò che pensate (PROFEZIA AUTOAVVERANTE): vi
conviene riflettere bene su quello che dite!
NOTE
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ESERCIZI
Il primo esercizio riguarda un ripasso: riprendete in mano le linee della vita che avete
disegnato e osservatele bene, per imprimere nella vostra mente il concetto che
nessuna cosa è brutta in sé, dipende da come decidiamo di affrontarla.
Il secondo esercizio riguarda un piccolo esame di coscienza. Rispondete:
VI DEDICATE ABBASTANZA TEMPO?
PRATICATE SPORT/ATTIVITA�’ CHE VI RILASSANO?
SE SI, QUANTE VOLTE E PER QUANTO TEMPO ALLA SETTIMANA?
SE NO, QUALI AVETE INTENZIONE DI COMINCIARE?
ENTRO QUANDO?
Il terzo esercizio riguarda la ripetizione di alcune profezie auto avveranti. Potete
chiamarle �“mantra�” o �“formule magiche�” o �“messaggi positivi�”: l�’importante è che le
ripetiate, meglio se a voce alta, almeno alcune volte al giorno. Iniziate con queste tre
frasi, ed inventatene voi di nuove, una al giorno. Potete anche scriverle, e rileggerle di
tanto in tanto.
SONO UNA PERSONA FORTUNATA, A ME LE COSE VANNO SEMPRE BENE.
TUTTO QUELLO CHE FACCIO, LO FACCIO BENE E OTTENGO OTTIMI RISULTATI.
SONO FORTE, SONO SICURO, SONO CARISMATICO ED OTTENGO SEMPRE QUELLO CHE
VOGLIO!
124
PARTE TERZA
COME OTTENERE
CIO�’ CHE SI VUOLE
125
8
CAMBIARE STRADA
Se fate le cose sempre nello stesso modo,
otterrete sempre gli stessi risultati.
(presupposto della PNL)
La prima cosa su cui focalizzare la nostra attenzione è un concetto molto importante,
ovvero quello che l�’uomo ha paura di ciò che non conosce e tende, perciò, ad essere
diffidente di fronte a tutte le cose che in qualche modo non rientrano nei suoi schemi
acquisiti, oppure che si discostano dalle sue idee o convinzioni. Questa caratteristica è
atavicamente legata a questioni di sopravvivenza ed in certi casi si rivela assai utile,
soprattutto nella vita sociale (a chi di voi non hanno insegnato: �“non dar retta agli
sconosciuti�”?). Tuttavia, spesso si rivela molto dannosa, perché costringe la persona a
muoversi sempre sugli stessi binari ed obbliga il cervello ad anestetizzarsi. Il che, come
abbiamo ormai assodato, è una cosa poco funzionale alla nostra salute, fisica e
psicologica. Soprattutto, è una cosa poco degna di gente come noi, artefici della nostra
fortuna!
126
Per ottenere ciò che si vuole, per raggiungere risultati desiderati e funzionali, per
centrare gli obiettivi che ci siamo posti (nel modo studiato nei capitoli precedenti),
abbiamo bisogno di un cervello sveglio, pronto, vivace, elettrico, predisposto alle
nuove idee, al cambiamento.
Troppo spesso, invece, procediamo con il pilota automatico. Facciamo sempre le
stesse cose, ripetiamo gli stessi gesti, ci fossilizziamo sulle nostre ben consolidate
abitudini. È come se fossimo addormentati senza saperlo, in stato di trance
permanente.
Questo modo di fare ha una ben precisa spiegazione, da ricercare nei meccanismi di
funzionamento del nostro cervello. Ogni qualvolta noi eseguiamo qualche compito o
che elaboriamo un qualsiasi pensiero, sfruttiamo una particolare sinapsi nervosa,
ovvero una sorta di �“percorso�” composto da fibre nervose collegate fra loro, che si
sono collegate la prima volta che abbiamo compiuto una determinata azione. Per
comodità, il cervello tende a ripercorrere sempre le stesse strade, ad utilizzare le
medesime sinapsi nervose, a strutturare la nuova esperienza sulla base di sinapsi già
costruite. La prima volta che, da bambini, avete incrociato le braccia al petto, avete
costruito dentro il vostro cervello una particolare sinapsi nervosa, un determinato
meccanismo. La seconda volta, avete di certo sfruttato lo stesso percorso, per
questioni di comodità e praticità. Ed ora, adulti, incrociate le braccia sempre allo stesso
modo, senza nemmeno pensarci. Se vi chiedessi di portare le braccia in posizione
incrociata al petto, lo fareste con facilità e senza riflettere. E se vi chiedessi, invece, di
cambiare posizione a tale incrocio, invertendo l�’ordine delle braccia? Fatelo, e vi
renderete conto di come questa semplice azione possa risultare complicata, perché �–
appunto prevede l�’utilizzo di sinapsi nervose completamente nuove. Non solo: il
cervello tende anche ad incasellare ogni esperienza sulla base delle precedenti
esperienze, invece che creare in modo autonomo sinapsi nervose nuove, adatte
all�’occasione.
Vi faccio un altro banale esempio, che prendo in prestito dal mio trainer, Claudio
Belotti. Poniamo il caso che io decida di mandarvi una mail contenente un allegato, un
documento in cui vi spiego una cosa qualsiasi. La maggior parte delle persone, in una
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situazione del genere, procede più o meno allo stesso modo: decide di salvare il file,
sceglie il luogo in cui salvarlo seguendo il percorso proposto dal computer e lo salva.
Ebbene, il cervello funziona allo stesso modo. Riceve un input dall�’esterno e lo colloca
in una cartella preesistente, per comodità. Chi di voi, ricevendo un allegato tramite
mail, prima di salvarlo, si prende la briga di andare sul desktop, cliccare sul tasto destro
del mouse, aprire e rinominare una nuova cartella per l�’occasione? Al limite, lo fareste
nel caso io, tutti i giorni, vi spedissi qualcosa: in tal caso, potreste decidere di aprire
una cartella dedicata ai miei messaggi. Ciò avviene, naturalmente, per evitare un
eccessivo �“carico�” al cervello ed in parte si tratta di un processo utile, purché �–
appunto �– vi sia la consapevolezza di tale processo e lo si sfrutti solo quando serve,
solo nella misura in cui sia funzionale a noi stessi.
Facciamo un altro esempio. Avete mai mangiato qualche cibo particolarmente strano,
magari esotico, mai mangiato prima?
Si? Bene. Pensate a quel cibo. Di che cosa sapeva?
Facciamo l�’ipotesi che qualcuno di voi abbia assaggiato la carne di struzzo. La maggior
parte di voi, alla domanda �“di che cosa sa?�”, si sarà sforzati di pensare a cosa somiglia il
sapore della carne di struzzo, ad esempio tacchino, pollo, vitello. In realtà, la carne di
struzzo sa solo e semplicemente di carne di struzzo, ma il nostro cervello si sforza di
incasellare l�’esperienza in una cartella che esiste già, piuttosto che fare lo sforzo di
crearne una nuova, apposta per l�’occasione. Pigro, il ragazzo!!!
Ebbene, così facendo, il numero di sinapsi nervose è sempre lo stesso e le stesse
sinapsi sono sfruttate in mille modi diversi, con le evidenti limitazioni che ciò
comporta. Tanto più questo sistema è collaudato e sfruttato, tanto più nella persona è
radicato l�’atteggiamento che in psicologia è chiamato �“dissonanza cognitiva�”, ovvero
rifiuto netto per ciò che �“stona�” con quello che già sappiamo.
Comprendete bene come ciò sia limitante, per noi ed il nostro cervello: adeguandoci a
questo principio, precludiamo a noi stessi la possibilità di fare nuove esperienze, di
provare nuove strade, di verificare nuove opzioni. Non solo: in caso di difficoltà, in caso
di problemi da risolvere, di situazioni da affrontare, saremo costretti ad utilizzare solo
le poche sinapsi a disposizione, pagandone le evidenti conseguenze. E questa cosa non
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solo è limitante, ma anche assurda, se solo consideriamo che il nostro cervello è un
concentrato di potenzialità infinite. Utilizzarlo in modo così banale e limitato è davvero
un oltraggio, uno spreco di risorse senza giustificazione.
Per questo motivo, chiunque aderisca al principio �“IO SONO CHI VOGLIO ESSERE�”,
chiunque voglia davvero essere artefice della sua fortuna, ha una missione
imprescindibile: uscire dalla �“zona di confort�”, dal piccolo cerchio nel quale siamo
tranquilli (troppo!) perché tutto è noto e conosciuto, dalla ripetitività dei soliti pensieri,
dal percorso obbligato delle vecchie sinapsi nervose. Pensate che, ogni volta che
assaggiate qualcosa di nuovo, create una sinapsi nuova. Ogni volta che percorrete una
strada diversa, create una sinapsi nuova. Ogni volta che leggete un nuovo libro, create
migliaia di sinapsi nuove! Proprio di recente, ho letto su un libro che parla di
matematica (io ho sempre odiato la matematica, eppure sono convinto che nel corso
del tempo i gusti possano cambiare) questa esortazione del suo autore: �“bisogna porsi
delle domande, accettare le sfide dei problemi e degli enigmi. Ci si può chiedere di
tutto, ci si deve interrogare su tutto! Porsi dei problemi è ciò che ci dà la dignità di
essere umano, che ci consente di non essere passivi di fronte agli eventi. Anche gli
eventi più elementari e quotidiani, apparentemente i più ovvi e scontati, sono delle
straordinarie finestre sul mistero. Bisogna essere curiosi, ingenuamente curiosi.
Bisogna avere il coraggio di porsi le domande, senza aver paura di sembrare
sciocchi.�”29
Allora, facciamo un po�’ di esperimenti, verifichiamo quanto utilizzate le vecchie sinapsi
nervose, così vi renderete conto di quanto avete bisogno di dare una bella scossa al
vostro cervello.
1. Quando ordinate la pizza, vi concedete sempre la solita pizza preferita? Oppure,
quante volte cambiate gusto? E, se sì, ogni quanto?
2. Che cosa ordinate di solito al bar, per l�’aperitivo, o per il dopo cena? Quante
volte cambiate cocktail? Quante volte modificate la vostra routine dell�’happy
hour?
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3. Quando tornate a casa dal lavoro, quante volte cambiate almeno un tratto di
strada? E quante volte vi capita di arrivare a casa senza nemmeno esservi
accorti di aver percorso il tragitto?
4. Per quelli di voi che vanno in palestra o in piscina, quante volte cambiate
l�’armadietto nello spogliatoio? E quante volte, invece, tendete ad andare a
cambiarvi sempre nella stessa zona dello spogliatoio? E non è forse vero che se
trovate il �“vostro�” armadietto occupato, provate addirittura fastidio, come se
fosse vostro?
5. Chi di voi (fra quelli che fumano) cambia, almeno una volta ogni tanto, la marca
delle sigarette, anche solo per il gusto di avere, di tanto in tanto, un pacchetto
di sigarette nuovo, da assaggiare?
6. Quante volte cambiate modo di vestirsi, routine, marca del doccia schiuma,
negozio preferito per gli acquisti?
7. Quante volte, al ristorante, ordinate pietanze che non conoscete e quante
volte, invece, preferite stare sul sicuro?
8. Quante volte, andando al supermercato, vi capita di parcheggiare la macchina
più o meno al solito posto, se lo trovate libero?
Potremmo andare avanti per ore. Volevo giusto farvi capire come la maggior parte
delle vostre scelte quotidiane è diventata inconsapevole, automatica, ripetitiva e
banale. Fate attenzione, però: i cervelli che procedono in modo troppo automatico
sono i cervelli che è facile influenzare, manipolare, suggestionare, indirizzare! E c�’è
troppa gente al mondo che ha tutto l�’interesse a farvi vegetare in questo stato, perché
le persone che vegetano fanno poche domande, comprano quello che la pubblicità
dice loro di comprare, prendono le medicine che gli si dice di prendere, transitano
senza batter ciglio sulle strade della vita. Le persone che hanno le sinapsi nervose
�“annoiate�” sono spesso in stato di trance vigile, la qual cosa può essere un bene se
avete di fronte una persona che vuole aiutarvi, ed un male se qualcuno si vuole
approfittare di voi. Per trance, non intendo essere addormentati o ipnotizzati: intendo
semplicemente che la vostra mente non è sufficientemente radicata nel qui e ora.
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Pensate a un elefante vestito di verde, che si avvicina verso di voi. Immaginate che
inizia a parlare e mentre lo ascoltate una parte di voi pensa che sarebbe bello rilassarsi
e lasciarsi andare ai consigli dell�’elefante. Che vuol dire questo strano discorso? Nulla,
e al tempo stesso siete andati in trance, ovvero vi siete allontanati dal momento
presente e avete spaziato con la mente in altri luoghi. Ebbene, come sanno alla
perfezione gli ipnoterapeuti (il celeberrimo Milton Erickson su tutti)30, in questo stato
di trance si possono fornire alla persona delle induzioni, ovvero dei comandi per
portarla precisamente nello stato in cui la si desidera portare. Ripeto: se foste in uno
studio medico, di fronte ad un ipnoterapeuta interessato alla vostra guarigione, si
tratterebbe di una buona cosa. Se, invece, foste in questo stato davanti alla
televisione, ebbene la porta della vostra testa sarebbe aperta a qualsiasi suggestione.
Vi lascio immaginare i danni. Chiunque potrebbe infilare nella vostra testa qualsiasi
cosa. Bene. È il momento di iniziare a darsi da fare per svegliare la nostra testa e per
creare nuove sinapsi. In realtà, si tratta di un compito molto semplice: è sufficiente
inserire nella vostra vita qualche cosa di nuovo e/o originale, almeno una volta la
settimana. È sufficiente decidere che volete svegliare il vostro cervello. Per svegliarlo,
dovete nutrirlo costantemente con stimoli nuovi, affinché espanda la propria rete di
sinapsi nervose. Siate curiosi. �“La curiosità è tutto�”, diceva Einstein quando gli
chiedevano spiegazioni circa le sue meravigliose scoperte. Ad esempio, potreste
decidere di percorrere, di tanto in tanto, strade alternative per tornare a casa o per
andare al lavoro. Potreste decidere di ordinare, almeno una volta ogni tanto, un gelato
di gusto diverso o una pizza che di solito non ordinate. Potreste deliberatamente
scegliere un armadietto diverso tutte le volte che andate in palestra. È buona usanza
cambiare sempre posto, quando si partecipa a corsi o conferenze che durano più di un
giorno, per offrire al cervello sempre nuovi punti di vista. Un po�’ come fa Robin
Williams nella celebre scena del film �“L�’attimo fuggente�”, quando invita i suoi alunni a
salire in piedi sui tavoli per osservare il mondo da una nuova prospettiva. Quelli di voi
che, al supermercato, scelgono sempre lo stesso parcheggio, possono provare a
parcheggiare la macchina da qualche altra parte. Chi pratica sport all�’aperto, come ad
esempio running, mountain bike o simili, può variare il solito percorso di allenamento.
131
Chi ha sempre la stessa routine, può invertire l�’ordine degli impegni o decidere di
cambiare addirittura struttura alla propria agenda, laddove ciò sia possibile. Vi assicuro
che impegnarsi in una attività del genere produce molti più risultati di quel che potete
immaginare. Per aiutarvi, vi consiglio di preparare uno schema come quello che segue
e di divertirvi a compilarlo. Vi consiglio anche si fotocopiare la pagina, di incollarla in
cucina e di tenerla sempre sotto controllo. Gli obiettivi devono essere sempre scritti e
sotto gli occhi, altrimenti perdono di efficacia e finiscono nello sgabuzzino degli
impegni mancati e dei sogni perduti.
ROUTINE NOVITA�’!!!
Strada percorsa per andare al lavoro:
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…..
Nuova strada: �…�…�…�…�…�…�…�…...
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
Pizza tradizionale: �…�…�…�…�…�…�…..
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
Nuova pizza: �…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
Palestra, armadietto numero: �…�…�….. Nuovo armadietto: �…�…�…�…�…�…�…�…
Cocktail tradizionale: �…�…�…�…�…�….
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
Nuovo cocktail: �…�…�…�…�…�…�…�…�…�…
�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�…�….
Gelato preferito: Nuovo gelato:
Non solo: prendetevi l�’impegno di esplorare almeno un nuovo ristorante al mese,
invece dei soliti tre o quattro locali che bazzicate sempre. Decidete di assaggiare
qualcosa di nuovo almeno una volta ogni tanto. Stupite voi stessi, aggiungete questi
piccoli �“brividi�” alla vostra vita!
Rammentate che, se state leggendo un libro come questo, è probabile che in voi
alberghi il desiderio del cambiamento o, almeno, del rinnovamento di alcune parti
132
della vostra vita che non vi piacciono molto. Se siete qui, avete di certo qualche cosa in
sospeso, qualche questione da risolvere o, semplicemente, siete persone che sentono
di avere risorse inespresse e male utilizzate e che sanno che potrebbero far meglio, se
solo riuscissero a tirarle fuori e ad utilizzarle nella maniera corretta. Comunque sia,
siete persone che hanno la curiosità di scoprire qualche cosa di nuovo, e di valutare
nuove opzioni. Cominciate da queste semplici cose. Anche se si tratta, in effetti, di cosa
materialmente molto facili da realizzare, rappresentano una vera e propria sfida per la
nostra testa, così ben programmata e così comodamente adagiata sulle sinapsi già
costruite. Non solo: mettere in atto queste piccole strategie di cambiamento
costituisce il fondamento di cambiamenti più profondi, che riguardano aspetti più
�“importanti�” della vostra vita. Come vi ho già detto e come vi ripeterò (e come hanno
ripetuto a me infinite volte), �“se fate le cose sempre allo stesso modo, otterrete
sempre gli stessi risultati�”. Ebbene, non si tratta solo di fare in modo diverso le
�“grandi�” cose, ma tutte le cose, anche quelle che in apparenza sembrano non avere
eccessiva attinenza con i problemi della vita di tutti i giorni. Del resto, potreste
pensare, se mio marito mi fa soffrire, che io ordini la pizza margherita o la pizza
quattro stagioni, che differenza fa? Nell�’immediato, nessuna (forse). Eppure,
sommando questo a cento altri cambiamenti, potreste scoprire che cambiare è bello,
ed applicare questa filosofia anche ad altre situazioni che non vi piacciono (ad esempio
il marito!).
Inoltre, se davvero volete cambiare, dovete modificare tutto, poiché non vi è dato di
sapere quale aspetto specifico della vostra vita influenza il vostro comportamento.
Evitate di avere pregiudizi, o di dare per scontate cose che tanto scontate forse non
sono, anche perché potreste avere qualche piacevole sorpresa. Per verificare ciò che vi
sto dicendo, potete fare un piccolo esperimento, oggi stesso. La tendenza delle
persona ad agire in modo meccanico si rivela anzitutto nella vita quotidiana: il
momento del pranzo o della cena in famiglia ne sono un eccellente esempio. Che voi
viviate con i vostri genitori o che voi ceniate con la vostra famiglia, cenerete o
pranzerete seduti sempre allo stesso posto. Ogni persona, di solito, ha il �“suo�” posto a
tavola, è vero? Ebbene, dopo aver letto queste righe, al primo pranzo o alla prima cena
133
cambiate posto con uno a caso dei commensali. Soprattutto se abitate nella stessa
casa da parecchi anni (e perciò la vostra abitudine è molto radicata), l�’effetto di
mangiare seduti in un posto diverso è piuttosto bizzarro e produce un vero e proprio
senso di straniamento, dovuto al fatto che il vostro punto di vista è diverso. Si tratta di
una sensazione che potete sperimentare nell�’immediato e che vi darà la prova di
quanto sia vero scuotersi dal torpore ed uscire dalla zona di confort.
Ora che avete capito l�’importanza di sviluppare nuovi collegamenti cerebrali, di
svegliare il vostro cervello assopito, giochiamo un po�’, vi va?
Prima, però, il riassunto di quanto abbiamo detto!
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
AVETE BISOGNO DI SINAPSI NERVOSE FRESCHE.
USCITE DALLA VOSTRA DI CONFORT.
PRATICATE NUOVE STRADE, INTEGRATE I VOSTRI GUSTI CON NUOVI GUSTI,
CONCEDETEVI IL PIACERE DELLA SCOPERTA.
E ricordate�… UN CERVELLO ADDORMENTATO E�’ UN CERVELLO IN PERICOLO!!!
NOTE
134
ESERCIZI
Il vostro allenamento consiste nel riprendere la tabella che avete trovato qualche
pagina fa, nell�’ampliarla e, soprattutto, nel completarla. Dovete riempire la tabella
prima di aver terminato la lettura di questo libro. Naturalmente, dovete ampliare la
casistica che vi ho proposto io, in relazione alle vostre abitudini ed al vostro stile di
vita. Ad esempio, se il vostro week end è caratterizzato sempre dalla stessa routine,
modificate quella. Se al cinema scegliete sempre lo stesso posto, cambiate quello, e
così via. Scrivete le vostre abitudini da �“verificare�” nella prima parte, nella seconda
scrivete i cambiamenti che avete apportato e, se vi va, l�’effetto che hanno prodotto su
di voi.
ABITUDINI DA VERIFICARE:
1.
2.
3.
4.
5.
�…
NOVITA�’ INTRODOTTE:
1.
2.
3.
4.
5.
�…
135
9
SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!
La cosa bella è che, forse, la stagione migliore
della vostra vita si trova davanti a voi, se lo
vorrete, perché il 90% delle vostre potenzialità
non solo è inutilizzato, ma addirittura
nascosto. (Tim Hansel)
Contrariamente a quel che comunemente si crede, diventare più intelligenti si può. Ad
esempio, impegnandosi a fondo nei compiti precedentemente proposti, utili ad uscire
dalla nostra zona di comfort e a intrecciare nuove sinapsi nervose, il cervello si sveglia
ed è più propenso all�’apprendimento. Tengo particolarmente, poi, a sfatare un altro
luogo comune, ovvero quello secondo il quale i ragazzi hanno enormi capacità di
apprendimento e le persone �“di una certa età�” hanno ormai il cervello addormentato.
La ricerca scientifica ha ormai assodato che i concetti di neuro plasticità e neuro
staticità non sono correlati con l�’età anagrafica, quanto piuttosto con il tipo e la
136
quantità di sollecitazioni cui è sottoposto il cervello. La neuro plasticità, tanto per
intenderci, è la predisposizione del cervello ad apprendere rapidamente concetti nuovi
e diversi, plasmando la rete delle sinapsi nervose in modo elastico e veloce. Si riteneva
fosse una caratteristica tipica di determinate fasce di età (infanzia, adolescenza, prima
maturità) e destinata a scemare con il trascorrere degli anni. La neuro staticità,
viceversa, indica un cervello statico, fermo, congelato, incapace di intessere reti
sinaptiche nuove e �“fresche�”. Si riteneva fosse la condizione immancabile ed
inevitabile delle persone meno giovani ed anziane. Invece, le cose sono diverse da quel
che si credeva: ovvero, non esiste un tempo limite oltre il quale il cervello perde la
capacità di apprendere nuovi concetti. Naturalmente, se il cervello viene sollecitato in
modo costante, preserverà la capacità di creare rapidamente nuove sinapsi. Se, invece,
a causa della errata convinzione che �“dopo una certa età�” è inutile darsi da fare, al
cervello non verranno forniti stimoli nuovi, ecco che, in effetti, la sua condizione sarà
di neuro staticità ed in quel caso, realmente, acquisire nuovi concetti o sviluppare
aspetti differenti della propria intelligenza sarà difficile, per non dire impossibile.
Sembra inevitabile, pertanto, il dover correre ai ripari per tempo ed interrompere
all�’istante qualsiasi forma di decadimento o di appassimento sia già in atto.
Soprattutto, se davvero volete cambiare, se davvero volete ottenere dalla vita risultati
diversi da quelli che avete ottenuto fino ad ora, se volete fare in modo che il vostro
cervello vi aiuti a raggiungere qualsiasi obiettivo, ebbene allora dovete destarvi
all�’istante dalla zona di come vigile in cui avete trascorso gli ultimi mesi o anni e
iniziare a riprendere possesso delle vostre facoltà. Scoprirete che stando meglio,
vivendo con più prontezza mentale e più lucidità, con più idee buone in testa e con una
maggior dose di intelligenza, riuscirete a realizzare imprese che prima sembravano
troppo lontane dalla vostra portata.
�“Il cervello non è una macchina, ma un�’architettura vivente che mira a costruirsi
perfetta, attraverso continui errori costruisce il progetto, accettando ogni volta anche il
rischio di crollare. L�’esperienza è una grande maestra e, dal punto di vista dei neuroni,
un�’esperienza non fatta è un�’occasione mancata, una sinapsi che non cresce e non
137
sapremo mai cosa sarebbe stata in grado di fare. Volete sapere di che cosa è capace il
cervello? Usatelo, è il metodo migliore.�”31
Proprio così: usate il cervello, usatelo in tutti i modi che riuscite ad immaginare,
partendo dal meraviglioso presupposto che qualsiasi esperienza è valida, proprio
perché è un�’esperienza. Usatelo, e riuscirete ad acquisire il totale controllo di voi stessi
e delle vostre capacità e diventerete così, letteralmente, gli artefici della vostra
fortuna.
Vediamo ora da vicino quel che potete fare al riguardo.
INTELLIGENZA VERBALE
Anzitutto, voglio parlarvi di quella che Tony Buzan, già citato autore ed autorevole
esperto in materia �“intelligenza�” (trovate i titoli dei suoi lavori nelle note
bibliografiche), definisce intelligenza verbale. Possiamo definirla come la capacità del
cervello di elaborare concetti e di tradurli a livello fonetico, ovvero la capacità del
cervello di concretizzare ciò che pensa in parole. Tale capacità, come molti di voi
converranno, a volte crea alcune difficoltà, poiché tale processo di �“transito�” dal
pensiero alla parola è meno semplice di quel che sembra, soprattutto se il �“bagaglio�”
di parole di cui disponiamo è scarso o limitato, rispetto alle infinite possibilità
dell�’immaginazione.
Una delle spiegazioni a tale fenomeno è da ricercarsi nelle scarse letture che fin da
bambini facciamo. Leggendo tanti libri di diversi argomenti, infatti, le nostre capacità
intellettive sono incrementate in modo eccezionale, ed il nostro vocabolario aumenta,
soprattutto se le letture sono effettuate in modo critico, vale a dire che, se troviamo
una parola che non conosciamo, abbiamo la premura di cercarne il significato su un
dizionario. I bambini leggono molto poco, è vero, e la responsabilità di questo pessimo
rapporto dei nostri ragazzi con la carta scritta è essenzialmente nei genitori, che per
primi non danno il buon esempio (salvo poi urlare che �“è importante leggere!) o che
hanno una concezione errata della lettura. In un meraviglioso saggio, Daniel Pennac
spiega proprio come, in modo inconsapevole e pur animati da buona fede, gli adulti
facciano proprio di tutto per far odiare i libri ai bambini, arrivando a proporre un
138
�“decalogo del lettore�”, in cui si rivendica, tra le altre cose, il diritto di accantonare un
libro se non ci piace, il diritto di leggere come ci pare ed il diritto a non farci piacere
quello che gli altri ci dicono essere �“bello�” o �“classico�” o �“imperdibile�”. Lo stesso
Pennac, in un divertente passaggio, si chiede: �“si può non amare Flaubert? Si, si
può�”32.
Una delle prime cose che potete fare per voi stessi, per elevare il vostro spirito e
migliorare la vostra intelligenza, è recuperare un sano e fruttuoso rapporto con i libri.
Di certo, voi che siete qui a leggermi, fate parte di un ristretto gruppo di persone,
ovvero quelle che sperimentano nuovi mondi e nuove idee attraverso le parole di altre
persone. Forse, quindi, i miei consigli a voi si addicono poco. Eppure, sono anche certo
che per tutti esiste spazio di miglioramento e, se siete qui, evidentemente anche voi
siete alla ricerca di una miglior immagine di voi stessi. Perciò, iniziate dai libri. Le
uniche regole che dovete seguire, per fare in modo che la vostra crescita intellettiva sia
funzionale e piacevole al tempo stesso, sono le seguenti: scegliete sempre e solo libri
che vi attraggono, a prescindere dal presunto valore artistico degli stessi e leggete
sempre e solo quando avete voglia di farlo e finché avete voglia di farlo. Leggere è un
piacere, un piacere immenso per molti, un piacere supremo per altri. Perciò, seguite i
miei consigli. Se siete attratti da un libro di giardinaggio piuttosto che da un grande
classico, leggete il libro di giardinaggio. Assecondate la vostra curiosità tenendo
presente che qualsiasi occasione è buona per creare nuove sinapsi nervose, anche lo
scoprire come si annaffiano le margherite o di che colore sono i tulipani. Ogni nuova
informazione che inserite nel cervello vi rende più intelligenti. Leggete quando volete
e, se vi è possibile, leggete in luoghi diversi dal letto, sul quale è probabile resisterete
poco, crollando in un invincibile sonno. Il letto, infatti, è neuro associato al sonno e,
ogni volta vi ponete in posizione orizzontale, il cervello inizia a predisporsi per una
buona dormita.
Leggete tanto, tutto quello che vi passa per le mani, e diversificate il più possibile le
letture, affinché le informazioni che immettete dentro di voi siano il più disparate
possibile. Questo, oltre a migliorare la vostra cultura generale, vi permette di ampliare
moltissimo il vostro vocabolario, perché ogni �“disciplina�” o ogni �“genere�” di romanzo
139
ha un suo specifico linguaggio e possiede termini propri. Mi spiego: in un lavoro sul
giardinaggio, troverete un pacchetto di termini appropriati, molto diversi da quelle che
troverete leggendo questo libro, leggendo l�’ultimo libro di Harry Potter o il nuovo
successo di Igor Sibaldi. In tal modo, vi garantite l�’accesso a una serie di parole e
concetti che mancavano al vostro bagaglio, con ciò espandendolo in molte direzioni
diverse. Buona norma, poi, è tenere a portata di mano un dizionario ed un dizionario
dei sinonimi e dei contrari, per chiarire all�’istante il senso di parole che non conoscete,
prima che ve ne passi la voglia ed il dubbio transiti nel dimenticatoio. Potete anche
decidere di giocare ad imparare parole nuove, una al giorno, sfogliando il dizionario.
Potete giocare con vostro marito, vostra moglie, i vostri figli: vince chi trova una parola
che gli altri non conoscono. Imparare può essere molto divertente, contrariamente a
quello che, con l�’esperienza scolastica, abbiamo appreso durante l�’infanzia e
l�’adolescenza. Lo so bene anche io, che mi spaccavo la testa sui codici di procedura
civile e che ora trascorro anche l�’intera nottata a studiare i modi in cui un elettrone
può andarsene in giro per lo spazio ed il tempo!
Badate bene, si tratta di qualcosa di più che di imparare nuove definizioni o il
significato di nuove parole, per la qual cosa può essere sufficiente un buon cruciverba.
Leggere molto aiuta il cervello ad elaborare in forma scritta o orale i nostri pensieri e,
come poi vedremo nel capitolo dedicato alla linguistica, questo è tanto più importante
in quanto strumento per comunicare con noi e con gli altri.
Quanti libri dovete leggere? Nessuno! Quanti libri potete leggere? Tutti quelli che
volete! All�’inizio, magari, si tratterà di un libro al mese, poi saranno due, e poi
scoprirete il piacere di scorrere gli scaffali della libreria della vostra città, in attesa che
qualche titolo catturi la vostra attenzione. Ricordate solo di evitare la ripetitività e la
banalità, al fine di uscire dalla vostra zona di confort. Nuove sinapsi si intrecciano solo
se il cervello riceve nuove informazioni.
Per affrontare questo divertente ed importante compito, rammentate che la capacità
di apprendere una lingua è insita nel cervello ed è una caratteristica innata, basata sul
principio della imitazione. L�’esempio che riporta Buzan è quello riferito ai bambini
molto piccoli, che imparano a parlare la lingua del paese in cui nascono,
140
semplicemente imitando i loro genitori e le persone che li circondano. Come fanno?
Semplicemente, grazie all�’amore per l�’apprendimento, grazie alla persistenza (la
ripetizione genera il successo!) e soprattutto allo spirito giocoso con il quale affrontano
senza saperlo la loro missione. Voi stessi, se avete figli, vi ricorderete che
l�’insegnamento trasmesso ai vostri cuccioli è stato all�’insegna del gioco e del
divertimento. Con tale atteggiamento approcciatevi alla vostra missione, e tutto vi
risulterà semplice e gradevole. Si tratta, in fondo, di giocare un po�’ con le parole. Siete
esenti da responsabilità, se durante il corso della vostra vita avete perso l�’amore per i
libri e le parole in genere: come dice Pennac, si può recuperare l�’amore per le lettere
solo scrollandosi di dosso tutti quei dogmi che ci sono stati inculcati in tenera età,
ovvero che apprendere è una cosa serie, che i libri vanno terminati anche se non ci
piacciono, che leggere i classici �“si deve�” perché fa bene. Ma chi lo dice? Chi di voi
terminerebbe una zuppa, se dopo due bocconi si rendesse conto che la zuppa proprio
non gli piace? E chi può arrogarsi il diritto di dirci cosa ci fa bene e cosa no, dal punto di
vista culturale? Io, ad esempio, dopo aver letto il saggio di Pennac, mi sono tolto un
peso dallo stomaco, letteralmente buttando nel cestino (sacrilegio!) �“I promessi sposi�”
di Manzoni. Credo di aver iniziato a leggere quel libro almeno dieci volte, a partire dai
primi approcci obbligati del liceo. Niente da fare: ogni volta, dopo le prime quaranta
pagine, la mia impresa falliva. E me ne sono sempre stupito, considerato che sono
aduso a letture anche piuttosto pesanti, che vanno da trattati scientifici di vario genere
a grandi classici, italiani, francesi e russi soprattutto. Manzoni, niente. Grazie a Pennac,
ho scoperto che posso vivere anche senza aver letto Manzoni, e non avete idea di che
liberazione sia stata! Soprattutto, amici miei, ricordatevi di divertirvi, di trovare il modo
di imparare divertendovi e che l�’essere troppo seri vi garantisce solo un sicuro
fallimento. Dice Buzan: �“Purtroppo, negli ultimi due secoli l�’apprendimento è diventato
molto più serio, e l�’elemento gioco è stato eliminato, tranne che nelle classi di alcuni
insegnanti fuori dal comune. Persino oggi, all�’inizio del XXI secolo, succede ancora così.
In America, alcuni educatori hanno fondato un movimento per eliminare del tutto il
gioco dalle scuole, compresa la ricreazione. La loro tesi? Se si elimina il gioco e la
ricreazione, si risparmia tempo e si ottengono risultati migliori dai giovani cervelli, che
141
si dedicheranno al 100 per 100 al lavoro serio. Una simile strategia equivale a dire che,
amputando le gambe ai bambini, il loro corpo sarà più leggero e quindi più mobile!�”33
INTELLIGENZA CREATIVA
Abbiamo fra le mani, o meglio nella scatola cranica, il potere assoluto (oso dire divino)
di creare tutto ciò che desideriamo, letteralmente senza alcun limite. Con il solo e
spontaneo uso della fantasia, possiamo immaginare tutto ciò che desideriamo, con
facilità e senza fatica. Immaginare il solito elefante verde, seduto ad un tavolino, che
sorseggia un the con una scimmia a due teste mentre conversa di meccanica
quantistica e contemporaneamente un�’astronave piena di topolini scende dal cielo
mentre alcune talpe gigantesche scavano buchi nel terreno, è operazione del tutto
banale e naturale. O meglio, questo succede quando siamo piccoli, fino a quando ci
insegnano a stare con i piedi per terra, come se l�’esercizio della fantasia fosse
un�’attività riprovevole o comunque poco consona al mondo dei grandi. Ebbene, la
maggior parte dei cervelli grigi e ingrigiti deve la sua apatia proprio al mancato
esercizio della fantasia, della creatività e del libero pensiero.
Durante i miei seminari di miglioramento e crescita personale, faccio divertire i
partecipanti con il gioco delle libere associazioni, attività così apparentemente
semplice, eppure capace di mandare in crisi più di un avvocato e almeno un paio di
ingegneri (di solito, casalinghe e persone che svolgono lavori manuali se la cavano
decisamente meglio). Il gioco lo conoscete tutti: io dico una parola (ad esempio,
�“casa�”), e le persone dicono a turno la prima parola che viene loro in mente (�“muro�”,
�“coltello�”, �“ferro�”, �“gatto�”, �“stampante�” e così via). Le persone sedute in sala si
passano la palla l�’un l�’altra e poi, finito il giro della sala, si ricomincia da capo. La cosa
che mi lascia scioccato è che le persone sono libere di dire quello che vogliono:
nessuna regola è loro imposta, non esistono punteggi, non esiste un giudice che valuti
la loro scelta, non esiste nemmeno il criterio che la parola scelta sia in qualche modo
attinente a quella precedente. Li lascio completamente liberi di dire quello che
vogliono, eppure a parecchie persone si chiude la bocca, altri si agitano vistosamente
sulla sedia e molti altri si agitano e balbettano versi senza senso. L�’impressione che ho
142
tratto da questo istruttivo ed interessante gioco è che la mente umana in qualche
modo sia intimorita dal procedere a caso, nel più totale e completo libero arbitrio,
quando si tratta, piuttosto, di un�’esperienza altamente ristoratrice per le nostre
capacità intellettive. Tale capacità di associare liberamente, ad esempio, è molto più
sviluppata nei bambini piccoli (i massimi e più divertenti risultati li ho avuti da bambini
di 5/7 anni) con i quali gioco quando li portano da me in studio per una consulenza.
Ebbene, non appena il piccolo realizza che ha il permesso di dire quello che vuole,
senza restrizione alcuna, il gioco è fatto e per farlo smettere di parlare devo ricorrere a
tutta la mia abilità di persuasore! Verificatelo da voi, vi invito a giocare al gioco della
libera associazione, con qualche amico, il partner o anche da soli. Scegliete una parola
a caso (e già qui potrebbero sorgere alcune difficoltà, vero?) e datevi un tempo
prestabilito per creare tutte le libere associazioni che volete, o passando la palla al
vostro compagno di giochi, oppure parlando da soli. Senza regole, spaziate nell�’infinito
universo del vostro cervello.
Poi, potete complicarvi un po�’ le cose e creare tutte le associazioni che desiderate fra
due termini completamente diversi tra loro. Ho giocato a questo gioco leggendo un
libro di Tony Buzan, e l�’ho trovato altamente stimolante. Da un lato, perché è
divertente, d�’altro lato perché è estremamente complicato, a meno di non lasciarsi alle
spalle la ragionevolezza ed il pensiero verticale (di cui parliamo dopo). Vi faccio un
esempio. Vi chiedo di elencarmi tutte le possibili attinenze che esistono fra una forbice
ed un elefante. Prendetevi alcuni minuti, lavorateci sodo e ditemi quante ne avete
trovate.
Una? Due? Tre? Addirittura!
Ebbene, vi dico che cosa è venuta in mente a me. Forbice ed elefante�…. Potrebbero
essere due ciondoli d�’oro, oppure due disegni sul medesimo pigiama, oppure due
simboli di un alfabeto inventato, oppure due statue di marmo di un famoso scultore,
oppure�….
Avete capito? Nessuno vi ha detto di che materiale erano composti forbice ed elefante,
di che dimensioni erano e così via. Vi siete limitati da soli, quasi impauriti di lasciarvi
andare. Vi sto parlando di creare nuove sinapsi, di elaborare nuove idee, di diventare
143
creatori di realtà mai viste prima! Del resto, ragazzi miei, spero stiate intuendo la
portata eccezionale che deriva dal possedere una buona e sana intelligenza creativa. Vi
ricordate di cosa vi dicevo prima, ovvero che, a livello di fisica quantistica, noi
possiamo creare la nostra realtà, semplicemente immaginandola? Ebbene: capite ora
perché la maggior parte delle persone, nonostante abbia il potere di determinare la
propria realtà, resta imprigionata nelle solite, tristi gabbie? Perché non hanno
immaginazione, non hanno fantasia, non sanno sognare ad occhi aperti!
Sognate, amici miei, sognate tutto quello che potete, tutto quello che volete, quando
volete. Vi lascio con paio di tracce, per allenarvi. Ricordate, tuttavia, che tutto quello
che io vi suggerisco funziona alla grande, a patto che venga messo in pratica, con
costanza e tenacia. Perciò, buon lavoro, e trovate le attinenze fra un modem e un
tagliaerba, e tra una stampante ed un tappeto persiano. Buon divertimento.
PENSIERO LATERALE
L�’intelligenza creativa è strettamente correlata al concetto di pensiero laterale, ovvero
il modo di ragionare opposto a quello che utilizziamo quotidianamente, chiamato
pensiero verticale. Senza dilungarmi in eccessivi e pesanti tecnicismi, il pensiero
laterale possiede l�’intrinseco ed immenso vantaggio di essere svincolato dai rigidi
schematismi del pensiero verticale. Ovvero, con il pensiero laterale potete andare
dove volete, senza preoccuparvi del senso di quello che state pensando o della
direzione nella quale state procedendo. In particolare, uno degli aspetti a mio avviso
più interessanti del pensiero laterale è quello di ampliare le possibilità insite nel nostro
cervello, che per natura è un sistema auto massimizzante, ovvero un sistema che
tende all�’economia e ad avere informazioni complete e plausibili in ogni momento.
Alcuni interessanti ed illuminanti esempi circa questo sistema di processo delle
informazioni le trovate nel bel libro di Edward De Bono34, uno dei massimi studiosi in
questo campo e che qui evito per non appesantire la trattazione. Questa caratteristica,
in ogni caso, è estremamente utile nella vita di tutti i giorni, altrimenti saremmo
letteralmente costretti all�’inattività. Mi spiego meglio: ogni volta che afferrate una
forchetta per infilzare un boccone di cibo, il vostro cervello dà per scontati tutti i
144
passaggi ed i presupposti che vi spingono a compiere quel gesto in quel preciso modo.
Non state a pensare a quanto può pesare la forchetta, a quale forza dovete esercitare
sul pezzo di carne da infilzare e a quale velocità dovete infilarvela in bocca. Lo date per
presupposto perché lo avete già fatto una volta. Inoltre, il cervello sceglie, in virtù di
questa sua caratteristica, sempre la strada più facile e logica, per risparmiarvi fatica. Il
che è un bene quasi sempre, a patto che si coltivi anche l�’altro tipo di pensiero, quello
laterale, per evitare di pensare alla stregua di computers che ragionano solo sulla base
di precise informazioni e che non hanno la capacità di espandersi al di là di quelle.
Un�’altra caratteristica che differenzia il pensiero verticale da quello laterale è che il
primo procede alla ricerca di soluzioni e, una volta trovata la prima soluzione
disponibile, si arresta. Il secondo, invece, procede per il puro piacere di cercare e,
durante la ricerca, virtualmente senza limiti, proprio come l�’immaginazione, genera
nuove soluzioni ed infinite possibilità. Allenarsi ad utilizzare il pensiero laterale è
un�’attività giocosa e divertente, che non richiede talenti specifici e studi complicati: si
tratta solo di allenarsi a cercare la soluzione impossibile, la risposta che nessuno
darebbe mai, la strada nascosta.
Vi faccio un piccolo esempio di come potrebbe essere divertente allenare il pensiero
laterale. Rispondente ai seguenti quesiti. Li ho scelti pescando da libri, riviste e
internet, perché ciascuno spiega bene i meccanismi del cervello di cui vi parlavo prima,
ovvero quelli secondo cui il cervello è un sistema auto massimizzante, alla ricerca
sempre della soluzione più ovvia e facile.
Quesito numero uno.
Padre e figlio stanno viaggiando sulla stessa automobile quando, purtroppo, la
macchina esce di strada. Il padre del bambino muore sul colpo, il figlio è gravemente
ferito. Viene trasportato in ospedale per un intervento d�’urgenza ma, quando il
chirurgo lo vede, esclama: �“non lo posso operare, è mio figlio!�”. Come è possibile?
145
Quesito numero due.
Un vigile vede un camionista che procede contromano in una strada a senso unico,
eppure non gli dà la multa. Come mai?
Quesito numero tre.
Secondo quale logica si spiega la sequenza dei seguenti numeri:
5, 10, 2, 8, 6, 3, 11, 0
Quesito numero quattro:
Quale sarà la prossima lettera della sequenza qui sotto?
Q S L P L D S Q �…
Vedete? Si tratta solo di divertirsi un po�’. Come ho sottolineato anche prima,
l�’apprendimento funziona meglio, se è divertente. Inoltre, diventare più intelligenti
non necessariamente significa sapere più cose o leggere più libri. Potreste essere
estremamente colti, da un punto di vista delle informazioni immagazzinate nella vostra
testa, e al tempo stesso totalmente incapaci di prendere rapide e opportune decisioni.
Dal mio punto di vista, essere intelligenti ha a che fare sì con la quantità di conoscenze
acquisite ma, soprattutto, con la quantità di sinapsi nervose intessute nel nostro
cervello e con la capacità di utilizzarle tutte, al meglio ed in modo opportuno. In
quest�’ottica, accomuno il concetto di intelligenza con quello di prontezza, di rapidità
dei processi di pensiero, di elasticità mentale. Tutte caratteristiche, queste, che alcune
persone sviluppano fin dalla tenera età e poi mettono a frutto nei più disparati campi e
che altri hanno invece l�’opportunità di sviluppare e coltivare da adulti. Prestate
attenzione ai quesiti che vi ho proposto e cercatene altri. Lasciate perdere le forme
rigide di pensiero, i dogmi e gli obsoleti modi di insegnamento. Credetemi, risolvere
enigmi di questo genere costringe la testa ad esplorare soluzioni nuove ed insolite, un
po�’ come fare gli esercizi che vi proponevo prima. Il risultato è che avrete un cervello
molto più sano, sveglio, fresco e reattivo. Solo con un cervello di questo genere
potrete attingere a tutte le vostre risorse, trarre frutto dagli insegnamenti appresi in
146
questo libro ed imprimere una vera svolta alla vostra vita. Se resterete ancorato al solo
pensiero verticale, come potrete penetrare i misteri della meccanica quantistica, del
linguaggio dello psicosoma ed espandere la rete delle vostre connessioni nervose?
Avete a disposizione, davvero, una quantità di potenziale incalcolabile: lasciarlo
inutilizzato sarebbe un peccato mortale. Per di più, siete esentati dal compiere
qualsiasi scelta preferenziale fra pensiero verticale e pensiero laterale, poiché potete
utilizzare entrambi, per massimizzare la potenza celata nella vostra scatola cranica.
Perché scegliere, quando si può attingere ad entrambi i sistemi? Attenzione: non è
necessario lavorare nel campo del marketing o della pubblicità, per aver bisogno di
potenziare il pensiero laterale. Le applicazioni sono infinite e spaziano dal risolvere un
problema che riguarda vostro figlio al districarvi da una situazione complicata,
escogitando una soluzione che vi tolga d�’impiccio in tutta fretta. Avere il cervello
sveglio e furbo, scattante e pronto a sfornare idee come una mitragliatrice non è
prerogativa di poche persone, è un diritto (ed un dovere!) di tutti. Perciò, dateci dentro
ed iniziate a cercare indovinelli, quesiti, enigmi�… e giocate con chi vi pare, stimolatevi a
vicenda, mettete premi in palio (chi fa l�’indovinello più difficile non lava i piatti!).
Ed ora, prima di procedere, vi lascio con un ultimo quesito:
LAVORA CON L�’AGO GIORNO E NOTTE PER AGGIUSTARE LE MUTANDE ROTTE.
Indovinate!
(ps: tutte le soluzioni ai quesiti sono dopo le note bibliografiche).
MAPPE MENTALI
Per migliorare le vostre capacità cerebrali, sviluppare la memoria e potenziare
l�’intelligenza, potete far ricorso a quell�’eccezionale strumento rappresentato dalle
mappe mentali. Il vantaggio di utilizzare le mappe mentali consiste nel fatto che esse
sfruttano a meraviglia le caratteristiche di apprendimento del cervello. Personalmente,
ho tratto enormi giovamenti dall�’utilizzo di questo metodo di apprendimento e
mnemonico, soprattutto per quel che riguarda l�’organizzazione delle informazioni che
apprendo nei libri o che devo comunicare agli altri, ad esempio durante i miei seminari.
Grazie all�’ausilio di una mappa mentale ben disegnata, ad esempio, ho potuto
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abbandonare le decine di pagine di appunti che tenevo sul leggio durante le
conferenze, ed affidarmi completamente alla memoria, con risultati notevoli ed
entusiasmanti. Durante il mio lavoro in studio, giusto per farvi altri esempi, ho aiutato
molti bambini e ragazzi a risolvere presunti problemi di apprendimento grazie a questo
diverso sistema di apprendimento. Sull�’utilizzo e la realizzazione delle mappe mentali,
vi consiglio di leggere tutto ciò che trovate del già citato Tony Buzan, in particolare il
suo libro specificamente dedicato a tale argomento35. In sostanza, il motivo per cui le
mappe mentali funzionano così bene, come vi dicevo, è che sfruttano i meccanismi
attraverso i quali lavora il nostro cervello. Il nostro cervello, per esempio, fa fatica a
procedere per linea retta o in verticale e predilige le linee curve: le mappe mentali
sono un insieme di concetti tenuti appunto insieme da linee curve. Il cervello ha
bisogno di stimolazioni e tende a perdere attenzione di fronte a stimolazioni
monotone: perciò, le mappe mentali si realizzano con matite o pennarelli colorati,
evitando i mono toni, ovvero il blu ed il nero. Il cervello lavora fondamentalmente
attraverso immagini, alle quali solo in un secondo tempo collega concetti �“verbali�”: le
mappe mentali prevedono l�’utilizzo di immagini collegate a parole chiave, che servono
a fissare nella testa il concetto stesso. Come potete ben vedere, le mappe mentali
rappresentano l�’esatto contrario rispetto ai sistemi di apprendimento che vengono
insegnati a scuola, laddove si prendono appunti con penna blu o nera, scrivendo una
riga dopo l�’altra, con conseguente rapido appiattimento delle nostre onde cerebrali.
Con la premessa che realizzare una mappa mentale non richiede talenti artistici
particolari (potete disegnare anche da schifo, basta che l�’immagine che volete
rappresentare sul foglio sia per voi significativa), vi spiego brevemente come realizzare
la vostra prima mappa (e sottolineo nuovamente l�’importanza di studiare questo
argomento su testi che lo trattano in modo esauriente: qui ne do solo un accenno del
tutto parziale).
Anzitutto, vi servono un bel foglio bianco ed una scatola di pennarelli, o matite
colorate. A questo punto, dovete decidere a che cosa deve essere dedicata la vostra
mappa. Potrebbe trattarsi di fare il riassunto di un libro che state leggendo, così come
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dell�’elenco delle cose che dovete fare nel week end, oppure della lista della spesa, o
del vostro intervento alla prossima riunione sul lavoro. Qualsiasi cosa va bene.
Ok. Pensate per un istante a ciò di cui volete realizzare una mappa e disegnate al
centro del foglio una immagine che lo rappresenti, abbinandolo ad una parola chiave
(per esempio, titolo del libro da riassumere, o titolo del vostro intervento, oppure,
semplicemente �“spesa�”!). Ora, intorno a questo concetto centrale, disegnate e scrivete
le idee che sono immediatamente collegate, ad esempio i capitoli del libro, i punti
salienti che vorrete trattare nel vostro intervento o le macro aree di azione per la
vostra spesa (surgelati, reparto frutta, reparto carne e così via). Collegate queste idee,
ognuna delle quali deve essere abbinata ad un disegnino, anche semplice, con linee
curve e colorate, sfruttando più colori. Ora ripetete l�’operazione rispetto alle singole
idee che avete appena scritto, collegandole a loro volta con altre linee colorate. Per
esempio: spesa, reparto ortofrutta, zucchine, carote e patate. Lavorateci sopra,
riempite la mappa di disegni e colori, senza badare ai margini, alle direzioni prese dalle
linee, a regole di spazio o di dimensioni. Tanto più il vostro cervello sarà libero di
creare, tanto più la mappa sarà efficace e già il realizzarla sarà funzionale
all�’apprendimento dei concetti contenuti nella stessa. Ricordate solo che non ci sono
limiti alla quantità di informazioni che il cervello può archiviare, perciò dateci dentro e
buttate nella vostra mappa tutto quello che volete, i risultati sono garantiti!
SAR
Il S.A.R. è il sistema attivante reticolare, bruttissimo nome per definire una
caratteristica del cervello, ovvero quella di focalizzarsi di volta in volta su informazioni
o immagini che ritiene importanti, tralasciando tutto il resto. Ad esempio, se io vi
dovessi chiedere di recarvi in un supermercato e di prestare attenzione a tutte le
persone che indossano una camicia blu, il vostro SAR si focalizzerebbe su quello,
�“perdendo�” di vista le camicie gialle, quelle bianche e così via. Tanto è vero che se, poi,
dovessi chiedervi quante camicie blu avete contato, avreste di certo da darmi una
risposta abbastanza precisa. Se, invece, dovessi chiedervi il conto delle camicie
bianche, è probabile che fareste scena muta, o quasi. Si tratta, anche in questo caso, di
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un meccanismo che svolge una funzione utile alla sopravvivenza e alla nostra salute
mentale. Se, infatti, noi fossimo contemporaneamente attenti a tutto e consapevoli di
tutto, la nostra vita sarebbe un vero inferno e non riusciremmo nemmeno ad uscire di
casa. Tuttavia, questo meccanismo di difesa può generare dei problemi e, se non
controllato in maniera adeguata, può farci perdere opportunità ed occasioni,
impedendoci letteralmente le occasioni che tutti i giorni ci corrono davanti agli occhi.
Il già menzionato Richard Wiseman, a proposito di sistema attivante reticolare, ha
condotto una vasta serie di divertenti esperimenti, volti proprio a dimostrare come un
eccessivo utilizzo del SAR sia fonte di problemi.
Ad un gruppo di persone è stato chiesto di sfogliare un quotidiano, contando il numero
di fotografie presenti e promettendo un piccolo premio in denaro a tutti coloro
avessero indovinato la risposta. Il dottor Wiseman, però, aveva inserito fra le prime
pagine un annuncio in cui si diceva che chi avesse letto tale avviso avrebbe vinto un
premio in denaro ancor più consistente e senza nemmeno dover contare le foto. Poche
persone hanno visto tale avviso, ed erano tutte (tra l�’altro) �“fortunate�”. La maggior
parte degli intervistati, vittima del loro SAR, ha dovuto contare tutte le fotografie.
In un altro curioso esperimento, Wiseman ha chiesto a gruppi di persone di osservare
su uno schermo televisivo una partita di basket, con lo scopo di contare quanti
passaggi effettuavano i giocatori vestiti di bianco, anche in questo caso offrendo una
somma in denaro a chi avesse indovinato. Pensate che le persone erano così
concentrate, motivate dal premio, che pochissimi hanno notato, a metà partita, un
uomo vestito da gorilla che entra in campo, saluta e se ne va. Da questo eclatante
esempio, il dottor Wiseman ha poi tratto ispirazione per il titolo del suo bel libro
�“Dov�’è il gorilla?�”. Immagino che possa sembrare impossibile, eppure vi garantisco che
si tratta proprio di un meccanismo ineludibile del cervello. Io stesso, durante il
seminario in cui insegno ad utilizzare meglio le nostre risorse cerebrali, conduco
sempre due esperimenti che danno, immancabilmente, sempre lo stesso esito. Uno di
questi esperimenti, in particolare, consiste nel far firmare un �“fasullo�” modulo di
adesione al seminario, nel quale, oltre ai soliti dati (nome, cognome, indirizzo, etc.) ho
inserito una sorta di �“delega�” con la quale la persona mi �“autorizza espressamente a
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prelevare dal suo conto corrente una determinata somma per un determinato tempo�”.
Nel 99% dei casi la persona, vedendo che si tratta delle �“solite�” questioni di privacy,
firma senza leggere tutto il testo, proprio a causa del SAR che viene attivato
deliberatamente su un particolare aspetto del modulo e che, per risparmiare tempo,
tralascia tutto il resto. Immancabilmente, registro nelle persone �“truffate�” dal mio
piccolo esperimento forti reazioni di disappunto.
Come dice l�’ottimo Paul Liekens: �“In PNL, si parla di visione tunnel. Noi vediamo,
udiamo e percepiamo attraverso un tunnel e la sola cosa che ci preoccupa è quello che
troveremo alla fine del tunnel, il resto non esiste più. È possibile sbarazzarsi di una
visione o di un udito tunnel imparando a vedere o udire in modo panoramico.�”36
Lo stesso Liekens, propone un interessante esercizio, che vi suggerisco di eseguire
unitamente a quelli che vi ho proposto io. Questo specifico allenamento è utile per
sviluppare una visione più ampia. Se a tale esercizio abbinerete le strategie di
comportamento che vi ho suggerito, è probabile che nel giro di pochissimo tempo
inizierete a notare cose che finora non avevate mai notato. L�’�’esercizio che segue è
tratto dal libro di Liekens, �“Riprogrammare l�’inconscio�”.
ESERCIZIO PER SVILUPPARE UNA VISIONE PANORAMICA
Per prima cosa, disponetevi in uno stato d�’animo tranquillo e rilassato. Potete
utilizzare l�’esercizio di centratura che vi ho segnalato prima.
Fissate un punto davanti a voi e concentratevi su di esso.
Ora, allargate la visuale di 45 gradi, sia a destra sia a sinistra, senza perdere di vista il
punto di partenza.
Continuate finché non riuscite più ad allargarla.
Tornate al punto di partenza e ripetete l�’esercizio.37
Ebbene, se anche voi volete diventare come quelle persone che notano sempre
l�’opportunità anche dove nessun altro la vede; colgono sempre le sfumature di ogni
situazione che agli altri sfuggono; hanno una visione d�’insieme più ampia e quindi
elaborano strategie e soluzioni più rapidamente e più efficacemente di altri, ebbene
151
dovete lavorare sul vostro sistema attivante reticolare. Fondamentalmente, si tratta di
applicare le strategie che vi ho già esposto a proposito della dissonanza cognitiva:
cambiare percorso con l�’automobile, evitare la ripetitività di situazioni ed impegni,
modificare piccoli particolari della vostra vita, vedere le cose in modo un po�’ diverso. A
questo, ora, aggiungete la consapevolezza del fatto che avete un sistema attivante
reticolare, informazione che prima vi era ignota. Perciò, ogni volta che state
osservando qualche cosa intorno a voi, chiedetevi: è proprio tutto quello che mi sta
succedendo intorno, oppure questo è solo quello che io vedo? Similmente, vi troverete
senz�’altro a dover risolvere un problema sul quale vi incaponite da tempo senza
trovare risposta o soluzione. Ebbene, in tal caso, pensate al vostro SAR e riflettete sul
fatto che più vi sforzare di �“vedere�” la soluzione, tanto più essa sarà sfuggente. Perciò,
distraete il vostro SAR smettendo di pensare alla stessa cosa, oppure sospendete il
giudizio e trovate qualche cosa d�’altro da fare: la soluzione, dopo, sarà alla vostra
portata e vi sarà facile trovarla!
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RIASSUNTO DEL CAPITOLO
POTETE IMPARARE, E DIVENTARE PIU�’ SVEGLI ED INTELLIGENTI, SEMPLICEMENTE
DIVERTENDOVI.
POTETE IMPARARE QUALSIASI COSA, A QUALSIASI ETA�’, A PARTIRE DA QUALSIASI
LIVELLO (SIETE �“NEUROPLASTICI�”!).
ALLENATE LA VOSTRA INTELLIGENZA VERBALE: LEGGETE!
ALLENATE LA VOSTRA INTELLIGENZA CREATIVA: IMMAGINATE!
GIOCATE CON IL PENSIERO LATERALE, VI AIUTERA�’ A
I L I E I G I G I E I R I E*
(*: LEGGERE TRA LE RIGHE!!!).
ESERCITATEVI CON LE MAPPE MENTALI, ED IL VOSTRO CERVELLO POTRA�’
APPRENDERE E MEMORIZZARE QUALSIASI COSA.
AVETE IL S.A.R., EVITATE CHE DIVENTI UN PROBLEMA E RICORDATE CHE MENO CI SI
FISSA SU UN PROBLEMA, TANTO PIU�’ FACILE E�’ RISOLVERLO.
NOTE
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ESERCIZI
Mettete in pratica tutto quello che avete letto e riprendete in mano gli esercizi che vi
ho proposto poco sopra. In particolare:
INTELLIGENZA VERBALE
Prendete l�’abitudine di acquistare (e leggere) almeno un libro al mese, possibilmente
di genere di volta in volta diverso.
Poi, giocate con qualcuno della famiglia al gioco delle parole difficili. Il gioco è
semplice: sfogliate il vocabolario, cercate una parola che trovate difficile e chiedete ai
partecipanti al gioco di esporne il significato. Tenete conto di chi ne indovina di più e, a
fine settimana, chi perde lava i piatti o prepara la cena per tutti!
MAPPE MENTALI
All�’inizio dell�’apprendimento, è buona norma disegnare almeno una mappa mentale
alla settimana. Potete lavorarci un po�’ di giorno in giorno, non è obbligatorio
completarla in un�’unica seduta. Sugli argomenti da �“mappare�”, la scelta è libera: lista
della spese, riassunto di un libro o di un film, elenco delle cose da fare in settimana�…
PENSIERO LATERALE
Andate in libreria e scovate un libro di quesiti di pensiero laterale, poi mettetevi alla
prova, oppure giocate con la famiglia. Come al solito, chi perde lava i piatti!
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10
IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE
Se puoi sognarlo, puoi farlo.
(Walt Disney)
Avete mai fatto un sogno così brutto e così realistico da svegliarvi con il fiatone, il
cuore che batteva all�’impazzata ed uno spiacevole senso di disagio addosso, che
magari vi ha poi accompagnato per tutta la giornata? Oppure, vi siete mai commossi
per esservi immedesimati in un film particolarmente triste e/o romantico? Si? Bene.
Quando vi risvegliate dal vostro incubo, tutto è esattamente come è sempre stato,
senza particolari cambiamenti climatici o ambientali: eppure, state sudando, o vi batte
forte il cuore, o avete la gola secca.
E quando siete al cinema, siete in un locale pubblico, una parte di voi sa che il tal
attore non muore veramente, o che la tal attrice non abbandona davvero il suo grande
amor: eppure, avete vere e proprie reazioni chimiche, come innalzamento della
temperatura corporea, produzione di lacrime e secrezioni abbondanti di ormoni.
Questo breve preambolo serve semplicemente per introdurre il tema di questo
capitolo, ovvero che IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE. È così: il cervello,
rispetto a questo aspetto specifico, è una sorta di registratore imparziale di quel che
vede o immagina. Per lui, quello che vede è �“vero�” e innesca reazioni corporee in
conseguenza di ciò che, appunto, ritiene vero. Di questa importante caratteristica sono
155
a conoscenza tutti i grandi esperti di motivazione e gestione degli stati d�’animo, tutti
gli allenatori o i coach dei grandi campioni e tutti coloro che lavorano sul benessere
psicofisico delle persone.
Questa caratteristica di cui vi sto parlando è strutturale, insita nel cervello e
completamente automatica, ovvero non richiede alcun talento particolare o
predisposizione. Funziona, e basta. Naturalmente, possiamo sfruttarla a nostro
vantaggio, da veri artefici della nostra fortuna quali siamo.
Del resto, tutti i grandi campioni sportivi, tutto coloro che eccellono in qualche
disciplina o in qualche specifico lavoro, confermano che parte integrante del loro
allenamento o della loro preparazione è semplicemente dedicata alla visualizzazione di
ciò che devono fare e del modo in cui intendono farlo. Il cervello, in pratica, ha
letteralmente la capacità di creare la realtà e noi possiamo trarre massimo vantaggio
da questa specifica abilità, trasformandola in una sorta di lampada di Aladino da
strofinare, per poi esprimere i nostri desideri.
�“Gli scienziati hanno scoperto che se misurano l�’impulso elettrico in uscita dal cervello
di una persona (usando per esempio apparecchiature a scansione come la TAC o la PET)
mentre questi sta guardando un oggetto, e poi mentre sta immaginando lo stesso
oggetto, in entrambi i casi si attivano le medesime aree del cervello. Chiudere gli occhi
e visualizzare l�’oggetto produce gli stessi schemi cerebrali che emergono quando si sta
effettivamente guardando l�’oggetto. Non soltanto il cervello non distingue fra quello
che vede nel suo ambiente e quello che immagina, ma sembra anche non riconoscere la
differenza tra un�’azione eseguita ed un�’azione visualizzata�”.38
La visualizzazione è un aspetto così importante nel nostro processo di crescita
personale che voglio trattarla da più punti di vista, per farvi comprendere appieno le
potenzialità infinite che avete per le mani e che potete utilizzare a vostro piacimento.
Anzitutto, voglio sottolineare che le implicazioni della capacità del cervello di
trasformare in realtà anche ciò che crede vero, sono già sfruttate in campo medico. Un
esperimento molto interessante, riportato dalla rivista �“Explora�”39, riguarda alcuni
bambini afflitti da gravissime ed estese ustioni su tutto il corpo. L�’equipe che ha
156
condotto l�’esperimento ha dapprima misurato, grazie ad apposite apparecchiature, la
�“quantità�” di dolore provato da questi bambini durante la medicazione, in cui il loro
corpo veniva cosparso di unguenti lenitivi. In seguito, le stesse medicazioni sono state
operate sui medesimi bambini, ai quali, contemporaneamente, venivano mostrate,
tramite appositi caschetti in grado di produrre immagini in �“realtà virtuale�”, scenari di
distese di neve, di ghiaccio e cose simili. Ebbene, la quantità di dolore, durante la
proiezione di queste immagini, calava in modo consistente, come se il cervello davvero
credesse di essere in qualche posto del Polo Nord, innescando reazioni chimiche
consequenziali come, ad esempio, il provare la sensazione del freddo, il che
spiegherebbe, appunto, il calo drastico delle sensazioni dolorose durante la
medicazione. Gli esperimenti sono stati condotti presso l�’Università di Washington, a
Seattle, negli Stati Uniti, dal dottor Hunter Hoffman, neuropsicologo. La casistica,
ormai, è così ampia da lasciar sperare che la terapia a base di �“realtà virtuale�” venga
utilizzata dovunque, come terapia complementare contro il dolore.
Sempre dal punto di vista strettamente medico/scientifico, di enorme rilievo sono
anche gli studi del dottor Francesco Bottaccioli, fondatore e primo presidente della
Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia, astruso nome che indica
semplicemente la connessione fra il fenomeno psichico, il cervello ed i sistemi
endocrino ed immunitario dell�’organismo. Tali studi dimostrano in modo chiaro ed
univoco che il cervello influenza il sistema immunitario e che quest�’ultimo comunica
con il cervello, grazie a piccole molecole chiamate neuro peptidi. Citando Bottaccioli,
�“l�’esistenza di una serie di molecole attive sia a livello centrale (nel cervello) sia
periferico (nel metabolismo di svariati organi e sistemi d�’organo) unifica, per così dire, il
corpo umano, getta un ponte tra cervello e resto del corpo, tra mente e corpo
biologicamente fondato�”40.
Per una trattazione più approfondita dell�’argomento, rimando al mio precedente
lavoro, premendomi qui soltanto evidenziare la validità scientifica degli argomenti
esposti, affinché il tono �“discorsivo�” da me volutamente adottato non sia scambiato
per �“leggerezza�” del tema trattato.
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Un altro interessantissimo studio, portato avanti dai ricercatori della Oxford University,
ha mostrato risultati a dir poco strabilianti.
�“Nello studio, ciascun volontario, sottoposto al test, ha nascosto un braccio sotto al
tavolo, mentre una mano di gomma, riempita con una intelaiatura di ferro e cotone,
veniva posizionata in modo da suggerire che fosse parte integrante del corpo.
Dopodiché, con un pennello venivano contemporaneamente strofinate sia la mano
finta sia quella vera ed il cervello dei volontari veniva scannerizzato con la risonanza
magnetica. A questo punto, sono stati sufficienti in media 11 secondi ai volontari per
iniziare ad avvertire la mano di gomma come propria. Quanto più forte era la
sensazione, tanto maggiore l�’attività registrata a livello della corteccia premotoria.
Terminato l�’esperimento, ai volontari è stato chiesto di indicare quale fosse la vera
mano. Ebbene, molti hanno indicato quella di gomma, sintomo evidente di un�’avvenuta
riorganizzazione cerebrale.�”41
Spostandoci oltre i confini nazionali, la dottoressa Claudia Rainville, microbiologa con
decennale esperienza ospedaliera, ha addirittura creato una corrente di pensiero,
teorizzando la Metamedicina, che offre appunto una visione che va �“oltre�” la medicina
tradizionale. Tra le tecniche utilizzate per risolvere pesanti traumi o situazioni del
passato che in qualche modo bloccano il paziente o creano disagi (non solo emotivi
ma, giustappunto, anche fisici), la Rainville, attenta sia all�’aspetto emozionale sia
all�’aspetto rigoroso e scientifico delle tematiche esposte, propone una letterale
�“riscrittura�” del passato del paziente, basata su una e vera propria visualizzazione
dell�’episodio incriminato e sulla sua rielaborazione, come se si trattasse di un film da
proiettare nello schermo mentale, scrivendo una nuova sceneggiatura, meno
�“dolorosa�” e traumatica per la persona. L�’assunto della dottoressa Rainville, suffragato
anche questa volta da una casistica internazionale, è che il cervello, �“vedendo�” lo
svolgersi dei fatti in modo diverso, creda a quello che vede e annulli all�’istante tutte le
dolorose conseguenze innescate dall�’episodio. Milioni di libri venduti nel mondo e
centinaia di migliaia di pazienti guariti grazie a questo rivoluzionario approccio sono la
più lampante testimonianza di quanto le capacità del cervello siano eccezionali e,
soprattutto, di quanto al tempo stesso il cervello sia �“stupido�”, incapace com�’è di
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distinguere fra un ricordo inventato ed uno vero, tra un�’immagine proveniente
dall�’esterno ed una creata ad arte42.
Sullo strabiliante potere dell�’immaginazione esistono altri interessanti esperimenti,
tutti condotti da medici e in laboratori altamente specializzati.
Anzitutto, da più parti è stato dimostrato come il semplice immaginare di compiere
una determinata azione produca l�’accensione delle stesse aree cerebrali che si attivano
quando si compie fisicamente la stessa azione. Il più famoso degli esperimenti di
questo genere è quello �“del pianista�”: ad un abile musicista è stato dapprima chiesto di
eseguire, collegato ad apposite attrezzature necessarie a scansionare i meccanismi
cerebrali, un determinato brano musicale. Poi, gli è stato chiesto di concentrarsi
intensamente e di immaginare di essere seduto davanti al suo pianoforte e di eseguire
la medesima sinfonia, solo con l�’immaginazione. Il risultato, a dir poco, stupefacente, è
stato che nel cervello del pianista si attivavano esattamente le stesse aree cerebrali, ed
esattamente nello stesso ordine e con la medesima intensità, come se il musicista
stesse davvero suonando al pianoforte.
Il dottor Guang Yue, fisiologo presso il centro di riabilitazione della Cleveland Clinic
Foundation, in Ohio (Stati Uniti), si è spinto ancora più in là, registrando l�’attività
cerebrale di pazienti cui è stato chiesto di �“immaginare�” contrazioni del muscolo
adduttore del dito mignolo. I risultati, anche in questo caso strabilianti, dimostrano in
modo incontrovertibile aumenti della potenza e forza muscolare del dito, allenato con
la mente, fino al 35%! In un contemporaneo studio, il dottor Yue ha chiesto ad un
gruppo di volontari di immaginare di allenare il bicipite destro, visualizzando con
precisione gli esercizi di allenamento con i pesi, concentrandosi sul numero di
ripetizione e la quantità di esercizio svolto, proprio come il volontario fosse in palestra.
Ad un gruppo di controllo, invece, è stato chiesto semplicemente, mentre l�’altro
gruppo era al lavoro (immaginario!), di star seduto e di non svolgere alcuna attività. Il
risultato (stupefacente, manco a dirsi) è stato un aumento della massa muscolare dei
volontari che si sono allenati con l�’immaginazione ed un aumento medio di forza
muscolare del 13,5%. Il gruppo di controllo, come previsto, non ha avuto incrementi di
nessun tipo.
159
E non è tutto. Io stesso, durante il seminario �“Come diventare artefici della propria
fortuna�”, conduco un interessante esperimento sui partecipanti. Potete farlo anche
voi, qui e ora. In aula, mi avvalgo di immagini proiettate sul muro, voi dovrete utilizzare
tutta la vostra fantasia. Prima, leggete tutto quello che dovete fare, poi eseguite le
istruzioni passo passo.
ESPERIMENTO DELLA NUTELLA
Immaginate di essere seduti nella vostra cucina. Dovete vedere la vostra cucina proprio
come se foste lì, adesso, in prima persona. Siete seduti davanti al tavolo della vostra
cucina, e davanti a voi avete un grande barattolo di Nutella. Ora, visualizzate le vostre
mani, proprio come se lo steste facendo davvero, che svitano il tappo del barattolo e,
mentre lo fanno, iniziate a percepire distintamente l�’inconfondibile profumo di
cioccolato e nocciole che fin da bambini avete imparato a conoscere.
Ora, immaginate ed osservate il vostro dito indice della mano destra che piano piano si
infila nel barattolo e, mentre affonda nella morbida crema, concentratevi sulla
sensazione che di certo conoscete, quella del vostro dito che sprofonda nel morbido e
cremoso cioccolato. Godetevi questo momento, adesso. Ed iniziate a girare
lentamente il vostro dito, immerso nella Nutella, piano, mentre già pregustate il
momento in cui potrete deliziarvi con la morbida crema. Immaginate di lasciare il
vostro dito immerso nel cioccolato ancora un po�’ e, mentre lo fate e pensate che si
tratta di un�’esperienza unica nel suo genere, potete già immaginare che meravigliosa
sensazione vi darà in bocca, tutto quel cioccolato. Ora, lentamente, estraete il dito dal
barattolo ed osservatelo, ricoperto di Nutella che cola. Annusate l�’aroma di cioccolato,
immaginate il sapore che tra poco percepirete. Ed ora, senza esitazione, immaginate di
infilare il vostro dito nella bocca e di chiudere le labbra sulla morbida crema di
cioccolato, mentre la vostra lingua viene travolta dal sapore che conoscete così bene, e
le vostre narici sono invase dal profumo della Nutella.
Eseguite con precisione tutti i passaggi, se necessario leggete due o tre volte la
descrizione, prima di immaginare tutta la scena, esattamente come ve l�’ho descritta.
160
Quando avete immaginato tutta la sequenza (si tratta di immaginarla con calma, come
se lo steste facendo davvero: potrebbe volerci anche più di un minuto, tanto per
intenderci), aprite gli occhi ed infilate in bocca il vostro indice della mano destra.
Allora, che sapore ha? Che profumo ha?
Fantastico, vero?
La maggior parte dei partecipanti all�’esperimento (che, va detto, condotto mentre si
osservano immagini della Nutella e con la voce suadente dell�’insegnante che, mentre
le persone immaginano, le guida nella serie di passaggi, ha di certo un�’efficacia diversa)
riferisce di percepire il sapore della Nutella, altri dicono che è più forte la sensazione
olfattiva. Alcuni, faticano a percepire il sapore e, magari, durante la descrizione o la
visualizzazione della sequenza hanno comunque avuto anomali fenomeni di
salivazione. Se proprio non avete provato alcuna sensazione, nemmeno durante la
descrizione, è probabile che siate persone di tipo �“uditivo�”, ovvero persone stimolate
più da sensazioni acustiche che da immagini. In ogni caso, ripetere l�’esperimento due o
più volte conduce, nel breve periodo, ad un considerevole incremento delle sensazioni
che si provano alla fine dell�’esperimento, quando si mette fisicamente il dito in bocca.
Un aspetto molto interessante di questo tipo di lavoro è che con i bambini funziona
molto meglio che con gli adulti. Ho eseguito i primi esperimenti con mia figlia Aurora,
di sei anni, con risultati incredibili. Ho ripetuto l�’esperimento con altri bambini, amici
e/o clienti, ed i risultati sono stati altrettanto soddisfacenti. Il che, a ben pensare, non
dovrebbe stupirci più di tanto, considerando che i bambini utilizzano la fantasia e
l�’immaginazione molto più di noi, trascorrendo buona parte del loro tempo a
fantasticare di mondi e amici immaginari e di avventure che si svolgono solo nella loro
testa. Chi è genitore, tra l�’altro, sa bene quanto sia preferibile assecondare un bambino
perso nelle sue fantasie e sa altrettanto bene che per il piccolo non si tratta di fantasie,
ma di realtà vera e propria, tanto che, se non state al gioco, se la prende terribilmente.
Anche chi si occupa di PNL sa bene quanto sia importante il potere della mente e come
sia fondamentale saper lavorare sulle immagini prodotte dalla mente per modificare i
nostri stati d�’animo e le nostre stesse problematiche. La PNL del resto, ed è bene
ribadirlo, non è una disciplina astratta o una materia da studiare: è semplicemente lo
161
studio dei processi umani, la �“decodifica�” del segnale che viene costantemente emesso
dal nostro cervello. La programmazione neuro linguistica, in sostanza, non fa altro che
prendere l�’insieme dei processi umani (ovvero, il modo in cui funzioniamo) e tradurli in
una equazione ripetibile a piacere (uno dei due fondatori delle PNL, Richard Bandler,
guarda caso, è anche un matematico). In PNL, dunque, grandissima importanza è data
al lavoro sul modo attraverso il quale noi percepiamo il mondo, ai filtri, alle lenti con le
quali percepiamo l�’esperienza oggettiva.
Una delle tecniche più raffinate ed efficaci della PNL consiste nella manipolazione delle
sub modalità visive, uditive o cinestesiche. Tralasciando le modalità uditive o
cinestesiche (non perché siano meno importanti, solo perché in questa sede ci
occupiamo di visualizzazione), concentriamo la nostra attenzione sulle modalità visive,
per renderci conto una volta di più, casomai ce ne fosse ancora bisogno, di quanto
importante sia per noi e per la nostra salute utilizzare al meglio lo strumento della
immaginazione visiva.
Per �“modalità visiva�” si intende che il pensiero da noi prodotto ha forma di immagine.
Per sub modalità si intendono, invece, tutte le forme che tale immagine può assumere
e nelle quali può presentarsi. Se, ad esempio, io ora vi chiedessi di pensare ad un
ricordo piacevole, nella vostra testa prederebbe forma un�’immagine (modalità visiva),
magari accompagnata da un suono o parole (modalità uditiva), magari accompagnata
da particolari sensazioni (modalità cinestesica). Parlando specificamente della modalità
visiva, ecco che l�’immagine da voi pensata potrebbe essere a colori o in bianco e nero
e/o grande o piccola e/o ferma o in movimento e/o con cornice o senza cornice e/o
luminosa o scura e/o a fuoco o sfocata e così via. Queste �“possibilità�” si chiamano,
appunto, sub modalità. La scoperta della PNL è che, manipolando queste sub modalità,
si modificano contestualmente le nostre sensazioni e le nostre emozioni riguardo alle
immagini. Potete ben comprendere la potenziale utilità, soprattutto se pensate a
qualche cosa di spiacevole, associato a sensazioni poco positive, che potete
trasformare in qualche cosa di indifferente. Al contrario, potete, grazie a questo tipo di
lavoro, amplificare le sensazioni piacevoli, per ancorarle dentro di voi ed utilizzarle per
stare bene e migliorare la vostra prestazione ed i vostri risultati. Si tratta di argomenti
162
che richiedono ampie trattazioni, per le quali troverete nella biografia alcune
importanti indicazioni. Quel che qui preme sottolineare, ancora una volta, è
l�’importanza della visualizzazione, come strumento per migliorare il nostro stato di
salute emotivo e per �“allenarci�” a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Come?
Prima, facciamo un altro piccolo esperimento, che vi dimostrerà quanto sia importante
immaginare �“bene�” le cose e quanto il vostro stato emotivo possa essere
pesantemente condizionato (nel bene e nel male) da ciò che vedete.
ESPERIMENTO DI VISUALIZZAZIONE �“CONTROLLATA�”
Come al solito, prima leggete tutte le indicazioni circa quello che dovete fare, poi
eseguite. Tanto per cominciare, pensate a qualcosa di piacevole: un�’occasione in cui
siete stati bene, un evento particolarmente emozionante, una persona che vi fa stare
bene. Ora, chiudete gli occhi e pensate intensamente a questa particolare cosa.
Quando avete fatto, rispondete a queste domande:
1. Quello che avete immaginato è un�’immagine ferma o una sorta di filmato?
2. Quello che avete visualizzato (che si tratti di un�’immagine ferma o di una
sequenza di immagini in movimento) è in bianco e nero o a colori?
3. È piccolo o grande?
4. È scuro o luminoso?
5. È lontano o vicino?
6. È sfocato o a fuoco?
7. È dissociato (ovvero, vi vedete in terza persona) oppure associato (ovvero,
vedete in prima persona, come se foste proprio lì?)
A questo punto, ripensate a quello che avete immaginato ed operate i seguenti
cambiamenti.
Se l�’immagine è ferma, trasformatela in una sequenza in movimento.
Se è in bianco e nero, mettete del colore. Se è a colori, vivacizzate i colori, rendeteli
ancora più vivi, intensi, piacevoli.
163
Se è piccola, ingranditela, come se aveste lo zoom. Concentratevi sui dettagli che più vi
piacciono.
Se è scura, aumentate la luminosità, oppure, se è luminosa, rendetela ancor più
luminosa.
Se è lontana, avvicinatela.
Se è fuori fuoco, rendetela nitida, a fuoco. Se ci sono solo alcuni dettagli poco chiari,
mettete a fuoco quelli.
Se state osservando voi stessi, associatevi all�’immagine, trasportatevi proprio là, vivete
in prima persona quella immagine, quella sequenza, quel momento.
Ora ditemi: nell�’operare questi piccoli aggiustamenti, le vostre sensazioni piacevoli
sono aumentate? Si? Perfetto.
Ora faremo un piccolo esperimento, di segno opposto.
Pensate a qualcosa di leggermente spiacevole per voi. Deve trattarsi di qualcosa che vi
dà solo un po�’ fastidio, niente di terribile o eccessivamente doloroso. Potrebbe
trattarsi di qualche situazione che vi crea un po�’ di imbarazzo, di un viso di una persona
che vi irrita, anche di un piatto pieno di vermi che vi crea un po�’ di ribrezzo.
Immaginate bene questa cosa e, di nuovo, quando avete fatto, rispondete alle stesse
domande di prima.
1. Quello che avete immaginato è un�’immagine ferma o una sorta di filmato?
2. Quello che avete visualizzato (che si tratti di un�’immagine ferma o di una
sequenza di immagini in movimento) è in bianco e nero o a colori?
3. È piccolo o grande?
4. È scuro o luminoso?
5. È lontano o vicino?
6. È sfocato o a fuoco?
7. È dissociato (ovvero, vi vedete in terza persona) oppure associato (ovvero,
vedete in prima persona, come se foste proprio lì?)
164
A questo punto, ripensate a quello che avete immaginato ed operate i seguenti
cambiamenti. Questa volta, saranno cambiamenti contrari rispetto a quelli che avete
operato prima.
Se avete immaginato una sequenza o una sorta di filmato, rallentatene l�’esecuzione o
�“mettete in pausa�”, fino a che ottenete un fotogramma statico.
Se è a colori, trasformate l�’immagine o la sequenza in bianco e nero. Se era già in
bianco e nero, aumentate la quantità di spazi scuri ed intensificate la tonalità di grigio.
Di qualsiasi dimensione sia l�’immagine, rendetela più piccola. Immaginate che si tratti
di una fotografia e che voi possiate allontanarla dai vostri occhi. Lontana, sempre più
piccola e distante.
Quale che sia il livello di luminosità di quello che avete immaginato, diminuitelo.
Togliete progressivamente luminosità, fino a che l�’immagine è appena percettibile. Per
alcune persone, togliere luminosità significa peggiorare la sensazione. In tal caso,
aumentate la luminosità dell�’immagine fino a che la sensazione spiacevole scompare o
si affievolisce.
Se l�’immagine è a fuoco, rendetela sfocata, sfumate i contorni, confondete le sagome.
Dovete letteralmente far fatica a distinguerne i contenuti.
Se siete in prima persona, dissociatevi e osservate voi stessi e l�’immagine che vi turba
da una angolazione diversa, distaccata.
Anche questa volta le sensazioni sono cambiate, vero? Siete d�’accordo con me sul fatto
che quello che prima vi sembrava così spiacevole ora è un po�’ più accettabile e meno
fastidioso?
Questo è il potere delle visualizzazioni. Ora avete idea di che cosa potete fare
semplicemente immaginando le cose e lavorando sul modo in cui immaginate le cose.
Prima di spiegarvi in che modo sfruttare questo potere che è nelle vostre mani in
relazione agli argomenti trattati in questo libro, voglio parlarvi ancora del potere della
mente e di come la mente possa dominare la materia, tornando a discorrere di fisica
quantistica.
165
Anzitutto, concedetemi una battuta, che rubo a JZ Knight, conosciuta anche come
Ramtha, fondatrice della omonima �“Scuola di illuminazione�”, nella quale un titolato
gruppo di insegnanti, fra cui scienziati di fama mondiale come il dottor Joe Dispenza,
esperto in neurologia, neurofisiologia e funzionamento del cervello. Ramtha, appunto,
dice: �“Se avete dei dubbi circa il fatto che la mente possa dominare la materia, pensate
semplicemente al fatto che un singolo pensiero può provocare un�’erezione�”. E se avete
sorriso, riflettete comunque sulla portata di questa affermazione, su quanto un singolo
pensiero possa influenzare la chimica di un organismo (e la chimica di un organismo è
materia in senso stretto, sotto forma di ormoni, enzimi e sostanze varie, che sono
�“cose fisiche�”, non pensieri o teorie astratte!).
Poi, voglio ricordarvi l�’esperimento condotto con il generatore di eventi casuali:
ricordate del potere insito in ciascuno di noi di creare la nostra realtà. È vero: si tratta
di un potere che, per ora, è stato dimostrato solo per ciò che concerne la realtà
dell�’infinitamente piccolo e, al tempo stesso, rammentiamo che noi siamo composti da
questa realtà infinitamente piccola. Se prendiamo una qualsiasi parte del nostro corpo
ed andiamo ad esplorare sempre più in profondità, è proprio a questa realtà
microscopica che arriviamo, e questa realtà è influenzabile.
Ed è precisamente questo che dovete tenere a mente adesso, mentre applicherete
tutto quello che avete appreso circa la visualizzazione ai vostri obiettivi.
Ora voglio che pensiate al vostro obiettivo, lo stesso che vi siete posti sulla scorta delle
informazioni apprese nel capitolo dedicato alla formulazione degli obiettivi. Se non lo
avete ancora fatto, questa è l�’occasione per tornare a leggere le pagine precedenti ed
elaborare il vostro personale obiettivo. È indifferente che si tratti di un obiettivo
economico, professionale, sentimentale, spirituale o altro. Prendetevi il tempo che vi
serve, munitevi di carta e penna e abbiate il coraggio di chiedere. Prima di procedere,
verificate che il vostro obiettivo abbia le caratteristiche che lo rendono un �“buon�”
obiettivo. Ovvero, è specifico? È misurabile? È accessibile? È temporalmente definito?
È sotto la vostra responsabilità? È espresso in forma positiva? È etico ed ecologico? È di
166
risultato? Se la risposta a tutte queste domande è �“sì�”, allora potete procedere con
l�’esercizio che segue.
VISUALIZZAZIONE DEL VOSTRO OBIETTIVO
Pensate al vostro obiettivo. Riflettete attentamente su ciò che avete chiesto. Poi,
chiedete a voi stessi: �“Come saprò di averlo raggiunto? Come mi sentirò quando lo
avrò raggiunto? Come saranno le mie sensazioni, nel momento in cui saprò di aver
fatto centro?�”.
Mi rendo conto che, in prima battuta, queste domande vi lasceranno un po�’ spiazzati.
Potreste eccepirmi che non potete sapere come vi sentirete, poiché lo saprete solo
una volta arrivati dove volete arrivare. in realtà, anche se non ne siete pienamente
consapevoli, qualche idea in merito l�’avete di sicuro. In ogni caso, eseguendo
l�’esercizio, vi verrà naturale sentirvi proprio come se l�’obiettivo lo aveste già raggiunto.
Tornate al vostro obiettivo. Immaginate di averlo già raggiunto, immaginate di essere
nel posto e nelle condizioni psicologiche (serenità, sicurezza, felicità) che avrete
quando lo avrete raggiunto. Quando lo avete immaginato, lavorate con le sub modalità
come avete fatto prima, per incrementare le sensazioni positive collegate a questa
visualizzazione. Perciò, se si tratta di una immagine statica trasformatela in un film,
concentrandovi sui particolari, sui suoni che sentirete, sui dialoghi interiori, su qualsiasi
suono che vi piace e che vi dà la carica (potete inserire anche una vera e propria
colonna sonora, sulla base di una canzone o una frase che per voi ha un forte potere
potenziante). Se siete dissociati, associatevi. Fate finta di essere in un altro �“qui ed
ora�”, andate con ogni molecola del vostro corpo esattamente là dove sarete quando
avrete raggiunto l�’obiettivo. Vivete qualche istante come se foste là, immaginate di
guardarvi intorno e di vedere tutti i segnali che vi testimoniano il vostro successo.
Assaporatevi il momento e godete delle sensazioni piacevoli connesse a questo
momento. Ripetete questo esercizio tutte le volte che potete, per costringere il
cervello a credere a quello che ha visto: una volta che il cervello avrà elaborato
l�’immagine, farà di tutto per portarvi alla realizzazione del vostro obiettivo. Ricordo
che non è importante avere particolari predisposizioni o titoli di studio o esperienze
167
nel settore. Non è nemmeno importante crederci, a queste cose, perché funzionano
comunque. Quello che conta è solo e soltanto il fatto di farlo. Se volete davvero
diventare chi volete essere, dovete prima fare un�’attenta analisi di coscienza e capire
chi volete essere davvero. Poi, dovete vivere e pensare proprio come se foste già �“chi
volete essere�”, perché il cervello si convinca che ciò sia possibile, e praticabile. Dovete
vedervi, dovete immaginarvi, dovete sognarvi esattamente come desiderate, senza
limitazioni, senza preclusioni, senza preconcetti o senza vergognarvi della quantità e
della qualità delle vostre richieste, anche perché si tratta di un lavoro che farete con
voi stessi, senza alcuno spettatore. Siete solo voi con voi stessi, e questa rappresenta, a
mio modesto parere, la miglior occasione che avete per poter essere sinceri. Che senso
avrebbe, infatti, �“barare�” o imbrogliare con voi stessi, raccontandovi bugie o limitando
le vostre aspettative? Nessuno vi giudicherà per quello che chiedete. Nessuno vi
dileggerà o si prenderà gioco di voi. Siate voi stessi, siate liberi. Lasciate che tutti i
vostri sogni escano dal cassetto, che tutte le vostre aspirazioni frustrate trovino la
strada per emergere dal dimenticatoio, che tutte le ambizioni che avete dimenticato di
avere abbiano il coraggio di trovare voce. Eseguite l�’esercizio anche tutti i giorni, anche
due volte al giorno, tutte le volte che potete. Ogni cosa di cui ho parlato e parlerò in
questo libro, funziona. A patto che voi la facciate funzionare. Evitate di sprecare
un�’occasione importante come questa, evitate di lasciare che queste istruzioni che vi
ho dato restino parole scritte su un libro, senza esito pratico. Potete trasformare la
qualità della vostra vita, a partire proprio da adesso. Perciò, vi chiedo:
CHE COSA VI IMPEDISCE DI FARLO, ADESSO?
CHE COSA, IN QUESTO MOMENTO, E�’ PIU�’ IMPORTANTE DELLA VOSTRA VITA, DELLA
VOSTRA SALUTE, DEL VOSTRO CAMBIAMENTO?
168
Per rendere ancora più utile lo studio delle modalità di rappresentazione del cervello,
vi parlerò ora di un eccezionale sistema per sfruttare a vostro vantaggio tutto il
potenziale che avete nella testa.
Un argomento strettamente connesso con quello delle rappresentazioni interne e della
possibilità di modificare il nostro stato emotivo sulla base delle stesse è, appunto,
quello delle cosiddette ANCORE. Tecnicamente, un�’ancora (nel senso nautico del
termine!) è una NEUROASSOCIAZIONE, ovvero un collegamento nervoso tra un
determinato stimolo esterno ed un evento emozionalmente significativo, ovvero un
evento che provoca in noi determinate sensazioni, piacevoli o meno che siano. Se la
cosa vi sembra complicata, pensate ad alcune di queste situazioni. È pieno inverno e
state mettendo ordine fra i prodotti del bagno. Vi capita fra le mani un olio solare, lo
aprite e ne annusate il contenuto e, all�’improvviso, tornate con la mente ad una
spiaggia lontana centinaia di chilometri. Oppure, tornate in una città in cui siete stati
con i vostri genitori quando eravate piccoli e, all�’improvviso, nel vedere un certo
monumento, riprovate sensazioni piacevoli che sono collegate ai vostri ricordi. Lo
stesso può succedere assaggiando un piatto che vi cucinava magari vostra nonna
quando eravate bambini, o ascoltando una canzone che collegate al vostro primo
grande amore. Vale lo stesso anche per emozioni spiacevoli: se la canzone che state
ascoltando in radio vi ricorda il giorno in cui l�’amore della vostra vita vi ha lasciato, è
probabile che il vostro stato cambi e diventi malinconico. Oppure, se da piccoli vi
avessero costretto con la forza a mangiare un certo cibo (ad esempio i finocchi, come è
successo a me), potreste trovarvi, da adulti, con una avversione incredibile per quel
tipo di piatto, avversione così forte da provocare l�’urto del vomito alla sola vista del
cibo incriminato (come capita a me: solo annusare l�’odore dei finocchi mi provoca
un�’ondata di nausea). Ebbene, tutte queste situazioni sono, per l�’appunto, neuro
associazioni. Una delle meravigliose strategie codificate dalla PNL consiste nel creare
deliberatamente neuro associazioni, va da sé positive e potenzianti, da utilizzare nel
momento del bisogno, magari quando siete tristi o nervosi o preoccupati. Ho inserito
l�’argomento a questo punto della trattazione poiché, di solito, le ancore si �“installano�”
rapidamente proprio grazie all�’ausilio delle tecniche di manipolazione delle sub
169
modalità di cui parlavo sopra. Si tratta di un sistema la cui spiegazione esula da questo
contesto, poiché richiede un approfondito studio della programmazione
neurolinguistica. In ogni caso, visto che siamo in argomento, ne approfitto per
insegnarvi un sistema più soft per auto installarvi una o più neuro associazioni efficaci,
che potrete utilizzare al momento del bisogno. Seguite le istruzioni che seguono con la
massima scrupolosità, per trarre i migliori benefici da questa eccezionale tecnica.
CREAZIONE E INSTALLAZIONE DI UN�’ANCORA
1. Scegliete un gesto univoco e che non fate di solito (per esempio, toccarsi le
mani in un determinato modo, toccarsi il naso o premere il lobo di un orecchio:
l�’unica cosa importante è che si tratti di un gesto assolutamente nuovo, per
voi): tale gesto sarà il vostro �“pulsante di accensione dell�’ancora�”. Una volta
effettuata l�’installazione, compiendo tale gesto, ovvero �“schiacciando il
pulsante di accensione�”, accederete istantaneamente ad uno stato piacevole e
rilassato.
2. Una volta che avete scelto il vostro gesto, per prima cosa richiamate alla mente
un evento particolarmente piacevole della vostra esistenza (se non ne avete
nemmeno uno, passate tranquillamente al punto seguente: l�’esercizio funziona
comunque). Immaginatelo con calma, fino a sperimentare una piacevole
sensazione. Ora, utilizzate le sub modalità per potenziare questa sensazione:
aumentate la luminosità, aumentate la vivacità dei colori, avvicinate
l�’immagine, associativi e così via. Quando la sensazione piacevole è più intensa,
�“ancoratevi�”, ovvero mettete in atto il gesto che avete precedentemente
scelto.
3. Il vostro compito, a questo punto, è quello di prestare attenzione ai momenti in
cui siete sereni o particolarmente felici o tranquilli. Può trattarsi di una cena
con gli amici, di un film che vi fa ridere o emozionare, di un tramonto che vi
dona senso di pace, dello sguardo del vostro partner o di vostro figlio, o di
qualsiasi altra cosa che generi dentro di voi, anche solo per un attimo, una
sensazione comunque piacevole. Ogni volta che, nel corso della giornata o della
170
settimana vi capita di sperimentare tale sensazione piacevole, dovete
effettuare il gesto di ancoraggio. È sufficiente eseguire il gesto anche solo per
un paio di secondi. Il gesto deve essere sempre lo stesso, a prescindere dal tipo
di sensazione positiva che state sperimentando.
4. Dopo un numero sufficiente di volte, il vostro cervello collegherà
automaticamente lo stimolo esterno (il pulsante di accensione!) alla sensazione
o insieme di sensazioni piacevoli, cosicché vi sarà sufficiente utilizzare questo
gesto in qualsiasi momento desideriate, per star bene, per essere più rilassati e
tranquilli, per ottenere uno stato che vi permetta di gestire al meglio le vostre
emozioni. Proprio come faceva il celeberrimo Pavlov con i suoi cani che,
abituati ad associare ad un particolare suono l�’arrivo del cibo, dopo un numero
sufficiente di volte iniziavano a salivare abbondantemente nel momento in cui
percepivano il suono, anche se il cibo non arrivava: si trattava (e si tratterà per
voi, relativamente alla vostra neuro associazione) di un riflesso condizionato. È
automatico, non ci potete far nulla.
Le ancore funzionano per tutti, senza esclusione di alcuno, ed in qualsiasi contesto.
Come tutte le altre tecniche di PNL, anche l�’ancoraggio non richiede titolo di studio,
esperienze particolari, QI elevati e così via. Amo particolarmente queste tecniche
proprio per tale motivo: chiunque di voi può metterle in pratica e goderne i benefici, a
partire da questo preciso istante, senza nemmeno sapere cos�’è, la PNL! Certo,
l�’esercizio sopra descritto è un po�’ più lento di una installazione effettuata da un
professionista esperto, e al tempo stesso l�’efficacia è garantita in egual misura. A
compensare la lentezza dell�’instaurarsi della neuro associazione, a mio avviso, il
precedente esercizio si basa su un assunto di eccezionale portata, ed è il motivo per cui
lo propongo sempre durante i seminari di crescita personale. Potrei insegnare fin dal
primo corso ad ogni persona il modo per aumentare le sensazioni positive ed ancorarsi
a piacere, come e quando lo desidera. Tuttavia, nel seminario �“come diventare artefici
della propria fortuna�”, ho scelto di indirizzare i partecipanti su una strada più lenta e
molto più costruttiva. Infatti, ho appurato che le persone, per impegnarsi nello
171
svolgimento di questo esercizio che io assegno loro, sono praticamente costrette ad
attivare il loro SAR su eventi positivi e piacevoli. Si devono sforzare per trovare gli
aspetti positivi della loro vita, anche i più piccoli e, quando li trovano, si devono
letteralmente sforzare per assaporarli e prestar loro tutta l�’attenzione necessaria. Con
questo esercizio, in pratica, li costringo a intraprendere la strada del pensiero positivo
e dell�’ottimismo, senza dire loro di farlo. E voi ormai sapete bene che, quando il SAR
punta qualcosa o qualcuno, non smette di cercare finché non l�’ha trovato. Non solo: se
il vostro SAR è attivato per la ricerca di particolari sensazione, vi capiterà quel che
succede quando si chiede di tenere a mente tutti gli oggetto di un particolar colore:
vedrete solo quelli. Attivando il SAR su eventi piacevoli, il vostro cervello sarà orientato
a cercare e vedere solo o soprattutto quelli. Quindi, tale lavoro vi porterà un duplice
beneficio: da un lato, programmare il cervello perché noti soprattutto cose piacevoli;
dall�’altro, creare una neuro associazione positiva, da utilizzare nel momento del
bisogno. Dopo aver effettuato l�’ancoraggio (ripeto: durante un evento
emozionalmente piacevole, compiere il gesto che avete scelto) almeno una decina di
volte, la neuro associazione sarà sufficientemente forte per poterne apprezzare gli
effetti. Mettete subito alla prova ciò che avete fatto: aspettate di essere un po�’ nervosi
o tesi ed eseguite il gesto di ancoraggio: verificate i risultati e notate come nel
compiere quel particolare movimento il vostro stato migliorerà, permettendovi di
affrontare qualsiasi situazione. Se le sensazioni richiamate dal vostro pulsante di
accensione fossero deboli o meno intense di quel che desiderate, significa
semplicemente che il vostro cervello necessita di ulteriori sinapsi nervose. Nessun
problema: persistete e ripetete l�’esercizio ancora quattro o cinque volte. Nella mia
esperienza di consulenze personali e di corsi, ho riscontrato comunque che il numero
di ripetizioni che vi ho suggerito è sufficiente per chiunque. Ancora una volta, ecco le
straordinarie facoltà del nostro cervello, a vostra disposizione, con l�’augurio che ne
facciate davvero buon uso.
Ricordate, per finire, che la strada che vi ho proposto per lavorare su voi stessi richiede
tempo, perseveranza e dedizione: se, dopo il secondo gesto che mettete in atto avrete
la presunzione di essere perfettamente ancorati, è probabile che resterete delusi.
172
Perciò, siate perseveranti e rammentate uno dei motti fondamentali (si definisce
�“presupposto�” della PNL): LA RIPETIZIONE GENERA IL SUCCESSO! Forse ve ne avevo già
parlato�….ma, appunto, la ripetizione genera il successo!
Buon lavoro, ed iniziate a cercare gli aspetti piacevoli della vostra esistenza: vi
divertirete, anche perché è probabile che un sano sforzo in tal senso voi non lo abbiate
mai sostenuto.
173
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE, e non percepisce la differenza tra un
oggetto �“visto�” ed un oggetto �“immaginato�”.
IL POTERE DELL�’IMMAGINAZIONE ha importanti ripercussioni in campo medico, nel
campo della meta medicina e in PNL.
POTETE MODIFICARE (IN MEGLIO O IN PEGGIO) LA QUALITA�’ E/O L�’INTENSITA�’
DELLE VOSTRE SENSAZIONI RISPETTO AD UN EVENTO O UN PENSIERO: è sufficiente
�“manipolare�” le sub modalità visive, per amplificare le sensazioni positive e diminuire
le sensazioni negative.
RIPENSATE AI VOSTRI OBIETTIVI e, per renderlo vero e concreto, VISUALIZZATELO
ogni volta che potete, associandovi alle sensazioni e alle emozioni che proverete
quando lo avrete raggiunto. VISUALIZZARE L�’OBIETTIVO E�’ PARTE INTEGRATE ED
INELIMINABILE DEL PROCESSO DI CRESCITA CHE VI PORTERA�’ A DIVENTARE �“CHI
VOLETE ESSERE!�”.
Create un�’ANCORA per raggiungere in ogni momento un particolare stato di
benessere e serenità. Lavorate quotidianamente al vostro ANCORAGGIO, e sarete
costretti a prestare attenzione a tutto ciò che di buono vi capita nella vita!
NOTE
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ESERCIZI
È importante eseguire questo compito almeno una volta al giorno, per almeno 21
giorni, onde �“condizionare�” il cervello ad eseguire le operazioni seguenti in modo
naturale ed automatico. È fondamentale, qui più che mai, essere perseveranti e
costanti. È stato dimostrato che al cervello sono necessari 21 giorni consecutivi per
acquisire una abitudine: quella che vi propongo di acquisire qui è senza dubbio una
delle migliori (e utili) abitudini che io conosca!
PRIMO ESERCIZIO (UNA VOLTA AL GIORNO)
Pensare a qualcosa di piacevole e lavorare sulle modalità di rappresentazione al fine di
renderlo più piacevole.
Pensare a qualcosa che vi piace di meno o che in qualche modo vi crea fastidio e
lavorare alle sub modalità, al fine di renderlo indifferente e meno fastidioso.
SECONDO OBIETTIVO (UNA VOLTA AL GIORNO)
Visualizzare nel modo più preciso e particolareggiato possibile l�’obiettivo che vi siete
posti secondo le regole spiegate nei capitoli precedenti.
TERZO OBIETTIVO (UNA VOLTA AL GIORNO)
Lavorare sulla vostra ancora.
Mi rendo conto che, in apparenza, sembra che questi esercizi (soprattutto se sommati
agli altri) richiedano tanto tempo. In realtà, si tratta di dedicare pochi minuti (minuti!)
della vostra giornata al vostro benessere. Decidete voi se ne vale la pena.
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CAPITOLO 11
BADA A COME PARLI!
Parlare male non solo è brutto di per sé,
è anche dannoso per l�’anima.
(Platone)
Per prima cosa, voglio chiarire che questa sezione sulla linguistica è non solo
importante, ma importantissima. La lingua parlata (o pensata, sotto forma di dialogo
interiore) è, senza mezzi termini, lo strumento più potente che abbiamo ed avete a
disposizione per comunicare con il vostro cervello e, di conseguenza, con voi stessi. In
base alla qualità e al tipo di comunicazione da voi prodotta, il vostro cervello vi porterà
dritti verso i risultati desiderati, oppure vi lascerà esattamente dove siete o, peggio, vi
sprofonderà in sabbie mobile da cui uscirete con fatica.
Per tutti questi motivi, e per altri che emergeranno più avanti, vi consiglio caldamente
di prestare la massima attenzione a tutto quello che apprenderete durante la lettura
delle pagine seguenti. Inoltre, vi esorto caldamente a fare pratica, ad impegnarvi
quotidianamente nell�’esercizio dei vostri nuovi strumenti linguistici, affinché diventino
176
presto uno strumento completamente integrato al vostro modo di vivere. Potete
comunicare le informazioni che apprenderete a chi vi sta vicino e rendere, anche in
questo caso, il vostro apprendimento divertente. Potete, ad esempio, decidere di
esercitarvi con il vostro partner o con qualche collega, stabilendo dei premi e delle
punizioni per chi commette infrazioni alle regole. Potete tener conto di tutte le volte
che voi o il vostro compagno di giochi vi dimenticate di prestare attenzione ad alcune
parole o forme verbali, e sottolinearlo nel modo che ritenete più consono alla
situazione (e purché sia divertente e simpatico).
Tenete presente che, per quanto siate motivati ed entusiasti, vi sarà impossibile
raggiungere in modo duraturo e definitivo alcun tipo di risultato, senza una completa
padronanza degli opportuni strumenti linguistici e senza la consapevolezza dei danni
che un cattivo utilizzo della linguistica può provocare. Di alcune cose abbiamo già
accennato: l�’utilizzo improprio delle negazioni, l�’abuso del verbo essere in tutte le sue
forme. Poco importa: ricominciamo da capo e, se alcuni concetti vi sembreranno già
noti e appresi, rammentate che LA RIPETIZIONE GENERA IL SUCCESSO. O, come
dicevano i nostri antenati, REPETITA IUVANT.
Cominciamo dall�’inizio, ricordando quelle che sono le caratteristiche della mente
inconscia che qui ci interessano ai fini del nostro discorso. Ebbene, LA MENTE
INCONSCIA E�’ LETTERALE, SUGGESTIONABILE, SENZA SENSO DELL�’UMORISMO.
Da ciò deriva, anzitutto, che se vogliamo comunicare efficacemente con gli altri e,
soprattutto, con noi stessi (per darci motivazione, per programmare le cose che
dobbiamo fare o pianificare i nostri obiettivi, per superare un momento di crisi o per
uscire da una situazione poco funzionale), dobbiamo essere molto precisi e specifici.
Tenete presente che, ogni qual volta veniamo colpiti da uno stimolo esterno
(immagine, parola, sensazione), il nostro cervello opera delle operazioni cosiddette di
filtraggio, per immagazzinare l�’esperienza in modo economico e funzionale. Questo
filtraggio si concretizza in CANCELLAZIONI, DISTORSIONI E GENERALIZZAZIONI. Si
tratta di un processo molto utile, per certi versi. Pensate ad esempio quale fatica
sarebbe vivere se ogni volta che ci trovassimo di fronte ad una porta dovessimo
177
elaborare una strategia per aprirla. Invece, il cervello, che ha imparato ad aprirne una,
ha generalizzato l�’informazione per poterla applicare in ogni situazione, senza
pensarci. Se ci rechiamo in un ufficio in cui non siamo mai stati, sappiamo con
esattezza che dovremo compiere un certo insieme di gesti per aprire la porta ed
entrare, pur non avendo mai visto quella porta specifica. A livello di comunicazione,
questo sistema di filtri si traduce in una profonda differenza fra la nostra STRUTTURA
PROFONDA e la nostra STRUTTURA SUPERFICIALE. La prima è costituita da tutto ciò
che il cervello ha registrato, ovvero milioni di informazioni differenti, e la seconda è,
invece, ciò che il cervello filtra e permette di emergere in superficie, appunto.
Facciamo un esempio. Descrivete, a voce alta o pensando, lo svolgersi di una vostra
giornata qualsiasi. Prendetevi il tempo che vi serve.
Avete fatto? Bene.
Domanda: non vi pettinate, prima di andare al lavoro? E uscite di casa in pigiama? E i
denti? E l�’automobile la fate partire senza girare la chiave? E non accendete i fari?
Certo, risponderete, è ovvio. È vero. È ovvio, si tratta appunto di una serie di
generalizzazioni, cancellazioni e distorsioni che il vostro cervello, giustamente, opera
affinché non impiegate tutta la giornata per descrivere quello che fate in una giornata.
In questo caso, l�’operazione è utile. Il problema emerge quando il cervello mette in
moto questi meccanismi a vostro svantaggio.
Facciamo un altro esempio.
Poniamo il caso che, durante la vostra giornata, si verifichino un paio di imprevisti. È
molto probabile che dalla vostra bocca, al secondo imprevisto, esca una affermazione
del tipo: �“oggi non me ne va bene una!�”. In realtà, si tratta di una affermazione falsa ed
imprecisa, perché altre mille cose sono andate per il verso giusto: volevate alzarvi dal
letto e ci siete riusciti, volevate lavarvi i denti o far colazione e ci siete riusciti e così via.
Quindi, che cosa è successo? Il cervello ha preso due singoli episodi e li ha trasformati
in qualcosa di più grande. Certo, voi sapete bene, a livello di struttura profonda, che si
tratta solo di due episodi, ma il pensiero che emerge in superficie è di ben altro tenore.
E, poiché abbiamo visto che il cervello è letterale, tale messaggio può trasformarsi in
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una profezia auto avverante, facendovi correre il rischio che davvero la vostra giornata
si trasformi in una ecatombe.
�“Quando comunichiamo, possiamo indurre qualsiasi cosa nel sistema mente corpo,
cose estremamente utili o terribilmente dannose. Il meccanismo è uno solo, il modo in
cui lo usiamo dipende dalla nostra consapevolezza, dalle nostre intenzioni e dal nostro
cuore. Nuotiamo così tanto nel mare del linguaggio, che è facile dimenticarsi
dell�’ambiente linguistico. Quindi, più le nostre mappe neuro linguistiche ci sono chiare,
più diventiamo forti.�”43
Quante volte vi sono scappate frasi del genere: �“lui è migliore di me�”, oppure �“io in
questa cosa sono proprio negato�”, oppure �“immagino che tu sia arrabbiato con me�”?
Si tratta sempre di generalizzazioni, cancellazioni e distorsioni, del genere dannoso,
che produce limitazioni al vostro modello del mondo e alle vostre possibilità di riuscita.
Per ovviare agli inconvenienti di questo sistema di funzionamento del cervello, esiste
uno strumento molto potente che si chiama METAMODELLO LINGUISTICO, che
consiste, in pratica, nella codificazione di questi trabocchetti e nell�’analisi delle misure
necessarie da adottare per risalire dalla struttura superficiale (quando questa sia
potenzialmente pericolosa) alla struttura profonda, attraversando tutti quei filtri di cui
abbiamo parlato prima.
Per comprendere quanto sia importante comunicare in modo specifico e preciso,
leggete questa storiella divertente.
C�’era una volta un signore che passeggiava per una strada. Vide un contadino che
sostava su una panchina. Accanto, un cagnolino faceva un riposino. �“Buongiorno�”,
disse. �“Buongiorno a lei�”, rispose il contadino. Il tizio si avvicinò al cane che riposava. �“Il
suo cane morde?�” chiese al contadino. �“No�”, rispose quello. Così, il tizio si avvicinò per
accarezzare il cane, ma questo lo morse.
�“Ma come! Mi ha detto che il suo cane non morde! E invece guardi qui!�”, urlò il tizio.
�“Infatti, questo non è il mio cane�”, rispose il contadino.
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Persino i grandi poeti, a quanto pare, erano consapevoli dei potenziali pericoli insiti in
un linguaggio poco preciso e specifico. Leggete questo passo del sommo Ovidio, tratto
dall�’opera �“Le Metamorfosi�”, libro 14.
�“Febo mi disse: �“Esprimi un desiderio, vergine cumana:/sarà esaudito�”. Io presi un
pugno di sabbia e glielo mostrai,/chiedendo che mi fossero concessi tanti anni di
vita/quanti granelli di sabbia c�’erano in quel mucchietto./Sciocca, mi scordai di
chiedere che fossero anni di giovinezza./[�…] eccomi qui, ancora nubile. Ma ormai l�’età
più bella/ mi ha voltato le spalle, e a passi incerti avanza un�’acida vecchiaia,/ che a
lungo dovrò sopportare. Vedi, sette secoli/ son già vissuta: per eguagliare il numero di
granelli,/ trecento raccolti e trecento vendemmie devo ancora vedere.�”
Passiamo ora in rassegna, brevemente, le forme di cancellazioni, distorsioni e
generalizzazioni: si tratta di una trattazione sommaria, utile in questo contesto e
volutamente discorsiva. Si tratta solo di una parte del meta modello, quella a mio
avviso di più immediata utilità per chi si approccia a questo modo di pensare e di
parlare per la prima volta. Troverete nelle note bibliografiche utili indicazioni per
approfondire l�’argomento. Quel che mi preme qui è che voi iniziate ad identificare i
tranelli della lingua parlata, al fine di evitarli il più possibile e di saperli affrontare
qualora minacciassero la vostra salute o la vostra serenità o si frapponessero in
qualche modo tra voi ed il vostro obiettivo. Vi ricordo, ancora una volta, che solo con
grande attenzione e perseveranza riuscirete a padroneggiare questa materia e che, al
tempo stesso, una volta che tale modo di pensare sarà strutturato (competenza
inconscia), davanti a voi la strada per il perseguimento del vostro obiettivo sarà
spianata come nemmeno osate sperare.
Per prima cosa occupiamoci delle CANCELLAZIONI.
Le CANCELLAZIONI SEMPLICI sono vere e proprie omissioni di �“pezzi di informazione�”.
Ad esempio: �“Sono preoccupato�”, �“Ho paura�”. Per recuperare l�’informazione
cancellata e, quindi, in qualche modo, parcellizzare il problema e ridimensionarlo,
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possiamo porre a noi stessi domande del tipo: �“di che cosa, precisamente, ho paura?�”,
oppure �“per cosa sono preoccupato, esattamente?�”. Come vedete, attraverso tali
domande si transita da uno stato in cui tutto in noi è �“paura�” o �“preoccupazione�” ad
uno stato in cui solo determinati e specifici aspetti della nostra vita ci fanno
preoccupare o ci provocano paura. Le cancellazioni semplici possono portare a visioni
del mondo decisamente ristrette. Pensate ad una frase di uso comune, come �“quella
persona non mi piace�”: ebbene, una frase del genere preclude a priori qualsiasi tipo di
comunicazione, qualsiasi spiraglio di cambiamento della propria posizione. Possibile
che nulla, in quella persona, vi piaccia? Fosse anche che il colore dei suoi capelli vi
garba, sarebbe già un inizio! Le cancellazioni semplici trasformano un granello di
sabbia in una spiaggia, due gocce di pioggia in un uragano senza fine, la nostra visione
del mondo in una triste panoramica di bianco e nero, deflorata di tutte le meravigliose
sfumature dell�’arcobaleno.
Ci sono poi le COMPARAZIONI, ovvero cancellazioni che si caratterizzano per la
mancanza del termine di paragone. Ad esempio: �“questo compito è troppo difficile�”,
�“questa cosa è troppo costosa�”. È utile, per avere un miglior quadro della situazione,
porci domande che ci aiutino ad inquadrare il nostro problema in una cornice diversa:
�“troppo difficile/costosa per chi o rispetto a cosa?�”
Se pensiamo che il nostro obiettivo sia fuori della nostra portata, l�’uso di comparazioni
prive di termine di paragone peggiora decisamente il nostro stato psicologico, ed è
fortemente depotenziante. Utilizzare gli opportuni riferimenti, invece, favorisce un
processo di re inquadramento del problema, solitamente riducendolo a dimensioni
molto più accettabili e meno drammatiche.
Infine, fra le cancellazioni, ricordiamo le MANCANZE DI INDICI REFERENZIALI, ovvero
frasi che omettono criteri precisi di riferimento. Sono le comunemente dette
generalizzazioni, il nostro �“fare di tutta l�’erba un fascio�”. È evidente che tali mancanze
possono ridurre decisamente le nostre prospettive, oppure portarci su posizioni di
pregiudizio assai poco convenienti. Ad esempio: �“gli americani sono aggressivi�”,
oppure �“gli abitanti di Brescia sono scontrosi�”. In tal caso, è sufficiente domandarci:
�“quali americani/bresciani, di preciso?�”
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Anche in tal caso, l�’uso e l�’abuso di tale forma di cancellazione provoca danno
soprattutto a noi stessi, riducendo l�’ampiezza della nostra visione, costringendo il
nostro SAR a ben limitati orizzonti, precludendoci una vasta di gamma di scelte. In
sostanza, la mancanza di indici referenziali ci schiaccia sotto il peso del pregiudizio e
del luogo comune, due atteggiamenti mentali assai poco consoni a noi, artefici della
nostra fortuna!
Passiamo alle DISTORSIONI.
Le frasi di prima, oltre ad essere caratterizzate da una mancanza di indice referenziale,
contengono anche una NOMINALIZZAZIONE, ovvero un processo per il quale si
trasforma in �“cosa�” un verbo o un predicato che �“cosa�” non è. Mi riferisco ai termini
�“aggressivi�” e �“scontrosi�”, che evidentemente richiedono ulteriori delucidazioni,
poiché possono significare cose assai diverse per persone diverse. Lo stesso dicasi per
altre parole, come felicità, serenità etc. Pensate ad esempio alla seguente frase, che
potreste dire a voi stessi o sentirvi dire da qualcuno che conoscete: �“Ho bisogno di
serenità�”. Capite bene che, per qualcuno, il termine serenità può essere indicativo di
benessere economico, per qualcun altro di affetto, per altri di stabilità sul luogo di
lavoro. Perciò, è fondamentale, sempre, chiedersi: �“che cosa intendo/intendi per�…?�”
Scherzosamente, negli ambienti degli addetti ai lavori, si dice che sono
�“nominalizzazioni�” tutte le cose che non si possono mettere in una carriola. Ovvero: un
fiore è un nome (si può mettere in una carriola), felicità, amore, gioia sono
nominalizzazioni (non si possono mettere in una carriola, direi!).
Tale forma di deformazione della realtà è, tra l�’altro, molto improduttiva per quel che
riguarda il nostro benessere e può costringerci a girare su noi stessi alla ricerca del
sentiero giusto da prendere. Se noi diciamo a noi stessi cose del tipo: �“non sono
felice�”, oppure, �“ho bisogno di serenità�”, il nostro cervello farà fatica ad identificare la
reale portata del problema e, perciò, a prendere gli opportuni provvedimenti per
uscire dalla situazione di stallo. Quindi, chiediamo sempre a noi stessi le precisazioni
che ci servono per calibrare il problema in modo preciso e corretto, onde evitare di
sprecare risorse ed energie su più fronti, quando potremmo indirizzarle verso un unico
182
bersaglio. �“Che cosa, di preciso, mi rende poco felice?�”, �“Di che cosa, esattamente, ho
bisogno?�”, �“Che cosa, specificamente, mi manca affinché il mio umore migliori?�”.
Ricordate queste frasi e verificate se nel vostro linguaggio di tutti i giorni potrebbero
esservi utili.
Altra distorsione molto interessante è la cosiddetta LETTURA DEL PENSIERO, da evitare
categoricamente (a meno che siate esperti utilizzatori del linguaggio abilmente vago di
Milton Erikson, famoso ipnoterapeuta) onde evitare spiacevoli incomprensioni con gli
altri e false e dannose rappresentazioni della realtà per noi stessi.
Ad esempio: �“tanto so già cosa pensi�”, oppure �“immagino che tu sia arrabbiato�”,
oppure �“so che questa cosa ti piace�”. Un�’unica domanda è utile per cancellare qualsiasi
lettura del pensiero: �“come fai, precisamente, a saperlo?�”.
Ponete questa domanda a voi stessi, ogni volta che date per scontato qualcosa che
riguarda i pensieri degli altri e che tanto scontato non è: noterete come la maggior
parte delle volte, tutta la rappresentazione si svolge solo nella vostra testa e noterete
come, ragionando in questo modo, la maggior parte del vostro astio verso persone che
in qualche modo vi turbano si scioglierà come neve al sole.
Inoltre, la lettura del pensiero è demotivante all�’azione: a che pro iniziare un processo
qualsiasi, quando �“sapete già�” cosa pensano gli altri e quello che diranno? A che pro
lottare e combattere, quando �“sapete già�” che le cose andranno in un determinato
modo?
Moltissimi miei clienti hanno questa particolare deformazione e ritengono di sapere
che cosa pensano gli altri, che cosa diranno, etc.
Ho elaborato un antidoto specifico, per distruggere questo genere di convinzioni. Di
solito, osservo con attenzione la persona e le chiedo di dirmi che cosa ho in tasca.
Come prevedibile, il mio cliente sbaglia. Poi chiedo di dirmi a che numero sto pensando
e, inevitabilmente, la persona sbaglia. A questo punto scuoto la testa e dico: �“Non è
che poi sei questo gran veggente, eh?�”.
Fatelo anche voi. Ogni volta che state commettendo questa imprudenza linguistica,
ricordatevi che se foste davvero dei veggenti, potreste vincere al lotto e risolvere molti
dei vostri problemi!
183
Per ultime, ecco le GENERALIZZAZIONI.
Fondamentali sono i QUANTIFICATORI UNIVERSALI, veri e propri vizi verbali, a mio
avviso, in grado di alterare profondamente la nostra visione del mondo, naturalmente
in senso poco utile e funzionale per noi stessi.
�“Tutti mi odiano�”, �“Non me ne va bene una�”, �“Sei sempre in ritardo�”, �“Dici sempre le
stesse cose�”, �“Non fai mai quello che ti dico�”.
Vi riconoscete in questo modo di parlare? È evidente per tutti che si tratta di
affermazioni intrinsecamente false. Infatti, non è possibile che tutte le persone che
conosci ti odino, che nessuna cosa vada bene, che una persona ripeta sempre le stesse
frasi o che non faccia mai quello che dite. Eppure, tali messaggi hanno la caratteristica
di insinuarsi nel nostro cervello e generare terribili profezie auto avveranti, oppure
limitare pesantemente la nostra visione del mondo. Un sistema elegante per
�“distruggere�” queste generalizzazioni consiste semplicemente nel ripetere sotto forma
di domanda il quantificatore universale: �“proprio tutti?�”, �“nemmeno una?�”, �“in
ritardo�… sempre sempre?�”, oppure �“mai e proprio mai?�”.
Se presterete attenzione, riuscirete ad identificare tali generalizzazioni anche nel
vostro modo di parlare: se e quando capiterà, rammentate di fermarvi un istante e
chiedere a voi stessi se, davvero, proprio nulla va per il verso giusto, proprio nessuno vi
capisce, vostro marito non ne combina proprio mai una giusta.
E, come dico sempre durante i seminari, ricordatevi che �“generalizzare è sempre
sbagliato!�” (potete ridere, quando l�’avete capita).
Ci sono poi gli OPERATORI MODALI, ovvero modi di esprimersi che inducono la
persona ad evitare l�’assunzione di responsabilità circa le proprie scelte. Sapete bene, a
questo punto, come chiunque voglia diventare artefice della propria fortuna debba per
prima cosa assumersi la responsabilità di tutto ciò che riguarda la propria vita e le
proprie scelte.
Esempi di frasi che contengono operatori modali sono: �“Non posso proprio restare�”,
oppure �“Non riesco a fare questa cosa�”.
Se vi rendete conto di utilizzare questo tipo di locuzioni durante i vostri discorsi, anche
quelli che fate con voi stessi, chiedetevi: �“Che cosa me lo impedisce? In che modo non
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riesco? Che cosa succederebbe se io restassi o se lo facessi? Che cosa succederebbe se
io non restassi o non lo facessi?�”. In pratica, dovete esplorare la gamma delle scelte,
per comprendere appieno la reale motivazione celata dietro le vostre decisioni. In
pratica, si tratta di transitare dalla fase di declinazione della responsabilità (non posso)
a quella di assunzione della stessa (non voglio), basilare ai fini della propria crescita
personale.
Per concludere, parliamo della PERFORMATIVA PERSA, pessima traduzione dall�’inglese
per indicare quel che comunemente chiamiamo INDICE REFERENZIALE ESTERNO. In
pratica, capita spesso di utilizzare modi di dire del tipo �“si dice che�”, �“è importante
che�” e così via. Anche in tal caso, si tratta di modi di dire che possono essere fuorvianti
e poco funzionali, perciò evitateli e, soprattutto, se qualcuno li utilizza con voi,
chiedetegli (o chiedete almeno a voi stessi, se non avete voglia di imbarcarvi in noiose
discussioni): �“Chi lo dice? Secondo chi è importante?�”.
Al termine del capitolo troverete, come al solito, uno specchietto riassuntivo. Ora,
piuttosto, concentriamoci su altri interessanti aspetti della lingua parlata sui quali vale
la pena lavorare. Le indicazioni che segue rappresentano il vostro compito da
affrontare, la vostra sfida. Applicatevi con costanza nell�’esercizio, prestate attenzione a
quel che dite e state all�’erta, se avete deciso di �“giocare�” a questo gioco di
apprendimento con qualcuno. Vi garantisco che inizierete a percepire i benefici effetti
del vostro impegno sin dai primi giorni. Per dirla con Platone, che ho citato nell�’incipit
del capitolo, mi sento di aggiungere che le regole sotto esposte sono i rimedi per le
anime che si sono ammalate a causa di troppo �“brutto parlare�”.
VERBO ESSERE
Abbiamo già affrontato il tema del verbo essere e dei linguaggi e prime e e choice. Qui
vi ricordo soltanto di allenarvi con perseveranza, di prestare attenzione alla quantità di
verbi essere, in tutte le possibili forme, che farciscono il vostro parlato quotidiano e di
elaborare costantemente nuove forme linguistiche, nuove perifrasi, per evitare quanto
più possibile di utilizzarlo.
185
NEGAZIONI
Anche di questo tema abbiamo già accennato. Vi ricordo che il cervello ha la capacità
di riconoscere soltanto comandi espressi in forma positiva: �“fai questo e fai quello,
smetti di fare così, inizia a fare qualche altra cosa�” e via dicendo. Facciamo un piccolo
esperimento.
Ora, ascoltatemi bene: NON PENSATE A UNA SCIMMIETTA VESTITA DA BALLERINA,
CON UNA TUTINA ROSA A POIS.
Che cosa avete fatto? L�’avete immaginata, vero? State tranquilli, si tratta di un
meccanismo ineludibile. Se io vi chiedo di non pensare ad una determinata cosa, il
vostro cervello, prima di negarla a livello logico, deve comunque visualizzarla ed
elaborarla sotto forma di immagine. Ogni volta dite a voi stessi frasi del tipo: �“non
devo sbagliare, non devo avere paura, non voglio questo e non voglio quello�”, il
cervello elabora le immagini che voi gli suggerite e, come abbiamo già imparato, farà di
tutto per condurvi esattamente là dove gli avete chiesto (senza saperlo!).
Chi di voi ha figli, conosce senz�’altro la frustrante esperienza che deriva dal dire al figlio
di NON fare una determinata cosa e di vederlo, immediatamente dopo, fare proprio la
cosa che gli era stata proibito di fare. Vostro figlio non è disubbidiente, anzi.
Semplicemente, il suo cervello inconscio ha ubbidito al vero comando che voi, senza
rendervene conto, gli avete fornito.
�“Non correre, che cadi!�”.
�“Non stare così vicino al televisore!�”
�“Non dire parolacce!�”.
Siamo talmente abituati a questa forma di comunicazione con noi stessi che, spesso,
addirittura pensiamo in termini negativi. Quando lavoro con un cliente e gli chiedo che
cosa vuole, la sua risposta è di solito concentrata su quello che NON vuole. Mi capita
poi, durante i seminari, quando qualcuno alza la mano ed io lo invito a parlare o fare la
sua domanda, che la persona esordisca con un bel �“NO, volevo dire solo che�…�”.
Se state sorridendo, significa che anche voi avete questo brutto vizio.
Evitando sistematicamente le negazioni, svilupperete quello che io amo definire il
VERO PENSIERO POSITIVO, che è cosa ben diversa dal voler vedere a tutti i costi
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l�’aspetto positivo delle cose. Si tratta, letteralmente, di pensare in termini sempre
positivi, di elaborare pensieri assertivi, di concedervi il lusso di infinite possibilità di
azione. Chi pensa positivo, secondo questa accezione, pensa a che cosa PUO�’ fare,
piuttosto che a cosa NON PUO�’ fare. Pensa a cosa VUOLE, piuttosto che a cosa NON
VUOLE. Pensa a cosa FARE o PROVARE, invece che a cosa NON FARE o NON PROVARE.
Vi assicuro che parlare senza negazioni è possibile, anche se all�’inizio tale impresa si
rivelerà piuttosto impegnativa. Al tempo stesso, si tratta del miglior modo di
ristrutturare il vostro cervello e di cambiare letteralmente stile di vita. Gli unici �“NO�”
che vi sono concessi sono quelli da utilizzare nelle risposte a domande dirette, del tipo:
�“Hai voglia di mangiare la pizza?�”. Potreste utilizzare sottili forme verbali definite di
�“ricalco e guida�”, anche se vi consiglio di dire un bel �“NO�”, magari accompagnato da un
sorriso, se i vostri desideri sono di altro genere.
Facciamo altri esempi, per chiarirci meglio in che modo funzionano le negazioni ed in
che modo potete rielaborare i concetti. Dopo un po�’ di sano esercizio, tale
rielaborazione sarà automatica ed istantanea: quando ciò accadrà, potrete davvero
dire di essere persone che pensano positivo!
Una mia cliente, ad esempio, per dire a suo figlio di allontanarsi da una mensola su cui
erano depositati alcuni prodotti, continuava a ripetergli, senza che il bambino desse il
minimo segno di voler ubbidire: �“non toccare, non stare così vicino alla mensola!�”. L�’ho
esortata a rielaborare i suoi comandi in �“versione positiva�”. Dopo qualche riflessione,
se ne è uscita con un apprezzabile: �“evita di toccare, evita di stare così vicino alla
mensola�”. Di solito, l�’utilizzo del verbo �“evitare�” è uno dei primi passi verso la libertà
dalla schiavitù della negazione. Con la pratica, si riescono a fare grandi passi in avanti.
Così, la mia cliente avrebbe potuto, e molto più elegantemente, dire a suo figlio: �“stai
lontano dalla mensola e lascia stare i prodotti�”. Vedete? Si tratta di comandi positivi,
espressi in modo che il cervello li capisca.
Ora fatelo voi. Traducete, senza usare la negazione, la frase: �“Oggi non sono contento.�”
Potreste dire, ad esempio: �“Oggi sono poco felice�”. Accettabile, salvo per l�’utilizzo del
verbo essere, che vi qualifica come persone poco felici, da capo a piedi, in tutta la
187
vostra identità. Potreste dire: �“Oggi mi sento poco contento�”, ed avreste un bel 9 in
pagella!
Ancora. Traduciamo insieme: �“Oggi non ho voglia di fare questa cosa�”. Evitando la
negazione, siete praticamente costretti a dire quello che avete voglia di fare. Certo,
questo magari non vi esime dal fare comunque la cosa che non avete voglia di fare. Al
tempo stesso, tuttavia, il nuovo modo di parlare vi costringe almeno a pensare anche a
cose che avete voglia di fare, cosa molto positiva poiché getta alcuni spiragli di luce nel
grigiore delle cose da fare per forza.
Ora avete sufficiente materiale su cui riflettere e lavorare. Perciò, lavorateci sopra e
ricordate sempre che il vostro successo ed il perseguimento del vostro o dei vostri
obiettivi dipende anche da questo.
CONDIZIONALI/FUTURO/FUTURO NEL PASSATO
Regola basilare per tutti coloro che vogliono essere artefici della loro fortuna: basta
con i �“vorrei�”, �“dovrei�”, �“farei�”, �“dovrò�”, �“farò�”. Vi si addicono poco. Gli artefici della
loro fortuna si esprimono attraverso i �“voglio�”, �“faccio�”, �“devo�”. Quando dovete
parlare a voi stessi, sia per motivarvi a fare qualcosa, sia per esprimere le vostre
intenzioni (persino quelle più banali, come potrebbe essere l�’idea di sistemare
l�’armadio o tagliare il prato), privilegiate sempre il modo indicativo ed il tempo
presente.
�“Devo tagliare il prato�”.
�“Voglio raggiungere questo obiettivo�”.
�“Ora faccio questa cosa�”.
Si tratta di comandi che impartite al vostro cervello e che il vostro cervello è come
costretto ad eseguire, senza appello. I condizionali ed i congiuntivi, viceversa, vi
concedono un buon margine per rimandare, essere inattivi, delegare ad altri la
responsabilità delle vostre scelte e delle vostre azioni.
Dire �“farei�” esprime, inconsapevolmente, il fatto che ci sono ostacoli frapposti fra voi
ed il vostro agire.
Dire �“vorrei�” significa, letteralmente, che forse volete e forse no.
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Dire �“mi piacerebbe�”, significa che non sapete davvero e con certezza se la cosa vi
piace o no.
Se, poi, unite il condizionale alla terza persona singolare, il danno è ancora maggiore.
Ad esempio: �“sarebbe il caso che�…�” è una frase che contiene in sé più di un problema.
In primis, si tratta di una performativa persa (potrei chiedervi: sarebbe il caso secondo
chi?). Poi, si tratta di una declinazione di responsabilità: se volete che qualcuno faccia
qualcosa o se voi stessi volete davvero fare qualcosa, esprimete questa volontà nel
modo corretto: �“voglio che..�”
Pensate, banalmente, ad una situazione domestica, come quella in cui la mamma vuole
che il figlio faccia i suoi compiti. Ascoltate i due modi di parlare e chiedetevi in quale
dei due casi la mamma otterrà maggior risultato.
�“Sarebbe il caso che tu ora finissi i compiti�”, oppure �“Io voglio che tu faccia i compiti�”?
Anche con il tempo coniugato al futuro consiglio di andarci piano e di limitarsi ad
utilizzarlo giusto quando serve. Come sottolineano Joseph e Caroline Messinger nel
loro bellissimo ed utilissimo libro (dedicato alla comunicazione genitori/figli e, a mio
avviso, tranquillamente applicabile a qualsiasi forma di comunicazione, quali che siano
gli interlocutori): �“i verbi al futuro sono sinonimi di procrastinazione. La scelta di questo
tempo verbale rivela una tendenza irrefrenabile a rimandare a domani quello che si
sarebbe potuto già fare ieri. Il futuro è il tempo verbale preferito delle persone che
hanno sempre le migliori intenzioni del mondo, ma superano di rado il confine fra il dire
e il fare.�”44
Come per i condizionali, quindi, impegnatevi, soprattutto per quel che riguarda i vostri
intenti, i vostri obiettivi o semplicemente l�’espressione della vostra volontà, ad evitare
tale forma verbale. Se davvero volete fare qualcosa, dite: �“lo faccio!�”, piuttosto che �“lo
farò, lo farei�”. Vi garantirete migliori probabilità di successo, obbligando il cervello ad
ubbidire al vostro ordine perentorio.
E che dire, poi, del futuro nel passato? Si tratta di una vera e propria contorsione
verbale che, se pure in apparenza logica e grammaticalmente corretta, nasconde un
terribile abominio.
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�“Ti avevo detto che sarei andato io!�”. Come potete ben vedere, parlate al passato di
un�’azione che non avete ancora compiuto!
�“Il verbo DIRE è il granello di sabbia che blocca il passaggio all�’atto. Aggiungeteci la
complicità del trapassato prossimo e del condizionale passato ed ecco che scomponete
un�’azione la cui realizzazione è già seriamente compromessa. Parlate al passato di
un�’azione che non avete ancora compiuto. Ciò che viene detto non garantisce per
niente ciò che verrà fatto. Ciò che viene fatto, invece, non ha necessariamente bisogno
di essere detto. L�’energia che consumate parlando di quello che farete non potete
investirla nella realizzazione propriamente detta. Più si parla e meno si agisce.�”45
L�’ERBA VOGLIO.
Durante i miei seminari, parlo di moltissimi argomenti, nessuno dei quali suscita
particolari polemiche. Salvo uno. Quando spiego alle persone che il modo migliore per
esprimere le proprie intenzioni è quello di utilizzare il verbo �“voglio�”, coniugato
all�’indicativo tempo presente, immancabilmente almeno un partecipante reagisce
assalendomi (metaforicamente) ed irritandosi non poco. Il motivo è molto semplice:
senza saperlo, identifichiamo il verbo �“voglio�” con una forma di maleducazione.
Pensate, ad esempio, a questa cosa: immaginate di entrare in un bar e dire �“voglio un
caffè�”, oppure di entrare in un negozio di abbigliamento e dire �“voglio provare quella
camicia�”. Sono più che certo che pensare in questi termini vi crea una strana
sensazione e che l�’immagine che vi si è formata nella testa è quella di una persona
arrogante e che con modi prepotenti chiede a gran voce un caffè o una camicia. In
realtà, non vi ho detto di urlare �“io voglio�” con tono arrogante e voce aggressiva,
eppure è quello che precisamente avete capito. Si può benissimo chiedere: �“per
cortesia, voglio provare quella camicia�” con tono di voce cortese ed un bel sorriso.
State certi che il commesso non ne avrà a male. La verità è che ogni volta che dite
�“vorrei�”, la vostra volontà non è sufficientemente forte ed i vostri propositi rischiano di
non concretizzarsi. Certo, l�’esempio banale del caffè è poco significativo. Se entrate in
un bar e dite: �“vorrei un caffè�”, qualsiasi barman sarà ben lieto di servirvelo. Se, però,
invece che di un caffè si trattasse di qualcosa di veramente importante per voi, di
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qualcosa che attiene alla vostra serenità o al vostro successo? Se lo volete davvero,
ditelo. Pensate alla realizzazione di uno dei vostri sogni: vorreste realizzarlo o volete?
Sentite, anche solo pronunciando la frase nei due diversi modi, come le sensazioni che
provate sono diverse? Vorreste�… o volete? Ogni volta che dalla vostra bocca esce un
�“vorrei�”, il vostro cervello traduce il messaggio con un bel �“forse vuole e forse no, e
forse la cosa non è poi così importante. Se succede, bene, altrimenti pazienza�”. E�’ così
che volete affrontare il vostro percorso: se succede, bene; se non succede, pazienza?
Mi auguro di no. Naturalmente, la responsabilità di questo modo di parlare non è
vostra, ma di chi vi ha educato, dicendovi la mitica frase �“NON SI DICE VOGLIO SI DICE
VORREI�”, magari accompagnando questo pessimo insegnamento con un bello
scappellotto. Oppure, vi hanno insegnato con tono sprezzante che �“L�’ERBA VOGLIO
NON CRESCE NEMMENO NEL GIARDINO DEL RE!�”
�“Usando il presente indicativo, il bambino non cerca tanto di ottenere il giocattolo dei
suoi sogni, quanto di affermarsi. L�’uso intenso del condizionale imposto al bimbo è una
condotta genitoriale psicotossica, capace di bloccare le sue motivazioni o i suoi
desideri. Se lo voglio, mi batto per averlo. Se lo vorrei, lo sogno e poi lo dimentico.
Quello che vorrei non lo voglio veramente, altrimenti perché avrei bisogno di sottoporlo
a una condizione preliminare? Il tocco finale a questo quadretto è lo stupefacente
�“Quando si è bene educati�”. Questa precisazione suggerisce che, per essere beneducati,
è preferibile non esistere. Quale percezione ha il bambino di questa osservazione che gli
rifilate appena dice VOGLIO? Non ho il diritto di esistere perché, se esisto, sono
maleducato. Certo, non è questo il significato che attribuite alle vostre parole, ma è
quello che il piccino percepisce letteralmente.�”46
Perciò, amici miei, lasciate che vi dica che, nel mio giardino, �“l�’erba voglio�” la faccio
crescere, eccome! Consiglio caldamente anche voi di fare lo stesso. Vedrete che
l�’atteggiamento delle persone nei vostri confronti cambierà radicalmente, e voi stessi
vi sentirete molto più sicuri di voi stessi, molto più padroni della vostra volontà.
191
SPERARE E PROVARE
Molto semplicemente, ricordate questa equazione: PROVARE = FALLIRE! Provare
significa concedersi la possibilità di sbagliare. Si tratta di un verbo che il cervello stenta
a riconoscere, è un ibrido fra il fare e il non fare, di nessuna utilità quando è opportuno
accedere alle nostre risorse per tagliare il traguardo che ci siamo prefissati. Le cose, o
si fanno o non si fanno. Smettere di �“provare�” non significa dovercela fare al primo
colpo, anzi. Si tratta solo di adottare una forma mentis differente. Come spiego sempre
a mia figlia (di 6 anni), si tratta, al limite, di fare le cose più volte, finché non si ottiene il
risultato desiderato. Per molti di voi, forse, �“provare a fare una cosa�” e �“fare e ripetere
la cosa finché non si raggiunge il risultato�” sono formule equivalenti. Dal punto di vista
formale, ciò è senza dubbio vero: esprimono lo stesso intento. Da un punto di vista
sostanziale, tuttavia, la differenza è enorme. Vi faccio un esempio. �“Provate�” ad
allacciarvi una scarpa. Se vi siete chinati alla ricerca dei lacci, fermatevi. Vi ho detto
�“provate�”, non �“allacciatevi�” la scarpa. �“Non ha senso�”, direte voi. Appunto. Ripeto: le
cose si fanno o non si fanno, una terza via non esiste.
Breve parentesi sul verbo �“sperare�”. Gli artefici della propria fortuna fanno accadere le
cose, perciò nella loro esistenza ben poco spazio è lasciato alla speranza. Una cosa che
accomuna tutti i più grandi uomini di successo del Pianeta è proprio l�’atteggiamento
verso la �“speranza�”: semplicemente, invece di perdere tempo a sperare che qualcosa
vada bene, utilizzano quel tempo per fare di più e fare meglio, affinché la cosa vada
sicuramente bene. Perciò, se volete diventare quel che volete essere, abbandonate le
speranze e datevi da fare. Vi assicuro che i risultati saranno più veloci e soddisfacenti.
BISOGNA, SI DEVE
Si tratta di due forme verbali da evitare tassativamente che, da un lato, sono assai
poco incisive per quel che concerne la comunicazione con gli altri e, d�’altro lato, sono
ben poco degne di persone che si assumono la responsabilità del loro destino. Le
prime risposte che mi vengono in mente quando qualcuno mi apostrofa con un
�“bisogna�” o un �“si deve�” sono: chi lo dice? Secondo il bisogno di chi?
192
�“Il verbo BISOGNARE si coniuga esclusivamente alla terza persona singolare. Variante
ipocrita ed edulcorata del verbo DOVERE, ha il vantaggio di avere un soggetto del tutto
sconosciuto. Chi è questo soggetto? Non è né io né tu né noi. È un personaggio virtuale
ma onnipotente che impone la sua volontà senza offrirci la possibilità di discuterne con
lui. Questa modalità di pressione è il ritornello preferito dei genitori dimissionari, che si
trincerano dietro questo fantomatico personaggio per rafforzare la loro autorità.
Perché BISOGNA e non VOGLIO? I genitori hanno forse paura di assumersi la
responsabilità delle loro parole?�”.47
Qui si parla di genitori. Come vi dicevo, tuttavia, trovo che queste considerazioni siano
estendibili a chiunque. Le persone di successo (ripeto, in qualsiasi campo, che si tratti
di affari o di gestione del matrimonio) sono persone che si assumono la loro dose di
responsabilità. Volete che vostro marito o vostra moglie consideri di più le vostre
esigenze o ascolti i vostri desideri? Passate dal �“bisogna�” al �“voglio�”. Volete che i vostri
colleghi vi diano maggior attenzione? Idem. Naturalmente, utilizzare il voglio (nel
modo cortese spiegato poco fa) non significa necessariamente che otterrete il risultato
desiderato, perché ciò dipende anche dalla volontà degli altri. La cosa certa è che
avrete affermato voi stessi e la vostra identità e persone che osano fare questo sono
persone che comunque hanno il coraggio di assumersi la responsabilità della loro
sorte. I �“bisogna�” e i �“si deve�” sono per i pusillanimi, per coloro i quali non hanno
abbastanza coraggio per dire le cose che pensano, che non hanno il coraggio di essere
loro stessi.
DOMANDE �“COME�” E �“PERCHE�’�”
Poniamo il caso che la vostra giornata non sia stata del tutto eccezionale. Poniamo il
caso che vi sentiate un po�’ giù di corda, o arrabbiati. Poniamo il caso che veniate da me
e me lo diciate, ed io inizi a chiedervi perché siete arrabbiati, perché siete nervosi e
perché la vostra giornata sia stata problematica. Per rispondermi, sareste costretti a
tornare con il pensiero a tutte le cose che sono andate storte, aumentando il vostro
stress e peggiorando la situazione. Le domande cosiddette �“perché�” si chiamano
domande ontologiche, poiché sviscerano il problema dall�’interno, lo esplorano, lo
193
analizzano nel dettaglio. Così facendo, tuttavia, soprattutto se si tratta di analizzare
situazioni problematiche, si continua a prestare attenzione e a focalizzarsi sul
problema. Per questo, si dice che le domande ontologiche conducono a �“cornici
problema�”. Viceversa, poniamo il caso che, di fronte alle vostre affermazioni, io
annuisca con aria comprensiva e vi chieda semplicemente �“come�” intendete affrontare
la situazione. Il vostro cervello, come per magia, è costretto a spostare il suo focus (il
SAR!) sulle soluzioni, invece che insistere sul problema. A quel punto, si mette in moto
un meccanismo automatico grazie al quale il vostro stato emotivo depotenziante si
trasforma in qualcosa di diverso, di produttivo e di utile. Si tratta di un comportamento
predeterminato a livello biologico: il cervello è programmato per allontanarsi da
situazioni dolorose o spiacevoli e per dirigersi verso situazioni favorevoli o piacevoli. La
nostra stessa vita è (o meglio, dovrebbe essere) improntata su questo imperativo
categorico: allontanarsi dal dolore, dirigersi verso il piacere. Si tratta delle due molle
che condizionano tutti i nostri comportamenti. Le domande �“come�” si chiamano
appunto domande epistemologiche, perché espandono la conoscenza ed il sapere al di
fuori del fenomeno in quanto tale. Per questo motivo, si dice che le domande �“come�”
conducono a �“cornici risultato�”. Perciò, allenatevi ad utilizzare più che potete
domande che contengono �“come�” e �“cosa�”, evitando i �“perché�”, sia per quel che
riguarda la comunicazione con gli altri sia, soprattutto, per quel che riguarda il dialogo
interiore e la comunicazione con voi stessi.
Vi sentite arrabbiati? Bene. Come potete fare per porre rimedio a questa cosa? Cosa
potete fare al riguardo?
La giornata è andata in modo diverso da quel che vi aspettavate? Bene. Preferite
insistere sui �“perché�” e così facendo continuare a richiamare alla mente le immagini
delle situazioni che vi hanno reso di cattivo umore (ricordate che il cervello, quando
pensa, lo fa sempre attraverso immagini), oppure volete esplorare le possibilità che vi
si prospettano, attraverso i �“come�” e i �“cosa�”? come al solito, la scelta è vostra.
Facciamo un veloce esempio. Pensate a qualcosa che non vi piace, a qualcosa che,
durante la giornata, vi ha cambiato un po�’ l�’umore o vi ha fatto innervosire. Evitate di
pensarci troppo, però, altrimenti vi rovinate la giornata davvero! Comunque, pensateci
194
ed immaginate una scena in cui io sono vostra moglie (si fa per dire) o vostro marito e
vi aspetto a casa. Voi siete nervosi e avete solo voglia di dimenticare il problema, il
collega o l�’affare che vi hanno turbato. Entrate in casa ed io vi chiedo: �“Cara/caro,
perché sei arrabbiato?�”. Per rispondere, dovete richiamare alla mente tutte le
rappresentazioni interne collegate al vostro stato emotivo depotenziante e,
naturalmente, ciò va in conflitto con i due comandi di base del cervello (�“via dal
dolore!�” e �“corri verso il piacere!�”). E�’ probabile che non abbiate voglia di rispondermi,
generando così una tipica reazione del tipo �“ecco, non vuoi comunicare con me�”,
oppure che mi rispondiate in malo modo, innescando un litigio. Immaginate ora la
scena alternativa.
Voi entrate in casa ed io vi dico: �“Vedo che sei arrabbiato. Cosa possiamo fare per farla
passare?�”. In questo caso, siete costretti a richiamare nella vostra mente solo immagini
( e lo farete d�’istinto, che lo vogliate o meno!) positive e utili a far migliorare il vostro
umore. Comprendete bene, adesso, che la scelta delle parole e delle domande è ben
più che un mero esercizio stilistico o di retorica, può fare la differenza tra una serata
serena ed una furiosa litigata, se non peggio.
Personalmente, penso sempre in termini di cosa posso fare riguardo una certa cosa,
piuttosto che soffermarmi troppo a riflettere sul perché è successa. Anzi, di solito (un
po�’ come fa Steve Jobs, se mi è concesso l�’azzardato paragone) rifletto sui �“perché�”
quando sono già andato avanti ed ho già realizzato il passo successivo. Solo dopo mi
accorgo che una determinata cosa è successa a seguito di un�’altra. Solo allora mi rendo
conto che quello che ho fatto l�’ho fatto �“perché�” prima si sono verificati determinati
presupposti. È come se, sulla linea della vita, i �“perché�” ci costringessero
continuamente a tornare sui nostri passi, a guardare sempre indietro, ed i �“come�”,
invece, ci esortassero ad andare avanti, a proseguire il cammino. Naturalmente,
guardarsi indietro e riflettere sul significato delle nostre esperienze è utile e doveroso,
ma solo fino al punto in cui ciò non sia di ostacolo al nostro progredire. Altrimenti, si
tratta non di riflessione sulle passate esperienze, ma di incapacità di andare oltre.
Perciò, il compito che vi affido è questo: rispetto ad ogni situazione che non vi piace o
che volete modificare o che vi crea turbamento e disagio, chiedetevi subito che cosa
195
potete fare al riguardo e come potete affrontarla. Fatelo subito, affinché questi
concetti si sedimentino subito dentro di voi. Utilizzate la traccia che segue.
Situazione non desiderata:
Cosa posso fare al riguardo? Come la posso affrontare?
Fatelo adesso!
CREDO, HO INTENZIONE DI
Si tratta di due locuzioni che denotano un atteggiamento interiore di mancanza di
volontà e determinazione. Il verbo �“credere�” va benissimo quando si parla di
atteggiamenti religiosi e/o fideistici, quando esprime convinzioni personali molto forti:
�“credo in Dio, credo nell�’onestà, credo nei valori etici�”. Quando si parla delle proprie
azioni e dei propri propositi, invece, diventa una pesante ancora che ci rallenta nella
realizzazione degli stessi: �“credo che lo farò. Credo che ci penserò. Credo che
cambierò�”. La stessa cosa dicasi per �“ho intenzione di�”. Le persone che vogliono
ottenere qualcosa o che vogliono fare, lo fanno e basta. Evitano di perdere tempo a
declamare le loro intenzioni, agiscono. Nel lasso di tempo che una persona poco
motivata impiega per dire: �“ho intenzione di sistemare l�’armadio�”, una persona
seriamente motivata ha già aperto l�’armadio e ha già iniziato a sistemare le maglie e i
cappotti. Mi rendo conto che, nel linguaggio parlato di tutti i giorni, queste cose
sembrano essere solo sfumature di poco conto, eppure la realtà è diversa, poiché il
cervello, da un lato, con tali modi di dire esprime la sua reale intenzione inconscia e,
dall�’altro lato, è programmato per ubbidire ai messaggi che voi elaborate. Tanto più
sarete diretti ed efficaci, tanto più vi sentirete �“magicamente�” spinti verso l�’azione,
motivati a fare quel che volete fare, come se dentro di voi si scatenassero molle di cui
nemmeno sospettavate l�’esistenza.
196
SCUSE
Niente scuse. Finora, ne avete utilizzate troppe, per impedirvi di cambiare la vostra
vita. Ora è giunto il momento di passare all�’azione. Per divertirvi un po�’, fate l�’elenco
delle scuse che fino ad ora avete utilizzato per evitare di fare quel che andava fatto. Di
solito, le scuse preferite dalle persone riguardano il fatto di avere poco tempo, di non
avere altre possibilità, di essere in una condizione particolarmente difficile, di essere
�“un caso a parte�”. Sono solo scuse, e lo sapete bene quanto me, in fondo al vostro
cuore. Vi siete così convinti che si tratti di ostacoli insormontabili da esservi creati
l�’alibi perfetto per non assumervi la responsabilità di scelte che, certo, potrebbero
essere dolorose o drastiche e che, tuttavia, rappresentano l�’unica possibilità di
cambiamento.
E se, proprio ora, state pensando che il vostro caso è diverso e che le vostre non sono
scuse ma veri problemi, beh�…è quello che dicono tutti!
Una curiosità: chi di voi possiede un telefono cellulare dotato di dizionario a scrittura
facilitata �“T9�”, faccia finta di dover scrivere un messaggio e digiti, usando il T9, la
parola �“scuse�”. Come sapete, il dizionario T9, quando voi digitate le lettere sulla
tastiera, vi segnala la prima parola che corrisponde alla combinazione di lettere
digitate. Poi, voi avete la possibilità di scorrere le varie parole possibili fino a trovare
quella che vi serve. Ebbene, sapete qual è la prima parola che compare sullo schermo
se digitate la combinazione di lettere per �“scuse�”? PAURE.
SCARAMANZIA E MODESTIA
Cominciamo con la scaramanzia. Esiste un curioso atteggiamento in base al quale voi
potete parlare ore e ore di tutto quello che va male nella vostra vita o che non vi piace
e se, invece, avete progetti per il futuro o vi sta capitando qualcosa di buono, la prima
regola è �“stare zitti, non dire niente, altrimenti porta male!�”. Come credete di poter
realizzare i vostri sogni, se non ne parlate e non li verbalizzate, affinché il cervello li
senta? Siate sinceri, chi di voi, in attesa di un responso probabilmente positivo o
durante la progettazione di qualche piano strategico non ha mai detto una frase del
tipo: �“non lo dico sennò porta male?�”. È un atteggiamento profondamente sbagliato,
197
che vi limita, vi rallenta e addirittura rema contro di voi. Abbiate il coraggio di parlare a
voce altra dei vostri sogni e dei vostri desideri, dei vostri progetti e delle vostre
ambizioni: la scaramanzia non è esiste, la sfortuna è per tutti coloro che non hanno il
coraggio di assumersi la responsabilità delle loro azioni. Attenzione: parlare dei propri
sogni e delle proprie aspettative è cosa ben diversa dal �“vendere la pelle dell�’orso
prima di averlo preso�”. Vendere la pelle dell�’orso prima di averlo preso è
atteggiamento superficiale e irresponsabile, parlare a voce alta del vostro sogno di
catturare un orso e fantasticare ad occhi aperti dei progetti che potrete realizzare
quando avrete venduto questa benedetta pelle è il modo migliore per vedere realizzati
i vostri auspici. Il cervello crede a quello che vede e l�’immaginazione ha il potere di
influenzare la realtà, ricordate? Tanto più sognate, tanto più vi immedesimate nel
vostro sogno, tanto più pensate a quello che proverete e tanto più vi associate
all�’immagine di voi stessi soddisfatti per il risultato raggiunto, tanto più la realtà si
plasmerà secondo i vostri desideri.
Gridate i vostri sogni al mondo!
Che dire, invece, della modestia, fantomatica virtù che ci viene insegnata fin da piccini,
ogni volta che abbiamo l�’ardire di manifestare il nostro compiacimento per qualche
cosa che riteniamo di aver fatto bene?
Tra i vari significati del termine �“modestia�” presenti sul dizionario (cito il dizionario De
Mauro, versione on line), abbiamo niente meno che �“scarsità, limitatezza�”. Fra i
sinonimi di modestia, invece, ecco �“squallore, povertà, pochezza, esiguità, umiltà�”.
È così che volete sentirvi, così che volete essere? Io dico a gran voce che è giunto il
momento di ribellarsi a queste imposizioni castranti che ci sono state poste dall�’alto, di
solito da genitori �“modesti�” nel senso deteriore del termine, che non hanno avuto il
coraggio e l�’ardire di lottare per i loro sogni e si sono accontentati di una vita
insoddisfacente, magari adducendo come scusa proprio la serenità e la tranquillità
della famiglia e dei figli. Solo scuse, signori e signore. �“Modestia�” non è l�’alternativa a
�“superbia�”. Si può essere consapevoli dei propri mezzi, delle proprie qualità e al tempo
stesso dei propri limiti: questo atteggiamento non ci renderà di certo presuntuosi o
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superbi. Semplicemente, consapevoli. Ragazzi miei, ci pensate che se qualcuno vi
sgrida o vi fa notare i vostri limiti siete sempre ben disposti a riceverli e ad annuire e
se, invece, qualcuno vi fa un complimento il vostro atteggiamento è di schernirvi e
negare i vostri meriti?
Se qualcuno vi dice che siete stati bravissimi, di solito rispondete con una o più di
queste frasi: �“ma no, niente di particolare, lo avrebbero fatto tutti, ho avuto solo
fortuna�”. Imparate ad attribuirvi i meriti che vi competono, così come i demeriti.
Assumetevi la responsabilità di tutto, non solo di quello che non va bene o di quello
che avrebbe potuto essere fatto meglio. Sapete che al corso di Public Speaking (un
corso che insegna le tecniche per parlare in pubblico) la prima cosa che fanno i trainer
è mettere l�’allievo davanti al pubblico e farlo ricoprire di applausi, costringendolo a
prenderseli tutti?
Allora, avete ancora voglia di essere modesti, o volete finalmente iniziare a brillare?
POSSO?
Ogni volta che chiedete �“posso?�”, conferite il potere di decidere della vostra sorte a
qualcun altro. Va da sé che questa forma dialogica è lecita ed opportuna quando si
tratta di educazione e cortesia: se siete a casa di qualcuno, nessuno vi sgriderà se
chiedete se �“potete�” andare in bagno. Se, invece, durante un corso, un partecipante mi
chiede se �“può�” farmi una domanda, di solito rispondo �“no�”, per fargli comprendere
che se la domanda era davvero importante per lui, avrebbe dovuto farla e basta.
�“Posso chiedere?�”
�“Posso parlare?�”
�“Posso sapere?�”
Ebbene, prima di parlare chiedete a voi stessi: quanto è importante per me chiedere,
parlare, sapere? Se si tratta di cose davvero importanti, allora chiedete e parlate, agite
senza mettere nelle mani di altri il potere di decidere al posto vostro. Se si tratta di
qualcosa per cui vale la pena lottare, fatelo e basta. Per dirla con lo slogan di una nota
azienda di articoli sportivi, JUST DO IT. Fatelo, e basta.
199
Ora, un piccolo ripasso dopo questa destrutturazione cerebrale. Poi, tocca a voi.
Lavorate sodo, studiate, concentratevi ed applicatevi. I risultati positivi seguiranno
come il giorno la notte.
Buon lavoro!
200
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
Il cervello ha una STRUTTURA PROFONDA ed una STRUTTURA SUPERFICIALE. Per
risalire alla struttura profonda, uno strumento indispensabile è il METAMODELLO
LINGUISTICO.
Alcune modalità del meta modello linguistico sono:
CANCELLAZIONI
SEMPLICI
�“Ho paura�”.
�“Di che cosa?�”
COMPARAZIONI
�“Luca è migliore di me�”.
�“In che cosa è migliore di te?�”
MANCANZA DI INDICE REFERENZIALI
�“Gli impiegati delle poste sono lenti�”.
�“Quali impiegati, di preciso?�”
DISTORSIONI
NOMINALIZZAZIONI
�“Sto cercando la serenità�”.
�“Cosa intendi di preciso per serenità?�”
LETTURA DEL PENSIERO
�“So già che cosa pensi�”.
�“Come fai a sapere che cosa penso?�”
201
GENERALIZZAZIONI
QUANTIFICATORI UNIVERSALI
�“Nessuno mi capisce�”.
�“Proprio nessuno nessuno?�”
OPERATORI MODALI
�“Non posso farlo�”.
�“Cosa capiterebbe se tu lo facessi?�”
PERFORMATIVA PERSA
�“Comprare il libro di Paolo è importante�”.
�“Chi lo dice? È importante per chi?�”
Per ottenere i migliori risultati da voi stessi e dagli altri, EVITATE IL PIU�’ POSSIBILE:
- VERBO ESSERE;
- NEGAZIONI;
- CONDIZIONALI/FUTURO/FUTURO NEL PASSATO;
- SPERARE E PROVARE (PROVARE = FALLIRE!);
- BISOGNA, SI DEVE;
- DOMANDE �“PERCHE�’�”;
- CREDO, HO INTENZIONE DI;
- SCUSE;
- POSSO?;
- SCARAMANZIA E MODESTIA.
Invece, per potenziare la vostra forza di volontà e per uscire rapidamente da �“cornici
problema�”, spostandovi in più utili �“cornici risultato�”, UTILIZZATE:
- VOGLIO (con un bel sorriso e un conciliante �“per cortesia�”);
- DOMANDE �“COME, COSA�”.
202
NOTE
ESERCIZI
Sapete già tutto quello che dovete fare. Il consiglio che vi do è quello di prepararvi uno
schema riassuntivo (magari una mappa mentale) di tutte le regole sopra esposte e di
appenderlo in un luogo in cui possiate averlo spesso sott�’occhio: state certi che i
messaggi in esso contenuti inizieranno presto a far presa.
Inoltre, come al solito, vi raccomando, a proposito di tutte queste nuove cose che
dovrete imparare, di farne un gioco e di divertirvi, magari con chi vi circonda e
condivide con voi la voglia di cambiamento che vi ha spinto a leggere questo libro.
203
CAPITOLO 12
MENS SANA IN CORPORE SANO
Mens sana in corpore sano.
(motto latino)
Sapete guidare. Avete fatto un corso per diventare abili piloti. In garage avete un
bolide e non vedete l�’ora di mettere alla prova tutti gli insegnamenti appresi. Andate in
garage, salite in macchina e vi avviate lungo la strada. Dopo pochi metri, tuttavia, una
fumata nera proveniente dal cofano e alcuni rumori di ferraglia vi costringono a
fermarvi sul ciglio della strada. La vostra auto è in panne e in quel preciso istante vi
rendete conto che non è sufficienti saper guidare per poter fare un viaggio in auto e
raggiungere la vostra destinazione. Non è nemmeno sufficiente fare corsi di guida
avanzati, se la vostra auto vi lascia a piedi dopo pochi metri da casa vostra. Tutte le
vostre pregresse abilità di piloti e tutte le nuove nozioni apprese a poco servono, se vi
manca la materia prima su cui metterle in pratica, siete d�’accordo?
Bene. Voi, chi meglio chi peggio, eravate già in grado di guidare. Ora avete letto un
manuale per migliorare le vostre abilità e siete diventati piloti provetti. Quel che resta
da fare è dare un�’occhiata alla macchina, affinché sia in grado di supportarvi nel vostro
viaggio.
204
�“Fisiology First!�”, dicono gli americani, che amano gli slogan e le formule efficaci. Ed è
vero: prima di tutto, prima anche di metterci a pensare cosa e come fare, di pianificare
un obiettivo o di impegnarci a parlare in modo corretto, è basilare che ci preoccupiamo
di stare bene.
Pensateci: quando avete la febbre o il raffreddore, come vi sembrano gli impegni da
svolgere, anche i più semplici? Più facili o più difficili da affrontare? E se il vostro stato
di salute è precario, è vero o non è vero che qualsiasi cosa diventa un problema? Siete
più deboli, più irritabili, più inclini a lasciarvi soverchiare dal pessimismo e dalla
inettitudine. Viceversa, quando siete in forma smagliante e raggianti di buon umore, è
vero o non è vero che anche un problema che di solito vi sembra più pesante assume
all�’improvviso un aspetto più innocuo?
Ebbene, avendo cura di noi stessi e del nostro corpo, possiamo fare in modo che il
nostro livello di energia e di salute sia sempre alto, con ciò garantendoci uno stato
fisico e mentale funzionale al mantenimento del nostro nuovo, elevato, tenore di vita.
Due sono gli aspetti fondamentali su cui lavorare per migliorare fin da subito le nostre
condizioni di benessere e salute: alimentazione e sport.
ATTIVITA�’ FISICA
Non è obbligatorio diventare maniaci dello sport, per guadagnare un buon livello di
salute fisica. Diversi studi americani, tra i quali, da ultimo, quello dell�’America College
of Sport Medicine, affermano che già lo svolgere una moderata attività aerobica
almeno tre volte la settimana per almeno trenta minuti costituisce già un�’eccellente
antidoto ai danni dovuti alla sedentarietà. Pensateci: trenta minuti, tre volte la
settimana. Tutto sommato non mi sembra un grande impegno, e a voi?
ALIMENTAZIONE
Per far funzionare bene il vostro corpo, prevenire problemi di salute e avere sempre a
disposizione una buona riserva di energia, è fondamentale alimentarsi correttamente e
restare idratati. State tranquilli, non è richiesta alcuna particolare dieta: i consigli che vi
fornirò nelle pagine seguenti riguardano fondamentalmente l�’abolizione degli zuccheri
205
raffinati dalla vostra dieta, la scelta di cibi a basso indice glicemico e l�’utilizzo di
integratori vitaminici. Eviterò volutamente di dilungarmi in eccessive spiegazioni,
poiché qui il mio interesse è quello di fornirvi le prime, fondamentali indicazioni per
iniziare fin da subito a lavorare su voi stessi. Chi desiderasse (mi auguro molti di voi)
approfondire alcune tematiche legate allo sport o all�’alimentazione, come al solito
troverà utili indicazioni nelle note bibliografiche.
Attenzione: non si tratta solo di mangiar bene per dimagrire, anche se un corpo in
perfetta forma fisica vi aiuterà nel raggiungimento dei vostri obiettivi. Il fattore
estetico è importante, ma lo è di più il fattore benessere. Quindi, non vi parlerò di
zuccheri solo per invogliarvi a sfoggiare un bel corpo la prossima estate. Si tratta di
argomentazioni serie e davvero importanti per la vostra salute, perciò leggetele con
attenzione, così come avete fatto per tutto il resto.
Prima di iniziare, voglio anticipare la tipica obiezione che durante i seminari mi viene
posta quando parlo di alimentazione e sport.
�“NON HO TEMPO�”
Questa obiezione può riguardare sostanzialmente due aspetti: ci si può riferire sia alla
�“tempistica�” necessaria alla preparazione di un pranzo o di una cena �“dietetica�”;
oppure ci si può riferire alla possibilità di praticare l�’attività fisica.
Io lavoro sei giorni alla settimana (a volte anche la domenica, quando tengo i corsi),
soprattutto quando la gente non lavora, ovvero in pausa pranzo e fino alle 19 la sera.
Poi, ho una famiglia cui dedicare attenzioni. Poi, studio molto e scrivo. Eppure, trovo il
tempo sia di preparare un veloce pranzo che mi soddisfi dal punto di vista nutrizionale
(e psicologico, la qual cosa è altrettanto importante), sia di praticare sport: corro tre
volte la settimana, vado in palestra una volta la settimana.
Se mi capita di non avere la pausa pranzo, a volte butto in una scodella una scatoletta
di tonno, qualche oliva, due pomodori ed un po�’ di fagioli, ed ecco un pranzo che mi
nutre, mi dà energia e mi soddisfa dal punto di vista psicologico, sia perché si tratta di
�“tanto�” cibo, sia perché mi gratifica l�’idea di essere riuscito ad organizzarmi secondo i
206
miei programmi, nonostante le avversità della giornata di lavoro. Tempo di
preparazione? Tre o quattro minuti al massimo. Voi non avete tre o quattro minuti per
preparare un pranzo?
Per quanto riguarda lo sport, vi ho già detto come la mia giornata sia piuttosto
impegnativa, anche perché non ho (né ho mai avuto) intenzione di togliere tempo a
mia moglie e a mia figlia, che può beneficiare della mia presenza solo la sera:
figuriamoci se mi metto a fare sport nelle uniche due ore che posso dedicare a lei!
Io ho scelto la soluzione di alzarmi alle sei: verso le sei e venti sono in strada, armato di
scarpe e cardiofrequenzimetro, verso le sette e un quarto rientro in casa, mi faccio una
bella doccia, preparo la colazione per tutta la famiglia e poi vado a lavorare. Chi non ha
problemi di orario serale, può decidere di uscire la sera, dopo il lavoro. In ogni caso, io
vi sto parlando di allenamenti della durata di circa trenta minuti al massimo, da
effettuarsi tre volte la settimana. Si tratta di 90 minuti, da trovare in una settimana di
10.080 minuti! Sembra abbordabile, non trovate?
E se proprio, come me, avete problemi di orario, non vi resta che alzarvi alle sei e fare
come faccio io.
Ora, vorrei parlarvi delle filosofie che vi accompagneranno nel percorso del vostro
miglioramento fisico. Si tratta di concetti a mio avviso molto importanti,
interiorizzando i quali svilupperete indipendenza da qualsiasi aiuto esterno e
conquisterete la libertà di essere sempre in forma, a prescindere dal luogo in cui vi
trovate e dalle persone che state frequentando. Dovete operare scelte che siete in
grado di mantenere. Se il vostro successo dipende dalla pillola di turno che ingoiate
per dimagrire senza sforzo, non sarà un vostro successo (posto che la pillola funzioni).
Io considero vero successo solo quello che siete stati voi a far succedere. Vediamo le
filosofie che dovete acquisire.
La prima filosofia alla è che dovete evitare di dipendere da fattori esterni, come
pillole di qualsiasi tipo, integratori sotto forma di sciroppi o compresse, pasti sostituivi
207
e così via. La motivazione è molto semplice: non si può ragionevolmente pensare e
credere che si possa trascorrere il resto della nostra vita ad assumere integratori, o ad
alimentarsi con preparati in polvere, o ad andare dall�’estetista dietro l�’angolo a farsi
applicare il fango miracoloso appena scoperto. Quello di cui si parla in questa sede,
invece, è un qualcosa di più profondo, un cambiamento psicofisico che deve
svilupparsi e crescere dentro di noi, fino a diventare uno stile di vita. E uno stile di
vita, questa è la verità, può accompagnarci fino alla fine dei nostri giorni, perché non
c�’è rischio di dimenticarsi una pillola prima di pasto, di essere frustrati perché siamo
costretti a bere uno shaker di cibo in polvere invece di gustarci un bel piatto di
spaghetti o di trovare chiuso il negozio nel quale acquistare l�’ultimo ritrovato in fatto di
trattamenti di bellezza. Lo stile di vita siamo noi, ce lo portiamo appresso sempre,
dovunque siamo ora e dovunque andremo domani.
Quando, di recente, sono stato una settimana al mare, non mi sono dovuto
preoccupare di riempire la valigia di pillole, capsule o barrette: avevo ben impresso in
testa quel che mi serviva sapere per mangiare bene (e si può mangiare bene e sano
anche in un hotel il cui menu prevede quotidianamente antipasti, primi, secondi e
tonnellate di dolci) e l�’unica cosa che mi sono ricordato di mettere in borsa (oltre a libri
e vestiti, ovviamente!) è stato il mio fedele cardiofrequenzimetro e le mie adorate
scarpe da running. Mangiare bene, lo si può fare ovunque e per sempre. Correre
mezz�’ora ogni due giorni, lo si può fare ovunque e per sempre. Capite cosa intendo? A
volte, fare uno spuntino nel mezzo del pomeriggio o prima di un allenamento con una
barretta ben bilanciata è consentito. Fate comunque in modo di averne sempre il
minor bisogno possibile.
La seconda filosofia è che l�’impresa del dimagrimento e del miglioramento delle
condizioni psicofisiche, come tutte le imprese, va affrontata con serietà, costanza,
pazienza e METODO, con un rigore direi quasi scientifico, almeno per il primo periodo,
quello più duro, quello durante il quale è importante ottenere e consolidare i primi
risultati.
O le cose si fanno bene, o si fa a meno di farle, ecco come la vedo.
208
Del resto, se qualcuno di voi volesse scalare il monte Everest o partecipare alla
Maratona di New York, non credo che affronterebbe l�’impresa senza essersi prima
allenato lungamente e con metodo, seguendo precisi schemi di preparazione atletica
ed affrontando le tappe una alla volta. Per andare a correre i 42 chilometri di una
maratona, ci si allena prima a correre i 5 chilometri della corsa del paese. Soprattutto,
evitate la fretta: nessun risultato concreto e che duri nel tempo si ottiene in due giorni
o in due settimane. Fate in modo che i cambiamenti si consolidino pian piano, siate
lungimiranti e tenete a mente il vostro obiettivo di risultato
La terza filosofia che dovete interiorizzare per avere successo nell�’impresa che vi
accingete a compiere è che ci vuole forza di volontà, solo forza di volontà. �“Volere è
potere�”, dicevano i saggi. È così. Mi rendo conto che a qualcuno di voi potrà sembrare
impossibile anche solo immaginarsi più magro e più in forma, senza addosso quei chili
di troppo ai quali ormai è rassegnato. Era così anche per me. Ci sono stati momenti in
cui ho pensato di mollare tutto, di lasciar perdere. Invece, ve lo anticipo, sarà proprio
in quei momenti che dovrete dare fondo a tutte le vostre riserve di energia e di
tenacia. Ricordo ancora la mia prima uscita all�’aria aperta, io che non avevo mai
praticato uno sport in vita mia. La tabella di allenamento prevedeva un minuto di corsa
ed un minuto di camminata, da ripetere sei volte. Dopo il primo minuto di corsa non
riuscivo nemmeno a camminare: avevo il fiatone e sentivo dolore dappertutto! Ora,
senza nemmeno eccessivi sport (non sono mai stato e non sono un fanatico sportivo),
corro per otto o nove chilometri senza mai fermarmi e senza nemmeno ansimare. Se
me lo avessero detto, giuro che non ci avrei mai creduto.
�“L�’obesità è una condizione cronica, e un�’effettiva perdita di peso richiede una
strategia comportamentale a lungo termine. Le promesse delle diete che garantiscono
facili perdite di peso sono false e non hanno successo nel lungo periodo�”.48
Ora, casomai foste in dubbio sul fatto di continuare a leggere o se vi state chiedendo
se questo capitolo vi serva davvero, lasciate che vi faccia qualche domanda.
Rispondete con la massima sincerità.
VI PIACEREBBE AVERE UN CORPO DIVERSO DAL VOSTRO?
209
USATE SPESSO INDUMENTI LARGHI PER NASCONDERE LA CICCIA?
FATE FATICA A TROVARE QUALCOSA CHE VI STIA BENE ADDOSSO?
FATE FATICA A FARE UNA RAMPA DI SCALE?
AVETE PROBLEMI A DIGERIRE QUALSIASI COSA?
SOFFRITE SPESSO DI MAL DI TESTA?
DORMITE BENE, LA NOTTE?
AVETE VERGOGNA A METTERVI IN COSTUME DA BAGNO?
AVETE PROVATO QUALCHE DIETA, NEGLI ULTIMI 12 MESI?
AVETE ACQUISTATO PRODOTTI DIMAGRANTI, NEGLI ULTIMI 12 MESI?
Se avete risposto sì anche solo ad una domanda, posso assicurarvi che leggere questo
capitolo non vi farà male e non sarà una perdita di tempo. Come potete notare, ho
preso spunto sia da problemi di ordine puramente estetico, sia da problemi di tipo
fisico, che riguardano più il benessere che la linea.
Se, adesso, siete motivati ad intraprendere serie azioni correttive circa la vostra
sedentarietà o il vostro stile di vita alimentare, permettete che vi metta in guardia da
un potenziale pericolo cui andate incontro.
ATTENTI ALLE PERSONE DEPOTENZIANTI:
SONO PERSONE CHE NON HANNO IL CORAGGIO E LA DETERMINAZIONE PER FARE
QUELLO CHE FATE VOI E CHE NASCONDONO LA LORO INVIDIA DIETRO IL SARCASMO.
Durante il vostro cammino, incontrerete parecchie persone di questo tipo, soprattutto
quando i vostri sforzi cominceranno a dare i primi risultati. Fate conto di essere come
Pinocchio, animati dalle più nobili intenzioni, e di incontrare lungo la strada il Gatto e la
Volpe, pieni di false lusinghe e portatori di nefaste tentazioni. Ne ho incontrati
parecchi anche io, di cattivi consiglieri. Per questo, vi metto in guardia, perché ne
troverete anche voi, pronti ad ostacolarvi o a rendervi difficile la vita.
210
Le loro frasi tipiche riguarderanno il vostro tipo di alimentazione oppure i vostri
sacrifici sportivi. Volete qualche esempio?
�“Mangia pure ancora un po�’ di dolce, che cosa vuoi che ti faccia!�”
�“Non essere esagerato, figurati se lo zucchero fa così male!�”
�“Ma sei matto ad alzarti tutte le mattine alle sei per andare a correre?�”
�“Guarda che non devi seguire le istruzioni di quel libro (il mio!) alla lettera�…�”
�“Dai�… per una volta�…�”
Quest�’ultima frase può essere davvero deleteria per la vostra motivazione e la vostra
forza di volontà.
È vero, sgarrare è lecito e una trasgressione ogni tanto non pregiudica certo il lavoro di
una settimana. Io stesso, adesso, sono molto più tollerante verso me stesso di quanto
non lo fossi anche solo un paio di anni fa. Adesso, però, ho raggiunto una buona forma
fisica, un peso accettabile e, soprattutto, fare sport e alimentarmi in un certo modo
non sono più il compito da assolvere per dimagrire, ma sono diventati uno stile di vita.
Per questo, mangiare un bel gelato o una pizza in compagni, non mi fa né cado né
freddo.
I primi mesi, tuttavia, mi sono attenuto scrupolosamente al mio programma,
nonostante tutto e nonostante tutti: infatti, ero consapevole che la mia forza di
volontà era labile e che, se mi fossi concesso qualche debolezza, sarei di certo ricaduto
nella spirale dalla quale stavo tentando faticosamente di uscire. Purtroppo per me, non
sono un tipo di persona che sa controllarsi: se mi lascio andare, lo faccio �“come si
deve�”. Non sono capace di assaggiare un (dico uno!) cucchiaino di gelato e poi
guardare gli altri che lo mangiano: preferisco ordinare una macedonia o un bicchiere di
acqua.
Su questo, perciò, lascio decidere a voi: come vedrete, sono il primo che vi esorterà a
godervi i vostri momenti di rilassamento e di �“trasgressione�”, perché sono importanti e
fanno bene allo spirito. All�’inizio, però, il consiglio che vi do è quello di andare avanti a
testa bassa, perché così facendo rafforzerete il vostro carattere ed otterrete risultati
veloci, il che è importante per rinnovare il vostro entusiasmo.
211
Ricordate: persone sane ed in forma si congratuleranno con voi per le vostre scelte
alimentari e per i vostri progressi, esortandovi a non demordere e a proseguire con
coraggio. Persone invidiose, insoddisfatte di loro stesse e al tempo stesso incapaci di
prendere in mano la loro vita, faranno di tutto per farvi desistere, per farvi inciampare,
per tentarvi e farvi fallire il raggiungimento dei vostri obiettivi. Per loro, infatti, sarebbe
molto frustrante avere per amico qualcuno che �“ce l�’ha fatta�”: sareste lì, giorno dopo
giorno, a rendere ancora più palese la loro triste condizione. Pensate a questo, quando
cercheranno di farvi desistere dai vostri propositi.
A questo punto, per entrare nel vivo del discorso, voglio darvi una eccellente notizia:
da qui in avanti, NON DOVRETE PESARE NULLA DI QUELLO CHE MANGIATE, NE�’
CONTARE LE CALORIE DEGLI ALIMENTI.
Il concetto di caloria (o meglio, di chilocaloria) applicato alla dieta, infatti, è ormai
datato e universalmente riconosciuto privo di significato, perché fuorviante e non
necessariamente indicativo della reale �“consistenza�” di un alimento, sia dal punto di
vista nutrizionale, sia dal punto di vista della composizione dell�’alimento stesso. Giusto
per fare un esempio banale, pensate che una porzione di budino alla vaniglia contiene
magari le stesse calorie di un piatto abbondante di zuppa di legumi e cereali: va da sé
che gli effetti sull�’organismo e, in ultima istanza, sul regime dietetico delle due diverse
tipologie di alimento, pur �“uguali�” dal punto di vista calorico, sono decisamente
diversi.
Parimenti, una carota è sempre una carota, che sia consumata cruda o che sia
consumata cotta: le calorie non cambiano. Eppure, come scopriremo poi, una carota
lessa provoca un consistente aumento dell�’indice glicemico nel vostro sangue (vi fa
ingrassare!), mentre consumata cruda mantiene l�’indice glicemico a livelli tollerabili (vi
fa dimagrire!).
Quindi, fin da ora, dovete familiarizzare con l�’idea fondamentale che la vostra
attenzione dovrà essere rivolta più alla QUALITA�’ DI CIO�’ CHE MANGIATE, piuttosto
che alla quantità o al �“peso specifico�” in termini di calorie.
212
Il computo delle calorie va fermamente bandito anche per quel che concerne il calcolo
del dispendio energetico della persona che decide di intraprendere una dieta: troppi
sono i fattori che concorrono a determinarlo, pertanto andrebbe fatta sempre la
doverosa premessa, ove questi �“conteggi�” siano proposti, che si tratta di conteggi
approssimativi e che il margine di errore è piuttosto ampio.
Siete liberi, vi ho detto poche righe sopra. Ed è vero: quello che faremo in queste
pagine è molto di più che spiegare una �“dieta�”. Si tratta di introdurvi e farvi conoscere
una vera e propria filosofia alimentare, di darvi gli strumenti necessari a comprendere
quello che fate, a conoscere quello che consumate. Solo in tal modo, infatti, potrete
realmente e per sempre mantenervi sul giusto binario: è ovvio per tutti, anche se
nessuno sembra disposto ad ammetterlo, che non è ragionevolmente ammissibile
pensare che una persona possa continuare a contare calorie per tutta la vita, o a
pesare i cibi prima di ogni pasto, perché verrà il momento in cui questa eccessiva (ed
inutile) rigidità produrrà il suo disastroso effetto, cioè quello di farvi stancare ed
abbandonare l�’impresa. Con la giusta consapevolezza ed una adeguata cultura
alimentare, invece, avrete sempre con voi gli strumenti opportuni per alimentarvi in
modo sano ed ottimale ovunque voi sarete.
Questo capitolo non vi propone nessuna dieta, perché la �“dieta�” così come la
intendiamo noi è un qualcosa di effimero, è un concetto fallace all�’origine, perché
porta in sé il germe della caducità. È una parola maledetta e subdola, che ci porta a
pensare prima di tutto a noi stessi come �“sbagliati�” e quasi �“malati�”, cittadini di
seconda classe; poi ci richiama alla mente non certo l�’immagine di una persona sana ed
in forma, ma quello di una persona grassa costretta a privazioni inumane e sofferenze
indicibili.
Inoltre, parlare di �“dieta�” implica, dal punto di vista inconscio, il riferimento ad un
certo periodo della nostra vita, caratterizzato da microscopiche porzioni di cibi
insapore e sacrifici di ogni genere, ma limitato nel tempo.
Per tutti questi motivi, ritengo che il primo errore che ogni persona che desidera
recuperare il benessere psicofisico commette è proprio quello di pensare a se stesso
213
come ad una persona �“a dieta�”. Già solo questo pensiero è il primo passo verso il
fallimento dell�’impresa. Avete da memorizzare una regola ferrea: ABOLIRE LA PAROLA
�“DIETA�” DAL VOSTRO VOCABOLARIO!
Non siete a dieta, nemmeno se state leggendo un libro come questo e nemmeno se vi
accingete a modificare radicalmente la vostra vita. Non siete a dieta: avete
semplicemente adottato un �“nuovo stile di vita alimentare�”, state semplicemente
mangiando meglio. Del resto, la parola dieta deriva dal greco diaita, che significa
appunto �“stile di vita�”.
Dovete interiorizzare questo importantissimo concetto fino a radicarlo profondamente
in voi. Dovete crederci voi per primi, perché se ne sarete convinti, vi libererete di un
enorme peso dalle spalle.
NON SIETE A DIETA, STATE SOLO MANGIANDOMEGLIO.
Le persone che vi conoscono o le persone con le quali abitualmente dividete la tavola,
che si tratti della pausa pranzo, della cena in famiglia o dell�’incontro al ristorante con
gli amici, vi rivolgeranno inevitabilmente la fatidica domanda, non appena noteranno
le vostre scelte dal menu, così diverse da quelle che erano abituate a vedervi fare: �“Ma
sei a dieta?�”.
�“No�”, dovrete rispondere voi con noncuranza.
Tenete presente che siamo arrivati ad un tale grado di depravazione alimentare che,
oggi giorno, rifiutare una fetta di dolce al ristorante o ad una festa, catalizza
l�’attenzione di tutti i presenti su di voi, come se foste alieni o malati di qualche strano
morbo. La maggioranza delle persone non concepisce il fatto di non mangiare pane
bianco, a meno di non essere intolleranti al glutine o, appunto, a dieta. Siamo arrivati
al punto in cui una persona che si alimenta in modo sano e naturale deve quasi
giustificarsi delle proprie scelte quando, piuttosto, dovrebbe essere chi non ha la
minima attenzione verso quello che mette in bocca che dovrebbe giustificare il proprio
comportamento, scorretto e dannoso per la propria salute.
Non siete voi a dover fornire spiegazioni, solo perché utilizzate il fruttosio piuttosto
dello zucchero raffinato: dovrebbe essere esattamente il contrario.
214
Quindi, se e quando vi chiederanno se siete a dieta, dovete semplicemente rispondere
�“NO�”. Questo atteggiamento vi sarà soprattutto utile dal punto di vista psicologico.
Infatti, rispondendo �“SI�”, innescate quei meccanismi di cui vi parlavo prima e che
possono minare la riuscita della vostra impresa. Anzitutto, nel dire che siete a dieta, vi
sentite immediatamente e doppiamente grasso. Poi, vi sentite frustrato, perché non
potete mangiare quello che mangiano gli altri. E questo vi rende deboli e pronti a
cedere alla tentazione, perché nessuno ama sentirsi debole e, soprattutto, pochi
sopportano l�’idea di essere diversi dagli altri, distanti dagli stereotipi.
Il fatto è che non è vero che non potete mangiare quello che volete: NON VOLETE. È
molto diverso. Voi avete scelto di non mangiare cose che inevitabilmente vi
arrecherebbero danno, nel corso del tempo, e che minerebbero la vostra salute, presto
o tardi.
NON POTER MANGIARE E�’ UNA LIMITAZIONE, è una condizione nella quale voi siete
vittime e schiavi, siete succubi e passivi.
NON VOLER MANGIARE QUALCOSA CHE VI DANNEGGIA O CHE POTREBBE
DANNEGGIARVI, invece, è una situazione nella quale voi siete gli artefici della vostra
fortuna, siete consapevoli di quel che fate e affrontare la situazione invece di subirla.
La differenza è enorme.
Il vostro nuovo stile di vita alimentare poggia le sue fondamenta su due pilastri: il
concetto di indice glicemico e il concetto di fabbisogno vitaminico.
INDICE GLICEMICO
L�’indice glicemico di un alimento è, per dirla in parole molto povere, la capacità di
questo alimento di innalzare il livello di glicemia nel sangue e di provocare da parte del
pancreas la secrezione di insulina. Più precisamente, l�’IG misura la velocità con cui
l�’organismo trasforma i carboidrati e li trasforma in glucosio.
Quel che è importante sapere è che dal livello di glicemia dipende in buona sostanza la
possibilità di accumulare grasso o, invece, di dimagrire.
Assumere alimenti con alto indice glicemico comporta, da parte del pancreas, una
abbondante secrezione di un ormone chiamato INSULINA che, tra le altre cose, è
215
appunto deputato al controllo del livello di glicemia nel sangue. L�’eccesso costante di
insulina nel sangue, che si verifica se si ingeriscono continuativamente alimenti ad alto
indice glicemico, provoca nell�’organismo alcune reazioni fisiologiche, tra le quali la
ritenzione idrica, una difficoltosa azione liposintetica (non si riescono a sciogliere i
grassi) e, soprattutto, una resistenza periferica all�’insulina: il che significa che il corpo è
predisposto ad un considerevole aumento del grasso corporeo, stante l�’incapacità di
�“bruciare�” quello accumulato in precedenza. Non solo: livelli alterati di insulina
predispongono l�’organismo al diabete di tipo 2, il che è persino più grave che
accumulare un po�’ di grasso in eccesso. Da questa preliminare osservazione emerge
con tutta evidenza che il regime alimentare qui proposto andrebbe seguito non solo da
chi desidera perdere peso e restare in forma, ma anche da chi non ha problemi di linea
ma vuole preservare la sua salute.
Un altro grande problema legato all�’assunzione di cibi ad elevato indice glicemico è
legato al cosiddetto �“picco glicemico�”, ovvero il fenomeno a causa del quale il livello di
glicemia nel sangue crolla in modo precipitoso, provocando nell�’organismo l�’urgente
bisogno di assumere altri zuccheri.
Si tratta di una specie di perverso circolo vizioso: voi mangiate alimenti ad alto indice
glicemico, il vostro organismo vi illude di essere soddisfatto perché nel vostro sangue si
crea un picco glicemico, il pancreas produce abbondanti dosi di insulina che provocano
l�’abbassamento repentino del livello di glicemia e questo provoca senso di fame e
bisogno di dolce (o di alimenti ad alto indice glicemico).
Invece, assumendo alimenti a basso IG, questi vengono metabolizzati (trasformati in
glucosio) molto più lentamente, e garantiscono un senso di sazietà molto più durevole
nel tempo. Inoltre, assumendo tal genere di alimenti, consentirete al vostro corpo di
accedere alle riserve di grasso, per bruciarle.
Come vedete, si tratta di un principio molto semplice: basta scegliere alimenti ad
indice glicemico basso, ed il gioco è fatto. Di questi alimenti, infatti, potete mangiarne
la quantità che desiderate, senza badare al peso o alle calorie. Sì, avete capito bene: di
alimenti ad indice glicemico basso, potete mangiarne in quantità illimitata. Quando
racconto quello che mangio, a volte le persone non ci credono: ho perso 14 chili e mi
216
mantengo in forma, perciò i miei resoconti sembrano inventati ad arte. Non è così.
Sono dimagrito senza rinunciare al salame e a generose dosi di condimento
sull�’insalata. Il metodo che vi ho illustrato funziona al cento per cento.
All�’interno della �“grande famiglia�” degli alimenti ad IG basso, poi, sarà vostra cura
scegliere quelli anche più �“sani�”: tagli di carne magra invece che carne molto grassa,
grassi vegetali invece che grassi animali, e così via. Perdere peso e tornare in forma
smagliante è facilissimo, come vi dicevo. Basta scegliere alimenti ad IG basso.
Già, ma come si fa?
Per sapere quali alimenti hanno un basso IG, potete consultare le numerose tabelle
che trovate sui libri o che potete cercare su internet. Bene o male, direi che si
equivalgono. Alcune sono più precise di altre, nel senso che descrivono l�’IG degli
alimenti sia prima sia dopo la cottura, anche se personalmente ritengo che non ci si
debba fossilizzare troppo sulle tabelle e sui numeri, altrimenti si rischia di cadere nella
trappola di chi pesa sempre tutto al grammo o conta le calorie. Bisogna essere elastici,
altrimenti si perde la libertà e si diventa schiavi.
Così, penso che sia importante comprendere a grandi linee quella che è la famiglia
degli alimenti da evitare: se, poi, avrete la curiosità di conoscere l�’IG di un particolare
cibo sul quale siete dubbiosi, allora la tabella si rivelerà un eccellente strumento di
conoscenza. Per il resto, potete farcela con le vostre gambe. Dovrete leggere le tabelle
per conoscere quali sono gli alimenti ad IG inferiore a 40 (che potete consumare) e
quelli con IG superiore a 40 (che dovete evitare): l�’importante, tuttavia, è
comprendere quali grandi classi di alimenti non potete consumare, onde evitare di
andare in panico se, durante una cena, vi trovaste a dover mangiare cose di cui non
conoscete l�’IG senza poter consultare la tabella. Vi rovinereste la cena, e sareste
ridicoli.
Venendo al dunque, le categorie di alimenti che vanno tassativamente evitati sono le
seguenti:
ZUCCHERO RAFFINATO, in tutte le sue forme: lo zucchero (come vedremo meglio nel
capitolo a lui dedicato) è il vostro peggior nemico. Va evitato il classico zucchero
bianco, ma anche lo zucchero di canna (che è, semplicemente, più grosso e più
217
colorato) e tutte le forme di zucchero raffinato come il saccarosio, il glucosio, lo
sciroppo di glucosio, il destrosio e così via. Dovete evitare il miele. Potete consumare
tranquillamente, invece, il fruttosio.
ALIMENTI CHE CONTENGONO ZUCCHERO o forme di zucchero: per far questo, dovrete
prendere la sana abitudine di leggere attentamente le etichette dei prodotti che
acquistate. All�’inizio sarà difficile, anche perché lo zucchero lo trovate praticamente
quasi dappertutto, ma con un po�’ di pratica troverete di che cibarvi.
FARINA BIANCA e alimenti che contengono farina raffinata: pane bianco, pasta bianca
(gli spaghetti, però, potete mangiarli, a patto che siano cucinati al dente), torte,
pizzette, pizze, focacce, biscotti e pasticcini vari. So che molti di voi, a questo punto,
saranno inorriditi: come si fa a vivere senza pane? Vi assicuro che si può, e poi,
comunque, c�’è il pane integrale (purché sia pane integrale vero e non contenga
zucchero). In questa categoria rientrano pure le cose impannate e la maggior parte dei
ripieni, che sono realizzati con farina.
Sembra una gran rinuncia, ma non è così: il problema è che siamo abituati a ragionare
solo secondo certi punti di vista e non abbiamo mai spaziato verso altre possibilità. Io
mangio pasta almeno tre volte la settimana, e quando la mangio ne mangio parecchia,
e ben condita. Mangio il pane integrale senza pensarci due volte e, se la sera dopo
cena ho voglia di dolce, mangio fichi secchi e noci (due alimenti molto calorici, è vero,
ma con IG basso: se ne possono mangiare senza preoccuparsi troppo delle
conseguenze). Come ben vedete, basta ingegnarsi un poco e la soluzione si trova.
Leggendo le tabelle dell�’IG dei cibi, sono certo che troverete quello che fa per voi.
Poi, naturalmente, di tanto in tanto lascio da parte le mie regole e mi concedo una
serata di �“vizi�”: mangio la pizza in compagnia e, se qualcuno porta il gelato, mi servo
almeno due volte. Addirittura, a volte mi concedo anche una cena da Mc Donald�’s:
eppure, continuo a mantenere il mio peso. Quello che conta è che, alla fine della
settimana, io mi sia comportato in maniera corretta: un gelato una volta ogni tanto, in
un contesto di regime alimentare sano ed oculato, non fa male a nessuno.
218
Per aiutarvi a superare la prima fase (la più dura) di questo nuovo approccio al cibo, ho
ideato la �“Tabella del sorriso�”, un semplice strumento che vi permetterà di tenere
sotto controllo il vostro controllo durante l�’arco della settimana e chi aiuterà a
decidere se e quando potete concedervi delle piccole distrazioni rispetto al vostro
nuovo stile di vita. Ricordate che, anche se sembra difficile o impossibile vivere senza i
fittizi appigli cui siete abituati, in realtà ce la potete fare benissimo, purché la vostra
motivazione sia solida ed i vostri obiettivi siano concreti e realmente interessanti per
voi.
Tornando alla nostra �“Tabella del sorriso�”, si tratta di uno schema vuoto che voi dovete
riempire a fine giornata, disegnando una faccina con la bocca all�’insù ogni volta che
il vostro pasto (che si tratti di colazione, pranzo o cena) è stato �“corretto�” dal punto di
vista dell�’IG, oppure una faccina con la bocca all�’ingiù se il vostro pranzo non è stato
conforme alle regole sopra esposte.
Nella Tabella ho segnato anche gli spuntini, perché è importante non saltare mai i
pasti, né lasciar trascorrere troppo tempo fra un pasto e l�’altro: anche per gli spuntini
valgono le stesse regole (nota: su questo e altri argomenti, si veda anche il capitolo sui
consigli vari che troverete più avanti).
Il vostro scopo è che la Tabella sia piena il più possibile di sorrisi e che non siano mai
presenti (o quasi) le faccine con la bocca all�’ingiù.
Nella prima fase (quella più dura, mi rendo conto, ma anche quella che vi darà le
maggiori soddisfazioni) del vostro nuovo stile di vita alimentare, il vostro OBIETTIVO è
quello di avere al massimo 2 faccine tristi in tutta la settimana. Potete collocarle dove
volete, non esiste un giorno deputato allo sgarro: siate liberi di gestirvi come vi pare.
Se gli amici vi invitano a cena di giovedì, godetevi la cena: starete attenti il giorno
seguente.
Nella seconda fase (una fase che durerà per sempre! Ricordate, non siete a dieta,
avete solo cominciato a mangiare meglio!), il vostro OBIETTIVO è quello di avere al
massimo 4 faccine tristi nell�’arco della settimana. Naturalmente, ciò non significa che
219
dobbiate per forza e sempre avere quattro faccine tristi, o che la vostra settimana sia
finalizzata ad avere quelle quattro faccine con la bocca all�’ingiù: chi vive aspettando
solo il momento dello sgarro, non ha capito quello di cui stiamo parlando e,
soprattutto, continua a ragionare con la mentalità da �“dieta�”: state certi che presto o
tardi ricadrà nel baratro da cui è venuto.
Vi consiglio di fotocopiare questo esempio di tabella e di appenderlo in un luogo in cui
sia sempre sotto controllo.
220
LA TABELLA DEL SORRISO!
SETTIMANA DAL ________________ AL ____________________CO
LAZIONE
SPUNTINO
PRANZO
SPUNTINO
CENA
SPUNTINO
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Domenica
OBIETTIVO PRIMA FASE: MAX 2
OBIETTIVO SECONDA FASE: MAX 4
OBIETTIVO RAGGIUNTO?
SI!
NO!
(staccare e conservare)
221
Piuttosto semplice, vero?
In effetti, non lo è. Dovete solo scegliere alimenti a IG basso ed evitare gli alimenti ad
IG alto. Non preoccupatevi, per il momento, di grassi saturi o insaturi, di quanti
cucchiaini di olio potete mettere nell�’insalata o di mangiare solo petti di pollo ai ferri:
siete liberi. Vi dico fin da ora che, per ottimizzare i risultati delle vostre scelte
alimentari, in relazione anche all�’attività fisica che andrete a svolgere, sarà opportuno
avere un�’alimentazione completa e variegata, ma si tratta di regole di buon senso che,
a mio avviso, non richiedono trattazioni scientifiche. Sappiamo tutti che bisogna
mangiare un po�’ di tutto. Perciò, mangiate carne e abbondate con il pesce di mare,
usate preferibilmente grassi vegetali, consumate legumi e cereali più che potete, non
fate mancare mai frutta e verdura di stagione dalla vostra tavola.
222
TABELLA DELL�’INDICE GLICEMICO DEI PRINCIPALI ALIMENTI
ALIMENTO IG ALIMENTO IG
ZUCCHINE 15 CILIEGIE 25
SPINACI 15 POMPELMO 30
SEDANO PEPERONI 15 POMODORI 30
OLIVE 15 PERE 30
NOCI, MANDORLE 15 PESCHE 30
LATTUGA 15 MELE 30
FUNGHI 15 MARMELLATA S.Z. 30
CAVOLO 15 LATTE PARZ. SCREMATO 30
CARCIOFI 15 FAGIOLINI 30
ASPARAGI 15 CECI 30
ARACHIDI 15 CAROTE CRUDE 30
SEMI ZUCCA 15 FAVE LESSATE 35
CETRIOLO 15 GELATO S.Z. 35
CIPOLLA 15 PISELLI LESSATI 35
FINOCCHIO 15 ARANCE 35
MELANZANE 20 FAGIOLI BORLOTTI 35
LIMONI 20 FAGIOLI CANNELLINI 35
FRUTTOSIO 20 FICHI FRESCHI 35
SPAGHETTI SOIA 22 MELE DISIDRATATE 35
FRAGOLE 25 RISO SELVATICO 35
FAGIOLI VERDI 25 YOGURT NATURALE 35
SOIA 25 ALBICOCCHE SECCHE 35
PISELLI 25 SPAGHETTI INTEGRALI 40
LENTICCHIE 25 SPAGHETTI AL DENTE 40
LAMPONI 25 FARINA INTEGRALE 40
CIOCCOLATO FOND. 25 FICHI SECCHI 40
223
ALIMENTO IG ALIMENTO IG
UVA 45 BARBABIETOLA 65
SPREMUTA ARANCIA 45 ZUCCHERO 70
PASTA INTEGRALE 45 TORTELLINI 70
PANE NERO 45 RAVIOLI 70
GRANO SARACENO 45 FARINA DI MAIS 70
SUCCO MELA FRESCO 50 CIOCCOLATO LATTE 70
RISO INTEGRALE 50 CEREALI RAFFINATI 70
RISO BASMATI 50 BIBITE ALLA COLA 70
KIWI 50 ZUCCA* 75
FARINA INTEGRALE 50 FARINA BIANCA TIPO 0 75
CRUSCA 50 ANGURIA * 75
PASTA GRANO TENERO 50 CRAKERS �“BIANCHI�” 80
BISCOTTI BURRO 55 PUREA DI PATATE 80
BISCOTTI PASTA FROL. 55 PATATINE 80
CREPES 55 TAPIOCA 85
SEMOLINO 60 RISO SOFFIATO 85
RISO BIANCO 60 POP CORN 85
MELONE* 60 MIELE 85
BANANE 60 FARINA BIANCA TIPO 00 85
UVA SULTANINA 65 CORNFLAKES 85
UVA PASSA 65 CAROTE COTTE 85
SUCCO D�’ARANCIA 65 RISO PARBOILED 90
SORBETTO C.Z. 65 PATATE FRITTE 95
PATATE AL FORNO C.B. 65 PATATE AL FORNO S.B. 95
MARMELLATA CON Z. 65 GLUCOSIO/DESTROSIO 100
MAIS 65 MALTOSIO (BIRRA) 110
224
FATTORE VITAMINICO
Il secondo pilastro su cui si poggia il vostro nuovo stile di vita alimentare è quello che il
dottor Patrick Holford, definisce il �“FATTORE VITAMINICO�”.
In sostanza, si tratta di aiutare l�’organismo a ritrovare la sua forma migliore,
fornendogli tutti quegli strumenti che Madre Natura aveva messo a nostra disposizione
ma che, purtroppo, si sono persi per la strada: vitamine e oligoelementi.
Ho chiarito fin dall�’inizio che, per esperienza personale e filosofia di vita, sono
contrario a qualsiasi tipo di integrazione che pretenda, in qualche modo, di agevolarci
il compito, facendoci fare meno fatica. Per quanto riguarda vitamine e oligoelementi,
tuttavia, devo necessariamente prendere atto del fatto che, benché la mia
alimentazione cerchi di essere il più variegata e completa possibile, mi trovo a
combattere contro un nemico che non posso sconfiggere, ovvero il �“progresso�”.
A causa del progresso, infatti, si sono irrimediabilmente perdute le caratteristiche
bromatologiche degli alimenti che consumiamo, ovvero quelle qualità intrinseche che
dovrebbero aiutarci a far funzionare meglio il nostro corpo. Così, una mela dovrebbe
contenere determinate vitamine in determinate quantità, ma oggi non più così. Frutta
e verdura in genere dovrebbero garantirci la dose quotidiana di vitamine e sali
minerali, ma ciò non accade. Pertanto, pur consumando frutta e verdura, può
succedere (anzi, di fatto, succede), che il nostro organismo si trovi in un preoccupante
livello di carenza nutrizionale.
I responsabili di questo progressivo ed irreversibile impoverimento di sostanze vitali in
ciò che mangiamo sono molteplici: l�’uso di concimi chimici e pesticidi, tanto per
cominciare, ha progressivamente privato il terreno delle sostanze che dovrebbero poi
�“passare�” al frutto o alla verdura. Poi, ci sono le coltivazioni intensive, dovute al fatto
che qui da noi (intendo nei paesi benestanti dell�’Occidente) si mangia almeno il doppio
di quello che sarebbe effettivamente necessario; le serre (per l�’assurda mania di
mangiare i pomodori d�’inverno o le ciliegie a natale); le sofisticazioni alimentari e via
discorrendo.
Ci sono poi altre considerazioni da fare: le vitamine, ad esempio, sono fotosensibili e
termolabili, ovvero tendono a �“scomparire�” dai cibi quando questi vengono lavati,
225
tagliati, conservati in frigorifero senza le adeguate protezioni, cucinati. Insomma, è
davvero impossibile riuscire a preservare intatte le caratteristiche bromatologiche di
un alimento, già impoverito in partenza a causa dei procedimenti di coltura e
raffinazione dei cibi di cui si diceva sopra. Un�’altra questione è quella della sinergia fra
vitamine e oligoelementi, che spesso rendono al massimo solo se utilizzati, appunto, in
sinergia con altri elementi. Anche questo costituisce una condizione ostativa ad una
corretta nutrizione, poiché la vita di tutti i giorni ci impedisce, di fatto, di realizzare
quel corretto mix di micronutrienti che dovrebbe essere, invece, alla base della nostra
alimentazione.
Per finire, vorrei sottolineare anche il fatto che tutte le vitamine, ad eccezione della
vitamina D (che viene prodotta grazie all�’esposizione del nostro corpo ai raggi solari),
tutte le altre vitamine e gli oligoelementi non sono sintetizzate dal nostro organismo e
devono essere necessariamente introdotte con l�’alimentazione.
Insomma, a malincuore devo ammettere che, per far funzionare meglio il nostro corpo,
dobbiamo in questo caso ricorrere ad una integrazione.
Anche in questo caso, vorrei sottolineare che questo tipo di integrazione non
dovrebbe interessare solo chi desidera perdere peso, ma tutte le persone
indistintamente, dai bambini (soprattutto!) agli anziani.
Dice il dottor Holford: �“per un metabolismo regolare ed un efficace controllo del peso
sono necessari 22 tra vitamine e minerali. Sebbene il fabbisogno possa variare da
persona a persona, quelli indispensabili al miglioramento del metabolismo e alla
decomposizione dei grassi sono 10: si tratta delle vitamine B1, B2, B3,dell�’acido
pantotecnico, della vitamina B6, della vitamina C, della colina e dell�’inositolo; inoltre,
servono cromo e zinco�”.49
Di seguito, vi segnalo le principali vitamine ed i principali oligoelementi fondamentali
per una corretta funzionalità del metabolismo, con particolare riguardo a due aspetti
che qui ci interessano: la lipolisi (ovvero, la distruzione del grasso!) e il mantenimento
di un livello costante di zucchero nel sangue che, abbiamo visto, è il segreto per
perdere peso in maniera definitiva e mantenere la forma per sempre.
226
Per quanto concerne l�’aspetto pratico di questo argomento, vale a dire �“quanto�” e
�“come�” assumere integrazioni vitaminiche, vi consiglio di rivolgersi ad una seria
erboristeria, evitando accuratamente i prodotti a basso prezzo che trovate in farmacia
e che promettono miracoli, puntando su un prodotto multivitaminico (il che vi
garantisce l�’indispensabile sinergia di cui parlavo prima) e/o multimineralico.
Controllate il prezzo di quello che acquistate, perché il prezzo di solito è indicativo del
contenuto in milligrammi o in microgrammi della confezione: prodotti che costano
poco, in genere, contengono poco. Fatevi consigliare circa il fabbisogno giornaliero
(che va individuato ad personam, cioè in relazione al vostro peso, alla vostra età,
attività e così via) e circa la serietà dell�’azienda produttrice: vi assicuro che è meglio
investire qualche euro in più, per essere certi di ottenere i risultati sperati.
Questi preparati vanno assunti in concomitanza con i pasti ma, vi ripeto, sarà il vostro
erborista, in base al prodotto che vi avrà consigliato, a segnalarvi anche le corrette
modalità di assunzione.
Veniamo ora alle vitamine e ai minerali di cui avete bisogno per perfezionare il vostro
nuovo stile di vita alimentare. Tenete presente che non si tratta di una �“terapia�” o di
una �“cura�”, ma del completamento necessario che apportate alla vostra
alimentazione: per questo, non ho scritto per quanto tempo dovrete proseguire con
l�’assunzione di questi integratori. Virtualmente, potreste continuare tutta la vita. Del
resto, se una cosa fa bene ed è necessaria, perché smettere di prenderla?
VITAMINA B2 (RIBOFLAVINA)
È indispensabile per l�’attività catalitica di molti enzimi coinvolti nel metabolismo di
proteine, grassi e, soprattutto, carboidrati.
VITAMINA B3 (ACIDO NICOTINICO)
È indispensabile per trasformare il glucosio non utilizzato in glicogeno, ovvero la
riserva di energia a breve termine del nostro organismo. Attiva gli enzimi che
consentono il metabolismo di proteine, zuccheri e grassi. Inoltre, in concomitanza con
227
il Cromo (vedi dopo), favorisce la produzione di FTG, ovvero del Fattore di Tolleranza al
Glucosio, necessario a stabilizzare il livello di zuccheri nel sangue.
VITAMINA B5 (ACIDO PANTOTECNICO)
Oltre a numerose altre funzioni, l�’acido pantotecnico è fondamentale per la
costituzione del coenzima implicato nel metabolismo dei carboidrati, dei grassi e delle
proteine.
VITAMINA B6 (PIRIDOSSINA)
Aiuta il pancreas a produrre gli enzimi pancreatici che favoriscono una corretta
digestione. Inoltre, svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo di grassi e
carboidrati.
Con riferimento alle sinergie cui si faceva cenno poc�’anzi, la vitamina B6 andrebbe
sempre assunta in concomitanza con lo Zinco.
VITAMINA B7 (INOSITOLO)
In sinergia con la Colina (vedi dopo), la vitamina B7 garantisce il corretto e rapido
metabolismo dei grassi introdotti con il cibo. Tanto per esemplificare, potremmo dire
che Colina e Inositolo sono due vitamine sciogli grasso: impensabile farne a meno, non
trovate?
COLINA
Questa vitamina favorisce lo smaltimento del colesterolo in eccesso e, in generale, è
indispensabile per il corretto e veloce metabolismo dei grassi.
VITAMINA C (ACIDO ASCORBICO)
Tra le altre cose, è utile per controllare il peso, in quanto �“mantiene�” sane e vitali le
ghiandole surrenali, impedendo al metabolismo di rallentare. Inoltre, aiuta la
conversione del glucosio presente nel sangue in energia.
228
MAGNESIO
Questo minerale è importante per le trasformazioni energetiche ed il metabolismo dei
grassi. E se è nemico dei grassi, non può che essere il benvenuto nella nostra
alimentazione.
COBALTO
Questo minerale è determinante per la combustione degli zuccheri e, pertanto, molto
utile a mantenere basso il tasso di zuccheri nel sangue.
CROMO
È indispensabile per il metabolismo del glucosio e dei grassi. Come già si accennava, il
cromo va a costituire il FTG, Fattore di Tolleranza al Glucosio, che, mantenendo
costante il livello di zucchero nel sangue, contribuisce a regolarizzare anche la
secrezione di insulina da parte del pancreas. Oso dire che, fra i vari oligoelementi, nel
contesto che qui ci interessa, ovvero un�’alimentazione volta a regolarizzare l�’IG, il
Cromo è di certo quello su cui puntare maggiormente la vostra attenzione.
Se proprio dovessi fare una sintesi estrema di quelli che sono i principi da attuare per
dimagrire e restare in forma e buona salute, direi: niente farine raffinate o prodotti che
ne contengono, niente zuccheri raffinati e alimenti che ne contengono, tante vitamine
e oligoelementi. Davvero molto facile.
La questione delle vitamine è senza dubbio la più semplice da risolvere: non comporta
rinunce di alcun genere, dovete solo recarvi presso una erboristeria e farvi consigliare il
miglior prodotto.
Per quanto riguarda la farina bianca e, in genere, i prodotti da forno a base di farine
raffinate, si tratta solo di determinazione e forza di volontà: acquistate pasta e pane
integrale, evitate torte, pizze e biscotti. Comunque, è un problema semplice da
affrontare: basta aver voglia di farlo. Certo, amidi e farine sono �“nascosti�” anche in
molti prodotti che non sono riconducibili alla categoria �“prodotti da forno�” (ad
esempio, farina o amidi li trovate in quasi tutti i piatti pronti surgelati, in tutti i prodotti
229
impanati e in molti sughi pronti): tutto sommato, però, si tratta di un nemico
abbastanza visibile. Con un po�’ di attenzione e qualche secondo speso a leggere le
etichette di ciò che acquistate, il gioco è fatto.
Con lo zucchero, la situazione è un po�’ diversa.
Anzitutto, perché ne siamo dipendenti, proprio come un tossicomane è dipendente
dalla sua droga. La disintossicazione da zucchero, vi assicuro, sarà la parte più
difficoltosa che dovrete affrontare e, probabilmente, anche la più dolorosa:
personalmente, ho trascorso quasi due settimane con mal di stomaco, nausee e mal di
testa costante, nel momento in cui ho deciso di dare un taglio definitivo con questa
dolce droga.
Poi, e questo è il fatto più grave, perché lo zucchero è collocato praticamente
dovunque, in modo subdolo, sfruttandone le mille denominazioni diverse e sfruttando
la buona fede del consumatore. Vi farò alcuni esempi, dopo, che spero vi facciano
riflettere su quanto dico.
Analizziamo, tanto per cominciare, i
QUATTRO ECCELLENTI MOTIVI
PER RINUNCIARE DEFINITIVAMENTE ALLO ZUCCHERO.
1. Lo zucchero fa male alla salute. Molto male, malissimo.
2. Lo zucchero fa ingrassare, sia per le sue proprietà intrinseche, sia perché è
responsabile dei picchi glicemici che vi fanno provare la sensazione di fame e vi
costringono ad assumere cibi che compensino questo picco, vale a dire cibi a
base di zucchero.
3. Lo zucchero provoca dipendenza, è una vera e propria droga, ma molto più
pericolosa, perché socialmente bene accetta e, anzi, vigorosamente diffusa da
tutti coloro che traggono un ingente interesse economico dalla vendita e/o
utilizzo di zucchero.
230
4. Lo zucchero è un nemico subdolo, perché si trova praticamente dovunque,
anche dove uno meno se lo aspetta, sempre con il placet delle istituzioni e di
quegli organi che dovrebbero proteggerci e che, invece, fanno il gioco delle
grosse multinazionali.
Ora vediamo nel dettaglio i perché a queste asserzioni in apparenza così drastiche.
UNO: LO ZUCCHERO FA MALE ALLA SALUTE
Si dice che lo zucchero faccia male. Questa è una affermazione che tutti noi abbiamo
udito almeno una volta o che, addirittura, abbiamo declamato noi stessi. Siamo, però,
davvero sicuri di sapere esattamente quelli che sono i danni concreti provocati da una
costante assunzione di zucchero?
Non crediate che il problema si limiti alla carie nei denti, perché non è così. Anzi,
probabilmente il problema della carie nei denti è forse quello meno preoccupante,
quello dalla conseguenze meno nefaste.
Tanto per cominciare, abbiamo già accennato al fatto che l�’ingestione di cibi ad alto IG
provoca forti scompensi dei valori di glicemia nel sangue, costringendo il pancreas ad
un iper lavoro. Lo zucchero, va da sé, è in assoluto l�’alimento (anche se non si tratta di
un alimento, come spiegherò meglio in seguito) con il più alto IG. Pertanto, alimentarsi
con zucchero raffinato o alimenti che ne contengono, costringe il pancreas ad uno
stress costante, fino a portare il pancreas stesso ad un vero e proprio esaurimento, con
conseguenze che vanno dalla ipoglicemia al diabete. Certo, non stiamo parlando del
pasticcino una volta ogni tanto, ma dell�’assunzione massiccia e costante di zuccheri
raffinati. E se credete di assumere pochi zuccheri solo perché non mangiate tanti dolci,
beh, vi sbagliate. Il problema non è lo zucchero che siete consapevoli di assumere, ma
quello che non vedete. Anche di questo, però, parlerò dopo.
Tornando ai danni provocati dallo zucchero, �“lo zucchero raffinato è letale per gli esseri
umani, in quanto fornisce quelle che i dietologi chiamano calorie �“vuote�” o �“nude�”. Per
di più, esso è peggio di niente, perché porta via al corpo vitamine ed elementi minerali
231
preziosi e la sua digestione, detossificazione ed eliminazione impongono una grave
richiesta all�’intero organismo.�”50
In pratica, non solo lo zucchero non serve a nulla (ci dicono che dà energia, in realtà è
classificato come un a nutriente, ovvero un qualcosa che non fornisce nulla, se non
una breve illusione di benessere legata all�’innalzamento della glicemia nel sangue), ma
addirittura ci toglie energia ed elementi indispensabili per la nostra esistenza.
Questa, naturalmente, non è una teoria cospiratoria elaborata da chissà quale
scienziato pazzo: si tratta di evidenze scientifiche di cui tutti quelli che si occupano di
alimentazione e salute sono a conoscenza. Il problema è che non lo dicono a noi, per
ovvie ragioni commerciali.
Pensate che, negli Stati Uniti, i cereali (i famosi corn flakes) che si mangiano a
colazione, sono venduti in confezioni che a caratteri cubitali pubblicizzano l�’aggiunta di
vitamine e sali minerali ai cereali medesimi. Così, il consumatore (potreste essere
anche voi!), mangia la sua razione di cereali credendo di fare anche una bella scorta di
vitamine e sali minerali. Quello che il consumatore non sa è che queste vitamine e sali
minerali sono aggiunte per legge, cioè esiste una legge che impone al produttore di
corn flakes (che contengono zucchero) di fortificare il suo prodotto con vitamine e sali
minerali, poiché si è scoperto che l�’assunzione di solo zucchero non solo non fornisce
energia all�’organismo, ma lo impoverisce di sostanze essenziali, conducendolo
inesorabilmente verso la strada del deperimento e della malattia. Capite l�’enormità del
controsenso? Ci danno lo zucchero e anche le vitamine che lo zucchero ci fa
consumare. Non sarebbe meglio non consumare zucchero e preservare le nostre
preziose scorte di micronutrienti?
Leggo su internet:
Negli adulti, la carenza di acido folico può manifestarsi con l'anemia megaloblastica.
Inoltre, è spesso associata a carenze di altri oligonutrienti (zinco, vitamina B12) che
sono, a loro volta, ulteriori fattori di rischio teratogeno (ad es., difetti del tubo neurale).
Una riduzione dell'assorbimento di acido folico, e/o un conseguente aumento del
fabbisogno, possono derivare anche dall'assunzione di alcuni farmaci (barbiturici,
estroprogestinici), da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino
232
dipendente, dalla celiachia, o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel
metabolismo dei folati (metilene tetraidrofolato reduttasi, recettore dei folati).
Nel 1998 la Food and Drug Administration (l�’organismo federale statunitense per la
sorveglianza sui farmaci e sugli alimenti) ha disposto l�’aggiunta di acido folico a tutti i
cereali �‘fortificati�’ nella misura di 0,14 mg per 100 grammi di prodotto in granella.
In Italia, non esiste l�’obbligo di produzione di alimenti fortificati, ma esiste solo una
fortificazione volontaria adottata da alcune industrie alimentari. Sono quindi presenti
sul nostro mercato solo alcuni alimenti fortificati come cereali da colazione prodotti
da industrie multinazionali, succhi di frutta, un latte speciale UHT e pochi altri
prodotti.51
Sempre su internet, ho trovato e letto con interesse il sito del dottor Joseph Mercola, il
quale ha documentato una nutrita lista di effetti dannosi provocati dallo zucchero. Si
tratta di danni evidenziati scientificamente, non di teorie campate per aria. La lista è
troppo lunga per riportarla nella sua interezza: vi invito caldamente a navigare il sito
che vi ho segnalato (anche se è solo in inglese), poiché contiene molte altre
interessanti informazioni.
Venendo al dunque, tra i danni scientificamente provati collegati all�’utilizzo costante di
zucchero, abbiamo:
- soppressione totale o parziale del sistema immunitario;
- riduzione dell�’efficacia enzimatica;
- causa arterosclerosi, malattie cardiovascolari e demenza senile;
- contribuisce ai calcoli biliari;
- causa squilibri ormonali endocrini, quali aumento degli ormoni femminili nel
maschio con maggior infertilità, aumento di sindromi premestruali, calo delle
somatostatine e ormoni della crescita;
- causa di vertigini;
- nuoce al pancreas endocrino ed esocrino;
- favorisce varici ed arteriti;
- demineralizzazione o squilibri dei minerali nutritivi;
233
- aumento del colesterolo �“cattivo�” e calo del colesterolo �“buono�”;
- sostegno alle cellule mutate o cancerose ed evidenti rapporti con tumore alla
mammella, alla prostata, al retto, allo stomaco.
Vi assicuro che la lista è lunghissima, tanto che leggerla tutta fa persino girare la testa.
E io che pensavo che, a mangiare troppi dolci, il massimo pericolo nel quale avrei
potuto incorrere sarebbe stato cariarmi i denti!
Vi riporto anche un passo interessante, tratto dal libro che ho già citato:
�“Lo zucchero di ogni tipo tende a fermare la secrezione dei succhi gastrici e ha un
effetto inibitore sul naturale movimento dello stomaco.
Gli zuccheri non vengono pre digeriti in bocca, come i cereali, o nello stomaco, come la
carne animale. Quando vengono ingeriti da soli, passano rapidamente attraverso lo
stomaco e vanno a finire nell�’intestino tenue. Quando gli zuccheri vengono consumati
insieme ad altri cibi �–come nel caso di un panino con della carne si fermano un po�’
nello stomaco. Lo zucchero della Coca Cola e del pane sta lì ad aspettare che
l�’hamburger ed il pane vengano digeriti. Mentre lo stomaco lavora per digerire tutte le
proteine animali e l�’amido raffinato del pane, la presenza associata dello zucchero
praticamente garantisce una rapida fermentazione acida, nelle condizioni di calore ed
umidità presenti nello stomaco. Un cucchiaino di zucchero nel tuo caffè, dopo un
panino, è sufficiente a trasformare lo stomaco in una palude ribollente.�”52
Come ben potete osservare, la perdita di peso è forse l�’ultima cosa da tenere a mente,
quando si decide di dare un taglio netto ad un regime alimentare a base di zuccheri. Il
primo ed unico obiettivo deve essere la preservazione del nostro stato salute.
DUE: FA INGRASSARE E FA MANGIARE DI PIU�’
Lo zucchero fa ingrassare, e molto.
Abbiamo già avuto modo di parlare del concetto di IG, pertanto è inutile ripetersi. Basti
qui dire che, assumendo alimenti che contengono zuccheri raffinati, il nostro IG è
soggetto a brusche variazioni, con corrispondenti repentine secrezioni di insulina da
234
parte del pancreas. Questo meccanismo provoca l�’accumulo di glucosio (che dovrebbe
essere invece trasformato in energia ed utilizzato) e la sua trasformazione in grasso.
E già questo, a mio avviso, è un bel problema, oltre che per i già citati potenziali
problemi di salute, anche e soprattutto per la questione dell�’aumento di peso.
Ricordiamo anche, tuttavia, che tanto più alto è il deposito di adipe in zona
addominale, tanto più alto è il rischio di contrarre malattie cardiovascolari. A ben
vedere, dunque, una distinzione tra problemi di peso e problemi di salute non si
dovrebbe nemmeno fare, perché le due problematiche sono indissolubilmente
collegate.
Lo zucchero non fa ingrassare solo a causa delle sue proprietà intrinseche, ma anche a
causa del fatto che ci spinge a mangiare molto di più del necessario.
Infatti, i picchi vertiginosi del livello di glicemia nel sangue conducono l�’organismo a
frequenti stati di ipoglicemia (ovvero: livello di glicemia basso) e questi stati inducono
la persona a cercare �“urgentemente�” altri dolci o alimenti che a base di zucchero che
riportino il livello di glicemia nella norma.
In pratica, voi mangiate, avete l�’illusione di essere sazi e dopo poco siete costretti a
mangiare ancora, per non star male.
Questa cosa non capita, invece, se si assumono alimenti a basso IG: oltre a dimagrire,
progressivamente si perde anche la fame smodata, ci si sente sazi più a lungo e,
soprattutto, non si corre il rischio di essere sottoposti a stress insulinici o glicemici.
TRE: E�’ UN NEMICO SUBDOLO
Conosci il tuo nemico, diceva un antico maestro cinese esperto nell�’arte della guerra.
Si tratta di una grande verità che, tuttavia, risulta di difficile applicazione, se parliamo
dello zucchero, soprattutto perché i venditori di zucchero ed i politici che li
spalleggiano a livello legislativo fanno di tutto per nascondere agli occhi del grande
pubblico la �“dolce polvere bianca�”.
Lo zucchero, dunque, è un nemico infido e subdolo, perché lo si trova praticamente
dappertutto e, spesso, senza che la sua presenza sia palesata in modo chiaro ed
inequivocabile, così che chiunque desideri acquistare alimenti o cibi privi di zucchero
235
possa avere piena conoscenza di quello che tali alimenti contengono, senza avere una
laurea in scienze dell�’alimentazione o in chimica.
Giusto per mettervi in guardia, comincio con il dirvi che lo zucchero può essere
presente in forme diverse, tutte egualmente dannose per i motivi che sopra ho
esposto (e per molti altri, che ho deliberatamente tralasciato per non dilungarmi
troppo).
Ad esempio, sulle etichette dei cibi potreste trovare la segnalazione che contengono:
- GLUCOSIO;
- SCIROPPO DI GLUCOSIO;
- DESTROSIO;
- MALTOSIO;
- SACCAROSIO.
Molto spesso, addirittura, alcuni alimenti o cibi preparati non contengono solo uno di
questi zuccheri, ma ne contengono due o più.
Trovare alimenti privi di zucchero è un�’impresa abbastanza complicata, anche perché
ove non sia presente in una delle forme sopra citate, è spesso celato da farine di mais,
di patate, o di amidi che vengono utilizzati per dare volume e peso al prodotto. In
questi casi, vi consiglio di rivolgere la vostra attenzione al prodotto più costoso che, di
solito, è quello di maggior qualità: avrete più probabilità di trovare ingredienti genuini
e meno di trovare grossi quantitativi di farine o amidi o zuccheri che, come ormai
sapete, sono tutti elementi dannosi per la salute e pericolosi per il vostro nuovo stile di
vita alimentare.
Facciamo qualche esempio, tanto per capire quanto sia importante ed utile prestare
attenzione a quel che si compra (anche per non vanificare i vostri sforzi ed i vostri
sacrifici).
Io sono un gran consumatore di pesto alla genovese. Ho la fortuna di avere clienti che
me ne procurano di eccellente qualità direttamente dai luoghi di produzione ma, a
volte, esaurisco le scorte e mi trovo costretto a rivolgermi al supermercato. Durante la
mia ultima visita, ho preso in esame otto confezioni di pesto di marche differenti, che
236
non cito solo per non fare pubblicità: vi esorto caldamente a fare voi stessi le vostre
indagini, per verificare con mano quanto vi sto dicendo.
Ebbene, ho dovuto scartare sette confezioni su otto, perché sette confezioni su otto
contenevano (oltre ad una scarsa quantità di basilico e pecorino), farine, amido di
mais, amido di patate, zucchero o glucosio. Per fortuna, ho trovato almeno un vasetto
�“commestibile�”: va da sé che era il più caro, ma sono soldi che spendo sempre ben
volentieri.
Non vi dico che cosa ho scoperto leggendo l�’etichetta degli ingredienti degli altri sughi
pronti: farine, amidi, zuccheri, sciroppo di glucosio, senza contare aromi, addensanti,
conservanti, additivi e altre diavolerie chimiche del genere (e questa questione
meriterebbe un libro a parte: concentriamoci sullo zucchero e la farina).
Sapete cosa dovete fare, se volete gustarvi un buon piatto di spaghetti (al dente!)
senza correre il rischio di ingurgitare senza saperlo tutti quegli elementi che state
cercando di evitare? Una scatola di pelati per un sugo di pomodoro veloce, oppure una
carbonara, oppure un sano e tradizionale �“aglio, olio e peperoncino�”.
Se dovete evitare i sughi pronti, dovete tenervi ancor più alla larga dalle salse
confezionate, in primo luogo il ketchup. Sentite cosa dice William Dufty: �“ancora oggi,
pochi consumatori si rendono conto che gli ingredienti sono elencati sulle etichette in
ordine decrescente in base al loro peso. I diversi nomi dati allo zucchero raffinato
complicano ancora di più la questione; il ketchup, che contiene pomodori, zucchero,
destrosio, aceto, sale, cipolle, spezie, contiene addirittura due diversi tipi di zucchero
raffinato, perché il destrosio è lo zucchero nascosto!�”.53
Parliamo di affettati, adesso. Ci credete che, per trovare una busta di affettati che non
contengano zuccheri o simili, dovete ribaltare il bancone del frigo? E ci credete che,
l�’ultima volta che mi è capitato di dover acquistare un salame al supermercato, non ne
ho trovato nessuno che non contenesse zucchero, saccarosio, maltosio o destrosio.
Nemmeno uno!
Sono stato fermo a leggere etichette per dieci minuti buoni e, alla fine, mi sono dovuto
arrendere all�’evidenza: non esiste un salame privo di quegli ingredienti.
237
Vi diranno che lo zucchero lo mettono come conservante. Palle. Anche perché, oltre
allo zucchero, nell�’etichetta trovate sempre anche un discreto elenco di conservanti. La
verità è che lo zucchero pesa e costa poco, inoltre rende tutto più dolce e, quindi, vi fa
mangiare di più. Poi, a causa del suo potere glicemico, vi fa tornare la fame molto
presto�…in modo che voi cerchiate altro cibo a base di zucchero�… e così via.
Sempre a proposito di salumi, l�’ultima volta che ho deciso di cucinare carne ai ferri, ho
trascorso altri dieci minuti per cercare salamine o salsicce che non contenessero
zucchero o destrosio. Alla fine, ce l�’ho fatta. E sapete mia moglie che cosa mi ha detto?
Che quelle salsicce avevano un sapore strano. Ci credo! Non erano dolci, sapevano
�“solo�” di carne di maiale. Vedete come siamo ridotti?
Provate anche voi a leggere le etichette: resterete stupiti di quel che trovate.
Un altro esempio (ultimo, in ordine cronologico) delle mie ricerche fra gli scaffali del
supermercato. Stavo cercando qualcosa da cucinare per cena e, all�’improvviso, mi è
venuta voglia di ossibuchi con piselli. Ebbene, non sono stato capace di trovare una
confezione di piselli (né in lattina, né in barattolo di vetro, né provenienti da
agricoltura biologica) che non presentasse la dicitura: ingredienti = piselli, acqua, sale,
zucchero.
Nemmeno una confezione senza zucchero. Mi sono arreso, ho riposto anche la carne e
mi sono dedicato ad altro cibo. Certo, sono convinto che quel poco di zucchero
contenuto nella lattina di piselli non mi avrebbe arrecato alcun danno, considerato
anche il mio regime alimentare. Ma, se devo essere sincero, ho deciso di cambiare
cena anche un po�’ per principio: per la miseria, possibile che non riesca ad acquistare
una scatola di piselli che non contenga zucchero?
Per concludere con questa breve carrellata di esempi, voglio raccontarvi una delle mie
ultime scoperte: ho acquistato al supermercato una confezione di pan bauletto �“5
Cereali e Soia�” del Mulino Bianco, attratto dalla scritta ben evidente sul pacchetto che
recitava, tra le altre cose: SENZA ADDITIVI EDULCORANTI.
Io, che non sono uno scienziato o un chimico, ho tradotto la scritta �“senza additivi
edulcoranti�” con il concetto �“non abbiamo aggiunto (additivi) nulla per dolcificare
(edulcoranti) questo pane�”. Non mi sembra di aver compiuto peripezie logiche troppo
238
strane o di aver interpretato astrusamente il messaggio pubblicitario così ben
evidenziato. Onde evitare cause legali, ammetto che potrei pure essere cretino e che
�“la mappa non è il territorio�”: tuttavia, questo è quel che ho capito.
Arrivato a casa, ho assaggiato il pane e immediatamente ne ho percepito
l�’inconfondibile sapore dolciastro (dopo un po�’ che non mangiate zucchero, ne
riconoscete la presenza al primo morso!). Ho letto l�’elenco degli ingredienti e ho
trovato scritto: destrosio 1,4%.
Il destrosio è zucchero (per essere precisi, il destrosio è derivato sinteticamente
dall�’amido ed è chiamato anche zucchero di mais).
Immediatamente, ho chiamato il numero verde della Barilla per segnalare l�’accaduto.
L�’operatore che mi ha risposto, per prima cosa mi ha chiesto se io fossi sicuro che il
destrosio fosse zucchero, perché a lui non risultava. Gli ho spiegato che il destrosio è
un tipo di zucchero raffinato. L�’operatore, allora, incapace di fornirmi ulteriori
delucidazioni in merito, ha promesso di farmi richiamare da un �“esperto in nutrizione�”
della Barilla.
Così è stato, in effetti (e su questo, nulla da dire circa il �“servizio cortesia�” della
azienda). La donna che mi ha contattato il giorno seguente, mi ha spiegato che, per
legge, per additivo si intende solo una sostanza realizzata in laboratorio tramite
procedimenti esclusivamente chimici e che, quindi, il destrosio non rientra in questa
categoria perché deriva da sostanze naturali.
In pratica, e anche in questo caso faccio un ragionamento che, spero, non sia troppo
ardito, la Barilla aggiunge zucchero (o destrosio) ad un suo prodotto, però può scrivere
�“senza additivi edulcoranti�”, perché �“per legge�” la definizione di additivo concerne solo
determinate categorie di elementi, ed essere così a posto con la legge.
Da ciò ho dedotto che la Barilla è, come immaginavo, una azienda seria e rispettosa di
leggi e normative. Quanto alla chiarezza verso il consumatore�… beh, decidete voi.
Anche perché, sempre sul dizionario De Mauro, la definizione di additivo è, cito,
�“qualcosa che si aggiunge�”. Se il linguaggio tecnico è diverso dal linguaggio di noi
comuni mortali, sarebbe almeno buona cosa farcelo sapere, non trovate?
239
Non ho di certo nulla di personale con la Barilla, anzi. Vi ho segnalato il caso solo per
ribadire che, quando si parla di zucchero, dovete stare molto attenti, perché si tratta
davvero del nemico più subdolo (in campo alimentare, beninteso) che ci sia.
QUATTRO: LO ZUCCHERO E�’ UNA DROGA
Dalla (grave) asserzione che lo zucchero è come una droga, derivano alcuni corollari
che è importante avere ben presenti.
Tanto maggiore sarà la vostra consapevolezza circa il potenziale pericoloso dello
zucchero raffinato, tanto maggiore sarà la vostra determinazione nel liberarvi per
sempre di questa sostanza inutile e dannosa.
Anzitutto, dati gli effetti che lo zucchero produce sul nostro organismo, ovvero
l�’immediata sensazione di �“energia�” che consegue all�’assorbimento del glucosio nel
sangue, per sentirci sempre �“energici�” e �“carichi�”, abbiamo costantemente bisogno di
ingerire altro zucchero, altrimenti sopraggiungono spiacevoli sensazioni come
debolezza, stanchezza e simili.
Questo perverso meccanismo non vi ricorda quello innescato dalle sostanza
stupefacenti, delle quali il bisogno cresce sempre di più e delle quali non si riesce a fare
a meno, pena il sentirsi male?
È importante che abbiate coscienza di queste informazioni, perché apriate gli occhi e
smettiate di credere ai detti popolari, i quali vi hanno tramandato che lo zucchero
serve a tenersi su, a stare in forma, ad avere energia.
In realtà, lo zucchero raffinato vi fornisce velocemente l�’illusione dell�’energia, ma vi
trascina in una spirale di dipendenza dalla quale è poi difficoltoso uscire, se non
attraverso grandi sforzi e sofferenza.
Masticare qualsiasi altra sostanza che contenga carboidrati �“buoni�” vi fornirà una
quantità di energia �“pulita�”, più duratura nel tempo e senza controindicazioni: si tratta
solo di avere il coraggio di affrontare luoghi comuni e dicerie che non hanno
fondamento scientifico.
Il fatto che lo zucchero sia come una droga, implica un secondo corollario, ovvero che
è molto difficile disintossicarsene.
240
Le prime due settimane del mio nuovo stile di vita alimentare sono state caratterizzate
da costante sensazione di nausea, mal di stomaco e, soprattutto, mal di testa.
Molti clienti e conoscenti che hanno deciso di liberarsi dello zucchero mi hanno
confermato di aver patito, chi più e chi meno, gli stessi sintomi.
Eppure, vi posso assicurare che la mia dieta non mancava di nulla, dal punto di vista
nutrizionale, anzi non era mai stata così completa e varia: mangiavo (come ora, del
resto), frutta e verdura, carne e pesce, molti legumi, molti cereali, pasta, formaggi e
uova (e tutto in gran quantità).
Pertanto, posso affermare con certezza che assumevo tutto ciò di cui il mio organismo
aveva bisogno, avendo eliminato solo zucchero e farine sbiancate. Nonostante questo,
ho passato brutti momenti e, più di una volta, sono stato costretto da vere e proprie
crisi di astinenza a ingurgitare due o tre bustine di zucchero una dietro l�’altra, per non
sentirmi male. Un po�’ alla volta, per fortuna, le crisi sono passate e con esse molti
problemi che mi trascinavo dietro da tempo e per i quali non mi ero mai seriamente
preoccupato.
La ricompensa per i miei sacrifici è che mi sento meglio, sono dimagrito 14 chili, sto
benissimo, non ho più avuto (e parliamo di mesi, ormai) un mal di stomaco o un mal di
testa, io che ne soffrivo almeno una o due volte alla settimana.
Non ero mai reso conto di quanto il mio organismo fosse intossicato.
Tutt�’oggi, quando in qualche occasione mangio dolci o alimenti che contengono
zucchero, il mio stomaco ne risente: la digestione è difficoltosa e uno strano sapore in
bocca persiste diverse ore. Evidentemente, il mio corpo risanato mi manifesta il suo
disagio, quando gli faccio riassaggiare la droga con la quale per troppo tempo l�’ho
intossicato.
ALTRI CONSIGLI
Come avevo accennato all�’inizio di questo libro, non è mia intenzione entrare nel
merito di un discorso elusivamente mirato all�’alimentazione, poiché ritengo che ci
siano trattazioni specifiche esaurienti sull�’argomento, scritte da persone che
certamente ne sanno più di me.
241
Tuttavia, credo che qualche �“dritta�” non faccia male.
Anzitutto, dovete sapere che per star bene e per ottenere risultati dal punto di vista
del dimagrimento, dovete mangiare.
Nonostante quello che potrete sentire o leggere circa i presunti benefici legati alle
diete che prevedono digiuni di purificazione, posso assicurarvi che medici e
nutrizionisti concordano nell�’affermare che il corpo ha bisogno di un costante e
regolare apporto di cibo. Pertanto, non saltate mai i pasti, pensando che in questo
modo il vostro corpo vada ad attingere alle riserve di grasso, perché non è così. La
pratica del digiuno non vi farà ottenere altri risultati se non quello di rallentare il vostro
metabolismo e di metterlo in allarme, in modo che comincerà ad assimilare e a
�“mettere da parte�” tutto quello che mangerete dopo il digiuno, per crearsi una scorta
da utilizzare in caso di emergenza.
Non seguite le mode e non date retta alla rivista che vi propone la dieta miracolosa dai
veloci risultati: per realizzare una dieta, servirebbe prima di tutto una attenta ed
approfondita anamnesi medica della persona che intende sottoporsi ad un regime
alimentare controllato; quindi vi lascio immaginare il rischio di intraprendere un
percorso che potrebbe anche rivelarsi, per voi, dannoso e controproducente.
Non solo dovete mangiare, ma dovete mangiare con regolarità, per permettere
all�’organismo di essere costantemente rifornito degli elementi di cui necessita per
svolgere al meglio le sue funzioni.
La regola fondamentale è quella di evitare di saltare mai la colazione e, anzi, di
dedicarvi tempo ed attenzione, perché con una buona colazione si mette in condizione
l�’organismo di essere più efficiente per tutto il resto della giornata. Poi, è buona norma
fare spuntini tra la colazione ed il pranzo e tra il pranzo e la cena: non deve trattarsi
certo di merendine confezionate o alimenti ad IG elevato, ma di cibi adatti al vostro
nuovo stile di vita alimentare, come frutta fresca o frutta secca, yogurt senza zucchero,
un boccone di formaggio Grana.
Altra buona regola è quella di fare un veloce spuntino, che corrisponda ai canoni sopra
esposti, prima di andare a letto, perché anche di notte l�’organismo lavora e consuma
energia.
242
Vi ho detto che, una volta scelti alimenti ad IG basso, ne potete mangiare fino a
sazietà, senza timore di ingrassare. Questo è vero anche per alimenti non
tradizionalmente considerati �“dietetici�”. Per un discorso che tenga conto, però, non
solo dei chili da perdere ma anche della salute da mantenere, sono opportune alcune
scelte di fondo che dovranno sempre indirizzare le vostre decisioni circa quello che
consumate durante il pasto.
Per prima cosa, una menzione speciale va ai grassi che, contrariamente a quello che
comunemente si crede, sono indispensabili per l�’organismo e lo aiutano a svolgere
efficacemente anche l�’azione della perdita di peso. Ovviamente, non dovete abusarne,
ma questo vale in generale per tutte le cose: gli abusi di qualsiasi sostanza sono
dannosi.
�“Niente è veleno, tutto è veleno: è la dose che fa il veleno�”, diceva l�’illustre Paracelso.
Niente di più vero.
Si ai grassi, dunque. Purché si tratti di grassi vegetali e non di grassi animali: i grassi
vegetali, infatti, sono fondamentali (fra le altre cose) per il mantenimento dei livelli di
colesterolo �“buono�” e per la prevenzione di problemi cardiovascolari (sono ricchi di
acidi omega). Vale il solito consiglio: non badate, se possibile, all�’euro in più o in meno,
quando acquistate determinati articoli. Comperate solo olio extravergine di oliva,
possibilmente di buona qualità e diffidate dagli extravergine che costano troppo poco,
ad esempio quelli della catena del supermercato, perché di solito provengono da
�“selezioni di olive�” e non da una precisa regione geografica. Non oso immaginare di
che selezione si tratti!
Sempre a proposito di spesa, non pensiate che io sia miliardario o che voglia dilapidare
tutti i miei risparmi in cibo di alta qualità. Quel che è vero è che preferisco acquistare
un olio extravergine che costa tre euro in più del corrispondente prodotto �“discount�” e
risparmiare tre euro, ad esempio, sulla carta igienica. Preferisco alimenti di prima
qualità (ne va, oltre che della mia soddisfazione a tavola, anche della salute), piuttosto
che carta igienica ricamata a mano e profumata con oli essenziali perché, con tutto
rispetto, con la carta igienica ci devo pulire il sedere, con l�’olio mi ci devo nutrire. E poi,
credetemi, mangiando nella maniera che vi sto consigliando e praticando un minimo di
243
attività sportiva, avrete sempre meno bisogno di carta igienica. No, non diventerete
stitici: le vostre feci, tuttavia, saranno di qualità migliore, a riprova del fatto che il
vostro stato di salute sta migliorando.
I grassi di origine animale (ad esempio, il burro) sono da usare con estrema
moderazione, anche perché la nostra alimentazione di �“super carnivori�” ne è già ricca
di suo.
Sono tassativamente vietati, invece, i grassi idrogenati e i grassi trans: quindi, niente
margarina e niente prodotti che contengono grassi idrogenati (biscotti e merendine di
bassa qualità ne sono pieni: leggete l�’etichetta e pensate a cosa date da mangiare ai
vostri figli, primi di infilare un prodotto nel carrello della spesa).
Altro consiglio: niente succhi di frutta (lo stomaco non riesce a digerirli), nemmeno
senza zucchero, e spremute confezionate: sempre meglio la frutta fresca, consumata a
pezzi e non frullati, in modo che gli enzimi contenuti nella saliva preparino il processo
della digestione.
Assolutamente niente birra, almeno per il primo periodo del vostro nuovo stile di vita
alimentare. In seguito, una birra con la pizza il sabato sera non vi ucciderà, ma
ricordate sempre che non è opportuno superare questa dose.
Assolutamente si al vino rosso, nella quantità di un bicchiere a pasto: è ormai
appurato scientificamente che le sostanze contenute nella buccia dell�’uva
(riboflavonoidi e polifenoli) contribuiscono a prevenire malattie cardiovascolari e a
contenere i livelli di colesterolo �“cattivo�”. Addirittura, le proprietà benefiche del vino
rosso hanno dato origine a quello che, nella comunità scientifica, è conosciuto come il
�“paradosso francese�”: la popolazione francese, in media, è colpita da problemi di
colesterolo in percentuale considerevolmente inferiore rispetto ad altre popolazioni,
pur avendo un�’alimentazione ricca di grassi animali (molti formaggi, paté, etc.). Si è
potuto appurare che tale beneficio è ottenuto grazie al consumo moderato e regolare
di vino rosso.
Assolutamente no, per completare il discorso sulle bevande, alle bibite gassate, con
particolare riguardo a quelle a base di cola, anche se definite �“light�”. Oltre a far
ingrassare, non sono per nulla salutari, anzi.
244
Per quanto concerne gli aperitivi, piuttosto che quelli a base di zucchero, optate per un
buon bicchiere di vino: sarà più soddisfacente e non vi darà problemi.
Di acqua, invece, potete berne a piacere, possibilmente durante il corso della giornata,
a piccole dosi, per mantenere costantemente idratato il vostro corpo. Anche in questo
caso, però, vale la regola del buon senso: non ingozzatevi di acqua se non vi va di berla
e ricordate di ragionare con la vostra testa, in relazione alle vostre esigenze. Nessuno
meglio di voi sa di che cosa avete bisogno.
Consiglio extra per tutti coloro che praticano sport o che, alla fine del libro, avranno
deciso di intraprendere una attività sportiva: state molto attenti alle barrette
energetiche e alle bevande tanto reclamizzate. La maggior parte di questi prodotti non
contiene altro che zucchero, sciroppo di glucosio, glucosio e aromi. Tutto quello di cui
avete bisogno per rendere al massimo prima di una seduta in palestra o di una
sessione di corsa lo trovate in un buon piatto di spaghetti, in una porzione di verdura e
in una bottiglia di acqua.
Da quando ho iniziato ad allenarmi, ho sempre e solo bevuto acqua al termine della
corsa (o durante, in caso di corse lunghe e di temperature elevate), anche d�’estate,
quando la perdita di liquidi era eccezionale (anche più di un chilo alla volta). Vi assicuro
che non sono morto per disidratazione o per perdita di sali minerali, come qualche
astuto pubblicitario vorrebbe farvi credere. Non esiste al mondo nulla che sia meglio
dell�’acqua e tutto il resto di cui avete bisogno lo dovete trovare a tavola, non in una
barretta o in una polvere magica!
Si ai carboidrati, che rappresentano la nostra miglior fonte di energia. Evitate di seguire
i consigli di tutte quelle diete che prevedono l�’abolizione dei carboidrati
dall�’alimentazione: piuttosto, siate oculati nella scelta dei carboidrati �“buoni�”,
privilegiando sempre pane, pasta e cereali integrali (come orzo e farro). Se non avete
la possibilità di mangiare pasta integrale, scegliete la pasta lunga (spaghetti) ed evitate
tassativamente la pasta corta, che ha un IG molto più elevato. La cottura, in ogni caso,
deve essere al dente. Stesso discorso vale per il riso: consumatelo solo se integrale e,
comunque, cotto al dente. Il �“tradizionale�” riso sbiancato ha, infatti, un IG altissimo.
245
Niente patate, niente carote lessate, niente polenta, niente insalatone con il mais,
perché la presenza del mais (IG alto) vanifica il vostro �“sacrificio�” di mangiare
un�’insalata invece di un buon piatto di spaghetti!
No ai cibi impanati, no ai fritti: in una cotoletta impanata trovate pangrattato (IG alto),
farina bianca (IG alto) ed in più l�’olio fritto, che sviluppa sostanze epatotossiche (cioè
che fanno male al fegato) delle quali, vi assicuro, non avete alcun bisogno. Se poi ci
aggiungete le patatine fritte, il danno è totale.
Ripeto: se una volta ogni tanto vi capiterà di cedere alla tentazione, nessun problema.
Il vostro obiettivo è, tuttavia, quello di evitare cibi di questo genere. Ne guadagnerete
in termini di linea ma, soprattutto, di salute.
Si alla varietà dei cibi presenti in tavola, che è l�’unico sistema per garantirsi sempre e
comunque il completo apporto di tutte le sostanze di cui abbiamo bisogno. Il nostro
organismo necessita di carboidrati, proteine, grassi, fibre, micronutrienti: perciò, si alla
carne, al pesce (in abbondanza), al latte e ai formaggi, alla frutta e alla verdura, ai
legumi e ai cereali.
Ricordate: la regola d�’oro della salute a tavola è �“di tutto un po�’�”.
246
RIASSUNTO DEL CAPITOLO
Per essere veri artefici della vostra fortuna e per realizzare i vostri sogni, avete
bisogno di un corpo sano: mens sana in corpore sano.
Per avere un corpo sano, dovete concentrarvi su due aspetti:
ATTIVITA�’ FISICA
ALIMENTAZIONE SANA
A livello di attività fisica, sono sufficienti 3 allenamenti aerobici da almeno 30 cadauno
alla settimana.
Per una alimentazione sana, scegliete alimenti a indice glicemico basso, evitate
tassativamente gli zuccheri raffinati in tutte le loro subdole forme, integrate la vostra
alimentazione con vitamine e sali minerali.
Ricordate di compilare la vostra tabella del sorriso!
NOTE
247
CAPITOLO 13
PARERI ILLUSTRI
Non posso essere niente di meno di quello che sono
(Paolo Borzacchiello)
Voglio concludere questo viaggio con alcune massime che ho trovato sparse sui mille
libri che ho letto nel corso di questi anni. Si tratta di motti di grande saggezza, a volte
divertenti, a volte davvero profondi, sempre e comunque fonte di ispirazione. Alcune
le ho inserite di tanto in tanto nel testo, soprattutto all�’inizio dei capitoli. Quelle che
non hanno trovato spazio (non perché meno belle o pregevoli, s�’intende), avranno ora
il loro momento di gloria. Vi lascio, poi, un po�’ di spazio, per aggiungerne altre, qualora
ve ne capitassero fra le mani. Io sono uno che i libri li scrive e li riempie di appunti, e
amo particolarmente i testi che, alla fine, mi lasciano qualche riga per sistemare le mie
riflessioni. Inoltre, non so se si era capito (!), io adoro le massime e le citazioni, e leggo
sempre con entusiasmo i libri che ne contengono in quantità. Questa volta, visto che il
libro l�’ho scritto io, mi sono tolto lo sfizio di inserirne una quantità più che abbondante.
Mi auguro vivamente che anche voi possiate trovare utile questa raccolta di sapere
umano e le righe vuote che troverete. Buona lettura.
248
Le cose semplici sono le più straordinarie e solo i saggi riescono a vederle. (Paulo
Coelho)
Ognuno di noi è l�’Uomo e in ognuno sono depositate le speranze e le possibilità della
specie. (Octavio Paz)
Io sono io, baby. (David Carradine, alias Bill, in Kill Bill parte prima)
Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le
circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano. (George Bernard Shaw).
Quello che sono è sufficiente, se solo riesco ad esserlo. (Carl Rogers)
Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia 20 o 80 anni. Chiunque continua ad
imparare resta giovane. La più grande cosa nella vita è mantenere la propria mente
giovane. (Henry Ford)
Se vuoi cambiare il tuo destino, cambia il tuo atteggiamento. (Amy Tan)
Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma
quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse.
�“Spacco pietre�”, rispose il primo.
�“Mi guadagno da vivere�”, rispose il secondo.
�“Partecipo alla costruzione di una cattedrale�”, rispose il terzo.
(Peter Schultz)
Tutte le grandi verità risultano semplici e facilmente comprensibili: se non lo sono, non
sono grandi verità. (Napoleon Hill)
249
Avere successo significa dare il massimo con i mezzi che abbiamo. Il successo è il fare,
non l�’ottenere. È l�’atto, non il suo compimento. (Wynn Davis)
Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo capaci di diventare è l�’unico scopo della
vita. (Robert Louis Stevenson)
Il mondo non intende fare sforzi per renderci felici. (Hal Hurban)
La perseveranza è il duro lavoro che fai dopo che ti sei stancato del duro lavoro che hai
fatto. (Newt Gingrich)
Ben fatto è meglio che ben detto! (Benjamin Franklin)
La ricchezza arriva a coloro che fanno accadere le cose, non a coloro che lasciano che
le cose accadano. (John M. Capozzi)
Il destino non è una questione di fortuna, è una questione di scelte. Non è qualcosa
che va aspettato ma piuttosto qualcosa che deve essere raggiunto. (William Jennings
Bryan)
I falliti si dividono in due categorie: coloro che hanno agito senza pensare e coloro che
hanno pensato senza agire. (John Charles Salak)
PREGHIERA DELLA SERENITA�’
O Dio,
dammi serenità per accettare ciò che non posso cambiare,
coraggio per cambiare ciò che mi è possibile,
saggezza per distinguere fra le due cose.
(Reinhold Niebuhr)
250
Dio non ti chiede se vuoi la vita. Non è quella la scelta reale: vivere si deve. La scelta è
come. (Henry Ward Beecher)
Il potere più grande che una persona possiede è la possibilità di scegliere. (J. Martin
Kohe).
Le persone possono dubitare di ciò che dici ma crederanno a ciò che fai. (Lewis Cass)
Se continui a fare ciò che stai facendo, continuerai a ricevere ciò che stai ricevendo.
(John M. Capozzi)
Grande spirito, aiutami a non giudicare un altro, se prima non ho camminato nei suoi
mocassini per due settimane. (Antico detto Sioux)
Tutti i nostri sogni possono diventare realtà, se abbiamo il coraggio di perseguirli. (Walt
Disney)
L�’immaginazione è più importante della conoscenza. (Albert Einstein)
Che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione. (Henry Ford)
Possono�… perché credono di potere. (Virgilio)
Siamo ciò che facciamo costantemente. L�’eccellenza, dunque, non è un�’azione, ma
un�’abitudine. (Aristotele).
Non lamentarti per ciò che non hai, apprezza ciò che possiedi. (H. Stanley Judd)
È la mente che fa sani o malati, che rende tristi o felici, ricchi o poveri. (Edmond
Spencer)
251
L�’uomo è ciò in cui crede. (Anton Cechow)
Se altre persone l�’hanno fatto prima di me, posso anch�’io. (William Faulkner)
È nel momento delle grandi decisioni che si plasma il nostro destino. (Anthony
Robbins)
Io prendo delle decisioni. Forse non sono perfette, ma è meglio prendere decisioni
imperfette che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non si troveranno
mai. (Charles De Gaulle)
Decidete che una cosa si può e si deve fare, e troverete il modo. (Abramo Lincoln)
Le persone raramente raggiungono il successo, a meno che non si divertano a fare quel
che stanno facendo. (Dale Carnegie)
È strana la vita, se ti rifiuti di accettare qualsiasi cosa tranne il meglio, spesso lo ottieni.
(Somerset Maugham)
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. (Seneca)
Quando un uomo ha posto un limite a quanto farà, ha posto un limite a quanto può
fare. (Charles M. Schwab)
Ogni fallimento è solo un�’ooportunità per diventare più intelligente. (Henry Ford)
Ci sono due cose che non tornano mai indietro: una freccia scagliata e un�’occasione
perduta. (Jim Rohn)
Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi. (Vince Lombardi)
252
Gli sbagli sono un fatto della vita. È la risposta allo sbaglio che conta. (Nikki Giovanni)
Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. (Eleanor
Roosvelt)
Agisci come se tu fossi l�’elemento che controlla la tua vita. Quando lo farai, allora lo
sarai (Richard Bandler)
Un destino non è migliore d�’un altro, ma ogni uomo deve compiere quello che porta in
sé. (Jorge Luis Borges)
Scegli un nemico grande, ti costringerà a crescere per affrontarlo. (proverbio
messicano)
Genialità: l�’un per cento è ispirazione, il 99 per cento è traspirazione. (Thomas Edison)
Vincere non è un episodio, è una cosa di sempre. Non vinci una volta ogni tanto, non
fai bene le cose una volta ogni tanto, le fai bene sempre. Vincere è un�’abitudine.
Purtroppo, lo è anche perdere. (Vince Lombardi)
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ALTRE FRASI, ALTRI AFORISMI, ALTRI PENSIERI
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RINGRAZIAMENTI
Certi uomini vedono le cose come sono e dicono: �“Perché?�”.
Io sogno cose mai esistite e dico: �“Perché no?�”
(George Bernard Shaw)
Ho lasciato per ultima la mia massima preferita, che contiene la miglior domanda che,
a mio avviso, qualsiasi uomo si possa porre: perché no? È proprio ponendomi
costantemente questa domanda che sono arrivato dove sono arrivato. Non so se è
tanto o poco, quel che so è che ci sono arrivato con le mie forze, e che il posto in cui
sono ora mi piace. Un antico proverbio cinese recita: �“Se scegli un lavoro che ami, non
lavorerai un solo giorno della tua vita�”. Amo profondamente il mio lavoro, sia quello
che riguarda l�’aspetto dell�’interpretazione psicosomatica dei disagi delle persone, sia
quello che riguarda l�’applicazione e lo studio della PNL. Sia la medicina cinese (e la
filosofia orientale in genere) sia l�’occidentalissma programmazione neuro linguistica,
hanno avuto un impatto decisivo sulla mia vita, generando nuove possibilità,
255
aprendomi davanti agli occhi nuovi ed entusiasmanti sentieri. La cosa più bella, relativa
a entrambe queste forme di conoscenza, è che sono, appunto, sentieri da percorrere e
mai punti d�’arrivo. Perciò, sto ancora viaggiando, e chissà dove andrò a finire.
Nella dedica che avete letto all�’inizio di questo libro, ho già ringraziato tutte le persone
che in qualche modo, più o meno deliberatamente, mi hanno fatto del male, mi hanno
ferito o hanno tentato di mettermi i bastoni fra le ruote. È davvero una dedica sincera,
fatta senza astio o rancore, poiché ora comprendo molto bene come, senza quelle
sofferenze, la mia vita non sarebbe ora quella che è. Mi auguro dal profondo del cuore
che anche voi che avete letto queste pagine possiate un giorno guardarvi indietro e
riconsiderare tutte le vostre passate esperienze dolorose, alla luce della vostra
meritata serenità.
Detto questo, voglio ringraziare, adesso, anche tutte le persone che, invece, mi sono
state vicine e mi hanno supportato con la loro energia ed il loro affetto. Anzitutto, mia
figlia Aurora e mia moglie Monica: siete la mia leva motivazionale più forte, sempre
presenti nel cuore e nella testa, dovunque io sia e qualsiasi cosa io stia facendo. Vi
ringrazio per la pazienza e per avermi sopportato durante i miei vaneggiamenti sulla
fisica quantistica e sulla neuro semantica. In particolare, voglio pregare mia figlia di
portar pazienza, se la stresso continuamente con la PNL: del resto, mia dolce
principessa, sono il tuo papà e il mestiere del papà è quello di stressare i figli. Almeno,
mi adopero affinché le mie rotture di scatole ti siano funzionali, visto che hai tutta la
vita davanti. A te, Monica, prometto invece che limiterò i miei deliri notturni circa la
possibilità quantica di scomparirti davanti agli occhi, giuro.
(Spiego: una sera, saranno state le 23, sono uscito dal mio studiolo, dopo aver dedicato
un paio d�’ore allo studio di alcuni fenomeni che caratterizzano gli elettroni a livello di
fisica quantistica. È stato osservato che alcuni elettroni, di punto in bianco e senza
spiegazione, semplicemente spariscono e nessuno sa dove vadano a finire. Un
astrofisico americano ha calcolato che, seppur in linea del tutto teorica �– si parla di una
possibilità su non so quanti gazilioni di miliardi �– se tutti gli elettroni che orbitano
intorno agli atomi di cui siamo composti scomparissero contemporaneamente, noi
256
potremmo scomparire di punto in bianco da questo universo conosciuto. Ebbene, sono
sceso in salotto e ho detto a mia moglie, mezza addormentata: �“Lo sai, amore, che
esiste una possibilità su dieci gazilioni di miliardi che io adesso scompaia e ricompaia in
un universo parallelo?�”. Ometto la sua reazione, potete immaginarla da soli).
Poi, voglio ringraziare, come il solito, i miei adorati clienti e gli allievi che hanno
partecipato ai miei seminari di crescita personale: lavorare con voi è un onore e un
privilegio, un�’esperienza che, immancabilmente, mi gratifica e mi arricchisce
emotivamente e spiritualmente. L�’ho sempre detto e lo ripeterò fino a che avrò voce:
solo la grande esperienza maturata sul campo, giorno dopo giorno, mi ha permesso di
raggiungere questi risultati. Perciò, grazie di cuore a tutti che voi che mi avete affidato
la vostra salute e il vostro benessere con fiducia: ho sempre dato il massimo, e
continuerò a farlo. Luigina, Loretta, Stefano, Mauro, Cristina, Anita, Ernesto, Angiolina,
Antonio, Paola, Claudia, Mirella, Piero, Giovanna, Milly, Elena, Franco, Mirko, Sergio,
Massimo, Serena, Monica, Alessandra, Luciano; Valentina, Paolo, Ludovico, Rosanna,
Gigi e Franca e tutti gli altri: grazie.
Ringrazio sentitamente Maurizio (detto �“disgrazia�”), che con il suo entusiasmo e la sua
tenacia è stato per me fonte di ispirazione: grazie, mi hai offerto conferme importanti
nel momento in cui ne avevo maggior bisogno. Mi hai sempre detto che non capivi
come uno come te potesse essere di aiuto ad uno come me: ebbene, se oggi esistono i
corsi di motivazione della MCS ACADEMY, è anche un po�’ merito tuo. Vai avanti così
che sei un grande!
Ringrazio Patrizia e Claudio Belotti, della NLP ITALY, eccellenti trainers ed ancor più
eccellenti persone: con il vostro entusiasmo e la vostra professionalità mi avete fatto
innamorare della PNL e mi avete permesso di scoprire quella strada che ho sempre
sognato di percorrere e che non avevo mai ben identificato. Ora so che cosa voglio fare
da grande, perciò: grazie!
257
Da ultimo (ma non per ultimi), un grazie infinito a tutti gli amici con i quali condivido
gioie e dolori e grazie ai quali non mi sento mai solo. In particolare, colgo qui
l�’occasione per mandare uno speciale abbraccio virtuale a Massimo e Giovanna; Marco
e Lorenza; Fabrizio e Doriana: le nostre storie sono molto simili, grazie per il vostro
supporto e per avermi consolato quando ne avevo bisogno.
Poi, un abbraccio a Nicola, che occupa sempre un posto speciale nel mio cuore: anche
se il tempo è scarso e le scelte di vita ci portano a volte verso direzioni diverse, avrai
sempre il mio imperituro affetto.
Grazie per il sostegno e l�’affetto ai più recenti (e storditi) compagni di avventura, allievi
della mia scuola, clienti ed amici: Claudia, Genny e Lucky Luke, Mariaelena, Milena,
Silvano e Piergiacomo, principe per status e soprattutto per animo, una delle persone
più candide e generose che io abbia mai avuto l�’onore di conoscere. Con tutti i
problemi che avete, ho il lavoro assicurato per i prossimi cinquant�’anni, grazie! Siete
davvero tutti mitici e speciali.
Grazie ad Italo Magri, che ci ha creduto ed ha reso possibile questo sogno: avrai il tuo
romanzo, e sarà il più bel romanzo che tu possa immaginare, lo giuro.
Grazie ai miei genitori, perché sono i miei genitori.
Grazie a Nerina e Gaspare, perché sono i genitori di Monica.
Infine, con tutto il cuore, il mio pensiero (sia quello verticale, sia quello laterale,
ovviamente) va a Massimo e Alessandra con i quali, grazie ad alcune vicende della vita
piuttosto difficili ed impegnative (molti direbbero �“a causa�”, ma non noi!), si è creato
un legame che oso definire quantico (anche se di preciso non ho bene idea di che cosa
significhi, ma mi piace). Mi hanno permesso di avvicinarmi, mi hanno lasciato fare,
hanno ascoltato e ci sono sempre quando ho bisogno. Anche a voi due, quindi, tutto il
mio affetto ed i miei più spassionati e sinceri auguri di lunga e felice vita.
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Tutti i miei elettroni, dovunque siano adesso (probabilmente) e in qualunque
dimensione si catapultino, amici miei, sono al vostro servizio.
Con affetto, Paolo.
Brescia, 28 febbraio 2008
BIBLIOGRAFIA
Per informazioni sui corsi di crescita personale tenuti da Paolo Borzacchiello o sul
servizio di consulenza, visitate il sito internet http://www.mcsacademy.com oppure
contattate l�’autore al seguente indirizzo mail: [email protected]
NULLA SUCCEDE PER CASO
Di Robert H. Hopcke, ed. Oscar Mondadori
SINCRONICITA�’
Di Massimo Teodorani, ed. Macro
LE COINCIDENZE PER REALIZZARE IN MODO SPONTANEO I PROPRI DESIDERI
Di Deepak Chopra, ed. Sperling Paperback
MOLECOLE DÌ EMOZIONI
Di Candace B. Pert, ed. TEA
BIOENERGETICA
Di Alexander Lowen, ed. Feltrinelli
LA FELICITA�’ IN TASCA, LA VIA DEL BENESSERE TRA MEDICINA CINESE, LINGUAGGIO
DEL CORPO E BUON SENSO
Di Paolo Borzacchiello, ed. Firenze Libri
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METAMEDICINA, OGNI SINTOMO E�’ UN MESSAGGIO
Di Claudia Rainville, ed. Amrita
LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE
Di Bruce H. Lipton, ed. Macro
LA MATRIX DIVINA
Di Gregg Braden, ed. Macro
LA RISPOSTA DELL�’ACQUA
Di Masaru Emoto, ed. Mediterranee
MA CHE �“BIP�” SAPPIAMO VERAMENTE?
Di William Arntz, Betsy Chasse, Mark Vicente, ed. Macro
FATTORE FORTUNA e DOV�’E�’ IL GORILLA
Di Richard Wiseman, ed. Sonzogno
L�’INTELLIGENZA VERBALE
Di Tony Buzan, ed. Frassinelli
CREATIVITA�’ E PENSIERO LATERALE
Di Edward De Bono, ed. BUR
LA PNL E LA MAGIA DEL LINGUAGGIO
Di Michael Hall, ed. NLP ITALY
NON DITE MAI
Di Joseph e Caroline Messenger, ed. FABBRI
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SOLUZIONI AI QUESITI DI PENSIERO LATERALE
Quesito numero uno.
Il chirurgo è la mamma. Questo quesito dimostra come il cervello, utilizzando il solo
pensiero verticale, si fermi al primo ostacolo, rappresentato dal fatto che �“chirurgo�” è
un sostantivo maschile e, quindi, per comodità, viene immediatamente collegato ad un
uomo.
Quesito numero due.
Il camionista è a piedi. Il cervello, anche questa volta, dà per scontato che il camionista
si riferisca ad una persona che sta guidando un camion. Invece, un camionista può
benissimo andare a piedi, o in bicicletta!
Quesito numero tre.
I numeri sono sistemati in ordine alfabetico. Il cervello, sistema auto massimizzante, da
per buona la prima ipotesi logica, ovvero che i numeri siano collocati secondo una
sequenza che preveda operazioni matematiche e smette all�’istante di vagliare altre
possibilità
Quesito quattro.
La lettera che manca è la S, cosa facilmente comprensibile se, come prima, invece di
cercare complicate sequenze di calcolo, aveste semplicemente guardato le iniziali delle
parole. Quale Sarà La Prossima Lettera Della Sequenza Qui Sotto?
Ultimo quesito.
Decisamente, questo non ve lo dico. Anche perché sono più che certo che la maggior
parte di chi sta leggendo la soluzione non ha dedicato più di un minuto alla risoluzione
dell�’indovinello e tale atteggiamento è decisamente poco consono ad un artefice della
propria fortuna! Perciò, da bravi, pensateci ancora un po�’, e se proprio non ce la fate,
potete scrivere a [email protected]. Sarò lieto di darvi una mano!
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INDICE
INTRODUZIONE PAG. 03
PARTE PRIMA: DA DOVE VENIAMO
CAP. 01: NULLA SUCCEDE PER CASO PAG. 10
CAP. 02: LE MALATTIE NON SUCCEDONO PER CASO PAG. 28
CAP. 03: IL CORPO NON SUCCEDE PER CASO PAG. 48
PARTE SECONDA: DOVE VOGLIAMO ANDARE?
CAP. 04: INFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE PRIMA) PAG. 59
CAP. 05: INIFINITE POSSIBILITA�’ (PARTE SECONDA) PAG. 72
CAP. 06: ECOLOGIA DEGLI OBIETTIVI PAG. 90
CAP. 07: LA FORTUNA NON ESISTE PAG. 109
PARTE TERZA: COME OTTENERE CIO�’ CHE SI VUOLE
CAP. 08: CAMBIARE STRADA PAG. 126
CAP. 09: SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA! PAG. 136
CAP. 10: IL CERVELLO CREDE A QUELLO CHE VEDE PAG. 155
CAP. 11: BADA A COME PARLI PAG. 176
CAP. 12: MENS SANA IN CORPORE SANO PAG. 204
CAP. 13: PARERI ILLUSTRI PAG. 248
RINGRAZIAMENTI
BIBLIOGRAFIA
PAG. 255
PAG. 259
262
263
NOTE
1 Hopcke, Robert, “Nulla succede per caso”, ed. Oscar Mondadori. 2 Teodorani, Massimo, “Sincronicità”, ed. Macro. 3 Chopra, Deepak, “Le coincidenze per realizzare in modo spontaneo i propri desideri”; ed. Sperling Paperback. 4 Pert, Candace, “Molecole di emozioni”, ed. TEA 5 Lowen, Alexander, “Bioenergetica”, ed. Feltrinelli. 6 Borzacchiello, Paolo, “La Felicità In Tasca”, ed. Maremmi Editori: per questo e altri approfondimenti sul tema della Medicina Tradizionale Cinese. 7 Rainville, Claudia, “Metamedicina, ogni sintomo è un messaggio”, ed. Amrita. 8 Borzacchiello Paolo, op. cit. 9 Hurban, Hal, “Quello che conta”, ed. Sperling & Kupfer. 10 Alder, H. e Heather, B, “PNL in 21 giorni”, ed. Il Punto D’Incontro. 11 Hall, Michael,”La PNLe la magia del linguaggio”, ed. NLP ITALY. 12 Robbins, Anthony, op. cit., ed. Bompiani. 13 Teodorani, Masiimo, “Entanglement”, ed. Macroedizioni. 14 Ovvero: se prendo un oggetto e ne conosco il peso e la velocità, posso calcolare quanto ci mette a toccare il suolo, una volta lanciato dalla finestra. Newton era il tizio a cui è caduta una mela in testa, tanto per capirci! 15 Arntz, Chasse, Vicente, op. cit. 16 “Mente & Cervello”, febbraio 2008. 17 Arntz, Chasse, Vicente, op. cit. 18 Braden, Gregg, “La Matrix divina”, ed. Macro. 19 Esperimento descritto in: Braden, Gregg, op. cit. 20 Emoto, Masaru, “La risposta dell’acqua”, ed. Mediterranee. 21 Richard Bandler è, con John Grinder, il fondatore ed il teorizzatore della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) ed è, a parere di chi scrive, una delle menti più eccelse di questo secolo. 22 Hurban, Hal, “Quello che conta”, ed. Sperling & Kupfer 23 Molti dati presenti in questo capitolo sono tratto dall’opera dello psicologo Richard Wiseman, autore di due volumi illuminanti, “Fattore Fortuna” e “Dov’è il gorilla?”, entrambi editi da Sonzogno. Il resto delle notizie, in particolar modo sul cervello, è invece frutto dei miei studi, per i quali rimando alle note bibliografiche. 24 Wiseman, Richard, “Fattore fortuna”, ed. Sonzogno. 25 Qui mi riferisco esclusivamente all’aspetto “tecnologico” del cervello, ovvero alla sua capacità di mettere insieme i dati e di eseguire i comandi, attività nella quale il cervello è eccezionale. Il cervello, però, è stupido, nel senso che è un mero esecutore. Da dove vengono gli ordini? Dall’intestino, il “cervello nella pancia”. Su questo tema, vedi Borzacchiello P.., op. cit. 26 Non è un errore di stampa: gli orientali, per certi versi molto più saggi di noi, nel loro vocabolario hanno appunto questa interessante parola, mentecorpo, proprio per sottolineare l’indissolubile sinergia fra il corpo e la mente. Noi occidentali, invece, siamo gli artefici della concezione dicotomica dei due concetti, con i tristi risultati che possiamo osservare tutti i giorni. Rimando al mio precedente lavoro per spiegazioni dettagliate sull’argomento. 27 Gladwell, Malcom, “In un batter di ciglia”, ed. Mondatori. 28 Per non appesantire eccessivamente la lettura, ho omesso di elencare nel dettaglio gli studi di cui parlo: tuttavia, ne potrete trovare accurate descrizioni (con tanto di nomi e cognomi) in alcuni testi segnalati nelle note bibliografiche. 29 Honsell, Furio, “Lalgoritmo del parcheggio”, ed. Club degli editori. 30 Fra gli altri testi, cfr. Erickson, Rossi, “L’esperienza dell’ipnosi”, ed. Astrolabio. 31 Tratto da un articolo di Elisa Lucchesini, su http://www.dica33.it 32 Pennac, Daniel, “Come un romanzo”, ed. Feltrinelli. 33 Buzan, Tony, “L’intelligenza verbale”, ed. Frassinelli. 34 De Bono, Edward, “Creatività e pensiero laterale”, ed. BUR. 35 Buzan, Tony, “Come realizzare le mappe mentali”, ed. Saggi Frassinelli. 36 Liekens, Paul, “Riprogrammare l’inconscio”, ed. Amrita. 37 Liekens, Paul, op. cit. 38 Arntz, Chasse, Vincente, op. cit.
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39 Vedi rivista “Explora”, febbraio 2005. 40 Bottaccioli, Federico, “Psiconeuroimmunologia”, ed. Red. 41 Tratto da un articolo di Marco Malagutti, su http://www.dica33.it 42 Oltre ai vari titoli che segnalo nella bibliografia, evidenzio qui: Rainville, Claudia, “Guarire le ferite del passato”, ed. Amrita. 43 Hall, Michael, “La PNL e la magia del linguaggio”, ed. NLP ITALY. 44 Messinger, Joseph e Caroline, “Non dite mai…”, ed. Fabbri Editore. 45 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 46 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 47 Messinger, Joseph e Caroline, op. cit. 48 Le parole sono del dott Michael J. Sole, primario di cardiologia presso l’Ospedale di Toronto, professore di Medicina e Fisiologia e fondatore del Centro per la Ricerca Cardiovascolare presso l’università di Toronto, in Canada. Sono tratte dalla prefazione al libro di Rick Gallop, “La Dieta dell’indice glicemico”. 49 Holford, Patrick, “Dimagrire mangiando”, ed. Giunti. 50 Dufty, William, “Sugar Blues, il mal di zucchero”, edizione MacroEdizioni. 51 http://www.epicentro.iss.it e http://www.mercola.com 52 Dufty, William, op. cit. 53 Dufty, William, op. cit.