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4-2005

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SOMMARIO Editoriale Due occasioni da cogliere. 2 L’intervento Libera pensione in libero Stato 3 La sfida del contributivo Dal Congresso di Firenze, gli otto punti di Giuseppe Jogna 4 per una previdenza adeguata Blocnotes Gli appuntamenti da ricordare 7 Flessibilità di uscita, flessibilità di prestazione Scegliere il momento in cui far scattare la pensione 8 F.A.Q. Le domande che tutti fanno 11 Il colpo d’occhio dell’Ocse Pubblicato il primo rapporto sulle pensioni degli Stati membri 12 La zattera Le parole difficili 15 La gamba di sostegno L’indagine Adepp sulla previdenza integrativa 16 Itinerari Dove fumavano le ciminiere 18 Spazio Cig L’Eppi ti da una mano 22 L’intruso Labirinto formativo 24 04/2005 Il periodico EPPInforma ed il sito www.eppi.it sono realizzati dall’Ufficio Stampa dell’EPPI Direttore responsabile Giuseppe Jogna Comitato di redazione Renato Arena, Roberto Contessi, Alfonso Fornasini, Paolo Petracca, Dario Torbianelli Progetto grafico Tiziana Mazzuca, Claudio Serafini EPPI Ente di Previdenza dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati Piazza della Croce Rossa 3 00161 ROMA Tel. 06 44001 Fax 06 44001222 e.mail eppi@mclink.it www.eppi.it Stampa Edigraf Editoriale Grafica Via E. Morosini, 17 00153 Roma Realizzazione grafica e Web master Ecosistemi Via dei Carpegna, 16 00165 Roma Autorizzazione del tribunale di Roma 186/200 in data 07.05.04 Tiratura 15.050 copie Finito di stampare nel mese di Dicembre 2005 Le immagini della rivista ritraggono il centro Le Ciminiere di Catania, uno spazio polifunzionale, oggetto di una grande opera di riqualificazione, in grado attualmente di ospitare congressi, fiere ed esposizioni. Ringraziamo la Provincia catanese e, in particolare Annalisa Di Paola e Daniele Lo Porto, per la gentile concessione del materiale fotografico e per la disponibilità dimostrata. EPPInforma è stampato su carta ecologica riciclata Fedrigoni Collezione SYM– Symbol Freelife Satin “Ogni foglio salva una foglia” Le Ciminiere
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SOM

MA

RIO

EditorialeDue occasioni da cogliere. 2

L’intervento Libera pensione in libero Stato 3

La sfida del contributivoDal Congresso di Firenze, gli otto punti di Giuseppe Jogna 4per una previdenza adeguata

BlocnotesGli appuntamenti da ricordare 7

Flessibilità di uscita, flessibilità di prestazioneScegliere il momento in cui far scattare la pensione 8

F.A.Q.Le domande che tutti fanno 11

Il colpo d’occhio dell’OcsePubblicato il primo rapporto sulle pensioni degli Stati membri 12

La zatteraLe parole difficili 15

La gamba di sostegnoL’indagine Adepp sulla previdenza integrativa 16

ItinerariDove fumavano le ciminiere 18

Spazio CigL’Eppi ti da una mano 22

L’intrusoLabirinto formativo 24

04/2005

Il periodico EPPInformaed il sito www.eppi.itsono realizzati dall’Ufficio Stampadell’EPPI

Direttore responsabileGiuseppe Jogna

Comitato di redazioneRenato Arena, Roberto Contessi,Alfonso Fornasini, Paolo Petracca,Dario Torbianelli

Progetto graficoTiziana Mazzuca, Claudio Serafini

EPPIEnte di Previdenza dei Periti Industriali e dei Periti Industriali LaureatiPiazza della Croce Rossa 300161 ROMATel. 06 44001Fax 06 44001222e.mail [email protected]

StampaEdigraf Editoriale GraficaVia E. Morosini, 1700153 Roma

Realizzazione grafica e Web masterEcosistemiVia dei Carpegna, 16 00165 Roma

Autorizzazione del tribunale di Roma186/200 in data 07.05.04

Tiratura 15.050 copieFinito di stampare nel mese di Dicembre 2005

Le immagini della rivista ritraggono il centroLe Ciminiere di Catania, uno spaziopolifunzionale, oggetto di una grande opera diriqualificazione, in grado attualmente diospitare congressi, fiere ed esposizioni.Ringraziamo la Provincia catanese e, inparticolare Annalisa Di Paola e Daniele LoPorto, per la gentile concessione del materialefotografico e per la disponibilità dimostrata.

EPPInforma è stampato su carta ecologicariciclata Fedrigoni Collezione SYM – SymbolFreelife Satin “Ogni foglio salva una foglia”

Le Ciminiere

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Quest’autunno è stato segnato da due fatti significativi che aprono scenari nuovinella previdenza dei periti industriali: il via definitivo alla possibilità di aumentare, perscelta del singolo iscritto, i contributi previdenziali e l’approvazione in prima battutadello schema di decreto sulla totalizzazione, il quale mentre scriviamo ancora attendeil via libera definitivo dalle due commissioni di Camera e Senato.Due novità che vanno ad incidere sul tema fondamentale della congruità dellepensioni: la modularità delle aliquote permette di accantonare maggiori quote nelproprio conto individuale Eppi, proprio per ottenere a fine carriera un assegnopensionistico più robusto; la totalizzazione permetterebbe la possibilità di ricostruirea titolo non oneroso la propria carriera contributiva, nel caso in cui questa fossecostituita da versamenti diversi in differenti gestioni previdenziali.

Entrambi questi argomenti hanno trovato un palcoscenico adeguato per il lorolancio nel congresso di categoria ed, in particolare, all’interno di questo, durante lagiornata della previdenza. A pagina 3 il presidente dell’Eppi spiega il meccanismodella modulazione delle aliquote contributive, in termini semplici e comprensibili,mentre l’articolo successivo discute la proposta politica che l’Eppi ha avanzato il 7ottobre scorso nella assise fiorentina. L’obiettivo del 50% come tasso di sostituzionetra la pensione e l’ultimo reddito percepito è stato il fuoco della discussione del Teatrodella Pergola che ha posto, per l’appunto, un problema di equità delle prestazioni.

Le altre tre sezioni preposte all’approfondimento si occupano dei temi connessi almondo previdenziale. A pagina 8 troverete il nuovo meccanismo che regola la data di“decorrenza” della pensione, in base alle novità introdotte dal nuovo Regolamentodell’ente di recente approvazione. A pagina 12, spazio al primo rapporto Ocse inmateria previdenziale, che pone in evidenza, con grande nettezza e su scalainternazionale, il tema della generazione dei “baby boomers” e del loro prossimoappuntamento con l’età pensionabile. Alle pagine 16 e 17 un primo report delsondaggio voluto dall’Adepp, l’associazione che raccoglie le casse dei professionisti,per capire i profili di interesse della platea del lavoro autonomo rispetto a forme diprevidenza integrativa.

Lo spazio Cig, come forse non tutti sanno, è invece una finestra nuova, cheapriremo due volte l’anno, per tenervi informati sulle linee fondamentali che ilConsiglio di indirizzo generale sta tracciando per intervenire su temi concreti a favoredei periti Eppi. In questo numero, vengono presentate due interessanti opportunitàper ricevere un aiuto da parte della Cassa di categoria in occasione dell’aperturadell’attività professionale o per ristrutturare il proprio studio e rinnovarne lastrumentazione.Ginevra Sotirovic chiude il numero fornendo la sua opinione su un’altra riformadelicata, quella dell’istruzione, che sembra aprire nuovi scenari rispetto al ruolo chedovranno svolgere i futuri istituti tecnici. La Sotirovic esprime giustamente qualchepreoccupazione sui nuovi percorsi didattici e sulla nuova veste che gli istituti tecnicidovranno avere.

I nostri Itinerari ci accompagnano, in questo numero, alla volta di Catania dove, inquella che all’inizio del secolo scorso era la più vasta zona industriale urbana delMezzogiorno, oggi sorge il quartiere della città più innovativo e più aperto al futuro. E,ancora una volta, non si tratta certo di un caso perché la cultura tecnico-scientifica ècome l’araba fenice che sa risorgere dalle proprie ceneri. Catania sembra un poloattrattore di una rinnovata voglia di tecnologia che viene dagli antichi scienziatiorientali e rivendica di nuovo oggi la sua posizione di snodo commerciale e scientificoal centro del Mediterraneo.

Editorialedue occasioni da cogliere.

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Lo dicono gli esperti, ma prima di tuttolo dicono i numeri, che la prima curanel metodo contributivo per irrobustire

la pensione consiste nell’irrobustire iversamenti annuali. Gli stessi esperti sonoin disaccordo sulla percentuale delcontributo che possa garantire unapensione adeguata, dato che i fattori incampo sono tanti e le dinamiche non sonosempre prevedibili. Tutti però tornanod’accordo nel dire che una contribuzione al10% del reddito professionale è insufficienteper garantire una pensione dignitosa. Hoavuto già modo di dirlo, e lo ripeto, cheprima di tutto è opportuno riflettere sullascelta di versare ogni anno un po’ di più.Lo spirito della riforma Maroni-Brambilla,approvata nel luglio 2004, accoglie questaindicazione e fornisce la strada: mantenereil versamento obbligatorio al 10% edelevare, volontariamente, tale quota fino adun tetto massimo stabilito dagli organidirettivi dei singoli enti di previdenza. L’Eppiha scelto di offrire l’opportunità diaumentare il contributo soggettivo annualemettendo a disposizione quattro aliquote trale quali l’iscritto possa scegliere: 12, 14, 16o 18 per cento. La modifica al regolamentoè stata accolta dai ministeri e dal 1 gennaio2006 questa facoltà è attiva per chiunquedesideri avvalersene.

Voglio subito chiarire che so bene cometale novità coinvolga i portafogli deiprofessionisti, i quali subiscono vari tipi

di prelievi, tra cui quello sostanzioso dellafinanza pubblica. Per contro, voglio anchefar notare che scegliere un’aliquotamaggiorata significa compiere uninvestimento per il proprio futuro. L’aliquotamaggiorata è una forma di liberapianificazione del risparmio. La stessaformula con cui l’Eppi si è curato di proporlagarantisce che le scelte di un anno nonvincolino i periodi futuri. Ad ogni scadenzacontributiva, il perito professionista stabiliràche cosa fare segnando l’apposita casellanel modello EPPI 03, che appunto bisognapresentare annualmente. In base al suoprofilo di investimento, all’andamento delreddito, alla sua stessa propensione alrisparmio, il singolo sceglierà di volta involta cosa fare, ben sapendo però come visia una proporzione diretta tra l’ammontaredel proprio conto previdenziale e

LIBERA PENSIONE IN LIBERO STATOdi Giuseppe Jogna

l’ammontare della propria ratapensionistica finale: all’aumentare dell’unoaumenta anche l’altra. Il contributo calcolato in base alla maggiorealiquota resta interamente deducibile,condizione fondamentale per offrire delleforme di risparmio che permettano digodere un beneficio immediato. Inoltre,quanto versato è interamente rivalutatoanno dopo anno secondo i coefficientistabiliti e aggiornati per legge, in modo dafar rimanere invariato il potere d’acquistodelle quote e, al contempo, far fruttarequelle somme nel tempo.

Certo, e qui annuncio un tema ripresonel prossimo articolo, dobbiamoscontare anche una questione di

mentalità. La platea dei periti, in media,conta una popolazione abbastanza giovane,ma qualunque fascia generazionale havissuto sicuramente, direttamente oindirettamente, una doppia fase: quellaprima del 1996, dove i periti professionistinon avevano diritto ad una pensione, equella dopo il 1996, dove ai periti è stataimposta una previdenza che applicasse ilreclamizzato metodo contributivo. Percontro, il sistema pubblico ha garantito permolti anni una previdenza generosa, conrate pensionistiche di tutto rispetto, ed ilconfronto con questo sistema, i cui effettisono ancora in atto, provoca sconcerto e, inalcuni casi, irritazione.Quegli anni generosi, in cui noi eravamoesclusi nel bene e nel male, non ci sonopiù, con la conseguenza davvero tangibileche il sistema previdenziale pubblico stapagando amaramente una gestione pocoprudente. Ma c’è di più: i periti industriali,che sono arrivati più tardi a beneficiare diuna tutela assicurativa, devono basarsi solosulle proprie forze e dunque progettareanzitempo una base pensionistica su cuipoggiare il loro benessere futuro.In questo senso, scegliere un’aliquotamaggiorata va visto come un atto diresponsabilità del singolo entro uno Statoche finalmente ha riconosciuto un diritto edora permette di esercitarlo liberamente. È ancora un primo passo verso pensioni piùadeguate, lo so, ma è un passo quasiobbligato.

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LA SFIDA DELCONTRIBUTIVO

Dal Congresso di Firenze, gli otto punti di Giuseppe Jogna per una previdenza adeguata

Poco meno di dieci anni fa, sono sortialcuni enti di previdenza a favore diquei professionisti fino ad allora

sprovvisti di tutela assicurativa. Ogni voltache cito questo dato storico, trovo sempreuna platea un po’ meravigliata, forse ancheimpreparata a fare i conti con questa verità:prima del 1996 i periti industriali liberiprofessionisti non godevano di nessunaforma di previdenza. L’Eppi è dunque unente giovane, e lo dico con una punta diorgoglio per la tenacia che questo risultatoha dovuto richiedere.Certo, essere arrivati solo dieci anni fa nelmondo della previdenza obbligatoria hasignificato dover entrare dalla porta dellaRiforma Dini. Tutti gli istituti figli diquell’importante pacchetto di norme hannodovuto applicare il metodo di calcolo dellepensioni con il sistema contributivo, vale adire calcolare l’importo della ratapensionistica sul monte contributi versatianziché sui redditi prodotti in determinatiperiodi.

Si è trattato di un’innovazione, per alcuniaspetti, sconvolgente. Il metodocontributivo, dal punto di vista meramentetecnico, risolve positivamente alla radicegli aspetti che riguardano la sostenibilitàdelle gestioni previdenziali, cioè la lorostabilità economica. La sostenibilità dellaCassa periti, ad esempio, è qualcosa cheamo definire “strascontato”: il pianotecnico attuariale di recente approvazionestima un accumulo di consistentipatrimoni nell’arco di 40 anni. Non è poco.

Ovviamente, il nuovo metodo è definibilecome sconvolgente anche perché haintrodotto una nuova concezione di

Welfare. Per dirla con franchezza, stiamovivendo una fase di inevitabile confronto tragli assegni pensionistici che si ottengono, aparità di contribuzione, con i due metodi dicalcolo tutt’ora in gioco: il generosoretributivo, utilizzato da tutte le gestioniprevidenziali nate prima del 1996, e il menogeneroso contributivo, utilizzato da tutte le

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gestioni nate dopo il 1996 o da quelle che apartire da quella data hanno preferitocambiare metodo di calcolo. È il discorsoche tocca l’ammontare delle pensioni o, permeglio dire, la loro “adeguatezza”.

La parola stessa che abbiamo appenausato secondo me però va saggiamenteinterpretata. Riprendiamo il caso del

perito, che appartiene ad una professioneregolamentata da 75 anni ma che ha potutogodere di un sistema previdenziale soltantoa partire dal 1996. È di tutta evidenza che perlui la parola adeguatezza suona in mododiverso rispetto a coloro i quali hanno avutoun passato previdenziale e hanno goduto diquella straordinaria, ampia, generosità delsistema pubblico italiano. Questo vuol direche, se guardiamo alla storia professionaledi tanti colleghi periti, non avere nessunapensione fino al 1996 ed avere qualcosa dal1996 in poi significa un bel salto in avanti.Voglio dire che una pensione è adeguatarispetto ad un metro di paragone, checambia di realtà in realtà.Che cosa intende, allora, l’Eppi per“adeguato”? Direi garantire un reddito dapensione, netto da imposte, il più possibilevicino all’ultimo reddito professionale, pureal netto da imposte. E per “sostenibile”? Lagaranzia di poter sostenere l’intera spesapensionistica utilizzando unicamente leproprie risorse finanziarie. Come si vedebene, i due aspetti sono le due facce dellastessa medaglia, dato che solo unaprevidenza sostenibile può essere ancheadeguata: una previdenza frutto di unagestione virtuosa può operare in pienaautonomia dagli aiuti pubblici, in modo dascegliere volta per volta tutte quelle attivitàche possano garantire la certezza di unapensione entro determinate aspettative.Torniamo così alla questione del metro diparagone: una previdenza adeguata èdefinibile entro le nostre aspettative, le qualiovviamente devono avere il senso dellamisura e devono essere calate nella realtà.

Il modo migliore per stabilire dei margini dimanovra è quello di porre un obiettivoprimario con cui confrontare la nostra

nozione di adeguatezza, obiettivo che, a miomodo di vedere, ha la seguente forma: con la

sola previdenza di categoria è necessarioraggiungere, al netto della fiscalità, un tassodi sostituzione vicino al 50% al momentodell’età pensionabile e con un’anzianitàcontributiva di almeno 35 anni. Per “tasso disostituzione” intendo la percentuale in cui lapensione sostituisce l’ultimo redditoprofessionale netto.Il tasso, ovviamente, va ottenuto nel rispettorigoroso dell’equilibrio economico-finanziario dell’ente, attraverso un costantemonitoraggio e facendo ricorso, senecessario, a valutazioni tecnico-attuarialicon cadenza biennale.

So bene quanto sia ambizioso, e forseanche un po’ pericoloso, sbilanciarsinell’indicare numeri e cifre, ma è

quanto mai auspicabile, proprio in unmomento di transizione come quelloattuale, definire con estrema chiarezza finida raggiungere e mezzi consoni perconseguirli. Certo, un tasso di sostituzione,netto, al 50% non è subito disponibile mapiuttosto costituisce un percorso, segnalatoda una serie chiara di riforme eaggiustamenti, che, in modo moltoconcreto, sono tutti disponibili sul tappeto.Voglio provare, punto per punto, ad indicarli.

1) È necessario che ogni peritoprofessionista versi un contributosoggettivo obbligatorio non inferiore aldieci per cento del reddito professionalenetto. A questo va sommato un contributosoggettivo opzionale aggiuntivo,interamente deducibile fiscalmente.L’Ente di previdenza dei periti industrialimette a disposizione, a partire dal 1gennaio 2006, quattro aliquote aggiuntive,che variano dal due all’otto per cento. Èdunque auspicabile che ogni perito siorienti su un contributo calcolato almenosul quattordici per cento complessivo delreddito professionale netto;

2) contributo integrativo uniformato pertutte le professioni al quattro per cento, inarmonia con quanto già definito per altreplatee, con la precisa finalità di destinare lamaggiorazione del due per centointeramente ai montanti soggettiviindividuali in misura proporzionale al

adeguatezza

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volume di affari. Questo significa che ilserbatoio di ogni singolo contribuentenecessita di un po’ di benzina in più, che inparte deve essere posta a carico dei nostricommittenti;

3) avanzi di gestione e riserve straordinarie,che superano la ragionevole quota di tuteladell’equilibrio pluriennale, devono esseredestinati: a) per almeno il venticinque per cento aforme di assistenza specifica e qualificantea sollievo di eventi gravi e destabilizzanti; b) per il rimanente settantacinque percento ai montanti soggettivi individuali inproporzione al volume di affari dichiaratonel periodo di accumulo di queste riserve;

4) esenzione dall’Iva per l’acquisto e lagestione del patrimonio immobiliare. L’Eppie le Casse di previdenza infatti sonochiamate a svolgere una fondamentalefunzione sociale e questa deve esserefiscalmente agevolata;

5) esenzione dalla tassazione delle renditeprovenienti dai patrimoni degli enti (mobiliaried immobiliari). Si tratta dell’annosaquestione della doppia tassazione, per cui loStato tassa sia le rendite che provengono dalpatrimonio dell’Eppi investito, sia le pensioniin quanto sono forme di reddito. La nostraproposta, portata avanti insieme a tutte leCasse iscritte all’Associazione che leraccoglie (Adepp), è di liberare le renditedalla tassazione, così da poter ridistribuiregli utili nei conti individuali dei singoli iscritti;

6) superamento del tetto di reddito, fissatoannualmente, sul quale viene calcolato ilcontributo soggettivo. La proposta dell’Eppiè quella di concedere ai redditi maggiori lapossibile di versare un contributo stabilito inbase all’intero ammontare dichiarato, senzasottostare ad un limite massimo. Può esserepossibile pensare di mantenere un tetto, apatto però di modulare la percentuale dicontributo che lo superi;

7) valutazione dei risultati dei nostri bilancinon su base annuale, per passare aconsiderazioni pluriennali, consentendo, difatto, il ricorso ad investimenti meno

vincolati a dare risultati nel breve termine.Se così fosse, sarebbe possibile portaremigliori performance di investimento sullungo periodo, come storicamentedimostrabile in modo univoco da tutti i datitecnici di investimento.

Sono questi alcuni importanti obiettiviche, se raggiunti, potranno consentiredi dare risposte positive al tema

dell’adeguatezza delle prestazioni. Insostanza, si tratta di una robusta medicinaper fondare una previdenza più equa entro ilmetodo di calcolo contributivo. Sono tutteistanze di buon senso, alcune sonoaddirittura quasi rivendicazioni storichedell’Eppi, che non credo costituiscano unimpatto insuperabile per le finanzepubbliche. Quest’ultime, peraltro,continuano a sostenere il generoso sistemagenerale utilizzando anche risorseprovenienti dalle imposte che i periti, puresclusi da qualsiasi beneficio, pagano.La possibilità di realizzare interamente ilpercorso ipotizzato costituirebbe un granderisultato perché prima di tuttosignificherebbe accogliere e vincere la sfidanel ricercare la strada per far convivere i dueaspetti attuali della previdenza: quello dellarobustezza dei patrimoni e quello dellaequità delle pensioni. La meta realizzata, insecondo luogo, rappresenterebbe anche unesempio per coloro che oggi si apprestanoad avviarsi al contributivo.

Il mondo della politica, però, ci deveascoltare. Deve sbloccare la RiformaBrambilla-Maroni, approvata nel 2004,

che stenta ancora a trovare piena attuazioneper una serie di veti incrociati, e devesospendere qualsiasi manovra diassimilazione degli enti di previdenza privatiad enti pubblici, con il fine di limitarne lecapacità di manovra.La sfida della previdenza si vince solo con ilriconoscimento della piena autonomiapolitica e gestionale del mondo delle Casseche nulla chiede allo Stato in termini di aiutie contributi: siamo senza paracadute,accettiamo di restarci, ma la guida – nelrigoroso rispetto delle regole – deve esserenostra.

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Blocnotes

Una recente sentenza emessa dalla Corte Costituzionale (la n. 385 dell’11 ottobre2005) ha dichiarato l’illegittimità parziale degli articoli 70 e 72 del Testo Unico inmateria di tutela e sostegno della maternità e paternità. L’esecuzione di questasentenza comporterà che il padre libero professionista avrà diritto all’indennità dipaternità nel caso di affidamento o adozione di minori.

Scarica la sentenza sul sito www.eppi.it

La pubblicità in terza di copertina rappresenta il sostegno che l’Eppi dà all’istituto diricerca diretto da Silvio Garattini per raccogliere fondi utili al rinnovamento dellasede. Partecipa con noi e manda il tuo contributo.

Dal 1 gennaio 2006, chi lo vorrà potrà scegliere un’aliquota più robusta del 10% percalcolare e versare il contributo soggettivo. L’opzione mette a disposizione unventaglio di 5 aliquote: oltre il 10, minimo obbligatorio, è applicabile il 12, il 14, il 16oppure il 18 da utilizzare subito sui redditi 2005.

Scarica l’integrazione al Regolamento sul sito www.eppi.it e leggi l’articolo a pagina 3.

L’Eppi auspica che tutti i lettori e le loro famiglie trascorrano serenamente il periodofestivo e porge i migliori auguri per l’inizio del nuovo anno. Il desiderio è che il 2006si riveli ricco di soddisfazioni personali e professionali.

Gli appuntamentida ricordare

INDENNITÀ DI PATERNITÀ

SOSTIENI ANCHE TU L’ISTITUTO MARIO NEGRI

PIÙ SCELTA PER LA PENSIONE

BUON 2006

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FLESSIBILITÀ DI USCITA,FLESSIBILITÀ

DI PRESTAZIONEScegliere il momento in cui far scattare la pensione

Il nuovo Regolamento dell’Eppi interviene sumolti aspetti che riguardano gli iscritti,accogliendo quelle esigenze che in questi

anni stanno premendo per configurare unanuova concezione di Welfare.La previdenza si sta trasformando, infatti, daun sistema di garanzie, governato dallo Statoin modo un po’ impositivo, ad un sistema diopportunità pilotato dal professionista che nebeneficerà al momento di andare in pensione. In sostanza, le nuove regole mantengono ladoppia finestra di uscita dal lavoro: 57 o 65anni. La prima finestra ha come requisiti diaccesso la modulistica in regola, la cessazionedell’attività professionale ed almeno 40 anni di

contribuzione o 5 anni di contribuzione se lapensione erogabile è superiore ad 1,2 voltel’importo dell’assegno sociale. La secondafinestra implica invece almeno 5 anni dicontribuzione con la modulistica in regola. Lafinestra a 57 anni di fatto è un’opportunitàresiduale, che qui tralasciamo perchésottoposta a diverse condizioni diapplicazione. La seconda finestra invece èquella che riguarda la maggior parte degliiscritti. I 65 anni di età, in regola conmodulistica e pagamenti, rappresentano ilconfine a partire dal quale ogni professionistapuò scegliere la data in cui far scattare ilpensionamento. Lo possiamo definire una

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sorta di processo di autodeterminazione.Andiamo allora a vedere come funziona ilnuovo meccanismo lavorando su tre ipoteticiprofili.

Il caso di Mario RossiMario Rossi è un perito industriale di 65 annidi età, che può vantare almeno 5 annualità dicontribuzione e la corretta presentazione ognianno dei modelli obbligatori. Mario Rossi è inregola con i “requisiti anagrafici e contributiviminimi” previsti dal Regolamento Eppi.L’Ente di previdenza spedisce a Mario Rossi ilmodello EPPI 010 con il quale è possibilepresentare domanda di pensione. Ma, e quista il senso dell’autodeterminazione, lapresentazione non è automatica, cioè MarioRossi non deve necessariamente presentarlasubito. Nello specifico caso, il perito Rossidecide però di farlo.Ha compiuto gli anni il 4 Febbraio 2005, cessal’attività, riceve il modello EPPI 010, lo compilae lo invia alla sede centrale dell’Eppi semprenel mese di febbraio e, a partire dal primogiorno del mese successivo a quello in cuipresenta la domanda, ha diritto a ricevere lapensione. Il 1 Marzo 2005 rappresenta la “datadi decorrenza” della pensione di Mario Rossi.Contando i tempi tecnici, è presumibile che ilmese successivo – Aprile – parta l’assegno o ilbonifico bancario con il pagamento,ovviamente, anche del mese di marzo.

Il caso di Paolo VerdiAnche Paolo Verdi è un perito industriale,iscritto all’Eppi nel 1996, in regola con ilversamento dei contributi (almeno 5 anni) econ la presentazione dei modelliobbligatori. Il 19 giugno 2006 compirà 65anni e sceglierà di cessare l’attività. L’Eppigli recapiterà il modello EPPI 010 perpresentare domanda di pensionamento,Paolo Verdi, però, non la compilerà e invieràall’Ente subito, ma preferirà lasciare il suoconto individuale in Eppi. A maggio 2008, quasi due anni dopo, PaoloVerdi deciderà di presentare il modello EPPI010. A questo punto, secondo le nuove regole,il perito Verdi prima dell’invio può operareun’altra scelta: optare come data didecorrenza il 1 luglio 2006 oppure il 1 giugno2008. In termini tecnici, nel primo caso PaoloVerdi sceglie, come data di decorrenza, ilprimo giorno del mese successivo alla data incui ha compiuto 65 anni: 1 luglio 2006. Nelsecondo caso, invece, sceglie, come data di

decorrenza, il primo giorno del mesesuccessivo alla data in cui ha presentato ladomanda: 1 giugno 2008.Paolo Verdi opta per la prima strada, cioèretrodata il pensionamento al momento in cuiha compiuto 65 anni, con il possesso,ovviamente, dei requisiti minimi. Cosasuccede?

I conti di Paolo VerdiFacciamo un po’ di conti. Il montantecontributivo, vale a dire il salvadanaio pressol’Eppi di Paolo Verdi, che viene preso a base dicalcolo per la pensione, è quello maturato al 1gennaio 2006. Quel salvadanaio contiene icontributi versati dal 1996 al 2005 e rivalutatial 31 dicembre 2005: in totale supponiamosiano 55.000,00 euro. Nel sistema di calcolocontributivo, il montante viene moltiplicato perun numero, chiamato “coefficiente ditrasformazione”, che determina la rata dellapensione annua. Il coefficiente ditrasformazione, stabilito dalle tabelleapprovate dai Ministeri, cambia in relazioneall’età anagrafica in cui scatta la pensione e, a65 anni, equivale a 6.136%. Moltiplicando ilmontante per il coefficiente, si ottiene la ratadi 3.374,80 euro annuali, che fanno 259,60euro mensili. In più, Paolo Verdi ha diritto agli arretrati, cioèa tutte le mensilità dal luglio 2006 al maggio2008, poiché ha retrodatato il momento dellasua pensione. Verdi ha tenuto il suosalvadanaio in Eppi come fosse un depositobancario indicizzato fino al 2008, poi ha sceltodi ricevere, insieme con la prima rata dipensione, un bonus di 6.360,20 euro diarretrati. Non solo.La pensione mensile verrà aggiornata dal 1gennaio 2007 in base all’indice di variazionedei prezzi al consumo comunicatoannualmente dall’Istat. Paolo Verdi riceverà,quindi, oltre gli arretrati di rata mensile, unulteriore importo dato dalla rivalutazione dellasua pensione. I contributi soggettivi versati peril 2006 – fino al giugno, data di cessazionedell’attività professionale – gli darannodiritto a chiedere un supplemento dipensione non prima, però, che sianotrascorsi due anni dalla decorrenzaoriginaria della pensione (luglio 2006). Questa, però, non rappresenta l’unica strada.

Il caso di Domenico BianchiAnche Domenico Bianchi è un peritoindustriale, iscritto all’Eppi nel 1996, in regola

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con il versamento dei contributi (almeno 5anni) e con la presentazione dei modelliobbligatori. Il 19 giugno 2006 compirà anchelui 65 anni, cesserà l’attività professionale, nonpresenterà subito il modello EPPI 010 ma,come Paolo Verdi, lo farà a maggio 2008. Nelsuo caso, però, non chiederà di retrodatare ilpensionamento. Domenico Bianchi sceglieràdi far scattare la pensione dal primo giorno delmese successivo alla presentazione delladomanda: la data di decorrenza della suapensione sarà il 1 giugno 2008.Il montante contributivo, vale a dire ilsalvadanaio di Domenico Bianchi pressol’Eppi, che viene preso a base di calcolo per lapensione, sarà quello maturato al 1 gennaio2008, con due anni di rivalutazione in piùrispetto al montante di Paolo Verdi e con icontributi soggettivi versati per il 2006 pari a6.000,00 euro. Supponiamo che larivalutazione sia pari al 4% ogni anno, e che ilmontante contributivo totale sia, quindi, pari a65.728,00 euro. Anche il coefficiente ditrasformazione di cui può godere Bianchi saràmigliore, dato che saranno passati quasi dueanni e il coefficiente risulta più vantaggiosoquanto più tardi si accede al trattamentopensionistico: al 1 giugno 2008, con 67 anni, 11mesi e 12 giorni di età, sarà di 6,903%.Moltiplicando il montante per il coefficiente siottiene la rata di 4.537,20 euro annuali, chefanno 349,02 euro mensili.Rata maggiore, ma naturalmente nientearretrati. Poiché la data di decorrenza scatteràal 1 giugno 2008, non si sarà accumulataalcuna mensilità.

Una conclusioneLe ragioni del comportamento di DomenicoBianchi sono in parte diverse da quelle diPaolo Verdi. Come il suo collega, ha deciso ditrattenere i contributi in Eppi, nel suo caso,però, la scelta di far decorrere la pensione al 1giugno 2008 gli darà il doppio beneficio digodere della rivalutazione e di avvalersi di uncoefficiente di trasformazione più favorevole.In ogni caso, è importante sottolineare che,dal punto di vista numerico, il confronto nonidentifica un profilo in astratto più vantaggiosofra i tre. Ognuno deve comportarsi in modo dacogliere il profilo soggettivamente migliore frale tre distinte opportunità. La previdenza del futuro sta proprio nellascelta: tenere d’occhio il proprio montanteprevidenziale, monitorare la prospettiva

pensionistica che ogni singolo ritiene piùadeguata per il proprio futuro e operare diconseguenza, facendo ricorso alle forme diinvestimento e capitalizzazione consideratepiù congrue. Autodeterminare la data di decorrenza dellapensione significa restituire il diritto di sceltaai singoli iscritti ma anche chiamare ad unsenso di responsabilità. Laddove non esistepiù una gestione statale in grado di coprire lefalle di una nave in continua riparazione, ogniprofessionista è una imbarcazione innavigazione e lì deve fare del suo meglio:valutare la rotta, sostituire le parti usurate,godere dei venti migliori, tenere sotto controllole proprie risorse.

Mario Rossi • Ha i requisiti minimi• Cessa l’attività• Riceve l’EPPI 010

• Compila e invia l’EPPI 010 appena compie 65 anni

• Beneficia della pensione

Paolo Verdi • Ha i requisiti minimi• Cessa l’attività• Riceve l’EPPI 010

• Lo compila e lo invia in un secondo momento

• Sceglie di retrodatare la decorrenza della pensione

• Si avvale di un coefficiente di trasformazione identico aquello di Mario Rossi

• Gode di un bonus dato dagli arretrati

• Beneficia della pensione

Domenico Bianchi • Ha i requisiti minimi• Cessa l’attività• Riceve l’EPPI 010

• Lo compila e lo invia in un secondo momento

•Sceglie come decorrenza della pensione la data di presentazione dell’EPPI 010

• Si avvale di un coefficiente di trasformazione migliore di quello di Paolo Verdi

• Si avvale di un periodo dirivalutazione più lungo diquello di Paolo Verdi

• Beneficia della pensione

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Sono iscritto all’Eppi dal marzo del 2002 ed ho 59 anni. Sono stato riconosciutototalmente inabile dalla Commissione sanitaria della Asl e quest’anno ho cessatol’esercizio della libera professione. Posso ottenere la restituzione dei contributisoggettivi, pur avendoli versati per meno di 5 anni, anche se non ho ancoraraggiunto i 65 anni di età?La risposta è positiva, ma a due condizioni: a) la Commissione medica nominatadall’Eppi dovrà, innanzi tutto, confermare la sua inabilità; b) dopo la conferma,lei dovrà cancellarsi dall’Albo professionale.

Nel corso del 2005 non ho prodotto reddito professionale. Sono comunquetenuto a presentare il modello EPPI03?Qualora abbia esercitato la professione in assenza di reddito, lei devepresentare il modello EPPI 03 indicando la contribuzione minimaregolamentare (774,69 euro nel 2005). Le ricordo che, se, invece, non haesercitato l’attività professionale, deve presentare il modello EPPI 04.

Nel 2005, ho avuto un solo incarico, che mi sarà liquidato il prossimo anno. Devo presentare il modello EPPI 03?Sì, perché si applica lo stesso principio del caso precedente: compilazione einvio del modello EPPI 03, segnando la contribuzione minima regolamentare. Ilprossimo anno, presenterà nuovamente il modello EPPI 03 e verserà icontributi in base al reddito effettivamente prodotto nel 2006.

Dal nuovo Regolamento ho letto che il prossimo anno sarà possibile versare ilcontributo soggettivo in misura maggiore del 10% del reddito professionalenetto. Come potrò segnalare all’Eppi la facoltà di applicare una aliquotasuperiore?Lei esprimerà l’aliquota prescelta (12%, 14%, 16%, 18% del redditoprofessionale netto) segnando l’apposita casella con il modello EPPI 03 perl’anno 2005. Lo presenterà in coincidenza del versamento del saldo contributivonel 2006.

In questo spazio intendiamo aiutare i nostri iscritti, cercando di fornire delle risposteai loro quesiti più ricorrenti. È un luogo per chiarire i vostri dubbi ma anche persaperne di più.

Le domande che tutti fanno

F.A.Q.

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IL COLPO D’OCCHIODELL’OCSE

Pubblicato il primo rapporto sulle pensioni degli Stati membri

che il continente europeo, e l’Italia inparticolare, devono affrontare in materia dipensioni.

Una comparazione difficileNegli ultimi anni i sistemi pensionistici deipaesi Ocse sono stati investiti da un’ondatadi riforme. Tali cambiamenti sono statimotivati dalle preoccupazioni riguardo allasostenibilità economica dei sistemimedesimi, connesse all’invecchiamentodella popolazione in età lavorativa.Uno sguardo approfondito rivela strutture elegislazioni complesse, che rendonodifficile la comparabilità tra i diversi regimiprevidenziali.Il rapporto mostra quale sarà l’ammontaredella futura pensione che percepirà chi entranel mondo del lavoro oggi, e si prefigge dirispondere ad alcuni interrogativi: i sistemipensionistici sono in grado di proteggeredalla povertà? Sono economicamentesostenibili? Quali trattamenti riservano allepersone con redditi bassi o che non hannosempre esercitato un’attività lavorativa?

L’Ocse è l’organizzazione internazionaleche raggruppa i 31 paesi più sviluppatie tra i suoi compiti vi è quello di

redigere rapporti sullo stato dell’economiae della società degli stati membri e dellacomparazione tra queste ultime.L’Ocse, che ha sede a Parigi, èuniversalmente riconosciuto come il piùgrande ufficio studi del mondo, con alcunemigliaia di economisti che si occupano atempo pieno dei lavori di ricerca decisi daivertici della struttura, nominati dairispettivi governi.Quest’anno l’organizzazione ha pubblicatoil primo rapporto sulla previdenza intitolato

che in italiano èstato tradotto come Panorama sulle pensioni:

La pubblicazione ha avuto vasta eco neimedia economici di tutto il pianeta. Inqueste pagine ci proponiamo dipresentarne gli elementi principali,ponendo, nella parte conclusiva,un’attenzione specifica alle principali sfide

Pensions at a Glance: Public Policiesacross OECD Countries,

politiche pubbliche nei paesi dell’Ocse.Panorama sulle pensioni:

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Il rapporto è il primo di una serie che saràpubblicata ogni due anni e le future edizionitratteranno anche dell’impatto delleriforme dei sistemi pensionistici.Il confronto tra i Paesi dell’Ocse rivela unagrande diversità nei sistemi difinanziamento delle pensioni. L’analisi offreun panorama di tutti gli schemi pensionisticiobbligatori — non solo dei sistemipensionistici pubblici, ma anche dellepensioni private obbligatorie — esamina lereti assistenziali rivolte agli anziani e tieneconto delle differenze nei contributiprevidenziali, non solo tra i vari Paesi maanche tra i lavoratori e i pensionati.Il rapporto offre inoltre un quadro completodei trasferimenti tra generazioni correnti efuture, e di conseguenza dell’adeguatezzasociale dei sistemi pensionistici.

Due obiettivi comuniI programmi pensionistici hanno dueobiettivi principali. Il primo è laridistribuzione dei redditi a favore deipensionati a basso reddito, il secondo è dimettere i lavoratori al riparo dall’indigenzadurante gli anni di pensionamento,sostituendo i redditi provenienti dal lavorocon una rendita di livello adeguato.Nell’ambito della politica delle pensioni, lamaggior parte dei paesi dell’Ocseperseguono entrambi gli obiettivi, ma connotevoli differenze per quanto riguardal’importanza posta sull’uno o sull’altroobiettivo.Il rapporto mostra che, nei paesi dell’Ocse,per i lavoratori con redditi medi è previstauna pensione netta corrispondente a pocomeno del 70% dei loro guadagni netti.I lavoratori a basso reddito dei Paesidell’Ocse, relativamente alla metà deiredditi mediamente percepiti, potrannoinvece contare su un tasso medio disostituzione netto di circa l’85%.Tutti i paesi dell’Ocse possiedono unaforma di rete assistenziale per le personeanziane. Generalmente si tratta diprogrammi per le persone meno abbienti.Inoltre, i trattamenti minimi di pensione peri lavoratori con carriera contributivacompleta corrispondo a poco meno del 29%del reddito medio percepito e, nellamaggior parte degli Stati, l’età pensionabileraggiunge i 65 anni.Le differenze riguardo alla speranza di vita

hanno un notevole impatto sui sistemipensionistici. A parità delle altre condizioni,i paesi con una speranza di vita bassapossono permettersi di versare agli uominiuna pensione del 10% più alta di quella diun paese con un tasso di mortalità pari allamedia dei paesi dell’Ocse. In effetti, unasperanza di vita più elevata fa accrescerel’onere gravante sui sistemi pensionistici.

La demografia sfida l’EuropaIl rapporto affronta, poi, l’impatto deicambiamenti demografici sugli assetti deisistemi previdenziali.Dal primo gennaio prossimo, data simbolo,l’avanguardia della più folta generazione ditutti i tempi, fatta di forte natalità e bassamortalità, compie 60 anni. Anche se parecchi ormai resteranno allavoro fino ai fatidici 65 e forse oltre,incomincia a entrare in area pensione lagrande ondata del dopoguerra chestravolse in molti Paesi le previsionidemografiche, raddoppiandole.I cosidetti baby boomers sono 80 milioninegli Stati Uniti, non meno di 60 milioni inEuropa occidentale, di questi circa 15milioni sono italiani. Cospicui non tanto perl’esplosione del loro numero quanto per ilvuoto che li ha seguiti. Il che, al fine dicapire come figli e nipoti pagheranno laloro pensione, costituisce il vero problemada affrontare.Il nostro sistema previdenziale fino a diecianni orsono — nel 1995 fu approvata lafondamentale riforma Dini che haintrodotto il sistema contributivo acapitalizzazione individuale — è statopensato e realizzato su misura per questagenerazione, assumendola come modelloreplicabile nelle platee successive cheinvece si sono dimostrate drasticamentemeno consistenti.L’esubero ormai vicino di pensionatirispetto alla generazione successiva, lacui avanguardia ha da poco doppiato ilcapo dei 40 anni, costringe ora alpercorso contrario.Il tasso di dipendenza generazionale —ovvero il rapporto fra chi è in età da lavoroe chi è in età pensionabile — è in calocostante ed evolverà dall’attuale mediaeuropea di 4 a 1 a un 2,4 in Gran Bretagnanel 2050 a un 2 in Germania a un 1,5 inItalia, maglia nera assoluta.

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fortemente disincentivando la cessazionedei rapporti di lavoro, con risultati al disopra delle aspettative.Gli economisti di Parigi ipotizzano, però,anche un’altra soluzione: quella dellaliberalizzazione ovvero di lasciare che icittadini scelgano ognuno la propriafinestra di uscita, raggiunti ovviamente irequisiti minimi stabiliti per legge.Con questa seconda ipotesi tutti i discorsiintorno ai limiti e alle asticelle si sciolgonocome neve al sole.“Qual è, del resto, il sistema pensionisticoche garantisce maggiormente questavisione delle cose?” – si chiedono iricercatori che hanno redatto il rapporto.La risposta è “il sistema contributivo”,ovviamente, perché disincentiva ilpensionamento anticipato e restituisce allaresponsabilità di ognuno l’opportunità delleproprie scelte.In altre parole ciò che tecnicamente è piùadattabile ad un sistema come quellorealizzato dalla riforma Dini è propriol’introduzione di una liberalizzazione chefissi il tetto minimo ma non quellomassimo: parola del più grande centrostudi del mondo.

Italia: la riforma infinitaCon la predetta riforma del 1995 e con lesue successive integrazioni del 1997 e delloscorso anno, le pensioni dei giovani sonostate drasticamente adeguate allepossibilità future.Mentre le pensioni dei baby boomerpossono ancora riservare sorprese.“L’Italia si è più o meno attrezzata per illungo periodo successivo al 2030-2040 maè proprio la gobba dei figli dell’esplosioneeconomica, grosso modo nel periodo 2010-2030, a creare problemi. La riforma del2004 non basta, serviranno ulterioricorrezioni”, ha recentemente dichiaratoTito Boeri, economista della Bocconi.Edward Whitehouse, uno degli estensoridel rapporto, la vede così: “il problema èdato dall'età degli aventi diritto allapensione: il sistema assicura la stessacopertura ai lavoratori più anziani e a quellipiù giovani e, di fatto, e finché la riformanon sarà a regime, consente di andare inpensione a un’età ancora troppo bassa;basti guardare i dati sul tasso dipartecipazione della forza lavoro in Italiaper la fascia di età over 55, che attualmenteè circa al 20%, contro quasi il sessantadella media degli altri Paesi”.L’inchiesta dell’Ocse si chiude con unadettagliata analisi dei costi difinanziamento dei vari sistemiprevidenziali. Per il nostro Paese, l’oneremaggiore è rappresentato non solo dallivello delle prestazioni pensionistiche, masoprattutto dal mix: età di pensionamento easpettative di vita, che, secondo le stime,nel 2040 sarà di 83,1 anni per gli uomini edi 86,6 anni per le donne.“Sono ormai numerosi — sottolinea ilRapporto — gli stati in cui vi sono progettiper innalzare l’età pensionabile ovvero, inalcuni casi, per eliminare del tutto l’etàpensionabile”.

Liberalizzare l’età pensionabileL’Ocse mette dunque in campo un’ipotesi,di cui, proprio in questi mesi, si sta moltoparlando a causa del suo inserimento nelprogramma del nuovo governo di grandecoalizione in Germania.La proposta tedesca è quella di innalzare a67 anni l’età pensionabile, la rispostaitaliana è contenuta nella riforma Maroni,che, attraverso il super bonus, sta

OCCHIO AL TASSOPartecipazione della forza lavoro sul totale dellapopolazione maschile per fasce di età.

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In Italia Nei primi 5 Paesi OCSE più attivi

80%

60%

0 + di 15 20-29 30-55 +55

40%

20%

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Tutti i lettori della nostra rivista hanno diritto a capire, anche se gli argomenti chetrattiamo a volte sono troppo tecnici. La patria di tale diritto è questa zattera disalvataggio, che cercherà di introdurvi ai temi della previdenza, perché è importanteessere informati.Spiegare alcuni termini tecnici usati in questa rivista serve proprio ad alimentare ildiritto e il piacere dell’informazione.

La zatteraLe parole difficili

Baby boomIl baby boom è un improvviso e rapido aumento della natalità.L’ultima grande “esplosione” ha riguardato un insieme di generazioni, cioè i nati fra lametà degli anni ‘40 e la metà degli anni ’60. Per essere precisi la definizionecronologica esatta dell’ondata demografica va dal 1 gennaio 1946 al 31 dicembre 1964.Il paradosso delle popolazioni di baby boomers del dopoguerra, quelle chemaggiormente hanno sperimentato la convivenza in famiglie numerose, è la loro"decisione di massa" di avere un solo figlio una volta diventati genitori.

Tasso di dipendenza generazionaleIl tasso di dipendenza generazionale o dependency ratio è il rapporto fra chi è osarà in età da lavoro fra i venti e i sessantaquattro anni e chi ne ha o ne avrà più disessantacinque.Tale indicatore segnala, in modo approssimativo ma sufficientemente affidabile,quale relazione intercorre tra la popolazione attiva e quella in pensione. Secondole stime del demografo Massimo Livi Bacci, nel 2015 in Italia questo rapporto saràdi 1:1 per risalire al 1,5:1 nel 2030.

Previdenza di baseForma pensionistica obbligatoria, esplicitamente sancita dalla Costituzione, cheprevede l’accantonamento annuale di contributi. Essi daranno luogo, alraggiungimento dei limiti di età e almeno dei requisiti di contribuzione minimi, albeneficio di una rendita a vita reversibile. Il concorso alla previdenza di base puòessere ripartito, a seconda delle tipologie di lavoro, tra datore di lavoro e lavoratore.Viene definita il “primo pilastro”.

Previdenza complementareForma pensionistica che integra la previdenza di base di un lavoratore e prevede ilcontributo, seppur parziale, del datore di lavoro. Questi versa in un fondo pensioneun importo determinato in percentuale rispetto al trattamento di fine rapporto. Disolito, viene definita il “secondo pilastro”.

Previdenza integrativaForma assicurativa totalmente a carico del contribuente senza alcun tipo dicontributo da parte del datore di lavoro. Fino ad oggi ha coinciso con le polizze, leassicurazioni o i piani di investimento individuali, cioè forme di accumulo stipulateda un cittadino con un ente gestore privato (Ina, Generali, ecc.). Viene anche definita“terzo pilastro”.

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dependency ratio

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LA GAMBA DI SOSTEGNO

L’indagine Adepp sulla previdenza integrativa

Stazione di arrivo dell’indagine guidatadal Centro studi dell’Adepp sullapropensione dei professionisti nei

confronti delle forme pensionistichecomplementari. Lo studio ha individuato uncampione rappresentativo nella platea delleCasse professionali cui inviare unquestionario mirato da compilare erispedire a stretto giro di posta. I questionarisono partiti a Giugno 2005, la primainterfase è stata fissata a settembre e, adoggi, tutte le risposte pervenute sono stateraccolte e analizzate. Il Centro studidell’associazione che riunisce gli enti diprevidenza dei professionisti (Adepp) haorganizzato l’intera indagine, curandoanche l’ultima fase particolarmentedelicata, quello dello studio dei dati per fareemergere le tendenze principali degliintervistati.Il primo segnale importante è rappresentatoproprio dalla larga adesione. Nel caso dei

periti industriali, gli interessati hannorisposto nella misura del 30% rispetto alnumero di invii, raggiungendo così una basedati decisamente rappresentativa. Il limitedi accettabilità era fissato infatti al 10%rispetto al quale gli arrivi sono stati tre voltesuperiori.L’adesione è accompagnata da un profilodella categoria in generale dipredisposizione. Il 53%, infatti, non haancora provveduto a integrare la futurapensione di base, anche se la propensionegenerale di rischio è al 71,4%,rappresentata da coloro che fanno fruttare iloro risparmi con varie forme diinvestimento. Dunque, c’è un mercatopotenziale di utenti, parte dei quali tutt’oggiscelgono di investire in altro modo. Inparticolare, il mercato del mattone richiamail 32,8% del campione di periti, attestandosicome la forma di capitalizzazione ritenuta inassoluto più interessante.

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Il profilo delle risposte mostra inoltre che leragioni degli investitori sono spiccatamenteassicurative: i periti sono interessati adinvestire perché sentono di dover trovarefonti di sicurezza in caso di bisogno oppureavere a disposizione un ulteriore reddito nelfuturo. L’orientamento individua dunque unaplatea che intende assicurare o l’imprevistoo la propria terza età. A prova di ciò, il bloccodi risposte sulla percezione della propriacapacità reddituale dopo la pensioneobbligatoria mostra una certa lucidità econsapevolezza. Solo l’8,7 afferma chepercepirà lo stesso reddito comepensionato, mentre il 45% è conscio di doversubire una decurtazione e il 31,7 unabbassamento minore ma comunquepercepibile. I periti sentono quindi ilproblema del futuro dopo il lavoro e dellaconseguente entità del reddito.

Merita però anche chiedersi perchécirca la metà del campione, puravendo una lucida percezione del

futuro, resiste alle forme di previdenzaintegrativa già disponibili, ricollegandoci aldato del 53% con cui abbiamo aperto ilnostro discorso. La ragione più plausibilerisiede nell’età e nel tenore di vita. Legenerazioni più giovani, più lontanedall’uscita dal mondo del lavoro e anche conredditi più bassi, sono quelle che senzadubbio in tutte le risposte mostrano unapredisposizione più tiepida a formeprevidenziali integrative, seguite a ruota daipiù anziani, oramai ad un passodall’appendere al chiodo i ferri del mestiere.La fascia generazionale più interessataresta dunque quella tra i 35 e i 45, cioècoloro che non hanno avuto disponibilità ementalità per scegliere delle forme diinvestimento adeguate e ora, con redditisempre più interessanti, si stannoguardando intorno. Rappresentanoragionevolmente lo zoccolo duro di coloroche mostrano disponibilità esplicita per il45,3% ad aderire all’idea di un Fondopensione di categoria, un fondo peritiindustriali che potrebbe contaresull’estensione di partecipazione anche aipropri familiari e ai collaboratori impiegatinegli studi privati.I dati numerici combaciano con i primi datigenerali, distribuiti in anteprima asettembre, che forniscono la tendenza

dell’indagine più generale. Secondo unavisione che tiene conto non solo della Cassaperiti ma dell’intero mondo previdenzialeprivato, la propensione al Fondo di categoriatocca il 52% degli intervistati, quindi unnumero interessante e in assoluto piùgeneroso.A questo punto, si apre il grande tema dellacomunicazione e dell’informazione.Dall’indagine Adepp, emerge con forza cheil livello di informazione attiva da parte dellaplatea dei periti è per alcuni aspettilacunoso. Gli intervistati, ad esempio,affermano per il 17,3% di non conoscereassolutamente la quota di contributi cheversano annualmente, mentre il 36,5%dichiara di conoscerla solo a grandi linee.Dunque è vero che esiste un 45% dicontribuenti informati di un dato cheriguarda gli iscritti Eppi in modo essenziale,ma più della metà ammettono di esseredisinformati parzialmente o totalmente.Cosa vogliamo dire? Dai dati dell’indaginesembra emergere che la platea di periti cheintendono fare le “formichine”,risparmiando e investendo parte dei lororedditi, non riescono ad attingereinformazioni adeguate. Gli indicatori inquesto caso sono abbastanza omogenei: il55% si dichiara scarsamente informato sucosa sia la previdenza complementare, il10% completamente all’oscuro, il 47% nonsa quasi nulla degli eventuali beneficifiscali, il 18,6% li ignora completamente. Ildato concorda con la tendenza rilevata asettembre sui primi risultati globali, laddoveil 62% del campione dimostrava unadeficienza di informazione che penalizzaprincipalmente la fetta di professionistiincerti. Rispetto alla propensione allapartecipazione ad un Fondo pensione dicategoria, i periti indecisi si attestano adesempio sulla quota non trascurabile del22,7%. Ancora lavoro da fare, dunque, perintercettare i bisogni dei destinatari e l’Eppicercherà di svolgere al meglio la sua parte.In consonanza con l’Adepp, valuteràattentamente l’opportunità di offrire formedi previdenza integrativa adottando gli stiliinformativi più efficaci. Il fine è quello di farpercepire il mondo della previdenza qualeesso effettivamente è: una concretapianificazione del risparmio e non,semplicisticamente, un dazio.

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DOVE FUMAVANO LE CIMINIERE

A Catania, guardare al futuro significa ricordare l’odore di zolfo

Nel cuore di Catania, a pochi metri dalmare, si trova un quartiere che è unvero tesoro di archeologia industriale

a cielo aperto. In quest’area sono ubicatiuna serie di edifici industriali costruiti allafine dell’Ottocento e da qualche annorestaurati, riqualificati e destinati ad altrouso.La zona, il cui profilo si snoda tra alteciminiere ed edifici semi diroccati, siestende per decine di ettari in prossimitàdella stazione e del porto, unico esempionel Meridione d´Italia, di una vera e propriazona industriale urbana.

Storia e tecnologia dello zolfo in SiciliaSi tratta di raffinerie originariamenteadibite alla lavorazione dello zolfo

proveniente dalle miniere disseminate intutto l’entroterra siciliano.L’afflusso della materia prima era facilitatodalla vicinanza alla stazione ferroviaria.Terminata la lavorazione, i “panetti” di zolforaffinato, caricati sui treni merci, partivanoper essere esportati in tutto il mondo. Questocomplesso costituiva il motore di tuttal’economia catanese.Agli inizi dell'Ottocento, a seguito dellaRivoluzione Industriale, crebbe in Europa ladomanda di materie solforose di cui la Siciliafu la maggiore produttrice nel vecchiocontinente. Furono create numerose zolfare(alla fine del IXX secolo saranno attive ben500 miniere) concentrate nelle province diAgrigento e Caltanissetta.Dopo alcuni decenni in cui lo zolfo grezzo

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veniva esportato e raffinato fuori dall’isola, sidecise di raffinarlo in loco. Catania divenne ilpolo di lavorazione industriale. Dopol’inaugurazione della Ferrovia nel 1867 ilporto, messo in cantiere negli stessi anni, fuprogettato per accogliere navi di grossotonnellaggio.Accanto alla ferrovia sorse una vera e propriacittà dello zolfo.L’area si sviluppò lungo due direttrici: a norddella stazione e lungo l'attuale viale Africa(un tempo via Messina).Si addensarono numerosi opifici i qualicrearono lotti, il più delle volte stretti edallungati, determinati dalla tipologiaarchitettonica delle raffinerie che, a suavolta, scaturisce dalle esigenze del ciclo diraffinazione del minerale. Tale processo sisvolgeva infatti in differenti ambienti contigui,posti in successione, per poter formare unalinea di produzione.I principali impianti (forni per la fusione emulini per la raffinazione) erano collocati ingrandi capannoni rettangolari con coperturaa "capanna" dai quali si stagliavano le cannefumarie alte all’incirca una trentina di metri.Le tipologie di queste ciminiere sono varie:troncoconiche con comignoli a corniciaggettanti e archetti pensili e tronco-piramidali.I muri sono generalmente costituiti dacontrafforti in pietra lavica collegati in testada archi ogivali o da archi ribassati.La costruzione delle raffinerie di zolfocontinuò fino al 1905 ossia fino al periododella massima produzione del minerale cheebbe il suo picco massimo nel 1899 quandola fabbricazione siciliana raggiunse gli 8/10 diquella mondiale.La scoperta negli USA (1905) del metodoFrasche (che consentiva l'estrazione dellozolfo fuso direttamente dal sottosuolo) e lapresenza, sempre nel nuovo Continente, diimmensi giacimenti solfiferi, causò la finedell’industria mineraria in Sicilia.

Come l’araba feniceCessata completamente l’attività alla finedella Seconda Guerra Mondiale, dopo unlungo per iodo d i abbandono , d isaccheggio e devastazione, l’intera area ètornata ad essere il simbolo dello sviluppoeconomico, sociale e culturale della città.Da qualche decennio, infatti, è statomesso in atto un costante intervento volto

a salvare dal degrado l’intero patrimoniostorico–industriale del quartiere che icatanesi chiamano semplicemente “LeCiminiere”, trasformandolo in un centrocreativo e vitale.L’amministrazione provinciale ha infattiinvestito nella valorizzazione ambientaledi questo prezioso spazio di archeologiaindustriale, affidando l’accurato recuperoe la ristrutturazione di una significativa“porzione” di edifici al coordinamentodell’architetto Giacomo Leone.I temi conduttori di questo interventostrutturale sono la lava e il mare, alla cuiforte valenza simbolica si ispira la coperturadi una grande e spettacolare sala convegni lacui forma è stata ricavata da un ciottolo lavicosmussato e addolcito dall'azione inesorabiledel mare. È sorto così il Centro Le Ciminiere che siestende su una superficie di circa 25.000metri quadrati, suddivisa in tre distinte aree(fieristica, espositiva, congressuale) integratee complementari.Ogni area, come ogni edificio, è priva dibarriere architettoniche.Punti di forza di questo complesso sono lacentralità della posizione geografica, rispettoal bacino del Mediterraneo ed ai mercatidell´Europa Meridionale, del Nord Africa edel vicino Oriente, ed il vasto ed articolatopanorama di attività ed iniziative attuabili,nonché di spazi attrezzati. Vi sono infattiesposizioni, convegni, concerti, spettacoliteatrali e fiere con annessi servizi, luoghi dicomunicazione e di incontro, sale peresecuzioni musicali e laboratori diaddestramento professionale.Nell’Area Congressi è stato realizzato ungrande Auditorium comprendente una salainferiore di circa 600 posti ed una salasuperiore, con tribuna, di 1200 posti.Acusticamente studiate e attrezzate consofisticati impianti di diffusione sonora e diproiezione, le due ampie sale, danno lapossibilità di ospitare eventi e happening eforniscono un prestigioso palcoscenico arecital e performance artistiche.L’Area Espositiva offre la possibilità diorganizzare mostre e di promuovere attivitàculturali e di svago. Sono di prossimarealizzazione un Museo delle arti, deimestieri e delle tradizioni e laboratori disperimentazione pluridisciplinare.Un piccolo teatro ed una galleria d´arte

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completano le strutture di questa articolatasezione attrezzata.L’Area Fieristica rappresenta, soprattutto perle piccole e medie imprese artigianali edindustriali, uno strumento ideale dimarketing e di promozione internazionale.L’edificio principale è provvisto di uffici, saleper operatori commerciali, salette perdimostrazioni e riunioni, sale stampa, servizidi ristoro e servizi finanziari.

Lounge village al sudOltre a questo imponente intervento pubblicodi ristrutturazione molte altre iniziativeprivate hanno contribuito e stannocontribuendo al recupero dell’area.In questa parte anomala ed affascinantedella città hanno trovato spazio bottegheartigianali di fabbri ed ebanisti, officinemeccaniche, ideale proseguimento della suavocazione industriale, studi di architettura edanche nuove ed innovative attività destinate aigiovani.In ambienti spettacolari trovano spazionegozi di design, saloni di bellezza, localinotturni dove arte e musica si fondono. Sono le due anime della zona: una diurnapulsante di attività produttive, commerciali eservizi, ed una notturna ricca di locali, in cuibar e ristoranti si prestano ad essere luoghidi fruizione artistica e musicale. In pochi anni è stata così ridisegnata lamappa della vita culturale della città. Si pensi ad esempio ad un’iniziativafinanziata con i fondi per l’imprenditorialitàgiovanile che ha portato all’apertura nel 2001del Centro Culturale Zo, fondato e gestito dauna preesistente associazione costituita nel1997.Il Centro occupa un edificio, di proprietà delComune, che ospitava una vecchia raffineriasolfifera.Il complesso è stato restaurato dall’architettoNigel Allen e si estende per una superficie di1600 mq, di cui 1100 al coperto.Gli spazi sono stati concepiti per moduliconsentendo di creare aree adeguate allatipologia degli eventi ospitati. Non si tratta diun museo, ma di un luogo aperto, versatile emutante.Zo è un luogo di programmazione eproduzione culturale nel quale trovano spaziotutti i linguaggi contemporanei: scrittura,musica, video-arte, teatro, danza e fotografia.

È stato pensato per accogliere eventimultidisciplinari con un laboratoriomultimediale ed una sala con tribunatelescopica per le performance artistiche.Nel suo rapporto con la città ed il territorioZo si propone come punto di riferimentoculturale e di sostegno agli artisti locali.Zo è considerato un esperimento pilotacapace di coniugare la produzione e laricerca culturale con una formaimprenditoriale innovativa.L’attività culturale, più in generale, si sviluppaattraverso cinque linee principali: laformazione e i corsi laboratoriali, laprogrammazione bimestrale, le produzioni ela residenza di artisti.Vi sono anche due strutture rivolte almercato le quali offrono consulenzaspecializzata e professionalità nellaproduzione di audiovisivi, web e multimedia.Tra le vecchie ciminiere delle raffinerie dizolfo si trova anche un magazzino di aranceabbandonato. Come molti altri edificidell’area rinascerà a breve a nuova vita:ospiterà l’International Accademy dellaCompagnia della Bellezza, una vera e propriauniversità di estetica applicata, fondata dadue giovani imprenditori catanesi che oggi sitrovano a gestire un piccolo impero con più di2400 saloni tra Italia, Usa, Perù e Israele.Sarà un laboratorio–officina nel quale siterranno corsi di formazione e seminarisull’immagine ed il benessere.Il progetto è stato affidato a due professionistientrambi trentenni, Marco Raineri (architettodi interni) e Giuliano di Rosa (ingegnere) chehanno lo studio all’interno del complessodelle Ciminiere e che si sono già occupati delrestauro di due ex raffinerie.I lavori di ristrutturazione conserveranno lecaratteristiche architettoniche degli edificicircostanti: capriate in acciaio, archi a tuttosesto, muri in pietra lavica e mattoni a vista.Saranno mantenute anche le grandi vetrateper sfruttare la luce naturale. La fine deilavori è prevista per l’anno prossimo.Dopo decenni di trascuratezza le Ciminieresono tornate ad essere parte viva edintegrante della vita di Catania. Sono latestimonianza preziosa della capacità di unacittà di rinnovarsi nella memoria del propriopassato. Sono uno straordinario mix traquello che è stato e quello che sta persuccedere.

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L’EPPI TI DA UNA MANOSpazio Cig

Le colonne portanti di un Ente di previden-za sono la sostenibilità, l’adeguatezza ela solidarietà. Non a caso lo Statuto pre-

vede la possibilità di attuare, oltre la tutelaprevidenziale a favore degli iscritti e dei lorofamiliari, anche forme di assistenza.Il Consiglio di indirizzo generale (Cig) ha volu-to prendere in esame alcuni aspetti che pos-sono coinvolgere la vita quotidiana di ogni per-sona, nel nostro caso gli iscritti all’Ente, ela-borando a loro sostegno una serie di primeiniziative volte a garantire alcuni benefici dibase. Gli strumenti rappresentano un ausilio,importante anche se non risolutivo, per forni-re un concreto aiuto a coloro che intendonoinvestire nell’attività professionale: giovani cheiniziano l’attività di libero professionista e peri-ti che hanno intenzione di ristrutturare la sededel proprio studio oppure rinnovare alcuneattrezzature e strumentazioni.

Nel merito, sono quattro le forme di assi-stenza fino ad oggi messe a punto, dicui solamente due attualmente sono

state approvate dai ministeri vigilanti e che inquesta sede prenderemo in considerazione.Sono incentivi che consentono all’Ente di ero-gare contributi a condizioni economiche age-volate e a fondo perduto.I primi (esempio 1) sono rivolti ai neo iscritticon età inferiore a 28 anni che iniziano l’attivitàdi libero professionista. I giovani periti posso-no usufruire del contributo Eppi a due condi-zioni: 1) devono essere stati ammessi da unIstituto di credito, convenzionato con l’Ente,all’accesso a prestiti chirografari finalizzatialle spese di avvio dell’attività professionale; 2)devono rientrare nell’eventuale graduatoria dimerito.Il contributo dell’Eppi si concretizza versandoogni sei mesi, direttamente all’Istituto di credi-

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to convenzionato, l’importo che corrisponde altasso di interesse fisso dell’1,50% annuo,determinato in ragione del capitale finanziato(massimo 20.000 euro) e della durata delfinanziamento (massimo 5 anni).La seconda forma di contributo (esempio 2) hacaratteristiche del tutto simili, anche se cam-bia la tipologia di destinatario e le finalità delprestito chiesto dall’iscritto. È rivolto infatti atutti gli inscritti senza limite di età, in grado disoddisfare sempre due condizioni: 1) ammis-sione da parte di un Istituto di credito conven-zionato con l’Ente a prestiti chirografari finaliz-zati esclusivamente ad acquistare macchinari,arredi, attrezzature destinati all’esercizio del-l’attività professionale o per eseguire lavori diristrutturazione ordinaria e straordinariadello studio professionale; 2) ammissioneall’eventuale graduatoria di merito.

Le misure dell’erogazione del contributoin conto interessi si concretizzano con ilversamento direttamente all’Istituto di

credito convenzionato dell’importo corrispon-dente al tasso di interesse fisso dell’1% annuo,determinato in ragione del capitale finanziato(massimo 25.000 euro) e della durata delfinanziamento concesso (massimo 5 anni).In entrambi i casi, per poter accedere al con-tributo l’iscritto deve presentare domandaall’Ente che eventualmente procederà ad unagraduatoria di ammissibilità sulla base dei

punteggi valutativi riportati nel regolamento.La graduatoria è legata all’arrivo di un nume-ro di richieste superiori alla disponibilità eco-nomica deliberata sulla base delle previsionidi bilancio.L’Eppi provvederà infine ad informare coloroche saranno ammessi al beneficio.

L’importanza e l’utilità di questi provvedi-menti, anche se gli importi non sono cosìsostanziali come si potrebbe sperare,

risiede nel principio che i benefici voglionoaffermare, che è quello di solidarietà. È deltutto ovvio che sarà il tempo e la loro applica-zione il migliore banco di prova per determi-nare, nel prossimo futuro, eventuali provvedi-menti correttivi in modo da soddisfare ancorpiù le effettive necessità e, casomai, ampliarela platea degli iscritti che di volta in volta nepossono beneficiare.Ricordiamo infine due cose importanti. Laprima è che torneremo a parlare di assistenzafacoltativa nel momento in cui i ministeridaranno parere positivo anche agli altri dueregolamenti. La seconda riguarda la loro frui-bilità. L’applicazione concreta dei beneficirichiede i tempi tecnici necessari a stipulare leconvenzioni con gli istituti di credito e adimplementare le procedure informatiche indi-spensabili alla gestione. Appena tutto saràpronto, l’Eppi si farà cura di comunicare agliiscritti il via libera.

ESEMPIO 1PROFILO DEL CANDIDATOEtà anagrafica 28 anniData iscrizione Albo 2004Iscritto con anzianità contributiva 18 mesiRegolarità contributiva e documentale okRateizzazioni con l'Ente noAltri benefici assistenziali noTitolo di studio Laurea L in ingegneriaStato civile coniugatoAttività consorte impiegataFamiliari a carico 1 (1 figli)Finanziamento con la banca convenzionata okImporto 25.600 euroDurata 60 mesiScopo spese di avvio

attività professionale

CONTRIBUTO EPPIImporto 20.000 euro*Misura del contributo 1,5%Contributo annuo 300 euroContributo semestrale 150 euro

*Tetto massimo consentito.

ESEMPIO 2PROFILO DEL CANDIDATOEtà anagrafica 35 anniData iscrizione Albo 1991Ordinanza Min.le per calamità naturale siIscritto con anzianità contributiva 96 mesiRegolarità contributiva e documentale okRateizzazioni con l'Ente noAltri benefici assistenziali noTitolo di studio perito industrialeStato civile coniugatoAttività consorte casalingaFamiliari a carico 3 (moglie e 2 figli)Finanziamento con la banca convenzionata okImporto 30.000 euroDurata 60 mesiScopo spese di ristrutturazione

dello studio a seguito della calamità naturale

CONTRIBUTO EPPIImporto 25.000 euro*Misura del contributo 1%Contributo annuo 250 euroContributo semestrale 125 euro

*Minimo 5.000 euro per 2 anni di anzianità, che aumentano di 5000euro per ogni anno successivo fino al tetto massimo di 25.000 euro.

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Addio vecchi istituti tecnici. D’ora in poi ci saranno solo licei umanistici eprofessionalizzanti, con lo scopo cioè di formare generazioni sempre piùpreparate e capaci di affrontare le sfide del mercato. Ma sarà davvero così oppurenon rischiamo di offrire fumo ai nostri giovani i quali, grazie alla riforma dellascuola secondaria, senza troppa cognizione di causa si troveranno a scegliere, giàa 14 anni, tra scuole-lavoro e un’indiscriminata formazione liceale?Equiparando tutta la formazione secondaria a quella liceale, infatti, e affidando ipercorsi professionalizzanti a delle scuole di rango inferiore, e quindi nonassimilabili al liceo, si corrono due pericoli. Il primo è quello di dare vita a unaformazione troppo generalista e poco specialistica, capace di offrire soloun’infarinatura di quello che potrà essere la professione del domani. Il secondo èquello di creare una distinzione di classe, e quindi di censo, tra coloro che avrannole possibilità e i mezzi per optare per il percorso liceale, anche senza uno sboccolavorativo sicuro, e quelli che, fin da subito, dovranno abbandonare gli studiscegliendo le scuole professionali.

Quest’ultime, a differenza dei vecchi cari istituti tecnici, non avranno strutturae modalità tipiche di tutta la scuola secondaria superiore, ma saranno delle veree proprie scuole-lavoro, che potranno fare a meno di libri e sussidiari. Insommauna divaricazione netta, che rischia di creare nel primo caso giovani pocopreparati, convinti già a 18 anni di essere in grado di affrontare la sfida del mondoprofessionale, nel secondo caso giovani con poca cultura, capaci solo di svolgereattività di basso profilo. Con evidenti ripercussioni sul mondo professionale.

Se finora i diplomati presso gli istituti tecnici avevano il proprio sbocconaturale negli albi dei collegi e degli ordini professionali ad essi strettamentecollegati (come anche il caso dei periti industriali), d’ora in poi dai licei tecniciusciranno indistintamente possibili ingegneri, architetti, geometri, periti, e chi piùne ha più ne metta. Con quali basi, poi, il già confuso diplomato potrà deciderequale percorso universitario seguire (triennale, quinquennale) e in quale alboprofessionale iscriversi è difficile da capire: meglio il triennio degli ingegneri oquello degli architetti o meglio ancora iscriversi direttamente all’albo dei peritisenza distinzioni di sorta?

E dire che tutte queste riforme erano nate proprio con l’intento di favorire unrapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e un ingresso più facile almondo delle professioni. Se questo è ancora l’obiettivo che si vuole raggiungere,allora occorre subito fare chiarezza e delineare percorsi di studio cherappresentino lo sbocco naturale del percorso di studio e non la coppa di latta altermine di un intricato e quanto mai bizzarro labirinto formativo.

di Ginevra SotirovicLABIRINTO FORMATIVO

L’intrusoScrive per noi

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