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    numero 42 anno VI 3 dicembre 2014

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    EXPO TRA COMPIACENTI REGALI E BANALI SCOPIAZZATURELuca Beltrami Gadola

    Cosa ci possiamo fare? Nulla maalmeno abbiamo il diritto di saperechi ci ha messo la faccia (la firma),semprech la nebbiosa burocrazianostrana non si renda complice

    nelloccultare autori e responsabili-t. Sto riavvolgendo il film con leultime puntate di Expo2015 show.Il dottor Cantone, langelo custodedella legalit della nostra esposizio-ne universale, ha dato il via liberaallAlbero della vita. Peccato. Se loavesse bloccato avrebbe preso duepiccioni con una fava: impedire lospreco di denaro ed evitarci la figu-raccia di copiare altrove quello chedovrebbe essere il simbolo imperitu-ro dellExpo. Spendere con legge-rezza 8 milioni e mezzo dei quali 2,5

    nel budget del Padiglione Italia, diquesti tempi fa male: basta guar-darsi attorno. Non importa se 5,8milioni sono degli sponsor bresciani:vorrei che fossimo tutti daccordonel dire che con i tempi che corronochiunque spenda male i suoi soldi faun torto al Paese.Dico male perch per di pi lispendiamo nel realizzare qualcosache sembra proprio copiato, vedifoto, dai Gardens by the Bay di Sin-gapore, aperti nel 2012 e che forsesono rimasti impressi nella fantasiadi Marco Balich, il nostrano pocofantasioso autore. Sempre riavvol-gendo il film mi trovo per le mani laquestione del Cirque du Soleil. Lacosa era poco risaputa ma ormai sene parla sui giornali: questo famosocirco sar a Expo2015 con un con-tratto di 6 milioni di euro. La sceltaquantomeno curiosa. Perch an-dare a cercare questi eccezionalimimi, acrobati e giocolieri? Per farepi cassa vista la poca attrattivitdellExpo milanese?Si dice che faranno uno spettacolospeciale dedicato al cibo e mi viene

    la curiosit di sapere se declineran-no il tema della nutrizione (o megliodella denutrizione) mandando inscena scheletrici giocolieri delloZambia, lo Stato pi affamato delmondo, insieme a qualche Nord Co-reano, o fedeli alla loro cultura fran-cese, non faranno camminare sulfilo lobeso Pantagruel. Ma noi noneravamo proprio capaci di allestire

    uno spettacolo? Noi che abbiamoinventato la commedia dellarte, ilcarro di Tespi, il teatro di strada,lopera buffa, noi, i veri inventori deigiochi circensi (magari con qualche

    innocente vittima cristiana allora)?Sempre riavvolgendo il film arrivia-mo alla passerella che collega lareadi Expo a Cascina Merlata che stadi l della ferrovia ed costata oltre9 milioni di euro a carico di Expo. Laragione di tanto impegnativo caval-cavia pedonale sarebbero quelle diconsentire il passaggio di 1300 per-sone (gli addetti di Expo alloggiati aCascina Merlata secondo i calcoli diEuromilano, loperatore immobiliare)per raggiungere il sito espositivodurante i sei mesi di Expo. Come

    dire 37 euro al giorno per persona:degli autobus navetta ci sarebberocostati meno di un quinto ma Euro-milano non avrebbe incassato gliaffitti n si sarebbe trovata alla fineun ulteriore collegamento alla suaarea poco servita con la futura areadel dopo Expo e i suoi per il mo-mento incerti destini. Insomma unabella valorizzazione a spese dellacollettivit.Ma la vicenda di Cascina Merlatanon partita ieri. Anche qui riavvol-giamo il film. La vicenda si perdenella notte dei tempi e su questareale ambizioni degli immobiliaristi mi-lanesi si susseguono e si accavalla-no e, sese ne segue la storia,bendocumentata nella sezione Milanoche cambia del sito dellOrdine degliArchitetti di Milano, si possono ri-percorrere tutte le fasi della legisla-zione urbanistica e dei destini dellearee milanesi dellultimo decennio.Storia serpeggiante comunque quel-la di Cascina Merlata e che vede nel2009 anche il ministro Lupi, alloraassessore allUrbanistica, presenta-re in conferenza stampa il Progetto

    Cascina Merlata: a Milano la primagrande stazione attrezzata per i Tir.Abbandonato quel progetto, la vo-cazione edilizia residenziale prevalee alla fine si arriva alla svolta finale.Nella scintillante cornice del cinemaOdeon, siamo nella primavera del2011, Euromilano SPA, unimmo-biliare non ancora salita agli onoridella cronaca, di fronte a unparterre

    des rois tra immobiliaristi e politici,presenta il suo progetto di CascinaMerlata, frutto di un Accordo di Pro-gramma tra Comune, Regione, Pro-vincia e la suddetta SPA. Per chi

    non se lo ricorda il cosiddetto Ac-cordo di Programma era il grimal-dello che apriva le porteallurbanistica fai da te.Nescrissi allora su la Repubblicae,se fossimo al giorno doggi, sareistato definito un gufo ma ci avevovisto giusto. Quello che allora fecinotare che si era saldato un fronteimpressionante: nel progetto di Ca-scina Merlata cerano dentro tutti,cooperative rosse, bianche, quindidestra e sinistra, immobiliaristi divaria natura e, forse insieme per la

    prima volta, persino le Coop e Ber-nardo Caprotti, visto che nellareadoveva sorgere un centro commer-ciale importante. Alla presentazionedellAccordo di Programma in Con-siglio comunale la sinistra fece unablanda opposizione, allora cera unasinistra milanese che si era autore-legata per tre legislature a restareallopposizione e dunque incline adammettere che il suo braccio seco-lare - la Lega delle Cooperative -facesse accordi anche col diavoloma si sa, gli affari sono affari.Oggi tutto cambiato: la crisidelledilizia che gi nel 2011 comin-ciava a mordere e solo gli sprovve-duti pensavano a un ciclo di breveperiodo, ha messo in crisi Euromila-no e tutta loperazione, almeno aquanto scrive Il sole 24 Radiocorrnello scorso mese di settembre eche consiglio vivamente di leggere.Mali di pancia per tutti, tutti litiganocon tutti, i consigli di amministrazio-ne diventano risse, anche per Inte-saSanPaolo impigliata, a quanto sidice, in questoperazione per 300milioni (come dire la cifra del salva-

    taggio di Alitalia). Nellintreccio diinteressi compare anche la Cassa diDepositi e Prestiti, ma che ci fa? Unbel pasticcio allitaliana legato adoppio filo alle sorti di Expo ma so-prattutto al destino delle aree neldopo expo. Nuvoloni allorizzonte.La bolla immobiliare si trasforma intante bollicine avvelenate. Avevanoragione i gufi?

    BREVE NOTA SULLAPPROVAZIONE DEFINITIVA DEL REGOLAMENTO EDILIZIO.Ugo Targetti

    Il Regolamento edilizio di Milano stato definitivamente approvato conle controdeduzioni alle osservazioni.

    Un centinaio tra accolte e parzial-mente accolte e poco meno di quat-trocento non accolte. Si completa

    cos, con la partecipazione dei citta-dini - tecnici, unoperazione di ag-giornamento e adeguamento dello

    http://www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/13-cascina-merlata/cronologiahttp://www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/13-cascina-merlata/cronologiahttp://www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/13-cascina-merlata/cronologiahttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/05/cosa-dietro-cascina-merlata.htmlhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/05/cosa-dietro-cascina-merlata.htmlhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/05/cosa-dietro-cascina-merlata.htmlhttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/05/cosa-dietro-cascina-merlata.htmlhttp://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://www.kairospartners.com/it/media-center/live/expo-euromilano-crisi-da-intesa-e-unipol-no-ricapitalizzazione-2-0http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/05/cosa-dietro-cascina-merlata.htmlhttp://www.ordinearchitetti.mi.it/it/mappe/milanochecambia/area/13-cascina-merlata/cronologia
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    strumento allevolversi dellattivitedilizia; non cambia molto nel rap-porto Stato - cittadino.Molte delle osservazioni non accolteriguardano i requisiti degli alloggi:superfici minime degli ambienti,rapporti aeroilluminanti, caratteristi-che di cucine e vani cottura, serviziigienici, soppalchi, ecc.. Le motiva-zioni del respingimento si riferisconospesso al parere dellASL (appuntoun parere) ma anche a norme na-zionali.Tra le osservazioni respinte una(presentata dal sottoscritto) affer-mava il principio che ai cittadini de-ve essere garantita piena libert diorganizzare il proprio spazio abitati-vo (come in Francia) purch noncontrasti con linteresse pubblico odiritti di terzi. Di conseguenza conlosservazione si chiedeva che lenorme che riguardano linterno degli

    alloggi non valessero per i progettipresentati dai proprietari residenti.Larticolo proposto era il seguente.Art 115 bis - Il proprietario(*) di unimmobile utilizzato come propria a-bitazione, o il promissario acquiren-te di un appartamento in via di co-struzione che intende utilizzare co-me propria abitazione, hanno dirittodi trasformare limmobile esistente,o di realizzare la nuova abitazione,in difformit alle disposizioni deiCAPI II, III, IV e V del Titolo II, dellaPARTE IV, relative alla residenza

    privata.La non applicazione delle suddettenorme deve essere esplicitamenterichiesta al progettista e allimpresa

    costruttrice, che sono di conse-guenza sollevati da ogni responsa-bilit, e deve essere segnalata neglieventuali, successivi atti di compra-vendita, o affitto, o cessione a qual-siasi titolo, dellimmobile.Del contrasto con alcune norme na-zionali (e con il parere dellASL) siera ben consapevoli. Losserva-zione sollecitava una scelta politicada parte del Comune e la relazioneallosservazione indicava un princi-pio giuridico di prevalenza, in baseal quale risolvere il contrasto. Si ri-porta uno stralcio: Le norme nazio-nali sono recepite dal RegolamentoEdilizio. Tuttavia con larticolo pro-posto il comune di Milano ne defini-sce meglio il campo di applicazione,escludendo dallapplicazione gene-ralizzata casi specifici per ragionidordine superiore alla finalit dellanorma, in quanto attengono ai diritti

    fondamentali dei cittadini..Losservazione stata respinta condue motivazioni: una risibile: respin-ta perch losservazione proponeun articolo aggiuntivo e nonunosservazione al testo adottato;laltra burocratica: Larticolo contra-sterebbe con ampie parti del rego-lamento (in realt non contrastereb-be con il Regolamento ma articole-rebbe i campi di applicazione di al-cune norme) e con la normativa na-zionale e regionale;Alla motivazione dellosservazione -

    che il nocciolo politico dellosser-vazione - cio laffermazione di undiritto, non data risposta. Se nededuce che il Comune o non

    daccordo sul principio di libert af-fermato nellosservazione o non in-tende impegnarsi in unazione dirinnovamento su tale materia, comesta facendo in altri campi, per e-sempio in quello dei diritti civili, suiquali ha aperto un deciso scontrogiuridico con lo Stato centrale.Laccoglimento dellosservazione daparte del Comune di Milano si sa-rebbe collocato in una pi ampiaprospettiva di riforma del rapportoStato cittadino, che vedrebbe ridurreil controllo pubblico sulle prestazioniedilizie, lasciando ai rapporti tra pri-vati la verifica di qualit del prodottoedilizio, come parte del sempre au-spicato e poco praticato processo disemplificazione normativa, anchein previsione dellannunciato rego-lamento edilizio unico nazionale.Una prospettiva di riforma che im-pegni lo Stato a perseguire i grandi

    obbiettivi destinati a far migliorare lecondizioni generali della collettivit,(per esempio a Milano a far funzio-nare bene la Citt metropolitana) edaltra parte lo impegni a ridurre icampi di regolamentazione di detta-glio della vita dei cittadini(unosservazione chiedeva che ilRegolamento edilizio precisassemeglio quale parte dellangolo cottu-ra deve essere lavabile: stata ac-colta!).

    Nota (*) Sarebbe stato meglio il proprie-tario o chi in possesso

    DA ALER A MM: IL MOMENTO DI FARE ORDINEElena Grandi*

    Nelle ultime settimane si moltoparlato e scritto a proposito dellecase popolari, del cambio di gestio-ne di quelle di propriet comunaleda Aler a MM, e di una situazione

    che rischia di divenire fuori control-lo. Gli articoli su ArcipelagoMilano diLuca Beltrami Gadola,diLucia Ca-stellano, di Franco DAlfonso, diMaurizio Spada

    Occupazioni e sgomberi, proteste eatti intimidatori suscitano, giusta-mente, lattenzione non solo deimedia, ma soprattutto degli ammini-

    stratori, che sono consapevoli diquanto sia delicato il momento eche stanno cercando di trovare dellesoluzioni condivise che vadano nel-

    la direzione del rispetto della legalite, al tempo stesso, del diritto di tuttialla casa.

    e di altri, hannorappresentato da diverse angola-zioni una realt complessa e sfac-cettata. Quotidiani e televisioni de-dicano quasi ogni giorno ampiospazio allargomento.

    Ci di cui forse si parla meno delmalessere diffuso, della disperazio-

    ne silenziosa, della sfiducia che hasostituito la rabbia, del senso di ab-bandono e di solitudine, del timoredi essere ingiustamente perseguiti,di chi abita nelle case popolari. Unabuona gestione del complesso dellecase del Comune non potr chepassare attraverso la soluzione diquesti problemi: che, a conti fatti,altro non sono che il prodromo diquelle manifestazioni pi eclatantiche oggi sfociano in episodi violentie incontrollabili.A Milano vi sono circa 71.000 allog-

    gi in case popolari, di cui 42.000sono di propriet di ALER e 29.000del Comune. Tra quelli di proprietcomunale quasi 1.500 risultano oc-

    cupati abusivamente e circa 3.000sono vuoti, a volte da anni. Il tassodi morosit tra gli inquilini regolari del 30% e in lista dattesa vi sono inquasi 25.000 richieste: questo per

    tutte le case popolari della citt sia-no esse di ALER o del Comune.Il primo di dicembre divenuto ef-fettivo il cambio di gestione dellecase di propriet del Comune di Mi-lano da ALER a MM: ci significache il patrimonio delle case popolaridel Comune sar ora amministratoda una societ interamente parteci-pata dal Comune stesso: una socie-t solida che, sebbene consapevoledelle difficolt che dovr sostenere,si appresta ad affrontare il nuovoonere con impegno e determinazio-

    ne.Siamo davanti a una scelta politicaimportante e coraggiosa che si spe-ra riesca a invertire la tendenza del

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    passato (che non ha certo portato abuoni risultati), che ha visto dappri-ma affidare, con il Sindaco Albertini,le case del Comune a un pool di tregestori privati (Edilnord, Gefi, Ro-meo); e poi, con il Sindaco Moratti,ad ALER. I risultati di queste sceltesono sotto gli occhi di tutti: a causadella mancanza di comunicazione e

    di uniformit di programmi (ancheinformatici) di gestione, dapprima itre privati e poi ALER non hannopotuto che soccombere al caos. Aquesto si aggiunge la disastrosagestione di ALER che, come ha sot-tolineato giustamente anche LuciaCastellano, ha totalmente abdicatoalla sua funzione sociale, a favore diuna politica da immobiliarista: in al-tre parole ALER, invece che investi-re nella ristrutturazione degli alloggi,ha preferito dedicarsi alla costruzio-ne di nuovi quartieri.Ora sar il Comune stesso, con lostrumento di una societ interamen-te partecipata, a amministrare i suoibeni: ci si augura che, essendo lapropriet a gestire il proprio patri-monio, sia posta maggiore attenzio-ne, pi oculatezza nelle scelte, pirigore e un interesse costante nellagestione e nella manutenzione.Questo lauspicio per il futuro.In queste settimane ho partecipatoad alcuni incontri, dapprima conlAssessorato al Demanio e con MMe quindi con gli inquilini delle casepopolari del Comune, lAssessora

    Benelli, i funzionari del settore, i di-rigenti di MM, incontri organizzatisia dai Consigli di Zona che dalComitato Milano Civica.

    Prima degli incontri ho distribuito dipersona, andando casa per casa, ivolantini con linvito a partecipare. stata un esperienza istruttiva. Hoparlato con molte persone: anzianisoli, invalidi, persone indigenti, im-piegati, madri di famiglia, operai,commercianti, giovani coppie, oltre-ch con i custodi. Ognuno aveva

    qualcosa da dire: a proposito dellamanutenzione delle parti comuni(infiltrazioni dacqua, caldaie rotte,luci rotte da anni, androni e scalebuie, ascensori bloccati); delle bol-lette con misteriosi conguagli cheindicavano la necessit di pagarecifre insostenibili per i pi; delle let-tere di sfratto per supposte occupa-zioni abusive contraddette da bollet-tini di regolari pagamenti; delle de-cine di appartamenti vuoti da anni espesso, per questo motivo, essi soggetto di occupazioni abusive.Sappiamo che MM insieme agli uffi-ci del Demanio Comunale stannoapprestandosi a fare ordine in que-gli ormai famosi 1.800 scatolonipieni di pratiche che rappresentanoil caotico storico degli inquilini: sarun lavoro difficile ma sar anche ilpunto di partenza della necessariaristrutturazione di un sistema di ge-stione che fino a oggi ha fatto acquada tutte le parti.Nel frattempo MM si sta attrezzan-do: assumer 250 nuovi dipendenti,rivedr i contratti dei custodi e forni-r loro corsi di formazione (il ruolo

    dei custodi, che passeranno da 120a 150, infatti fondamentale permonitorare la situazione degli stabi-li), aprir delle filiali dislocate sul ter-ritorio (dapprima due, per poi ag-

    giungerne altre) dove gli inquilinipotranno trovare personale in gradodi rispondere alle loro domande, dichiarire dubbi, di recepire informa-zioni e denunce sullo stato deglistabili e degli alloggi; attiver unnumero verde attivo 24 ore su 24per le emergenze e non solo.Quando avremo ottenuto la fiducia

    degli inquilini che finalmente sa-pranno che le loro richieste e i lorodubbi non cadono pi in un silenziocieco e protervo, ma che questivengono accolti e recepiti, saremoben oltre la met dellopera.Certo, poi bisogner lavorare sultema delle occupazioni abusive, suquello delle morosit, sulle richiestedi cambio di alloggio, valutandosempre caso per caso ogni singolasituazione. Perch sappiamo beneche spesso un inquilino diventa mo-roso per un improvviso aumento delcanone o perch gli venuto amancare lapporto economico di unconvivente o per altre ragioni chenon possono sempre essere ignora-te.Per fare tutto questo ci vorr deltempo e limpegno di molti, ma seMM riuscir a dare una nuova e po-sitiva impronta alla gestione,allamministrazione, alla manuten-zione delle case del Comune in ma-niera trasparente ed efficiente, que-sta Amministrazione avr ottenutouna grande vittoria e, inoltre, avrdimostrato che possibile creare un

    modello virtuoso di buon governodel patrimonio pubblico delle casepopolari.

    *presidente Verde Ambiente DemanioCasa - CdZ 1

    STATUTO METROPOLITANO: LE NORME TRANSITORIE E LA VOLONT POLITICAFabio Arrigoni*

    Si avvicina il termine entro cui la Cit-t metropolitana deve definire ilproprio Statuto. Questione com-

    plessa, per un ente di cui si parla dapi di ventanni, senza mai mettermano, su carta, a contenuti e im-pronta istituzionale.Ovviamente, lo Statuto tratter mol-te questioni (pur se in Italia si do-vrebbe cercare di contenere il nu-mero degli articoli e dei comma, nel-la cui proliferazione siamo maestri).A premessa va annotato che siamoancora alle bozze, quindi occorrecautela.Su una questione, tuttavia, occorreuna maggiorazione di attenzione:

    quella delle norme transitorie (chevanno a braccetto con le normefinali). In queste, sta la questione

    della elezione diretta del Sindacodella Citt metropolitana.Detto che, in gran maggioranza, si

    concorda sul fatto che lelezionedebba essere diretta per arrivare aquesto devono essere assolte trecondizioni: - la articolazione dellEn-te in aree omogenee, che va decisadi intesa con la Regione (il chepresuppone, quindi, un accordo); -la dotazione di poteri veri alle Zonedi Milano, atti a farli divenire Munici-pi (il che presuppone che il Comunedi Milano ceda alle Zone una granparte delle sua competenze); - lalegge elettorale fatta dallo Stato.Ora, dato atto che lo Stato si spera

    faccia una legge elettorale uguale aquella attuale dei Comuni (al fine dinon averne unaltra ancora) i nodisono quelli delle aree omogenee e

    del Municipi milanesi. Sulle areeomogenee si spera che la regioneeviti dilazioni e veti: la definizione

    delle stesse richiede un coinvolgi-mento dei diversi gruppi del Consi-glio metropolitano (maggioranza eopposizione).Sui Consigli di Zona che si trasfor-mano in Municipi si sta lavorando,finalmente con una certa accelera-zione: un testo di iniziativa consi-gliare (basato sulla cornice delinea-ta dalle Zone) dovrebbe approdarea Palazzo Marino fra fine 2014 einizio 2015; modello ipotizzato quel-lo di Roma, con modifiche atte aevitare le criticit riscontrate (in

    specie in tema di bilancio). Soloquando il testo completo per la di-scussione sar sul tavolo, si potr

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    dire se la cosa andr in porto e pro-nosticare come.Se una di queste condizioni non siavvereranno, la norma transitoriaprevede che il Sindaco della Cittmetropolitana rimanga il Sindacodel Comune Capoluogo e chelelezione del Consiglio, come oggi,resti di secondo livello (i consiglieri

    dei Comuni votano i propri rappre-sentanti).In questo quadro, la domanda daporsi la seguente: per la scadenzadel 2016 (inizio nuovo mandato

    Comune di Milano) le tre fatidichecondizioni saranno assolte? In casocontrario, infatti, il nuovo assettodella Citt Metropolitana slitter al2021.C un anno di tempo per agire af-finch le condizioni siano assolte: diper s la cosa non cos complica-ta (anche se, nel nostro Paese, lad-

    dove non c una scadenza a datafissa, si tende a far con fin troppacalma). Il punto che, per velociz-zare occorre quella che viene chia-

    mata volont (politica). Ed questache occorrerebbe pretendere.In altro caso, non solo si perdereb-be loccasione di rendere finalmenterealt in tutto la Citt metropoli-tana, ma si profilerebbe il rischio dilasciare lEnte in una condizione disonnolenza, che talora diviene re-gressione. Insomma, c da darsi da

    fare cosicch , cosicch le normetransitorie non diventino finali.

    *Presidente Consiglio di Zona 1 CentroStorico

    MILANO. LA MEMORIA E L'ARCHITETTURA MODERNANicola Rovere

    A seguito della fondazione e ramifi-cazione delle prime Soprintenden-ze, avvenuta dopo l'Unit d'Italia,esiste nel nostro Paese un immen-

    socorpusdi normative che fissa ciche merita di essere assoggettato atutela e quindi annoverato tra queibeni culturali e del paesaggio per iquali sia stata definita una sogliad'attenzione, e ci che non lo meri-ta. Questo metodo, che dovrebbegarantire la qualit degli interventiche si affacciano sul suolo pubblicoe non, oggi ereditato anche dalleCommissioni per il Paesaggio, sta-bilisce inesorabilmente un divario equindi una disparit di trattamentotra singoli edifici e parti di citt.

    La velocit con cui si producono eci si appropria di oggetti elettronici, proporzionale a quella con cui glistessi si accumulano nelle discari-che. Alla stessa maniera, anche lacitt dimentica alcuni edifici negliinterstizi catastali, mentre ne glorifi-ca altri, fisiologico.La citt di Milano, anche a seguitodegli sviluppi territoriali degli ultimianni ha modificato integralmente,nel bene e nel male, il suo appeal ela morfologia di quegli spazi pubbli-ci, marcati dalla stessa presenzaestetizzante degli edifici icona che lvi si riflettono. Nello stesso tempo,per mancanza di attenzione e distrategia, sono stati trascurati e ab-bandonati al loro destino alcuni edi-fici che, tra gli altri, appartengono auno specifico periodo storico delnovecento, il Movimento Moderno(le cui architetture risultano, peral-

    tro, inesistenti o quasi nellinteranostra penisola, dove solo alcuniarchitetti avevano accolto le ansiedei traumatici movimenti europei).

    Da alcuni anni, sulla copertura diuno degli edifici che circoscrivePiazzale Lagosta, campeggia uncartellone pubblicitario. Non ricordopi quando stato installato maoggi parte integrante delledificioe della memoria collettiva dei citta-dini, che velocemente e sublimi-nalmente si adattano ai veloci cam-biamenti del territorio che attraver-sano. Ledificio in questione laCasa Ghiringhelli di Giuseppe Ter-ragni e Pietro Lingeri (1920-1937) ecome altre, edificate in quel periodo

    a firma degli stessi autori (CasaToninello in via Perasto e CasaComolli-Rustici in via Pepe) rischia-no, anche a causa di abusivismo,condonismo ed evidente trasanda-tezza manutentiva, di essere di-menticate o accerchiate da inter-venti circostanti non curanti dellaloro stimolante presenza.Certo, stiamo parlando di architettu-re non pi confacenti al marketingterritoriale, e che immancabilmenteevocano momenti ereditati da epo-che storiche non certo entusia-smanti per il nostro Paese, o sullequali non necessariamente vige, ovigeva, un vincolo monumentale.Basti registrare lincomprensionedei loro contenuti, da parte dell'opi-nione pubblica in generale, e scor-rere la lista dei casi specifici di incu-ria o abbandono che arrivano atempi a noi assai pi prossimi, co-

    me per lo scempio consumato sullaCasa Tognella (Casa al Parco) diIgnazio Gardella, o per lIstituto Su-periore Marchiondi-Spagliardi di

    Vittoriano Vigan, ormai considera-to unantica rovina, utile solo a studiaccademici.Cosa sia da considerare patrimoniomonumentale e culturale, o meno ese sia l'unica modalit di prendersicura di un edificio o di un luogo col-lettivo, un problema eccezional-mente vasto e complesso, anche seconiugato a un tema apparente-mente ristretto come quellodellarchitettura Moderna milanese.Rimane il fatto che, da un lato, lanon curanza con cui vengono ab-

    bandonati a se stessi determinatiedifici particolarmente esemplaree sottolinea una continuit di miopiadegli Enti preposti che si succedo-no, rispetto alla consapevolezza diquanto accade; dall'altro, la man-canza di proposte significative ori-ginate dallambito privato, tali daessere ritenute innovative, rischianodi definire un abbassamento gene-rale del tono della citt, definendodelle aree-discarica che rispecchia-no lo stesso disinteresse per lospazio pubblico. Vorrei ricordareche, parafrasando l'ancora attualeManuel de Sola-Morales, la ric-chezza civile e architettonica, urba-nistica e morfologica di una citt quella dei suoi spazi collettivi, quel-la di tutti i luoghi in cui la vita quoti-diana si svolge, si rappresenta e siricorda.

    ONERI DI URBANIZZAZIONE: TROPPE QUESTIONI IN SOSPESOGregorio Praderio

    Ho qualche perplessit sullapropo-stadi Andrea Bonessa, che in gran-de sintesi potrebbe essere espressacos: facilitiamo il recupero della cit-

    t esistente riducendo gli oneri perchi demolisce e ricostruisce; cosriduciamo il consumo di suolo, rilan-

    ciamo ledilizia e facilitiamo labbat-timento dei costi per chi cerca casa.Detta cos, una proposta interes-sante, soprattutto dove propone di

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    Questa notazione ha per un ri-scontro ancor pi grave quando sipassa dalle scelte del singolo, chehanno come abbiamo visto un retro-terra antropologico, a coloro chefanno scelte pubbliche, i quali un podi conti dovrebbero farli dimostran-do di avere a cuore il bene comune.Ebbene cos non sembrerebbe,

    perch le loro scelte si limitano aconsiderare l'alternativa tra il riscal-damento convenzionale e il teleri-scaldamento, con una preferenzaattribuita a questultimo per linnega-bile vantaggio della concentrazionenella produzione di energia termica,oltre che di controllo delle emissioni.Nei nostri sistemi di teleriscalda-mento sin qui sperimentati, il caldoviene distribuito in alta temperaturanellipotesi, lunica evidentementeritenuta plausibile, di doverlo co-munque fornire secondo le esigenzedellutenza finale, indipendentemen-te dal suo grado di efficienza.Daltra parte dal camino di un ter-movalorizzatore lacqua esce atemperature ben superiori ai 100,tanto che viene prima impiegata perprodurre energia elettrica sfruttandola forza del vapore e solo quandoarriva attorno al punto di ebollizioneviene distribuita in rete. Ci permet-te pertanto di effettuare la distribu-zione allutenza finale in modo daconsentire a questa di scambiarelenergia termica richiesta in formadiretta, e dunque di alimentare im-

    pianti di tipo tradizionale senza al-cuna necessit di integrazione.Non potendo o non volendo modifi-care queste condizioni di scambiodiretto, non vi sono al momento al-ternative nel distribuire in retelacqua di riscaldamento a tempera-ture prossime al punto di ebollizionee ci comporta scelte tecnologichesui materiali componenti la rete as-sai gravose e, quel che pi conta,una serie di costi elevati proprio permantenere in temperatura la retestessa, esposta cos a un grande

    costo di esercizio che riduce forte-mente i vantaggi ottenuti con le e-conomie di scala derivanti dallaconcentrazione della produzione.La stessa quantit di energia po-trebbe, ad esempio, sostentare unamassa dacqua doppia con tempe-ratura di 65 ma, a questo punto,pur essendo la gestione della reteassolutamente pi efficiente e meno

    dispersiva, non sarebbe pi in gradodi alimentare direttamente, per tuttala stagione, le utenze finali.E qui ritorniamo alla nostra sindro-me che non demonizza mai e pernessuna ragione i consumi energe-tici, anche quando questi rappre-sentano il costo maggiore nellaconduzione di un edificio (in partico-

    lare nel Nord Italia). Laspetto pisconcertante linsensibilit indivi-duale e collettiva verso il problemaprincipale dellItalia, ovvero la suadipendenza energetica da fonti e-sterne e in particolare, da fonti nonrinnovabili fossili, il cui consumosmodato a sua volta genera pro-blemi di natura ecologica, accanto aquelli finanziari da cui siamo gi af-flitti. Questa insensibilit si traducenell' incapacit pubblica di indicareuna vera direzione al risparmio e-nergetico, tramite la riqualificazionedel patrimonio edilizio e di quelloimpiantistico che lo sostiene, e, diconseguenza, anche al migliora-mento della salute dellambiente.Ci chiediamo per: vi una alterna-tiva possibile, mantenendo la pro-duzione accentrata e la distribuzio-ne in rete? La risposta positiva:per risparmiare e riacquistarelautonomia energetica perduta, oc-corre consumare la minor energiapossibile (quindi ristrutturare il pa-trimonio edilizio e le relative masseradianti) e, contestualmente, di-sperderne il meno possibile con la

    rete (quindi cercare quindi di distri-buire con temperature inferiori alleattuali), giungendo alloptimum e-nergetico che il cosiddetto freeheating ovvero lo scambio in bassatemperatura fra rete e utenza finale.In questa prospettiva acquistanouno spazio preponderante le tecno-logie in pompa di calore e, per quelche riguarda la Pianura Padana as-sisa quasi a sua insaputa su di ungigantesco giacimento di petroliorappresentato dallacqua di falda,quelle che la utilizzano in geotermia

    diretta: i centri commerciali, i grossiinsediamenti privati e le strutturepubbliche di nuova costruzione im-piegano ormai prevalentementequesta tecnologia e ci la dice lungasulla convenienza economica.Se si considera che la produzionegeotermica ha unefficienza pi chedoppia rispetto alla produzione deri-vante da combustione (ci significa

    che con una caldaia tradizionale iouso 1 kW energetico per produrreun kW termico, mentre con unapompa di calore questo rapportoarriva a raddoppiare o triplicare gra-zie allestrazione della temperaturacontenuta nellacqua di falda), lapompa di calore potrebbe diventarela fonte principale del teleriscalda-

    mento, mentre la produzione in altatemperatura ne arriverebbe a inte-grare soltanto la quantit necessariaad arrivare ad alimentare il circuito a60-65. Quello che manca nei sin-goli edifici (se manca) verr poi in-tegrato con un fonte locale.A questo punto si aprirebbero sce-nari ancor pi affascinanti: il passosuccessivo sarebbe di affiancare uncircuito di tele raffrescamento chefornisca durante lanno il freddo ri-chiesto dalle utenze commerciali(banchi frigo) e nella stagione estivail freddo per condizionare gli am-bienti, potendo contare su macchinecon efficienza pi che doppia rispet-to ai condizionatori oggi impiegati. Idue circuiti paralleli, sfruttando lunolo scarto del fluido prodottodallaltro, generano, nei limiti impostidal bilanciamento delle due produ-zioni, un pendolo (quasi) perfettoche, con poca acqua prelevata dalsottosuolo, sinventa tutta lenergiatermica (calda e fredda) necessaria.La particolare morfologia della Pia-nura Padana, e il livello di falda mol-to prossimo alla superficie nel mila-

    nese, rendono ulteriormente eco-nomico il ricorso allacqua sotterra-nea come combustibile a costo(quasi) zero: se la politica larte digoverno della polis invece di incar-tarsi in dibattiti sui massimi sistemi,forse sarebbe opportuno concen-trarsi sulle vere emergenze e tenta-re, con intelligenza e coraggio, dirisolverle. Abbiamo la fortuna (percos dire) che in questi anni il costodellenergia diventato talmenteimprobo da imporre azioni deciseper ridimensionarne limpatto sul-

    leconomia da rendere pressochnaturale il ricorso a tecnologie piecologiche immediatamente dispo-nibili in forma illimitata.Lo scambio tra risorse interne pulite,energetiche e tecniche, contro fontiesterne inquinanti, potrebbe in unfuturo prossimo mettere la parolafine a una pratica di vero e proprioautolesionismo energetico collettivo.

    LA LEGGE REGIONALE MANGIA SUOLO : UNA CONTRADDIZIONE IN VISTA DI EXPO?Marco Pompilio

    Nellarticolo pubblicato il 5 novem-bre avevo evidenziato alcune con-traddizioni nel progetto di legge sul

    consumo di suolo della Giunta re-gionale, che rimangono anche neltesto finale. Qui avanzo alcune ipo-

    tesi sulle conseguenze di questalegge alla luce degli emendamentiintrodotti in fase di approvazione:

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    * FINALITA GENERALI (articolo 1).La definizione di suolo come benecomune riprende quanto gi affer-mato dalla LR 31/2008, ma am-pliandolo anche al suolo non agrico-lo. Potrebbe aprirsi una strada perrimettere almeno formalmente lafinalit pubblica al centro della piani-ficazione. Per ora il resto della legge

    contraddice questo principio privile-giano palesemente liniziativa priva-ta e marginalizzando la finalit pub-blica. Il nuovo comma 4, che ri-chiama al traguardo di consumo ze-ro al 2050 fissato dalla Commissio-ne Europea, appare fuori luogo nelcontesto di una norma che puntaprima di tale data ad accelerare ilconsumo di tutto l urbanizzabile(circa 550 milioni di m2 !).* DEFINIZIONI (articolo 2). Alcunedelle definizioni sono state legger-mente modificate ma nella sostanzarimangono i due punti controversigi sottolineati in precedenza:- Il suolo urbanizzabile (ossia leprevisioni dei piani non attuate) vie-ne equiparato a quello urbanizzatoe questo potrebbe fare venire menola natura non conformativa degliambiti di trasformazione del Docu-mento di Piano, uno dei pilastri sucui era stata costruita la LR12/2005, con le conseguenze che sipossono immaginare, anche ai finifiscali.- Il meccanismo del bilancio ecolo-gico del suolo innesca situazioni pa-

    radossali, al limite del grottesco. Peresempio: se 10 ettari oggi pro-grammati a residenziale ma di fattocoltivati ad agricolo vengono trasfe-riti in altra localizzazione agricolaper costruire, supponiamo, un cen-tro commerciale di 10 ettari, il con-sumo di suolo pari a zero (citatoda art 2 c.1 lett d) della legge). Sedei 10 ettari solo 8 vengono trasferitiper altri usi e 10 ritornano ad agrico-lo si realizza addirittura un bilancionegativo, ossia per la legge ho re-

    cuperato terreno agricolo, anche senei fatti ne ho consumati 8 ettari.In questo modo si favoriscono i co-muni spreconi, che nel passatohanno fatto previsioni esagerate perfini clientelari, e che oggi le possonorimettere sul mercato fregiandosidel titolo di comune a consumo disuolo zero, magari prendendo uno

    dei premi per le buone pratiche pre-visti allarticolo 4 comma 7. Mentre icomuni che in passato sono stativirtuosi, resistendo con sacrificio edinventiva alle pressioni, si trovanooggi ingessati e penalizzati. I comu-ni che volessero in futuro percorrereuna strada virtuosa sono avvertiti.* MODIFICHE ALLA LR 12/2005(articolo 3). Con emendamentovengono a sorpresa aggiunti i pianiassociati comunali che dove previstisostituiscono i PGT dei comuni. Lanovit molto rilevante ed in gene-rale positiva. Il problema che an-cora una volta si introducono modi-fiche di rilievo alla LR 12/2005 coninterventi episodici, collocati in altricontesti normativi. Come mostranole esperienze di altre regioni i pianiassociati possono essere una solu-zione molto macchinosa, poco snel-la e tempestiva, se non vengonoaccompagnati dalla definizione diapposite modalit e procedure diapprovazione, e dal raccordo con glialtri livelli di pianificazione territoria-le. Si continua a rinviarla, ma ormaiserve una riforma complessiva della

    12 dove inquadrare queste novit inmodo organico.* NORMA TRANSITORIA (articolo5). Una nota positiva al comma 7:con emendamento sono state limita-te le casistiche nelle quali il privatopu chiedere alla regione la nominadel commissario ad acta in caso diinerzia del comune. Al comma 10 ilcontributo relativo al costo di co-struzione stato incrementatoquando riferito al suolo agricolonello stato di fatto non ricompreso

    nel tessuto urbano consolidato. Aldi l del fatto che un incremento del20-30% un disincentivo piuttostoblando per gli imprenditori, non chiaro se lurbanizzabile rientri neltessuto urbano consolidato. Percome impostata la legge (vediconsiderazioni sopra) sembrerebbeche sia incluso, e quindi il disincen-

    tivo non si applicherebbe di fattoprima della scadenza dei 30 mesi diperiodo transitorio. Viceversa sipresenterebbe unevidente contrad-dizione con il bilancio ecologico delsuolo di cui allarticolo 2.Senza entrare troppo nel dettagliolelenco riporta solo alcune dellequestioni pi importanti. Rimangonodue contraddizioni per le quali dif-ficile trovare una spiegazione razio-nale.* Le misure di contenimento delconsumo di suolo sono solo annun-ciate e rinviate ad un lungo e tortuo-so percorso futuro. Intanto la leggesi preoccupa di dotare il privato distrumenti giuridici ed economici perattuare tutto lurbanizzabile (550 mi-lioni di m2 ricordo !), di fatto espro-priando per molti anni sindaci econsigli comunali dei loro poteri dipianificazione. Stupisce che i sinda-ci, quasi tutti, abbiano accolto senzaprotestare questa legge. Forse bi-sogna decidersi una buona volta ascendere in piazza, per chiedere disganciare gli oneri di urbanizzazio-ne dalle spese correnti.

    * Come gi evidenziato nellarticoloprecedente rimane la perplessit diquesta iniziativa normativa alla vigi-lia di Expo. I tempi stretti ne rendo-no inutilizzabili i vantaggi, ma lalegge pu influire molto negativa-mente sullimmagine dell evento,che dedicato allalimentazione, eche viene ospitato in una regioneche cos poco considera il propriosuolo agricolo.

    I COSTI DELLA MALPRACTICE NELLA SANITMassimo Cingolani

    Le regioni italiane hanno intrapresocon decisione la strada dellauto-assicurazione e della non assicura-zione, per fronteggiare i rischi di re-sponsabilit civile nei casi di mala-sanit. Gli enti locali gestiscono perproprio conto le richieste di risarci-menti con schemi regionali o affidatialle singole Asl. Se si rivolgono a unassicuratore, lo fanno ormai soloper coprire i sinistri di maggiore enti-t, per importi superiori ai 250-500mila euro.

    In questi frangenti il minore ricorsoalle assicurazioni comporta un pidebole sistema di garanzie, dandominori certezze di risarcimenti equia chi rimasto vittima di un episodiodi malasanit e rendendo pi incertalattivit del personale sanitario, e-sposto a maggiori rischi professio-nali.Appena due anni fa, secondounindagine parlamentare sugli erro-ri medici conclusa allinizio del 2013,il 72,2% delle Asl italiane risultavaancora coperto da una polizza. Un

    cos rapido cambiamento la con-seguenza del continuo aumento neicosti dei risarcimenti e della cre-scente difficolt a stimare i rischi,che ha spinto le principali compa-gnie di assicurazione italiane e stra-niere a essere pi selettive nellacopertura dei danni. Per limitare ilfenomeno della malpractice, ne-cessario intervenire per circoscrive-re la responsabilit dei medici e del-le strutture sanitarie, attuare idoneemisure di gestione del rischio, porreun tetto ai danni non patrimoniali

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    con lapprovazione delle tabelle dirisarcimento dei danni biologici, de-finire linee guida mediche, ancheper contrastare il fenomeno dellamedicina difensiva che pesa per ol-tre l11,8% sulla spesa sanitaria.La medicina difensiva grande causadellaumento dei costi, consiste nel-la pratica di diagnostiche o di misu-

    re terapeutiche condotte principal-mente, non tanto per assicurare lasalute del paziente, quanto comegaranzia delle responsabilit medi-co legale seguente alle cure medi-che prestate. Evitare la possibilit diun contenzioso legale la motiva-zione principale del porre in attopratiche di medicina difensiva. Vie-ne praticata specialmente nella me-dicina di emergenza, nei reparti diostetricia e in altri interventi specia-listici ad alto rischio.Il comportamento cautelativo si e-splica nel ricorso a servizi aggiuntivinon necessari (analisi, visite e trat-tamenti) atti a: diminuire la possibili-t che si verifichino risultati negativi;dissuadere i pazienti dalla possibili-t di presentare ricorsi;redigere do-cumentazione che attesti che il me-dico ha operato secondo gli stan-dard di cura previsti, in modo dacautelarsi da eventuali future azionilegali. Si manifesta nel caso in cui ilmedico eviti di occuparsi di determi-nati pazienti o dall'eseguire inter-venti ritenuti ad alto rischio.

    La medicina difensiva ritenuta unfenomeno da arginare nell'interessedel medico, del paziente e anchedelle casse dello Stato. Tra i rimedisuggeriti, quelli di migliorare la for-mazione degli studenti in medicinacon maggiore attenzione al rapportomedico-paziente, di rendere gli oraridi lavoro meno stressanti, di favorire

    il ricorso alla conciliazione in caso dierrori medici. Il ricorso a strumentistragiudiziali per la risoluzione dellecontroversie divenuto indispensa-bile anche allo scopo di evitarel'immediato ricorso al tribunale.La fonte di questo articolo Wikipe-dia, la moderna enciclopedia, di fa-cile consultazione anche per politicilocali e nazionali che potrebberoprendere spunto per le proposte diriforma della sanit, ispirata albuonsenso.Ma perch in Italia la malpracticenegli Ospedali diventata un feno-meno ingovernabile? Con le sen-tenze della Corte di Cassazionesuccedutesi dal 1999 a oggi medicie strutture sanitarie sono stati con-siderati assoggettabili a una re-sponsabilit contrattuale, ci com-porta linversione dellonere dellaprova, posta a carico dei sanitari, ladilatazione dei tempi di prescrizioneda 5 a 10 anni e anche una sorta digaranzia di risultato sulle cure pre-state. Se queste non raggiungonoleffetto sperato si pu essere chia-mati a risponderne. Nella gran parte

    dei paesi europei, invece, vengonoindennizzati soltanto i danni causatidagli errori medici, che il pazientedeve provare di aver subito e nor-malmente a un medico che si attie-ne alle linee guida professionali non imputabile molto.Il decreto Balduzzi, che avrebbe do-vuto razionalizzare il sistema sanita-

    rio, ma che molti definiscono la pievanescente tra le riforme della sa-nit, imponeva ladozione dellemedesime tabelle previste per i sini-stri nella R.C. Auto per il danno bio-logico, ma il relativo decreto, man-cava di chiare regole impartite alleregioni che decidono di coprire perproprio conto il rischio di malasani-t. assente, in particolate, un ob-bligo a costituire fondi appropriati,sul modello delle riserve assicurati-ve. Tutto ci espone gli enti locali, acausa del lungo iter dei sinistri pri-ma di venire risarciti, al rischio diaccumulare nel tempo impegni in-genti di ammontare pari se non su-periore a quelli che negli anni pas-sati hanno messo sotto stress i bi-lanci regionali.Negli altri paesi il fenomeno dellamedical malpracticenon rappresen-ta pi unemergenza, perch le va-rie riforme sono state presentatecirca 15 anni fa. Per finire, comesempre la palla passa alla politica,che pu trovare spunto da Wikipe-dia.

    I BILANCI DELLA SALUTE: WI-FI PER TUTTI?Franca Maffei e Antonella Nappi

    Ci sono realt presenti in manierasempre pi aggressive in citt e dicui bisogna rendere visibili i pericoli,perch la paura una via di salva-guardia, una fra tutte le problemati-che legate all'elettromagnetismo.Oggi siamo in presenza di dispositi-vi che trasmettono onde elettroma-gnetiche a varie frequenze, ma la

    maggior parte di noi non ne cono-sce il funzionamento n limpattobiologico sul corpo umano esullambiente. Dobbiamo imparareche questi strumenti emettono ra-diazioni che entrano in contatto conil nostro corpo e possono abbassarele difese immunitarie fino a farciammalare. Lesposizione diventa-ta intensa e fitta a partire dagli ultimiventi anni. A questo propositolItalia ha un triste primato: il mag-gior numero di bambini colpiti datumore sotto lanno di vita (parliamo

    quindi di effetti che arrivano dallagenerazione precedente: problemilegati per lo pi allesposizione pre-natale).

    Le microonde, ossia onde ad altafrequenza che hanno altissimo pote-re termico, producono un effetto diriscaldamento ma hanno anche ef-fetti biologici e nel tempo possonocausare danni come il cancro (oquantomeno accelerare altre pato-logie). Anche baby monitor e cord-less(a volte pi emittenti degli stes-

    si cellulari) fanno parte di questecategorie. Il telefonino, poi, si ap-poggia a una serie di antenne (ra-dio-base) che irraggiano allintornoe in parte possono farlo anche al disotto. Le nostre citt sono divise incelle con un diametro piccolo diqualche centinaio di metri eallinterno di ognuna c unantenna,ora gli impianti si moltiplicano per-ch c sempre pi bisogno di co-pertura: la connessione nella rete continua, la gente chatta (ci sonochatroom gratuite), va a caricare,

    scaricare, ininterrottamente. Il peso enorme! Le nostre abitudini ag-gravano quello che ci ricade addos-so!

    Nel 2011 lOMS (OrganizzazioneMondiale della Sanit) e la IARC(Agenzia Internazionale per la Ri-cerca sul Cancro) dopo uno studiodurato diverso tempo e condotto daricercatori di 13 paesi, hanno con-cluso che frequenze cos elevatesono dei possibili cancerogeni, po-nendole nella classe 2b (la stessa

    dei pesticidi). Un grandissimo ricer-catore italiano, Lorenzo Tomatis,che ha fondato la IARC, salvo ab-bandonarla quando si accorto chei ricercatori erano compromessi datroppi conflitti di interesse, spiegache la classe 2b una specie dilimbo nel quale vengono inserite lesostanze che sono cancerogene,ma che dietro hanno interessi e-conomici cos forti, per cui non siriesce a posizionarle pi in alto nellaclassifica. La IARC ha preso questadecisione dopo aver visto laumento

    di tumori alla testa in persone che,per lavoro o per motivi ludici, usanoil cellulare molto tempo al giorno.Secondo Hardell, che ha raccolto

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    pi dati di tutti sulla telefonia mobile,il rischio aumenta anche se lusoinizia prima dei 20 anni.Nella popolazione pi giovane (dai9-10 anni ai 30-35) sta dilagandouna dipendenza molto forte. Ci sonocentinaia di studi in proposito. Sistimano essere centinaia le personeche non si alzano dal letto se non

    hanno controllato il cellulare, chedurante la notte mandano decine dimessaggi, si collegano in rete scari-cando, caricando musica , inter-rompono il sonno con effetti psico-logici notevoli, manifestando poi dif-ficolt attentive (anche a causa del-la radiazione) ecc. Troppe ragazzetengono il cellulare sotto il cuscino.Anche quando il cellulare nellaposizione off line (posizione aereo)emette, a volte anche di pi. Nellescuole vediamo ragazzini imbambo-lati gi di primo mattino e incapaci direggere una lezione oltre le 10 delmattino. Questo succede anche aitrentenni. A questa situazione hamolto contribuito la pressione deimessaggi pubblicitari, dei produttoridelle reti. Ci dovrebbe essere unainformazione deterrente alle lunghetelefonate, alluso dei cellulari suimezzi pubblici (con la lamiera elagganciarsi a diverse stazioni nelpercorso la radiazione cresce), altelefonare se non c pieno campo,all'utilizzare sistemi diversi che ag-gravano lesposizione entrando in

    sinergia. Le Istituzioni si sono impe-gnate a darne informazione ma nonlo fanno.Per luso del computer va assoluta-mente preferito limpianto cablato:porta un segnale attraverso un ca-vo, pi sicuro e veloce, ne di-spongono tutti gli uffici di Milano, losi pu mettere in casa. Quello wire-

    less: senza filo, colloquia con unaltro dispositivo remoto (pu essereanche il router wireless di casa no-stra) attraverso onde elettromagne-tiche, via etere. Non si capisce per-ch usare wireless dove non cmobilit, se si sta davanti a unascrivania per otto ore, non ce nbisogno. I consigli dei medici sonoquelli di limitare la diffusione dellereti wireless, non esporvi bambini edonne in gravidanza, comprare ab-bonamenti illimitati di rete fissa,chiedere rete fissa a scuola (sia perlavagna elettromagnetica che perregistro di classe), nei luoghi di la-voro non sostare vicino a router wi-fiin funzione, spegnere i dispositividurante notte, non usare computersulle gambe. Lo studioso russo Ma-kov Grigoriev parla di esperimentoglobale per quanto riguarda la tec-nologia del wi-fi e chiede di imple-mentare la tutela dei bambini per-ch non sappiamo quali sarannoper loro le conseguenze a lungotermine (per ora conosciamo soloquelle a breve termine che sono

    laumento della sensibilizzazionedellorganismo alle esposizioni).Le ultime ricerche dicono che ancheesposizioni a limiti molto bassi (finoa cento volte meno rispetto a quellifissati per la popolazione) possonocausare danni biologici, anche construmenti che hanno poca entit diemissione. Uno studio del 2014

    (Oxidizing and antioxidizing in Me-dical Science) riassume, 80 studifatti sullo stress ossidativo, e spiegacome la radiofrequenza possa por-tare allossidazione delle cellule,questa va a colpirle e danneggia ilDNA. Anche piccole potenze del wi-fi possono essere incisive. Come?Non lo sappiamo. Sappiamo moltosu telefonia mobile e altri dispositivi,ancora poco su wi-fiperch in usoda poco tempo. E questo rivela chele cavie siamo noi, dovremmo farprevalere in noi un principio di pru-denza.Di queste cose il gruppo difendia-mo la salute (con laiuto di LauraMasiero, Presidente della Associa-zione Per la Prevenzione e la LottaallElettromagnetismo - A.P.P.L.E.)ha parlato il 12 novembre in salaAlessi, allincontro pubblico organiz-zato dalle Commissioni Pari Oppor-tunit e Cultura del Comune dal tito-lo: Proposte e Progetti delle donnedi Milano per una citt a misura ditutte e tutti.

    Scrive Rosellina Archinto a Luca Beltrami Gadola sul sindaco 2016

    Gentile Luca, bello il tuo articolo sulSindaco milanese del 2016. Hai per-fettamente ragione: comunque vadal'Expo Pisapia non si potr prender-

    si i meriti e i demeriti andranno tuttia suo carico. Le malefatte altrui pe-sano su di lui come macigni. Mi di-spiace molto ma vedo il futuro molto

    difficile! Chiunque si presenti dovraffrontare una citt molto confusa ebrontolona e dovr guardarsi intornocon molta attenzione.

    Scrive Felice C. Besostri a Luca Beltrami Gadola sul sindaco 2016

    La scelta a monte da compiere non quella personale di Pisapia se ri-candidarsi per un secondo manda-to, ma se nel 2016 si voter per unSindaco di Milano, che faccia ancheil Sindaco Metropolitano, ovvero per2 sindaci eletti direttamente dai cit-tadini: il Sindaco di Milano e il Sin-daco Metropolitano. Teoricamente possibile, perch lo prevede l'art.1.22 della L. n. 56/2014, ma a leg-gere bene chiaro lo sfavore dellegislatore, dell'ANCI e del suo Pre-sidente per elezioni dirette. Un sin-

    daco metropolitano eletto diretta-mente dovrebbe farlo del tutto gra-tuitamente perch non previstaalcuna indennit e se andasse in

    porto la revisione costituzionale,approvata dal Senato, non potrebbeconcorrere alla nomina a senatore.Assurdit di una legislazione che haperso ogni professionalit, forse perl'esigenza di andare in fretta. Le Cit-t metropolitane sono state costitu-zionalizzate nel 2001, eppure se nesono dimenticati nella riforma delcontenzioso elettorale del dlgs104/2010 o nella legge sul riequili-bro della rappresentanza di generedel 2012.Dunque se ci fosse l'auspicabile

    sdoppiamento tra Sindaco di Milanoe Sindaco Metropolitano, cosa sce-glierebbe Pisapia o il PD per il suocandidato in pectore? 2 meglio di

    1 diceva una pubblicit e uno peruno non fa male a nessuno. Per ilmomento il disinteresse di Pisapiaper la Citt Metropolitana grande.Convocati i comizi elettorali si e-straniato dal procedimento fino al 28settembre. Dopo la proclamazionedegli eletti nel Consiglio metropoli-tano ha nominato in gran fretta unvice Sindaco Metropolitano, ovvia-mente del PD. Una scelta politica ouna mossa furba? La Provincia la-scia in eredit un buco finanziario enon rispettando il Patto di stabilit

    un po' di sanzioni. Se la Provincianon sarebbe stata in grado di farfronte alle sue competenze ordina-rie, che si far con i nuovi maggiori

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    compiti della Citt Metropolitana?Meglio tenersi lontani: l'Expo basta

    e avanza per non dormire bene lanotte.

    Scrive Giancarlo Consonni a Jacopo Muzio a proposito di Milano e grattacieli

    Caro Jacopo, concordo. Mentre ilcorteo dei laudatores urbis disiectaesi ingrossa e dilaga, sono ormai po-che le voci critiche sul quel che vie-

    ne avanti nel paesaggio di Milano.Con Porta Nuova e CityLife, a Mila-no si avviato prepotentementel'abbandono del principio compositi-vo su cui, in una storia quasi mille-naria, si fondata la bellezza dellecitt italiane: il principio basatosull'interazione dialogica degli edificiche eleggeva lo spazio pubblico ateatro: a luogo primario del ritrova-mento/celebrazione di una misuracivile nel segno dell'affabilit e dellaconvivialit. E appunto della bellez-za.

    Il nuovo skyline il risultato di vocisconnesse e sopra le righe: mono-

    loghi in un vuoto di senso e di rela-zioni che si approssimano alla follia(Ernst Bloch). In questo modo, daluogo di educazione intergenerazio-

    nale, silente ma potente, lo spaziopubblico cambia radicalmente disegno: insieme all'esibizione narci-sistica, si afferma la regola dellacompresenza nell'indifferenza.Sono argomenti su cui, lo vedo gi,chi guida la citt fa spallucce. L'ulti-ma sponda attrarre capitali, qualiche siano, senza distinguere tra ciche pu servire ad attrezzare la me-tropoli nella sfida globale e ci chesi configura come accaparramentodi rendite (frutto per lo pi di un la-voro collettivo). Il nuovo paesaggio

    tra i risultati nefasti del corto respi-ro della politica: dei suoi tempi brevi

    e del suo ridursi a schermaglie conl'avversario, con il risultato che vie-ne rottamata in partenza ogni con-siderazione e ogni preoccupazione

    per ci che fa civilt (dove la "cultu-ra materiale" ha un ruolo primario).La bellezza delle citt tra i fruttimirabili dell'intelligenza, della sensi-bilit e del lavoro collettivo. Ma quel-lo della bellezza degli insediamenti ormai tra gli argomenti tab. Chi,nella drammatica crisi che stiamovivendo, si permette di sollevarlopassa per stravagante, o, come sidiceva un tempo, per uno "sposta-to". Ma quanti altri valori, assieme aquello della bellezza, sono finitiall'indice!

    Scrive Valeria Molone a Jacopo Muzio a proposito di Milano e grattacieli

    Concordo anch'io.

    Scrive Pierfrancesco Sacerdoti a Jacopo Muzio a proposi to di Milano e grattacieli

    L'articolo sui grattacieli magnificoe pienamente condivisibile. Peccatoche ormai a pensarla cos siamo inpochi. Tutti, architetti e non, sem-

    brano entusiasti dei nuovi grattacielie della piazza Gae Aulenti (che sistar rivoltando nella tomba allideache un simile luogo le sia stato de-

    dicato!).Ci penser la prossima ge-nerazione a correggere gli errori deipadri? Chiss

    Scrive Pietro Vismara a Giulia Mattace Raso su consumo di suolo

    Vorrei sommessamente fare notarea chi parla di "pagare un onere ur-banistico come individuale contribu-to di cittadinanza" o addirittura di"onere perpetuo" che questo onerelo paghiamo gi: si chiamano "tas-se". E non solo tasse sui redditi, che

    gi i prendono oltre il 40% di quelloche guadagniamo, ma anche tassesulla casa come Imu, Tar, Tasi, ecc.Gli oneri di urbanizzazione hanno ilvantaggio di incidere in modo equosul profitto di chi realizza una tra-sformazione urbana. Proporre di

    spostare ulteriormente tale oneresui cittadini incolpevoli non so sederivi da improntitudine o da grandesuperficialit nell'affrontare la mate-ria.

    Replica Giulia Mattace Raso

    Il mio contributo faceva un riepilogo

    ragionato degli spunti emersi nel

    dibattito. Spero che l'autore della

    proposta sull'onere di cittadinanza

    raccolga l'invito ad approfondire le

    sue considerazioni.

    Scrive Vito Antonio Ayroldi a Giulia Mattace Raso su consumo di suolo

    Concordo in pieno sui contenuti delsuo ottimo pezzo. Sull'importanzadella pianificazione di lungo periodo.Corrette e precise le domande chepone: e sappiamo dalla logica pro-posizionale che gli interrogativi af-fermano almeno quanto domanda-no; uno dei limiti della dialetticasocratica. E allora aggiungo allaconstatazione condivisibile della ve-

    tust "energivora" del nostro patri-monio edilizio il seguente quesito dicarattere psicosociale.

    Siamo disposti a riconsiderare quel-lo stile di vita che induce nelle pro-prie abitazioni come nelle universit,nelle biblioteche moltissima gente astare in Gennaio in maglietta e/oshorts come se si fosse in un tele-film di Miami vice per poi coprirsid'estate dal condizionamento "spa-rato a palla"? Il combinato di questidue atteggiamenti quanti altri mai

    "energivoro" ancorch demenziale.Sotto questo aspetto Milano unosservatorio sociale formidabile di

    abitudini sociali e private che nonstenterei a definire bizzarre. Eccouna di quelle domande che affermaalmeno quanto chiede, e cio che lanostra impronta energetica dipendenon solo dall'hardware leggasi abi-tazioni ma, e forse soprattutto, dacome ci vivi in quelle abitazioni e neiluoghi pubblici. E non dipende tantoda come son fatti i muri delle case,

    ma da come sono costruite le pri-gioni in cui rinchiudiamo le nostrementi.

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    Scrive Gregorio Praderio a Gianni Zenoni sulle modifiche al PGT

    Spiace leggere che Gianni Zenonisia rimasto deluso dall'idea dell'As-sessora De Cesaris di modificarel'attuale PGT. Non ero presente alconvegno dell'Assimpredil del 5 no-vembre, ma ho letto l'intervista sulCorriere del 12 ottobre e mi sem-

    brano tutte proposte ragionevoli e

    largamente condivisibili. Distingueregli interventi su aree dismesse daquelli su aree libere, incentivando iprimi e scoraggiando i secondi; ra-gionare in un'ottica metropolitana;porsi il problema di come accederealla casa a prezzi abbordabili; sem-

    plificare le norme: cosa vogliamo di

    pi? E se questo vuol dire modifica-re un PGT oggettivamente mal fatto,ben venga! Si tratta pur sempre diuno strumento, non delle tavole del-la legge: se non funziona, o funzio-na male, si cambia.

    Scrive Antonella Nappi a Rita Bramante su pace e benessere e ogm

    Larticolo di Rita Bramante tralasciadue problemi importanti: da moltianni conosciamo la moltiplicazioneesponenziale degli abitanti della ter-ra e solo pochi si prendono la re-sponsabilit di dire che abbiamo bi-sogno di controllare il nostro nume-ro sul pianeta, che molte strategie einvestimenti, molte ricerche scienti-fiche delle discipline umanistiche e

    molto denaro, dovrebbero esserespesi per questo scopo. questalinnovazione che dobbiamo ormairiconoscere. Il secondo che i pro-duttori di OGM sono accaniti politicie distribuiscono, immagino io, lauteprebende agli enti che li sostengo-no. Sento crescere una pubblicitche manda allo sbaraglio i bambinie non si cura della prevenzione pri-

    maria della salute: vorrei si dicesse:Niente OGM, alla Bocconi, se vo-gliamo pace e benessere. Soprattut-to prevenzione primaria dalle malat-tie. Se ci affidiamo ai contadini ca-paci invece che alla grande indu-stria, io credo favoriremmo il benes-sere, a giustizia sociale e la possibi-lit di alimentarci.

    MUSICAquesta rubrica a cura di Paolo Viola

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    Fidelio alla Scala

    Come tutte le prime settimane didicembre la citt entra in fibrillazio-ne per la serata inaugurale della

    Scala e per lopera che viene pre-scelta. Per non andar troppo lonta-no, limitandoci allera Barenboim, successo nel 2007 con Tristano eIsolda, lanno successivo con DonCarlo, poi con Carmen, laValchiria,il Don Giovannie il Lohengrinfino aldelirio dellanno scorso con LaTra-viata. Tranne il Don Carlo che fudiretto da Daniele Gatti e La Travia-ta da Dmitri Tcherniakov, tutte lealtre inaugurazioni hanno portato lafirma di Barennboim, e non senzapolemiche. Ricordiamo le aspre cri-

    tiche al Lohengrin (con quel poveroeroe, depresso, costretto a cantarea bagnomaria in uno stagno) e alDon Giovanni (con il fallito tentativodi stupro di donnAnna inopinata-mente trasformato in un felice econdiviso amplesso!).Tutto per cominci molto bene,con quellindimenticabile Tristano(2007) in cui Barenboim sembr fi-nalmente luomo giusto, arrivato almomento giusto al posto giusto, nelsenso di un grande e generoso di-rettore consapevole di salire sul po-

    dio di uno dei pi importanti teatri almondo e determinato a lavorare a-lacremente alla sua ricostruzionemorale e artistica.

    Poi non fu proprio cos, se non sal-tuariamente: il direttore scaligeroprese ad allargarsi occupando tutti

    gli spazi possibili; oltre a fare il lavo-ro per cui era stato chiamato, face-va il pianista solista, il pianista ac-compagnatore, andava in televisio-ne, suonava e dirigeva insieme e laqualit andata via via scemandofino allaltra sera quando in televi-sione, da Fazio, ha eseguito un im-provviso di Schubert come avrebbepotuto farlo un bravo dilettante incasa di amici.Eppure Barenboim uno dei musi-cisti pi dotati di questepoca, sta-to capace di creare momenti magici

    e sublimi, sia da pianista - quandoera giovane - che da direttore neglianni pi avanzati. Ha voluto fare dipi, sempre di pi, di tutto, di trop-po, fidandosi ciecamente della pro-pria memoria, esperienza, sensibili-t e cultura; era diventato una sortadi grande improvvisatore, vittima deisuoi successi provava poco e stu-diava ancora meno, diviso comerafra Berlino, Milano e mille altri impe-gni. dunque comprensibile che in que-sto momento ci sia una grande atte-

    sa per la sua ultima prima (sic)scaligera, per la quale ha sceltounopera altamente significativa damolti punti di vista, e cio quel Fide-liodalla storia martoriata, persegui-

    tato fin dalla nascita da mille pro-blemi. Il povero Beethoven, che tan-to lo amava (di tutte le mie crea-ture, il Fidelio quella la cui nascitami costata i pi aspri dolori, quellache mi ha procurato i maggiori di-spiaceri ) stato suo malgradocostretto a scriverlo tre volte (nel1804, nel 1806 e ancora nel 1814)per renderlo accettabile al suo pub-blico (che pure non gli ha mai fattomancare affetto e ammirazione).Unopera di cui si detto tutto e ilcontrario di tutto, probabilmenteperch non era nelle corde di Bee-thoven scrivere un Singspiel (o unaPice de sauvetage, come si vuole:

    prematuramente finiti gli anni di Mo-zart, Beethoven - come Rossini -era alla ricerca di una forma teatralenuova) e tantomeno esaltarelamore coniugale (lui, che questoamore lo ha forse desiderato mamai conosciuto). Si detto che ilFidelio un inno alla libert, figliodella rivoluzione francese e delleillusioni di Ludwig nei confronti deiLumi vincenti (Fidelio coevo dellaterza Sinfonia, lEroica, inizialmentededicata proprio a Napoleone pri-mo console di Francia); ma si an-

    che scritto che una anticipazionedellInno alla Gioia della Nona Sin-fonia. In realt lopera ha una strut-tura drammatica molto debole, co-mincia come una commediola leg-

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    gera, vira poco a poco in tragedia esi risolve in un classico arrivano inostri (il sauvetage, appunto).Eppure quanto bella!Ho avuto la ventura di assisteredomenica sera alla prova generale:una Scala gremita di gente attenta einteressata, un bel pubblico conmolti giovani e in particolare molte

    ragazze che si destreggiavano benecon la trama non sempre chiara,cantata e raccontata in tedesco.Sar sicuramente vero che lopera sostanzialmente ingenua, poco av-vincente e affetta da un eccessivomoralismo (il titolo dellopera origi-nale di Bouilly da cui il Fidelio trat-to - Leonore ou lamour conjugal -la dice lunga sulla pasta di cui fat-to), ma la musica di Beethoven struggente e ha il peso e lo spesso-re delle sue opere pi famose, quel-le che tutti conosciamo, e si capiscemolto bene lamore di cui lautore lagratificava. Una musica che pren-deva le distanze dal classicismo diMozart e di Haydn e cominciava ad

    anticipare il secolo nuovo, le tem-peste dellanima.Ma la cosa che riferisco con mag-giore entusiasmo chenelloccasione del suo addio allaScala (che sar sicuramente un ar-rivederci) con questo FidelioDanielBarenboim riscatta lo scarso impe-gno dedicato al Teatro nel suo set-

    tennato, sfodera le armi migliori,sfoggia una accurata concertazionecon un ottimo cast di cantanti: so-prattutto rivela una grande intesacon i due veri grandi protagonistidellopera, la strepitosa soprano au-striaca, quasi italiana Anja Kampenei difficili panni ( proprio il caso didirlo!) di Leonora/Fidelio, e con ilbasso sudcoreano Kwangchul Younnei pi facili eppur delicatissimipanni del capo carceriere Rocco.Curiosa e molto raffinata, infine, laregia di Deborah Warner che avevagi realizzato un Fidelionel 2001 alFestival di Glyndebourne e che inquesta occasione si giovata dellesemplici e belle scene di Chloe

    Obolensky e delle luci di Jean Kal-man, forse un po troppo basse(daltronde siamo o dovremmo es-sere in una prigione, ancorch tra-sfigurata in una fabbrica dismessa,e non so come se la caveranno conle riprese televisive!); dico una regiacuriosa perch da perfetta inglesela Warner rappresenta lamore co-

    niugale di una castit inverosimil-mente monacale, con i due sposiche - finalmente ritrovatisi in condi-zioni di fortissima emotivit - si di-cono parole piene di passione (Onamenlose Freude! Mein Mann anmeiner Brust! An Leonorens Brust!Oh gioia indicibile! Il mio sposo almio petto! Al petto di Leonora!) sen-za minimamente avvicinarsi n tan-tomeno abbracciarsi, restando acinque rispettosi metri di distanzaluno dallaltra. Ah gli inglesi!!Vi saranno diverse repliche fraSantAmbrogio e Natale e pare chevi siano ancora posti disponibili;posso consigliare di andare a veder-lo?

    ARTEquesta rubrica a cura di Benedetta Marchesi

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    Nel Blu di Klein e Fontana al Museo del Novecento

    Uno straordinario racconto di un

    dopoguerra animato da artisti, colle-zionisti, intellettuali e mercanti loscenario che si immagina faccia dasfondo alla relazione di amicizia traYves Klein e Lucio Fontana raccon-tata nella mostra in corso al Museodel Novecento e che immergono chivi coinvolto con stimoli visivi esuggestioni intellettuali.Due citt, Milano e Parigi, e due ar-tisti, distanti per et anagrafica, pro-venienza, formazione e stile ma conin comune la ricerca artistica che siarticola verso nuove dimensioni

    spaziali e concettuali. Ripercorrendoil tradizionale allestimento cronolo-gico del Museo ci si accosta pro-gressivamente al rapporto tra i due:pi questo si fa intenso e pi au-menta la densit di opere che si in-contrano dei due artisti. Lapice delsodalizio si raggiunge quando sispalanca la vetrata sopra piazza delDuomo con la Struttura al neon di

    Lucio Fontana sul soffitto e la diste-

    sa blu di Pigment Pur di Klein. Undialogo straordinario allinterno delquale il visitatore non pu che sen-tirsi coinvolto ed estasiato ammira-tore.Cinque sono gli anni cui la mostra dedicata: dal 1957, anno in cui YvesKlein espone per la prima volta aMilano alla Galleria Apollinaire unaserie di monocromi blu, al 1962, an-no della morte dello stesso Klein.Linaugurazione della mostra in Bre-ra loccasione in cui i due artisti siincontrano per la prima volta e Fon-

    tana tra i primi acquirenti di unmonocromo dellartista francese,diventando poi uno dei suoi pi im-portanti collezionisti in Italia.Nellesposizione sono documentaticinque anni di lettere, incontri, viag-gi e condivisione di due artisti chehanno segnato profondamente, o-gnuno a modo proprio, la storiadellarte novecentesca. Laffinit in-

    tellettuale e artistica emerge laddo-

    ve le aperture spaziali di Fontana(fisiche e concettuali) trovano corri-spondenza nel procedere di Kleindal monocromo al vuoto. Entrambiperseguono uno spazio immateriale,cosmico o spirituale, che forse ap-partiene a unaltra realt.Una mostra da non perdere YvesKlein Lucio Fontana, Milano Parigi1957-1962, che per la ricerca stori-co-artistica e le scelte curatorialinon appaga solo la fame conosciti-va del visitatore, ma soprattutto fa sche venga immerso in un mondo blu

    splendente che offre un profondogodimento emozionale.

    Klein Fontana. Milano Parigi1957-1962Museo del Novecentopiazza Duomo fino al 15 marzo2015 luned 14.30 19.30 marted,mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Biglietti :10/8/5 euro

    Tra Leonardo e Milano prosegue felicemente il sodalizio

    Se in una pigra domenica sera e-

    merge nel milanese unincontenibilevoglia di visitare una mostra, qualisono le proposte della citt? Intornoalle 19.30 non molte in realt: Pa-

    lazzo Reale cos come i grandi mu-

    sei del centro sono gi in procinto dichiudere. Una per attira latten-zione, sar per la posizione cos

    centrale o forse proprio per il fatto

    che ancora aperta.Quella dedicata al genio di Leonar-do Da Vinci, affacciata sulla GalleriaVittorio Emanuele, una mostra in

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    continua espansione che periodi-camente si arricchisce di nuovi ele-menti frutto delle ricerche dal CentroStudi Leonardo3, ideatore e orga-nizzatore della mostra nonchgruppo attento di studiosi. Se Leo-nardo produsse durante la sua vitauninfinit di disegni e schizzi, L3 sipone come obiettivo quello di stu-

    diare a fondo la produzione del ge-nio tostano e renderla fruibile a tuttele tipologie di pubblico con linguaggicomprensibile e divulgativi offrendoun momento ludico di intrattenimen-to educativo, adatto sia per bambiniche per adulti.Quasi 500 mq ricchi di modelli tridi-mensionali e pannelli multimedialiche permettono realmente di scopri-re le molteplici sfaccettature delpensiero e delloperato leonardesco:macchine volanti o articolati stru-

    menti musicali possono esseresmontate e rimontate; riproduzionidel Codice Atlantico e di altri mano-scritti sono tutte da sfogliare, in-grandire e leggere; ci sono giochi diruolo a schermo nei quali i visitatorivestono i panni dello stesso Da Vin-ci. La produzione artistica non di-menticata, anzi: unintera sala de-

    dicata ai pi famosi capolavoridellartista con un grande pannello edue touchscreendedicati al restaurodigitale dellUltima cena, alla Gio-conda e a due autoritratti dellau-tore.Inaugurata nel marzo 2013, proro-gata prima fino a febbraio 2014 eancora fino al 31 ottobre 2015, lamostra ha superato le 250 mila visi-te imponendosi come centro attratti-vo per turisti e cittadini. Un buon ri-sultato, ma forse basso consideran-

    do lalta qualit della mostra e laposizione decisamente strategica. Ilsuccesso di pubblico sarebbe statomigliore (forse) con un maggiorerilievo dato dalla stampa e dei socialnetwork, e da un costo del bigliettopi calmierato. Ma c ancora tem-po, e loccasione giusta alle porte:non perdiamola e anzi, dimostriamo

    che anche a Milano ci sono centri diricerca capaci di produrre mostreinteressanti senza necessariamentecreare allestimenti costosi ed espor-re opere o modelli originali.

    Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo1 marzo 2013 - 31 ottobre 2015Piazza della Scala, Ingresso Galle-ria Vittorio Emanuele II Aperta tutti igiorni, dalle 10:00 alle 23:00 com-presi festivi Biglietti: 12/10/9 euro

    Il re delle Alpi conquista anche Palazzo della RagioneQuella al Palazzo della Ragione non solo una mostra di fotografia suigrandi spazi, come riporta il titolo, unode alle avventure e alle monta-gne di Walter Bonatti. 97 gli scattipresentati in quella che si sta impo-nendo sempre di pi come una se-de espositiva di valore della citt diMilano.Ma alle grandi fotografie del mondo,alle riproduzioni audio e video si af-fiancano alcuni degli oggetti che

    hanno da sempre accompagnatoBonatti: gli scarponi di cuoio oramaiconsunti, la Ferrania Condoretta,una piccola macchina fotograficache us sul Petit Dru, e la macchinaper scrivere: una Serio, modello E-verest-K2, che gli venne regalatadalla stessa azienda produttriceperch raccontasse la vera storia dici che successe sul K2 nel 1954. forse grazie a quel dono che Bo-natti prese ad affiancare allalpi-

    nismo e allesplorazione delle vetteanche la narrazione. Acuto e attentoosservatore del mondo, Bonatti at-traverso i suoi reportage dar vocea realt lontane appassionando ilettori delle pi grandi riviste italiane,prima tra tutte Epoca.Un uomo decisamente in controten-denza rispetto al contesto nel qualeviveva: nellItalia post-bellica delboom economico Bonatti sceglielallontanamento dalla realt per an-

    dare a scoprire mondi nuovi e ine-splorati. Mai lo sfiora il pensiero dirimanere, anzi torna sempre a casaper raccontare il suo vissuto: daciascun viaggio porta con s rac-conti, riflessioni e tante, tantissimeimmagini per far sognare chi nonriesce a partire con lui.Le immagini in mostra raccontanodei grandi viaggi, della sua capacitdi errare solo e della sua grandeammirazione per la potenza della

    natura. Emerge anche una certaconsapevolezza di s: durante i suoiviaggi Bonatti escogita una serie ditecniche con fili e radiocomandi chegli consentono di essere non soloparte delle proprie fotografie, maromantico protagonista, quasi ultimoe affascinante esploratore del mon-do.Una mostra che coinvolge il visitato-re mescolando avventura, fotografiae giornalismo, giungendo a delinea-

    re il profilo di un grande uomo cheha contribuito a fare la storia delNovecento.

    Walter Bonatti. Fotografie daigrandi spazi Palazzo della RagioneMilano - Orari Tutti i giorni: 9.30 -20.30 // Gioved e sabato: 9.30 -22.30 La biglietteria chiude unoraprima dellorario di chiusura Lunedchiuso Ingresso 10 euro

    Marc Chagall porta la leggerezza a Palazzo Reale

    Non si pu essere a Milanonellautunno 2014 e non aver visita-to la grande retrospettiva dedicata aMarc Chagall, tale stato il battagepubblicitario che ha tappezzatolintera citt. Non solo, ma Chagall anche uno di quegli artisti che ri-mangono nei ricordi anni dopo lafine degli studi, che sembra facilecapire e apprezzare e per i quali si pi predisposti a mettersi in fila perandarne a vedere una grande mo-stra. Su questa scia stato pensatoil percorso che ha condottoallideazione della mostra, cheprende proprio le mosse dalla do-manda Chi stato Marc Chagall? Ecosa rappresenta oggi?

    Lesposizione, a Palazzo Reale finoal 1 febbraio, accompagna il visita-tore in una graduale avvicinamentoallartista; attraverso 15 sale e 220opere si scopre lartista affiancandolesperienza artistica alla sua cresci-ta anagrafica. Uomo attento e pro-fondamente sensibile al mondo chelo circonda, Chagall, figlio ed ere-de di tre culture con le quali si confrontato e che nel suo lavoro ri-tornano spesso: la tradizione ebrai-ca dalla quale eredita figure ricor-renti, come lebreo errante, e imma-gini cariche di simbologie; quellarussa, sua terra natia dei bianchipaesaggi e delle chiese con le cu-pole a cipolla, e quella francese del-

    le avanguardie artistiche, incontratapi volte durante i suoi soggiorni.Queste eredit si manifestano inmaniera eterogenea e armonica inuno stile che rimarr nella storia peressere solo suo: colori pieni di for-ma e sostanza, animali e uominicoprotagonisti in una sinergia magi-ca, latmosfera quasi onirica elamore assoluto che ritorna in ognicoppia raffigurata, quello tra Marc eBella Chagall e che intride di felicite leggerezza ogni altro oggetto raf-figurato intorno a loro. Persino il se-condo conflitto mondiale e poi lamorte dellamata Belle paiono nonappesantire il suo lavoro, quantoinvece lo conducono a una maggio-

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    re profondit e pregnanza di signifi-cato.Limmediato godimento della mo-stra, che potrebbe essere ostacola-ta dalla lunghezza e dal corpuscosimportante di opere, dato anchedalla capacit didattica della audio-guida e dei pannelli di mediare tra ilpensiero e il valore pittorico dellar-

    tista e locchio poco allenato del vi-sitatore. I supporti presenti in mo-stra contestualizzano in manierachiara il periodo e i lavori del pittore,offrendo tal volta una descrizione,tal volta un approfondimento nellevoci della curatrice Claudia Zevi odellerede dellartista, Meret Meyer.

    La mostra racconta anche la polie-dricit dellartista: attraverso i co-stumi, i decori e le grandi scenogra-fie che lartista ha realizzato per ilTeatro Ebraico Kamerny di Moscaemerge lo Chagall sostenitore entu-siasta e attivo protagonista in ambi-to culturale della Rivoluzione dot-tobre; nelle illustrazioni per leFavo-

    le di La Fontaine e nelle incisioniper Ma vie (la sua autobiografia) siincontra un altro Chagall ancora,che non teme in nessun modo ilmettersi alla prova con qualcosa dinuovo e diverso.Uomo e artista che si fondono inuna personalit quasi magica che al

    termine della percorso espositivonon si pu non apprezzare e chesancisce, ancora una volta, il ruolodellartista nella storia dellarte mo-derna.

    Marc Chagall. Una retrospettiva1908 - 1985 - fino al 1 febbraio 2015Palazzo Reale, piazza del Duomo

    Milano - Luned: 14.30-19.30 Mar-ted, mercoled, venerd e domeni-ca: 9.30-19.30 Gioved e sabato:9.30-22.30

    Il PAC si mostra tra arte e cinema: Glitch

    Glitch la distorsione, linter-ferenza non prevista allinterno diuna riproduzione audio o video.

    anche il titolo della mostra, al PACfino al 6 gennaio, dedicata alle inte-razioni tra arte e cinema: attraversoil video si compie una ricerca moltosoggettiva, indirizzata talvolta a rac-contare delle storie, tal altre a do-cumentare accadimenti o perfor-mance, altre ancora a sperimentaretecniche espressive. Il glitch, la fer-matura improvvisa della proiezione,offre una pausa alla visione eunoccasione per cogliere una sfu-matura che altrimenti passerebbeinosservata. Tra arte e cinema ilconfine quasi invisibile, sempreopinabile e mai definibile laddoveciascuna voce lecita e autorevole.La mostra raccoglie 64 video realiz-zati da artisti italiani che, raggruppa-ti per aree tematiche, vengono pro-posti in loop nei tre mini-cinema al-lestiti negli spazi del museo in palin-

    sesti ripetuti a giorni alterni. Al fian-co delle proiezioni vengono presen-tate una selezione di opere di artisti

    che hanno scelto il video comemezzo espressivo ma che si avval-gono anche delloggetto come con-cretizzazione tangibile dellidea arti-stica.Tra le opere di maggiore impatto:Mastequoia Op. 09-013, una lungastriscia di frame selezionati da ungirato di 54 ore su un viaggio com-piuto dai tre artisti tra Rotterdam,Fs e Tokyo (vero e proprio film,vincitore del premio Lo schermodellarte 2013); attraverso luso delVHS come supporto la qualit perdemolta definizione acquisendo perun velo quasi melanconico e onirico,oltre che di ricordo che si va lenta-mente sbiadendo.Per rendere pi esaustivo il tema stato presentato poi un fitto palinse-sto di proiezioni e performance chevanno ad ampliare ancora di pi la

    panoramica sul tema che lespo-sizione si propone di offrire, dandola possibilit al pubblico di ascoltare

    il contributo diretto che lartista pudare.Alla mostra, per, come se man-casse un collante tra le opere: cia-scuna porta con s un valore rico-nosciuto e condiviso ma sembranon essere in dialogo con quelle afianco, privando di conseguenza ilvisitatore di quellaccrescimento da-to dallinterazione e dal confrontocon un percorso complesso chepresenti artisti differenti.Glitch fino al 6 gennaio 2015 alPAC via Palestro - Orari da marteda domenica 9.30 - 19.30; gioved9.30- 22.30 Biglietti Abbonamento 10,00: consente un accesso illimi-tato alle proiezioni e agli eventi dellamostra, Intero 8,00 Ridotto 6,50Ridotto speciale 4,00: per tutti ivisitatori ogni gioved a partire dalle19.00;

    Giovanni Segantini tra colore e simbolo

    Una retrospettiva come Milano nonne vedeva da tempo: 18 sale ricchedi ricerca, dipinti e testi che ripercor-

    rono la vita e il lavoro del maggioredivisionista italiano, Giovanni Se-gantini. Si tratta di un ritorno idealequello di Segantini a Milano, il capo-luogo lombardo rappresent infatti ilpolo di riferimento intellettuale e ar-tistico per lartista; era la Milano del-la rivoluzione divisionista che stavalentamente dimenticando lo spiritoscapigliata per cogliere la sfida sim-bolista. Al fianco del Segantini ma-turo delle valli e delle montagnesvizzere si riscopre anche un giova-ne Segantini che a Milano compie ilproprio apprendistato e ritrae i Na-

    vigli sotto la neve o delle giovanidonne che passeggiano in via SanMarco.

    La mostra un racconto complessosul mondo di Giovanni Segantiniche accompagna il visitatore in un

    graduale avvicinamento allartista,che lo invita ad avvicinarsi attraver-so i quadri, alle emozioni, ai pensierie alle riflessioni che alle opere sonovincolati.I grandi spazi, gli animali, le monta-gne sono elementi non di comple-mento e non casuali in Segantini maanzi, acquisiscono un valore misticoe quasi panteistico che permealintero lavoro, frutto del forte lega-me tra lartista e la natura.Questultima, madre spirituale perlartista (e orfano di quella biologi-ca), spesso resa (co)protagonista

    delle opere al punto che giocandosui titoli e sulla compresenza trauomo e animali si arrivi interrogarsisu quale sia il vero protagonista.

    Luso dei colori, che si scopre con iltempo, sempre pi potente graziealla giustapposizione dei colori

    complementari e uno dei momenticulmine si raggiunge nellazzurrosenza eguali del cielo di Mezzogior-no sulle alpi(1891).La mostra pu essere percorsa egoduta in diverse maniere: in ordinecronologico seguendo levoluzioneartistica e personale dellartista ac-compagnati dallo scandire degli ac-cadimenti della vita dellartista, op-pure seguendo le sette sezioni te-matiche in cui lesposizione suddi-visa: Gli esordi, Il ritratto, Il vero ri-pensato, Natura e vita dei campi,Natura e Simbolo attraverso i pan-

    nelli chiari e lineari che accompa-gnano ciascun gruppo di sale; o an-cora, lasciandosi trasportare dal-luso magistrale della tavolozza dei

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    www.arcipelagomilano.org

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    colori, che ha reso Segantini il mag-giore esponente del divisionismoitaliano. una delle poche occasio-ni dove le scelte curatoriali e allesti-tive consentono al visitatore di unirela vita e il lavoro dellartista creandoun percorso omogeneo dal qualeemerge la complessit del caratteredellartista, composto, come tutti gli

    uomini, da vari ruoli: figlio, padre,uomo, artista. Qualsiasi modalit sisia scelta per la fruizione della mo-stra se ne uscir con appagata lanecessit di bellezza e colore, mapi vivida quella di percorrere le

    montagna e le valli tanto amatedallartista.Una nota positiva: i toni alle paretiche vengono giustapposti uno dopol'altro, stanza dopo stanza, creandocome una rappresentazione visivaal sedimentarsi delle conoscenzedellartista.Una nota negativa: nessuna segna-

    lazione allingresso della mostra sulnumero di sale e il tempo previsto divisita, lorario di chiusura sono le19.30 ma dalle 19 i custodi provve-dono incessantemente a fare pre-sente la questione facendo uscire il

    pubblico dalle sale alcuni minutiprima dello scoccare della mezza.Alla stessa ora chiude anche il boo-kshop, non una scelta vincente lad-dove questultimo rappresenta noto-riamente una delle maggiori fonti dientrata per mostre e musei.Segantini fino al 18 gennaio 2015Palazzo Reale (Piazza Duomo, 12 -

    20121 Milano) Biglietti (con audio-guida in omaggio) 12/10/6 OrariLuned: 14.30-19.30 Marted, Mer-coled, Venerd e Domenica: 9.30-19.30 Gioved e Sabato: 9.30-22.30

    LIBRIquesta rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero

    [email protected]

    Patrick Modiano

    L'orizzonteEinaudi 2014 pp. 154, euro 14

    "Modiano, chi era costui". NovelloCarneade, questo si saranno chiestii bookmakers internazionali a Stoc-colma all'attribuzione del PremioNobel 2014 per la letteratura a Pa-trick Modiano, invece che a Mura-kami o a Roth.E lo stesso Modiano si stupitoall'annuncio, che ha consideratobizzarro, quando finalmente la figlial'ha trovato per comunicargli la noti-

    zia, mentre lui ignaro passeggiavaper il Luxembourg a Parigi. Tra i120 scrittori in lizza, di cui 36 per laprima volta, i giurati svedesi hannoscelto proprio Modiano, scrittore e-breo francese, di origine italiana, dimadre belga, con la motivazione"per l'arte della memoria con la qua-le ha evocato i destini umani pi i-nafferrabili e scoperto il mondodell'occupazione (nazista)".In realt, nonostante nel 1978 Mo-diano abbia vinto il Premio Goncourtcon "Via delle Botteghe oscure"

    (stampato solo ora, in prima edizio-ne, da Bompiani ), e abbia al suoattivo una trentina di romanzi, 4 filmtratti dai suoi libri, abbia lavoratocon il regista Ponti, sia il paroliere diFranois Hardy, pochi lo conosconoin Italia. Forse anche per la sua in-dole schiva. Singolare il numero di-verso di case editrici presso le qualiegli ha pubblicato le sue opere,Guanda, Lantana, Einaudi. Questoeditore ha dato alle stampe nel

    2012 "L'Orizzonte", la sua penultimaopera e pubblicher nel 2015 anchela sua ultima "Pour que tu ne teperds pas dans le quartier".Lo scavo della memoria, l'ossessivaricerca di fare rivivere il passato,ripescando brandelli del vissuto,dando un senso ai ricordi ("a formadi nuvole gallegianti")per ricostruirel'insieme, fare emergere ombre, ilfine di tutta la sua scrittura. Perci

    egli trascrive con cura maniacaledate, nomi, strade, nel timore diperderli, di cadere "nella in