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4a GIORNATA DELL’ECONOMIA 12 maggio 2006 · quarta edizione, il sistema camerale propone...

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4 a GIORNATA DELL’ECONOMIA 12 maggio 2006
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4a GIORNATA DELL’ECONOMIA

12 maggio 2006

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Camera di commercio IAA 4^ Giornata dell’Economia

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A cura dell’Ufficio Studi – Statistica della Camera di commercio di Reggio Emiliacon il supporto dell’Ufficio Studi dell’Unione Italiana delle Camere diCommercio.

Coordinamento redazionale e stesura testiMarisa Compagni

Elaborazione tavole ed impostazione graficaElena Burani

Il rapporto completo è consultabile sul sito camerale www.re.camcom.itnella sezione “Studi e statistica e indici ISTAT”- area pubblicazionieconomico-statistiche - e sul sito www.starnet.unioncamere.it – areaterritoriale Reggio Emilia

La riproduzione totale o parziale del contenuto della presente pubblicazione è consentitacitando la fonte

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4^ Giornata dell’Economia Camera di commercio IAA

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Come ogni anno, in occasione della Giornata dell’Economia, giunta allaquarta edizione, il sistema camerale propone un’analisi in profonditàdell’evoluzione che, non solo l’intero Paese, ma ogni singola provinciasta vivendo.

Il punto di partenza del lavoro non è la macroeconomia ma quantoraccontano, attraverso il Registro Imprese, le singole aziende cheproducono beni e servizi, ricchezza e occupazione.

Il tessuto economico reggiano, così come quello italiano, è in costantetrasformazione.Le imprese tendono a rimodellare la loro struttura costituendosi semprepiù in forme giuridiche complesse quali le società di capitale, oadottando strategie organizzative fondate sulla capacità di relazionarsicon altre unità produttive alimentando in tal modo l’economia dellefiliere.

In questa fase di trasformazione, in cui Reggio Emilia continua aconfermarsi provincia export oriented, particolare attenzione dovràessere posta alla qualità del capitale umano impiegato nelle aziende edalle importanti attività di ricerca e sviluppo, indispensabili percontinuare ad assicurare la competitività del nostro territorio neiconfronti dei nostri competitors.

Aldo FerrariPresidente Camera di commercio

Reggio Emilia, 12 maggio 2006

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INDICE

Le tendenze evolutive nell’economia e nella società

Lo scenario internazionale e nazionale pag. 7

L’evoluzione del manifatturiero reggiano pag. 8

Le previsioni pag. 9

L’espansione del tessuto imprenditorialee la riorganizzazione degli assetti produttivi: le vie della crescita

Le trasformazioni del sistema produttivo:verso un modello di stampo europeo pag. 10

L’apparato produttivo si rafforza: si ricompongonoi rapporti intersettoriali pag. 14

Società, gruppi, filiere: si riorganizza il sistema produttivo pag. 18

Le medie imprese: leader delle filiere pag. 22

Liquidità e solidità: dai bilanci aziendali pag. 23

Le esportazioni: prodotti e Paesi pag. 24

Professioni e tecnologia: elementi chiave dello sviluppo

L’azienda si riorganizza: verso un nuovo mix di professioni pag. 30

Brevetti, ricerca e sviluppo pag. 34

APPENDICE STATISTICA pag. 39Indice delle tavole pag. 41

ALLEGATO pag. 185Note metodologiche pag. 187

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LE TENDENZE EVOLUTIVE NELL’ECONOMIA E NELLA SOCIETÀ

Lo scenario internazionale e nazionale

L’espansione dell’economia mondiale, avviatasi nel 2002 grazie alla ripresa dell’economiastatunitense e al sostegno fornito dall’elevatissima crescita di quella cinese, si è rafforzataa partire dalla fine dell’anno successivo. Tale fase di grande e diffuso sviluppo è proseguitafino al 2005, anno caratterizzato da ritmi di crescita sostenuti, sia pur leggermente menoaccentuati rispetto al +5,1% dell’anno precedente.

Un rilevante contributo allo sviluppo è stato fornito dal commercio internazionale di beni edi servizi (nonostante sia aumentato solo del 7% circa, a fronte del +10,3 nel 2004) e dalpermanere di condizioni finanziarie stabili ed eccezionalmente favorevoli all’investimento.

Le performance rilevate a livello nazionale e per macroaree geo-politiche evidenzianol’esistenza di una forbice ancora ampia tra i livelli e le modalità di crescita economica suscala territoriale.

In particolare, negli Stati Uniti sono stati i consumi (sostenuti dal favorevole andamento delmercato immobiliare e dalla crescita occupazionale) a trainare l’attività produttiva (+3,5%per l’intero 2005).

La crescita del PIL del Giappone ha invece beneficiato essenzialmente della ripresa delladomanda interna, dopo la stagnazione che aveva caratterizzato il biennio precedente.

PIL nei principali pesi industriali e in alcuni Paesi emergentiVariazioni % tra il 2004 e il 2005 a prezzi costanti

Paesi 2004 2005Stati Uniti 4,2 3,5Canada 2,9 2,9Giappone 2,3 2,7Cina 10,1 9,9India 7,4 8,0Area dell’euro 2,1 1,3Regno Unito 3,2 1,8Germania 1,6 0,9Francia 2,3 1,4Spagna 3,1 3,4MONDO 5,1 4,8

Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali, FMI e OCSE

Molto elevato si è confermato anche per lo scorso anno il ritmo di crescita dei Paesiemergenti (+7% nel loro complesso), in primo luogo come effetto di tassi di sviluppo ancoramolto elevati nell’area asiatica. Nello specifico, la crescita ha sfiorato il 10% in Cina (perl’esattezza +9,9% a fronte del +10,1% del 2004, quando il suo peso sul PIL mondiale era statopari al 15% in base alle parità dei poteri di acquisto).

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L’area dell’euro ha invece messo a segno nel 2005 un tasso di sviluppo più contenuto diquanto previsto a inizio anno (+1,3% per il PIL), con dinamiche diverse nei diversi Paesi:Spagna e Francia hanno rilevato incrementi del PIL di entità superiore alla media, mentreRegno Unito e, ancor più, Germania, sono state frenate dall’indebolimento dei consumi,che, nell’ultimo caso, ha quasi annullato l’impulso della domanda estera.

Il 2005 si è concluso per l’Italia con una crescita di poco superiore allo zero, legata alristagno della spesa delle famiglie e alla flessione degli investimenti, solo in parte bilanciatidall’andamento delle esportazioni.

L’evoluzione del manifatturiero reggiano

In questo contesto l’evoluzione congiunturale delle imprese manifatturiere reggiane, condimensione compresa fra 1 e 500 dipendenti, ha registrato, dopo un primo semestre conproduzione, fatturato ed ordini in calo rispetto ad un anno prima, un tendenzialemiglioramento.

Congiuntura manifatturiera 2004-2005 della provincia di Reggio EmiliaVariazione % rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente di alcuni indicatori

20054° trim.2004 1° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim.

Produzione 0,8 -0,8 -1,7 0,2 0,3Fatturato 1,6 -1,1 -1,8 -0,2 0,1Ordini 2,0 -2,2 -1,9 0,9 0,3Esportazioni 2,3 -2,1 -2,3 4,6 2,3

Nel secondo semestre dell’anno recentemente concluso, infatti, secondo i risultati ottenutidall’indagine campionaria trimestrale condotta dal sistema camerale, produzione e venditesi sono riassestate sui livelli dell’anno precedente grazie ad un leggero incremento degliordini provenienti, ancora una volta, soprattutto dai mercati esteri sui quali continua aconfluire in media oltre il 45% del fatturato.

Congiuntura manifatturiera 2004-2005: alcuni indicatoriVariazione % rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente

-5,0-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,04,05,06,0

1° trim2003

2° trim2003

3° trim2003

4° trim2003

1° trim2004

2° trim2004

3° trim2004

4° trim2004

1° trim2005

2° trim2005

3° trim2005

4° trim2005

Produzione Fatturato Ordini Esportazioni

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Il portafoglio ordini è rimasto stabile intorno ai tre mesi di produzione assicurata mentre ilgrado di utilizzo impianti è salito, nel corso del 2005, dal 73% di inizio anno al 78% di fineanno.

Congiuntura manifatturiera 2004-2005:alcuni indicatori

4° trimestre 2004 1° trimestre 2005 2° trimestre 2005 3° trimestre 2005 4° trimestre 2005Indicatori

ReggioEmilia

EmiliaRomagna

ReggioEmilia

EmiliaRomagna

ReggioEmilia

EmiliaRomagna

ReggioEmilia

EmiliaRomagna

ReggioEmilia

EmiliaRomagna

Quota export sufatturato 54,2 50,1 40,0 43,0 51,5 45,4 47,0 43,2 45,2 42,8Grado utilizzoimpianti 74,4 72,7 73,2 73,0 75,7 74,2 78,2 76,8 78,1 76,6Mesi di produzioneassicurata 3,0 3,0 5,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0 3,0

Il clima d’opinione che gli operatori economici esprimono per il primo scorcio del 2006appare di migliorata fiducia circa l’evoluzione degli ordini e, di conseguenza, dellaproduzione, con spunti più evidenti rispetto a quanto si registra per la regione nelcomplesso.

Le previsioni

Le previsioni formulate da Unioncamere-Prometeia in aprile 2006, indicano, in media d’annonel prossimo triennio 2006 – 2009, una la crescita del valore aggiunto per la nostra provinciapari al+1,4%, la stessa variazione prevista per l’Italia, leggermente inferiore al +1,7%stimato per l’Emilia Romagna.

Scenario di previsione al 2009 per la provincia di Reggio Emilia,l’Emilia Romagna e l’Italia

Reggio Emilia Emilia Romagna ItaliaIndicatori 2003-

20052006-2009

2003-2005

2006-2009

2003-2005

2006-2009

Tassi di crescita medi annui del periodo:- Esportazioni- Valore aggiunto- Occupazione

2,50,8-0,2

1,81,40,2

1,70,20,0

2,71,70,4

-0,60,60,3

3,21,40,4

Valori % a fine periodo:- Esportazioni/Valore aggiunto- Tasso di occupazione- Tasso di disoccupazione- Tasso di attività

51,447,03,248,6

52,146,72,247,7

33,945,43,847,2

35,345,93,347,4

23,138,87,742,1

24,839,47,242,5

Valori pro capite a fine periodo:- Valore aggiunto per abitante

(000 di euro)- Valore aggiunto per occupato

(000 di euro)

20,2

41,9

20,8

43,9

20,8

42,4

22,0

44,5

17,0

41,0

17,9

42,6Fonte: Unioncamere, Scenari di sviluppo delle economie locali 2006 - 2009

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L’ESPANSIONE DEL TESSUTO IMPRENDITORIALE E LA RIORGANIZZAZIONEDEGLI ASSETTI PRODUTTIVI: LE VIE DELLA CRESCITA

Le trasformazioni del sistema produttivo: verso un modello di stampoeuropeo

La graduale metamorfosi del sistema imprenditoriale italiano lo sta portando ad assomigliaresempre più, se visto in un’ottica macro-settoriale, alla media dei Paesi europei.

A fronte di una flessione di circa mezzo punto in media all’anno tra il 2001 e il 2005 delvalore aggiunto dell’industria nel suo complesso, i servizi hanno invece visto un incrementodello 0,7%. Ma, scendendo a un maggior dettaglio settoriale, vale evidenziare che la perditadi peso del settore manifatturiero (proseguita – e intensificatasi – nel corso dello scorsoanno) in termini di capacità di generare valore aggiunto è stata in buona sostanza bilanciatadall’incremento delle attività terziarie più vicine al mondo delle produzione (servizi alleimprese, credito, ecc.), confermando quindi la forte interrelazione tra i diversi settorieconomici nella produzione della ricchezza.

Anche in provincia di Reggio Emilia si assiste ad uno spostamento della produzione delreddito verso il terziario, pur rimanendo il settore industriale particolarmente radicato sulterritorio.Fra il 2000 e il 2004 (ultimo dato disponibile) la quota di reddito prodotta dall’industria(escluse le costruzioni) scende dal 38,1 al 34,3% del totale, mentre quella dei servizi sale dal52,6 al 55,5% ancora al di sotto del livello che si osserva in Regione (64,8%) e in Italia (70,9).

Valore aggiunto ai prezzi di base per attività economica in provincia di Reggio Emilia,Emilia Romagna, Italia nel 2000 e nel 2004

(composizione %)

IndustriaAgricoltura in senso

stretto Costruzioni Totaleindustria

Servizi Totale

2000Reggio Emilia 3,3 38,1 6,0 44,1 52,6 100,0Emilia Romagna 3,5 28,1 4,9 33,0 63,4 100,0Italia 2,8 23,0 4,8 27,8 69,4 100,0

2004Reggio Emilia 3,1 34,3 7,2 41,5 55,5 100,0Emilia Romagna 3,2 26,0 6,0 32,0 64,8 100,0Italia 2,5 21,4 5,2 26,6 70,9 100,0

Fonte: Istituto “G. Tagliacarne” – Roma

Nel contesto europeo, l’Italia che, sulla base dei dati OCSE, misura al 21,4% la quota divalore aggiunto prodotta dall’industria in senso stretto nel 2004, a fronte del 23% del 2000,si colloca, per la significativa presenza del manifatturiero in linea con i Paesi dell’area euroe ben al di sopra della quota che si registra in Francia (15,8%), nel Regno Unito (17,8%) e inSpagna (18,5%). In graduale crescita appaiono invece i servizi alla produzione e altre attivitàterziarie in grado di generare esternalità utili allo sviluppo delle lavorazioni industriali: la

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quota del 27,7% messa a segno dall’Italia per questi settori con riferimento al 2004sopravanza quella di gran parte dei Paesi OCSE ma è pur sempre inferiore a quella rilevataper Paesi fortemente caratterizzati dalla presenza di servizi ad elevato valore aggiunto(Regno Unito, Germania e Francia nell’UE, cui si aggiungono Giappone, Australia e StatiUniti).

Valore aggiunto per l’industria in senso stretto e per i servizi creditizi,immobiliari e alle imprese nei Paesi UE-15 e nei principali Paesi OCSE

Incidenza % sul totale del valore aggiunto per ciascun Paese – Anno 2004

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

50

Aust

ria

Belg

io

Dan

imar

ca

Finl

andi

a

Fran

cia

Ger

man

ia

Gre

cia

Irla

nda

Ital

ia

Luss

embu

rgo

Paes

i Bas

si

Port

ogal

lo

Regn

o U

nito

Spag

na

Svez

ia

Aust

ralia

Cana

da

Core

a

Gia

ppon

e

Nor

vegi

a

Polo

nia

Stat

i Uni

ti

Sviz

zera

Turc

hia

Credito, att.immob., e serv. Imprese Industria in senso stretto

Fonte: elaborazioni Centro Studi Unioncamere nazionale su dati OCSE

La crescente terziarizzazione del nostro Paese si ritiene debba essere letta secondo unalogica di riallineamento del mix produttivo dell’Italia e anche della nostra provincia,rispetto a quello dei competitors europei.

L’evoluzione che si osserva si spiega soprattutto in relazione all’esternalizzazione (anche suscala internazionale) di attività di servizi prima svolte all’interno dalle impresemanifatturiere, tanto da poter affermare che, per alcune realtà territoriali, la flessione nelcontributo dell’industria alla generazione di valore aggiunto sia stata in buona parteassorbita dalla crescita dei servizi esterni, così come nella maggior parte dei Paesi europeinei quali si registra che la quota più rilevante di valore aggiunto terziaria è comunqueappannaggio di attività direttamente collegate alla produzione di beni, come il commercio, itrasporti e i servizi avanzati alle imprese.

Tale circostanza conferma che le filiere produttive in senso stretto rimangono ancoral’attività predominante in termini di valore aggiunto e occupazione e che, nei paesiavanzati, la terziarizzazione non è certo da vedere in maniera antitetica rispettoall’industrializzazione ma sia null’altro che l’evidenza di processi di riorganizzazione dellefunzioni produttive e di servizio interne alle stesse imprese industriali.

Tale riorganizzazione non va letta soltanto in termini settoriali ma anche (e spesso inmaniera concomitante) dimensionali, come testimoniato dalla diminuzione in tutti i paesiavanzati del contributo delle grandi imprese in termini occupazionali e di valore aggiunto, atutto vantaggio delle unità di dimensione più contenuta.

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Occupazione per classe dimensionale nei Paesi UE-15 - Anno 2002

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%Au

stri

a

Belg

io

Dan

imar

ca

Finl

andi

a

Fran

cia

Ger

man

ia

Gre

cia

Irla

nda

Ital

ia

Paes

i Bas

si

Port

ogal

lo

Spag

na

Svez

ia

Regn

o U

nito

Meno di 10 Da 10 a 19 Da 20 a 49 da 50 a 249 250 e oltre

Un fenomeno che, nel tempo, ha assunto particolare evidenza soprattutto in Italia. Il nostroPaese concentra il 24% delle imprese dell’Europa a 15, ma tale incidenza varia fortementesulla base della classe dimensionale: sfiora infatti il 25% per quelle con meno di 10 addettima passa a poco più del 7% con riferimento a quelle con oltre 250 addetti. Ne risulta quindiuna forte dicotomia tra piccole (fino a 20 addetti) e grandi imprese (oltre i 250): le primeconcentrano il 93,2% in termini di assorbimento occupazionale e il 27,1% quanto a valoreaggiunto, contro quote che per le grandi aziende sono pari allo 0,3% e al 31,4%. In entrambii casi, le unità di più grandi dimensioni presentano una significatività del tessuto economico-produttivo inferiore a tutti gli altri Paesi dell’UE a 15, nonché al Giappone e agli Stati Uniti.

Valore aggiunto per classe dimensionale nei Paesi UE-15 - Anno 2002

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

Aust

ria

Belg

io

Dan

imar

ca

Finl

andi

a

Fran

cia

Ger

man

ia

Gre

cia

Irla

nda

Ital

ia

Paes

i Bas

si

Port

ogal

lo

Spag

na

Svez

ia

Regn

o U

nito

Meno di 10 Da 10 a 19 Da 20 a 49 da 50 a 249 250 e oltre

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La disponibilità di dati comparabili a livello internazionale consente di trovare una confermacirca i diversi modelli di sviluppo seguiti dalle economie europee, caratterizzati anche da unruolo differente svolto proprio dalle società di più grandi dimensioni. Irlanda, Svezia eFinlandia presentano una quota relativa alla fascia delle grandi imprese particolarmentesignificativa non tanto a livello di assorbimento di manodopera, quanto soprattutto intermini di capacità di creazione di valore aggiunto, rimandando subito alla presenza inquesti Paesi di gruppi multinazionali specializzati in settori high-tech.

Il “colosso” dell’industria tedesca emerge in tutta evidenza se si considera sia la suadimensione occupazionale, sia il suo peso nella formazione del PIL nazionale.

Vale inoltre evidenziare la rilevanza della fascia delle medie imprese (intese come quelletra i 50 e i 249 addetti) per l’economia dell’Austria, della Danimarca e dei Paesi Bassi.Questa fascia dimensionale, pur non concentrando una quota elevata dell’economianazionale, riesce a generare circa un quarto del valore aggiunto complessivo in Spagna,Portogallo e in Italia.

Occupazione e valore aggiunto per classe dimensionale nei Paesi UE-15 (1),in Giappone e negli Stati Uniti

incidenza % di ciascuna classe dimensionale sul totale – anno 2002 (2)

Distribuzione % addetti Distribuzione % valore aggiuntoPaesi Meno

di 10Da 10a 19

Da 20a 49

da 50a 249

250 eoltre

Menodi 10

Da 10a 19

Da 20a 49

da 50a 249

250 eoltre

Austria 71,0 13,6 8,3 5,5 1,6 6,2 5,2 8,4 26,3 53,9Belgio 79,4 8,4 7,1 4,1 1,0 6,1 4,3 9,7 21,7 58,2Danimarca 71,4 11,7 9,4 6,0 1,5 6,4 5,4 10,8 24,4 53,0Finlandia 84,0 6,2 5,2 3,6 1,0 5,6 3,4 6,7 17,7 66,6Francia 81,6 7,6 6,5 3,4 0,9 8,1 4,7 10,3 19,2 57,7Germania 62,1 18,4 8,9 8,4 2,2 3,6 4,2 6,0 21,1 65,1Grecia (3) 56,8 22,1 12,2 7,4 1,5 … 5,2 10,4 28,4 56,0Irlanda 39,0 20,8 21,2 15,2 3,8 1,2 1,4 4,1 17,2 76,1Italia 83,4 9,7 4,7 1,9 0,3 15,3 11,8 16,0 25,5 31,4Paesi Bassi 74,7 10,9 8,0 5,2 1,2 7,7 7,0 10,6 25,8 48,9Portogallo 80,6 8,8 6,6 3,5 0,5 10,9 6,9 13,9 28,8 39,5Spagna 78,4 10,6 7,8 2,8 0,5 10,3 7,9 15,7 24,2 41,9Svezia 85,8 6,0 4,5 2,9 0,8 6,1 4,5 7,9 19,4 62,0Regno Unito 84,4 6,8 4,9 3,2 0,7 8,3 5,5 9,5 22,6 54,1Giappone (4) 50,9 22,7 16,5 8,5 1,4 5,2 6,9 12,5 29,2 46,2Stati Uniti (5) 73,0 7,5 … … … 2,6 2,1 … … …

(1) ad eccezione del Lussemburgo(2) I dati riferiti al Belgio, agli Stati Uniti e al Giappone risalgono al 2001, quelli della Grecia al 2000(3) La distribuzione dell’occupazione per classi dimensionali è una stima, mentre quella sul valore aggiunto si

riferisce al totale relativo alle imprese con meno 10 dipendenti(4) Il dato riferito alla classe meno 10 addetti rappresenta in realtà solo la classe da 5 a 9 addetti(5) Per gli Stati Uniti non è possibile disaggregare ulteriormente la quota riferita alle imprese oltre i 20 addetti. Il

valore del fatturato è in questo caso utilizzato come una proxy del valore aggiunto, non disponibile in formadisaggregata per questo Paese.

Fonte: elaborazioni Centro Studi Unioncamere nazionale su dati Eurostat e OCSE

Circoscrivendo l’analisi al solo comparto manifatturiero si osserva che nel nostro Paese leimprese da 50 a 249 addetti generano il 21% del valore aggiunto dell’intero comparto, quellefino a 49 addetti ne producono oltre la metà (il 52%), mentre le aziende di maggioridimensioni (da 250 addetti e oltre) contribuiscono per il rimanente 27%.

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Riportando l’attenzione sulla nostra provincia si osserva che la partecipazione delle medieimprese (da 50 a 249 addetti) alla produzione del relativo reddito manifatturiero dell’area,con il 27,6% del totale, è superiore di quasi sei punti alla corrispondente media nazionale.

Valore aggiunto manifatturiero (*) ai prezzi baseper dimensione d’impresa nel 2003

(milioni di euro correnti)

Piccole e medie impreseFino a 49addetti

Da 50 a 249addetti Totale

250addetti e

oltreTotale

Reggio Emilia 1.968,2 1.124,7 3.093,0 984,2 4.077,1Emilia-Romagna 12.768,2 6.134,2 18.902,4 7.551,3 26.453,7Italia 119.781,0 48.210,3 167.991,2 61.842,3 229.833,5

(*) attività appartenenti alla sez. D Ateco 2002

Fonte: Istituto “G. Tagliacarne” - Roma

Valore aggiunto manifatturiero (*) ai prezzi baseper dimensione d’impresa nel 2003 (composizione percentuali)

Classi di addettiFino a 49addetti

Da 50 a 249addetti

250 addettie oltre

Totale

Reggio Emilia 48,3 27,6 24,1 100,0Emilia-Romagna 48,3 23,2 28,5 100,0Italia 52,1 21,0 26,9 100,0

(*) attività appartenenti alla sez. D Ateco 2002

Fonte: elaborazioni ufficio studi CCIAA Reggio Emilia su dati Istituto“G. Tagliacarne” - Roma

L’apparato produttivo si rafforza: si ricompongono i rapporti intersettoriali

I dati demografici delle imprese italiane per il 2005 rilevano una prosecuzione dei fenomenidi ristrutturazione su scala settoriale e dimensionale del nostro apparato produttivo, purconfermando le linee di crescita e di irrobustimento strutturale che ne hanno caratterizzatole tendenze evolutive a partire dalla metà degli anni Novanta.

Secondo i dati del Registro Imprese delle Camere di commercio, lo stock delle aziende hacontinuato ad aumentare nel 2005 (oltre 80.000 imprese in più), riuscendo a superare ilmuro dei 6 milioni di imprese registrate (alla fine di dicembre erano 6.073.024).

In provincia di Reggio Emilia le imprese hanno raggiunto quota 57.740 con un saldo positivodi 1.114 imprese, pari al +2%, rispetto al 2004. A fronte, infatti, di oltre 4.700 iscrizioni sonostate poco più di 3.600 le cessazioni.

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Ancora una volta la crescita è stata trainata prevalentemente dalle costruzioni (+6,5%) che,con quasi 13.000 unità, rappresentano, ormai, oltre un quinto del totale imprese iscrittenella nostra provincia. Il peso del settore edile è in continua crescita già da alcuni anni; èpassato, infatti, dal 15,1% del 1998 al 22,4% del 2005.

In aumento del 5,6%, rispetto allo scorso anno, le aziende che svolgono attività di servizioalle imprese – immobiliari, noleggio, informatica e ricerca, quasi 5.900 - che rappresentano,però, solo il 10% del totale.

Gli alberghi e ristoranti (2.098) sono cresciuti del 2,3% e i servizi alla persona dell’2,5%.Quasi stazionario, con poco meno di 10mila imprese, il manifatturiero (+0,2%) - che deve ilsuo andamento positivo agli aumenti registrati nelle industrie alimentari, nelle confezioni enella meccanica, in particolare di precisione - e il commercio (+0,2%).

Incrementi decisamente più contenuti si osservano negli altri settori, ad eccezionedell’agricoltura, le cui aziende, nell’anno appena trascorso, si sono ridotte di un ulteriore2,5%.

Imprese registrate in provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e ItaliaAnni 2004 e 2005

Imprese RegistrateSEZIONI E DIVISIONI DI ATTIVITA'

2004 2005Variaz. %‘05 su ‘04

A Agricoltura, caccia e silvicoltura 8.762 8.547 -2,5B Pesca, piscicoltura e servizi connessi 10 10 0,0C Estrazione di minerali 44 42 -4,5D Attività manifatturiere 9.735 9.758 0,2E Produzione e distribuzione energia elettr., gas e acqua 14 12 -14,3F Costruzioni 12.145 12.940 6,5G Commercio ingr. e dett.; rip. beni personali e per la casa 11.504 11.530 0,2H Alberghi e ristoranti 2.050 2.098 2,3I Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 2.181 2.190 0,4J Intermediazione monetaria e finanziaria 822 832 1,2K Attività immobiliare, noleggio, informatica, ricerca 5.560 5.870 5,6M Istruzione 117 113 -3,4N Sanità e altri servizi sociali 171 175 2,3O Altri servizi pubblici, sociali e personali 2.056 2.108 2,5Nc Imprese non classificate 1.455 1.515 4,1Reggio Emilia 56.626 57.740 2,0Emilia Romagna 469.228 475.410 1,3Italia 5.997.749 6.073.024 1,3Fonte: elaborazione ufficio studi - statistica CCIAA Reggio Emilia su dati InfoCamere

La costante e fisiologica riduzione che si osserva per le imprese agricole incide anche sulpeso che le stesse rappresentano nel contesto del tessuto economico locale: costituivano il20,8% delle imprese nel 1998, ne rappresentano, oggi, il 14,8%. Nel contempo è scesa diquasi due punti (dal 18,7 al 17%) la quota di “partecipazione” delle imprese industrialimentre, come già accennato, è aumentata di ben sette punti quella costituita dalle impresedi costruzioni. La quota delle aziende del terziario continua, invece, ad oscillare per tutto ilperiodo tra il 43 ed il 44%.

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Imprese registrate in provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e Italia per attività economicaAnni 1998 e 2005 – composizione %

IndustriaAgricoltura In senso

stretto Costruzioni Totaleindustria

Servizi Nc Totale

1998Reggio Emilia 20,8 18,7 15,1 33,8 44,7 0,7 100,0Emilia Romagna 21,3 15,3 11,2 26,6 50,8 1,3 100,0Italia 20,0 13,6 11,3 24,9 50,3 4,8 100,0

2005Reggio Emilia 14,8 17,0 22,4 39,4 43,2 2,6 100,0Emilia Romagna 16,2 14,1 15,4 29,5 51,2 3,1 100,0Italia 16,1 12,5 13,2 25,7 51,1 7,1 100,0

Fonte: Istituto “G. Tagliacarne” – Roma

Spostando l’analisi dall’ottica delle imprese a quella degli occupati, la composizione dellanostra struttura economica mostra una rappresentazione decisamente più simile a quellaosservata con il “filtro” del reddito prodotto.

Occupati per settore di attività economica in provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e ItaliaAnni 2004 e 2005 (valori in migliaia) (*)

IndustriaAgricoltura in senso

stretto Costruzioni Totaleindustria

Servizi Totale

2004Reggio Emilia 10 78 18 96 118 224Emilia Romagna 89 521 129 651 1.106 1.846Italia 990 5.036 1.833 6.868 14.546 22.404

2005Reggio Emilia 9 78 22 100 119 228Emilia Romagna 83 528 136 663 1.127 1.872Italia 947 5.028 1.913 6.940 14.675 22.563

(*) non sempre sono assicurate le quadrature dei totali per riga e per colonna a causa della troncatura instampa del dato alle migliaia

Fonte: Istat

Gli occupati in agricoltura, circa 9mila, rappresentano una quota del 3,9%, (inferiore aquella che si osserva per la Regione (4,4%) e l’Italia (4,2%); quelli dell’industria in sensostretto, 78mila in totale, costituiscono una fetta pari al 34% (sei punti in più rispettoall’Emilia – Romagna e dodici rispetto all’Italia). Le costruzioni con 22mila occupati (erano18milia nel 2004) sfiorano quota dieci per cento, mentre i servizi, con 119mila addetti, il52,2% del totale, costituiscono la componente più consistente dell’occupazione (anche se diotto punti inferiore alla media regionale e di tredici alla nazionale).

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Occupati per settore di attività economica in provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e ItaliaAnni 2004 e 2005 (composizione %)

IndustriaAgricoltura in senso

stretto Costruzioni Totaleindustria

Servizi Totale

2004Reggio Emilia 4,5 34,8 8,0 42,9 52,7 100,0Emilia Romagna 4,8 28,2 7,0 35,3 59,9 100,0Italia 4,4 22,5 8,2 30,7 64,9 100,0

2005Reggio Emilia 3,9 34,2 9,6 43,9 52,2 100,0Emilia Romagna 4,4 28,2 7,3 35,4 60,2 100,0Italia 4,2 22,3 8,5 30,8 65,0 100,0

Fonte: Istat

Passando dall’analisi degli stock a quella dei flussi si osserva che il nostro Registro Impresemostra un continuo “movimento”; buoni tassi di natalità, sempre superiori all’8% negliultimi sette anni, indicatori di uno spirito imprenditoriale sempre presente ma anchecontemporanei tassi in uscita, oscillanti fra il 6 ed il 7,5%. Indubbiamente un costantericambio in cui comunque le nuove nate superano sempre le cessate.

Tasso di natalità delle imprese registrate per forma giuridicain provincia di Reggio Emilia nel 1999 e nel 2005

Anni Società dicapitale

Società dipersone

Ditteindividuali

Altreforme TOTALE

1999 9,2 6,1 8,5 7,0 8,02000 12,3 6,0 9,5 8,6 9,02001 8,4 6,0 9,2 8,6 8,32002 8,1 5,5 9,7 7,3 8,52003 7,2 5,1 9,4 5,5 8,02004 7,5 5,1 10,6 5,0 8,72005 7,6 4,6 10,1 5,7 8,3

Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2005

Tasso di mortalità delle imprese registrate per forma giuridicain provincia di Reggio Emilia nel 1999 e nel 2005

Anni Società dicapitale

Società dipersone

Ditteindividuali

Altreforme TOTALE

1999 3,2 3,8 8,2 5,5 6,52000 3,4 3,8 8,2 4,5 6,52001 2,7 3,7 8,5 3,9 6,52002 3,9 4,9 9,5 6,5 7,52003 3,0 4,3 7,9 4,2 6,22004 2,8 3,9 8,3 4,3 6,32005 2,9 3,9 8,5 4,8 6,4

Fonte: Unioncamere, Movimprese, 2005

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Società, gruppi, filiere: si riorganizza il sistema produttivo

Tessuto imprenditoriale, quindi, in costante crescita con un tendenziale riassestamentosempre più orientato verso forme giuridiche solide: le società di capitale: dalle 6.727 del1998, pari al 13,4% del totale, si è passati alle 10.114 del 2005, con un’incidenza del 17,5%.

Imprese registrate in provincia di Reggio Emilia per forma giuridicanel 1998 e nel 2005

Aumenta la componente forte delle imprese e si riduce di un punto quella costituita dallesocietà di persone (dal 22,9 al 21,9%) e di tre punti quella delle ditte individuali (dal 61,2 al58%) che con 33.515 unità permane di gran lunga la più numerosa.

Con riferimento al periodo 1998 - 2005, le società di capitale, in Italia, hanno visto cresceredi 4,3 punti percentuali la loro incidenza sul totale delle imprese registrate, passando dal14,2% al 18,5%. Quasi specularmente, le ditte individuali hanno visto scendere il loro pesodal 62,2% del 2000 al 57,7% del 2005.

Imprese registrate per forma giuridica in provincia di Reggio Emilia, in Emilia Romagna e in Italianel 1998 e nel 2005 (composizione %)

Società dicapitale

Società dipersone Ditte individuali Altre forme Totale

n % sultot n % sul

tot n %sultot n % sul

tot n % sultot

1998Reggio Emilia 6.727 13,4 11.573 22,9 30.894 61,2 1.273 2,5 50.467 100,0Emilia Romagna 58.292 13,2 104.213 23,6 269.264 61,0 9.734 2,2 441.503 100,0Italia 785.981 14,2 1.131.076 20,5 3.430.965 62,2 168.561 3,1 5.516.583 100,0

2005Reggio Emilia 10.114 17,5 12.652 21,9 33.515 58,1 1.459 2,5 57.740 100,0Emilia Romagna 86.354 18,2 112.512 23,7 265.390 55,8 11.154 2,3 475.410 100,0Italia 1.123.694 18,5 1.248.342 20,6 3.504.631 57,7 196.357 3,2 6.073.024 100,0

Fonte: elaborazioni uff. Studi-statistica CCIAA Reggio Emilia su dati Infocamere

L’adeguamento della forma giuridica adottata per gestire al meglio l’attività ed operare conmaggior competitività è solo la prima delle modalità scelte dalle imprese per “rimodellare”la loro struttura e affrontare così le nuove sfide sui mercati italiani ed esteri.

1998

Ditte individuali

61,2%

Società di capitale13,4%Altre forme

2,5%

Società di persone22,9%

2005

Ditte individuali

58,1%

Società di capitale17,5%

Altre forme2,5%

Società di persone21,9%

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La seconda, e ancor più rilevante, modalità riguarda le strategie organizzative alla basedella crescita, fondata sulla capacità di relazionarsi con altre unità produttive(manifatturiere o terziarie) e di alimentare in tal modo l’economia delle filiere.

La logica del controllo strategico delle filiere produttive è peraltro quella che ha portatoalla creazione e diffusione dei gruppi di impresa (soprattutto quelli di tipo "formale"), unfenomeno in continua crescita.

Al modello dei gruppi di impresa (che includono società di capitale, società di persone, ditteindividuali e istituzioni) fa riferimento il 19,8% degli occupati in Italia, per un valoreaggiunto che raggiunge il 25,2% del totale. All'inizio del 2004, si contavano poco meno di71.300 gruppi, che controllavano circa 147.800 imprese.

La diffusione maggiore si ha al Nord-Ovest (39% del totale), dove peraltro sono più presentile aziende controllate da imprese estere (circa 7.500 sono i gruppi guidati da unacapogruppo estera, con la Lombardia che da sola vede localizzarne sul suo territorio ben6.300 circa).

Gruppi, aziende in gruppo, addetti e valore aggiunto province dell’Emilia Romagna e ItaliaAnno 2003

Gruppi persede

Impresecapogruppo

econtrollateper sede

Addettitotali ingruppo

% sul totaleaddetti delterritorio (*)

Valoreaggiunto

delleimprese ingruppo (**)

% sul valoreaggiunto

delterritorio (*)

Piacenza 339 797 21.488 17,8 1.041 17,0Parma 766 1.929 51.532 24,8 3.240 30,5Reggio Emilia 838 2.183 77.636 32,9 3.917 32,7Modena 1.434 3.618 90.198 26,3 5.244 28,6Bologna 2.111 5.517 143.303 29,3 7.603 28,4Ferrara 332 906 24.038 15,5 989 13,2Ravenna 508 1.356 27.518 15,6 1.461 16,6Forlì – Cesena 506 1.269 46.188 24,3 1.347 14,7Rimini 494 1.262 18.672 13,7 995 14,3Emilia Romagna 7.328 18.837 500.573 24,4 25.836 24,3Italia 71.287 170.517 4.800.657 19,8 306.766 25,2

(*) I dati relativi all’occupazione e al valore aggiunto del territorio si riferiscono al totale, compresa la PubblicaAmministrazione. Viceversa, i dati relativi all’occupazione e al valore aggiunto delle imprese in gruppo noncomprendono la PA

(**) Il valore aggiunto a valori correnti anno 2003 è espresso in milioni di euro

Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale – Osservatorio sui Gruppi d’impresa 2006

In provincia di Reggio Emilia, gli 838 gruppi rilevati includono 2.183 imprese che occupano intotale 77.636 addetti; si tratta di un terzo degli occupati in provincia, quota che collocaReggio Emilia al primo posto in Emilia Romagna con tre punti di scarto davanti alla seconda(Bologna).

Significativa, e pari al 32,7% del totale provinciale, è anche la quota di reddito prodotta daigruppi reggiani, la quota più alta fra le province della Regione, sette punti sopra la medianazionale ed otto sopra la media emiliano-romagnola.

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Imprese nazionali in gruppo per settore di attività economicain provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e Italia

Anno 2003

Attività economica ReggioEmilia

EmiliaRomagna Italia

Agricoltura, caccia, pesca 15 208 1.768Alimentare 52 374 2.383Sistema moda 52 444 4.481Legno, carta, editoria 46 374 3.651Chimica, gomma, plastica 64 356 3.519Metalmeccanica 346 2.178 14.987Altre industrie 111 618 6.139Costruzioni 243 1.807 17.490Commercio, alberghi e ristoranti 377 3.700 35.668Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 57 564 5.601Intermediazione monetaria e finanziaria 77 603 5.734Attività immobiliari, servizi avanzati alle imprese 653 6.439 54.566Altro 90 1.172 14.530TOTALE 2.183 18.837 170.517

Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale – Osservatorio sui gruppi d’impresa, 2006

Delle 2.183 aziende reggiane in gruppo, ben 653, pari al 29,9%, appartengono al compartoattività immobiliari, servizi avanzati alle imprese; seguono, a distanza, le 377 aziendecommerciali, alberghiere e della ristorazione e, a ruota, 346 imprese metalmeccaniche e243 aziende che fanno riferimento a gruppi delle costruzioni.

Imprese in gruppo per attività economicaIn provincia di Reggio Emilia, Emilia Romagna e Italia

Anno 2003

25,8%

11,1%

15,9%

17,3%

29,9%

25,0%

9,6%

11,6%

19,6%

34,2%

28,0%

10,3%

8,8%

20,9%

32,0%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Reggio Emilia Emilia Romagna Italia

Attività imm., serv.avanzati alle imp.

Commercio,alberghi e ristoranti

Metalmeccanica

Costruzioni

Altro

Nei casi di integrazione monosettoriale all’interno del gruppo stesso, o anche nei casi dicollegamento con strutture distributive controllate, mantenere le imprese giuridicamenteseparate ma collegate in forma di gruppo può consentire di differenziare l’identità deiprodotti (con diversa reputazione) destinati a diversi mercati o segmenti di mercato,soprattutto nei beni di largo consumo.

Proprio per cercare di isolare i gruppi creati per la finalità di integrare fasi della filieraproduttiva a monte o a valle del core business aziendale rispetto a quelli in cui il legame

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azionario è originato esclusivamente da ragioni diverse (gestione di patrimoni immobiliari,amministrazione di patrimoni mobiliari, etc.) sono stati individuati i cosiddetti “gruppiproduttivi”.

Con tale termine si intendono i raggruppamenti generati da almeno due imprese conaddetti, escludendo così quelli al cui interno esistono unità il cui controllo è legato adobiettivi diversi da quello della produzione (più o meno integrata all’interno del gruppo) dibeni e servizi.

Si tratta in ogni caso della quota più consistente, posto che tali “gruppi produttivi” (pari a46.100 strutture) rappresentano poco meno dei due terzi del totale, arrivando a toccareaddirittura il 70% nelle regioni del Nord-Est.

In provincia di Reggio Emilia ne sono stati contati 655, il 78,2% del totale, con 1.717imprese, l’86,6% del totale, le percentuali più elevate in assoluto in Regione, dieci e undicipunti rispettivamente sopra la media regionale.

Gruppi produttivi – Anno 2003

Gruppiproduttivi

% sultotale

Aziende produttivein gruppo

controllate dallecapogruppo del

territorio

% sul totale

Piacenza 2.319 68,1 491 75,3Parma 550 71,8 1.340 82,3Reggio Emilia 655 78,2 1.717 86,6Modena 1.091 76,1 2.611 84,4Bologna 1.513 71,7 3.916 82,7Ferrara 235 70,8 627 80,6Ravenna 378 74,4 977 84,0Forlì – Cesena 381 75,3 848 82,6Rimini 316 64,0 801 75,9Emilia Romagna 5.350 73,0 13.328 82,7Italia 46.107 64,7 112.296 76,0

Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale – Osservatorio sui Gruppi d’impresa 2006

Per le imprese di piccola e media dimensione, la struttura di gruppo costituisce dunque lasoluzione alla ricerca di una formula organizzativa efficiente, tenuto conto da un lato dellecaratteristiche (e della continua evoluzione) della domanda e delle condizioni dei mercati,dall’altro delle risorse organizzative (in termini di capitale e di risorse umane) a disposizionedelle aziende.

In molti casi (e anche indipendentemente dalla dimensione aziendale), dietro tale strategiaorganizzativa si riflette talvolta anche la tendenza a voler quasi replicare, estendendola allealtre unità del gruppo, la formula imprenditoriale originaria, sfruttando però al contempoanche rendimenti di scala crescenti per alcune funzioni aziendali diverse da quelleproduttive in senso stretto (finanza, marketing, logistica, ecc.).

Una tendenza che si esplica nella gerarchizzazione dei rapporti all’interno del gruppo e dellafiliera che lo caratterizza, dettati anche dal fatto che in molti casi l’ispessimento del gruppoavviene mediante processi di acquisizione che vedono come protagoniste le imprese a più

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diretto contatto con il mercato o, ancor più, quelle la cui forza si basa essenzialmente sullariconoscibilità del marchio (come nel caso, ad esempio, delle medie imprese industriali).

Il modello dei gruppi d’impresa consente quindi di interpretare in maniera diversa lastruttura (e l’evoluzione) dimensionale del tessuto produttivo italiano, rappresentandol’alternativa (in termini di flessibilità organizzativa) alla crescita aziendale per via interna.Il che non implica però necessariamente – e per tutti i settori di attività economica – che percompetere con successo conti soltanto la dimensione aziendale in termini strategici eorganizzativi, sminuendo del tutto la rilevanza della variabile occupazionale.

Dal punto di vista della dimensione occupazionale, secondo i dati che si leggono con ilcensimento industria e servizi 2001 (l’ultima informazione in ordine di tempo resa nota dallestatistiche ufficiali) quasi la metà delle imprese manifatturiere reggiane (per l’esattezza il45,7%) si concentra nella classe fino a 2 addetti (sono 3.416 su un totale di 7.482), mentrepoco più del 3% (250 aziende in totale) è costituito da imprese manifatturiere con oltre 50addetti che concentra, però, il 46% degli addetti del settore.

Imprese e addetti per classi di addetti in provincia di Reggio EmiliaCensimento Industria e Servizi 2001

Di cui:TOTALE ATTIVITA’ ECONOMICHE

MANIFATTURIERO SERVIZIClassi diaddetti n.

imprese% sultotale

n.addetti

% sultotale

n.imprese

% sultotale

n.addetti

% sultotale

n.imprese

% sultotale

n.addetti

% sultotale

Fino a 2 30.115 73,3 37.590 20,0 3.416 45,7 4.595 5,6 20.186 79,2 25.244 29,8Da 3 a 9 8.298 20,2 37.711 20,0 2.396 32,0 12.223 14,8 4.558 17,9 19.494 23,0Da 10 a 49 2.302 5,6 42.787 22,7 1.420 19,0 27.661 33,6 667 2,6 11.742 13,8Da 50 a 249 303 0,7 29.053 15,4 216 2,9 21.103 25,6 74 0,3 6.818 8,0250 e oltre 53 0,1 41.237 21,9 34 0,5 16.757 20,4 14 0,1 21.550 25,4TOTALE 41.071 100,0 188.378 100,0 7.482 100,0 82.339 100,0 25.499 100,0 84.848 100,0Fonte: elaborazione uff. Studi CCIAA Reggio Emilia su dati Istat

Un discorso analogo può essere fatto per i servizi che mostrano una concentrazione ancoramaggiore di microimprese. Oltre il 79% delle aziende del terziario – 20.186 delle 25.499totali - si colloca nella dimensione “fino a 2 addetti” con una media di addetti per aziendapari a 1,3.

Le medie imprese: leader delle filiere

E sono spesso le aziende di medie dimensioni le leader delle filiere in grado di controllarne isingoli anelli, non solo attraverso lo sviluppo di accordi inter-aziendali, ma anche mediantel’acquisizione di altre aziende o la creazione ex novo di altre ancora.

Sono 91, nel 2002, le aziende reggiane di medie dimensioni, quelle che lo studioUnioncamere - Mediobanca presentato a Reggio Emilia il gennaio scorso, individua quali“società con un fatturato compreso fra i 13 e i 260 milioni di Euro e con un numero diaddetti che oscilla da un minimo di 50 ad un massimo di 500 unità”.

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Specializzate in prodotti di nicchia del made in Italy di cui detengono importanti quote dimercato, queste si presentano con un assetto proprietario essenzialmente familiare.Sono aziende, quindi, che non appaiono grandi, ma sono caratterizzate da un’organizzazioneevoluta basata spesso sull’appartenenza ad una filiera e/o ad un gruppo.

Questa loro organizzazione consente di ridurre i fabbisogni di capitale, tant’è che solo tredelle 1.500 del Nord Est e diciotto delle 4.000 italiane sono entrate in borsa. In questocontesto le medie aziende reggiane si presentano con performance di tutto rispetto.

Il fatturato medio per azienda si attesta a 34,2 milioni di Euro, in linea con i 34,4 dellamedia italiana, ed è costituito per oltre un terzo (il 36,1%) da prodotti con contenutotecnologico medio/alto ed alto, nove punti sopra la media del Nord Est ed otto punti soprala media Italia. Anche la quota esportata, il 35,3% del fatturato, supera di due punti lamedia nazionale e di un punto il Nord Est.

Le medie imprese in Italia, nel Nord Est e a Reggio Emilia

Medie Imprese

Italia Nord Est ReggioEmilia

Numero aziende nel 2002 3.893 1.451 91Dimensione media (fatturato perazienda in milioni di euro) 34,4 35,4 34,2Export (in % del fatturato) 33,6 34,6 35,3Variazione % ‘96-’02:- fatturato- export- dipendenti

40,149,016,2

41,750,018,4

50,771,823,1

Tecnologia (% fatturato 2002):- medio alta/alta- medio bassa/bassa

28,771,3

27,572,5

36,163,9

Positiva anche l’evoluzione che si osserva fra il 1996 e il 2002: Reggio Emilia registra ritmi dicrescita particolarmente sostenuti.

Il fatturato aumenta del 50,7% contro il 41,7% del Nord Est e il 40,1% dell’Italia; le esportazionicrescono addirittura del 71,8%, oltre venti punti sopra le rispettive performance dell’area nordorientale e italiana; i dipendenti aumentano del 23,1% (del 18,4% nel Nord Est e del 16,2% inItalia).

Un’area, quindi, quella reggiana, particolarmente dinamica se osservata attraverso i bilancidelle medie imprese, che nei primi anni duemila si presentano, fra l’altro, anche con una buonasolidità finanziaria.

Liquidità e solidità: dai bilanci aziendali

La solidità finanziaria ed in ogni caso la capacità di gestire correttamente l’impresa nonpare però limitarsi alle sole medie aziende. Indubbiamente queste contribuiscono molto, maè tutto il sistema nel suo insieme a fornire indicatori positivi.

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La liquidità immediata e corrente disponibile presso le aziende reggiane, secondo leelaborazioni dell’osservatorio Unioncamere tratte dai bilanci delle società di capitaledepositati presso le Camere di commercio, è sufficiente (secondo i canoni standard) a farfronte alle passività correnti con l’utilizzo dei mezzi prontamente disponibili o con quelliliquidabili in un periodo abbastanza breve.

Liquidità corrente: Attività a breve/Passività a breve

1998 1999 2000 2001 2002 2003Reggio Emilia 1,19 1,17 1,66 1,66 1,63 1,13Emilia Romagna 1,17 1,15 1,23 1,25 1,29 1,24Italia 1,15 1,10 1,10 1,08 1,11 1,14

Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale – Osservatorio sui Bilanci delle società di capitale 2006

Sul versante della redditività, le imprese reggiane, pur con una tendenziale riduzione deirendimenti, in linea con quanto si registra sull’intero territorio nazionale, rilevanoperformance superiori alla media.

Ci si riferisce, in particolare, alla redditività del capitale di rischio misurata dal ROE(Risultato d’esercizio rapportato al patrimonio netto depurato del risultato d’esercizio). Nel2003 il ROE risulta essere pari al 4,8% (era l’8,2% un anno prima) a fronte del 2,6% regionalee del 3,2% nazionale.

ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio netto – Risultato d’esercizio)

1998 1999 2000 2001 2002 2003Reggio Emilia 10,2 12,1 9,3 7,3 8,2 4,8Emilia Romagna 5,9 6,8 5,0 4,1 3,7 2,6Italia 5,2 7,7 6,6 4,0 1,0 3,2

Fonte: Centro Studi Unioncamere nazionale – Osservatorio sui Bilanci delle società di capitale 2006

Le esportazioni: prodotti e Paesi

Mediamente il 45/50% del fatturato delle aziende reggiane, con punte che superano il50/60% in alcuni settori, è indirizzato all’estero.Hanno raggiunto quota 6,4 miliardi di Euro le esportazioni reggiane nel 2005 con unincremento di quasi 600 milioni di Euro rispetto al 2004.

L’aumento del 10,3% registrato per la nostra provincia è stato sensibilmente superiore allacrescita regionale, che si è attestata al +7,7%, e ancor più a quella nazionale (+4%).

L’andamento positivo è da imputare alle buone performance dell’export dei prodottimanifatturieri che costituiscono la quasi totalità dell’esportato. Il settore metalmeccanico

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ha registrato un incremento di oltre sette punti percentuali attestandosi sul valore di 3,8miliardi di Euro, quasi il 60% delle merci vendute all’estero.

Valore delle importazioni e delle esportazioni nelle province dell’Emilia Romagnaper area geografica e in Italia – Anni 2004 e 2005

Valori in migliaia di euro

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONIPROVINCIA

2004 2005(*) Var.05/04 2004 2005 (*) Var.

05/04Emilia-Romagna 20.241.537 22.294.278 10,1 34.480.559 37.129.200 7,7Piacenza 1.168.667 1.525.577 30,5 1.330.575 1.581.444 18,9Parma 2.744.800 4.209.788 53,4 3.435.627 3.478.831 1,3Reggio Emilia 2.562.351 2.688.846 4,9 5.822.938 6.419.801 10,3Modena 3.771.267 3.898.137 3,4 8.402.211 8.821.992 5,0Bologna 5.476.804 5.517.447 0,7 8.599.702 9.183.199 6,8Ferrara 688.950 690.861 0,3 1.785.205 2.068.863 15,9Ravenna 2.268.508 2.121.396 -6,5 1.925.739 2.090.782 8,6Forlì Cesena 1.135.913 1.187.787 4,6 2.105.348 2.304.821 9,5Rimini 424.277 454.439 7,1 1.073.214 1.179.467 9,9

Nord-Ovest 136.489.377 142.120.547 4,1 114.535.059 120.895.381 5,6Nord-Est 61.455.867 64.635.922 5,2 89.550.352 91.588.236 2,3Centro 43.606.423 48.094.566 10,3 44.592.301 44.580.633 0,0Sud 38.037.733 45.596.188 19,9 30.265.013 33.670.766 11,3Non specificato 6.045.042 5.238.312 -13,3 5.470.636 5.003.918 -8,5ITALIA 285.634.442 305.685.535 7,0 284.413.361 295.738.934 4,0Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati ISTAT(*) Il dato 2005 è provvisorio

Esportazioni per settore di attività in provincia di Reggio EmiliaAnni 2004 e 2005

(valori in migliaia di euro)

Settori 2004 2005 Var. %2004/2005

Metalmeccanico 3.566.507 3.819.835 7,1Ceramico 760.312 755.920 -0,6Sistema moda 692.765 966.063 39,5Alimentare 347.843 377.853 8,6Chimica-gomma-plastica 294.036 330.618 12,4Altri 161.475 169.512 5,0TOTALE 5.822.938 6.419.801 10,3

Fonte: Fonte: elaborazioni CCIAA Reggio Emilia su dati ISTAT

In aumento del 40% le esportazioni di prodotti delle industrie tessili e dell’abbigliamentoche passano da 672 milioni di Euro del 2004 a 942 milioni del 2005; quasi stazionaria lavendita all’estero di prodotti ceramici che registra, infatti, un –0,6%.

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Esportazioni per settore di attività economica in provincia di Reggio EmiliaAnni 2004 e 2005

Variazione percentuale delle esportazioni rispetto all’anno precedenteper Reggio Emilia, Emilia Romagna e Italia

Anni 1995-2005

Anni Reggio Emilia Emilia Romagna Italia1995/96 3,8 4,4 2,01996/97 5,1 6,8 5,21997/98 7,5 6,0 4,11998/99 1,5 1,5 0,41999/00 16,4 14,7 17,82000/01 5,7 5,0 4,92001/02 2,5 1,5 -1,42002/03 -4,3 -0,5 -1,62003/04 14,0 10,0 7,52004/05 10,3 7,7 4,0

Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat(*) Il dato 2005 è provvisorio

Ma al di là delle variazioni fra un anno e l’altro che consentono di confermare le buoneposizioni che la nostra provincia occupa sui mercati internazionali, quali trasformazionihanno subito le nostre esportazioni negli ultimi dieci anni?

Esportazioni per settore di attività in provincia di Reggio EmiliaAnni 1995 e 2005 (valori in euro)

1995 2005

SettoriEsportazioni % sul totale

provinciale

% sultotalesettore

nazionale

Esportazioni % sul totaleprovinciale

% sultotalesettore

nazionaleMetalmeccanico 1.993.161.982 55,5 2,1 3.819.835.121 59,5 2,6Sistema moda 489.155.996 13,6 1,5 966.063.050 15,0 2,5Ceramico 562.603.197 15,7 7,3 755.920.411 11,8 8,6Alimentare 193.779.328 5,4 1,9 377.853.071 5,9 2,3Chimica-gomma-plastica 190.054.910 5,3 0,8 331.768.209 5,2 0,7Altri 163.768.362 4,6 0,7 168.361.279 2,6 0,1TOTALE 3.592.523.775 100,0 1,8 6.419.801.141 100,0 2,2Fonte: Fonte: elaborazioni Unioncamere e uff. Studi-Statistica CCIAA Reggio Emilia su dati ISTAT

2004Chimica-gomma-plastica

5,0%

Altri2,8%

Sistema moda11,9% Metalmec-

canico61,2%

Alimentare6,0%

Ceramico13,1%

2005

Chimica-gomma-plastica

5,2%

Altri2,6%

Sistema moda15,0%

Metalmec-canico59,5%

Alimentare5,9%

Ceramico11,8%

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Fra il 1995 ed il 2005 permangono saldamente ai loro posti, non solo nel contestoeconomico locale ma anche nel nazionale, i settori reggiani i cui prodotti sono da semprevocati all’esportazione, con un’ulteriore affermazione.

Sempre più le richieste dei mercati esteri si polarizzano sui prodotti metalmeccanicisempre più tecnologici (dal 55,5 al 59,5% del totale export reggiano) su quelli ideati dalsistema moda (dal 13,6% al 15% del totale), su quelli garantiti dal nostro sistemaagroalimentare (dal 5,4% al 5,9%) e sui prodotti ceramici il cui peso si riduce rispetto altotale provinciale (dal 15,7% del 1995 all’11,8% del 2005) ma aumenta nei confronti deltotale export ceramico nazionale dal 7,3% del 1995 all’8,6% del 2005).

Peso % dei principali settori della provincia di Reggio Emiliasul totale settore nazionale

Anni 1995 e 2005

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

9,0

Metalmeccanico Sistema moda Ceramico Alimentare Chimica-gomma-plastica

Altri

1995

2005

I nostri maggiori acquirenti rimangono i paesi europei verso i quali confluisce il 72% dellevendite reggiane all’estero.

Esportazioni ed importazioni in provincia di Reggio Emilia nel 2005 per territorio(valori in euro)

2005 provvisorio Variazione % 2005 su2004Territorio

Export Import Export ImportEuropadi cui:- UEM- UE 25

4.617.632.300

3.019.457.4633.972.470.623

2.116.315.364

1.354.328.4581.793.915.134

11,4%

10,0%10,7%

5,6%

4,2%4,6%

America 808.106.449 112.455.932 11,8% -2,7%Asia 675.237.253 385.873.918 7,1% 3,8%Africa 196.471.450 66.994.720 -2,8% 0,9%Oceania 122.353.689 7.206.447 0,0% 80,0%Totale 6.419.801.141 2.688.846.381 10,3% 4,9%

Fonte: elaborazione ufficio Studi-Statistica CCIAA Reggio Emilia su dati Istat

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I primi dieci posti nella graduatoria dei paesi per valore delle esportazioni sono occupatiprevalentemente da stati dell’Unione monetaria: Francia (873 mln di Euro nel 2005),Germania (799), Spagna (510), Paesi Bassi (180), Austria (167), Belgio (147), Grecia (142) ePortogallo (90). In terza posizione, però, trovano posto gli Stati Uniti che importano mercida Reggio Emilia per un valore di 540 milioni di Euro, al quinto posto il Regno Unito (440mln di Euro) e al nono la Polonia (139).

Graduatoria dei primi 30 Paesi per valore delle esportazioni della provincia di Reggio EmiliaAnni 2001 e 2005

Paesi Export 2001 Posto ingraduatoria Paesi Export 2005

Francia 738.147.754 1 Francia 872.510.553Germania 713.439.500 2 Germania 799.153.237Stati Uniti d'America 479.330.314 3 Stati Uniti d'America 539.849.837Spagna 358.637.198 4 Spagna 510.329.274Regno Unito 316.782.988 5 Regno Unito 440.164.699Paesi Bassi 143.924.746 6 Paesi Bassi 179.698.707Giappone 136.848.129 7 Austria 167.291.014Austria 128.308.696 8 Russia 158.057.796Belgio 125.477.988 9 Belgio 146.965.446Svizzera 108.654.778 10 Grecia 141.720.932Polonia 107.292.400 11 Polonia 139.089.971Grecia 98.576.552 12 Giappone 123.659.460Portogallo 98.366.916 13 Svizzera 110.344.831Canada 84.348.385 14 Romania 101.767.776Australia 76.143.781 15 Australia 95.601.985Russia 75.686.898 16 Turchia 90.152.841Danimarca 66.505.599 17 Portogallo 89.802.298Ungheria 57.956.357 18 Canada 87.094.473Repubblica Ceca 55.363.674 19 Cina 81.858.811Svezia 54.242.003 20 Svezia 72.861.737Messico 49.335.527 21 Danimarca 68.564.160Romania 44.028.725 22 Irlanda 60.843.059Cina 42.725.434 23 Repubblica Ceca 57.615.317Hong Kong 42.634.579 24 Ungheria 56.926.272Corea del Sud 42.334.972 25 Messico 49.833.374Libia 40.861.535 26 Finlandia 43.578.834Irlanda 40.287.250 27 Hong Kong 41.609.520Israele 39.927.112 28 Arabia Saudita 41.285.913Tunisia 37.044.310 29 India 41.076.138Arabia Saudita 35.661.574 30 Slovenia 39.210.024

Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati ISTAT

Sono gli stessi Paesi che occupavano analoghe posizioni nel 2001. Qualche novità siriscontra, invece, se si estende il confronto 2001 – 2005 ai primi trenta Paesi e si fissal’attenzione sulle ultime posizioni. Dalla graduatoria escono Corea del Sud, Libia, Israele eTunisia per lasciare il posto a Slovenia, India, Finlandia e Turchia; quest’ultima balza in 16^posizione. Acquistano, inoltre, posizioni Russia (dal 16° all’8° posto), Romania (dal 22° al14°) e Cina (dal 23° al 19°). Già il confronto 2004-2005 evidenzia, verso questi Paesi, unacrescita considerevole delle esportazioni reggiane – India: +55%; Slovenia: +30,6%; Turchia:+22%; Romania: +23,6%; Russia:+19,2%; Cina: +17,9%.

Rimangono consolidati i nostri acquirenti storici e se ne aggiungono di nuovi; i prodottireggiani sono presenti in tutto il mondo (arrivano anche in Australia), tant’è che la quota diexport sul valore aggiunto prodotto sale dal 46,2% del 2000 al 47,5% del 2004 confermandosi

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la più elevata fra le province della Regione, sedici punti sopra la media regionale eventicinque sopra la nazionale.

Propensione all’export nelle province dell’Emilia Romagnaper area geografica e in Italia

Anni 2000 e 2004

Export totale su ValoreAggiunto totalePROVINCIA

2000 2004Emilia-Romagna 31,5 31,4Piacenza 21,0 21,1Parma 28,1 31,2Reggio Emilia 46,2 47,5Modena 45,8 44,4Bologna 29,7 30,8Ferrara 24,2 22,9Ravenna 23,7 20,8Forlì Cesena 24,1 23,1Rimini 15,6 15,2

Nord-Ovest 30,5 28,2Nord-Est 33,0 31,9Centro 19,2 16,5Sud 11,0 9,9

ITALIA 24,1 22,5

Elevata propensione all’export, quindi, assicurata, almeno fino ad oggi, grazie a prodotticon contenuto tecnologico medio alto. Quasi il 50% delle esportazioni è costituita, infatti,da prodotti di questo tipo. Se si separa, però, la componente media dall’high tech, siosserva che quest’ultima rappresenta una quota particolarmente bassa, solo il 4,3% dellenostre vendite all’estero rispetto all’11,1% della Regione e al 14,4% dell’Italia.

Distribuzione % delle esportazioni per contenuto tecnologico delle produzionia Reggio Emilia e in Emilia Romagna nel 2001 e 2005

2001 2005Agricol-tura e

Materieprime

Tradi-zionali estandard

Prodottispecia-lizzati

Hightech

Agricol-tura e

Materieprime

Tradi-zionali estandard

Prodottispecia-lizzati

Hightech

Reggio Emilia 0,3 49,8 45,3 4,6 0,2 50,5 45,0 4,3Emilia Romagna 2,2 50,9 37,7 9,2 1,8 48,0 39,1 11,1Italia 1,8 55,7 26,7 15,8 1,7 56,4 27,5 14,4

Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia Romagna su dati Istat

E’ questa una delle note dolenti delle nostre esportazioni. Il contenuto tecnologico deiprodotti è uno dei fattori essenziali per assicurare, nel tempo, la competitività della nostraeconomia; puntare sull’high tech sarà sempre più urgente. Promuovere e potenziare laricerca e, con essa, adeguate professionalità sarà di fondamentale importanza per la nostracrescita futura e, sul versante della componente occupazionale, analizzata, non solo dalpunto di vista quantitativo, ma anche qualitativo, l’indagine Excelsior condotta ormai daotto anni dal sistema camerale, fornisce una serie di preziose indicazioni.

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PROFESSIONI E TECNOLOGIA: ELEMENTI CHIAVE DELLO SVILUPPO

L’azienda si riorganizza: verso un nuovo mix di professioni

La crescita dell’occupazione alle dipendenze nella nostra provincia tende, fra il 2001 ed il2005 ad assottigliarsi sensibilmente.Lo rilevano i risultati dell’indagine Excelsior, il sistema informativo per l’occupazione e laformazione messo a punto da Unioncamere nazionale in collaborazione con le Camere dicommercio, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il Fondo Sociale Europeo.

Negli ultimi cinque anni, secondo le previsioni indicate dalle imprese dell’industria e deiservizi reggiani, l’aumento dell’occupazione nelle aziende con almeno un dipendente passadalle +4.505 unità del 2001 alle +790 del 2005; si concentra, per la metà e oltre, nellepiccolissime imprese (da 1 a 9 dipendenti) assorbendo il 71,4% della crescita nel 2004 ed il46,8% dell’anno successivo.

Sono state quindi le piccolissime aziende a trainare la crescita occupazionale della nostraprovincia in questi ultimi anni, anche se nel 2005 pare di osservare un tendenzialecambiamento di rotta.Delle 790 unità in più previste, il 46,8% sarà, come già sottolineato, assorbito dallepiccolissime aziende ed il 41,8% da quelle con 10–49 dipendenti.

Non più una forte polarizzazione della crescita occupazionale sulle piccolissime, ma unaquasi equa distribuzione fra queste e quelle più strutturate.

Entrate, uscite e saldi previsti in provincia di Reggio Emiliaper classi di addetti dal 2001 al 2005

Classi di addettiDa 1 a 9 dipendenti Da 10 a 49 dipendenti 50 dipendenti e oltre TotaleAnnin. % sul tot. n. % sul tot. n. % sul tot. n.

Entrate2001 3.016 35,4 1.325 15,6 4.179 49,0 8.5202002 2.946 34,4 1.170 13,6 4.458 52,0 8.5742003 2.141 29,1 1.388 18,9 3.831 52,1 7.3602004 2.470 31,9 1.547 20,0 3.733 48,2 7.750

2005 (*) 1.990 30,2 1.710 26,0 2.880 43,8 6.590Uscite

2001 348 8,7 470 11,7 3.197 79,6 4.0152002 531 11,1 496 10,4 3.748 78,5 4.7752003 595 14,4 631 15,2 2.916 70,4 4.1422004 1.449 23,0 1.202 19,0 3.670 58,0 6.321

2005 (*) 1.620 28,0 1.390 24,0 2.790 48,0 5.800Saldo

2001 2.668 59,2 855 19,0 982 21,8 4.5052002 2.415 63,6 674 17,7 710 18,7 3.7992003 1.546 48,0 757 23,5 915 28,4 3.2182004 1.021 71,4 345 24,1 63 4,4 1.429

2005 (*) 370 46,8 330 41,8 90 11,4 790(*) valori arrotondati alle decine

Fonte: elaborazione uff. Studi-Statistica CCIAA Reggio Emilia su dati Infocamere-Excelsior

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La quota residuale della crescita è da ascrivere alle aziende con 50 addetti e oltre chehanno contribuito a costruire l’incremento occupazionale per il 4,4% nel 2004 e per quasi unterzo nel 2003.

Maggior velocità di crescita delle micro imprese rispetto a quelle di più grandi dimensioni,velocità che, in sintonia con l’andamento generale decelera sensibilmente nel 2005; si passainfatti dal + 8,9% del 2001 (a fronte del +3,8% in media), al +1,4% del 2005 (a fronte del +0,6in media).

Tassi di variazione dell’occupazione alle dipendenze (secondo Excelsior)per classi di addetti in provincia di Reggio Emilia dal 2001 al 2005

2001 2002 2003 2004 2005da1 a 9 dipendenti 8,9 8,4 5,3 3,7 1,4da 10 a 49 dipendenti 2,5 1,9 2,1 1,0 1,050 dipendenti e oltre 1,8 1,2 1,6 0,1 0,1Totale 3,8 3,1 2,6 1,1 0,6

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, anni vari

Questa accelerazione della crescita occupazionale delle micro imprese potrebbe essere lettacome l’esigenza di una riorganizzazione finalizzata a consentire la continuità del dialogo conil sistema ed in particolare con le aziende simili oppure come la rincorsa che queste microimprese prendono prima di fare il salto al livello successivo. Se il tendere a diventare mediaimpresa (individualmente o mettendosi in gruppo) è un obiettivo al quale puntare perraggiungere la dimensione ottimale per rimanere sul mercato (o, se non altro, percontinuare a dialogare in sintonia con le consimili, almeno per buona parte delle industrieleggere), il passaggio obbligato che si impone è quello che passa attraverso lariorganizzazione aziendale. Questo passaggio, analizzando i dati rilevati negli ultimi treanni, pare in corso.

Assunzioni previste in provincia di Reggio Emilia per grandi gruppi professionali(secondo la classificazione ISCO) negli anni 2003, 2004 e 2005 per classe dimensionale dell’impresa

Classi di addettiDa 1 a 9 dipendenti Da 10 a 49 dipendenti 50 dipendenti e oltreGruppi professionali2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005

Totale 2.141 2.470 1.990 1.388 1.547 1.710 3.831 3.733 2.880di cui % sul totale:- dirigenti e direttori 0,2 0,0 0,0 0,3 0,3 0,2 0,3 0,6 0,3- professioni intellettuali e

scientifiche 2,1 3,0 6,2 1,8 6,2 5,9 2,5 2,9 3,7- professioni tecniche 12,4 13,1 16,5 18,1 14,6 15,4 13,7 12,9 19,7- professioni esecutive relative

all’amministrazione e gestione 9,2 9,1 12,6 11,5 5,6 9,6 5,8 5,8 6,4- professioni relativi alle vendite e

ai servizi per le famiglie 21,5 16,2 15,9 6,1 6,5 15,1 17,7 18,4 21,8- operai specializzati 34,3 36,4 24,7 32,6 19,8 14,1 14,1 7,9 9,5- conduttori di impianti, operatori

di macchinari fissi e mobili,operai di montaggio industriale 12,5 13,8 18,6 15,3 29,8 32,3 14,7 13,3 17,7

- personale non qualificato 7,8 8,3 5,5 14,4 17,1 7,5 31,4 38,3 20,9

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La distribuzione delle assunzioni previste dalle micro imprese, mostra, distintamente percategoria professionale, un incremento significativo del peso delle figure riconducibili aprofessioni intellettuali e scientifiche (dal 2,1% del totale assunzioni previste nel 2003 al6,2% di quelle previste nel 2005); professioni tecniche (dal 12,4 al 16,5%), professioniesecutive relative all’amministrazione e gestione (dal 9,2 al 12,6%), conduttori di impianti,operatori di macchinari fissi e mobili, operai di montaggio industriale (dal 12,5 al 18,6%).Nel contempo, evidenzia un calo significativo di quote di nuovi assunti da destinare allevendite e ai servizi alle famiglie (dal 21,5 la 15,9%), all’attività di operaio specializzato (dal34,3 al 24,7%) e a quella di generico (dal 7,8 al 5,5%).

Più professioni con contenuto intrinseco più elevato rispetto al passato, funzionali ad unacrescita non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi aziendali.

Questa la tendenza generale che si osserva anche con riferimento alle aziende appartenentialle altre classi dimensionali con alcune differenziazioni.

Nelle imprese da 10 a 49 dipendenti, ad esempio, tende a ridursi (dal 18,1 al 15,4%) la quotadi assunti cui sono richieste professionalità tecniche e/o professionalità amministrativeesecutive (dall’11,5 al 9,6%), mentre aumenta di nove punti (dal 6,1 al 15,1%) la quota dellerichieste di addetti alle vendite e ai servizi alle famiglie (forse perché in questa classe siconcentra il maggior numero di aziende commerciali e dei servizi).

Assunzioni previste in provincia di Reggio Emilia per grandi gruppi professionali(secondo la classificazione ISCO) - Anni 2003 e 2005 (% sul totale)

21,3%

14,2%

23,5%

16,6%

7,8%

14,1%

2,2%

0,3%

12,8%

21,8%

15,3%

18,2%

9,1%

17,6%

5,0%

0,2%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2003 2005

dirigenti e direttori

profess. intellett. escientifiche

profess. tecniche

profess. esecutive amm.ve egestione

profess. relat. vendite e serv.fam.

operai specializzati

conduttori impianti

personale non qualificato

Sintetizzando i diversi andamenti si ritiene di poter leggere un riallineamento verso l’altodell’organizzazione delle aziende, qualunque sia la dimensione. Le micro acceleranopuntando sulla crescita rapida soprattutto delle professionalità medio-alte; quelle da 10 a49 dipendenti (che hanno già fatto un primo salto) tendono a riassestarsi, consolidandol’organizzazione attraverso l’eventuale limatura delle quote costituite da professioniintellettuali e tecniche verso l’ottimizzazione e puntando, forse per un balzo successivo, adun ulteriore potenziamento delle figure operaie quali montatori e conduttori di impianti.

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In sintesi, focalizzando l’analisi sull’intero sistema si osserva che a fronte della riduzionedella quota di assunzioni di operai qualificati e generici, fa riscontro l’aumento della quotadi tutte le altre categorie professionali.

Assunzioni previste in provincia di Reggio Emilia per grandi gruppi professionali(secondo la classificazione ISCO) negli anni 2003, 2004 e 2005

TotaleGruppi professionali 2003 2004 2005

Totale 7.360 7.750 6.590di cui % sul totale:- dirigenti e direttori 0,3 0,3 0,2- professioni intellettuali e scientifiche 2,2 3,6 5,0- professioni tecniche 14,1 13,3 17,6- professioni esecutive relative all’amministrazione e gestione 7,8 6,8 9,1- professioni relativi alle vendite e ai servizi per le famiglie 16,6 15,3 18,2- operai specializzati 23,5 19,4 15,3- conduttori di impianti, operatori di macchinari fissi e mobili, operai di

montaggio industriale 14,2 16,7 21,8- personale non qualificato 21,3 24,5 12,8

Puntare sulla qualità, ottimizzando ovviamente la quantità, è fondamentale per farfunzionare le imprese che ogni giorno affrontano il mercato globale e che fino ad oggi sonoriuscite a mantenere le posizioni sui mercati internazionali.

La costante innovazione di prodotto, unitamente alla qualità e al design, hanno consentitofino ad oggi agli imprenditori di mantenere elevata la competitività. Nei prossimi annil’intuito e la prontezza dei singoli imprenditori di implementare tecnologie potrebbe nonessere sufficiente.

L’ingresso di nuovi cervelli, di ulteriore qualità intrinseca nelle varie professionalità, diprogettisti e tecnici preparati ed elastici alla costante innovazione (anche di tipo radicale enon solo incrementale), di tecnici dell’organizzazione e della contabilità è essenziale perpreparare e seguire l’azienda in tutti i suoi passaggi futuri: dalla crescita dimensionale, allasua partecipazione ad un gruppo, dalla fase di un eventuale ingresso in borsa, alla delicatagestione del passaggio generazionale, il tutto in un sistema in cui la popolazione tende adinvecchiare.

Assunzioni previste in provincia di Reggio Emilia per il 2005di impiegati con elevata specializzazione e tecnici

Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazionedi cui:

330

Programmatori informatici 120Professori scuola media superiore e inferiore 60Specialisti aziendali in promozione, marketing e altri (nac) 40Altre professioni 110Professioni tecnichedi cui:

1.160

Agenti di vendita, rappresentanti di commercio e venditori tecnici 250Tecnici dell'amministrazione, della contabilità e affini 230Infermieri professionali 70Tecnici di marketing, pubblicità e pubbliche relazioni 70Tecnici e responsabili di produzione (nac) 70Altre professioni 470

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Queste le sfide che le imprese dovranno affrontare e che passano attraverso la presenza di“capitale umano” sempre più qualificato in grado di utilizzare gli strumenti informatici e dicomunicare con un inglese fluent, strumenti indispensabili che tagliano trasversalmentetutte le professioni, ma in particolare quelle della progettazione, della gestione e delmarketing, fondamentali per continuare a navigare in un mercato in cui già da qualchetempo occorre confrontarsi con colossi quali la Cina e l’India.

Brevetti, ricerca e sviluppo

E fra i nuovi e più pressanti problemi che questi ingressi, ed in particolare la Cina, pongonoal nostro sistema imprenditoriale, si inserisce quello connesso a fronteggiare – cronaca quasiquotidiana - la contraffazione di prodotti italiani da parte di aziende orientali.

Un primo passaggio fondamentale per far fronte a questo problema sta nel tutelare le operedell’ingegno iniziando a brevettare molto di più di quanto nel nostro Paese non si faccia. Eciò per affermare, così come molti imprenditori di altri Stati fanno da tempo, la paternità equindi l’utilizzo esclusivo dell’invenzione, piuttosto che del marchio e/o del disegnoornamentale.

L’Italia è la quarta nazione per numero di brevetti depositati all’EPO (Europe Patent Office),in rapporto alla popolazione, tredicesima se si considerano i soli brevetti riguardante l’hightech. Sotto tale profilo l’Emilia Romagna ricalca i risultati nazionali; la nostra regione è 21^per numero di brevetti depositati in rapporto alla popolazione, 124^ se consideriamo ibrevetti high tech, una delle ultime regioni d’Europa se rapportiamo il numero di brevettihigh tech a quelli totali.

All’interno della regione la nostra provincia, con 169,8 brevetti depositati all’EPO inrapporto alla popolazione, si pone al terzo posto dopo Bologna e Modena e al di sopra dellamedia regionale.

Numero di brevetti europei pubblicati dall’EPO (European Patent Office)Valori pro capite (per milione di abitanti)

Regioni e province 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Emilia-Romagna 105,4 117,0 113,3 134,3 138,3 149,1Piacenza 38,0 32,8 35,4 41,9 43,6 63,0Parma 118,9 96,0 116,9 127,6 139,3 147,7Reggio nell'Emilia 119,0 125,9 143,5 159,2 146,2 169,8Modena 116,0 149,0 159,0 153,7 166,9 199,0Bologna 198,9 234,1 187,9 264,8 255,8 258,7Ferrara 16,6 21,7 16,8 23,3 46,2 35,4Ravenna 55,8 46,1 51,8 52,1 69,2 55,0Forlì-Cesena 56,0 45,2 62,1 46,0 48,3 69,1Rimini 32,9 52,7 47,0 67,7 74,2 80,4

ITALIA 47,9 52,4 53,5 56,5 57,6 64,5Fonte: Osservatorio brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Offcie)

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In ogni caso, anche se in crescita rispetto agli anni precedenti, continua a rimanere limitatoil numero di brevetti depositati all’EPO (che garantiscono la tutela del “trovato” oltre iconfini nazionali). Sono 81 nel 2004, 398 cumulativamente negli ultimi sei anni.

Numero di brevetti europei pubblicati dall’EPO (European Patent Office)

1999 2000 2001 2002 2003 2004Reggio Emilia 53 56 65 74 69 81Emilia Romagna 429 476 462 552 574 625Italia 2.772 3.032 3.086 3.269 3.350 3.844Fonte: Osservatorio brevetti Unioncamere su dati EPO (European Patent Offcie)

La maggior parte dei brevetti viene ancora registrata solo in Italia.

Nel periodo dal 1996 al 2005 sono poco più di cento all’anno, fino ad un massimo di 158 nel2004, i brevetti per invenzioni depositati nella nostra provincia. Dai 40 ai 70 all’anno quelliper modelli di utilità. Se si sintetizza l’analisi nell’arco di un triennio, appare significativo iltasso di crescita dei brevetti depositati. Ponendo a confronto i dati sintetici del triennio1997-1999, con quelli del successivo 2000-2002 si osserva un incremento dei brevettidepositati pari al 56,4% per la nostra provincia a fronte del +33% che si registra per laregione e del 22,5% che si osserva per l’Italia.

Il numero di brevetti per abitante nella nostra provincia, prendendo a riferimento il datomedio del triennio 2000/2002 risulta essere pari a 173,9, valore superiore al 171 dellamedia regionale e decisamente più elevato rispetto al 76,2 della media Italia.

Numero di brevetti per abitante (media anni 2000-2002) e variazione media 2000-2002rispetto al triennio 1997-1999. Confronto Reggio Emilia, Emilia-Romagna, Italia

Numero di brevetti per abitantemedia 2000-2002

Variazione 2000-2002rispetto al 1997-1999

Reggio Emilia 173,9 56,4%Emilia-Romagna 171,0 33,0%Italia 76,2 22,5%

Fonte: elaborazione Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat

Nonostante le performance reggiane risultino migliori rispetto al contesto circostante, lastrada da percorrere per raggiungere gli standard europei è ancora lunga. Posto uguale a 100il dato medio europeo dei brevetti depositati all’EPO, l’Italia si ferma a quota 56, ben al disotto della media.Ciò potrebbe essere, in parte determinato, non tanto dall’assenza tout court di innovazione(spesso incrementale) nel nostro Paese quanto, piuttosto, dalla scarsa cultura riguardo laprotezione delle opere dell’ingegno.

Resta, in ogni caso, il fatto che l’Italia investe solo l’1,2% del Pil in ricerca e sviluppo afronte di una media UE a 25 che sfiora il 2% con punte superiori al 3,5% di Svezia e Finlandiae, per circoscrivere l’analisi ai nostri “vicini” è sufficiente segnalare l’oltre 2% della Franciaed il 2,5% della Germania. L’obiettivo di Lisbona è il 3%.

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Peso % della spesa complessiva in R&S sul Pil

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

3,5

4,0

4,5

BE CZ DK DE EE GR ES FR IE IT CY LV LT LU HU MT NL AT PL PT SI SK FI SE UK EU-25

Situation 2004 (ES, IT, LU, PT, UK 2003) Target 2010 (CY2008, IE 2013, UK 2014)

Fonte: Eurostat, Structural Indicators, Innovation & Research - OECD

In questo contesto l’Emilia-Romagna con l’1,2% di spesa in R&S sul Pil si colloca in medianazionale ed al terzo posto in graduatoria regionale dopo il Lazio (1,9%) e il Piemonte(1,6%). Occupa il terzo posto anche con riferimento alla presenza di addetti alla ricercarapportati alla popolazione. La nostra Regione conta 3,7 ricercatori ogni mille abitanti, dopoi 5,8 del Lazio e i 4,3 del Piemonte.

Spesa per R&S per settore istituzionale e regione. Anni 2002 e 2003Valori assoluti in migliaia di Euro

VALORI ASSOLUTI

REGIONI Amministra-zioni

pubblicheUniversità Imprese

(*) Totale

% sul totaleItalia

Spesa R&S(% PIL)

2002Emilia-Romagna 104.484 449.714 862.417 1.416.615 9,7 1,3

ITALIA 2.565.321 4.791.712 7.242.900 14.599.933 100,0 1,22003

Emilia-Romagna 112.806 461.074 824.825 1.398.705 9,5 1,2

ITALIA 2.582.246 4.999.720 7.186.994 14.768.960 100,0 1,1Fonte: ISTAT(*) sono comprese le Istituzioni private non profit

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Personale addetto alla R&S per settore istituzionale e regione. Anni 2002 e 2003Unità espresse in equivalenti tempo pieno

VALORI ASSOLUTI

REGIONI Amministra-zioni

pubblicheUniversità Imprese

(*) Totale

Addetti R&S%

Popolazione(ogni 1000abitanti)

2002

Emilia-Romagna 1.341 5.549 9.048 15.938 4,0

ITALIA 30.922 60.287 72.814 164.023 2,92003

Emilia-Romagna 1.273 5.391 8.277 14.941 3,7

ITALIA 31.463 59.406 70.959 161.828 2,8Fonte: ISTAT(*) sono comprese le Istituzioni private non profit

Stanti queste premesse si spiega abbastanza agevolmente il saldo costantemente negativo,sia per la Regione che per l’Italia, della bilancia tecnologica dei pagamenti.

Bilancia dei pagamenti della tecnologia - Serie Storica 1999-2003Saldi ripartiti per Emilia Romagna, Nord Est e Italia

Valori in migliaia di euro

SALDI

1999 2000 2001 2002 2003 2004

EMILIA ROMAGNA -31.200 -74.400 -73.804 -38.500 -104.913 -32.267

NORD-EST -134.300 -93.300 -112.060 -70.663 -192.704 -107.369

ITALIA -815.800 -758.500 -844.959 -16.715 -608.240 -167.835

Fonte: Ufficio Italiano dei Cambi, La Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia

Analizzando, poi, le diverse componenti di questa bilancia, si osserva che i saldi negativi (ideficit) si concentrano, per la nostra Regione, nella commercializzazione dei brevetti e neirelativi diritti di sfruttamento (in cui le acquisizioni sono superiori alle cessioni) e nelletransazioni riguardanti la proprietà industriale (-22.466.000,00 Euro il saldo fra acquisti ecessioni dei diritti di sfruttamento marchi di fabbrica, modelli e design). Positivi, ma diimporti contenuti, i saldi riguardanti le transazioni di know how, studi tecnici edengineering, formazione del personale, servizi di ricerca e sviluppo.

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Bilancia dei pagamenti della tecnologia – Anni 2003 e 2004Emilia Romagna, Nord-Est, Italia

(migliaia di euro)

Emilia Romagna Nord-Est ITALIA2003 2004 2003 2004 2003 2004

Commercio in tecnologia- Cessione/Acquisti brevetti -26.438 -13.418 -34.768 -14.899 -106.071 -48.794- Diritti di sfruttamento brevetti -11.873 -6.551 -44.958 -14.593 -450.597 -144.845- Cessione/Acquisti d’invenzione 23 -213 -64 -157 -5.394 -2.226- Know how 1.841 5.394 11.776 14.491 27.848 44.554Transazioni proprietà industriale- Diritti di sfruttamento marchi di

fabbrica, modelli, disegni -21.937 -22.466 -88.387 -96.501 -318.691 -409.928- Cessione/Acquisti marchi di

fabbrica, modelli, disegni -8.484 25 -16.366 -14.474 1.085 -37.306Servizi con contenuto tecnologico- Assistenza tecnica connessa a

cessioni e diritti di sfruttamento -2.905 -2.800 2.736 225 42.934 -130.483- Studi tecnici ed enginereering -15.230 14.604 -26.506 32.089 313.102 592.896- Formazione del personale 317 229 1.248 -942 -74.609 -76.579- Invio di tecnici esperti -7.649 -4.965 5.922 -6.368 18.014 27.257Servizi di ricerca e sviluppo -14.211 6.219 -2.058 1.953 351.947 325.601Altri regolamenti tecnologici 1.633 -8.325 -1.279 -8.193 -407.808 -307.982TOTALE -104.913 -32.267 -192.704 -107.369 -608.240 -167.835Fonte: Ufficio Italiano Cambi – La Bilancia dei pagamenti della tecnologia – Anni 2002 e 2003

Alla luce dell’analisi fin qui prodotta si può affermare che la sfida sta nel rinnovare lespecializzazioni tradizionali e nell’agganciare i settori ad alto contenuto tecnologico. I temidella ricerca e dell’innovazione costituiscono, quindi, un aspetto sul quale i sistemiterritoriali locali possono giocare un ruolo importante.

Per assicurare la crescita sarà fondamentale disporre di capitale umano adeguatamenteformato sia, in prima battuta, dal sistema scolastico sia, in itinere, lungo tutto il percorsolavorativo, attraverso, ad esempio, strutture flessibili costruite in sinergia tra scuola emondo del lavoro. Ciò, al fine di assicurare il costante aggiornamento delle professionalitàin una società tecnologica in continua evoluzione.

Occorrerà, nel contempo, assicurare un “ambiente” sufficientemente vivace capace dimantenere sul territorio le alte professionalità acquisite e, soprattutto, di attrarne nuove.

Il progressivo invecchiamento della popolazione da un lato e la scarsa disponibilità di areeindustriali dall’altro saranno, fra gli altri, fattori da non sottovalutare nel momento in cui cisi predispone a progettare la crescita futura del nostro territorio.

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APPENDICE STATISTICA

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INDICE DELLE TAVOLE

1. Consuntivo strutturale 2005

1.1 Demografia delle imprese

1.1.1 ImpreseRiepilogo delle imprese registrate per sezioni e divisioni di attività economicanei quattro trimestri 2005. Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2005

Riepilogo delle imprese registrate per sezioni e divisioni di attività economicanel periodo 1999-2005. Iscrizioni e cessazioni annuali

Tassi di natalità e mortalità nel periodo 1999-2005. Distribuzione per settoredi attività economica (valori percentuali)

Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica nei quattro trimestri 2005.Iscrizioni e cessazioni trimestrali nel 2005

Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica nel periodo 1998-2005.Iscrizioni e cessazioni annuali

Tassi di natalità e mortalità nel periodo 1999-2005. Distribuzione per forma giuridica(valori percentuali)

Riepilogo delle imprese registrate per sezioni e divisioni di attività economicaal 31.12.2005. Iscrizioni e cessazioni nel 2005

Riepilogo delle imprese registrate per forma giuridica al 31.12.2005. Iscrizionie cessazioni nel 2005

1.1.2 Imprenditori extracomunitariRiepilogo degli imprenditori extracomunitari per sezioni e divisioni di attivitàeconomica nel periodo 2000-2005

Riepilogo degli imprenditori extracomunitari per sezioni e divisioni di attivitàeconomica e classe di età. Anno 2005

Riepilogo degli imprenditori extracomunitari per sezioni e divisioni di attivitàeconomica e carica ricoperta. Anno 2005

Riepilogo degli imprenditori extracomunitari per sezioni e divisioni di attivitàeconomica e nazionalità. Anno 2005

1.1.3 Imprenditoria femminileRiepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economicanel periodo 2000-2005

Riepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economicae classe di età. Anno 2005

Riepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economicae carica ricoperta. Anno 2005

Riepilogo delle donne imprenditrici per sezioni e divisioni di attività economicae forma giuridica. Anno 2005

Imprenditorialità femminile: imprese registrate, attive, iscrizioni e cessazioninel II semestre 2005 per sezioni e divisioni di attività economica e forma giuridica

Imprenditorialità femminile: imprese registrate, attive, iscrizioni e cessazioninel II semestre 2005 per sezioni e divisioni di attività economica e tipologia di presenza

Le cariche ricoperte dalle imprenditrici nel II semestre 2005 per sezioni e divisionidi attività economica e forma giuridica

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Le cariche ricoperte dalle imprenditrici nel II semestre 2005 per sezioni e divisionidi attività economica e tipologia di carica

1.1.4 Imprese artigianeRiepilogo delle imprese artigiane per sezioni e divisioni di attività economica neiquattro trimestri 2005. Iscrizioni e cessazioni nel 2005

1.1.5 Procedure concorsualiDistribuzione per provincia delle imprese entrate in liquidazione per annodi entrata in liquidazione

Distribuzione per provincia delle imprese entrate in fallimento per annodi entrata in fallimento

1.2 Occupazione

1.2.1 La struttura professionaleImprese attive al 31.12.2003 con addetti, dipendenti e totali, per divisionedi attività economica

Le assunzioni previste dalle imprese nel 2005 con riferimento alle professionidell'innovazione produttiva e organizzativa

1.2.2 Le forze di lavoroPopolazione di 15 anni e oltre per sesso, classe di età, regione e provincia - Anno 2005

Forze di lavoro in complesso e tasso di attività 15-64 anni per sesso, regione e provinciaAnno 2005

Occupati in complesso e tasso di occupazione 15-64 anni per sesso, regione e provinciaAnno 2005

Occupati per settore di attività economica, posizione, regione e provincia - Anno 2005

Persone in cerca di occupazione e tasso di disoccupazione per sesso, regione e provinciaAnno 2005

1.3 Reddito prodotto

Variazione annua del valore aggiunto pro-capite - Anni 1995-2004

Composizione percentuale del valore aggiunto per settori - Anno 2004

Graduatoria delle province in base al reddito pro capite nel 2004e differenza di posizione con il 1995

Graduatoria delle province in base al reddito pro capite nel 2004e differenza di posizione con il 1995 - Numeri indici

Valore aggiunto manifatturiero ai prezzi base per dimensione di impresa nel 2003

Valore aggiunto ai prezzi base dell'artigianato nel 2003

Variazioni medie annue del valore aggiunto ai prezzi base dell'artigianato 1995-2003

1.4 Movimenti con l’estero

1.4.1 MerciCommercio estero delle province italiane. Valore delle importazionied esportazioni 2004-2005 e variazione percentuale

Commercio estero delle province italiane. Variazione delle esportazioni rispettoall'anno precedente. Anni 1996-2005

Importazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2005 Valori assolutie composizione percentuale sul totale import provinciale

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Esportazioni delle province italiane per macrosettore. Anno 2005 Valori assolutie composizione percentuale sul totale import provinciale

Importazioni delle province italiane per area geografica. Anno 2005 Valori assolutie composizione percentuale sul totale import provinciale

Esportazioni delle province italiane per area geografica. Anno 2005 Valori assolutie composizione percentuale sul totale import provinciale

Primi 30 Paesi per valore delle esportazioni e delle importazioni.Anni 2004 e 2005

Primi 30 prodotti per valore delle esportazioni e delle importazioni. Anni 2004 e 2005

Importazioni ed esportazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati.Tassonomia di Pavitt. Anno 2005

Propensione all'export e grado di apertura al commercio estero. Industria manifatturierae totale economia. Anni 2000 e 2004

1.4.2 ServiziCommercio Internazionale dei Servizi - Servizi per provincia e per tipo di transazione- Crediti. Anno 2004

Commercio Internazionale dei Servizi - Servizi per provincia e per tipo di transazione- Debiti. Anno 2004

Commercio Internazionale dei Servizi - Servizi per provincia e per tipo di transazione- Saldo . Anno 2004

Commercio internazionale dei servizi per provincia- Serie Storica 2000-2004

1.4.3 TecnologiaBilancia dei pagamenti della tecnologia - Anno 2004.Incassi ripartiti per regioni d’Italia e servizio

Bilancia dei pagamenti della tecnologia - Anno 2004Pagamenti ripartiti per regioni d’Italia e servizio

Bilancia dei pagamenti della tecnologia - Anno 2004Saldi ripartiti per regioni d’Italia e servizio

Bilancia dei pagamenti della tecnologia - Serie Storica 2000-2004Incassi, pagamenti e saldi ripartiti per regioni d’Italia

1.4.4 Turismo internazionale e nonNumero dei viaggiatori stranieri a destinazione, per provincia visitataSerie 2001-2005

Spesa dei viaggiatori stranieri per provincia visitata. Serie 2001-2005

Saldo della spesa del turismo internazionale per provincia - Serie 2001-2005

Numero di pernottamenti dei viaggiatori stranieri per provincia visitataSerie 2001-2005

Spesa dei viaggiatori italiani all'estero per provincia di residenzaSerie 2001-2005

Numero di viaggiatori italiani alle frontiere, per provincia di residenzaSerie 2001-2005

Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi per residenza dei clienti, provincia e regioneAnno 2004

Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri per residenza dei clienti, provincia e regioneAnno 2004

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Arrivi e presenze negli esercizi complementari per residenza dei clienti,provincia e regione. Anno 2004

1.5 Credito

Depositi per localizzazione della clientela negli anni 1998-2004

Impieghi per localizzazione della clientela negli anni 1998-2004

Sofferenze su impieghi negli anni 1998-2004

Sportelli bancari attivi negli anni 1998-2004

1.6 Consumi

Consumi finali interni alimentari e non - Anni 1999-2003.

Consumi finali interni alimentari e non - Anni 1999-2003 (valori %)

Consumi di energia elettrica per settore di attività - Anno 2004

Consumi di energia elettrica per settore di attività - Anno 2004 (valori %)

Veicoli circolanti - Anno 2004

1.7 Reddito disponibile delle famiglie

Reddito disponibile delle famiglie - Anni 2002-2003

Reddito disponibile pro-capite delle famiglie - Anni 2002-2003

Popolazione residente secondo il numero dei componenti delle famiglie- Anno 2003

Reddito totale delle famiglie residenti secondo il numero dei componenti- Anno 2003

Famiglie residenti secondo il numero dei componenti - Anno 2003

Reddito pro capite delle famiglie residenti secondo il numero dei componenti- Anno 2003

Reddito medio per famiglia secondo il numero dei componenti - Anno 2003

1.8 Ricerca & Sviluppo

Personale addetto alla R&S per settore istituzionale e regione. Anno 2003

Spesa per R&S intra-muros per settore istituzionale e regione - Anno 2003

1.9 Inflazione

Indici dei Prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati FOI. Variazioni %medie annue dal 1996 al 2005 nelle province dell’Emilia Romagna e in Italia.

1.10 Investimenti fissi

Investimenti fissi lordi per branca produttrice - Anni 2003 – 2004

Tassi di accumulazione: investimenti fissi in % del valore aggiunto a prezzi correntiAnni 2003 e 2004

1.11 Ambiente

Consumi di gas, per riscaldamento ed uso domestico, e consumi di energia elettricaper uso domestico nelle province dell’Emilia Romagna – Anni 2002 e 2003

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Raccolta di rifiuti urbani per tipologia nelle province dell’Emilia Romagna– Anni 2002 e 2003

Impianti di depurazione delle acque reflue urbane - Anni 2002 e 2003

Numero di impianti alimentati da fonti rinnovabili in progetto e in esercizio- Anno 2004

Discariche per rifiuti urbani - Anni 2002 e 2003

Produzione di rifiuti speciali per provincia – Anno 2002

Raccolta dei rifiuti urbani per provincia e pro-capite – Anno 2003

2. Il livello di competitività del tessuto produttivo locale

2.1 Principali indicatori economico-finanziari

Liquidità immediata: (Attività a breve-Rimanenze)/Passività a breveAnni dal 1998 al 2003

Liquidità corrente: Attività a breve/Passività a breveAnni dal 1998 al 2003

Rapporto di indebitamento:PN/(Debiti a m/l scadenza+Debiti a breve+Ratei e risconti passivi) – Anni dal 1998 al 2003

MON/OF: Margine Operativo netto/Oneri finanziariAnni dal 1998 al 2003

ROE: Risultato d’esercizio/(Patrimonio netto-Risultato d’esercizio)Anni dal 1998 al 2003

ROA: Margine Operativo Netto/Totale attivo tangibileAnni dal 1998 al 2003

Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale umanoCosto del lavoro/Valore aggiunto. Anni dal 1998 al 2003

Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale di creditoOneri finanziari/Valore aggiunto. Anni dal 1998 al 2003

Ripartizione del valore aggiunto: remunerazione del capitale proprioProfitti lordi/Valore aggiunto. Anni dal 1998 al 2003

2.2 Gruppi familiari d’impresa

Imprese in gruppo, capogruppo e controllate distribuite perlocalizzazione della capogruppo. Anno 2003

Distribuzione territoriale dei gruppi (capogruppo e controllate) ed incidenzarispetto al totale economia in termini di addetti e valore aggiunto. Anno 2003

Imprese nazionali in gruppo per settore di attività economica- Totale delle imprese. Anno 2003

Gruppi produttivi. Anno 2003

2.3 Le medie imprese industriali

Conto economico aggregato delle medie imprese in serie storica 1996-2002

Stato patrimoniale aggregato delle medie imprese in serie storica 1966-2002

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2.4 Localizzazione e delocalizzazione di impresa

I fenomeni di attrazione e delocalizzazione rispetto al territorioin cui vi è la sede legale – Anno 2003

2.5 La formazione continua

Numero di formati e costo della formazione per settore di attività,provincia e classe dimensionale. Anno 2004

2.6 Brevetti italiani ed europei

Domande depositate per invenzioni in Italia negli anni 1996-2005

Domande depositate per modelli ornamentali in Italia negli anni 1996-2005

Domande depositate per modelli di utilità in Italia negli anni 1996-2005

Domande depositate per marchi in Italia negli anni 1996-2005

Numero di brevetti europei pubblicati dall’EPO (European Patent Office)Valori assoluti – Anni dal 1999 al 2004

Numero di brevetti europei pubblicati dall’EPO (European Patent Office)Valori per milione di abitanti – Anni dal 1999 al 2004

2.7 Investimenti da e per l’estero

Flussi di investimenti diretti dall’estero verso l’Italia e dall’Italiaverso l’estero. Anni dal 2000 al 2004

3. Le previsioni per il 2006-2009

Reggio Emilia - Scenario di previsione al 2009

Emilia Romagna - Scenario di previsione al 2009

Nord Est - Scenario di previsione al 2009

Italia - Scenario di previsione al 2009

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ALLEGATO

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NOTE METODOLOGICHE

1) Consuntivo strutturale 2005

1.1 Demografia delle imprese

1.1.1 ImpreseLe tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti da Movimprese nei quattrotrimestri del 2005 e negli ultimi 8 anni (1998-2005). Movimprese, basandosi su movimentazioni diarchivi amministrativi, ripropone i flussi al lordo di qualunque variazione non giustificabile dafatti puramente economici (es. duplicazioni dovute ad attivazione di nuove province,cancellazioni d'ufficio, iscrizioni di soggetti per adempimento di nuovi obblighi legali, ecc.).

Nelle tavole viene fornito, in particolare:• il numero delle imprese registrate (cioè le imprese presenti in archivio e non cessate

indipendentemente dallo stato di attività assunto) al Registro imprese nel periodo diriferimento;

• il numero delle cessazioni nell'arco del trimestre si riferisce a tutte le posizioni che nelperiodo considerato hanno cessato l'attività;

• il numero di iscrizioni nell'arco del trimestre si riferisce al conteggio di tutte le operazioni diiscrizione effettuate nel periodo considerato.

1.1.2 Imprenditori extracomunitariLe tavole presentate in questa sezione sono desunte dai dati tratti dal file persone con caricapresenti nel Registro Imprese nel periodo (2000-2005), con dettaglio all’anno 2005.

Nelle tavole viene fornita, in particolare:• la consistenza degli imprenditori extracomunitari (cioè le persone presenti in archivio

provenienti da Paesi Extracomunitari) per settore di attività, per classe di età e caricaricoperta nell’impresa;

• la consistenza delle persone extracomunitarie per nazionalità (determinata sulla base delcodice fiscale) distinta per aree geografiche mondiali.

1.1.3 Imprenditoria femminileAnche in questo caso, le tavole si riferiscono ai dati tratti dal file persone con carica presenti nelRegistro Imprese nel periodo (2000-2005), con dettaglio all’anno 2005.

Nelle tavole viene fornita, in particolare:• la consistenza delle imprenditrici donne (cioè le persone presenti in archivio con flag=F) per

settore di attività, per classe di età e carica ricoperta nell’impresa e forma giuridica;

A partire dai dati del file persone del Registro imprese è stato realizzato nel 2003, su iniziativadi Unioncamere, un Osservatorio sulla imprenditorialità femminile.

Per stabilire con quale criterio misurare la partecipazione femminile nelle imprese si è presospunto dalla definizione data dalla legge 215/92 - Azioni positive per l'imprenditoria femminile,art. 2 e dalla successiva Circolare n° 1151489 22/11/2002 art. 1.2 del Min. Att. Produttive.In base a tali norme, il grado di partecipazione femminile è desunto della natura giuridicadell'impresa, dall'eventuale quota di capitale sociale detenuta da ciascun socio donna e dallapercentuale di donne presenti tra gli amministratori o titolari o soci dell'impresa.Generalizzando queste definizioni, sono quindi state individuate le "Imprese Femminili", cioè leimprese la cui percentuale di partecipazione femminile è superiore al 50%; inoltre queste

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imprese sono state poi classificate in base alla maggiore o minore capacità di controlloesercitato dalle donne cioè in base alla maggiore o minore presenza femminile.

Nelle tavole viene fornita, in particolare:• la consistenza e i flussi dell’imprenditoria femminile (come determinato in precedenza) per

settore di attività, per forma giuridica e tipologia di presenza nel II semestre 2005;

• la consistenza delle cariche ricoperte nell’imprenditoria femminile (come determinato inprecedenza) per settore di attività, per forma giuridica e tipologia di carica nel II semestre2005;

Si richiama l'attenzione sul fatto che le imprese non femminili non si possono identificareautomaticamente come "imprese maschili" cioè partecipate in prevalenza da uomini; questoperché sul totale delle imprese giocano un ruolo significativo le imprese partecipate inprevalenza da soggetti giuridici e non solo da persone fisiche.

I dati sulle "Cariche Femminili" forniscono informazioni su tutte le cariche assunte da donnenell'ambito di tutte le imprese non cessate (Registrate) presenti nelle diverse provincie e sulledonne titolari di azioni/quote di capitale nelle imprese tenute alla presentazione al RegistroImprese dell'elenco dei soci.

Nel caso delle Cariche, per poter meglio leggere i dati tratti dal file persone sulle donne edall’Osservatorio sulla imprenditorialità femminile si ricorda che le differenze sono:

"Persone - sesso=F" conta tutte le donne con carica in ciascuna impresa; "Cariche Femminili"conta invece tutte le cariche attribuite a donne in ciascuna impresa;

"Cariche Femminili" conta anche le donne presenti nell'elenco soci delle società di capitale.Queste sono individuabili attraverso la variabile Classe di Cariche alla voce Socio di capitale;

In definitiva la differenza principale è quindi dovuta a quelle donne che possiedono più carichein una singola impresa (es.: società di persona con un socio che è anche amministratore che haanche una carica tecnica); in questi casi la navigazione "Persone" conterà 1 persona mentre lanavigazione "Cariche Femminili" conterà l'effettivo numero di cariche attribuite alla persona.Attenzione inoltre al fatto che, nella navigazione "Persone", dovendo attribuire unacaratteristica di carica (socio, amministratore, titolare, altra), a tutte le persone con più carichesi attribuisce la prima carica presente in archivio.

A meno dei “Socio di capitale”, i dati presenti in "Cariche Femminili" coincidono con i datipubblicati in Movimprese.

1.1.4 Imprese artigianeSempre dalla fonte Movimprese viene proposta una tavola relativa movimentazioni delle impreseappartenenti al comparto artigiano nei quattro trimestri del 2005 disaggregati per settore diattività economica.

1.1.5 Procedure concorsualiLa prima tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese entrate infallimento nel periodo 2000-2005, per anno di entrata in fallimento, distinte per provincia. Si fapresente che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di questeimprese, nel frattempo, si è conclusa la procedura concorsuale e, conseguentemente, sonocessate dal Registro.

La seconda tavola presentata in questa sezione riporta i dati relativi alle imprese entrate inliquidazione nel periodo 2000-2005, per anno di entrata in liquidazione, distinte per provincia. Si

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fa presente che i dati annuali non sono cumulabili tra loro in quanto per una parte di questeimprese, nel frattempo, si è conclusa la procedura concorsuale e, conseguentemente, sonocessate dal Registro.

1.2 Occupazione

1.2.1 La struttura professionaleLa prima tavola di questa sezione riassume i dati sulle imprese e occupazione in provincia riferitialle imprese attive al 31 dicembre 2003 iscritte al Registro Imprese-REA e aventi almeno unaddetto. Questi dati si rendono disponibili dal Registro delle imprese e dal REA (Repertorio dellenotizie economiche e amministrative), opportunamente integrati e verificati con il contributodelle informazioni presenti nelle altre principali fonti amministrative (INPS, INAIL, ASIA).Tra le imprese con addetti viene identificato, inoltre, il sottoinsieme delle imprese che hannosoli addetti dipendenti. Per ciascuna tipologia di impresa vengono forniti i relativi datioccupazionali (addetti e dipendenti).

Questa attività di integrazione ha permesso di costruire un repertorio anagrafico e un set ditavole statistiche sulle imprese e l’occupazione al 2003 utili per un’analisi economico-amministrativa dei sistemi produttivi a livello territoriale.

I dati relativi all'occupazione dipendente e indipendente si riferiscono ai valori medi annui del2003 e non comprendono i lavoratori interinali.I dati presentati non comprendono le sezioni A e B (Agricoltura, silvicoltura e pesca); anche iltotale è indicato al netto di tali sezioni.

Le tavole territoriali (regioni e province) evidenziano l'occupazione delle imprese aventi sede sulterritorio cui la tavola si riferisce; pertanto comprendono tutti gli addetti facenti capo a taliimprese anche se questi svolgono la propria attività in unità locali situate al di fuori delterritorio di riferimento. Viceversa, le tavole non considerano gli addetti operanti sul territoriodi riferimento ma afferenti a imprese con sede esterna.

La seconda tavola di questa sezione mette in relazione l'evoluzione in termini assoluti epercentuali del fabbisogno professionale in provincia nel 2005 secondo la classificazione ISCO,con riferimento alle professioni dell’innovazione produttiva e organizzativa. Le suddetteaggregazioni riguardano in particolare le professioni della ricerca e della progettazione, leprofessioni per l’innovazione nel processo produttivo, le professioni per la promozione, ilmarketing e la comunicazione, le professioni per l'innovazione nella logistica e nelladistribuzione, e le professioni per lo sviluppo delle risorse umane e la formazione aziendale.Viene fatto, inoltre, un confronto con le aggregazioni per grande gruppo ISCO corrispondente.

1.3 Reddito prodotto

Il valore aggiunto (computato ai prezzi base) rappresenta l’aggregato principe della contabilitànazionale e fornisce una misura quantitativa della ricchezza prodotta dal sistema economiconell’arco dell’anno di riferimento. Generalmente viene calcolato per i tre grandi macro settori(agricoltura, industria e servizi), e per eliminare l’effetto dimensione territoriale viene riportatoalla popolazione residente in modo tale da ottenere un indicatore confrontabile territorialmentee che indichi il grado di crescita economica raggiunta da un’area. Attualmente esiste a livello diUnione Europea un documento univoco che stabilisce per tutti i Paesi aderenti le linee guida perla stima degli aggregati di contabilità nazionale (SEC95 – Sistema Europeo dei Conti Economici).Nelle tavole presentate in questa sezione si riporta la serie storica della variazione annua delvalore aggiunto procapite negli anni 1995-2004, la composizione percentuale del valore aggiuntoper macro settore di attività economica nel 2004, e la graduatoria delle province italiane in baseal valore aggiunto procapite nel 2004 e la differenza di posizione rispetto al 1995.

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Un’altra stima operata dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne è il valore aggiunto manifatturieroprovinciale ai prezzi base per fasce dimensionali, che risulta essere un approfondimento delvalore aggiunto dei principali settori di attività economica il quale costituisce un filone diricerca nelle attività dell’Istituto.Le classi dimensionali nelle quali è suddiviso l’aggregato oggetto di analisi sono tre: la primafino a 49 addetti, la seconda da 50 a 249 addetti e la terza da 250 addetti ed oltre.

La procedura di calcolo di tale aggregato è partita da una ricostruzione della base occupazionaleper la quale l’Istituto si è potuto avvalere della base informativa analitica proveniente dall’VIIICensimento dell’Industria e dei Servizi del 2001.Per l’articolazione dei parametri di produttività invece, l’Istituto si è avvalso delle indagini Istatsulle imprese e sui dati riguardanti le retribuzioni di fonte Inps ed Inail.

Come noto la legge quadro n. 443 dell’8 agosto 1985 definisce artigiana l’impresa che abbia perscopo prevalente lo svolgimento di un'attività di produzione di beni, anche semilavorati, o diprestazione di servizi, escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizicommerciali, di intermediazione nella circolazione dei beni o ausiliarie di queste ultime, dìsomministrazione al pubblico di alimenti e bevande, salvo il caso che siano solamentestrumentali e accessorie all'esercizio dell'impresa.E’ stato questo l’approccio dell’Istituto Tagliacarne per il calcolo del valore aggiuntodell’artigianato nelle province italiane, ovvero di considerare artigiane le imprese iscritte allasezione del Registro delle Imprese e soddisfacenti le caratteristiche indicate in tale legge.La stima di tale aggregato viene effettuata disaggregando e in parte estrapolando lecorrispondenti valutazioni annualmente elaborate dall’Istat.L’Istituto Tagliacarne dopo aver identificato l’universo delle imprese artigiane, ha provveduto astimare i dati del valore aggiunto per singoli gruppi di attività.

1.4 Movimenti con l’estero

1.4.1 MerciIn questa sezione sono riportati i dati sul commercio estero relativo al 2005 desunti dai datirilevati dall’ISTAT. Le tavole prodotte sono il risultato di elaborazioni costruite a partire dallabase dati ISTAT con il maggior dettaglio disponibile a livello provinciale. I dati 2004 sonodefinitivi, mentre quelli riferiti al 2005 sono ancora provvisori.

Per una valutazione dell'importanza del commercio estero nelle singole province, i dati ISTAT2004 sono stati rapportati al valore aggiunto 2004 (Istituto G. Tagliacarne). Il rapporto tracommercio con l’estero e valore aggiunto fornisce una stima della propensione all’export e delgrado di apertura delle singole province alla commercializzazione con l’estero.

Per avere indicazioni sul contenuto tecnologico dei beni commercializzati i prodotti sono stati,in una tavola specifica, classificati in base alla tassonomia di Pavitt, e raggruppati in tre gruppidistinti (agricoltura e materie prime; prodotti tradizionali e standard; prodotti specializzati ehigh tech).

1.4.2. ServiziIl Bollettino Statistico dell'Ufficio Italiano Cambi, realizzato con cadenza mensile, intenderecepire le esigenze conoscitive di utenti diversi in materia di rapporti economici e finanziaricon l'estero. Esso contiene dati relativi alle transazioni con il resto del mondo, poste in essere dasoggetti residenti e dati relativi alla posizione patrimoniale dell'Italia verso l'estero.

I criteri di disaggregazione sono molteplici e possono riguardare la natura, l'oggetto dellatransazione, il paese di residenza della controparte estera, il paese di destinazione oprovenienza dei flussi, la provincia di residenza dell'unità operativa, la valuta di regolamento, le

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caratteristiche dimensionali delle imprese residenti, il settore e la branca di attività economica,i termini di regolamento delle operazioni, etc.

La strutturaLa PRIMA PARTE contiene "tavole di sintesi". In essa sono riassunti i dati di flusso del contocorrente1, del conto capitale2, del conto finanziario3 e delle riserve ufficiali e i dati sullaposizione patrimoniale verso l'estero.

La SECONDA PARTE contenente tavole di "dettaglio" presenta tre raggruppamenti diinformazioni:

Il primo gruppo di tavole ha per oggetto le componenti del conto corrente (merci4, servizi,redditi e trasferimenti correnti), quelle del conto capitale (trasferimenti pubblici,acquisizioni/cessioni attività non finanziare, etc.) e quelle del conto finanziario (investimentidiretti e di portafoglio, derivati, prestiti e crediti commerciali e altri investimenti).

Il secondo gruppo di tavole è relativo all'operatività delle banche e ha per oggetto ifinanziamenti in valuta concessi a clientela residente, le attività e le passività verso l'estero invaluta e in euro e quelle verso l'interno in valuta, gli impegni a termine contro euro conresidenti e non residenti.

Il terzo gruppo di tavole contiene i dati di dettaglio delle operazioni regolate in compensazione.

La TERZA PARTE è dedicata alla "morfologia" delle imprese operanti con l'estero (distribuzionedelle imprese per branca di attività economica, classe di fatturato, mercato di operatività).

Le fontiI principali strumenti di raccolta dei dati sono la "Matrice Valutaria", la "Matrice dei Conti", la"Comunicazione Valutaria Statistica" (C.V.S.) e le Indagini campionarie.

La MATRICE VALUTARIA è lo strumento informativo che fa capo alle banche, ivi compresa laBanca d'Italia, per la raccolta di dati di flusso. A partire dai dati di gennaio 2002 il sistema della"Matrice Valutaria" prevede una soglia minima di rilevazione pari a 12.500 euro. La stima delletransazioni sotto la soglia viene effettuata ripartendo il valore complessivo di tali importi(desunto da informazioni contabili delle banche, comunque disponibili al di fuori degli obblighisegnaletici di bilancia dei pagamenti) sulla base dei dati storici.

Dalla MATRICE DEI CONTI, si ricavano le informazioni di consistenza sulle attività e passività delsistema bancario necessarie alla elaborazione della posizione verso l'estero del paese. I duestrumenti, pur con le rispettive specificità, configurano un sistema statistico integrato.

La COMUNICAZIONE VALUTARIA STATISTICA (C.V.S.) è lo strumento che fa capo agli operatoriresidenti per la raccolta di dati sulle loro operazioni con l'estero, valutarie ed in cambi,realizzate direttamente all'estero o in Italia attraverso gli intermediari residenti.

1 Macro componente della bilancia dei pagamenti comprendente i dati relativi a trasferimenti senza corrispettivo dibeni capitali o di fondi connessi all'acquisto/dismissione di beni capitali e la remissione unilaterale di debiti(trasferimenti in conto capitale). Comprende inoltre l'acquisizione/cessione di attività intangibili "non finanziarie -non prodotte" (quali ad esempio i brevetti).2 Macro componente della bilancia dei pagamenti comprendente i dati relativi a merci, servizi, redditi e trasferimenticorrenti.3 Macro componente della bilancia dei pagamenti comprendente i dati relativi a investimenti e disinvestimenti dicapitali - distinti in diretti, di portafoglio, derivati e altri (prestiti, crediti commerciali, conti e depositi, etc.) - eriserve ufficiali.4 I dati della componente "Merci" sono ricavati dai dati del commercio estero rilevati dall'ISTAT.

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Il sistema delle C.V.S. ha previsto fino ai dati di dicembre 2001 una soglia minima di rilevazionedi 10.000 euro (20 milioni di lire). A partire dai dati di gennaio 2002 la soglia di esenzione èstata elevata a 12.500 euro.

Le C.V.S. contengono una gamma ampia di informazioni sugli operatori e sulle operazioni. Sonoutilizzate principalmente per accrescere la qualità e la coerenza dei dati e per la costruzionedelle tavole di dettaglio del Bollettino.Le INDAGINI CAMPIONARIE costituiscono lo strumento informativo volto alla stima di componentirelative a fenomeni "massivi" non rilevabili direttamente dalle segnalazioni valutarie in quantofuori "copertura", ovvero costituenti parte integrante di altre componenti o infine non aventinatura di transazione. Sono rilevati attraverso indagini campionarie i viaggi internazionali, itrasporti e i redditi reinvestiti.

Le tavole presentate in questa sezione contengono, in particolare, i dati relativi al commerciointernazionale di servizi (crediti e debiti) tratti dalla componente delle partite correnti dellabilancia dei pagamenti distinti per tipo di transazione.

I dati delle tavole sono ricavati dalla Matrice Valutaria, dalla C.V.S, dall'Indagine campionaria sulturismo internazionale dell'Italia e dall'Indagine campionaria sui trasporti internazionalidell'Italia per quanto riguarda le transazioni turistiche e quelle relative ai trasporti. Per le voci"Servizi per il Governo" e "Assicurazioni" i dati sono integrati con stime basate su informazioni difonte ISTAT.

La ripartizione geografica, fatta eccezione per le voci "Viaggi" e "Trasporti", è effettuata in basealla provincia in cui ha sede la filiale della banca residente intermediaria dell'operazione conl'estero. Per la voce "Viaggi" la ripartizione per regione è effettuata in base alla provinciavisitata dai viaggiatori stranieri. Per la voce "Trasporti", non essendo disponibile una ripartizioneper provincia e regione, i dati vengono riepilogati nell'aggregato "Dati non ripartibili".

1.4.3 TecnologiaLa Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia (BPT) è un sottoinsieme della Bilancia dei Pagamentiche riassume diverse voci dal conto corrente (servizi) e dal conto capitale(cessazioni/acquisizione brevetti, invenzioni ecc.) e registra i flussi di incassi e pagamentiriguardanti le transazioni di tecnologia non incorporata in beni fisici (disembodied technology),nella forma di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi difabbrica, know-how e assistenza tecnica. I flussi registrati nella BPT rappresentano un indicatoredell’input di tecnologia (i pagamenti) e dell’output (gli incassi).

I dati, tratti dalla Comunicazione Valutaria Statistica, si riferiscono agli incassi e ai pagamentirelativi alle operazioni di importo superiore a 12.500 euro, comprendono i regolamenti cheavvengono al di fuori del canale bancario (assegni, banconote, movimentazione di contiall'estero, etc.) ed includono anche le operazioni regolate in compensazione.Lo schema della BPT, secondo l’indicazione dell’OCSE risulta costituito da quattro componentiprincipali:

- Il commercio in tecnologia (trade in technics) che costituisce il nucleo centrale delletransazioni internazionali in tecnologia; si tratta di trasferimenti di brevetti, invenzioni eknow-how ed i relativi diritti di sfruttamento.

- Le transazioni riguardanti la proprietà industriale (transactions involving trademarks,designs, patterns) che non fanno direttamente riferimento alla conoscenza tecnologica, maspesso ne implicano un trasferimento; si tratta sostanzialmente di marchi di fabbrica edisegni industriali.

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- I servizi con contenuto tecnologico (services with a technical content) che, pur noncostituendo un effettivo trasferimento di tecnologia, consentono di incrementarne ilpotenziale mediante l'acquisizione di abilità tecniche.

- La ricerca e sviluppo realizzata/finanziata a/dall'estero (industrial R&D performedabroad/financed from abroad).

I dati forniti in questa sezione si riferiscono a incassi, pagamenti e saldi per tipologia di servizionel 2004 a livello regionale. Anche in questo caso, la ripartizione geografica, è effettuata in basealla provincia in cui ha sede l’impresa titolare dell'operazione con l'estero.

1.4.4 Turismo internazionale e nonLa sezione "Turismo internazionale dell'Italia" del sito UIC contiene informazioni, aggiornate concadenza mensile, circa i flussi turistici monetari e fisici, in entrata (incoming) ed in uscita(outgoing) in / dall'Italia. La fonte dei dati è l'Indagine campionaria sul turismo internazionaledell'Italia, svolta dall'UIC a partire dal 1996.I dati rilevati confluiscono nella bilancia dei pagamenti turistica, parte della bilancia deipagamenti, che registra le transazioni internazionali in beni e servizi costituenti spese turistiche.Nello schema standard fissato dal FMI (Fondo Monetario Internazionale) è rappresentata dellavoce "Travel" ("Viaggi" nella bilancia dei pagamenti italiana), la quale riporta nei crediti le speseturistiche che i viaggiatori non residenti hanno effettuato nel nostro paese e nei debiti le speseturistiche che i viaggiatori residenti hanno effettuato al di fuori del nostro paese.

La tecnica adottata per lo svolgimento dell’indagine è quella denominata in letteratura inbound-outbound frontier survey, consistente nell’intervistare un campione rappresentativo deiviaggiatori residenti e non residenti in transito alle frontiere di un determinato paese. Lefrontiere considerate in questo tipo di tecniche sono sia quelle ‘geografiche’, come i valichistradali, sia quelle ‘virtuali’, come gli aeroporti internazionali.

Nell’indagine UIC il campionamento viene effettuato in modo indipendente ai quattro tipi difrontiera presenti in Italia: aeroporti, porti, valichi stradali e valichi ferroviari. Nel 2003 sonostate effettuate circa 145.000 interviste annue, contattando così circa l'1,2 per mille del totaledei viaggiatori che attraversano le frontiere del paese. Circa il 60% delle interviste riguardaviaggiatori stranieri e vengono svolte al momento in cui questi lasciano l'Italia; la restante parteè costituita da interviste a viaggiatori italiani, condotte al momento del loro rientro in Italia, aconclusione del viaggio all'estero.

I dati relativi all'ultimo anno di riferimento sono provvisori, salvo diversa indicazione. La primapubblicazione dei dati provvisori relativi ad un determinato mese di riferimento avviene la primadecade del terzo mese successivo a quello di riferimento (ad es. nella prima decade di aprile2005 si ha la prima diffusione dei dati provvisori relativi a gennaio 2005). La pubblicazione deidati definitivi relativi a un determinato anno avviene, di norma, nella mese di aprile dell'annosuccessivo (ad es. ad aprile 2005 si pubblicano i dati definitivi relativi al 2004).Le informazioni relative ai periodi pregressi recepiscono le modifiche eventualmente intervenutesuccessivamente alla loro precedente pubblicazione.

Le tavole presentate in questa sezione si riferiscono al numero di viaggiatori esteri in Italia e ilnumero di pernottamenti per provincia visitata e la relativa spesa del turismo internazionale (inentrata, in uscita e saldo) nel periodo 2001-2005.

I dati relativi agli arrivi e alle presenze sono riferiti all’anno 2004 e provengono dalle rilevazionisul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi e sui viaggi e sulle vacanze dei residenti, nonchédall’indagine rapida sull’attività alberghiera condotte periodicamente dall’ISTAT.

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1.5 Credito

Depositi bancariRaccolta monetaria di soggetti non bancari effettuata dalle banche sotto le seguenti forme:depositi a risparmio liberi e vincolati, buoni fruttiferi, certificati di deposito, conti correntiliberi e vincolati. Le informazioni presentate sono rilevate per localizzazione della clientela(ovvero secondo la residenza dei clienti) e non per localizzazione degli sportelli.Impieghi bancariFinanziamenti erogati dalle banche a soggetti non bancari. L’aggregato comprende: rischio diportafoglio, scoperti di conto corrente, finanziamenti per anticipi, mutui, anticipazioni nonregolate in conto corrente, riporti, sovvenzioni diverse non regolate in conto corrente, prestitisu pegno, prestiti contro cessioni di stipendio, cessioni di credito, impieghi con fondi di terzi inamministrazione, altri investimenti finanziari, sofferenze, effetti insoluti e al protesto diproprietà. L’aggregato è al netto degli interessi e delle operazioni pronti contro termine. Leinformazioni presentate sono rilevate per localizzazione della clientela (ovvero secondo laresidenza dei clienti) e non per localizzazione degli sportelli.Sofferenze su impieghiLe sofferenze comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato diinsolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalla garanzie che liassistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita. Le informazionipresentate sono rilevate per localizzazione della clientela (ovvero in base alla residenza deiclienti che sono in stato di sofferenza) e non per localizzazione degli sportelli.SportelliPunti operativi che svolgono con il pubblico, in tutto o in parte, l’attività della banca; rientranonella definizione gli sportelli a operatività particolare; sono esclusi gli uffici di rappresentanza.

I dati sul mercato creditizio scontano di alcune problematiche che fanno si che i dati relativi asituazioni territoriali e periodi identici possano differire non in modo particolarmente sensibile aseconda del momento in cui questi vengono diffusi. La motivazione principale di questedifferenze risiede nella notevole mobilità degli sportelli bancari sul territorio. Tali spostamentinon vengono colti in modo immediato dalle statistiche, nel senso che se ad esempio unosportello bancario cambia provincia, il dato relativo ai depositi piuttosto che quello dellesofferenze vengono riattribuiti alla nuova provincia in un momento successivo allo spostamentodello sportello con un chiaro disallineamento delle informazioni a seconda del momento in cuivengono prese in considerazione.Un altro fenomeno (peraltro meno frequente) è quello che si verifica quando in seguito aprocessi di trasferimento di sportelli, ma anche di fusione tra istituti di credito il dato deidepositi o delle sofferenze viene duplicato, ovvero viene attribuito o a due province o a dueistituti di credito. Generalmente queste informazioni si possono considerare totalmentedefinitive dopo circa due o tre anni di distanza.

1.6 Consumi

In questa sezione sono incluse le tavole che riportano i dati sui consumi finali interni dellefamiglie (1999 - 2003) e i consumi di energia elettrica per settori di attività (2004).I consumi finali rappresentano il valore dei beni e servizi impiegati per soddisfare direttamente ibisogni umani, siano essi individuali o collettivi. Sono utilizzati due concetti: la spesa perconsumi finali e i consumi finali effettivi. La differenza fra i due concetti sta nel trattamentoriservato ad alcuni beni e servizi che sono finanziati dalle amministrazioni pubbliche o dalleistituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, ma che sono forniti alle famiglie cometrasferimenti sociali in natura; questi beni sono compresi nel consumo effettivo delle famiglie,mentre sono esclusi dalla loro spesa finale. (Sistema europeo dei conti, SEC 95).I consumi di energia elettrica per settori di attività riguardano invece la quantità di energiaconsumata nei settori agricoltura, industria, terziario e domestico nell’anno 2004.

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1.7 Reddito disponibile delle famiglie

Il calcolo del reddito disponibile delle famiglie (anni 2002 e 2003), appositamente misurato conriferimento alle singole province italiane, è effettuato dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne.

E’ da precisare che il reddito personale disponibile può essere considerato dal lato dellaformazione e da quello degli impieghi. Dal lato della formazione, esso corrisponde al complessodei redditi da lavoro e da capitale-impresa che, insieme ai trasferimenti affluiscono al settoredelle famiglie, al netto delle relative imposte dirette e dei contributi previdenziali eassistenziali. Dal lato degli impieghi, invece, esso non è altro che la somma dei consumi e deirisparmi dello stesso settore. Tenuto conto di ciò, si può dire che il reddito disponibile coincidecon l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni individuali presenti e futuridelle famiglie, quindi lo si può considerare un aggregato che è in grado di fornire un’indicazionesintetica del livello di benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascunaprovincia considerati nella loro veste di consumatori.

Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della residenza degli operatori, ossia nelreddito di ciascuna provincia vengono compresi tutti i flussi, in entrata e in uscita, di pertinenzadei soggetti che vi risiedono, ancorché realizzati in parte fuori dal territorio provinciale; mentrevengono esclusi dal reddito le analoghe risorse conseguite nella provincia da soggetti cherisiedono altrove.

Per il calcolo di tale indicatore si sono utilizzati i dati regionali già calcolati per lo stesso periododall’Istat. Disponendo infatti di tutte le componenti del reddito a livello regionale, il calcolo si èrisolto in una disaggregazione dei dati di ciascuna ripartizione territoriale (regione) in quelle diordine inferiore (province).

Al fine di approfondire la conoscenza della struttura interna del reddito disponibile,l’Unioncamere e l’Istituto Tagliacarne hanno analizzato il tema del reddito disponibile anche infunzione della diversa ampiezza delle famiglie. In particolare, estratti i dati sul reddito diciascuna provincia calcolati per il 2003, è stato suddiviso l’importo distinguendo le famiglieresidenti a seconda che si componessero di una sola persona o che fossero composte di 2, di 3, di4, o di 5 e più persone.

Per il calcolo del reddito disponibile delle famiglie secondo la provincia di residenza e la classedimensionale di appartenenza, è stato provveduto innanzitutto a convertire i dati regionali sullespese di consumo pro capite in numeri indici. In seguito le 20 scale regionali così ottenute sonostate soggette ad opportune rettifiche per passare poi alle 103 scale provinciali. Per effettuaretale passaggio è stato supposto che i comportamenti familiari, per quanto concerne il reddito ele spese dei residenti nelle singole province, non divergessero sensibilmente dai valori medicorrispondenti alla regione di appartenenza. Fermo restando tale principio, la distribuzioneprovinciale delle famiglie e dei componenti è stata ulteriormente integrata distinguendo icomponenti di ciascuna classe in tre gruppi: il numero delle persone appartenenti allapopolazione attiva, il numero delle persone ritirate dal lavoro, il numero degli altri membri dellafamiglia (bambini, studenti, ecc.). Supponendo che alla formazione del reddito contribuiscanosolo occupati e pensionati, l’elaborazione è consistita nell’attribuire alla prima categoria unreddito medio annuo corrispondente alla retribuzione lorda per unità di lavoro desunta dai contieconomici regionali del 2002; e per i componenti della seconda categoria un importo pro capitecommisurato al valore medio delle pensioni rilevato per lo stesso anno dall’Inps. Moltiplicando iredditi medi delle categorie in questione per il numero delle persone dello stesso tipo incluse inciascuna classe, sono stati ottenuti dei valori complessivi che, rapportati al corrispondentenumero di componenti hanno consentito di costruire la scale provinciali e regionali pro capitericercate.

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La disponibilità di queste nuove stime regionali associata ad una più fine ridefinizionedell'universo di riferimento hanno portato ad una profonda revisione delle serie disponibili.L'Istat nella seconda parte del 2005 infatti non ha messo a disposizione solamente i dati delreddito disponibile ma anche tutte le serie relative alle varie poste che messe insieme formanoil reddito disponibile. La serie provinciale fornita si ottiene andando a ricostruire queste singoleposte a livello provinciale a differenza di quanto accadeva per le scorse annualità laddove nonessendoci a disposizione questa fonte si provvedeva ad un ricostruzione del reddito dal versantedell'utilizzo, vale a dire partendo da una stima dei consumi dei residenti e del risparmio,componente quest’ultima che presentava alcune lacune a livello di fonti informative che nonconsentivano di cogliere tutti gli aspetti del fenomeno.

1.8 Ricerca & Sviluppo

L’indagine sulla Ricerca e lo Sviluppo sperimentale in Italia, condotta annualmente dall’Istat, èfinalizzata a rilevare dati su imprese e istituzioni pubbliche che svolgono sistematicamenteattività di ricerca. La rilevazione interessa circa 18.000 imprese e 1.000 enti pubblici e raccoglieinformazioni sull’attività di ricerca di circa 3.000 imprese e oltre 200 enti pubblici. Essa vienesvolta utilizzando le metodologie suggerite dal Manuale OCSE sulla rilevazione statistica delleattività di R&S (Manuale di Frascati), pubblicato nel 1964 e revisionato nel 2002. Ciò assicura lapiena comparabilità dei risultati a livello internazionale.

I dati sulla spesa per R&S sostenuta dalle Università pubbliche e private e sul personaleuniversitario impegnato in attività di ricerca vengono stimati dall’Istat sulla base dei risultatidella rilevazione statistica sui bilanci delle Università, dei coefficienti dalla più recenterilevazione statistica sulle attività di ricerca dei docenti e dei ricercatori universitari e, infine,dei dati amministrativi sulla consistenza del personale universitario, forniti annualmente dalMinistero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR).L’attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) viene definita dal Manuale di Frascati dell’OCSE come quelcomplesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insieme delleconoscenze (inclusa la conoscenza dell’uomo, della cultura e della società), sia per utilizzaretali conoscenze in nuove applicazioni.

Essa viene distinta in tre tipologie:Ricerca di base: lavoro sperimentale o teorico intrapreso principalmente per acquisire nuoveconoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservabili, non finalizzato ad una specificaapplicazione.Ricerca applicata: lavoro originale intrapreso al fine di acquisire nuove conoscenze e finalizzatoanche e principalmente ad una pratica e specifica applicazione.Sviluppo sperimentale: lavoro sistematico basato sulle conoscenze esistenti acquisite attraversola ricerca e l’esperienza pratica, condotta al fine di completare, sviluppare o miglioraremateriali, prodotti e processi produttivi, sistemi e servizi.

Con riferimento all’anno 2001, su sollecitazione della Commissione europea, l’Istat ha effettuatoun’indagine pilota sulle attività di R&S intra-muros svolte dalle istituzioni private non a scopo dilucro che operano sul territorio nazionale. La popolazione di riferimento è stata individuatautilizzando la prima rilevazione censuaria Istat sulle istituzioni private non-profit (riferita al1999); in particolare, sono state contattate circa 5.200 istituzioni che avevano dichiarato disvolgere ricerca come loro attività primaria o secondaria. All’interno di questa popolazione diistituzioni con potenzialità di ricerca, sono state individuate circa 300 istituzioni che hannoeffettivamente svolto R&S nel corso del 2001. Il loro contributo all’attività nazionale di R&S èrisultato, però, assai ridotto sia in termini di consistenza del personale impegnato in ricerca(circa 1.000 addetti in unità equivalenti a tempo pieno, di cui circa 500 ricercatori), sia intermini di spesa (circa 50 milioni di Euro). A partire dall’anno di riferimento 2002, i dati sulleattività di R&S delle istituzioni private non-profit sono stati integrati con i dati relativi agli altrisettori istituzionali.

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Le tavole presentate in questa sezione, non comprendono i risultati di questa sperimentazione esi riferiscono al personale addetto alla R&S (rapportata alla popolazione residente), nonché allaspesa intra-muros per attività R&S (in percentuale al PIL) a livello regionale nel 2003.

1.9 Inflazione

La tavole allegata contiene informazioni sull’andamento dei prezzi al consumo per 75 comuni (20capoluoghi di regione e 55 capoluoghi di provincia), sulla base delle rilevazioni mensili degliuffici comunali di statistica e dell’ISTAT, finalizzate alla computazione degli indici dei prezzi perle famiglie di operai ed impiegati (FOI).Il paniere dei prezzi al consumo è articolato in 12 capitoli di spesa che concorrono a formarel’indice generale, complessivo e al netto dei tabacchi, attraverso un sistema di ponderazioneche rispecchia la composizione dei consumi.Le tabelle riportano le variazioni percentuali medio annue. Nei casi in cui si sono riscontratemancate rilevazioni degli indici per un arco temporale superiore ad un mese si è proceduto perinterpolazione lineare.

1.10 Investimenti fissi

In questa sezione sono inseriti due indicatori realizzati dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne per glianni 2003 e 2004. Il primo riguarda gli investimenti fissi lordi per branca produttrice a livelloprovinciale, mentre il secondo è relativo ai tassi di accumulazione sempre calcolati per le 103province italiane.Gli investimenti fissi lordi sono costituti dalle acquisizioni (al netto delle cessioni) di capitalefisso effettuate dai produttori residenti a cui si aggiungono gli incrementi di valore dei benimateriali non prodotti.Per quanto concerne le branche produttrici analizzate, ne sono state inserite 2, le Costruzioni ele Macchine, attrezzature e mezzi di trasporto.Il secondo indicatore, il tasso di accumulazione, rappresenta gli investimenti fissi in % del valoreaggiunto a prezzi correnti è calcolato come rapporto tra gli investimenti fissi lordi ed il valoreaggiunto ai prezzi base moltiplicato per 100.

1.11 Ambiente

Nelle tavole presenti in tale sezione, si riportano gli indicatori ambientali urbani calcolatidall’Istat per le 103 province italiane per l’anno 2002 e 2003 oltre ad una serie di informazioni difonte GRTN e APAT per gli anni 2003 e 2004.Tali indicatori sono relativi alle tematiche più rappresentative della problematica ambientale inambito urbano: Acqua, Energia e Rifiuti.Della prima tematica sono stati considerati due indicatori, il primo relativo al consumo di acquaper uso domestico per abitante, e il secondo relativo agli impianti di depurazione delle acquereflue urbane distinti per tipologia di trattamento (impianti primari, secondari e terziari).

Relativamente alla tematica “Energia” sono stati inclusi tre indicatori che analizzano i consumidi gas (in m3) per riscaldamento e per uso domestico, ed altri due indicatori invece cheriportano i consumi di energia elettrica (in KWh) per uso domestico. Sono stati inclusi inoltre 2indicatori che riguardano il numero degli impianti qualificati IAFR (Impianti Alimentati da FontiRinnovabili), sia per quanto riguarda quelli in esercizio, che quelli in progetto.Relativamente invece alla tematica “Rifiuti”, sono presenti una serie di indicatori relativi allaproduzione e alla raccolta di rifiuti urbani. Nello specifico, la raccolta è suddivisa indifferenziata ed indifferenziata (valori assoluti e pro-capite), mentre la produzione riguarda inparticolare i rifiuti speciali (pericolosi e non). E’ stato inserito, inoltre, un indicatore relativo alnumero delle discariche e la relativa quantità di rifiuti smaltita.

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2) Il livello di competitività del tessuto produttivo locale

2.1 I principali indicatori economico-finanziari

Quest'area tematica analizza il comportamento economico e finanziario delle società di capitalee delle cooperative italiane, attraverso l'utilizzazione dei dati tratti dall'archivio informatico deibilanci di fonte Cerved. Tale archivio, rielaborato dal Centro Studi Unioncamere per le proprieesigenze di ricerca, contiene, per ciascuna annualità, oltre 450.000 bilanci di società agricole,industriali e dei servizi escluse quelle del settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria. Inquesto osservatorio, inoltre, sono esclusi i bilanci economicamente non significativi (fatturato evalore della produzione pari a zero, oppure presentati in stato di liquidazione). I dati desumibilidall'Osservatorio Unioncamere sui bilanci delle società di capitale sono stati analizzati sulla basedi alcuni indici:

INDICI DI SOLIDITA' E LIQUIDITA'• Liquidità immediata (o Acid Test Ratio), corrispondente al rapporto tra le attività a

breve, considerate al netto delle rimanenze, e le passività a breve. Per la singolaazienda, e considerato che i parametri possono variare in funzione della dimensione e delsettore di attività, in generale si ritiene che il valore entro la norma dovrebbe esseresuperiore all’unità, perché in tal caso l’azienda è in grado di far fronte ai suoi debiticorrenti con le liquidità immediate e con quelle prontamente realizzabili. È ragionevoleanche un valore inferiore all’unità, preferibilmente non al di sotto di 0,7-0,8 (cfr. “L’ABCdel bilancio” di I.Facchinetti, edito dal Il Sole 24Ore).

• Liquidità corrente (disponibilità), pari al rapporto tra le attività a breve e le passività abreve. Questo indice comprende al numeratore le rimanenze. L’indice segnala lacapacità dell’azienda di far fronte alle passività correnti con i mezzi prontamentedisponibili o con quelli liquidabili in un periodo abbastanza breve (crediti e magazzino).Per la singola azienda, e considerato che i parametri possono variare in funzione delladimensione e del settore di attività, il dato ritenuto corretto non deve essere di moltoinferiore a 2, e preferibilmente non dovrebbe scendere al di sotto di 1,4-1,5 (cfr. “L’ABCdel bilancio” di I.Facchinetti, edito dal Il Sole 24Ore).

• Rapporto di indebitamento, calcolato rapportando il patrimonio netto al totale deidebiti, considerati al netto dei fondi: PN/(Debiti a m/l scadenza + Debiti a breve + Rateie risconti passivi). Tale rapporto misura il ricorso all’indebitamento esterno per unità dicapitale di rischio, fornendo una misura della solvibilità e, quindi, del rischio a cui vannoincontro i creditori.

INDICATORI DELLA CAPACITÀ DI SERVIRE IL DEBITO• MON/Oneri finanziari, che misura l’adeguatezza del risultato operativo a coprire gli

interessi passivi.

REDDITIVITA' NETTA COMPLESSIVALa redditività del sistema produttivo può essere misurata attraverso:

• il livello di rendimento del capitale di rischio, ossia ROE: Risultatod’esercizio/(Patrimonio netto-Risultato d’esercizio). Rappresenta il Reddito Netto perunità di capitale di rischio impiegato nell’attività dell’impresa. Si determina così il tassodi redditività del capitale di rischio.

• il livello di rendimento del capitale investito, ossia ROA: MON/Totale attivo tangibile.Indica la redditività della gestione operativa, ante gestione finanziaria e straordinaria,degli impieghi. Il totale attivo tangibile è calcolato sottraendo le immobilizzazioniimmateriali al totale attivo.

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RIPARTIZIONE DEL VALORE AGGIUNTOIl valore aggiunto costituisce la differenza tra il valore della produzione e i costi sostenuti perl’acquisizione dei materiali e dei servizi, dall’esterno. Non entrano nel calcolo i fattoriproduttivi interni e cioè: il capitale umano (lavoro: costo del lavoro) e il capitale fisico (impiantie attrezzature: ammortamenti e accantonamenti). Rappresenta, pertanto, la capacitàdell’impresa di creare, grazie alle proprie risorse interne, nuova e maggiore ricchezza rispetto aifattori produttivi acquistati da terzi e consumati. Costituisce inoltre la remunerazione dei fattoriproduttivi che hanno concorso alla sua formazione (lavoro, consumo di beni capitali, capitale diterzi, risparmio).In tal senso il Valore Aggiunto si trasforma in flussi di reddito che arrivano ai lavoratori (costodel personale), alle persone fisiche e giuridiche che conferiscono capitali come strumentifinanziari (dividendi per soci e interessi per i creditori), o terreni e beni immateriali (rendite);agli imprenditori individuali (profitti e rendite d’impresa); all’autofinanziamento aziendale(derivante da accantonamenti e ammortamenti e da utili non distribuiti, profitti, ai soci mareinvestiti in impresa); alla Pubblica Amministrazione (imposte e oneri sociali).È importante sapere come, nel corso del tempo, il valore aggiunto viene distribuito tra i diversifattori che concorrono a determinarlo, al fine di verificare se si manifestano fenomeni di sotto osovra remunerazione di alcuni di essi. Con lo scopo di presentare un prospetto di ripartizione delvalore aggiunto, sono state inserite le seguenti tre tavole:

• Remunerazione del capitale umano (Costo del lavoro/Valore aggiunto), evidenziando cosìla capacità delle società di remunerare le persone che lavorano al proprio interno (si fapresente che, a partire dal 1998, anno di introduzione dell’IRAP, il costo del lavoro noncomprende più gli oneri per il Servizio Sanitario Nazionale);

• Remunerazione del capitale di credito (Oneri finanziari/Valore aggiunto), per misurarel'incidenza della spesa relativa agli oneri finanziari;

• Remunerazione del capitale proprio (Profitti lordi/Valore aggiunto), per valutare larilevanza della parte residua di valore aggiunto che remunera il capitale conferito daisoci e le loro capacità imprenditoriali.

2.2 Gruppi familiari d’impresa

La ricostruzione dei gruppi di impresa avviene attraverso un complesso algoritmo che partendodalle partecipazioni azionarie delle società (di capitale più altre forme giuridiche che hannol’obbligo di depositare le informazioni relative alle partecipazioni societarie) opera su più livelli.L’anno di riferimento è il 2003.

Il primo passaggio consiste nell’individuare tutte le relazioni esistenti tra partecipate e struttureproprietarie. In termini operativi ciò significa individuare le capogruppo - persone fisiche oimprese non partecipate - e ad essi attribuire tutte le partecipazioni, sia quelle detenutedirettamente, sia quelle indirette detenute attraverso altre imprese.Successivamente, attraverso un procedimento iterativo, si individuano ed isolano tutti i casi incui vi è un gruppo d’impresa. In quest’analisi si considera “gruppo d’impresa”, il gruppo al cuiinterno vi sono relazioni di maggioranza, cioè imprese o persone fisiche che detengono ilcontrollo, diretto o indiretto, di altre società di capitale con quote maggiori del 50 per cento.

Nelle tabelle predisposte, oltre ai gruppi con al vertice una impresa o una persona fisica, sonostati ricostruiti i “gruppi di persone”. Per “gruppo di persone” si intende l’insieme di due o piùpersone che, singolarmente, detengono una quota non inferiore al 20 per cento in almeno dueimprese comuni e complessivamente oltre il 50% delle imprese stesse. Esemplificando la personafisica A e la persona fisica B appartengono allo stesso “gruppo di persone” se entrambidetengono singolarmente almeno il 20 per cento dell’impresa X (e più del 50 per cento insieme)e singolarmente almeno il 20 per cento dell’impresa Y (e più del 50 per cento insieme).

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L’esigenza di analizzare il sistema imprenditoriale non solo considerando le imprese intese comesingole entità giuridiche ma anche sulla base dell’appartenenza ad un gruppo, impone alcuneconsiderazioni sull’effettiva natura del gruppo. Con tale finalità si è proceduto all’individuazionedi quei casi in cui il legame azionario è originato esclusivamente da una società capogruppoavente come oggetto sociale l’assunzione di partecipazioni azionarie in altre società per ragionidiverse (gestione di patrimoni immobiliari, amministrazione di patrimoni mobiliari, etc.).Sono state escluse dall’insieme delle imprese in gruppo le società fiduciarie che svolgonol’attività di amministrazione di beni e l’attività di gestione fiduciaria di patrimoni. Per lemedesime ragioni sono state escluse tutte quelle società operanti nell’ambitodell’intermediazione finanziaria o immobiliari detentrici di partecipazioni azionarie per scopidiversi dall’operare secondo una logica di gruppo.

L’esclusione delle società fiduciarie e delle società che svolgono attività di amministrazione dipatrimoni ha permesso di individuare i legami esistenti tra le imprese a prescindere daicollegamenti originati esclusivamente dall’attività di gestione fiduciaria di patrimoni da partedella stessa società in più imprese.

I gruppi “operativi” così individuati sono stati integrati con le società quotate, le quali non sonotenute a depositare l’elenco soci presso il Registro delle Imprese. Le informazioni sulle societàquotate e le loro partecipazioni rilevanti relative all’anno 2003 sono state estratte dal sito dellaConsob.Un ulteriore approfondimento realizzato dal Centro Studi sul tema dei gruppi d’impresa haportato all’individuazione dei “gruppi produttivi”, ossia di quei gruppi al cui interno operanoalmeno due imprese con addetti.

Legenda:- per “capogruppo” si intende il proprietario del gruppo. Il capogruppo può essere un’impresaitaliana, un’impresa estera, una persona fisica o un gruppo di persone. Nel caso in cui ilcapogruppo sia una società costituita all'estero o persone fisiche, la localizzazione del gruppo èstata assegnata considerando la sede della società controllata di maggiori dimensioni.- Per “controllata” si intende l’impresa partecipata con quota superiore al 50%. Le controllatesono state ripartite per localizzazione geografica (nella stessa provincia del capogruppo, nellastessa regione, nella stessa ripartizione, in altra ripartizione). Non sono comprese eventualicontrollate all’estero (dato non presente nell’archivio di partenza).

I dati sui gruppi (capogruppo e controllate) sono stati inoltre disaggregati per tipologia dellacapogruppo (gruppo formale di impresa italiana, gruppi di persone fisiche, imprese estere) ed èstato calcolata l’incidenza del valore aggiunto prodotto e dell’occupazione generata a livello disingola provincia.È opportuno precisare che la rilevanza economica dei gruppi rispetto al complesso dellacontabilità nazionale, include al denominatore i dati relativi all'occupazione e al valore aggiuntogenerati sul territorio sia nel settore pubblico che in quello privato; viceversa, al numeratore, idati relativi all'occupazione e al valore aggiunto delle imprese in gruppo non comprendono laPubblica Amministrazione. I dati riferiti alla totalità del territorio sono di fonte Istat, contiterritoriali anno 2003.

2.3 Le medie imprese industriali

In questa sezione vengono riportati i dati provinciali desunti dall’indagine sulle medie impreseindustriali italiane curata dal Centro Studi Unioncamere e dall’Ufficio Studi di Mediobanca eriferiti in serie storica dal 1996 al 2002. Le imprese considerate rappresentano l’universo delleimprese industriali che soddisfano determinati requisiti classificatori (società di capitale, conclasse di addetti 50-499 e fatturato compreso tra 13 e 260 milioni di euro).Le due tavole statistiche riportano il conto economico e lo stato patrimoniale degli aggregati.

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2.4 Localizzazione e delocalizzazione d’impresa

I dati tratti dal Registro Imprese/REA integrato con le altre fonti amministrative, consentono dianalizzare il grado di attrazione di una provincia, rapportando il numero di dipendenti chelavorano in unità locali di imprese che hanno sede in un'altra provincia con la totalità deidipendenti impiegati nel territorio analizzato. Osservando le imprese con sede in una provincia,è possibile valutare il grado di delocalizzazione, rapportando i dipendenti che lavorano in unitàlocali fuori provincia con la totalità dei dipendenti occupati in queste imprese.I dati forniti si riferiscono all’anno 2003.

2.5 La formazione continua

Le tavole di questa sezione sono desunte dai dati rilevati dall’ottava annualità di Excelsior.Nel questionario di indagine è stata inserita un’apposita Sezione 5 sulla formazione continua cherileva (con significatività territoriale fino al livello provinciale) alcuni elementi di base per unavalutazione del fenomeno nel nostro Paese:• lo svolgimento o meno di attività di formazione del personale nelle imprese;• il numero degli dipendenti formati;• la spesa complessiva sostenuta e la ripartizione tra risorse proprie e finanziamenti pubblici.

Ciò consente di individuare (a livello settoriale, dimensionale e territoriale) i principaliindicatori utili in chiave di valutazione quali:• la percentuale di imprese che fanno formazione;• la spesa complessiva per la formazione ed il peso delle risorse pubbliche e private;• la percentuale di dipendenti formati sul totale dei soli dipendenti;• il costo medio per formato.

In tal modo, i dati di Excelsior sul 2004 permettono di definire un quadro articolato edaggiornato dello stato recente della formazione continua a livello provinciale in Italia, dei suoidestinatari e dei suoi finanziamenti.

2.6 Brevetti italiani

Un’impresa può appropriarsi dei benefici di un’attività innovativa utilizzando una molteplicità distrumenti, fra i quali quelli che tutelano la proprietà industriale.I principali strumenti di protezione della proprietà industriale sono i brevetti d’invenzione, imodelli di utilità, i modelli ornamentali. Accanto a questi strumenti, è possibile ricorrere almarchio d’impresa, per avere un segno distintivo che identifichi inequivocabilmente i propriprodotti o servizi commercializzati.

2.7 Brevetti europei

In questa sezione si riportano i dati provinciali, desunti dall’Osservatorio di Unioncamere suibrevetti europei, in quanto utili indicatori della protezione sui mercati europei di prodotti oprocessi sviluppati da soggetti italiani, quali imprese, enti di ricerca e università, inventori. Idati pubblicati dall’Osservatorio Brevetti di Unioncamere, in valore assoluto e in valori procapite per milioni di abitanti, sono riferiti alle domande italiane di brevetto pubblicatedall’European Patent Office (EPO) negli anni 1999-2004.

Per completare il quadro, si riportano i dati provinciali forniti dall’Ufficio Italiano Brevetti eMarchi e riferiti ai brevetti di invenzione, ai modelli e ai marchi d’impresa con validità sulterritorio nazionale. I dati sono riferiti agli anni 2004 e 2005.

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2.8 Investimenti da e per l’estero

Si definiscono diretti gli investimenti che realizzano un interesse durevole tra un'impresaresidente nell'economia nazionale ed una residente in un'altra economia. Sono consideratiinvestimenti diretti: - le partecipazioni dirette o indirette non rappresentate da titoli e irapporti di natura finanziaria intercorrenti tra partecipante e partecipata; - le partecipazionidirette o indirette rappresentate da titoli di ammontare uguale o superiore al 10% del capitaledell'impresa partecipata in termini di azioni ordinarie e di azioni con diritto di voto e i rapportidi natura finanziaria intercorrenti tra partecipante e partecipata. Per convenzione sonoconsiderati investimenti diretti anche gli investimenti immobiliari.

Investimenti IN: Investimenti diretti esteri (IDE) relativi all'acquisizione del controllo ocomunque di interessi durevoli, minoritari o paritari, in un'impresa, che comportano un qualchegrado di coinvolgimento dell'investitore estero localizzato sul territorio italiano nella direzione enella gestione delle sue attività; restano esclusi gli investimenti di portafoglio, rivolti apartecipazioni di natura finanziaria e attuati da soggetti istituzionalmente o di fatto noninteressati alla gestione dell'impresa; sono considerati solo gli IDE nell'industria, ovvero neisettori estrattivo o manifatturiero; la rilevazione viene condotta biennalmente.Investimenti OUT: Investimenti diretti esteri (IDE) relativi all'acquisizione del controllo ocomunque di interessi durevoli, minoritari o paritari, in un'impresa, che comportano un qualchegrado di coinvolgimento dell'investitore nella direzione e nella gestione delle sue attività;restano esclusi gli investimenti di portafoglio, rivolti a partecipazioni di natura finanziaria eattuati da soggetti istituzionalmente o di fatto non interessati alla gestione dell'impresa; sonoconsiderati solo gli IDE nell'industria, ovvero nei settori estrattivo o manifatturiero; larilevazione viene condotta biennalmente. I dati forniti si riferiscono alla serie storica 2000-2004.


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