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Date post: 13-Oct-2020
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I D E A S P I R I T U A L I S T A Stralci stenografici. Lezione No. 371 del 6 .2 .1958 A proposito dell'iscrizione nelle liste de i candid § ti er- la formazione del nuovo consiglio di Idea Spirituali - sta. Il residente ha detto che iscriversi nelle liste dei caidati è un dovere. Io voglio specificare erchè è un dovere: è un dovere erchè Idea Spiritualista è uru cosa bel- la ed è, in ogni suo aderente� una cosa grande, in quanto è l'unica società umana de non esistono altri vincoli ed al - tre leg che quelli della reciproca, cosciente adesione, del le rispettive coscienti volontà. Non si viene ad Idea Spiritualista er la speranza di un premio e nee per la ricerca di una consolazione: si viene ad Idea Spiritualista erchè, in essa, tutte le idee e tutte le teorie son o dibattute, erchè un'immensa libertà è. stata, fin dalle origi, il suo carattere veramente distinti vo, erchè in essa vi è qualcosa di meglio della tolleranza ; vi è la comprensio ne di tutti i pensieri, di tutte le idee,di tutte le coscienze. Se ancora tutto ciò dovesse rimanere in queste quattro mura, sebbe già bello, ma questo non resta soltto qui: va oltre, va nel mondo! Pertanto, potenziare I- dea Spiritualista-è veramente dovere verso noi stessi e verso tutti i nostri fratelli consapevoli ed inconsapevoli. poichè , abituandoci noi a ense ed a trasportare in piani alti la essenza dei nostr i pensieri, noi agiamo come la calamita sul- la limatura di ferro; cioè costringiamo a pee. Duue, la iscrizione s ia compiuta con fierezza e, domani, le decisioni dell'assemblea siano accettate con coscienza poichè, sulla fie rezza e sulla coscienza di oi s iolo aderente, Idea Spiri- tualista pone le basi del suo essere e del suo perpetuare nel mondo il concetto ed il peiero dello spirito divin o. o o o L'argomento è anc ora: l'anima come è vista dalle V § rie rel ig ioni. Finora, noi abbiamo parlato .dell'anima soprat- tutto come la vede Idea Spiritualista; ma, all'incirca, con poche varianti, è un po' così che le religioni, nella loro e� senza, la vedo no. E' interessante, però, facendo un passo in- dietro, renderci conto di come vedevano l' anima le religioni pagane, gentilesche, antecedenti a Gesù Cristo e, in modo pa� ticolare, le religioni elleniche, etrusca e romana . Non par- liamo delle re l igioni egizie, p oichè sono noti i misteri egi- zi e ognuno può trovare in qualsiasi enciclopedia vaste trat- tazioni di essi. Interesste è invece la geografia dell'al di là presso i greci, gli etruschi ed i romani.
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Page 1: 6 .2 E... · I D E A S P I R I T U A L I S T A Stralci stenografici. Lezione No. 371 del 6 .2 .1958 A proposito dell'iscrizione nelle liste dei candid§ ti :per-la formazione del

I D E A S P I R I T U A L I S T A

Stralci stenografici. Lezione No. 371 del 6 .2 .1958

A proposito dell'iscrizione nelle liste dei candid§ ti :per- la formazione del nuovo consiglio di Idea Spirituali -sta.

Il :presidente ha detto che iscriversi nelle liste dei candidati è un dovere. Io voglio specificare :perchè è un dovere: è un dovere :perchè Idea Spiritualista è uru.-t cosa bel­la ed è, in ogni suo aderente� una cosa grande, in quanto è l'unica società umana dove non esistono altri vincoli ed al -tre leggi che quelli della reciproca, cosciente adesione, del le rispettive coscienti volontà.

Non si viene ad Idea Spiritualista :per la speranza di un premio e ne:p:pure per la ricerca di una consolazione: si viene ad Idea Spiritualista :perchè, in essa, tutte le idee e tutte le teorie son o dibattute, :p erchè un'immensa libertà è. stata, fin dalle origini, il suo carattere veramente distinti vo, :perchè in essa vi è qualcosa di meglio della tolleranza ; vi è la comprensione di tutti i pensieri, di tutte le idee,di tutte le coscienze. Se ancora tutto ciò dovesse rimanere in queste quattro mura, sarebbe già bello, ma questo non resta soltanto qui: va oltre, va nel mondo! Pertanto, potenziare I­dea Spiritualista-è veramente dovere verso noi stessi e verso tutti i nostri fratelli consapevoli ed inconsapevoli. poichè , abituandoci noi a :pensare ed a trasportare in piani alti la essenza dei nostri pensieri, noi agiamo come la calamita sul­la limatura di ferro; cioè costringiamo a pensare. Dunque, la iscrizione sia compiuta con fierezza e, domani, le decisioni dell'assemblea siano accettate con coscienza poichè, sulla fie rezza e sulla cosci enza di ogni singolo aderente, Idea Spiri­tualista pone le basi del suo essere e del suo perpetuare nel mondo il concetto ed il pensiero dello spirito divino.

o o o

L'argomento è anc ora: l'anima come è vista dalle V§ rie religioni. Finora, noi abbiamo parlato .dell'anima soprat­tutto come la vede Idea Spiritualista; ma, all'incirca, con poche varianti, è un po' così che le religioni, nella loro e� senza, la vedo no. E' interessante, però, facendo un passo in­dietro, renderci conto di come vedevano l'anima le religioni pagane, gentilesche, antecedenti a Gesù Cristo e, in modo pa� ticolare, le religioni elleniche, etrusca e romana. Non par­liamo delle religioni egizie, poichè sono noti i misteri egi­zi e ognuno può trovare in qualsiasi enciclopedia vaste trat­tazioni di essi. Interessante è invece la geografia dell'al di là presso i greci, gli etruschi ed i romani.

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Della civiltà etrus ca, s i s a pochi s si mo; eppure la ·

t e s t imoni anz a della loro cre denz a i n una conti nua z ione d ella vi ta dopo la morte del corpo. Se ques ta cont i nuaz ione er a vi s ta, pres so i l popolo, i n una forma piuttos t� gro s s olan a (no� dimentichi amo le collane, gli s pe cchi ed i vas e t t i di unguen­ti nelle tomb e delle do nne e gli archi e le armi nelle tombe d e gli uomini, ch e t es t imoni ano la cr e denza ch e il mor to abbi a ancora bi so gno di ornars i, d i d i fend ers i e di nutri r s i), nei pi ani imme dia t am e nt e s uperi ori al popolo e d alla mas s a,la COE c e z ione d ell ' anima pr e s s o gli etrus chi è s qui si tamente raffi ­nat a, tanto s qui s i t am e nte r8,ffi nat a che gli etrus ch i non han­no una concezione dell ' al di là d'i nferno e di par adi s o come es t erna all'uomo, ma hanno una conc e zione d'i nfer no e di par.§: diso come i nterna all ' uomo. La co ncez ione e tr us c a s i b as a tut t a s ulla capacit à di gi udi z io i nt e riore che l'anima fa di s e s t e s s a. Nelle tombe di taluni s ac er doti e di taluni capi s ono s tate trovate, r e cent emente, delle t avole t t e di ar gilla, dai cui carat t er i - d eci frat i fati cos ame nte - s i è cap i to che qu� s to t avolet t e cont engono l ' elenco di tutte le opere buone che qu egli es s eri s uper iori , av evano fatto nella loro v i t a t erro­na.

Le t avolet t e venivano pi etos amente m e s s e nella b ar a, affi nchè i l morto non s i ricor das s e solt anto delle cat t ive a­z ioni cons uma t e e delle colpe comme s s o, ma anche del b e ne ch e aveva f at to , i n modo che, s u que s t a bas e di be ne e d i male po tos s e es s ere gius to con s e s t e s s o; non s ent i te riocch8ggiar e le parole dcl Cris to: " C erca i l r egno di ·Di o o l a Sua gius t i ­z i a; il r e s to t i s arà dato i n soprappiù " ? ! I l giudi zio degl i etruschi vert ev a dunque su u n ri goroso, s everi s s i mo es ame di cosci e nz a, ma es s i - per av ere que s taconos cenza e cosci e nza di s t ati i perfi sici - dov evano c er tament e avere una r affi nata educazione filosofi c a .d el piano di vi no.

Per gli etruschi i nfat t i non e s i s te l'inferno, cos ì come non esiste il p ar ad iso; per loro esi s t e il pi ano div ino, nel qu ale le anime de i buoni, one s ti e pur i v e ngono ammes s e dopo lunghe fi ltrazioni, ment r e che le anime dei d i s onesti ed impuri vengono consumat e e d i s trut te ins iem e alla mater i a. IE dub b iamen te , la r affinati s s ima ci viltà etrus ca, p ar tendos i d a

, ques to conc e t to, non po teva avere d e lla mort e un'idea trucu -lent a; d ifat t i, per loro, la morte non s i gnificava null'altro che l ' as sunz ion e ai piani d ivi ni. Una d e lle testimonianze più belle di que s t a concezione d el divino, che avevano gli etru -s chi, noi la trov i amo nel lucum òne o capo. �gli non era elet to dal popolo e nep pur e i ndi cato dalla cas ta s ac(lrdotalc, ma s i auto ele ggeva. A d un cer to punto, un uomo - che po t eva es s er e del popolo, s acer dote , fi glio d i schiavi o di r e - s i ricono­s veva lucumòne e qui nd i s i proclamava tal e di fronte al popo­lo e que s t i a s u a volt a lo r iconos ceva. Indubbi ament e, doveva e s s ervi un t er ribile conc etto d ella r esponsabi li tà del capo , poichè nes suno chi ed eva lo s i riconos ces s e impropr i amen t e . Che cos a era il ri conosc ers i lucum òne? Prat icament e, nulla più e

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nulla meno di ci ò che Gesù aff erma c on le par o le: " i l Padre mi o che è ne i ci e li mi ha mandat o " . I l lucumòne sentiva i l di vino germinare in lui e per quest o divi no germinant e si sen -tiva in dover e di dare tutt o se stess o al su o p op o l o e di po� si fra i l suo p o p o l o e gli d è i c ome v ittima gradev ole. Non d i menti chi amo inf atti c h e ess ere lucum òne pr ess o gli etruschi non e ra sine cura , i n quant o ch e il primo ad essere uc ciso, i n cas o di guerra , d i pestilenze e d i pubbli ch e calamità, era lui; e gli era i l c apro , la vitti ma sacra . E c c o perchè era ne ­c essario che il �u c umòne si aut ori.c on osc esse i n qu ant o che , s� l o ric onos c endosi, p ot eva ess er e immolato. Non ve di am o nel l a linea etrusca una parafi gurazi one del Cristo?!

Ma da d o v e son o v enuti gli etruschi? Gli el eme nti storici non p ossono d irl o c on chiarezza; però , quell o che la, storia non può di re , la l ogi c a e la c omparazione poss ono for­se i ndi carl o. C osì c ome noi tr ovi amo una strana somigli anza­ad esempi o - fra gl i egizi e gli i nc asi (s omig li anz a di c ostu mi , di c ostruzio ni , di cre denz e), noi tr ovi amo altrettant o

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strana somigli anza fra i c ostumi e d i ti pi fisi ci degli etru­schi e qu elli d e i t olt e chi , pri mitiv i abit ant i d el Guatemala (gl i attuali si c hiamano guatemalt e c hi) . Non è da escludere che , e ffettivamente, ne i tempi de lle grandi migrazi oni e dei grandi assestamenti d e i c ontinent i , c ome gruppi c on .caratte -ri etni ci e gizi si trasferiscono nel Perù, gruppi di tolte chi p oss ono ess ersi trasferit i in Ital i a dal Guatemala; per chè in sist o su qu est o? Perchè press o i t o lt e chi vi è una r appresen­tazione de l l ' anima dopo l

·a mort e che è curi osa , molt o curi osa.

Qual'è il suprem o , il più ambito. d estin o per l'ani ­ma t olt e c a? Que ll o di essere div orata da Di o . L'al di là è rappres entato.c ome un lung o vi aggi o c he l'anima c ompi e fi nò ad ess er e i ntro d otta alla mens a di Di o , d ov e vi e ne presentata i n f orma di pane . S e è pur o , qu est o pane è lievitato , d or at o, pro fumat o; ess o v i e ne avi dame nte ·ingerì t o da Di o c h e , in tal m od o , fa su o tutto il tesor o di me riti e di v irtù dell' anima st essa e , il d esi deri o di D i o di mangi arla è s ol o par i a que l l o d el l'anima d i essere mangi ata .

Se inv e c e l ' anima non è pura , i l pane che la rappr� senta è c ome una schi ac ciata mal f atta e mal c otta, che vi e ­ne r espi nta c on disdegno e c on d isgust o d a Di o . Non ve det e già i n ci ò l a rap presentazio ne del l'Eu c aresti a? I n questa eu­c arestia non è D i o che si dà in pasto agli u omi ni , ma s ono gli u omi ni il nutrimento d i Di o . Qual'è e ff ettivament e i l si­gni fi c at o esoteri c o e ' sopratutto' f il os o f i c o d i questa çon .... c ezi one? L'uòmo , nolla sua v ita terre na che c os a fa? Mangi a , e mangia nd o che c os a fa? Trasforma tutta l a materia: una parte d i essa si per d e e va in sc ori e, ma u n ' altra part"e v i e ne as -su nta e si trasf orma in c ellule nerv ose , che sono la culla d el pensi er o .

Qu este c ellule sono.c ome ·la r�mpa di lanci o d e ll ' e ­nergi a me nt al e e della capac ità psi chi c a . Il travagl i o della

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materia, noi lo vediamo riassunto nella costituzione della cel lula nervosa, del cervello dell'uomo; giunti a que sto punto , trasformiamo anche l'uomo in cibo. Noi vediamo che l'uomo sce glie i cibi più nobili e quanto più assurge a purità e virtù: tanto più ha necessità di cibi eletti non tanto in quantità quanto in qualità. Gradualmen te, l'uomo da onnivero diventa frugivoro finchè, ad un certo punto, anche la frutta diventa grossolana per lui e finisce per nutrirsi, per simbiosi, dc -gli eleme nt i s parsi per 1 'aria .

Praticamente, abbiamo Teresa Neumann che da circa cinquant'anni si nutre della particola eucaristica e di qual­che rara sorsata di thè freddo. D'altra parte� abbiamo casi

·di vecchi indiani e cinesi, che non hanno stigmate, non crod� no a Cristo e non si preoccupano di seguire regole spirituali che tuttavia vivono di "nulla" perchè effettivamente, attravoE_ so un gioco di selezione, le loro cellule sono c apaci di as -sorbire direttamente il nutrimento dall'energia cosmica (quel la che gli indiani chiamano prana) naturalmente, sono fe nome­ni; si dice anche che ogni regola ha la $Ua eccezione e che . 1 1 eccezione conforma la regola; ebbene 1.1 eccezione conferma la regola, ma ne costituisce già l'elemento di mutazione. Ab­biamo visto che la storia della nutrizione dell'uqmo è andata

.. via via affinandosi; ora, è indubbi o che l'uomo, assumend.o ma . . -teria attraverso il cibo, la trasforma in energia radiante, cioè in forza-pensiero; ad un certo punto, pcrchè non possia­mo pensare che questa energia possa servire a qualcuno che di questa "forza-pensiero" avidamente si nutra? Come vediamo la maggior parto della nostra ma teria trasformarsi in cibo del sistema nervoso, così possiamo vedere la maggior parte dei pensieri trasformarsi in cibo per colui c he ogni cosa regola e governa e vedere quindi in atto una continua eucarestia.Dio si dà · in cibo agli uomini per cibarsi infine dogli uomini stessi.

L'immaginazione tolteca non è spaventosa, non è as­surda, non è ridicola. Come mediante l'uso del salo e del fu�

. co noi abbiamo raffinato i nostri cibi e, r�ffinan do i nostri ci,bi, abbiamo pot\l.tO nutrirci di so.stanze sempre più elette , così le virtù, raffinando noi stessi, ci rendono cibi sempre più eletti per Dio e non possiamo pensare che que sto non sia un "accrescimento cosmico". Ho insistito su questi concetti , perchè sono molto interessanti in q uanto che, effettivamente, spogliati di tutte le sovrastrutture, ci permettono di vedere un misterioso filo conduttore che, dai giorni più lontani a quelli d'oggi, ha guidato tutti gli uomini ad un'unica méta, un unico universale "signum"; universale signum che, caso strano, ritroviamo sintetizzato nel pane e, par il pane, nel­l'a�eurone 'del grano che è della stessa nat ura della cellula nervosa dell'uomo. Quindi, noi dobbiamo vedere la cellula neE_ vosa, in modo particolare la cellula nervosa del cerebr_o del­l 1uomo, come quanto di più squisito la ma tori a sia riuscito. n produrre, come l'ultimo limite al di là del quale vi è l'im-

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ponderabile.

Allora, possiamo giungere anche a que sto pensiero le cellule nervose del cerebro dell'uomo muoiono c,on la morte del corpo? Il biologo dice che tutto muore; però, se io entro in un convento deserto e, a una a una 1 ne abbatto le celle , posso dire di aver distrutto il c�onvento? No; ho distrutto le celle, ma i monaci che abitavano in quelle celle dove sono a� dati? Essi non sono distrutti. Noi diciamo "cellula" infatti la cellula è una piccola cella, ma è logico che la piccola cel la avrà un abitatore e questo abitatore è la 11stimulina" che di per se stessa è eterna e di per se stessa, per legge di af fini t.à, andrà ad animare e a potenziare 11 elemento a lei più affine. Nessuno ci vieta di pensare che lo stesso aleurone ae1 grano null 1 altro sia che il "ritrovarsi Il di queste 11stim:!2; line cerebrali" e quindi noi celebriamo 1 1 eucarestia ogni vol ta che mangiamo un-pezzo di pane, ed ogni volta che mangiamo il pane siamo in simbiosi con Cristo e con la parte migliore di tutta l' umanità; il pane, dunque, non è soltanto alimento del c orpo, ma anche dell'anima.

Se è pur vero che l'uomo non vivo di solo pane e so è pur vero che può vivere senza pane, rimane per ò altrettanto vero che nel pane d i frumento l'uomo ha trovato il suo :cibo più eletto, l'uno atto a creare cd a mantenere l'attività pc� s ant e ne 1 1' uomo •

o o o

Questa corsa che abbiamo fatto tra il toltechi egli etruschi non ci deve far pe rdere di vista la visione del l'al di là dei romani e degli ellenì. I romani non ebbero una reli gione autoctona; essi si limitarono a prendere gli dèi dci p� poli vinti ed a chiuderli nel Pantheon. Se Gesù Cristo avesse acconsentito a stare fra gli altri dèi, ci sarebbe stato an -che per lui un posticino nel Pantheon stesso e non ci sarebbe stata persecuzione. Non è che i romani non a�mettessero un al tro Dio; sostanzialmente, tutto il popolo romano è squisita -mente areligioso (non irreligioso). Insisto su questo concet­to; se il popolo romano fosse irreligioso perseguiterebbe le religioni, mentre il popolo romano (cioè gli italiani tutti , forse esclusi i sardi) è tuttora agnostico di fronte al pro­blema religiono; si può dire c he Roma ha accettato Cristo pe� chè non poteva più farne a meno; lo ha accettato perchè effet tivamente, con la cessazione delle iniziazioni templari, con la cessazione delle manifestazioni sibilline e degli oracoli, questo agnosticismo romano aveva fatto cadere talmente in ba� so la religione dei padri che, 'se si voleva trovare ancora un elemento affascinante, si doveva ricorrere a religioni ex -tra romane e praticamente, tre religioni s� presentavano ai ro mani: l'ebraica, ma gli ebrei non facevano proseliti e ai ro

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mani ripugnava quella religione per l'imposizione della cir -concisione; la mitriaca, proveniente dalla Persia, e la cri -stiana, proveniente dalla Pàle,stina. Ora, la religione ebrai­ca ripugnava ai r omani per i motivi che ho detto; la religio­ne mitriaca non era accettata perchè troppo complicata e fil2 sofica; rimaneva la religione cristiana, più facilmente ·acce.§.

. sibile dalle masse nella sua parte - non chiamiamola deterio­re -· ma chiamiamola soteriologica. Il fatto che que sta parte diceva alle masse che dovevano essere salvate, le portò, per questo bisogno, a diventare cristiane, non tanto osservanti quanto ascoltanti la Buona Novella, cioè la promessa di salv.§: zione.

Naturalmente, trovandos i in questo piano, i romani non avevano una sola visione del l'al di là, ma tante, ed anche della concesione dell'anima avevano tante visioni quante era­no le concezioni teistiche che si agitavano nell'urbe. Nel co� plesso, però, non si staccavano molto dalla concezione animi­ca che avevano gli ebrei. Per g'ii ebrei non vi è la concezio­ne di Paradiso,. Inferno e Purgatorio; ci sono p erò il limbo e la geenna: il limbo, che è il seno di Abramo, dove si dorme in pace e la geenna, che è il luogo dove sono gettati i malva gi ad ardere eternamente.

Non dimentichiamo che la geenna è una forte immagi ne che i rabbi, dottori della legge, insegnavano al popolo.La

.vista di questo luogo, dove continuamente le f iamme ardevano ed i corpi dei malfattori venivano bruciati, si prestava a · rafforzare l' immaginazione. In questa concezione dell'uomo che riposa nel seno di Abramo, vi è appunto l'eterno concetto del ritorno al Padre. Il concetto dell'indiament o doveva veni re molto tempo dopo attraverso il filtraggio delle dottrine indù e, in modo precipuo, dell.e dottrine buddiche. Neppure nel cristiane simo :primitivo si aveva una chiara v isione dell'.§: nima o una chiara conce.zione del s uo destino nell'al di là.Il Cristo parla anche del Regno dei Cicli (animico), ma insiste poi molto nel dire: "il Regno di Dio è dentro di voi". Egli punta dunque più sul fattore s pir ito che non su quello ahi ma; non tanto tende a fare :promesse concrete quanto a dare atti t� c!ini interiori. Anche per i romani cristianizzati, non si ha una. chiara v isione dell' al di là. Nelle catacombe la formula è. quasi sempre una: "Requiescant in pace - dormi tio - rexure.2_ tio" ; vi è solo la speranza della resurrezione� cioè la spe -ranza, confusa, in una continuazione di vita identica a quel� la lasciata. Se, poi, noi ci trasferiamo nella concezioni 01: lenica, abbiamo :praticamente gli inferi, i quali sono divisi in tr-0 stadi: l'Ada, lo Stige e gli Elisi. L'Ade corrispon­de alla mori;e fisica e alla distruzione del corpo f isico; lo Stige è la bolgia dovo sono raccolte le animo dei malvagi; i. campi Elisi sono luoghi beati, dolci, un po' crepuscolari, do ve lo anime :passano il tempo in convorsazionc od in passeggi.§: te. Però, se pure vi è Plutone che regna sugli inferi, so pu­·re vi è Proserpina ·regina çlei morti, non vi è la concezione

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"anima d ell ' u omo - r a:p:por t o c on Di o ". La vi ta dell ' anima è c ons ider at a all1�nc ir ca c ome la vi ta de l c orp o, I nfat t i, t"Utti i ra:p:port i che gli d è i hanno c on gli inf'eri s o no ra:p:porti da uguali e da qu esti ra:p:porti gli u omi ni s on o r igidamente es c lu s i . Qu alche vo lta Gi ove ( :per l o :più ) s i i nnamora d el mortale e lo fa rapir e in Olimpo� ma cpe s t o fatto del b e l mortale ra­pito i n Olimpo non ha nulla a che far e c on 1 ' ani na trasp or t a­t a nel :p i ano di vino. Il m or t al e ra:pi t o rimaneva uguale e l ' a­nima d ei campi Eli si e d e l l o S ti g e rimaneva l ' anima d e ll ' u omo se nza al cuna :p oss ibi lità di as sunzi.one di Di o? vi e ra s empr e net t a separ azi o ne di "u omini 11 e di " d èi " . I n alcune c onve nt i ­c o le mi s t eri o s ofi che è ve�o s i :parl ava d e l vi aggio d e ll ' anima c ome di una mis t eri o s a avventura di Psi c he , la qua le - uni t a­si i gnorantemente ad Amor e e non e s s end ogli s t at a f e d e le per dis obb edi enz a - era c o ndannat a a vagare per mi l l e nni fi nchè non avesse ri tr ovato Amor e ; ma, que s t a i de azi o ne dell ' anima l ' abbi amo s o ltanto i n piani molt o al ti e rari di c onosce nza.

S e :p oi.las c iam o l 'Euro p a e c i tras f er iamo ,i n Indi a, noi cominciam o a ve der e qualc o s a d i megl i o, d i :più s ot t ile . IJ§: sciamo i l b ud dismo; andiam o o ltr e' al le prece d e nti grandi c on c e zioni s a tria e bramina. Qui noi tr oviamo c h e l' 8.nima d ell ' ug_ m o c ominci a ad ess er vi s ta - e quas i direi vivis e zi o nata dal-1' analis i .-i n tutti i s u oi as:;_:;et t i e d in t ut t e l e su e :parti ­c ol ari tà . Non di men t ichiam o ch e l a raz za s atri a è la più an­ti ca del mond o , prov e nie nte d all ' ant i c a Lcmur i a, e qui ndi i n p os s e s s o del le v e r i tà dei t empi i n cui l ' u omo manovrava anc o­r a la sua f orma dal di fuori, Se noi pr e ndiamo tutta l ' i c ono­grafi a brami na e sati'ia, vi troviamo è v er o rappr esenta zi oni che fanno s p av e nt o e mostru os i tà senz a nome ch e s ono però nul l ' altro che la r affi gurazione conc r e t a, asso lut a del la v er i t à c onos ciuta. S e n o i :pre ndi am o l a rappresentazi o ne d e l la trimur ti ( tri nità i ndiana ) noi che c os a abbi amo? Abbiamo l'uni one -di tre :pri nc ipì i n uno s o l o.

Qua l' è i l trono d e lla t:.'imurti ? E' un c rani o umano ; i nfatti , l a trimurti vive nel cranid dell ' u omo, che è c ont em­p oraneame nte i l pri nc ipi o plasmat ore , c ons ervat or e e distrut ­t or e . Effet tivame nte, l ' uomo plas ma, c onserva e d i s trugge, c on s ci am e nt e od i nc onsc i am ent e , o gni f orma c oncreta· o as.J:;1�atta. N oi abbi am o anch e la r appr es e ntazi one d el l a trimurti sotto f orma di un u omo� mostruosamente f ornit o di tre t es ·te e di s ei br acc i a, ch e danz a s fr enat amente sul pett o s quar c i at o di un u omo u c ci s o. E' que s t a la s p le ndi da raffigur azi one d e ll ' a­nima che, nel :p i e n o pos s ess o d ei su oi me zzi di c omunic8zi one, di attu azi o ne, di per c e zi one, di r innovazi one e di d istruzi o ­ne, danza sul cadavere della s ua st e s s a s alma, d e lla sua s t e s s a s oma dal l a quale si è lib er at a . Che l a rappre s e ntazi one -

s i a mos tru os a , d ' ac c or d o ; ma qu e l l o che v i è di etro t, que lla r affi gurazi one non è mostru os o. C ome effe ttivamente potevano dare alla pleb e, alla massa, al p o pol o l ' id e a d i, un ess ere su pr em o, di un e s s er o 1l.ni+.ari o e c ap ac e di c ompi er e ne l}.o s tes: s o attimo una s erie di op era.zj nni divers�? Come pot evano dare

Page 8: 6 .2 E... · I D E A S P I R I T U A L I S T A Stralci stenografici. Lezione No. 371 del 6 .2 .1958 A proposito dell'iscrizione nelle liste dei candid§ ti :per-la formazione del

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l'immaginazione della sfrenata gioia della vita eterna meglio che con l'immagine della sfrenata danza sul cadavere. Noi ab­biamo Calì, che è il principio femminino, il principio del­la nascita e della morte; ma Calì, madre Calì, è assisa sopra un trono di teschi; è coronata di teste recise di fresco e porta nelle sue sei mani dei teschi disseccati e delle teste fresche: simbolo della morte che rinnova la vita; simbolo del la morte che solo nell'uomo ha un significato reale, così co­me solo nell'uomo ha un sign ificato reale la vita.

Tutte le divinità satria sono o assise su un trono di teschi o coronate di teschi. In effetti, che cos'è il te � schio? E ' la cella nella quale vive il monaco eterno; è il gu scio che cont ien e la Fenica immortale; è la cupola del tempio nel quale si celebra perennemente la festa misteriosa. Ma in questa co ncezione altissima - che gli antichi satrii avevano della divinità nei rapporti· dell·'uomo e dell'uomo nei rappor­ti d ella divinità-si era arrivàti, ripeto, ad una vera e pro­pria vivisezione d ell'anima. Così come l'icon ografia ora riu­scita a dare, sia pure mostruosa, l'idea dell'anima unitaria, dai molti volti e dalle tante forme, dell'anima eternamente rinascente; fuori dall'iconografia, l'anima veniva sezionata in tutte le sue applicazioni, in tutte le sue possibilità e in tutti i suoi rapporti; quindi, abbiamo una vera e propria' costituzione e costruzione dei molteplici inforni e dei mol­teplici :paradisi c he l'anima, nei suoi elementi cos titutivi, doveva successivamente attraversare fino a giungere a Brahma, fino ad identif icarsi nel Brahma neutro, cioè fino ad annul­larsi in Dio •. Dai satria; venendo· in giù, noi abbiamo avuto una successiva pie trificazione delle concezioni e in questa pietTificazione abbiamo perduto il concetto unitario e, quindi abbiamo avuto solo più una successione di larve, di lumuri,di lamie, di anime dannate, di di avo li o di anime celesti. In real tà, nell'antica concezion e satria, una stessa anima, (finchè

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non fosse giunta al Brahma neutro) era " contempor anoamento" no+ più alto dei cieli e nel :più basso dogli abissi, perchè il :principio unitario era unico con tutti gli eleme nti che lo c� stituivano, per cui ognuno di questi elementi, di per se ste� so, è in grado di comunicare al principio uno, tutto le suo reazioni e tutte le sue esplicazioni. E' di quì che si ha poi il c oncetto della metempsicosi, cioè la trasmigrazione, più che delle anime in altri corpi, degli e lementi corporei in al tre anime; per cui ognuno è mol teplico in quanto ha in se stcs so, olt re che gli clementi costitutivi, tutt i gli elementi c� stitutivi dell'ambiente nel quale vive immerso, Ecco il per -chè della concezione satria delle caste, che avevano :precisa­mente lo scopo di evitare questa incontrollata metempsicosi, cioè di evi taro che le stimuline dei bramini andassero a fini re nei paria e che le stimuline dei paria contaminassero i bramini.

11. s.


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