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74 L'erba del vicino Trentanovi - Intersezioni Lerbadelvicino Trentanovi .pdf · La particolare...

Date post: 02-Aug-2020
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L'erba del vicino ... I boschi della Berlino abbandonata Giovanni Trentanovi Biodiversità nascosta, comportamento delle specie minacciate ed espansione delle specie esotiche nelle aree urbane e periurbane. Berlino, capitale della Germania di 3,5 milioni di abi- tanti, si estende su di un’area di circa 892 km2; la città è composta da una complessa struttura urbana derivante dal ricco mosaico di usi del suolo presenti: il 54% del territorio sono aree costruite, il 21% boschi, il 12% spazi verdi urbani, il 6% fiumi e bacini lacustri, il 7% prati e coltivazioni agricole (SenStadt, 2008). La particolare situazione politica che ha caratterizzato la città tra la fine del secondo conflitto mondiale e la riunificazione nel 1989 ha determinato, principalmente per la parte ovest, un eccezionale sviluppo della vegeta- zione forestale all’interno della propria cintura urbana: contrariamente ad altre città dell’Europa, a Berlino molte parti distrutte durante la seconda guerra mondia- le sono state lasciate in uno stato di completo abbando- no nell’ottica di una loro progressiva riqualificazione, mai avvenuta in seguito alla divisione della città nel 1961. Si è quindi assistito a un naturale processo di rico- lonizzazione di queste aree da parte della vegetazione che, col passare del tempo, ha creato strutture e compo- sizioni tipicamente boschive (Kowarik & Langer 2005). Successivamente alla caduta del muro e alla riunifica- zione delle due Germanie, molte aree industriali e infra- strutturali della Berlino socialista (parte est) sono state abbandonate, così come caserme e aree militari, suben- do analoghi processi di ricolonizzazione forestale. Questi ecosistemi forestali in ambito urbano e indu- striale, definiti “natura del quarto tipo” da Kowarik (2005), sono caratterizzati genericamente da un mag- giore presenza di specie vegetali esotiche e da più alti tassi di decomposizione e di nitrificazione della sostan- za organica rispetto ad analoghi ecosistemi in ambiente rurale (Borgmann and Rodewald, 2005). La prevalenza di esotiche che, in molti casi, sostituiscono le native, è dovuta principalmente al fatto che tali specie trovano condizioni stazionali maggiormente favorevoli al loro insediamento. Grazie a una ricerca coordinata dal pro- fessor Tommaso Sitzia in cui hanno collaborato il Di- partimento Territorio e sistemi agro-forestali dell'Uni- versità di Padova e il Politecnico di Berlino, è stato pos- sibile comprendere alcuni meccanismi di espansione delle specie esotiche nelle aree urbane e periurbane del- la città. Lo studio si è basato su un campione di 34 cop- pie di aree di saggio collocate rispettivamente in foreste dominate da robinia (Robinia pseudoacacia L.) e betul- la bianca (Betula pendula Roth). Entrambe le formazio- ni forestali sono il risultato del rimboschimento sponta- neo di aree abbandonate e sono largamente diffuse su tutta la superficie della metropoli. Figura 1 – Bosco di betulla in area ferroviaria dismessa 1 74 18 maggio 2016
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L'erba del vicino ...

I boschi della Berlino abbandonata

Giovanni Trentanovi Biodiversità nascosta, comportamento delle specie minacciate ed espansione delle specie esotiche nelle aree urbane e periurbane.

Berlino, capitale della Germania di 3,5 milioni di abi-tanti, si estende su di un’area di circa 892 km2; la città è composta da una complessa struttura urbana derivante dal ricco mosaico di usi del suolo presenti: il 54% del territorio sono aree costruite, il 21% boschi, il 12% spazi verdi urbani, il 6% fiumi e bacini lacustri, il 7% prati e coltivazioni agricole (SenStadt, 2008).La particolare situazione politica che ha caratterizzato la città tra la fine del secondo conflitto mondiale e la riunificazione nel 1989 ha determinato, principalmente per la parte ovest, un eccezionale sviluppo della vegeta-zione forestale all’interno della propria cintura urbana: contrariamente ad altre città dell’Europa, a Berlino

molte parti distrutte durante la seconda guerra mondia-le sono state lasciate in uno stato di completo abbando-no nell’ottica di una loro progressiva riqualificazione, mai avvenuta in seguito alla divisione della città nel 1961. Si è quindi assistito a un naturale processo di rico-lonizzazione di queste aree da parte della vegetazione che, col passare del tempo, ha creato strutture e compo-sizioni tipicamente boschive (Kowarik & Langer 2005). Successivamente alla caduta del muro e alla riunifica-zione delle due Germanie, molte aree industriali e infra-strutturali della Berlino socialista (parte est) sono state abbandonate, così come caserme e aree militari, suben-do analoghi processi di ricolonizzazione forestale.Questi ecosistemi forestali in ambito urbano e indu-striale, definiti “natura del quarto tipo” da Kowarik (2005), sono caratterizzati genericamente da un mag-giore presenza di specie vegetali esotiche e da più alti tassi di decomposizione e di nitrificazione della sostan-za organica rispetto ad analoghi ecosistemi in ambiente rurale (Borgmann and Rodewald, 2005). La prevalenza di esotiche che, in molti casi, sostituiscono le native, è dovuta principalmente al fatto che tali specie trovano condizioni stazionali maggiormente favorevoli al loro insediamento. Grazie a una ricerca coordinata dal pro-fessor Tommaso Sitzia in cui hanno collaborato il Di-partimento Territorio e sistemi agro-forestali dell'Uni-versità di Padova e il Politecnico di Berlino, è stato pos-sibile comprendere alcuni meccanismi di espansione delle specie esotiche nelle aree urbane e periurbane del-la città. Lo studio si è basato su un campione di 34 cop-pie di aree di saggio collocate rispettivamente in foreste dominate da robinia (Robinia pseudoacacia L.) e betul-la bianca (Betula pendula Roth). Entrambe le formazio-ni forestali sono il risultato del rimboschimento sponta-neo di aree abbandonate e sono largamente diffuse su tutta la superficie della metropoli.

Figura 1 – Bosco di betulla in area ferroviaria dismessa

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Figura 2 – Distribuzione del campione nella città

Betulla è una specie pioniera frequente delle foreste temperate dell’Europa, specialmente in siti alterati da passate attività umane (Prach 1994). Robinia, specie fo-restale anch’essa pioniera ma originaria del Nord Ame-rica, è ben adattabile a diversi tipi di suolo e condizioni ambientali. In particolar modo, grazie alla sua capacità azoto-fissatrice, robinia è capace di colonizzare substra-ti con bassissima quantità di nutrienti (Sabo A.E., 2000). Per ciascun sito sono stati raccolti dati stazionali, di nu-merosità e abbondanza di specie vascolari e di struttura arborea del popolamento forestale. L’analisi attraverso sistemi informativi geografici effettuata all’interno di un buffer di dimensioni predeterminate attorno ai boschi campionati ha inoltre permesso di indagare l’influenza

della matrice paesaggistica circostante sulla componen-te vegetale indagata. Lo studio, riportato in Trentanovi et al. (2013), ha evi-denziato che il contesto urbano e la presenza delle spe-cie esotiche contribuiscono all'omogeneizzazione della flora, cioè a una minore variabilità della diversità delle specie vascolari nello spazio. A scala locale, la numero-sità di specie esotiche cresce all’aumentare della densità di infrastrutture nonché della superficie e della connes-sione tra le tessere dei robinieti. Gli studi sono molto importanti per capire come la diversità in questi sistemi alterati vari in relazione all’urbanizzazione e all’abban-dono di aree dismesse. Per determinare il contributo delle città alla conservazione della biodiversità, una del-le questioni fondamentali da capire è il comportamento delle specie rare e minacciate: l’analisi delle comunità vegetali in uno studio effettuato in una griglia di celle più o meno urbanizzate della Germania, ha mostrato come il numero di specie rare diminuisca generalmente in seguito a processi di omogeneizzazione della flora na-tiva delle aree urbane (Kühn et al., 2004). Uno studio effettuato a Berlino, riportato in Kowarik (2011), ha di-mostrato come specie autoctone abbiano una minor probabilità di formare popolazioni stabili in siti urbani che sono soggetti a più alti livelli di disturbo. Alcune specie in via di estinzione si sono comunque insediate in tali siti, ma la maggior parte delle specie di lista rossa sono comunque confinate in aree maggiormente natu-rali. La pianificazione urbanistica di Berlino ha integrato molte di queste aree nel sistema di spazi aperti della cit-tà formando una rete ecologica che offre interessanti spunti di ricerca e di valorizzazione turistica e ricreativa (si veda, per approfondimenti, Aa.Vv. 2009); un esem-pio importante è il Parco naturale Südgelände di Schö-neberg. La stazione di smistamento divenne un tipico deserto ferroviario quando venne progressivamente chiusa dopo la Seconda Guerra Mondiale; in soli 50 anni si è naturalmente creata un’oasi verde in cui i bo-schi, alternati a piccole e grandi radure a prato stabile, dominano. Attraverso i percorsi che sono stati creati nel sedime dei binari ferroviari, si possono apprezzare alcu-ni edifici e costruzioni dell'epoca come la Wasserturm (serbatoio idrico a torre); inoltre, l’ampio spazio interno dove prima venivano riparate le locomotive, viene ora utilizzato da artisti sperimentali.

Figura 3 – Percorso nel Parco naturale di Südgelände

Questi nuovi boschi urbani, ben presenti, anche se in forme e dimensioni differenti rispetto a quelli della città tedesca, suscitano differenti sentimenti nella popolazio-ne, spesso di indifferenza o di disprezzo per situazioni

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reputate di “degrado”; a lato di naturalisti e esperti del settore che, soprattutto nell’ultimo decennio, sono sem-pre più interessati a tale tipo di “biodiversità nascosta” delle nostre città, manca una organica consapevolezza della funzione sociale e paesaggistica, oltre che naturali-stica, che queste aree possono avere anche per le città italiane. Gli studi e i progetti nati negli ultimi anni an-che nelle nostre città richiedono una maggior risonanza e collaborazione tra le parti interessate (ricercatori, tec-nici, amministrazioni comunali, popolazione) al fine di valorizzare i servizi che questi boschi possono fornire alle città stesse.

Riferimenti bibliograficiAA.VV., 2009. natürlich Berlin!: Naturschutz- und NA-TURA 2000-Gebiete in Berlin. Berlin Natur.

Borgmann K.L., Rodewald A.D., 2005. Forest restora-tion in urbanizing landscapes: interactions between land uses and exotic shrubs. Restoration Ecology, 13: 334–340.

Kowarik I., 2005. Wild urban woodlands: towards a conceptual framework. In: Kowarik, I., Körner, S. (Eds.), Wild urban woodlands. Springer-Verlag, Berlin, p. 1-32.

Kowarik I., 2011. Novel urban ecosystems, biodiversity, and conservation. Environmental Pollution, 159: 1974-1983.

Kowarik I., Langer A., 2005. Natur-Park Südgelände: linking conservation and recreation in an abandoned Railyard in Berlin. In: Kowarik I, Körner S (eds) Wild Urban Woodlands. Springer-Verlag, p. 287-299.

Kühn I., Brandl R., Klotz S., 2004. The flora of German cities is naturally species rich. Evolutionary Ecology Research, 6: 749-764.

Prach K., 1994. Succession of woody species in derelict sites in Central Europe. Ecological Engineering, 3: 49-56.

Sabo A.E., 2000. Robinia pseudoacacia Invasions and Control in North America and Europe. Restoration and Reclamation Review, 6(3).

SenStadt, 2008. Karte der Biotoptypen Berlins 1:5.000. Senate Department for Urban Development, Berlin.

Trentanovi G., von der Lippe M., Sitzia T., Ziechmann U., Kowarik I., Cierjacks A., 2013. Biotic homogeniza-tion at the community scale: disentangling the roles of urbanization and plant invasion. Diversity and Distri-bution, 19: 738-748.

Giovanni Trentanovi, dottore forestale, è ricercatore presso l’Università di Padova.

www.intersezioni.eu

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